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LAVORO ANTROPOSOFICO
6. “Una cosa sola dovete avere ben chiara nell’anima: non conta
quello che dite (naturalmente deve essere giusto), ma conta
come lo dite! Nel modo in cui vive in voi la parola pronunciata.
Come voi l’avete accolta con serietà interiore e con il senso di
verità che vi sta dietro, cioè come è la vostra coscienziosità,
l’atteggiamento e l’intento interiori. Su questo poggiano gli
sguardi del mondo spiritunle.” E Rudolf Steiner proseguiva nel
colloquio con tono severo: “Inoltre dovete sapere e mai
dimenticare quanto segue: se voi tenete conferenze o se uomini
vi rivolgono domande - indipendentemente dal tipo di domande
- e sedete lì pieni di soddisfazione di poter parlare e dare
risposte, istruire e così via, e siete pieni di voi per quanto avete
raggiunto - quando vi mettete di fronte al prossimo con un
atteggiamento di pienezza interiore e di superiorità spirituale, in
tal caso è meglio che lasciate perdere. Perché non fate altro che
danneggiare voi stessi e al prossimo non date nulla. Infatti
quello che dite gli rimane solo in superficie.”
10. E Steiner continua: “Anche qui vale ciò che vi ho detto prima:
potete agire e lavorare in modo corretto come segretario del
gruppo solo se il contenuto di studio sia divenuto tutt’uno con il
vostro essere - indifferentemente se leggete una conferenza o se
ne parlate solo, o se avete riassunto i contenuti e ne parlate
liberamente. Per lavoro dei gruppi conta ancora di più il come!
Contano l’atteggiamento interiore, la propria veracità
(Wahrhaftigkeit) e il rispetto verso l"antroposofia.”
“Quando leggete una conferenza, dovete completamente esserne
interiormente padroni, in fondo dovete riprodurla ex-novo
quando la leggete. È terribile sentire persone che raccontano
quanti cicli hanno letto in un tempo relativamente breve. Non
travasate mai troppi contenuti nelle teste.”
“Quando riuscite a far vivere anche solo una idea antroposofica
nelle persone, allora si è già raggiunto qualcosa. Il lavoro deve
partire dalle persone disponibili. Dovete ascoltare che cosa vi
viene incontro dai soci, che cosa è necessario. Se riuscirete in
tale senso, se riuscirete realmente a pronunciare o a leggere
contenuti interiormente vissuti come esoterici, allora la vostra
parola raggiungerà tutti, allora ognuno otterrà qualcosa di suo,
indipendentemente se giovane o anziano, colto o non colto,
ognuno porterà con sé ciò che gli serve e con cui può vivere e
lavorare.”
Le discussioni non erano desiderate da Rudolf Steiner.
“Non sono permesse nelle serate di gruppo. Attraverso ogni
chiacchiera viene distrutta la sostanza - o l’aura - che si può
formare durante una conferenza o una lettura.”
11. Alla fine del suo colloquio con Adelheid Petersen lo sguardo di
Rudolf Steiner riprese quella particolare espressione a metà tra
severità ed infinita bontà nella cui luce si era ridotti
personalmente a un nulla, da dove si può però percepire
contemporaneamente tutte le forze e le risorse nascoste del
proprio essere.
“Sia sempre consapevole con sana serietà del compito che Lei si è
posto,” le disse lui. “L’antroposofia è una cosa pericolosa quando
non le si va incontro con vera serietà.”