Introduzione.
Le origini del Buddismo e differenze tra cultura
Orientale e cultura Occidentale p. 2
2. I dieci mondi p. 6
Bibliografia p. 13
LA FILOSOFIA BUDDISTA
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Introduzione
I Veda costituiscono una specie di "Bibbia" dell'Induismo.Le masse indiane, invece, non
hanno tanto ricevuto l'insegnamento tramite questi scritti, quanto attraverso racconti
popolari, raccolti in poemi epici; ad esempio il canto del beato (Bhagavad-Gita).
Tale sistema vedeva il vertice della società il clero, costituito dalla casta dei Brahamane.
Tuttavia la crescente corruzione del clero aveva favorito l'affermarsi di asceti e liberi
pensatori che ripudiavano gli insegnamenti tradizionali; Nigantha Nattaputta ad esempio
fondò il Giainismo.
Fu a causa di quel clima che il giovane Shakyamuni, invece di rivolgersi alla religione
tradizionale dei Brahamani, praticò con due noti maestri Yogi del tempo, pur rimanendo
insoddisfatto dei loro insegnamenti. Decise allora di dedicarsi alla via dell'ascesi nel
bosco di Urvela; si rese conto però che l'ascetismo era altrettanto inadeguato
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dell'abbandono al piacere dei sensi per giungere alla verità, ed approdò alla visione della
"via di mezzo " che caratterizza il Buddismo. Una concezione basata su una profonda
saggezza che non separa il corpo dalla mente, ma sa comprendere ed abbracciare tutti
gli aspetti dell'esistenza.
Il concetto pratico è orientato a conoscere la via che permetta all'uomo di salvarsi dal
dolore che gli deriva dall'essere inserito nel flusso dell'esistenza: finchè l'uomo pensa di
essere separato dall'ambiente naturale, resterà sempre irretito nella trama dell'esistenza e
del dolore.
Emblematico argomento è la legge del "karma", concetto tipicamente indiano.
Barman, significa "azione". E tale legge non esaurisce i suoi effetti neppure con la
morte dell'individuo; secondo l'Induismo le nostre azioni e le nostre parole producono
effetti duraturi.
Mentre ha inizio il processo di decomposizione, permane un corpo sottile che non
muore, ma è in grado di iniziare una nuova vita reincarnandosi in un altro corpo. La
legge del canna vuole che ognuno sconti il male compiuto attraverso le sue azioni
nella sua stessa vita o in quella successiva.
E' questo il vero distinguo tra cultura orientale ed occidentale.
Per il Buddismo, infatti è soprattutto importante che l'individuo abbia piena coscienza
che la via principale per liberrsi dal dolore dell'esistenza, consiste nel riconoscere l'unità
e l'armonia di tutta la natura, uomo compreso.
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1. La storia del principe Shakyamuni
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L'insieme dei principi delle pratiche descritte sono spesso indicate col termine di
Buddismo Hinayana (piccolo veicolo); è un termine dispregiativo utilizzato per indicare
il Buddismo delle origini, da un gruppo che a sua volta, si definiva Mahayana (grande
veicolo) che riteneva le proprie dottrine superiori alle prime forme di Buddismo.
Il movimento Mahayana sembra abbia mosso i primi passi in India, intorno al I e II
secolo d.C.. Il suo obiettivo era quello di aprire la vita religiosa ad una più larga parte
della popolazione.
Nel Buddismo delle prime generazioni, scopo fondamentale della pratica religiosa era
raggiungere lo stato di Arhat (perfetto), ovvero colui che non ha più nulla da
apprendere, ed è libero dal ciclo delle rinascite negli stadi inferiori dell'esistenza.
Il Buddismo Mahayana, invece, indirizzò immediatamente i suoi seguaci, uomini e
donne verso il supremo stadio di illuminazione: lo stato di Buddità. Il Buddismo
delle origini descrisse spesso il Buddha Shakyamuni come un individuo che era stato
Bodhisattwa nelle esistenze passate, allorché stava ancora avanzando versa
l'illuminazione.
Ma nei testi Mahayana, come il Sutra del Loto, i Bodhisattwa sono rappresentati in
numero illimitato.
Risulta che le dottrine Mahayana abbiano influenzato in modo determinante l'India
Nord Occidentale, da dove si sarebbero diffuse nell'Asia Centrale, in Cina.
Di conseguenza il Buddismo cinese è stato fin dall'inizio Mahayana e questa versione
della fede nei secoli si diffuse in Corea, Giappone e in Vietnam, dove continua ad
esistere ancora oggi.
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2. I dieci mondi
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movendosi da uno all'altro dei sei stati dell'esistenza secondo delle azioni positive o
negative compiute, ma senza poterle interrompere.
Il Buddismo Ma.hayana aggiunge a questi primi sei, altri quatto mondi, detti "mondi
mobili", che rappresenta la vita illuminata. Il settimo mondo è quello dei Shravaka, gli
"ascoltatori della voce".A questo mondo appartenevano i discepoli del Buddha, ovvero
coloro che facevano parte dell'ordine buddista e avevano appreso direttamente dal
Buddha, le dottrine e le pratiche. In seguito diventò il termine per indicare i monaci che
seguivano gli insegnamenti del Buddismo delle origini, come le quattro nobili verità e si
sforzavano di conseguire lo stato di Arhat (di perfezione).
Una volta raggiunta quella condizione, essi interrompevano i propri sforzi, convinti
di aver raggiunto la massima condizione cui potessero aspirare.
Al di sopra di essi vi sono coloro che raggiungono l'illuminazione da soli, ma che
non fanno nulla ad insegnare agli altri la via dell'illuminazione, né si prodigano nel
loro aiuto.
Il nono stadio è quello dei Bodhisttwwa. Essi mossi dalla compassione decidono di
rinunciare al mondo di buddità e continuano a vivere nel mondo di Saha per alleviare le
sofferenze altrui.
Il decimo livello è quello di Buddha. Lo stato di buddità è secondo il buddismo
Mahayana presente in tutti gli esseri viventi, e l'uomo dovrebbe sforzarsi di raggiungere
questa condizione che è-nelle sue possibilità, purchè non si contenti di raggiungere scopi
inferiori e continui ad avere fede nel Buddha e negli insegnamenti contenuti nelle
scritture sacre.
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3. La tradizione cinese. T’ien T’ai
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Il primo, detto Kegon,al quale appartiene “Il Sutra della Ghirlanda Fiorita”, risale a
tempi immediatamente successivi all’illuminazione, in cui il Budda provò a
trasmetterne i contenuti così per come li aveva sperimentati.
Quell’insegnamento era però troppo profondo per poter essere compreso dalla gente
comune, così egli decise di predicare una serie di insegnamenti preparatori.
Nel secondo periodo (detto Agon),il Budda insegnò il Sutra del canone Pali,contenenti
regole disciplinari e semplici insegnamenti accessibili a tutti.
Al terzo periodo (Hodo) appartengono i Sutra della Mahayana delle origini,sono tre e
contengono l’estratto in cui il budda vide risvegliare il desiderio di ricerca
dell’illuminazione,raccontando varie storie dei vari Budda.
Al quarto periodo appartengono i Sutra della Perfezione e della saggezza ,i Paramita
Sutra, in cui il budda spiegò la Legge Mistica attraverso il concetto di “ Vuoto”.
Soltanto nell’ultimo periodo(Hokke Nehan),durato otto anni, il Budda rivelò la verità. A
questo pereiodo appartengono il Sutra del Loto e il Sutra del Nirvana.
T’ien T’ai lasciò tre importanti trattati sul Sutra del Loto e sul sutra del Nirvana:
l’Hokke Mongiu e l’Hokke Gengi. Quest’ultimo, considerato il Sutra del Loto del Medio
Giorno della Legge, è di particolare importanza in quanto contiene il principio di
“Ichinen Sanzen”:tremila mondi in un unico istante di vita.
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4. Buddismo in Giappone: Dengyo
In Giappone il Buddismo arrivò dalla Corea, probabilmente nel 538 D.c. e intorno alla
fine dello stesso secolo ebbe una grande espansione a opera del principe Shotuku
Taishi, il quale si convertì alla nuova religione ed eresse numerosissimi templi e Stupa.
Egli spiegò personalmente alla gente i Sutra Buddisti compreso il Sutra del Loto.
In seguito si svilupparono in Giappone numerose scuole tra cui lo Zen, la Jodo
(Nembutsu), lo Shindon e la Ritsu.
II Gran Maestro Dengyo (767-822), il cui vero nome era Saicho, fondò in Giappone la
scuola Tendai, a partire dagli insegnamenti del cinese T’ien T'ai basati sul Sutra del Loto
e grazie alla sua saggezza e alla sua profonda comprensione del Sutra del Loto, la scuola
Tendai si sviluppò moltissimo, diventando una delle più influenti del Giappone.
Il tempio principale della Scuola, situato sul monte Hiei, fu per secoli il più, importante
centro per lo studio del Buddismo, in cui anche Nicheren passò un periodo di ritiro. Al
presti della scuola Tendai contribuirono anche alcuni dibattiti ai quali Dengyo partecipò
sconfiggendo i suoi oppositori.
Tuttavia, benchè il Sutra del Loto fosse diffuso e formalmente rispettato, la difficoltà
degli insegnamenti e delle pratiche della scuola Tendai unita alla tendenza dei monaci
di quella scuola a isolarsi sul monte Hiei, fecero sì che il Buddismo Tendai si
allontanò gradualmente dalla realtà della vita sociale e, a causa del suo isolamento fu
impotente nella lotta contro la
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4.1 La vita di Nichiren Daishonin
Nichiren Dainshonin nacque il 6 febbraio 1222 a Kominato una località sulle coste della
penisola di Boso, che delimita, a est la baia di Tokyo. II padre si chiamava Nikuni No Tayn e la
madre Umeak Nyo. Nel dibattito sull'oggetto di culto dice " Io vengo da una famiglia
dì.pescatori, da un luogo chiamato Katani, nel paese di Tojo, distretto di Nepo, provincia di
Awa.. Nella lettera da Sado dice:"Questo e' successo anche a Nichiren ,che in questa vita e' nato
povero e umile in una famiglia Chandala".
Nella società indiana, Chandala era la classe più bassa, quella degli individui che facevano
lavori impuri come il macellaio o i becchini. Poichè i pescatori vivevano uccidendo pesci, il
Dainshonin si definì di famiglia Chandala,
A dodici anni arrivò nel tempio Seicho ji per ricevere un'istruzione religiosa e generale. Nella
Refutazione di Ryokan e di altri preti dice che sin da ragazzo aveva grande desiderio di
apprendere e al tempio Seicho ji pregò davanti alla statua del Bodhisattwa Koki per poter
diventare l'uomo più saggio del Giappone.
A sedici anni fu ordinato prete dall’abate Dozen Bom ,il suo maestro, e prese il nome di Zesho
Bo e si dedicò a studiare approfonditamente le scritture e le dottrine.delle varie scuole. A
diciotto anni si recò a Kamakura dove rimase .3 anni, studiando:più insegnamenti delle sette
Zen e Jodo. Dopo altri dieci anni di studio sul Monte Hiei, sede della setta T-aim sul monte
Kaua, si convinse che l'insegnamento fondamentale di Shakyamuni fosse il Sutra del
Loto e che nella profondità di questo Sutra fosse nascosta la Grande legge di Nam-Myo-
ho-renge-kyo.
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4.2 Proclamazione della Legge
A 32 anni tornò al Seicho ji ,a mezzogiorno del 28 aprile 1253 tenne il suo primo
sermone e, davanti a1 Dozen Bo, e ad altri preti e a numerosi ascoltatori laici, proclamò
che Nam-Myo-ho Renge -Kyo, era la grande Legge Nascosta nella profondità del
capitolo Juryo del Sutra del Loto, e' la sola che può condurre all'illuminazione l'umanità
nell'epoca di Mappo. In questa occasione si diede il nome Nichiren (II Sole /Loto) Il
fatto che mi sia dato il nome Nichiren significa che ottenni l'illuminazione da solo. In un
altro Gosho scrive: " C'è qualcosa più brillante del sole e della luna? C’è qualcosa di
più puro del fiore di loto? Sutra del Loto è il sole e la luna è il fiore di loto. Per questo è
chiamato Nam- mvo-ho- Renge- Kyo. Anche Nichiren è come il sole e la luna e come il
fiore di loto" II nome Nichiren significa che il Dainshonin è il Budda originale che
illuminerà 1'umanità nella degenerata epoca di Mappo, e che “farà sbocciare la felicità
dalle tribolazioni del mondo come il Loto che sboccia candido dalle acque melmose
dello stagno”.
Nel suo primo sermone egli affermò che le principali sette del tempo, basate su principi
non più validi per la nostra epoca, non portano alla salvezza ma alla rovina, la setta Zen
è opera dei Diavoli, la Ritsu è traditrice e la Shindon causa il declino della nazione. Tali
affermazioni suscitarono l’ira di Toja Kageno Bo, signore e fervente credente della
Setta Jodo, che ordinò di arrestarlo. Ma Dozen Bo incaricò due preti di condurlo in
salvo.
II Dainshonin si recò quindi a Kamakura e si stabilì in un casolare da dove iniziò la
sua attività di propagazione.. Ai tempi del Dainshonin il Giappone era stato colpito da
una serie di terremoti, incendi, inondazioni, siccità, carestia e pestilenza.
Dopo il disastroso terremoto che colpi Kamakura l'agosto 1253, si recò a Inamoto, nel
tempio di Isso a rileggere le scritture e a meditare sulle tre calamità e i quattro
disastri. Nella sua vita realizzò il suo profondo desiderio di coinvolgere tutte le
persone e divulgare il concetto che “la buddità e in ognuno di noi e non solo in
coloro che Vivono nei templi”. .
Ancora oggi il Buddismo di Nichiren Dainshonin è diffuso nel mondo.
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