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Sapienza Università di Roma

Facoltà di Lettere e Filosofia


Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici

Fortificazioni e Spazio urbano a


Palermo

Docente: Francesca Romana Stasolla


Specializzando: Giuseppe Russo
La città punica
La città di Palermo viene fondata
nell'VIII secolo a.C. dai Fenici come
emporio commerciale sulla costa
siciliana. Il luogo dove si sviluppò il
nucleo più antico della città è stato
sicuramente individuato nel punto
più alto dell'altura limitata a Nord dal
corso del cosiddetto “fiume del
Papireto”; a sud da un corso d'acqua
a regime torrentizio, attivo solo
d'inverno, chiamato “fiume del
Maltempo”, a est dal mare. Questo
sperone roccioso era quindi
circondato per tre lati dall'acqua, e
poichè l'occupazione dei promontori Carta paleogeografica della costa e
dell'area portuale dell'antica Panormos
e degli isolotti antistanti alle coste è (da Tamburello 2003)
la forma tipica degl'insediamenti
fenici esso rispondeva perfettamente
alle necessità di difesa e di
sicurezza dei colonizzatori.
Ecco come doveva presentarsi la città
in periodo fenicio punico (VIII-III sec
a.C.)
In giallo l'area della necropoli punica.
(da Palermo Punica 1996)

“Anche i Fenici abitavano in Sicilia, tutto intorno, dopo aver occupato i promontori
sul mare e le piccole isole vicino la costa per promuovere il loro commercio con i
Siculi; ma quando i Greci iniziarono a giungere in gran numero dal mare, lasciarono
la maggior parte delle loro sedi, si riunirono i comunità e occuparono Mozia, Solunto
e Panormo vicino agli Elimi: avevano fiducia nella loro alleanza con gli Elimi e per il
fatto che da questa città, la distanza tra Cartagine e la Sicilia richiede un tragitto
brevissimo”
Thuc, VI 2,6
Le fortificazioni
Il tratto più consistente delle mura
urbiche di età punica si trova al di sotte
delle cinquecentesche Sale Duca di
Montalto al Palazzo Reale, mentre altri
resti sono sparsi in varie zone della città
vecchia (il quartiere oggi noto come
Cassaro). Esse sono costruite in opera
isodoma di calcarenite estratta da cave
locali e tagliata in blocchi squadrati in
maniera incredibilmente precisa ed
assemblati senza uso di malta
alternativamente in filari di testa e di
taglio.

Ideale ricostruzione seicentesca del


circuito murario della città antica.
1 Resti della cinta urbica punica in via
degli Schioppettieri

2 Resti della cinta urbica punica nella Rua


Formaggi, che fanno da sostegno al
Monastero di S. Chiara.
3 Tratto delle mura urbiche di Palermo, di
età punica ritrovate sotto la Sala Duca di
Montalto al Palazzo Reale

4 Tratto delle mura urbiche di Palermo, di


età punica site in corso Alberto Amedeo
5 Tratto delle mura urbiche di Palermo, di
età punica site via dei Candelai

L'immagine di Tiro su un'isola. E'


possibile immaginare che anche le mura
di Palermo avessero quest'aspetto.
La città romana
“...penetrati nel porto, ormeggiarono le navi presso le mura e,
sbarcato l'esercito chiusero la città con una palizzata ed un
fossato. Poichè quella regione era boscosa sin quasi le porte
della città, fecero una palizzata preceduta da una fossa che
andava da mare a mare. Quindi i Romani, con assalti continui
ed usando le macchine da guerra, buttarono giù le mura e,
impadronitisi della città esterna, uccisero parecchi nemici; gli
altri fuggirono nella città vecchia e, mandati gli ambasciatori ai
consoli, chiesero che le loro persone fossero risparmiate.”

Diod. Sic., Bib. Hist. XXXIII 18,4-5


“Noi accogliemmo le città della Sicilia in amicizia e ‘fides’ in modo che
esse restassero con gli stessi diritti di prima e obbedissero al popolo
romano nella stessa condizione, in cui prima avevano obbedito ai propri
governanti. Pochissime città della Sicilia sono state sottomesse con la
guerra dai nostri antenati; il loro territorio, benché divenuto proprietà del
Popolo Romano, fu tuttavia restituito loro; di consueto la riscossione
dell’imposta su questo terreno è data in appalto dai censori.
Ci sono due città federate, non sottoposte di norma al sistema di
aggiudicazione delle decime, Messina e Taormina, e inoltre cinque città
non federate immuni e libere, Centuripe, Halaesa, Segesta, Alicie,
Panormo; tutto il resto del territorio delle città siciliane è sottoposto al
versamento della decima, e così era anche prima del dominio del popolo
romano, per volontà dei Siciliani stessi e secondo le norme da loro
stabilite”

Cic., Verr, III, 6, 12-13.


Poco è noto della città di Palermo in età
romana, tranne alcuni accenni delle
fonti coeve, tutti comunque di
carattere per lo più economico e poco
inerenti la topografia della città.
Note archeologicamente sono invece
due domus urbane site in piazza della
Vittoria, famose per gli splendidi
mosaici oggi al museo A. Salinas.
Erano una prospiciente l'altra ed in
mezzo passava una via che le
divideva, forse uno degli stenopoi di
età punica in cui era ancora divisa la
città. Esse sono note come Edificio A
ed Edificio B ed erano entrambe
domus a peristilio di un tipo ben noto
a partire dal II secolo a.C., periodo a
cui datano i mosaici.
Le mura dovettero comunque essere
ricostruite se Belisario troverà
resistenza al suo arrivo (vedi infra). Piante degli Edifici A (a destra) e B (a
sinistra). In grigio ed azzurro i pavimenti
musivi. (da Spatafora, 2005)
Ricostruzione 3D dell'edificio B.
(da Spatafora, 2005)

Ricostruzione 3D del peristilio dell'edificio


B.
(da Spatafora, 2005)
La città bizantina
“...Accorgendosi di non poter espugnare la città per via di terra, Belisario ordinò
alla flotta di entrare nel porto giusto al di sotto delle possenti mura. Quando
fu proprio sotto le mura gli uomini sugli spalti iniziarono ad urlargli contro.
Accadde però che, invece di scappare, quelli iniziarono ad attaccare le navi.
A quel punto Belisario fece riempire tutte le scialuppe di arcieri ed ordinò che
fossero sollevate sopra gli alberi maestri, sicchè gli arcieri tempestarono di
frecce i difensori. A quel punto, avendo subito molte perdite ed essendo
profondamente impauriti, cedettero la città a Belisario.”
Proc. Caes. De Bello Goth, I, 25-34
Poco è noto della fase bizantina di
Palermo. Appena una citazione da
Procopio di Cesarea riguardo le mura
e nell'epistolario di Gragorio Magno
si accenna all'amministrazione
territoriale pontificia affidata a due
defensores. Egli cita inoltre i
monasteri che fa fondare anche in
onore della madre, Silvia, di origine
panormitana: S. Giovanni degli
Eremiti; S. Massimo e S. Agata in
Lucusiano;il Pretoriano; S. Adriano;S.
Giorgio in Kemonia; S. Martino delle
Scale., oltre all'esistente S. Gregorio
al Capo.
Per ciò che riguarda le fortificazioni
esse dovettero rimanere in piedi già
dopo la conquista di Belisario e
Pianta ipotetica della città di Palermo in
riammodernate intorno all'VIII secolo
età bizantina. Sono evidenti le necropoli
paleocristiane intorno alla città ed i d.C., poco prima dell'arrivo dei
quattro monasteri citati da Gregorio Musulmani, se i Normanni
Magno nel suo epistolario. battezzarono due torri una Greca e
(da Condello-Pellitteri 1989) l'altra di Balata. La struttura non è
nota.
Planimetria delle catacombe di porta
d'Ossuna (IV-V secolo d.C.)
(da Chirco 2005)

L'interno delle catacombe


La città musulmana
“Balarm si compone di cinque quartieri non lontani l'uno dall'altro. Ma sì ben
circoscritti che i limiti appariscono chiaramente. Il primo è la madina detta
Balarm cinta d'un muro di pietra alto e difendevole, abitata da' mercatanti.
Quivi la moschea detta gami che fu un tempo chiesa dei Rum....”
Ibn Hawqal 1-5
Pianta della Palermo musulmana edita da
G. Columba (1910) con in evidenza la
presunta sede del palazzo dell'emiro.
(da Di Malta 1958)

Pianta della Palermo musulmana


intorno al X secolo con ipotetica
ricostruzione delle mura esterne.
(da Condello-Pellitteri 1989)
La chiesa arabo-normanna di S. Giovanni
degli Eremiti. (VI-XII secolo)

Il palazzo arabo-normanno della


Zisa. (XII secolo)

La Qubba (XII secolo) in una cartolina


della fine dell'800.
La città normanna
“... E venne il giorno in cui fu dato il segnale: le macchine e le scale vennero
affiancate alle mura, il duca avrebbe attaccato le mura lateralmente con
trecento dei suoi cavalieri; dall'altra parte la flotta, che sembrava immobile,
avrebbe iniziato l'attacco. Gli uomini sbarcarono infestando la città e
disponendosi per l'attacco guidati dal fratello. Scambiatisi i segnali concordati
irruppero con gran fragore. Tutta la città, accorse in armi, ma la paura colse i
molti che provvedevano alla difesa scompaginando le fila. Da un lato,
incautamente, lasciarono scoperta la parte meno difesa, occupata
prontamente dagli uomini del Guiscardo saliti con le scale. La città esterna
cadde e le porte di ferro furono aperte dagli alleati. Il Duca ed il Conte e tutto
il loro esercito la occuparono. I Panormitani sconfitti si rifugiarono nella città
interna, avendo lasciato alle spalle i nemici fra le mura ben note. La notte il
tumulto tacque. All'alba del giorno successivo vennero imposti i patti....”
Goffredo Malaterra, De rebus gestis, II, XLV
La città conquistata dai Normanni
era una delle più importanti del
mondo musulmano, già ai tempi
definita Madinah, la città per
eccellenza, al pari di Baghdad e
Cordova. I Normanni cercarono di
integrare tutti i popoli che la
abitavano ed il loro saperi
valorizzandone i pregi ed
uniformandoli al sentire dei nuovi
sovrani. La città fu dotata di due
castelli, il castrum vetus o
Castellammare ed il castrum
novus, il Palazzo reale sede dei
sovrani di Sicilia. Le due cinte
interne furono mantenute e
restaurate e collegate con i nuovi
palazzi a formare un unico,
poderoso sistema difensivo dotato
La città normanna alla fine del XII di cinque nuove porte e
secolo. comprendente una città di quasi
(da Condello-Pellitteri 1989) 80 ettari divisa cinque quartieri,
mentre il mare lentamente si
allontanava per l'accumulo di
detriti portati dai fiumi liberando
nuova terra sfruttabile.
La torre mastra del Castellammare di
Palermo o Castel S.Pietro (fine XI
secolo)
(da Maurici Et Al. 2001)

Pianta del Palazzo Reale di Palermo


(da Maurici Et Al. 2001)

Ricostruzione tridimensionale del


Palazzo Reale
Tratto superstite della cerchia
normanna in via delle Mura di
Montalto.

Tratto superstite della


cerchia normanna in
via dei Benedettini.
La città trecentesca
“...Nel mese di giugno un grosso contingente un grosso contingente militare
composto da più di cento galee ed altri legni al comando di Carlo duca di
Calabria, figlio di Roberto d'Angiò ed altri conti e baroni di parte angioina,
sbarcò nei pressi della città ed assediò Palermo. Le truppe investirono le
mura prima sotto la porta di Termini dove trovarono una forte resistenza,
successivamente sotto la Porta Mazara ed infine sotto Porta Carini, ma gli
attacchi furono sempre respinti dagli assediati. Non potendo occupare la città
le truppe angioine si sfogarono dando alle fiamme le vigne ed i campi attorno
la città, tornarono poi ad assaltare le Porte di Termini e dei Greci con castelli
di legno, scale ed innumerevoli quadrelli da balestra di grandi dimensioni. La
difesa di Palermo era affidata ai nobili Giovanni Chiaramonte il vecchio,
Matteo de Sclafano, Nicolò ed Enrico Abate, Simone de Esculo e Giovanni
de Calvellis che si spartirono i luoghi di difesa in modo che la città resistesse
a tutti gli assalti contemporaneamente...”
Niccolò Speciale, II, 44-50
Pianta di Palermo con in evidenza i
tratti trecenteschi delle mura.
(da D'Angelo 1989)

Pianta con i principali luoghi di


estrazione della pietra e dei materiali
da calce
(da D'Angelo 1989)
1 Tratto delle mura
trecentesche in via
delle mura di S. Vito
rivolto verso la città. La
parte inferiore è
certamente originale,
mentre quella oltre la
cimasa è un
rifacimento recente
(da D'Angelo 1989)

2 Tratto superstite delle mura trecentesche


di via di Porta Carini. Il crollo mostra la
struttura interna della muratura.
(da D'Angelo 1989)
3 Tratto delle mura di Via di Porta Sant'Agata.
Da notare i corsi orizzontali della muratura in
parte nascosti dalla pubblicità (!)
(da D'Angelo 1989)

Disegno ricostruttivo delle


bertesche utilizzate per la
difesa delle mura.
La città nel Cinquecento
Pianta di Palermo nel 1700 ma con ancora presenti tutte le fortificazioni
cinquecentesche ed il porto sulla destra costruito a metà del '600.
(da Barbera Azzarello, 1980)
Planimietria del Castello a mare di Palermo
nella sua fase Cinquecentesca.

Cannoni da campagna utilizzati nelle


guerre del XVII secolo.
Prima della nascita del sistema difensivo con bastioni realizzato nel XVI sec.
dall’Ingegnere Ferramolino, la città di Palermo era cinta da mura e torri quadrate merlate
ancora medievali. Questi ultimi, oramai, bersagli troppo facili per i proiettili scagliati dai
cannoni, costringerà l’Ingegnere militare Antonio Ferramolino su incarico del Viceré Don
Ferrante Gonzaga oltre a progettare la nuova cinta bastionata a rivedere ed ad
abbassare sensibilmente l’altezza delle mura e delle torri della città. Il Ferramolino per
proteggere i punti più sensibili della città proporrà cinque baluardi secondo il seguente
modo che traiamo dagli ordini impartiti nel 1536:

“ …et primo lo belguardo di lo Spasimo,.....et appresso successive lo belguardo ordinato


a torri tunda, et poy lo belguardo ordinato a la porta Mazara, et appresso si seguirà laltro
belguardo a la porta di Santagati, et lultimo sia quillo ordinato a lo ribellino di tri tundi in
menzo la porta di San Giorgi et la porta Carini…”

La cinta muraria della città di Palermo dopo i cinque baluardi proposti dal Ferramolino,
vedrà la nascita di altri bastioni. In una cartina storica risalente al 1571 I bastioni sono
dodici e così denominati;
” di San Giorgio - di San Giuliano - di San Vito - Di Pipirito - di San Jacopo - di San
Pietro al palazzo - di porta Mazara - di Sant' Agata - di Sant' Antonio - del Spasmo -
Veca - lo Terremoto”.
A partire della seconda metà del XVIII, venute meno le esigenze difensive della città, le
cortine difensive e i baluardi saranno o demoliti o privatizzati per essere destinati a
giardino pensile.
Baluardo di S. Vito - Il baluardo di San Vito, che si
trova tra porta Carini e il teatro Massimo, fu
conosciuto in passato anche con il nome di Gonzaga
o di “S. Agata delle mura”. Realizzato nel 1536, nel
1781 fu concesso al monastero di S. Vito che vi
impianto un giardino con vari padiglioni. Del baluardo
resta visibile ancora il “mergolone”, anche se
occultato da numerosi corpi di fabbrica
ottocenteschi.

Baluardo di S. Pietro - Il baluardo di San


Pietro al Palazzo Reale, eretto tra il 1550 e il
1560, prende il nome dalla cappella di S.
Pietro o cappella Palatina . Fu conosciuto in
passato anche con il nome di “flora di porta
di Castro”. Il baluardo, nel XVIII sec., venuta
meno la sua funzione difensiva divenne un
bell’esempio di giardino pensile.
Baluardo dello Spasimo - Il baluardo dello
Spasimo alla Kalsa, realizzato a partire dal 1536,
prende il nome dalla chiesa omonima realizzata
dai padri Benedettini Olivetani nel 1509.
E’ uno dei più integri e begli esempi di ripari misti,
di muratura e terra, progettati dagli strateghi e
Ingegneri militari del XVI sec.

Baluardo Guccia o del Papireto - Il baluardo


Guccia o del Papireto in Corso Alberto
Amedeo, fu realizzato nel 1536-37. Il toponimo
nel corso dei secoli e cambiato numerose
volte. Da una piantina del 1571 sappiamo che
fu chiamato di San Jacopo e dal Villabianca,
porta d’Ossuna o della Balata. Il toponimo
attuale di Guccia deriva dall’omonimo palazzo
ottocentesco che vi è stato sopra edificato.
Così si presentava Palermo alla fine dell'800 dopo l'abbattimento delle
mura nel 1870.
(da Barbera Azzarello, 1980)
Palermo Oggi
Bibliografia
Periodo Punico
Thuc. = Thucydides, Guerra del Peloponneso ed. Rizzoli: Milano, 1998

Periodo Romano
Cic. = M.T. Cicero, In Verrem Actio Prima ed. Rizzoli: Milano, 1992
Diod. Sic.= Diodoro Siculo, Bibliotheca Historica, ed. Sellerio: Palermo, 1992

Periodo Bizantino
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Proc. Caes. = Procopio di Cesarea, De Bello Gothico ed. Einaudi: Torino, 1977

Periodo Musulmano
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Periodo Normanno
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fratris eius in L.A. Muratori, Rerum Italicarum Scriptores, Torino 1853
Ibn Idris, Kitāb nuzhat al-mushtāq fī ikhtirāq al-āfāq (Il sollazzo per chi si diletta di girare il mondo) in
B.A.S. ed. Loescher: Torino, 1889

Pietro da Eboli, Carmen de Rebus Siculis, Tip. Forzani: Roma, 1905


Ugo Falcando, Epistola ad Petrum Panormitanae Ecclesiae thesaurarium de calamitate Siciliae,
ed. Sellerio: Palermo, 1988
Ugo Falcando, Liber de regno Siciliae, Tip. Forzani: Roma, 1904

Basso Medioevo ed età moderna


Acta Curiae Felicis Urbis Panormi
Niccolò Speciale, Rerum Sicularum libri VIII in L.A. Muratori, Rerum Italicarum Scriptores,
Torino1853

Tomaso Fazello, De Rebus Siculis Decades Duae Oftes: Palermo, 2006


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Barbera Azzarello C. 1980. Raffigurazioni, ricostruzioni, vedute e piante di Palermo dal

secolo XIII al secolo XIX. Palermo


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Sucato I. 1974. Palermo dalle origini ai giorni nostri. Palermo.

Tadini G. 1977. Ferramolino da Bergamo: l'ingegnere militare che nel '500 fortificò la Sicilia, Palermo:
Poligrafiche Bolis.
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Von Falkenhausen V. 1982. I Bizantini in Italia in I Bizantini in Italia. Milano: Schwiller Ed.
Grazie per l'attenzione!

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