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Definire il fenomeno del tantrismo un compito tutt'altro che facile.

Il suffisso -ismo infatti sembra implicare una religione o un credo a


parte, distinto dall'induismo, ma questa una concezione sbagliata,
inventata dagli orientalisti europei nello stesso modo in cui i
musulmani, dopo le loro invasioni, idearono il concetto di
hinduismo. Il termine tantrismo, fra l'altro non neanche presente
nella letteratura indiana: esiste infatti solo nella forma di sostantivo
Tantra, e di aggettivo Tantrika. La parola Tantra indica una
successione di eventi, una trama che si intreccia, ed indica un tipo
di testo. Nonostante questo, non tutti i Tantra sono di carattere
tantrico, n tutti i testi sul Tantra sono chiamati cos.Che cos'
dunqua il tantra? Il Tantra una sfera della dimensione Brahmanica
parallela a quella vedica e con la quale si compenetra e dalla quale
non separabile. Le dottrine tantra sono rivelate da quelle stesse
divinit riconosciute dall'hinduismo, e rappresentano un
insegnamento pi alto di quello vedico, che comunque corretto,
ma che da solo non pu portare alla salvezza.
Mentre l'aspetto Vaydika dell'induismo si occupa di regolare la
sfera pubblica e sociale della cultura hindu, quello Tantrika
attinente alla sfera interiore e privata dell'adepto. Il tantra dunque
pi che una setta o uno scisma, pi un modo di vedere e vivere
l'induismo. I testi del Tantra inoltre sono scritti in sascrito, il che
implica che siano stati redatti da sacerdoti brahmani, portatori per
eccellenza dell'eterodossia. La vera distinzione non dunque tanto
fra Vaydika e Tantrika, quanto forse fra i vari tipi di tantra esistenti.
Il tantra si pu classificare principalmente in due tipi:
-Una serie di rituali e pratiche osceni e trasgressivi, che
rappresentano il tantra pi spinto.
-Una serie di pratiche meno spinte, diffuse in tutto l'induismo e
parte integrante di esso, che forse rappresentano il fenomeno pi
importante.
Caratteristica peculiare del tantra quella di dare al kama (il
piacere, uno dei quattro fondamenti della filosofia indiana insieme
ad artha, dharma e moksa) un ruolo preminente nella liberazione
dell'individuo.
A livello ideologico il Tantra individua nel mondo la Shakti, energia
divina, che penetra ogni cosa e da cui l'uomo pu attingere.Il Tantra

inoltre di carattere iniziatico, e ci presuppone l'esistenza di un


maestro e di una dottrina passata di maestro in allievo. Il segreto
legato alla trasgressione delle regole brahmaniche, sopratutto
quelle sulla purezza, tramite cui si accederebbe a poteri magici e
alla liberazione.
CAPITOLO II
Le origini del fenomeno tantrico sono incerte. A differenza di quanto
dicono alcuni, non c' nulla di tantrico nel Veda, anche se nei testi
vedici ci sono diversi elementi che occuperanno un ruolo centrale
nel tantra, come le speculazioni sul ruolo cosmico o l'importanza dei
mantra.
Secondo alcuni la centralit delle Dee e l'importanza della Shakti,
giustificasse una possibile origine nella valle dell'indo, ma ci non
dimostabile.
Inoltre essendo pratiche erudite (erano scritte in sanscrito) e
iniziatiche, improbabile un'origine popolare. Vi sono per riti
tantrici festivi di carattere essoterico. Sarebbe quasi possibile
affermare che questi due sostrati (popolare e iniziatico) abbiamo poi
formato quel corpus che and a formare il tantrismo. Questa ipotesi
spiegherebbe la diffusione su larga scala del tantrsmo in India. La
teoria secondo cui l'origine del tantra sia di tipo sciamanico
infondata, poich non esistono elementi sciamanici nel tantra. A
livello storico, non abbiamo traccia dei primi piccoli gruppi iniziatici
presso cui il tantrismo nacque, e i testi pi antichi a nostra
disposizione risalgono al 423-424. E' logico pensare per, che possa
essere nato addirittura nel IV secolo. Ci sono varie testimonianze di
sette tantriche in tutta l'india e partire dall'VIII e IX secolo possibili
individuare la presenza del tantrismo in quasi tutto il subcontinente
indiano, in particolare in Kashmir e in Bengala. Durante la sua
espansione, il tantrismo si evoluto, brahmanizzandosi e
tantricizzando a sua volta l'induismo costituendone, per certi
aspetti, il fondo segreto. Essendosi queste pratiche sviluppate
contemporaneamente in tutta l'india, difficile individuare un punto
d'origine, anche se si pensa che si siano sviluppate nella parte
settentrionale. Infatti anche i principali luoghi di culto delle
tradizioni shivaite del Kula come quello dell'Oddiyana, si trovano
qui. Tuttavia Jayaratha nel XII secolo indicava come luogo di origine

la zona centrale dell'India. A partire dall'VIII secolo tutta l'arte e


l'architettura indiana si arricchiscono di elementi tantrici. Tutto il
mondo hindu stato influenzato a livello sociale e politico dal
Tantrismo, che nato in un determinato contesto sociale per poi
influenzarlo. Il tantrismo nasce come pratica ristretta a pochi
iniziati, per poi trasformarsi in attenuata pratica privata in individui
che mantenevano un atteggiamento vedico nella sfera pubblica.
Molti riti e dei del pantheon hindu sono tantrici, anche se non tutti i
fedeli lo sono. Questo ebbe una risonanza a livello politico dal VII
secolo in poi. Il Re era considerato un Deva, ed era investito del suo
ruolo seguendo rituali tantrici. Inoltre i sacerdoti e i precettori
erano iniziati tantrici.
CAPITOLO III
Se si parla di tantrismo, si parla di tantra, anche se non tutti i testi
tantrici sono definiti tali, ma solo quelli principali rivelati dalla
divinit. Essi sono in sanscrito e sono detti anche agama o
samhita. Tuttavia alcuni testi rivelati hanno altri nomi (come i
Purana). A questi testi si aggiungono commenti o esegesi, raccolte
di inni, testi speculativi etc. A questa base di testi in sascrito ce ne
sono centinaia in altre lingue parlate in india, generalmente pi
recenti .
La gran parte dei testi in sanscrito essenzialmente shivaita, e
quelli appartenenti ad altre correnti hindu sono assai meno
importanti.
I testi shivaiti si distinguono in:
-testi rivelati, che si dividono a loro volta in
.Atimarga(la via per asceti), comprendeva i testi dei pashupata,
devoti di pashupati, il signore delle creature, che vivevano fuori dal
mondo o si comportavano in modo del tutto asociale, e i testi dei
Lakula, una variante dei precedenti famosi per girare nudi con un
cranio e un bastone. Questa via non sopravvissuta come tale, ma
solo in alcune osservanze degli shivaiti.
. mantramarga (la via dei mantra, aperta a tutti), divisi in 5
correnti, tre delle quali sono quelle dette di sinistra e di destra e
dello Shaivasiddhanta.

Quelli dello shaivasiddhanta dettano la gran parte delle regole


sociali da seguire, dividendosi in 4 sezioni: dottrina, yoga, riti e
condotta. In questi testi non c' traccia di pratiche trasgressive o
divinit terrifiche.
Ci sono poi i tantra di Bhairava (forma pi terrifica di Shiva), detti
mantrapitha,che comprendono 64 tantra ripartiti in 8 gruppi da 8;
i Tantra detti vidyapitha, dove figura l'aspetto femminile della
divinit, e costituiscono un corpus piuttosto importante dal punto di
vista di dottrine e pratiche. Le divinit qui sono quasi sempre
associate in coppie maschi/femmina, e le pratiche rituali di questi
tantra sono generalmente definite di sinistra. Questa opposizione
ne indica il carattere di rifiuto nei confronti delle regole
brahmaniche. Queste opere pur essendo immense si rivelano
spesso come riassunti di opere pi grandi e rivelate.

In India c' la concezione secondo cui la verit si trova all'inizio dei


tempi, e quindi non possibile esprimere idee originali se non
tramite commenti de testi sacri originali. Inoltre l'india ha sempre
preferito formulazioni brevi e aforismo, che possono essere chiariti
solo tramite commentari. Inizialmente i testi sono scritti in versi e
sutra, che vengono in un primo momento spiegati in forma orale da
un maestro, per essere poi commentati in scritti che saranno a loro
volta oggetto di commento.
Esiste inoltre una letteratura tantrica visnuita, di cui quella canonica
costituita dal Pancaratra. Essa costa di testi definiti di solito
Samhita, ma anche tantra o agama. In genere sembrano meno
antichi dei testi shivaiti, da cui sono fortemente influenzate. Anche
se dal punto di vista rituale e dello yoga non differiscono molto dai
loro predecessori, dal punto di vista dottrinale sono molto pi vicine
all'ortodossia brahmanica. Tradizionalmente se ne contano 108, ma
sono in realt oltre 200.
Esistono anche alcuni tantra solari (Saura) dedicati alla divinit del
sole una divinit un tempo principale, ma che poi venne assimilata
a Shiva. Ci sono stati infine alcuni tantra dedicati a Ganesha e
Garuda.

Importanti sono i testi tantrici dei Nantha (un interessante tipo di


yogin shivaiti) alcuni dei quali sono alla base delle upanishad, che
sono in parte tantriche.
Non vanno trascurati per i testi in altre lingue, in quanto
testimoniano l'espansione dell'ambito tantrico al di fuori della
cercahi colta. Moto importanti sono le opere redatte in bengali.

CAPITOLO IV
Anche se le tradizioni tantriche presentano aspetti molto diversi,
utile notare invece gli elementi comuni, come ad esempio l'essere
Shaiva-Shakta. Alcune di questo sono il concetto di AtmanBrahman, samsara, moksa e maya,la teoria del karma etc.
Particolarmente importante il sistema dei tattva, ossia la
classificazione dei principi del cosmo che vanno dallo spirito alla
terra manifestandosi: essi sono 25 fondamentali e 11 superiori,
presenti solo nel tantra. Procedendo verso il basso questi 36 principi
rappresentano il movimento creatore della divinit mentre, percorsi
nel senso opposto, rappresentano la reintegrazione dell'universo del
Dio e la liberazione dell'essere umano che torna alla Fonte. Una
caratteristica peculiare che questa struttura include tratti del
corpo e della psiche, fondamentali nella concezione tantrica del
corpo.

Un altro elemento comune a tutto il mondo religioso indiano lo


yoga, antico quanto l'india, e perci anche in quello tantrico. E' da
notare per che lo yoga del tantra non lo stesso dello yogasutra di
patanjali, ma quello convenzionalmente detto hathayoga, basao
sulla struttura proiettiva di canali o nodi energetici, dove si colloca
la Kundalini, potenza divino-umana presente nel corpo pur
trascendendolo.
Accanto a questi elementi hindu, ve ne sono altri specificamente
tantrici che fanno parte della concezione tantrica dell'universo: esso
sarebbe il risultato della manifestazione della potenza creatrice e al
contempo di oscuramento che di ostacolo alla liberazione, e
inoltre della grazia verso i devoti. Questo schema si colloca nella
concezione ciclica del tempo con l'alternarsi delle manifestazioni e
contrazioni dell'universo, i kalpa. Il percorso di liberazione
dell'essere umano isomorfo a quello della contrazione cosmica e
si compie attraverso gli stessi elementi costitutivi interiorizzati dagli
iniziati. Questo percorso di apertura iniziale ad un mondo di
schiavit, in cui per si trovano tutti i mezzi per la salvezza,
presente in diverse misure in tutte le tradizioni tantriche. E
importante infine ricordare che inizialmente l'insegnamento tantrico
aperto a tutte le caste e senza distinzioni di sesso. Tuttavia i
tantra non rifiutano il sistema delle caste, ed invitano chi vive nel
mondo a rispettarle. Quanto alle donne, a volte sono persino
esaltate, ma non hanno accesso alle funzioni rituali, mantenendo
l'ambiguo status della donna hindu.
Le credenze, le speculazioni e le pratiche tantriche derivano
sicuramente da un fondo originario di credenze legate ai culti di
divinit terrifiche, in particolare le Yogini, e dunque fin dal principio
shivaite. Di solito i pantheon tantrici sono composti da una divinit
principale, in principio associata con una divinit di sesso opposto,
in cui l'elemento maschile pu essere sia dominante che dominato.
A volte la divinit pu essere unica, come nel caso di Kali, o triplice,
come le dee del Trika Para, Parapara e Apara. Essa inoltre sempre
circondata da divinit minori, sue emanazioni che ne diffondono la
potenza, disposte in cerchi formanti un mandala, disposizione tipica
del tantrismo. Nel tantrismo c' la tendenza a divinizzare cose e
azioni come divinit, come ad esempio i mantra.

In india la divinit onnipresente. L'universo non infatti tanto una


creazione esterna quanto un'emanazione, pensata e resa manifesta
dalla divinit tanto al suo esterno quanto all'interno.
Nel mondo shivaita la liberazione si pu ottenere in due prospettive:
dualista o non dualista. La posizione dualista quella sostenuta
dallo shaivasiddhanta, secondo cui la liberazione si ottiene alla fine
della vita attraverso l'azione rituale vissuta; quella non dualista
sostenuta principalmente dal Kula, secondo cui la liberazione si pu
ottenere in questa vita grazie alla gnosi (jnana). I rituali quindi
diventano s importanti, ma comunque elementi ausiliari di un
percorso in cui concorre anche la grazia divina.
Lo Shaivasiddhanta rappresenta la via dell'azione rituale
importante sia perch le sue pratiche sono tutt'ora presenti in India,
sia perch il suo insegnamento forma l'elemento comune, la base
rituale su cui si innesta anche quello pi esoterico dei tantra non
dualisti. Il suo insegnamento stato in realt dinamico e solo intono
al X-XII secolo si fissato nella sua forma classica. Le sue pratiche
non sono qusi mai trasgressive e non ci sono divinit terrifiche. La
shakti non una potenza autonoma, ma solo l'energia di shiva,
adorato nella forma pacificata di Sadashiva. Inoltre dualista:
l'uomo e la divinit, cos come il creato, sono cose distinte. Nel
mondo agisce la maya, forza vivificatrice. Viene quindi meno anche
il concetto di identit dell'adepto con la divinit: egli non diventa
shiva, ma uno Shiva. Nel suo percorso spirituale pu ottenere
siddhi.
Essenziali sono rituali e mantra. Il ritualismo shivaita poggia per su
un suo concetto peculiare: l'uomo nasce con una sorta di peccato
originale detto mala, che lo incatena al ciclo delle rinascite e da cui
ci si pu liberare solo tramite l'azione rituale. Questa concezione di
esclusivit dei riti per la salvezza si andata per attenuando col
tempo, facendo spazio alla gnosi e alla devozione.
Per quanto riguarda le tradizioni non dualiste, si ha a che fare con
un insieme pi vasto di tradizioni iniziatiche, che si distinguono per
dottrine e pratiche ma che risalgono tutte allo stesso fondo antico e
a volte si riferiscono ai medesimi tantra. Queste, al significato dello
shaivasiddhanta, ne aggiungono un altro esoterico e trasgressivo,

che risale a culti antichi di divinit terrifiche, in particolare Yogini.


Queste tradizioni hanno formato l'insieme detto del Kula, ripartite in
quattro trasmissioni (amnaya) connesse ai quattro punti cardinali:
-Purva-amnaya, trasmissione orietale: la pi antica e vi si
adorano Kulesvara e Kulesvari. Questa tradizione particolarmente
ricca.
-Uttara-amnaya, trasmissione del nord: quella della tradizione
del Krama, in cui il pantheon il culto e le pratiche sono organizzati in
sequenze (krama). vi si adorano le diverse forme di Kali.
-Pashcina-amnaya, la trasmissione occidentale: La divinit
principale Kubjika.
-Dakshina-amnaya,la trasmissione meridionale, quella di
Kameshvara e Kameshvari, divinit dell'amore o dell'eros (kama).
Essa dedita soprattutto al culto di Tripurasundari (con Bhairava) o
a volte di Lalita
I culti di questi Amnaya differiscono in molti punti ma sono
accomunati dalla stessa concezione della divinit, che poteva
essere scolpita ma doveva esistere principalmente come
rappresentazione mentale. Per i tantra non dualisti la visione
interiore della divinit fondamentale poich induce la
possessione. Questi culti includevano un'unione sessuale, destinata
a produrre escrezioni da offrire alla divinit insieme a carne, alcol e
escrementi. L'ingestione di queste sostanze doveva aiutare l'adepto
a trascendere il proprio io. Nell'anno 1000 per l'unione sessuale
serviva, in una prospettiva pi metafisica,a condurre al
superamento dei limiti del s empirico e alla fusione nella divinit, e
al contempo a sancire il rifiuto delle regole della societ di casta. I
culti dei 4 Amnaya condividevano spirito e scopi, ma differivano in
pantheon e alcune pratiche. Il Purva amnaya quello su cui si
formato il Trika, delle cui dee il culto semplicemente una pratica
meditativa. Para poteva essere adorata anche da sola.
Nell'Uttara amnaya si ha a che fare sempre con il culto di Kali, ma
questa tradizione pi vicina all'antico fondo Kapalika: le dee
hanno forme ancora pi terrifiche. Questo Amnaya importante
soprattutto perch la base degli sviluppi della scuola del Krama.

In tutti gli Amnaya troviamo come divinit principale una dea,


personificazione della Shakti. Tutte le dee adorate nei culti privati
pubblici sono solo sue forme particolari (tutte le Madri sono solo
Una). In tal sens legittimo parlare di un'unica Dea. Questo un
aspetto fondamentale del Tantra, che si pu far risalire ai culti delle
yogini, ed un aspetto hindu in generale. E' importante notare che
tutti i testi tantrici sono stati scritti da uomini, e che quindi vi trova
spazione la visione maschile della donna hindu, fonte di energia ma
anche divoratrice.
Il Trika rappresenta per molti versi la tradizione Shivaita pi ricca:
Shiva concepito come pura coscienza che si manifesta attraverso
la Shakti come la totalit del cosmo, dalla quale distinta e che
contiente. La Shakti la dea, che ha anche natura di Parola, "vac".
Attiva, la divinit animata da un dinamismo interno espresso in
particolare dal termine spanda. Onnipresente, trascendente e
immanente allo stesso tempo, senza compromettersi fa apparire in
s dei limiti per far esistere il mondo e le creature, che hanno la
stessa natura ma non lo sanno. Solo trionfando sull'ignoranza
sfuggiranno alla trasmigrazione e giungeranno alla liberazione. In
realt esiste solo una coscienza, di cui li individui sono soltanto
aspetti. La grazia divina in questa prospettiva ha un ruolo
fondamentale. Pi la grazie debole, pi sono necessarie pratiche
ascetiche e riti.
Per quanto riguarda il mondo oggettivo, esso non irreale ma ha
una realt relativa, empirica. Consiste di immagini che la Coscienza
divina proietta su se stessa come su uno schermo, o come un
riflesso in uno specchio. Il mondo cos una manifestazione della
divinit che vi presente, e che quindi offre i mezzi per
raggiungerla. Da qui la concezione secondo cui i mezzi del mondo,
in particolare il sesso, possono portare alla liberazione.
E' importante segnalare i Natha, il cui apporto alla tradizione
tantrica non da sottovalutare, sorpattutto l'introduzione
dell'hathayoga.
Infine vi il visnuismo tantrico, che non possiede n l'ampiezza n
la variet dello shivaismo. Esso non affatto trasgressivo, e tende

anzi ad avvicinarsi all'ortodossia brahmanica. Alla base vi la vasta


letteratura dei pancaratra

CAPITOLO V
Il corpo tantrico un corpo in cui sono presenti energie divinie e
forze sovrannaturali, che ha una struttura divino-umana e che
inoltre un corpo yogico. Il corpo ha nel mondo hindu un ruolo
fondamentale, tanto che secondo alcuni testi solo un essere
incarnato pu liberarsi. Nelle tradizioni shivaite del ula, le divinit
abitano il corpo e animano i sensi, e tutta la geografia mistica
presente nell'uomo. Nel mondo hindu corpo e cosmo non sono
separati. Un tantrika sempre uno yogin, poich la sua ascesa
include pratiche somatopsichiche yogiche.
Lo yoga tantrico detto hatayoga, o kundaliniyoga, per via del ruolo
centrale che vi ricopre questa energia. La sua pratica su fonda su
una struttura immaginaria formata da centri energetici, detti chakra
e canali detti nadi, in cui scorre il prana. Questi canali sono 72mila,
di cui 3 sono i principali. Uno in particolare, la susumna, corre
verticalmente lungo la colonna vertebrale collegando tutti i chakra.
Questa struttura immaginaria totalmente immateriale e serve ad
elevare lo yogin. Viene detta anche corpo sottile, impropriamente
visto che il nome del corpo che trasmigra fra una vita e l'altra, ed
quindi pi corretto chiamarlo corpo yogico o immaginale. Questa
immagine interiorizzata fondamentale poich alla base di tutte le
pratiche meditative e rituali del tantra. Solo per un essere che ha il
corpo possibile raggiungere la salvezza, e l'ascesa si raggiunge
con tutto il corpo tramite l'ascensione della kundalini lungo i chakra
(che sono 7, di cui l'ultimo proiettato 12 dita sopra la testa;in alcune
tradizioni sono 9 o 11). Nel tantra esistono anche vie di liberazione
che non contemplano l'uso della kundalini, ma di fatto essa non
mai assente. Lo yoga stato di sicuro sempre utilizzato non solo per
scopi spirituali.

Bisogna precisare che lo yoga tantrico non quello classico dello


yogasutra di patanjali, e non infatti uno yoga a otto membri ma
bens a sei. Tre elementi vengono eliminati per far spazio al
ragionamento. Inoltre si prescrive regolarmente la concentrazione
della mente su un punto, da realizzare sui 5 elementi grossolani del
cosmo. Questa concentrazione immaginata in connessione con 5
punti del csmo, che conferisce alla pratica yogica una dimensione
cosmica vissuta a livello corporeo, del tutto tantrica, e la presenza
del tarka manifesta lo sforzo intellettuale di assimilazione di questa
visione cosmica.
Vediamo ora due pratiche meditative del tantra:
La prima descritta nel quindicesimo capitolo del tantraloka, ed
composto da un insieme di pratiche che fanno parte del rito di
iniziazione della tradizione del Trika.
Si fanno prima alcune purificazioni immaginative prelminari,
accompagnate da mantra imposti sul corpo del discepolo, per fargli
trascendere la condizione ordinaria attraverso la divinizzazione del
corpo che si identifica e fonde la sua coscienza con la divinit. Dopo
queste visualizzazioni, il postulante comincia ad adorare il proprio
corpo identificato con shiva, sospendendo il respiro e sostituendolo
con l'ascesa del prana lungo la susumna fino all'ultimo chakra. Da
questo momento lo yogin fuso con l'assoluto. Ma questo ancora
non basta. L'adepto immagina dunque il tridente di shiva
distendersi lungo il suo corpo, dall'ombelico al palato, con tutti i
tattva siano disposti su questo asse, da quello della terra a quello di
maya. I tre tattva seguenti sono appena al di sotto di sadashiva,
che si trova sotto le tre punte del tridente. Lungo le punte si
distendono gli stadi sottili, e sulle punte si trovano le tre dee, che
sono a loro volta emanazioni dell'unica Dea, Kalasamkarsini, la
distruttrice del tempo, che essendo assoluto trascendente non pu
essere rappresentata. In tal modo lo yogin vede tutto il cosmo nel
suo corpo in un movimento ascensionale, trascendendosi.

La seconda pratica si fonda sul corpo immaginale ed tratta dallo


yoginhrdaya, testo della Srividya, tradizione votata al culto della
dea Tripurasundari. Essa riguarda un discepolo gi iniziato.

L'adorazione rituale di questa dea si conclude con la recitazione di


una mantra di quindici sillabe divise in tre gruppi da 5, che
terminano sempre con HRIM. Il praticante immagina i fonemi di ogni
gruppo vibrare, ascendendo gradualmente prima al chakra del
cuore e poi a quello al di sopra della testa. Quando la vibrazione dei
tre HRIM si fonde, l'adepto raggiunge l'assoluto fondendovisi. Egli
vive un'ascesa spirituale data dalla spinta del mantra lungo la
susumna. Pratiche simili sono presenti in tutte le tradizioni della
Kula.

I mudra sono dei sigilli che rafforzano e confermano una parola o un


azione. Si tratta di un gesto codificato con un valore simbolico, ma
che agisce anche di per s sigillando il prana in determinati punti
del corpo, svolgendo quindi una funzione pratica. Anche se spesso
accompagnano i mantra, possono quindi avere anche un'efficacia in
s. La parola mudra designa anche, nel tantraloka, l'unione
sessuale dello yogin con la propria partner. Sono inoltre dei mezzi
do contatto con la divinit. Secondo la descrizione del tantraloka,
esse provocano un riflesso della divinit invocata a partire dal corpo
dello Yogin, con cui egli vedendola si identifica.

Il Nyasa uno dei modi per manipolare la parola, e riguarda il


rapporto di questa con il corpo. Essa un'imposizione rituale di una
potenza, e consiste nel porre sul corpo un mantra enunciandolo a
voce o a mente figurandosi la forma divina che esso rappresenta.Il
mantra imposto, quando ve ne bisogno, con una mudra. Essi
sono utilizzati in apertura al culto di una divinit.

CAPITOLO VI
L'india ha sempre riservato uno spazio rilevante al sesso e alla
differenziazione sessuale, sia nella visione cosmogonica che nella
concezione dell'essere umano. Si tende a descrivere ogni creazione
come unione sessuale. Le tradizioni tantriche, che usano il kama per
trascendere l'io, non potevano che portare all'eccesso questa
tendenza. In occidente per stata attribuita un'importanza
eccessiva a questa concezione, che s centrale, ma che non
comunque tutto il mondo tantrico.
Gli utilizzi rituali del sesso infatti sono riservati a una stretta cerchia
di iniziati, ed atta al superamento del s. Per l'uomo vi anche
una rucerca della potenza rinforzata che viene attinta dalla donna,
detentrice della shakti. Questa visione, in cui l'uomo deve attingere
dalla forza della donna ma rischia di perderla eiaculando, in
generale indiana. In india il sesso non un peccato, ed
considerato una pratica ordinaria, che lega per l'uomo al mondo

disperdendo una energia che dovrebbe tenere. Non tutto il mondo


tantrico per d un ruolo cos importante al sesso: il visnuismo del
pancaratra condanna i riti sessuali, mentre lo shivaismo dei Kula
l'unico a dare uno spazio cos rilevante al sesso.
Nei pantheon tantrici le divinit vanno in coppie, e ogni dio o dea
associato a una divinit di sesso opposto: Shiva con Parvati, Visnu
con Laksmi, etc. Anche metafisicamente la divinit suprema
polarizzata, e l'elemento maschile dominante, anche se quello
femminile quello della potenza. Nel Trika, la dea suprema
possiede due aspetti: la luce e la presa di coscienza di s. L'unione
dei due poli, Shiva e Shakti provoca la nascita dell'universo. In tutta
l'india il simbolo di Shiva un fallo.
Sicuramente le pratiche sessuali esistono sin dai tempi dei culti
delle Yogini, in cui vi erano rituali estatici in cui l'unione dei
partecipanti forniva le secrezioni usate come oblazioni prima di
essere consumate. A partire dall'VIII secolo ormai queste pratiche
tendevano ad evolversi nel senso di una pratica rituale segreta a
scopo salvifico.
Il protagonista del rito in India sempre l'uomo, e visto che
l'esaltazione della donna sempre stata opera degli uomini, e
questo spiega l'ambivalenza della donna. La Shakti che risale
attraverso l corpo per incontrare Shiva al di sopra della testa e
unirsi a lui femminile: questa unione rappresenta il
raggiungimento dello stato originale di androginit.
In generale in india il simbolo del triangolo rappresenta l'organo
genitale femminile, e la parola triangolo in ambito tantrico indica il
sesso. Dalla "bocca della Yogini" viene la dottrina segreta pi alta.
La kamakala (esagramma) indica l'unione sessuale di Shiva (punta
in s) e Shakti (punta in gi). Il triangolo femminile rappresenta i
due seni e l'organo sessuale. Al centro del diagramma si trova la
kundalini rappresentata dal bijamantra IM.
Una pratica rituale diffusa il culto dell'organo sessuale femminile,
la Yoni. Nello yoni-tantra se ne trova una breve spiegazione: Lo
Yogin prepara con ornamenti la donna, che sta su un mandala, e la
fa adagiare sulla propria coscia sinistra; spalma sulla sua yoni pasta

di sandarlo, le porge dell'alcol, adorna la sua fronte con una


mezzaluna rossa e recita centotto volte un mantra. Dopo averla
acarezzata, si unisce a lei. Le secrezioni prodotte sono offerte alla
dea e poi consumante dall'adepto.
Le oblazioni possono essere offerte in un calice o appallottolate in
una sfera. Queste unioni potevano avere anche un carattere
collettivo e riunivano diversi yogin accompagnati da una partner.
Questi riti si praticavano in momenti particolari chiamati parvan.
Secondo il tantraloka gli adepti devono riunirsi in cerchi concentrici
intorno al guru, che con la sua famiglia guida il rito.
Nel Tantraloka inoltre viene descritto il rito del <<Grande sacrificio
del Kula>>, rito segreto riservato a maestri e discepoli giunti
all'apice. Questa pratica coinvolge totalmente pensiero parola e
corpo, e chi la compie deve essere perfetto, un eroe signore della
propria kundalini e dei propri sensi. La partner femminile, la duti
(messaggera) deve avere qualit spirituali simili allo yogin, e deve
essere scelta senza lasciarsi fuorviare dalla sua bellezza. I due
partner devono innanzitutto adorarsi a vicenda per risvegliare i
propri chakra; alle "coccole" si acompagnano fiori, profumi, incensi,
cibo. Dopo aver raggiunto uno stato di gioia vibrante, lo yogin deve
adorare la bocca della Yogini, dalla quale proviene la conoscenza
suprema.
Vi sono infine casi in cui il coito deve avvenire senza eiaculazione,
per non disperdere l'energia.
L'unione sessuale nel tantra mira sempre al superamento del sesso,
poich non lo si fa per trovarvi del piacere .

CAPITOLO VII
Fin dall'epoca vedica l'India ha attribuito alla parola un valore
primario, e il tantrismo sviluppa ulteriormente il ruolo e i poteri della
parola. Le pratiche e speculazioni che riguardano la parola formano
il Mantrashatra,, l'insegnamento dei mantra. Solo la parola
parlata, per, divina ed efficace.

La potenza e il ruolo cosmico della parola sono affermati dai veda, e


sono oggetto di una sistematizzazione sviluppata dallo shivaismo
kashmiro non dualista. Essi considerano la parola come una forza
che non solo di natura fonica, ma si esprime attraverso l'alfabeto
sanscrito e la grammatica. Essa ha un ruolo nella creazione
cosmica, nella forma della lingua sanscrita. Questa concezione
presente sia nel vishnuismo che nello shivaismo, la cui variante non
dualista ne fornisce la trattazione pi complessa, in cui si
intrecciano metafisica e grammatica. Qui la Parola l'essenza della
divinit , la shakti, ed essa ha per forma la lingua sanscrita. E' la
parola quindi a creare il mondo. Ciascun fonema del sasnscrito
corrisponde ad un diverso aspetto della potenza creatrie, e fa
nascere uno dei piani che costituiscono la manifestazione cosmica.
Shiva attraverso la parola crea i quattro piani della creazione.
Tornando sul piano umano, livelli e gli aspetti della parola operano
anche nell'essere umano. Quindi, secondo i teorici shivaiti kashmiri,
nasce nell'uomo la parola e il linguaggio e, con questo, la coscienza
di s e del mondo. La parola la via della coscienza. L'essere
umano non presente a se stesso se non penetrato di parola, e
quindi io mi riconosco come Io in quanto parlo. La parola non
presente nell'uomo solo sul piano del linguaggio, ma su tutti i livelli.
Questo quasi scontato considerando che la cultura indiana
emanazionista, e che quindi ogni cosa che esista sul piano terreno
deve avere un corrispondente archetipico sul piano pi alto.
Dietro ogni coscienza umana c' la parola suprama, para. In questa
nasce un'enunciazione interiore e appare la parola veggente,
desiderio di vedere ci che sar manifestato nelle tappe successive;
Segue la parola mediana in cui si formano i lineamenti del
linguaggio e infine la percezione del mondo, punto di partenza della
coscienza discorsiva. L'ultimo stadio quello della parola esteriore.
La parola appare nell'uomo in modo meno metafisico e pi yogico,
ed quasi indistinguibile dal prana, che anima l'uomo. Secondo il
tantra gli aspetti corporei della parola sono inseparabili dalla sua
natura e dal suo ruolo di potenza cosmica, che agisce sia sul corpo
fisico che su quello immaginale. Per i testi tantrici oltre ai tre aspetti
del soffio vitale prana, apana e udana ce ne sono altri che circolano

nel corpo yogico,e corrispondono talvolta a diversi piani della


parola. Essa presente nel corpo soprattutto nella forma di nada,
che la condensazione della vibrazione fonica originale. Da citare
anche il bindu, "goccia" che nasce dal nada e che la
concentrazione su se stessa dell'energia della parola.

In contesto tantrico i mantra assumono un'importanza enorme. Essi


esistono sin dal veda, ma nel tantrismo che hanno proliferato,
diventando quei brevi enunciati il pi delle volte privi di senso ma
caichi di potenza. I mantra sono sempre in sanscrito, e sono formule
fisse tramandate dalla tradizione. Di solito essi assumono la forma
di OM pi il nome al dativo dell'essere invocato, seguito da
un'esclamazione finale. Tuttavia nel tempo i monosillabi hanno
sostituito i mantra stessi, e cos OM pu essere usato da solo. I 50
fonemi del sanscrito possono essere usati come mantra e ognuno
corrisponde ad una divinit.
La forma fonetico-linguistica dei mantra essenziale e deve essere
rigorosamente rispettata, altrimenti il mantra risulta inefficace o
addirittura pericoloso.
I mantra scritti sono lettera morta.
I mantra possono essere divisi in maschili e femminili, e si possono
classificare in base alla lunghezza.
L'essenza dei mantra problematica, poich essi sono emanazioni
dirette della parola prima, ma sono anche presenti sul piano umano.
I mantra sono quindi manifestazioni fonetiche delle divinit, e sono
le divinit stesse. Anche un aspetto o un membro della divinit pu
essere un mantra.
I mantra sono per natura legati al soffio, in particolare al soffio
vitale, il prana, ma anche al flusso respiratorio. Da questo consegue
la loro naturale presenza nel corpo. L'enunciazione di un mantra
detta uccara, che significa anche movimento verso l'alto:
l'enunciazione si concepisce come un'ascesa interiorizzata el corpo
immaginale del praticante, compiendo lo stesso percorso della
kundalini. La pratica dell'ajapajapa consiste proprio nella

recitazione spontanea del mantra hamsa quando si respira. Infatti


respirando si "pronunciano" i due suoni HA e SA, e che sono intesi
come AHAM SAH (io sono Lui) e al contrario SO HAM (Egli me). LA
semplice respirazione, in questo modo, diventa la ripetizione della
formula di identificazione con Shiva.
I mantra funzionano soprattutto attraverso la ripetizione rituale, e
bisogna ripeterli anche milioni di volte. Questa recitazione ripetitiva
praticata di solito con un rosario, risale all'epoca vedica e non
specifica del tantrismo, che l'ha per caratterizzato aggiungendo
elementi in pi come le mudra, e legando il mantra al respiro o a
visualizzazioni. Anche il rosario diventa un'icona carica di potenza.
Il japa, la ripetizione rituale, si pratica in molte occasioni: nel culto,
nell'iniziazione, etc. Esso pu essere, per, anche solo un atto
devozionale. Nonostante ci non corretto tradurlo con il termine
preghiera.
Nel tantra il mantra considerato in grado di portare alla
liberazioni, grazie a una penetrazione intuitiva dei piani metafisici.
Infine utile citare il fatto che un adepto iniziao si serve di un
mantra, esso deve adattarsi perfettamente a lui. Perci, alcuni riti
utilizzano diagrammi alfabetici per confrontare le lettere del mantra
e quelle del nome dell'adepto, che devono risultare compatibili. Se
non lo sono, possono servire riti di complemento. Inoltre per
possedere un mantra non basta fissarlo e pronunciarlo, ma l'adepto
deve saperlo dominare, poich si tratta di una potenza. E'
necessaria quindi una particolare ascesi, il mantrasadhana,
complessa e impegnativa, che pi durare mesi.

CAPITOLO VIII
L'universo tantrico quello dell'iper-ritualismo. I riti sono tanti e
complesi, si ripetono e si moltiplicano. L'essere umano concepito
come un ritualista, ed per il suo compiere riti che si differenzia
dagli altri esseri viventi.
I riti tantrici sono nati ai margini del vedismo e sono animati da un
principio diverso. In principio questi culti visionari e trasgressivi
dovevano essere abbastanza semplici, amplificandosi in seguito e
creando un mondo rituale completamente diverso che sembra
essersi stabilito gi intorno all'VIII secolo.
I tratti propriamente tantrici sono il posto essenziale occupato
dall'immaginazione, la tensione all'identificazione vissuta a livello
mentale e corporeo e il ruolo dei mantra. Questa la triade tantrica
parola, corpo, mente.
Poich mettono in moto la forza divina, i riti sono efficaci, e sono
accostati di frequente alla magia. Essi sono atti compiuti da esseri
umani eppure penetrati dalla shakti. Nel corso di riti tantrici si
assiste spesso a possessioni. La manipolazione della potenza ,
dunque, essenziale nei riti tantrici, la cui efficacia si basa sulla
precisione dell' esecuzione, che avviene secondo regole prescritte.
Qualsiasi errore pu causar conseguenze, e perci esistono riti di
espiazione.
Dal XII secolo si manifestata una tendenza alla semplificazione,
incoraggiata dallo sviluppo della devozione, per la quale contano
l'amore di Dio e lo spirito con cui si agisce.
I tantra sottolineano spesso il fatto che i riti devono essere eseguiti
senza badare a spese ( i riti possono richiedere molto denaro) e
quindi la salvezza non alla portata di tutti. Anche se pu sembrare

ingiusto, l'India non mai stata egalitaria, e anche se chi rinuncia ai


propri averi ben visto, la povert non vista come merito
spirituale, visto che la condizione in cui ci si trova conseguenza
del proprio karma.
Non si sottolineer mai troppo l'importanza dell'immaginazione nei
riti tantrici, in cui si l'attivit mentale immaginativa sempre alle
stelle con visualizzazioni di vari tipo di e sulle divinit.
Si prenda, ad esempio, il culto di omaggio ad una divinit, la puja,
che quando tantrica richiede l'identificazione dell'officiante con la
divinit. Si tratta di un rituale in due parti, la prima interiore,
incentrata sull'immagine del corpo, la seconda esteriore, che si
compie materialmente con un'icona o un diagramma, gesti e
offerte.
LA prima parte forse la pi importante, perch compie un'opera di
divinizzazione. Il culto comincia con una purificazione del corpo allo
scopo di costruirlo come corpo divino, poich solo un essere divino
pu accostarsi alla divinit. Dopo aver affrontato sette tipi di lavacri
entra nello spazio riservato al culto, riduce in cenere mentalmente il
proprio corpo attraverso il fuoco del mantra astra, e ne disperde i
resti soffiando un vento di shakti. Non avendo pi un corpo lo
sostituisce attraverso i mantra con parte del corpo di Sadashiva.
Esistono anche altre forme di questa fase.
Dopo questo processo immaginativo, si celebra il culto interiore, in
cui si eseguonocol pensiero tutte le operazioni del culto esteriore. Si
immagina di porre un trono per la divinit ed offrirgli tutto ci che si
offre ad un ospite. Si versa poi mentalmente l'oblazione nel fuoco e
poi si esegue il japa del mantra di base della divinit, augurandosi
di ottenere la liberazione e la realizzazione dei propri desideri.
Solo a questo punto si pu eseguire il culto esteriore, durante il
quale l'officiante compir materialmente i medesimi riti di ospitalit
immaginati, pur continuando a lavorare con l'immaginazione:
l'officiante infatti non deve vedere davanti a s un oggeto cilindrico,
ma il trono del dio. Egli visualizza quindi sotto il linga la tartaruga
che regge l'universo, sopra cui vede il seggio eterno , su cui si trova
la causa efficiente della manifestazione impura. Adora il seggio e

poi gli 8 petali del loto, poi diversi shakti e quindi tutti i tattva.
Infine, porr sul trono il corpo di coscienza del dio, che va onorato
con mantra, invocato e poi immaginato come mantra, che
assumer in fine la forma di un puntino luminoso (bindu) sulla sua
fronte. Da quel momento Shiva presente nel linga passando
attraverso l'officiante. La puja termina con un'oblazione nel fuoco, il
japa conclusivo e il congedo rituale al dio.

Per quanto riguarda l'iniziazione tantrica, essa forse anche pi


trasformante della puja. In sanscrito definita samskara, un rito
che perfeziona. La Diksha tende quindi a perfezionare colui che la
riceve, aprendogli la strada della salvezza. Sia che siano Shvaite o
Vishnuite, le tradizioni tantriche presentano diversi livelli e tipologie
di iniziazione: si va da quela che segna l'ingresso in una tradizione
come semplice adepto , a quelle che investono di qualche potere,
che avvicinano alla divinit. A queste se ne aggiungono altcune
particolari, come la consacrazione del maestro.
Questi riti possono essere in s abbastanza semplici, ma
compreso in una serie di operazioni di notevole durata. Si tratta
ancora di uccidere il vecchio uomo per far posto, tramite i riti, a un
uomo nuovo.
Intorno a un padiglione si dispongono vasi rituali e si scavano fose
di combustione. Seguono purificazioni e riti preliminari.
Si prenda ad esempio una cerimonia shivaita: il maestro benda gli
occhi del discepolo e lo fa entrare nel padiglione, facendogli subire
una trasformazione imponendo su di lui mantra e alcuni elementi
del cosmo, rendendo mano a mano il suo corpo costituito di mantra.
Il maestro posa la sua testa sulla propria mano che diventata la
mano di Shiva. Avviene quindi la possessione del discepolo da parte
del dio, e gli viene rimossa la benda. Questa era l'iniziazione
regolare, la prima in assoluto. Gli altri tre riti di iniziazione sono:
-Nirvanadiksha , in cui viene liberato l'atman del discepolo.
-Sadhaka
-Acarya

Esistono inoltre iniziazioni attraverso i fonemi, in cui l'energia della


parola agisce quasi al di l di ogni rito.
Un altro tipo di iniziazione quella attraverso perforazione o
penetrazione, con cui si trasmetteva il lignaggio iniziatico da un
maestro all'altro, considerata soprattutto nelle tradizioni del Kula e
presso i Natha. In questo rito il maestro usa la sua Kundalini per
perforare i chakra dell'allievo salendo lungo la susumna, e
portandolo alla fusione con l'assoluto.
Nell'induismo, oltre ai riti obbligatori, il fedele ne compie altri a fini
personali, che siano spirituali o mondani, senza che questo sia
motivo di biasimo.
In india non esiste una distinzione netta fra magia e pratiche
religiose, in quanto i poteri magici vengono da maya. Viene fatta
per una distinzione per quanto riguarda i riti ostili, di magia nera
(abhicara).
Esiste tutta via una serie di sei azioni definite shaktarmani,
presenti in diversi testi tantrici, che rientrano nella categoria della
magia, e sono:
-acquietamento
-asservimento
-immobilizzazione
-creazione di ostilit
-allontanamento
-uccisione
a cui si possono aggiungere offusamento della oscienza. attrazione
e incremento, che possono prendere il posto di una delle azioni
precedenti, rendendo la lista variabile.

Capitolo IX
Abbiamo gi visto come i rituali concedano poteri sovrannaturali e
liberazioni a chi li esegua correttamente e costantemente, e
tuttavia essi sono inefficaci senza un'intelligenza dei riti e dalla
devozione verso la divinit, la bhakti.
La meditazione interiorizzata del tridente di shiva e il japa rientrano
in quella che si pu chiamare mistica rituale: in un momento
determinato, l'adepto giunge all'unione on la divinit. Va citata
anche la puja, nonostante non si possa definire propriamente
esperienza mistica.
Una delle quattro vie mostrate nel Tantraloka proprio quella
dell'azione rituale, e nella stessa opera si trovano diversi tipi di
esperienze mistiche a sfondo rituale-mantrico. Un aspetto
importante l'estetica dei riti: dalla loro bellezza infatti, pu

scaturire nell'adepto una gioia che fermento dell'energia, e


dunque apertura e partecipazione all'energia divina.
Le tradizioni non dualiste shivaite mettono in evidenza il ruolo
essenziale giocato dalla grazia divina, che sempre presente e
dalla quale dipende la salvezza degli esseri. Il Tantraloka presenta
quindi le vie della liberazione che conducono tutte all'esperienza
mistica, in base all'intensit della grazia profusa sull'adepto.
Chi ha il massimo grado di grazia, ad esempio, semplicemente da
un momento all'altro realizzer che non esiste altro che Dio.
La seconda quella dell'afflatto mistico, riassumibile in una totale
adesione alla pulsazione creatrice tramite l'interiorizzatione della
cosmogonia dell'emanazione fonematica.
Allo stesso modo sono descritte pratiche mantriche che mirano a
liberare la coscienza.
Molto pi intellettuale la via dell'energia, che usa il ragionamento
puro con la grazia e l'intuizione per giungere alla realizzazione
cosmica.
Esistono inoltre altre vie, come quella del mantra SAUH o quella del
controllo del respiro e l'ascesa della kundalini.
Esiste poi una via della memoria, secondo cui rievocare un
amplesso rivivendone le emozioni, pu portare ad eliminare la
distinzione fra passato e presente, dominando il tempo e giungendo
all'esperienza mistica. In fine, come nella meditazione theravada, la
concentrazione su un oggetto pu aiutare ad interrompere il flusso
discorsivo della mente.
Le esperienze fin qui citate per attengono pi alla realizzazione
metafisica che non alla sfera devozionale, eppure la bhakti non
affatto estranea al mondo tantrico. Spesso i testi prescrivono di
praticare il culto con devozione. Inoltre, vista l'essenza emazionista
della concezione indiana della realt, l'adepto si sente sempre
circondato da Dio. Esistono nella religione popolare forme violente e
fanatiche di devozione, e non va dimenticato il pellegrinaggio come
forma devozionale.

Anche il Pancaratra vishnuita possiede una propria spiritualit,


anche se si tratta pi di devozione che di mistica.
Una volta superato il vedismo, tutta l'india diventata man mano
devozionale, superando i riti attravero l'amore della divinit.
Molto importante la figura del guru, considerato alla stregua di un
dio, se non superiore. L'allievo ha il dovere di servirlo. Le
successioni di maestri si presentano come lignaggi, e il passaggio
della conoscenza da un maestro all'altro avviene sempre tramite
riti, e questa successione deve essere rievocata all'inizio di ogni
rito.

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