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42 Le lotte per la supremazia nel Lazio SINTESI CRITICA

I primi anni della repubblica furono anni difficili, perch Roma dovette fronteggiare non solo gli etruschi ed
i latini, ma anche allinterno le agitazioni dei plebei contro i patrizi in un contesto di recessione economica
avvenuta dopo lespulsione dei Tarquinii. Particolarmente dura fu la lotta contro le citt latine che si erano
organizzate nella Lega latina, formando una cintura minacciosa intorno a Roma. Perci essa impegn tutte
le sue forze contro questi popoli bellicosi. La vittoria al Lago Regillo ebbe un vero e proprio carattere epico
per limportanza che la vittoria rivest per le sorti della citt. Si costitu, cos, un equilibrio consacrato nel
foedus cassianum che fiss su un piede di parit il rapporto e lalleanza con i latini. A questa alleanza
aderirono anche gli ernici, cos che si form una triplice alleanza tra romani, latini ed ernici, con la quale si
pot fronteggiare la pressione degli equi ad est e dei volsci a sud.
Poco sappiamo delle guerre contro gli equi e i volsci. Roma, grazie alla sua efficiente organizzazione
militare, riusc a sottometterli e ad approfittare di questa vittoria per eliminare anche il pericolo costituito
dalla citt di Veio, che aveva occupato Fidene a 10 km. da Roma, controllando,'cos, le due rive del Tevere
per i suoi traffici. La guerra si concluse con la conquista di Veio nel 396 a.C.Tali successi erano dovuti anche
alla nuova organizzazione della legione, snellita e resa pi adatta a combattere anche in zone montagnose.

Restavano ora i problemi interni, acuiti dalle stesse guerre di conquista. Difatti, Roma aveva dovuto
ricorrere a reclutamenti in massa, dando cos alla plebe sempre maggiore coscienza del proprio peso e della
propria forza. I soldati dovevano provvedere alla propria armatura e la lunga durata delle guerre li
costringeva ad allontanarsi dai campi, mandando cos in rovina i patrimoni familiari, con conseguenti
indebitamenti da parte dei meno abbienti. I reduci dalle campagne militari reclamavano perci indennizzi, il
riconoscimento di diritti e la cancellazione dei debiti contratti.Tutte le magistrature erano nelle mani del
patriziato che costituiva un ordine chiuso, tanto che persino i matrimoni fra patrizi e plebei erano proibiti. I
plebei non sarebbero mai riusciti a realizzare le loro rivendicazioni se non fossero stati appoggiati dai plebei
arricchiti, che chiedevano laccesso alle cariche pubbliche e al Senato con labolizione della distinzione
basata sul diritto di nascita.
Le lotte intestine fra patrizi e plebei si configurano, per questo, come lotte per la costituzione di un nuovo
ordine giuridico, da cui doveva scaturire un nuovo ordinamento economico. Il metodo di lotta che essi
mettono in atto la secessione, una specie di sciopero passivo, grazie al quale essi riescono ad ottenere la
istituzione di due nuove magistrature, il tribunato della plebe e la edilit, e una propria assemblea
popolare, i concilia plebis, che eleggevano i tribuni ed approvavano le leges sacratae (le leggi sacre). Cos la
plebe si organizzava come uno stato nello stato, con propri magistrati, una propria assemblea e proprie
leggi. In tal modo riuscirono ad ottenere che le leggi fossero scritte (leggi delle XII tavole) e, con la legge
canuleia, che potessero avvenire matrimoni misti fra patrizi e plebei. Ottenuti questi successi, i plebei
mirarono ad un nuovo obiettivo: la distribuzione delle terre dell 'ager publicus e la cancellazione dei debiti.
Tutte queste conquiste militari e sociali sembrarono travolte dallinvasione gallica nel 390 a.C., soprattutto
perch gli equi, i volsci, le citt etrusche e perfino le citt latine delia Lega cercarono di trarre vantaggio dal
disastro che aveva colpito la repubblica. Roma, per, riusc a superare anche questo nuovo momento
critico e dopo la vittoria rinnov il foedus cassianum con le citt latine, che per ora erano nellalleanza in
posizione subordinata.

Linvasione gallica aveva riaperto in Roma il problema sociale: bisognava ricostruire la citt, le case, le
mura; le attivit economiche avevano anchesse subito un duro colpo. La nuova borghesia repubblicana,
rappresentata dai plebei ricchi, si era ormai assimilata al patriziato, mentre i plebei insistevano nella loro
richiesta della distribuzione delle terre e della cancellazione dei debiti.
Le leggi licinie-sestie rappresentarono unaltra tappa vittoriosa nella lotta della plebe contro i patrizi, con
laccesso dei plebei al consolato.
52 Lespansione romana nellItalia meridionale SINTESI CRITICA
Mentre Roma portava a compimento nel Lazio, intorno alla met del IV secolo, il processo di aggregazione
e di assoggettamento di genti diverse allo stato romano, un analogo processo a carattere federativo era in
corso nel Sud ad opera della grande famiglia degli osci, che comprendeva i sanniti, i lucani ed i bruzi.
Particolarmente i sanniti e i lucani, insediati sulle montagne dellAppennino meridionale, cercavano nuove
terre da conquistare e da coltivare, e la loro espansione si svilupp non solo lungo lasse nord-sud della
linea dellAppennino, ma anche nelle due direttrici del versante adriatico e tirrenico, cos da investire le
colonie greche delle zone costiere. Per questo, dopo il ripiegamento degli etruschi, i protagonisti della lotta
per la formazione nel Sud di un vasto complesso territoriale a carattere federativo sono gli italici e le citt
della Magna Grecia.
Il punto focale di tutto il vasto e articolato fronte su cui si scontrarono i popoli della montagna, gli italici, e
quelli della pianura e delle coste, i greci, fu per costituito ancora una volta, a distanza di qualche secolo, da
quello stesso tratto di territorio tra il Volturno e il Vesuvio, dove gi erano stati debellati gli etruschi e dove
ora sorgevano citt fiorenti come Capua e piccole ma salde federazioni di italici.
La federazione pi vasta e potente era quella dei sanniti, che abbracciava un territorio che si estendeva dal
Tirreno allAdriatico e che era, quindi, in grado di contendere con i romani per il primato sulla penisola.
Perci la lotta tra romani e sanniti era inevitabile.
Poco sappiamo di preciso attorno alla prima guerra sannitica (343-341 a.C.), tanto che gli studiosi ritengono
oggi che essa sia stata confusa con la seconda. In realt gravavano su Roma problemi pi urgenti, e primo
fra tutti quello dei rapporti con la ribelle Lega latina, e quindi, molto probabilmente, i romani non si
impegnarono, almeno in quegli anni, in una guerra in Campania contro i sanniti.
Per, conclusa vittoriosamente la guerra contro la Lega latina (340-338 a.C.), lo scontro con i sanniti fut
come si detto, inevitabile, perch romani e sanniti puntavano al possesso della Campania come zona
vitale per il loro sviluppo e per la loro stessa esistenza. I popoli della montagna, i sanniti, cercavano nella
pianura campana la soluzione ai problemi dellIncremento demografico e della loro sussistenza; i romani
puntavano, invece, alla formazione di una cintura di sicurezza per difendere la supremazia tanto
faticosamente conquistata nel Lazio e per creare uno sbocco al proprio commercio lungo quelle stesse
direttrici gi percorse dagli etruschi nel Sud.Il conflitto dur circa un trentennio, dal 326 al 290 a.C.; la prima
fase si concluse nel 321 a.C. con la sconfitta romana alle Forche Caudine; la seconda fase, invece, dal 315 al
290 a.C., segn la definitiva vittoria dei romani con le battaglie di Boviano (304 a.C.) e di Sentino (295 a.C.).
Cos, Roma, sconfitti anche i Galli seno-ni e i Galli boi, occupava ora tutto un vasto territorio secondo una
linea che da Pisa a Rimini andava fino al Sud, esclusa Taranto.

Roma non poteva oramai disinteressarsi di ci che accadeva nella Magna Grecia, perch qualsiasi novit nel
Sud avrebbe avuto certamente ripercussioni nei territori appena conquistati. Nella Magna Grecia, Taranto,
vecchia colonia spartana, era divenuta una ricca citt di mercanti, raffinata ed evoluta, ed aveva assunto il
ruolo di protettrice delle colonie greche contro lavanzata dei lucani, dei bruzi e dei messapi dallApulia.
Lespansione romana nel Sud non poteva, quindi, essere gradita alla citt di Taranto; n Roma, da parte
sua, poteva rimanere indifferente dinanzi ai tentativi egemonici di Taranto e dinanzi ai tentativi che
partivano dalla Sicilia per la formazione di una unit politica delle citt della Magna Grecia. Sono queste le
cause della guerra tra Roma e Taranto.Taranto chiam in suo aiuto Pirro, re dellEpiro, una singolare figura
di conquistatore ellenistico; ma anche questa guerra, dopo alterne vicende, si concluse a favore dei romani
con la vittoria di Benevento del 275 a.C. Cos, Roma era riuscita a legare a s, in modi e tempi diversi, quasi
tutte le genti della penisola; i tre grandi ceppi etnico-linguistici degli osci-umbri-sabelli, degli etruschi e dei
greci dellItalia meridionale erano entrati nellorbita politica romana, e la lingua latina si diffondeva e agiva
da elemento connettivo l dove giungevano i soldati ed i coloni romani.
Anche dopo tutte queste conquiste, per, le istituzioni e lordinamento politico di Roma, pur adeguandosi
alle esigenze proprie di una citt in espansione, rimasero sostanzialmente quelli di uno stato cittadino.
Roma, difatti, non organizz i territori e i popoli vinti in una repubblica federale in cui le genti conquistate
vengono private delle istituzioni politiche preesistenti e quindi di ogni autonomia, bens in una federazione
romano-italica, in cui le popolazioni vinte vennero legate a Roma con trattati di alleanza sulla base dei
reciproci interessi, conservarono la loro autonomia amministrativa e godettero in alcuni casi, anche se con
qualche limitazione, degli stessi diritti civili dei cittadini romani.
SINTESI CRITICA

Cartagine, antica colonia fenicia di Tiro, raggiunse una grande floridezza economica grazie alla sua posizione
geografica, che le consentiva di controllare il traffico commerciale e di instaurare una salda supremazia
marittima nel Mediterraneo. Per questo nella sua costituzione politica dominavano i ricchi armatori navali e
i mercanti. Non aveva un esercito stanziale, ma assoldava truppe mercenarie di cui si serv per iniziare a
partire dal IV sec. a.C., la sua espansione territoriale in Africa, in Spagna, in Sicilia e nelle altre isole del
Mediterraneo.
Fu appunto il dominio della Sicilia che pose di fronte i cartaginesi e i romani, che temevano che il domi-nio
cartaginese sulla Sicilia, intimamente legata alla Magna Grecia, potesse sconvolgere lassetto politico da
loro instaurato nellItalia meridionale.
La I guerra punica fu pi lunga e difficile del previsto, risolvendosi in una guerra di logoramento e di colpi di
mano da ambo le parti. Stavano di fronte due tipi diversi di eserciti: da una parte un esercito formato da
cittadini-soldati, dallaltra un esercito di soldati di mestiere. Ma apparve subito chiaro ai romani che la guerma si sarebbe potuta risolvere a loro favore soltanto se avessero allestito una flotta capace di contrapporsi
e superare quella cartaginese, cosi da poter avere non solo una supremazia terrestre ma anche marittima. E
fu appunto la supremazia marittima, da loro raggiunta, che consent ai romani di concludere vittoriosamente nel241 a.C. la prima guerra punica.

il dopoguerra fu difficile sia per Roma che per Cartagine, perch si era combattuto in zone lontane ed erano
stati necessari da ambo le parti notevoli sforzi finanziai. A Roma la guerra fu causa di squilibri eco-nomici e
sociali cosi che si dovette procedere alla riforma dei Comizi centuriati, in maniera tale che il voto dei Comizi
fosse lespressione della volont di tutte le classi.
Cartagine, invece, fu divisa dalle lotte tra due fazioni: i ricchi proprietari terrieri che propendevano per una
espansione territoriale, e gli imprenditori e i commercianti, che, capeggiati dalla famiglia dei Barca, era-no
sostenitori di una espansione commerciale e quindi di una ripresa della lotta contro Roma. Fin col
prevalere questa seconda tendenza, e fu Annibale Barca, infatti, ad iniziare la seconda guerra punica nel
218.Con una strategia audace e quando era del tutto impensabile linizio di una campagna militare,
attraver-sati Pirenei e le Alpi, egli piomba nella pianura padana, sconfigge gli eserciti consolari e si accampa
nell'Italia meridionale. Ai romani non resta altro che la possibilit di una guerriglia, che fu realizzata da
Fabio Massimo il temporeggiatore. Difatti, quando i consoli M. Terenzio Varrone e L. Emilio Paolo
affrontarono Annibale in battaglia campale, Roma sub una delle sconfitte pi gravi della sua storia: Canne.
Soltanto quando P. Cornelio Scipione applic nei confronti dei cartaginesi la stessa audace strategia di
Annibale, i romani riuscirono a capovolgere le sorti della guerra: Annibaie aveva portato la guerra in Italia;
Scipione port la guerra in Africa, costringendo Annibaie a correre in aiuto della sua patria, e lo sconfisse a
Zama. Si concluse, cosi, la II guerra punica; la pace imposta ai cartaginesi fu dura e pesante; Roma diventata
invece padrona del Mediterraneo e intraprendeva la sua politica imperialistica, di conquista e di potenza.
76 Roma e il mondo ellenistico
SINTESI CRITICA

Con la vittoria di Zama, i romani non solo imposero il loro predominio politico nel Mediterraneo
occidentale, ma subentrarono anche ai cartaginesi nelle attivit commerciali che si svolgevano intense in
tutto il Mediterraneo. Per questo, essi ora non potevano pi disinteressarsi dellOriente, dove gli stati
ellenistici minacciavano di alterare con le loro guerre il nuovo assetto politico ed economico che Roma
aveva costituito attraverso le sue guerre e le sue vittorie.

Inoltre, era sorta in Roma una tendenza filoellenica e un amore per la cultura che spingevano i romani a
volgere lo sguardo verso lOriente con sempre maggiore interesse. La civilt romana si trovava ora ad un
giro di boa. Ma la tendenza filoellenica, capeggiata da Scipione lAfricano, incontr la opposizione dei ceti
conservatori, che trovarono il loro maggiore esponente in M. Porcio Catone il Censore, appassionatamente
legato alla terra ed a quella civilt contadina che aveva dato a Roma i forti soldati delle sue legioni. Per
questo, quando gli abitanti di Rodi, nella loro guerra contro Filippo V di Macedonia, chiesero lintervento
dei romani, i conservatori, capeggiati da M. Porcio Catone, erano restii ad una guerra che avrebbe messo
Roma a contatto con la corrotta civilt greca; i filoelleni, capeggiati da Scipione lAfricano, sostenevano
invece un intervento deciso che mirasse alla conquista totale del mondo ellenistico.

Si giunse ad un compromesso:-lintervento romano si sarebbe limitato a ripristinare l'equilibrio politico nel


Mediterraneo orientale, senza procedere a conquiste territoriali, instaurandovi la pax romana, una pace

cio fra i vari stati del Medio Oriente posti sotto la tutela e legemonia di Roma, che rinunciava ad ogni
occupazione militare.
Ma la pax romana instaurata nel Mediterraneo orientale dopo le guerre vittoriose contro Filippo V di
Macedonia e Antioco III di Siria, si rivel ben presto fragile, perch non era possibile esercitare
unegemonia politica indiretta senza una occupazione militare. Occorreva, difatti, procedere ad una
conquista territoriale vera e propria, che rendesse stabile la pace, continuamente minacciata dalle velleit
espansionistiche dei sovrani ellenistici, e che soprattutto ponesse i mercanti italici in una posizione di
assoluto privilegio e quasi monopolio, eliminando labile concorrenza dei mercanti orientali. Per questo
Roma inizia una politica di conquiste e di sopraffazione: distrusse economicamente Rodi, florida citt di
commercianti, dichiarando porto-franco lisola di Deio, dove erano gli empori dei mercanti italici, che
poterono cosi monopolizzare tutti i traffici dellOriente; dichiar la Macedonia provincia romana; distrusse
dalle fondamenta Corinto, invisa al ceto mercantile romano per la sua floridezza economica e per la
concorrenza che ancora riusciva ad esercitare; distrusse nel 146 a.C., con la III guerra punica, Cartagine, che
dopo la sconfitta di Zama si era interamente dedicata ai traffici, ripristinando, cosi, la sua antica ricchezza, e
con il territorio cartaginese costitu una nuova provincia, cui fu dato il nome di Africa con capitale Litica,
dove subito accorsero in gran numero i mercanti italici.

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