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Grotta di Sant'Angelo (Santeramo in Colle)

Grotta di Sant'Angelo

La grotta di Sant’Angelo è una grotta naturale di origine carsica situata nel parco nazionale dell'Alta Murgia,
nel territorio del comune di Santeramo in Colle, in Puglia.
Al suo interno sono presenti graffiti e affreschi risalenti all'Alto Medioevo e al XIII secolo, le cui
interpretazioni e valutazioni sono ancora in corso. Il sito è attualmente al centro di progetti di recupero e
ricerca.

Storia

L’Alta Murgia presenta un territorio arido, caratterizzato dalla presenza di roccia e terreni calcarei nella parte
sud e da terreni calcarei-argillosi a nord. Difatti, il territorio a sud è sempre stato prevalentemente selvatico,
mentre quello a nord è stato impiegato per la coltivazione sin dall'epoca preistorica.
La prima citazione dell’esistenza di Santeramo in Colle e della grotta di Sant'Angelo sono state rinvenute
all'interno di un documento risalente al 1136[1].
Essendo il territorio murgiano una zona carsica, la ricerca di fonti d'acqua era fondamentale. La grotta
divenne un punto di riferimento sul territorio per pellegrini e viaggiatori, nonostante la posizione isolata e
impervia, per via della presenza d'acqua nelle sue vicinanze. Un'altra motivazione potrebbe essere il fatto
che la strada congiungente la città di Bitetto a Santeramo in Colle, dove si trova la grotta di Sant'Angelo,
univa l'Appia Traiana all'Appia Antica.
La grotta ha segnato, dal XII al XIII secolo, il confine tra varie contee e la zona di Acquaviva delle Fonti. Per
via di questa posizione strategica è possibile trovare riferimenti alla grotta in vari documenti risalenti alla
confinazione federiciana di Altamura.
Attraverso una prima analisi dei graffiti rinvenuti all'interno della grotta, è stato possibile un tentativo di
ricostruzione della sua storia. È stato ipotizzato che questa fosse un luogo di culto delle acque fin dall'epoca
preclassica. Nell'Alto Medioevo diventò un luogo di culto cristiano dedicato all'arcangelo Michele.
L'attività del sito si è protratta fino a buona parte del Basso Medioevo, per poi cessare quasi del tutto.

• Territorio delle Murge circostante alla grotta



Struttura interna

La grotta è nata grazie all'azione di un intenso fenomeno di carsismo. L’unico intervento strutturale
realizzato dall'uomo è il repositorium: una nicchia a fondo piano chiusa da un arco a tutto sesto, sostenuto
da semicolonne con capitello tronco piramidale e pulvini “a libro”.
Data l'assenza di elementi per datarlo, lo studio del repositorium ha portato gli studiosi a tre possibili ipotesi
sulle sue origini ed influenze: quella proto-bizantina, quella longobarda e quella romanica.
Si è pensato ad influenze proto-bizantine per via dei capitelli tronco piramidali e la presenza dell’arco a tutto
sesto, ma quest’ultimo è anche presente nel periodo altomedievale e in ambiente longobardo, rendendo
plausibile la seconda ipotesi.
Trovandosi la grotta in un ambiente rurale del Sud Italia, sarebbe corretto considerare la possibilità che
l'arco sia stato realizzato in seguito. A sostenere questa ipotesi è la presenza dei pulvini “a libro”, tipici delle
architetture rurali pugliesi del periodo bassomedievale.

Graffiti

Le prime segnalazioni della presenza di graffiti all'interno della grotta sono state fatte nel 1975 da Mons.
Ignazio Fraccalvieri[2].
Molte di queste incisioni rappresentano croci di Sant'Andrea: per questo si è dedotto che la grotta fosse un
punto di passaggio per pellegrini e devoti. Nonostante siano ancora in atto studi per l’interpretazione e
catalogazione di questi graffiti, sono state avanzate diverse ipotesi. Una di queste vuole che le croci fossero
un atto di fede e devozione religiosa; un'altra contempla anche la possibilità che fossero usate come
affermazione d’identità. Nel medioevo, infatti, era raro che il comune cittadino sapesse scrivere. Per questo
motivo le croci venivano utilizzate anche come firme.

Le croci

Effettuare la datazione precisa di ogni croce presente all'interno della grotta è stato considerato irrealistico,
data la grande quantità di graffiti presenti e la mancanza di documenti e fonti certe. È stato possibile
approssimare il periodo storico in cui esse sono state incise attraverso l’osservazione e lo studio della
disposizione,

Il graffito rappresenta una croce inscritta in uno scudo. La forma di quest'ultimo ha permesso di poter
facilmente datare la sua realizzazione. Questa non appare come una forma consueta tra quelle studiate
dall'araldica, ma risulta un incontro tra lo scudo circolare, tipico nel periodo dell’Alto Medioevo, e quello a
punta, dell’età romanica.
È stato quindi possibile collocare questo graffito nell'arco temporale tra queste, ovvero tra fine del XI e gli
inizi del XII secolo.

Croce monogrammatica

Nel sito sono state rinvenute almeno cinque di queste croci, con forme e dimensioni diverse. Si ritiene che
questa tipologia di croci si sia diffusa a Roma tra la seconda metà del IV secolo e il V secolo. Basandosi su
questa teoria è stato possibile collocare approssimativamente la loro realizzazione intorno al IV secolo,
quindi ipotizzare il periodo di attività del culto religioso cristiano in quel determinato periodo.

Croce nel quadrato

La simbologia della croce nel quadrato è legata alla teoria per cui l’uomo può essere inscritto in un quadrato
perfetto. La rappresentazione di una croce all'interno di un quadrato[3] vuole rappresentare l’identificazione
del credente nelle sofferenze che Cristo ha dovuto patire sulla croce per espiare i peccati dell’uomo. Si
riferisce quindi a uno dei principi base del cristianesimo, l'identificazione del fedele nella sofferenza di
Cristo.

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