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Introduzione

La tv cambia la testa degli italiani?



Gli storici rispondono di s.

Un chiaro esempio quello della lingua: nell'ultimo mezzo secolo i cittadini
che parlano pi dialetto che italiano sono scesi da 2/3 a meno di 1/4 e
questo lo si deve molto a Mike Bongiorno e al piccolo schermo.
In Italia si legge poco e si va al cinema solo saltuariamente: la tv, invece ,
campeggia nella vita quotidiana e le dedichiamo in media 4 ore al giorno
(statistiche).

E' il mezzo di informazione e consumo culturale dominante.
Ci si chiede se la tv sia responsabile dei ragazzi che uccidono i genitori, degli
atteggiamenti dei politici o degli immigrati che arrivano in Italia convinti di
trovare la terra delle meraviglie.

La demonizzazione della tv vanta precedenti illustri: negli anni 60 la Scuola di
Francoforte manifestava la sua idea della societ moderna come societ <<a
una dimensione>>, piallata dalla cultura di massa e prodotta dalle industrie
del consumo, obbediente al potere a alla persuasione della pubblicit
commerciale.
La Tv riesce a fare leva su problemi, insicurezze e fragilit che esistono gi,
trasfigurandoli in un mondo di sogli, miti e illusioni.

Un passaggio fondamentale quello dalla tv pedagogica di Bongiorno e
Bernabei (anni 60) alla neotelevisione (da Portobello '77 al Grande Fratello del
2000), che mette in scena e mitizza l'italiano medio.

Al tempo della paleotelevisione una ragazza poteva solo fantasticare di
immedesimarsi nelle gemelle Kessler o in Sofia Loren; adesso, nel tempo della
neotelevisione, la possibilit si concretizza: tutte possono diventare veline,
senza studiare, prepararsi, aspettare.

Anche l'informazione politica cambia: da Samarcanda (1987) si supera il
format del forum comunicativo di confronto tra opinioni regolato dalle leggi,
mentre si approda ad una narrazione con buoni e cattivi, vincitori e vinti.

La politica diventa un genere di consumo.
Le tv commerciali hanno l'obiettivo di vendere spettatori agli inserzionisti
pubblicitari. La pubblicit diventa l'anima della neotelevisione.

La televisione non onnipotente: se riesce a cambiare la testa delle persone
perch funziona da sponda di una trasformazione sociale profonda: la
mutazione individualista.

La baby boom generation, nata tra la fine della guerra e il 1955, inietta nelle
societ occidentali una dose di individualismo che si esprime tra il 68 e gli
anni di piombo.

Gli effetti si misurano su 3 piani distinti:
1) comportamenti demografici : + single e - matrimoni
2) cambiamenti socioeconomici: calo della grande industria e sviluppo della
piccola e media, + lavoro autonomo
3) identit culturali: secolarizzazione e religiosit bricolage (credo in Dio, ma
non nella Chiesa)

Solo in Italia la tv diventa soggetto politico.
In tutta Europa si afferma nel corso degli anni 70 la televisione privata e il
potere politico in grado di garantire le regole della libera concorrenza,
consentendo agli editori il possesso, al massimo, di una sola rete nazionale.
In Italia la rapida ascesa di Silvio Berlusconi si spiega con l'assenza di
normative, grazie al rapporto di scambio che Berlusconi intrattiene con Craxi.
Questo gli consente di far piazza pulita della concorrenza durante il lungo
periodo di "far west".
La legge che regola il sistema arriva solo nel 90, ma Berlusconi ha gi il
monopolio.

La tv non determina il cambiamento: lo rispecchia e lo amplifica.
Oggi la neotelevisione soddisfa ambizioni, crea sogni, regala attimi di celebrit
a persone senza qualit, senza nemmeno richiedere l'abilit di rispondere ad
un quiz. Pubblicizza beni di consumo come status symbol, cambia l'idea del
futuro: non pi frutto di progetti comuni condiviso da molti, ma eterno
presente fatto di soddisfacimento immediato di presunti bisogni personali.

CAPITOLO 1 - Il boom (1954 - 1967)

Rivoluzione in famiglia

Nel Novecento la copertina illustrata della Domenica del Corriere rappresenta
un appuntamento importante per molti italiani: mette in scena un
avvenimento emozionante per i lettori.
Nel primo numero del 1954 (illustrata da Walter Molino), la copertina
dedicata a un nuovo elettrodomestico il cui nome televisione.

La didascalia recita: "Rivoluzione in famiglia! L'arrosto brucia, i bambini
dimenticano i compiti, il pap la pipa e l'appuntamento al caff."

Televisione = morte della conversazione = divorzio : questa teoria si era
sostenuta qualche anno prima su Oggi.
L'arrivo della radio non aveva destato grosse preoccupazioni: l'ascolto un atto
pi naturale e domestico, inoltre avvicinava cittadini e istituzioni (famose le
"chiacchiere al caminetto" del presidente Usa Roosvelt).

La presenza della tv, invece, vista come minacciosa e ingombrante.

Paolo Monelli manifesta il suo timore verso il nuovo mezzo con un articolo
sulla Stampa : sostiene che, inizialmente, l'alto costo degli apparecchi avrebbe
tenuto immuni molte famiglie borghesi e operaie da questo flagello (cit.), ma
che poi sarebbero stati accessibili a tutti, grazie alla vendita a rate.
Monelli parla di un progresso all'ingi, con la societ destinata a conformarsi
e a meccanizzarsi; parla con preoccupazione della sorte dei rapporti sociali e
familiari, destinati ad annullarsi; teme, inoltre, il potere persuasivo della tv,
utilizzabile come strumento di propaganda politica.

Ottimiste, invece, le argomentazioni di Gianni Granzotto, inviato della Stampa
negli USA: "Non bisogna aver paura della tv. Anche negli Usa si disse che
avrebbe ucciso la cultura, la conversazione, le vecchie abitudini della vita
sociale. La ipnosi da tv non un male cronico, ma una febbre passeggera. Se
la tv prende un posto preminente accade nelle case dove non esistevano
nemmeno prima quelle forme di vita sociale: case dove non si leggeva o si
leggeva poco e male, dove non si tenevano conversazioni brillanti. In quelle
case la tv ha colmato un vuoto."

La tv viene illustrata come status symbol della classe media emergente.
Riduce gli spazi di socializzazione, ma d un motivo alla famiglia per stare
insieme.

In Europa e Italia le preoccupazioni sono pi di natura politica.
Luigi Barzini mette in guardia dalla potenza pervasiva e totalitaria del mezzo:
"Praticamente la vita culturale sar nelle mani di pochi uomini". (1954)

La tv si diffonde nelle case insieme ad altri beni di consumo durevoli
(frigorifero, lavatrice, auto) che compongono il quadro del "miracolo
economico" (1955 - 1965), cio del pi significativo ed accelerato
miglioramento della qualit della vita della storia del Paese.

Nasce l'immagine dell'immigrato con la valigia di cartone che arriva spaesato
a Milano, con i meridionali in fuga dalle campagne pi povere e disastrate
verso le zone agricole pi ricche, i comuni maggiori e le grandi metropoli.
Nel dopoguerra calo degli addetti all'agricoltura: tra 1954 e 1964 scendono da
8 a 5 milioni.
Questa anche conseguenza dell'innovazione tecnologica, con trattori e
mietitrebbia che innalzano la produttivit e liberano forza lavoro che cerca
impiego altrove.

Met anni 50 - a partire per le citt sono sempre pi i giovani; cresce il livello
di scolarit (gli iscritti alle medie crescono da 500mila del 1947 a
1milione600mila del 1962).

Le citt crescono rapidamente (sale al 65,4% il numero di italiani che vivono
in centri con + di 20mila abitanti contro il 59,1% degli anni precedenti)

La tv la chiave d'accesso a nuove culture e rispecchia il movimento verso il
progresso.
1953 -1963: i dischi venduti in Italia crescono da 5 a 22 milioni
Generazione delle 3 emme: Mestiere, Moglie, Macchina

Vita in citt = velocit e dinamismo. L'auto (la Seicento nel '55 e la
Cinquecento nel '57) sostituisce lo scooter. 10mila sono i morti in incidenti
stradali nel 1962, il doppio di quelli odierni.

Aspetti positivi della tv:
Sveglia, agita la sete del nuovo e del meglio; supera i vecchi modi di vita e
rompe barriere che sembravano invalicabili.
Inventa una nuova opportunit di socializzazione, spontanea e autogestita.
Incide sul costume pi del cinema.

Nel paese toscano di Scarperia ci sono solo 22 tv per 5000 abitanti. Contadini
di montagna scendevano a piedi e facevano chilometri, anche sotto la
pioggia, per recarsi nel locale pi vicino a vedere la tv.
La fruizione pubblica della tv favorisce l'incontro tra immigrati e nativi: diventa
un mezzo di integrazione importante, in un clima di diffidenza e di insistenza
degli stereotipi negativi associati ai "terroni" ("vengono qui senza lavoro e poi
tocca a noi mantenerli").

La tv rispecchia l'aumento del tenore di vita e si inserisce nel processo di
industrializzazione del Paese.

Carosello

L'avvento della tv muta le pratiche di vita sociale degli italiani.
Di questo se ne accorge anche il Partito Comunista, che passa da una iniziale
demonizzazione antiamericana e un'attenzione pi aperta . Il quotidiano di
partito segue le vicende di Lascia o raddoppia? e dalla fine del 1956 il titolo
della rubrica di critica radiofonica e televisiva diventa Male e bene alla Rai Tv.

Lidia De Rita, sociologa, intervista dei contadini da cui emergono i motivi
dell'interesse nei confronti della tv, principalmente 2: "c' da apprendere" e
"c' il divertimento".
"La tv sono diversi programmi (rispetto al cinema, che propone un film e
nient'altro), durante la serata sono diverse cose, insomma c' pi da vedere
[] Noi siamo della campagna, la sera ti senti stancoio l'unico divertimento,
la sera me ne vengo alla televisione, sto un paio d'ore e poi mi vado a ritirare
[]"
"Prima non capivano nude [niente] invece m vedi la televisione, vedi parecchi
programmi, parecchie cose, si capisce di pi".

La tv permette una nuova simultaneit, permettendo di confrontare la propria
realt con altri mondi fino ad allora ignorati.
I programmi pi guardati sono Il Musichiere (1957 con Mario Riva) e Lascia o
raddoppia? (1955 con Mike Bongiorno).
Il Musichiere mette in scena le canzonette ("l'hanno visto anche i bambini! E
vanno cantando strada strada" - testimonianza dei contadini), il secondo ha
un enorme successo grazie alla corrispondenza tra la media normalit del
pubblico e quella del conduttore e dei concorrenti.
In Mike non si avverte nessuna costruzione o finzione scenica, non si
vergogna d'essere ignorante (Umberto Eco 1961).
Con Lascia o raddoppia? scatta un meccanismo di immedesimazione del
pubblico con il mezzo: la tv fa vedere "gente come noi".
Entrambi i programmi sono importati dagli Usa.

Frattura tra cultura di massa e cultura d'lite: l'idea di frattura nasce da un
pregiudizio legato a un concetto aristocratico della cultura che inadeguato a
comprendere l'et contemporanea.
Intellettuale sia chi scrive libri che chi dirige serial televisivi: entrambi
devono fare i conti col mercato culturale, ma in misura diversa. E' questione di
quantit e non di qualit.

Carosello per 20 anni (1957 - 1977) incarna la via italiana alla pubblicit e ai
consumi di massa.
La sua lgica impone una formula rigida alla comunicazione commerciale: 2
minuti e mezzo di spettacolo e mezzo minuto di spot.
Concentrato nella fascia oraria di maggior ascolto (dopo il tg delle 20.30),
esprime una sorta di primato della politica: le aziende private devono
sottostare alla regola che antepone gli spettatori ai consumatori.
La Rai, finanziata dal canone e monopolista, se lo pu permettere.
La scomparsa di Carosello lascia molto rimpianto.

Carosello aveva introdotto gli italiani sulla soglia del consumismo: nel 1957
apre a Milano il primo supermarket. Liquori, detersivi ed altro corrispondono
ai personaggi di Carosello (vedi Calimero e la candeggina Avs).
Da Carosello si afferma una congiuntura storica di espansione del reddito
medio e di grandi spostamenti di popolazione.
"A Nord si vive meglio", dicono i contadini del Gargano negli anni 60. La
pubblicit televisiva svincola l'acquisto e il consumo di generi da ogni
appartenenza di genere, classe, ideologia e religione. Unificazione
socioculturale del paese.
Gli abitanti del Sud realizzavano davanti al video una specie d'uguaglianza
magica col resto degli italiani: ecco che le famiglie che non possedevano
scarpe n un armadio, s'indebitavano per avere la tv.

Molti dei prodotti che passano per Carosello hanno a che fare con la cura
della casa, sfruttando la dimensione domestica della donna: a questo che
pensa Nino Pagot quando crea Calimero.
Per vendere bisogna interessare le donne: cosa le attirano? Bambini e animali.
Il prototipo del bambino indifeso il pulcino. Con il nero introduciamo l'idea
che bisogna pulirlo. Se protesta, assecondiamo i vezzi degli italiani. Se
combina guai gli togliamo il carattere troppo dolciastro che stancherebbe.
(sintesi)

Carosello rappresenta dunque un'apertura al mercato pubblicitario: nel 1963
le entrate pubblicitarie sono di 11 miliardi.
Carosello frutto di una virata laica, imposta all'ente dalla nuova gestione di
Rodin e Arata. Il vecchio gestore Guala, subito dopo, entra nell'ordine dei
frati trappisti, confermando la sua vicinanza alla Chiesa di Pio XII.
A Guala si deve per l'assenza di chiusure pregiudiziali nei confronti della tv
americana moderna.


La lingua degli italiani

La Rai potenzia e diversifica le proprie fonti d'entrata grazie alla pubblicit.
L'attivo di bilancio consente l'ampliamento della programmazione alla fascia
pomeridiana, dedicata ai programmi per ragazzi come Telescuola (1958).
Tullio De Mauro stato il primo a identificare la tv come strumento decisivo
di unificazione linguistica del Paese.
C'era gi stata la radio, ma il parlato radiofonico diverso dal parlato
normale: una lingua piatta e formale, priva di enfasi.
In questo periodo storico due italiani su tre usano ancora il dialetto come
idioma normale.
La lotta della Rai all'analfabetismo si attua con programmi come Non mai
troppo tardi (1960) con Alberto Manzi, con lezioni di grammatica, esercizi di
scrittura, documentari e con la miscela di informazione e intrattenimento.
La tv un misto tra appeal familiare e rispettabilit pubblica: non invasiva e
coinvolge senza traumi.
1964 - Pasolini scrive su Rinascita " nato l'italiano come lingua nazionale". E
nasce soprattutto per opera della tv.

11 ottobre 1962 - Discorso di Papa Giovanni XXIII la sera della seduta di
apertura del Concilio Vaticano II : "tornando a casa troverete i bambini, date
loro una carezza e dite 'questa la carezza del pap'" -
grande impatto sul pubblico, grazie al linguaggio semplice che diminuisce la
distanza tra popolo e mondo ecclesiastico.

All'inizio la tv era un bene di nicchia: nel 1955 chi la possiede (1%) aveva
anche radio, telefono e frigorifero. Dieci anni dopo le famiglie con la tv
salgono al 49%, come anche quelle che possiedono un frigorifero e una
lavatrice.
Tv come strumento di autoidentificazione: ostentatorio per i ricchi e mezzo di
uguaglianza per i poveri.

Con la tv si ha il pi alto livello di esperienza culturale condivisa: per tutto il
paese, milioni di persone vedono lo stesso programma.

I motivi che avvicinano il pubblico alla tv sono:
1) per essere al corrente dei fatti del giorno
2) perch un piacevole svago
3) per distrarsi e riposarsi dopo il lavoro

Tv americana 1957 - i programmi su cui gli inserzionisti pubblicitari investono
di pi sono:
1) film e sceneggiati
2) quiz
3) sitcom (situation comedy) : mette in scena le vicende della vita quotidiana,
tra satirico e drammatico. La prima Father knows best (1954 - 1963)

Italia:
Campanile sera (1960) - giro nelle province italiane con gli inviati Enzo Tortora
ed Enza Samp, che portano nelle piazze il format della gara a quiz e delle
prove di abilit.
Attorno alla diretta televisiva si raccolgono autorit e popolazione del posto:
la Rai rafforza il loro senso di identificazione nazionale e locale.
Documentazione di una societ civile ordinata e composta, chiamata a dare il
meglio di s.


Pedagogia e censura

Ci che negli Usa il frutto naturale del mercato e della libera concorrenza, in
Europa e in Italia conseguenza delle politiche culturali.
Tribuna poltica testimonianza dello stretto rapporto intrattenuto dalla Rai
con le istituzioni pubbliche.
Comunque, il contatto visivo con i politici per gli italiani una novit.
La vicinanza della Rai alla politica si traduce anche in un volto censorio,
impersonato a lungo dal codice di autoregolamentazione (istituito sotto la
direzione di Guala e scritto da mons. Galletto) che vieta in tv argomenti
ritenuti contro la morale. Il codice vieta di parlare del divorzio se non quando
indispensabile e comunque di non parlarne bene, vieta l'incitamento alla lotta
di classe, obbliga a colpevolizzare le relazioni adulterine e proibisce le scene
erotiche e le nudit che offendono il pudore.
Vittime illustri di questa politica culturale sono Dario Fo e Franca Rame in
Canzonissima, variet musicale del sabato sera. Lo sketch incriminato
riguardava gli infortuni di lavoro nei cantieri edili che la Rai riteneva
inappropriato a causa della concomitanza della vertenza per il rinnovo del
contratto di lavoro dell'edilizia.

1961 - aumentano le ore di trasmissione dedicate agli avvenimenti sportivi, ai
programmi giornalistici e culturali e ai film.

1962 - dopo meno di un anno, si dimette Enzo Biagi dalla direzione del
telegiornale del primo canale, che si scontra con le esigenze extraprofessionali
di un'azienda di Stato.
Il direttore doveva mantenere equilibrio, ma Biagi non si riteneva adatto.

1957 - l'Enciclica Miranda Prorsus promulgata da Pio XII apre con fiducia al
nuovo mezzo e richiama al dovere di un suo esercizio educativo.

La tv unisce il paese dal punto di vista linguistico e della cultura di massa e
attenua il conflitto generazionale, riunendo attorno allo schermo giovani e
anziani.


Consumi culturali e opinioni

Nel 1968 il Radiocorriere Tv ospita un dibattito sul ruolo della tv pubblica.
Un ascoltatore si rivolge al direttore Zatterin, sostenendo di non essere
d'accordo con la sua teoria secondo cui non si pu essere troppo profondi
quando la maggioranza del pubblico
immaturo. Preferirebbe, invece, dare ai cittadini una maggiore educazione.
Un altro ascoltatore, al contrario, si schiera contro i contenuti di tipo politico e
informativo, sostenendo che quello che vuole il pubblico sono soltanto
canzoni, divertimenti e spettacoli.

Negli Usa nel 1954 il numero degli ascoltatori radiofonici risale. La radio
cambia collocazione, con la costruzione dei primi transistor e autoradio.
La radio ancora preferita alla tv per i notiziari e per la musica.
Lo stesso vale per l'Italia, dove le famiglie a pranzo ascoltano la radio
nonostante possiedano il televisore.

I primi proprietari di tv erano anche gli ascoltatori pi assidui della raffio e
lettori pi frequenti di giornali e riviste.
Col tempo la tv diventa accessibile anche a persone che non leggevano con
abitudine.
Sul consumo di radio e stampa la tv non esercita un impatto determinante.
Altre variabili pesano in modo significativo.
A non leggere in Italia sono braccianti, agricoltori, casalinghe e operai, fermi
alle scuole elementari.

Diverso quanto accade per il cinema.
Dopo il calo statunitense, la crisi arriva anche in Italia: nel 1955 l'avvento della
tv porta a un drastico calo delle vendite di biglietti, che precipita negli anni 80
con l'avvento delle vhs.
La crisi del cinema na crisi di lungo periodo che in Italia prosegue
ininterrotta sia durante la fase di espansione della spesa in consumi culturali,
sia durante la fase di contrazione inaugurata dallo shock petrolifero del 1973.
Sul cinema la tv esercita un ruolo di concorrenza diretta.

1965 - cresce la spesa per il turismo culturale: attivit di ballo, mostre e fiere

Gli italiani sostengono che la tv faccia conoscere le cose in generale e che il
quotidiano sia meglio per approfondirle. In realt non sono in molti i lettori di
quotidiani: si ascolta pi radio e si leggono altri tipi di giornali.

1953 - 1964: nel bilancio domestico italiano cresce la spesa per trasporti e
comunicazioni, igiene e salute ed elettricit; scende quella per il cibo,
abbigliamento e tabacco
1968 - anno in cui la quota di utenti sistematici (che vedono cio la tv ogni
giorno) supera la met della popolazione

L'esposizione alla tv, comunque, non sembra cambiare radicalmente le
opinioni degli italiani.
Non la tv ad accendere il Sessantotto, ma le immagini della guerra in
Vietnam contribuiscono a diffondere oltre i confini nazionali i motivi delle
agitazioni.
Non la tv ad originare il movimento femminista, ma aiuta le donne
telespettatrici a maturare nuovi punti di vista pi autonomi.

Iniziano intanto le prime discussioni pubbliche sul ruolo diseducativo della
violenza in tv, con maestre e mamme che protestano preoccupate per le
reazioni dei bambini alla vista delle immagini crude della guerra o altri
contenuti discutibili (nel teleromanzo Non cantare, spara si vede una maestra
che insegna ai suoi alunni a sparare con la pistola).
Lo psicanalista Cesare Musatti sostiene che su soggetti "normali" i film non
abbiano effetti negativi: non possono, cio, trasformarli in delinquenti. Questo
pu accadere se , al contrario, i soggetti sono gi nevrotici di loro.
La tv non fa altro che rafforzare orientamenti gi determinati.

1964 - Marshall Mc Luhan formula l'immagine del villaggio globale: la
tecnologia televisiva collega tutto il mondo; il limite fisico di distanza
superato dalla mondovisione.

Negli anni della ricostruzione e del boom la tv il mezzo di comunicazione
che rispecchia efficacemente il mutamento vissuto dagli italiani.


CAPITOLO 2 - La rottura (1968 - 1980)

Pubblico e privato

Alla svolta del 68 la paleotelevisione pedagogica di Bernabei si presenta con il
proprio volto plurale: da una parte Ungaretti con i versi dell'Odissea la
domenica in prima serata, dall'altra La famiglia Benvenuti (1968) rompe il tab
anti sit-com e ne declina una versione italiana.
Con La famiglia Benvenuti entra in scena un nuovo tipo di telefilm che non
narra di un eroe, ma di un nucleo famigliare alle prese con l'esperienza
quotidiana, con problemi effettivi, umani, rapporti sociali e di comportamento.
Veicola la fiducia piena nei valori della famiglia.

Nel corso degli anni 70 l'infelicit pubblica prende il sopravvento sulla felicit
privata: le parole chiave diventano incertezza e conflittualit.
Il mondo giovanile mette in luce contrapposizioni sociali interne.
Dal 1960 era in commercio la pillola anticoncezionale, dall'alto valore
simbolico. La sifilide era stata sconfitta e l'Aids non si era ancora presentato.
Rivoluzione femminista e rivoluzione sessuale acquistano concretezza e il 1968
segnato da mutamenti sociali: maternit consapevole, parit dei diritti,
distinzione tra il sesso e la riproduzione.
Il 68 prolunga sul piano della mentalit il moto individualista acceso negli
anni del boom.

Nel 1965 a Roma apre il Piper, un nuovo locale da ballo opera di Alberico
Crocetta, avvocato e frequentatore degli Usa.
Il Piper nasce come una platea dove i ragazzi possono scaricarsi, liberi dai
vincoli della famiglia.

Nei paesi del blocco dell'Est europeo l'invasione cecoslovacca (agosto 1968)
corrisponde a una stretta autoritaria e centralista, tendente all'industria
pesante e bellica.
Nelle strategie del Cremlino il 68 ha provocato il ritorno al comunismo di
guerra: la sconfitta Usa in Vietnam (73) e l'invasione sovietica in Afghanistan
(79) si consuma il sogno di contrastare l'egemonia americana. Ma la seconda
guerra fredda che ne viene fuori porta al peggioramento del tenore di vita,
che via via toglier il consenso al regime comunista, fino alla crisi finale.

La rivoluzione informatica dei personal computer (pc) proviene dal clima
culturale del 68. I guru di quella rivoluzione (Bill Gates, Steve Jobs e Steve
Wozniak) non nascondevano la loro appartenenza alla comunit hippy
californiana.

In Italia la drammatica esperienza degli anni di piombo (terrorismo) schiaccia
la considerazione del 68.
Tuttavia quel periodo una delle pi intense stagioni riformatrici della storia
d'Italia: riforma delle pensioni che fissa il minimo sociale (69), legge sul
divorzio (70), statuto dei lavoratori (70), istituzione delle Regioni (70), riforma
fiscale con anagrafe tributaria (71), servizio sanitario nazionale su base
universalistica e non pi casse mutue professionali (74 - 78), nuovo diritto di
famiglia con parit
fra coniugi (75).

La Rai si muove con cautela. Lancia Quelli della domenica con Paolo Villaggio
(1968) e aumenta la produzione di telefilm (39 nel 68, contro i 9 del 65).
Paolo Villaggio urta e divide: c' chi lo idolatra e chi non lo sopporta.

Lo sforzo produttivo della Rai si incarna nel Rapporto sulla Rai di Matinoli,
Bruno e De Rita (68). Tale Rapporto predice la trasformazione della Rai in una
grande impresa di comunicazione, capace di estendere la propria offerta sul
mercato dei consumi culturali e di competere sul piano internazionale
svincolandosi dalla politica.
Bernabei, comunque, resta fedele all'abbraccio politico.
La Rai in realt non ha alcuna ratio organizzativa e risponde palesemente a
criteri di sottogoverno clientelare al servizio dei partiti di governo.
Bernabei deve anche sottostare al rigore invocato dal Partito repubblicano e
all'opposizione interessata di industria automobilistica e giornalismo di carta,
che rinviano al 75 l'introduzione della tv a colori (in Europa dal 67).

Secolarizzazione

Le fine di Bernabei, parallela a quella del suo padrino politico Fanfani, arriva
con l'esito del referendum del 74, che sconfigge il tentativo della Dc di
abrogare la legge sul divorzio.
A determinare una maggioranza cos ampia di contrari il voto delle donne,
altro effetto del 68.
L'esito del referendum porta alla secolarizzazione, cio alla perdita di
importanza delle istituzioni religiose nei tempi e nei modi della vita
quotidiana.
Sono sempre di pi gli italiani che affermano di credere in Dio, ma non nella
Chiesa.

Fin dal 1930 la Chiesa Anglicana ammette il ricorso a pratiche contraccettive
purch esenti da motivazioni egoistiche o lussuriose.

1963 - Giovanni XXIII istituisce una commissione sul tema, che nel 1966
rimette a Paolo VI un rapporto favorevole alla libert di scelta sui metodi
contraccettivi nel quadro di una vita matrimoniale improntata al reciproco
rispetto. Paolo VI, per, rifiuta questo rapporto.

Separazioni e divorzi sono in costante aumento, a partire dal 1974 scende il
tasso di nuzialit, si alza l'et media degli sposi, che tocca i 30 anni; aumenta
la percentuale dei figli nati fuori dal matrimonio. Scende il tasso di fecondit:
da due a un figlio per donna.
Secondo Pier Paolo Pasolini tutto ci dipende dalla televisione:
<< E' stata la propaganda televisiva del nuovo tipo di vita edonistica che ha
determinato il NO al referendum. Non c' niente di meno idealistico e
religioso del mondo televisivo.
E' vero che in tutti questi anni la censura televisiva stata censura vaticana.
[] Doveva censurare Carosello perch in esso che esplode il nuovo tipo di
vita che gli italiani devono vivere. Il bombardamento ideologico non
esplicito: tutto nelle cose, tutto indiretto. Ma mai un modello di vita ha
potuto essere propagandato con tanta efficacia attraverso la televisione. >>

Il mutamento demografico riguarda tutta Europa, con divorzi, matrimoni
senza carta, riduzione del numero dei figli, metodi contraccettivi, aumento et
di nozze.

Il dopo Bernabei apre la stagione di passaggio dalla tv pedagogica
all'industria del divertimento.

La pubblicit disegna un modello con pochi figli e una donna casalinga, ma
aperta al mondo. Le donne cominciano a vivere il conflitto tra la tradizione e
l'ambizione lavorativa.

All'inizio degli anni 70 si acquistavano beni di consumo famigliari (tv e
elettrodomestici). Negli stessi anni, paradossalmente, aumentano i nuclei
famigliari composti da una sola persona:
nasce la cultura del narcisismo, con l'ostentazione di status symbol personali
di cui entra a far parte anche la cura del corpo.


Il ciclo della politica

In Italia si manifesta una nuova soggettivit individuale che da un lato
coinvolge e trasforma la famiglia da unit di risparmio a unit di consumo.
Le donne chiedono di poter intervenire sulle spese familiari (es. lavatrice
invece di automobile) , mentre prima a gestire il bilancio domestico era solo il
capofamiglia.
I giovani rivendicano il motorino.

"Chi Vespa mangia le mele" il fortunato slogan della Piaggio nel 1969. Lo
scooter diventa status symbol generazionale, non pi mezzo del capofamiglia.
La merce viene estesa a stile di vita: compro, dunque sono. Un mezzo di
trasporto pu trasformarsi in un simbolo di parit sessuale, partecipazione
civile.
1976 - campagna Mulino Bianco della Barilla incorpora il valore post-
materialista dell'ambiente: l'estensione della merce a stile di vita, sulla base
dello shock petrolifero del 73, riprende il mito della natura incontaminata.

Il messaggio pubblicitario non era un semplice messaggio di vendita, ma
un'estensione del prodotto stesso.
Non avere un certo prodotto genera un senso di esclusione, soprattutto nel
pubblico pi fragile.
"Quando funziona bene la pubblicit riesce a far sentire alla gente che senza
quel prodotto sei un perdente." (Nancy Shalek, dirigente di agenzie
pubblicitarie Usa)

La soggettivit individuale si indirizza anche verso le istituzioni, con una forte
domanda di democratizzazione.
In Italia la conflittualit si trasmette dalle universit (maggio 68) alle fabbriche
durante l'<<autunno caldo>> del 69, dove le ore di sciopero raggiungono il
picco massimo nel 1971.
La ricaduta nella baby boom generation rappresentata dall'operaio - massa:
una figura di nuova di lavoratore giovane, emigrato, erede della mobilit degli
anni del boom e istintivamente portato alla ribellione.
Questa nuova generazione operaia richiede una rappresentanza diretta,
creando il delegato di reparto, scelto dai compagni di lavoro e portavoce dei
propri interessi, spazzando via la logica istituzionale delle vecchie strutture
sindacali che, comunque, continuano a vivere: la CGIL raddoppia i suoi iscritti
nel giro di 10 anni (67 -77).

Tra il 69 e il 73 l'operaio massa protagonista di un ciclo di lotte tematiche
(inquadramento salariale unico e normativo, rifiuto monetizzazione salute e
lotta contro la nocivit sul lavoro, 150 ore retribuite da destinare allo studio).
Da una parte ritorno alla fabbrica nella sua dimensione aziendale, dall'altra
orgoglio di classe: intento di ricomposizione degli strati operai e di soggetto
unitario, protagonista anche fuori della fabbrica.
Anni centralit operaia: i lavoratori dipendenti del settore industriale
incarnano il baricentro della societ italiana fino al censimento del 51.
Le fabbriche del Nord influenzano il resto d'Italia.
Scolarizzazione e urbanizzazione degli anni del boom producono un aumento
del pubblico impiego.
Mentre i dipendenti danno vita ad un'intensa sindacalizzazione , le professioni
vivono periodi di politicizzazione.

Il referendum del 74 segna una svolta periodizzante, con le elezioni del 75 e
del 76 che vedono trionfare la sinistra.
I partiti hanno una logica di autocollocazione di classe: Pci e Psi raccolgono i
voti dei dipendenti, la Dc quelli di chi non se ne sente parte (pensionati,
casalinghe, lavoratori autonomi).

Inizia il fenomeno della trasmissione ereditaria di opinioni di padre in figlio,
che la sociologia spiega (met anni 60) parlando di "subcultura", applicata a
zone delimitate del territorio nazionale (regioni rosse e regioni bianche),
contraddistinte da uno stato di accentuata simbiosi tra identit politica e
cultura popolare.

E' una categoria di stampo Usa, impressionata dalla frattura tra comunisti e
democristiani italiani negli anni 50.

La subcultura impedisce la piena costruzione di una civic culture, cio di una
cultura politica nazionale condivisa che comporti la piena identificazione nello
Stato e nelle istituzioni.
In Italia la rivalit pi sentita che altrove: persino gli insulti agli avversari
politici sono pi frequenti rispetto a Germania, Inghilterra e Usa.
Il cittadino italiano cittadino solo a met, lontano dall'idea di una res
pubblica comune, ovvero di un'identit nazionale condivisa e di una moderna
cultura della cittadinanza.

I cittadini italiani trovano omogeneit soltanto attraverso il mezzo televisivo e
alla sua profonda funzione unificante.
Lievitano gli abbonati Rai: nel 1975 sono 12milioni.
Ma la funzione unificante della tv diventa difficile alla vigilia del primo shock
petrolifero durante la guerra dello Yom Kippur (73), dove l'Italia arriva in
ritardo rispetto al resto d'Europa.
La discesa della spesa delle famiglie per l'alimentazione (indice di benessere)
meno rapida. Questo ritardo rispecchia un atteggiamento di diffidenza nei
confronti dei media e della comunicazione commerciale, atteggiamento
condiviso con gli olandesi.
La disaffezione per la pubblicit si concentra nelle classi pi giovani ed indica
il peso del 68.
1976 - l'Italia sente il peso dell'inflazione: crescono le proteste per
l'inefficienza dei servizi pubblici, per la qualit dell'informazione e i cittadini si
sentono ingannati dai commercianti.
L'allontanamento dai media ribalta il ciclo di mobilitazione consumistica degli
anni 60. In Italia nascono in forte ritardo le organizzazioni dei consumatori, il
cui ruolo coperto da movimenti e partiti. Al cittadino consumatore si
sostituisce il cittadino politico.

Pasolini paragona il nuovo fenomeno a quello fascista: la differenza che nel
periodo fascista le classi continuavano ad uniformarsi ai loro antichi modelli,
con l'unico obbligo di obbedire a parole al regime. Ora invece non vi era
alcun obbligo, ma per mezzo della tv il Centro ha assimilato a s l'intero
paese, omologandolo e uccidendone le culture originali. Una volta il
cattolicesimo era l'unico fenomeno culturale che omologava gli italiani, ma
ora esso diventato un concorrente del nuovo fenomeno culturale
omologatore che l'edonismo di massa.

L'opinione di Pasolini non isolata. Del Festival di Sanremo, sempre andato
forte, nel 73 viene trasmessa solo la serata finale a causa del calo di ascolti.
Una minoranza rumorosa si batte contro i media e si concentra nelle
universit e nelle fabbriche. La maggioranza silenziosa, invece, segue
l'edonismo di massa.
La crescita quantitativa dei ceti medi prosegue nelle forme degli anni 50.
Negli anni 70 invece l'Italia attraversa un momento difficile, con entrate statali
insufficienti e con il deficit pubblico che corre velocemente.
Sempre in quegli anni si era andata a creare una "terza Italia": l'incremento
dei posti di lavoro industriali si concentra per 2/3 al Centro e al Nord-Est.

Exit

In Italia il livello di disoccupazione alto: nel 76 equivale al 6.7 % contro il 4,4
% e il 4,6 % di Francia e Germania.
La disoccupazione femminile supera il 10% : le stesse donne del 68 si ritirano
dal mercato del lavoro e rientrano in famiglia.
La modernit italiana si svolge nel segno contraddittorio di un nuovo
individualismo: la famiglia colma quello che lo Stato non riesce a dare (servizi
sociali, sussidi di disoccupazione, incentivi alla formazione lavorativa). Gli
italiani si abituano presto a fare a meno delle istituzioni e della politica.

Gli anni 70 appaiono dominati da un ciclo di intensa politicizzazione di massa,
che contraddice la tradizionale passivit della sfera pubblica delle grandi
masse.
Italia e Germania sono gli unici paesi europei dove il 68 prelude alla lunga
scia di sangue degli anni di piombo: tra il 69 e l'84 muoiono pi di 400
persone sotto i colpi del terrorismo, sia di destra che di sinistra.
Nel 78 con l'omicidio di Aldo Moro della Dc, il gruppo delle Brigate Rosse
conosce la massima notoriet, ma anche l'inanit (inconsistenza) del proprio
progetto politico.
Si diffonde negli ambienti intellettuali lo slogan "n con lo Stato n con le
Brigate Rosse".

Dopo il 48 l'esito elettorale il pi bipolare della storia repubblicana, con Pci
e Dc che ottengono pi del 70% dei suffragi a testa. Berlinguer, leader
comunista, propone il compromesso storico: strategia moderata, ispirata dai
vincoli della guerra fredda e dall'impossibilit di un'alternanza al governo in
Italia.
L'idea quella di tornare a un governo solidale tra comunisti, socialisti e
cattolici.

Paradossalmente, alle amministrative dell'anno precedente il Pci prende i voti
in base all'immagine di buon governo onesto, seccamente alternativo rispetto
alla Dc.
La visione dei comunisti pi positiva: crede possibile la prospettiva di
un'alternanza al governo, anche con il 51% dei voti.
Il Pci attira soprattutto elettori giovani, ma anche coloro che facevano parte
della baby boom generation, che sentono la necessit di un futuro nuovo,
lontano dal consumismo.

La linea del Pci quella della partecipazione democratica: nel 75 la riforma
della Rai istituisce un terzo canale televisivo affidato al partito d'opposizione.
La reazione della Dc all'avanzata del Pci somiglia a una resistenza passiva.
La lotta tra le correnti democristiane, che raggiunge il suo culmine con il
sequestro di Moro, produce un'inazione di fatto, che tuttavia consegue il
risultato di un logoramento del Pci.

1978 - la linea dell'EUR, proposta dal segretario della CGIL Luciano Lama,
propone ai sindacati tregua salariale in cambio di investimenti.
Crollano cos le rivendicazioni dell'autunno caldo (egualitarismo, studio e
salute), lasciando il posto al loro contrario (sacrifici la parola usata da Lama).
I sindacati rinunciano a un ruolo di protagonisti nella modernizzazione della
base produttiva.
Berlinguer si mostra ancora una volta contrario alla societ consumista: invita
all'austerit come mezzo per contrastare il sistema dello spreco e dello
sperpero.

Gi nel 72 era emerso il problema dei limiti dello sviluppo: crescita
demografica e fonti di energia rinnovabile a rischio di esaurimento.

La contraddizione tra austerit e consumi resta implicita, ma apre un distacco
tra politica e societ.
La mutazione individualista non solo edonismo e consumismo.
In Italia il terremoto elettorale (75 - 76), il sogno del cambiamento e della
ripartenza, la baby boom generation rimangono senza prospettive.
Il clima reso ancor pi insopportabile dal terrorismo che dilaga. Gli italiani si
rifugiano istintivamente e quasi inconsapevolmente nel privato: famiglia, casa
e lavoro.
La politica del 68 si chiude nell'arco di 10 anni.

I media lo chiamano riflusso, ma una concezione errata per due motivi.

1) la sfiducia nella politica esprime comunque un movimento di opinione a
carattere politico. Albert Hirschman la chiama Exit: una defezione, cio
una scelta strategica razionale quando le strade alternative della lealt
o della protesta sono difficili da percorrere. Crolla la fiducia nelle
istituzioni, inquinate dallo scandalo della loggia massonica P2.
Il terrorismo risulta sconfitto da questa ritirata. 1985 - il 47% dei
cittadini prova indifferenza, noia e diffidenza per la politica. Il 27,5% ne
disgustato. Perde attenzione anche il Tg1, mentre vanno forti Tg2 e
Tg3 che adottano uno stile pi familiare, con il conduttore che si
muove dando l'illusione di una comunicazione pi interattiva. I
quotidiani si spostano verso il commento politico, lasciando
l'informazione pura alla tv.

2) I media leggono la realt con occhiali politici. Il riflusso in realt un flusso
verso un dinamismo socioeconomico: lavoro autonomo e terza Italia (anni 80).
Frustrata da una politica parassitaria ed incapace, la baby boom generation
trova nuove strade per proseguire la propria mutazione individualistica.

Una di queste strade quella delle radio e tv private. La stagione delle radio
libere intrattiene con il 68 e con i movimenti giovanili un rapporto pi diretto,
anche se decollano solo a met anni 70.
La programmazione si basa su 2 pilastri: 1) la musica rock, vera koin (cultura
globale) dell'epoca in quanto veicolo di identit generazionale 2) filosofia
dell'accesso, con il contributo attivo degli ascoltatori alle trasmissioni:
Chiamate Roma 3131 (1969) della Rai arriva in pochi mesi a 3 milioni di
ascoltatori.

Diverso il ciclo delle tv private.
La prima Telebiella nel 1971.
Meno legate alla filosofia della partecipazione e della democrazia dal basso,
meno centrate sulla musica, le Tv libere italiane sono opera di singole figure
imprenditoriali, quasi sempre lontane dall'editoria (Rusconi, proprietario di
giornali, il primo nel 76) e dall'industria, ma attente all'incentivo del profitto.
La totale assenza di norme rendono questo fenomeno precario.

Nel 74 una sentenza della Corte costituzionale dichiara illegittimo il decreto
del ministero delle Poste che ordina lo smantellamento delle Tv straniere in
Italia.

Nel 76 una nuova sentenza liberalizza il mercato televisivo, invitando il
Parlamento ad intervenire promulgando leggi in materia.
La sentenza resta disattesa fino al 90, lasciando campo libero alla fase del Far
west durante la quale le tv private crescono a dismisura lungo tutto il
territorio: 30 nel 75 e 800 nell'81.
Le tv schierate politicamente sono una minoranza.

La riforma della Rai

In tutta Europa gli anni 70 vedono la rottura del monopolio e l'apertura ai
privati del mercato televisivo.
I motivi costituzionali di pluralismo informativo e culturale premono ormai in
direzione di una liberalizzazione regolata.
In Italia Scalfari manifesta il suo consenso verso l'iniziativa, ritenendola
vantaggiosa.

Francia - il sistema misto nasce dalla privatizzazione di una rete pubblica e
fissa il limite di propriet consentito in una sola rete su scala nazionale.
Germania - nel 1986 una sentenza della Corte costituzionale federale assegna
una missione pubblica al settore privato e non consente partecipazioni
azionarie sopra al 49,9%
Belgio, Grecia, Portogallo e Spagna - il limite di concentrazione fissato in un
quarto delle azioni di un solo canale
USA - dal 1999 alzato a due il numero massimo di reti detenute dallo
stesso soggetto, a condizione che nella stessa area sia consentita l'operativit
di almeno altre 8 emittenti
Italia - nulla fino al 1990

L'effetto immediato della riforma del 1975 di accentuare la lottizzazione
interna della tv pubblica: la Rai diventa un benefit mediatico a disposizione di
quasi tutti i partiti.
E' un vizio antico dei media italiani la vicinanza alla politica.
Enrico Mattei e Carlo De Benedetti ne sono l'esempio: i loro affari si svolgono
al di fuori dei media, ma hanno bisogno dei media per rappresentare i propri
interessi altrove. Spesso questi media sono posseduti direttamente.

Sulla ristrettezza del mercato dei media in Italia incidono anche debolezze
congenite del processo di modernizzazione, come il basso livello di scolarit.
Il livello di istruzione nel 1980 di appena 5,22 %, contro l'8,67 dei paesi
sviluppati.
Eppure i quotidiani Usa, inglesi e francesi hanno superato la soglia del
milione di copie anche quando il tasso di analfabetismo era alto.
I giornali italiani vengono poco perch parlano di politica ai politici e non
della realt ai lettori.
77-83 - si riducono i programmi istruttivi e aumentano quelli di
intrattenimento.

L'apertura pluralistica post - riforma si traduce anche in una liberalizzazione
del palinsesto.
Nuovi programmi movimentano la scena: L'altra domenica (1976) con Renzo
Arbore e Roberto Benigni, Bont loro (1976) e Portobello (1977).
1) Bont loro - condotto da Maurizio Costanzo, inaugura il primo talk show
italiano e anticipa simbolicamente il riflusso: Costanzo chiude una finestra
all'inizio della puntata, come a rappresentare il ritorno dalla scena pubblica a
quella domestica.
2) Portobello - diretto da Enzo Tortora approfondisce la scoperta della
provincia nello stile di Campanile sera.

Per la prima volta il pubblico entra in scena, con drammi e gioie del
quotidiano. L'interazione col pubblico avviene anche con le telefonate in
diretta.
Chiamate Roma 3131, Bont loro e Portobello rappresentano un
avvicinamento alla neotelevisione di cui parla Eco nel 1983: quella in cui il
pubblico si riconosce e dice <<siamo proprio noi>>.

<<Non credo che le uniche felicit nascano dai gettoni d'oro, le uniche
incertezze dalle domande di riserva. Le migliori televisioni sono sempre quelle
che raccontano le storie della gente.>>
(Radiocorriere Tv, gennaio 1980)

<<Questi viaggi fanno bene. Sono doverosi.>>
(Tortora 1980).

L'altra domenica rappresenta il contraltare di Domenica In (46) il primo
esempio di trasmissione no-stop della domenica pomeriggio e di televisione
come sottofondo.

1974 - Raymond Williams conia il termine "flusso" per indicare la capacit
inedita della tv di accompagnare le vite quotidiane, di accomodarsi in mezzo
alle famiglie, di esercitare un ruolo costante di autorevolezza pesante mista a
intrattenimento leggero.

In Italia spariscono le preoccupazioni di rispetto dei tempi di vita familiare,
con l'introduzione di programmi a tutte le ore.
Queste scelte invasive rompono i vincoli pedagogici e moralistici degli anni
60.
L'obiettivo della Rai, non pi forte del monopolio, quello di guadagnare col
mercato pubblicitario.
Il limite massimo di pubblicit, per legge, era del 7% del tempo totale di
trasmissione. Aumentando la programmazione a tutte le fasce orarie, sarebbe
aumentata anche la pubblicit.

A farne le spese Carosello, che nel 1977 interrompe le trasmissioni, dato che
ora gli spot possono essere trasmessi in tutto l'arco del palinsesto giornaliero.
Proteste dal pubblico: Radiocorriere Tv riceve, tra le tante, la lettera di un
cittadino del Nord:
<<Forse la Rai deve avere tanti soldi da buttare via dal momento che ha
inventato il Tg delle 13.30 ed altre trasmissioni in ore impossibili per noi che
lavoriamo.>>
La risposta che la nuova trovata , invece, un successo: il tg delle 13.30
seguito da oltre 3 milioni di persone, con punte di 5 milioni la domenica.

La Rai passa quindi dalla paleotelevisione del monopolio, che rispondeva ai
criteri politici di alfabetizzazione e unificazione culturale, alla neotelevisione
della libera concorrenza, il cui scopo quello di procurare spettatori agli
inserzionisti pubblicitari.

I contenuti dei programmi non sono pi pensati in termini familiari, ma si
frammenta il pubblico secondo i generi (bambini, adolescenti, maschi,
femmine, adulti uomini, adulte donne) e rispondono quindi alle scienze del
marketing.
Si passa al flusso televisivo continuo e il sovraffollamento degli spot.
Il risultato un aumento del consumo: tra il 77 e l'83 il tempo medio
trascorso davanti alla tv passa da 3 ore e mezza a 5.
La tv passa da strumento pedagogico a veicolo commerciale.
Anche il Radiocorriere Tv di Nebiolo cambia rispetto agli anni 60 e alla
direzione di Zatterin: assume l'aspetto di un rotocalco di gossip e perde
l'aderenza ai programmi e agli argomenti televisivi.
La logica della neotelevisione chiara quando, nel 1980, la Rai trasmette
l'Odissea senza gli interventi di Ungaretti: << Questo Ulisse doveva essere pi
spettacolare che non culturale.>>

Il Pci, ispirato dalla tv inglese, libera e senza pubblicit, propone una riforma
su questo indirizzo.
Solo nel 1995 si arriver a un referendum sulla limitazione degli spot in tv, ma
il pubblico ne ormai assuefatto.

A met anni 70 il mercato pubblicitario italiano continua ad essere in ritardo.
Cambia per la sua composizione interna. La quota di introiti pubblicitari che
vanno alla stampa scende al 43% nel'84.
Tra il 70 e il 79 il numero di quotidiani venduti ogni 100 abitanti scende a 9
contro i precedenti 14.
In Europa, tranne che in Germania, la tv penalizza i quotidiani tra il 60 e il 93,
anche se la stampa fino agli anni 90 continuer a primeggiare sulla tv.
Solo Internet eroder significativamente gli investimenti pubblicitari sulla
stampa.
Negli anni 80 iniziano gli investimenti in spot radiotelevisivi (soprattutto
aziende alimentari e di prodotti per la cura della casa e della persona).
Imprese automobilistiche ed editori preferiscono ancora la stampa.
Ogni giorno i telespettatori italiani vengono bombardati da 1500 spot.
Rispetto agli altri media, le immagine televisive stemperano i confini tra reale
e immaginario: il mondo illustrato dalla pubblicit realizza i sogni.
La felicit privata si sgancia da quella pubblica e inizia l'epoca dell'edonismo
immaginativo autonomo dei consumi soddisfatti.

Pluralit

L'ascesa della tv nei consumi e nella pubblicit avviene di pari passo a un
significativo cambio di paradigma nella sociologia dei media.
Alla lettura unidimensionale della scuola di Francoforte (secondo cui
l'esposizione ai media porta a una manipolazione delle coscienze) , si
sostituiscono approcci pi pragmatici e meno drastici.
La teoria dell'agenda setting sostiene che i mezzi di comunicazione
stabiliscono di volta in volta le priorit di cui occuparsi. Non dettano
direttamente opinioni e scelte.
Se i mass media si occupano continuamente del problema della
disoccupazione, altri temi come l'integrazione razziale passano in secondo
piano. L'effetto pu essere decisivo: un'elezione combattuta sul tema della
disoccupazione sar molto diversa da una combattuta sull'integrazione
razziale.
La cultivation theory invece insiste sugli effetti a lungo termine dei media.
La concezione della tv come strumento che interagisce tra gli individui apre la
strada a una concezione del pubblico come entit attiva.
Il consumo di tv diventa un esercizio di lettura al plurale: stesso prodotto,
interpretazioni diverse.
es. Flashdance su Canale 5 (canale generalista per famiglie) visto come una
storia d'amore: su un canale giovanile (Italia 1) viene visto, invece, come un
talent show.

La tv dispensa parole, mode, stili di vita che lo spettatore utilizza come
strumenti di comunicazione e integrazione sociale.
In Italia si attuano trasformazioni linguistiche indotte dal piccolo schermo:
l'italiano parlato da Mike Bongiorno non cancella il dialetto, bens allarga le
competenze linguistiche individuali.

1977 - viene introdotta la tv a colori. Inizialmente buon successo, ma non
travolgente: il costo era elevato.
Per incentivare l'acquisto di tv a colori, la Rai promette la distribuzione dei
premi in denaro non vinti tra gli abbonati alla tv a colori, provocando non
poche proteste.
A resistere al cambio di apparecchio sono soprattutto gli anziani, che si
sentono esclusi a causa della nuova programmazione, pensata per i pi
giovani.

La tv conquista una posizione dominante, ma non esclusiva: si passa a un
quadro plurale che vede il ritorno di attivit classiche (teatro, musica), con il
raddoppio dei biglietti venduti e con i visitatori dei musei che aumentano
significativamente.
Analisti e sociologi definiscono questa fase di "frammentazione" e
"politeismo" dei consumi culturali.

Alla fine degli anni 70 le ricerche di mercato raffigurano gli italiani come un
insieme frammentato di gruppi di consumatori, divisi tra loro dall'adesione o
meno a valori e stili di vita moderni (e non pi dalla condizione
socioeconomica).
L'Italia diventa un mercato segmentato.
La propensione all'acquisto del tv color cresce o diminuisce a seconda della
collocazione sulla mappa degli stili di vita.

L'Italia frammentata: pezzi separati di societ convivono in un clima di
reciproca indifferenza; nel corso degli anni 70 smettono di credere a progetti
politici condivisi e si concentrano sul lavoro autonomo, sull'egoismo
demografico (sempre meno figli) e sul consumismo. I valori post-materialisti
convivono con quelli materialisti.
L'Italia lacerata internamente tra guelfi e ghibellini (luogo comune
provinciale).
L'italiano diventa stereotipo (pizza e mandolino) contraddistinto da un forte
egoismo sociale.
Culto del particolare: ritrarsi dai tumulti cittadini e collettivi verso la cura di s
e dei propri interessi personali.
Il palinsesto tv risponde scomponendo il pubblico in gruppi di consumatori da
vendere agli inserzionisti.

Pluralit = perdita silenziosa e molecolare di un'identit nazionale condivisa.

L'Italia superficialmente unificata da tv e consumi di massa, ma frammentata
profondamente da una mutazione individualista che non si riconosce pi nella
politica.


CAPITOLO 3 - L' Italia degli individui

Dallas e particulare

Per gli italiani e la tv gli anni 80 sono quelli della pluralit.
Al cambiamento tecnologico si sovrappone quello degli assetti istituzionali:
nasce il duopolio Rai-Fininvest e si allarga l'offerta dei programmi in
contemporanea.
La neo tv commerciale cancella per sempre la paleotelevisione pedagogica.
Il telecomando diventa l'incubo degli inserzionisti pubblicitari: contro lo
zapping necessario ogni mezzo per inchiodare lo spettatore e indurlo a non
sottrarsi alla dose quotidiana di spot.

1981 - Dallas, sit-com importata dagli Usa, viene trasmesso su Canale 5 (dal
1980 il primo canale televisivo privato di Berlusconi) e gli ascolti sono tali da
permettergli di sostituire il film in prima serata.
Lo slogan "in contemporanea con l'America" diventa un potente traino degli
ascolti.
Si inaugura un genere contraddistinto da una serialit lenta che consente
un'immedesimazione degli spettatori diluita nel tempo: Dynasty (82), Flamingo
Road (82), Anche i ricchi piangono (82), Beautiful (90).
Il pubblico partecipa empiricamente alle vicende dei personaggi.

L'inflazione e la banalizzazione del dramma in formato Dallas mischiano
l'introspezione psicologica, l'attenzione per la vita quotidiana, la fiaba che
divide buoni e cattivi, il sentimentalismo da fotoromanzo.


La versione evoluta del genere sit-com, soap opera, telenovela elimina
l'orizzonte collettivo delle istituzioni e dei movimenti per ridurre il mondo in
un microcosmo di individui che si incontrano e scontrano reciprocamente.

La felicit non pi un bene pubblico, ma un bene privato da perseguire
attraverso intrighi e relazioni.
<<Non esiste la felicit. Esistono gli individui maschi e femmine, ed esistono
le famiglie>> (Margaret Thatcher, premier inglese 79 - 90)

Neotv commerciale e deregulation del sistema tv accompagnano la
rivoluzione neoliberista nelle politiche economiche anni 80.

Dallas rispecchia l'exit dalla politica dell'Italia negli anni 80.

Pluralit di usi della tv:
1) regolativo : i tg scandiscono l'orario della giornata
2) uso ambientale : tv come sottofondo
3) relazionale
4) di appartenenza: famiglia riunita davanti alla tv
5) di apprendimento sociale

Dallas mischia tutte queste funzioni come fosse un supermarket di significati
ad uso e consumo di clienti diversi.

In tutta Europa la crescita dei soggetti privati nel mercato tv porta in primo
piano la competizione per la raccolta pubblicitaria.
Per essere efficaci gli spot devono raggiungere un pubblico specifico: quello
dei potenziali acquirenti del prodotto reclamizzato.
E' l'economia ad imporre le sue leggi non solo alla tv, ma anche alla politica.
Da sola la tv non inventa nulla. Rispecchia il tempo della post-democrazia.
Quando la politica comincia ad andare in tv con le campagne elettorali (tra i
primi il presidente francese Mitterrand '85) i suoi costi aumentano e per
coprirli diventa inevitabile l'interazione tra lites politiche e lites economiche.

L'ascesa di Berlusconi nel sistema tv anche il frutto della capacit di capire
e interpretare la mutazione individualista e la frammentazione degli italiani.
La tv commerciale rispecchia la caduta della partecipazione e dell'impegno
politico tradizionali.







Gli anni 80 si avviano con uno storico cambio di paradigma economico: la
quasi 50ennale egemonia del keynesismo (fondata sull'espansione della spesa
pubblica contro la disoccupazione) viene sostituita da un nuovo corso il cui
problema principale l'inflazione, contro cui adatta misure monetariste rigide:

1) riduzione del ruolo economico dello Stato
2) pareggio dei conti pubblici
3) impulso alla libera concorrenza, imprenditoria privata e liberalizzazione
commerciale

Torna la fiducia nei meccanismi trickle down (sgocciolamento verso il basso
della ricchezza) propri del mercato libero.
La conseguenza l'aumento dell'ineguaglianza interna, con l'aumento della
dispersione salariale.

La cultura socialdemocratica gioca di rimessa, moderando la rivoluzione
neoliberista.
Gorbacev, segretario del Partito comunista dell'Urss collegato alla crisi dei
socialismi europei: la forza capitalista appare un dato di fatto indiscutibile.
Lo Stato smette di essere sociale e si riduce a custode delle regole della libera
concorrenza.

La Cina di Xiaoping liberalizza l'economia rurale dando spazio alle energie
imprenditoriali dei contadini.

Archiviati gli anni di piombo, il leader socialista Bettino Craxi l'aspirante
interprete del tatcherismo (che fonde il conservatorismo con il liberismo).
La Dc, colpita duramente dallo scandalo P2, in una fase di grande debolezza
e nell'81 perde la presidenza del governo. Il Pci abbandona il compromesso
storico e nell'80 Berlinguer propone un governo degli onesti.
Craxi nell'83 diventa primo ministro e taglia per decreto un quarto dei punti
di scala mobile.
Il Pci (orfano di Berlinguer che muore improvvisamente) e la CGIL
promuovono un referendum contro il decreto, ma viene sconfitto dalla
maggioranza (54%).

Il management Fiat licenzia 60 operai responsabili di atti di violenza (79) e
l'anno successivo mette in cassa integrazione 23mila operai.
Nel febbraio 1980 un'inchiesta condotta dal Pci tra gli operai della Fiat svela
che la maggioranza favorevole alla collaborazione tra lavoratori e impresa
<<necessaria perch a vantaggio di tutti>>. Una minoranza sosteneva che
fosse impossibile perch <<lavoratori e imprenditori hanno interessi
opposti>>.

E' un segnale di come stia mutando la coscienza di classe: dall'orgoglio
autonomista dell'autunno caldo ad un atteggiamento collaborazionista e
difensivo.

I lavori

Tra gli effetti immediati dello shock petrolifero del 73 c' la riduzione del
numero di lavoratori del comparto industriale, soprattutto nelle fabbriche del
Nord.
A sostenere la crescita economica del Paese negli anni 80 la terza Italia:
aree del Centro e del Nord-Est, con piccole e medie imprese.
Nelle zone della terza Italia si concentrano:
1) crescita livelli occupazionali
2) innovazione tecnologica e competitivit internazionale
3) aumento della quota mondiale di esportazioni

Nel quadro complessivamente statico dell'Italia fanno eccezione i movimenti
dei lavoratori dipendenti urbani e rurali verso la piccola borghesia urbana del
commercio al dettaglio, dei mestieri artigiani, del lavoro autonomo e delle
piccole imprese.
Nelle grandi fabbriche la classe operaia si riduce e si trasforma.
Crescono gli strati impiegatizi: i "colletti bianchi" che si occupano di mansioni
intellettuali correlate alla produzione. Il modello Toyota introduce concetti
nuovi, basati sulla flessibilit e sulla rotazione delle mansioni operaie.

La trasformazione aziendale degli anni 80 fa leva sia su costanti storiche sia su
trasformazioni pi recenti.
A fine anni 80 86mila dipendenti Fiat acquistano azioni del gruppo.
L'operaio smette di pensare a se stesso come a un essere completamente
subordinato e controllato da un potere alieno: almeno in parte, il lavoro pu
essere creativo.
L'Italia, per ,diventa sempre pi ineguale.
L'indice Gini dei redditi italiani precipita nel corso degli anni 70 sotto lo 0,32 e
negli anni 80 risale a 0,35. Le differenze tra redditi da lavoro sono forti (74% -
89%).
Il toyotismo all'italiana non premia i migliori, ma penalizza i peggiori.

L'ineguaglianza colpisce maggiormente il Meridione, dove si percepiscono
redditi inferiori alla met della media nazionale, si alloggia in case popolari e
la maggior parte delle famiglie numerose vivono con un solo stipendio.
Inizia l'epoca dei lavori atipici, chiamati dai media "Mcjobs": il friggitore di
patatine assunto con contratto a tempo determinato nelle catene di fast-food
ne diventa l'emblema.
84 - 86 : entrano in borsa 2milioni di nuovi azionisti. E' l'epoca del Bot
peppole (acquirenti di titoli di stato), col decollo del debito pubblico.
Alcuni osservatori teorizzano la fine del lavoro.
Ma il lavoro non finisce: in tutto l'Occidente i lavoratori sono la maggioranza
(2/3 in Italia).

Il lavoro per si frammenta, si complica e diventa precario. Si sposta anche:
1960/2000 i posti di lavoro industriale di paesi poveri come Asia, Africa e
America Latina sale a 2/3.

Con la ridislocazione del lavoro si indebolisce il sindacato.
La autoidentificazioni di classe vengono meno.

In una piccola parte (10%) il nuovo terziario italiano pu essere assimilato a
quelli che Robert Reich (ministro del lavoro Usa) chiama analisti simbolici:
operatori della conoscenza legati alla intermediazione strategica, alla ricerca e
allo sviluppo, ai servizi finanziari, organizzativi, commerciali alle imprese, e non
pi alle competenze da assumere e ripetere (come nelle vecchie professioni
liberali).
Essi incarnano la parte pi significativa della mutazione individualista connessa
alla baby boom generation.

Nel terziario cresce il lavoro autonomo: tra l'80 e il 93 si moltiplicano liberi
professionisti, imprenditori e dirigenti d'impresa.
Le entrate da lavoro autonomo sopravanzano largamente quelle di Germania
e Usa.
Il "popolo delle partite Iva" italiano meno istruito, ma con redditi in rapida
crescita.
Il lavoro autonomo uno dei pochi canali di mobilit sociale di un paese
altrimenti statico.


Frammentazione e immobilit

La terza Italia dei microimprenditori il prodotto pi vistoso della
mobilitazione individualistica anni 80. Lo Stato rimane sullo sfondo.

Il mondo del volontariato non risente dell'exit dalla politica e dal sindacato
dei primi anni 80. E' una faccia positiva della mutazione individualista.

Il riflusso si traduce in forme diverse di impegno sociale (non direttamente
politico).

Le regioni rosse dell'Italia centrale non rimangono indietro nella corsa ai
consumi di massa, come neanche il ceto medio "riflessivo" che le abita: nel 95
gli abitanti del Centro Italia vedono in tv pi intrattenimento che informazione
(meno tg, meno programmi culturali).

Il dinamismo della mutazione individualista incontra un limite nel
conformismo della tradizione.
Non si divide per classi: operai e ceti superiori condividono lo stesso insieme
di valori, con piccole devianze (es. le operaie vorrebbero pi tempo libero dal
lavoro rispetto alle donne di ceto superiore, ecc.)
Gli stili di consumo, dalla massima ostentazione al rifiuto del consumismo, si
distribuiscono in tutte le condizioni sociali, dagli imprenditori ai pensionati.

Destrutturazione delle classi sociali. I tentativi di classificazione di Sylos Labini
(74) sono obsoleti.
Labini prova in questo modo:
1) borghesia
2) piccola borghesia
3) ceto medio
4) classe operaia

Le persone non si ridefiniscono pi soltanto in base al lavoro svolto, ma
anche al capitale.

Frammentazione e individualismo non significano, in Italia, mobilit: essa
statica rispetto al panorama europeo.
Fanno eccezione i movimenti della classe operaia rurale verso il ceto medio
urbano, cos come quelli della classe operaia urbana verso la piccola
borghesia urbana.

Gli italiani del ceto medio indipendente fanno affidamento sull'indifferenza
dello Stato, che non aiuta e non controlla: nel 2006 un quarto degli
imprenditori e professionisti italiani dichiarano redditi di appena 6 mila euro.
E' una sorta di patto: scarsa qualit dei servizi pubblici da parte dello Stato e
tolleranza nei confronti dell'evasione fiscale.
La scelta di exit dagli obblighi contributivi rappresenta la rottura del patto di
cittadinanza.

Dell'assenza di una societ stretta ne fanno spesa le prospettive, soprattutto
dei giovani: in Italia gi nella seconda met degli anni 80 i giovani disoccupati
sono il triplo della media nazionale. Anche le donne sono in difficolt: nel 90
solo il 29% lavora.
Le lacune dello Stato sono compensate in famiglia, con i giovani che lasciano
tardi il tetto familiare.

Mutazione individualista e neotelevisione

Negli anni 80 l'ineguaglianza dei redditi si riflette in una divaricazione dei
consumi.
Pi il capitale basso, pi cresce l'ascolto televisivo.
Nelle fasce pi alte di reddito e istruzione, invece, il consumo televisivo
minore.
La tv non pi un fattore unificante del Paese.

Per quanto riguarda la pubblicit, la Rai comincia la guerra contro i
concorrenti privati.
Rispetto alle critiche degli anni 70, negli anni 80 scende la diffidenza per la
pubblicit. A guidare questo mutamento sono i giovani: la marca, la griffe,
diventa valore di scambio, sinonimo di stile di vita e simbolo identitario.

La rottura del monopolio e la fioritura del pluralismo televisivo si svolgono
all'insegna di un binomio tv-pubblicit che frammenta i generi e appiattisce le
differenze.

Le reti Rai e Fininvest appartengono alla tv commerciale, la cui ragione sociale
quella di vendere spettatori agli inserzionisti.
Il binomio tv-pubblicit trasforma l'opinione pubblica in opinione di massa e
la societ civile in societ di mercato, composta da individui isolati e passivi,
attivi solo in quanto consumatori.

Alberto Sordi su Rai 2 con Storia di un italiano (79) presentava personaggi
che incarnavano gli stereotipi italiani.
Anche il consumismo americanista pi esasperato viene preso in giro.
La scomposizione operata da tv e pubblicit rompe il nesso etico e
intellettuale tra individuo e societ: i primi si sentono indipendenti dai
secondi.
83 - 95 : aumentano i programmi che hanno per oggetto la vita quotidiana
delle famiglie. La tv rispecchia la mutazione individualista in atto e assegna
all'audience un ruolo attivo nella definizione dei contenuti.
La corrida (1986) in onda su Canale 5 apre il palcoscenico a dilettanti allo
sbaraglio giudicati dal pubblico in sala.

La storia di Berlusconi la storia di un interprete della mutazione
individualista e di un italiano.
La sua ascesa inizia dall'acquisto del magazzino della Titanus: 500 film.
Nel 1979 fonda Publitalia per la raccolta pubblicitaria dell'allora neonata
Canale 5. Pubblitalia si propone come partner dell'inserzionista: in Superflash
(82) sponsorizzata da Mike Bongiorno.
Publitalia decolla con un ritmo di crescita pari a 4 volte quello della Rai, e
consente a Berlusconi di acquistare Italia 1 (83) e l'anno successivo Rete 4.
Nel 1988 la Fininvest acquista il Giornale e la maggioranza del gruppo
Mondadori.

Craxi aiuta Berlusconi quando alcuni pretori oscurano le sue emittenti, dopo le
sentenze della Corte costituzionale del 76 e del 81 per la regolazione
legislativa antitrust e che consentivano tv private solo a carattere locale. Il
potere politico interviene e annulla il provvedimento.


Laddove Craxi interviene meno pesantemente (stampa) gli effetti non sono
devastanti: la stampa non soffre del carattere monopolistico della tv.

84 - Il gruppo RIzzoli viene acquisito da parte della Fiat concentrando Stampa
e Corriere della sera nelle mani di Agnelli.
Alla tv pubblica invece non resta che accettare il decreto Berlusconi.
Sempre in quell'anno la Rai, le aziende che investono nelle pubblicit raccolte
nell'UPA e le emittenti private locali e nazionali danno vita all'Auditel, che
raccoglie dati sulle abitudini di consumo televisivo.

90 - Legge Mamm: tetto antitrust di 3 reti nazionali, divieto di possesso di
quotidiani nazionali ( e qui Berlusconi aggira il divieto intestando il Giornale al
fratello Paolo), limite per gli spot e facolt di trasmissioni in diretta per le tv
private.
Berlusconi pu mantenere il proprio monopolio.

La tv si allarga a coprire l'intero arco della giornata e conquista nuove fasce di
pubblico.
Nell'82 Canale 5 organizza il Mundialito di calcio, primo evento sportivo in
Italia ed essere interamente predisposto in funzione della ripresa televisiva: al
telecronista si affianca un ex calciatore, interviste a bordo campo e tribuna
coprono i tempi morti.

La logica della neotv contagia anche Rai 3, nata alla fine del 79.
Vanno forte i programmi della Tv-verit, volta alla messa in scena diretta alla
societ italiana, definita "la nuova forma di romanzo popolare" (Guglielmi).
Il processo del luned (80), Telefono giallo (87) e Chi l'ha visto? (89).

La colonizzazione del tempo domestico della mattina trova il battistrada in
Pronto Raffaella (83).
La Carr, vecchia conoscenza del pubblico, si trova in uno studio arredato
come un qualsiasi salotto e conduce come fosse la padrona di casa amica di
tutti.
Il telefono ancora una volta il veicolo dell'interazione degli spettatori da
casa.
La tv casa e la casa tv.

Finch in vigore, il divieto di diretta indirizza le reti private verso
l'intrattenimento: fino al 92 Canale 5 senza tg.

L'invenzione della piazza televisiva con Samarcanda (87) conferma la
vocazione populista di Rai 3: l'infotainment (informazione + intrattenimento,
priva di approfondimenti e particolari cautele) premia gli ascolti.
La politica in tv diventa teatro: clamore, urla e chiacchiere, applausi, fischi.
Lo spettatore si limita a fare il tifo e a seguire passivamente.


Le colpe della politica

Gli anni 80 vedono la deregulation del sistema tv e la nascita della
neotelevisione commerciale in tutto il mondo occidentale.
L'ascesa delle tv private apre il tempo della post-democrazia: partecipazione
politica dei cittadini meno ideologica, pi difensiva e meno fiduciosa nella
capacit della politica di costruire futuro.

E' difficile dire se la tv sia causa o effetto della frammentazione della vita
sociale.

Le tv commerciali private non sono interessate al cambiamento politico, ma a
vendere pubblicit.

In Italia la politica peggiore. Negli altri paesi europei la politica in grado di
governare la deregulation:
Germania - le 2 televisioni private maggiori conservano una salda priorit
informativa e acquistano in esclusiva 1500 film da Hollywood.
Inghilterra - Tv pubblica indipendente dalla politica che non rincorre il
modello di tv commerciale.
Francia - simile a Italia: 86 - Chirac abolisce il limite antitrust alla stampa
quotidiana

La politica fa la differenza, ma non sempre la tv trasmette ci che la gente
vuole.
Quando l'innovazione di qualit arriva, la reazione positiva del pubblico non
tarda: Quelli della notte (85) e Indietro tutta (87).
Sulle reti Fininvest approda Drive In (83) di Antonio Ricci, giovanile e
demenziale.
Mentre Indietro tutta prende in giro gli spot, Drive In li usa come metronomo.

Drive In diventa simbolo della tv spazzatura, soprattutto per l'uso insistito del
nudo femminile.
Paradossalmente, Antonio RIcci anche autore di Striscia la notizia (1988),
parodia di telegiornale che smonta i linguaggi dei media, provoca e denuncia.

Blob (1989) di Enrico Ghezzi e Marco Giusti propone spezzoni di programmi
tv che mostrano le goffaggini e le incongruenze della tv.

Striscia (Italia 1) e Blob (Rai 3) tra l'87 e il 92 sono i programmi pi seguiti.

La situazione Auditel del 91 non molto diversa da quella degli anni 60: in
testa c' l'informazione, seguono variet, giochi a quiz, sceneggiati e i talk
show.

Spesso i programmi destinati agli stessi pubblici si sovrappongono.
In Fininvest questo non accade, in quanto ha 3 canali a disposizione.

Nel corso degli anni 80 si inizia a settorializzare la pubblicit in base ai
programmi e al target di pubblico.
Miami Vice (86) funziona molto meglio nel tempo preserale che in prima
serata.

La neotv segue in tempo reale le trasformazioni della famiglia italiana: i
possessori di tv a colori sono maggiormente coppie giovani.

La tv lo specchio di una societ in rapido mutamento.
Chi la segue di pi sono persone ai margini di questo mutamento, lo seguono
e lo subiscono (es. anziani).
Coloro che invece la guardano in modo normale, recepiscono i messaggi
subliminali che modificano la loro percezione della realt: felicit come bene
privato e materiale da raggiungere subito, la politica come il racconto di
buoni e cattivi, la perdita di fiducia nel futuro e nella collettivit.

La politica rimane indietro: le categorie di analisi che abituata a usare (es.
appartenenza a una classe, ideologie ecc.) non sono pi in grado di leggere la
mutazione individualista e la frammentazione della societ.
La societ italiana mutata tanto da risultare irriconoscibile e l'unica che ha
seguito la nuova Italia degli individui la neotelevisione.


CAPITOLO 4 - La scesa in campo

Berlusconi

Telecrazia un termine che risale al 63 e che studiosi francesi hanno
attribuito al generale De Gaulle e al suo ferreo controllo della tv di Stato.
Il termine stato associato anche alla scesa in campo di Berlusconi nel 1994.

Nel 1999 il grado di concentrazione monopolistica della tv italiano il pi
forte in Europa: Rai e Fininvest controllano l'82% del mercato.
Con Berlusconi l'editore puro si trasforma in imprenditore politico.

La nascita del partito berlusconiano Forza Italia viene celebrata da una
comunicazione che enfatizza la soluzione di continuit rispetto al ceto politico
professionale appartenente al passato.

Meno tasse per tutti, per un nuovo miracolo italiano: la propaganda di Forza
Italia si modella sui canoni della pubblicit commerciale.
Forza Italia non un movimento di massa cresciuto spontaneamente nella
societ civile, ma un'azienda che si trasforma in un partito.
Non ha alle spalle alcuna cultura politica.

Forza Italia nasce in un contesto di radicale rifondazione del sistema politico,
che era rimasto immobile per mezzo secolo.
Due sono le novit: personalizzazione della lotta politica e la prevalenza della
logica di coalizione su quella di partito.
Forza Italia agisce da collante tra partiti esistenti, ma politicamente emarginati
(Lega e Alleanza Nazionale).
Berlusconi sfrutta il proprio capitale e le reti televisive di cui dispone,
disinteressandosi della par condicio (ancora una volta vigeva un vuoto
legislativo).
Mentre nella Rai vi una certa equit di tempo dedicato ai diversi partiti, le
reti Mediaset (nuovo nome della Fininvest '94) giocano di squadra: Canale 5
imita l'equilibrio della Rai, mentre Italia 1 e Rete 4 offrono maggior spazio a
Forza Italia.

Berlusconi ha forte personalit: nessuno dei leadership del centrosinistra riesce
a esercitare un simile carisma.

Il mezzo televisivo non funziona da strumento di spostamento d'opinione,
piuttosto rafforza le proprie convinzioni.
Non mobilita e non produce nuova partecipazione politica, ma conferma
vecchie opinioni o nuove opinioni che non hanno peso nella mutazione
individualista.
Gli italiani, come emerge da alcuni sondaggi, sono insoddisfatti e disgustati
dalla politica: i disinteressati sono il 70%.


Un nemico e una promessa

L'appello anticomunista di Berlusconi richiama anche il tradizionale collante
religioso: 2/3 del voto cattolico vanno nel 94 alla coalizione di centrodestra.
94-2001 - Forza Italia aumenta costantemente la propria capacit di
penetrazione nella piccola borghesia urbana dei lavori autonomi, ma anche
tra i lavoratori manuali.

Nella prima Repubblica la polarizzazione riconducibile a fattori oggettivi sia
interni che internazionali: la presenza del partito comunista d'Occidente e la
posizione geopolitica dell'Italia nella Guerra fredda. Nel 94, senza pi la
guerra fredda, l'anticomunismo difende il benessere relativo contro chi
vorrebbe appropriarsene: Stato e leve fiscali.

In quel periodo aumenta l'ineguaglianza, per diversi motivi:
1) La globalizzazione, con l'afflusso di merci a basso costo dai paesi poveri
che espellono dal mercato le industrie tradizionali
2) L'immigrazione dei lavoratori, che porta alla delocalizzazione di posti di
lavoro nei paesi a basso reddito e alla disoccupazione delle qualifiche operaie
pi basse
3) Innovazione tecnologica: con l'avvento dei container i lavoratori manuali
rimangono disoccupati

Ineguaglianza e povert influiscono sul tessuto sociale: salute mentale, abuso
di farmaci, obesit, rendimento scolastico, criminalit e mobilit verso l'alto
sono le variabili che peggiorano a partire dagli anni 80.

La svolta politica degli anni 90 si sovrappone a quella monetaria ed
economica.
La spinta della terza Italia si affievolisce sotto i colpi della competizione
globale portata dai paesi asiatici in rapida crescita.

92 - la lira esce dal sistema monetario europeo. Inizia un percorso di
risanamento dei conti pubblici dettato dai parametri del Trattato di Maastricht
(92) che porter all'entrata nell'euro (99).

Dinamismo e disordine pubblico danno il senso di frammentazione della
societ italiana.

Per origine e natura sociale, ma anche per modalit di comunicazione, questa
novit politica si collega alla neotelevisione commerciale.
All'esordio pi della met dei parlamentari di Forza Italia sono imprenditori.
Le elezioni del 94 triplicano il numero di imprenditori in parlamento.

I motivi morali della convivenza civile arretrano la spinta individualistica.

96 - le elezioni sono vinte dall'Ulivo di Romano Prodi (centrosinistra).
Berlusconi vincer quelle degli anni successivi mostrando di saper interpretare
i sentimenti della maggioranza degli italiani, anche se non in grado di
innescare un ciclo riformatore paragonabile a quello dei primi anni 70.


Neotelevisione e maleducazione

Molti elementi dell'avventura berlusconiana, che dovrebbero suscitare
scandalo (conflitto di interessi, monopolio televisivo, tentativo di sottomettere
il potere giudiziario) risultano invece digeribili per gran parte dell'opinione
pubblica italiana.

Se l'elettorato tollera le novit della maleducazione culturale e politica
perch effetto di una trasformazione del senso comune che ha a che fare con
la neotelevisione.
Il Grande Fratello (2000), format importato dall'Olanda, conduce in porto il
percorso di divizzazione del cittadino medio, intrapreso mezzo secolo prima
con Lascia o raddoppia?.
Una messa in scena pi interessante della fiction perch bidirezionale, capace
cio di attivare i meccanismi di immedesimazione e partecipazione (mimesi e
metessi) da parte degli spettatori.
La gente occupa la scena.
Il senso quello di Dallas: la riduzione del mondo e della vita in un
microcosmo di individui che seguono la logica di sopravvivenza personale.
Ci che si vede in tv verosimile.
Il rispetto delle regole secondario risotto alla suspense del racconto. Lo
spettatore si limita a tifare il pi simpatico e vedere chi vince.
Un atteggiamento analogo stato quello di moltissimi italiani durante la
campagna elettorale del 94.

89 - La ruota della fortuna di Mike Bongiorno funge da traino al nuovo tg,
che arriver nel 92.

92 - arriva il Tg5 diretto da Mentana, che rende ancor pi familiare il modo di
fare informazione, sulla linea di quanto aveva fatto Lilli Gruber negli anni 80,
mostrandosi di 3/4 agli spettatori. Inviati e conduttore dialogano in maniera
informale, il ritmo si velocizza.

Nascono nuovi talk show, tutti creature del network privato: Amici (92),
Karaoke (92).
Prima le donne desideravano diventare dive, adesso per farlo possono
utilizzare la televisione, subito e senza sforzo.

92 - Scherzi a parte rovescia le gerarchie sociali: stavolta sono i personaggi
dello spettacolo ad essere presi in giro.

La televisione realizza cos il sogno americano di una societ senza classi:
nuova terra di opportunit.

Alle elezioni del 94 si crea una nuova frattura, quella dell'anti-intellettualismo:
una rivincita populista di una societ post-alfabeta formata dalla neotv contro
le lite di ogni ordine e grado. (Peppino Ortoleva)
Questa trasformazione antropologica, connessa alla mutazione individualista,
accomuna tutti gli strati sociali.
La maleducazione politica in tv viene dal tempo di Samarcanda, quando il
wrestling prende il posto della boxe (prevale lo spettacolo).

Per gli italiani la tv rimane fonte primaria di informazione.
A seguire di pi i telegiornali sono gli italiani con minore capitale
socioculturale (Auditel).
La parte rimanente sceglie in modo critico i programmi da vedere(18%). C'
poi una parte del pubblico che ne guarda poca o predilige lo zappino (36%).
Gli spettatori consapevoli seguono: Amici e Karaoke, Le Iene (97) -
giornalismo provocatorio - , Quark (81) - scientifico - e Report (97), rubrica di
giornalismo serio diretto da Milena Gabanelli su Rai 3.

La differenza tra paleotelevisione e neotelevisione si potrebbe paragonare a
quella tra giornalismo europeo e giornalismo americano di Tocqueville (met
'800) : il giornalista francese discute in modo violento, ma elevato ed
eloquente, i grandi interessi dello Stato; quello americano stimola
grossolanamente, senza arte n preparazione, le passioni di colui cui si
indirizza il giornale.

La campagna elettorale del 94 mostra come Mediaset sia pi capace, rispetto
alla disorganizzata Rai, di penetrare nelle diverse fasce di pubblico: Italia 1
bambini e giovani, Canale 5 generalista.

Secondo Michele Serra ('91) le piccole minoranze televisive contano pi della
maggioranza non televisiva per due motivi:
1) la loro centralit nel sistema della neotelevisione commerciale: quelle
minoranze forniscono dati veri
2) la tv si presta a diversi usi sociali: chi non la guarda resta esclusa, ai
margini della cultura di massa

Il talk show televisivo diventa una nuova sfera pubblica, non pi soltanto nel
senso classico di Habermas (cio come sede moderna della formazione di un
discorso e di una volont collettivi che rompe l'isolamento degli individui),
bens come strumento indispensabile di integrazione sociale.

La neotelevisione commerciale non conosce opposizione tra programmazione
e pubblicit.


<<Homines videntes>>

Dopo l'emergenza seguita agli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001, gli
investimenti pubblicitari non riprenderanno con la forza costante degli anni
80.
Per la prima volta dal 1945 le spese si contraggono e ritorna l'attenzione al
fattore prezzo.
I saggi di Karl Popper e di Giovanni Sartori si muovono sullo stesso piano di
analisi, quello dei mutamenti indotti dalla tv sui sistemi cognitivi
dell'individuo.

L'homo videns una mutazione dell'homo sapiens poich l'immagine tende a
perdere il rapporto con la parola, e il vedere diverso dal capire: non mette
in moto l'immaginazione (come i libri o la radio).

La preminenza delle fiction e dell'intrattenimento produce un effetto di
spoliticizzazione. La solitudine elettronica davanti allo schermo sostituisce i
partiti come strumenti collettivi di formazione dell'opinione pubblica, con
l'effetto di una perdita del senso di comunit civica.


La neotv commerciale rispecchia una trasformazione sociale (la mutazione
individualista) che la precede e la sostiene nel tempo: la tv non ne la causa.
La tv coltiva spinte e tendenze che sono gi presenti e vive nel pubblico.

Molti degli odierni movimenti significativi dell'opinione pubblica
internazionale passano attraverso i social network via computer, che
trasformano la solitudine elettronica in reti a distanza di informazione e
mobilitazione.

Le reti informatiche aprono nuove dimensioni: non pi obbligo della
contiguit fisica n degli orari fissi, la possibilit di lavorare da casa, il
pagamento a prestazione (e non a tempo). Ma anche l'impraticabilit dello
scipper come arma di pressione.

La grande maggioranza degli italiani negli anni 90 si sente profondamente
insoddisfatta per la propria condizione materiale; inoltre le distante sociali
continuano ad allargarsi.
La spinta positiva della mutazione individualista innescata dalla baby boom
generation sembra essersi arrestata.
Il lavoro autonomo si contrae: l'unica categoria in espansione quella dei
pensionati.
Soffre anche la terza Italia, con la forza lavoro immigrata che altera
profondamente il tessuto sociale comunitario.
La competizione con i paesi in via di sviluppo a basso costo della
manodopera mette in crisi le piccole imprese italiane, complice anche la
scarsa capacit tecnologica.

Le subculture rossa e bianca si scongelano, con le sinistre che perdono
l'amministrazione comunale di Bologna nel 99); il voto operaio perde la
propria collocazione identitaria a sinistra e tra l'83 e il 2008 la preferenza per
i partiti di centrodestra sale dal 31% al 60%.
Le sinistre resistono maggiormente (ma non senza difficolt) nelle regioni
centrali dove i tassi di migrazione sono minori.

Tra il 98 e il 2003 le nuove generazioni si trovano davanti a cambiamenti:
1) nell'istruzione viene introdotta la laurea breve (triennale), che aumenter le
immatricolazioni
2) nel lavoro vengono introdotte nuove forme di impiego temporaneo
La grande contraddizione che aumentano i laureati, ma diminuisce la loro
presenza sul lavoro.

Il lavoro precario una trappola che si riproduce nel tempo, con effetti
negativi sulle prospettive dei giovani, che vivono una modernit liquida
(Zygmunt Bauman). La nuova generazione pi globalizzata nei consumi e
negli stili di vita, ma pi incerta sul futuro.

Alla vigilia della crisi finanziaria del 2008, l'Italia risulta essere un po' sotto la
media dei paesi sviluppati.
Nel 2005 un quarto dei giovani imprenditori sono laureati, ma si lamentano
della scarsa utilit dell'istruzione ricevuta.
La maggior parte dei giovani va incontro a un destino di disoccupazione o
sottoccupazione.

Il successo del Grande Fratello dovuto anche alla nuova articolazione del
sistema mediatico: a seguirne le vicende non solo la stampa, ma anche
Internet e la pay tv, che permette di seguirle in diretta no stop.

A fine anni 90 la pluralit dei mezzi di comunicazione testimoniata da un
decollo degli host italiani su Internet e da quello dei telefoni cellulari.
La millennium generation dei nati negli anni 90 amplia il numero dei media
utilizzati quotidianamente rispetto a quelli della baby generation: computer,
cellulare, consolle, ecc. contro tv, radio e stereo.

Il digital divide che divide in due la societ italiana si rivela speculare al
consumo di tv: a usare Internet di pi sono le fasce che guardano poca tv.

Aumentano gli abbonati alle pay tv: nel corso degli anni 90 il ricavo sale dal 6
al 22% e nel 2009 le entrate da abbonamenti superano quelle pubblicitarie.
Cresce cos il numero di spettatori che dal broadcasting passa al
narrowcasting: ci si allontana dal flusso continuo della tv generalista e si
sceglie di pagare solo per ci che si vuol vedere.
Inizia il tempo del vedere + usare.


Morte della televisione?

Quali sono le conseguenze di questa nuova pluralit dei media sulla
neotelevisione commerciale?

I gusti generali non si discostano molto da quelli del passato, con il primato
delle fiction e dell'informazione.
Gli spettatori delle pay tv, per, mostrano segnali di rottura:
all'intrattenimento dei reality preferiscono documentari e divulgazione
scientifica.
Le pay tv rompe il circolo vizioso della tv generalista, che concentra
l'investimento pubblicitario sui programmi pi seguiti.
La pay tv introduce il concetto di coda lunga: si sviluppano i consumi televisivi
di nicchia, con programmi e interessi specifici che la tv generalista trascura
perch troppo piccoli e dispersi, marginali.

Michele Serra definisce absence ci che la tv generalista non considera perch
fuori dai grandi numeri del piccolo schermo.

L'Italia non resta indietro sul pluralismo dei media.
La diffusione record dei telefonini lascia ipotizzare:
1) la crescita di lavoratori autonomi, che non necessitano di un telefono fisso
2) un mammismo italico che si sente rassicurato nel dare ai figli adolescenti
un cellulare

Tra le generazioni del tempo di Internet si sviluppa il nomadismo tra media
diversi e il disincanto: l'incapacit di definire attendibili le informazioni che si
moltiplicano sul web produce indifferenza nei confronti del mondo,
accompagnata dalla ricerca di forme di socializzazione virtuale attraverso i
social network.
I giovani dei paesi in via di sviluppo vedono Facebook e Twitter come le
chiavi d'accesso al grande mondo, mentre i giovani dei paesi ricchi si
appartano dal grande mondo per rifugiarsi in quello piccolo dei propri amici
via computer.

Censis parla di ciclo dell'affermazione del primato del soggetto e della
personalizzazione.

Il nuovo uso plurale dei media riproduce la tradizionale distribuzione sociale
del consumo di tv: non lo modifica.
Una nicchia di italiani colti e benestanti guarda la tv satellitare, al cui interno
vi un ulteriore frammentazione provocata dalla moltiplicazione dei canali.
La maggioranza che guarda molta tv generalista, guarda sempre la stessa.

La neotelevisione pu sopravvivere alla moltiplicazione dei media on demand?
Per ora, s.
I nuovi media non cancellano i vecchi: li obbligano a rifondarsi, a modificarsi,
ma non ne decretano mai la scomparsa.
Indagini Istat del 2005 confermano che la prevalenza di pc e Internet nelle
giovani generazioni non si accompagna a un calo del consumo televisivo.

Rai e Fininvest acquistano sempre dagli altri: i contenuti visti dagli italiani
sono gli stessi che vengono visti all'estero.

In Usa e Italia le modalit di ascolto tv sono simili: passivo e deconcentrato.
In Russia, invece, i cittadini non credono all'indipendenza dei media e si
sentono consumatori sfruttati e senza diritti.

Maleducazione e dissonanza convivono con la transizione verso i valori post-
materialisti teorizzata da Inglehart:
parit sessuale, soddisfazione di vita, lotta alle discriminazioni, volontariato,
preoccupazione per l'ambiente non sono in contraddizione con la mutazione
individualista, con il consumismo, con la presenza assidua davanti alla tv e
con la riduzione della politica a spettacolo.
La tv infatti capace di intercettare questi valori pi di quanto non riesca a
fare la politica.

<<Nelle ultime due elezioni presidenziali degli Usa il voto si polarizzato su
questioni relative agli stili di vita (come l'aborto e i matrimoni gay), piuttosto
che su questioni relative agli interessi di classe, rimaste sullo sfondo.>>
(Inglehart, 2008)

L'infotainment della tv, spettacolare e sanguigno, contribuisce alla disaffezione
per la politica.
L'entertainment tende a cancellarla, spezzettando la realt in tante storie
personali.

Le ricognizioni quinquennali del World Values Survey confermano il paradosso
di Easterlin: oltre un certo livello di reddito l'aumento di ricchezza non
corrisponde sempre a un aumento di felicit.

Se in Italia la neotv produce pi maleducazione che altrove per la carenza
del sistema politico.

Il collegamento con l'imprenditoria privata, aperto nel 94 con Forza Italia in
parlamento, si ridimensiona, ostruito dal peso di una classe politica
autoreferenziale, interessata a preservare il proprio potere: sempre pi lontana
dai problemi materialisti del paese e sempre pi lontana dai valori post-
materialisti che si affermano nelle nuove generazioni.

Gli italiani continuano ad essere distaccati dalla politica: indagini Istat (99-
2005) rivelano che gli italiani che non si interessano di politica salgono al
34%.
In particolare sono operai (32%) e lavoratori autonomi (25%).
Il 38% sono disoccupati e persone in cerca di prima occupazione.

Secondo le indagini del Censis, l'Italia di oggi frammentata e confusa, priva
di punti di riferimento.
La tv domina i consumi culturali e il 70% dei cittadini si affida ad essa per
formare le scelte di voto.
Alle elezioni del 2008 solo il 27% dei cittadini sapeva gi chi votare, contro il
40% del 94.








La cifra della comunicazione politica della nostra epoca data da 2 elementi
fondamentali:

1) Squilibrio a favore della percezione emotiva piuttosto che verso la
riflessione cognitiva. Nella civilt dello schermo ci si affida a emozioni
personali e intuitive, ci si basa sulla simpatia personale. Lo conferma la rapida
ascesa di Barack Obama, quasi sconosciuto, ma anche quella di Sarkozy e di
Tony Blair.

2) Privatizzazione della comunicazione politica: la partecipazione alla vita dei
partiti un fenomeno di lite. Si discute di politica in famiglia e tra amici, le
scelte pubbliche si fanno nel privato.
Si preferisce la ricerca della convenienza personale piuttosto che il bene
generale.
Non un caso se la scena sia dominata dal mezzo che incarna la
privatizzazione della comunicazione: la tv.

(Censis 2009)


In Italia la post-democrazia riflette la crisi della mutazione individualista della
baby boom generation.
Oggi i giovani sono incerti, soprattutto a causa della precariet del lavoro.

La neotelevisione finisce per diventare un aiuto per vivere in questo mondo
instabile: frammenta i significati e riduce la complessit, costruisce miti del
successo individuale attraverso la celebrit facile, reclamizza i beni di consumo
come sostegni delle identit personali.

La tv generalista subisce i colpi della facilit d'accesso ai nuovi media
(cellulare, Internet, pay tv) e probabilmente morir.
Tuttavia, difficile compensare la perdita di certezze e speranze: la politica
come possibilit condivisa di costruire un domani migliore ancora lontana.

L'Italia degli individui che la neotv ha rispecchiato destinata a sopravvivere.

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