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A Time
for Dancing
Traduzione di
Carla De Caro
Titolo originale:
A Time for Dancing
Copyright 1995 by Davida Wills Hurwin
Imagine
Words and Music by John Lennon
Copyright 1971 (Renewed 1999) by Lenono Music
All Rights Controlled and Administered by EMI Blackwood Music,
Inc.
All Rights Reserved. International Copyright Secured. Used by
Permission.
Questa unopera di fantasia. Ogni riferimento a fatti
e persone realmente esistiti puramente casuale.
Fotografia in copertina: Sarah Lee
http://www.giunti.it
2016 Giunti Editore S.p.A.
Via Bolognese 165 50139 Firenze Italia
Piazza Virgilio 4 20123 Milano Italia
ISBN 9788809826083
Prima edizione digitale: febbraio 2016
Presentazione
Il libro
A Time for Dancing
Sam e Jules sono amiche da sempre e lestate prima
dellultimo anno del liceo discutono il proprio futuro,
sognano di andare alluniversit o di scegliere il duro
cammino per diventare ballerine professioniste.
Comunque sia, sono pronte a vivere questa esperienza
insieme, condividendo trionfi e lacrime. Non sono pronte
per al destino che gi dietro langolo: Jules scopre di
avere un tumore. Inizia cos un nuovo capitolo della loro
esistenza che le costringe a scoprire nuove cose di s e
dellaltra, che rischia di farle perdere ma finisce per
confermare la forza della loro amicizia. La vita pu
essere durissima e imprevedibile ma anche meravigliosa:
esistono un tempo per amare, un tempo per vivere e un
tempo per ballare. Una storia vera, un romanzo
indimenticabile che nel 2002 ha dato spunto a un film di
successo, A Time for Dancing.
Lautrice
Davida Wills Hurwin
Davida Wills Hurwin autrice diA Time for Dancing,
che ha ricevuto vari premi tra cui lALA Best Book for
Young Adults, e del seguito The Farther You Run. Vive
in California e insegna teatro presso la Crossroads
School for Arts.
Dicono del libro:
http://www.giunti.it/libri/narrativa/a-time-for-dancing/
Altri titoli in collana:
http://www.giunti.it/editori/giunti/waves/
A mamma, pap, Frazier e Gene
I miei pi cari ringraziamenti vanno a:
Nigel McKeand
Mary Ann Bleier
Jean Campbell
Lynn Pleshette e Eric Feig
Bonnie Nadell
Jackie Horne
nonch alla mia mentore e amica
Carol Evan McKeand
Parte prima
Julie
Dieci.
Sei impazzita? Quattro. Forse.
Dieci. Non ho dubbi.
Ma chi stai guardando?
Pantaloni neri, camicia nera, capelli neri. Vicino al
divano.
Lascia stare. un idiota.
A me piace.
Sam
Voglio andare a conoscerlo.
Niente affatto.
Tu stai a guardare.
Samantha. Non ti azzardare a lasciarmi qui.
Lo sto gi facendo.
E se poi viene Jack?
Te la caverai benissimo.
Sam!
Jules!
Guardai la mia migliore amica, Samantha Jefferson
Russell Prima, lanciai unocchiata allo sfigato che le
piaceva tanto e riportai lo sguardo su di lei. Aveva le
labbra strette e quellespressione negli occhi che
significava prova a fermarmi, cos scrollai le spalle e le
dissi: Fa come ti pare. Se Sam si metteva in testa di
fare una cosa era inutile provare a dissuaderla. Ci
guadagnavi solo un gran mal di testa. Respingeva ogni
genere di obiezione e quando prendeva una decisione
non restava che abbandonare il campo. La sua
testardaggine mi faceva impazzire, ma ladoravo anche
per questo. Sapevo comera e la capivo perfettamente,
come lei capiva me. Eravamo inseparabili, migliori
amiche da pi di met delle nostre vite, quasi la stessa
persona, ormai.
Scossi la testa sorridendo mentre la guardavo
attraversare la stanza. Pelle chiara, capelli biondissimi e
folti, due enormi occhi azzurri; sembrava una puledra,
magra, le gambe lunghe e unaria vagamente acerba. In
una parola: perfetta. Il tipo con i capelli neri laveva vista
avvicinarsi e cercava di fare il disinvolto, ma era senza
speranza, poveretto.
La festa prometteva bene.
Scostai indietro i capelli, lanciai uno sguardo furtivo al
mio specchietto e sorrisi. Non posso certo competere
con la bellezza di Sam, ma nel complesso non sono
male. Ho i capelli neri, dai riflessi mogano, la pelle
olivastra, gli occhi grandi castano scuro (occhi di
cioccolato, come dice sempre Sam).
Stessa altezza e corporatura, ma opposte nei colori.
Luce e buio, giorno e notte, sole e luna. Insieme siamo
fantastiche.
Mi appoggiai allo schienale della sedia e mi guardai
intorno. Brooke aveva organizzato una festa per il fine
settimana del Memorial Day, sul tema Grazie a Dio sta
arrivando lestate, come faceva ogni anno dai tempi
delle medie, sfruttando la casa per le vacanze dei suoi
genitori a Mount Tamalpais. Quella era la nostra
penultima festa perch lanno seguente ci saremmo
diplomati. Non riuscivo a crederci. Quante cose erano
gi successe e quante ancora ci aspettavano in futuro
Dove saremmo stati tra due anni? Io di sicuro da
qualche parte insieme a Sam, al college o a studiare
danza, o magari entrambe le cose. Sembrava incredibile.
La vita vera stava per cominciare e io mi sentivo pronta.
Osservai gli invitati, poi mi concentrai sulla casa: il posto
ideale per ritirarsi a riflettere. Unintera parete era
occupata da porte a vetri scorrevoli che davano su una
terrazza sospesa sopra le scogliere, a picco sulloceano.
Non si vedevano luci, cerano solo la notte e le stelle che
ti davano una sensazione dinfinito.
Proprio in quel momento, udii una voce fin troppo
familiare. Jack era arrivato di soppiatto e ora stava
parlando con Brooke e altre ragazze dalla parte opposta
della stanza, vicino al pianoforte. Sentii una stretta allo
stomaco. Feci un respiro profondo. Io e Jack eravamo
stati insieme quasi otto mesi. Tre settimane prima lui
aveva deciso di lasciarmi, senza darmi nessuna
spiegazione a parte: Ho bisogno di un po di spazio.
Dopo aver pianto per una settimana, avevo cominciato a
studiare un piano per riconquistarlo. A scuola evitavo di
parlargli, ma cercavo di mettermi in mostra, facendomi
vedere felice e splendida come non mai. Sapevo che
quella sera poteva essere loccasione giusta per
riavvicinarmi a lui. Sam pensava che fossi matta, ma del
resto lei si era appartata in un angolo con la sua nuova
conquista e non badava a me. Mandai gi un sorso del
mio drink e cercai di farmi coraggio.
Lui mi vide. Proprio come Sam, era fisicamente il mio
opposto: biondo e dalla pelle chiara, sul metro e ottanta
daltezza, occhi castano-verdi e una bocca appena
troppo grande per il suo viso. Non si poteva definire
bello, ma di sicuro era sexy. In pi era un artista, e di
talento. Gli sorrisi. Lui ricambi e fece per avvicinarsi.
Lanciai unocchiata a Sam per controllare se mi stesse
guardando; poi notai che Jack teneva per mano una
ragazza. Laveva tenuta per mano anche mentre parlava
con Brooke e continuava a stringergliela adesso che
veniva verso di me. Vidi Brooke alle loro spalle
rivolgermi uno sguardo impotente e mi resi conto che
aveva cercato di tenermelo alla larga. Un attimo dopo
me lo ritrovai di fronte. Cinse le spalle della ragazza con
un braccio e lattir a s.
Julie questa Rachael. Ci stiamo ehm
frequentando da qualche tempo, e volevo essere io a
dirtelo.
Abbassai lo sguardo per un attimo. Dovetti fare
ricorso a tutta la mia determinazione per non vomitare.
Non so come, ma riuscii a non arrossire. Mi sforzai di
rilassare i muscoli del viso. Ordinai ai miei occhi di non
piangere. Poggiai il bicchiere in grembo in modo da
nascondere il tremolio delle mani. Quando rialzai lo
sguardo, con un sorriso allegro sulle labbra, persino la
mia voce suon disinvolta, naturale, forse un po troppo
condiscendente.
Piacere di conoscerti, Rachael. Vai a scuola da
queste parti?
Rachael sorrise maliziosa. In effetti aveva proprio
unaria impertinente: spigolosa, alta quasi quanto Jack,
con una faccia da cavallo e lunghe dita da strega che
terminavano in artigli scarlatti. I capelli ossigenati le
ricadevano intorno al viso da zombie, una ciocca rossa
su un lato. Non era esattamente il tipo di Jack. Per
niente.
Vado anchio alla Tam, Julie sogghign. Facciamo
educazione fisica insieme.
Oh. Per poco non persi il sangue freddo. Non me
ne sono mai accorta.
Immagino. Io e Jack frequentiamo lo stesso corso di
belle arti.
Davvero. Fantastico. A Jack sempre piaciuta
larte.
Probabilmente pi di quanto immagini.
Cal il silenzio. I rumori della festa presero il
sopravvento mentre Jack se ne stava l impalato con
unespressione idiota sulla faccia, senza neanche rendersi
conto di quanto fosse perfida quellesaltata della sua
ragazza. Ero certa che se avessi aggiunto una sola
parola, il giorno dopo me ne sarei pentita, quindi preferii
sbadigliare. Odio farmi vedere turbata o vulnerabile.
Cercai con lo sguardo Sam, ma non poteva essermi
daiuto: stava ballando con il suo ragazzo e non mi
vedeva nemmeno. Jack non si era ancora staccato da
Rachael e di colpo ogni cosa mi fu chiara: la loro
relazione durava sicuramente da pi di tre settimane.
Come avevo potuto essere tanto stupida? Tutto quel
tempo passato insieme a lui dopo la morte di suo padre,
dicendo a chiunque quanto mi amasse. Mi venne come
un senso di vertigine. Chiss se gli altri sapevano gi di
lei? Chiss se ridevano alle mie spalle? O magari mi
compativano? Mi sentii assalire dallansia.
Devo andare dissi con sorprendente disinvoltura,
quindi mi alzai e baciai Jack proprio sulle labbra, un po
pi a lungo di quanto consentito a una semplice amica.
Ti voglio bene. Riuscii a voltarmi appena in tempo per
nascondere le lacrime.
In quellistante Sam si gir verso di me e mi raggiunse,
seguita a ruota dal suo nuovo ragazzo. Vide alle mie
spalle Jack e Rachael e li squadr senza pudore,
ostentando unespressione di disgusto che mi fece
scoppiare a ridere. Come hai potuto stare male per
quella storia? sembrava chiedermi. Io alzai le spalle e
cominciai gi a sentirmi meglio. Il suo accompagnatore
pareva confuso e lei, dopo averci presentati, lo sped a
prendere qualcosa da bere. Poi mi trascin in unaltra
stanza.
Andiamo via annunci. Prendi la tua roba.
Ma cercai di protestare.
Senti, non ti fa bene stare qui. Andiamo via, okay?
E il tuo come-si-chiama?
Fece una smorfia buffa che mi strapp unaltra risata.
Per una volta avevi ragione tu. Okay? Ora prendi la
tua roba e scendiamo in spiaggia.
Andammo a cercare Brooke per ringraziarla e
assicurarle che stavo bene, quindi guadagnammo luscita
prima che il tipo dai capelli scuri tornasse con i drink.
Eravamo gi oltre la porta quando Sam me lo indic
scuotendo la testa, mentre quello continuava a cercarci,
guardandosi intorno con unespressione idiota. Scoppiai
di nuovo a ridere, ma quando uscimmo fuori vidi in
terrazza Rachael e Jack che si baciavano, stringendosi
luno allaltra. Rimasi imbambolata a fissarli e questa
volta le lacrime sgorgarono per davvero. Sam mi prese
per mano e mi trascin via.
Smettila.
Ci provo
Provaci con pi convinzione.
Non lo sopporto protestai mentre mi giravo ancora
una volta a guardarli. Lei mi costrinse a voltarmi e mi
spinse verso la macchina.
Devo guardare.
No mi stratton. Avanti. Vuoi che si accorgano
che stai piangendo?
Scossi la testa. Sam mi lasci passare e mi rifil una
pacca sul sedere. Io sobbalzai lanciando un grido
abbastanza acuto da attrarre lattenzione di Jack.
Quando lui e Rachael si voltarono, io e Sam eravamo gi
montate in macchina e stavamo ridendo come delle
stupide.
Ecco come si fa mi rispose con un sorriso.
Cercai di sorridere anchio, senza riuscirci.
Smettila di tormentarti. Passer.
Annuii appena, in quel momento mi sentivo talmente
male che mi pareva impossibile crederci.
Sam
Ora.
No.
Avanti, alzati.
Non mi sento bene.
Stai benissimo, muoviamoci.
Ho appena fatto la chemio. Ho bisogno di dormire.
Lhai fatta tre giorni fa sei a posto.
E comunque non posso andare alla festa di Natalie.
Certo che puoi. Ci vai tutti gli anni.
Be, questanno non ci voglio andare.
Non mimporta quello che vuoi fare tu. Ci vai e
basta.
Jules se ne stava stesa sul letto imbronciata mentre io
aprivo larmadio passando in rassegna i suoi vestiti. Era
noiosa e indisponente, ma facevo del mio meglio per
mantenere la calma.
C qualcosa che ti sta? le chiesi.
Niente.
Bugiarda.
Lei alz le spalle. Tirai fuori una camicetta verde e dei
pantaloni larghi.
Che ne dici di questi?
No.
E questo? le chiesi mostrandole un abito blu.
Te lho detto, non mi sta niente.
Forse la camicia verde insistei. Possiamo sempre
mettere una cintura ai pantaloni, un colore che ti dona
e il colletto alto. Tirai fuori i vestiti e li poggiai sul
letto. Jules li allontan con un calcio.
Perch non te ne vai e non mi lasci stare?
piagnucol. Stavo per esaurire la mia pazienza. Sospirai
e raccolsi la camicetta verde.
Se ti lascio stare, non andrai mai da nessuna parte e
non farai mai niente. Te ne starai seduta qui a marcire.
questo che vuoi?
S.
Be, mi dispiace allora, perch verrai alla festa di
Natalie. Ora, chiudi il becco e vestiamoci.
Ti odio, lo sai?
Ah-ha. Vestiti.
Jules sapeva di aver perso. Cominci a sbottonarsi il
pigiama mentre io frugavo nei suoi cassetti in cerca della
biancheria. Trovai un reggiseno e glielo tirai.
Non mi serve questo.
Quale vuoi allora?
Non mi serve un reggiseno. Non ho pi tette.
Ma va la sgridai, anche se aveva ragione. Aveva
perso tanto di quel peso che il suo corpo somigliava a
quello di una bambina.
Metti questo insistei lanciandole un reggiseno
elasticizzato da danza. Taglia unica.
Finalmente era pronta. Quasi. Okay, dov? chiesi
guardandomi intorno.
In bagno.
Vado a prenderla?
Vado io.
Torn con un testa bianca di manichino e quella che lei
definiva la sua parrucca per le grandi occasioni. Ne
aveva anche unaltra da tutti i giorni. In verit non mi
sembravano poi cos diverse.
Portala qui.
Le diedi una scrollata, quindi tenni ferma la parte
anteriore mentre lei la infilava. Eravamo diventate
piuttosto pratiche nellultimo mese. Mi misi ad
armeggiare con le ciocche, camuffando i pochi capelli
ricresciuti con quelli della parrucca in modo da ottenere
un effetto pi naturale. Lei fissava lo specchio. Solo alla
fine mi accorsi che aveva gli occhi pieni di lacrime.
Non posso andare da nessuna parte, Sammie. Ti
prego, non costringermi.
Tesoro, stai bene.
Non mentire. Tutti mi dicono bugie in questo
periodo. Non cominciare anche tu.
Non sto mentendo.
Mi trascin accanto a s indicandomi lo specchio.
Guardai limmagine di noi due fianco a fianco e sentii una
stretta al cuore. Ero sempre stata io quella pi pallida.
Adesso invece era lei: la sua carnagione non aveva certo
un bel colorito e gli occhi erano pesti come per
mancanza di sonno.
Okay ammisi. Non vinceresti una gara di bellezza.
Ti ringrazio.
Ma non sei cos orribile come pensi.
Peggio.
Anche se lo fossi, ti spingerei lo stesso a venire con
me.
Ma guarda i miei capelli!
Scusa, te lho fatta io quellacconciatura scherzai.
Hai qualcosa da ridire?
Lei si sforz di sorridere, ma era ipnotizzata dal suo
riflesso. La presi per mano e aggiunsi: Se non ti piace,
ce ne andiamo. Promesso.
Promesso promesso?
Promesso promesso.
Va bene. Si sistem la parrucca e strinse di un buco
la cintura. Le tirai fuori un poco la camicia dai pantaloni
e poi andammo a scegliere le scarpe. Detesto il modo
in cui tutti mi fissano disse.
Mandali al diavolo.
S, certo.
Le portai gli stivaletti neri e la aiutai a indossarli. E
poi che timporta se ti fissano continuai. Sono degli
stupidi e la maggior parte di loro sono anche brutti. Lo
sai, le persone brutte non hanno classe. La aiutai ad
alzarsi e annunciai: Ecco fatto. Sei pronta. Andiamo.
Era settembre, si festeggiava il Labor Day. Due mesi
prima era tutta unaltra storia. Il giorno in cui Jules mi
aveva detto di avere il cancro il sette luglio il mondo
si era ribaltato. Stentavo a ritrovare lequilibrio, e cos
non potevo fare altro che continuare a muovermi.
Ogni mattina chiamavo Sandra.
Ciao, sono io.
Buongiorno, Sammie. Era sempre allegra.
sveglia. Vuoi parlare con lei?
Certo.
Mi raccomando, giusto due parole.
Una Jules dalla voce assonnata rispose al telefono.
Oh Sam.
Che fai oggi, bellezza?
Di nuovo la chemio.
Buon per te. Gli stai spaccando il culo, amica mia.
Davvero? Non mi pare.
E invece s. Ci sentiamo stasera. Ti voglio bene.
Bene, ciao.
Poi andavo a scuola. I miei risultati al corso di storia
erano davvero ottimi perch mi ero accorta che se mi
concentravo sulla lezione il tempo passava pi in fretta e
poi, dopo le prove, io e Brooke avevamo preso
labitudine di studiare insieme in biblioteca. Certo,
Rachael e Jack erano sempre l, determinati a farmela
pagare, visto che il signor Watson li aveva sospesi per
tre giorni. Sparlavano di me con chiunque avesse voglia
di ascoltarli, interrompendo la conversazione solo per
lanciare sguardi maligni nella mia direzione. Io non me ne
ero neppure accorta finch Brooke non mi aveva
rivelato di aver sentito dire in giro che ero incinta. Quella
s che era bella! E in pi mi snobbavano apertamente,
davanti a tutti, in cortile. Io li notavo appena. Alla fine
Rachael cominci a rivolgermi insulti sottovoce ogni
volta che le passavo davanti in corridoio.
Sei proprio una sfigata, lo sai, vero? sibil una
mattina prima di entrare a lezione. Una stupida oca
bionda.
Perch non ci dai un taglio?
Oh! Non divertente essere il bersaglio di uno
scherzo, vero? mi schern Rachael. Ma in quel
momento Jack ci interruppe, cinse Rachael con un
braccio ed entr in classe con aria arrogante.
Brooke alz gli occhi al cielo, io mi limitai a scrollare
le spalle. Se avevano bisogno di questo per sentirsi
meglio fatti loro. Non me ne importava proprio niente.
Il giorno dopo fu il turno di Jack. Mi fiss per tutto il
tempo della lezione. Durante la ricreazione lo vidi
avvicinarsi, da solo. Mi chiesi che cosa avesse in mente.
Ho appena saputo di Julie.
Quindi?
Quindi solo una voce?
No, vero. Frugai nella mia borsa in cerca di
monetine per il distributore. Non avevo voglia di
parlarne con lui. Rachael, seduta al suo posto, ci
guardava imbronciata.
Ha davvero il cancro?
Jack, vado a prendermi qualcosa da mangiare. Mi
alzai.
Ma come sta?
Non lo so.
Che vuol dire, non lo so?
Non-lo-so. Perch non la chiami tu e glielo chiedi?
Potrei, forse. Ma speravo che tu potessi dirle che la
penso e
Lo piantai l.
Dopo le lezioni andavo sempre alle prove. Sandra
aveva parlato a lungo con Linda, quindi tutte le nostre
compagne si erano fatte unidea molto chiara della
situazione. Nessuno ne parlava mai apertamente, eccetto
per chiedermi ogni tanto come stava Julie o per
annunciare, durante un balletto: Ricordatevi qui c
Julie.
Poi io e Brooke andavamo a studiare e, siccome mia
madre di solito era fuori con Bruce, uscivo a cena al The
Depot. Infine facevo un salto da Jules. A volte dormiva,
perch aveva fatto la chemio da poco. Altre volte era
sveglia e in grado di parlare. Cercavo di mantenere la
conversazione su argomenti leggeri e me ne andavo non
appena avevo limpressione che cominciasse a stancarsi.
Una volta a casa mi ritrovavo da sola, e anche quando
cerano Bruce e la mamma la situazione non cambiava:
potevo tranquillamente stare per i fatti miei senza che
loro notassero la mia assenza. Sgattaiolavo nella mia
stanza e ascoltavo un po di musica fino a quando non
mi veniva sonno. Il giorno dopo, tutto ricominciava da
capo.
Una sera, rientrando a casa, trovai mia madre, da sola.
Ciao mamma la salutai, posando i libri e la borsa di
danza sul divano. Dov Bruce?
Rimane a casa sua stanotte.
Oh. Feci per andare in cucina. Vai tu da lui?
No. Vorrei fare una chiacchierata con te.
Sentii una morsa allo stomaco.
Okay risposi, simulando una calma che non avevo.
Presi posto sul divano e la guardai. Era seduta di fronte
a me, sul bracciolo della poltrona.
Ho incontrato Sandra al mercato, oggi.
Ah-ha.
Mi ha detto di Julie. Sembrava sorpresa che non ne
sapessi niente.
Oh?
Ovviamente tu lo sapevi.
Gi.
Quando successo? Quando lhanno scoperto?
Subito dopo il Quattro luglio.
Quindi lo sai da due mesi?
Annuii. Lei distolse lo sguardo per un attimo.
Non capisco. Perch non me lhai detto?
Alzai le spalle.
Non va affatto bene, Samantha. Avresti dovuto
dirmelo.
Perch? mi sfugg.
Lei mi fiss incredula. Perch sono tua madre.
Perch conosco Juliana da quando aveva nove anni.
Il mondo si inclin ancora di pi. Feci del mio meglio
per tenere tutto al proprio posto.
Non immagini quanto mi sia sentita stupida.
Mi dispiace.
Insomma, una cosa molto importante.
Non volevo mica ferire i tuoi sentimenti.
Lo so. Solo che non capisco perch non sei riuscita a
parlarne con me.
Non so, forse perch avevo bisogno di tempo per
accettare la cosa?
Lei mi scrut. E ci sei riuscita?
Credo. Ci fissammo in silenzio per un po. Lei
abbass lo sguardo per prima.
Posso andare adesso? Sono molto stanca.
Certo. Feci per alzarmi. No. Aspetta. Tornai a
sedermi. Senti, se vuoi parlare di questo, di Julie o di
qualunque altra cosa io ci sono.
La fissai. Avrei tanto voluto che qualcuno riuscisse a
spiegarmi quello che stava succedendo, ma non vedevo
come quel qualcuno potesse essere mia madre.
Okay, grazie le dissi, e mi alzai.
Lei mi poggi una mano sul braccio e sorrise. Dico
sul serio, tesoro. Sono qui, se hai bisogno di me. E ci
sar sempre.
Sorrisi anchio. Avrei tanto voluto crederle.
Julie
Parte prima
Julie
Sam
Julie
Sam
Julie
Sam
Julie
Sam
Julie
Sam
Julie
Parte seconda
Sam
Julie
Sam
Julie
Sam
Julie
Sam
Julie
Sam
Julie
Parte terza
Sam
Julie
Sam
Julie
Sam
Julie
Sam
Julie
Sam
Julie
Sam
Julie
Sam
Julie
Sam