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1.1 È corretto parlare di commercio?

A differenza di quanto attestato nel Vicino Oriente antico, dove, nonostante non siano
presenti delle vere e proprie economie monetarie, le evidenze archeologiche testimoniano
l’esistenza di una classe di mercanti e di un sistema di valori comprensibili in aree piuttosto
estese, per l'Europa dell’età del bronzo il termine commercio è tecnicamente sbagliato, dal
momento che esso presuppone l’esistenza di un sistema economico ben definito e quindi di
una valuta.

Se il termine ‘’commercio’’ è dunque da scoraggiare, è possibile, però, riferirsi alle


dinamiche di scambio di beni tra aree geografiche differenti, distanti o attigue, come ad una
relazione fornitore-cliente; la quale, ovviamente, non vede una transazione di denaro, bensì
uno scambio di due beni, tra cui, essendo noto il valore di entrambi, era possibile fare una
proporzione. Se prendiamo in considerazione la definizione che Renato Peroni ci dà della
protostoria, ovvero come una cerniera tra la preistoria e la storia in cui sono presenti elementi
di stabile differenziazione socioeconomica, precedentemente assenti, e prefiguratori di
dinamiche che porteranno alla nascita della città e quindi dello stato, non possiamo che
ritenere il controllo delle direttrici di tali relazioni fornitore-cliente come uno dei fattori alla
base di questa differenziazione socioeconomica. Ad essere ottenuti mediante questi scambi
erano, infatti, spesso beni che nell’area del cliente non erano diversamente acquisibili e di cui
il possesso portavo dunque un vantaggio, economico o di status che fosse.

1.2 Le materie di scambio

1.2.1 Il sale

I possibili usi di questo materiale non sono molto chiari: esso poteva essere impiegato per
conservare gli alimenti, per esempio, o al fine di conciare le pelli. Era possibile estrarre il sale
in aree come la Germania, la Polonia, la Romania e l’Austria, oppure ricavarlo dall’acqua di
mare mediante l’ebollizione, come si faceva nella Francia Settentrionale o in Gran Bretagna.
Zone europee come i Balcani, l’Ucraina o l’Ungheria ne erano però prive, ed era dunque
necessario importarlo. Non siamo a conoscenza dell’effettiva modalità di trasporto impiegata,
gli studi etnografici rivelano che il sale veniva trasportato in blocchi o fogli, però possiamo
logicamente dedurre che in Ucraina il sale giungesse dalla vicina Moldavia e che fosse invece
la Transilvania a rifornire di questo materiale l’Ungheria.
1.2.2 Lo stagno

È proprio questo metallo, in lega con il rame, a dare come esito il bronzo. Da ciò la sua
importanza in questa periodizzazione storica è facilmente comprensibile, ma, nonostante ciò,
l’Europa non abbonda di giacimenti di stagno e non sempre dove presenti sono sfruttabili
dalla tecnologia dell’Età del bronzo. Ritroviamo fonti di questo metallo nell’Europa
occidentale: nell’Inghilterra sud-occidentale, in Bretagna, Etruria o nella penisola iberica.
Data questa poca diffusione è molto probabile che fosse necessaria un’importazione dal
Vicino Oriente, come lascerebbe pensare il relitto di Uluburun, a largo della Turchia,
contenente lingotti di stagno, anche se il carico con lo stesso metallo ritrovato nelle acque di
fronte Salcombe, nel sud dell’Inghilterra, testimonia come le quantità in questa regione
fossero tali da permettere un’esportazione.

1.2.3 L’ambra

La maggior parte dell’ambra utilizzata nell’Età del bronzo ha origine nel nord Europa, in
particolare nella penisola dello Jutland e nell’aree corrispondenti alle attuali Ucraina, Lituania
e Germania settentrionale. Si è a lungo discusso sulle possibili direttrici della circolazione
dell’ambra, probabilmente ad essere sfruttati erano i principali fiumi europei, quali la Vistola,
l’Elba o l’Odra. Tuttavia, non è da escludere che le navi costeggiando dapprima il l'Europa
settentrionale e quindi la penisola Iberica, arrivassero nel mediterraneo attraverso lo stretto di
Gibilterra. L’ambra veniva poi lavorata in biglie dalla forma sferica o anulare. Dalla notevole
estensione geografica è la cosiddetta forma a ‘’spacer plate’’, che comportava l’esecuzione di
fori trasversali finalizzati a tenere separati i diversi fili della collana. Sebbene le tipologie dei
fori varino a seconda dell’area di ritrovamento, biglie piatte contraddistinte dal ‘’basic
pattern’’ sono state rinvenute sia Germania meridionale che in Inghilterra e Grecia. La
modalità di questi fori, tratto tipicamente settentrionale già dal neolitico, sembrerebbe
indicare che le biglie rinvenute in Grecia siano state in realtà realizzate ben più a nord.

1.2.4 Il rame

Il rame è presente nel continente europeo in quantità nettamente maggiori rispetto allo stagno,
ciò nonostante, non si può certo dire che sia ubiquo. Esso si trova per lo più in aree montane,
come le alpi o diversi rilievi montuosi nell’Irlanda sudoccidentale e nella Gran Bretagna
settentrionale, ed è invece assente nelle piane di origine glaciale, come quella ungherese. In
Europa continentale giacimenti di rame sono presenti in Etruria, Transilvania e Slovacchia,
con principale concentrazione nelle alpi austriache. Dalle evidenze archeologiche si evince
che il rame, una volta estratto, venisse lavorato in loco, e solo successivamente trasportato al
consumatore e/o al fabbro. Le forma più comune che il rame assumeva era quella di lingotti
piano convessi, anche se in Europa centrale vi è una maggiore attestazione di lingotti a forma
ad anello o a costola. Purtroppo, le analisi non riescono ad individuare con precisione le
diverse aree di provenienza dei manufatti in rame; tuttavia, le indagini spettrografiche di J.
Peter Northover, inerenti all’impiego di questo metallo in Gran Bretagna, hanno rivelato che
se in un primo momento il rame utilizzato era originario di giacimenti locali, con il tempo si
optò per la lavorazione del metallo proveniente dalle alpi.

1.3 Via mare

1.3.1 L'Europa Atlantica: tra mari e oceano

Tralasciamo il mar Mediterraneo, di cui una trattazione sulle rotte commerciali apparirebbe
ridondante, concentriamoci sull’Europa Atlantica, bagnata dall’omonimo oceano, dal Mar del
Nord e dal Mar Baltico. Qui, l’attività di navigazione può essere distinta in due diverse fasi:
la prima, dal 2500-1500, caratterizzata da uno scambio a lunga distanza di oggetti in rame e
bronzo, considerati di alto valore e conferenti quindi un alto status a chi li possedeva; la
seconda fase, invece, inizia alla metà del secondo millennio e concerne ancora oggetti in
bronzo ma di poco prestigio, per lo più scarti che andavano rifusi.

Le imbarcazioni ad assi-cucite, inglesi e gallesi, sono le più antiche imbarcazioni realizzate


con assi conosciute, essendo la più antica tra questi datata in un periodo compreso nei primi
tre secoli del secondo millennio. Le assi di queste imbarcazioni venivano cucite insieme
utilizzando i rami sottili del tasso, e, se i fori di cucitura sono grandi e distanziati tra loro,
molto probabilmente sono da collocare cronologicamente tra il 2000 e il 1500 a.C., se invece
i fori sono di piccolo diametro e ravvicinati, la barca risale ad un periodo successivo al 1500
a.C.

Sebbene non siano testimoniati relitti di imbarcazioni fuori dalla Gran Bretagne, le numerose
raffigurazioni su pietra di barche rinvenute in Scandinavia (Ostfold in Norvegia e Bohuslan
in Svezia), testimoniano come la navigazione fosse un’importante componente dell’economia
scandinava. Le imbarcazioni sono raffigurate mediante l’incisione di due linee parallele,
simboleggianti una la chiglia della nave, l’altra la frisata. Essendo queste navi spesso
raffigurate in vicinanza del sole, rappresentato con la croce solare, Flamming Kaul ha
enfatizzato il messaggio cosmologico dell’incisioni rupestri. L’assenza di quest'ultime nelle
altre coste atlantiche è però bilanciata dalle cosiddette barche di pietra baltiche, ovvero dei
monumenti funerari, costituti da una serie di pietre allineate, che vogliono rappresentare i
contorni di una barca. Questi monumenti variano dai due ai 6 metri di lunghezza, misure che
vengono ampiamente superate dalle barche di pietra rinvenute a Gnisvard nell’isola di
Gotland, lunghe 33 e 45m.

1.4 Via terra

1.4.1 Strade poco estese e carri da esposizione

Per quanto concerne il commercio di beni sulla terraferma, non si deve immaginare l'Europa
dell’età del bronzo come percorsa in lungo e in largo da carri che percorrevano strade battute
o realizzate con assi di legno. Queste erano infatti molto rare e, se presenti, collegavano aree
geograficamente attigue. Se era necessario trasportare i beni su lunghe distanze, si optava
semplicemente per animali da soma o per corrieri, che non venivano impossibilitati da terreni
più impervi. Nel caso di distanze minori, invece, veniva utilizzato il carro, di piccole
dimensioni, a due o quattro ruote, trainato dal bestiame; i carri più elaborati, numerosamente
rinvenuti nelle sepolture, non avevano finalità pratiche, venendo utilizzati dall’elite per
cerimonie dall’alto valore simbolico, come per esempio funerali e processioni.

Esempi di strade, seppur di poca estensione, sono state rinvenute in diverse aree del nord
Europa. Gli scavi presso il sito di Flag Fen, nell’Inghilterra orientale, hanno portato alla luce
una strada rialzata che si estendeva su una larga piattaforma di legno, i cui dati dendrologici
hanno permesso di datarla tra il XIII e X sec a.C. I numerosi ritrovamenti di armi, utensili ed
ornamenti rinvenuto lungo la strada hanno fatto pensare all’offerta di oggetti votivi.

Nel nord ovest della Germania sono stati rinvenute circa 300 strade in legno, invece nei vicini
Paesi Bassi più di 40. Quisono strade lastricate di tronchi, che collegavano paludi altrimenti
impraticabili, sono presenti già dal neolitico. Le strade in legno dell’età del Bronzo sono
invece costituite da assi di quercia forati all’estremità, in questi fori venivano collocati dei
pioli al fine di evitare lo spostaento delle assi. L’impiego continuato del tempo di queste
strade è certificato dalla presenza ai lati di numerosi componenti dei veicoli abbandonate.

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