Il Buddha
Le testimonianze storiche circa la vita del fondatore del buddhismo sono scarse e i numerosi racconti a riguardo
rendono ardua la separazione tra leggenda e realtà.
Alcune scoperte archeologiche fanno pensare che sia nato nel Nepal meridionale, a Lumbini, attorno all'anno 565 a.C.
e sembra che visse per circa ottant'anni.
Prima di essere chiamato Buddha, che significa "il risvegliato", o "l'Illuminato", il suo nome era Siddhartha Gautama:
Siddhartha ("quegli che ha raggiunto lo scopo"), Gautama ("l'appartenente al ramo Gotra degli Sakya").
L'illuminazione
Siddhartha si pose quindi in meditazione su un po' d'erba datagli da un contadino, all'ombra di un albero di fico e, a
poco a poco, la verità si fece strada: il Buddha conseguì, con la meditazione, livelli sempre maggiori di consapevolezza.
Dopo una giornata a lottare e sconfiggere il maligno, personificato dal demone Mara, signore del mondo, che
rappresenta il desiderio, l'egoismo e l'invidia, Siddhartha raggiunse la piena illuminazione (in sanscrito: bhodi).
Trascorse settimane a contemplare i vari aspetti del Dharma (dottrina o legge della natura) che aveva compreso.
Fondamentale per il buddhismo fu la comprensione delle "quattro nobili verità": sul dolore, sull'origine del dolore, sulla
soppressione del dolore, sulla via che porta alla soppressione del dolore.
La predicazione
I 44 anni che separano la data dell'illuminazione dalla morte del Buddha sono ricchi di attività di propagazione della
sua dottrina. Animato dal desiderio di salvare gli uomini, Siddartha percorse il Nord dell'India insegnando e
predicando il suo messaggio di speranza e di felicità, che si raggiunge non come dono divino, ma come conquista della
propria limpidità mentale, della propria autodisciplina e dedizione. Durante la stagione secca, il maestro viaggia lungo
le vie carovaniere seguito da schiere di monaci; durante la stagione delle piogge si ferma nei monasteri vicino a
qualche città. Mentre nei viaggi principalmente predicava la sua dottrina, nelle soste curava soprattutto la formazione
dei suoi discepoli, attraverso prediche e discorsi, che costituiscono tuttora la parte maggiore delle "sacre scritture"
del buddhismo. Tra questi, il più celebre è il "Discorso di Benares", accettato oggi da tutti i fedeli buddhisti (di
qualunque corrente):
«Cos'è fratello, il dolore? Nascita è dolore, vecchiaia è dolore, malattia è dolore, morte è dolore; afflizione, pena,
disperazione è dolore; non ottenere quel che si brama è dolore. Cos'è l'origine del dolore? È questa sete di vivere…
alimentata dalla soddisfazione; è l'attaccamento all'essere e al benessere. Ciò, o fratelli, si chiama origine del dolore.
Ma cos'è, fratelli, l'annientamento del dolore? È il completo, totale annientamento… la soppressione, il rinnegamento
di questa sete di vivere. Ma qual è, o fratelli, la via che conduce all'annientamento del dolore? È il santo sentiero delle
otto norme, cioè: retta conoscenza, retta intenzione, retta parola, retta azione, retta vita, retto sforzo, retto
sapere, retto raccoglimento».
Accompagnato dai discepoli, il Buddha percorse la valle del Gange, diffondendo la sua dottrina e fondando comunità
monastiche che accoglievano chiunque, indipendentemente dalla condizione sociale e dalla casta di appartenenza, e
fondando il primo ordine monastico mendicante femminile della storia. I suoi interlocutori principali erano i monaci,
prima compagni di ricerca e poi seguaci, che formeranno una comunità sempre più folta dotata di regole proprie.
Predicò anche ai laici indicando una via di moderazione e controllo delle passioni che conduce a una migliore condizione
di esistenza. Frequentemente, i monaci chiedevano al loro maestro che spiegasse meglio alcuni punti, soprattutto
questioni filosofiche, ma Buddha si rifiutò sempre di affrontare argomenti metafisici ed astratti, considerandoli
ininfluenti davanti allo scopo finale del suo insegnamento: il raggiungimento della tranquillità necessaria per il Nirvana.
L'eredità di Buddha
Dopo la morte di Buddha, la comunità monastica sentì l'esigenza di trasmettere l'eredità spirituale lasciata dal
Maestro, riunendosi in almeno due concili successivi. Il Buddha non lasciò nulla di scritto, e nulla di quanto aveva
insegnato venne messo per iscritto quando era in vita. Solo a distanza di molto tempo dalla sua morte, si formò una
raccolta di testi scritti, a partire da lunghi passaggi di trasmissione orale. I testi sacri riconosciuti nel buddhismo
sono quindi raccolti in Canoni, denominati in base alle scritture usate: il Canone Pali, ed il Canone Sanscrito.
Dallo Sri Lanka è giunto completo il Canone Pali della scuola theravada, messo per iscritto nel I secolo a.C. a partire
dalla tradizione orale tramandata in diversi dialetti. Suddiviso in tre parti, il Canone pali comprende i testi della
disciplina monastica, i discorsi e gli insegnamenti su temi specifici della dottrina.
Il Canone Sanscrito riportava tutti i testi delle differenti antiche scuole e dei differenti insegnamenti presenti sotto
l'Impero Kushan, ma venne in buona parte perduto. A questo fanno riferimento i successivi Canoni Cinese e Tibetano.
La sua dottrina
Il Dharma
Il Dharma è la Legge, l'insegnamento del Buddha, la rivelazione della vera natura delle cose. Ma oltre ad esserne
l'insegnamento, il Dharma è l'applicazione dell'insegnamento nella vita.
Il Nirvana
Nel buddhismo, il Nirvana è il fine ultimo della vita, lo stato in cui si ottiene la liberazione dal dolore. La dottrina del
Nirvana acquisisce significati diversi a seconda della scuola buddhista, del periodo storico e del luogo in cui essa fu
esposta. Il Nirvana è lo stato raggiunto dal Buddha che, dopo la morte, non è più soggetto al ciclo delle rinascite.
Meditazione
Il buddhismo, a partire dalla tradizione indiana, ha sviluppato diverse tecniche per controllare la mente, e raggiungere
livelli di concentrazione assai superiori a quello che si ha nell'esperienza ordinaria. Tutte le tradizioni riconoscono
l'importanza di una "guida spirituale" che aiuti nella pratica della meditazione.
Pellegrinaggio
Il pellegrinaggio è una forma di meditazione in movimento. Si svolge verso luoghi in cui si concentra l'energia
spirituale, spesso già venerati dalle tradizioni autoctone, che il buddhismo riconosce come luoghi di residenza di
divinità locali convertite al Dharma.
Il buddhismo e le divinità
Il Buddha ritiene che le divinità non possano offrire all'uomo la salvezza, né un significato ultimo della propria
esistenza. Va precisato, tuttavia, che non esiste alcuna scuola buddhista al mondo che affermi, o abbia affermato,
l'inesistenza delle divinità.
Il Dharma, la legge che ha scoperto il Buddha, sostituisce la "divinità"; il buddhista si sente sottomesso alla legge, che
è eterna, assoluta, pura e immutabile: qualità che sono normalmente attribuite alla divinità.
Si può dunque considerare il buddhismo una religione? Un monaco birmano risponde: «L'insegnamento di Buddha non è
una religione, ma solo un modo pratico di vivere». Un altro monaco afferma: «Se la religione è intesa come un insieme
di insegnamenti morali e filosofici accettati con fede nella loro verità e praticati secondo la dottrina ricevuta, allora il
buddhismo è religione. Se invece pensiamo al culto di Dio non lo è».
Buddha e le donne
L'atteggiamento del Buddha all'inizio della sua predicazione rispecchiava la scarsa considerazione della donna tipica
delle civiltà antiche. Parlando ai monaci, afferma che non si deve mai parlare ad una donna, né guardarla, a meno di
esservi costretto per necessità. Se una donna poteva desiderare veramente la via della salvezza non aveva che
un'alternativa: rinascere "uomo"; cosa possibile, se nella sua vita come donna si sforzava di "sviluppare un pensiero
maschile".
Questo pensiero venne mitigato negli anni; si racconta che il cambiamento sia dovuto alle insistenze di alcune donne
che chiedevano la fondazione di un ordine femminile nel monachesimo buddhista. Il Buddha acconsentì dettando otto
regole per le comunità femminili.
Laicato buddhista
Anche se l'ideale del laico buddhista è notevolmente inferiore di quello monastico, anche ai laici il Buddha ha fissato
delle regole precise: fede, morale, generosità.
Il buddhismo in Thailandia
Il buddhismo raggiunse l'attuale Thailandia intorno al 250 a.C., attraverso i missionari inviati dall'imperatore indiano
Asoka, da poco convertitosi a questa religione. Ma solo con la conversione del re Rama Kamhaeng (fine XIII sec.) il
buddhismo fu adottato come religione di
stato; il re fece costruire al centro della
capitale Sukhothai il "Monastero della
grande reliquia", per custodirvi una preziosa
reliquia dell'Illuminato, ed essere luogo di
diffusione della dottrina. In Thailandia, il
buddhismo si caratterizza anche per una
particolare concessione alla sfera
dell'invisibile, sintomo della sopravvivenza di
un credo autoctono.
Festività buddhiste
Nei paesi di tradizione theravada, verso il mese di maggio-giugno si ricordano il primo sermone e l'inizio della stagione
delle piogge, che segnava il periodo di ritiro dei monaci (che smettevano di essere itineranti durante la stagione
monsonica).
Bibliografia
"Le religioni del mondo"
"Buddhismo", a cura di Carlo Ghislandi
"Buddhismo", Nicoletta Celli, Dizionario delle religioni (Electa)
"Guida alle religioni" (San Paolo).
"Nuovo dizionario delle religioni", a cura di Hans Waldenfels (San Paolo).
http://it.wikipedia.org/wiki/Buddhismo