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Buddismo e Societ n.

156 - gennaio / febbraio 2013

Buoni e cattivi amici


Nel lungo cammino della fede avere accanto a s un buon amico un aspetto davvero importante. Scrive Nichiren Daishonin: Il miglior modo per conseguire la Buddit quello di incontrare un buon amico.1 Il Gosho piuttosto esplicito: avere accanto persone oneste, sincere, che ci indicano il modo corretto di praticare, senza interessi personali e senza falsit, che incoraggiano la nostra pratica buddista e ci guidano verso il sentiero dell'Illuminazione il "miglior modo" per conseguire la Buddit. Nel ventisettesimo capitolo del Sutra del Loto sono descritte come segue: I buoni amici sono grandi cause e condizioni. Infatti, guidando e convertendo, consentono di vedere il Budda e di sviluppare il desiderio dell'anuttara-samyak-sambodhi.2 Ma perch cos importante avere un buon amico? Nichiren spiega in diversi scritti il motivo per cui dobbiamo ricercarne la vicinanza: Un albero che stato trapiantato non croller, anche in presenza di forti venti, se vi un solido palo che lo sostiene. Ma anche un albero cresciuto nella sua sede naturale pu crollare se le sue radici sono deboli. Anche una persona debole non cadr se coloro che la sostengono sono forti, ma una persona di notevole forza, se si trova sola, potrebbe cadere lungo un sentiero accidentato.3 Un buon amico insomma un valido sostegno nel portare avanti la nostra pratica e curare la nostra fede, soprattutto quando spirano i venti delle difficolt, quando dobbiamo fronteggiare le inevitabili sfide della nostra vita quotidiana. L'essere umano, inoltre, quando diventa autonomo e si isola, ha la tendenza a indebolirsi. Per non cadere in questa tendenza sono necessari buoni amici con cui incoraggiarsi a vicenda.4 Raddrizzarsi come l'artemisia in un campo di canapa Come l'ago che si magnetizza naturalmente a contatto con la calamita, frequentando persone rette e oneste, dalla forte fede, impareremo naturalmente ad affrontare la vita basandoci sul Gohonzon, prendendo esempio e ispirazione da loro. Il Daishonin per spiegare questa influenza positiva, questa sorta di osmosi, fa degli esempi molto convincenti. Scrive ad esempio nel trattato Adottare l'insegnamento corretto per la pace nel paese: La colomba si trasformata in falco, il passero in mollusco! Com' gratificante! Vi siete intrattenuto con un amico nella stanza delle orchidee e vi siete raddrizzato come l'artemisia che cresce fra la canapa. Se vorrete riflettere seriamente su questi problemi e porrete fede unicamente in queste mie parole, allora i venti soffieranno gentilmente, le onde saranno calme e ben presto godremo di raccolti generosi.5 E ancora, analogamente: L'artemisia che cresce in mezzo alla canapa o un serpente all'interno di un tubo [diventeranno naturalmente dritti], e chi frequenta persone buone, anche senza far nulla di particolare, diventer naturalmente retto nei pensieri, nelle parole, nelle azioni.6 Alla luce di queste indicazioni, se siamo sufficientemente saggi dovremmo affrettarci a individuare i buoni amici. Ebbene, la cosa non poi cos semplice. Scrive il Daishonin: Dove pu condurci la nostra saggezza? Se abbiamo abbastanza saggezza da distinguere il caldo dal freddo, dovremmo cercare un buon amico. Ma incontrare un buon amico l'impresa pi difficile. Per questo il Budda l'ha paragonata alla probabilit per una tartaruga con un occhio solo di trovare un tronco galleggiante con una cavit della misura giusta per contenerla, o alla difficolt di calare un filo dal cielo e farlo passare attraverso la cruna di un ago posto sulla terra. Inoltre, in quest'ultima epoca malvagia, i cattivi compagni sono pi numerosi dei granelli di polvere della Terra, mentre i buoni amici sono meno del terriccio che pu stare su un'unghia.7 Cattive influenze I cattivi compagni, o cattivi amici, sono quelle persone, o pi in generale quelle influenze, che instillando dubbi e lamentele ci allontanano dal Gohonzon, dal maestro e dalla comunit buddista e ci impediscono di praticare il Buddismo. Il Daishonin spiega: Ma i cattivi amici usano le lusinghe, l'inganno, l'adulazione, i discorsi abili uniti a maniere affabili per indurre gli altri a commettere il male. E inducendoli a fare il male distruggono la mente buona che c' in loro, e poco oltre: Per condurre il paese alla rovina e indurre gli altri a cadere nei cattivi sentieri, non c' niente di peggio del danno che causano i cattivi amici.8 Il presidente Toda chiariva con profondo acume che i cattivi amici non indicano solo le persone malintenzionate, ma anche i cattivi libri.9 Oggi potremmo tranquillamente aggiungere all'elenco "i cattivi siti internet" che tante persone alle prime armi consultano senza avere gli strumenti appropriati per una lettura critica di notizie e contenuti dottrinali in essi contenuti. Nichiren sottolinea ripetutamente che per quanto una persona possa essere buona e avere un atteggiamento corretto, se frequenta cattive amicizie finir per distruggere la propria fede. lo stesso processo "osmotico" che abbiamo descritto in precedenza a proposito delle buone amicizie: Per quanto tu possa essere onesto e retto e cerchi di farti una reputazione come persona rispettabile nel mondo secolare o religioso, se ti accompagni a persone malvage, in due o tre casi su dieci tenderai naturalmente a seguire i loro insegnamenti e alla fine anche tu diverrai una persona malvagia.10

Gli elefanti impazziti non distruggono la mente Nello stesso scritto Nichiren fa riferimento a un importante passo del Sutra del Nirvana che anche il presidente Toda citava spesso: Bodhisattva, non abbiate paura degli elefanti impazziti! Abbiate paura dei cattivi compagni! Se sarete uccisi da un elefante impazzito non cadrete nei tre cattivi sentieri, ma se sarete uccisi da un cattivo compagno, senza dubbio vi cadrete.11 Il passo completo del Sutra del Nirvana il seguente: Bodhisattva e mahasattva, non abbiate timore degli elefanti impazziti! Quello di cui dovete aver paura sono i cattivi amici! Perch? Perch un elefante impazzito pu distruggere solo il vostro corpo; non pu distruggere la vostra mente. Ma un cattivo amico pu distruggere sia il corpo sia la mente. Un elefante impazzito pu distruggere solo un singolo corpo, ma un cattivo amico pu distruggere infiniti corpi e infinite menti. Un elefante impazzito distrugge solo un corpo impuro e maleodorante, ma un cattivo amico pu distruggere un corpo e una mente puri. Un elefante impazzito pu distruggere il corpo fisico, ma un cattivo amico distrugge il corpo del Dharma. Anche se venite uccisi da un elefante impazzito, non cadrete nei cattivi sentieri, ma se a uccidervi un cattivo amico vi cadrete certamente. Un elefante impazzito nemico soltanto del vostro corpo, ma un cattivo amico nemico della buona Legge. Per questo, bodhisattva, dovete sempre tenervi lontani dai cattivi amici.12 Commentando questo brano Daisaku Ikeda fa notare che per "elefante impazzito" oggi potremmo intendere ad esempio un incidente d'auto. Infatti un incidente, per quanto tragico, alla luce degli insegnamenti buddisti non sar mai grave quanto cadere sotto le influenze di un cattivo amico e abbandonare la pratica buddista. Perch, spiega Ikeda, possiamo trasformare il veleno di qualunque incidente nella medicina della felicit. Ma la cosa pi temibile erodere e distruggere la nostra fede a causa dell'influenza di un cattivo amico.13 Un cattivo amico un'influenza pi pericolosa e subdola di un nemico che si mostra apertamente: qualcosa o qualcuno che conquista la nostra stima e la nostra fiducia e fa in modo di deviarci dalla strada che abbiamo intrapreso. Si presenta come amico ma agisce per minare la nostra fede senza che noi ce ne accorgiamo. Questa influenza ha il potere di accendere la nostra oscurit fondamentale. Occorre sapere che questo ostacolo, che ci allontana dal Gohonzon e dalla comunit dei credenti, del tutto naturale ed un incontro obbligato durante la nostra pratica buddista. peraltro un buon segno perch mostra che la nostra pratica progredisce e aumentano la nostra fede e la nostra comprensione. una forza interiore contraria a quella che stiamo cercando di manifestare con la nostra pratica buddista. Solo sconfiggendola possiamo manifestare la Buddit. Ed questa funzione interiore, questa oscurit, e non la persona che l'ha attivata, la nostra vera e unica nemica. Sconfiggere il male una forma di compassione Spiegando la pericolosa influenza dei cattivi amici il presidente Ikeda chiarisce che assolutamente importante riconoscere il male e quindi lottare contro di esso: Non esiste il bene che non lotta contro il male. Anche sconfiggere il male una forma di compassione. Una delle perle del primo presidente Tsunesaburo Makiguchi dice: "Se non siamo abbastanza coraggiosi da diventare nemici del male non potremo neanche essere dei buoni amici".14 difficile essere fermi e risoluti nello smascherare i complotti e le macchinazioni e allontanare chi distrugge l'armonia dei credenti, mantenendo al tempo stesso l'atteggiamento del Budda che non prova astio o rancore. Per fare questa cosa, all'apparenza difficilissima e contraddittoria, bisogna aver riconosciuto che quella persona o quella influenza accende il nostro demone interiore che fa di tutto per indebolire la nostra fede e allontanarci dal Buddismo. Il passo decisivo, quando si incontra un cattivo amico, riconoscere e poi sconfiggere la propria oscurit fondamentale. Allora, come per magia, una volta vinto dentro di noi l'odio personale si dissolve, non c' rancore, astio o desiderio di vendetta che fanno male solo a noi stessi e non producono nulla di buono e duraturo. Sar ancora pi evidente ci che giusto e cosa non lo , e saremo lucidi e fermi nel denunciare gli errori, allontanare i cattivi amici o addirittura riuscire a trovare la compassione per correggerli divenendo per loro dei buoni amici. Un cuore puro Per sviluppare la compassione necessaria per far questo, il nostro cuore deve essere assolutamente puro, senza odio, invidia o rancore. Se uno amico di una persona ma manca della compassione di correggerla, in realt un suo nemico. Ma se la corregge e la rimprovera un ascoltatore della voce che difende l'insegnamento del Budda, un vero discepolo del Budda. Chi la libera dal male sta agendo come genitore.15 La parola chiave di questo passo "compassione". Solo se si ha veramente a cuore una persona, se le si vuole veramente bene, si pu tentare di correggerla. Perch denunciare le malefatte o le idee errate e indicare la strada corretta anche e soprattutto nell'interesse di coloro che commettono questo genere di azioni.16 L'arma indispensabile e insostituibile per intraprendere questa lotta la fede. Da essa si originano tutti gli altri requisiti necessari alla vittoria come il coraggio, la saggezza e la compassione. Scrive il presidente Ikeda citando

la Raccolta degli insegnamenti orali: "Questa parola 'fede' una spada affilata che taglia l'oscurit fondamentale o ignoranza". Solo attraverso la fede possiamo sradicare queste tendenze negative distruttive. Nam-myoho-renge-kyo l'arma fondamentale per sconfiggere i demoni. Sfidando la negativit con il Daimoku, possiamo purificare noi stessi e conseguire la Buddit. Possiamo trasformare perfino i "cattivi amici" (cio le influenze negative) in "buoni amici" (influenze positive). Incontrare grandi ostacoli un'opportunit per accumulare benefici e ottenere l'Illuminazione.17 Ecco allora cosa succede se riconosciamo e utilizziamo la loro presenza per rinforzare ancora di pi la nostra fede: anche le cattive influenze si trasformano in buoni amici. Non serber rancore verso quelli che mi hanno perseguitato. Anche le persone malvagie saranno buoni amici per me.18 Con lo stato vitale del Budda tutto pu essere usato positivamente per la crescita personale e per la realizzazione di kosen-rufu. I migliori alleati per il raggiungimento della Buddit Proprio come spiega Nichiren nel Gosho contenuto in questo numero (p. 54): Devadatta ebbe il posto supremo fra i buoni amici del Tathagata Shakyamuni. Anche in quest'epoca non sono gli alleati, ma i potenti nemici, coloro che aiutano una persona a progredire. [...] Per quanto mi riguarda, i miei migliori alleati per il raggiungimento della Buddit sono Kagenobu, i preti Ryokan, Doryu e Doamidabutsu, Hei no Saemon e il signore di Sagami. Provo gratitudine [lett. "provo gioia"] al pensiero che, senza di loro, non avrei mai potuto diventare il devoto del Sutra del Loto.19 Per concludere opportuno ricordare che il compito di ciascuno di noi, il compito di ogni buddista, quello di diventare noi stessi dei buoni amici per le persone che ci circondano, curando costantemente la nostra fede, indicando ai nostri amici il Gohonzon e rimanendo sotto la guida del maestro per discernere in ogni occasione cosa bene e cosa male. In questo modo continueremo a rendere la Soka Gakkai quel genere di indispensabile influenza positiva di cui parla Nichiren Daishonin, quel gruppo di compagni che si sforzano insieme per approfondire la fede, la pratica e lo studio, che si incoraggiano l'un l'altro e lavorano insieme per il progresso di kosen-rufu: La Soka Gakkai afferma con semplicit e chiarezza il presidente Ikeda - principalmente un gruppo di buoni amici.20 Note 1) I tre maestri del Tripitaka pregano per la pioggia, RSND, 1, 531. 2) SDL, 425. 3) RSND, 1, 531. 4) cfr. La nuova rivoluzione umana, vol. 26, cap. 1, puntata 60, di prossima pubblicazione. 5) RSND, 1, 24. 6) Il corpo e la mente delle persone comuni, RSND, 1, 1000. 7) RSND, 1, 531. 8) Recitare il Daimoku del Sutra del Loto, WND, 2, 211. 9) Daisaku Ikeda, Il Gosho e la missione di kosen-rufu, Esperia, vol. 1, p. 201. 10) Risposta a Sairen-bo, RSND, 1, 275. 11) Ibidem, vedi anche Risposta a Hoshina Goro Taro, RSND, 1, 140. 12) Citato in Dizionario del Buddismo, Esperia, p. 94. 13) Daisaku Ikeda, Il Gosho e la missione di kosen-rufu, Esperia, vol. 1, p. 200. 14) Daisaku Ikeda, La nuova rivoluzione umana, vol. 26, cap. 1, puntata 59, di prossima pubblicazione. 15) L'apertura degli occhi, RSND, 1, 259. 16) Daisaku Ikeda, Il Gosho e la missione di kosen-rufu, Esperia, vol. 2, pp. 118-119. 17) Ibidem, vol. 1, p. 191. 18) Perch non c' protezione da parte degli di celesti, WND, 2, 432. 19) Le azioni del devoto del Sutra del Loto, RSND, 1, 685. 20) Daisaku Ikeda, Il Gosho e la missione di kosen-rufu, vol. 2, pag. 200.

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