La storia antica della puglia, soprattutto quella dei popoli italici, dovuta agli scrittori greci che si sono interessati degli
autoctoni in quanto interferivano con la storia e con i territori occupati dai popoli ellenici.
Si potuto delineare un quadro ottimale della storia della puglia protostorica, dalle origini al suo inserimento, anche
giuridico nell'ambito romano, grazie alla interazione della fonti dirette archeologiche e di quelle indirette, scritte greche e latine.
Cap.I Le Origini (XI-X sec. a.C.)
La storia d'Italia, concordemente riaffermato da molti studiosi, comincia intorno all'anno mille quando possibile
identificare nel territorio peninsulare, popoli e culture diversi che saranno gli interlocutori principali con cui Roma avr a che vedere
durante la sua campagna d'unificazione politica e militare.
Prima di allora la penisola era occupata da una cultura definita subappenninica che faceva della pastorizia la sua attivit
fondamentale e che per questo aveva carattere limitatamente sedentario essendo legata ai ritmi della transumanza. Essa inoltre
presentava caratteristiche pi riconducibili alle civilt mediterranee del secondo millennio, con influenze micenee, che affinit con le
successive culture italiche.
Il panorama etnico-culturale della puglia ha il suo momento di genesi tra XI e X sec. a.C nel periodo definito Bronzo
Finale. Gi sul finire del BR assistiamo a segni di destrutturazione degli insediamenti della cultura subappenninica con i momenti di
distruzione degli insediamenti maggiori quali Toppo Daguzzo, Porto Perone e Torre Castelluccia, cui si sovrappongono, nella cultura
materiale, elementi tipici del protovillanoviano, soprattutto nella produzione bronzea. A questa fase si riconduce l'arrivo degli Iapigi.
Sulla provenienza degli Iapigi esisteva gi una doppia tradizione: la prima attribuiva la loro provenienza all'area ellenica, la
seconda illirica. Erodoto ci parla di un'origine cretese, appresa da Antioco di Siracusa. I cretesi sulle orme del proprio re Minosse,
sarebbero andati in sicilia e dopo un assedio di cinque anni alla mitica citt di Camico, desistettero e ritornarono in patria. Ma giunti
navigando all'altezza della Iapigia, naufragarono e rimasero l fondando Iria e si chiamarono Iapigi Messapi. Altre due tradizioni,
confuse e pi recenti, attribuiscono loro un'origine ateniese, in quanto risalenti al mitico Pelasgo o a Teseso, comunque legati al
mondo cretese.
L'orgini cretese ebbe molta fortuna presso i messapi nel V sec. a.C allor quando divvenne pi aspro il conflitto ed in
confronto con le genti di Taranto. Essa infatti dava agli autoctoni un'origine mitica e antica da contrapporre a quella greca.
La leggenda erodotea non va respinta interamente perch possibile che sia a Creta che in Iapigia sopravvivessa il ricordo
di antichi rapporti risalenti al periodo miceneo.
La tradizione illirica testimoniata con certezza solo dall'et ellenistica e si rif a fonti tra cui Ecateo, Nicandro e Varrone.
Dai dati archeologici possiamo rilevare un momento di cesura e forte destrutturazione nell'ultimo decennio del XII secolo,
n abbiamo testimonianza di altre gravi fratture prima o dopo tale periodo. Tale rottura segna la nascita di una nuova civilt. La
tradizione dell'orgine cretese ci testimonia un intenso contatto delle popolazioni indigene con i mercanti micenei, ma tale incontro,
seppur abbia potuto influenzare le genti autoctone, certamente non si pone come sostituto della cultura appenninica con la quale
invece ebbe certamente un lungo e articolato processo di acculturazione.
Pi vicina alla realt forse la possibilit di un sincretismo culturale in cui, all'agente culturale pi forte, probabilmente
quello portato dalle ondate di occupazione illirica, e al sostrato appenninico, si somma l'influsso miceneo.
Secondo i maggiori storici antichi gli Iapigi si dividevano in tre grandi gruppo Messapi, Paucezi e Dauni, da sud a nord. Ma
venivano usati anche altri termini per indicare certi gruppi specifici: i Paucezi erano anche detti Pediculi; e in Messapia erano
localizzati i Calabri, termine usato dai tarantini. All'estrema punta erano stanziati i sallentini. > Iapudia > Apudia > d l
(osco) > Apulia.
In questa fase delle origini la civilt Iapigia di difficile connotazione essendo questa prima et di transizione con la
conseguente presenza di persistenze subappeniniche, micenee cui si mescolano aspetti nuovi riferibili al protovillanoviano.
Oggetti caratteristici: vago d'ambra del tipo Tirinto, fibula con arco a cappi a forma di 8: trovati da Frattesina a Coppa
Nevigata. Ceramica d'impasto a solcature e coppelle, ceramica figulina dipinta decorata a motivi geometrici.
Accanto ai villaggi distrutti sorgono nuovi insediamenti di pi o meno lunga esistenza, come Monte Saraceno; Salapia,
sviluppato nell'et del ferro.
Nel BF il rito funerario pi diffuso in puglia ancora l'inumazione in fossa scavata nella terra o nella roccia, con il corpo
rannicchiato sul fianco. A questo si aggiungono sporadiche attestazioni di tombe isolate e necropoli ad incinerazione (Timmari, Torre
Castellucia), testimonianza dell'eterogenit del perido.
Anche nel repertorio bronzeo il periodo ibrido essendo i tipi pi diffusi quelli del BR: bracciali a nastro di lamina, spilloni
a testa a doppia spirale, fibule ad arco di violino ritorto. Ma sul finire del secolo abbiamo l'introduzione di nuove tipologie soprattutto
nell'ambito della fibule: ad arco semplice (dal gargano al Salento), arco ornato presso le estremit (gargano), arco a gomito con
occhiello e staffa simmetrica ( Daunia e Paucezia). Meno diffusi i tipi con arco a gomito con occhiello e staffa simmetrica o a spirale.
Presentano affinit con tipi dell'area balcanica altri tipi: bracciali a lamina, ad ampia fascia costolata o a sezione angolare
(Salpia, Cupola), coppia di schinieri in lamina di bronzo decorata a borchie e punti (Canosa).
Nasce il fenomeno dei ripostigli bronzei (Mottola e Reinzano), che si svilupper nell'et del Ferro.
Pi ampio discorso per le tipologie di ceramica vascolare sia d'impasto che dipinta. Per la prima abbiamo la persistenza di
forme subappenniniche soprattutto per l'inizio del BF. Ampia diffusione la scodella con ansa obliquae labbro rientrante e la tazza a
collo distinto con ansa verticale, decorate entrambe con solcature oblique; comuni i pithoi cilindroidi o i vasi a bombarda con cordone
sotto il labbro, interrotto da prese a linguetta o a ferro di cavallo. Tardiva e non molto diffusa la tipica decorazione protovillanoviana
a solcature e coppelle e a bugne.
La maggior innovazione la produzione di ceramica figulina dipinta detta protogeometrica Iapigia, derivata e ispirata a
quella micenea. Dopo una fase di coesistenza con i modelli micenei importati la protogeometrica iapigia la sostituisce con un
passaggio meno netto di quanto ritenuto fin ora. Si presenta modellata a mano o a lenta ruota con superficie chiara e decorazione a
motivi geometrici semplice dipinta bruna, rossa o opaca; unico caso di bicromia Salapia. Forme: scodella con ansa obliqua a labbro
rientrante; olla globulare priva di collo con anse orizzontali, olla a collo troncoconico o cilindrico, boccale monoansato.
Forbice cronologica ricavata dai dati incorciati di vari siti che va dalla fine del XII a forse tutta la met del
Cap. II La Prima et del Ferro (IX-VII a.C.)
-Abitati
Nella Puglia protostorica non riscontriamo la netta cesura con la fine del bronzo e l'inizio dell'et del ferro tipica di altre
regioni italiane: Questo dovuto ad un'anticipazione graduale nel X secolo di aspetti culturali caratteristici di quest'ultima et. Il
nuovo assetto raggiunto dalle popolazioni iapige si manterr inalterato per lungo tempo.
Gli abitati, numerosi in questa fase, sia costieri che interni, in pianura e in altura, attingeranno risorse soprattutto dallo
sfruttamento agricolo. (Monte Saraceno, Salapia, Cupola, Trani, Bari, Otranto, Arpi, San Severo, Ascoli Satriano, Canosa, Canne,
Andria, Bitonto, Gravina, Oria, Manduria, Vaste.) Quelli costieri risultano pi compatti in quanto difesi naturalmente perch sorti su
promontori rocciosi o zone lagunari, rinforzati da fossati o aggeri di pietre. Quelli di collina e pianura, presentano raggruppamenti
sparsi di capanne con un punto di convergenza dove ritirarsi in caso di pericolo che diventer in seguito l'acropoli del centro urbano.
Le unit abitative erano costituite da capanne con pareti e copertura di rami e di canne, sostenute da pali e rese
impermeabili da strati d'intonaco d'argilla. Due tipi fondamentali fin'ora documentati: a pianta rettangolare con lati rettilinei o fondo
absidato; entrambe presentano spesso un portico anteriore e un perimetro scavato nella terra (Salpia e Torre Castelluccia); capanne a
pianta ovale o tondeggiante, pi recente fino al tardo VIII sec.(Lavello, Canne, Gravina). Le differenze dipendono probabilmente solo
da fattori ambientali. Oltre alle capanne dovevano esserci anche altre strutture ad uso pubblico o sacrale. Abbiamo due esempi:
ambiente a pianta rettangolare costituito da massicci muri perimetrali (Gravina); edificio rettangolare con ampio vestibolo in grossi
blocchi calcarei (Rutigliano VIII-VII).
-Contesti Funerari
Per il rituale funerario nella prima et del ferro attestata l'inumazione in posizione rannicchiata, presente anche in contesti
enotri, piceni e liburnici il ch rafforzerebbe la teoria di provenienza illirica. Tuttavia tale pratica esistente nell'et del Bronzo e
potrebbe essere una persistenza di modelli autoctoni.
Il tipo di tomba pi diffuso quello a fossa, cui si aggiungono sepolture a tumulo e infanti in recipienti (Enchytrismos).
Il primo tipo presenta due varianti probabilmente per motivi ambientali: quello garganico con fosse scavate sulla roccia di
forma troncopiramidale, per la difficolt ad intaccare il banco tufaceo, testimoniato anche dal riuso in tali necropoli delle fosse; tali
tombe si presentano chiuse da una lastra monolitica, circondata da un solco per il deflusso delle acque e presentano sul fondo un
gradino in funzione di cuscino. Fossa rettangolare in terra con acciottolato che fungeva da vespaio. Erano tombe singole vista la
connessione anatomica del defunto e il corredo con oggetti personali. Corredo con esclusivamente oggetti di metallo.
Il secondo tipo la tomba a tumulo, molto pi raro in quanto monumentale, riservata a personaggi eminenti. Attestata in
Daunia e Paucezia, non chiaro per le "piccole specchie" della Messapia. Il tumulo del PF di distingue da quello del B per dimensioni
ridotte (4-14m di diametro) e scarsa altezza che raramente supera il metro. Differenza pi significativa la presenza di una o pi
sepolture individuali invece che camera collettiva. Presentano un recinto esterno in monoliti infissi verticalmente rafforzato talvolta
da un secondo recinto interno. La sepoltura principale al centro costituita da una cista o cassa di lastre di pietre , sostituite talvolta
da muretti di pietre a secco. Talvolta documentata la presenza di un pilastro sulla sommit del tumulo come segnacolo. (Puglia
centrale meglio documentata).
Il terzo tipo diffuso ovunque e persiste nei secoli successivi, non facilmente databili per via del rozzo recipiente ,
generalemente un pithos di forma cilindrica a bocca larga, rastremato alla base, o olle globose o vasi biconici. Sotterrati presso o
dentro capanne.
Connessa strettamente alle necropoli l'uso di sculture in pietra quasi esclusivamente presenti nella puglia settentrionale
dove in et arcaica avremo la fioritura delle stele daunie.
-Scultura
La comparsa della scultura databile tra X e IX sec. Tra BF e PF si collocano le stele antropomorfe di Castelluccio dei
Sauri, ricavate nel calcare locale, raffiguranti busto umano acefalo. Le femmine sono caratterizzate da seni in rilievoe da collane rese
con serie di sochi penduli; i maschi da armi. Queste stele si collegano tipologicamente a quelle diffuse nella tarda et del Bronzo.
Dello stesso perido sono i segnacoli a scudo o a fungo. A monte saraceno sono stati anche ritrovate teste umane sbozzate in uno stile
primitivo con i rilievo i principali elementi antomici del volto. Talvota scopite anche le orecchie ornate da orecchini e in un caso una
treccia postriore tipica del costume daunio. Importante il ritrovamento della stele di Arpi che pur essendo di VII presenta elementi
che prefigurano le stele sipontine arcaiche (lastra ampia e sottile con in rilievo le braccia conserte della defuntae sul petto
caratteristica fibula ad occhiali, elemento datante, sul retro treccia in rilievo).
-Manufatti metallici
Tra i manufatti metallici i pidiffusi sono le fibule in bronzo e ferro, dallo stato di conservazione tuttavia molto precario che
ci permette di sapere ben poco sulla tipologia. Il repertorio abbastanza composito con tipi comuni dell'italia meridionale, adriatici,
piceni e illirici: arco serpeggiante di forma sicula, staffa a canale o a disco; fibule a doppia spirale a occhiali, di filo di bronzo o di
lamina. Goliere in verga liscia o ritorta, bracciali a spirale, in verga a sezione circolare o a fettuccia; grandi anelli a sezione circolare
piena. Rari i bracciali a lamina larga, i rasoi a lama rettangolare, i morsi equini. Tra le armi son comuni le cuspidi di lancia bronzee e
di ferree mentre rare sono spade, scudi con umbone bronzeo, falere equine e pettorale quadrangolare.
Nel PF si diffonde l'uso di ripostigli di bronzo con valore tesaurizzante composti soprattuto da asce sia di fogge meridionali
( a occhio e a codolo rettangolare), sia di tipo adriatico-balcanico (a cannone); raro il tipo ad alette del centro-meridione.
Altro tipo metallico sono i bronzetti figurati ampiamenti diffusi soltanto nella puglia settentrionale compreso il melfese e
un'ampia fascia a sud dell'Ofanto. Tali produzioni sono influenzate sia dall'ambiente balcanico che da quello campano. Esampi pi
antichi quelli di Monte Saraceno, semplici figurine in lamina bronzea. Gli esmplari in bronzo fuso sono pi validi artisticamente
avendo uno stile schematico e filiforme ma efficace. Le raffigurazioni sono di animali di vario tipo con funzione di pendagli.
Legata sempre alla produzione di bronzi figurati la piccola plastica di terracotta, almeno per quanto riguarda una visione
artistica affine. Per questo sono molto diffuse soprattutto nella puglia settentrionale. Ad una prima produzione caratterizzata da
esemplari rozzi, si affiancano figurine in argilla depurata dipinta, curate e complesse.
-Ceramica
Si produce sia ceramica d'impasto che figulina dipinta con motivi geometrici o acroma. Fin'ora si approfondito solo lo
studio della dipinta. La prima presenta un impasto bruno tendente al marrone a superficie levigata, vicina alle produzioni del B
sebbene manchino elementi tipici quali anse e decorazioni di derivazione protovillanoviana. Forme tipiche: vasi biconici con ansa
orizzontale; pithoi cilindroidi rastramati nella parte inferiore, con cordoni e linguette sotto l'orlo; brocche biconiche con ansa
verticale; scodelle monoansate con labrro inflesso.
La produzione pi ricca, sia dal punto di vista artistico che da quello tecnico, quella figulina dipinta con motivi
geometrici. Gi presente nell'XI secolo con i motivi elementari del cosiddetto protogeometrico iapigio, ad esso si collega
direttamente il Geometrico iapigio del primo ferro con un passaggia molto sfumato (met del IX). Il repertorio decorativo della fase
iniziale limitato: motivo ad angoli iscritti, fascie frnagiate, triangoli pieni o riempiti a reticolo. Forme simili a quelle della ceramica
d'impasto: olle biconiche con anse orizzontalie brocche biconiche con ansa verticale a nastro. Superfici generalmente chiare e
decorate con colori bruni opachi.
Con l'inizio dell'VIII secolo la produzione vascolare dipinta presenta maggiori articolazioni per l'influsso di altre ceramiche
come quella devolliana di provenienza albanese e la geometrica corinzia.
Nel salento abbiamo il geometrico iapigio in due fasi, medio (Borgo Nuovo) e tardo (prima e seconda met dell'VIII).
Forme pi varie: olle biconiche a collo rigonfio e labbro inclinato o estroflesso, con due anse orizzontali, brocche biconiche a collo
rigonfio, brocchette a corpo globoso, schiacciato, con breve colletto cilidricoe ansa a nastro schiacciata verso l'apice, con frequente
appendice aculeata. Le decorazioni: rombi pieni o tratteggiati, motivi a scaletta, uccello a z, raggiera sul labbro, croce di malta,
trinagoli penduli, stretti ed allungati (raggi albanesi).
nella puglia settentrionale uno stile autonomo detto geometrico protodaunio, divisibile in medio e trado geometrico; manca
tuttavia di una documentazione adeguata. Si differenzia per forme e decorazioni: olle globose e piriformi, con ansa verticale ad anello
e labbro inclinato o orizzontale; olle ovoidi con anse a piattello, askoi con ansa verticale. Decorazioni originali per sintassi
compositiva: zig zag orizzontali, raggiera a punte mozze sul labbro, losanghe piene, pseudotenda. Nella fase tarda influenze del
geometrico greco. Ampia diffusione al di fuori del territorio di produzione (campania, dalmazia, istria, slovenia).
Fonte di ricchezza pi diffusa: agricoltura integrata dall'allevamento di bestiame soprattutto nel subappenino daunio e nelle
murge.
Artigianto abbastanza articolato per soddisfare il mercato interno, garante di una buona autonomia regionale.
Particolarmente florida la Daunia con le esportazioni, attraverso le principali reti fluviali, verso il tirreno, sia lungo la costa adriatica.
Non sembra vi fosse tra le genti iapigie un'articolazione in classi sociali; la documentazione archeologica ci mostra
comunit indifferenziate guidate da capi che disponevano del surplus econmico per l'acquisto di beni di prestigio e per l'esaltazione
del proprio status sociale. (Arpi, tumulo dalla forma monumentale, con corredo ricco tra cui spicca un bracciale sottile a filo d'oro).
Avvengono i primi contatti con i coloni greci alla fine dell'VIII secolo; non chiare le cause che hanno portato i primi coloni
greci a non approdare direttamente in puglia; la ricerca dei metalli nel medio tirreno potrebbe essere un motivo, ma non per quei
coloni che avevano come scopo lo sfruttamento agricolo per cui le fertili pianure pugliesi sarebberero state ideali. Forse il
popolamento gi molto denso, con un'organizzazione civile abbastanza avanzata e forse il timore dei pirati, non solo illirici ma anche
iapigi.
I rapporti si intensificano fino alla fondazione di Taranto. La testimonianza greca pi antica un frammento di collo di
oinochoe corinzia del mediogeometrico I (otranto).
Cap. III La fondazione di Taranto e il suo primo sviluppo ( fine VIII-VII sec.)
La colonia lacedemone s'inserisce in un'area gi densamente popolata (insediamenti iapigi di scoglio del tonno, citt
vecchia). Fondazione 706/705 a.C, fissata da Eusebio.
Secondo Antioco, dopo la guerra messenica, tutti coloro che erano nati a sparta durante la spedizione furono privati di ogni
diritto e chiamati parteni;questi ordirono una congiura guidati da Falanto. Scoperti, alcuni fuggirno e Falanto and a delfi per
consultare l'oracolo che fli disse di andare a colonizzare Satyrion e la ricca regione di Tardanto.
Eforo dice che gli spartani avevano giurato di non tornare in patria se non dopo aver sconfitto Messene, ma dopo dieci anni
la citta lacedemone rischiava di rimanere spospolata. Essi inviarono a casa i guerriri pi giovani con l'ordine di unirsi alle vergini, da
cui il nome Parteni, dato ai bambini nati da quell'unione. Dopo la caduta di Messene gli spartani rientrati non riconobbero i Parteni e
questi, d'accordo con gli Iloti ordirono un congiura che fu scoperta e i partecipanti mandati a fondare una colonia lontana.
Poco si sa della storia antica di Taranto. E' possibile ricostruirne le linee generali solo a partire dal VI sec attraverso le fonti
antiche ma in gran parte dai dati archeologici.
Il territorio era sicuramente la fascia costirera occidentale, unica zona ancora libera essendo a nord e ad est presenti
numerose ed agguerrite popolazioni indigene.
Sebbene la civilt iapigia nella prima et del ferro sia caratterizzata da una cultura unitaria con caratteri ben definiti, gi
all'inizio dell'VIII secolo comincia a sviluppare un graduale processo di differenziazione avvertibile soprattutto tra le due estremit
del territorio.
Nel salento abbiamo influssi devolliani ed ellenici, nella Daunia libruni e campani.
Elemento decisivo in questa differenziazione sar la fondazione delle prime colonie greche nel golfo di Taranto.
Per questo a partire dal VII secolo si pu parlare della puglia antica, come avente tre culture distinte: Messapica, Paucezia e
Daunia, corrispondenti ad i tre gruppi etnici principali.
Tuttavia il VII secolo resta uno dei periodi meno noti anche relativamente alle culture indigene in cui le diverse culture
continuano a perpetuare modelli della prima et del ferro e l'influenza della prima occupazione greca non cos forte.
-Messapia
I caratteri culturali della prima et del ferro sembrano proseguire fino al alla met del VII secolo. Continua l'importazione
di ceramiche greche, attraverso Taranto.
Degli abitati si sa poco anche se probile che si protraggano modelli insediativi del periodo precedente. Ad Otranto stata
notata una certa contrazione dei nuclei abitati sparsi, cosa che ha fatto pensare a prime forme di concentrazione protourbana.
La tipologia delle tombe messapiche non si discosta dalle altre zone della puglia: abbiamo inumazione in posizione
rannicchiata, in fosse ovoidi o rettangolari coperta da lastrone calcareo. Enchytrismoi d'impasto presso le abitazioni. Vasi protocorinzi
tra gli oggetti di corredo.
Una scultura in pietra attestata a Cavallino con frammenti provenienti da stele funerarie eseguite in pietra leccese e
decorate con motivi geometrici incisi (meglio conservato un carro da guerra di met VIII)
Si sviluppa nella produzione ceramica lo stile subgeometrico, messapico che, sul piano tecnico non differiscono molto da
quelli tardogeometrici essendo a mano e a ruota lenta e dipinti con colori opachi. Forme: olla globosa con basso collo troncoconicoe
anse dritte alla spalla, a maniglia semicircolareo a staffa con piattello. Decorazioni pi ricche, con motivi pi diffusi, decorazioni
comrese tra due linee parallele, pannelli rettangolari o quadraticon scacchiere bicrome, rombi e losanghe variamente campiti, croci di
malta iscritte in anelli consentrici.
-Paucezia
La formazione di una cultura autonoma appare pi lenta, in quanto priva di autonomia anche nel campo della produzione
vascolare gi dai secoli precedenti. Intorno alla met del VII secolo forse si svilupperebbe la cultura e sicuramente verso la sua fine
abbiamo la maggior floridezza dei centri paucezi.
Nei corredi di molti siti appaiono vasi importati del Corinzio antico, bronzi argivo-corinzi, coppe ioniche a filetti.
La struttura degli insediamenti ignota, forse priva di mutamenti di rilievo. Sembra tuttavia osservabile una rarefazione dei
nuclei d'abitato. La tipologia d'abitazione pi diffusa ancora la capanna straminea; fa la sua comparsa un tipo nuovo ossia la cana
con zoccolo in pietra e alzato in materiale deperibile o mattoni crudi.
Per le sepolture vengono usati i tipi a fossa terrigna e scavata nel tufo.
I bronzi pi noti son d'importazione greca (panoplia della tomba di Noicattaro, met VI). Le fibule sono gli oggetti pi
diffusi.
Attivit ceramica una delle pi fiorenti in cui ritroviamo stili ed influenze deille produzioni vicine. Un recente tentativo di
classificazione prevede 4 classi A-D, di cui solo le prime due riguardano questo periodo. La classe A comprende subgeometrica e
monocroma circoscritta alla fascia costiera della paucezia; la B bicroma differisce anche per il repertorio formale dalla A e presenta
una decorazione pi varia e vivace.
-Daunia
Tende a differenziarsi maggiromente rispetto alle altre due regioni sia a causa della sua posizione eccentrica, sia per la
mancanza dei contatti conil mondo greco e campano.
Gli insediamenti del VII secolo seguono i modi precedenti, ampie superfici con modesti raggruppamenti di capanne con
vicine le sepolture, che tuttavia dovevano avere luoghi e momenti di convergenza come luoghi di scambio, di difesa e riunione.
Nell'ambito funerario abbiamo l'apparizione delle tombe principesche comprendenti ricchi corredi di prestigio, prima forma
di articolazione sociale. Le dimensioni sono doppie o triple rispetto alle altre.
La tradizione della scultura continua con un'eccezionale fioritura negli ultimo momenti del VII secolo. La documentazione
tuttavia carente.
La produzione metallica caratterizzata da abbondanza e relativa variet degli oggetti con contrazione della tipologia delle
fibule rispetto al periodo precedente; diffusi anche pendagli a batacchio e a piastra trapezioidale con protomi ornitomorfe. Non sono
attestati giustacuori o kardiophylakes,sebbene possano essere stati realizzati in materiale deperibile. Frequenti cuspidi di lancia e
giavellotto sia in bronzo che in ferro; rare le spade, con lama brece ed impugnatura a crociera.
La produzione vascolare sia articola in due gruppi: quello di Herdonia e Canosa. La prima si distingue per una notevole
compattezza del sistema decorativo consistente in un reticolo i diversi settori della superficie del vaso. Altro elemento la
monocromia assoluta ove prevale il bruno. Le forme di questo gruppo sono l'olla a corpo ovode con anse impostate dritte sulla spalla
e lbbro estroflesso, brocca globosa con labbro orizzontale e con caratteristica ansa alta a nastro angoloso, coppa monoansata. Al
secondo gruppo vascolare si riferisce una produzione pi ricca e varia sia nel repertorio formale che decorativo in cui si
contradditingue il cosiddetto trapezio pendulo.
Cap. V La diffusione della cultura ellenica nel mondo indigeno e il fallito tentativo espansionistico di Taranto (fine VII- primi due
terzi del V)
Tra fine VII e inizi V l'influsso delle colonie greche e cos diretto e di ampia portata da trasformare intimamente i caratteri
propri dei popoli iapigi, rendendoli meno originali ma inserendoli nel panorama del mondo arcaico, ben pi ampio ed estesa
dall'Etruria all'Italia meridionale. Consideriamo finita l'et del ferro.
Gli apporti saranno variegati a partire da un primo tentativo di organizazzione protourbana, l'introduzione di un'architettura
in pietra e in terracotta policroma, ; l'introduzione del tornio veloce per la lavorazione di forme vascolari dalle decorazionie sempre
pi eterogenee. Ma l'elemento pi importante certamente l'introduzione della scrittura, con l'adozione dell'alfabeto tarantino.
Non tutto il territorio della puglia riceve ed assimila tali innovazioni allo stesso modo e nello stesso tempo. Gli apporti greci
si avvertiranno maggiormente in Messapia e Paucezia, molto meno in Daunia che invece assorbir le emanazioni della campania
etrusca.
A questo processo di grecizzazione fa seguito nei primi anni del VI secolo il tentativo espansionistico di Taranto ai danni
delle popolazioni autoctone. Queste reagiranno violentemente fino ala sconfitta di Taranto e di Reggio sua alleata nel 473 o nel 471.
Tale guerra decennale tra la citt greca e i Messapi causer una crisi comune che durer fino all'inizio dell'ultimo 25ennio del V
secolo. Da una parte la colonia greca avr una setabilizzazione interna, dall'altra le popolazioni indigene reagiranno con la chiusura
verso la cultura greca prima accolta con entusiasmo.
-Taranto
La naturale ostilit degli Iapigi nei confronti dei tarantini, secondo le fonti, sarebbe dovuta al fatto che i coloni greci
vedessero la Iapigia come un serbatoio di manodopera servile. Connessi a queste lotte sono i due donari dedicati a Delfi dai Tarantini
e descritti da Pausania.
Incerte le notizie sull'assetto istituzionale di Taranto fino allo scontro del 473-71. Sicuramente vi era presente un collegio
degli efori essendo questi presenti sia nella colonia tarantina di Heraclea che nella citt madre dei coloni, Sparta. Non sicura la
rpesenza di un re, forse di un tiranno (Erodoto). Certo che in et arcaica la citt era retta da un governo aristocratico. Come
testimoniato anche da Aristotele e dalla ricchezza delle tombe di atleti di fine VI inizio V.
Altri aspri contrasti sono quelli tra gli anni 444-43 contro la colonia panellenica di Thurii, supportata dalla politica periclea
che si risolse con la fondazione della colonia comune di Heraclea.
La struttura della citt in et arcaica rifletteva lo sviluppo e la richezza della colonia. L'abitato occupava tutta la penisola e
comprendeva i templi principali; al di l della strettoia in cui vene tagliato il canale navigabile, trovava posto la grandiosa agor e
procedendo verso esta la necropoli. Ubanisticamente l'impianto era semplice, costituito dall'incrocio ortogonale da est ad ovest di
almeno due plateiai intersecata da varie stenopoi.
La necropoli era costituita da tombe a fossa rettangolare, le pi antiche, e a met del VI appaiaono le prime tombe
monunmentali a camera, prive generalemente di dromos d'accesso.
Verso il secondo venticinquennio del VI secolo nasce la citt (Cavallino). Osserviamo infatti un radicale cambimaento nelle
strutture dell'insediamento: le capanne precedenti vengono sostituite con strutture a pianta regolare e zoccolo di pietre sbozzate,
aventi un elevato in mattoni crudi. L'impianto urbanistico pi regolare con un'attenzione particolare alla viabilit interna: strade
pavimentate in tufina pressata, marciapiedi. Abbiamo anche la costruzione di una fortificzione in blocchi calcarei abbastanza regolari.
A monte Papalucio abbiamo un santuario arcaico a carattere misto greco-messapico con una ingente quantit di ceramica e
oggetti votivi greci.
Dal tardo arcaismo si diffonde in Messapia la scrittura come testimoniato da iscrizioni in diversi centri: Nard, Porto
Cesareo, Oria. Pi rarefatto un suo uso man mano che si procede verso nord.
Anche nel rituale funerario si percepisce l'influsso greco. Sebbena la tipologia delle tombe rimanga costante, le modalit di
seppellimento subiscono delle variazioni con l'introduzione della posizione supina e distesa in luogo di quella rannicchiata sul fianco.
Tra gli oggetti metallici continuano ad essere utilizzate largamente le fibule e se ne sviluppa un tipo particolare con arco
semplice a staffa molto lunga, desinente in un'apofisi conica e il tipo, proto-o pseudo Certosa, con arco semplice a sezione circolare e
staffa media, con alla fine un globetto verso l'alto.
La ceramica rimane la produzione principale con i primi vasi torniti e decorati a fasce, vasi in stile geometrico e in stile
misto con motivi vegetali mutuati dalle decorazioni secondarie dei vasi attici a figure nere e rosse dove spesso son presenti motivi
fitomorfi. Appare timidamente anche la decorazione figurata che tuttavia dura solo alcuni decenni. Tra le forme greche pi frequenti
la Trozzella vaso tornito in puro stile geometrico, a carattere perlopi funerario , tipicamente messapico.
-Paucezia
VI secolo, contatti con il mondo greco; l'importazione di ceramica meso e tardocoriznzia testimonia questo processo. , la
crisi che investe il territorio iapigio nel V secolo colpisce anche i centri della paucezia.
L'inizio di un processo di inurbamento, sebbene ad un libello ancora protourbano, stato riconosciuto nel sito di Monte
Sannace, dove gi ad inizio VI, le capnne straminee vengono distrutte e sul pianoro, livellato e rinforzato, vengono realizzati
certamente edifici pubblici con pianta regolare e costituiti da grandi blocchi squadrati. Nella seconda met del VI attestato l'uso di
coperture fittili per i tetti e terrecotte architettoniche policrome di tipo greco.
Per il rituale dunerario la paucezia rimane legata alla tradizione (tombe a fossa e a cassa), con una sola eccezione fin'ora
nota nel rito (tomba Torre a Mare) tomba a fossa troncopiramidale con resti cremati di un individuo adulto, esempio di bustum unico
in paucezia. Dagli ultimi decenni del VI, per influsso ellenico cominciano ad appararire tombe a sarcofago monolitico di tufo
(Rutigliano e Monte Sannace).A queste innovazioni si accostano singolari attardamenti o riprese di modelli protostorici.
Gli oggeti metallici pi considerevoli sono ancora le fibule di ferro e bronzo se facciamo eccezione di elementi importati
quali l'oinochoe in lamina bronzea di Noicattaro e l'elmo corinzio di Torre Castiglione. Dal V appare un tipo nuovo a doppio arco con
staffa media e larga e apofisi terminale conica. Al VI-V si possono poi datare due oggetti in oro, un pendaglio in lamina con la
rappresentazione di leprotto in corsa e una coppia di dischi per ornamento personale, il primo a sbalzo e i secondi a granulazione,
forse realizzati da orafi greci al servizio delle lites. Altri oggetti tuttavia rientrano nella tradizione locale, come i portabalsamari e
fibule a staffa lunga e apofisi conica.
La produzione vascolare ha la massima fioritura nel VI secolo con il diffondersi della ceramica monocroma e bicroma del
secolo precedente che si estinguer alla fine del primo venticinquennio del V secolo. Nonostante l'influsso della ceramica tornita
magnogreca, in Paucezia si continuer a produrre la ceramica geomtrica protostorica. Nelle decorazioni viene perfezionato il motivo
a pettine, molto diffuso anche il motivo del rombo iscritto in un quadrato e rimepito da altri rombi a scacchiera, o serie di rombi
verticali. Le file orizzontali sono variamente riempite da chevrons, triangoli alternati e opposti , linee a zig zag e reticoli; sul labbro,
file di brevi denti di lupo. Abbiamo anche vasi torniti e decorati a fasce classe C importati dalle colonie greche.
-Daunia
Forte attaccamento alla tradizione pi antica e attardamento nell'adozione di elementi culturali nuovi. Per tutta la prima
met del VI non si avvertono gli apporti greci e il territorio rimane legato all'et del Ferro. Dalla seconda met del VI abbiamo
un'inizio di afflienza di coppe ioniche dalla valle del Bradano, brocchette ingobbiate in arancione, forse metapontinee qualche raro
esemplare di ceramica a fasce. Troviamo anche qualche vaso attico a figure nere (Arpi, Canosa). Dalla cultura etrusca derivano le
prime forme di antefisse a testa di menade con nimbo baccellato, vasi di bucchero pesante, fibule del tipo Certosa. Tali apporti
appaiono limitati alla Daunia settentrionale. Non sono attestati oggetti d'oreficeria etrusca.
Questa apertura non avr lunga durata, finendo difatto nei primi decenni del V con conseguente ristagno culturale,
contemporaneo alla crisi in Messapia e Paucezia, sebbe con cause diverse, tra cui l'arrivo delle navi ateniesi nell'adriatico che
spezzano i contatti dei Dauni con i Liburni, sul versante appenninico la pressione delle genti sannitiche d un ulteriore spinta alla crisi
del mondo daunio.
Gli insediamenti dauni seguono le forme precedenti (Aggere di Arpi, con 13 K di fortificazione spiegabile con il carattere
preurbano degli insediamenti dauni che comprendevano al loro intenno non solo strutture abitative ma anche anche edifici pubblici e
vaste aree libere utilizzate a pascolo, per la coltivazione, per la popolazione rurale in caso di pericolo. N mancano secondo l'uso
indigeno le sepolture. L'aggere costituito da un'alzata in terra battuta, derivante dallo scavo del fossato antistante, rinforzato con un
muro di pietre a secco o mattoni crudi, alla met del VI. Continua l'uso di capanne straminee affiancate da abitazioni pi evolute
caratterizzate dalla presenza di antefisse sia greche che etrusche. Esse non son riferibili solo ad edifici pubblici essendo spesso di
modeste dimensioni e molto numerose. L'edilizia puvvlica si dimostra pi impegnativa. Due gli esempi A Canosa un sacello
realizzato in grossi blocchi squadrati e decorato in terrecotte policrome (fine VI) tecnica prettamente greca. A Lavello struttura
rettangolare con portico antistante identificata come edificio sacro, cui si aggiungono successivamente altri ambienti che danno vita
ad un complesso santuaio. Composta da muri a secco di ciottoli di fiume rinforzati da pali lignei; tetto coperto da grandi tegole
ricurve (fattura indigena)
Le sepolture sono le solite con qualche forma nuova come la cassa lapidea.
Fioritura delle steli daunie con repertorio ben precisoe distinzione tra machili e femminili, le prime con margine superiore
dritto su cui si innesta il collo privo di ornamento ; le seconde presentano un incavo al centro del lato superiore da cui nasce la base
del collo ornato da collane. Le bracci incrociate dei maschi sono nude mentre quelle delle donne coperte da sottili lunghi guanti. I
maschi contraddistiniti dalla presenza di armi, corazza, scudo; le femmine da collane, fibule, pendagli. Le stele sono coperte da
figurazioni dalla difficile esegesi, relativa a vita quotidiana , miti e costumi dei Dauni arcaici: caccia con fionde e reti, pesca con la
fiocina, vita domestica e rappresentazioni escatologiche.
Gli oggetti metallici in uso sono noti dalla produzione delle stele che dai ritrovamenti, oggetti pi comuni le fibule, cuspidi
di lancia e giavellotto, rare le spade ed elmi per lo pi da parata (apulo-corinzio)
La ceramica ancora in pieno svilippo qualitativo e quantitativo. La pi nota resta la figulina decorata con motivi
geometrici. Quella daunia continua ad essere prodotta nei due grandi centri di canosa e Herdonia di cui sono tipici i grandi attingitoi,
con ansa bifida terminante con due anelli, sul cui fondo spesso ricportato il motivo della barca solare.
Cap. VI L'espansione di Taranto e l'ellenizzazione della Puglia (ultimo trentennio del V primi del III)
Dalla fondazione di Heraclea Taranto ne esce molto rafforzata, non solo infatti il sito della colonia era fertile ma permetteva
alla citt greca di stringere la propria morsa sulla citt di Metaponto, impedendole qualsiasi tentativo espansionistico.
Tra gli ultimi decenni del V e l'inizio del IV secolo, la potenza tarantina aumenta largamente e questo porter all'espansione
della propria cultura non solo nella puglia ma anche nell'Italia meridionale fino a Roma ed ai centri d'Etruria.
Dalla fondazione di Heraclea la citt gode un periodo di pace per quasi un secolo anche grazie alla propria forza militare
che, oltra alla flotta pi potente della Magna Grecia, comprendeva un esercito di terra composto da trentamila fanti, tremila cavalieri
e mille ipparchi. L'utilizzo della cavalleria fatto risalire all'opera di Archita che perfeziona la compagine dell'esercito mutuandola da
quella iapigia.
L'operato di Archita molto discusso, in quanto egli rappresenta un personaggio fondamentale nella storia non solo di
Taranto ma di tutta la Magna Grecia. Sembra essere depositario di tutte le qualit pi apprezzate nel mondo antico: fu filosofoe amico
di Platone, scenziato e uomo di Stato, oltre che condottiero militare. Fu eletto per sette volte consecutive stratega supremo avrebbe
appianato contrasti sociali interni convincendo i cittadini pi ricchi a cedere parte dei loro proventi ai pi poveri.
A questo periodo stato fatto risalire un mutamento degli assetti urbanistici della citt che vede la costruzione di un grande
circuito murario ed una restrutturazione interna (seconda met del V). La citt quindi si espande molto oltre i limiti dell'acropoli,
occupando l'area sopra la necropoli arcaica e raggiungendo come limite massimo la zona dell'Arsenale. Lo Porto india un impianto
prettamente Ippodameo, con isolati aventi rapporto 1:2 fra larghezza e lunghezza e suddivisi da una perfetta rete di strade ortogonali
che tuttavia date le ridotte dimensioni (71x142) son ben lontane dalla pianta tipica di Ippodamo. L'acropoli forse risultava fortificata
anche se Livio afferma che non lo fosse, sul lato del mare mentre Strabone la inserisce per intero nel circuito murario. Nella parte
dove passava il canale che collegava il Sinus al Portus Tarentinus, esisteva un ponte ricordato pi volte da molte fonti antiche. Oltre
alla grnade agor ve ne erano altre due con funzioni commerciali estalopia e la kapela, ossia il mercato delle stoffe e quello della
carne.
Nel 346, dopo la morte di Archita i tarantini chiesero aiuto a Sparta per difendersi da Lucani. Da questo momento sebbene i
rapporti ne escano intensificati, comincia un processo che porter la colonia ad una debolezza militare e ad un lungo dissanguamento
economico.
Nel 344-42 arriv in aiuto di Taranto Archidamo di Sparta con il figlio Agesilao. Archidamo cadde nella battaglia di Manduria contro
i Messapi. Taranto rimase disorientata e i Lucani approfittarono conquistando Heraclea. La colonia greca dovette ancora chiedere
aiuto in area egea e rispose Alessandro il Molosso, zio di Alessandro Magno che aveva ben pi ampie mire sui ricchi territori
dell'Italia meridionale. Egli, forte di un potente esercito si assicur il controllo di Brindisi per ottenere rifornimenti dalla madre patria,
quindi punt a nord su Arpi e si assicur il suo porto, Siponto, mentre stringeva alleanza con i Paucezi. Avendo il controllo delle genti
Iapigie si volse contro i Lucani riconquistando Heraclea e quindi ad occidente combatt i Bruzzi. Prosegu la sua avanzata vittoriosa
giungendo fino a Paestum che probabilmente conquist battendo Lucani e Sanniti loro alleati. Strinse quindi alleanza con i romani
che, entrati in campania dopo la prima guerra sannitica, erano alleati utili. Taranto, temendo le mire espansionistiche del re epriota,
fece mancare il proprio appoggio. Alessandro tent di allacciare rapporti con Thurii e Metaponto, il conflitto con Bruzzi e Lucani si
riaccese e il re fu ucciso nel 331 da un esule lucano della sua guardia. Il suo corpo fu preso dai Bruzzi e portato a Cosenza, loro
capitale.
Con l'inizio della seconda guerra sannitica Taranto e le citt italiote godettero di relativa clama essendo i Lucani collegati ai
Sanniti i quali erano occupati con i romani a nord. Questi ultimi, entrati da poco in puglia, stretto un patto con Arpi, assediarono
Lucera, presidiata dai Sanniti.
L'interferenza dei romani in un'area d'influenza tarantina testimoniata da un passo di Livio che riporta come legati
tarantini si offrirono di fare da mediatori tra romani e sanniti minacciando di prender posizioni contro chi non avesse accettato.
Terminata la guerra sannitica nel 304 i Lucani si volsero nuovamente verso Taranto che chiese ancora aiuto a Sparta, la
quale invi Cleonimocon cinquemila soldati mercenariche si sommarono alle forze gi radunate da Taranto contro le quali i Lucani
chiesero la pace.
Partito Cleonimo, i Lucani ripresero le ostilit costringendo la citt a chieder aiuto ad Agatocle di Siracusa che ne approfitt
per mettere piede in Italia. Dopo aver sconfitto i Lucani and in aiuto di Corciria assediata dalla flotta macedone e, dopo averla
salvata la dar in dote alla figlia Lanassa, sposa di Pirro.
Pirro sar il protagonista delle guerre tra Taranto e Roma. Questa aveva violato il trattato di pace precedente accorrendo in
difesa di Thurii assediata da Lucani, Bruzi e Sanniti e, dopo la liberazione della citt vi avevano lasciato un presidio militare; l'anno
dopo una flotta di dieci navi da guerra romane erano apparse innanzi Taranto suscitando lo scoppio della guerra (281). La citt allora
chiesa aiuto a Pirro che intervenne ma una tempesta ne disperse le forze. Sbarcatopresso un porto dei messapi, ringrazi gli autoctoni
e, rafforzato l'esercito si scontr contro i romani ad Heraclea, sconfiggendoli (280). Seconda battaglia, sempre favorevole a Pirro si
svolse un anno dopo ad Asculum. Dopo tali vittorie Pirro part per la Sicilia per alcuni anni. Al ritorno, fu sconfitto a Maleventum dai
romani. Egli quindi part temporaneamente per la Grecia lasciando Taranto fortemente presidiata. Mor nel 273 mentre combatteva
per le strade di Argo.
Pochi mesi dopo nel 272, Milone, ilcapo del presidio di Taranto si accord con i romani per lasciare loro la citt in cambio
di alcune garanzie. Taranto divenne socia dei romani fornendo un contingente di navi ai nemici in caso di necessit. Ma non dovette
abbattere le mura n armi e flotta. Perse tuttavia il proprio ruolo egemonico, andando verso un graduale e lento declino.
La floridezza nel IV III secolo tuttavia non scompare nonostante il costo delle continue guerre. I corredi funerari della met
del III secolo non mostrano segni di crisi ma si distinguono per abbondanza e preziosit degli oggetti, in linea con quelli del secolo
precedente.
Nell'ordinamento interno la citt alla fine del IV presentava una divisione in due partiti opposti: uno formato dai vecchi ceti
dirigenti legati alla propriet della terra, all'allevamento e alle rendite connesse; l'altro in cui confluivano i ceti medi e popolari legati
alle attivit della flotta e ai commerci marittimi. I primi filoromani, i secondi fortemente nazionalisti.
La citt in questo periodo si espande all'interno delle mura; ad est della agor sorge un tempio ai dioscuri come testimoniato
dalla presenza di pozzi sacri e da tavolette con raffigurazioni dei due fratelli. Abbiamo inoltre tombe monumentali a camera con
dromoi; eracle di Lisippo in bronzo sull'acropoli e Zeus sull'agor. Nel campo della letteratura ricordiamo il poeta Leonida e Livio
Andronico.
-L'ellenizazione della Puglia
Tra V e IV assistiamo all'aumento d'intensit delle influenze greche che si traduce nella formazione di una koin di
impronta ellenistica della genti iapigie. Questo porter alla diffusione in tutto il territorio delle citt difese, tranne che in Daunia, da
poderose cinte urbiche in blocchi quadrati. Scompare l'uso della capanna straminea e si diffondo gli edifici interamente in pietra,
oppure con zoccolo di pietra e alzato in mattoni crudi. Il tetto sostenuto da brevi travi lignee e coperto da tegole. L'impiego o meno
di materiali e tecniche qualitativamente migliori dipende naturalemnte dal tipo di edificio: cos avremo edifici ornati da colonne e
capitelli e architravi lapidei di chiara impronta ellenistica, o semplici abitazioni private del tipo gi visto.
Notevole l'incremento deomgrafico rispetto sia all'et precedente che alla seguente. Attestazioni archeologiche sono i fitti
abitati e le grandi necropoli
Nell'ambito del rituale funerario abbiamo una situazione complessa con una prevalenza del rito dell'inumazione, ma
cominciano ad apparire casi di cremazione specie vicino Taranto. Un rito particolare consistente in una precremazione riscontrato
solo a Canosa. Di origine incerta anche la diffusione della cosiddetta tomba a grotticella artificiale mentre di ambiente greco la tomba
a camera ornata sul prospetto da elementi architettonici in rilievo. Simile discorso per la tomba a semicamera, con apertura dall'alto e
le pareti spesso dipinte e decorate con elementi ornamentali tipicamente greci.
Settore d'artigianto greco e in particolare tarantino cui attingono le categorie maggiorenti degli indigeni in via di
ellenizzazione l'oreficeria.
La scrittura si diffonde ancor di pi in Paucezia e limitatamente in Daunia ova abbiamo verso la fine del IV secolo le lingue
dei popoli invasori : sannita e latino.
Si diffonde la moneta d'argento, gi diffusa con le valute d'argento delle citt Magno Greche gi in et arcaica. Le monete
pi diffuse son quelle di Metaponto e in seguito quelle di Taranto nel IV e quelle di Thurii e Heraclea. Solo a fine IV appaiono quelle
emesse da zecche di citt indigene: Baletium e Neretum, Arpi e Tiati, Caelie e Ruvo.
Per quanto rigurda la produzione ceramica abbiamo processi di emulaizone di modelli ellenistici per poi passare a vere e
proprie produzioni di ceramica protoitaliota. Alla fondazione di Thurii si fa risalire la produzione di vasi attici a figure rosse. Tali
produzioni differiscono da quelle attiche dalla qualit dei materiali usati: argilla pi chiara vernice nera meno inensa e brillante.
Metaponto sarebbe invece il centro della produzione dei pittori della generazione protolucana (pittore di Creusa, pittore dell'anabates,
pittore di Dolone).
Nell'ambito della produzione protoitaliota distinguiamo la A e la B, per deignare quella lucana e quella apula termini che
tuttavia designano le citt greche rispettivamente site nella costa lucana e pugliese meridionale. Al gruppo A appertengono le
produzuini del pittore di Pisticci, di Amykos e di Policoro; al gruppo B quelle del pittore della danzatrice di Berlino, il pittore di
Sisifo, e di Gravina.
Nella cermica apula, soprattutto nello stile del pittore di Sisifo si scorge l'origine dei due filoni artistici in cui si articola la
produzione di IV: lo stile comune e lo stile ornato. Del primo far parte la produzione minore sia come forme che come decorazioni,
nel secondo rientreranno vasi, di aspetto spesso monumentale , decorati con complesse scene figurate di non sempre facile
interpretazione. Lo stile diviso in tre fasi Apulo, antico, medio e tardo e comprende tutto il IV secolo. Massimo rappresentante
dell'apulo antico e dello stile ornato il pittore della nascita di Dionisio il cui prodotto caratterizzato da pose solenni e statuarie e
cura nel trattamento delle pieghe del panneggio. Esponente pi notevole dello stile comune invece il pittore di Tarporley in cui
avvertiamo variazioni stilistiche che hanno costretto gli studiosi a suddividerne la produzione in tre periodi.
Nuovo impulso allo stile ornato lo diede il pittore dell''Ilioupersis apportando numerose innovazioni nella decorazione
figurata e in quella ornamentale
Verso la met del IV appare anche uno stile barocco che far proprie caratteristiche del tardo apulo come l'incremento di
colori aggiunti, come rosso violaceo, accanto al giallo e al bianco; elaborazione di decorazione sussidiaria, come teste femminili tra
elementi vegetali che diventano protagoniste della composizione nei vasi di piccole dimensioni.
Classe a parte sono i vasi a vernice nera con decorazione suddipinta in rosso e raramente in bianco nati probabilmente dalle
officine di metaponto con diffusione nei corredi indigeni; ancora diverso lo stile di Gnathia fondato su un sistema di decorazione
suddipinta sulla superficie interamente verniciata di nero. Decorazione spesso figurata e ampia diffusione.
Sottomessa Taranto nel 272, Roma combat contro i Messapi sconfiggendoli tra il 267-266 (fasti trionfali di Attilio Regolo
sui Sallentini e Sallentini e Messapi). Divengono padroni di tutta la puglia e la controllano tramite alleanze e deduzioni di colonie
(Venusia, Brindisi)
Il ridimensionamento di Taranto sembra portare una crisi nei territori legati alla colonia spartana; stasi generale nei centri
della Paucezia e della Messapia, sia sul piano artistico che artigianale. Diversa la situazione dei centri Dauni. A Canosa e Arpi nessun
segno di crisi tra seconda met del IV e inizio III essendo questi centri alleati di roma.
Per quanto riguarda la guerra nnibalica, dopo le vittorie consecutive sui romani al Ticino, al Trebbia e al Trasimeno, nel 217
Annibale giunse in Daunia e, dopo aver devastato i campi di Lucera e Arpi si stabil a Vibinum. Nel 216 nominati consoli Varrone e
Emilio Paolo annibale raggiunse le pianure del tavoliere e pose il suo accampamento a Canne sulla riva destra dell'Ofanto, mentre i
romani occuparono entrambe le rive a valle dell'accampamento cartaginese. Il 2 agosto del 216 Varrone, che aveva il comando quel
giorno, fece schierare l'esercito romano a destra del fiume rivolto a sud per indurre Annibale ad accettare la battaglia campale. I
romani furono chiusi in una morsa con un'immane caneficina. La sconfitta port la defezione di molte citt alleate tra cui Arpi la pi
antica.
Nel 213, dopo i temporeggiamenti di Fabio Massimo, ripresero le ostilit e Arpi venne ripresa dai romani. Annibale lasci
Salapia dove era rifugiato e imperversnel Salento con l'obiettivo di impadronirsi di Taranto. Qui l'odio per i romani era cresciuto e il
partito popolare, comandato da giocani ricchi, riusc a mettersi in contatto con Annibale chiedendo la libert dei tarantini con
l'esanoero da tributi e presidio. Lo stesso anno annibal marci sulla citt e infiltrandosi nottetempo riusc a prendere possesso di gran
parte dell'abitato tranne che la Citt Vecchia oe sie erano riparati i romani. Annibale fece allora costruire nell'istmo di collegamento
delle palizzate, un aggere e una muraglia. Questa situaione dur fino al 209.
Nel 212 Fulvio Flacco cercava di riprendere le citt conquistate dai cartaginesi e si scontr con annibale ad Herdonia, ma
perse. Successivamente venne combattuta una seconda battaglia di Herdonia in cui i romani furoo nuovamente sconfitti e gli
herdoniesi vennero costretti ad abbandonare la citt e a trasferirsi presso Thurii e Metaponto, pi controllabili dai cartaginesi. La citt
di Herdonia fu messa alle fiamme perch non fosse rioccupata dai romani.
Nel 209 Fabio Massimo progett con uno stratagemma la riconquista di Taranto che avvenne con immenso saccheggio.
Taranto dovett pagare un tributo annuo e non pot pi battere moneta. Conclusasi vittoriosamente la seconda guerra punica i romani
sidiedero a ricostruire il sistema di alleanze nell'Italia meridionale e assegnarono terre ai veterani. Dopo ci si disinteressarano alla
puglia concentrandosi sul settentrione. Le terre rimasero incolte o vennero arbitrariamente rioccupate dalle aristocrazie locali che vi
impiantarono il latifondo a manodopera schiavile
Per quasi tutto il II secolo durer una crisi latente, in parte sanata dalle riforme graccane. La crisi tocchera i ceti modesti a
danno dei piccoli artigiani e dei contadini; si arricchiranno invece mercanti e banchieri beneficiari della nuova struttura economica.
Alcuni grandi centri decadranno e alri minori scompariranno.
La crescita del disagio sociale anche dopo la riforma graccana porter alle rivolte contro Roma del 90-88 a.C. La guerra fu
vinta da roma on la concessione per della cittadinanza romana a tutti gli alleati italici, soddisfacendo le esigenze dei ceti pi elevati.
Le citt divennero municipia. E da questo momento in poi possiamo parlare di una puglia romana inserita nel quadro di un'italia
romanizzata. Le tracce di cultura indigena si andranno estinguendo nel corso del I secolo.
La documentazione del archeologica relativa al questo periodo riguardante la puglia indigena molto modesta anche per i
continui saccheggi. In Messapia dopo il fervore edilizio di III sec non abbaimo altre fortificazioni urbane in centri indigeni.
Particolare importanza assume Brindisi dopo la deduzione della colonia latina. Gli usi funerari non cambiano tranne che per alcuni
esempi di incinerazione (Ugento).
Poco si sa della paucezia in questo periodo forse anche per la decadenza dell'intera area. Pi consistente la documentazione per la
Daunia in cui le espresioni della cultura materiale si mostrano composite mantenendo aspetti originari insieme a tipi di influenza
italico.-romana e greco.ellenistica. A quest'ultima sfera ci riporta il ritrovamento ad Arpi di una tomba a camera che si distacca
totalmente dalle forme tradizionali daunie essendo costituita da tre ambienti affiancati con accesso da quello centrale. Due klinai
erano accostati alle camere laterali e la tomba era costituita da blocchi squadrati che sostenevano tre volte a botte.
L'interno era decorato da capitelli angolaridi paraste figurati e da un fregio continuo dipinto di elementi vegetali.
Interessante un pinax dipinto con iscrizioni messapiche. La facciata era decorata da capitelli figurati e il frontone riempito con una
testa di Medusa scolpita in pietra in altorilievo.. Priva di corredo databile igialmente al III secolo.
Sempre da Arpi altre attestazioni di contatti con il mondo greco sono mosaici a ciottoli trovati nel contesto di una ricca casa
con ambienti disposti intorno ad un peristilio.
Nel territorio daunio inoltre si inserice un nuovo sistema socio-economico che prescinde dall'autarchia delle vecchie citt
stato e vede i nuovi ceti emergenti come promotori di grandi fattorie di I secolo lontane dai centri ubrani ma in zone fertili, che
saranno il motore della nuova economia.
ARPI
Gli Ipogei
Gli ipogei in esame fano parte di tipologie funerarie del tipo con copertura a botte (della medusa e delle anfore), secondo un
modello detto macedone caratterizzato dala presenza del tumulo, dell'articolazione anticamera-cella, dalla volta a botte, dalla facciata
con prospetto architettonico. L'area di massima presenza a Grecia settentrionale, ma tra III e I ha un'ampia diffusione (Egitto, russia
meridionale, illiria, campania, etruria). La pi complessa articolazione dell'ipogeo della medusa dev'essere vista come una
rielaborazione del modello.
Esse comunque differiscono dai modelli macedoni per il dromos che nelle tombe in esame era scoperto e interrato inseguito
alal deposizione; il colonnato della fornte libero mentre nei casi macedoni formato da semicolonne e manca in queste ultime il
vestibolo presente nella tomba della medusa. Inoltre il tumulo non si riscontra nelle tombe arpane
Gli ipogei con copertura spiovente (ganimede) piuttosto diffusa nella puglia settentrionale di area nord ofantina (Tiati,
Salapia, Lavello). Esse dai confronti appaiono come proprie della cultura locale, distribuite nell'intera Daunia fatto che andrebbe
collegato ad una koin italica ellenizzata.
Le esperineze ipogeiche arpane presentano degli elementi in comune: impiego di blocchi, riuso di materiale di costruzione,
interro omogeneo del dromos
Dei tre monumenti solo l'ipogeo della medusa presenta un programma decorativo di alto livello che potremmo definire
rientrante nello stile cosiddetto a zone con inserzioni di tipo strutturale che vanno integrate con i pi recenti ritrovamenti dei vani
residenziali della casa Montarozzi le cui decorazioni si datano al IV III secolo.
- Ipogeo della Medusa Dal Saccheggio allo scavo sistematico
La prima segnalazione risale al settembre 1980 in cui si riferica del saccheggio della tomba gi numerose volte. La porta
era forzata nel tentativo dei tombaroli di passare all'esterno ed era stata asportata una delle protomi dei capidelli di lesena che la
fiancheggiava dall'interno.
1984 asportazione dalla tomba delle sue parti architettoniche (frontone, capitelli e forse architrave dipinto). Per l'intervento
s oper con un mezzo meccanico come testimoniano i colpi di benna rimasti su un blocco presso le colonne di accesso alla tomba.
Lo straordinario complesso di materiali lapidei ritrovati convise dell'opportunit di un'indagine approfondita per la
supposta presenza di un ipogeo.
1985 venne ritrovato nel corso dello scavo un acroterio a palmetta che conferm i presentimenti.
L'indagine della struttura, portata avanti dalla Soprintendenza archeologica della Puglia si articol in due momenti:
maggio-giugno del 1985 e una campagna di scavo sistematica maggio-luglio del 1989. L'intervallo da attribuire alla difficile
accessibilit del sito e alla mancanza di fondi.
L'idea era quella di una musealizzazione del complesso nell'ambito del progetto di umanizzazione della rete autostadale. A
questo si deve la scelta di non reinterrare il sito.
Nonostante la messa in sicurezza delle strutture, numerosi i danni riportati dalla mancata attuazione del progetto.
-Lo Scavo
L'indagine dell'area immmediatamente circostante l'ipogeo ha permesso di individuare due importanti elementi: la
stratigrafia di questo settore della necropoli e la presenza di strutture esterne al dromos coeve all'impianto dell'ipogeo di non certa
relazione con esso.
Tomba a camera costituita da blocchi regolari di tufo . Il dromos a piano inclinato presenta pareti realizzate differentemente
sui due lati. Il terreno di riempimento del dromos pi omogeneo sino al seconod piano di pavimentazione. Sul lato sud presente
uno zoccolo a segmenti sfalzati realizzato con laterizi e tegole di fattura eterogenea e strati di malta. Nel tratto iniziale abbiamo coppi
a sezione semicircolare ribassata, mentre nela parte finale abbiamo i laterizi che poggiano su pietre irregolari in file orizzontali non
sempre ben allineati. Sulle apreti sono disposti quattro strati d'intonaco con il pi antico di colorazione rosso scura omogenea. Il tratto
finale presenta una colorazione chiara in basso e scura in alto. Il piano di calpestio presenta tre livelli di rifacimento di cui l'inferiore
ricavato nel banco naturale, in cui erano scavate le grotticelle dell'et del ferro tagliate dal dromos.
La fronte tetrastila costituita da colonne in tufo poggianti su basi attiche, le laterali non interamente a vista, con soglia
continua, sormontate da capitelli ionici trasversali figurati sostenenti un'architrave dipinto e trafugato, sormontato da un fregio dorico
con residui di pigmenti azzurro e giallo, e frontone con testa di Medusa.
L'interno si sviluppa in tre ambienti uno centrale collegato a due celle laterali rettangolari dcon due lati leggermente
concavi. La volte a botte con lati disposti nel senso della lunghezza.
Decorazione pittorica della cella centrale: zona blu scuro, sozzolo in stucco chiaro, alta zona rossa, fascia chiara con linee
curve marmorizzate in rosso, cornice con kyma dorico in stucco, fregio con girali dipinti su fondo blu.
Il fregio dipinto sulle quattro pareti dell'ambiente di accesso inocra e bianco su fondo azzurro intenso con un motivo a
tralcio ondulato con ramificazioni vegetali e fiori campanulati e a pi petali.
Pavimento in cocciopesto con emblema centrale rettangolare composta da una parte pi esterna a fascia gialla, motivo ad
onda in nero su fondo bianco, fascia rossa, campo bianco con due pistrici sul lato lungo fiancheggiati da coppie di delfini. Al centro
rettangolo suddiviso da diagonali intesecantisi bianche in quattro triangoli, due rossi e due gialli.
Nelle due celle pavimentate in cocciopesto abbiamo due letti funebri con sgabelli antistanti, uno di fronte all'altro.
Sui materiali deposti possiamo dire poco per via dello stato di sconvolgimento in cui versava il complesso. Nel vano
centrale: argenti, vasellame in marmo, strumento in bronzo. Nella cella destra: brocca acroma, coppa a vernice nera, fondo di
alabastro, punta di lancia. Ceramica presente: geometrica, a vernice nera, a pasta grigia, a vernice bruna, rossa, a tempera, acroma,
pareti sottili e anfore, terrecotte di vario genere, skyphos in vetro, vasellame marmoreo. Prodotti in argento, ora, bronzo e ferro.
Nella cella sinistra: braccialetto in filo d'oro, testa di spillone in argento.
L'ipogeo anche per le sue decorazioni figurative, costituisce una realizzazione parzialmente estranea alla cultura daunia,
non solo pi monumentale ma con un consapevole riferimento ad esperienze rappresentative nuove ed estere. E' una vera e propria
importazione dall'estero non presentando alcun punto di contatto con la tradizione locale del pieno ellenismo che vede lo svilippo di
tmbe a grotticella e acamera mortuaria semplice in opera quadrata e doppio spiovente, solo eccezionalmente dipinte. Segnodella
rottura portata dall'influsso romano, soprattutto dopo la guerra annibalica.
-Acroterio a palmetta
base a triangolo ottuso per alloggiamento del frontone. Dal vertice si stacca una palmetta che presenta due lobi aperti alla
base con estremit arrotondata ricurva verso l'interno e cinque steli centrali di cui i due esterni ricurvi all'esterno. Materiale pietra
calcarea bianca colorata di rosso nello spazio anteriore tra base e palmetta.
-Frontone con Medusa
Blocco irregolare con estremit superiore triangolare modanato e decorato anteriormente con cornice superiore e volto di
medusa leggermente decentrato rispetto al blocco, poggia il capo su una base di foglie lanceolate con solcatura mediana. I capelli in
ciocche scomposte ricadono sul collo mentre altri sono sparsi e si alternano a serpenti a ricciolo. Due grandi ali aperte fiancheggiano
il serpente centrale sulla fronte. Sotto il collo due serpenti son legati con noto erculeo. Al di sotto della medusa presente una cornice
aggettante con fascia piana arrotondata e un kyma dorico con alternanza di tre triglifi e fascia liascia. Pietra calacarea dipinta di
rosso.
-Capitelli figurati
Base circolare con risega e parte superiore espansa su cui poggiano quattro volute trasversali impostata ciascuna su una
foglia tre delle quali comprendono fra loro una testa: due femminili e una maschile.
-Porta
a due ante rettangolari con lato breve esterno leggermente arrotondato. Sul lato anteriore due riquadri con zone di
colorazione gialla e rosa ciclamino; fascia centrale in nero con residui di decorazione a borchie con nucleo centrale in ciclamino,
riquadri inferiori rossi a base gialla.
-Cerbero
Scena dipinta con parte inferiore di figura stante conservante parte della veste violacea, calzari bruni con frange laterali.
Grande animale azzurro scuro con zampe molto arrotondate. Paralleli con scena del cerbero e hermes psycopompos di canosa.
-Pinax
Riquadro ottenuto con una linea bruna sul fondo rossa della parete con sporgenze rettangolari corrispondenti agli angoli.
Internamente figura maschile con tunica bianca a bordo nero, volto di profilo non leggibile e mano sinistra aperta verso l'esterno, alti
calzri rossi con stringhe nere e frange. A sinistra palafreniere stante in posozopme frontale, indossante un copricapo frigio, tunica con
ampia scollatura e grande scudo circolare bordato. Conduce un cavallo con criniero di colore bruno con zampa anteriore sinsitra
sollevata e testa rivolta verso i personaggi. Iscrizione in alto su personaggio togato (artospinave) artos pinxit.
-Ipogeo di Ganimede (prime met III)
Tomba a camera costituita e pavimentata con blocchi regolari di tufo. Dromos esplorato solo parzialmente nel tratto finale,
con pareti intonacate appena visibili. L'ipogeo privo della fronte, della porta e di parte dei blocchi della copertura asportati gi in
antico.
La cella deposizionale p rettangolare con copertura a capanna, le pareti sono composte da due filari di blocchi sovrapposti
rivestiti di intonaco rosso; la copertura realizzata in blocchi monolitici di tufo.
Nessuna deposizione, i materiali si trovavano al di sotto di un crollo della copertura. (cratere a volute e terrecotte figurate).
-Ipogeo delle Anfore (fine IV inizio III-II)
Tomba a camera costitutia da blocchi regolari di tufo, dromos esplorato parzialmente con pareti intonacate con zoccolo
bianco, sbavature rosse e campo rosso soprastante.
Fronte con due colonne con leggera enthasis su basi rettangolari, sormontate da capitelli dorici, forse completata da un
architrave dipinto.
L'interno si sviluppa in due ambienti: uno stretto vestibolo e la cella. Il primo ha un soffitto piano con sette travi scanalate,
rivestito di intonaco chiaro; le pareti sono dipinte con campo rosso su zoccolo chiaro e il pavimento formato da ciottoli e frammenti
fittili decapitati e annegati nella malta. La cella rettangolare ha una copertura a botte e pareti composte da otto filari di blocchi
sovrapposti. Le pareti sono intonacate di rosso sino all'imposta della volta, intonacata di chiaro. Due letti funebri affrontati. Il
pavimento in calcare battuto con resti di colore rosso e nero.
Il solo ritrovamento di deposizione interamente acquisito quello del ripostiglio. Abbiamo ceramica geometrica, listata, a
vernice nera, bruna e rossa, suddipinta policroma, a figure rosse e ceramica da fuoco, oltre che ceramica acroma e apreti sottili;
numerose le anfore e le terrecotte figurate. Tra gli altri materiali, pesi da telaio, pastiglie di vetro, anello in oro, bronzi e ferro.