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18/6/2021 Uno, nessuno e centomila di Pirandello: trama e significato | Studenti.

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Uno, nessuno e centomila di Pirandello:


trama e significato
Uno, nessuno e centomila: significato e analisi del celebre ed ultimo romanzo di Luigi Pirandello,
quasi un testamento letterario dell'autore

Devi conoscere
Pirandello: vita e opere
(https://www.studenti.it/pirandello-vita-opere.html)

Cosa imparerai
Le nozioni principali circa la trama, il significato e la struttura del romanzo "Uno, nessuno e
centomila"

INDICE

1 Uno, nessuno e centomila: introduzione


2 Genesi e storia editoriale
3 Uno, nessuno e centomila: la trama
3.1 Il naso
3.2 L'usuraio
3.3 Follie
3.4 Il nulla
4 La forma
4.1 Struttura di Uno, nessuno e centomila
4.2 Il narratore/personaggio
4.3 Lo stile
4.4 La lingua
5 I temi: tutto Pirandello in un romanzo
6 Conclusioni
7 Uno, nessuno e centomila: video scheda libro
Concetti chiave

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Autore Luigi Pirandello (https://www.studenti.it/pirandello-vita-opere.html)

Cosa Uno, nessuno e centomila

Quando 1926

Caratteristiche Romanzo psicologico

Movimento letterario Decadentismo

Lingua Italiano

Frase celebre «Di ciò che posso essere io per me, non solo non potete saper nulla voi, ma nulla
neppure io stesso.»

1 Uno, nessuno e centomila: introduzione


Uno, nessuno e centomila è, insieme a Il Fu Mattia Pascal, il romanzo più famoso di Luigi Pirandello
(https://www.studenti.it/pirandello-vita-opere.html) . Come vedremo, questo è uno dei libri più pirandelliani che
Pirandello (https://www.studenti.it/topic/luigi-pirandello.html) scrisse, la quintessenza del suo pensiero e della sua
scrittura. E questo è, ancora, più importante se pensiamo che Uno, nessuno e centomila fu l’ultimo
romanzo di Pirandello e per questo rappresenta anche l’immagine di sé che egli volle lasciare. Dopo anni
dedicati principalmente al teatro (https://www.studenti.it/topic/teatro.html) , Pirandello torna al romanzo e non
possiamo non vedere in questo gesto una volontà testamentaria, la volontà di fissare nella forma più chiara
possibile e una volta per tutte la propria idea di mondo. 

2 Genesi e storia editoriale

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Foto di Luigi Pirandello — Fonte:


Getty-Images

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Pirandello scrive Uno, nessuno e centomila nell’arco di molti anni e più nello specifico in quegli anni in
cui l’autore è preso dal teatro (https://www.studenti.it/pirandello-teatro.html) e viaggia per il mondo per assistere o
mettere in scena lui stesso i suoi spettacoli. L’elaborazione del romanzo era iniziata già intorno al 1910, ma il
grosso del lavoro di scrittura si concentra nei primi anni 20.
Il romanzo Uno, nessuno e centomila viene pubblicato tra il 1925 e il 1926 sulla rivista
(https://www.studenti.it/topic/riviste-letterarie.html) «La Fiera Letteraria». Non dobbiamo stupirci che un romanzo
apparisse sulle pagine di una rivista: si trattava di una pratica molto diffusa a quell’epoca, le riviste letterarie
(https://www.studenti.it/riviste-letterarie-italiane-novecento-caratteristiche-nomi-autori.html) erano molto importanti e attiravano
molti lettori. Lo stesso Pirandello aveva pubblicato su varie riviste molte delle sue novelle e
praticamente tutti i suoi romanzi, tra cui il suo capolavoro, Il Fu Mattia Pascal. In ogni caso nel 1926 Uno,
nessuno e centomila viene pubblicato anche in volume, diventando ben presto uno dei classici della
letteratura italiana.    

3 Uno, nessuno e centomila: la trama


3.1 Il naso
La storia raccontata nel romanzo Uno, nessuno e centomila inizia con un evento fortuito e
apparentemente insignificante. Vitangelo Moscarda, il protagonista, scopre dalla moglie di avere il naso
storto, un dettaglio di sé stesso che egli non aveva mai notato. Questa piccola coincidenza innesca un vortice
di ragionamenti che lo portano, attraverso vari esperimenti, alla consapevolezza di non essere per gli altri
come egli è per sé stesso. 

3.2 L'usuraio
I ragionamenti continuano ad affollarsi nella sua testa fino ad un altro momento di rottura. Vitangelo
pensa al padre, un padre distante e arcigno che, secondo lui, di professione faceva il banchiere. Ma
all’improvviso ecco l’illuminazione: il padre non era un banchiere, ma un usuraio! Questo intensifica la sua
frustrazione. Dunque per gli altri lui è il figlio dell’usuraio e, dal momento che ha ereditato la banca del padre,

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usuraio egli stesso, un ruolo nel quale non si era mai visto. Decide allora di
iniziare a scompigliare le carte, distruggendo le immagini di lui che gli
altri si erano fatti, gli altri “lui” che vivono negli occhi delle persone che lo
conoscono. 

3.3 Follie
Vitangelo comincia a compiere delle azioni che ai suoi occhi hanno un
senso e uno scopo preciso, ma che agli occhi degli altri appaiono come
segni di follia (https://www.studenti.it/topic/pazzia.html) . Il primo esperimento è
quello con Marco di Dio e sua moglie Diamante, due poveri sognatori,
vecchi clienti del padre usuraio, che vivono in una catapecchia di
Vitangelo. Il protagonista decide di inscenare lo sfratto dei due, salvo
Pirandello nella sua stanza —
poi, a sorpresa, donargli una casa. Di fronte a questo gesto, col quale
Fonte: Getty-Images
Vitangelo vorrebbe allontanare la fama di usuraio che egli ha in
paese, la gente reagisce gridandogli: «Pazzo! Pazzo! Pazzo!». 

La seconda azione folle che Vitangelo compie, questa volta in preda alla rabbia, è di ritirare il proprio
capitale dalla sua banca, mandandola fallita. Le reazioni degli altri questa volta sono più violente. La moglie
va via di casa e lui litiga col suocero. Tutti, in primis gli amministratori della sua banca, ormai lo credono
impazzito.
Ma interviene qui un nuovo personaggio, Anna Rosa, amica della moglie, che lo fa chiamare e lo avverte che
tutti stanno cospirando contro di lui per farlo dichiarare insano di mente. Per fare ciò lo fanno parlare con il
vescovo, ma Vitangelo lo riesce a sviare motivando le sue scelte con la bontà e la carità. Con Anna Rosa
Vitangelo si apre, cerca di spiegargli i suoi pensieri, lei li capisce e, sconvolta e con un gesto inaspettato, cerca
di ucciderlo con una pistola.  

3.4 Il nulla
Dopo il tentato omicidio di Vitangelo, c’è il processo contro Anna Rosa. La versione che Vitangelo dà al
giudice è che si sia trattato di un incidente, ma Anna Rosa ha già confessato. Nel finale, Vitangelo ci dice che
ora vive in un ospizio e che ormai ha accettato la propria condizione attraverso l’accettazione del nulla, del
fatto che la vita “non conclude”. Egli è ormai fuori dal mondo e lontano dalle persone e il libro si chiude con
queste parole: «muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi: vivo e intero, non più in me, ma in ogni
cosa fuori». 


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Avrei potuto, è vero, consolarmi con la


riflessione che, alla fin fine, era ovvio e comune
il mio caso, il quale provava ancora un'altra
volta un fatto risaputissimo, cioè che notiamo
facilmente i difetti altrui e non ci accorgiamo dei
nostri.
Luigi Pirandello - Uno, nessuno e centomila

4 La forma
4.1 Struttura di Uno, nessuno e centomila
Il romanzo si divide in otto libri, che contengono al loro interno altri sotto capitoli, ognuno dei quali con un
titolo proprio. In questo modo Pirandello crea una struttura spezzettata, ma fortemente coesa, un
insieme di piccole unità che si collegano tra di loro e vanno a formare il tutto del romanzo, nello stesso modo in
cui tanti pensieri vanno a formare un’idea.  

4.2 Il narratore/personaggio
Uno, nessuno e centomila presenta un narratore interno, che è
anche il protagonista, Vitangelo Moscarda. Il racconto è fatto in prima
persona, con un tipo di focalizzazione interna. Il protagonista ci
mostra il proprio punto di vista, ci parla dei suoi pensieri. L’azione avviene
tutta al passato, nel momento in cui li racconta i fatti sono già avvenuti, e il
narratore-protagonista li sta rievocando.   

4.3 Lo stile
Come la struttura, anche lo stile di Uno, nessuno e centomila risulta
spezzettato. La scrittura segue i pensieri del personaggio, tra improvvise
illuminazioni e ripensamenti.  È uno stile divertente e allegro, fatto di
incisi e intercalari. La scrittura si costituisce attraverso flussi di
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pensiero e ragionamenti. Sono presenti domande retoriche ed Ritratto di Luigi Pirandello —


esclamazioni, che mantengono vivo il ritmo della scrittura. Il narratore Fonte: Ansa

inserisce spesso un interlocutore immaginario, che è il lettore stesso,


risponde alle possibili obiezioni che questi potrebbe fargli e cerca di convincerlo del suo ragionamento.     

4.4 La lingua
La lingua di Uno, nessuno e centomila è, in generale, semplice con molti elementi del parlato, in
particolare nei dialoghi. Pirandello unisce però questa tendenza all’oralità con l’uso di alcuni termini meno
comuni, che appaiono di tanto in tanto tra le pagine del romanzo, termini di cui il lettore può non capire il
significato e che rimandano sia all’italiano dotto che alle varie tradizioni popolari italiane (toscana, romana,
siciliana).   
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Letteratura - Uno
nessuno e centomila…
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5 I temi: tutto Pirandello in un romanzo


In questo romanzo ritroviamo tutti i temi più cari a Pirandello, primi quelli della maschera e della follia.
Vitangelo Moscarda scopre di non conoscersi, di non essere una persona, di indossare centomila maschere,
una per ogni persona che conosce e una anche per sé stesso. Vitangelo è uno, è tanti e allo stesso tempo
è nessuno. Interviene allora la follia, unica via di scampo dalla tragicità e la paradossalità della vita. La follia
deriva dalla consapevolezza, dal pensiero che lo porta a convincersi delle proprie teorie e a voler sfidare quel
mondo dalle centomila apparenze nel quale si sente imprigionato.    

Uno, nessuno e centomila può essere interpretato come esempio perfetto di romanzo umoristico, in
cui il personaggio si autoanalizza, scopre e allo stesso tempo perde sé stesso in un’azione che passa dalla
disperazione al divertimento nel giro di poche pagine. Umoristico è l’atteggiamento che Vitangelo assume nei
confronti di coloro che gli stanno attorno e le reazioni che provoca in loro. Egli cerca di far vacillare le certezze
degli altri, ma ottiene in molti casi solo incomprensione. Gioca con le persone che ha intorno, cerca di
scrutare nelle loro anime, di disorientarli e instillare in loro quel dubbio che sta sconvolgendo lui stesso.  

Vitangelo Moscarda si scopre un estraneo a sé stesso, egli non è quello che gli altri vedono in lui. Molto
importante è l’immagine dello specchio che gli rivela che oltre ad essere tante persone diverse per gli altri,
egli stesso non sa in fondo chi è veramente. Davanti allo specchio Vitangelo capisce di non conoscersi, di non
riconoscere il suo riflesso come suo. 

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Bisogna poi sottolineare la centralità del pensiero: tutto il processo di mutazione avviene attraverso la
riflessione e il pensiero, a cui seguono poche azioni, che vengono lette come follia e tagliano Vitangelo fuori
dalla società, che non riconosce più in lui i vari Vitangelo che ognuno dei suoi amici e conoscenti avevano
costruito nelle proprie menti.  

La riflessione parte da due eventi minimi: 

la rivelazione del naso, che insinua per la prima volta il dubbio nel protagonista;
la presa di coscienza di essere considerato un usuraio, che lo spinge a iniziare
ad agire diversamente da come le persone si aspettavano da lui.

Uno, nessuno e centomila è il romanzo della crisi dell’individuo,


argomento caro a Pirandello, e Vitangelo Moscarda è l’ultima di tante
figure di uomini e personaggi frantumati e in conflitto con la realtà e con sé
stessi. Nel finale il protagonista sceglie di rinunciare a ogni identità,
chiudendosi in un ospizio e abbandonandosi al puro fluire della vita.

Ma il romanzo di Pirandello, oltre alla crisi dell’io ci mostra anche la


crisi della società, di tutti quelli che proprio non riescono a capire quello
che passa per la testa di Vitangelo, e ci offre un’interessante idea
sull’origine dei conflitti tra gli uomini: essi nascono dal fatto che ogni
persona cerca di imporre la propria visione di sé e degli altri. Il conflitto
interno all’io porta al conflitto con il mondo.  
Ritratto di Luigi Pirandello,
collezione privata — Fonte: Ansa

6 Conclusioni
Abbiamo qui toccato i punti centrali di Uno, nessuno e centomila, ma in realtà in questo romanzo c’è
molto di più. Potremmo dire che in esso ci sono una, nessuna e centomila cose da scoprire.  

Una perché il concetto di fondo, intorno al quale il narratore continuamente torna,


è la frammentazione dell’io;
Nessuna, perché quello che Vitangelo dice già lo sappiamo se guardiamo a fondo
dentro di noi;
Centomila, come le sfumature e i percorsi che Pirandello intraprende intorno al
tema principale.

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Il modo più facile per capire questo romanzo e apprezzarne ogni aspetto è allora leggerlo, immergersi in queste
140 pagine al fianco del nostro amico-nemico Vitangelo e cercare di uscirne, se ci riuscite, tutti interi. 

Una realtà non ci fu data e non c'è, ma



dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere: e non
sarà mai una per tutti, una per sempre, ma di
continuo e infinitamente mutabile.
Luigi Pirandello - Uno, nessuno e centomila

7 Uno, nessuno e centomila: video scheda libro

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Concetti chiave

La struttura 1
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Uno, nessuno e centomila, pubblicato tra il 1925 e il 1926 sulla rivista «La Fiera Letteraria», si
divide in otto libri. Ciascuno di questi contiene al suo interno altri sotto capitoli: si tratta di una struttura
simmetrica e coesa.

La lingua 2
Pirandello usa un linguaggio colloquiale con diversi elementi tratti dal parlato. Non mancano però
termini che rimandano all'italiano dotto.

I temi 3
Tornano in Uno, nessuno e centomila i temi più cari a Pirandello come la maschera e la follia.

Domande & Risposte


Cosa vuol dire Uno, nessuno, centomila?
Uno: l’immagine che ognuno ha di se stesso; Nessuno: è quello che Vitangelo sceglie di essere alla fine
del romanzo; Centomila: indica le immagini che gli altri hanno di noi.

Come inizia Uno, nessuno e centomila?


Uno, nessuno e centomila inizia con un evento fortuito e apparentemente insignificante: Vitangelo
Moscarda scopre dalla moglie di avere il naso storto, un dettaglio di sé stesso che egli non aveva mai
notato. Questa piccola coincidenza innesca un vortice di ragionamenti che lo portano alla
consapevolezza di non essere per gli altri come egli è per sé stesso.

Chi è il protagonista di Uno, nessuno e centomila?


Vitangelo Moscarda. Oltre che protagonista è anche il narratore della storia.

Perché per Pirandello l’uomo è Uno, nessuno e centomila?


Uno perché l’uomo è colui che crede di essere, nessuno perché, dato il continuo cambiamento, non è
capace di fissarsi in una forma definita e centomila perché l’uomo non si riconosce in quello che gli altri
dicono che sia.

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