Sei sulla pagina 1di 46

STORIA DEL 900 ITALIANO: SIMONA COLARIZIPARTE PRIMA: LITALIA

LIBERALE1)LETA GIOLITTIANA:1)si chiude unepoca


il 900 Italiano si apre con luccisione a colpi di pistola del re, mentre viaggia
incarrozza verso Monza. Ma gli italiani vedono la morte di Umberto I non come
unpresagio funesto,ma come linizio del nuovo secolo, come una cesura con
l800. Il reaveva chiaramente dimostrato di essere incapace di gestire i
tumultuosi cambiamentosociali ed economici in avvio in Italia, lasciandosi alle
spalle una scia di morti vittimedella repressione. Il popolo si mobilita
pretendendo diritti, mentre gli stati 800 sonolenti a comprendere i
cambiamenti, perch basati sullidea che ci sia una massaindefinita di sudditi
che non sono cittadini attivi. Ma il vento del liberalismo e dellademocrazia
comincia a spirare in tutta Europa. Certo contro il vento
del cambiamentoportato da Inghilterra e Francia troviamo i Romanoff e gli
Asburgo a controbilanciare iltutto, mentre la Prussia fa modello a se: una
moderna potenza economica e socialemantenuta in vita da un ordine
autoritario. Il neonato stato italiano si dato una forma liberale in cammino
verso la democrazia: liberali e democratici avevano lottatoper lo stato italiano e
su questi valori era stata incardinata lunit dItalia. NelParlamento il potere
saldamente in mano alle due ali liberali, destra e sinistra storica, che si
confrontano con laltra faccia del movimento patriottico che aveva portato
allunit: la sinistra radicale e repubblicana (Mazzini e Garibaldi). Vittorio
Emanuele II accetta questo ordine e cos pare fare anche Umberto I, accettando
un aumento dei poteri del Parlamento e una riduzione di quelli della Corona,
per avviare il cammino alla democrazia. Il potere del re sembra ridursi ad un
ruolo simbolico, digaranzia e rappresentanza. In realt si Umberto I sia la
moglie si sono adattati almomento, covando intimamente risentimento verso il
Parlamento e nessuna fiduciaverso la borghesia che si accinge a governare il
paese (paese, lItalia, avvertito comeunitario solo dalle elit borghesi che
avevano partecipato attivamente alla creazionedello stato). Rimane il fatto che
per i contadini essere sotto i Lorena, gli Asburgo o iSavoia comporta
poca differenza e il passaggio viene affrontato con passivit eindifferenza:
diversa la situazione nelle citt. In ogni caso alla fine dell800 lobiettivodi
Fare gli italiani di cui parlava DAzeglio ancora lontano. Questo non riesce
a causadel fragile tessuto sociale e civile dellItalia in cui troviamo ancora molti
analfabeti(punte del 90% della popolazione in Sardegna, 70% la media) Nel
1891 la situazione leggermente migliorata: la Legge Coppino del 1877
comincia a dare i suoi frutti e siarriva ad una media del 57% di analfabeti, ma
al Sud gli indici restano molto alti. Unaignoranza cos pesante limita la capacit
di diventare cittadini attivi per molti italiani,questo anche quando viene abolita
la legge elettorale censita ria, ma introduce quelladellanalfabetismo. Votano
solo 3 milioni di italiani su 30 milioni. A questo si aggiungeil problema della
mancanza di una lingua comune: litaliano esistente nei libri comelingua colta,
assurto a lingua ufficiale, insegnato nelle scuole e parlato da una minoranza

di cittadini in pubblico e da poche famiglie aristocratiche, che nel privato


continuano per a usare il dialetto. Una coscienza collettiva comincia a farsi
strada nelle masse che cominciano a politicizzarsi (cosa che precede
lacquisizione di una identit nazionale) nelle organizzazioni socialiste e
cattoliche, che sono per lappunto antinazionali: luno segue
linternazionalismo, laltro considera i Savoia degliusurpatori del potere della
Chiesa (ricorda il non expedit). Ecco spiegato il forte senso di incertezza della
borghesia: si rischia non solo il sovvertimento dellordine, ma anche a rischio
lintero edificio nazionale costruito senza una solida base popolare eancora
chiuso, dopo 30 anni, alla maggioranza degli italiani. Tutto questo mentre
inpiazza ci sono varie sommosse che sono di certo pi difficilmente gestibili di
un dissenso incanalato nelle istituzioni. Alla Camera e al Senato si confrontano
2 schieramenti: i liberali di sinistra che insieme ai gruppi minoritari dei radicali
e dei repubblicani spingono per allargare le basi del consenso, e i liberali di
destra che resistono a questa prospettiva timorosi degli sconvolgimenti
inevitabili in un processodi crescita accelerato.Quando nel 1893 esplodono in
Sicilia e Lunigiana le agitazioni dei fasci dei minatori edei contadini primo
ministro Crispi che viene dalle fila della Sinistra Storica, ma non ha alcuno
scrupolo a proclamare lo stato dassedio in Sicilia e Lunigiana, a sciogliere il
partito socialista, a cancellare le libert dei lavoratori a colpi di leggi
eccezionali. 2000 arresti, 100 morti. 3 anni dopo ricomincia tutto: unannata
agricola negativa scatena rivolte e scioperi per il pane in tutta Italia, culminate
nel 1898 con i moti di Milano. Rudini, liberal-consevatore, ha la stessa reazione
di Crispi: chiude i giornali dellopposizione, scioglie le associazioni socialiste e
cattoliche, mette sotto stato dassedio Milano e lascia Bava Beccaris a ordinare
di sparare sulla folla. Le fonti ufficiali parlano di 80 morti, 300 per lopposizione,
migliaia di persone arrestate, finisce a 12 anni di carcere Filippo Turati capo del
Psi. Laccusa di attentato alle istituzioni dello Stato. La reazione dimostra la
chiara paura dei liberali del cambiamento: la cosa confermata pure dal Re
che insignisce Bava Beccaris della gran croce dellOrdine militare di Savoia, in
riconoscimento del servizio reso alle istituzioni e alla civilt. L800 si va
chiudendo con una svolta autoritaria. Tra ipensatori di questa svolta erge il
liberal conservatore Sidney Sonnino che in unarticolo su Nuova Antologia nel
1897 scrive che il re deve riappropriarsi delle prerogative che lo statuto
albertino gli concede ridimensionando il ruolo del parlamento. Il generale
Pelloux che guida il governo fino al 1900 segue preciso questa
strada. Londata di indignazione per il sangue versato per comincia a travalica
re gli ambienti socialisti e quelli anarchici (dove matura il regicidio)
interessando ancheradicali, repubblicani, liberali progressisti che aprono una
dura polemica col governofino al clamoroso gesto del direttore del Corriere
della Sera, giornale degli industriali,che rassegna le dimissioni per protesta. Il
movimento nato a favore dellamnistia per idetenuti politici si rafforza e ottiene
vari successi. A questo coro di opposizione si uniscono anche alcuni cattolici e
in loro aiuto interviene anche Leone III che con lenciclica Spesse volte

ricorda come lassociazionismo cattolico funga dapacificatore sociale (cosa che


va a bilanciare la linea, del tutto filogovernista, dei clericalconservatori). Sar la
mobilitazione della sinistra liberale, o costituzionalista, guidata da Giolitti a
determinare la vittoria dellopposizione in Parlamento. I giolittiani cominciano
ad aiutare socialisti, repubblicani, radicali nel ferreo ostruzionismo per bloccare
una modifica del regolamento parlamentare volta a ridurre i poteri
delparlamento. Dopo vari discorsi di Enrico Ferri durati ore e ore e che bloccano
la discussione la Camera viene chiusa per sei giorni con decreto regio. Al
ritorno il Parlamento scoppia una rissa tra Bissolati e Sonnino che vengono alle
mani mentre alcuni deputati socialisti rovesciano le urne con le schede dei voti.
La Camera dinuovo chiusa, ma non resta altro da fare che indire le elezioni.
Comincia il 900.Radicali, repubblicani e socialisti prendono quasi 30 seggi in
pi. Successo annunciatodalla grande vittoria della stessa coalizione alle
amministrative di Milano, Torino,Pavia, Piacenza ecc.. I liberali costituzionali,
alleati con la sinistra, godono anchessi di
buona spinta propulsiva: 116 seggi. Pelloux si dimette e Saracco, nonostante
sialiberal.conservatore, tenta un gesto di conciliazione: ritira la proposta di
modifica delregolamento parlamentare. Ma luccisione da parte di Bresci di
Umberto I gela ognientusiasmo, facendo riprecipitare tutti nello spettro di
unaltra ondata reazionaria.Sonnino rilancia di nuovo il motto torniamo allo
Statuto mentre pare diffondersi unsentimento di indignazione verso la sinistra
(che condanna comunque lattentatoanarchico). Lerede al trono Vittorio
Emanuele III schivo e timido molto introverso elontano il pi possibile dagli
splendori della corte: ben differente dai genitori. Glimanca il piglio autoritario
dei geniutori, anche se ha sincero orrore delle piazzetumultuose e della
sinistra che ha attentato gi pi volte alla vita del padre. Laregina Margherita e
la destra liberale maggioritaria in parlamento lo convinsero avendicarsi
riducendo i poteri costituzionali per imporre il pugno di ferro nel paese
eriportare allordine le classi ribelli. Vittorio Emanuele III voleva unItalia
ordinata eserena, disciplinata e rispettosa, ma voleva anche essere amato dai
sudditi: larinuncia alla vendetta che egli fa e la promessa di un ritorno alla
normalit nel paesesono un passo in questa direzione.
2: il paese tra sviluppo e arretratezza:
a favore della normalizzazione gioca anche il ruolo della borghesia
imprenditoriale, oquantomeno dei borghesi progressisti che avevano
aspramente criticato il massacro diMilano. La cosa non secondaria perch il
peso della borghesia nellopinione pubblicaconta sempre di pi, legato allo
sviluppo economico. Il Pil cresce soprattutto nelsettore manifatturiero, ma lo
sviluppo delle grandi aziende a rendere evidente lamodernizzazione in
atto. Allavanguardia il settore della siderurgia trasformato inindustria
integrata grazie al fatto che ora in grado di compiere lintero cicloproduttivo,
come progettato, per primo in Italia, da Vincenzo Breda. Il decollo iniziaquando
lo stato concede le miniere dellElba: le imprese produttrici prendono in
pocotempo la fisionomia del trust come conferma poi nel 1905 la fondazione
dellIlva(riprende il nome latino dellIsola)tutto collaiuto dello stato (va crearsi

il capitalismoitaliano, fatto di uno stretto intreccio tra Stato, industria e gruppi


finanziari).Nellindustria meccanica abbiamo la fondazione a Torino,da parte del
proprietarioterriero Giovanni Agnelli, della Fiat (fabbrica italiana di
automobili). Si passa da unaproduzione di 8 automobili nel primo anno ad una
produzione di oltre un migliaio nel1906. Inizia anche la battaglia politica sulle
ferrovie: la maggior parte degli italiani sisposta in treno. Si ha la statalizzazione
nel 1905. Sono tutte conquiste importanti cheinfluiscono molto sui costumi e la
vita quotidiana della gente, soprattutto del Nord(dove c un forte boom
demografico). Una popolazione variegata (borghesi,imprenditori, operai,
contadini) comincia a chiedere che lo stato garantisca libert,diritti, condizioni
di vita migliori e armonia, soddisfacendo i bisogni delle classi pipovere, ma
anche quelli degli industriali. La strage di Milano non la giusta risposta
equesto provoca indignazione ( ipocrita, perch nessuno vuole vedere morti al
Nord,mentre sparare ai contadini dei fasci siciliani non disturba nessuno). Tutti
condannanolintervento della polizia e la concentrazione dei poteri in mano al
Re: pochi mettono indubbio la monarchia, ma si vuole un modello inglese
rispettoso della sovranit delleCamere e senza tentazioni autoritarie. IL nuovo
re sembra promettere tutto questo ediventa subito il paladino dei liberali
progressisti. A questo coro si unisce ancheSonnino che sulla Nuova Antologia
scrive in maniera ben diversa da prima: sempreconvinto della necessit di
un forte governo comincia per ora a chiedere unacoraggiosa politica riformista
in campo economico, sociale, giuridico perch lItalia si
avvii verso la modernit.In ogni caso lo sviluppo industriale si limita ad alcuni
settori ed aree geograficheprecise. Esclusa la siderurgia tutte le aziende sono
ancora a conduzione familiare conpochi addetti, paga bassa e orari da inferno
sia per uomini che per donne e bambini.Nel 1900 la spesa per lalimentazione
resta quella pi amplia tra le spese di unafamiglia operaia: siamo appena al
livello di sussistenza. Lagricoltura assorbe il 60%della popolazione attiva. La
maggior parte sono braccianti impiegati nelle coltivazionidi cereali del sud o
nella pianura padana dove va formandosi lagricoltura capitalistica.Il resto
(mezzadri, fittavoli,coloni) lavorano alla giornata. Gli stessi fondi sono
troppopiccoli per sfamare una famiglia contadina allargata. Non un caso che
ci sia unaemigrazione immensa verso gli Usa, con 2 milioni di emigranti in 20
anni soprattuttodal Nord Est. Meno dal Sud.
3)i riformisti alla guida del Psi (1900-1904)
il Psi a otto anni dalla sua formazione si trova ancora concentrato al Nord
soprattuttonel triangolo industriale del Nord Ovest e nella pianura padana. Vi
confluiscono quindii contadini che conoscono gi le aziende agricole di tipo
capitalista, gli operai dellegrandi fabbriche e perfino una piccola parte di classi
urbane medio piccole conquistatedal credo di libert e uguaglianza e favorevoli
alla linea riformista dei leader del Psiche teorizzano la collaborazione con le
forze borghesi. IN 3 anni triplicano i seggi inparlamento (33 nel 1900) e Turati
teorizza un accordo con la sinistra liberale di Giolitti.Nonostante i riformisti
abbiano saldamente il controllo del partito comincia asvilupparsi una forte
opposizione interna che vuole dare voce ai milioni di proletariancora esclusi dal

moderno processo produttivo e dimenticati dallo Stato e dai leaderdel


partito. Questa divisione mostra come in realt il Psi sia diviso in varie
correnti chespesso portano a scissioni: la prima nel 1892, anno di nascita del
partito, con glianarchici: le ragioni di questa frammentazione sono da ricercarsi
nella disomogeneitdel proletariato italiano. Rimaneva forte limpegno di Turati
a diffondere il Psi in tuttaItalia attraverso anche le reti delle associazioni e delle
organizzazioni proletariediversificate da zona a zona ma omogenee al proprio
contesto. In pi i verticimancano di una ideologia forte che faccia da collante:
da una parte i riformisti come Turati che arrivano al marxismo attraverso un
umanesimo socialista positivista,dallaltra lestrema sinistra rivoluzionaria che
esprime pi che un orientamentoideologico un bisogno: ottenere tutto subito, il
massimo. Non un caso che il Psirisulta diviso in massimalisti e minimalisti (i
massimalisti rimangono nel Psi anchedopo la nascita del Pci: massimalismo e
comunismo rivoluzionario non sono daconfondere).Per quanto riguarda la base
del psi abbiamo i diseredati che vedono il marxismo comeuna religione, una
specie di promessa di salvezza da una parte e gli operai dei distrettiindustriali
in cui il capitalismo avanza che cominciano a farsi una forte coscienza diclasse
basata su una conoscienza quantomeno elementare del marxismo. Salveminisa
bene che al Sud non si conosce il plusvalore e sa che la rabbia dei contadini del
sud tanto esplosiva quanto facile a morire quando la forza pubblica spara: al
sud leorganizzazioni proletarie sono ancora debolissime. Pochissimi sindacati
presenti e le leghe bracciantili nascono e muoiono nel giro di pochi mesi
( contribuisce a questo ilfatto che leco riformista per i miglioramenti dei salari
e la riduzione degli orari dilavoro cade nel vuoto al Sud, dove c una gran
massa di disoccupati che lavora massimo 3 mesi allanno). Aumento dei
salari, riduzione degli orari di lavoro,istruzione obbligatoria, suffragio universale
diventano i punti, usciti dal congresso socialista del 1900, per lalleanza con
Giolitti (che ricambia promettendo la riforma tributaria, il diritto di
associazione, imparzialit dello stato nei conflitti di lavoro).Saracco si dimette
nel 1901 dopo uno sciopero dei portuali genovesi indignati per lachiusura della
Camera del lavoro cittadina: Giolitti forma il nuovo governo
coisocialisti. Saracco revoca il decreto di chiusura, ma le leghe bracciantili sono
ormaisul piede di guerra: per evitare una nuova ondata di sommosse si sceglie
stavolta lastrada del dialogo. Zanardelli viene nominato primo ministro che
elegge GiolittiMinistro dellInterno (promette legalit e libert) e si promette
labolizione del daziosulle farine, pane e pasta e aumento delle imposte dirette
(ministro delle finanze leconomisa Leone Wollemborg).
4)socialisti e cattolici tra collaborazione e intransigenza
Giolitti ha ben chiaro come affrontare i problemi: la questione sociali va
affrontata allaradice, agevolando e non reprimendo il processo di crescita
sociale, economica epolitica delle masse che attraverso sindacati, partiti,
associazioni, camere del lavoroacquisiscono lidentit di cittadini: sa che
incanalare la protesta entro i canaliistituzionali, agendo quindi da cittadini,
impedisce di trovarsi di fronte a scoppi dirabbia improvvisi. Insomma Giolitti

vuole che lelit che governa con lui si facciacarico di integrare le classi
subalterne nella vita dello Stato con unopera dimediazione preziosa prima di
tutto per i governanti stessi. Accettare questa stradasignifica lasciare via libera
alle organizzazioni socialiste, ma anche a quelle cattoliche.Subito nascono la
Fiom (metalmeccanici), la federazione nazionale dei lavoratori dellostato,
quella tessile (bianca e rossa), la Federterra (lavoratori terra), si
incrementanonotevolmente le leghe bianche. La capillarit della rete
ecclesiastica aveva permessouna penetrazione diffusa degli attivisti cattolici
soprattutto nelle campagne e si erafondata lOpera dei Congressi per fare da
contenitore a tutto lassociazionismo bianco.Lopera dei congressi entra in crisi
nei primi del 900, quando si diffonde tra iconservatori una certa diffidenza per i
democratico-cristiani di Romolo Murri,sviluppatisi esternamente allOpera: un
sindacalismo cattolico considerato tropposimile a quello socialista nelle
modalit e nelle pratiche di lotta, avendo teorizzatoperfino il ricorso allo
sciopero. Murri non nasconde nemmeno la sua voglia di fare
deiDemocratico.cristiani un partito. Nel 1901 il Papa interviene prendendo
la presidenzadellOpera dei Congressi ed obbligando Murri ad aderirvi (non
muta lideadellimportanza dellattivismo cattolico come pacificatore sociale e
per fermarelavanzata marxista ribadendo rispetto delle gerarchie e
collaborazione tra le classi,ma si respinge fermamente lidea di partito o
sindacato). Nel 1902 il movimento diMurri vastissimo e continua ad
estendersi (250 mila membri) in netta concorrenzacol movimento rosso (con
cui condivide il problema della netta sproporzione diadesioni tra Nord
e Sud). Mentre socialisti e cattolici si organizzano si ha una ondatadi
mobilitazione superiore a quella del 1983: dilagano gli scioperi nella pianura
padanae nelle citt industriali (solo nel 1901 mille scioperi, 600 le agitazioni
nelle campagne).Nonostante tutte le premesse i governanti usano le maniere
forti: 3 morti e venti feritia Ferrara per opera delle forze dellordine, il cui
operato difeso da Giolitti. E parte lamilitarizzazione per bloccare lo sciopero
dei ferrovieri. Giolitti non ha cambiato ideama sa di dover rassicurare liberali
moderati e destra liberale che potrebbero in unattimo rovesciare il governo
Zanardelli e imporre stavolta davvero un governoreazionario e
contemporaneamente vuole far capire ai socialisti che le lotte vannoguidate e
controllate perch il governo possa rimanere neutrale. Turati lo capisce enel
congresso del 1902 del psi vota a favore del governo Zanardelli. Tre mesi dopo
ricompensato con una legge a protezione di donne e minori che eleva a 12
anni letminima per lavorare, riduce a 11 h per i bambini e 12 h per le donne
la giornatalavorativa, crea il congedo di un anno per maternit. Ma nello stesso
congresso le filedei massimalisti, molto ingrossate, danno non poco filo da
torcere a Turati: ormai sonoinsofferenti per la lentezza con cui i riformisti fanno
avvenire il cambiamentoattraverso il Parlamento. Invocano la lotta, mostrare i
muscoli al padronato, bloccarela produzione: come avevano dimostrato le
agitazioni del 1901-1902 con gli scioperiche si ottiene pi di quanto non si
ottiene con una legislatura. Arturo Labriola lavoce che ha la lotta di classe

come parola dordine: non mette in dubbio le riforme, maqueste si ottengono


scendendo in guerra col sistema capitalista e col governoborghese in tutte le
maniere, anche con la rivoluzione. Lo slogan udito negli scioperidel 1902 w il
socialismo! W Giolitti lo fa rabbrividire: nessuna collaborazione con leforze
borghesi. Parole simili sono di Ferri: la leadership di Turati
perde forza. Nelcongresso di Bologna del 1904 i riformisti vanno
in minoranza: dopo poco gli effetti sifanno sentire e si proclama lo sciopero
generale per protesta contro la polizia che haaperto il fuoco a Cagliari contro i
minatori. E il primo sciopero generale che coinvolgeuna miriade di lavoratori,
ma inasprisce le differenze entro il Psi. A polemizzare controgoverno e riformisti
non sono solo i massimalisti, ma anche Salvemini che dichiara ilSud
abbandonato a se stesso in preda a miseria e criminalit. Del 1901 linchiesta
delsenatore Saredo Giuseppe che rende note le malversazioni e ruberie dei
sindaci diNapoli, cominciano le prime accuse di collusione con la
camorra. Questo nonostantegrandi menti (Nitti, Einaudi, Zanardelli stesso che
si reca in Basilicata per rendersipersonalmente conto della situazione) si stiano
interessando davvero per la primavolta al problema del su. Ma Salvemini non
soddisfatto che pretende che laquestione meridionale diventi la prima
dellagenda del Psi. Dallasse Turati-GiolittiSalvemini non si aspetta molto visto
che la loro politica non d effetti evidenti,tantomeno al sud dove le proteste
continuano a essere represse col piombo. Ma oltreallillegalit della polizia che
agisce col sopruso e la violenza troviamo il disprezzo delleleggi da parte di
prefetti e questori che si attivano per favorire i notabili governativi.Giolitti
comincia a essere presentato nelle vignette di satira come un bifronte
chemostra la faccia dura al Sud senza per questo perdere lappoggio del Psi. Il
Psiriformista troppo impegnato nel parlamento, quello massimalista
preferisce reclutareal Nord dove una forma di coscienza di classe gi esiste che
al Sud dove c ancoratutto da creare convinti che la carica rivoluzionaria del
socialismo del Nord si sarebbepoi estesa al Sud. Salvemini non daccordo e si
dimette.nel 1901 il maldipancia si fa sentire anche tra i cattolici: il Papa non ha
fatto ordine elOpera dei Congressi sta per collassare sotto i fendenti di
Murri. Nel 1902 Murri censurato e allontanato dalla politica, vi ritorna e nel
1903 accusato ancora diindisciplina. La nomina a Papa di Pio X al posto di
Leone XIII, antimodernista eintransigente custode dellortodossia profuma
della fine di Murri. Nel 1904 lOpera sciolta e lassociazionismo cattolico
riorganizzato in modo tale da aumentarne ladipendenza disciplinare dai vescovi
e rimettendo in riga il basso clero. Murri vienesospeso a divinis poi scomunicato
mentre il Papa pubblica la Pascendi Dominici gregiscon cui condanna il
modernismo. Rimangono delusi comunque in conservatori pireazionari dalla
politica morbida inaugurata da Pio X verso lo stato liberale, al puntoche due
cattolici sono eletti in Parlamento: si ribadisce comunque che il non expeditnon
sospeso che tutto dovuto alla necessit di arginare i socialisti. Crolla
sulleteste dei cattolici lo sciopero generale come un trauma da cui difficile
riprendersi. Il

disgelo coi cattolici arriva quando Giolitti diventa primo ministro: non chiude la
portain faccia ai socialisti (chiede lappoggio di Turati per formare il governo),
ma tenta dibarcamenarsi. Se una parte dei cattolici liberali disponibile a
sostenere lamaggioranza giolittiana, Giolitti li accoglie a braccia aperte. In ogni
caso unasoluzione alla questione romana non si profila allorizzonte, ma si pu
avviare unatrattativa indiretta, un patteggiamento di volta in volta coi diversi
settori cattolici.
5)la mobilitazione politica del ceto medio
in Italia troviamo numerosi ceti medi interessati alle riforme di Giolitti e allo
sviluppo,cosa che impone al governo di allargare la base elettorale. Giolitti si
dimostradisposto a tutto per realizzare il suo programma, mediando sempre su
tutto eritenendo utile ogni strumento di persuasione, soddisfacendo ora questo
interesseparticolare, ora questaltro. Perdono di trasparenza e visibilit quindi i
processi percomposizione del conflitti in Parlamento e si perde anche lidentit
politica dellamaggioranza giolittiana disgregando progressivamente il fronte dei
conservatoriliberali. Giolitti cio si dota di un largo schieramento di deputati a
lui fedelissimi che gliconsente di governare per dieci anni: quella che viene
definita la dittaturaparlamentare giolittiana. Ma rimane una maggioranza senza
idee che Giolitti lega a sconcedendo favori, soddisfacendo interessi particolari,
concedendo voti quando siaprono le campagne elettorali. Giolitti vive uno stato
di compromesso permanente.Gli effetti sono positivi per il paese che vive un
periodo di sviluppo senza traumivistosi, meno positivi invece per il sistema
politico che invece di avviarsi verso lademocrazia si ritrova ingabbiato nel
trasformismo. A questo si aggiunge la difficoltnella politicizzazione del ceto
medio, molto variegato e frammentato: al declinoinesorabile della piccola
borghesia urbana e rurale corrisponde una dilatazioneimprovvisa dei settori
legati allindustria e al pubblico impiego. Cos le scelte politichedella piccola e
media borghesia appaiono disomogenee: si rifanno al liberalismo,
alcattolicesimo, al radicalismo e in alcuni casi al socialismo riformista. Chi vota
radicalie socialisti altro non che la fascia progressista e pi avanzate:
eguaglianza, libert,modernit sono le parole dordine dei socialisti quindi
attrattive, contro il vecchiopotere, anche per alcuni del ceto medio. Pochi si
convertono al marxismo, mentremolti apprezzano la spinta positivista assieme
a certi spunti umanistici e populistici:ecco il perch soprattutto al Nord i
socialisti acquistano alcuni consensi tra i borghesi.Libro pi letto Cuore che
riassume tutti gli stereotipi della cultura positivista e tra ipoeti si apprezza
Pascoli partecipe al destino degli umili, protagonisti di una epopeanazionale
riletta in chiave populistica. La realt sociale cos povera e ingiusta indignae
emoziona il borghese, che per non ripudia la patria-matrigna ma li spinge
adeducare il popolo e migliorarne le condizioni di vita, proseguendo la missione
idealedel Risorgimento. La militanza socialista non vissuta come
contraddizione al loroforte sentimento nazionale per lo meno fino a quando a
capo del Psi ci sono iriformisti. Tutto questo spiega sia il boom di voti dei
socialisti sia la crescita dellefrange massimaliste entro il Psi. Lascesa dei

massimalisti alla guida del Psi, contrariad ogni accordo con la borghesia e
fortemente avversi alla propaganda nazionale,allontana il ceto medio dal Psi. IN
teoria ora questo elettorato di ceto medioprogressista dovrebbe trovare come
sfogo la creazione di un centro democratico,potenzialmente maggioritario. A
vanificare il progetto di un polo democratico disinistra contribuisce anzitutto il
Psi dove le correnti riformiste favorevoli allaccordovanno in minoranza. Ma
conta anche il fatto che radicali e democratici, eredigaribaldini e mazziniani,
non hanno una struttura nazionale organizzata. Varie associazioni di
volontariato assicuravano la loro presenza nella societ civile con unforte
radicamento in alcune zone e totale assenza in altre. Mancava una
guidacentrale nonostante la nascita del Pri nel 1895 sul modello organizzativo
del Psi. Maradicali e repubblicani non credono nei partiti e questo li condanna
allemarginazionepolitica. Le cose non cambiano nemmeno nel 1900, anche se
si costituisce il partitoradicale. Si accentua anche la distanza tra la
rappresentanza parlamentare e i punti diforza a carattere locale: su parole
dordine anticlericali, laiche e una piattaformaprogressista radicali
e repubblicani vanno bene alle amministrative. La forteopposizione
antimonarchica li porta a non voler entrare in nessun esecutivo, anchequando
Giolitti offre loro loccasione. Ci non toglie che Marcora voti quasi sempre
afavore del governo,ricevendo in regalo da Giolitti la carica di Presidente della
Camera.Ma tutto ci non rafforza i radicali e repubblicani che restano un
fenomeno ridotto esenza scala nazionale. Non sfruttano la loro forza coalittiva,
che poteva renderli vitaliper certi governi, e anzi si fanno risucchiare dalla
prassi trasformistica imperante inParlamento perdendo la fiducia degli
elettori. Piano piano si avverte la rottura tra latradizione e le avanguardie che
avevano fatto da ponte tra i socialisti e la piccolaborghesia urbana : nasce la
polemica contro il positivismo, contro le scienze sociali,contro lumanismo
commuovente, che sfociano poi nel manifesto dei futuristi e nellarivista la
voce e che comunque accomuna una variegata quantit di persone
daDAnnunzio, Prezzolini a Marinetti. Il mondo intellettuale si presenta
moltodisarmonico e variegato e quindi incapace di diventare un punto di
riferimento per leforze democratiche Lambizione di educare gli italiani a un
nuovo senso civico sitraduce in una polemica intransigente contro lItalia di
Giolitti, dellamministrazionecentralizzata, della cultura accademica imbevuta
di retorica, della corruzione politica. Tuttavia Papini, Salvemini, Amendola che
scrivono tutti sulla voce parlano linguediverse. Ancora pi confusa la
propaganda futurista che esalta il superomismo,lazione, la forza, la velocit, la
bellezza della lotta fino a definire la guerra la solaigiene del mondo. Sono
contro-valori che affascinano i borghesi. Anche i futuristivogliono abbattere
litalietta giolittiana ma non per introdurre una morale pi rigorosa,ma per il
dovere dello sforzo, la visione dellumile giornata come missione ecc
eteatralizzano tutto e sperimentano nuove forme di comunicazione adatte alla
societdi massa (come i manifestini lanciati dalla torre dei Mori di Venezia)
rispondendo cosalla perfezione alal voglia di partecipare del ceto medio.,

soprattutto a quei giovanidisoccupati usciti dalle scuole superiori che sono


lavanguardia del proletariatointellettuale. Ai pi sembrano innocue pazzie di
artisti, mode culturali, la grandeindustria del vuoto coma la chiama
Croce. Eppure teatro e cultura ora non sono piprivilegio di pochi. Da una parte
appunto c chi sminuisce il valore di queste cose,dallaltra invece evidente
che gli intellettuali cominciano a porsi come avanguardistidel cambiamento,
con azioni che cominciano ad avere riflessi anche in politica. Ilnazionalismo
antigiolittiano nasce nel 1903 dalla penna di Enrico Corradini cheraccoglie,
attraverso la rivista il Regno, tutti i borghesi patrioti.
6: sviluppo e modernizzazione
dal 1882 lItalia fa parte della Triplice Alleanza cosa che aveva creato tutti i
problemilegati alle terre irredente di Trentino, Venezia Giulia ecc.. In compenso
Austria eGermania avevano incoraggiato lItalia a cercare una espansione verso
lAfricamediterranea. Ma i primi passi coloniali erano stati un fallimento e
lultima avventuradi Crispi in Abissinia si era convertita in 7000 morti ad Adua
(1896): questo avevasmorzato lentusiasmo coloniale. Ma per vari contrasti con
lAustria lItalia comincia a
ritessere rapporti con la Francia, dando il via ai giri di valzer di cui parla von
Bulow(cancelliere tedesco) che per ora vengono tollerati. Giolitti nel frattempo
ammettepubblicamente di ritenere impossibile il sogno dellimpero coloniale
perch c troppadisparit tra i fini e i mezzi. Questa linea prudente
ovviamente non piace ai giovaninazionalisti che sbavano sulle future ceneri
dellimpero ottomano. Si crea quel clima diansia di cannoneggiare, spargere
fiumi di sangue, conquistare, guerreggiare di cuiparla Croce e che apre
la strada alla I G.M. Ma soprattutto la crescita economica afar credere che
lItalia possa entrare tra le grandi nonostante lo sviluppo italiano siapi lento di
quello di altri stati. Al ritardo contribuiscono ritardi di partenza e
interventimassicci, ma irrazionali, da parte dello stato. Il sostegno statale alla
siderurgia elinvestimento delle banche miste portano un forte sviluppo del
settore (nel 1904 laSociet Ferriere italiane, con la mediazione del Credito
Italiano, ottiene la possibilit diaprire un impianto siderurgico a Bagnoli). Le
industrie elettriche e meccanichegiovano della statalizzazione delle ferrovie e
della telefonia (1903-5). Boom anche delchimico. Le industrie tessili cominciano
quel declino irreversibile che le porter adiventare una industria minore. I dati
del censimento industriale del 1911 diconochiaro per che lo sviluppo
concentrato nel triangolo industriale Milano-Torino-Genova. Si ha un forte
spostamento di lavoratori dalla campagna alla citt dove isalari sono pi alti e
dove sono molto attraenti i modelli di consumo. Tutti i centriurbani i sventrano,
si allargano, si scatena la febbre edilizia. Si abbattono casevecchie e malsane,
si sostituiscono le strade strette con strade ampie e alberatesecondo i nuovi
canoni delligiene urbana. Una sorta di horror vacui pervade iborghesi che
riempiono le case di tende, arazzi, soprammobili, vasi, mobilio simbolodella
loro realizzazione. LItalia vive effettivamente meglio:
aumentano consumi,risparmi, migliora lalimentazione e le norme igieniche.
Aumenta la speranza di vita.Del 1888 la legge che riassetta completamente
le strutture sanitarie. Si comincianoa costruire fognature, acquedotti, macelli
e mercati pubblici. Rimane diffusa latubercolosi e nel 1911 c una gravissima

epidemia di colera. La lotta controlanalfabetismo combattuta con coraggio


da Giolitti: la legge sullistruzione del 1911 solo latto finale. Vittorio Emanuele
Orlando, ministro dellIstruzione, presentaaddirittura una proposta di legge con
lobbligo scolastico fino a 10 anni. Risalgono al1901 le due associazioni
nazionali che riuniscono gli insegnanti che chiedonomiglioramenti salariali, ma
si battono anche per rinnovare gli studi e gli orientamentididattici. Per dieci
anni il dibattito sullistruzione di cos alto livello (Salvemini,Gentile) che
Salvemini stesso comincia a sognare un partito della scuola con ilcompito di
formare le nuove elite italiane (perch se anche Giolitti ha a cuore il
temadellistruzione lintero sistema giolittiano a diseducare).Per quanto
odiato il gioverno giolittiano motore del progresso: raddoppia la
spesapubblica in 20 anni e molti di questi soldi vanno al Sud, nonostante sia
ancora forteleco della polemica dei meridionalisti. Il Giolitti definito da
Salvemini il ministro dellamalavita, in dieci anni fa varare varie leggi per il Sud (
riassetto idrogeologico delterritorio, lotta contro la malaria, incremento rete
stradale e ferroviaria e alcuniprovvedimenti specifici per la zona di Reggio
Calabria e Messina rase al suolo da unterremoto o per lo sviluppo industriale di
Napoli ecc..). Leconomia meridionale, legataallagricoltura, risente del declino
della stessa che perde consistenza nelle attivit cheproducono Pil. Ma la
produttivit al sud e molto molto inferiore rispetto a quella delNord, a parit di
ettari di coltivazione. A ostacolare lammordenamento contribuisconoi rapporti
di produzione e lavoro, ancora semi-feudali e il peso schiacciante del cronico
di quelle di ogni altro esercito. Si sospetta anche che molti siano
cadutivolontariamente prigionieri al punto che l'Italia decide di non inviare gli
aiuti aiprigionieri (cosa considerata irrinunciabile per Francia e Inghilterra):
quasi 100 italianimuoiono di fame nei campi di prigionia. Crolla lo stato d'animo
anche per la truppavolontaria, partita con le migliori intenzioni patriottiche. E
tra i soldati socialisti chenon hanno rinnegato la fede internazionalista,
serpeggia l'odio per la borghesiacapitalista, imperialista, guerrafondaia ritenuta
colpevole di ogni morto: ilcameratismo per viene interpretato come segno di
una scoperta della coscienza diclasse. Si sviluppa tra i soldati una forte
solidariet che li unisce contro il nemico (sial'austriaco che
l'ufficiale italiano). Lo stesso ordine gerarchico dell'esercito riflette lagerarchia
classista instaurata dai borghesi, ordine da distruggere. Cos nei canti
delletruppe si diffondono invettive contro i padroni e i borghesi. Nell'Ottobre del
1917comincia la controffensiva austriaca, appoggiata anche dai tedeschi
liberati dal fronterusso: le linee italiane sono sfondate fino al Tagliament e di li
a poco fino al Piave. Ilterritorio nazionale invaso, intere popolazioni tornano
sotto il dominio austriaco. Larotta di Caporetto mette in ginocchio l'esercito
italiano che, dovendo evitare unamanovra di accerchiamento, lascia al nemico
una quantit ingente diapprovvigionamenti e armi. Si diffonde il panico tra i
civili e i soldati, mentre gliufficiali scaricano le colpe sulla teppa socialista che
ha sobillato l'esercito con la suapropaganda disfattista (sar una commissione
di inchiesta a fine conflitto a faremergere i gravissimi errori militari di
Cadorna). Il primo bollettino ufficiale accuserper la sconfita la II armata,
ritiratasi senza combattere, arresa subito al nemico. Siradica l'idea di
antinazione in forte spregio agli ideali nazionali. Nell'estate del 1917esplode,
con epicentro Torino, un terremoto di agitazioni popolari.

6. il fronte interno
il pungo di ferro stringe anche i civili senza che Salandra si interessi del fatto
chequesto non fa che peggiorare l'odio verso una guerra gi non condivisa
dallapopolazione. Nella convinzione della guerra lampo nessuna propaganda
viene fattasulla guerra, per dare una giustificazione ideale alla guerra e
offrire sostegno moralealla popolazione. C' sicuramente una alterigia della
elit dominante che ritiene ilpopolo un branco di plebe ignorante e insensibile,
ma anche una inconsapevolezza deipi elementari principi di comunicazione
delle societ di massa (a fine guerra non acaso i liberali si troveranno di fronte
un Mussolini e un D'Annunzio molto abili adagitare le folle), rendendo chiaro
che le tencniche di politica spettacolo degliinterventisti non hanno insegnato
nulla al governo. Sono i cittadini a intervenire inquesto campo: associazioni
femminili, l'Unione Insegnanti e vari volontari si attivanocon entusiasmo per
diffondere nelle classi proletarie i valori nazionali per raggiungereordine,
disciplina, obbedienza. E riescono grazie al fatto che si attivano in un campo
incui lo Stato del tutto assente: l'assistenza alle famiglie dei soldati, perfino
quellicaduti prigionieri. Si offre un volto diverso, una patria dal volto benigno e
umano,anche se questo tipo di volontariato non riesce a cancellare il volto
disumano delloStato nelle trincee e nelle strade. E' comunque un volontariato
attivo nelle citt: lecampagne restano abbandonate a se stesse, nonostante sia
proprio dalle campagneche provengono la maggior parte dei soldati e sia nelle
campagne che si sentemaggiormente la mancanza di combustibile, pezzi di
ricambio e attrezzi. Al sudscoppiano, dopo un anno e mezzo dall'inizio della
guerra, le solite rivolte che siconcludono con l'assalto al municipio per dar
fuoco agli elenchi dei richiamati.Ovunque ci sono gli assalti ai forni. La
situazione degli approvvigionamenti pessima
e passano sei mesi prima che venga istituita una commissione che ne
occupi. Solo dal1917 si applicano seriamente calmieri dei prezzi e razionamenti
attraverso iltesseramento per i generi di prima necessit, mentre fiorisce
il mercato nero. Lamiseria tale che, quando le truppe austriache sfondano il
confine, una parte dellapopolazione li accoglie speranzosa. Questo e il
diffondersi di moti popolari per ilcarovita preoccupa le autorit: riduce alla
fame le famiglie operaie, ma comincia acreare problemi anche per il ceto
medio a stipendio fisso. I tanti posti di lavoro pubbliciprincipalmente che le
necessit della guerra stanno creando comportano spostamentidella
popolazione verso la citt, in una calca difficilmente gestibile. Mancano
alloggi,assistenza sanitaria, cibo, vestiti: si diffonde la mortalit infantile, le
malattie, larabbia. Nelle fabbriche che producono materiale bellico si produce
ai limiti dellosfinimento, ma il salario non cresciuto proporzionalmente e non
si pu ne scioperarene licenziarsi. Nel 1915 entra in funzione il MI (istituto per
la mobilitazione industriale)guidato da un alto ufficiale dell'esercito che
sottopone a s un milione circa dimaestranze entro un rigido regime marziale.
Si sospende il diritto di sciopero e ognilegge a tutela del lavoro femminile e
minorile. E' punito come diserzione, quindi colcarcere, persino l'allontanamento
dal luogo di lavoro. I sindacalisti sono ridotti alsilenzio (riaccettati ai tavoli tra
imprenditori e militari solo dopo le forti agitazioni del1917), mentre la polizia
gira nei corridoi dele fabbriche. Sar solo nel 1917 dopo leagitazioni che verr
istituita una commissione per valutare le condizioni igieniche e disicurezza nei
luoghi di lavoro. Nella primavera del 1917 a Livorno, Terni e Napoliscoppia la
rivolta metalmeccanica: a Torino una manifestazione per il pane esplode

inscontro violento. Operai scioperanti e esercito si fronteggiano: 50 sono i


morti,moltissimi gli operai spediti per direttissima al fronte. La repressione si
abbatte conviolenza anche in Germania e Austria, mentre tutti sanno cosa sta
succedendo inRussia. Nell'Agosto del 1917 le parole del Papa che parla di
inutile strage riecheggianoovunque, contraddicendo la propaganda dei governi
e le sue parole d'ordine: nessunrisvolto a livello dei governi, ma una bomba tra
i fedeli. Se da una parte i cappellanimilitari svolgono una importante opera di
conforto morale e se le omelie cheinneggiano alla sopportazione paiono
spingere all'obbedienza. anche vero chel'insofferenza per una guerra che
porta solo sconfitta e miseria cresce. I nazionalistiora cercano un nemico per
giustificare il fallimento e lo trovano nei neutralisti chestanno facendo fallire la
guerra con il loro poco convincimento: tutto falso. Giolittiaveva invitato tutti a
collaborare col governo e cos . Ma i nazionalisti chiedono unricambio totale
della classe dirigente e quando Salandra si dimette,va alla guida di ungoverno
di unit nazionale Paolo Boselli, che chiama anche Bissolati e Bonomi. Ma
lasituazione non migliora e avviene Caporetto. Di Caporetto la colpa sar
affibbiata aisocialisti che avevano affermato di non aderire alla guerra, ma
neppure di boicottarla.A Zimmerwald un Psi neutralizzato in Italia ( i militanti
giovani al fronte, gli altricontrollati a vista dalla polizia) si schiera per una fine
della guerra senza annessioni neindennit, nonostante riscuota successo la
posizione di Lenin di trasformare la guerraimperialista in una occasione di
rivoluzione. Alla riunione dei socialisti l'anno dopo(1916)l'ala estrema degli
intransigenti del Psi si schiera con Lenin e chiede diabbandonare la II
Internazionale. Riemerge di nuovo il dissidio riformisti/rivoluzionari.Se alle
dirigenze del psi non si pu attribuire la regia delle agitazioni del 1917, disicuro
la loro colpa non aver saputo controllare quei militanti estremisti
chescendono in piazza con gli anarchici guidando la protesta e rafforzando
l'idea che ilnemico interno siano i socialisti. Questo mentre il Psi, laddove
governa, offre al
governo una preziosa collaborazione. Il 25 ottobre del 1917, quando arriva la
notiziadella disfatta di Caporetto, Turati abbraccia Bissolati, come a sancire la
fine di unaostilit che nasce dalla guerra in Libia. Potrebbe essere la nascita di
quel polodemocratico capace di isolare nazionalisti, anarchici, socialisti
rivoluzionari, matramonta l'ipotesi dell'ingresso del Psi nel nuovo governo di
Vittorio EmanueleOrlando, poich i riformisti non se la sentono di forzare la
mano entrando nel governoe provocando cos quasi sicuramente una scissione.
Dalla crisi del 1917 escerafforzato il fronte nazionalista: la maggioranza
governativa organizzata nel FascioParlamentare di difesa
nazionale,richiamandosi direttamente alle parole d'ordine delradioso
maggismo, impone un giro di vite contro i nemici interni. I dirigenti del
Psifiniscono in carcere con l'accusa di tradimento indiretto e i militanti sono
ovunquedenunciati e processati. Cade nel vuoto l'appello del Psi all'unit
nazionale, mentre sirinsalda nei militanti la solidariet per i compagni francesi,
tedeschi, austriacisottoposti alle stesse vessazioni. La vittoria della rivoluzione
Leninista e lapubblicazione dei trattati internazionali stipulati dallo zar rendono
evidente e veritierala critica dei socialisti alla guerra che si dimostra davvero
puramente imperialista eespansionista, cos come quella tedesca: tra le
potenze non ci sono differenze, laguerra guerra di potenza. I riformisti
perdono ogni legittimit di fronte al popolosocialista.
7.la vittoria

con la firma di Brest Litovsk il 15 dicembre 1917 la Russia Bolscevica lascia il


conflitto.Gli imperi centrali potrebbero cogliere l'occasione di riequilibrare il
conflitto anchedopo l'entrata degli Usa in guerra, ma ormai sono
all'esaurimento. La propagandaantieroica di Hemingway, attivo sul fronte
italiano, non raggiunge l'opinione pubblica,mentre tutti gli intellettuali
continuano a mitizzare la guerra con entusiasmo,glorificando le motivazioni
ideali. Nelle opere di Marinetti si parla di ardore guerriero,di avventura e
spettacolo: spariscono gli orrori della trincea, la fame, le marceestenuanti.
Spariscono le persone e ci si concentra sulle armi (cannoni, carri armati,aerei)
prese a simbolo della modernit che avanza. La guerra diventa metafora
dellagiovent, spettacolo che si contrappone al grigiore della quotidianeit.
Paiono nonrendersi conto (o forse lo sanno) che la truppa apatica,
demoralizzata e vive laguerra come fatalit. A tutto questo non si sottraggono
neppure i democratici. Quandoormai chiaro il rischio della rivolta delle truppe
per via della propaganda socialista sicrea l'ufficio P (Up=ufficio propaganda)
per stampare manifesti, cartelli, volantini,cartoline e giornali patriottici da far
girare al fronte. Ma siccome non basta il governocomincia a intervenire a
favore dei soldati con licenze per i lavori nei campi, polizze diassicurazione
sulla vita, sussidi alle vedove, ai mutilati, agli invalidi. Si crea l'Operanazionale
combattenti un ente di assistenza per il dopo guerra e si parla di progettiper la
concessione di terra ai contadini. Orlando mette Diaz al posto di Cadorna:
Diazimposta la guerra come difensiva e riduce il fronte di quasi 300 km. Si crea
anche uncomando unico con Francia, Inghilterra che quindi sono pronti a
rinforzare le lineeitaliane quando tra novembre e dicembre 1917 Germania e
Austria scatenanol'offensiva per forzare le linee di difesa sul Piave. Anche gli
usa intervengono in nostroaiuto con derrate alimentari, carbone,
carburante, armi. Nel 1918, primavera,riprende l'offensiva: i tedeschi arrivano
quasi a Parigi, in Italia gli austriaci scatenanol'inferno vicino ad Asiago. Gli
italiano stavolta resistono. L'8 agosto 1918 gli inglesisfondano le linee tedesche
vicino Amiens e Diaz scatena il contrattacco contro gliaustriaci ormai
allo sbando. Ad ottobre l'Austria chiede l'armistizio: le truppe italiane
raggiungono Vittorio Veneto, poi Trento, Trieste. Si firma l'armistizio. Di li a poco
lochiede anche la Germania.Wodroow Wilson aveva gi presentato i 14 punti al
Congresso sulle sorti dell'europa:niente annessioni ne conquiste per i
vincitori. Gli Usa sono entrati in guerra in nomedella libert contro gli imperi
autoritari quindi importante rispettare questi principi altavolo delle trattative.
Le frontiere devono essere delineate secondo chiari principi dinazionalit
riconoscibili in tradizioni, lingua, cultura, religione. Nell'immediato i punti
diWilson trovano consensi, ma creeranno un ordine che di l a poco sar di
nuovosconvolto, a dimostrazione dell'utopia di queste speranze che si
scontrano con l'indoleintima della matchpolitk. In Italia i 14 punti sono ben
accettati dall'opinione pubblica edal governo, eccetto Sonnino, che pronto ad
accordarsi per la pace nel rispetto deipopoli. L'Italia avvia vari incontri con i
rappresentanti dei popoli sottomessi agli impericentrali (sloveni, croati, dalmati
ecc) a cui partecipano interventisti di ogni colore:rivoluzionari (mussolini),
nazionalisti e democratici (salvemini). Si firma con irappresentanti del
Congresso dei popoli soggetti all'Impero asburgico il patto di Romain linea con
la linea di Wilson. Ma appena la guerra finisce tutti questi buoni

propositifiniscono nel cassetto: il caso di Fiume un caso eclatante che


avvelener il clima politico
motivo di opposizione dei meridionalisti contro Giolitti, ci si basava su prefetti
equestori per indirizzare il voto e su questo tipo di consensi si erano basati i
liberali.La proporzionale del 1919 sconvolge tutto e trascina i liberali nella
sconfitta: Nittiinterrompe ogni forma di compromesso sul modello giolittiano e
impedisce a prefettie questori di schierarsi e fare da catalizzatori di voti. Il
risultati sono sorprendenti:-quasi tutti i parlamentari vengono sostituiti-i liberali
nel loro insieme perdono il 30% dei voti. Anche se a questi si sono
aggiuntiBissolati e i combattenti i liberali non hanno la maggioranza per
formare un governo-potrebbe scattare l'alternanza, che non scatta per non
esiste uno schieramentoalternativo: il Psi avanza ma non abbastanza da
prendere il potere. E non ipotizzabileun accordo tra Psi e cattolici, che hanno
ottenuto 100 seggi.A questo punto l'unica strada percorribile un accordo tra i
liberali e i popolari, che sitrovano arbitri del sistema politico.Il Ppi si costituisce
nel 1919 quando viene lanciato un appello al paese con unprogramma di 12
punti decisamente democratico (proporzionale,voto alle donne,senato
elettivo,riforma fiscale, autonomia locale, riconoscimento giuridico
delleorganizzazioni sindacali, wilsonismo in politica estera a cui si aggiungo le
richieste,tipicamente cattoliche, di difesa della famiglia e la libert
di insegnamento). Il PPI (lacui nascita preceduta, nel 1918, dalla nascita della
Cil che riunisce tutti i sindacatibianchi) nasce come un partito di massa,
aconfessionale anche se ispirato ai valoricattolici, fortemente autonomo dalle
gerarchie ecclesiastiche. Capo ne Don LuigiSturzo che lavora da anni alla
nascita del partito cattolico, conscio di dover superare lediffidenze delle
gerarchie ecclesiastiche, prima tra tutte la diffidenza verso lademocrazia: le
dirigenze cattoliche ritengono che le tradizionali forme associativecattoliche e il
vincolo di ubbidienza siano sufficienti a mantenere l'ordine e a tutelare ivalori
cattolici aggrediti dalla modernit. Ma la Chiesa comincia a levigare
letradizionali rimostranze verso la partecipazione politica dei cattolici allo stato
italianoquando vedono l'avanzata dei socialisti diventare una realt plausibile.
Resta unadifferenza difficilmente colmabile tra le due ricette: se Sturzo vuole
scongiurare ilpericolo della rivoluzione bolscevica dotando lo stato di salde basi
democratiche ilPapa Benedetto XV e il suo Segretario di Stato, cardinale
Gasparri, ritengono chedebba nascere un agguerrito fronte moderatoconservatore capace di riportarel'ordine mettendo in riga, con le buone o le
cattive, il Psi. Il Papa comunque decide diaccontentarsi di Sturzo: nel 1919 si
scioglie l'Unione elettorale sancendo ilriconoscimento pontificio del PPI e
abolisce il non expedit. Dispongono di 50milaiscritti, attivisti nelle associazioni
e nei sindacati bianchi e sfruttano la strutturacapillare delle parrocchie per
essere ovunque. I cattolici avevano ottenuto un boom diassociazionismo e
militanza, ma il tutto era sotterraneo: ora la nascita della Cil e delPpi non fa
altro che ufficializzare un fatto sotterrane. L'associazionismo e ilvolontariato
messo in piedi dalla Chiesa cattolica per aiutare le famiglie poveredurante la
guerra ha fatto registrare un boom di consensi tra i poveri accresciutoanche
dalla netta presa di posizione della Chiesa contro la guerra. In parte
questospiega la diffidenza dei liberali di accettare il Ppi, ma alla fine Nitti sa
che non ha altrapossibilit. Ma i liberali lasciano il Ppi nell'anticamera: per sei
mesi si chiede lorol'appoggio esterno al governo. La cultura dei due partiti, se si

eccettuano i cattoliciliberali che sono una minoranza, ben diversa: nel Ppi
troviamo conservatori clericali,cristiano-sociali che guidano le organizzazioni
sindacali. E il cattolicesimo sociale chiaramente antagonista ai valori su cui
poggiano societ e stato liberale. Lo si
capisce dal Manifesto dei lavoratori italiani della CiL: tempo di uscire, si legge,
dalla parentesi liberal-borghese-individualista, tempo disostituire lo stato
accentratore, sia esso borghese o socialista, ugualmente incapace etirannico
con nuove istituzioni che abbiano il loro centro nel lavoro umanosindacalmente,
corporativamente organizzato. I sindacalisti cattolici propongono la 3via tra
capitalismo e socialismo che disorienta completamente la classe
dirigenteliberale.
2.il biennio rosso
se la propaganda aveva fatto breccia quantomeno tra i soldati al fronte, le
masse delfronte interno rimanevano sempre freddi verso lo Stato: non giov
allo stato ladiffusione della notizia di quanto accadeva in Russia tra i lavoratori
e le famiglie,strangolate dalla fame, dalla crisi e dalla militarizzazione
delle fabbriche. Troppo tardiil governo cominci ad allentare la pressione: nel
1918 la richiesta a Cgl e Psi dipartecipare alla commissione istituita per
affrontare i problemi economici e sociali nonmiglior la situazione. A nulla era
valsa la predisposizione dei riformisti a collaborarecol governo: trovarono
sempre opposizione della maggioranza del partito e delsindacato. Il clima era
chiaro: i propagandisti che giravano nelle campagne con loscopo di risvegliare
il sentimento patriottico dovevano travestirsi per non essere presia sassate. La
guerra, con i suoi morti e le sue epidemie (epidemia di spagnola nel1918 in
veneto che falcidia la popolazione) e i suoi danni alle cose materiali,
faaccrescere la rabbia del popolo rosso. La guerra, col boom delle industrie e il
crollodell'agricoltura, ha aperto fratture profonde nella societ lasciando le
campagne allafame. (situazione economica: occorre comprare materie prime,
carbone, combustibilidall'estero, mancano cibo e concimi. Serve, per comprare
valuta pregiata e questascarseggia. L'Italia si indebita pesantemente con Usa e
G.B al punto che le riserveauree del Regno sono trasferite a Londra a garanzia
dei prestiti. L'inflazione allestelle ed esplode il carovita).In questa situazione
in Liguria, Toscana, Milano e Roma esplodono rivolte contro ilcarovita. La
popolazione va all'assalto dei forni, dei negozi, degli edifici pubblici,
famanifestazioni che sfociano in scontri con l'esercito e la polizia. Se non sono
nuovequeste situazioni di tensione, nuovi e pi radicali appaiono gli obiettivi e i
metodi dilotta cos come pi vasta l'area di esplosione del conflitto. Alla
pianura padana siaggiungono anche Lazio, Puglia,Marche, Sicilia. Nel centro
sud dove la situazione peggiore, la lotta sfocia nell'occupazione delle terre:
braccianti e salariati fissi, coloni emezzadri, affittuari e piccoli proprietari
dichiarano guerra alla grande propriet. Chioccupa le terre si sente legittimato
a farlo anche alle promesse che il governo avevafatto dopo caporetto, parlando
di premi e terre: non un caso che ad occupare leterre vadano proprio gli ex
combattenti, organizzati dai socialisti, dai cattolici e dalleassociazioni
combattentistiche. Significativo l'approccio leggero del governo
aquesti moti. Addirittura nel settembre del 1919 il ministro dell'agricoltura
Visocchivara una legge che autorizza l'esproprio delle terre incolte o mal
coltivate,legittimando di fatto la violazione della propriet privata, ma questo
non placa glianimi. Le occupazioni proseguono anche l'anno dopo: al Sud i
braccianti vanno neicampi a lavorare senza aspettare l'ingaggio e a fine

giornata pretendono dai padroni ilsalario. Nella Primavera del 20 l'ondata


di proteste scoppia anche, di nuovo, in ValPadana (Emilia e Veneto
principalmente): si devastano le coltivazioni, le si invadono esi incendiano le
case padronali. I padroni umiliati attaccano il governo Nitti, troppo
tenero con i contadini. Nel 1920 cambia il ministro dell'Agricoltura: diventa il
PopolareMicheli.: in quello stesso anno il congresso del PPI ribadiva la propriet
privata, maautorizzava l'esproprio dei campi mal coltivati o incolti per motivi di
utilit sociale. Iltutto mentre i contadini delle leghe bianche cominciano a
usare metodi simili a quellidei contadini rossi: assaltano cascine che occupano
e identificano con grandi bandierebianche. Sono le ale estreme del Ppi guidate
dal deputato Guido Miglioli, teorico delpopulismo contadino, di fatto esterno
all'alveo culturale del Ppi, ma Sturzo non haalcun interesse a
fermarlo.Altrettanto caldo il fronte delle fabbriche: nel 1919 i lavoratori
avevano ottenuto le 8ore. Ci sono scioperi a raffica. I padroni sono preoccupati
sopratutto da quel cheavviene in Fiat, dove i lavoratori, sul modello russo,
cominciano a organizzare i primiconsigli di fabbrica. Nel frattempo Gramsci e
Tasca iniziano la pubblicazione dellarivista Ordine nuovo che influenza le ale
estreme della Fiom, molto forte allora entrola Cgl. Nel 1920 il conflitto tra
operai e padroni si inasprisce: lo sciopero dellelancette contro il ripristino
dell'ora legale si trasforma in un braccio di ferro da cui laFiom esce sconfitta: la
Fiom in risposta presenta un pacchetto di rivendicazioni (12giorni di ferie
pagate, 40% di aumento salariale, indennit di licenenziamento) che ipadroni
rifiutano, reagendo con la serrata dello stabilimento Alfa Romeo di Milano.
Inrisposta la Fiom ordina l'occupazione delle fabbriche, mentre la federazione
degliindustriali meccanici e metalmeccanici ordina la serrata di tutte le
fabbriche:moltissime fabbriche sono invase dai lavoratori che mettono sul tetto
una bandierarossa. Nelle citt il fenomeno delle occupazioni pi visibile che
nelle campagne esconvolge l'opinione pubblica che vede iniziare la rivoluzione.
Il governo sceglieinizialmente una linea di non intervento: Giolitti, tornato al
governo dopo la crisi delgoverno Nitti, scommette sulla risoluzione pacifica
della questione, convinto chesocialisti e sindacalisti non daranno mai il via alla
rivoluzione. Sar la Cgl a dargliragione, decidendo di lasciare l'agitazione sul
piano vertenziale economico: alloraGiolitti si muover per andare a presiedere
una assemblea tra sindacati e padroni chetrover un accordo ponendo fine alle
occupazioni delle fabbriche (aumenti salariali eforme di controllo operaio,mai
attuate). Lo stesso anno il congresso Cgl ribadisce lalinea non rivoluzionaria.
3. la promessa rivoluzionaria
sotto il fascismo la fase del biennio rosso sar ricordata come l'inizio della
rivoluzionebolscevica evitata per un soffio grazie all'intervento dei fasci di
combattimento. Ma ilruolo marginale del Psi rende chiaro che non c'era nessun
piano rivoluzionario in corsoe che vi fosse una maturit politica vera. Anche se
le tendenze rivoluzionarie di partedel Psi sono chiare: basta ricordare il
congresso del 1918 che stabil un secco no aogni forma di collaborazione coi
governi borghesi, grazie all'affermarsi delle correntirivoluzionarie su quelle
riformiste esaltate dalla vittoria russa. Nel frattempo perentro la Cgl vincono i
riformisti. Questo non frena l'esaltazione dei proletari il cui mottodiventa fare
come in Russia. La fine della guerra salutata dal Psi+ Cgl colmanifesto dei
lavoratori italiani che incita alla lotta contro la borghesia, alla dittaturadel
proletariato e poi all'instaurazione del socialismo con la socializzazione dei
mezzidi produzione. E tutto questo nonostante l'opposizione di Turati e delle

dirigenzesindacali: essi sanno di essere forti e apprezzati anche in una parte


delle alerivoluzionarie, e forse per questo sottovalutano i rivoluzionari credendo
che l'ondata sisarebbe spenta da sola. Nonostante tutto i massimalisti fanno
ben poco per convertire la rivolta in rivoluzione: nel 1919 indicono uno sciopero
generale contro l'interventodell'Intesa in Russia e Ungheria con una spedizione
antiboloscevica, a cui l'Italia nonpartecipa. Nell'ottobre del 1919 si ribadisce la
maggioranza entro il Psi deimassimalisti. Nel frattempo il Psi abbandona la II
internazionale, ormai allo sfascio, perconvogliare nella III fondata a Mosca nel
1919. Il buon risultato alle elezioni del 1919conferma e rafforza l'operato dei
massimalisti (si triplicano i seggi), assiemeall'aumento degli iscritti e al peso
interno alla Cgl. Ma la rivoluzione non scoppianeppure con le agitazioni del 20:
il Psi chiama a raccolta tutti i compagni dai campi edalle officine perch il
giorno della vittoria e della giustizia vicino: in realt non c'nulla di
organizzato, nulla di pronto, fossero anche solo le armi per dare il
viaall'offensiva. E gli operai nelle fabbriche occupate non hanno relazioni
necoordinazione con i contadini che si rivoltano nei campi. Tra gli operai i
rivoluzionarifanno riferimento all'ala comunista che edita Ordine nuovo, ma la
maggioranzaancora ascoltano le direttive Cgl, la cui maggioranza
riformista. La Cgl ribadirchiaramente di non volere la rivoluzione a Milano il
9 Settembre, quando le dirigenzeCgl e Psi (che chiede il salto di qualit) si
incontrano per discutere il da farsi. Larivoluzione insomma, messa ai voti, va in
minoranza. La direzione Cgl offre ledimissioni scaricando sul Psi la scelta se
fare o no la rivoluzione: il psi rifiuta diassumersi tale responsabilit da solo. La
responsabilit della mancata rivoluzione,forse dovuta anche al fatto che il
paese non era pronto, va data comunque non airiformisti, ma ai massimalisti
che dettero il gran rifiuto, compresi i comunisti che sisentivano troppo isolati e
fragili. Rimane il fatto che, dopo anni di discussioni,mancava una reale
strategia rivoluzionaria.
4. i fasci di combattimento
nel marzo 1919 Mussolini fonda i fasci di combattimento raccogliendo attorno a
se lefasce pi estreme degli arditi e dei futuristi, grazie alla fama che si
guadagnato sulfronte dei nazionalisti.E non ci sono dubbi che i loro primi nemici
siano i socialisti,ancora divisi dalla fratturainterventismo/neutralismo ormai
giunta all'esasperazione. Qui l'odio verso i socialisti scatenato sia dalla rabbia
per la vittoria mutilata sia dalla convinzione che essiabbiano sabotato la
vittoria italiana (i socialisti sono ancora definiti i traditori dicaporetto).La forza
dei movimenti socialisti esaspera i nazionalisti che sono una
insignificanteminoranza tra i lavoratori, che scendono in massa in piazza con le
falci e martello eattaccano e irridono reduci, combattenti, nazionalisti. Molti
sono per i giovani, esclusidalla guerra per l'et, che smaniano per dimostrare
ai pi grandi, il loro ardorenazionalista e il loro coraggio: sembra scritto per loro
l'appello di Mussolini dallecolonne del popolo d'Italia contro l'imbecillit
governativa e l'incoscienza delgregge dei tesserati, ribadendo che solo i
nazionalisti hanno il diritto, in Italia, diparlare di rivoluzione, quella cominciata
nel 1915, passata per la guerra e adesso inpieno svolgimento, quella
rivoluzione nazionale in contrapposizione a quellainternazionalista dei socialisti,
rivoluzione da combattere con tutti i mezzi, legali eillegali. Saranno queste le
basi intorno a cui verr scritto il programma dei fasci dicombattimento, a
Milano, a cui partecipano sindacalisti, anarchici, e socialistitransfughi dalle
organizzazioni di classe e i nuovi adepti reclutati tra arditi ed excombattenti.

L'unica adesione di rilievo quella di Marinetti che porta con se alcunifuturisti.


Ma sar la presenza giovanile quella pi importante: molti fasci di
combattimento si formano proprio ad opera degli studenti e hanno seguito
nellescuole e nelle universit. Il ribellismo individuale tipico di chi ricerca un
identit daadulto, si riversato nell'esperienza comune della guerra, il vincolo
familiare si spezzato con l'invio al fronte, ma anche per chi rimasto a casa. I
giovani sonocresciuti di colpo acquistando una grande fiducia nelle proprie
capacit che li porta adisprezzare tutto il vecchio mondo. Finita la guerra i
giovani non accettano pil'autorit dei padri e dei maestri, non si crede pi
nell'infallibilit della loro parola:quasi un 68 antiautoritario. Il programma di
Mussolini confuso, ma attraente per igiovani che sentono parlare di
cambiamento, patria, coraggio, eroismo, rivolta, per unItalia pi giusta e bella
di quella che era stata fino ad allora. Per di pi Mussolinipromette di passare
dalle promesse ai fatti. Passano solo 20 giorni dalla fondazionedei Fasci, che un
corteo di nazionalisti a Milano si scontra con uno di socialisti: nederiva una
rissa gigantesca che finisce con l'incendio della sede dell'Avanti.L'episodio,
ricordato come il primo della guerra civile, sconvolge il popolo socialistache
per non prende in seria considerazione i fascisti. Neppure un secondo
scontro,Novembre 1919, contro una manifestazione antimonarchica
organizzata dal Psirisuona come campanello d'allarme. Il delitto di lesa maest
sfocia in un aggressionecontro i deputati socialisti a Roma: il Psi proclama uno
sciopero generale che va avanti3 giorni. Si d poco peso ai fasci anche perch
alle elezioni del 1919 una lista di Fascidi combattimento presentata a Milano
ottiene pochissimi voti: il Psi milanese celebraun irridente funerale sui navigli,
gettando nel naviglio un fantoccio di Mussolini. Per dipi dopo Versailles
l'entusiasmo patriottico va scemando e si diffonde solo una vogliadi normalit
dovuta alla stanchezza. Lo sa bene Mussolini che infatti freddo
versol'iniziativa di Fiume, che sa bene essere un fuocherello entro un incendio
che vaspengendosi (D'Annunzio lo sospetter di tradimento). Mussolini
sa benedall'esperienza nel Psi che senza una salda base di massa non ci si
impone nellapolitica: le minoranza rivoluzionarie funzionano solo quando
ottengono un obiettivo abreve termine, come successo per l'interventismo.
Per Mussolini sa anche bene chec' abbondanza nella societ di un
combustibile fatto di rabbia, paura, voglia divendetta, risentimento che ora si
diffuso anche ai padroni umiliati dalle rivolte deiproletari. In Puglia nel 1920
alcuni gruppi di grandi possidenti imbracciano il fucile e sifanno giustizia da
soli, approfittando della latitanza dello stato: a Gioia del Colleprendono a
fucilate i contadini asserragliati in una masseria e fanno una strage,duramente
condannata dai parlamentari Psi. Ma un fatto possibile solonell'arretratezza
civile e politica del Sud: al nord l'esasperazione la stessa, ma larisposta non
pu essere questa. Cos i padroni del Nord vedono nei Fasci dicombattimento
una buona soluzione, Fasci che nel frattempo hanno spostato la loroazione
dalla citt alle campagne proprio nel momento in cui, siamo nell'autunno
del1920, la grande mobilitazione socialista mostra segni di stanchezza (si
segner unarretramento del Psi alle elezioni amministrative di quel periodo).
Ma nel Novembredel 1920 c' l'episodio pi grave, proprio nella Bologna
socialista. I Fasci dicombattimento locali avvertono i socialisti che impediranno
loro, in tutte le maniere, diinsediarsi a Palazzo d'Accursio, cos quando il
sindaco socialista si affaccia al balconeper salutare la folla i fasci iniziano a
sparare. I socialisti, preparati alla cosa,cominciano a lanciare bombe e a

sparare dalle finestre: una strage, molti socialisti eun ex combattente. A


Ferrara poco dopo si ripete un caso analogo. Di certo chel'opinione pubblica
borghese guarda con simpatia le camicie nere, cos come leautorit locali e gli
agenti di polizia, mentre il governo resta immobile e il Psi si
dimostra incapace di affrontare l'offensiva. Anzi i fatti di palazzo D'Accursio,
chedimostrano che i socialisti non sono invincibili, fa moltiplicare consensi e
militanti aiFasci. Mussolini lo capisce e agita in continuazione lo spettro della
proletarizzazioneforzata, che ovviamente colpisce chiunque ha qualcosa da
difendere: impiegati,insegnanti, liberi professionisti, artigiani, commercianti che
non hanno alle spallenessuna organizzazione vedono finalmente qualcuno
difendere con forza i lorointeressi. Alla forte disoccupazione si d, come ricetta,
il ritorno forzato delle donne acasa. Insomma di tutto la colpa dei socialisti
(Nenni se ne rende conto ecolpevolizza il Psi di non aver guardato anche ai ceti
medi, le cui paure e frustrazioniora rimpinguano le file dei Fasci). Tra il 20 e
il 21 i fasci diventano da 100 a 800,contando tra le fila molti ex combattenti la
cui esperienza di guerra assai utile nellastrategia mussoliniana. Sono
insediati principalmente nelle citt, da cui partono abordo di camion per le
spedizioni punitive in campagna che devono essere rapide edevastanti per non
dare tempo al Psi di organizzarsi. L'obiettivo sempre la Cameradel Lavoro, o
la sezione del psi o della cooperativa, di cui si bruciano tutti gli arredi conun
fal purificatore. Guai a chi non si toglie il cappello quando passano i Fasci e
guai achi indossa qualcosa di rosso, guai a chi tenta di ribellarsi. 726 sono le
sedi distrutte inun anno di squadrismo fascista. Le armi e i camion sono forniti
dai padroni.Sindaci e amministratori sono bastonati, minacciati, costretti a bere
l'olio di ricino:ogni atto di resistenza ricambiato con una reazione dilagante
dei Fasci in tutto ilterritorio interessato. I Fasci hanno tutti la stessa
organizzazione: sono gruppi piccoli opiccolissimi guidati dai Ras, capi assoluti
locali. Mussolini si trova in difficolt amantenere la leadership dei Fasci, che
comunque non ha nessuna intenzione dilimitare o bloccare.
5. Giolitti e l'illusione della parlamentarizzazione del fascismo
nel 1920 torna al governo Giolitti, dopo la crisi del governo Nitti che non ha
retto allepressioni di nazionalisti e socialisti. Giolitti forma una salda
maggioranza imbarcandonel governo personalit forti come Croce e Labriola,
assieme a due esponenti del Ppi.Concede al Ppi l'introduzione dell'esame di
stato nelle scuole secondarie e la parit deidiritti per le organizzazioni sindacali
cattoliche. Accontenta persino il Psi rivoluzionarioaumentando le tasse di
successione e avocando allo Stato io sovra-profitti di guerra.Ricomincia il
governo da mediazione esasperata di Giolitti, ma i liberali ormai nonhanno pi
una maggioranza che li fa bastare a se stessi e il vero palo di sostegno
delgoverno sono i due ministri del Ppi: giolitti infastidito da questa posizione
di forzache il Ppi si ritagliato, ritenendo il Ppi una forza non conforme
agli ideali liberali figlidel Risorgimento. Tutto mentre i Fasci di Combattimento si
fanno alfieri della riscossaborghese, ammantati col tricolore, riscuotendo
sempre pi consensi laddove sonoattive le leghe bianche e le leghe rosse. Cos
Giolitti pensa bene di epurare il Ppisostituendo quel sostegno che i popolari
danno al suo governo con l'introduzione diministri fascisti, dopo aver depurato i
Fasci della loro carica sovversiva e violenta,rendendo chiaro che Giolitti non ha

capito nulla della natura intima dei Fasci. Ora che isocialisti sono in riflusso e la
mobilitazione cala al governo basterebbe contrastare iFasci per ristabilizzare il
paese: ma Giolitti sceglie il compromesso. La scelta fatale.Mentre manda
circolari ai prefetti dando precise disposizioni per arginare la violenzasquadrista
comincia a lavorare per mettere i fasci dalla sua, consapevole del consensoche
il loro squadrismo riscuote nell'opinione pubblica liberale., sopratutto
imprenditorie grandi proprietari terrieri: l'opinione pubblica odia a tal punto i
socialisti da tollerarepalesi violazioni della legalit al punto da tollerare quello
che sar il vero crollo dello stato liberale, cio la perdita progressiva del
monopolio della forza. C' forse un soloalibi: con la guerra violenza e uso
smodato della forza sono entrate nella vitaquotidiana, inquinando i valori della
politica e esaltando intolleranza,sopraffazione eviolenza e demonizzazione
dell'avversario. Forse questa assuefazione alla violenzache rende difficile
vedere le differenze tra l'agitazione dei socialisti e quella dei fasci ecosa
significhi veramente il progressivo aumento di consenso e potere per
Mussolini:nessuno si rende conto che le spedizioni fasciste stanno pian piano
scivolando nellaguerra civile.
6. la nascita del pci
nelle elezioni del 1921 la classe dirigente decide di allearsi coi delinquenti
Fascisti: leelezioni sono anticipate, perch Giolitti crede che sia il momento
propizio permodificare gli equilibri nella maggioranza togliendo forza a socialisti
e popolari. Entro ilmovimento socialista, duramente colpito, si apre una frattura
insanabile: nel Gennaiodel 1921 a Livorno si consuma la scissione fra la
frazione comunista uscita dal Psi inpolemica sia sul fatto che il psi non vuole
fare la rivoluzione, sia che non si vuolepiegare alle direttive dalla Comintern. I
socialisti italiani, dopo aver chiesto
l'entratanella III internazionale vanno sollevando molte perplessit e polemiche
sui 21 puntifissati dai bolscevichi per essere accolti entro il nuovo organismo.
Non accettano diespellere la parte riformista (Turati), rifiutano di cambiare il
nome in PartitoComunista, contestano la scelta del Partito comunista russo di
guidare la rivoluzionemondiale. La rivoluzione russa insomma esplode
deflagrando il psi, in cui le varieanime riuscivano tutto sommato a convivere
(eccetto l'esclusione dei ministerialistiBonomi e Bissolati per la guerra in
Libia). La guerra mondiale aveva avuto, inproporzione, effetti minori, portando
fuori dal partito solo le ale rivoluzionari vicine aMussolini, mentre Turati aveva
soffocato le sue spinte patriottiche in nome di unpacifismo internazionalista.
Era stata proprio la questione nazionale a cominciare acrepare la stabilit
dell'edificio Psi: la vittoria dei bolscevichi un le divergenze sullaguerra alle
divergenze sulla rivoluzione, visto che si trattava non pi solo di andarecontro
la guerra, ma perfino contro lo stato italiano rovesciando il sistema
capitalistacancellando quanto di liberale e borghese era entrato nel Psi. Resta il
fatto che lecondizioni per la rivoluzione non erano mature nel biennio
rosso,quando le masseattendevano trepidanti le direttive del Psi e della Cgl,
entrambe paralizzate dairiformisti, che avevano ridotto tutto alla sola
vertenza sindacale. Cos la frazionecomunista nel 1921 chiede che una volta
per tutte si metta fine all'ambiguit: ledirigenze massimaliste respingono il
dictat bolscevico, ma confermano la stradarivoluzionaria, non risolvendo per

nulla l'ambiguit. Cos Bordiga, Tasca, Gramsci, Togliatti, Terracini escono dal
psi e fondano il Pci, sezione italiana della Comintern.Rimane da capire la
strategia di Lenin: per qualcuno vorrebbe la rivoluzione mondialeattraverso
l'esportazione del partito sul modelo bolscevico mentre per qualcuno
laComintern nasce gi in termini difensivi dell'Urss. Piano piano tramontano le
speranze(con le sconfitte della riv. Tedesca e ungherese) di rivoluzioni in
occidente. Leninsicuramente sente il bisogno di rompere il cordone sanitario
dando vita ad una rete dipartiti fratelli inseriti entro l'occidente come ulteriore
colonna di sostegno dell'Urss,aggirando l'isolamento a cui il cordone
sanitario doveva destinare i bolscevichi. Turatinon a caso nel 1921 denuncia la
funzione strumentale di questa operazione,affermando che il partito comunista
russo punta a spaccare i partiti socialisti europeiper reclutare truppe fedeli a
Mosca ( il nazionalismo russo, dice Turati, che si
aggrappa a noi per salvare se stesso). La scissione non ha grandi effetti nei
numeri,ma provoca grande smarrimento tra i militanti, mentre continuano le
incursionifasciste. I Fasci approfittano di questa confusione per esplodere nelle
citt: nelFebbraio del 1921 a Firenze l'attacco squadrista a un corteo operaio d
il via ad unabattaglia che durer 4 giorni. Carabinieri e guardie regie danno
manforte ai fascisticon autoblindi e mitragliatrici: ci saranno 20 morti e 1500
arresti, tutti tra i socialisti e icomunisti. Poco dopo a Torino, protetti dalle forze
dell'ordine, 100 fasci bruciano laCamera del Lavoro. Le reazioni del psi e del pci
sono deboli per varie ragioni:-manca la consapevolezza di quanto sta
avvenendo (al congresso di livorno il temadelle aggressioni fasciste appena
accennato). Ad ogni ennesimo attacco squadrista ilPsi esprime stupore come
fosse la prima volta-non credono proprio che possa essere il fascismo a dare il
via alla rivoluzione: il Psi haappena affermato che non ci sono le condizioni e
che nel frattempo lo stato devegarantire il rispetto dei diritti e le libert del
popolo rosso contro gli squadristi, questononostante militanti e dirigenze
socialiste e comuniste locali sappiano bene quale sia ilruolo delle forze
dell'ordine.-incapacit di organizzazione: la velocit e precisione degli assalti
fascisti, cheanticipano le tecniche della moderna guerriglia, rendono difficile
non solo organizzarereazioni , ma anche chiamare in tempo i compagni dai
paesi vicini. Anzi rispondo con iclassici cortei, che non fanno altro che creare
ghiotte occasioni per i Fasci per spararedi nuovo nel mucchio, attaccando il
corteo da tutti i lati, provocando quel caos che poispetta alle forze dell'ordine
placareL'unica scintilla di reazione sono gli Arditi del Popolo.
7.i Fascisti in Parlamento
tra i vantaggi che i Fasci hanno conquistato c' quello di avere candidati nei
cosidettiblocchi nazionali assieme ad esponenti di prestigio del ceto politico
liberale. EGiolitti a indire elezioni anticipate proprio mentre l'offensiva
squadrista ai massimilivelli in un clima elettorale poco adatto. Giolitti infatti
convinto che laParlamentarizzazione dei fascisti ne avrebbe neutralizzato la
carica violenta eeversiva. Giolitti sa che il gioco deve finire sia per il livello
raggiunto dalle violenze, siaperch si rischia che una rivoluzione scoppi
davvero, sia perch piano piano i potericostituiti sono sempre pi
delegittimati. A Giolitti non sfugge nemmeno ilcameratismo venutosi a creare
tra le forze dell'ordine e gli squadristi, che essiritengono giovani e coraggiosi
patrioti. E' del 1920 la circolare agli uffici dipropaganda militare dei comandi

d'armata dal colonnello Caleffi che definisce i fasci dicombattimento, forze vive
da contrapporre agli elementi antinazionali e sovversivi.Giolitti non punta a
risolvere questo problema: resta convinto che sar laparlamentarizzazione a
risolvere tutto. Quel che Giolitti spera di ottenere alleelezioni una riscossa dei
liberali e un successo dei blocchi nazionali per poter cosliberarsi dell'influenza
dei popolari e avere una salda maggioranza. Giolitti sbagliatutto: Mussolini si
precipita nel piatto ricco dell'offerta elettorale dei liberali, benconsapevole che
questo pu aprirgli nuovi spazi di manovra politica, visto che, coirossi ormai in
difficolt e col bisogno di normalizzazione che si sta diffondendo neiborghesi, il
Fascismo agrario in forte riflusso. Mussolini sa che da una parte staperdendo
quella base che aveva come unico motivo di appartenenza ai
Fascil'antisocialismo, base reazionaria che non ha lo slancio vitale che occorre a
Mussoliniper la rivoluzione, dall'altra rischia di deludere quella parte di giovani,
intellettuali, ex combattenti e sindacalisti rivoluzionari che da lui si aspettano la
rivoluzioneantisistema antisocialista,
antiparlamentare, antiborghese, anticapitalistica. Mussolininel 1921 sa bene
che i Ras non si rassegneranno alla normalizzazione, ma sa che lapartita
elettorale gli consentir di muoversi su due tavoli comunicanti, quello
dellalegalit e quello della violenza ( i blocchi nazionali gli permettono anche di
riallacciareun dialogo coi nazionalisti della destra liberale). Alla fine si varano
liste col fasciolittorio come simbolo. Ci saranno 40 giorni di violenza e sangue
per la campagnaelettorale: 100 morti che seppelliscono l'onore del paese e dei
liberali al governo, chenon sentono nemmeno il bisogno di dissociarsi
pubblicamente. Per Giolitti unatragedia: le liste ottengono ottimi risultati, ma
vincono tutti gli avversari di Giolitti,anche tra i liberali.I liberali alla fine
ottengono una maggioranza relativa, che diventa assoluta solo conl'appoggio
dei 35 deputati fascisti. Aumentano i popolari, scendono i socialisti. Ilnuovo
governo guidato da Bonomi una replica di quello precedente: i liberali
sibasano sull'appoggio dei popolari. I fasci non appoggiano il governo non
avendonessuna intenzione di farsi assorbire dai liberal-costituzionali: non
hanno nessunaintenzione di parlamentarizzarsi.
8.la marcia su Roma
le elezioni del 21 segnano un chiaro spostamento a destra della politica
italiana.Bonomi dovrebbe imporre il disarmo forzato delle squadre fasciste e
uno stretto giro divite, ma non ha la forza per imporre questo ad un parlamento
con molti nazionalisti efascisti eletti. Ne serve a nulla lasciare che siano Psi e
Fasci a risolvere problemi: ilpatto dell'agosto del 21 tra Psi e Mussolini per
cessare le ostilit finisce nel nulla. Il Psiha chiari motivi per fare questo accordo,
Mussolini invece preoccupato per la nascitadegli Arditi del popolo e per
l'episodio di Sarzana dove i carabinieri si sono schierati coirossi sparando sulle
squadre fasciste. Ma i ras delle provincie si oppongono, arrivandoa sfidare la
leadership di Mussolini, che cede. Nel novembre del 1921 in ogni caso iFasci di
Combattimento si trasformano nel Partito nazionale fascista, con una
strutturache Mussolini riesce a controllare facilmente dall'alto. Capo del
Pnf diventa MicheleBianchi, ex sindacalista rivoluzionario molto amico di

Mussolini. Nel 22 nasce anche laConfederazione nazionale delle corporazioni


sindacali, il sindacato fascista (sono tuttearmi legali con cui Mussolini vuole
contrastare il potere dei ras). Gli ex rivoluzionariche entrano nel Pnf o nel
sindacato fascista hanno solo trasformato la rivoluzione diclasse in rivoluzione
nazionale, ma la loro identit originaria resta la stessa: parlanoancora di
rivoluzione e sognano la sindacalizzazione della societ, sempre in
terminieversivi del vecchio ordine capitale-lavoro. Le organizzazioni fasciste
hanno un boomdi iscritti, molti dei quali spinti dalla paura dello squadrismo.
Inizialmente comunque leorganizzazioni fasciste non nascono sotto il segno
della destra conservatrice, masembrano spalancare le porte al dialogo col
popolo rosso, non quello bolscevicoantinazionale, ma quello dei lavoratori Cgl e
Federterra. Resta difficile da capire seMussolini volesse davvero riallacciare un
rapporto con quel mondo che lo avevacacciato: il progetto comunque
complicato finalizzato alla conquista del poterepassando per l'acquisizione di
una forte base di massa, individuata in quegli strati dipiccola borghesia (sono
quegli strati che Psi e Cgl hanno respinto come servi delcapitale, che per non
sono per nulla impermeabili alla sindacalizzazione, che cercanocanali di
espressione e, di fronte al rifiuto rosso sono diventati antisocialisti
eantiproletari). Ci non toglie che restano, entro il fascismo, i grandi proprietari
terrieri
e gli industriali, di sicuro grandi sostenitori della crescita dei Fasci e del Pnf,
chespostano tutto su posizioni reazionarie. Comunque per conquistare il potere
occorrepassare anche per il Parlamento, anche perch c' un certo fervore
nelle file rosse:nasce l'alleanza sindacale, organizzazione di collegamento tra i
vari sindacati perrispondere agli squadristi e si vocifera la nascita di una unit
antifascista, mentre altritentano di dialogare con D'Annunzio, sfruttando la sua
ormai palese freddezza perMussolini. Tra il Psi Turati pronto a spezzare il
vincolo coi massimalisti, mentre tra iliberali i democratici tentano di
organizzarsi di nuovo. Alla fine del 1921 nasce ilgruppo parlamentare della
Democrazia, con ben 150 deputati (tra i quali orlando eNitti) e poco dopo nasce
il PLI che rende chiaro che anche i liberali finalmentecapiscono il bisogno
di avere un partito per governare societ di massa. Mussolini hatimore di tutto
questo fermento e risveglio di forze democratiche e antifasciste.Mussolini allora
stringe le fila cercando di conquistare la fiducia della destra dei
blocchinazionali, ammiccando ai repubblicani, facendo socmparire le invettive
antiborghesidal popolo d'Italia e avviando rapporti col Vaticano, che ora col
nuovo Papa, harapporti pi conflittuali col Ppi. Pio Xi comincer a vedere di
buon occhio gli articoli delPopolo d'Italia che parlano del bisogno di disgelo tra
l'Italia e il Vaticano: Sturzoovviamente non pu accettare tutto questo che sa
che nelle alte sfere vaticane tiraun'aria favorevole all'aristocrazia nera papalina
dei grandi proprietari terrieri e aiclerico-moderati, da sempre avversi al troppo
democratico Ppi.Ma quando cade il governo Bonomi, Sturzo fa veto alla
candidatura di Giolitti, chevoleva la sua rivincita su Mussolini, preparando la
strada al fascismo (l'antigiolittismodi Struzo un punto su cui la storiografia si
interrogata molto: pu dipendere dallaconsapevolezza che il PPI entrava negli
esecutivi giolittiani solo per necessit, oppuredal fatto che il costante
patteggiamento giolittiano per la candidatura di esponenticattolici aveva
ritardato di molti anni la nascita di un partito cattolico..). La soluzionetrovata
un fallimento totale: sperando di ottenere l'appoggio anche della
destrasocialista di Turati il Ppi accetta la candidatura di Facta, un giolittiano di

secondopiano, sbiadito, pi conservatore di Giolitti, molto meno autorevole.


Mussolini losostiene, sapendo di poterlo manovrare come gli pare. Nella
primavera del 22 i Fascidi combattimento assaltano e occupano per giorni
Bologna, Ferrara, Ravenna, Anconaecc... i socialisti si chiudono nelle case e
comincia l'esodo politico legato al fascismo: iprimi militanti di secondo piano
lasciano l'Italia e si perdono nel conto dei migranti chevanno a cercare lavoro
all'estero. Federterra e le leghe bianche (si assalta la casa diMiglioli, deputati
ppi)hanno un crollo di iscritti. Di fronte all'attacco a alleati di governoFacta non
pu far finta di nulla: si dimette. Turati sa che non c' un sostituto plausibilea
va al Quirinale dichiarando al re la disponibilit ad appoggiare un governo
liberaleche metta all'ordine del giorno il ripristino della legalit: questo
provocher solo unputiferio tra i socialisti, preannunciando l'ennesima
scissione. Facta vara un secondogoverno uguale all'altro mentre la violenza
squadrista culmina nella colonna di fuoco,guidata da Balbo, che in una notte
devasta le cooperative riformiste e repubblicanenella pianura di Romagna. Cos
l'Alleanza sindacale proprone uno sciopero generalelegalitario che scatena di
nuovo la violenza squadrista. Lo sciopero un fallimentototale: i fasci riescono
ad assaltare i cortei e a garantire tutti i servizi pubblici. I fascioccupano Milano,
poi Genova, Livorno.... soltanto Bari e Parma respingono i fascisti,grazie alle
sollevazioni dei quartieri operai. Le camicie nere sono infervorate quandopiove
loro addosso l'ordine di smobiltazione, dalle colonne del Popolo d'Italia,
lanciatoda Mussolini: Mussolini sa che prefetti e questori hanno passato i loro
poteri
all'esercito.Mussolini sa che ora occorre giocare la carta Parlamentare: avvia
due mesi ditrattative sotterranee con Giolitti cercando di convincerlo ad
accogliere i fascisti nelgoverno (compromesso che sarebbe soddisfacente per
molti industriali, per il re), eottenere l'appoggio del Ppi e dei riformisti di Turati
espulsi dal Psi. Dopo due mesiMussolini getta la maschera legalitaria: chiede di
essere nominato presidente delconsiglio minacciando, in caso contrario, la
mobilitazione delle squadre fasciste. Ilpiano della marcia su Roma scatta
immediatamente: Bianchi mobilita tutti e Bianchi,Balbo, De Bono, De vecchi, i
quadriumviri del Pnf, si mettono in testa alle colonnefasciste marciando su
Roma,mentre in tutte le altre citt le squadre fasciste sono sulpiede di guerra.
Ma la mobilitazione, dal punto militare, risibile: sono solo 15mila lecamicie
nere che marciano su Roma, che hanno ad aspettarli 12mila soldati armati
dicarriarmati e mitraglie. Il governo propone lo stato d'assedio al re, per
autorizzare ladifesa di Roma, ma il Re non lo firma. Anzi Vittorio Emanuele III
sceglie la strada delcompromesso, nominando Mussolini primo ministro.Il re
spinto ancora dall'illusione della parlamentarizzazione dei fascisti, cos
comedalla paura di scontri tra esercito e fascisti, che potrebbero provocare
tensioni siaentro gli alti gradi delle forze armate, sia dentro la Casa reale per
non parlare delrischio della controffensiva della sinistra rivoluzionaria.
Mussolini, chiuso entro l'HotelSavoia, prepara la lista dei ministri cercando di
mettere a tacere ogni scrupolocostituzionale della classe politica governativa:
nell'esecutivo presentato al reMussolini si riserva l'interim all'Interno e agli
Esteri; entrano solo due fascisti- Diaz e Thaon de Revel, due popolari e sei
liberali di tendenze varie. Una larga coalizionequindi, la prova effettiva della
parlamentarizzazione dei fascisti. Ma le parole diMussolini del 16 novembre
sono una doccia gelata: mi sono rifiutato di stravincere,potevo
stravincere...potevo fare di questa aula sorda e grigia un bivacco di

manipoli,potevo sprangare il Parlamento e costruire un governo esclusivamente


di fascisti...potevo, ma almeno in questo primo tempo non ho voluto...
PARTE SECONDA: L'ITALIA FASCISTA4. LA NASCITA DELLA DITTATURA (19221929)
1-mondo economico e fascismo
ancora prima di presentarsi in Parlamento Mussolini abolisce la legge
sullanominativit dei titoli, tanto odiata dagli industriali, qualche giorno dopo
ottiene pienipoteri economici e amministrativi dalla Camera. Ora che ha il
controllo dell'economiaMussolini deve ripagare il debito con gli industriali ( del
25 l'accordo Confindustria esindacati fascisti): si elimina il disavanzo statale, si
abrogano le norme sull'avocazionedei profitti in tempo di guerra, si
accantonano le risultanze pi gravi dellacommissione parlamentare d'inchiesta
sulle spese di guerra, si salva l'Ansaldo e ilBanco di Roma. Un bel pacchetto di
scambio per i fratelli Perrone, per il Vaticano maanche ai tanti evasori che si
sono arricchiti durante la guerra. De Stefani, ministro siadelle Finanze che
dell'Economia, liberista spinto, lascia totale libert di azione e ampimargini di
profitto all'iniziativa privata, riducendo la spesa pubblica e falcidiando
idipendenti pubblici, sopratutto i ferro-tramvieri: la selezione che doveva
basarsi suanzianit e improduttivit diviene una vera e propria epurazione
politica contro lecategorie pi agguerrite. Lo Stato rinuncia anche al monopolio
sul telefono e sulle
assicurazioni sulla vita. E c' una concessione non diretta, ma ormai chiara: i
sindacatirossi piegati sotto le bastonate e le pistole dei Fasci di combattimento
hanno persoquasi del tutto il potere contrattuale: sono quasi scomparsi scioperi
e cortei. Mussolinista bene attento a che i sindacati fascisti non raccolgano la
bandiera del conflitto che irossi non agitano pi, ponendo i sindacati fascisti
sotto il diretto controllo dei Prefetti epiegati ai piani aziendali. In
cambio Confindustria accetta come interlocutori dipreferenza i sindacati
fascisti, anche se per ora gli altri restano vivi. L'accordo traconfindustria,
sindacati e mussolini di armonizzare la loro azione a quella di governo
earmonizzare il rapporto capitale-lavoro uno schiaffo alla Cgl. Mussolini in
un primomomento voleva inglobare la Cgl, che rappresentava la maggioranza
die lavoratori,ela cosa non era fuori dal mondo visto che le dirigenze riformiste
non erano per nullaindifferenti alle avances di Mussolini. Addirittura spunta la
proposta di unificazionesindacale, usando come collante tra Cgl e sindacati
fascisti quei molti sindacalistirivoluzionari che sono transitati dalle
organizzazioni rosse a quelle dei Fasci, tra cuipersonaggi autorevoli come
Giuseppe di Vittorio. Ma ci sono vari ostacoli: l'odio che ilperiodo dello
squadrismo ha costruito e il fatto che i sindacalisti fascisti sanno chetrovarsi di
fronte la Cgl, comporta finire in minoranza. Mussolini, dal canto suo,dovendo
continuare a illudere tutti della costituzionalizzazione del Fascismo invita
aldialogo i sindacati.Mussolini comunque sotto l'attenzione di tutti gli stati,
sapendo bene che c' intavolo la questione dei debiti di guerra: per questo De
Stefani cancella il deficit,comprime i consumi, fa riduzioni fiscali che stimolano
l'investimento e le esportazioni.Se a questo aggiungiamo che Mussolini con Usa
e G.B si incontra per stabilire uncalendario dei rimborsi dei debiti si capisce
come Mussolini salga in frettanell'apprezzamento di molti stati, anche e
sopratutto grazie alla sua rivoluzioneantibolscevica.
2.lo squadrismo non disarma

nel Dicembre del 1922, dopo due mesi di governo fascista, proseguono le
violenze. Siassaltano la Camera del Lavoro e la sede dell'Ordine nuovo e molti
circoli operaitorinesi con vari morti socialisti e comunisti. Da l ci sono stati vari
episodi in tuttaItalia. Il Gran Consiglio del Fascismo (appena nato: vi siedono i
dirigenti del Pnf, ildirettore generale della PS, i segretari delle corporazioni
fasciste,il capo di statomaggiore della Milizia, l'addetto stampa della presidenza
del Consiglio, i commissaripolitici del fascismo)nel Gennaio del 23 dichiara
sciolte le squadre d'azione. Si decideanche la costituzione della MVSN cio la
Milizia Volontaria per la sicurezza nazionale incui dovrebbero confluire gli ex
squadristi, inquietante dal punto di vista costituzionalevisto che sotto il
diretto controllo di Mussolini e non deve prestare fiducia al Re. Sonotutti
tentativi di normalizzazione apparente, contraddetti dai fatti: poco dopo
lacreazione della MVSN si scatena di nuovo la violenza squadrista a La Spezia,
di nuovoappoggiata dalla forza pubblica (dietro ci sono i ras Farinacci, Balbo,
Forni ecc..) chenon hanno nessuna voglia di perdere il potere ottenuto. E
questo di mostra cheMussolini tenta, ma non riesce, di imbrigliare i ras con la
MSVN. Sa che per consolidareil suo potere, il duce deve entrare in Parlamento e
sbarazzarsi delle squadracce, ma saanche di non avere la forza per imporre il
suo volere a tutto il fascismo: cos pur di nonavviare uno scontro interno si
limita a porre dei paletti. Alla fine i ras sono unproblema per il Duce, ma
portano anche cose positive: socialisti e comunisti nonriescono a rialzare la
testa. Qui interviene anche la polizia: il Pci viene decimato conl'arresto di
Bordiga e di tutta la dirigenza nel Febbraio del 23. Poco dopo tocca a
Giacinto Menotti Serratti, passato al comunismo. Il processo si concluder con
unaassoluzione generale, ma molti comunisti cominceranno l'esilio. Gli unici
portettirestano i deputati del pci, protetti dall'immunit parlamentare, ma non li
garantiscedagli assalti delle squadre nere. Ma la violenza dei Ras si scatena
anche contro ipopolari, nonostante vi siano due popolari nel governo: il punto
che i popolari ormaisono stati scavalcati dal dialogo diretto che Mussolini ha
cominciato col Papa, mentreDon Sturzo si oppone sempre di pi all'alleanza col
Pnf. IL partito si spacca tra ladestra clericale e la sinistra democratica. Mussolini
comincia, per arrivare dritto alcuore del popolo cattolico, a parlare del
sentimento per Dio e per la Patria che hannotutti gli italiani ( e partono i
crociffissi obbligatori nelle scuole e nei tribunali e ilpareggio delle tasse per le
scuole pubbliche e private). Ad Aprile arriva la riformaGentile che introduce
l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole e introducel'esame di stato
per le private: una parificazione delle scuole private. De Stefani salvail Banco di
Roma, cassaforte della finanza vaticana, mentre Mussolini
di dichiaraprofondamente religioso. La Santa Sede emana una circolare che
invita i cattolici anon assecondare partiti: la morte del Ppi. Sotto le pressioni
di Vaticano e destrapopolare Sturzo si dimette da segretario del Ppi. Sar
proprio il gruppo parlamentarePpi, allo sbando, a diventare cruciale per
l'approvazione della legge Acerbo: alcunipopolari escono dall'aula, altri si
astengono, alcuni votano si. La violenza squadrista,dopo il voto, si abbatte di
nuovo contro i bianchi. Il Papa non muove un dito: pensa cheMussolini sia un
defensor fidei pi efficace, ma anche meno democratico e menomoderno dei
cristiano sociali. Piano piano si stringe il cappio anche introno al collo
deiliberali: Gobetti finisce in prigione, la casa di Nitti devastata da una
squadra fascistasenza che la PS muova un dito, Amendola pestato da una
squadraccia nera. Larappresaglia parte perch i 3 si oppongono alla legge

Acerbo (collegio uniconazionale,premio di maggioranza di 2/3 dei seggi del


parlamento a chi ottiene lamaggioranza dei voti, quorum minimo 25%).
3.legge Acerbo ed elezioni del 1924
il perch della Legge Acerbo facile: il gruppo parlamentare fascista
numericamentemolto inferiore, e pi debole di quello del PPI e dei Liberali. Essi
possono abbatterloquando vogliono e Mussolini vuole privarli di questo potere
prima di andare allaverifica elettorale: sa infatti che il proporzionale offre buoni
vantaggi ai partiti dimassa come il Ppi e il Psi, troppo fastidiosi per lui. Sa cio
che mantenendo la vecchialegge elettorale, Ppi, Pci e Psi saranno troppo
fastidiosi per lui, anche se certa lavittoria fascista. Vinta la resistenza
parlamentare del Psi e pci e del ppi grazie alVaticano, la strada per la legge
Acerbo spianata, coi liberali che votano in direzionidiverse senza una linea
comune. Infatti gradiscono il ritorno all'uninominale Giolitti eSalandra e persino
Amendola (anche se poi si schiera contro la legge Acerbo). Nel 23 iliberali
dimostrano di non avere nessuna lungimiranza: entrano di nuovo nei
blocchinazionali, pensandoli replica di quelli del 21, ignorando l'enorme premio
dimaggioranza. Cos Orlando, Salandra e altri si candidano nei blocchi, mentre
la destraliberale si fonde col fascismo. Salandra arriva ad affermare che
Mussolini l'eredeautentico della tradizione risorgimentale. Al contrario
Amendola vede il fascismo comeun cancro e pensa di poterlo sconfiggere
partendo dal Sud, dove crede sia ancorapossibile una reazione, rinnovando in
toto le elit liberali e ricordando agli italiani chetra i motivi dell'entrata in
guerra c'era la bandiera della libert sventolata contro leautoritarie Germania e
Austria. Cos, spinto da queste idee, Amendola propone lafondazione
dell'Unione nazionale, un movimento politico democratico, che sorge nel 24,
per rompere silenzio e passivit della vecchia classe dirigente che lascia
senzaguida la stragrande maggioranza degli italiani, rimasti estranei alla
guerra civile, manon impassibili di fronte alle violenze. Amendola sogna che i
voti di questi elettorivotino quei pochi parlamentari fedeli allo statuto per
riportare il paese entro i binaricostituzionali. Il Sud la base migliore perch l
nel Psi, ne Ppi. Ne Pnf si sono ancoraradicati. Quel che Amendola sbaglia che
al sud il Pnf non penetra non perch abbiaparticolari vocazioni democratiche
ma perch ha una popolazione ignorante earretrata fosse anche solo per
iscriversi ad un partito: non sono politicizzati. Al sud inotabili non si sono
consegnati al fascismo perch lo vedevano troppo moderno erivoluzionario. Ma
dopo la presa del potere di Mussolini, magicamente, tutti i notabilidel Sud si
scoprono fascisti: il loro trasformismo filogovernativo confermato.Nasceranno
si alcuni nuclei dell'Unione, ma saranno piccoli e deboli. E anche nel
restod'Italia sono pochi gli italiani dei ceti medi che rispondono al richiamo di
Amendola. Glialtri vanno verso il fascismo, molto pi attrattivo. La piccola e
media borghesia sognadi andare al potere grazie al fascismo che si pone come
soggetto capaca dirivoluzionare il paese, ma non si rendono conto che il
fascismo sta prendendo il poterecol Vaticano, i banchieri, i grandi imprenditori.
E' evidente l'equivoco di fondo creatodal linguaggio e dalla propaganda

fascista. Amendola, che si oppone al fascismo, visto come un conservatore, un


amico dei liberali e della vecchia oligarchia liberalesbagliando anche il tono:
fanno appello alla legalit, alla tradizione, si doveri, alllatolleranza reciproca,
all'ordine. Tutti i valori insomma che i fascisti e Mussolinicalpestano fin dal
primo giorno della campagna elettorale, mentre l'altra faccia,quellalegale, la
garantiscono i candidati liberali Salandra e Orlando. Gli squadristi si
mettonopresto all'opera: viene ucciso un deputato Psi Antonio Piccinini.
Dilagano al centro e alsud. I blocchi nazionali ottengo il 64% dei voti, che
fruttano con il premio 375deputati: 275 di questi sono iscritti al pnf, hanno
meno di 40 anni e provengono per lamaggior parte dalle file della piccola e
media borghesia. Tranne Pci e Repubblicani glialtri partiti dimezzano i consensi
(in alcune regioni le liste antifasciste per prendonopi voti di quelle fasciste
Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto). E' la parte menopoliticizzata e pi
arretrata che fa vincere Mussolini. Tra le file dei socialisti unMatteotti appena
eletto denuncia la violenza e i brogli del fascismo (mentre Amendolasi dissocia
alla sua protesta). Matteotti viene ucciso il 10 giugno 1924 rapito eaccoltellato
da una squadra fascista.
4.il delitto Matteotti e l'Aventino
la notizia arriva in Parlamento due giorni dopo: i socialisti accusano subito i
fascisti,ma sono della stessa idea sia tutti gli altri antifascisti, sia i fascisti
stessi. Mussoliniviene indicato come mandante. Mussolini pochi giorni dopo
garantisce il massimoimpegno del governo nelle indagini e assicura la
punizione dei colpevoli. Poi, incassatoil voto di fiducia all'esercizio provvisorio
del bilancio fa sospendere i lavori dellaCamera dal presidente Alfredo Rocco.
Ma l'opposizione ora sul piede di guerra. Tutti igruppi parlamentari di
opposizione, escluso quello liberale, compreso quello comunistasi organizzano
in un comitato per decidere quali azioni intraprendere per ripristinare lalegalit.
I comunisti propongono lo sciopero generale, rigettato sia dalla Cgl che
dagliantifascisti moderati. Amendola e Bonomi propongono di sperare
nell'intervento delRe, affinch cacci Mussolini dal governo. Per sei mesi la via
reale e quella della piazzasi confrontano: non troveranno accordo, ma avranno
sicuramente il merito di scuoterefinalmente l'opinione pubblica italiana . Il
Corriere della sera cambia completamentelinea editoriale e Gentile, De Stefani
e altri ministri danno le dimissioni. Questo va di
pari passo con lo svolgimento delle indagini, in cui spuntano sempre pi
dirigentifascisti coinvolti nel delitto, mentre le notizie rimbalzano in prima
pagina e fannoperdere al fascismo consensi. Alla fine i colpevoli saranno
individuati in 4 arditimilanesi e uno toscano, stipendiato dall'ufficio stampa di
Mussolini. Cadono altre teste:questore e capo della polizia romana, il capo
dell'Ufficio stampa della Presidenza delConsiglio, Mussolini stesso lascia
l'interim agli Interni. Giovanni Marinelli, segretarioamministrativo del Pnf, viene
arrestato. Il Prefetto di Milano scioglie gli arditi milanesie traballa anche la
poltrona del comandante generale delle MVSN. Mussolini in aularibadisce
ancora la volont del fascismo di costituzionalizzarsi, ma annuncia anche chela
maggioranza stanca di prendere ultimatum dalla minoranza. Mussolini
ottienecomunque la fiducia, grazie alla legge Acerbo che gli ha garantito una

maggioranzacos ampia da reggere un colpo duro come il delitto Matteotti. Il 27


Giuugno i gruppidelle opposizioni, riuniti a Montecitorio, dopo aver
commemorato Matteotti, approvanouna mozione che li impegna a non
partecipare pi all'attivit del Parlamento finchnon verr costituito un governo
nuovo, sciolta ogni milizia di parte, ripristinata la pienalegalit nel paese. Si
ritirano quindi nellAventino delle loro coscienze, richiamando lastorica
secessione della plebe romana. Mussolini, semplicemente, li ignora: il silenzio
la migliore arma, visto che qualsiasi strada si decida di percorrere crea
comunque unpolverone di polemiche a esclusivo vantaggio delle opposizioni.
Sfruttando le misurerestirittive della libert di stampa, gi votate entro la
Legge Acerbo, Mussolini mette atacere tutti i giornali che danno risonanza alla
secessione aventiniana censurando tragli altri l'Unit del Pci, l'Avanti del Psi,
la Giustizia del Psu. I prefetti hanno la facoltdi censurare o sopprimere le
pubblicazioni che parlano dell'assassinio di Matteotti oche incitano al
sovvertimento dell'ordine. Piano piano l'attenzione per la questione
vascemando e gli aventiniani non se ne rendono conto, pensando invece che
ilritrovamento del cadavere comporti una nuova ondata di indignazione. La
linea restala stessa, quella scelta da Amendola: opposizione nelle istituzioni
senza il ricorso allapiazza sperando di riuscire a convincere i liberali a far
cadere il governo Mussolini (sipunta sugli 80 deputati della maggioranza non
tesserati PNF, tra cui Salandra eOrlando assieme ad altri non eletti nelle liste
del Pnf ma che appoggiano il governo e ilmanipolo di deputati liberali guidati
da Giolitti). Il loro passaggio in toto nonporterebbe alla caduta del fascismo, ma
renderebbe difficile la vita a Mussolini epotrebbe indurre il re a muoversi. Tra gli
aventininiani Pci, socialisti e giovanidemocratici vogliono passare all'azione e
ritengono il piano troppo macchinoso elungo, troppo vincolato alle decisioni di
quella vecchia classe dirigente che si dimostrata filofascista o comunque
pavida e incapace (si pu affidare il destinodell'Italia e degli antifascisti nelle
mani di un salandra, un Orlando, un Giolitti, oggialleati fascisti??) : occorre
scendere in piazza, mobilitando le masse indignate contro ilPnf. Il partito
della piazza largamente minoritario quando le camere riprendono ilavori
dopo la pausa estiva. Nell'Aula si presentano solo i comunisti, che hanno
decisodi abbandonare l'Aventino, tutti gli altri continuano lo sciopero
parlamentare. Giolitti sischiera contro il governo mentre Ettore Conti esprime il
disagio della Confindustria,seguito dal discorso che esprime il disagio delle
forze armate. Salandra si dimettedalla presidenza della Commissione Bilancio
della Camera. Dal giornale di Amendola,il Mondo viene pubblicato un
memoriale di cesare Rossi, ex capo dell'ufficio stampadella presidenza del
consiglio, ora latitante, che in pratica lascia emergere la direttaresponsabilit di
Mussolini nell'omicidio. Mussolini il 3 Gennaio del 1925 si presentaalla Camera
e proclama che:
al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, io
assumo, iosolo, la responsabilit politica, morale e storica di quanto avvenuto
[] Se ilfascismo una associazione a delinquere io sono il capo di questa
associazione. E'una ammissione di colpa.A Marzo del 26 si conclude il
processo: sono condannati a 6 anni di carcere (4 condoniper amnistia) i
responsabili materiali dell'omicidio, ritenuto non premeditato.Comunque
confermata sia la responsabilit fascista, sia reso chiaro agli occhi ditutti quali
sono le pratiche di cui si avvale il Pnf: anche per questo Mussolini si assumela
responsabilit di tutto, visto che le accuse non sono nulla di nuovo e gia lo si

sapevadai tempi dello squadrismo. Mussolini promette la calma labiorosa di


cui necessitl'Italia, affermando che la costruir con l'amore, ma anche col la
forza se necessario.Alcuni liberali si dimettono, gli aventiniani dichiarano
pubblicamente il loro sdegno (abeh!!) ma lo stato liberale ormai smantellato.
La svolta una direttiva al prefetti, incui sono invitati a impedire ogni
manifestazione e a esercitare un controllo rigoroso sucircoli, ritrovi, gruppi
sospetti da un punto di vista politico, di sciogliere le formazionisovversive.
Dopo poco spariscono centinaia di circoli, associazioni, realt. Sipromulgano a
raffica decreti limitativi della libert di associazione. Mussoliniristruttura il Pnf,
nel caos per via delle defezioni e tradimenti: Farinacci ne diviene ilnuovo
segretario, mentre i vertici dell'associazione nazionale combattenti sono
epuratiperch troppo desiderosi di autonomia dal Pnf. Infine si epura l'esercito:
si dimette ilMinistro della Guerra, Mussolini ne assume l'interim poi prende
anche quello dellaMarina, quando Paolo Thaon de Revel si dimette. Nel Giugno
del 1925 sono costrettialle dimissioni tutti i funzionari pubblici che non si siano
dichiarati fedeli al fascismo.Mussolini se ne frega dei proclami e
dell'indignazione conseguente, tanto ormai solo ilRe pu intervenire e ne
avrebbe il potere, ma quando una rappresentanza degliaventiniani riesce a
incontrarlo, lui non d risposte (questo peser nel referendum del1946,
assieme al rifiuto della firma dello stato d'assedio). Il re teme di scatenare
laviolenza fascista obbligando Mussolini alle dimissioni. E c' da credere che al
caos deifascisti si possa aggiungere quello dei comunisti, ora in grado di far
partire unacontroffensiva. E non si fida dei liberali e di Amendola
manifestamente incapaci digestire la situazione: i governi liberali post I G.M
mondiale hanno dimostratol'incapacit dei liberali e per poco stato il
Fascismo a evitare la rivoluzionebolscevica. Per il Re valso mettere in piedi il
governo fascista perch l'unico ingrado di mantenere l'ordine. Sulla testa del
Re pende anche la spada di Damocle chegli tengono sulla testa i Soloni, i 18
membri della commissione che dovrebbe studiarela riforma costituzionale che
potrebbe investire anche la corona (aumentare i poteridell'esecutivo, dare una
struttura corporativa alla rappresentanzasindacale,riconoscimento giuridico dei
sindacati ecc..)Amendola morir nel Luglio del 25, non riuscendo a riprendersi
dalle feriteprovocategli da una aggressione squadrista mentre gli antifascisti
restano divisi tra ilpartito di piazza e il partito delle istituzioni.

che le voci su cui si far sentire forte controllo e censura sono poche (fascismo
faeccezione). Mussolini non vuole infatti un'arte di Stato, ma l'appoggio del
mondo dellacultura, organizzato in organizzazioni a associazioni capillarmente
infilitrare conintellettuali fascisti e creando reti di di centri culturali fascisti.
7.fascismo, cultura, societ
Teniamo subito conto che stata la guerra il motore del cambiamento che ha
portatoalla nascita di movimenti culturali di massa, ampliando la
partecipazione culturale deicittadini. Aumentano di importanza gli scrittori che,
dalle pagine culturali dei giornali,orientano le scelte dei lettori. Nel 24 la prima
alla Scala di Milano del Nerone di ArrigoBoito sotto la direzione di Toscanini
significava una vittoria del partito dei giovaniautori che era valsa a Mussolini
la fama di protettore delle arti. Fu un punto in piper Mussolini anche
l'adesione al Fascismo di Pirandello, molto amato dal pubblico.Non c' da
stupirsi: molti scrittori e artisti erano futuristi e interventisti. Anche tra gliartisti

si sente il bisogno di ordine che tanto ha fatto guadagnare al Fascismo:


Dechirico e Carra reagiscono agli isterismi e alle cialtronerie dei futuristi con
una forterichiesta di ritorno al mestiere, un oculato professionismo. Cos anche
Pirandello eMoravia, che esprimono tensioni emotive nella compostezza dello
schema dellatragedia classica. La loro diventa una collaborazione passiva al
fascismo, macomunque utile. Mussolini teme invece quegli intellettuali fascisti,
ma attratti pi dagliaspetti eversivi e rivoluzionari del fascismo (quel
Malaparte che proclama di amareMussolini per avere avviato la tirannia degli
eroi e l'era dello squadrismo contro ilrammollimento italiano insegnato nelle
scuole da Cuore appare decisamentescomodo a Mussolini che deve mediare
con gli industriali e la Chiesa per consolidare ladittatura). Cos come sono
scomodi i disegni di Maccari che crea militari vanitosi,capitalisti panciuti e
flaccidi, dissacra i costumi borghesi visti come i mostri che ilfascismo deve
abbattere. Non la strada che Mussolini vuole percorrere dopo avercon tanta
fatica ridotto al silenzio i ras. Quanto al resto degli italiani, fanno lettureinnocue
per il fascismo: la narrativa eroico-avventurosa di D'Annunzio e i suoi emuliper
esempio. Ritornata poi la calma nelle piazze, gli italiani si disinteressano anche
dicosa accade nel palazzo: la tragedia degli antifascisti non interessa pi. Gli
italiani sicommuovono per per la Turandot, lasciata incompleta dalla morte di
Puccini e messain scena alla Scala da Toscanini. Si occupano del Torino che
vince lo scudetto eseguono quasi con morbosit la storia dello smemorato di
Collegno. (nasce l'IstitutoLuce L'Unione per la cinematografia educativa nel 24,
per fare anche del cinema unafonte di propaganda fascista e arginare l'arrivo
dei film americani). La radio resa daGaleazzo Ciano monopolio pubblico ( la
forma di comunicazione preferita daMussolini) creando l'Eiar (ente italiano
audizioni radiofoniche). E per far entrare laradio nella vita degli italiani si
dotano tutte le sedi delle organizzazioni fasciste diapparecchi per l'ascolto
collettivo, facendo di questi luoghi il punto di ritrovo della Ond(opera nazionale
dopolavoro). Nel 26 si crea l'Opera nazionale Balilla che comprende iragazzi
dagli 8 ai 12 anni e gli avanguardisti dai 12 ai 18: l'iscrizione non
obligatoria,ma nessuno vi si sottrae, mentre il Ministero dell'Istruzione dichiara
che la scuola ha ilcompito di educare a comprendere il fascismo e a vivere il
clima storico creato dallarivoluzione fascista. Nel 28 si adotta un testo unico
per le elementari, nel 29 siobbligano i maestri a giurare fedelt al fascismo. Si
sa che i giovani che non sono statibalilla non avranno mai la tessera Pnf, quindi
non troveranno lavoro o finirannosospettati di antifascismo e processati. Del 25
l'ONMI (opera nazionale per lamaternit e l'infanzia) ente assistenziale di
aiuto alle madri in difficolt e ai bambini
abbandonati assieme all'obbligo della creazione in ogni comune di un
consultorioostetrico e di uno pediatrico (la mortalit infantile registra tassi
paurosi). Nel 27 siriordina la previdenza sociale creando il Patronato nazionale
per l'assistenza sociale enel 29 si introduce l'assicurazione obbligatoria contro
le malattie professionali. Sonoiniziative volte a sanare i ritardi in ambito
assistenziale e previdenziale accumulatidalle vecchie dirigenze liberali e
ovviamente combustibile per la macchina delconsenso.
8. La conciliazione tra stato fascista e chiesa cattolica
Mussolini godeva gi dell'appoggio della Chiesa (pressioni sul Ppi, appoggio
perl'ascesa al potere) e non mut la linea delle gerarchie quando fu eletto
segretario delPpi De Gasperi, aventiniano. Anzi durante il culmine della crisi
Matteotti papa Pio XIdurante un discorso agli universitari aveva ribadito

l'incompatibilit di collaborazionetra cattolici e socialisti sconfessando


pubblicamente il Ppi che collaborava col Psi e ilPsu e gli altri partiti aventiniani.
Fu il segretario di Stato Vaticano stesso, cardinalGasparri, a indurre Sturzo
all'esilio su sollecitazione personale di Mussolini. Nel 25 ilcongresso del Ppi fa
atto del caos in cui caduto il partito, con le sedi e i sindacatiperiferici spazzati
via dallo squadrismo e con la stampa cattolica vittima delle censurefasciste.
Nel 26 i deputati Ppi, ormai con un cappio al collo, decidono di tornare
inParlamento, dove sono accolti da Mussolini con la richiesta di sottomissione.
DeGasperi non ci sta e finisce in carcere. Diviene sempre pi impossibile essere
cattolicoe antifascista: per il Papa Mussolini l'uomo che pu costruire una
Italia fondata suivalori cattolici. Nel 1926 iniziano i colloquio preliminari tra il
segretario di StatoDomenico Barone e l'avvocato Francesco Pacelli, fratello del
futuro Pio XII. Nel 27interviene lo stesso Mussolini per chiudere la bocca ai
fascisti anticlericali, mettendosul piatto una lunga serie di privilegi per la
Chiesa al fine di affrettare l'operazione(eccetto le leggi del 26 che travolgono
l'associazionismo cattolico, ma il Papa non sene interessa) perch non toccano
quelle strutture ecclesiastiche come la GioventCattolica e gli Uomini Cattolici
dove stanno confluendo gli esuli Ppi. Nel 27 non a casoMussolini scioglie tutto
l'associazionismo non fascista, eccetto quello cattolicoimponendo ad alcune di
queste per di mettere il fascio littorio nel simbolo. Questavolta la Chiesa si
degna di scrivere una nota di protesta, conscia che Mussolini vuole ilcontrollo
totale sulla giovent italiana. Nell'Ottobre del 28 il re delega Mussolini
inpersona a stipulare l'accordo finale con la controparte Cardinal
Gasparri. L'11Febbraio del 1929 sono firmati i Patti Lateranensi e il
Concordato che mettono finealla questione romana, ratificati in Parlamento con
pochi contrari tra cui Croce,pesantemente insultato da Mussolini. Roma
definitivamente Italia, i cattolici sonocittadini italiani: e i cittadini apprezzano
come dimostra il delirio di entusiasmo cheaccoglie Pio XI che benedice in
Piazza San Pietro la Roma italiana. Si concede ladisciplina dei matrimoni e
l'insegnamento religioso (cosa che i l iberali non avrebberomai concesso) ma
Mussolini lo fa pur di ricevere l'avallo ufficiale della Chiesa, anche acosto di far
nascere un vespaio di polemiche sulla nascita di uno stato confessionale.Gli
esuli attaccano con ferocia sulla stampa estera la Chiesa dichiarando che il
Papapatteggia con l'usurpatore, con il capo di un governo che gli aventiniani,
anchecattolici, hanno definito illegittimo denunciando il regime del terrore e
liberticida delDuce. Molto pi deboli invece le critiche degli antifascisti cattolici
che si dichiarano rammaricati per il realismo sconcertante della Chiesa, ma
escludono negando l'evidenza,che i Patti Lateranensi siano la benedizione
della Chiesa al fascismo. Ma sono polemiche che restano all'estero, mentre in
Italia ci sono solo plausi a Papa e
Mussolini. Nasce il problema per molti cattolici di conciliare il dovere di
obbedienza al Papa coi propri ideali politici: una parte delle gerarchie cattoliche
quindi prova ad aprire le porte dell'associazionismo ai popolari, perch
comunque il Papa non vuole lasciare i suoi uomini nelle mani del fascismo,
anche se ha abbandonato il Ppi, anche se questi si chiamano Sturzo o De
Gasperi (De Gasperi uscir dal carcere su pressione del Papa, passando il resto
del ventennio entro la biblioteca vaticana). Ovviamente i cattolici devono
comunque tenere un profilo basso evitando di essere motivo di imbarazzo per
la Chiesa: limitano cos l'autonomia dei militanti cattolici e impedisconodi
svolgere una efficace azione antifascista, comunque unici bagliori di resistenza

chehanno diritto di vivere in Italia.IN ogni caso l'accordo col fascismo va visto,
per la Chiesa in doppia veste:-nel lungo periodo c' il progetto di dotarsi degli
strumenti necessari per esercitare unruolo egemonico in uno stato moderno
per essere modello per gli stati occidentalimoderni-nel breve periodo il
fascismo va bene, sicuramente meglio delle dirigenze liberali,abbatte
l'anticlericalismo, riporta l'ordine, impedisce la rivoluzione bolscevica,mantiene
saldi i costumi tradizionali (pensa al cambiamento di donne e giovani).
Maapprezza anche la battaglia del grano, che rid all'Italia quell'aspetto
contadino tantochiaro alla Chiesa. Cos come apprezzano sicuramente la
campagna demografica del27: imposta sui celibi, esenzioni tributarie per le
famiglie con almeno 10 figli, 7 per gliimpiegati statali, privilegi nelle
graduatorie dei concorsi pubblici, prestiti matrimonialicondonati con la nascita
del 4 figlio.La Chiesa inizia cos la sua battagli aantimoderna: richiama le donne
all'ordine(tornare in casa, lasciando il lavoro) e le invita a sottomettersi
all'autorit maschile(Mussolini stesso afferma: tornino le donne in casa, unico e
vero posto che la naturaha assegnato loro), attacca i balli e le mode moderne,
ribadisce il valore dellaverginit e della famiglia patriarcale contadina.Questo
contrasta col fatto che molte donne emancipate avevano puntato sul
fascismo,che aveva offerto loro nel programma del 1919 il voto: ma era una
falsa promessa. Ilfascismo ha mostrato poi tutto il suo lato reazionario e
conservatore cresciuto a causadel fatto che i fasci di combattimento avevano
rafforzato l'identit maschile messa incrisi proprio dal nuovo ruolo delle donne.
Nel 26 l'equivoco cancellato visto che nonsi lascia pi nessuno spazio di
emancipazione politica e professionale alle donne. Noquindi allle professoresse
nei licei (alle donne non si addice studiare lettere, filosofia,greco, latino), ma
molte maestre di asilo perch le donne sono anzitutto madri. Lastampa
femminile riceve precisi ordini e trasmette precisi modelli: via le donne magree
mascoline, si alle donne prosperose e coi fianchi larghi, emblema di
fecondit,mentre viene vietata ogni propaganda anticontraccettiva e il Papa
ribadisce la finalitriproduttiva del matrimonio. Viene soppresso
nell'enciclopedia italiana la vocedivorzio. Ma il tasso di natalit, nonostante
tutta la propaganda, resta in calo.Ormai il trio Dio, Patria, Famiglia ribadito: la
Chiesa felice del ruolo che svolge, complice del fascismo e invita i cattolici
ad andare a votare in massa alle elezioni del29, anche se sono elezioni farsa: la
nuova legge elettorale prevede che esista una solalista preparata dalle
organizzazioni fasciste, su un collegio unico nazionale, della qualegli elettori
possono solo dire si o no.
5: LO STATO TOTALITARIO (1929-1939)1.stato fascista ed economia: dalla
politica della quota 90 alla grande crisi nel 29 arriva la Grande depressione.
Che per non comporta perdita di potere perMussolini anzi, per come affronta
la crisi, aumenta il prestigio del fascismo in Italia eall'estero anche se nel 1930
arriveranno i primi fallimenti, cresce la disoccupazione ediminuiscono le
entrate dello stato. Tutto questo dopo che gli italiani cominciavano afarsi le
prime illusioni di crescita dopo aver fatto tanti sacrifici per stabilizzare la lira.
Sipunta, e Mussolini disposto a lacrime e sangue, a raggiungere la quota 90,
ossia 90lire per una sterlina (pi per una questione di prestigio che di altro), ma
anche unsistema per imporre il fascismo a industriali, proprietari e banchieri
italiani checontinuano a far pesare troppo il loro appoggio al fascismo. Nel 26
comincial'austerity: divieto di costruzione di case di lusso, vietata l'apertura di

bar e localinotturni, ridotte a 6 le pagine dei quotidiani, imposto l'uso di una


miscela di alcool ebenzina per le automobili, aumento di un'ora di lavoro al
giorno per operai e impiegati,diminuzione dei canoni d'affitto, alleggerimento
del carico fiscale. Si ridefinisce ancheil ruolo della Banca d'Italia diventata
banca centrale a tutti gli effetti con l'esclusivafacolt di emissione dei biglietti
bancari e ampi poteri di controllo sull'intero sistemadel credito. Nel 27 si
riducono del 10% i salari dei dipendenti pubblici, cosa che siespande poco dopo
anche al settore privato. A fine anno un altro 10% tagliato dopol'accordo tra
confederazioni patronali e operaie e il PNF invita i proprietari terrieri aridurre i
salari dei contadini per dare un contributo al processo deflattivo in corso
cheprevede una riduzione dei costi dei generi alimenatari. La deflazione
aumenta il poteredi acquisto dei salari mentre la stabilit della lira rivaluta i
depositi della piccolaborghesia risparmiatrice. La dittatura fascista conferma la
sua base piccolo e medioborghese, rassicurandoli dalla proletarizzazione. Tanto
basta al fascismo per ascoltareindifferente le critiche di imprenditori e
finanzieri: non solo loro la sua base elettorale.Si cerca di facilitare la
concentrazione industriale tramite agevolazioni tributarie per lefusioni tra
societ, cosa che si realizza appieno. Lo stato continua a imporsi comemaggior
cliente dell'imprenditoria privata con le commesse per le ferrovie e
l'esercitononch per la realizzazione delle grandi opere pubbliche (sopratutto
l'avvio dellegrandi bonifiche). E'ora che Mussolini dichiara: tutto nello stato,
niente contro lo stato,nulla al di fuori dello stato, sottolineando il ruolo centrale
dello stato in economia, chesi consolida e aumenta con la crisi del 29. Gli
industriali comunque, in fondo in fondo,sanno che era necessario rivalutare la
lira e sanno anche di aver ottenuto alcunivantaggi: pace sociale, salari bassi,
sgravi tributari, la Carta del lavoro che garantisceautonomia di gestione.
Ma questo non significa che non sono pronti a dare l'alt nonappena si esca
dal tunnel della quota 90. Ma proprio quando si raggiunge il traguardo,comincia
la crisi. La quotazione dei titoli crolla in Italia del 40% e sono i banchieri
efinanzieri stessi a chiedere aiuto allo stato che non nega sostegno, anzi
profonde apiene mani all'inizio, poi razionalizzando il sistema di finanziamento
pubblico. Del 31 l'Istituto mobiliare italiano (IMI) per il riordino del mondo
bancario: varie banche ecompagnie assicuratrici sottoscrivono un capitale di
oltre mezzo miliardo per dar vitaalla nuova istituzione che ha il compito di
fornire credito a media scadenza,raccogliere risparmio, emettere obbligazioni
per rilanciare le imprese a rischio (comeitalgas e acciaierie Terni). Del 33
l'IRI (istituto per la ricostruzione industriale)inizialmente finanziato dagli stessi
azionisti IMI e divisa in una sezione finanziamenti ein una smobilizzi. Anche l'Iri
comincia a sostenere le imprese in crisi. La sezionesmobilizzi invece comincia
ad aqcuistare partecipazioni azionarie di ogni grande spaitaliana, fino ad
arrivare ad avere il 21% del capitale azionario delle spa italiane. Siarriva a
questa percentuale dopo un accordo tra Iri e 3 banche (banca commerciale,

banca di roma, credito italiano) grazie al quale l'Iri ottiene il controllo di questi
istitutidi credito e dei pacchetti azionari da loro posseduti. Insomma si pongono
le basi perun forte capitalismo di stato, favorito dalla recessione che pare
suggerire questa comeunica soluzione. In ogni caso saranno solo le commesse
per la guerra in Etiopia a farriprendere l'economia e comunque senza riuscire a
sanare i forti disequilibri entro ilsistema produttivo italiano ne il problema della
disoccupazione. E' indubbio che grazieall'intervento dello stato si ha una
generale riqualificazione del sistema industrialenazionale che, nonostante i
tassi di sviluppo inferiori, permette all'Italia di non venireemarginata
nell'occidente capitalista. Comunque varie cose sono strane-emerge
chiaramente il controsenso di un sistema a sfondo politico reazionario e
glielementi di modernit innescati dallo stesso fascismo nell'economia (e quindi
dicontraddizione coi cambiamenti sociali e culturali che sono nemici di un
sistemaconservatore). Pare confermare la tesi di molti osservatori stranieri
secondo cui gliitaliani erano un popolo arretrato, incapace di usufruire e
pretendere i propri diritti ebisognoso di un leader forte e autoritario capace di
imporre la disciplina ad un popoloimmaturo. Giudizio condivisibile anche se
lascia in secondo piano il fatto che eraappena finita una guerra. Ma sia la
Chiesa che Mussolini sanno bene che un paesearretrato e debole si governa
meglio: ecco il perch del trinomio dio, patria, famigliache suona come un
manifesto antimoderno e le parole d'ordine del Duce, dallabattaglia del grano a
quella demografica, individuano nell'industrializzazione il nemico.Allora perch
Mussolini aiuta l'industria?-anzitutto non pu fare tabula rasa: nonostante si sia
presentato come rivoluzionariostenta comunque a tagliare i fili di continuit
con la politica liberale. Mussolini non hala volont, ma sopratutto la forza.Anzi
sar proprio la lentezza e i cambiamenti a piccoli passi dallo stato liberale,
alladittatura, allo stato totalitario a rendere solido il potere di Mussolini.
Comunque danotare c' che Mussolini si concentra su due aspetti: aumenta la
protezione offertadallo stato all'industria, sopratutto quella pesante, e aumenta
la concentrazioneoligopolistica. Il progetto della ruralizzazione non messo da
parte: viaggia su unbinario parallelo, che si riveler morto dimostrandosi vani i
tentativi di bloccare lamodernit o tornare indietro. Ma la storiografia moderna
comincia a dare spazio aduna interporetazione che vede un certo pluralismo
entro il fascimo, di vedute checonvivono, alcune delle quali profondamente
moderne e dinamiche, che vorrebbero inprimis intervenire nelle distorsioni
strutturali causa di uno sviluppo nazionaledisomogeneo e squilibrato. Per
questo vedono di buon occhio i freni imposti allagrande industria. Per
questo vorrebbero di pi, anche a costo di fare dispiacere aimprenditori e
finanziari: ma l'operato economico del fascismo resta contenuto neilimiti del
controllo finanziario senza estendersi alla programmazione e gestione
direttadello sviluppo. In ogni caso si rafforzer molto il rapporto privilegiato
traamministratori pubblici e industriali.
2. operai e contadini nella grande crisi
scoppiano fiammate di rivolta in Inghilterra, Francia e Germania che
preoccupano nonpoco Mussolini, che teme che la rivolta travalichi le Alpi. Sa
bene Mussolini che la vitadel Fascismo strettamente legata al mantenimento
dell'ordine costruito sulla pacesociale duramente costruita a colpi di
repressione e concessione di privilegi. Non uncaso che l'ordine italiano sia
invidiato nel resto d'Europa. Eppure l'economia italianasta precipitando come
tutte le altre e la disoccupazione arriva al milione di unit, dati

che non tengono conto dell'altissima sottoccupazione. La riduzione dei prezzi


chedoveva compensare la riduzione dei salari lo fa solo in teoria, perch pochi
sono ilavoratori che riescono a mantenere la piena occupazione. Si riducono le
ore di lavoro,anche se si pretende di mantenere la produzione allo stesso
livello: i ritmi di lavoro sifanno insopportabili per le maestranze. Nel 1930 si
verificano vari episodi diinsubordinazione quotidiana: si incrociano le braccia
per qualche ora o si abbandona ilposto di lavoro per un giorno. Ma non ci sono
cortei e i manifestanti restano moltocauti e calmi anche se questori e polizia
sono vigili perch lo sciopero un reato. Ilfronte pi caldo quello del settore
tessile, dove conta molto anche la tragicasituazione in cui versano le donne
entro il fascismo. Le autorit e i sindacati fascisti sidanno un gran da fare per
calmarle, addirittura andando a cercarle a casa einvitandole a tornare a lavoro.
Visto l'insuccesso, si mette in moto la macchinarepressiva: iniziano le cariche
della polizia contro le fabbriche occupate, lemanifestazioni che degenerano
in cortei. Nel 31 le donne scendono in piazza a Comoe Legnano, cantando
canzoni proibite come bandiera rossa e bandiera nera lavogliamo no, insultano
la milizia, lanciano sassi contro la polizia. IL fermento si placasotto i colpi di una
durissima repressione. Serpeggia il sospetto che si agitino le donnesotto le
spinte dei mariti e dei figli, che rischiano molto pi di loro ad esporsi.Sopratutto
le agitazioni sono al Sud e il regime si attiva per evitare che arrivino alNord nel
cuore del triangolo industriale. Del resto i rapporti dell'OVRA parlano chiarodel
malcontento che serpeggia nelle fabbriche del nord nonostante la calma
apparentementre alla Breda si lincenzia a raffica e alla Marelli e Magneti Marelli
l'orario di lavorosi riduce intorno al 60% o 40%. Stessa sorte tocca alla Fiat, che
licenzia a raffica, e allaLancia. Sono comunque tutti fuochi circoscritti e facili da
spegnere ed fondamentaleper il regime evitare che la scintilla si sposti di
fabbrica in fabbrica scatenando unincendio. E non un'idea strampalata: molte
lettere anonime che l'Ovra raccoglieparlano di rivolta che sta per scoppiare,
Matteotti sar vendicato, Mussolini finir comelo zar di Russia. La classe
operaia dimostra di non essere fascista, ma solo troppospaventata per reagire:
paura amplificata dal vuoto enorme lasciato dai socialisti e daicomunisti. E i
sindacalisti in camicia nera non sono stati scelti, ma imposti, e sonotroppo
supini alle richieste del padronato e del governo al punto da lasciare via liberaa
licenziamenti, tagli di salari e di ore lavorative. E la cosa non dipende tutta
daisindacati fascisti: essi sono messi in condizione di non poter funzionare, non
hanno glistrumenti per contrattare col padronato e se per caso qualucno cede
alla tentazione difare uno sciopero subito arrestato. L'unica speranza dunque
che la disperazioneaumenti fino al punto di superare la paura, sperando che
cos gli antifascisti riescano apotersi manifestare di nuovo. Il Pci ufficialmente
sciolto, ma ha una rete clandestinacon la quale fanno politica cercando di
evitare i tentacoli dell'Ovra e stare beneattenti agli infiltrati, che sono ormai
ovunque. Togliatti dall'estero si fa un'ideadistorta, di una Italia pronta
all'insurrezione. E il gruppo dirigente del Pci finisce perlimitarsi ad aspettare il
grande sciopero generale. La cosa avverr certo, ma nel 43 enel 31-32 questo
uno scenario irrealizzabile.
3. andare verso il popolo: assistenza e lavori pubblici
tutta la macchina assistenzialista messa in moto nel 29 ora va a pieno ritmo e
assorbein pratica tutto il lavoro dei Fasci locali: il regime fa di tutto per alleviare
le sofferenzedella gente distribuendo sussidi in denaro e viveri, installando
cucine economiche,dormitori, ricoveri, creando viaggi in colonie marine e

montane per i figli dei lavoratori.I dopolavoro fascisti si attivano per sostituire
bar e sale di ritrovo private, perch non
c' pi una lira da spendere per passare il tempo insieme e trovare cibo e
bevandegratis in occasione delle innumerevoli feste del regime: se il primo
maggio statoabolito, si trova la festa dei Natali di Roma, della fondazione dei
fasci dicombattimento, e persino della Conciliazione, l'11 Febbario, per
festeggiare ilConcordato. Questo mentre i fasci femminili raccolgono fondi e
sussidi da dare aipoveri, sopratutto ai figli dei poveri: giocattoli, indumenti,
latte, zucchero, pane. Ilnumero dei bisognosi sale ogni giorno. I federali fascisti,
i prefetti, i questori chiedonofondi con insistenza, soccorsi straordinari e altro,
che per si esauriscono in pocotempo. Al Sud crolla la produzione agraria e i
disoccupati raggiungono livelli record,mentre i salari dei contadini subiscono
una riduzione di ben tre volte maggiore diquella subita dagli operai in citt.
Questo vale anche per la ricca Emilia, ma anche peril Veneto contadino dove i
contadini si affollano davanti alle sedi del Fasciosupplicando pane. Nel sud
invece i contadini si ribellano in massa, scioperano, fannolavoro abusivi,
invadono i terreni demaniali. Aumentano gli sfratti, gli affitti, le tassesul
foraggio, sulla manutenzione stradale, sull'acqua e sul vino... gli esattori sono
presia sassate e minacciati di morte. Sempre nel sud ricomincia a vivere la
pratica diassaltare i municipi. La repressione ovviamente sistema tutto, ma il
sud va aiutato etutti sanno che un pozzo senza fondo. Se tutti sanno che le
elemosine non possonorisolvere la crisi, sul piano politico e delle relazioni
pubbliche per l'assistenzialismo vincente: le autorit ricevono dal popolo
molti ringraziamenti per l'aiuto dato a livelliche i liberali non si sarebbero mai
sognati. Il fascismo ne guadagna in visibilit conuomini del fascismo in ogni
dove. Ai pranzi e alle cene partecipa l'autorit fascistalocale, si parte per la
colonia salutati da un federale e si ricevuti all'arrivo da unaltro: rispetto a
prima la politica uscita dai palazzi, ha cancellato l'aurea di misteroche
l'avvolgeva e si riversata nelle strade. Mussolini diventa l'uomo del
popolo,asceso ai vertici dello Stato senza perdere la semplicit e la ruvidezza di
un tempo, unuomo laborioso e schivo, lontano dai fasti dei palazzi, un uomo di
famiglia con mogliee figli e con un'amante, debolezza che gli si concede, anzi
che lo rende ancora piumano. Questa immagine che il duce si disegna
addosso gli attira le simpatie anche diparte del popolo rosso, ricordando il
Mussolini socialista: un alibi sotto il cui segnoavverranno molti cambi di
bandiera. L'istituto luce si da da fare: lo ritrae mentre falciai campi di grano
nelle zone bonificate a petto nudo, o sul trattore, o che vendemmia ofa
l'operaio in una fabbrica, coi bimbi in braccio circondato da mamme festanti. E
ilricorso ricorrente alle opere pubbliche per ridurre la disoccupazione lo fa
essereancora pi amato. Lo Stato fa opere di canalizzazione, bonifica,
rimboschimento ecollegamenti stradali su milioni di ettari di terre paludose
infestate dalla malaria.Proprio nei pressi di Roma Mussolini avvia la bonifica
dell'Agro Pontino rendendolocoltivabile e dividendolo in 3000 poderi con casa
colonica, pozzo, stalla assegnati atutte le famiglie che hanno partecipato alla
bonifica e sono sopavvisuti alla fatica ealla febbre malarica (infatti sono pochi, i
pi disperati, coloro che accettano quel tipodi lavoro). I minatori grossetani ad
esempio respingono ogni invito ad andare a viverein Maremma, mentre
nell'Agro Pontino vanno molte famiglie povere del veneto edell'emilia. Alla fine
le terre bonificate saranno poche rispetto a quanto previsto, ma ilvero
fallimento la ruralizzazione dell'italia di cui il piano di bonifica fa parte. Non

siriesce a rilanciare la produzione agricola, aggiunto al fatto che, mentre i


contadinifuggono dalle campagne sature, il governo tenta di riversarci anche i
molti disoccupatidella citt. La caccia al disoccupato diventa a Milano attivit
quotidiana: la polizia farastrellamenti nelle case e nelle vie, vengono arrestati
oppure inviati nelle zone di
campagna. Per il fascismo il disoccupato diventa un criminale: il regime non
putollerare la vista di questi uomini affamati e questuanti per le strade che
smentisconol'idea dell'Italia laboriosa, pacifica, serena nel pieno della crisi cos
rassicuranti perl'Italia e per l'estero. E diventano ovviamente un problema di
ordine pubblico. Equando vengono inviati nelle campagne, tendono a tornare
perch senza prospettive:cosi l'inurbazione continua anche contro il volere di
Mussolini. D'altra parte il risultatopi evidente delle bonifiche la nascita di
nuove citt: pensiamo a Littoria, oggiLatina, inaugurata da Mussolini come citt
tipo del fascismo in cui si integrano ruralite urbanesimo, il sano stile di vita
delle campagne e le esigenze razionalizzatrici dellospazio urbano (parole della
propaganda). (Littoria ha srade ortogonali, palazzisquadrati e classicheggianti,
ornati da immensi fasci littori stilizzati a guisa dicolonne).Ma il rinnovamento
tocca anche le citt storiche: a Roma sorger l'Eur un interoquartiere in stile
fascista. Abbatter buona parte del complesso dei Fori Imperiali peraprire
quella grande strada, chiamata via dell'Impero, che conduce al
Colosseo...abbatte le fitte case basse intorno a San Pietro per farla respirare,
aprendo lagrande strada della Conciliazione che annuncia san pietro dalla
distanza. Ci sono certopolemiche, ma sono soffocate nel mare di plausi a
Mussolini. Mussolini godedell'appoggio della popolazione e lo sa: non a caso
sceglie lo stabilimento Fiat di Torino per commemorare l'anniversario della
marcia su Roma, salendo accompagnatoda Agnelli sul grande balcone, con alle
spalle lo stemma Fiat in stile fascista con duefasci littori, ricordando la marcia e
annunciando la riapertura delle iscrizioni al Pnf,chiuse nel 28. Tutto questo
possibile perch ormai il fascismo non pi un partito,ma uno Stato: la MVSN
entrata nelle forze armate e i miliziani giurano fedelt al re,accanto al
calendario civile ci sono le date del calendario fascista che parte dallamarcia su
Roma, il Fascio littorio diventato simbolo dello stato ecc..piovono iscrizionial
Pnf, ormai la tessera fondamentale e nel 1933 diviene requisito necessario
perentrare nei concorsi pubblici. Non ci si pu quindi stupire del plebiscito,
l'ennesimo,delle elezioni del 34 con una percentuale di no pari al 0.15%.
4.gli antifascisti in esilio e nella clandestinit
il Pci nel 31 sconvolto sia dalla dittatura sia dalla resa dei conti tra gli eredi di
Lenin,con uno Stalin quanto mai agguerrito e deciso a liberarsi di ogni forma di
opposizioneinterna nel partito, mentre in Italia i dirigenti Pci decidono di non
ascoltare Terraciniche dal carcere annuncia di non sperare troppo nella
rivoluzione di classe, ben lontanadall'avvenire. La linea di Stalin prevede una
stretta morsa su tutti i partiti comunistiattraverso la Terza Internazionale,
pretendendo che le sue decisioni valgano per tutti icomunisti della comintern
persino se sono irrealizzabili come la decisione presa nel1922, al IV congresso,
di fondere Pci e Psi. Ed sempre la comintern, nel V congresso,a decidere la
non collaborazione del Pci con le forze aventiniane. La linea politicaisolazionista
ribadita dal congresso del Pci che si svolge a Lione nel 26. Poi tutto ilgruppo
dirigente del Pci viene arrestato, eccetto Togliatti che si trova a rappresentareil
Pci alla Comintern. Togliatti quindi viene nominato segretario nel 27 e a lui
tocca ilcompito di riorganizzare il partito per renderlo arma efficace contro la

reazioneborghese rappresentata dal fascismo (interpretazione di Gramsci)


giunta al suoculmine. Viene creato un centro estero per la direzione politica e
ideologica e unointerno, guidato da Ignazio Silone, finalizzato all'organizzazione
della lotta clandestina.La militanza nella clandestinit si articola in cellule tra
loro collegate con un solo filoper garantire segretezza e impermeabilit sul
modello dei bolscevichi russi sotto lo
zar. Sul finire del 27 per il centro interno viene sgominato e le carceri fasciste
siriempiono di rivoluzionari. Quanto al centro estero le direttive restano le
stesse:nessuna alleanza ne in Italia ne all'estero con gli antifascisti democratici
e socialistiche nel 29 la Comintern definisce social-fascisti, segnando il culmine
del contrasto Pci-Psi: i comunisti rinfacciano ai socialisti di aver tradito la causa
della rivoluzioneingannando le masse con la bandiera della democrazia. Meglio
una dittatura fascista,da cui sai cosa aspettarti (dittatura capitalista che lascia
alle masse come unicasoluzione la rivoluzione) di un governo
socialdemocratico destinato a spengere gliideali rivoluzionari per meglio
asservire il popolo al dominio capitalista. Cominciano leprime opposizioni
interne: Tasca, attaccato da Stalin, viene espulso dal partito. Nel 30si apre un
nuovo scontro: convinti che la rivoluzione sia alle porte, il cento esterodecide di
riavviare il centro interno, nonostante l'opposizione di molti e di Silonestesso, di
Gramsci e di Terracini. Nell'ondata di esplusioni finiscono anche i
trotskistiitaliani come Bordiga (trotskji stato espulso nel 27 dal PC russo). Tra
il 31 e 32 ilcentro interno, che cominciava a riorganizzarsi, cade sotto la scure
dell'Ovra lasciandoi comunisti allo sbando.Nel 27a parigi c' la Concentrazione
d'azione antifascista, organizzata dai democraticie socialisti: vi aderiscono Psu
e Psi, partito repubblicano, Cgl. E' una concentrazioneche ricalca molti
dei difetti dell'Aventino: prima tra tutti la convinzione che il fascismosia un
fenomeno passeggerodestinato ad essere travolto dagli italiani, accortisi
dellasua natura liberticida. Per risvegliare le masse occorre organizzare una
grandecampagna stampa il cui eco travalichi le Alpi, ovviamente mobilitando
l'opinionepubblica estera che invece si dimostra piuttosto fredda con gli
antifascisti italianiperch fortemente radicata l'idea che il fascismo sia il
regime pi adatto pergovernare gli italiani. Comunque gli antifascisti italiani
della Concentrazione fanno dela Libert il giornale diretto da Treves la loro
voce che pubblia ogni settimana unelenco degli arrestati, le sentenze del
Tribunale Speciale, i confinati, le violazioni deidiritti umani. Ma ha gran valore
propagandostico anche il tentato omicidio ai danni delprincipe Umberto in
visita in Belgio ad opera di Fernando de Rosa, nel 1929: messosotto processo
intervengono in sua difesa Nitti, Salvemini,Labriola, Turati, Nenni cheriescono a
portare sul banco di quel tribunale straniero il fascismo. De rosa
vienecondannato a 5 anni, ma per il fascismo l'umiliazione cocente. Ma anche
laConcentrazione alla fine perde, per via di De Rosa, la fiducia dei giovani, che
glicontestano troppo immobilismo. Comunque il fascismo aiuta a ridisegnare i
partitiitaliani: Psi di Nenni e il Psu di Turati si riuniscono e si avviano sulla strada
dei grandipartiti socialdemocratici europei. Sar proprio la scelta democratica

di Nenni, per cui ilfascismo sar abbattuto da una rivoluzione democratica che
porter la democrazia inItalia, che la riunificazione sar possibile. Dissente
dalla decisione sono Angelicabalabanoff, mentre alcuni fuoriusciti dal Pci,
Silone e Tasca, entrati nel Psi approvanola linea. Il psi riunificato tenta di creare
una rete clandestina socialista simile a quellacomunista, tentata in un primo
tempo da Pertini che finisce quasi subito scoperto dallapolizia e condannato a
11 anni di carcere. Nel 29 a parigi nasce il movimento Giustiziae Libert proprio
con l'obiettivo di far scoppiare la rivoluzione antifascista in Italia,fondato da
Emilio Lussu e Carlo Rosselli (il quale ha teorizzato il socialismo liberale ecerca
di riadattare a queste idee il movimento: la socialdemocrazia si fonda qui
aivalori liberali, mira a trasformare radicalmente la societ italiana sul
pianoistituzionale, con una chiara visione repubblicana, democratica, di
autonomia locale e sul piano economico prevede una economia mista con forte
programmazioneeconomica e graduale socializzazione di tutte le imprese di
pubblica utilit). Nelfrattempo i GL sorvolano le citt italiane con gli aerei
lanciando dall'alto manifesti evolantini: gli anarchici, rimasti isolati, provano
simpatie per il giellisti arrivandoaddirittura in alcuni casi a collaborarci, anche
se l'attentato dinamitardo resta per lorola soluzione, nonostante tutti gli
attentati falliti e le conseguenti condanne. A livelloufficiale le altre forze
antifasciste rigettano la strategia del terrore, ma ritengono utili igesti eclatanti
che servono principalmente a rompere il muro di silenzio eretto dalregime
intorno all'antifascismo. Il regime risponde alle trasvolate sulle citt e
alprocesso di Bruxelles mettendo in prigione molti giellisti tra cui Ferruccio
Parri.
5. gli anni del consenso all'interno e all'estero
nel 32 33 chiaro che si sta assottigliando anche quello strato di popolazione
in realtantifascista, ma che aveva deciso di sopportare passivamente il
fascismo, troppointimorita per mostrare opposizione aperta. Infatti il consenso
che Mussolini siguadagna coi lavori pubblici e l'assistenzialismo comincia a
contagiare anche i piostili, anche perch convertirsi al fascismo l'unico
sistema per compiere una vitanormale, cosa impossibile stando ai margini del
fascismo, men che mai standoall'opposizione. Non si pu vivere facendo finta
che la politica non esista: ora non piquel mondo chiuso nel palazzo che si
pu anche ignorare, ma ovunque, nelle stradee nei quartieri. Anche se
ovviamente il fascismo si guarda bene da richiedere un ruoloattivo agli italiani,
che vada oltre l'essere tesserato Pnf, partecipare alle manifestazionipubbliche
e partecipare alle associazioni fasciste: la partecipazione degli italiani
deveessere passiva, mentre quella attiva limitata a quei posti dove si forma
la classedirigente fascista, come la Scuola di Mistica Fascista, inaugurata a
Milano nel 30.Questa forma di fascistizzazione fondamentale per fare il salto
dal regime autoritarioal totalitarismo. Per questo tiene il pugno duro contro chi
si oppone, contro gliantifascisti, ma benevolo e accogliente con chi si
converte. Gi nel 28 fa atto diclemenza verso 500 antifascisti ammoniti o
mandati al confino. Nel 32 concedel'amnistia in occasione del decennale della
Marcia su Roma, estendendola anche aiprigionieri politici con pene piccole e
restringendo quelle pi lunghe. Non sono provedi indulgenza, ma di forza: il

Duce si sente sicuro del suo potere. A Rigola che avevaaccettato ufficialmente
lo scioglimento della Cgl si concede di ricavarsi un piccolospazio di autonomia
intorno alla rivista problemi del lavoro e al quotidiano illavoro, cosa che gli
permette di partecipare al dibattito sindacale e corporativo condiritto persino di
qualche critica blanda: mossa oculata, visto che il sistemadell'assistenzialismo
e dei lavori pubblici comincia a suscitare ammirazione negliambienti socialisti,
conquistati dallo Stato corporativo. Nel 30 rinasce il centro internoad opera dei
socialisti, che sono sinceramente allarmati dalle conversioni e dalsuccesso di
Mussolini entro una parte dei socialisti, anche se forti grazie al patto
dicollaborazione tra Psi e Gl. Si comincia a delineare l'idea, ormai evidente, che
non cisono masse pronte alla rivoluzione antifascista, anzi Mussolini, ormai
saldamente alpotere, ha tutta la possibilit di durare a lungo. C' quindi da
attrezzarsi per unaguerra lunga e logorante con tutti i mezzi che servono per
consolidare lentamente lapresenza antifascista in Italia, anche infiltrandosi
nelle linee nemiche. Stesso discorsofa il Pci che lancia la parola d'ordine lavoro
legale, cercando di far esplodere ilfascismo dall'interno tramite le sue
contraddizioni. Nel 31 Toscanini rompeclamorosamente col fascismo e sceglie
l'esilio negli Usa, ma in controtendenza: la
stessa crisi delle convresioni che affligge il Psi vissuta anche dai liberali e
daidemocratici. Rimane comunque chiara la diffidenza e l'avversione al
fascismo per iconvertiti, i quali consegnano le armi a Mussolini e solo a lui:
sicuramente un alibi, mail Mussolinismo fondamentale per capire il rapporto
italiani-fascismo. I socialisti nonsono colpiti dal fascismo, ma dal Mussolini che
va verso il popolo. La Borghesia colpita dal Mussolini uomo di stato, abile a
gestire la finanza pubblica e la politicaestera, anche quella liberale. Anche
all'estero Mussolini apprezzato: Churchill lodefinisce il pi grande legislatore
vigente, mentre Oxford crea un istituto per lo studiodel fascismo. Gli inglesi
apprezzano l'amicizia con Roma e la politica estera diMussolini, in totale
continuazione di quella liberale, molto gradita. Apprezzano anchelo stile
dinamico e decisionista del fascismo cos diverso dai tentennamenti e i giri
divalzer italiani: al punto che si giustificano anche le decisioni pi imperiose col
bisogno,pragmatico, di risolvere i problemi lasciatigli in eredit dal primo
conflitto mondiale,che ancora creano tensioni tra le nazioni: al punto che ci si
domanda ancora oggicome conciliare questo Mussolini con quello imperialista e
bellicista del dopo 34 (latesi che sia stato condizionato, volta volta, dalle
circostanze). E' certo che il fascismonasce inizialmente in continuit coi liberali,
per poi rompere gradualmente con questatradizione facendosi una identit
propria. In un primo tempo, almeno in politica estera,Mussolini aveva poco
tempo da perdere: con gli accordi italo jugoslavi del 24 l'Italiaprendeva Fiume.
Poi, consolidato il potere, dal 27 in poi, il Fascismo cominci ad avereambizioni:
il duce decise di vestire i panni di tutti i delusi del tavolo di Versailles,riuscendo
a rilanciare il ruolo dell'Italia entro la Societ delle nazioni e aumentando ilsuo
prestigio personale (cerca anche di fare amicizia con gli stati giovani,
mercatoappetibile alla penetrazione economica italiana: accordi con l'Albania e
con l'Ungheriasono le prime tappe di una politica che arriver a comprendere
anche l'Urss). Grazieall'accordo con l'Urss, conseguente al riconoscimento di
Mussolini della repubblicasocialista sovietica le relazioni commerciali si
intensificano e nel 1933 si arriva ad unaccordo di amicizia tra i due stati di non
aggressione e neutralit. Stessa politica sisegue con la Germania: per tutti gli
anni 20 l'Italia appare un partner internazionaleaffidabile. E quando hitler

prende il potere e siamo in crisi economica l'Italia diventaancora pi


determinante per conservare l'ordine: non a caso Mussolini si riprende lacarica
di Ministro degli esteri. Ne Londra ne parigi dubitano che Mussolini far di
tuttoper consolidare l'equilibrio tra le potenze e infatti proprio a Roma nel 33 si
firma unpatto a quattro (G.b, Francia, Italia, Germania) sulla parit degli
armamenti. In ognicaso, anche se Hitler dichiara di ammirare Mussolini e va al
potere con un movimentomolto simile al suo, il Duce,ma anche le altre potenze
europee sono preoccupate dalrisveglio della Germania: per l'Italia sono in
pericolo l'Austria e la zona del Danubio,dove l'Italia ha stretto vari rapporti
economici e commerciali. Ha infatti un chiarosignificato antidetesco l'accordo
firmato nel 34 tra Roma, Vienna e Budapest: l'Italia sifa garante dell'autonomia
austriaca e non esista a muovere le truppe quando ilcancelliere austriaco
Dollfuss ucciso durante un tentativo di putsch dei nazistitedeschi. Migliorano
anche i rapporti con la Francia, che comunque resta accusata diaccogliere con
troppa facilit gli antifascisti.
6.la guerra in Etiopia
la guerra in Etiopia modifica completamente le linee guida della politica estera
diMussolini, segnando una netta rottura col periodo precedente al 34, periodo
dellapolitica revisionista: in realt alcuni storici vedono nella politica
revisionista un periodo coerente con le scelte dal 34 in poi. Credere che i
trattati non siano eterni perch ilmondo cammina, elemento di
destabilizzazione e scopre l'intento di rovesciarel'ordine europeo imposto dai
paesi forti ai paesi deboli. Se nei primi anni il Ducesceglier la via del dialogo,
la sua insofferenza verso la Societ delle nazioni dimostrata a pi riprese e pi
volte annuncia di preferire di sostituirla con un direttorioa 4: G.b, Italia,
Francia,Germania. C' la conferma della matchpolitik. Due cosecontribuiscono
al passaggio del fascismo dal pacifismo al bellicismo: l'aver consolidatoil potere
in Italia e il quadro internazionale destabilizzato profondamente dalla salita
alpotere di Hitler. Il patto a 4 del 33 si scioglie prima della ratifica da parte di
tutti glistati e la Germania esce dalla Societ delle nazioni. La guerra, che
cominciava adessere scontata, si realizza: una guerra coloniale contro l'Etiopia,
una guerra cherovescia il sistema delle alleanze e avvicina fascismo
e nazismo. Le mireespansionistiche dell'Italia sull'Europa cominciarono gi nel
28, culminando in untrattato di collaborazione che prevedeva anche la
costruzione di una rete stradale. Seall'inizio si pensava che il fascismo
pensasse solo alla penetrazione economica,diventa presto chiaro che si punta
ad una annessione, anche a costo della guerra. Nel35 l'Italia, in cambio della
rinuncia ad ogni volont espansionistica in Tunisia, ottienedalla Francia carta
bianca in Etiopia. Il dubbio il comportamento che terr Londra:silenzio
assenso? Ostacoler il fascismo? In ogni caso Mussolini vuole l'impero
ecercher di ottenerlo. La cosa servir economicamente (combattere la
disoccupazione,dare commesse all'industria pesante), ma prima di tutto serve
a convinceredefinitivamente gli italiani e il mondo quanto il fascismo sia forte.
Cos nel 35 quandoscoppia la guerra non si lesina sulla mobilitazione di uomini
e mezzi ne tantomeno inbrutalit. Londra per si intraversa e chiede alla
Societ delle Nazioni sanzionieconomiche contro l'Italia: non un problema per

l'Italia che trova fornitori nellaGermania ormai fuori dalla SdN, dall'Urss e da
altri paesi del est con regimi simili aquello fascista. La Francia stessa decide,
preoccupata dall'alleanza Italia-Germania, dinon svegliare il can che dorme,
applicando le sanzioni in maniera lieve e senzaestenderle al piano militare pur
di non rompere l'accordo con l'Italia. IL regime invecemette in moto la
macchina della propaganda, facendo credere che le sanzioni costanoall'Italia
lacrime e sangue: l'Italia una giovane nazione proletaria soffocata
dallenazioni plutocratiche che vogliono impedirle di ascendere, calpestando i
suoi dirittiall'espansione, a cercare terra e lavoro per i suoi figli, costretti ad
emigrare lontanodai suoi cari (visione lacrimevole che convince molti). Si
rispolvera il mito pascolianodella Grande Proletaria. Cos il 2 ottobre del 35 dal
balcone di Piazza venezia,trasmesso in ogni piazza italiana attrezzata con gli
altoparlanti, Mussolini annuncial'inizio delle ostilit contro l'Etiopia. Di nuovo gli
antifascisti si illudono che questaguerra sar il colpo definitivo al fascismo: i
soldati moriranno nel deserto e chi resta inpatria subir la crisi economica; i
superstiti non avranno terre da coltivare, come fu coiliberali dopo la I G.M.
Invece almeno nel breve periodo la guerra in Etiopia breve evittoriosa
(mentre nel lungo periodo sar un disastro, coi coloni obbligati a vivere inrifugi
blindati sotto il tiro dei guerriglieri etiopi). In patria comunque le
ristrettezzeeconomiche conseguenti alla guerra sono accolte col pi alto spirito
patriottico:perfino gli antifascisti cessano le ostilit contro il governo quando la
patria in guerrae subisce sanzioni ingiuste da potenze coloniali che
impediscono all'Italia di diventarepotenza coloniale. Durante la giornata della
fede, quando le donne italiane danno l'orodelle loro fedi al governo, persino
Croce, Orlando, Labriola (che torna per l'occasionedall'esilio) donano le loro
medaglie di senatori come un atto di inequivocabile
solidariet al regime. Nel 36 arriva la vittoria: Addis Abeba conquistata. Il
Re EtiopeHail Selassi fugge in G.B e Re Vittorio Emanuele III diventa
imperatore d'Etiopia: ilfascismo raggiunge il culmine dei consensi. La G.B il
mese dopo riconosce la vittoriaall'Italia e mette fine alle sanzioni economiche,
l'anno dopo firma con l'Italia un pattoche la impegna a riconoscere lo status
quo nel mediterraneo, riconoscendo poi anchela conquista dell'Etiopia.
Comincia la politica dell'appeasement: venire incontro aMussolini e Hitler pur di
non rompere il fragile equilibrio europeo, interpretato daMussolini e Hitler,
avvicinatisi proprio con questa guerra, come un nulla osta ai lorosogni di
potenza. Non solo: nella visione darwinistica del mondo di Mussolini, G.B
eFrancia appaiono ormai due patetiche nazioni che si illudono di essere ancora
potenzee difendono la pace perch hanno paura della guerra. Ormai sono
secondo lui in pienadecadenza come dimostra il permanere di un sistema
democratico secondo lui segnodi paralisi e degenerazione. Adesso sono i popoli
giovani e vivi, retti da regimirivoluzionari che conducono il gioco. In ogni caso
la rottura con la G.B arriver solo nel40: anzi Mussolini continuer ad avere
contatti con gli inglesi e a continuare a porsicome mediatore, aumentando
l'importanza internazionale dell'Italia.
7.la guerra in Spagna

nel 36 scoppia la guerra civile in Spagna scatenata dalla congiura dei militari
guidatidal Generale Francisco Franco, appoggiati dai monarchici e dai
falangisti-unmovimento di tipo fascista- che tentano di rovesciare il governo
repubblicano a guidasocialista. Poich Franco non riesce a piegare la resistenza
dei repubblicani, chiedeaiuto ai regimi nazifascisti d'europa. La guerra si sposta
dall'Africa all'Europa: la SdN fafinta di nulla mentre G.B, Francia, Urss si
scontrano con Germania e Italia per il destinodella Spagna democratica. Di
positivo c' che finalmente l'antifascismo non pisentimento solo degli esiliati
e perseguitati italiani e tedeschi, ma diventa un'onda cheinveste tutta
l'opinione pubblica democratica europea. E' proprio il terrore dellavittoria della
destra filofascista che porta al governo in Francia il fronte popolareguidato dal
scoialista Blum ed la paura della Germania nazista che spinge l'Urss
ariallacciare i rapporti con la Francia mobilitando i paesi della comintern
affinchfacciano di conseguenza. Dalla destabilizzazione dell'equilibrio europeo
guadagnanocertamente gli antifascisti italiani non fosse altro per la visibilit e
l'autorevolezza cheacquistano in questo periodo, ma si trovano imbrigliati dal
comportamento degli Stati,che spesso tendono ad agire pi secondo interessi
propri che per obiettivi comuni eci non toglie che l'antifascismo sia un
universo ampio e vario in cui troviamo persinopensieri antitetici. Nel 35 il VII
congresso Comintern rinnega ufficialmente la teoriasocialfascista e consente a
comunisti e socialisti di ogni stato di firmare un patto diunit d'azione e si
accordano per dare vita ad un grande coordinamento antifascistacomprensivo
di tutte le forze democratiche, anche quelle borghesi. Con la differenzache
Stalin decide di intervenire in Spagna, mentre gli altri stati decidono di
restarepassivi, nonostante Germania e Italia, che apparentemente dicono di
condividere ilnon intervento, continuano a mandare soldi, uomini, mezzi. La
passivit sconvolge gliantifascisti italiani per i quali la guerra di spagna un
campanello per la mobilitazione:Carlo Rosselli si fa promotore di un appello
Oggi in Spagna, domani in Italia che hauna forte eco tra tutti gli antifascisti.
Nelle Brigate internazionali che varcano i Pireneiin aiuto della Spagna
troviamo molti giovani, ma anche tutta la vecchia guardiaantifascista (liberali,
socialisti, comunisti, anarchici): una lotta impari perch Francoottiene da
Germania e Italia una quantit immensa di uomini e mezzi. Gli antifascisti
invece ricevono rifornimenti e uomini dall'Urss che per ha difficolt a
mandarne pervia della distanza, ma anche per i blocchi imposti da Francia e
G.B preoccupate perl'eccessivo potere preso dall'Urss in occidente: sar
comunque qui che nasce il mitodell'Urss come bandiera dell'antifascismo. In
pi l'arrivo degli uomini del Kremlinoporta con se la stessa brutalit con cui si
comanda a Mosca: i nemici non sono solo ifascisti, ma anche gli anarchici e i
trotskisti, i liberalsocialisti e chiunque non rispetti ilvolere dei dirigenti
comunisti. In ogni caso la resistenza antifascista riuscir a resisterefino al 1938
costringendo Mussolini, che sperava in una guerra veloce e vittoriosa, inun
pantano ben lungo che porta pochi vantaggi (ci sono molti morti della
MVSN,dell'esercito ecc... non ci sono terre da conquistare ne diritti coloniali da
far valere neguadagna in prestigio internazionale, che si sta giocando con
l'alleanza con Hitler). Lamotivazione puramente ideologica, ma sono pochi i
fascisti convinti nel paese: lamaggior parte si fatta comtagiare dal Mussolini
uomo d'ordine, dal Mussoliniassistenzialista che promette pace e tranquillit e
se la guerra in Etiopia, cos lontana,non aveva sconvolto questo quadro, ben
diverso il baratro in cui Hitler sembratrascinare l'Italia (per di pi, per chi ha

combattuto sul Carso, in tedesco il nemico).Ma Mussolini stringe ancora di pi


l'abbraccio mortale con Hitler dapprima aderendo alPatto anti-comintern
stipulato tra Italia, Giappone, Germania e uscendo poi dalla SdNper avere le
mani libere da ogni obbligo internazionale. La prova definitivadell'alleanza
italo-tedesca la passivit con cui l'Italia reagisce all'annessione
tedescadell'Austria decisa da Hitler nel marzo 38. Non bisogna pensare che il
paese volti lespalle al fascismo, ma certo insensbile alla propaganda sulla
guerra in Spagna: sarprezioso in questo caso l'intervento della Chiesa che
riuscir a commuovere i cattoliciraccontando le storie delle persecuzioni dei
rossi contro il clero spagnolo: la Chiesaimprime il marchio di guerra santa, di
crociata contro il comunismo alla guerraspagnola, proprio mentre il Papa con
l'enciclica Divini Redemptoris denuncia l'ateismoe il sovversivismo comunista.
Al punto che quando i fascisti vincono Pio XII saluta laSpagna Franchista come
il baluardo inespugnabile della fede cattolica. In suntol'anticomunismo l'unica
cosa che fa leva sugli italiani in questa guerra e spostaconsenso ideologico
verso il regime, ma che ovviamente non prende tutti, meno chemai i proletari.
Comincia a riaffiorare alla memoria quel fascismo che ne biennio rossonon
esit a farsi guardia del capitalismo per distruggere il movimento socialista
inascesa e dimostra ad oggi che, nonostante lo slogan andare verso il popolo,
ilfascismo resta intrinsecamente reazionario che lo porta ad allearsi con a
Chiesa, iCapitalisti, i grandi proprietari terrieri per abbattere il governo
socialista e comunistaspagnolo e togliere le libert.

Potrebbero piacerti anche