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3) Il budda originale, non ha mai scritto una sola riga di suo pugno, e questo non
perchè non fosse istruito, ma proprio perchè egli non voleva che i suoi insegnamenti
si trasformassero in una qualche forma di potere temporale, come di fatto è stato, in
seguito, attraverso i cd “ascoltatori della voce”, che invece avrebbero trascritto le sue
parole e creato le varie ramificazioni e correnti del buddismo contemporaneo.
4) In uno dei testi più rilevanti sulle forme di buddismo (che qui non riporto), in cui si
riferisce e si spiega di tutte le scuole (ramificazioni) del buddismo, quello giapponese
Soka, viene spicciato con pochissime righe, rispetto ad altri buddismi.
Forse non è l'indicazione ultima dell'importanza del buddismo Soka, ma di sicuro un
sintomo lo è di certo.
6) Ogni anno, l'anziano presidente della Soka, scrive una “proposta di pace”, che
indirizza all'Onu.
Ora, tale proposta è sostanzialmente inutile, e spiace dirlo, una forma di arroganza
travestita da buone intenzioni: prima di tutto perchè essa non è mai stata presa in
alcuna considerazione in sede Onu; poi perchè, purtroppo, la proliferazione nucleare
e la relativa minaccia, non sono mai venute meno, dal dopo-guerra ad oggi, anzi è
proprio vero il contrario.
Siamo a pochi minuti dalla “mezzanotte”.
7) Non è sensato affermare che questa sia l'unica pratica per il raggiungimento della
illuminazione o della felicità, che sia: affermare questo è puro delirio di onnipotenza.
8) E' invece sensato affermare che potrebbe servire per la pace, intesa come pace
individuale, elemento che conduce e sostiene sicuramente la pace collettiva, ma non
lo è solo questa pratica (come invece si sostiene), e la pace non la si può perseguire
certo solo nel proprio cuore: vanno compiute concrete azioni individuali e collettive
anche nella realtà, a questo fine.
10) Il ripetersi ossessivo e quotidiano del mantra,va contro i concetti più elementari
(e scientificamente riconosciuti) della neuro-plasticità cerebrale.
La ripetizione ossessiva, ogni giorno, rafforza infatti vecchie “vie neuronali”, dà
sostegno all'ego, nonché alla riproposizione di vecchi sotto-programmi mentali, che si
riattivano continuamente, portando la persona a non risolvere mai i propri casi.
Si tratta dunque di una vera e propria forma di sostegno al karma personale, dove per
karma si può sostituire le efficacissime due parole di “mente prigioniera”, che è,
come detto quello che accade, praticando con ossessione.
11) Non ha alcun senso svolgere una pratica di “sviluppo personale” - che è ciò che
dovrebbe essere in fondo il buddismo – per sempre: è una contraddizione in termini.
Qualunque pratica del genere ha un tempo nella vita di una persona, poi, si può
serenamente passare ad altro.
E questo anche riferendosi al concetto di “espediente”, di cui il budda stesso parla,
riferendosi alla pratica buddista da lui insegnata: la pratica è un espediente, e come
tale ha una funzione limitata nel tempo.
Poi va abbandonata, altrimenti si parla di “dipendenza”.
12) Concludendo, ciò che viene riferito, nella teoria buddista di N, cioè che l'essere
umano soggiaccia in questa esistenza al cd. “demone del senso cielo”, cioè, in una
parola sola “l'ego” - il vero signore di questo mondo – trova, nella pratica della soka,
un braccio, una sua manifestazione concreta, molto forte ed evidente.
E la cosa è quanto meno paradossale.
In poche parole, si può affermare, con certezza, che la pratica della soka è una diretta
estrinsecazione dei voleri del demone di cui sopra.
Come d'altra parte lo sono tutta una serie di istituzioni private, pubbliche, mentali,
astratte, religiose, ecc, su questo pianeta, da cui l'essere umano, veramente
risvegliato, deve trovare (se verso la vera illuminazione intende rivolgersi) la giusta
distanza.
E libertà.