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Leptis

Magna
Il problema delle fonti
Le fonti pi antiche non offrono particolari indicazioni su Leptis Magna, limitandosi a citare il sito in un semplice elenco di nomi. Nel sec. VI a.C. tuttavia navigatori Persiani riferivano di una Neapolis collocata nel medesimo luogo di Leptis, abitata da pastori che praticavano la transumanza. Storici come Plinio e Tolomeo hanno riportato il nome della citt nella forma Neapolis e cos viene indicata da gran parte delle fonti. Leptis difatti la latinizzazione del toponimo punico originario Lpqy, diventato poi Lebda nella pronuncia araba. Fu Pomponio Mela, geografo del sec. I d.C., ad introdurre definitivamente il nome Leptis Magna, abbandonando la forma ellenistica Neapolis. Quale che fosse il suo antico nome, la citt assunse presto la funzione di cerniera tra il continente africano e i commerci del Mediterraneo. A tal riguardo Strabone sosteneva che un traghetto, partendo da Neapolis, doveva traversare 3600 stadi per raggiungere Locri di Calabria (una distanza pari a circa 400 miglia marine). Il portolano intitolato Descrizione del Mediterraneo, di cui oggi restano tre frammenti trascritti in un codice del X secolo, offre un dettagliato resoconto dei porti e delle coste mediterranee che andavano da Alessandria dEgitto al Golfo di Tunisi compresa Leptis e poi ancora da Cipro e dalla Siria fino a Mileto e alla Ionia compresa Creta. Diverse in origine sono state le ipotesi di datazione ma da unanalisi eseguita sul testo greco originale, in cui compare Cesarea di Palestina, si potuto stabilire che il documento risalisse e fosse posteriore allepoca d Cesare Augusto (12 a.C.). Una scuola di pensiero ha dunque suggerito il periodo storico compreso tra i secoli I a.C. e I d.C., mentre ulteriori datazioni hanno collocato lopera nei secc. VI o persino V d.C. Nel paragrafo 93 il territorio a Nord di Leptis, Capo Homs, viene descritto come una terra bassa con tanti scogli. Riferendosi poi allinsediamento, il testo descrive una duna bianca ed una spiaggia evidenziandone la posizione paralitoranea e riferisce che pure la citt tutta bianca, ma non c porto, e per ormeggiare al sicuro pi opportuno il Capo Ermeo. La distanza dalla citt allErmeo di 15 stadii [=3km]. Ma lArcheologia ha portato alla luce una situazione pi complessa di quanto descritto da questa fonte: se, come sappiamo, in origine Leptis non era dotata di porto e mancavano i moli e le grandi torri, allora il portolano si riferisce a quello stato naturale del sito con coste basse e pericolose. Se si accoglie questa ipotesi la teoria della datazione tardo-antichista perde valore, il porto fu infatti interrato nel sec. II d.C. per costruire la villa imperiale degli Antonini. Attenendosi dunque alla datazione augustea, il margine ante quem da trovarsi nellet dellimperatore Claudio (intorno al 50 d.C.), ovvero allepoca del rilancio economico intrapreso proprio da quel sovrano, dopo i lunghi anni di carestia sofferti da Roma.

Vicende storiche
La storia di Leptis legata alle citt Sabrata e Tripoli: attraverso il loro territorio, denominato Tripolitania, le carovane per il trasporto di schiavi e polvere doro provenienti dal Niger e dal Ciad giungevano facilmente al Mediterraneo. Per molto tempo gli studiosi considerarono questi insediamenti di origine fenicia ma evidente subirono uninfluenza punica molto pi forte poich erano sottomesse a Cartagine a cui dovevano versare un tributo annuale di 11 t dargento. La loro stona urbanistica comincia solo dopo la distruzione di quella citt punica. Con la pace di Zama (II guerra punica), i Cartaginesi furono costretti ad abbandonare gli emporia e le citt della Tripolitania ricaddero nel regno mauritano di Massinissa. Esse divennero ricchissime grazie alle coltivazioni dellentroterra e ai porti. In seguito limperatore Settimio Severo, originario di Leptis, ordin la costruzione di una nuova citt allinterno di quella vecchia, creando un quartiere imperiale.

Contrariamente a quanto sostenevano gli archeologi dellepoca fascista, le citt tripolitane non furono mai romane ma, restando legate alle loro origini puniche, chiesero di entrare liberamente nellimpero liberis atque immunis. Gli archeologi della prima spedizione fascista scoprirono sotto la sabbia molti pi monumenti che case private: Leptis ha quindi quello che le citt romane in Tunisia e Siria non hanno (teatro, porto, ecc.), ed essa si pone come esempio paradigmatico di ci che potevano essere le grandi metropoli dellantichit. A seguito del disastroso terremoto del 365 d.C. e della dissoluzione della III Legione Augusta in Nord-Africa, Leptis e Sabrata si difesero con le rovine dei quartieri abbandonati. La successiva invasione dei Vandali le obblig allo smontaggio delle mura e ci malgrado esse perdurarono fino alla ricostruzione bizantina. Ma nel 643 d.C., dopo loccupazione araba di Alessandria, i Copt ostili ai Bizantini per questioni dottrinali consegnarono agli invasori la flotta con cui si impadronirono delle citt cirenaiche e tripolitane. Da quel momento Leptis rimase una fortezza di predoni fino allassalto dei Turchi, a cui per le mura severiane resistettero.

Sviluppo urbano e monumenti


Limpianto urbano antico partiva dal foro vecchio, da l la via trionfale saliva su una cresta e i suoi cambiamenti di direzione erano camuffati da archi trionfali: quelli di Traiano e di Settimio Severo avevano perci la funzione pratica di nascondere gli angoli degli isolati. Nellarricchimento della citt bisogna trovare le cause dello sviluppo urbano. Quando il teatro era stato gi ultimato, nell8 a.C. furono costruiti il portico ed il mercato e fu programmata unespansione verso linterno, lungo la grande via litoranea. Entro il 30 a.C. questo ampliamento era gi terminato. Il mercato possedeva 2 strutture a tholos e un portico trapezoidale. Il grande arco di Settimio Severo (sottofondato e rivestito di 2000 t di marmo) fu realizzato in occasione della nomina a imperatore sacrificando una parte della citt e tagliando le fognature. Questarco un tetrapilo e probabilmente segnava lingresso principale della citt. Nel 68-69 d.C. Leptis si trov costretta ad. affrontare unimminente invasione delle popolazioni nomadi e venne costruito un vallo largo 23 m. Per quanto riguarda il porto, esso fu edificato in corrispondenza dello sbocco del wadi con enormi gettate sugli isolotti naturali, ma le esondazioni invernali ostacolavano lormeggio delle navi cos il torrente fu sbarrato a monte da unimponente diga. Questa fu costruita a ridosso del vallo difensivo e ci permise la costruzione del porto-canale di et neroniana e delle terme adrianee. Del porto, che aveva unestensione di 100.000 mq, rimangono gli approdi e le fondazioni del grande faro. La citt imperiale ha occupato e distrutto gli edifici originari costruendo un foro con marmi importati da tutto limpero. Nelle intenzioni del progetto finale, mai realizzato, la basilica doveva trovarsi nel mezzo tra due fori, invece essa resta a fianco di un unico foro con botteghe trapezoidali di raccordo. Il complesso delle terme e palestre risale alla fine dellet di Adriano. Notevoli sono leleganza del tempio della gens Severiana e la grandiosit del ninfeo di Caracalla in cui una spessa piattaforma di calcestruzzo poggiante sullantico letto del wadi sorreggeva tonnellate di materiale e garantiva la stabilit. Appena distanti da Leptis sorgevano un piccolo anfiteatro ed uno dei pi grandi circhi dellantichit. Dalla citt si poteva accedere alla parte bassa del circo tramite un tunnel oppure alla parte alta dellanfiteatro attraverso un ponte. Lultima fase costruttiva fu quella bizantina, che sorse su un livello leggermente pi alto di quello romano. Linsediamento bizantino occup lo spazio limitato allinterno del foro antico. Allinizio del sec. IV la porta di Antonino Pio venne fortificata ed usata come porta difensiva mentre tutti i quartieri allesterno venivano abbandonati. In questo abbandono generale ci che rimase intatto furono le piccole terme severiane decorate con scene di caccia. Va ricordato infine che i monumenti cittadini venivano eretti a spese di facoltosi privati. Di particolare interesse sono infatti alcune architetture minori come il ninfeo di Venere presso il teatro (del cui edificio rimane parte del fronte assieme ad alcune colonne con capitello composito), il ninfeo di Eracle sul Cardo Massimo (eroe caro alla famiglia dei Severi) ed il ninfeo del Calcidico (una struttura proto-imperiale con fontana severiana annessa).

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