introdotta dagli Arabi penetrati in India per indicare gli abitanti della regione del fiume Indo.
• L’Induismo è la terza fase di sviluppo della
religione in India, dopo il Vedismo (1500-900 a.C.) e il Brahmanesimo (900-400 a.C.) I libri sacri • I Veda (in sanscrito = conoscenza) : sono i libri sacri più antichi, raccolgono preghiere, invocazioni per i sacrifici ecc. • Le Upanishad (upa-nisad = sedere presso - tra VIII e il V sec. a.C.) : prendono il nome dalla posizione dei discepoli intorno al maestro mentre comunica loro riflessioni filosofiche, religiose, preghiere e riti. Le Upanishad • Si dividono in: 1. Sutra: raccolta di proverbi 2. Purana: raccolta di opere mitologiche 3. Ramayana: poema epico Le Upanishad 4. Mahabharata: poema epico, che comprende il testo più famoso e profondamente religioso del- l’induismo, la Bhagavadgita, in cui si trovano i dialoghi tra Arjuna, un guerriero simbolo dell’uomo con le sue domande sulla vita, e Krishna, una divinità personificata, che risponde alle domande di Arjuna. Il principio supremo: il Brahman • Gli antichi saggi indù riflettevano sul fatto che ogni cosa alla fine scompare ed erano colpiti dall’eterno ripetersi della vita: essi ritenevano che dovesse esistere una sorgente invisibile di tutte le cose. Questa sorgente è stata da loro chiamata Brahman. Il Brahman • Il Brahman è uno spirito superiore, puro e immutabile, rappresentato nelle sue tre personificazioni chiamate Trimurti. • Anche l’io profondo dell’uomo, l’Atman, è una parte del Brahman La Trimurti E’ costituita da: • Brahma, il creatore • Vishnu, colui che conserva la creazione • Shiva, colui che distrugge per dar vita a un nuovo ciclo della creazione. Il Brahma È l’origine della vita, il creatore, lo spirito universale, il principio di immortalità. Tutto deriva da lui. Alcune correnti affermano addirittura che tutto ciò che esiste è Brahma. Egli ha creato il mondo ma, chiuso nella sua perfezione, né è tanto distaccato da disinteressarsene. Schiva Pur avendo aspetti positivi, è ritenuto soprattutto il dio della distruzione. Con la sua potenza devasta e scuote il mondo con terremoti, tempeste e ogni sorta di calamità. Quest’opera di devastazione e morte è indispensabile per il ciclo della vita del cosmo, egli simboleggia anche la forza riproduttiva della Natura. Schiva Viene raffigurato in posizione yoga. La moglie Uma nella forma benefica è chiamata Parvati, in quella crudele Durga, raffigurata talora come “dea nera” con il nome di Kalì; ha tuttavia, molti altri nomi con i quali è venerata. Visnu È il conservatore provvidente, un dio benefico che mantiene in vita gli esseri e conserva il mondo. Quando vi è bisogno di lui, si incarna per salvare gli uomini e ristabilire la giustizia sulla terra. È rappresentato soprattutto in Krisna e Rama (settima e ottava incarnazione di Visnu). Krisna Krisna è la settima incarnazione di Vishnu. Egli insegna agli uomini che l’anima è immortale e il corpo solo apparenza, per cui e s s i d e v o n o s u p e r a re l e p a s s i o n i e abbandonarsi alla divinità. È raffigurato come un bel giovane che suona il flauto e attrae a sé il cuore degli uomini. Il suo culto è molto diffuso nell’Induismo attuale e insegna che l’amore per Dio è il vertice della Fede. La tensione verso Dio Il fine ultimo dell’induismo è raggiungere l’unione con Dio attraverso l’auto- disciplina, la purezza, il compimento del proprio dovere, la non-violenza, la carità. Tutto questo permetterà di superare o rendere meno lunga la catena delle morti e delle rinascite successive (“Samsara”) neces- sarie alla propria purificazione. L’uomo e la società La società induista era divisa fin dai primissimi tempi in quattro caste: 1. i sacerdoti, chiamati brahmani, custodi e amministratori del potere divino e gli esecutori del sacrificio. 2. i guerrieri 3. i contadini e gli artigiani 4. gli schiavi, che rendono servizio alle altre tre caste e sono stati esclusi fino in tempi recenti da ogni considerazione religiosa. L’uomo e la società Il sistema delle caste è ancora presente nella cu l t u r a i n d u i s t a , a n ch e s e l a mo de r n a legislazione indiana lo ha dichiarato non costituzionale ed ha cercato di migliorare la condizione spesso disperata dei cosiddetti fuori casta, i “paria”, ai quali sono affidati i lavori ritenuti più impuri e che di fatto rappresentano il numero più consistente di coloro che hanno condizioni di vita al limite della sopravvivenza Il culto nella vita La vita di ogni fedele è scandita da riti: •prima della nascita c’è il rito che favorisce il concepimento; •al momento della nascita c’è la cerimonia sacra con l’imposizione del nome; •tra il primo e il terzo anno di età avviene il primo taglio di capelli; Il culto nella vita • il momento in cui il padre sceglie per il figlio maschio un maestro di religione; • il matrimonio, i cui festeggiamenti durano circa 5 giorni; • il rito funebre, quando il corpo del fedele defunto, portato nel Gange o su uno dei suoi affluenti, viene bruciato perché l’anima sia libera e l’individuo possa nascere, morire e rinascere ancora per raggiungere l’unione con la divinità. I riti I riti, chiamati puja, animano ogni giornata del fedele indù e possono essere compiuti in casa, nei templi e nei luoghi sacri. In casa • In casa il rito viene compiuto anche tre volte al giorno e consiste nell’utilizzo di fuoco e acqua per la purificazione e nell’offerta di cibo, incenso, fiori e polveri colorate alla divinità di cui si conserva la statua in un angolo della casa dedicato alla preghiera. Nei templi • Nei templi il rito è più solenne e vede protagoniste numerose persone che offrono alimenti, animali, bevande e consumate dopo la preghiera del sacerdote. Il Gange Tra i luoghi ritenuti sacri, il fiume Gange è sicuramente uno dei più importanti. Sulle sue rive ogni giorno si assiepano migliaia di fedeli indù che, in momenti prestabiliti, si immergono dopo essersi inchinati verso il sole per fare il rituale bagno purificatore, recitando le preghiere più adatte. La legge del karma Il cammino delle rinascite è legato al Karma, la legge della retribuzione degli atti che determina il destino delle anime: a seconda del merito o demerito delle azioni compiute nelle vite precedenti, esse possono rinascere in una condizione migliore o peggiore fino all’unione definitiva dell’anima (Atman) col Brahman. La vita del fedele indù Ogni indù attraversa 4 fasi della sua vita:
1. L’infanzia, contraddistinta dalla scelta di un
guru (maestro), che guiderà il ragazzo per una decina di anni nello studio dei testi sacri, nella preghiera e nella vita in genere; 2. La vita matrimoniale, in cui il capofamiglia è in qualche modo “sacerdote”, a lui infatti è affidata la guida dei momenti di preghiera con tutta la famiglia in un luogo apposito della casa; 3. Il marito e la moglie, dopo aver portato a termine le responsabilità legate alla cura e alla crescita dei figli, si ritirano in una foresta o in un monastero, per approfondire nella meditazione e nella preghiera il loro rapporto con la divinità;
4. La tappa del sannyasi (persona avviata alla
santità): con una cerimonia l’uomo rinuncia a tutto e va in pellegrinaggio. Si pone così a servizio di Dio e parte con il minimo necessario, la gente incontrandolo provvederà al suo sostentamento. La vita del fedele indù • Tutta la vita dell’indù tende verso il moksha, la liberazione dal cerchio della rinascita o trasmigrazione. • Una preghiera delle Upanishad riassume questa ricerca: • “Dall’irreale guidami al reale; dalle tenebre guidami alla luce; dalla morte guidami all’immortalità”. La tecnica Yoga • Yoga è una parola che deriva dalla radice yug = mettere insieme e rappresenta un mezzo di unione delle facoltà sensibili e intellettuali dell’essere umano ed è quindi considerato una via della mistica indù, un cammino sempre più teso all’unione con Dio, con l’Assoluto. • In Occidente viene considerato yoga quello che invece è solo una parte del cammino, l’hatha-yoga: esso viene “usato” come sequenza di esercizi funzionali a un generico benessere.