Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
Comune di Gibellina
CESDAE
Centro Studi e Documentazione sullArea Elima
Gibellina
-
SECONDE
GIORNATE INTERNAZIONALI DI
STUDI SULLAREA ELIMA
(Gibellina, 22-26 ottobre 1994)
ATTI
Il
ISBN 88-7642-071-1
Volume realizzato con contributo del Consiglio Nazionale delle Ricerche
A mio padre
Un tema come Larea clima in Strabone esige una
.
1
impostazione del tutto particolare
Mentre una lettura a raggiera, peraltro seducente, rischierebbe
di farci ricadere nell ormai superato clich dell archivio-Strabone,
daltra parte tante e tali, e spesso cos confusamente sovrapposte
nel tempo e nello spazio, sono le varianti mitostoriche confluite nel
mistero Elimo che la tentazione di raggiungerle tutte attraverso
Strabone potrebbe intrappolarci in una rete di strade tutte aperte e
tutte gi ampiamente indagate da autorevoli voci storiografiche.
Cercheremo allora di far ruotare il problema per valutare la
posizione assunta dal geografo nel dibattito sulle origini degli
Elimi, risvegliato dallattenzione della Roma augustea per Enea
e le sue tappe siciliane: il mito troiano, assorbito nella storia
dellUrbe, fu come noto unoccasione unica per giustificare la
.
3
2 ed in Sicilia
presenza di Roma in Oriente
4 sulla possibilit di vedere dal
Unosservazione topografica
Capo Lilibeo le navi che salpavano dal porto di Cartagine, definito
, introduce con sotteso riferimento alla prima
5
vicinissimo
guerra punica limmagine straboniana di una Sicilia rivolta
6 e la esprime nella forma di un aneddoto che, forse non
allAfrica
a caso, consente di individuare giusto in quegli anni il momento pi
critico della presenza cartaginese in Sicilia (Strabo, 6, 2, l).
Linflusso di Roma, gi significativo in seguito agli accordi
con lclima Segesta (263 a. C.), alla fine della guerra sar una
realt effettiva, alla luce della quale si intende lespressione
polibiana su Erice, la montagna che allindomani della battaglia
980
M. I. GULLETTA
delle Egadi (241 a. C.) e nella prospettiva del nuovo asse politico
.
8
ormai una montagna che guarda allItalia
Su Erice, su Segesta e sul mitico passaggio di Enea attraver
so la Sicilia clima Roma avrebbe fatto leva per attrarre sempre pi
9 che da Enea
lisola nella sua orbita, in nome di una auyyve a
981
oggi
critica
La
Lazio attraverso la Sicilia in funzione della politica di avvicina
mento fra Roma e Segesta, evidente a partire dal III sec. a.
eppure ancora aperto il problema delle anonime sorgenti di
informazione che Strabone, con il generico o & qa1v, sembra
aver voluto relegare ai margini della credibilit.
Autorevole resta sempre la voce di Van Compernolle che,
in base a certa tipologia numismatica del III sec. a. C., indicante
il passaggio di Enea a Segesta, ha suggerito lesistenza di un polo
982
M. 1. GULLETTA
983
984
M. I. GULLETTA
985
986
M. I. GULLETTA
za della KaT0LK{aM, nel quadro dei precisi eventi storici che dalle
guerre puniche alla conquista romana hanno investito tutta quanta
lisola. Episodi a cui peraltro Strabone non manca di alludere,
fornendo un quadro della Sicilia forse non pi cos
anacronisticamente ancorato alla descrizione di Posidonio
, ma
65
gi abbastanza attuale negli effetti della 66
romanizzazione E di
.
stretta attualit risulta anche la nota sulle condizioni del santuario,
ancora attivo in et ciceroniana e di cui Strabone non sottovaluta la
coeva considerazione, definendolo 67
famosissimo
.
Mai! suo silenzio sulla cura che i Romani ebbero per loiEpv
s e sulle implicazioni ideologiche degli onori da loro
6
Apo6{TflS.
resi alla dea in Sicilia
69 pu essere molto eloquente nella prospettiva dei rapporti fra il geografo ed il legame Romano-Elimo.
In Erice e nelle sue LEpoSouXaL Strabone pone semmai
laccento sulle radici storiche del culto, nato da quella mescolan
za estremamente sfumata di elementi mediterranei ed orientali
che fu lAfroditismo in Sicilia
; nonch sullimportanza delle
70
sacerdotesse per leconomia del luogo. strategicamente ubicato
su una delle rotte pi importanti del Mediterraneo e punto di
richiamo per le genti del mare
L
7
Il ristoro fisico offerto al marinaio nel nome di Astarte
Afrodite, come estensione ultima del concetto di salvezza dalle
onde, non pu non richiamare nella dea Ericina un aspetto della
Afrodite Pelagia e quindi la fortissima connessione con il mare,
implicita nella genealogia che da Posidone o dallArgonauta
Bute, ipostasi di Posidone medesimo, conduce alleroe eponimo
.
72
Ma di questo Strabone non parla e ci invita piuttosto a
seguirlo in una delle pochissime chances autoptiche, colte duran
te la stesura dellopera
.
73
Il tempio di Afrodite Ericina, restaurato da Tiberio e Claudio
su invito dei Segestani in nome della ouy tEiC ed a noi giunto
in tale nuovo assetto attraverso una tarda iconografia monetale
,
75
nel 181 a. C. trov un Lbpvjia cos racconta Strabone nel
tempio da lui visto nei pressi di Porta Collina, una zona successi
vamente inclusa negli Horti Sallustiani e poi divenuta propriet
I
I
I
I
I
[
[
E
E
[
[
E[
E
987
M. I. GULLETFA
988
989
990
M.
I. GULLETTA
991
C1Tj,
dTt
TOl.)
AtVEIOU
XyOVTES
yeyovtaL
992
M. I. GULLETTA
993
994
M. I. GULLETrA
della dinastia eneade: ma per alcune osservazioni sullinno che riporta i versi
della profezia di Posidone, gi presente in Omero, cf. infra le note al testo). Il
primo autore che avrebbe fatto attraversare ad Enea lEllesponto, verso
lOccidente, Ellanico (4 F. 31 i. ap. DIONYS. HAL.. 1,47, 6: ma vd. infra le
osservazioni su Stesicoro di Imera che lo avrebbe fatto navigare verso
lEsperia) che lo fa giungere nella Calcidica, dove Enea sarebbe vissuto fino
alla sua morte. Non forse un caso che la citt calcidica di Aineias conside
randolo ecista (cf. STEPH. Byz. s. v ALLE[as) abbia coniato gi nel 480 a. C.
monete con il typos della partenza di Enea dalla citt distrutta: per questa
testimonianza sul nostos, la pi antica dal punto di vista archeologico, vd.
LIMC, I cit., nr. 92. Demetrio di Scepsi che, pur nel suo campanilismo locale,
sembrerebbe porsi in linea con la versione omerica per il legame Eneadi
Troade, in realt pu rappresentare per Strabone un aspetto della
contropropaganda augustea (cf., oltre al commento di Leaf sul passo di
Strabone, anche W. LEAF, Strabo und Deinetrius of Skepsis, ABSA. XXII,
1916-1918, 23-47) venendo a contrapporsi a tre autori, conterranei e contem
poranei, come Egesianatte di Alessandria Troade, Polemone di Ilio, Agatocle
di Cizico che accettano di buon grado la cosa e fanno giungere Enea o almeno
i suoi discendenti in Italia, vd. E. GABBA, Storiografia Greca ed imperialismo
romano. RivStltal, XXXVI, 1974,631-632. Invece, nel racconto di Demetrio,
la citt di Scepsi sarebbe stata fondata da Scamandrio, figlio di Ettore, e da
Ascanio: tale versione contiene la negazione del viaggio di Enea, nonch il
presupposto della morte delleroe. E ci risulta in contrasto con lopinione
comune per cui leroe sarebbe scampato alleccidio per la sua inimicizia con
Priamo, cos come era avvenuto ad Antenore ed agli Antenoridi. legati a
Menelao da vincoli di ospitalit ( Il., 13.460), ma soprattutto con la tradizione
omerica, unica valida per Strabone. secondo la quale Enea sarebbe sopravvis
suto perch destinato a regnare ad Ilium con la sua discendenza (Il.. 20, 306).
7 Di seguito alla versione
menzionata da Strabone, circa la salvezza di
Enea dovuta allinimicizia con Priamo, si riporta il discusso frammento (o
frammenti? vd. infra) di Sofocle che parlava del ojioXoi di riconoscimento
(la pelle di leopardo), posto sulla porta di Antenore risparmiata dallincendio,
nonch della sua fuga e del successivo approdo sulle coste Adriatiche (cf. p.
2 e soprattutto POLYB., 2, 17. 6 sulle molte cose dette dai
160 NAUCK
tragediografi intorno ai Veneti); anche Enea avrebbe preso il largo con
Ascanio ed Anchise (344 NAUCK
2 = 373 RADT, frammento attribuito dal Nauck
al Laocoonte, nia contro T. B. L. WEBSTER. An lntroduction to Sophocles.
Oxford 1936 lo attribuisce agli Antenoridi. Infatti il titolo del Laocoonte non
compare nellargumentuni dellAiace, contenente notizie sulle tragedie
troiane). Ad altri, come vedremo pi avanti, Strabone attribuisce le notizie
sulle diverse mete raggiunte dagli Eneadi (la Macedonia: lArcadia; il Lazio
attraverso la Sicilia): la menzione sofoclea della partenza di Enea si ritrova
.
995
w
996
M. I. GULLETTA
997
998
M. I. GULLETTA
[
[
[
E
[
[
[
E
E
999
1000
M. I. GULLEVFA
1001
1002
M. I. GULLETFA
1003
La data proposta dal Rizzo, Tum etiam cognarione.... 152 sg. il 338
a. C. quando il sistema di municipi e citt federate creato nel Lazio e nell Italia
Centrale rese necessario trasferire anche nei miti di fondazione gli elementi di
coesione politica raggiunti dopo secoli di tensione con Latini ed Etruschi: per
i quali leroe troiano, connesso con altri elementi del ciclo omerico ad essi noti
dai Greci rivestiva gi una grande importanza. Entro questa cornice andrebbe
quindi colta la valenza politica del mito troiano nella pi antica adozione da
parte di Roma. Ma comra F. Castagnoli (Lauiniuin... cit., 96-100) ritiene
ancora assolutamente poco chiaro se Enea sia stato recepito a Roma tramite gli
Etruschi, o via Lavinium (per cui vd. infra); se la connessione con Roma derivi
esclusivamente dalle rielaborazioni storiografiche greche; o se si debba
attribuire ad un espediente dei Romani nella loro politica verso le citt greche
doccidente e doriente.
32 Cf. P. T. WISEMAN, Legendary Genealogies in Late-Republican Rome,
G&R. S. Il, XXI, 1974, 153-160. Non si dimentichi comunque che la genesi
storiografica greca delle origini troiane di Roma in ambienti di V sec. a. C.
(HELLANIC. 4 F 84 J. ap. DloNYs. HAL., 1,72. 2: Enea ed Odisseo ecisti di Roma)
rientra anche in uno schema etnografico che intendeva riportare al mondo greco
i popoli nuovi con cui la Grecia entrava in contatto, cf. E. J. BICKERMANN,
Origines gentiuln. CPh. XLVII. 1952. 65-88. La disponibilit romana ad
accettare, fra il IV ed il III sec. a. C., lelaborazione storiografica greca di questa
mitostoria, acquista un preciso significato politico di fronte agli ambienti
dellitalia Meridionale e della Sicilia, proprio quando gli interessi dellUrbe
divenivano sempre pi complessi e Roma intendeva presentarsi al mondo greco
doccidente non come popoio barbaro ma di ascendenza greca o quanto meno
grecizzata, ed in ogni caso aperto da tempo alla cultura greca. Sul problema vd.
i due articoli di Gabba, citati nelle note precedenti, con relativa bibliografia. E
cf. inoltre le osservazioni di Polibio. sui momenti iniziali della prima guerra
punica, quando Roma si proponeva come campione di unarea unitaria ed in
funzione anticartaginese (1,5, 1; 6.7-8; lO, 5-9; 12, 5-7).
Per i templi dedicati a Venere Ericina sul Campidoglio, nel 216 a.
ed al Quirinale. 181 a. C.. cf. infra le note al testo.
APOLLOD.. 244 F 167 i. Cf. B. NIESE, Apollodoros Commentar zum
SchiJfskataloge als Quelle Strabo s, RhM. XXXII, 1877,289 sg., per i rapporti
fra Apollodoro e Strabone. Sulla utilizzazione di Timeo, attraverso Apollodoro,
per quanto riguarda i miti del ciclo post-omerico, G. M. COLUMBA, Studi di
Filologia cdi Storia, I. Sulle KT[JEL5dOccidente. Lefonti di Strabone dp,y.da
7rckia, 252-265 C (cf Plin., regio tertia, 111, 71-74, 95-98), Palermo 1889,
11,4-84. Cos dimostrerebbe, per lautore, anche luso del toponimo AyEaTcL,
che compare per la prima volta in Tirneo e che risulta prevalente nella scelta
degli editori di Strabone ad eccezione di ALY 1972 che lo colloca in apparato,
come variante manoscritta, preferendo la pi attestata forma Eyeara (e cos
31
1004
M. I. GULLETTA
1005
di una tradizione analoga a quella confluita in Licofrone (vv. 951 sg.) che
attesta uno stanziamento di Troiani in Sicilia avvenuto prima della guerra di
Troia: il nucleo di cui faceva parte anche Elimo, figlio naturale di Anchise,
ebbe una connessione con le prime fasi del santuario di Erice.
41 Cf. GIIJFFRIDA, Rapporti. cit., 124 sg. sulla possibilit gi avanzata da
C. Jourdan (Entre un Grec en Sicile. Le mithe dHracls, in Atti del VII
Congresso di Studi sulla Sicilia antica, in corso di stampa) che i poemi di
Stesicoro, da larga risonanza, fossero noti ad Apollodoro: anche il poeta, a cui
si deve con buone probabilit la prima notizia dellarrivo di Enea in Italia,
avrebbe quindi conosciuto larrivo di Egesto in Sicilia, per consiglio di
Filottete (tradizione confluita in Licofrone e, attraverso Apollodoro, in
Strabone). Si avrebbe allora gi dal VII sec. a. C. un collegamento degli Elimi
con Troia, a prescindere da Enea. La tradizione troiana. nel complesso, pu
risalire a Stesicoro, di casa sia ad Imera che in Calabria e quindi responsabile,
forse, anche della tappa Enotria (vd. Ellanico). Poi la leggenda si sarebbe
differenziata nei particolari, ed in seguito sarebbe stata ripresa nellAtene
Penclea, forse proprio ad opera di Damaste o Sofocle.
4 Cf. E. GRECO, Strabone e la topografia storica della Magno Grecia,
in AA. VV., Strabone. Contributi allo studio della personalit e dellopera,
a cura di G. Maddoli, Perugia 1986, lI, 119-134, sul collegamento che
suggerisce una percezione da parte greca delle popolazioni situate tra Crotone
e Sibari/Turi analoga a quella che si aveva degli Elimi, vale a dire popolazioni
mixhellenes cui si attribuivano ascendenze greche o grecizzanti (troiane). Ma
vd. anche il problema affrontato da BRACCESI, Gli Elimi e la leggenda troiana..,
cit., passim e da MusTI, Strabone e la Magno Grecia... cit., passim.
Cf. lanalisi compiuta da NENCI. Epeios et Philocttes... cit., 132 che
ha messo in luce la connessione Filottete-Focidesi, attraverso la leggenda che
collocava Filottete sul Monte Eta, non lontano dalla Focide, dove Eracle aveva
nascosto le armi poi prese dalleroe acheo (SOPH., Phil., 479 sg.).
Sui Focidesi di Tucidide (6, 1, 3 = PAUS.. 5, 25, 6 da ANTIOCH. 555 F 1
J.) cf. gi GALINSKY. Aeneas... cit., 88; NENCT. Troiani e Focidesi... cit., passim;
ed ora anche BRACCESI, Gli Elimi e la leggenda troiana... cit., 112. Precedente
mente BRAcCEsI, La Sicilia prima dei Greci... cit., 68 preferiva la lettura
tucididea Focei, seguendo E. PAIs, Storia della Sicilia e della Magna Grecia,
Torino-Palermo 1894,1, 125 sg.; E. CIACERI, Culti e Miti nella storia della Sicilia
antica. Catania 1911, 315; L. PARETI, Mercanti e coloni Focei nei nostri mari,
in Studi Minori di Storia antica, Roma 1958,69-72. A proposito della coinciden
za testuale tra Tucidide e Pausania, Nenci osserva che se il Periegeta dipendeva
dallo storico allora certa lettura Focidesi in Tucidide. Se invece ne era
indipendente, la fonte comune che con buona probabilit possiamo identificare
in Antioco avrebbe parlato dei Focidesi, che peraltro ebbero un ruolo
specifico durante la guerra di Troia (cf. Catalogum Naviu,n di Il., 2, 517-526;
..
1006
M. I. GULLETFA
Il.. 15, 515). La conferma del carattere unanime della tradizione manoscritta
tucididea viene da un papiro del 11111V sec. d. C., lunico in cui sia attestato
letnico nella forma 4oK)l, cf. A. CARLINI, Il papiro di Tucidide della
biblioteca Bodineriana (PBodmer XXVII,), MH. XXXII, 1975, 33-40.
NENCI. Troiani e Focidesi... cit.. 930 sg. ha rilevato come le tradizioni
sulle pi antiche popolazioni dellisola, gi presenti in Stesicoro di imera, nato
ai confini della terra clima, potevano essere state riprese da Ecateo (cf. frr. 4387 NENCI e soprattutto F. 62 J. sulla migrazione di Enea in Italia) le cui tracce
relative ad elementi onomastici e toponomastici. riscontrabili in Tucidide.
possono avere influenzato Antioco, cf. anche S. MAZZARINO, Il pensiero
storico classico, Bari 1966, I. 238. Una notizia come quella dei Focidesi in
Sicilia, fin dallepoca dei nostoi, agli occhi di un greco di V sec, a. C. poteva
ben dimostrare una presenza precoloniale greca nellisola, quasi fosse un mito
di precedenza tanto pi vivo in unarea contesa tra greci, fenici, indigeni, cf.
M. GIANGIULIO, Greci e non-Greci in Sicilia alla luce dei culti e delle leggende
di Eracle, in Forme di contatto e processi di acculturazione nelle societ
antiche. Atti del Convegno di Cortona 1981 . Pisa-Roma 1983, 785-846, 788811. La notizia era peraltro coerente con la tradizione della colonizzazione
focidese in Occidente, per la quale vi la singolare coincidenza fra i siti
colonizzati dai Focidesi e quelli legati al mito di Filottete: ragion per cui la
notizia dei Focidesi in terra elima (Tucidide) inscindibile dal rapporto
Filottete-Egesto (Apollodoro) e pu benissimo ascriversi ad Antioco.
46
Cf. NENcI, Troiani e Focidesi... cit., passim e ID., Per una definizione
dellarea elima. in Gli Elimi e larea clima fino allinizio della prima guerra
punica. Atti del seminario di studi, Palermo-Contessa Entellina 1989, ASS,
5. IV, XIV-XV, 1988-1989, 2 1-26: il quadro offerto da Antioco-Tucidide
estremamente attuale nel momento in cui le ambizioni di Atene fronteggiano
la potenza siracusana. alla vigilia della spedizione in Sicilia. Tale urgenza che
avrebbe indotto Tucidide a fornire notizie dettagliate nei circoli ateniesi che
gi il teatro di V sec. a. C. aveva sensibilizzato verso le questioni occidentali
(cf. AA. VV., I tragici greci e lOccidente, Bologna 1979) verr meno dopo
la sconfitta di Atene. Dal IV sec. scende sugli Elimi il silenzio, dopo che
Tucidide ne aveva parlato come di un ethnos allapice della potenza e della
compattezza, sul quale i Fenici avevano fatto affidamento, sia al momento
della fondazione di Mozia, Solunto e Panormo, sia quando fu lora di ritirarsi
nellestremit occidentale dellisola (Ti-iuc., 6,2.6). Con Dionigi di Alicamasso
torneranno in auge. in coincidenza con la propaganda augustea della auyyE ia
troiana, e non forse un caso che Dionigi. tra le sue fonti per il V secolo citi
oltre Ellanico e Tucidide, anche Antioco.
Cos osserva NENCI, Per una definizione... cit., 20-26 e ID., Epeios et
Phiioctte... cit. 131-135. Inoltre Licofrone dopo aver parlato di Epeo
compagno di Filottete e fondatore di Lagaria passa all argomento dei Troiani
1007
1008
M. I. GULLETTA
1009
1010
M. 1. GULLETTA
1011
specie nella zona che soffr delle guerre con i Cartaginesi (6, 2, 5); e poco
popolata risulta anche la parte interna, sede di pastori (6. 2, 6). Lallevamento
sarebbe stato introdotto dai Romani che vollero cos ovviare allo squallore
dominante utilizzando la terra, ma ci avrebbe poi portato, per naturale tendenza
indigena, al brigantaggio (6,2,6; cf. A. HOLM, Storia della Sicilia nell antichit,
Torino 1870, III 1, 423-428; D. AMBAGLIO, Il motivo delle citt scomparse in
Strabone, in Studi offerti ad A. M. Quartiroli e D. Magnino, Pavia 1987, 3346). Poco dopo per il Geografo parla della fertilit dellisola, chiamandola
granaio di Roma (6,2,7), e qui stata vista una contraddizione. Holm osserva,
a questo proposito, che dopo le guerre servili le condizioni dellisola erano
mutate e, come dimostrano le Verrine, erano ancora parecchie le citt decumanae:
quindi, almeno fino al 70 a. C., la Sicilia produceva grano e non pascoli. In
conclusione Strabone, tratto in inganno dalla sofferenza delle guerre servili, fu
portato a ritenere che le condizioni di cui parlava Posidonio (citato appunto fra
le guerre servili e lelogio della Sicilia) durassero ancora. Su tali posizioni anche
E. PAI5, Straboniana. contributo allo studio dellefonti della storia e dell amini
nistrazione romana. RFC. XV. 1896-1897. 97-246.
66
questa lopinione di G. FERlorri. 11 valore della descrizione della
Sicilia fatta da Strabone, AAPeI. XLII. 1939, 18-47. Strabone, sostiene lo
studioso, non aveva bisogno di ricorrere a Posidonio. Negli anni che seguirono
le guerre servili pochi furono i momenti di tranquillit, come ricaviamo dalle
note di Diodoro (34, 1 sg.: basti pensare al periodo dei propretori. ed a Sesto
Pompeo con i suoi mercenari, la cui guerra non fu meno disastrosa delle rivolte
servili. Quando Sesto Pompeo padrone del mare blocc il grano dalla Sicilia,
i cittadini costrinsero Augusto a trattare per la pace del Miseno del 39 a. C. (cf.
App., BC, 5, 72; Dio CASS., 48, 36) il che va contro lopinione del Pais che la
Sicilia avesse cessato di essere il granaio dellUrbe. Strabone, allepoca, era
certamente a Roma, se nel 36 a. C. fu testimone del supplizio di Seleuro (6, 2,
6), quindi, senza dover necessariamente ricorrere a Posidonio, egli rispecchia
unepoca in cui la Sicilia praticava sia lagricoltura che la pastorizia.
67 Quello che fu il pi ricco ed antico santuario della storia di Sicilia
(POLYB., 1. 55, 8; PAUS., 8, 24, 6 ma in riferimento ad epoca anteriore) era
ancora attivo fra il 70 ed il 60 a. C. (Cic., Div. in Caec., 55: Agonide di Lilibeo,
liberta di Venere Ericina; 2, Verr., 2, 25: lasciti testamentari al santuario; Pro
Cluent., 43: sui permulti Venerii in Sicilia). Da Tacito (ann., 4,43) e Svetonio
(Claud., 25. 13) il tempio pi-esentato come gi in rovina.
68 Diodoro. ad esempio, non accenna affatto al declino del tempio
fondato dalleponimo, figlio di Afrodite e Bute (4. 83. 1-2; da Enea, per
DioNYs. HAL., 1, 53, 1 e per VERG., Aen., 5, 759-760. che lo congiunge con la
fondazione di un culto per Anchise morto a Drepanum, Aen., 3,707-710) ma
sottolinea la cura che ne ebbero i Romani superiore a quella di tutti coloro che
si erano succeduti nel culto della dea: e cio dopo Erice. lo stesso Enea, quando
1012
M. I. GULLETTA
arriv nellisola, dopo di lui i Sicani e quindi i Cartaginesi (4, 83. 4-5). 1
Romani superarono tutti costoro, secondo lo storico il quale racconta come
consoli e pretori, giunti nellisola, non solo non mancavano mai di onorare la
dea con splendidi doni, ma loro stessi si compiacevano di intrattenersi con le
hierodoulai a lei consacrate (4. 83, 6). Il Senato decret inoltre che le 17 citt
della Sicilia pi vicine a Roma, pagassero una tassa in oro per il tempio di
Afrodite, destinando 200 soldati alla guardia del tesoro (4, 83, 7).
Espresse chiaramente da TAC., ann.. 4. 43 et Segestani aedem
Veneris, montem apud Erycem vetustate dilapsam. restaurari postulavere,
nota memorantes de origine eius et laete Tiberio. Suscepit curam libens ut
consanguineus. Limperatore Claudio avrebbe addirittura utilizzato i fondi
dell aerarius per completare il restauro cominciato da Tiberio o per effettuare
concretamente una proposta segestana accolta dal suo predecessore
consanguineus del popolo Elimo. cf. SVET.. Claud., 25, 13. Secondo
CIACERI, Culti e miti... cit., 177 i Segestani avrebbero fatto la richiesta
allimperatore perch ormai la loro Afrodite Urania. per la diffusione del mito
di Enea, era stata assimilata allEricina.
70 Per unanalisi di tutti gli elementi confluiti nel
culto di Afrodite
Ericina, dai legami con il santuario africano di Sicca Veneria al retaggio sicano
della colomba, dal culto a cielo aperto nella piu fedele tradizione mediterranea
(Cipro) alla pratica della prostituzione sacra, punto nel quale profonde
ideologie orientali (Asia Minore, Siria, Fenicia) si incontravano con pi
pratiche esigenze occidentali (Corinto, Locri, vd. infra) cf. DE Viso. Per una
carta teotopica... cit., 203-221 con relativa bibliografia. Vd. anche B. PACE.
Arte e civilt della Sicilia antica, Genova-Roma-Napoli-Citt di Castello
1945, III, 630-650.
71 Cf. E. PERuzzi, Sulla
prostituzione sacra nell Italia antica in Scritti
in onore di G. Bonfante, Brescia 1976, Il, 674-685, 684-685 (su Erice). Ha
osservato inoltre la DE Vino, Per una carta teotopica... cit., 203-221, che in
quanto culto di una dea marina, sovrana del mondo degli scambi, della mobilit
dei rapporti, dellamore e del commercio, lAfroditismo stato riconosciuto
come una chiave per individuare nel Mediterraneo rotte ed emporia. La serie dei
santuari di Astarte. ad esempio, ha segnato il diffondersi in occidente dei Fenici
in epoca arcaica; e per scelta naturale vengono privilegiati i luoghi alti come
Erice contraltare non greco di Imera, avamposto commerciale greco alle soglie
dellarea fenicio-punica (cf. A. ALONI, Eteria e Tiaso. i gruppi aristocratici di
Lesbofra economia ed ideologia, DArch, S. III, I, 1983,21-36,30). PerF. DELLA
CORTE, La Mappa dellEneide, Firenze 1972, 90-102, il santuario eretto su una
delle pi importanti rotte del Mediterraneo, fu forse unistituzione dei Fenici che,
fondata Cartagine, provvidero a creare dallaltra parte un luogo sacro che
servisse di richiamo alle genti del mare, opponendo cos alla pericolosa rotta
Scilla-Cariddi una rotta pi sicura e, comunque, pi dilettevole. Acquista in tal
,
1013
1014
M. I. GULLETFA
angolo smussato, laddove si nota una porta (PACE, Arte e civilt... cit., 641
suppone che un avanzo di questa possa identificarsi con quello rinvenuto sotto
la porta di et medievale). Cf. H. COHEN, Description gnral des monnaies de
la republique romaine, coinmunment appelies mda il/cs consulaires, Paris
1857,97, tav. XIII (Considia I); T. L. DONALDSON, A rchitectura Numismatica,
London 1957, 110.
Il tempio detto della Venus Hortorum Sallustianoruin fu promesso nel
184 a. C. durante una guerra contro i Liguri e dedicato neI 181 a. C. dal console
L. Porcio Licino, cf. B. LUGLI, I monumenti antichi di Roma e suburbio, Roma
1928, III, 333; M. SANT>NGELO, Il Quirinale nellet classica. Mcm Pont Acc
Arch, S. III. V, 1941, 62 sg. Gi nel 216 a. C. era stato offerto ( mira potnerium)
un altro tempio a Venere Ericina da Q. Fabio Massimo, in seguito a certi responsi
sibillini (Liv.. 22, 10, 10): su questo edificio capitolino (Liv., 23, 31, 9), che
esprimeva la forma ancora romanizzata del culto dell Afrodite di Erice, manca
no solidi indizi topografici ed archeologici. cf. R. SCHILLING. Le tempie de Venus
Capito/inc eila tradition pomeriale. RPh, LXXIII-LXXV, 1947-1949, 27-3 5;
C. KOCK, Untersuchungen zur Geschichte der rmischer Venus Verehung,
Hermes, LXXXIII, 1955, 1-51,39 sg.: KINEAST, Rom unddie Venns... cit.. 487.
Sul significato di pomerium nellideologia dellantica urbanistica cf.
VARR., ling., 5, 143 e lanalisi di G. MARTORANA, Intra pomerium, extra
polnerium. Palermo 1978. 145 sg. Peri! rapporto con i culti dimportazione vd.
invece FEST., p. 268 LINDSAY peregrina sacra appellantur quae aut evocatis dis
in oppugnandis urbibus Romam sunt coacta aut quae < oh quasdam religiones
per pacem sunt petita> ut cx Phrygia Matris Magnae, cx Graecia Cereris,
Epidauro Aesculapi, <quae coluntur eorum more, a quibus sunt accepta >.
I Romani non applicarono ai due templi lo stesso significato e lo stesso statuto
religioso: lesclusione dal pomerium, per lAedes Veneris Hortoruin
1015
ricondotto alFassetto acquisito dal tempio di Erice in epoca tarda, per la quale
lunico termine ante quei offerto dalla datazione della monete, nonch dalla
notizia dei restauri imperiali. Forse il primo tempio romano di Erice risale al
primo periodo della presenza delF Urbe nellisola e la forma sarebbe stata
mantenuta nel restauro di Tiberio / Claudio. Del tempio preromano manca
ogni traccia, ma le indicazioni numismatiche sembrano confermare la notizia
di Eliano (NA, 10, 50) su un primitivo culto sicano praticato presso un altare
a cielo aperto, cf.A Cataiogue ofthe G reek Coins in the British Museu,n. Sicilu,
ed. by R. S. Poole, London 1876, 62. nr. 6).
Il disegno di Pirro Ligorio, giunto dal Cod. Vat. Lat. 3439, 28 r,
annotato dal Panvinio. avrebbe permesso di ricostruire il piccolo ma
omatissimo edificio degli Horri Saliustiani. Per primo R. LANCIANI (La
Venus Hortorum Sallusrianorum, BCAR, 1888, 3-1 1) aveva associato i
ruderi descritti dal Vacca con i disegni di Ligorio.
82 Gli archeologi sono molto scettici sulla possibilit di identificare il
colonnato visibile nel XVI sec. con le vestigia del portico cui allude Strabone,
cf. SCHILLING, La religion romaine de Venus... cit., passim. Le rovine descritte
da Flaminio Vacca e riprodotte da Pirro Ligorio potrebbero addirittura riferirsi
ad un ninfeo, cf. CH. HCLSEN. Antichit di Monte Citorio, MDAI(R), IV, 1889,
41-64.
83 TH. FAZELLUS,
151-161.
Ben poco si pu oggi leggere della situazione antica, cancellata quasi
completamente da successive devastazioni, da rimaneggiamenti e dalle strut
ture di et medievale, tanto che dal materiale superstite si ricava molto meno
che dalle monete. Tuttavia i pochi elementi architettonici venuti alla luce
(rocchi di colonna scanalati. un triglifo dorico, blocchi squadrati, avanzi di
cornicioni) consentono per le loro proporzioni di avanzare ipotesi sul rifaci
mento di epoca romana che in un certo senso corrisponde pur con le dovute
distanze prospettiche al tempio rappresentato sulle monete, cf. CULTRERA. li
temenos di Afrodite Ericina... cit.. 294-328.
85 Si tratta di una testa colossale di Afrodite, originale greco di V sec. a.
cosiddetto Trono Ludovisi, un trittico che sembra riprendere la
del
C.;
rappresentazione di Afrodite seduta sulle monete di Erice del V sec. a. C. e che,
fabbricato in piede locrese. potrebbe essere stato importato dalla Sicilia, prima
di giungere a Roma. Abbiamo infine, il Trono di Boston, fabbricato a Roma,
e misurabile in palmi romani, per creare probabilmente un pendant con il Trono
Ludovisi. Non si conosce esattamente il luogo della propriet Ludovisi dove i
pezzi furono rinvenuti, cf. GALIN5KY,Aeneas... cit., 243-257 IAppendix. Scuipturai
Findsfrom the Tempie of Venus Eiycine, in the Gardens of Saiiustius).
86 La data di introduzione potrebbe coincidere con lanno della dedica,
il 181 a. C. secondo E. PETERSEN. Aphrodite, MDAI(R). VII, 1892, 32-80. M.
1016
M. I. GULLETfA
1017