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Buddhismo Mahyna

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Buddhismo Mahyna
Bassorilievo buddhista mahyna rinvenuto nella regione del Gandhra e risalente al II-III
secolo d.C., conservato al Museo Guimet di Parigi. Da sinistra verso destra: un devoto
laico (upsaka), il bodhisattva Maitreya, il Buddha kyamuni, il bodhisattva
Avalokitevara, un monaco buddhista (bhiku). Le tre figure centrali mostrano con la
mano destra il "gesto di incoraggiamento" (abhayamudr), con il palmo della mano
aperto invitano il fedele ad avvicinarsi senza avere paura.
il bodhisattva Avalokitevara come Khasarpaa
Lokevara (Nland, India, IX secolo). Khasarpaa
Lokevara ovvero "Signore del mondo che viene dal
cielo". La mano destra nel "gesto di garanzia" per
esaudire i desideri (varadamudr), la mano sinistra
regge invece un fiore di loto (padma) simbolo della
purezza.
Con il termine sanscrito composto
Mahyna (devangar: , cinese:
pinyin: dchng, giapponese:
daij, tibetano: theg-pa chen-po,
vietnamita: i Tha; coreano:
dae-seung; Grande veicolo) si intende
un insieme di insegnamenti e di scuole
buddhiste che rifacendosi, tra gli altri,
ai Prajpramit stra e al Sutra del
Loto, proclamano la superiorit
spirituale della via del bodhisattva
rispetto a quella dell'arhat,
quest'ultima proclamata nel
Buddhismo dei Nikya.
Il termine mahyna si compone dei
termini sanscriti maha con il
significato di "grande" e yna con il
significato di "veicolo", quindi
"Grande veicolo" da intendersi come
ci che "conduce" gli esseri senzienti
verso la liberazione spirituale.
Attualmente tutte le scuole buddhiste
esistenti sono di derivazione
Mahyna, fatto salvo la scuola
Theravda la quale non ha mai accolto
la canonicit degli insegnamenti
riportati nei stra mahyna.
Origine del termine
Il termine "Mahyna" (Grande
Veicolo) comunque piuttosto tardo,
probabilmente successivo alla stesura
dei Prajpramit stra e alle prime
stesure del Sutra del Loto. Forse
persino successivo alla nascita della
scuola Madhyamaka fondata da
Ngrjuna nel II secolo d.C. Le sue
origini non sono certe.
La prima menzione di questo termine
sembrerebbe apparire in una edizione
Buddhismo Mahyna
2
Il bodhisattva mahsattva Majur in una
rappresentazione giapponese del XVI secolo
conservata al British Museum. Majur (giapp.
Monju) viene qui rappresentato come Sihsana
Majur (Majur a dorso di un leone ruggente). Tale
raffigurazione ricorda la leggenda asiatica di un leone
che aveva fatto resuscitare con un ruggito i propri
cuccioli nati morti. La rappresentazione del "leone
ruggente" richiama in Asia la capacit di provocare la
rinascita spirituale. Majur impugna con la mano
destra la "spada" (khaga) ad indicare la distruzione
dell'ignoranza (avidy), mentre con la mano sinistra
regge un rotolo dei Prajpramitstra con cui
infonde la "sapienza" (praj).
del Sutra del Loto, ma il filologo Seishi Karashima
[1]
ritiene che il
termine mahyna l utilizzato sia una errata resa in sanscrito del
termine gndhr mahjna a sua volta resa del sanscrito
mahjna ("grande conoscenza"). Quando il termine in lingua
gndhr fu reso in sanscrito, per errore e forse perch condizionati
dalla dottrina degli yna (veicoli) riportata nella "parabola della
casa in fiamme" inserita nel III capitolo del Sutra del Loto, fu reso
come mahyna.
Tuttavia l'origine di questo termine resta controversa ed esso non
compare nelle iscrizioni indiane prima del V-VI secolo d.C.
[2]
.
probabile invece che gruppi di monaci buddhisti che avevano
accolto la canonicit degli insegnamenti dei Prajpramit stra
e che convivevano nei monasteri insieme ad altri monaci che ne
rifiutavano invece la canonicit, abbiano incominciato, dopo il II
secolo d.C.
[3]
, a denominarsi come seguaci del Mahyna (Grande
Veicolo) indicando gli altri come seguaci dello rvakayna
(Veicolo degli ascoltatori della voce, ovvero di coloro che
fondavano la propria dottrina sulla comprensione delle Quattro
nobili verit) e, successivamente, Hinayna (Veicolo inferiore).
Il dibattito storiografico sulle origini del
Mahyna
Gli storici del Buddhismo hanno elaborato diverse ipotesi sulla
nascita degli insegnamenti mahyna. Richard H. Robinson e
Williard L. Johnsons ritengono che i loro primi testi di riferimento,
segnatamente l'Aa-shasrikpraj-pramit (Sutra della perfezione della saggezza in ottomila stanze; risale al I
secolo a.C.), siano frutto di una reazione di alcuni monaci esegeti che rifiutavano l'impostazione degli Abhidharma
delle scuole del Buddhismo dei Nikya prodotti nello stesso periodo
[4]
. Questo rifiuto era motivato dal fatto che, a
detta di questi primi monaci mahyna, gli Abhidharma tradivano l'insegnamento del Buddha dimenticandone gli
aspetti essenziali.
Come rileva Paul Williams
[5]
, i primi Prajpramit stra consistono essenzialmente in esortazioni agli altri
monaci a non dimenticare alcune dottrine buddhiste, come la vacuit, gi evidenziate negli gama-Nikya e ritenute,
in questi stra, a fondamento dello stesso Dharma buddhista.
opinione di Paul Williams, che in questo richiama anche Heinz Bechert
[6]
che nonostante le differenze dottrinali
con gli esponenti buddhisti non-Mahyna la nascita del Mahyna non sia comunque in alcun modo attribuibile ad
uno "scisma" (saghabeda) all'interno delle scuole buddhiste indiane: "uno
Buddhismo Mahyna
3
La bodhisattva mahsattva Prajpramit (Giava). Le
mani sono poste nell'attivazione della Ruota del
Dharma (dharmacakrapravartanamudr). Pollice e
indice della mano destra si toccano a formare al Ruota
del Dharma, mentre quelle della sinistra la mettono in
movimento. In quanto bodhisattva mahsattva indossa
una corona a "cinque foglie" (o "punte") che la
indicano come una entit non soggetta alle leggi
naturali.
Il grande stpa di Sanchi (Madhya Pradesh, India).
Questo imponente stpa fu fatto erigere dall'imperatore
buddhista Aoka Moriya il Grande nel III secolo a.C.
scisma non ha niente a che vedere con divergenze dottrinali, ma
il risultato di divergenze riguardanti la disciplina monastica".
Quindi per questi autori:
Buddhismo Mahyna
4
Il Dhamek stpa di ipatana (lett. "Assemblea dei
saggi" conosciuta anche come Mgadva "Bosco delle
gazzelle", oggi Srnth in India).
Il buddhismo un'ortoprassi, pi che un'ortodossia. Ci che importa l'armonia del comportamento, non l'armonia delle
dottrine
(Paul Williams. Op.cit. pag.97)
A controprova di queste tesi Williams ricorda anche l'evidenza che non esiste un codice disciplinare (vinaya)
Mahyna oltre al fatto che i pellegrini buddhisti cinesi recatisi in India
[7]
raccontassero nelle loro cronache di
viaggio giunte fino a noi di come monaci mahyna condividessero con monaci non-mahyna, e in tutta tranquillit,
gli stessi monasteri.
Condividendo gli stessi monasteri, lo stesso codice monastico e lo stesso comportamento monastico i monaci
mahyna si differenziavano dai monaci non-mahyna unicamente per una diversa visione del fine ultimo del
Buddhismo
[8]
.
Sempre Williams in tal senso richiama l'opera di Atia, un dotto missionario indiano in Tibet dell'XI secolo, il
Bodhipathapradpa. In questa opera Atia suddivide i praticanti buddhisti in tre classi in base alle loro motivazioni
religiose: nella prima sono collocati coloro che cercanno di acquisire meriti per migliorare le loro esistenze presenti o
future; nella seconda coloro che cercano di uscire dalla prigione del Sasra guadagnando il Nirva conseguendo
lo stato di arhat; nella terza si collocherebbero invece solo coloro che hanno come obiettivo religioso la liberazione
della sofferenza per tutti gli esseri senzienti e che quindi mirano ad un Nirva superiore rispetto a quello degli arhat
considerato 'inferiore' come la loro via spirituale (hinayna). Il Nirva di questi, detti i bodhisattva, indicato come
"non dimorante" (apratihitanirva) ovvero oltre la dualit tra Sasra e Nirva e che non abbandona gli altri
esseri senzienti nella sofferenza.
Il punto determinante che rende seguaci del Mahyna non quindi l'abito, le regole monastiche o una filosofia: la
motivazione, l'intenzione
(Paul Williams. Op.cit. pag.99)
In questo senso
il termine Mahyna usato semplicemente a scopi pratici. E' un 'termine gruppo' che raccoglie una gamma di pratiche e
di insegnamenti non necessariamente identici fra loro, e forse neppure compatibili. Il Mahyna non costituisce una scuola
di buddhismo. Gli manca l'unit necessaria
(Paul Williams. Op.cit. pag.101)
Atteso che inizialmente il Mahyna sembra condividere gli stessi luoghi di pratica del Buddhismo non-Mahyna
occorre chiarire quando queste due correnti buddhiste si separarono. Dopo un'accurata analisi dei reperti archeologici
disponibilie Gregory Schopen
[9]
conclude:
Buddhismo Mahyna
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Siamo in grado di ritenere che ci che oggi chiamiamo Mahyna non inizi a emergere come gruppo separato e
indipendente sino al IV secolo
(Gregory Schopen. Op.cit. pag.15)
Quindi, fatto salvo una iscrizione epigrafica scoperta nel 1977 che fa riferimento al Buddha mahyna Amithba
nonch di una iscrizione che menziona l'esistenza di "tre veicoli" (yna) rinvenuta a Charsadda e risalente al 55
d.C.
[10]
, non ci sono prove di una "istituzione" mahyna separata dalla restante comunit prima del IV secolo,
nonostante sia evidente per gli studiosi che la letteratura scritta che va sotto l'alveo dottrinale mahyna fosse gi
presente in India da diversi secoli. Paul Williams ritiene improbabile una presenza della letteratura Mahyna prima
della stesura per iscritto della letteratura buddhista riguardante gli gama-Nikya ovvero prima del I secolo a.C.
[11]
,
contro questa ipotesi si pone Tilmann Vetter
[12]
per il quale vi sarebbero prove evidenti di una trasmissione orale del
pi antico materiale Mahyna.
Se quindi c' generale consenso tra gli studiosi nel ritenere che le prime opere scritte contenenti dottrine mahyniste
compaiano nei secoli a cavallo della nostra Era e che, fatto salvo casi sporadici, non siano presenti rilevanze
archeologiche che testimonino una presenza istituzionalizzata del Mahyna se non a partire dal IV secolo, resta da
comprendere l'origine del movimento mahynista che si diffuse lentamente nei monasteri buddhisti.
Akira Hirakawa
[13]
ritiene che tale movimento sia di origine prevalentemente laicale e legato al culto degli stpa.
Schopen di tutt'altro avviso notando che le iscrizioni archeologiche sono quasi tutte monastiche, concludendo che:
Il Mahyna era un movimento dominato dai monaci
(Gregory Schopen. Two problems in the history of Indian Buddhism: the layman/monk distinction and the doctrines of the
transference of merit. In Studien zur Indologie und Iranistik. 1985, X, pag.26)
Anche Paul Harrison
[14]
e Sasaki Shizuka
[15]
ritengono che il movimento mahynista sia di stretta origine
monastica.
Paul Williams ricorda come i recenti lavori di Paul Harrison sui frammenti della letteratura mahyna nonch i suoi
antichi stra conservati nel Canone cinese, e solo recentemente studiati, nonch le conclusioni degli studi
archeologici effettuati da Gregory Schopen, possano far concludere che il nucleo centrale del Mahyna sia
certamente monastico e che il punto centrale del Mahyna primitivo corrisponda all'aspirazione della perfetta
buddhit ovvero al voto del bodhisattva da contrapporre a coloro che seguivano un sentiero 'inferiore' mirando alla
liberazione della sola propria sofferenza invece di mirare a quella di tutti gli esseri senzienti
[16]
.
Questi monaci mahyna corrisponderebbero a degli asceti della foresta tesi a tornare allo spirito buddhista
primitivo:
Una certa spinta ai primi sviluppi del Mahyna venne dai monaci dimoranti nella foresta. Lungi dall'essere il prodotto di
un movimento urbano, laico e devozionale, molti stra mahyna rivelano un radicale tentativo ascetico di ritornare
all'ispirazione originaria del buddhismo: la ricerca della buddhit o della conoscenza risvegliata
(Paul Harrison.Searching for the origins of the Mahyna : what are we looking for? In Eastern Buddhist. 1995, XXVIII, 1,
65)
Il fatto che i primi mahynisti fossero dei monaci asceti delle foreste spiegherebbe, secondo Harrison, la scarsezza
di testimonianze archeologiche nei loro confronti.
La tesi di un Mahyna fondato da monaci conservatori e asceti delle foreste sarebbe dimostrata, secondo Gregory
Schopen
[17]
, anche dall'analisi di un stra mahyna molto antico, il Maitreyamahsihanda (Ruggito del Leone di
Maitreya), risalente al I secolo d.C. dove viene raccomandata l'ascesi monastica nelle foreste, la svalutazione della
vita laicale e la denigrazione dell'adorazione degli stpa.
Anche l'origine geografica del "movimento" mahynista stata a lungo dibattuta tra gli studiosi.
Cos Luis O. Gmez
[18]
:
Buddhismo Mahyna
6
Discordanti sono le opinioni degli studiosi occidentali riguardo all'epoca e alla collocazione geografica delle origini del
Mahyna. Alcuni propendono per una origine antica, intorno agli inizi dell'era volgare, tra le comunit dei Mahsghik
della regione sud-orientale dell'Andhra. Altri propongono un'origine nordoccidentale, tra i sarvstivdin, tra il II e il III
secolo d.C. Ma forse pi verosimile, per la formazione del Mahyna, pensare a un processo graduale e complesso,
sviluppatosi in varie regioni dell'India
Mario Piantelli
[19]
evidenzia come
Vi sono due distinti focolai di cui abbiamo notizia: le scuole degli andhaka fiorite attorno ad Amarvati, presso una delle
quali (i prvaaila) sembra fosse conservato un testo dei Prajpramitstra ancora in pracrito, e l'ambiente ricco di
fermenti dei sarvstivdin dell'India di Nord-Ovest; importanti carovanieri congiungevano queste regioni e una continua
migrazione di "bhiku" e di idee pu aver avuto luogo nei due sensi: non un caso che la presenza di una comunit del
Mahyna sia segnalata un po' dappertutto lungo tali itinera: Kapia (l'attuale Kabul), Takaila, Jaladara (l'attuale
Lahore), Kankykubja, Mathur...
Secondo Icilio Vecchiotti
[20]
il progressivo sviluppo dottrinale del Mahyna causa di una graduale migrazione del
Buddhismo stesso verso dottrine idealistiche:
La pluralit delle dottrine e la pluralit dei Buddha si ambientano proprio in questa dinamica, costituendo l'espressione di
una pluralit di forme, che si avviano ad essere in modo sempre pi esplicito forme della coscienza, cosa che le viene a
togliere da qualsiasi problema di tipo sostanzialistico, da questo atteggiamento esplicito-implicito nasce la drammatica
problematicit dei stri del Grande Veicolo. Non c' alcun dubbio che nel progresso dei tempi si venisse a determinare
tutta una serie di discrepanze dottrinali, nel senso che le nuove dottrine, in uno sviluppo che non sempre fu lineare, venivano
a contenere apoftegmi che non sarebbero potuti appartenere al Buddhismo primitivo: se si guarda agli estremi della linea
derivata il Buddhismo delle origini non idealistico, o almeno tale non si pu definire, mentre tale senza dubbio il punto
d'arrivo del Buddhismo stesso.
I stra Mahyna
La raccolta del Canone tibetano presso il monastero di
Riwoche in Tibet.
Il corpus dottrinale Mahyna oggi raccolto nel Canone cinese
( Dzng jng) e nel Canone tibetano (nel Kanjur e nel
Tanjur), cos denominati in base alle lingue con cui questa
letteratura viene riportata. Conserviamo comunque diverse opere
Mahyna, integrali, anche in sanscrito ibrido e in khotanese
nonch numerosi frammenti in altre lingue spesso rinvenuti lungo
le oasi della Via della Seta.
Secondo la tradizione Mahyna molti di questi stra furono
predicati dallo stesso Buddha kyamuni, Luis O Gmez
[21]
evidenzia tuttavia come siano le stesse tradizioni mahyna a
smentire questo dato storico quando sostengono che questi stra
furono trasmessi dal Buddha solo a dei bodhisattva e a degli
"esseri celesti" che li nascosero per alcuni secoli nelle profondit
della terra o degli oceani per farli riemerge nei primi secoli della
nostra Era.
La tradizione Mahyna sarebbe comunque originata dalla messa
per iscritto della sua prima letteratura (I secolo a.C.), e quindi dalla
sua diffusione lungo i monasteri buddhisti indiani; secondo
Tilmann Vetter
[22]
vi sarebbero tuttavia prove evidenti di una precedente trasmissione orale del pi antico materiale
Mahyna.
Buddhismo Mahyna
7
La pi antica letteratura Mahyna ad oggi conservata appartiene al ciclo dei Prajpramitstra. Successivamente
tale letteratura si espande e si diffonde, raggiungengo oltre le mille opere che si propagano lungo l'Asia centrale e
l'Estremo Oriente, giungendo, a partire dallo scorso secolo, in Occidente.
Il "ciclo" dei Prajpramitstra
Alcuni versi dell'Aashasrikprajpramit (Sutra
della Perfezione della Conoscenza in ottomila versi)
riportato su tre foglie di palma (XI secolo) conservati
presso il Brooklyn Museum di New York.
Una copia del Sutra del Loto giapponese attribuita al
principe giapponese Shtoku (573621)
Mario Piantelli
[23]
riporta l'opinione di numerosi studioso per cui
l'ryaprajpramitratnaguasacayagth (Strofe del cumulo
di pregi [che sono] le gemme della Nobile Perfezione della
Conoscenza) giunta a noi in sanscrito ibrido, raccolta nel Canone
tibetano e risalente al I secolo a.C., sarebbe il testo pi antico di
questa letteratura ad oggi disponibile.
Da questo primo testo originerebbe il successivo
Aashasrikprajpramit (Sutra della Perfezione della
Conoscenza in ottomila versi) giunto fino a noi in alcune versioni
sanscrite e cinesi. In cinese la prima traduzione di questo stra in
dieci fascicoli e risale al 172 d.C. per opera di Lokakema con il
titolo (Doxngbrjng conservato nel Canone
cinese al T.D. 179)
[24]
. Di poco successivo il
Pacaviatishasrikprajpramitstra (Sutra perfezione
della saggezza in venticinquemila versi) tradotto nella lingua
cinese nel 286 da Dharmaraka con il titolo
(Gungznbrblumjng e conservato al T.D. 222).
A seguire gli altri Prajpramitstra, tra i quali ricordiamo:
Il atashasrikpraj-pramitstra (Sutra della perfezione
della saggezza in centomila stanze).
L'Adaa-shasrik-praj-pramitstra (Sutra della
perfezione della saggezza in diciottomila stanze).
Il Daa-shasrik-praj-pramitstra (Sutra della perfezione
della saggezza in diecimila stanze).
Il Prajpramit ratnaguasacayagth (Sutra condensato
della perfezione della saggezza).
Il Saptaatika- praj-pramitstra (Sutra della perfezione di
saggezza in settecento righe).
Il Pacaatika- praj-pramitstra (Sutra della perfezione di
saggezza in cinquecento righe).
Il Prajnaparamita- arasadhika- sutra (Sutra della perfezione di
saggezza in cinquanta righe).
Il Prajpramit-naya-atapacaatik (Sutra della
perfezione di saggezza in centocinquanta metodi).
Il Pacaviatika- prajpramit-mukha (Venticinque porte della perfezione della saggezza).
Lo Svalpkara-prajparamit (La perfezione della saggezza in poche parole).
L'Eka ksarimatanama sarva-tathgata prajpramit (La perfezione della saggezza in una lettera madre dei
Tathagata).
Buddhismo Mahyna
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Copia della versione cinese dell'Avatasakastra
risalente alla Dinastia Xia occidentale.
Manoscritto del Lakvatrastra in caratteri cinesi
rinvenuto nelle Grotte di Mogao nei pressi di
Dunhuang.
Manoscritto del Mahyna Mahparinirvastra
risalente al VI secolo d.C. rinvenuto a Dunhuang.
Il Kauika prajpramit (La perfezione della saggezza per
Kausika).
Il Suvikrntavikrmi-paripcch-prajpramit-stra (Le
domande di Suvrikantavikramin).
Il Vajracchedika prajpramit stra (Il Sutra del Diamante
che recide).
Il Prajpramit Hdaya stra (Il Sutra del Cuore della
perfezione di saggezza).
L'autore o gli autori dei primi Prajpramit stra sono, a detta
di Paul Williams
[25]
, dei dharmabhaka (predicatori del Dharma)
piuttosto che degli esegeti. Essi ripetono costantemente, in questa
letteratura religiosa, tre precisi messaggi:
La perfezione (Pramit) pi elevata la praja (saggezza o
conoscenza non mondana);
Il contenuto della praja la vacuit (nyat);
Il contesto realizzativo di tutto ci il sentiero del Bodhisattva
(Bodhisattvayna) ovvero quello intrapreso dal praticante
buddhista che non mira alla salvezza personale raggiungendo lo
stato di arhat, bens alla salvezza di tutti gli esseri senzienti e
quindi alla stessa buddhit.
Il Sutra del Loto (Saddharmapuarkastra)
Composto nella sua forma definitiva tra il I secolo e il II d.C., il
Sutra del Loto contiene alcune parti che si possono forse far
risalire a poco prima dell'inizio della nostra Era. Tradotto in pi
lingue questo sutra stato diffuso lungo l'Asia centrale e l'Estremo
Oriente divenendo in molti luoghi il sutra buddhista di riferimento
per quelle comunit religiose. Esso si compone di un insieme di
racconti fantastici o sovrannaturali aventi lo scopo di 'rivelare' al
suo lettore una diversa interpretazione del mondo
[26]
. In questo
sutra il Buddha kyamuni presenta il Buddhaekayna (il veicolo
unico del Buddha) in cui verrebbero riassunti tutte le altre 'vie'
buddhiste compresa quella dello rvakayna (o Hinayna). Il
Dharma profondo espresso dal Buddha non con l'esposizione
della dottrina delle Quattro nobili verit (catvri-rya-satyni) ma
con quella della Tatht ovvero della Realt per come essa
[27]
.
In questo sutra tutti i buddha dei diversi mondi e universi vengono
ad omaggiare con i loro bodhisattva il Buddha kyamuni, il
buddha della terra di sah, la nostra terra, come ad indicare la
centralit della vita quotidiana per il praticante buddhista che non
dovrebbe rivolgersi ad altri buddha cosmici. Infine il Buddha
kyamuni afferma di essere il Buddha eterno, ovvero di non
essere mai entrato nel parinirva (estinzione definitiva) e di aver
conseguito la bodhi da tempo immemorabile. In questo il sutra
Buddhismo Mahyna
9
vuole indicare che il buddha stesso "incarnato" nel Dharma (cos come il Dharma si "incarna" nel Buddha) e nelle
pratiche bodhisattviche.
L'Avatasakastra (Il Sutra della Ghirlanda fiorita)
L'Avatasakastra (il suo titolo completo Buddhvatasakamahvaipulyastra) una collezione di sutra che
sono stati raccolti e collegati tra loro sotto questo titolo intorno al IV-V secolo d.C. La dottrina qui esposta,
soprattutto nel Gaavyhastra
[28]
che ne rappresenta l'ultimo capitolo, la descrizione del mondo visto dai
buddha e dai bodhisattva avanzati (ryabodhisattva). Un mondo quindi fondato sulla visione della Realt percepita
da un profondo stato meditativo. Il mondo dei buddha viene indicato con il termine dharmadhtu (Regno della
Realt assoluta) esso si sovrappone a quello umano indicato come lokadhtu (Regno mondano). Nel dharmadhtu la
Realt esprime la sua vacuit (nyat) e la totale compenetrazione tra tutti i fenomeni che lo compongono. I buddha
agiscono nel lokadhtu affinch gli essere l relegati possano percepire il dharmadhtu e quindi raggiungere la
bodhi.
Un altro capitolo importante dell'Avatasakastra il Daabhmikastra (Sutra delle dieci terre), il principale stra
mahyna che enuncia la dottrina delle bhmi mediante le quali il bodhisattva pu procedere per realizzare il pieno
risveglio, indicando nella bodhicitta (Mente del Risveglio, ovvero l'aspirazione ad ottenere il Risveglio) il primo
passo per entrarvi.
Le dottrine Mahyna
Dal punto di vista dottrinale, il Buddhismo Mahyna venne delineato nelle scuole Madhyamaka e Cittamtra che
fiorirono nell'India settentrionale soprattutto presso l'Universit buddhista di Nland. Questi insegnamenti contengo
tra loro importanti differenziazioni, conservando tuttavia in comune l'importanza della figura del bodhisattva, ovvero
del praticante buddhista, laico o monaco, che potendo raggiungere la meta del nirva vi rinuncia per aiutare tutti gli
esseri senzienti ad entrarvi prima di lui, e la centralit dell'insegnamento della vacuit (sanscrito: unyt) peraltro
gi presente negli antichi gama-Nikya.
Va precisato che alcuni di questi insegnamenti, che solo successivamente acquisirono il nome Mahyna, almeno dal
punto di vista scritturale sono databili nello stesso periodo di quelli riferiti al Buddhismo dei Nikya, ovvero intorno
l'inizio della nostra era. Questo fatto daterebbe l'avvio dottrinale del Mahyna, e quindi del Mahyna medesimo,
intorno a quel periodo.
Gli insegnamenti Mahyna si sono diffusi durante l'Impero Kushan e l hanno progressivamente integrato e quindi
sostituito le antiche scuole dette del Buddhismo dei Nikya giungendo fino in Cina e in Tibet, per poi diffondersi in
tutta l'Asia centrale e orientale.
Note
[1] Seishi Karashima. Some Features of the Language of the Saddharma-puarka-stra, Indo-Iranian Journal 44: 207-230, 2001.
[2] Gregory Schopen. Mahyna in Encyclopedia of Buddhism. NY, MacMillan, 2004, pag.492
[3] Nel II secolo d.C. accertata la presenza in Cina del monaco mahyna, di origini Kushan, Lokakema, traduttore di questa letteratura dal
sanscrito al cinese. accertato tuttavia, al riguardo cfr. Gregory Schopen Op.cit. pag. 492, che la letteratura mahyna tradotta da Lokakema
sia a lui precedente di uno o pi secoli.
[4] Richard H. Robinson e Williard L. Johnson. La religione buddhista. Ubaldini, Roma, 1998, pagg. 107 e segg.
[5] Paul Williams. Il Buddhismo in India. Roma, Ubaldini, 2002, pagg. 125 e segg.
[6] Heinz Bechert. The importance of Asoka's so-called schism edict in AA.VV. Indological and Buddhist Studies: Volume in Honour of
Professor J.W. de Jong on his Sixtieth Birthday 1982 Faculty of Asian Studies, Canberra.
[7] Tra questi vanno ricordati: Fxin ( ,340-418), Xunzng ( 602-664) e Yjng ( , 635-713).
[8] Cfr. Paul Williams. Op.cit. pag.99
[9] Gregory Schopen. Mahyna in Indian iscriptions, Indo-Iranian Journal XXI, 1-19
[10] Cfr. Mario Piantelli, in Buddhismo (a cura di Giovanni Filoramo). Bari, Laterza, 2007, pag.107.
[11] Paul Williams. Op.cit. pag.104
Buddhismo Mahyna
10
[12] Cfr. Tilmann Vetter. On the Origin of Mahyna Buddhism and the Subsequent Introduction of Prajnpramit. In Asiatische Studien 48/4
(1994): 1241-81.
[13] Akira Hirakawa. The rise of Mahyna buddhism and its relationship to the worship of stpasin Memoirs of the Research Department of the
Tokyo Bunko. Tokyo, Tokyo Bunko, 1963.
[14] Paul Harrison. Searching for the origins of the Mahyna : what are we looking for? In Eastern Buddhist, 1985, XXVIII, 1, 48-69
[15] Sasaki Shizuka. A study of the origin Mahyna Buddhims- On the Hirakawa theory. Opuscolo distribuito alla conferenza dell'International
Association of Buddhist Studies a Citt del Messico, cit. da Paul Williams, Op.cit. pag.255.
[16] Op.cit. pag.104
[17] Gregory Schopen. The bones of a Buddha and the business of the monk: conservative monastic values in an early mahyna polemical tract.
Journal of Indian Philosophy. 1999, XXVII, 279-324.
[18] Luis O. Gmez. Enciclopedia delle Religioni, vol.10. Milano, Jaca Book, 2004, pagg. 98 e segg.
[19] Mario Piantelli. Op.cit., pagg. 107 e segg.
[20] Icilio Vecchiotti Storia del Buddhismo indiano, vol. II, Il Grande Veicolo e Ngrjuna, pag. 26
[21] Luis O. Gmez. Encyclopedia of Religion vol.2. NY, Macmillan, 2005, pag. 1112
[22] Cfr. Tilmann Vetter. On the Origin of Mahyna Buddhism and the Subsequent Introduction of Prajnpramit. In Asiatische Studien 48/4
(1994): 1241-81.
[23] Mario Piantelli. Op.cit pag.109
[24] Edward Conze (in The Development of Prajnaparamita Thought, rist. in E. Conze Thirty Years of Buddhist Studies Oxford, Cassirer, 1967
pagg. 123-47) sostiene che i primi due capitoli dello ryaprajpramitratnaguasacayagth rappresentino l'origine dei capitoli 3-28
dell'Aashasrikprajpramit.
[25] Paul Williams. Op.cit., pag. 126
[26] Cfr. Gene Reeves Il Sutra del Loto come radicale affermazione del mondo In Dharma, 2002, 3, 9, 28-49.
[27] Cfr. Capitolo II del Sutra del Loto.
[28] "Sutra dell'orecchino" detto anche Dharmadhtupravea o Dharmadtvtra (Capitolo sull'ingresso dentro il Regno della Realt).
Bibliografia
Icilio Vecchiotti (opera di), Silvia Foglino, Paolo Taroni (a cura di), Storia del Buddhismo indiano - - Il Grande
Veicolo e Ngrjuna, Roma, Editori Riuniti University press, 2010, pp. 414. ISBN 978-88-6473-017-2
Voci correlate
Bodhisattva
Vacuit
Tatht
Madhyamaka
Cittamtra
Natura di Buddha
Collegamenti esterni
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