sella ad un asino. Nella forma ordinaria del rito romano essa è detta anche domenica De Passione
Domini (della Passione del Signore). il celebrante e i ministri (con il diacono) preceduti dal
turiferario, crocifero e ceroferari, con le vesti di colore rosso, si recano al luogo dove è radunato il
popolo con rametti di ulivo e palma che acclama “Osanna al figlio di David”, e poi come consueto
la celebrazione procede con una piccola processione che si concluderà all’interno della chiesa e che
darà inizio alla celebrazione liturgica con la tradizionale lettura della “Passione” (un tempo cantata
solennemente con lettori e cantori)
numerosi anche durante la funebre e lenta processione, che successivamente sosterà all’interno della
Chiesa di S. Rocco, dove i parroci delle quattro Comunità Parrocchiali locali, predicheranno il
racconto della passione di Cristo, intervallandola
al canto “Sono stati i miei peccati, Gesù mio
perdon pietà!”.
Figura 3 Pietro Pernice Emanuele ed è qui che si eseguirà il “Popolo Meo” di anonimo
presumibilmente del XVIII sec. Lo stesso inno lo si eseguirà anche
all’entrata alla fine del percorso.
In queste feste mi colpisce la partecipazione della gente, bambini, giovani e anziani; tutti si lasciano
coinvolgere emotivamente in questi riti antichissimi ed ecco in maniera piena che la popolazione
partecipa quasi come se la tragedia divenisse un fatto di famiglia e quindi, è come se invece di Gesù
qui vi fosse il figlio di ciascuno di noi. Il lutto della chiesa diventa così il lutto di tutti.
1
V.S.Basso, reliquiae, seu de iis quae supersunt, scordia 1924, 40.
Figura 7 preparazione del simulacro
Il Venerdì Santo, giorno della Passione del Signore.
PRIMA PAROLA “Padre, perdona loro perchè non sanno ciò che fanno”.
Alla conclusione di queste prediche, ha inizio la processione del Cristo morto, accompagnato dai
Tre Santi e dalla banda che intona la struggente marcia funebre di autore ignoto dal titolo l’Agonia
di Gesù. La processione funebre con la “vara” percorre lo stesso tragitto del mercoledi santo
accompagnato dai confrati e dalla banda musicale che in alcuni punti esegue altri brani di notevole
spessore artistico. All’inizio di piazza V.Emanuele stavolta la banda intonerà il caratteristico
“MISERERE” di autore ignoto presumibilmente del XVIII composizione metricamente libera a cui si
accompagnava un testo specifico2 .
Il vero testo del “POPOLO MEO”, purtroppo perduto definitivamente e che probabilmente si ispirava
ai Lamenti del Signore I e II della Liturgia del Venerdi, (Popolo mio che t‟ho fatto in che ti ho
contristato, rispondimi?) oggi è sostituito, secondo quanto reso dalla testimonianza della sig.ra
2
N.GAMBERA-P.PAPPALARDO, SCORDIA settimana santa, ed. Lussografica 2002, 12
S.Randone (classe 1925) raccolta dalla pro.ssa N.Carnazzo3, dal seguente testo cantato con la
musica del POPOLO MEO e che il Coro Polifonico S. Domenico Savio ha inciso nel 2009 su CD:
Dopo aver percorso tutto il corso e arrivati in P.zza Umberto i tre santi insieme al Cristo al cataletto
entrano in Chiesa qui seguirà un’altra meditazione sui santi Misteri attraverso la recita del Rosario e
3
N.GAMBERA-P.PAPPALARDO, Scordia settimana, cit., 12
una breve omelia. Da quest’anno mentre il Cristo al cataletto e i tre santi accedono in chiesa verrà
intonato lo STABAT MATER (stava la Madre) sequenza liturgica che gli studiosi attribuiscono a
Jacopone da Todi (XIII sec); lo STABAT è una meditazione profonda sulle sofferenze di Maria,
madre di Gesù, durante la crocifissione e la Passione di Cristo.
per maggiori approfondimenti vi rimando agli esaurienti contributi sul Triduo pasquale a
Scordia pubblicati dal Museo Etno-antropologico e distribuiti gratuitamente:
Salvo Gangi