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I
1

LEZIONI

KM

ELEMENTARI

DI

ARCHEOLOGIA

TOMO //-

LEZIONI ELEMENTARI

DI

ARCHEOLOGIA
ESPOSTE
NELLA PONTIFICIA UNIVERSIT
DI PERUGIA

DA GIO.

BATTISTA VERMIGLIGLI

PRIMA EDIZIONE MILANESE


COLLE CORREZIONI INEDITE DELL' AUTORE

Presso Giuseppe Pogluni Stampatore-Librajo


sulla Piazza di S. Alessandro N. 3g63.

I
t
LEZIONE I.

Numismatica estranea a Roma , e fuori di Roma


coniata o sia delle citt , dei popoli , dei Re , e
dei Principi. Notizie preliminari.
I. Triplice divisione generale di questa Numismatica.
II. Prospetto Geografico di questa Numismatica. III. Meriti
di questa Numismatica. IV. Numismatica della Spagna.
V. Numismatica della Gallia. VI. Della Britannia e della
Germania. VII. Dell'Italia in genere. VIII. Di altre Re
gioni Europee. IX. DeW Asia.X. Dell'Africa. XI. Delle
Monete Autonome. XII. Delle Monete officiose. XIII. Delle
Monete dei Re in particolare. XIV. monete di colonie e
dei Municipi.
%. I. I-Je stesse epigrafi delle menete c' istruiscono di
questa triplice divisione: nEAAHC, Pelles, addita una moneta
battuta dalla citt Macedonica cosi chiamata: mAkeaonun,
Machedonon insegna che la moneta fu battuta a nome del
l'mtiera nazione; finalmente l'epigrafe BA^iAEns *iAHinot,
Basileos Philippou, mostra che la moneta Macedonica fu
battuta sotto uno di que' Monarchi cos chiamati.
. II. Sembra poi che al Gesnero possa darsi ogni vanto
d' avere per il primo concepita la vastissima idea di for
mare un corpo Numismatico esteso a tutti i celebri popoli
dell'antichit (i). Nello stesso secolo un tale sistema si miglior
dal Pellerino con la vasta sua opera (?.); ma lo spiccare la palma
in questo scabrosissimo agone fu riserbato all'Eckhel nella
grandiosa sua opera Doctrina numorum veterum , di cui
seguendo Strabone, tenne per questa classe Numismatica,
l'ordine Geografico, sistema nel quale fu poi imitato da
altri Numografi posteriori, o di lui stesso contempo
ranei. Un metodo di s ampia estensione in sulle prime non
potea sortire completo e perfetto, ma fra gli studj del
profondissimo Numografo sig. Sestini, divenne ben fortuna
to, il quale alla circostanza di darci in compendio la
(i) Specimen Rei Num. Tig. 17S3, ed altre sue opere.
(2; lWueil des Medaillcs ec. voi. X. Paris 1762-1767. /}
Verm. Tom. U.
l

a
dottrina Ecklicliana nelle sue Classes generales ete. (i) ,
aument questa Numismatica di molti oggetti nuovi da lui
scoperti ed altri ne rettific assai meglio e scoprendone i
luoghi cui quelle monete spettano, le ritolse a quelli cui
e da Eckhel e da altri si erano indebitamente assegnate.
Veggansi ancora i suoi XVIII Volumi di Lettere e Dis
sertazioni Numismatiche piene a dir vero di utilissime e
nuove scoperte. Noi riprodurremo il suo generale prospetto
premesso alla seconda edizione delle Class, ete. perch in
un tratto si comprenda l'estensione amplissima di questa
Numismatica.
PROSPECTUS
Gcograjice Numismatica;.
EVROPA.
Hispania in genere
iusitanica
Baetica
Tarraconensis
Esbus Insula
Gallia Aquitanica
Narbonensis
Lugdunensis
Belgica
Britannia
Germania
Italia Supera
Media.
Etruria
Vmbria
Ager Picenus
Vestini
Marrucini
Latium
Samnium
Frentani
Campania

(i) Lips. i797. Floren. i82i.

Apulia
Calabria
Lucania
Brutii
Insulae
Sicilia
Reges Siciliai
Cossura
Gaulos
Melila
Lopadusa
Lipara
Sardinia
Chersonesus Taurica
Sarmatia Europaca
Dacia
Pannonia
Moesia Superior
Moesia lnferior
Thracia
Chersonesus Thracia
Insula ad Thraciam
Lemnus
Hephastia

Myrhina
Imbrus
Samothrace
Tliasus
Reges Tkraciae
Paeonia
Reges Paeoniae
Macedonia
Reges Macedotdae
Thessalia
Insulae juxta Macedoniam
et Tliessaliam
Halonesus
Peparethus
Sciatlius
Dalmatia
Ill> ricum
Reges Illyrici
Insulae Illyrici
Issa
Pharus
Epirus
Reges Epiri
Corcyra Insula
Acarnania
Actolia
Locris
Phocis
Boeotia
Attica
Insulae ad Atticam
Aegina
Salamis
Peloponnesus
Achaia
Elis
Insulae ad Elidem
Cepliallenia
Zacynthus
Ithaca
Messenia
Laconia
Argolis

Arcadia
Creta Jnsula
Euboea Jnsula
Insulae Aegaei Minoris
Europeae
Amorgus
Anaphe
Aodrus
Deos, vel Cea
Cimolis
Cythnus
Del us
Ios
Gyaros
Melos
Myconus
Naxus
Paros
Seriphus
Sicinus
Siphnus
Syrus
Tenus
Thera
ASIA.
Bosporus Gimmerius
Colchi
Pontus
Reges Bospori et Ponti
Paplilagonia
Reges Papklagoniae
Bythynia
Reges Heracleae
et
Reges Bithyniae
Mysia
Troas
Tenedus Insula
Aeolis
Lesbus Jnsula
Ionia


Palmyrene
Insulae Ionia*
Prmcipes Palmyra
Chios
Seleucis et Pieria
Imia
Coelesyria
Samos
Traechonitis ; Ituraca
Caria
Decapolis
Reges Cariai
Phoenice
Insulae Cariai
Galilaea
Astypalea
Samaritu
Calymna
Iudaea
Cos
Principes et Reges Iudaeae
Nisyros
Arabia
Rhodus
Mesonotamia
Telos
Reges Osrhoeni
Lycia
Babylonia, Rex
Pamphylia
Assyria
Pisi dia
Persia, Reges Persiae
Isavria
Parthia, Reges Parthiae
Lycaonia
Bactriana, Reges Bactrianae
Cilicia
Oliatacene, Reges Charaeencs
Reges Ciliciac
et
AEGYPTVS
.Sacerdotes et Principes
Olbae
Reges Aegypti
Insulae Cil.ciae
Eie usa serius Sebaste
Numi Augg. vulgo AlcxanCyprus Insula
d ri ii i
Reges Cypri
Praefecturae Aegypti
Lydia
Cyrenaica
Phrygia
Reges Cyrenaicac
Galatia
Syrtica
Regrs Galatiae
Byzacene
Cappadocia
Zcugitana
Reges Cappadociae
Reges Vandali in
Armenia , Reges Armeniat
Africa
Syria, Reges Sjriae
Numi dia
Gommacene
Mauretania
Reges Commagenes
Reges Numidiae
Cyrrhestica
Clialridene
et
Reges et Tetrarchie
Mauretaniae.
. IH. I meriti di questa Numismatica sono certamente
superiori di gran lunga a quelli della Romana ; se si ri
guarda principahaeuts il numero degli oggetti che si

5
aumenta ogni giorno, P eleganza del lavoro, la non comune
e squisita erudizione che contengono, le iscrizioni, i tipi,
i varj idiomi in cui sono scritti, ed il vantaggio grandis
simo che recano ai Classici e ad altri Monumenti scritti
principalmente sul conto della antica Geografia.
. IV. Nei brevi cenni di Storia letteraria di questa
scienza, abbiamo gi conosciuto i principali scrittori della
Numismatica ispanica. Queste monete possono considerarsi
sotto un duplice aspetto, imperciocch alcune sono scritte
nell'idioma domestico della nazione, ossia antico Ispanico, di
cui abbiamo dato qualche saggio nel primo volume (i): al
tre nelle lingue avventizie come la Fenicia, la Greca e la
Latina. Le monete ispaniche in lingua Fenicia sono ben po
che, e sono anche meno le Greche delle sole citt di Emporia e di Roda oggi Rosas; ma la serie pi copiosa delle
ispaniche zecche delle monete latine ivi battute dacch i
Romani divennero signori ed arbitri delle Spagne. I vari
tipi di queste monete non sono poi di grande importanza al
di l della Storia domestica di quelle Regioni, e la fab
brica di esse ordinaria comunemente ed anche barbara
talvolta, e qualcuna appena di Roda e di Turiaso potrebbesi ricordare di fabbrica meno infelice.
. V. Di assai meno articoli fornita la Numismatica
degli antichi Galli , Greca e latina ed in tutti tre i me
talli. Alcune colonie Focesi si stabilirono principalmente in
Marsiglia, ed ivi essendosi introdotto il greco linguaggio,
non meno che in Antipoli, in Avignone, ed in Reziers,
venne questo adoperato nUe monete delle anzidette citt.
Nelle monete della G dlia non apparisce V antica Paleo
grafia nazionale, che forse non si conosce bastantemente
qual fosse . ma il carattere di quel linguaggio si mantenne
peraltro ne' monumenti gallici scritti con latina Paleografia,
e sopra tutto nelle monete di quelle Regioni. Imperciocch,
ivi, oltre i nomi di quelle citt, leggiamo molti nomi dei
Principi e de' Capi delle Provincie, i quali serbano vera
mente un carattere dell'antico gallico idioma. Tali sarebbero
per esempio quelli di: Abudo, Bucato, Carmato, Donnus,
Eduis , Giamillos , Orcitirigio , su del quale hanno scritto
dottamente, il P. Oderico, ed altri. Anche le iscrizioni
pubblicate principalmente da Rimard e da Millin ci mo
strano altre vestigia dell' antico idioma gallico in alcuni
(i) Tavola alla pag. ai 4.

6
nomi delle galliche Divinit. Generalmente parlando le mo
nete dell' antica Gallia sono di fabbriche ordinarie e bar
bare. I tipi similmente non sono di molta importanza e
molta istruzione e possono considerarsi come domestici na
zionali ed avventizj Fra i primi per esempio si pu no
verare il Cava lo ed il Cinghiale, fra i secondi il capo di
Pallade, la biga ed altri.
. VI. Alcune poche monete latine che il Combio diede
alla Britannia, al sig. Mionnet piacque di darle ai Principi
de' Galli , ma il sig. Sestini nella seconda edizione delle
sue Classes etc. mostra come alcune non possono togliersi
alla Britannia ; e cos pure ne restituisce alcune pochissime
alla Germania, che altri le avenno tolte, e mostra che sono
de' giorni di Adriano e di Aureliano.
. VII. Tutto il classico paese di Italia fra i suoi pre
ziosi e copiosissimi Monumenti antichi d'ogni arte, abbonda
pure di antiche monete ed anche di data assai vecchia: ed
in ordine alla bellezza, alla erudizione, ed alla antichit
de' suoi nummi, non ha che invidiare alla Grecia ed al
l'Asia. Le citt Italiane forse ci somministrano le pi an
tiche monete autonome . e di citt libere che rimangano ;
ma della autonomia numismatica parleremo fra poco. Sem
bra certo inoltre che alcune citt Italiane esprimessero la
loro autonomia nelle proprie monete anche dopo che di
vennero a Roma soggette. Ve ne sono altre le quali gi
mostrano di essere divenute Colonie Romane, ma si pu
ben dire come niuna citt dell' Italia ci mostra monete Im
peratorie ed Officiose, come la Grecia, l'Asia e l'Egitto.
Da ci dedussero alcuni eruditi , e forse non impropriamen
te , the le zecche Italiane , tranne pochissime, cessas
sero prima dei giorni dell'Impero; anzi fra le stesse Co
lonie Italiche sono assai poche quelle che come tali si
esprmono nelle monete, se si tolgano Pesto, Brndisi,
Copia e Valenza. A questi e ad altri moltissimi pregi delia
numismatica Italiana . nella quale solamente talvolta deb
bono ricercarsi i fasti della nazione dopo lo smarrimento di
tanti Scrittori, aggiungisi che la medesima scritta in pi
dialetti, ed in questa classe soltanto si trovano riuniti il Latino,
l'Etrusco, l'Umbro, l'Osco, il Sanuitico. il Greco antico e il
pi recente, ed anche il Punico-Fenicio nelle monete Sicnle e
di altre Isole adjacenti all' Italia. Che se l'Italia medesima
non avesse che la sua preziosissima classe delle monete Un
ciali e Librali , potrebbe gloriarsi come di una preziosis

sima cosa; poiche se non ci rimanessero le belle e squisite mo


nete di Napoli, Turio , Metaponto, Gela, Crotone,
Regio, Siracusa, ed altre di quelle contrade, e belle
oltre ogni credere, noi appena sapremmo che i Siculi e gli
Itali antichi fino da lontanissimi tempi valsero assai nelle
arti del disegno, non essendovi tra le greche monete
forse altra classe che nella vecchia Paleografia de' Greci
meglio e'istruisca. Giovi intanto recare in mezzo pochi
esempj di numismatica Italiano-Autonoma, ed a Roma estra
nea come per saggio di questa preziosissima classe.
ITALIA SUPERIORE.
Non ha che poche monete di Aquileja , Ravenna e Pavia,
e degli infimi secoli.
ETRVRIA
PVPLVNA (con lettere retrograde) PVPLVNA. Populonia.
Civetta setto una Luna e due Stelle.
Testa di Minerva con Elmo.
VMBRIA.
IKVFINI (lctt.retrog.)lCVVWl. Gubbio. Luna Crescente.
Ruota.
PICENO.
HAT. anche retrogrado' TAH. HATRI. Adria forse del
Piceno. Un Calceo.
Sf. Un Gallo. Sestante.
I Vestini , i Marrucini , ed il Lazio , hanno Nummi
latini.
I Sanniti, i Frentani, la Campania, gli Apuli, i Calabri,
la Lucania , i Bruzi ed i Siculi hanno monete Greche ,
Greco-Antiche, Latine, forse Fenicie ed Osche. Di queste
ultime solamente noi daremo un saggio.
Testa di Giove Barbato e laureato , e due stelle pros
sime all' occipizio.
RAPV (retrograde) CAPV. Capua Diana con Luna
Falcata in fronte che guida una biga.
. VIII. l rimanente dell' Europa ci porge per la mag
gior parte monete greche. Bisogna dire pertanto che i Greci
in principio costituivano una porzione di genti assai limi
tata, n occuparono che quel tratto di paese che dalla Tes
saglia corre fino al Peloponneso; ma dilatatesi le loro Co
lonie e conquiste nelle Isole dell'Arcipelago, nella Sicilia
e nella bassa Italia, si fecero quindi ad occupare le Re
gioni Illiriche, Epirotiche e Tracie, penetrando cos nel
l'Asia minore fino alla Tauride ed alla Colchide , ove gre

5
che Colonie vi piantarono. Ne di si ampie conquiste con
tenti que' prodi, s'iunollrarono nell' Africa piantandovi U
magnifica citt di Cirene , e per queste vie par certo che
in seguito approdassero nelle Spagne c nelle Gallie , ove,
come pure abbiamo visto , nelle monete superstiti lasciarono
vestigia del loro dominio e del loro idioma. E per ben
facile il mostrare che i Greci allora non si erano per
lungo viaggio disgiunti dalle costiere di quelle ampie Regioni
che visitarono. Ma in appresso il grande Alessandro s' innoltr colle sue prodigiose conquiste nel centro del conti
nente, e penetr 6n' anco alle Indie. In seguito alla sua
morte i Generali Macedoni, clic le ampie sue conquiste si
divisero in varie provincie V uso del greco linguaggio in
trodussero, e da quelle epoche in poi del greco idioma si
valsero nelle proprie monete i Lidj , i Frigi , i Cappadoci ,
i Siri , i Parti , 1 Fenirj gli Egiziani e perfino alcune pro
vincie di l dali'Eut'rate e dal Tigri, le quali tutte
in avanti , e percio da' Greci stimavansi popolazioni bar
bariche, usavano del proprio e domestico dialetto. La
greca scrittura pertanto, dai lontanissimi tempi di quel
Culmo che avea introdotto fra Greci l'alfabeto, togliendolo o
dalla Fenicia, o da altra parte di Oriente, fino ad Ales
sandro Magno fu a molte variazioni soggetta , e chi non ne
fosse istruito potr ravvisar ci in parte nella Paleografia delle
stesse monete. Noi diremo a modo di esempio , come da
taluni si prese per latina la semplice epigrafe HIMERA sulle
monete antichissime di Imera, oggi Termini citt Sicula ,
quando meramente greca : imperciocch gli antichissimi
Greci prima di cambiare l'H in E, la. usarono come aspi
razione non altrimenti che i Latini s spesso, e cos pure
il Rho antico non fu diverso dall' R latino. I molti e so
miglianti esempj che si hanno di questa greca Paleografia
servono a confermare le dottrine di Plinio quando scrive
che le pi antiche lettere greche aveano gran somiglianza
con le latine.
Ma questa porzione di Europee provincie non manca ezian
dio di monete latine , come la Dacia , la Mesia superiore ,
alcune poche citt della Tracia, della Macedonia, della
Dalmazia, dell'Epiro e del Peloponneso, dacch questi
luoghi divennero in potere de' Romani.
. IX L' Asia a dir vero ci porge a considerare la classe
pi copiosa di questa Numismatica a Roma estranea, e che
serve mirabilmente ad illustrare la storia di quelle uu giorno.

lassiche e famose Regioni. E preziosa questa Numismatica


asiatica anche per la variet dei dialetti; imperciocch in
essa oltre l'idioma greco-latino, s'incontra anche il Fe
nicio, il Partico , il Persiano^ ed il Samaritano. In questo
ultimo dialetto si trovano i cos detti Sicli de' Principi
Ebrei incominciando dall' anno I. di Simone Maccabeo , e
che verrebbe a cadere un secolo e mezzo in circa innanzi
V era nostra , nonostante che altri di vaghe stranezze i li
bri loro riempiendo, li abbiano creduti di antichissima data.
N vogliamo ommettere di 'ricordare come fra i Sicli se ne
veggono alcuni scritti anche in lingua Siriaca , ma questi
a buona ragione si rigettano fra gli spurj e falsi, e Froelich ne' suoi Annali dei Re della Siria ha dottamente espo
ste le ragioni per cui gli Ebrei adoperarono ne' loro Sicli
la lingua Samaritana , e non mai la Siriaca. Anche la
Giudea non manca di monete greche e latine.
. X. Assai meno copiosa la Numismatica africana ; im
perciocch l'Egitto ci mostra monete di due zecche ben di
verse fra loro cio quelle dei Tolomei e de'Cesari Romani, che
sono sempre greche, battute in Alessandria, e perci han nome
di Nummi Alessandrini , unitamente alle Prefetture Egizie
chiamate Nomi. Di una tale denominazione e'istruisce ba
stantemente questo luogo di Plinio : Dividitur Aegyptus
in praefecturas quas nomos vocant , notizia ripetuta anche
da s. Cirillo Alessandrino. Tal voce usitatissima da Strabone
si legge in quelle stesse monete , ove per esempio si
ha: NOMOC MEN*itHC che quanto dire Prefettura di
Memi celebre citt dell'Egitto. La zecca Alessandrina fu
assai pi copiosa di monete che nol furono tutte le Pre
fetture egizio-romane, e mentre la prima ci mostra co
piose monete da Augusto fino a Galerio Massimiano, le
seconde assai poche ce ne mostrano di Trajano , Adriano ,
Antonino , e M. Aurelio. Veggasi e per le Alessandrine, e per
le Prefetture egizie 1' opera di Zoega altre volte citata sulle
monete Cesareo-Alessandrine. Il dotto numismatico Fran
cese M. Thochon defunto nell'anno scorso, avea lasciata
una assai dotta e diligente opera sui Nomi egizj da lui
raccolti e che a benefizio della numismatica scienza, ha
fatto recentemente piibblicare la vedova sua consorte. Non
ci ha forse una classe di antichit egiziane , in cui Boi me
glio possiamo divenire istruiti nelle cose di quel paese. Im
perciocch in esse gl'Imperatori si studiarono di rappresen
tarvi oggetti nazionali in gran quantit, ed in varie fog

IO
gic, e specialmente una buona parte di ci che spettava
alla superstizione vastissima di quelle contrade. Avviene
laonde che Scrapide. Iside, Arpocrate, Giove Ammone, ed
il Genio buono degli Egiziani simboleggi.ito in un serpe,
vi sieno in varie guise , ed assai spesso ripetuti. Dicasi lo
stesso di altre cose domestiche e proprie di quelle parti ,
come sono a modo di esprimerci, l'immaginario mostro
della Sfinge, altri Numi ed il Nilo in diverso modo sim
boleggiato. N ivi mancano per avventura soggetti di greca
Mitologia, e della Religione romana nelle sue Divinit al
legoriche trovandosi in quelle monete, Ercole, Giunone,
Nettuno, la Speranza, c la Concordia, sempre in argento,
e rame , non mai in oro.
Fra le altre provincie Numismatiche dell' Africa , la Ci
renaica ha monete greche , c la Sirtica oltre a quelle ne ha
alcune latine, mi la Bizacene, la Zcugitana e la Maurita
nia non Ijanno che monete latine, menor.h Giuba II e
Cleopatra, Monarchi della Numidia e della Mauritania, che
le hanno anche Greche. Fra le monete di fabbrica e di
zecca africana ne rimangono varie in caratteri Punici e pi
nei Numidici, che si collocano fra le incerte dell'Africa;
n vi poi tanta sicurezza , che alcune monete l'uniche
sieno di zecca Panormitana , come da Numografi si crede
talvolta : imperciocch osserva opportunamente il profondo
Sesti ni , che sieno piuttosto di zecca Cartaginese, e che si
introducessero nella Sicilia alla circostanza della guerra fra
i Siculi, ed i Cartagmesi, opinione giustissima, c che pu
adottarsi eziandio per quelle monete Puniche che trovandosi
in Ispagna c Sardegna , si sono date talvolta dai Numo
grafi come monete di officine nazionali e dimestiche, seb
bene in quella opinione stessa non convenisse Eckhel.
. XI. L'Autonomia delle citt greche e latine che fu
presa in esame dall' ab. Guasco (i), non era in sostanza
che un diritto, un privilegio, che aveano i popoli di reg
gersi con le proprie leggi: ma perch questo diritto e pri
vilegio fu accordato dai Romani ad alcune citt della Gre
cia c dell'Asia specialmente anche dopo che furono conqui
state da essi , avviene perci che alcuni di que' popoli e di
quelle citt anche sotto dei Romani coniarono monete au
tonome. Sono esse pertanto quelle monete le quali nelle epi
grafi c nelle figure non mostrano mai alcuno indizio di
(i) Sagg. dell' Accad. di Cortona voi. V, 1 1 3.

altrui soggezione Ne toglieremo un'esempio dalle molte che


ci fornisce la Macedonia.
Testa di Diana contornata dai cos detti scudi Ma
cedoni di forma ovale.
MAKEAONflN npnYES Machedonoii P'rotes. Della
Prima ( Provincia ) dei Macedoni . con tre monogrammi ,
td una clava , il tutto fra una corona di quercia ed un
fulmine in fondo. Quando Paolo Emilio sconfisse Perseo ul'timo Re della Macedonia, divise quel Regno in quattro pa: ti,
e la medaglia che alleghiamo fu coniata nella prima di quelle
parti. E per dire qualche cosa de' suoi tipi, Diana vi fu
espressa per essere forse uno de' Numi locali, e quegli
scudi vi si marcarono , perch di quella forma furono profirj dei Macedoni. La clava nel rovescio appartiene a quel' Ercole , che era molto in venerazione fra loro , in quan
tiche da lui credevasi che discendessero quei Monarchi. In
conseguenza poi di questo privilegio chevmolte citt e popoli
dell'Asia principalmente goderono e sotto i Re nazionali e
sotto i Romani , elleno non solamente vi esprimevano i
Sroprj nomi indipendenti da ogni altra autorit , ma i loro
[agistrati parimenti , ora semplici , cio senza nome di ca
rica, ed ora con aggiugnervi la carica stessa, come ne' due
esempj che si soggiungono.
Testa di Minerva.
Ae< . NESTnp . mnaseAC. Athenai Nestor
Mnaseas . Civetta in piedi su di un vaso giacente ,
ed il tutto in mezzo ad una corona di olivo, moneta di
Atene con i tipi domestici di quella illustre citt, ed i
nomi semplici de' magistrati Nestore e Mnasea.
riEFrAMOC . Pergamos. Testa diademata del Dio
Pergamo o a meglio dire di Esculapio che dai Pergamensi veniva adorato sotto quella denominazione (i).
#. Eni . CtPATtv . K.\<f< . KE<KAAinNOC Epi
Strategon Claydios Kefallionos. Sotto il Pretore Claudio
ChefalUano. Bastone di Esculapio con il serpe avvinticchiato ed un grappolo di uva.
Ma alcune citt principalmente dell'Asia furono cos ge
lose di questa Autonomia, che la espressero per fino nelle
loro monete, che per sono assai poche di numero e fra
quelle della Cilicia, della Siria, della Gallilea , della Decapoli e della Fenicia. Eccone un' esempio di bel nummo
Apamense della Siria.
(1) Basch. Lex. Rei Num. voI. Ili , part. II, paj. 853.

Busto di Pallade.
9'. AnAMEnN. THC. IEPAC. KAI. AtTONOMOt.
TITL Apanteon tes jeras Kai Autonomou a83 (An.). Cio
degli Apamensi e della loro citt sacra, e retta dalle pro
prie leggi. Anno 283. littoria ambulante.
Sono poi assai meno di numero le poche citt sempre
asiatiche le quali nelle proprie monete si denominano libere ,
e cos in quelle di Amiso del Ponto.
Testa di Bacco coronata di edere, e l'epoca ETur.
C^Il. Etous , dell'anno 264.
AMICOt . AEt&<fr . Amisou eleutheras, di
Amiso libera. Cista mistica mezza scoperta da cui sorge
un serpe. Da un lato un tirso.
Sembra che talvolta da qualche Numografo, fra* quali
da noverarsi anche il dotto Spanhemio , siensi contuse fra
loro, 1' autonomia , e la libert, che s'incontrano in que
sti Numi Asiatici : veramente il Maffci fu uno de' primi
a distinguere fra loro le citt autonome, e libere dette
Eleutere dai greci (i). Le prime mentre poteano reggersi
con le proprie leggi non erano prive di Governatori e di
Presidi tenutivi dai Re, o dai Romani , n andavano esenti
e libere dai tributi e dai dazj , come erano le altre, ed in
ci fra loro principalmente differivano.
. XII. Sembra a noi , se pure non siamo in errore, che
Eckhel pcr il primo denominasse molto opportunamente
monete officiose quelle, diremo con le sue parole per
le quali una citt od un popolo dimostrava la propria
dipendenza verso degli Imperatori , o dei Re , 0 volevano
indicare qualsivoglia altra politica relazione con essi, con
rappresentare il loro ritratto, o la loro iscrizione . E per
3uanto s'aspetta agl'Imperatori copiosissima questa classe
i monete officiose, renduta interessantissima per i ritratti e
nomi degli Imperatori e delle Imperatrici, sebbene paja che
terminasse in Gallieno e nella met del secolo III dell'era
nostra. Dai due esempj che noi siamo per recare, si cono
scer il carattere di queste monete officioso-regie ed imperiali.
Testa di Ercole ricoperta della pelle leonina.
AaE3ANaPOi Alcxandrou, di Alessandro, Giove
sedente con Aquila nella destra , e nella sinistra l'asta ,
nel campo una lira, e la epigrafe. R()aO*>ii Colophouion dei Colofonj , celebri popoli della Jonia. Altrove
(1) Veron. Ilhistr.

13
in queste monete Officioso-Regie le citt sono espresse sem
plicemente o per le iniziali , o per alcuni simboli proprj e
domestici , come in questa riferita , ove la lira vi posta
quale simbolo di Apollo , che fra i Colofonj con ispeciale
culto veneravasi.
A*<.r. Atf,A<.f . KOMMOAOC KAICAP. Lychios
Ayrelios Commodos Kaisar. Lucius AureUus Commodus
Caesar. La testa nuda di Commodo giovanetto.
K. APTEMIC. E*EClnN. Artemis, Ephesion, Diana.
Degli Efcsj. H Nume in piedi fra i due Cervi. E .rap
presentata in quel bizzarro simulacro simbolico ripetuto s
spesso ne' monumenti , e specialmente nella .Numismatica ,
e che adoravasi nel tanto suo celebre Tempio efesino fino .
da' remotissimi secoli.
. XIII. Ma le monete dei Re pare che non si abbiano
tutte da chiamare officiose, anzi la minor parte di esse, e
quelle principalmente che portano il nome di alcune citt
0 popoli con cui aveano una tal quale relazione , come a
modo di esempio diremo di Sidone, e di Tiro celebri citt
della Fenicia, e di altre, le quali posero nelle loro monete
1 ritratti ed i nomi dei Re della Siria. Del rimanente l'am
plissima classe delle monete Regie, e specialmente quelle
dei Monarchi della Macedonia, dell'Epiro, delia Siria,
della Parzia, della Bitinta, della Cappadocia , della Coma
cene, e di altre Regioni, pare che non si abbiano da sti
mare come officiose , ma come monarchiche assolutamente
senza riconoscere in esse niuna relazione officiosa di citt
o popoli. Difatti quale officiosit pu mai riconoscersi nella
seguente moneta di Antioco Re della Siria, se non che una
immediata sovranit !
Testa Regia diademata.
BACUEOC aNTIOXOY Basileos Antiochoy. Del
Re Antioco. Apollo con dardo nella destra, c con arco
nella sinistra sedente sul Tripode. Due monogrammi.
Il catalogo dei Re e Monarchi europei ben pic
ciolo, ed assai pi copioso quello degli Asiatici Regni ,
e scarsissimo poi quello dei Regni africani , non limitan
dosi che ai Re egizj , ai numidici , ed ai cirenaici. Pare
omai da non dubitarsi che la Numismatica Tcgia abbiasi da
incominciare da Alessandro I della Macedonia, e che fior
nella fine del quinto secolo innanzi l'era nostra , mentre
in quella dinastia Alessandro il grande fu il III di questo
nome. Ma gli antichi Re non sempre espressero nelle pro

prie monete i loro ritratti , ed il titolo BACIAEtG, che


anzi copiose monete di essi , e specialmente dei Re della
Macedonia sono prive dell'uno e dell' altro, contentandosi di
porvi il solo e semplice lor nome. AAE^WaPot Alcxantiroy,di Alessandro APXEaAOY Archelaoy di Archelao.
Spanhemio ricerc dottamente quando i Re dell' Asia inco
minciarono a cos chiamarsi nelle monete (i), ed il sig Cusincry gi possessore di ampie collezioni monetarie, ha dot
tamente mostrato, come nelle epoche pi vecchie e remote,
i Re non aveano altro diritto clic di far battere le monete
stesse e di porvi i loro semplici nomi (2); e veramente
queste dottrine in parte vengono confermate dagli stessi
Monumenti numismatici, e forse i primi che si arrogarono
di porre nelle monete il titolo di Re ed il proprio ritratto,
furono Gelone, Jeronc, e qualche altro Principe e Tiranno
della Sicilia.
In alcuni Regni i Monarchi conservarono sempre o quasi
sempre gli stessi nomi , c sembra che fosse come un
istituto: tali furono i Tolomei in Egitto, gli Arsacidi
nella Parzia , i Mitridati nel Ponto, i Sdruci e gli Antio
chi nella Siria, gli Ariarati nella Cappadocia, ed i Fileterj
in Pergamo. Fu ben questa una circostanza che sovente
mente produsse delle difficolt nell' assegnare una moneta
ad un monarca piuttosto che ad un altro del nome mede
simo ; ma talvolta in questi dubbj possono aversi de'sussidj
dal paragone delle stesse monete, dalle epoche ivi segnate,
e dalla Storia medesima. I nomi di questi Re sono sempli
cissimi all' uso antico de' Greci , i quali non ebbero che un
nome , ma nelle monete di Polemonc e Tarcondimoto questi
Principi della Cilicia , si chiamarono con i nomi romani di
Antonmo in ossequio di quel Cesare Romano, come in os
sequio di Tiberio e Settimio Severo con questi nomi si chia
marono Sauromate e Rescupori I Re del Bosforo, ed Abgaro
Re di Edessa. De'loro titoli parleremo in appresso , e nella
Lezione vegnente. Intanto i limiti di questa numismatica
regia possono fermarsi dalla fine del quinto secolo innanzi
1' era volgare in cui s'incominciarono a coniare le monete
dei Re della Macedonia , fino alla met del quarto secolo
dell'era medesima in cui spar quasi la zecca Regia nei
Monarchi del Bosforo. Qualche Nuuiografo anche recentis(1) Praest. I, 376 , 38i , 411.
(2) Magaz. Encycl. 1810. Voi. I. Febr.

simo, come Eckhel , ed il sig. Mionnet, hanno riunito alla


classe delle monete regie quelle per esempio de* pochi Prin
cipi o Capi de' Galli, de'Britanni, e qualcun' altro, che il
sig. Sestini ha tolti dal suo catalogo da lui recentemente
riordinato e che noi daremo.
. XIV. Le Colonie tolte nella loro maggiore estensione,
non furono in origine che quelle antichissime diramazioni
de' popoli, he lasciate le antiche e native loro sedi, si
recarono a stabilirsi in un paese straniero , ed a coltivarne
il terreno. Nella Storia de'Greci antichissimi si hanno pure
esempj frequenti di queste emigrazioni continue , e da cui
ebbero origine tante popolazioni diverse nell'Asia, nell'Europa,
nella Grecia, e nell'Africa, e veggasi il secondo libro di
Patercolo che varie ne va ricordando.
Ma le Colonie romane di cui ora dobbiamo favellare ,
furono ben altra cosa, e nella causa e nell'effetto; n si
hanno per avventura da confondere con queste disordinate
emigrazioni, che talvolta non ebbero altri oggetti che la
rapina, o la necessit di abbandonare un paese divenuto
povero, e scarso al sostentamento di una popolazione. Qual
fosse il vero carattere delle Colonie romane , lo abbiamo
primieramente da Siculo Flaco (i) e quindi da Servio (2).
In sostanza erano cos chiamate quelle citt e quei Municipj
ove .il popolo Romano invi dei Coloni 0 a reprimere l'au
dacia di quelli che gi le abitavano, o per arrestare le in
cursioni de' nemici , 0 per altre cause ; ma perch l' oggetto
delle pi antiche Colonie fu quello di coltivare le nuove
terre acquistate , si dissero perci colonie a colendo. Fron
tino ce ne ha lasciato un bel ruolo, alle quali molte altre
se ne potrebbero aggiugnerc che si nominano nelle iscri
zioni e nelle monete , e ruolo che in seguito crebbero Panvinio ed altri. Sebbene passasse pure qualche diversit fra
le Colonie , ed i Municipj ; imperciocch mentre amendue
godevano la romana cittadinanza , le prime si governavano
con le leggi romane , e con le proprie gli altri. Si sono
pure presso gli Scrittori soventemente scambiati, e si sono
chiamate talvolta Municipj le Colonie, e queste per lo con
trario Municipj. Non incombe a noi cercare pi a lungo la
Storia e la condizione delle une e degli altri argomenti che
ampiamente illustrarono Sigonio, Spauhemio, Lazio, e molti
(1) De condition. Agror. cap. 2.
(2) Aen. I.

i6
Scrittori di romane antichit. Soggiugneremo per altro che
nelle Colonie dedotte nel governo di Roma libera, e sotto
dei Cesari, non meno che ne' Municipj rimase il diritto di
batter monete (i), e die dur all'inarca fino al Regno di
Gallieno ed al terzo secolo di Cristo. Dacch le citt anche
fuori d'Italia furono cangiate in Municipj o Colonie, l'epirafe in quelle monete fu comunemente latina , anche ove
ominava il greco idioma. Alcune poche citt furono vaghe
peraltro di ritenere l'epigrafe greca, ed avviene che in que
ste monete trovasi scritto non tanto COLoma , ma anche
KOA*n* nelle monete Greche delle Colonie dedotte nelle
citt di Tessalonica, Damasco, Antiochia, Edessa, Emisa,
ed in altre. E bisogna poi dire come anche in questa classe
vi sono monete autonome, le quali sebbene coniate in citt
gi divenute o Colonie o Municipj romani , n nei tipi , n
nelle iscrizioni mostrano alcuna officiosit, ed alcuna di
pendenza da Roma capo e Metropoli. Una tal classe peral
tro fra le monete di Colonie e Municipj ristrettissima e
per la maggior parte rappresentando esse colonie i ritratti
degli Imperatori , delle Auguste e di qualche Cesare , anche
queste monete muicipali e coloniche possono chiamarsi ri
guardo a que' Principi officiose. La non ubertosissima messe
delle monete dei Municipj e delle Colonie fu principalmente
raccolta da Vaillant , da Florez che prese ad esporre quelle
della Spagna, e noi sul rapporto dei tipi e delle epigrafi
meglio le conosceremo nella Lezione vegnente.

(i) Spanh. JJ , i69.

'7
LEZIONE IL

Osservazioni particolari sulla Numismatica estra


nea a Roma, e fuori di Roma battuta.
I. Dei Tipi di questa Numismatica. II. Delle Epigrafi
riunite ai ritratti de' Cesari, de' Principi e He in questa
Numismatica . e delle insegne Beali. III. Delle circostanze
pi erudite che s'incontrano nelle Epigrafi delle monete
(/riche, e come possono ripartirsi seguendo la dottrina
Eckheliana. IV. Iscrizioni e Tipi dette monete di Colonie
e dei Municipj. V. Saggio delle Sigle Greche e dei Mo
nogrammi di questa Numismatica. VI. Monete viziose
per colpa de 'Monetar] , erronee, false e copiate. VII. Come
si pub distribuire una collezione Numismatica che ne
comprenda ogni classe. Vili. Catalogo delle Provincie,
dei Popoli , e delle citt.
. I. Lia mcalcolabile variet delle rappresentanze che
offre questa copiosissima Numismatica nella sua parIe figurati
va, quasi di ostacolo onde poter classificarne i Tipi con
metodo chiaro e buon' ordine. La Mitologia , la Religione
colle sue pratiche, e co' suoi riti interessantissimi, co
piosi oggetti ne mostrano. Molti la Iconografia ne offre nei
ritIrati di tanti Principi e Re , ed anche dei pi rinomati
soggetti nelle antiche Istorie. V antico costume d' ogni spe
cie e ragione tanti soggetti a considerare ne porge, che
niuna classe di antichi Monumenti si copiosa e ferace.
Cos la Storia particolare delle citt autonome, lo speciale
loro culto per alcune Divinit in particolare, i fasti di quei
Cesari e di quei Monarchi di cui vi si espressero i ritratti
vengono ampiamente e soventemente illustrati. Alla circo
stanza che noi dovremo riferire di tanto in tanto i tipi di
questa Numismatica unitamente alle epigrafi che esporremo,
ella ci dar agio maggiore a meglio conoscere parte di
queste dottrine.
. II. Quale fosse l'indole, ed il carattere delle epignfi
che accompagnano i tipi delle monete autonome , Officioso-Regio-Cesaree ed assolutamente Monarchiche , si gi
mostrato nella antecedente Lezione. Ci non pertanto ci
Verm. Tom. 11.
a

i8
rimangono alcune particolarit da osservare in queste epigrafi
stesse, e nello esporre le quali cammin facendo seguiremo
le traccie da F.ckhel dottamente segnate. Imperciocch gli
Imperatori usarono anche in queste monete assai di spesso
i loro titoli , non cos le loro cariche e Magistrature
che riunivano pressoch sempre ai loro nomi nelle monete
romane. Cos a modo di esempio Nerva nelle monete di
Amastri della Padagonia: AYTOKPATaP . KAICAP .
NEPOYAC . CEbACTOC . Jmperator Caesar Nerva
siueustus ed anche AYrOYCTOU , e nelle donne Auguste
similmente. Non cos i Principi ed i Re i quali ai loro nomi
che espressero comunemente nel secondo caso BAXiAEOi'
antioxot e pi raramente nel retto BAIAEt KOTYC .
riunirono alcuni titoli di cariche e dignit, ed alcuni epiteti
grandi e magnifici conforme il costume di Oriente. A'oi ne
soggi ugneremo l' Ecklicliano catalogo.
AMfolMAKOC che pugna
per tutto
APXIEPEYC Sommo Sacerdote
APXQN Principe, capo
AYTOKPATQP'di grande
potere
BACIAEYC Re

EYEPrETHC Benefattore
EYIIATQP di buon padrc
EYCEBHC Pio
0EOC Dio
6EOCEBHC Cultore de
gli Dii
GEOIIATQP di Padre

BACIA EQN Re dei


Dio
Re
KAAAINIKOC Vincitore
. MErAS Re grande
egregio
BACIA EOC YIOI figli NIKATQP Vittorioso
del Re
AIKAIOC Giusto
AlNACTHC Possente
AlONTCOC Bacco
E0NAPXOC
Principe
delle genti
EI1KPANHC Illustre

NIKEQOPOC Portatore
di Vittoria
EENIOC Ospitale
FIANAPICTOC Ottimissimo
PRINCEPS in Ebraico
nelle monete Ebree

SOTHP Salvatore
TETPAPXHC quegli che
comanda assoluto una
parte della quarta Regione
TOIIAPXOC Preside della Provincia
$IAAAEA<DOC amante
del Fratello
<DIAEAAHN amante de'
Greci

ig
<]>IAKAICAP amante di
Cesare
QlAOKAAYAIOCtframte di Claudio
PIAOMETQP
amante
della Madre
(DIAOFIATPIC amante
della patria
^lAOrIATQP
amante
del Padre .
$IAOPQMAIOC amante
dei Romani.

sar sufficiente toglierne un solo esempio traendolo da


moneta di Areta Regolo di Damasco celebre citt della
lesi ria.
Testa diademata di Areta.
BAriAEos. APETor . *iAeaahnos. Del re Areta
s.mante dei Greci. Vittoria in piedi coronata di torri te
nendo nella diritta una corona, ed una palma nella si
nistra. NeWarea AP.
Perch fino da pi antichi tempi la corona lasciavasi agli
Dei , i Re si contentarono di una semplice fascia o benda ,
che come in segno di dignit cingesse loro la fronte, e si
disse diadema da Dia e Deo cio legare all'intorno. Fu
questa l'insegna pi antica de' Regi e cosi cinti si osser
vano nelle monete bene spesso, e costume di cui fecesi
autore Bacco (i). Veggasi Diodoro Siculo (2) che ad
duce i motivi per cui Bacco in tal foggia si cinse il
capo, e come tale espresso nelle monete Greco-Itale di
Taranto, ed in quelle di Nasso. Sono pressoch tutti cos rap
presentati nelle loro monete i Re della Siria, della Parzia, della
Tracia e del Bosforo. Anche le Regine usarono del diadema
talvolta , sebbene in questa classe di monete raramente i loro
ritratti s'incontrino; imperciocch al di l di Amastrij
U) PKn. VII, 5n.
(a) Lib. IV.

ao
d' Arsinoe, delle Berenici e Cleopatre, di Jotape, Musa,
Oradalte, Pcpaepiria , Filistide, Ftia , Pitodore , Termusa ,
e Tryfaene Regine del Ponto, dell' Egitto, della Comagene,
della Bitinta, di Siracusa, dell'Epiro, della Parzia, della
Cilicia, tolte le monete di Artemisia Regina di Caria per
ch spurie, appena altra femmina s'incontra nella numisma
tica regia. Ma talune di quelle Regine anzi che esser dia
demate sono velate piuttosto nel capo , come Arsinoe , Be
renice ed altre. Non tardarono guari peraltro i Re della
Siria e dell'Egitto ad ornarsi della corona radiata, che
come si vide, Nerone fra i Romani introdusse per il primo,
e come fra i Re della Siria forse Antioco IV , e fra 1 quali
Tigrane cominci a fare uso di una foggia di mitra c tiara,
non altrimenti che i Re Parti, cominciando forse da Arsace
Oiode. Fra essi Arsace Vologeso primo, ed altri suoi suc
cessori 1' usarono anche in diversa e pi bizzarra maniera , e
veggansi le loro monete (i). I Re del Bosforo sembra che
dal diadema, e dalla corona di alloro in fuori come i Cesari
Romani , altra insegna non usassero ; ma quelle fhre , e
quelle mitre dei Monarchi di Oriente si tolsero per fino
rome simboli della Nazione , e ci accade di osservare nelle
monete cit ila famiglia Antonia, ove simbolo della nazione
Armena. E perch alcuni dei Monarchi gi rammentati ,
ed altri della Macedonia si gloriavano di manifestare la
loro potenza e valore, la loro provenienza da Ercole, e di
assimigliarsi per fino a Giove Ammone, quindi avviene che
nelle proprie monete le loro teste sono fregiate come di
nuovo ornamento , ora di corna taurine per simbolo della
potenza , ora delle spoglie leonine simbolo erculeo ,
ed ora di corna ircine con cui soleva rappresentarsi Giove
Ammone , e somiglianti esempj sono pure frequenti nelle
Medaglie. Veggasi per tutti Spaidiemio (2), ed Eckliel nelle
respettive monete di que' Principi.
. III. Preziosi importanti, e moltissimi sono per avven
tura gli oggetti a cui si dirigono le iscrizioni della Numi
smatica greca. Ma perch la maggior parte di essi meravi
gliosamente illustrano la Storia delle greche citt , e di
que' popoli , cos noi seguendo la dottrina Eckheliana , con
sidereremo queste epigrafi e talvolta unitamente ai loro tipi ,
cos ripartite.
(1) Vaili. Histor. Reg. Syr. Histor. Reg. Partii.
(2) De us. et praest. Num. 1 , 3t)3.

21
1. Magistrature domesti5. Nomi dei Popoli e dell*
ehe e locali.
Citt espressi anche ne' Tipi.
2. Magistrature Romane
6. Eroi, Eroine, Fondatori
nelle Monete Urbiche, e nelle di citt, e persone illustri nocos dette monete cistqforie. minate nelle iscrizioni delle
3. Prerogative, onorijlcen- monete Greche.
ze , ed altri epiteti con cui si
7. Delle note Cronologiche
compiacquero le citt ed i e delle epoche segnate nelle
popoli di chiamarsi in queste monete Greche,
monete.
8 Feste e pubblici spettacoli
4. Di alcune circostanze ricordati nelle monete Gredomesticke e proprie che i che , e di una solenne /orpopoli e le citt della Grecia mola dedicatoria.
ambirono esprimere nelle iscri
zioni delle lor monete.
I. In due modi i popoli, e le greche citt espressero i
loro Magistrati nelle proprie monete, cio ora semplice
mente non ponendovi che i nomi soli e che si chiamano
perci Magistrati semplici, ora congiungendo ad essi l'of
ficio e la carica che esercitavano, come pi opportuna
mente si mostrer negli esempj che soggi ugneremo. Quei
nomi stessi ora sono posti nel caso retto ora nell' obbliquo, per esempio eoaopos Tkeodoros ; Apxinnot
Archippoy : Teodoro, di Archippo. A questi nomi sovente
mente si uniscono le preposizioni Eni epi, tno ypo, MA dia,
n APA para ; cio sub, cum, ex. La pi frequente la prima ,
e la terza forse non conta che un solo esempio in moneta
Frigia di Apamea. La mancanza dei punti peraltro e delle
distanze da dizione a dizione pu imbarazzare i meno pra
tici , come talvolta imbarazz anche i primi Numismatici
nella esatta e vera lezione. Eccone un' esempio tratto
da moneta degli Ancirani popoli Galti battuta a Nerva:
EniTnoMnaNiotBAssotnFEXBEtANTiSTP
e che va
letta Eni . Titiiv . nOMnilNIOY . BAt.SOY . nPES.BEY7<,t
ANTi2.TPm}.u . Epi Titoy Pomponioy Bassoy Presbeytoy Antistrategoy , cio nella Magistratura di Tito
Pomponio Basso Legato e Propretore. Magistrature Nu
mismatiche amendue che meglio conosceremo fra poco.
Anche nella Grecia si puo ben dire, che lo stato po
litico delle citt e de' popoli fosse diviso come in Roma ,
nell'ordine Senatorio, Equestre e Popolare, ed appunto
ci che i Latini medesimi chiamavano Ordines civitatis.
Cos il consiglio comune denominava;! KOINOBOtaIOX

11
Koinoboylion clic noi diremo Comunit del Senato come
nelle monete Cilicie di Anazarbo, e di Tarso (i). Cosi nelle
monete di Antiochia della Caria noi abbiamo CYN APXl A
Synarchia per l' intiero collegio de' Magistrati. I Magistrati
numismatici poi che ai loro nomi uniscoiio la espressione
della carica sono.
BOiAH Bayle anche 1EPA jera BOtaII cio il Se
nato o sacro Senato, e cosi fu detto il Senato delle citt
greche, imperciocch dai Greci stessi fu chiamato altrimenti
il Senato romano come vedremo nel numero seguente di
questo paragrafo. Altrove trovansi riuniti il Senato ed
il Popolo. BOtAH ahmox Demos, anche congiunta
mente alla voce OMO NOI A Omonoja, ed il Popolo
stesso non meno che il Senato fu detto sacro : IEPOC
AHMOC. Due sole monete Frigie di Jerapoli, e Tiberiopoli
hanno il termine tepotiiA Gcroysia che tolto letteral
mente vale Collegio dei Seniori, ma su di questa voce si
pure disputato talvolta , e bisogna credere che fra i Greci
passasse qualche diversit fra questo termine, e BOtAH
imperciocch nella stessa moneta di Tiberiopoli s'incontrano
amendue, e veggasi quanto ne ha detto lo Spanhemio (2),
e quanto ne ha raccolto Eckhel stesso (3). Un semplice
esempio ci sia sufficiente.
AlI!\JOC Demos. Il popolo simboleggiato in una testa
giovane, come il genio di esso.
tf. TIBEPlOnOAElTaN Tiberiopoleiton. Dei Tiberiopolitani. Apollo nudo in piedi con un ramo d'alloro nella
diritta , appoggiandosi ad una colonna.
APXONTEO Archontes, Comandanti. Di queste celebri
Magistrature numismatiche delle Greche citt scrisse pro
fondamente e dottamente Van-Dale nelle sue Dissertazioni (4).
L' Arconte fu Magistrato di Atene e di altre greche citt.
Perch comunemente nelle monete una tal voce sincopata
APX convien prendere diligenza a non confondere questo
Magistrato con l'altro detto APX1EPEYG Archiereys del
quale parleremo fra poco. Quando gli Arconti esercitavano
questa celebre carica per la seconda, la terza , e la quarta
volta, le esprimevano nelle monete, ove trovasi APXON A.
(i)
f)
(3)
C4)

Eckh. Niim. Vet. aaj.


I, i34.
n0ct. Num. Vet. IV, 190, 191.
Amstelod. 1743 , !\.

3.3
B. , anche A. TO. B. anche AIZ dis, per la prima e
la seconda folta , trovandosi pure r . per la terza folta.
.Perch poi gli Arconti erano pi di numero, e precisamente
nove in Atene allo scrivere di Polluce (i), il primo dei
quali chiamavasi Eponimo cio primo nome , e da lui noveravansi gli anni; dicevansi pure Jtc, e Polemarchi, o sia
Capi deglii eserciti, e Tesmoteti i legislatori cio; e si pu
credere che i numeri progressivi monete in quelle sienvi ces
posti per additare l'Arconte I, II, III ed anche IV piuttosto
che il numero degli Arcontati che esercitarono coloro, an
che perch talvolta scritto APXONTOC nraTOt Archontos Protoy, del primo Arconte come nelle monete di
Afrodisia Carica.
Mscfx.os . AtPHAif . KOM^i^i; . ANTijM^nf . CEBasraf .
Marcos Ayrelios Commodos Antoninos Sebastos, Marco
Aurelio Commodo Antonino Augusto. Testa di Commodo.
Eni . APX..f . ABsAAOf . TO. B . ABrAH. Epi
Archontos Absaloy To B. Abyde. Sotto V Arcontado di
Absalo per la seconda folta. ( moneta ) di Abido nella
Troade. Cibele assisa su di un Lione e con lo scettro.
STPATHT02; Strategos anche ANTISTPATHOX Antistratego s nelle monete della Cirenaica, e che
quanto dire Pretore e Propretore , e nelle citt della Grecia
full) riputarsi come Magistrato militare e civile. Sono ben molte
e citt specialmente dell'Asia, che lo segnarono nelle pro
prie monete; e da alcuni marmi greci non meno che da
qualcuna delle stesse monete ben si conosce che gli Strategi
erano anche pi di numero in una stessa citt , ove talvolta
questa Magistratura rciteravasi A. B. ec. non altrimenti che
gli Arconti.
AYPn\/*f KOMMOaOG Autocrator Kaisar Lychios Ayrelios Commodos.
Imperatore Cesare Lucio Aurelio Commodo. Testa lau
reata ed imberbe di Commodo.
EnI . CTP*t^, . BACCOY . AKPACInTnN . Epi
Strategoy Bassoy, Achrasioton. Sotto il Pretore Basso.
(moneta ) degli Acrasioti di Lidia. Fiume personificato ,
barbato , e sdrajato , tenendo con la diritta una rosa , e
con l'altra sostenendosi sopra un faso.
rPAMMATEYs Grammateys , Scriba. Ripetuto anche
(i) I, Vili, Cap. 4, eeg. 83.

*4
esao in varie monete principalmente dell'Asia, ove sembra
che una tal carica fosse di somma dignit. Oltre il citato
Van-Dale, veggasi pure il P. Biagi (i): e per sapere quali
fossero le sue incombenze specialmente in Atene , a Polluce
fa d'uopo principalmente ricorrere (2).
MYaACEaN Mylaseon dei Milasj Popolo di Caria.
Testa di Augusto.
tf. rPAIUMATEYONTOC. IBPEOY Grammateyontos
lrcoy. Dello Scriba Jbreo. Nel mezzo di una corona.
Una sola moneta di Lacedemone ricorda il celebre Ma
gistrate annuo degli Efori Spartani , che quanto dire
Ispettori, e che quei severi Legislatori aveano istituito, onde
bilanciare e reprimere l' autorit del Senato e dei Re. Degli
Efori veggasi quanto ne ha scritto il Cragio nel suo trat
tato della Repubblica spartana ,(3). Noi addurremo quel
l'unica moneta.
Testa virile barbata.
AAi<r^... . E*OPOC . jmxnCTOCLakedaiuionion. Ephoros Timaristos. Dei Lacedemoni essendo Eforo
Timaristo. Clava che termina in un caduceo.
E poich cadde in acconcio favellare dei celebri Magi
strati di Lacedemone, diremo come noi in una moneta me
tallica conservatissima , ma di ordinariissima fabbrica in
questo gabinetto di antichit di Perugia, scoprimmo per
la prima volta il Nomofilacio altro celebre Magistrato spar
tano, ossia custode delle Leggi. La moneta che era inedita
e di cui ne riproduciamo la descrizione, fu da noi pubbli
cata negli Atti della Accademia Pontaniana (4) , e ci
compiacemmo estremamente di potere aggiugnere ai Magi
strati Numismatico-greci anche questo de' Numqfilaci.
Testa forse muliebre.
AAKtf*.ftcu, . NOMOYa{ . APICTANaPOG
Lakedaimonion. Nomophylax. Aristandros. Dei Lacede
moni. Il Nomqfilace Aristandro. Aquila.
Assai poche sono le citt della Grecia e dell'Asia, che
improntino nelle epigrafi delle proprie monete il celebre Ma
gistrato dei Pritani, il quale fu anche vario nelle incom
benze e negli attributi presso le citt asiatiche. Furono cosi
detti da Trpvravevsiv Prytaneyein stabilire, moderare ce.
(0 De Docret. Atheniens. 1. i3.
(2) Lib. Vili , seg. 98.
(3) 11,4.
(4) Voi. Ili, pag. LXII.

^^^^^

Di questa carica anche ne7 marmi antichi ricordata s spesso,


oltre Van-Dale nell'opera citata, da vedersi il dotto
Spanhemio (i), gi compendiato da Eckhel.
AYT*f*r*(! .K.AIwf. 4lK.f. rAAAttlLVOC . Aytocrator Kaisar Likinios Qallienos. L' Imperatore Cesare
Licinio Gallieno Testa laureata di Gallieno.
HEPME1AC nPY..*. KIMAI01C. Hermcias Prvtanis.
Kimajosis. Ermia Pritaneo nella citt di Cime dell Eolide.
Iside in piedi con il sistro nella diritta , e l'asta pura
nella sinistra.
Di non volgare autorit fu il Questore in qualche citt
della Grecia , ed ivi detto TAMIAC , ma che essendo que
sto Magistrato numismatico, autonomo e domestico nelle
greche citt debhe considerarsi anche diverso da quei Que
stori, che i Romani mandavano nelle Provincie, e di cui
dovremo accennar brevissime cose nel numero che siegue.
Le incombenze dei Questori nelle citt della Grecia , non
erano poi molto disparate da quelle dei Questori romani ,
imperciocch anche ui quelle citt autonome amministravano
il pubblico danaro. Ma delle varie loro incombenze veggasi
sopra tutti Suida nel suo Lessico.
IEPA CYNKaHTOC, hra Synkletos. Senato Sacro. Il
Genio del Senato in una testa giovane.
SMYPva/w^ . TAA'ov . KAsu^'ou . BI0N02 .
TAMIOY . Smyrnaion. Glajoy Klaudioy Bionos Tamioy.
Degli Smirnesi. Sotto Cajo Claudio Bione Questore ,
Iside e Nemesi in piedi.
APXIEPEYG, Archiereys, Sommo Pontefice, e Magistrato
della classe Sacerdotale, a cui tutti gli ordini de'Sacerdoti
erano soggetti. Van-Dale e Spanhemio hanno raccolto quanto
mai pu risapersi intorno a ci ebe ci hanno lasciato gli
scrittori, le lapide e le medaglie, fra le quali ve ne sono
alcune, e sempre dell'Asia, che portano scritto questo cele
brassimo Magistrato.
AYTOKPATOPA . AOMITIANON . KlAYHCCEIC.
Aytokratora Domitianon. Kidyesseis. Cidiesso della Frigia
lesta laureata di Domiziano.
#.Eni. *AAOYIOY. nEliSf A.PIOY. APXIEPEOC. Epi
Pldaoyioy Peinarioy Archiereos. Al tempo di Flavio
Pinario Sommo Sacerdote; con un monogramma in mezzo
ad una corona di quercia.
(i) De Vesta et Prytan. ec. Groa. Thes. Antifr. Graec. Voi. V, 600,
Verm. Tom. 11.
3

26
Anche i semplici Sacerdoti e Pontefici segnano altre po
che citt asiatiche, e qualcuna degli Achei, e dell'Epiro,
come altre pochissime le Sacerdotesse , le quali non furono
poi escluse dal rito sacro e dal compiere sacre incombenze ,
ed opportunamente Platone nelle leggi (i) fra le principali
Magistrature similmente ricorda i Sacerdoti maschi, e fem
mine. Dai due esempj che siamo per soggiugnere meglio si
conoscer questo Magistrato sacro e dell'ordine sacerdotale
nelle monete.
AHMOC CAAHNfiN . Demos Salenon. Popolo dei Sa
leni della Frigia. Popolo Salense simboleggiato in una
testa barbata.
Eni. AAEs ANAPOY IEPEr Epi AlexandroyJereos.
Nella MagLtratura di Alessandro Sacerdote. Mercurio
in piedi , ed in altra moneta di Attuda citt Frigia pub
blicata dal sig. Sestini (2) si ha AIA . aABIAG .
IEPEIAC . Dia Pldabias Jereias. Per la Sacerdotessa
Flavia.
Altre poche citt greche e sempre dell'Asia segnarono
un celebre Magistrato detto dell' Asiarca ACIAPXHC che
quanto dire Comandante dell' Asia. E titolo di Magistrato
sacro e sacerdotale, che eleggevasi ogni anno nell'Asia mi
nore sotto gli Imperatori Romani per presiedere ai giuochi
sacri rhe la provincia celebrava in onore di tutti gli Dii.
Dell' Asiarca e sue attinenze si moltissimo scritto dagli
eruditi dei due secoli scorsi, ricordati da Eckhel (3) ;
onde senza parlarne noi discenderemo piuttosto a mostrarne
un'esempio.
sMYPNAIfiN . nPaTpN. AGIAG. Smyrnaion Proton
Asias. Degli Smirnesi primi dell'Asia. Busto muliebre velato
con due spighe nella diritta, ed il corno delle dovizie
nella sinistra.
S. EW . CrpaTnyov . Maipjcou . Avpt\\tov . TEPTJOY .
ACIAPXOY . Epi Strategoy Markoy Ayrelioy Tertioy
Asiarchoy. Sotto il Pretore Marco Aurelio Terzo Asiarca ,
Amazzone in piedi con la testa ordinata di torri , con
una patera nella diritta, una pelta , ed una bipenne nella
smistra , ed ai piedi una prua di nave.
Perche non era permesso ai Sacerdoti compiere sacre
CO Ub. VI.
(a) Descript. Num. vet. pag. 45^.
(3) Doet. Num. vet. IV, 207.

funzioni senza essere coronati, quindi si dissero sovente


mente sTEoANOfcOPOT Stephanophoroi, portatori di co
rone. Ma gli Stefanofori nelle greche citt dell' Asia
si stimavano non tanto quali Sacerdoti, ma pur anche quali
celebri Magistrati , e ci confermasi specialmente da due
testi di Pausania (i) recati da Eckhel, e da altri Mo
numenti. Ma nella Numismatica dell' Asia appena due
citt oggi si conoscono della Lidia che ci ricordano il
celebre Magistrato degli Stefanofori , una delle quali da
noi ad esempio, ed a migliore esnliczione si reca.
M*pk,u. oTAKIaaIA. CEOi*HPA. CEnrr. Marida
Otakillia Seoyera Sebaste. Marcia Ottacilla Severa Au
gusta. Testa di Ottacilla.
Eni . CTpa.y0u . EPMOrENOY. B . CTE(DavMipopou . YPKANnN . Epi Strategoy Ennogenoy
B. Stephanophoroy Yrhanon. Nella Magistratura di Ermogene Pretore, e Stefaneforo Secondo o per la seconda
folta. Moneta degli Ircanj di Lidia. Femmina coricata
a pie di un'albero posando la diritta nelle ginocchia so
stenendo la testa con la sinistra, cui serve uno scudo a
sostegno.
Magistrati Agonici possono ben chiamarsi i tre che sieguono , imperciocch presiedevano a que' pubblici spettacoli
s celebri nelle citt della Grecia , e dell' Asia ove i popoli
ponevano una gran parte della felicit nazionale , e di cui
dovremo favellare fra poco. Vengono in primo luogo i Panegiriarchi, che presiedevano alle feste solenni, ed alle so
lenni e pubbliche adunanze de' Cittadini, e cos detti da
pan, tutto', agyris, adunanza , e arche, comando. Di essi
e di qualche loro incombenza nelle citt greche c special
mente a' giorni dell'Impero, oltre quel molto che ne ha
scritto Van-Dale gi ricordato, da vedersi Cupero nelle
sue lettere scritte allo stesso Van-Dale (2). Ma i Panegiriarchi sembra che fino ad ora non siensi visti che nelle
monete Frigie di Apamea ed in iscarsissimo numero, una
delle quali ora si reca da noi.
AYlWpaToop . KA1CAP . ATK/v/o? . OYAAE.
PTANOC . CEBACTOC . Aytohrator Kaisar Likinios Oyalerianos Sebastos. V imperatore Cesare Licinio
(i) Lib VI, lib. XII.
(2) Pag. 5i7.

38
Valcrano Augusto. Testa radiata di Valerano Seniore.
9. FLAPA . AYPA/ou EPMOY . nANH TYPIAPXOY . AnAMEQN . Para Ayrelioy Ermoy
Panegyriarchoy. Apameon. Sotto Aurelio Erma Panegiriarca. ( moneta ) degli Apamensi. Tre Coribanti armati
di scudo danzando intorno a Giove bambino tenuto in
braccio dalla sua nutrice. Ai suoi piedi un cane. Moneta
di molta rarit.
La stessa Apamea di Frigia ci mostra V Agonoteta, che
quanto dire il Direttore de'pubblici giuochi e spettaco
li, da agon, combattimento, e tithemi, disporre , ordinare ,
e n'era nel tempo stesso come il presidente ed il giudice.
Tale fu un Artema che segn la sua carica in questo nummo
Apamense.
AYT'?*r*.K*<ro,CEnTV,.f CEOYHPOC. nEPTIv*|
Aytohrator Kaisar Septimios Seoyeros Pertinax. Impe
ratore Cesare Severo Pertinace. Testa Laureata di Set
timio Severo, che volle dinominarsi anche Pertinace (i).
Eni . arnNOETor . apTema . r . aitameon . no,
Epi Agonothetoy Artema G. Apameon No . . . Sotta
V'Agonoteta Artema terzo. Degli Apamensi ( di Frigia ).
Deucalione e Pirra entro di uni arca fluttuante sulle
onde. Dinanzi alla barca un'uomo ed una donna con la
diritta sollevata in atto di ammirazione. In cima della
barca posa un augello , ed un altro con un ramo in bocca,
vola verso la barca medesima. Medaglione celebre e co
gnitissimo , e su di cui stato assai scritto (2).
Dai Panegiriarchi , e dagli Agonoteti sembra che non an
dassero poi lungamente disgiunti i Gimnasiarchi , cos
detti dal Ginnasio ove celebravansi i pubblici spettacoli ;
ed arche, comando, e somigliante, dimodoch anche il
Gimnasiarca potrebbe intendersi come il supremo Regolatore
di quegli spettacoli stessi, ed il Giudice eziandio. Ma bi
sogna pur dire come questo officio quasi sacro in s stesso,
ricordato in pi marmi, e raramente nelle monete, pass
ad essere Magistratura nelle greche citt, deducendosi ci
facilmente da Aristotele (3).
(i) Oros. lib. VII, cap. II.
(a) Veggansi nella Biblioteca Ninnarla di Lipsio gli articoli di
Bryant , Falconieri , Meibomio , Zornio. Sestini Descript. Num. vct.
pag. 455.
(3J Polit. VI , 8 , veggasi ancora Demostene contra Leptirt.

F CEBACTOI.KATCAPI.BOYAAln. Sebastoi Kaisari Ba


leno. Ad Augusto Cesare Consultore. Testa laureata di
Augusto.
a\s. *YPIOy .rYMNA.sIAPX0N. nEPrAMHNnN.
Aylos Phyrios Gymnasiarxon Pergamenon. Aulo Furio
Gimnasiarca. ( moneta ) dei Pergamcni della Misia. Gran
vaso sopra una tavola, indizio pressoch sempre di pub
blici agoni, come meglio a suo luogo vedremo; e Demo
stene (i) dice veramente, che i Gimnasiarchi in Atene si
istituivano da ciascuna Trib per aver cura dell' olio , che
riponevasi ne' vasi, e che poi donavansi 1 ai lottatori, e di
altre cose necessarie a quegli usi.
E perch Pergamo era citt splendidissima, ebbe pure
un nuovo Magistrato tutto sacro, e tutto addetto alle cose
Divine, e tale fu quello dei Teologi, marcato in altre po
chissime monete. Da quel tanto che ne raccolse Eckhel (?.),
ed anche sull' autorit di Plutarco (3) , sembra che l'in
combenza principale di essi fosse nella interpretazione degli
Oracoli: passiamo all'esempio.
KYNr.r EPENNIOG . ETPOYCKOC MEO.* . AEKi.* .
Kyntos Erennios Etryskos Messios DeMos. Quinto Erennio
Etrusco Messio Decio. Testa nuda di Erennio.
#. Eni CTP*Ty. . ROM... *ABIOY rAAYKONOC
foEOA.you nEPrAMHNaN nPOTaN r NEOKOPnN.
Epi Strategoy Kominioy Phabioy Glaykonos Theologoy
Pergamenon Proton. G. Neokoron. Sotto il Pretore Cominio Fabio Glauconio Teologo. Dei Pergamensi primi
divenuti gi sacri per la terza volta. Giove assiso con
un fulmine nella destra , e lo scettro nella situstra. Di
rimpetto Ercole in piedi con un fulmine nella diritta, e
la sua clava nella sinistra. Medaglione insigne e di molta
rarit. Del primato delle citt, e della prerogativa di
citt sacra favelleremo fra poco.
Non meno sacro era il Magistrato del Geromnemone che
quanto dire Prefetto delle cose sacre, o volendo pi
letteralmente parlare , Ricordatore delle cose sacre , da
hieros sacro , e mnaomai rammentare e dire : Magistrato ?
e Sacerdozio peraltro che appena si trova in una moneta di
Lucio Vero coniata dai Bizanzj di Tracia. Che questo
(i) In Leptin.
(2) Voi. IV, 2i7.
(3) De Defect. orac.

3o
Magistrato come altri in Grecia riunisse alle incombenze sacre
e religiose anche le politiche, si sa bene dalle varie auto
rit dei Classici, di qualche antico marmo riferito dai Col
lettori (i), e da quel molto che ne raccolse Van-Dale (2).
ATrojtpaT&.p. KAlfap AuM^. AYPH\*f. OYHPOC
Aytokrator Kaisar Lykios Ayrclios Oyeros. Imperatore
Cesare Lucio Aurelio Vero. Capo nudo di Lucio Fero.
V. IEPOMNA. CEOYHPOS. BYZANTIOIC. Jeromna Seoycros. Bizantiois. Il sacro Ricordatore Severo presso i Bizanzj. IEPOMNA per IEPOMNH usando il dialetto dorico
comune fra i Bizanzj. Vittoria in piedi tenendo una corona
nella destra ed una palma nella sinistra, dinanzi un'ara ,
sopra la quale si osserva un elmo.
Perch poi in una moneta autonoma di Delfo della Focide si legge AM<DlKTIO Amphiktio, Eckhel medesimo fu
inclinato a vedervi ricordato il tanto celebre Concilio degli
Amhrtioni istituiti veramente in Delfo , le di cui incom
benze erano principalmente l'essere Giudici di tutta la
Grecia anche nelle pi rilevanti questioni politiche della
nazione, di conservare la dignit di quel celebre Oracolo ,
e di regolare i Pitici giuochi istituiti in ossequio di Apollo
Nume primario di Delfo. Tutte queste circostanze unite al
tipo di quel nummo rarissimo, in un'Apollo coronato di
lauro in abito muliebre assiso sulla cortina del sacro Tri
pode con una lira, un ramo di alloro, ed un Tripode
potrebbero opportunamente confermare l' Eckheliana opi
nione , amenoch quel nome non fosse di Magistrato. Veggasi intanto ci che egli ne scrisse esponendo a suo luogo
quella moneta. Del rimanente degli Amfictioni , e del tanto
famigerato loro Concilio per tutta la Grecia , veggasi quanto
dottamente ne scrissero Van-Dale nell'opera altre volte ci
tata (3) , ed Ubbone Emmio diffusamente (4).
Anche i Greci aveano i Curalores e detti presso di loro
Epimeleti , ed anche Epistuti , da epi sopra ; histemi , e'
melei , curare. Le incombenze di questo Magistrato nelle
greche citt erano bene importanti e copiose. Platone (5)
(1) Crut. CXXIX, i5, fMXXI, 7, Reines, Clas. I, 241. Mu
rai. CLXX, i3, CXCVIII, Caylus II, 170.
(2) Antiq. et Marmor. Dis. VI , Marmor. Oxon. 3f,{.
(3) Disscrt. VI.
('4) Gronov. Thcs. Antiq. Graee. IV, 58;.
(5) Leg. lib. VI.

3i
li rammenta come Curatori delle vie , delle abitazioni dei
portici , dei fori , delle fonti , dei Tempj , e di altri oggetti
sacri , laonde erano essi molto somiglianti agli Edili Ro
mani , ed aggiugne Aristotele (i), che alla cura di essi
erano commesse la pubblica sicurezza, la Religione, il buon
ordine , l' abbondanza e lo splendore delle citt. In marmo
Ateniese presso lo Chandler (2) si ha che l'Epimeleta pren
deva cura degli spettacoli eziandio. Nonostante tanta cele
brit l'Epimeleta non s'incontra, conforme le osservazioni
di Eckhel , che in due monete Cariche di Stratonicea e di
Antiochia.
AOMITIANOC KAICAP. Domitianos Kaisar. Domi
ziano Cesare. Testa laureata di Domiziano,
EnlMHAHTOr. KAA/<, ataaioT . pon?,
ANTIOXIA Epimeletoy Klaydioy Aglaioy Phrontonos.
Antiochia. Del Curatore Cajo Aglajo Frontone. Antiochia.
Figura coronata di torri assisa , sempre il Genio degli
Antiocheni.
Degli Epistati che si leggono in un solo nummo di Per
gamo : EnlCTATOY. AJNNIOY. Epistatoy Annioy, del
Curatore Annio , poco giova ripetere.
All' ultimo luogo di queste Magistrature , e di queste ca
riche, per cos dire, domestiche, e proprie delle greche citt,
abbiamo riserbato con Eckhel i Sofisti , cos nominati da
Sofizo sofisticare f e sebbene un giorno , una tal voce va
leva sapientissimo, dopo l'ateo Protagora prese l'opposto si
gnificato d'impostore, di falso savio, e di fabbricatore d'in
gannevoli raziocinj. Nel primo senso si gloriavano di re
carlo i pi dotti e sapienti della Grecia, de' quali scrisse
le vite Filostrato cos chiamandoli. Ma dei Sofisti scrisse
un'ampio trattato Lodovico Cresollio (3). In sostanza i Re
tori , gli Oratori, e gli Uomini di pubblica autorit cos
dinominavansi in Grecia , e questo titolo grandemente am
bivano , laonde un Varo lo rec nelle monete di Cidessio ,
un' AItalo in quelle di Laodicea citt Frigie amendue; ed
un Proclo nella seguente moneta Jonica di Smirne.
XtTo*(*Tup. KAlirof. MAP*ef . ATfnA.of. ANTnNEINOS
Aytocrator Kaisar Markos Ayrelios Antoneinos. Impera
tore Cesare Marco Aurelio Antonino. Testa laureata di
M. Aurelio.
(i) Repub. VI, 8.
(2) Jnscript. Antiq. pag. 48.
(3J Gronov. Aut. Graec. voi X.

3a
CTPar>ou. MAiov. TIPOKA.OT. CO<I>ICTOT.
CMYPva/cov Sirategoy AeUoy Prokloy Sophistoy Smyrnaion. Del Pretore Elio Proclo Sofista, (moneta) degli
Smirnei. Femmina coronata di torri, stolata. ed assisa,
sostenendo con la diritta un picciolo tempio , ed una
bipenne con la sinistra.
a. Dacch Roma commise il governo delle provincie a
quei soggetti rivestiti delle romane Magistrature, eglino
furono ben solleciti di ricordarle nelle monete che coniavansi nelle zecche urbiche sotto la di loro presidenza , ora
nell'idioma greco ed or nel latino. Avviene perci che in
queste monete si leggono la citt di Roma PnMH Rome ,
anche con l'aggiunto di Diva EA, Dea; cosi pure ROMAE
ET IMPERIO , il Senato CYNKaHTOC Syncletos con gli
aggiunti di Santo e Divino IEPAS, EOC, Jeras, Tkcos;
il popolo Romano, AHMOC PnMAIaN Demos Jiomeon ,
ed anche nelle monete latine SENATf^S PopulusQue
Homanus; ed i soggetti dell'ordine equestre InnIKI. Ippihi
Cavalieri cio, nelle monete di Corinto , di Cidonia Cretica, dei Sinnadensi di Frigia, di Smirne della Jonia, ed
altrove.
In altre monete poi di queste zecche urbiche, sono i se
seguenti Magistrati romani.
11 Consolalo, e ricorre principalmente nelle monete la
tine di Bilbil della Tarragona , e di Adrumcto della Bizacene. Il Consolato de'Cesari nelle monete greche, ove sono
detti YnATOI Ypatoi non ha qui luogo.
Il Proconsolato nelle monete unbiche latine e greche ,
ove que' soggetti son detti ANT YnATOI Antypatoi.
I Legati nPECBEYTOI Prcsbcytoi nelle monete Greche
e latine.
I Propretori ANTICTPATHrOI Antistrategoi nelle mo
nete greche e latine.
I Presidi HrEMONEC Egemones rarissimamente nelle
monete greche della Tracia e della Mesia.
I Questori TAMIAI Tamiai nelle monete latine e gre
che , i quali come anche Magistrati domestici delle greche
citt li abbiamo visti poc' anzi. Nelle provincie dell' Impero
i Questori erano in ajuto dei Proconsoli e dei Pretori , ma
i Proquestori che si leggono nelle monete di Famiglie non
appariscono forse nelle monete di zecche estranee a Roma,
ed in quelle monete dette dai Numografi commatis pere
grinisi ed in qualche nummo di questa classe si disputato

33
talvolta intomo alle note compendiarie Q. P. riunite per
esempio ai nomi di Marco BARBATo. e di Lmcjo GELIio. Spanhemio inclin a leggervi Qucestor Provincia
ma Eckhel pi opportunamente, anche sulla scorta di qual
che marmo , vi lesse Qucestor Pro-Prcetore (i).
I Procuratori EnITPOnOl Epitropoi in una moneta
Bitinia di Vespasiano.
II Pontefice nelle monete latine di Gadi della Betica ,
e di Cartagine nuova, similmente latine e coniate nel Regno
di Giuba II.
Il Septemviro degli Epuloni nelle monete latine pari
menti di Adrumento della Bizacene
/ Parenti e Patroni nelle stesse monete latine di Gadi,
di Emporia della Spagna tarraconense , enATPaNOI Patronoi nelle greche di Nicea e di Nicomedia della Bitinia.
Di queste Magistrature romane si da noi favellato
quanto occorreva nel tomo I. pag. 297 e seguenti ,
menoch dei Presidi , dei Procuratori , dei Parenti
e Patroni. I Presidi quelli furono che l' intiera Pro
vincia amministravano e che presiedevano agli altri Magi
strati urbici , e la voce medesima bastantemente il persuade.
Ai Procuratoli erano principalmente affidate le finanze delle
Provincie sotto gli Imperatori romani , ed estesissime n'erano
le facolt. Finalmente i Parenti e Patroni erano i Pro
tettori, i Tutori di quelle citt e specialmente nei Municipi'
c nelle Colonie, che ai giorni dell'Impero si arrogavano
a grande onore riporsi sotto la tutela , la clientela ed il
patronato, ora di qualche cospicuo cittadino, e soventemente
di qualche illustre e potente romano. Le iscrizioni che pos
sono su di ci istruirci sono assai copiose, e veggasi sopra
tutti il Norisio (2).
Sia or sufficiente per la migliore intelligenza di queste
Magistrature romane espresse nelle monete urbiche a Roma
estranee, recare due esempj che torremo dalle monete gre
che e latine.
AtTOKP*, . KAICAP . CEBACTOC . OYECnACIANOC . Jlutohrator Kaisar Sebastos Oyespasianos. Im
peratore Cesare Augusto Vespasiano, l'est laureata di
Vespasiano.

(1) Doctrin. Num. vet. IV, 248.


(2) Cenot. Pisan. dis. VII , cap. 5 , sub fin.
Verm. Tom. II.

34
Eni . Aovxtt . ANTaNIOY . NACaNOC . EniTPOnOY . BT0YNIA . Epi LoyHoy Antonioy Nasonos
Epitropoy. Bithyma. Sotto Lucio Antonio Nasonio Pro
curatore. Fortuna in piedi la quale con la sinistra tiene
un timone di nave. Moneta di molta rarit riferita anche
dall' Haym nel Tesoro Britannico.
AGRIPPA. Testa nuda di Agrippa.
S. MVWCIPII (Gaditani) PAREJVS. PATRONVS. Un
acrostolio , o l'estremit di una prua.
Perch poi alcune di queste Magistrature romane, oltre
le greche e domestiche alle grech citt, si segnarono in
varie monete dell' Asia greche e latine , che merc la loro
rappresentanza sogliono chiamarsi dai Numografi cisto/ori
o monete Cistqforie , noi pensiamo esser qui luogo oppor
tuno parlarne. Di esse abbiamo uno speciale commentario di
Alessandro Saverio Panelio (i), e dopo di lui assai dotte
ricerche s'istituirono da Eckhel nell'opera sua (2), c che
in parte noi riferiremo per succinta maniera.
Cisto/ori pertanto, detti anche dai latini Cistiferi, fu
rono chiamati que' Sacri Ministri addetti principalmente alle
feste di Bacco, di Proserpina , di Cerere, i quali nei ca
nestri soleano recare alcuni oggetti sacri al culto di quelle
divinit, e che con altri termini si dicevano Canefori e
Cane/ore. Una tale denominazione pnss fra i latini' prin
cipalmente a quelle monete, che portavano impressi tipi
bacchici, eleusini diremo noi, e cereali, e tali furono..
i . Corone ederaceej 2. Una cesta di vimini da cui sor
gono serpenti ; 3. I soli serpenti talvolta ; 4. 1 serpenti
fuori della cista chiusa, come nella famiglia Antonia. La
cista semiaperta per altro da cui sorge un serpe fu anche
il tipo pi comune di quesie monete , ed il pi nobile ezian
dio, e figurava quella cista appunto in cui nelle solennit
bacchiche dai baccanti e dalle baccanti si recavano quei
serpenti e quei diversi misteriosi oggetti bacchici , di cui
parlano Clemente Alessandrino e tanti altri. Queste sacre e
mistiche ciste discorse con assai dotto ragionamento del
Lami (3), si conoscono non solo per le monete cos
dette, e che non sono di gran numero, sebbene copiosis
sime furono coniate nell'Asia (4), ma per alcune ciste
(i)
(2)
(3)
f4)

Lugd. i734, 4.
IV , 35a.
Sng. Cortonesi I.
Bashe lex. R. JV. I , par. II , pag. 553.

mistiche metalliche lavorate a guisa di vimini , che si con


servano ancora ne'Musei, e che si stimano come Monumenti
rari e preziosi. I Cistofori dunque, sebbene anche latini in
parte, e spettanti a qualche famiglia, diciamo cos, numi
smatica Romana , come alla Antonia , alla Claudia , alla
Tullia (i), ed anche bilingui, sono tutti coniati nell'Asia
minore, e le citt che oggi li mostrano, si ristringono ad
Apamea della Frigia, Efeso della Jonia, Laodicea della
Frigia, Pergamo della Misia, Sardi, Tralli della Lidia,
tutte citt famosissime nella greca Istoria.
I Cistofori sono sempre d'argento purissimo, gli aurei
dati da Golzio si sono rigettati come spurj assai ragione
volmente , e quale giudizio si abbia da formare di un Gistoforo metallico del Museo Cesareo di Vienna lo mostr
Eckhel (2), avvertendo essere l'anima di un nummo suberato e da doversi stimare perci quale antica falsificazione.
Il peso di essi si ragguaglia comunemente ad un Tetradracma cio a quattro dramme attiche , ed il valore
si accosterebbe circa alli quattro paoli Romani. Panelio seirbr inclinato a credere che i cosi detti Cisto/ori si couias
sero nell'Asia minore in solo ossequio di Racco ove era
adorato con culto speciale, ma Eckhel opponendosi a que
sto divisamento , mostra con molta validit di ragioni tratte
anche dalla autorit dei Classici ? che furono al solo uso
del commercio , e che fu una porzione di moneta comune
dell'Asia. Giovi intanto recar qualche esempio di queste
monete rarissime."
Cista mistica mezzo aperta da dove sorge un serpente
in mezzo ad una corona pampinea.
AaO(Jiu (monogramma) Laodikeon, Dei Laodicei.
aioaapoy Diodoroy. Nel Magistrato di Diodoro. Due
serpenti avvolti con le loro spire intorno ad un turcasso ,
e nell'area, un caduceo.
Tipi simili e bilingui. Marcus TVLLius IMPeraror.
A AB AG nYPPOY. Labas Pyrroy. Laba figliuolo di
Pirro. AaO'Si*u, Laodiheon , dei Laodicei. Intorno alle
monete rarissime cistoforie che portano i nomi di Marco
Tullio veggansi le dote disquisizioni dell'ab. s. Clemente (3) ,
e del P. Caronni (4).
(i)
fa)
(3)
Rodi.
(4)

Morelli a queste famiglie,


Syllog. Num. vet. I , 49,
De Nummo M. Tulli Ciceronis a Magnetibu Lycliae, ,
i80 5.
De Trallensi Tulliano Tetradacrao c. Mediolan. i806.

36
Marcus ANTONIVS. IMPerator. COnSul. VESlGnatus.
ITERum. ET. TERT/um. Testa di Antonio contornata
di edera , e della stessa contornata la moneta. In fondo
un picciolo lituo.
' Bi. III. VIR. Rei Vublicae Constituendae. Due serpi in'
torno ad una cista chiusa , e sopra una testa muliebre ,
o meglio di Bacco.
3. Ma le citt della Grecia ambirono di esprimere nelle
loro monete alcune singolarissime prerogative e titoli, di
cui andavano giustamente paghe e superbe. Noi seguendo
le ricerche Eckheliane le esporremo sotto questo numero
colla maggior brevit.
Abbiamo gi favellato altrove , e dove meglio !a circo
stanza il richiedeva delle citt autonome, e libere, ed ab
biamo dimostrato in qual senso si abbiano da intendere
e le une e le altre, e quale diversit passasse fra l' auto
nomia e la libert specialmente nelle greche citt, imper
ciocch tutte quelle che furono autonome, non furono poi
libere. Noi qui soggiugneremo il catalogo delle citt auto
nome e libere che tali sono dette nelle proprie monete, ora
con la sola iniziale A. ora con note compendiarie AY. YT.
AYTO. AYTON, o con la voce intiera AYTONOMOY. Aytonomoy , o veramente EaEY . EAEYeEPA . EaEYEPAC . Eleutheras le citt libere.
Citt Autonome.
Abi'a Decapoleos
Halicarnassus Carine dub,
Aegaea Ciliciae
' Laodicea Syriae
Anazarbus Ciliciae
Moca Arabiae
Antiochia Syriae
Mopsus Ciliciae
Apamea Syriae
Samosata Comagcnes
Arethusa Syriae
Sebaste Ciliciae
Capitolias Coelesyriae
Seleucia Syriae
Corycus Ciliciae
Termessus Pssidiae
Diocaesarea Gallileae
Tripolis Phoenices
Dora Phoenices
Tyana Cappadociae
Gadara Decapoleos
Amisus Ponti
Chersonesus Taurica
Hippo Zeugitanae
Rhodvs Insula

Citt Libere.
Sebaste Ciciliae
Selucia Ciciliae
Tarsus Ciciliae
Thessalonica Macedoniae

37
La sola Alabanda di Caria pose nelle sue monete la propria
immunit: ATEaEIAG AAABANaEqN Atelejas Alabandeon. Immanit dei Popoli di Alabanda. Su di que
sta immunit che consisteva principalmente nella esenzione
delle imposte, ha scritto dottamente Spanhemio (i), mo
strando assolutamente come l'Immunit era ben diversa
della Libert che alcuni Eruditi aveano insieme confuse.
Un esempio similmente unico di citt confederate ed ami
che, le quali una tal circostanza esprimer vollero nelle pro
prie monete, ci si mostra in quelle dei Sagalassi della Pisidia,
i quali si gloriarono chiamarsi Confederati ed amici de'
Romani.' Ivi, ed in moneta dell' Imperator Valeriano queste
due citt si dicono : dIaHC CYNMAXOY . Philes Synmachoy , di Roma cio e di Sagalasso , Amiche , e Con
federate , ed il tipo assai bene corrispondente a questa epi
grafe sono due mani insieme congiunte. Altre citt ed altri
popoli confederati fra loro si manifestano dagli scrittori, e
dalle iscriziom.
. ,
Assai pi copioso il numero di quelle citt che si glo
riarono di chiamarsi nella propria moneta Metropoli : MHT.
MHTPOn. METPOnOAEIToN. MHTPOnOAEnC. MfTTNOnOAlC, Metropolis. Ne ripeteremo il catalogo dato
da Eckhel ripurgato dalle monete false o erronee , o Golzianc.
Citt dette Metropoli.
Amasia Ponti
Amastris Papklagoniae
Anazarbus Ciliciae
Ancyra Galatiae
Antiochia Syriae
Bostra Arabiae (latini)
Caesarea Cappadociae
Caesarea Samaritidos (latini).
Carrhae Mesopotamiae
Coropyssus Licaoniae
Damascus Coelesyriae (anche
latine).
Diocaesarea Ciliciae
Edessa Mesopotamiae
Emisa Syriae
(i) Do Vs. et Praest. I, 676 ec.

Halicarnassus Cariae
Neocaesarea Ponti
Nicomedia Bithyniae
Nisibi Mesopotamiae
Perga Pamphyliae
Pergamus Mysiae
Petra Arabiae
Philippopolis Thraciae
Pompejopolis Papklagoniae
Prusias ad Hypium Bithyniae
Roma
Samosata Comagenes
Sardes L diae
Seleucia Ciliciae
Sidon Phoenicies

38
Tarsi Glicme
Heraclea Bithyniac
Isaurus lsauriue
Lampasrus Mvsiae
Laodicea Svriae ( latini )

Magnesia tonine
Thessalonica Macedonia*
Tomi Moesiae infcrior.
Tripoli Phoenicies
Tyrus Phoenices.

Non avvenne peraltro che tutte queste citt relebratissime


nella storia de' greci fossero sempre le principali di que'
popoli e di quelle nazioni , e per dichiararlo sufficiente ,
a nostro parere, l'osservare come nella Cilicia la Siria, la
Bitinia, ebbero pi di una citt che Metropoli si dissero
nelle monete, in cui si ha pure quel titolo per altro modo
da intendere, come dopo che tanto dottamente ne aveva
trattato Spanhemio (i) osserva Eckhel le cui dottrine
compendieremo. Primieramente poterono ottenere il titolo di
Metropoli quelle citt dalle quali si erano spiccate Colonie,
e che avendo dato origine e principio ad altre citt, quelle
come suddite di queste reputavansi , sebbene anche queste
ultime nei pubblici Monumenti di chiamarsi Metropoli si glo
riavano. La storia di alcune provincie e regni dell'Oriente,
come della Fenicia e di popoli della Grecia Asiatica ne
somministra varj esempj non altrimenti che le monete ; men
tre in Italia non fu mai alcuna Metropoli da Roma in fuori.
N fu questa la ola causa per cui molte celebri citt del
l'Asia si chiamarono Metropoli , ma ve ne furono bene al
tre ; imperciocch, l'ambizione di que' cittadini, il favore
de' Cesari Romani, la celebrit , la vastit, la ricchezza di
esse , l' essere state un giorno sede de' Regi , l' antichit ,
l'opportunit della situazione, la celebrit di qualche Tem
pio e l'essere perci rinomata nella storia religiosa de' greci,
furono similmente tutte cause per cui quelle citt si dissero
Metropoli, titolo cui singolarissimi privilegi e prerogative
andavano annesse. Veggansi gli stessi Spanhemio ed Eckhel
nelle opere citate.
Jtfeno di numero sono le citt greche dell'Asia, che si
gloriarono chiamarsi nella citt prime e primarie npnT .
nPnTH . nPnTHC . nPnTnN . nPnTOI, ed anche
PRIMA, e furono alcune di esse quelle medesime che si
dissero Metropoli, come dal catalogo che si soggiugne me
glio si conoscer.

(i) I, 568.

39
Amasia Ponti
Caesarea Samaritidos
Ephesus Joniae
Laodicea Syriae
Mythilene Lcsbi
fticea Bithyniae

Nicomedia Bithyniae
Pergamus Mysiae
Sagalassus Pisidiae
Samus Insula.
Smyrna Joniae
Tralles Lydiae

Quale diversit poi passasse fra le citt Metropoli e Pri


marie, che a prima vista potrebbero sembrare di una con
dizione medesima, e cosa importi quella voce nelle greche
monete , lo mostr Eckhel dopo di avere esaminate le varie
opinioni di alcuni Scrittori prestantissimi , quali furono ap
punto Prideaux, lo Sperlingo, il Kubenio, il Vaillant, lo
Spanhcmio , il Buonarroti e il Mazzoleni. Espone questo
Numismatico illustre , che nel nostro subietto quel titolo di
citt prima si abbia da intendere in relazione di una o
pi citt primarie fra le altre per dignit ed eminenza,
come sarebbe, a modo di esprimerci; l'Arconte primo che
in Atene , ed in altre citt della Grecia , era nella dignit
sua maggiore e primario in relazione degli altri. Laonde ne
emerge per conseguenza che in una provincia, presso un
popolo , una o pi citt godevano del primato , e lo espri
mevano ne' Monumenti pubblici in confronto di altre citt
di minore conto e di dignit , e cos poteano esservi le se
condarie , di terzo e quarto grado , ma che nelle iscrizioni
e monete non se ne ha esempio per quanto da noi si sap
pia , come si ha del numero settenario in moneta di Ma
gnesia della Jonia, ove quella citt detta EBaOMH. THC.
C1AC. Citt settima dell'Asia , chiamando poi Aristide
in una sua Orazione. Efeso terza citt di numero , di or
dine non mai , circostanza perci che non sarebbe in op
posizione con quelle sue monete ove detto citt primaria.
Proposte tali dottrine numismatiche, facilmente una qual
che diversit di significato pu ravvisarsi nell' espressioni
di citt Metropoli e citt Primarie , diversit che meglio
si conosce nell esame delle stesse monete, imperciocch al
cune di esse citt, come Amasia del Ponto, Nicomedia della
Bitinia e Pergamo della Misia sono dette nella stessa mo
neta Metropoli e Primarie. Quel titolo di Primaria non
importava grande aumento di dignit e di emolumento
poich non era che un titolo vano, e che si arrogavano
alcune citt asiatiche, e per cui facilmente avrebbero anche
le armi impugnate contro qualche emola che avesse loro

contrastato una vanit, che Dione Crisostomo rassomiglia


per fino all'ombra dell' asino (i). Ci non pertanto alcune
di quelle citt celebratissime poteano pure contrastare un
tal quale primato con le altre , poich varie loro circostanze
domestiche e proprie le ne davano buon diritto, e noi ri
peteremo per esempio con Eckhel , come Pergamo potea
meritarlo per essere stata un giorno sede dei Re nazionali,
Smirne per la sua ampiezza, e le sue fabbriche illustri ,
Efeso per il tanto rinomato tempio di Diana , e per il reli
gioso culto di essa gi per tutta l'Asia diffuso.
Ma sembra veramente che di niuno titolo, e di niuna
Prerogativa pi si vaghegiassero le citt ed i popoli della
reria, e principalmente dell'Asia, quanto ebe di esser
chiamate , e chiamati Neocore e Neocori cio : N . NE .
NF.n . NEnK . NEaKnP . NEnROPA . NEaKOPa .
NEaKOPnN . NEflKOPOY . NEnKOPOC .e NEORORO nelle monete latine di Napoli della Samaritide.
Catalogo delle citt e popoli Neocori.
Abila Decapoleos
Acmonia Phrigiae
Adranrytium Mysiae
Aegae Ciliciae
Amasia Ponti
Ancyra Galatiae
Attatia Lydiae
Caesarea Cappadociae
Claudiopolis Isauriae
Cybira Phrygiae
Cyzicus Mysiae
Ephesus Joniae
Halicarnassus Cariae
Heraclea incerti situs
Hierapolis Phrygiae
Iuliopolis Bithyniae
Laodicea Phrygiae
Laodieea Syriae
Macedones
Magnesia Joniae

fi) Orat. XXXVIIL

Milctus Joniae
Neapulis Samaritidos
Neocaesarea Ponti
Kicomedia Bithyniae
Nysa Cariae
Perga Pamphiliaa
Pergamus Mysiae
Perinthus Thraciae
Philadelphia Lydiae
Philippopolis Thraciae
Sardes Lydiae
Sidac Pamphyliae
Smirna Joniae
Taba Cariae
Taisus Ciliciae
Teos Joniae
Thessalonica Macedoniae
Tomi Moesiae infcrioris
Tralles Lydiae
Tripolis Phoenices

Neocori principalmente si dissero da neos Tempio, e coreo


scopare, adornare, e somiglianti, coloro che erano de
stinati alla custodia del tempio , ed al suo addobbamento.
Anche i sacerdoti talvolta clic offrivano sacrificj alle divinit
e che a fraseggiar coi latini potrebbero chiamarsi Editili dirsi
potrebbero Neocori. Per somigliante modo dicevansi i popoli e le
citt, e bene spesso per decreto del Senato romano, che, come
Eckhel osserva benissimo, sfacendatamente troppo spesso si
immischiava nelle cose delle greche citt , le quali aveano
Numi, Tempj, feste, culto, e spettacoli anche in onore
de' Cesari a tutta la provincia comuni, e dove le pubbliche
ragunanze facevansi I tipi stessi di queste monete greche
soventemente il confermano , imperciocch ivi al Neocorato
delle citt e de' popoli, vanno spesse fiate uniti tempj, are,
sacrificj, vasi e paim'', come simboli dei pubblici spetta
coli ; e come accade' di osservare principalmente nelle mo
nete, e ne' medaglioni di Perintio e Cesarea, di Pergamo,
Smirne ed Efeso, che per fino negli Atti Apostolici chia
mata citt Neocora pel suo celebre tempio di Diana,
testo che potrebbesi meravigliosamente illustrare con le mo
nete di quella celebre citt , e con quelle di Magnesia ove
sono Efesi e Magneti Neocori di Diana.
Ma il Neocorato delle citt e de' popoli fu altre volte
nobile argomento ed ampiamente trattato da Van-Dale , dal
Rubenio (i), dal Mazzoleni nel Museo Pisani, dal Buonar
roti ne' Medaglioni , da Valesio , da Cupero nella sue let
tere, da Vaillant in una particolare dissertazione (2), i quali
tutti essendo stati recentemente esaminati da Eckhel (3),
ne ha prodotto anch' esso il suo parere. E si debbe
inoltre notare , che dai particolari soggetti il Neoco
rato pass ai popoli intieri ed alle citt. Di soggetti cos
chiamati nelle Iscrizioni greche se ne adducono gli esempj
da Van-Dale nella citata dissertazione , e sul cogto delle
monete possono ricordarsi quelle di Adramito, Agea, Aezanio,
Andra , Cozzio , Elea, Eucarpia, Magnesia e Tiatira, ove
sono nominati come Neocori un'Aurelio Gavio, Marco
Eugenio, Giulio Severino, Menodoro, Giulio Quadrato,
Pellonio, Tixico, Stratouichiano , e per fino una Neocoressa
Pedia Seconda (4). Perch poi soventemente l'onore del
(i) Graev. Tlies., Autiq. Kom. XI, iVfi.
(0 Atti di Trev. I, 7i, *4, IV, 198, ai8.
fi) IV, 288.
(ii Riuch. Lex. Ili, pr. II, pag, ;85.
Tee. Tom. II.

r,

4*
Neocorato fosse anche pi grande , da alcuni popoli si rei
ter nelle loro monete , laonde gli Abilensi per esempio si
dissero Neocori B . Aiv. . r . A . che quanto dire per due
tre e quattro volte, non trovandosi forse al di l di que
sto numero quaternario , e queste reiterazioni di Neocorato
diedero pure occasione a diverse opinioni presso i dottis
simi Rubenio , Arduino , Van-Dale , Vaillant, Mazzoleni , e
Pellerino. Eckhel esamin le costoro opinioni , n ora ci
sembra necessario del tutto 1' esporre quali esse furono.
Sia in ultimo sufficiente un'esempio tratto da moneta di
Amasia del Ponto, che nella sua bella epigrafe mostra le
singolarissime prerogative di essere chiamata nel tempo
stesso Metropoli , Neocora , e Primaria.
OAT2TEINA sebasth . Faysteina Sebaste. Testa di Fau
stina giovane , ed il segno della luna.
Jjl. AMaii! -METf oirnhn NEti^i; TWar* nONrou ec.
Amasias Metropolis Neokoros Piote Pontoy. Amasia
citt Metropoli Neocora e primaria del Ponto ec. ( con
epoca). Figura di unjiume coricato in terra, posando
la diritta su di u' acrostolio , tenendo nella manca una
canna.
Ma le citt della Grecia dall' esser dette Neocore po
terono facilmente passare ad esser chiamate anche Sacre ,
e perch poi l' esser sacre portava con s il diritto del
l' Asilo , unitamente al titolo di sacre manifestarono an
che questa seconda prerogativa , laonde le citt di cui soggiugneremo il catalogo gi compilato da Eckhel, ora espri
mono una , ora l'altra di quelle prerogative , e talvolta am
bedue in queste diverse foggie I. IEP. IEPA. IEPAC ovvero
AC. ACY. ACYAOY. ACYaOC. o veramente I. A. IEP.
IEPA ACYAOC. IEPAC KAI ACIAYOY. AC. ACY. ACIa.
Catalogo delle citt sacre e con il diritto dell'Asilo.
Abila Decapoloes
Aegae Ciicae
Ancyra Galatiae (for. dub. )
Antiochia Ciliciae
Antiochia ad Hippum Decapoleos
Antiochia Syrae
Antiocheni Ptolemadis
Apamea Syrae

Arethnsa Syrae
Aschalon Judaeae
Biblus Phoenices
Caesarea Panias
Caesarea Sammaritidos
Capitolias Coelesyriae
Demetrias Syrae
Diocaesarea Gallileae
Dora Phoeruces

43
Ephesus Joniae
Olba Ciliciae
Epdaurus Argolidis
Perga Pamphyliae
Epiphanea Sjriae
Ptolemais GaUileae
Eusebia Cappadociae
Raphia Judaeae
Gadara Decapoleos
v
Rhosus Syriae
Gaza Judaeae
Samosata Commagenes
Germe Mysiae
Sebaste Insula
Jerosolima Judaeae (sancta) Seleucia Syriae
Laodicea Syriae
Sydon Phoenices
Larissa Syriae
Synnada Phrygiae
Moca Arabiae
Tarsus Ciliciae
Mopsus Ciliciae
Tripoljs Phoenices
Nicopolis Epyri
., .
Tyana Cappadociae
Nysa Scytopolis Samariae Tynus Phoenices.
Del bel titolo di sacra poterono esser vaghe quelle citt ,
e di recarlo ne' pubblici Monumenti ambiziose, le quali
anche nella semplice opinione comune riputavansi come consecrate , a motivo di un culto speciale a qualche Nume
prestato, e di qualche celebre tempo ivi innalzato alllonore
di essi. Difatti noi troviamo fra quelle Efeso della Jonia,
ed Epidauro nella Argolide, celebratissime per il culto
ed i tempj di Diana , e di Esculapio. E noto bastantemente
come l'asilo fu un luogo inviolabile e sicuro, ove rifugian
dosi 1' uomo , senza una grande empiet non poteane esser
tratto. Da prima godevano di questo Drivilegio le are, ed
i simulacri de' Numi, quindi si propago questa importante
prerogrativa ai portici , ai vestiboli, ed ai luoghi ai mede
simi tempj annessi, non altrimenti che ai boschi, ed ai
campi vicini , ed in progresso di tempo si estese per fino
alle intiere citt, alle provincie , ed alle isole eziandio.
L'uso n' s antico, che presso gli Ebrei, come si legge
ne'Numeri (i) ed in Giosu (2), si stabilirono delle citt
di Asilo e rifugio , ma per i soli omicidj invalontarj. Il re
ligiosissimo culto di Diana Efesia a modo di dire , dovea
promulgare che il suo tempio celebre per tutta la Jonia ren
deva quella rinomatissima citt in pieno diritto di godere del
sacro Asilo ; in sostanza per rendere una citt in possesso di
questo pieno diritto , vi doveano concorrere quelle stesse
circostanze che erano sufficienti a renderle sacre. NelU
(i) XXXV.
(2) XX.

44
monete di Efeso e di Pergea della Panfila , e forse per mag
gior dignit, la prerogativa singolarissima dell' Asilo va
unit al nume piuttostoch alla citt, laonde ivi si legge
APTEMIC E*E(:U AOYaOC: Diana Efesia. Asilo. Serva
un' esempio in conferma di queste dottrine.
AtT.
KAlr At<c CEiTT^mi. CEOtLPOC .
Aytokrator Kaisar Lychios Septmmios Seoyeros. Testa
laureata di Settimio Severo.
TrANEnN IEP.. K. ACta0t . . . Tyaneoa leras
Kai Asyloy. Dei Tianei (della Cappadocia) cirr sacra
e ohe gode il diritto del Asilo ec. Bue che cammina.
A compimento di questo numero rimangono a considerarsi
le citt cos dette Navarchidi , titoli e prerogative che per
la maggior parte si omisero di esaminare . e ricercare dal
Zarclieria nelle sue istituzioni , ove pure dovea farsi. Ma le
Soche citt cos dette Navarchidi NAY. NAYAP. NAYAPX.
IAYAPXI. NAYAPXIC. NAVAPXIaOU sono, conforme
TEckheliano catalogo.
Acgae Cilia'ae
Carystus Eubeae
Corycus Ciliciae
Dora Phoenices
Nicopolis Epiri

Sebaste Ciliciae
Sidon Phoenices
Tomi Moesiae inferior
Tripolis Phoenices

Quel titolo veramente indicava una citt che nel suo porto
serb una squadra , una forza navale come Ravenna, c Miseno
in Italia, a difesa propria, e della provincia, od a qua
lunque bisogno degli Imperatori e del senato , imperciocch
quelle monete sono tutte officiose ed imperatorie , non mai
autonome, e regie. Pare che cos l'intendesse Spanhemio (i) ;
ma ben facile che alcune citt marittime per solo sfoggio
di ambizione vaghegiassero d'esser chiamate Navarchidi.
Anche un solo esempio serva in conferma di tali dottrine.
Ktr*f*.<uf K*is*f Aiio<.r OtAAEPIANOC Aytocrator Kaisar Lihinios Oyalerianos. L'Imperatore Cesare
Licinio Vaeriano. Testa radiata di Valeriano Padre.
*. KOPIICIQTaN Atr..^*. NAtAPKIC Korykioton
Aytonomon Nayarchis. Della citt Navarchide dei Corichiani popoli autonomi della Cilicia. Bacco in piedi te
nendo con la destra delle uve, ed un tirso nella sinistra.
(i) I, 68;.

45
A suoi piedi una pantera, e dinanzi a lui una grande
urna su di un Tripode con un caduceo , una palma, ed
una spiga.
4, N queste furono per avventura le sole circostanze ,
che i popoli greci e specialmente dell'Asia minore ambirono
esprimere nelle loro monete e nelle iscrizioni talvolta , come
pu principalmente vedersi nell'opera di Van-Dale altre volte
citata; ma ve ne furono pure dell'altre, le quali se a quei
popoli non accrebbero prerogative ed onori, accrescono pure
di singolarit la storia di essi. E perch somiglianti circo
stanze aumentano di gran pregio la Numismatica scienza,
e porgono maggiori lumi onde meglio intendere le epigrafi
di que' nummi , noi sempre sulla scorta Ecktieliana le an
dremo brevemente rintracciando.
Una qualche citt pertanto am di esprimere nelle pro
prie monete il sito e la ubicazione di essa , ora per esempio
con indicare la provincia ove era situata , ed ora i monti ,
i boschi , i mari , i fiumi e fonti presso de' quali era collo
cata. Dei fiumi e dei fonti rammentati nelle monete greche,
ha compilato un diligente catalogo il sig. Sestini nella sua
seconda edizione delle Classes Generales ec. (i).
Diremo dunque che folca citt della Gallia Narboncse
detta nelle sue monete latine VOLCAE ARECOMICI , imperciocch gli Arecomici furono un popolo di quella pro
vincia ; come Larissa di Tessaglia si dice ne'suoi nummi
AApixA 0BT2EAAQN Larisa dei Tessali.
Qual fosse la venerazione de' Monti presso gli antichi
notissimo anche ai meno istruiti nella erudizione. Veggasi
sopra tutti Jacobo Reichembachio , e gli autori da esso
citati (1). Non quindi meraviglia se quelle greche citt
fer esempio situate presso i celebratissimi monti Argeo,
da , Libano , Olimpo , Tauro , ed altri . espressero nelle
epigrafi di loro monete questa circostanza, che di maggiore
celebrit le rendeva ; laonde Cesrea della Cappadocia ,
Scepsi della Troade, Eliopoli della Celesiria, Adrianea della
Bitinia , e Tianea della Cappadocia , per tacere di altre
greche citt sono dette n. nP. nPOs. APTAInN. UH.
AlBANON . OAtMnON . Pros Argeon, Ide, Libanon,
Olympon , cio presso il monte Argeo , Ida , Libano ,
Olimpo.
(1) Floron. 1821 , pag. 196.
(l) De ritu populorum sacra faciundi in Iocia excelsis Lins. 1708.

46
Pare che la sola Antiochia di Siria si compiacesse d'espri
mere nelle sue monete ch' essa era prossima al bosco Daine,
e forse per una particolare religione che verso quel bosco
serbava, i suoi abitanti nelle monete di Antioco, IV.
Re della Siria sono detti ANTIOXKnN. TnN. PnOC.
AAtfNHT. Antocheon. ton. pros. Daphnci cio (moneta)
degli Antiocheni situati prossimamente al bosco Dafne.
Cos le sole Prusia della Bitinia, e Laodicea della Siria
vollero esprimere nelle loro monete di essere situate nPOG
AAACUH, o AAACCAPil Pros Thalasse Thalassan
prossime al Mare cio.
Assai pi numerose sono quelle citt che espressero la
loro situazione prossima a fiumi, ed. a fonti, forse in os
sequio della religione e del culto che a questi prestavansi come a Numi, che tali si stimavano, e facevasi
o con ricordare solamente quei fiumi , o riunendoli assai
spesso alle loro figure, laonde si pu dire come alcuni di
que' tipi sono alla Iscrizione corrispondenti. Veggasi per
tutti Morelli (i). Cesi noi diremo che Siracusa rammenta
nelle sue monete il tanto celebre fonte Aretusa , Antiochia
della Frigia il fonte Calliioe, Antiochia della Comagene
l' Eufrate , Nicopoli della Mesia l' Istro , Antiochia della
Caria, ed altre citt della Frigia e della Jonia il Meandro,
Alessandria il Nilo, Ilio della Troade lo Scamandro, Seleucia della Mesopotania il Tigri, Germanicopoli della Bitinia
il Xanto, per tacere di altri meno celebri. Che se al nome
riuniscono la sembianza del fiume eziandio, questo viene
rappresentato e personificato in que' nummi conforme le
massime dell'arte antica e della Mitologia, accoppiandovi
que' simboli proprj che ne' Monumenti li distinguono; e
sono essi il Coccodrillo per additare il Nilo, in altri i
vasi , piante palustri , il corno delle dovizie , e le corna
taurine come simbolo dell'impeto delle acque, e del loro
mugito conforme narrano anche i Poeti. Non sempre l'essere
in quelle monete que' fiumi un indizio, che prossimamente
ad essi erano situate quelle citt , ed il solo esempio di
vedere che il fiume Tevere ricordato nelle greche monete
di Alessandria d'Egitto, basta a rendercene certi: pu darsi
per regola forse certa, anche secondo le dottrine Eckheliane,
che i fiumi nelle monete greche ricordati vi siano posti per
additare la situazione di quella citt ogni qualvolta unite
(i) Speciin. Tab. XI.

a que'nomi si trovano le proposizioni Anf). Eni. nPOC


apo, epi. pros, ante) ad, apud. Le altre volte vi sono
nominati in solo ossequio di religione e di culto , imper
ciocch que'celebri fiumi per la loro santit erano anche ri
veriti , e adorati da' popoli situati lungi da essi. Due sole
citt, Filadelfia di Lidia cio, e Damasco della Celesiria
si contentarono di nominare nelle proprie monete fonti ignoti
con la sola voce nHrH. Pege Fons ntlrAl Pegai Fontes.
Giovanni Giorgio Neumaun pubblic un ragionamento de
imaginibus fluviorum , ( ex numis ) (\) che noi non
conosciamo.
E facile comprendere perch i Termesseni della Pisidia
si chiamassero MEIZ0N01 cio Maggiori, imperciocch in
quella provincia vi furono i Termessi maggiori e minori.
Ma per quale speciale privilegio grandi ME. MEr. MErAaAG si chiamassero nelle proprie monete le citt di Ibla
nella Sicilia , Dispoli , ed Oasis nell' Egitto , noi non lo
sappiamo.
Perch poi molte citt cambiarono nome , alcune di esse
nelle proprie epigrafi portano ora il vecchio , ora il nuovo
nome in monete separate, altre lasciando il moderno, l'antico
nome ripresero, ed altre nella moneta medesima si com
piacquero portare il nome antico e moderno. Pochi esempj
basteranno in conferma di queste nuove dottrine. L'antica
Zancle della Sicilia, ed il vecchio Bizanzio della Tracia,
si dissero posteriormente Messina , e Costantinopoli ; Adana
della Cilicia si disse posteriormente Antiochia, e quindi ri
prese il vecchio nome di Adana ; finalmente Scitopoli della
Samaria che un giorno si disse Nisa , in alcune sue mo
nete reca ambo i nomi. NTSAInN ToIM KAI sKreOnOAlTfiN. Dei Nisei e Scitopolitani. Le principali cause di
questi cambiamenti furono, ora l'ambizione dei Vincitori,
ora l'adulazione de' popoli, senza notarne altre di mi
nore importanza ; ed avvenne percio che i Messeni vinci
tori di Zancle le diedero il proprio nome , e da essi si disse
Messana, cosi per adulare Ariarate V. Eusebe Re della
Cappadocia , Mazaca cambi il s(uo nome in quello di
Eusebia , poi nell' altro di Cesarea.
Per doppio motivo accade pufe talvolta d'incontrare due
popoli ben diversi nominati in. una stessa moneta, e ci
perch alcuni di essi si gloriarono di manifestare la pro
pria origine da altro popolo j e talvolta perch due popoli
(i) Wittemb. i69i , 4.

48
si erano stretti scambievolmente in amist fra loro , circo
stanze ambedue che si espressero pure tal fiata, non per
mezzo delle iscrizioni , ma dei semplici tipi soltanto, e cos
noi diremo a modo di esempio, come i Siracusani marcando
il Pegaso nelle loro monete , non intesero che simboleggiare
Corinto, i di cui nummi hanno soventemente quel tipo. Gli
Achei dunque e gli Eumenj della Frigia sono nominati in
sieme nelle monete di questi ultimi: EMENEN. AKAlnN.
0 perch eglino trassero la origine loro dagli Achei, o me
glio perch con essi strinsero pubblica amist. I Macedoni
furono quei popoli, che con assai pi frequenza si osservano
riuniti nelle monete ad altri popoli; e la storia di quel fa
moso regno, non meno che le conquiste de' suoi monarchi,
e di Alessandro poterono assai contribuirvi. Eglino per
esempio sono uniti agli Ircani della Lidia, ai Blaundi , ai
Dorimei , ed ai Pelti della Frigia.
Ma l'adulazione nel chiamare le citt anche con i nomi
de' Principi, non fu mai cos prodiga come sotto de' Cesari,
incominciando da Pompeo fino al gran Costantino. I Cesari
dunque che aggiunsero il proprio nome alle citt nelle mo
nete greche e latine , furono , cominciando da Pompeo.
Pompeo
I Flavj
Giulio Cesare
Trajano
Angusto
Adriano
Claudio
Antonino Pio
Nerone
' M. Aurelio
Commodo
Alessandro Severo
Severo
I Filippi
Caracalla
Emiliano
Macrino
Costantino.
Eliogabalo
e si dissero perci Pompejo Politani , Pompeiani quelli
di Gadara della Decapofi , Giulia Gordo della Lidia .
Augustei e Sebasti gli Apamensi della Bitinia e Cesariani
1 Cimei delPEolide ed altri , Claudiana Iconio della Licaonia, Nerorda Patra della Acaja , Flavie Cesarea della Sa
maria e Filadelfia della Lidia, Ulpia Trajana Mitilene di
Lesbo e Bostra dell'Arabia Adrianea ed Elia Adana delia
Cilicia e Gerusalemme, Pia Efeso della Jonia, Amelia
Singara della Mesopotamia, Commodiana e Lucia Commodiana Tarso della Cilicia, Roma ed altre citt, Severiane
eptimiane Tarso della Cilicia, Laodicea della Siria, Sebaste

di Samaritde e Tiro della Fenicia , Aurelianc , Antoniniane


Cizico della Misia, Esebio di Arabia ed altre. Macriniane
sono dette Tarso della Cilicia ed Edessa della Mesopotamia. Aurelio. Pia da Eliogabalo Sidone della Fenicia,
Alessandrea Aegia della Cilicia, Bostra della Arabia e Carra
della Mesopotamia. Julia dai Filippi JNisibi della Mesopotamia , Emiliana Damasco della Celesiria e Costantinopoli
Bizanzio di Tracia.
Furono essi titoli illustri ben vero come tratti da que'
monarchi di Roma verso de' quali le greche citta erano estre
mamente officiose; ma sembra per cerio che fossero anche
pi splendidi i titoli seguenti che altre citt della Grecia
nelle loro monete recarono.
AAEA*nN AHMnN. Fratruum populorum quelli della
Selcucida e Pieria.
AAEA<l,Al Sorelle, Plotinopoli, e Dominopoli della Caria.
EiNAOsOs Illustre ed ENaOsOTEPa. Pi illustre
Anazarbo , Siedi a della Cilicia, e Side della Panfilia.
EJNTIMo. Onorabile Lalasso della (sauna.
EnlzHMOs. Insigne . Vipoli di Samaria.
E'/HA EQN. Casa de' jS uuii Germanicopoli della
Paflagonia.
KAAAEI KAI MErEEi. Insigne per bellezza e gran
dezza. Smirne della Ionia.
AAMnPOTATH. Splendidissima Side della Panfilia.
MErizTOI APISTOI. Grandi Ottimi, quelli di tficea
della Bitinia.
CEMNH Generabile, Siedro della Cilicia.
*lAOrflM*<ei Amanti dei Romani i Careni della
Mesopotamia
Di assai maggior numero sono quelle citt che esprimono
nelle monete la scambievole concordia fra loro con la voce
greca OMONOIA. Ma questa , come osserva Eckhcl stesso ,
non sempre esprime la concordia di uno o pi popoli, im-,
perciocch nei nummi Alessandrini vi la concordia tolta
in generale , ed alla voce OMONOJA va unito un tipo
corrispondente nella concordia personificata io una mattona
assisa con le spighe e la patera, anzi nelle stesse monete
Alessandrine vi la riunione della concordia e della pace
OMONOIA ElPHNE. mentre la concordia semplicemente
anche spesso nelle monete romane de' Cesari. In qualche
moneta Cilicia e Bitinia abbiamo anche la concordia fra
i Cesari Marco Aurelio, Lucio Vro OMONOIA CEBACToN.
Verm. Tom, II.
6

5o
Perch i Romani forse molto difficilmente si concorrono
con altre citt , avviene perci che assai pochi sono i po
poli che nelle loro monete mostrino la concordia che strin
sero con essi, ed appena potrebbero ricordarsi gli Alessan
drini, i Sagalassi , ed i Tessali nelle cui monete si legge
OMONOIA TEssaaN PMAInN Concordia dei l'essali e
Romani, e quelle monete talvolta hanno tipi corrispondenti
nelle destre congiunte , come in quelle di Sagalasso. La
concordia di uh popolo stesso talvolta espressa come nelle
monete dei Nieei della Bitinia ; ma assai pi esteso il no
vero di que' popoli che o con una o con pi citt fermarono
alleanza e concordia, ed Eckhel ne compil un diligente
catalogo. Due esempj ne sieno sufficienti uno greco, 1 altro
latino.
AAOMKFfiN xMrNAInN OMONOIA. Concordia
dei Laodicei e degli Sminici. Medaglione di Marco Aurelio
Antonino. L'Imperatore laureato con asta, e togato in
mezzo a Giove ed a Nemesi che reca nella sinistra il
tirso.
B1LBILIS Testa di Augusto.
ITALICA Cavaliere armato di asta e corrente. Due
citt della Spagna Tarraconense la prima , e della Betica
l'altra. Qui non leggesi la voce CONCORDIA la qual sempre
manca nelle latine: ma nelle greche se manca la voce
OMONOIA talvolta, la riunione di quelle citt basta per
avverare e manifestare quella concordia medesima , come nelle
monete greche di Arado della Fenicia, APAAtlN KAI AAOAlIlEol>. Vegli Aradi e dei Laodicensi'm moneta di Adriano,
ove il tipo corrispondente sono due teste muliebri aggioga
te, come i genj di quelle citt. Ma l'allusione de' tipi nelle
monete che manifestano la concordia di due od anche pi
popoli, come quelle dei Bizanzi della Tracia, che vi si mo
strano in concordia con i popoli di Calcedone e di Nicca
della Bitinia, sono ben varie, imperciocch vi si esprimon
i Numi tutelari e domestici di que' popoli come la Diana
di Efeso, la Nemesi di Smirne, l'sculapio di Pergamo,
ed avviene perci che questi Numi erano sufficienti onde
esprimere quelle citt, che talvolta sono perfino o intera
mente taciute, o non che una nominata delle varie che
strinsero fra loro alleanza. L'esempio addotto da Eckhel
chiarissimo. Mitilene segn una moneta con le sole voci
OMONOIA MTTlAHNAInN. Concordia dei Mitilcnei;
ma si debbe intendere con i Pergamensi, gli Efesi, e gli

Si
Snrnei, imperciocch ivi con il tipo corrispondente al nome
.di Miti lene che il genio del luogo, vanno riunite la Diana
Efesia, l' Esculapio di Pergamo, e la Nemesi di Smirne, e
tanto basta per dichiarare la concordia di quei quattro celebratissimi popoli della Grecia. Gli esempj che potrebbero
addursi sono molti, e noi li omettiamo ben volontieri. Per
ch poi la congiunzione delle destre fu costantemente il
simbolo della concordia, in varie monete si adoper per
manifestare questa medesima, senza fare uso delle voci
OMONOIA e CONCORDIA, circostanza che s'incontra prin
cipalmente nelle monete greche di Sagalasso della Pisidia,
che con esempio rarissimo fu in concordia con i Romani ,
i quali per sistema politico furono sempre in discordia con
tutti, e mentre la concordia loro con altri popoli esprime
vano ne' pubblici Monumenti, affilavano il ferro per soggio
garli. Ma Eckhel ha profondamente ricercato i tipi che pos
sono credersi esperimenti la concordia militare, politica, e
religiosa degli antichi popoli della Grecia, anche dove le
epigrafi non parlano di ci (i), e c'insegna chiaramente
come si pu facilmente cadere in abbaglj nel prendere per
tipi allusivi a somiglianti concordie, e per iscrizioni espri
menti le medesime ; poich fa duopo ne primi che vi sieno
quelle particolarit di cui abbiamo gi ragionato, e nelle
seconde le voci OMONOIA, KAI, voci peraltro, che man
cano sempre in quelle monete esperimenti la confederazione
degli Achei con altri 26 popoli greci , raccolte in un corpo
dottamente illustrate dal sig. Sestini (1). Potrebbesi ricercare
frattanto, e con non piccola utilit della storia della greca
Numismatica in quale delle citt ivi ricordate quelle monete
si fabbricarono, e se vi qualche regola od insegnamento
onde meglio una tale circostanza distinguere. I numismatici
si divisero in diversi pareri, e chi diede un tal merito alla
prima ivi nominata , chi alla seconda. Eckhel da varie
sue osservazioni deduce che il luogo della fabbricazione
debbe riconoscersi nella prima nominata talvolta , e talvolta
Ila seconda. I tipi , e le magistrature possono per esempio
jmministrare ottimi insegnamenti , imperciocch , se una
Ielle greche magistrature non 's'incontrer mai in altre mo.iete di una delle citt nominate, converr giudicare che
(i) Voi. IV, 336i.
(a) Medaglie antiche relative alla confederazione degli Achei. Ftren. i8i7 , 4.

I
5a
fu battuta bene in quella che marca pure le stesse cariche
in altre sue monete; cos una divinit che si osserva in
questi nummi di concordia, possono insegnare che la 'mo
neta fu battuta in quella ove il Nume adoravasi con un
culto pi favorito e devoto. Ma pure accade talvolta, e nou
s raramente che uniti a que' nomi vanno i Numi stessi tu
telari di amendue que' popoli, se di due soli fu la con
cordia , o di pi se oltre a due popoli' quella concordia
si estese. Serva un solo esempio tratto da assai bel meda
glione greco di Commodo, imperciocch marcando esso nel
suo rovescio la concordia di Pergamo ed Efeso , ivi quel
tipo mostra Esculapio, e Diana, Numi tutelari e domestici
di quelle due celehratissime greche citt, n ivi pu dare
regola la magistratura Strategica , cio del Pretore , poi
ch questa nobile carica si trova in ambedue le monete di
quelle citt. Allora sembra forse da non abbandonarsi l'in
segnamento che si d da taluni , di credere cio la moneta
battuta nelh citt nominata nel primo luogo, quando altre
circostanze non istruiscono del contrario ; veggasi Eckhel
medesimo che diede opportuni insegnamenti come giudicare
intorno alla concordia de' popoli espressa nelle monete gre
che ora per via di epigrafi, or di tipi , e come que
sti , che sempre non indicano concordia, si abbiano da in
tendere quante volte si trovano ripetuti nelle monete di citt
varie, e che forse non furono mai in concordia fra loro.
Per esempio : il capo di Pallade , e la civetta posata sopra
un vaso , tipi Ateniesi , perch ripetuti nelle monete di Cidonia e Gortinia citt Cretiche , non sono sufficienti indizj , che un giorno fosse concordia fra que' popoli e gli
Ateniesi. Le ripetizioni di que' tipi nelle monete de' popoli
separatissimi di ogni relazione fra loro , possono dipendere
dal caso talvolta, dal culto, e dalla storia non sempre conita fra noi, da colonie recatevi e da relazioni politiche,
elle quali cose ogni istoria and smarrita.
5. Fra l'immensa quantit de' tipi che questa preziosis
sima numismatica classe aricchiscono ,, ve ne sono alcuni
intieramente allusivi ai popoli ivi nominati. Che anzi accade
di vedere talvolta monete anepigrafi , ma che il tipo suf
ficiente onde riconoscerle per quali esse sono , ed a qual
popolo esse appartengono , imperciocch se non parlano le
epigrafi , il tipo favella per se medesimo. Se ne accenn
qualche esempio anche fra le monete delle famiglie romane
e furono ricordati i tipi allusivi ai nomi di Crassipede e

5
Malleolo. Delle monete greche noi ripeteremo una parte del
breve catalogo compilato da Eckhel.
Ancona citt del Piceno porta una mano con il mezzo
braccio, imperciocch *y*i agcon vale appunto Cubito.
Cardia citt del Chersoneso Tracio porta un cuore ap
punto per **iSi* cardia si disse il cuore in grecia.
I Lcotiui Popoli di Sicilia marcano il Leone.
V Isola di Melo una delle Cicladi cos detta *.<, tov
(iXov e ,u<\v apo toy meloy o maloy doricamente, im
pronta il melogranato.
Populonia citt Etrusca detta PVPLVNA nell'idioma
nazionale impronta la Luna.
Rodi detto *t to fotfow apo toy rodoy la rosa.
Side della Pamfilia il melogranato: imperciocch r<^ Side
detto in Grecia questo frutto.
Urso citt della Spagna Betica un orso.
6. Ella pure una ciscostanza singolarissima , ed uno dei
pi preziosi oggetti della Numismatica urbica, conoscere
per mezzo di essa i nomi, ed i ritratti eziandio di molti
Eroi, Eroine, Edificatori di citt e di altre persone illu
stri, alcuni nomi de' quali forse non Si conoscono che per
mezzo delle monete. Varie etimologie si adducono della
greca voce Eroe, che non fa d'uopo ripetere e l'autore
dell'Etimologico Magno ne diede forse una che pi per
suade. Ma gli scrittori anche antichi convengono nella
essenza degli Eroi Mitici, che furono in sostanza, secondo
quel vano pensamento, uomini grandi valorosi e robusti
discendenti dal lato di padre o di madre da qualche divi
nit e che furono destmati dagli stessi Dii ad imprese
grandi, meravigliose, ed utili alla civilizzazione de' popoli.
I poemi de' Greci e Latini cominciando da Omero sono pieni
di questi avvenimenti strepitosi. In seguito un tale magni
fico epiteto si diede a molti personaggi illustri che fiorirono
avanti e nel tempo della guerra Trojana. Taluni furono detti
Eroi per semplice adulazione, come a modo di esempio il
bellissimo Atinoo della Bitinia giovane Amasio di Adriano,
le di cui monete, ove nelle greche datto HPOG Heros ,
sogliono classificarsi dopo quelle di Adriano.
Perch poi i fondatori delle citt o quelli che tali credevansi , grande venerazione e riverenza riscuotevano sempre
mai da quelli che le abitavano, cos alla qualit degli Eroi
approssiinavansi , e come tali rispettati venivano e per fino
con quelle sacre onorificenze che ai Numi , ed agli Eroi

Semidei rendevansi , dedicando loro are, feste, Sacerdoti e


Templi. Omettiamo di ricordare gli esempj, che pure nella
greca storia s'incontrano. Veggasi fra tutti Spanhemio (i) ,
che ne ha molle e buone notizie raccolte. N rechi mera
viglia se una sola citt esprime nelle sue monete, e simil
mente in qualche Iscrizione (2), nomi diversi di Fondato
ri, imperciocch come tali stimavausi eziandio i restaurato
ri, gli amplificatori, quelli che di nuove cose la ornavano ,
e queste circostanze in cui ebbe pure gran parte l'adula
zione, non divennero rare a' giorni di que' potentissimi Re
dell'Asia, e de'Osari romani. Veggansi le dottrine esposte
da Eekhel anche su di ci (1) , che sono di qualche im
portanza , mentre con quei lumi si diradono assai facilmente
oscurit somme che s' incontrerebbero nella storia de'
Cesari , e nei monumenti di essi , ove per semplice adula
zione sono detti talvolta Edificatori di citt, nella edifica
zione di cui non ebbero parte veruna. Tre vooi s'incontrano
nella numismatica greca adoperate per denominare questi
Fondatori, poich Apollo detto AFKArETAs Arcafetas Fondatore nelle monete sicule di Emia e Tauromenio:
rcole detto OIKICTAC Oicistas nelle monete di Crotone
calabra e mentre questi due esempj sono rarissimi , la voce
pi frequente e KTICTHC , 0 KTICAC Ctistes, Ctisas, che
meglio corrisponde al CONDITOR e FViSDATOR delle mo
nete di Commodo e di Adriano ove Ercole e Romolo sono
cos nominati.
Non poi meraviglia che i Greci cos zelanti dell'onore
nazionale esprimessero nelle loro monete i ritratti di quegli
uomini insigni che aveano le patrie loro illustrate , come
per esempio Eroi Mitici , Filosofi , Poeti , Oratori , onde ab
biamo in esse Alceo , Anacreonte , Antistene , Arato, Ar
chita , Crisippo, Euclide, Gorgia, Ippocrate, Omero, Li
curgo, Pittaco, Platone, Pittagora, Saffo, Solone e Stesicoro.
Eckhel di queste tre classi di persone ne ha compilato
un bene ragionato catalogo , c noi da esso ne trarremo
pochi esempj.
IOtA,* AOMNA sEBAsTH Ioylia Domna Sebaste.
Giulia Domna Augusta. Testa di Giulia Domna.
ANXElsEz A*POAEITHs UlEnN. Auckeises
Aphrodeites. llieon. Anchise e tenere in piedi che si
prendono per mano. Degli Ilicnsi.
(1) I, 565.
(2) Grut. MLXXVIIf. I.
(3) Do.tr. Num. vet. IV, 3<j6.

55
CEBACTOC KTICTEC. Sebastos Ktistes; Augusto Fon
datore. Testa nuda di Augusto.
NEIKOnOAEOC. Neicopoleos , di Nicopoli. Testa
del cinghiale di Calidonia.
ait,*f*tf Krf KOMMOAOr ANTONEINOC. Aytocrator Kaisar Kommodos Antoneinos. Imperatore Cesare
Commodo Antonino. Testa di Commodo'
OMHPOC. NIKAlaN Omeros. JSichaion Omero.
(moneta) Dei Nicei. Il Poeta seduto con un volume nella
sinistra.
7. L'Era, o. l'Epoca, un principio di tempo che co
munemente si ordisce da un grande avvenimento , e sic
come nella Storia generale l'epoca pi insigne quella che
incomincia dalla nascita del Salvatore tanto contrastata nell'anno preciso di suo incominciamento, cos si dice per esem
pio: l' Era Cristiana, che incomincia l'anno di noma se
condo Dionisio Exiguo 753 , cosi per somigliante modo si
dice dell'Origine di Roma stessa, ed altre epoche di mi
nore eccellenza segnate nelle monete ed in altri monumenti
greci e romani , imperciocch si pu dire che ogni popolo
e nazione nover delle epoche sue particolari , incomincian
dole sempre da qualche grande avvenimento nella Storia di
essi marcato.
Le molte epoche pertanto che si trovano segnate nelle
greche monete urbiche, possono chiamarsi per la maggior
parte epoche private e speciali di que' particolari popoli,
citt e Monarchi, perocch presso i Greci e Romani due
solamente furono i modi di segnare gli anni , e l' epoca
generale della nazione che ne ordinava i fasti e ne regolava
la Storia.
I primi usarono delle Olimpidi, epoca che incominciavasi
a contare dai nobilissimi giuochi olimpici solennizzati in
Elide, e perch furono celchri e santi per tutta la Grecia,
non meraviglia se un'avvenimento s grande serv poi a
segnare i Fasti di s illustri nazioni. E comune opinione ,
che s'incominciassero a noverare dell'anno 776 avanti la
nascita del Salvatore e 24 ann* prima della fondazione di
Roma , e quando Corebo esci vincitore da quella corsa nello
Stadio, e fu ascritto ne' pubblici registri. L'Olimpiade che
comprendeva uno spazio di quattro anni, perch tanti ne
correvano fra due celebrazioni di que'giuochi, si dimentic
nella Storia come di un punto fisso dopo la CGXL che
quanto dire nell'anno 44 dell'era vo5gar;; !?.onde da questi

56
computi deducesi che Olimpiadi si noverarono per lo
spazio di 1216 anni, tenendo dietro alle opinioni pi ab
bracciate sebbene tali ricerche non mancmo poi di oscurit,
di dubbj e di pareri diversi fra gli Scrittori. E qui fa
d' uopo notare , come quest' epoca cos generale della
Grecia non s'incontra nelle monete, e se in quelle di
Anazarbo della Sicilia si vede per esempio Vanno sacro
olimpico 269 ivi non si segnano gli anni dell'Olimpiade
comune di Elide, ma di speciali leste celebrate in quella
citt, imperciocch l'epoche numismatiche, a riserva di
pochissime che noteremo a suo luogo , sono per la maggior
patto di questo carattere e sono intieramente speciali e
domestiche.
Roma le di cui prime origini erano meno incerte, segn
questa prima epoca dall'anno della sua fondazione, e per
ch si crede che Varronc la ricercasse pel primo con pi
esattezza, sui di lui calcoli questa fondazione si ferma nel
l'anno 3960 del mondo 754 anni avanti la nascita del
Salvatore , chiamandosi per ci Epoca Varroniana. Le prime
origini di Roma riguardo all'epoca loro certa, non furono
scevre di oscurit e di quistioni fra gli Scritturi anche
recenti; ma come si disse di sopra, massima pi ab
bracciata anche a' d nostri quella della cosi detta
Epoca Varroniana , e che anche ne' Monumenti si in
comincia ad usare con pi sicurezza e frequenza dalla
morte di Angusto in poi. Quest'epoca per nella fondazione
di Roma non si legge che in una sola moneta di Adriano :
ANNO DCCCLXXIIII. NATo/w. VRBi*. Vopulo. ClRcenses.
CONcessit ; od in altro modo come pensano i Numografi.
Ma i primi usarono , non altrimenti che i Romani , di
noverare le epoche eziandio per mezzo dei loro Magistrati
eponimi, e detti appunto tali imperciocch dal regime di
essi le citt ed i popoli i fasti loro regolavano , e tali fu
rono principalmente gli Arconti di Atene i quali per la ce
lebrit di quella Metropoli segnarono le epoche ed i fasti
anche di altre greche citt , ed in somigliante modo se
gnavano gli anni dei loro fasti altre citt ed altri popoli
Hai loro primi Magistrati , ma qui tenerne conto non giova.
Cos fra i Romani i Magistrati eponimi che i fasti della na
zione segnavano 'furono i Consoli celebre Magistrato annuo ,
i di cui nomi si notarono poi da' Greci ne'loro Monumenti
onde segnare l'epoche ed i fasti, dacch dimenticarono le
Olimpiadi^ e divennero intieramente soggetti a' Remaiti.

57
L' Epoca consolare poi incomincia circa la met del secolo
terzo di Roma , e tosto che ne furono discacciati i Regi ,
ma il Consolato nelle monete greche a riserva di vederlo
riunito nei nomi de' Cesari , non si osserva scajnato a dinotare epoche certe.
Le diverse epoche che si leggono nelle monete nrbiche di Provincie , Popoli e Regni , e di cui Eckhel ne
ha compilato un diligente catalogo, non precedono, secondo
i suoi calcoli, l'anno 4.11 e non oltrepassano il 1019 in
circa di Roma conforme l'epoca Varroniana : imperciocch
l'ultimo anno che si trova segnato nelle monete latine della
Dacia, il XIII di Ostiliano, che verrebbe a cadere circa
quel tempo.
Agli iniziati nella Numismatica diverrebbe assai scabroso
verificare le epoche , specialmente nelle monete Greche ;
egli di mestieri pertanto ricercare brevemente il modo
con cui sono ivi segnate, e noi ci varremo degli insegna
menti di Eckhel , brevemente le di lui dottrine riepilogando.
I Greci nei loro calcoli , non altrimenti che i Latini , si
valevano delle lettere alfabetiche, e cos ripartivansi le unit ,
le decine , e le centi naja.
Note Aritmetiche nelle Monete Greche.
A.

B.

r.

A.

E.

f,

z.

H.

1.

a.

3.

'4.

5.

f.

T.

8.

'9.

I.

K.

A.

M.

N.

E.

0.

n.

IO.

ao

3o.

40.

5o.

60.

70.

80.

q.
90.

T.

r.

*.

X.

Unitat.

Decad.
P.

ri.

Centei).
100. 200. 3oo. 400. 5oo, 600. 700. 8 oc. 900.
Ma non avvenne mai di trovare fin qui nelle monete le
epoche segnate nelle tre ultimo note; e siccome le note nu
meriche 6 90 900 , non sono proprie dell' alfabeto greco
moderno , fa ' d' uopo soggiugnere qualche cosa di esse.
Perch i Greci non ebbero che 24 lettere, cos a comple
tare. il numero di 27 figure bisognava ad altri segni ricor
rere, e vi si inclusero quelle tre note dette dai Greci st*^*
Episema , Sigle, Note, e somiglianti. L' episema senario
divenne oggetto di paleografiche ed amene ricerche presso
Verm. Tom. ti.
7

58
Schwarzio (i) , Mazzochi (2) e Bouhier (3) , i quali
soventemente parlarono delle forme diverse che di queste
tre note s' incontrano anche nelle antiche iscrizioni , e nei
codici ; e per dire dell' episema senario, nella sola numi
smatica si trova per avventura cos variato, che Eckhel (4)
ne espose per fino i8 forme diverse.
La prima gi data e la pi comune somiglia assai al
sigma greco o meglio alla forma della nota p. r. , e noi
da quell'elenco ne toglieremo alcuni pochi saggi.
K P ; Z 8 ^ F , che si trovano principalmente, nelle
monete di Antiochia della Siria , Jerapoli della Cyrestica ,
Cesarea della Cappadocia, Neocesarea del Ponto, Gaza della
Giudea , Tiro , Alessandria , Tyana della Cappadocia , ed
Anemurio della Cilicia. Eckhel mostr con molta erudizione
e dottrina che 1' episema senario non si dipart che dal
l' antico digamma eolico qui dato in ultimo luogo , e che
dall' alfabeto greco-antico-cadmeo passando nel latino occup
la sesta sede.
Minori assai sono le forme dell'episema destinato a segnare
il numero 3o ed a quello gi dato che comunissimo,
possono aggiugnersi Q. i|. che Pellerino, Spanliemio, ed
Eckhel videro nelle monete di Arado della Siria, di Tiro
della Fenicia, di lrenopoli della Cilicia e negli Arsacidi della
Parzia. 11 primo elemento, che in sostanza non fu che il
coppa fenicio, poi frequentissimo nelle monete italiche
di Crotone, e di Siracusa, ove sempre posto in luogo
del K , e dall'alfabeto, fenicio pass nel greco senza contrasto.
Il terzo episema destinato a segnare il goo , pare che non
variasse di forme. Suole chiamarsi dai Paleografi Sciupi quasi
che venisse formato dal sigma lunato, che San chiamarono
i Dori, e dal Pi , ed un' episema, il quale, come si
disse , non s'incontra fin qui nelle monete.
Con l'uso della tavola precedente pertanto diviene facile
di scoprire ogni epoca nelle greche monete. Perch poi
ogni lettera costituisce una nota numerica, avviene che
comunque sieno collocate, sempre lo stesso numero ad
ditano, ne danno luogo ad equivoco. Diciamo per esem
pio AZ e ZA saranno sempre i7 , e collocate nel secondo
(i)
(2)
(3)
(4)

Schediasma phllolog. de antiqua numeri senari nota.


Tab. Heracl.
Viil. Montf. Paleogr. Graec. ad cale.
Doctrin. N. V. IV.

modo n.on possono mai essere 7i, perch questo numero


segnerebbesi OA; cosi dicasi delle note PIA, AIP, IAP ec.
che sempre saranno il numero m, imperciocch le due ul
time collocazioni non possono esser mai ii0i00, e io i i00;
epoche che non esistono. Soggiungasi dunque a compimento
di questa ricerca, che le note Mz cos collocate piuttosto
che SM0 saranno sempre 249; cos nelle monete di Cesarea
del Libano si legge ora aa*, ora *aa per l'anno 53 i.
Ma questi elementi sparsi nell'area del nummo possono
indurre dubbio talvolta se sieno note aritmetiche e cro
nologiche , o postevi per altro motivo. Sembra che non
possa dettarsi una regola invariabile per meglio di
stinguerle, ed in caso di dubbio diviene necessario indagare
le ricerche di quo' nmnografi che per lo innanzi aveano stu
diate e ricercate quelle monete medesime. Tali dubbi po
trebbero cadere in quelle epoche le quali non sono prece
dute dalle note ET, ETO , ETOYG, secondo caso di srr
anno , dell' anno cio , 0 dalla lettera L comunissima nelle
monete Alessandrine, iniziale della voce At)**/3Tof Licabantos, dell'anno cio, ed obliquo di \v*.*t.s , e quella voce
intieramente espressa appena si trova in una moneta Ales
sandrina di Vespasiano ma scritta per con A non potendo
nascere dubbio ed equivoco essendo intiera la voce", ma in
questa foggia di segnare le epoche nelle monete greche si
ritiene la forma antica del lambda che fa L come si vide
dalla tavola collocata nel primo volume , e ci praticavasi
per non generar confusione, imperciocch la forma pi re
cente del lambda A adoperavasi per esprimere il numero 3o.
Ma le epoche segnate nelle greche monete possono ri
guardarsi come sotto due aspetti diversi; imperciocch al
cune epoche furono peculiari e domestiche, e come proprie
le noverarono alcune citt e popoli. Le ricerche di esse , le
quali possono essere talvolta assai dubbie , noi le omettia
mo , e tali sarebbero ancora le ere della Siria, della Dacia,
del Ponto, della Gilicia e della Bitinia recentissimamente
riposta in luce , ed in aspetto migliore dal dotto Sestini
nel volume VII della sua seconda collezione di lettere Nu
mismatiche. Altre furono epoche celebri nella Storia greca
e romana , e che per ci divennero comuni a pi popoli e
citt , molte delle quali peraltro segnarono le epoche proSrie dalla fondazione di Roma, o da qualche anno di essa.
oi ora percorreremo quelle unicamente sulle traccie delle
dottrine Eckheliane e di altri, e dopo di Eckhel stesso ";

6o
gi sappiamo come il dottissimo Numismatico Padre San-Clementi vi consacr l'intiero volume IV dell'opera sua.
I. ERA DEI SELEVCIDI.
Seleuco uno de' successori di Alessandro il grande, e da
cui prese nome quest'epoca, nell'anno 44* d1 Roma merc
i sussidj di Tolomeo Re d'Egitto, pot riacquistare il do
minio di Babilonia, da cui era stato discacciato da Antigono,
ed in memoria di questo avvenimento da quell'epoca presso
alcuni popoli dell'Oriente e dell'Asia s' incominci a nove
rare una nuova serie d'anni, detta perci dei Seleucidi.
Eckhel ed altri danno rigettata 1' opinione di alcuni Scrit
tori , che a quest'epoca diedero i ncominciamento nel
l'anno 453 di Roma e quando Seleuco ascese il trono della
Siria.
IL ERA POMPEJANA.
Pompeo il grande dopo d'avere soggiogato Tigrane Re della
Armenia e della Siria, ridusse quei regni ed altre regioni del
l'Oriente alla condizione di provincie romane, e perch ci av
venne nell'anno 690 di Roma, da un'avvenimento s grande ,
cominci a noverarsi una nuova epoca, la quale da Pompeo
fu detta Pompeiana. Allora molte di quelle citt, e di
que' popoli da Pompeo medesimo grandemente beneficati,
come in ossequio di un protettore s illustre, e clic amava
d'essere non meno che gli altri Romani adulato, incomin
ciarono a segnare questa nuova epoca nelle monete , ed in
altri monumenti.
III. ERA CESARIANA.
Poche citt della Siria , per godere della grazia e dell*
beneficenze di Cesare dopo che ebbe superato Pompeo a
Farsaglia , cominciarono a contare questa nuova epoca, or
dendola dall'anno 706 di Roma, epoca della celebre guerra
Farsalica.
IV. EPOCA AZIACA.
Uno de' pi grandi avvenimenti che conti la Storia fu
certamente la sconfitta che Ottaviano diede in Azio ad Antonio

Gj
e Cleopatra, e per cai liberatosi cos da un grande emulo,
divenne signore del mondo. Ci avvenne nell'anno di
Roma 723 e da quest'anno poche citt della Siria, perch
forse pi che altre aveano sperimentato i beneficj di Otta
viano , incominciarono a segnare una nuova epoca.
CATALOGO DELLE CITTA'
Che nelle loro monete segnano le quattro epoche pria- ,
cipali. Le lettere A. C. P. S. indicano le epoche Aziaca.
Lesarana , PompeIana, e Seleucida.
Abila Decapoleos P.
Antiochia ad Pip. Moni. P.
Antiochia Syriae. A. C. P. S.
Apamea Syriae. P. S.
Balanea Syriae S.
Bithynia. C
Caesarea ad Liban. S,
Caesarea Phoenices S.
Canatha Decapoleos. P.
Chalcis Chalcidenes. C.
Cyrrhus Cyrrhesticae S.
Damascus Coelesiriae S.
Demetiias Phoenices. P.
Dium Decapoleos. P.
Dora Phoenices. P.

Emisa Syriae. S.
Epiphania Syriae. P. S.
Cadara Decapeleos P.
Hieropolis Cyrrhesticae. S.
Laodicea Syriae. C.
Nysa Scytopolis Samaritidos. C. P.
Orthosia Phoenices. S.
Pella Decapoleos. P.
Philadelphia Decapoleos. P.
Ptolemais Syriae. C.
Seleucia Syriae. A. P. S.
Syriae fieges. S.
Tripolis Phoenices. P. S.
Tyrus Phoenices. S.

Dall' addotto catalogo si pure osservato, come alcune


citt segnarono nelle loro monete non una sola di queste
epoche, ma due, tre, ed anche tutte quattro come Antiochia;
ne difficile rintracciarne i motivi. I beneficj rice
vuti da que'Principi che le nuove epoche costituirono,
il cambiamento di stato politico , la pubblica autorit , an
che l'adulazione verso quei soggetti medesimi poterono in
durre per avventura quei popoli a dimenticare le epoche di
cui facevano gi uso , e calcolare ne'Monumenti gli anni
delle nuove. La Storia medesima pu somministrare buoni
lumi su di ci. Chi non sar persuaso per esempio, seguendo
Eckhel , che Antiochia medesima , dacch divenne autonoma
e libera per favore ^ii Pompeo, incominciasse a calcolare
gli anni suoi dall'epoca Pompejana , dimenticandola Seleu
cida ? Che soggiogato Pompeo da Cesare , si determinasse a

62
segnare la Cesarlana, anche per motivi politici, onde non
essere maggiormente in disgrazia di Cenare perch Antiochia
avea seguilo le parti di Pompeo, e finalmente che quando
Ottaviano super il suo grande emulo ad Azio non incomin
ciasse a calcolare l'epoca Aziaca ? Ma le citt della Grecia
non furono costanti seguire le variate epoche, e sovente
mente quella che aveano dimenticata un giorno . dopo qual
che lasso di tempo nuovamente la riposero in uso. E fu
questa una circostanza a dir vero che imbrogli molto il
cammino di que' nmnografi anteriori ad Eckhel , quante volte
si fecero a ricercare quest' epoche stesse , che un solo pofiolo, ed una sola citt con qualche incostanza nelle monete
oro segnarono ; e sembra veramente pi strano che gli
Antiocheni della Siria, e quelli di Ascalona , e di Gaza
della Giudea due epoche segnassero nella stessa moneta di
cui non pu rendersi altra ragione con Eckhel stesso , se
non che que' popoli introducendo una nuova epoca non di
menticarono la vecchia , ed amenduc nei pubblici monu
menti marcarono.
Ma ricercare le epoche marcate negli antichi monumenti ,
e stabilire il principio e l' origine di esse, fu sempre a
dir vero uno scoglio ove urtarono anche i pi periti della
numismatica scienza. Eckhel sopra d'ogni altro ne ragion,
ed oltre averne insegnate buone regole (i) tratte principal
mente dal calcolo, e dal computo, e dal vario modo di
numerare gli anni, (non avendo essi avuto sempre uno stesso
principio anche presso i varj popoli della Grecia). aggiugne,
che in questo oscuro cammino non pu mglio farsi vaggio,
che con la opportunissima face della Storia. Di fatti abbiamo
gi osservato come le quattro epoche pi famose , sempre
in rapporto all'epoca della edificazione Romana conforme
alla Varroniana , non ebbero principio che da storici avve
nimenti ; e lo stesso pu ripetersi di altre epoche meno fa
mose, e che tante e diverse ne segnano le monete greche
sempre dell'Asia, le di cui principali cause non ci sono
note per la storia medesima. Quali sarebbero oltre la storia
i sussidj , che dalla stessa numismatica si potrebbero avere ,
con molta dottrina il mostr quel profondo Numofilo (2).
Ma alle dottrine recate , e per maggiore intelligenza di
esse, egli di mestieri, conforme il nostro istituto, aggiugnere qualche esempio, che trarrem/> da una moneta di
Antiochia della Siria, e da altra Alessandrina.
(i) Op. cit. IV, 410.
(a) IV, 4".

63
Testa diademata di Apollo
ANTK)XE ET.M MP. Antiochcon Etoys ec.
Degli Antiocheni deW anno i4o dall'era Cesariana , e di
Roma 844 e non mai 40,00 come risulterebbero se si fa
cesse il calcolo secondo che sono situate le lettere. Abbiamo
gi notato altre volte che all'epoca manca soventemente la
voce ETOYC dell'anno , ci avviene quasi sempre nella co
piosissima classe di queste Antiochene monete.
TITIAN CEBACTH. Titiane Sebaste, Titiana Augusta,
testa di Tiziana moglie di Pertinace.
J>**iS*Tef Lykabantos. A Dell'anno I. di Pertinace,
e cade nell'i g3 dell'era nostra. Vittoria che tiene uno
scudo.
Questo secondo esempio c'insegna poi che le monete se
gnarono non tanto alcune epoche incerte, e le quattro pi
celebri gi ricordate, ed altre meno note, e proprie e
domestiche di alcuui popoli e citt , ma i semplici anni
eziandio dell'Impero , del Regno, e per fino dei Magistrati.
Per esempio quelle di Anemurio della Cilicia segnano gli
anni, X dell'Impero di Adriano; IH, di Commodo; III, IV
di Alessandro ; li. di Filippo Seniore ec. A queste possono
aggiugnersi altre poche citt della Cappadocia , della Samaritide, e Mesopotamia, del Ponto, della Licaonia e della
Giudea, della Frigia, della Pamfilia, della Pisidia, della Gal
ilea, che tutte segnano eziandio gli anni dei respettivi Impe
ratori , ed Eckhel ne ha dato un diligente catalogo. Sembra
pi ristretto il catalogo dei Re , e di altri Principi che se
gnarono i loro anni nelle monete, e seguendo le stesse dot
trine Eckheliane , il novero di quei Monarchi pu ridursi
a Mostide Re dell'Epiro, ai Re della Cappadocia, del
l'Egitto, della Numidia , ed ai Principi della Giudea e di
Olba Cilicia. Giuba II Re della Mauritana segn nelle sue
monete Panno del Regno dal XXX al XXXXVIII , epoca
peraltro che comprende anche quelli del Regno de' suoi due
antecessori Bocco e Giuba I, ed ivi segnata l'epoca della
istituzione di quel Regno fatta dai Romani , e non mai del
solo regime di Giuba II. In esse leggesi per esempio : REX
IVBA sua testa. #. R. XXXIIII. Stella e Luna. N vuole
omettersi di notare, che nelle cos dette monete Alessan
drine talvolta . e specialmente in quelle di Commodo e
Caracalla si noverano non sempre gli anni del loro Impero,
ma congiungendo questi con quelli del Regno del genitore
Marco Aurelio, e Severo, contano sotto un'epoca stessa

64
ambedue gli Imperi , costume forse che appresero dai Regi
d'Egitto, imperciocche fra essi Tolomeo li Filadclfo nelle
monete unisce agli anni suoi quelli di Tolomeo Sotero suo
padre. La prima moneta segnata con epoche fra le Alessan
drine di Commodo, marcata con le note IE i5, cio, e
questi non possono contarsi che dal Regno di M. Aurelio.
Veggasi anche il sig. Mionnet (i).
Alle dottrine cronologico-numismatiche debbono aggiugnersi anche con Eckhel alcuni numismi che portano scritta
questa formola greca: ETOYC. NEOY. IROY. A. B. ec. ec.
Etoys Neoy Jeroy cio dell'anno nuovo sacro I II ec. e
le monete cos scritte non sono che degli Imperatori Galba ,
Vespasiano , Tito , Domiziano e Nerva , senza darci nomi
di citt e popoli, e senza riunire tipi di molta importanza,
fra quali sono i pi frequenti tempj , e l'Acquila Imperiale.
Questi nummi che si credono sempre battuti in Oriente ,
dopo che si meritarono le cure di Belly (2), da Eckhel
medesimo furono presi in matura considerazione (3) ; e
dopo di avere a buona ragione rigettate le assurde opinio
ni, ed i sogni altrui su di quella t'ormola, conclude ch'essa
non altro segna che gli anni dell'Impeto di ciascuno di
que' Cesari, in simigliante modo che segnansi nelle monete
Alessandrine. E che intanto si dice nuovo per la rinnova
zione dell'anno medesimo, e sacro, imperciocch l'adula
zione verso de' Cesari avea santificato tutto ci che li
riguardava. Ma in que'luoghi ove furono queste monete se
gnate, e che Eckhel rigettando le opiniom di Belley, mo
stra con forti ragioni, essere state tutte battute in Antiochia
della Siria, in Cipro, e Cesarea della Cappadocia, sempre
in argento , recandone un solo esempio in metallo e aelPlmperatore Vespasiano, ma in que'luoghi noi dicemmo
questi anni dell'Impero di ciascuno di que' Cesari sono cal
colati eziandio con i computi cronologici usati gi in quelle
regioni Asiatiche. Diremo dunque anche noi che V anno I
ivi segnate incomincia dal giorno in cui quel Cesare ascese
al trono, e termina con il terminare dell anno conforme il
calcolo di quella nazione. Cos soggiugneremo a modo di
esempio , che presso gli Alessandrini l'anno incominciava

(i) VI 3 334.
(i) Atti tleir Ac. Francese XIX, 447.
(3) IV, 4x3.

65
dal settembre, come anche presso qualche altro popolo del
l' Asia, (i) ed un Cesare che fosse asceso al trono nel mese
antecedente, fino che quello non cessava dicevasi l'anno I
e dal settembre l'anno II incominciava , di fatti Galba il
quale non regn che 7 mesi segna in queste monete gli
anni A. i B. 1.
8. Alle cronologiche sterilit, ma troppo necessarie a co
noscersi nella greca numismatica , faremo seguire il pi
ameno argomento , che possa la Storia d? greci co
stumi somministrarci. Vogliamo dire quelle celebratissime feste , e quei tanto famosi spettacoli pubblici della
Grecia e in modo speciale dell'Asia, ne'quali pare che quelle
nazioni avessero vanamente , e leggermente collocata la pub
blica prosperit , e per cui quelle citt furono si celebri
un giorno e famigerate ; e perch non tanto le feste , ma
i pubblici spettacoli eziandio facevano parte della re
ligione , li riuniremo ad esse sotto un solo punto di vista.
Veramente dopo quel tanto che ne scrissero il Castellano (2) ,
Jonstonio (3) , Meursio sopra d' ugni altro (4) , Pietro
Fabri (5), Bos "(6) , Corsini (7), dagli studj de' quali
un'assai dotto comentario ritrasse Eckhel nell' opera sua (8) ,
sarebbe pressoch inutile ripetere quella erudizione amenissima a dir vero , ma ad ogni filologo ben nota. Noi per
tanto soggi ugneremo, il catalogo di quelle feste unicamente ,
e di quegli spettacoli noverati nelle monete, che pure non
formano pochi articoli, imperciocch chi volesse esserne a pieno
istruito potr ricorrere specialmente alla ricordata opera di
Meursio ; ed a noi saranno sufficienti delincare ad ogni voce
pochissimi tratti quanto che sieno sufficienti a conoscere l'in
dole e la qualit della festa o dello spettacolo in esse mo
nete rammentati , omettendo di ricordare peraltro quelle
feste e quegli spettacoli rammentati ne' numismi Romani, i
Votivi, i Cereali cio, i Floreali , i Secolari, i Quinquen
nali, i Neroniani ed i Circensi, verso de' quali i Romani
a'giorni dell'Impero non nudrirono meno trasporto de'Greci.
(i) Fabricj Menolog. sive libel. de Measib. Vedi ancora Magaz.
Encyclop. i8o3, voI. II, pag. i94.
(i) De fostis Graec.
(3) De festis Graec.
(4) De Lnd. Graec.
(5) Agonisticon.
(6) Antiq. Graec. part. I, cap. XVI.
(1) Dissert. Agonist.
(8) IV, 42i ce.
Verm. Tom. IL
8

66
| Fa d'uopo ordire questo catalogo dalla voce KOIKOX
che quanto dire radunanza, comune, e direvasi special
mente <runa citt, d'una regione, e di un popolo. KOIKON.
KOINOC. KOJNOY ACIAC, TAPCOY, CYPIAC ec. S'in
tende per il Comune deW Asia, di Tarso, della Siria ec.
COMmu/ie ASIAE, ROMae ET AVGVSTorum si trova nelle
monete latine di Pergamo della Misia d'Augusto, di Claudio,
e Kerva. Pu dunque dedursi da ci che in que' nummi
cos scritti, e che non sono poi molti di numero, non so
lamente l'Asia intiera, quelli di Tarso, i popoli della Siria,
ma della Bitiuia , della Cappadocia , di Creta, della Cilicia,
di Cipro, della Cirenaica, della Galizia, della Jonia, e di
Lesbo, della Licaonia , della Macedonia, della Fenicia,
della Frigia, del Ponto , della Tessaglia e della Tracia
volessero esprimere il comune consenso c la riunione co
mune per la celebrazione delle loro feste e spettacoli , ed
i tipi stessi servono di ammaestramento : imperciocch sono
presso a poco quelli medesimi che s'incontrano nelle mo
nete che portano espresso il nome della festa e del ludo ,
e che meglio conosceremo fra poco. Di quella voce KOINON
oltre quanto ne raccolse Eckhel (i), veggasi anche il
Buonarroti ne' suoi Medaglioni che ne ha dottamente
parlato.
Catalogo delle Feste e degli Spettacoli ricordati
nelle Monete Urbiche.
AKTIA Actia. Tolgono il nome da Azio promontorio della
Acarnania , ove era u.n celebre Tempio sacro ad Apollo detto
perci Aziaco. Si talvolta creduto che le Aziache solen
nit si celebrassero col fino da tempi antichissimi. Ma
dopo che Ottaviano sconfisse Antonio ad Azio , il vincitore
vi edific una citt che chiam Nicopoli , cio citt della
Vittoria, ed in memoria di tanto avvenimento vi istitu
3uesta solennit quinquennale e principalmente in ossequio
i Apollo Aziaco, e che consisteva principalmente ne' cer
tami Musici. Equestri e Gimnici , nel corso cio, nel lan
ciare del disco, nel salto, nel pugilato e nella lotta, esperi
menti che aveano luogo pressoch in ogni pubblico spetta
colo della Grecia. Gli Aziaci si trovano uniti talvolta nelle
monete agli altri spettacoli chiamati Dusarj , Pizj , Olimpioi, Cesarei, Augustei, ed Eraclei, de'quali tutti terremo
fO IV, 4a8.

67
ragione in questo catalogo. Quella riunione forse indica
piuttosto uno sfoggio ed una magnificenza maggiore, che
una celebrazione degli Aziaci ed altri riuniti insieme.
ArONOeExIA Agonothesia. Determinazione del Cer
tame. Si pu essere in dubbio se in questo nummo venga
ricordato espressamente un determinato spettacolo.
AAEeANaPEIA Alexandreia. Alessandria, o Ales
sandrina. Basta il semplice nome ad istruirci , che le
feste Alessandrine furono istituite in ossequio del Macedone,
il di cui ritratto in moneta dei Macedoni segnata con
una tal voce, che si legge ancora in poche monete della
Tracia, e della Macedonia, sempre battute in ossequio di
Caracalla. Degli onori divini renauti a quel Monarca , che
avea riempito l'Asia della fama di sue grandissime geste ,
ne parlano anche gli Storici (i). Intanto que' Greci sempre
ai Cesari Romani soverchiamente ligi , onorarono cos anche
Caracalla che alla memoria del Macedone si mostr affezionatissimo. Alle feste Alessandrine si trovano riunite anche
le Pizie.
ANTaNINIANA Antoniniana. Non ci ha dubbio es
sere state feste sacre a quei Cesari che portarono il nome
di Antonino. Si trovano perci ne' nummi di Caracalla ,
Elrogabalo , e se la memoria di esse feste si trova riunita
nelle monete di Alessandro Severo , e di Valeriano , ci
addiviene perciocch anche a'giomi di que'Cesari in os
sequio degli Antonini si rinnovarono quelle solennit. Nelle
poche monete cosi scritte le Antoniniane sono riunite alle
Sebastee , Augustee , Demetrie, alle Sevcrce , alle Eree,
ed alle Azie.
APICTA Arista , ottime , e prestantissime, la una sola
moneta di Tiatira della Lidia ; e perch ivi una tal voce
congiunta alle altre \YrOYCTEI\ OaYMiUA , pu
togliersi meglio per un' epiteto di quelle due solennit,
piuttosto che per una festa cosi detta, comunque sembrino,
celebrate in onore di Valeriano leggendosi in una sua moneta.
ACRAHnlA Asklepia, Asclepie. Sono riunite alle Soteria,
alle Pizie ed Olimpie , ed il nome basta a dichiarare che
. furono sacre ad Esculapio , e perci le Asclepie sono an
che nelle monete di Epidauio , ove il culto di Esculapio
era grandissimo.
(t) Lamprid. in Alex. SeT. Str.i$. XIV.

68
ATTAAHA ed ATTAAEIA Attalea ed Attaleia. So
lennit istituite in onore di Attalo Re di Pergamo, al quale
al suo germano i Romani sconfitto che ebbero Antioco il
grande cedettero la Caria e molte altre provincie. Di fatti le
poche monete che ricordano queste feste sono sempre di Afro
disia citt della Caria. E perch le stesse solennit si celebra
rono col anche ai giorni di Gordiano III sono ivi dette perci
rOPAlVXHA. rO.iPIANEfA Gordianea, Gordianeia ,
unitamente alle feste Capitolie , poich si celebrarono anche
in ossequio di Gordiano.
aTrorv.TEia arroTSTia ed anche CEBACMIA. Aygoysteia, Aygoystia, Sebasmia; Feste celebrate principalmente
nell' Asia in onore di Augusto, che anche vivendo fu rive
rito con culto divino. In seguito si solennizzarono anche in
ossequio d altri Cesari detti sempre Augusti , che anzi
mentre le Augustee non s' incontrano mai nelle monete di
Ottaviano , si leggono in quelle di Massimo, Alessandro
Severo , Gallieno , Valeriano e di altri. Le Augustee si
trovano congiunte alle Antoniniane , alle Cesarie, alle Severee , alle Filadelfie, alle Pizie, alle Aristie , ed alle
Olimpiche.
aTPhaia, Ayrelia sono riunite alle Antoniniane ed in
ossequio degli Antonini.
KABEIPIA, Kabeiria. In pochi nummi Tessalonicensi per
ch il culto delle Divinit Cabirie era proprio di que' popoli.
Di queste Divinit e de' loro misteri abbiamo dotti comenti
dell' Astorri , del Relando e del Gutberletho (i) , e di
queste feste veggasi Meursio nella Grecia Feriata. Si trovano
congiunte anche con le Pizie e le Filadelfia.
KAICAP.IA Kaisaria, Cesaree. Il nome basta ad istruirci
e vaglia ci che si disse delle Augustee. Le Cesaree sono
anche in moneta latina di Giuba II Re della Mauritania.
Vanno riunite talvolta alle Sebastee , alle Aziz, alle Claudie
ed alle Cabirie.
KaniTHAiA Kapitolia Capitoline. Da Roma ove a'giorni
della libert furono instituit? in ossequio di Giove Capito
lino, passarono anche nell'Asia. Sono riunite alle Attalec,
alle Gordianee , ed in moneta Latina di Eliopoli della Celesiria anche alle Iselastiche , ed alle Ecumeniche.
KENAl'EICEl A Kendreiseia, Ceudresia. Unitamente alle
Pizie sono in una sola moneta tracia di Filippopoli e di
(i) Thcs. Anti. Graec. Roman. Suppl. Potai. II , IV.

69
BUiogabalo. N oscuro ogni significato , n si trova in al
tro monumento della aitichit.
KPYGANelNA Krisanthina. Chrisantina. Di queste
feste ricordate anche dagli scrittori e da qualche iscrizio
ne , tutto si ignora dai nome in fuori. Vaillant e Venuti
dalla etimologia del su nome dedussero che. cos si dices
sero 0 perch i Vincitori ne ricevevano in premio corone
di oro, 0 veramente intessute del fiore crisanzio. Le Crisantine sono unite in noneta lidia alle Severce.
kaaTaia, Klaydia, Claudia.
KOMOAEIA, Komtdeia , Commodiana. I soli nomi
bastano a mostrare chele feste furono istituite nell'Asia in
ossequio di Claudio, e di Commodo. Sono anche riunite alle
Cesaree ed alle Ecumeiiche.
KOPAIA, Koraia, Cerea. In onore di Proserpina chiamata
Core dai Greci , e le monete lidie di Sardi che portano
queste solennit riunite alle Pizie mostrano il capo di quel
Nome.
AHMHTPIA Demetr'a. Feste in onore di Cerere cos
chiamata in Grecia. Se \ vero quanto scrive il Sofista Libanio addotto da Vailhnt , che Nicomedia della Bitinta
chiamavasi citt di Cereie, non meraviglia che anche
nelle monete un tal cult manifestasse.
i
AlATMEI A Didimeya. In onore di Apollo Didimeo, che
quanto dire gemello pirch nato con Diana.
AlONYCIA Dionysia In onore di Bacco cos chiamato.
Eckhel osserva opportunanente che le feste cos dette nelle
monete Bitinie di Nicea, non debbono intendersi per quei
licenziosissimi trattenimerti, che giunsero ad essere vietati,
ma s bene per i soliti sperimenti Atletici , ed Agonistici
come altri ; e quei tipi b persuadono. In quelle monete le
Dionisiache sono riunite alle Pizie.
AOYGAP1A anche DISAMA. Feste . similmente in onore
di Bacco cos chiamato il Arabia, le di cui citt unicamente
le ricordano. Vedi Suida ed il Declaustre. Nelle monete di
Bostra dell' Arabia sono unite alle Pizie.
ENMONIaEIA, Ennonideia, Enmonidea. Questa voce
nelle monete lklie di Mignesia, di oscuro significato (i).
EniAHMIA, Epidemia: Feste celebrate nel felice arrivo
di qualche personaggio. I Perinti della Tracia le segnarono
nelle loro monete perche le aveano celebrate in ossequio di
(i; Eckh. D. N. V, III, ioft

Severo, e forse per la seconda volta, imperciocch in nummo


sorio riunite alla nota B. ed alle feste Severee.
EoExl.A, Ephesia. In onore di Diana Efesia, la quale
con culto speciale adoravasi in quella celebre citt iIella
Jonia
EnINEIKIA, Epineikia, Epinida. Per celebrare qualche
vittoria. Si trovano riunite con le Sei,ree e le Olimpie.
rOPM ANELA, Gordianeia, Gordianea. Vedile Attalee.
rTMN AXIAPXIA, Gymnasiarchia, Ginnasiarchie. Per
ch l'indole ed il Carattere di qussta voce non esprime
un' addiettivo che possa adattarsi al una qualche sorta di
feste o pubblici giuochi, ci sembra opportunissima la opi
nione di Eckhel, che possa indicire piuttosto il comune
consenso dei moderatori del Ginnaiio, per la celebrazione
di pubblici giuochi. E voce che lejgesi in poche monete
Cilicie.
HaIA, Elia. Feste Eliache in onore del Sole cos chia
mato dai Greci. In moneta Siria di Emisia sono unite alle
Pizie.
HPAKaEIA, EraMeia, Eracle Feste celebri specialmente
in Tiro in onore di Ercole, detto anche Ercole Tino. Sono
unite alle Azie , alle Pizie ed alle Olimpie.
HPAIA, Eraia, Eree. In onore di Giunone cos detto in
Grecia. Sono unite anche ai giuodii Nemei.
ISELASTICA nelle monete lafiie di Eliopoli della Celesiria, e di Sidone Fenicia. Era una nuova solennit che
succedeva immediatamente ad altii spettacoli , od a meglio
dire una conseguenza di questi. Ba,,Aius< vale entrare ed
in questo senso entrare trionfante. Scrive Vitruvio a questo
proposito (i): Per i celebri lottlbri, i quali avessero vinto
ne' giuochi Olimpici. Pizj,' Istitti , o Nemei , stabilirono
gli antichi Greci onori cos gnndi , che non solo rice vono nelle adunanze applausi portando palma e corona .
ma fino anche quando ritornant vittoriosi al loro paese
entrano trionfanti sulle loro quadrighe (2) , e in ogni
citt e nella patria , e per tu ta la loro vita godono
pensioni assegnate sulle pubbliche entrate . Aggiugne
Plutarco , che questi vincitori nor. facevano poi P ingresso
nella citt per la porta comune , e per dove entravano co
loro eziandio che non avevano pugnato, ma per una breccia
(i) IX, Praef.
(2) Dissertazione preliminare al nostro Saggio di Bronzi Etruschi.

die aprivasi nelle urbi che mura. Diodoro Siculo (i) , ed


Eiiano (7) ci | forniscono di buoni escmpj (3) ; e Svetonio
scrive che cos fu ricevuto quel pazzo di Nerone in Napoli
ritornando dalla Grecia ove anch' esso avea fatto le parti
di Atleta.
. .
li MI A ed ISTMI A nelle monete latine di Corinto,
od in altre monete galate e bitinie di Apcira e Nicea. Sono
riuniti questi celebri giuochi alli Pizi. E uno de' quattro
pi rinomati giuochi della Grecia cantati anche da Pmdaro
e cos detti perch celebravansi nell' Istmo di Corinto pri
mieramente in onore di Ino e Meficerta , in progresso di
tempo perch negletti, furono ristorati da Teseo in onore di
Nettuno. Celebravansi ogni terzo anno , e di essi si parl
assai da Meursio , e da altri ; e sarebbe pressoch inutile
ripetere una troppo volgare erudizione. Veggasi per tutti
il Corsini nelle sue Agonistiche.
.AHTiEIa, Letoeia. e quanto dire Lettonia. In oaore di
Latona madre di Apollo e Diana, perch Leta si disse in
greco. Veggasi il dotto Spanhemio a Callimaco (4).
MYCTIRA Mystika Iniziazione. Non si sa. da vantaggio
di queste feste che forse fra le taciturnit de' misteri cele
bravansi dal collegio dgli Iniziati. Con le Pizie , e le
Ecumeniche sono nominate in un solo nummo di Side della
Panfilia.
NAYMAXIA. Naumachia ludo marittimo che facevasi con
il corso delle navi ; difatti una trireme espressa nella sola
moneta dei Gadari della Decapoli, che nomina i ludi
JYaumaici.
NEMEIA, Nemeia, Nemei. Fra i. quattro giuochi princi{>ali della Grecia celebrati da Pindaro. Veggasi sopra tutti
'altre volte citato Corsini nelle sue. Agonistiche. Il nome
lo sortirono questi celebri giuochi da Nemea citt e bosco
della Grecia. Erano anch'essi tri eterici cio triennali. Da
prima si celebrarono alla memoria funebre di Ofelte o Ar
chemoro, poi restaurati da Ercole si consecrarono al colto
di Giove Neroeo. Si trovano riuniti agli Erei.
OIKOYMENIKA Oikoym&nika che quanto dire giuochi
generali e comuni , imperciocch ad essi era lecito concor
rere gli Atleti da tutte le parti della Grecia. Nelle monete
(i)
(3;
(3)
(4)

BiW. Histor.
xm , s 82.
Var. Hist. XII, cap. 58.
I , .Del. ver. 326.

7a
i Ludi Ecumenici sono detti anche sacri , e sono riuniti
agli Attalei, agli Olimpici, al li Capitolini nelle monete
latine di Eliopoli della Celesiria, alle feste Teogamie, alle
Mistiche , alle Iselastiche ed ai giucchi Commodiani.
AtMnIA Olympia, Olimpici. Uno de' quattro giuochi
celebri della Grecia cantati da Pindaro. Giuochi cosi detti,
perch celcbravansi in ogni quinquennio in Olimpia luogo
dell' Elide in onore di Giove Olimpico. Veggasi Corsini per
tutti nelle disertazioni citate. Ma gli Olimpici Ludi, come
i Pili, i Ncmei , e gli lstimici non furono celebrati in
que' soli luoghi dove vennero istituiti , ma con crescer de'
tempi, e specialmente a7 giorni de' Cesari, in altre parti
della Grecia, e dell'Asia, ed in quelle citt princi
palmente che si ricordano ne' loro nummi sempre officiosi
ed imperatori , che anzi fa d' uopi) osservare come nelle
monete di Elide , luogo ove principalmente celebravansi gli
Olimpionici, questi non sono ricorrati giammai. Gli Olimpj
sono riuniti nelle monete agli Atla'ei, agli Ecumenici, agli
Alessandrini , ai Pizj , alle Jeste Severec, alle Epinicie ,
alle Eraclee , ed alle Aagustee.
nANInNlA. Panioma. Se la voce composta dal greco
Pan Ionia , pu credersi che fossero feste comuni ai pooli della Ionia, di fatti non sono che nelle monete di
[ileto citt Jonica.
VERiodica unitamente alle feste Ecumeniche ed Iselasti
che, sono accennate nelle monete latine di Sidone Fenicia.
La voce PER. . . si lesse diversamente, e lo Isellinio negli
Atti dell'Accademia Francese (i), rigettando le opinioni
di Spanhemio e Vaillant, legge PERiodica, cui consente
Eckhel, e che pu spiegarsi per feste o spettacoli di vario
genere ne' quali gli Atleti medesimi ne escivano sempre vin
citori, e che era propriamente presso i Greci: Vincere
Periodum.
*1AAAEA*E1A, Philadelpheia. , Filadelfie. Perch in
qualche citt dell'Asia sostituirono queste sacre feste, onde
implorare dagli Dii la riconciliazione dei Cesari fratelli
Caracalla e Geta, la di cui discordia potea recare gravissime
calamit all'Impero, si dissero Filadelfie da Filadelphos ,
amante del fratello. Di fatti le poche monete che le se
gnano sono di Caracalla, di Geta, ed anche di Settimio
Severo, e Giulia Domna loro genitori. Le feste Filadelfie
(i) Hist. V, 277.

75
.che sono dette anche MErAAA, megala, cio grandi, sono
riunite in quelle monete alle Severce, alle Pizie, ed alle
Azie.
nPnTA Prota, primarie. Pu credersi che non fosse
appellazione di giuoco o festa speciale, ma che cosi si chia
massero quegli spettacoli che si celebravano talvolta nelle
citt dette primarie, e che vedemmo a suo luogo. Di fatti
Side, Perinto, e Smirne che ricordarono tali solennit pri
marie, unitamente anche alle Severee, si dissero Prote e
Primarie.
nrlA, Pjthia, Pitie. 11 quarto de' pi celebri spettacoli
del^a Grecia. 0 che lo istituisse Apollo stesso co,me crede
vano i Greci, od altri conforme le varie opinioni, che pos
sono vedersi riferite da Pottero nell'Archeologia Greca (i),
da Meursio, Fabri, Bos , Corsini, cui si dissero da Pito
nome antico di Delfo ove si celebravano in ogni ottavo anno,
ed in onore di Apollo medesimo detto Puio, anche per
avere ucciso il serpente Pitone che infestava le campagne
Delfiche. A somiglianza di queste, come delle Olimpie, delle
Nemee ed lslimie si dissero i nuovi spettacoli che celebravansi in Grecia e nell'Asia a'giorni dell'Impero anche per
norarc ed adulare quei Cesari. I Pitici nelle monete sono
ricordati unitamente agli Istmici , alle feste Elie , Antoniniane, Panionie , Dionisiache, Aziache , agli Olimpio
nici, alle Filadelfic , alle Alessandrine, alle Cendresie,
alle Mistiche, alle Eucumciuche, alle Auguste, ed alle
Letee
CEYHPEIA anche CEBHPEIA e CEYEPIA, Seyereia,
Sebereia, Seteria. Il nome solo indica essere state feste ce
lebrate da poche citt dell'Asia in ossequio dell'Imperatore
Severo. Di fatti le poche medaglie che le ricordano sono
di Caracalla e Severo. Sono dette anche MErAAA grandi
cio , e sono anche riunite alle Filadelfic.
SijTHPElA, Sotercia, Soteriche , e diremo cos Feste
Salutari. Poterono istituirsi in memoria, ed ossequio di que
gli illustri soggetti che presso i popoli furono riputati come
autori della pubblica salute. Tali si stimarono i Cesari ,
sebben talvolta fossero gli autori della pubblica calamit; ma
le citt greche sempre cos alla soverchia adulazione si umi
liarono anche s verso quei despoti dell'Orbe Romano.

(i) Lib. It, rap. a3.


Verm. Tom. 11.

74
La sola moneta Calata di A ocira che. porta le Soteriehe so
lennit mutamente ali* Asciepie al Ir litanie e fi , le
espresse in quelle di Caracalla . che non fu certa me ote
Fautore di pubblica salate. Veegasi per tutti .>panb,am> ti).
EOrAMIA. Theogamia. Teogamie. Feste ricordate dal
solo Polluce, che relebravansi io onore di Proserptna, ed
in memoria d,l suo maritaggio con Platone, n altro vuol
dire il vocabolo, che i\ozze de' fiumi. Di esse eggasi
sopra tatti Spanhemio (?). A quale maritaggio divmo poi
si volesse alludere nella forse sola medagba Carica di Risa
che le nomina pu essersi in dubbio, anche perche i tipi
romam di questa clas,e di monete che noi chiameremo
sacre ed atletiche , e tipi che meglio conosceremo in appres
so , niente istruiscono sulle Teogamie ivi riunite alle Feste
Ecumeniche.
OtAAEPkh. Oyaleriana in onore dell' Imperatore Va
leriane , ed in moneta Carica di Afrodisia.
I tipi di queste mom te sono sempre analoghi alla sacra
istituzione, sempre di ristrettissimo numero, e sempre in
dicanti atletici premj e vittorie. Vengono in primo luogo i
vasi , unici talvolta , duplicati , e triplicati rai issiaiauicnte .
e sono spesso posati sopra are e mense ; e perch il signi
ficato fosse meno equivoco, da essi pressoch sempre si
veggono sorgere quelle palme indicanti vittoria t trionlo. Che
i vincitori in quelle feste e spettacoli , ne ricevessero in
premio anche de' vasi , ormai circostanza ad ognuno no
tissima, e vrggasi quanto si disse da noi altrove in questa
opera stessa (3). E fu si comune quest'uso, ebe ne' Monu
menti antichi e specialmente nelle pietre incise, un sem
plice vaso pu divenire atletico simbolo. Sieno sufficienti per
ora le sole autorit d'Omero e di Pindaro. Il primo descri
vendo (4) i giuochi funebri successi alle esequie di Pa
troclo , aggiugne come a quegli Atleti in premio del loro
valore Achille distribu anche vasi , e l'altro ricorda vasi
di semplice creta all'uopo stesso destinati (5). Le corone
e le palme di niuna spiegazione hanno bisogno onde inten
derle quali premj atletici , come per se stessi chiarissimi ;
e non manca di vedersi in queste monete stesse , che noi
(i )
(a)
(3)
(',)
(5)

Epist. ad Morel. i , . a.
Epi*t. ad Morel. i.
Voi. i , pw. cfi.
111. XX11I.
iVjd. V.

chiameremo agonistiche ed atletiche, le figure degli Atleti


medesimi. Veggasi in tanto Zeibichio nel suo Atnleta Paradoxos (i). Ausonio in brevissimi versi raccolse i pi im
portanti oggetti dei primarj spettacoli della Grecia , ed i
doni di coloro che vincitori ne escivano (2)
Quatuor antiquos celabravit Achaja Ludos,
Coelicolum duo sunt et duo festa hominum.
Sacra Jovis , Pkoebique , Palhemonis , Arckemorique.
Serta quibus pinus, malus, oliva, apium.
N qui vogliamo omettere di ricordare in proposito delle
monete agonistiche ed atletiche , come i belli medaglioni
Siculi d'argento mostrano un'altra qualit di doni assai pi
celebri ed onorati che distribuivansi ai vincitori dei pub
blici spettacoli. Consistevano essi in una armatura intiera ,
cio nel torace, nell'elmo, negli schinjeri, nell'asta, e nello
scudo, oggetti tutti espressi in quei singolarissimi meda
glioni pubblicati gi da Pellerino , Hunter , Torremuzza ,
e dal sig. Sestini (3) che ne ha pubblicato uno , ove uni
tamente a quelle armi, ed a quel premio , che Panopilia
propriamente chiamavasi , e che quanto dire armatura
di tutto punto, si legge la voce AAA athla che vale
premj del ludo e del combattimento.
Terminato questo ruolo delle feste e pubblici spettacoli
ricordati 'nelle greche monete , noi conforme il nostro isti
tuto ne produrremo un'esempio tolto da moneta galata.
\?TtKfTc. K*iraf. Mnpxot. AtPsAiof. AlNTCiNEINOS.
Aytokrator. Kaisar. Markos Ayrelios. Antoneinos. Testa
di Caracalla.
n. METPOnO>i*>. ANKTPAs. AsKAHnIA. STHPETA. Is&feiu. nt0lA. Andra citt Metropoli. Asclepie ,
Soteriche , Istintie , Pizie. Tre vasi con palme.
Eckhel fu ben sollecito di prendere in maturo esame una
solenne formola dedicatoria (4) la quale non altrimenti che
nelle Iscrizioni greche, in alcune poche monete greche s'incontra. Essa concepita nella semplice voce ANEoHKE.
ANE0HKEN Anetheke, Anethekein, e che vale donum
dedit. dedicavit. Giovi primieramente recarne un'esempio.
OGTIAIOC. MAPKEAAOG. 0. IEPEYC. TOY. ANTfNOOY. Ostilios Markellos o Jercys toy Antinooy. Ostilio
(1)
(2)
(3)
.A)

Argentor. 1748, 8.
Eclog.
Sestini
Iv, mDescript. Num. ret. Kpa. a;.

76
Marcello sacerdote di Antimo. Testa, nuda di Antino
amasio di Adriano.
TOIC. XAIOIC. ANEEKEN. Tois. Achaiois.
Anctheken. Agli Achei dedic. Antinoo sotto le sem
bianze di Mercurio , in piedi , appoggiato ad un termi
ne , con il caduceo e la clamide avvolta nel braccio.
Eckhel pertanto dopo d'avere esaminate le opinioni su
di quella voce prodotte dal Buonarroti, dall'Arduino, dal
Seguino e d'altri, e dopo d'essersi per se medesimo pro
poste delle difficolt, onde vieppi certi rendere i suoi
cJivisamenti , conclude che in quella formola si deve ri
conoscere una dedicazione, un'offerta del nummo medesimo
fatta a quei popoli ivi nominati , da quei soggetti di cui
quelle monete portano i nomi , e ci secondo esso pot ac
cadere alla ricorrenza di pubbliche solennit , e di pubblica
letzia, in cui Piritim, diremo noi, distribuivansi anche
questi nummi. Noi ci confermiamo in quest'opinione, im
perciocch dal sommo Numismatico ci sembra assai oppor
tunamente proposta, e provata con solidit di ragioni, con
buoni confronti, e con una non comune erudizione.
. IV. Abbiamo altrove in questo volume noi stessi mo
strato T indole, la costituzione politica, e lo stato delle
colonie e de' Municipj Romani , delle loro zecche , e
per fino gli Scrittori che presero a svolgere ampiamente
quella Numismatica. Ora conforme il nostro istituto , ci fa
remo a brevemente conoscere le loro iscrizioni , ed i tipi
varj che le accompagnano, sempre alla condizione delle
Colonie e Municipj medesimi analoghi
Quali fossero poi le Colonie e Municipj Romani li cono
sceremo nel catalogo che immediatamente faremo seguire a
questa lezione, ove quelle citt saranno contrassegnate con
le lettere C. M. con le quali per altro si notano quelle sole
citt che si manifestano uidubitatamente Colonie e Municipj
dalle circostanze dei loro tipi delle loro epigrafi, non le altre
che possono essere dubbie se si coniarono dopo la dedu
zione delle loro colonie , o prima.
Primieramente le citt si manifestarono come Colonie e
Municipj , esprimendo nelle proprie monete questa loro con
dizione con la voce C. COL. COLONIA, anche KOa. KOAnNIA perch questa voce dall'idioma latino pass nel gre
co, ed in quelle monete si adoper in luogo dell'altra
AnOlKTA. che suona in greco quanto colonia in latino.
Meglio il conosceremo da quest'esempio.

IMPerafor. GORDIANVS. Pius. mix. ANGustus.. Testa


di Gordiano con corona radiata.
PRovinciae. Moesiae. Superioris. COLonia VIMinacium. Figura muliebre in piedi , che pu interpretarsi per
il genio della Colonia , tenendo nelle mani due vessilli con
i numeri 111, VII per indicare le legioni che vi stavano
a presidiarla. A piedi un lione ed un toro, ed il nu
mero UH che segna l'anno 1111 della fondazione di
quella Colonia. Il costume d'esprimere con quella voce fu
pressoch costantissimo nelle citt dell'Asia e dell'Oriente,
dove che per lo contrario la dimenticarono quasi sempre
le citt della Spagna, dell'Italia inferiore, della Sicilia, e
che si sa di certo essere state tali , e che quelle monete
sono ivi state battute dopo essere divenute Colonie. Tali
sono a modo d'esempio Brindisi, Copia, Pesto, Agrigento ec.
In secondo luogo possono distinguersi eziandio le monete
di Colonie non tanto dal nome di quelle citt, le quali di
menticato il primo , alla circostanza della nuova Colonia
nuovo nome presero , come per esempio Gerusalemme che
prese il nome di Elia Capitolina in ossequio di Adriano il
quale vi sped una colonia militare, ma da alcuni epiteti
che quelle citt adottarono al momento d'essere divenute
tali e questi epiteti sono nelle monete.
Campestris
CONCORDIA
FELIX
GEMINA
HIBERA
lUPeratoria INVicte
LAVS. IVLIA
LIBERALITAS. IVLIA
NASSiCA
NOBILIS

PACENSIS
PIA
PRima
PVLCHRA
REGIA
Romana
SERGIA. SERGIA Togata
VICTRIX
VRBS. VICTRz*

IMPerator. Marvis. lYLius. PHILIPPVS. AYGustus.


Testa radiata di Filippo.
#. COLonia SERGia NEAPOLIS ( della Samaria ) Sileno
in piedi, che si caricato un'otre nelle spalle ; dinanzi
un'aquila con le ali sparte e di sopra il monte Garizzi
con un tempio nella sommit. Vedremo qui presso come
il Sileno fu anche tipo colonico.
Nuovi ammaestramenti e non mai equivoci avremo dalle

Magistrature Romane ricordate nelle monete di Colonie , e


Municipj Romani, imperciocch cambiandosi quelle citt in
questa condizione, o cittadini Romani, o domestici vi eser
citavano il governo a nome di Ruma Metropoli con le sue
magistrature medesime anche per favorire que' popoli che
sempre ambirono di somigliare a Roma stessa. Accade per
come in queste monete noi vi leggiamo i Duumviri, e vi
si trovano segnati: IIV. HVIR. 11 Duumvirato semplice era
annuo forse come il Consolato, ad immagine di cui era
quel Magistrato nelle Colonie e Municipj ; ma e le une e
gli altri aveano pure i Duumviri Quinquennali , similmente
segnati : IIVIR. Q. QV1N. QVINQ. QXltQVennales. I Pre
fetti Duumviri ebbero pure anche talvolta segnati : PR. che
si lesse anche in altro modo. PRAE. PRAEF. PRAEFECTI
IIVIRi, e che esercitavano forse la carica per i primi no
minati alla circostanza di loro assenza, e talvolta questi
soggetti erano Prefetti di alcuni individui delia casa Im
periale, e degli stessi Cesari imperciocch eglino, come ve
dremo fra poco , non isdegnarono d' assumere , almeno in
apparenza, quelle Magistrature municipali coloniche; anzi
in moneta della Colonia di Corinto abbiamo i Duumiviri
ordinarj ed i Prefetti Duumviri. Cos pochissime Colonie
Ispaniche presso Florezio segnarono il Quartumvirato UH VIR.
anche QYWQuennalis , e perch il Duumvirato e Quartum
virato furono nei Municipj e Colonie i Magistrati supre
mi, come in Roma i Consoli, cos Augusto, Agrippa,
Tiberio, Germanico, Nerone, Druso, Caligola, e ira i
Re Giuba II. e Tolomeo Re della Mauritania, non isde
gnarono essere chiamati eglino stessi Duumviri e Quartumviri nelle monete delle Colonie Ispaniche e di Cartagine
nuova, e perch forse que' Principi vollero riserbare a se
stessi quegli onori municipali. Questa loto predilezione per
alcuni popoli ci viene confermata dai Classici , fra quali
Sparziano e da alcune iscrizioni (i). Finalmente perch
quelle citt sempre pi si assomigliassero a Roma Metropoli,
ebbero fra le loro Magistrature municipali e domestiche
anche gli Edili in quelle monete segnati AED. AID. AEDILE.
AEDILS con maggior frequenza nelle monete Ispaniche ,
e raramente in quelle delle Colonie Asiatiche , e forse mai
nelle altre : ma le iscrizioni latine che ci presentano gli
(i) Grutcr. CCCCXX1, Foggin. in Ver. Flac. XIV, Florez.
voi. 1, i43, Noris. Cenat. Pisan. dis. 1, cap. 3.

Ldili Municipali sono pressoch infinite. I Decurioni , Ma


gistrati Municipali anch'essi, non sono ricordati veramente
con i loro nomi nelle monete di questa classe , come i
Duumviri , i Quartumviri, e gli Edili, ma se le molte iscri
zioni non confermassero l' esistenza di essi nelle Colonie e
Municipj , basterebbero anche le varie monete di Colonie
Asiatiche, Europee ed Africane', nelle quali si legge: DD.
EX DD. anche aa., DD. PVBL; EX C03SSENSV DD. Decreto
Decurionum. Ex Decreto. Decurionum. Decurionum De
creto publice. Ex consensu Decurionum, che si riferisce
sempre alla coniazione delle monete , come nelle Romane il
Sj/iatus Consulto.
A questo proposito cade in acconcio mostrare , come
quelle citt gi divenute Municipj e Colonie Romane
ira i privilegi che ottennero delle Magistrature romane ,
dell' indole e carattere di cui fu gi parlato altre volte nel
primo volume , ebbero anche quello di batter monete , e
perch forse vi abbisogn un permesso speciale , questo si
volle esprimere talvolta nelle monete medesime , laonde si
legge in alcune di esse , specialmente ispaniche : PER ;
TERM; PERMISSV AVGVSTI; CAESar AVGuiti; CAESAR1S AVGVSTI; DIVI AVGVSt/ ; IMPerafom ; SiLAM;
Vubtii DOLABELAE PROCONja/w ; Lwcii APRONI PROCONSuUs ; INDVLGEJNTIA AVGu^i ; MONETA IMPE
TRATA : anzi in altre monete coloniche appare anche il
decreto del Senato, come in quelle di Antiochia della Siria
di Damasco della Celesiria, di Filippopoli della Tracia ove
si ha S. C. ed EX S. C. in alcune Ispaniche. Un somigliante
permesso per sembra che non si estendesse che alla co
niazione dell'argento ma rarissimamente del metallo; im
perciocch non si conoscono peranche monete municipali e
coloniche battute in oro in quelle zecche , e che cessarono
di essere tali d'intorno ai tempi di Gallieno ; imperciocch
se quelle zecche medesime non cessarono affatto , almeno
non coniarono pi monete a nome dei Municipj e Cwlonie,
ma s bene della autorita sovrana immediatamente.
Nuove istruzioni possono somministrare i tipi medesimi
di queste monete di Municipj e Colonie, imperocch sono
essi analoghi alla Storia e condizione di esse. Seguendo
pertanto PEckheliano metodo, noi incontreremo in questa
classe di monete primieramente un' uomo togato e velato
nel capo che guida un pajo di buoi attaccati all'aratro. Una
somigliante rappresentanza si tolta dall' antichissimo rita

8o
praticato nel fondare nuove citt. Imperciocch alla circo
stanza di nuova fondazione, o di nuova Colonia, o gli edi
ficatori della prima, o il Magistrato Romano, e principal
mente il Duumviro, che la seconda deduceva, ravvolto nella
Toga e cinto con essa alla maniera de' Gabini , appiccava
alr aratro un vomere di bronzo , e congiungendo ad esso
una vacca ed un toro , un profondo solco marcava intorno
a quello spazio destinato ai nuovi cittadini , od ai nuovi
colonj. Dopo che l' Ei neccio (i). Norisio (2) e Florezio (3) nelle Colonie Ispaniche assai eruditamente scrissero
su di ci, gi compendiati da Eckhel (4) a noi sia suf
ficiente un luogo di Servio (5). Dice il gramatico per
tanto: / fondatori della citt congiungevano un toro ed
una vacca , e questa ponevano alla sinistra , e cinti alla
moda dei Gabini , cio succinti per una parte di toga ,
sostenevano l'incurva stiva dell'aratro . Una miglior de
scrizione del cinto o toga Gabinia la diede Winkelmann
traendone un esempio dai bassirilievi dell' Arco di M. Au
relio, ove quel Cesare in azione di compiere un sacrificio.
Quali riti poi, e quanta santit racchiudevasi in quella pra
tica che fu sola e peculiare dei Romani, pu meglio cono
scersi dagli Scrittori citati.
Non meno frequenti sono nelle monete di Colonie le in
segne militari e delle Legioni , e che potrebbero indicare
talvolta anche Colonie militari , e queste vi si esprimono
in diversa foggia, imperciocch ora sono semplici, ora por
tano scritto il nome di quelle legioni stesse che si recarono
ad occupare la nuova colonia, o sono riunite tal volta al
Sacerdote arante.
Perch poi dalla Lupa lattante i due gemmelli Romolo
e Remo, ebbero irrcominciamento i primordj di Roma, cos
molte citt , e sempre dell' Asia , in ossequio di Roma
Metropoli arricchirono di quel tipo le monete loro. Per lo
stesso motivo pu credersi non importunamente, che le due
celebri citt di Apamea della Bitinia, e Berito della Fenicia
improntassero nelle loro monete Enea che si caricato il
vecchio Anchise negli omeri , imperciocch da quel racconto
fi)
fa)
(3)
(4)
(5)

Ant. Rora. Lib. II , tit.


Cenot. Pisan. dis. III.
Pag. 87.
IV, 489.
Aen. VII, 7 55.

8i
medesimo si d pure qualche incominciamento alla Storia
del Lazio e degli incunabuli di Roma ( i ).
Ai tipi colonici Eckhcl aggiugne un Sileno in piedi con
la destra sollevata, e con la sinistra che si impone un
otre nell'omero; e noi esporremo brevissimamente le sue
congetture. Rigettate pertanto (he egli ebbe le opinioni
forse troppo vaghe di Yaillant , e di Belley , che si ripor
tarono alla abbondanza del vino , propone , che i Sileni,
Marsia, Pane e Bacco medesimo essendo stati il simbolo
di citt libere, poterono adottarsi nelle monete di quelle
Colonie, le quali dagli Imperatori essendo state donate del
Gius Italico, sembrava loro di godere di una tal quale li
bert, compiacendosi di esprimerla col mezzo di questo bac
chico tipo, in relazione del JNume Libero, simbolo altre volte
della civica libert. Che alcune di quelle Colonie asiatiche
le quali nelle proprie monete segnarono il Sileno godessero
del diritto Italico, lo sappiamo espressamente dai vecchi
Giureconsulti (2). Ma quel diritto Italico che si form
da diversi popoli per l'alleanza che strinsero con i Romani,
fa di si picciola conseguenza , che assai poco differiva dal
Gius latino; e n l'uno n l'altro aveano parte all'Jus
Quiritium , 0 al diritto particolare de' Cittadini romani ,
n erano esenti dai tributi ed imposte , e dal servizio
militare.
Finalmente fra i tipi colonici si osserva un semplice bue
in piedi , e specialmente nelle Colonie Ispaniche , che al
lude sempre all' agricoltura il principale oggetto delle
antiche Colonie.
. V. Nella tavola paleografica collocata nel primo volume,
si propose un saggio dei Greci Monogrammi al N. III. e
si diedero quelli che pi facilmente possono disciogliersi.
Il Sig. Mionnet nel suo diligentissimo catalogo ne pubblic
fino a i5y3, tratti dalle sole monete greche , e niuno per
lo innanzi ne avea data una serie cos diligente e copiosa.
Nel tomo stesso (3) fu da noi accennato quanto basta
intorno alle cos dette lettere solitarie nelle monete, che
non dovendo aver luogo fra le sigle, almeno a nostro pa
rere , non giova qui ripetere quel poco die allora ne fu
detto. E perch di quelle sigle che concorrono uelle nomen
clature de'Cesar varie se ne sono intese bastantemente nel
(i) Peller. Molan. i, 290 , Mus. Thenp. in Elioga(b.
(2) ff. L. L, tit. i5 de ccns.
(3) Pag. 3c>5, ee.
Verm. Tom. IU
i0

02
riferire per intiero quelle epigrafi , cos pensiamo superfluo
ritornare di nuovo sopra esse. Minori ricerche richiedono
le altre che contengono i nomi delle citt , le quali nelle
loro monete sono espresse per diverso modo , per esempio :
AI, Air\? bigine gina, imperciocch il catalogo che por
remo in fondo a questa lezione sembraci sufficiente alla
esplicazione di quelle sigle uibiche, che cos chiameremo.
Quelle che contengono note numeriche, i nomi delle Magi
strature , i varj titoli e prerogative delle citt , si sono ba
stantemente spiegate a suo luogo, n ci occuperemo in que'
molti nomi proprj de' Magistrati il pi delle volte dimidiati , imperciocch essendo per la maggior parte prenomi ,
homi , e cognomi romani passati cos ad esser greci, sono
anche facili per se stessi , non mancandone pero moltissimi
di greca indole intieramente. Tolti questi oggetti si pu
ben dire che assai poche ne rimangano, e delle quali noi
daremo un brevissimo saggio.
AratTM Agate , Bonae
APXAy?rac, Arkagetas , Dux: nome di Apollo
nelle monete sicule di Tauromenio
APTijuig , Artcmis ; Diana
APTEMfcnou, Artemisioj, Artemisio: mese dei
Parti. Nelle monete di que' Re sono spesso i nomi
dei mesi.
AYATN aiov, Aydinaioj, Audinei: mese dei Parli.
rOPYliaiov, Gorpiaioy, Gorpiaei: mese de' Parti..
A. AI{, Dts; secondo
HPa , Era; Giunone,
in. nilo,i , Ippon : monte.
I.ISrpo, Istro: fiume.
KABT. KABIPo Kabiron; dei Cabiri Numi.
KO. KOAw/oi, Colonia.
KO , KOI Ano- , Koiles concavo.
K.P, Kotw, Pu(r*<>7Topia. Kotis} Rascjporis: due Re
della Tracia.
KYAyooo., Kidnoos: Cidno fiume.

83
MAIANApso-, Maiandros , Meandro fiume.
M. MA.KPimavcc, Makrineiana la Colonia di Edessa
cos detta da Macrino Macriniana.
MEXTw , Meston Mesto fiume.
N. NE. NEA<r Neas nuova.
SAN0I. SANTI*oy, Xantixoy, Xantico mese dei
Parti.
, ,
OAY. OATM77W, Olympos; Olimpo monete.
OT. OYA7r/a, Ulpia nome tolto da Trajano.
IIEPITIou, Peritioj, Peritio mese dei Parti.
Hpoa. , Pros ; cum preposizione.
TIPOMOM/B, Pronomia privilegio in monete della
Jonia.
TYm , Tyxe, ; Fortuna
Y. YIlo , ypo ; sub preposizione.
YriEPfifpiTov , yperberetoy ; Iperbereto mese de'
Parti.
. VI Perch alcuni diletti che s' incontrano nelle monete
antiche d'ogni classe superficialmente esaminati, furono mo
tivo talvolta che quelle si stimassero false, a torre di
mezzo una tale persuasione , che in troppi errori poteva
indurre lo studioso di numismatica, il padre Froehch fu
forse il primo che vi s' impegnasse con molto studio e ri
cerche , e con una sua operetta : De nummis monetariorum
culpa vitiosis. Vieti. i736. 8.Q Fu il dotto opuscolo com
pendiato dal Padre Zaccheria nel libro II delle sue
Istituzioni, ed appresso quanto ne dissero il P. Khell (i)
ed altri (2), a noi non rimane che accennarne brevis
simi sunti, traendone da quelli gli esempj.
Primieramente i difetti s incontrano nelle iscrizioni o per
errore di dizione, o perch malamente combinano quelle
del diritto con 11 roverscio. Eccone un esempio ch^ dimo
stra i difetti d'amendue le specie.
(i) Supl, ad Num. Irap. Rom. aur.
fa) At. delt' Ac. Frane.

arg. a VailI, edih

84
IMP. CAES. Divo. TRAIANO OPITIMO AVG. GER. DAC.
. CO.NSENCAVTIO.
Primieramente fu un errore unire al DIVo gli altri titoli che
non si davano che a Cesari viventi , e quindi furono errori
di dizione OPITIMO CONSENCAVTIO per OPTIMO CONSECRATIO. Cos diremo noi con i mentovati Scrittori come
in altre medaglie romane si trova MI.ETRAM per MARTEM, LIBERT per UMKaUtas CLVSTI per CLVSIT,
LERIGIO, per RELIGIO , SAECVLLVM per SAECLVM.
VERITAS. per VBERITAS. SALONA per SALONINA .
TRICVS per TETRICVS SVLVTARI per SALVTARI , ej
altri che omettiamo di riferire. Il non por mente a queste
e somiglianti leggende anche ne' nomi proprj guaste , po
trebbe indurre nella Numismatica scienza assurdi grandis
simi sempre in opposizione alla buona critica ed alla Storia
medesima, ed oltre V. Khell lo mostr gi il Maffei (1).
L'essersi poi addattate nelle officine monetarie due forme
che non doveansi congiugnere, accrebbero il numero di
queste monete viziose, ma che per ben discernerle fa d'uopo
essere bene addestrati in qusti studj , specialmente nella
Storia de' Cesari, nella loro cronologia, non meno che in
certe pratiche ed in certi sistemi usati nelle antiche officine
monetarie. Ci non pertanto noi c'incontreremo in alcuni
di questi difetti che a prima vista si ravviseranno per tali ,
come a modo d'esprimerci, que'tini che in ambo le parti
mostrano due rovesci di due diverse medaglie malamente
combinati, non mai il dirilfo, od anche due diritti , senza
avere un rovescio. Finalmente due importantissime eccezioni
Eropone lo stesso Froelich , le quali sembra che non si abiano onninamente da dispregiare in somiglianti ricerche.
Primieramente le monete sono foderate , allora di que'difetti
si hanno d'incolpare piuttosto i falsarj ignoranti . che gli
antichi monetarj; propone in secondo luogo che talvolta
quei difetti specialmente nelle iscrizioni , possono essere ac
caduti nel ribattere le monete gi in corso, e che ci facevasi per diversi motivi gi in parte accennati da noi nel
volume antecedente. Poteva allora accadere tal fiata, che in
quella riconiazione apparisse visibile qualche parte del tipo,
o della iscrizione del primo conio , osservazione che non
fuggi neppure al dotto Maffei (2).
(i) Antiq. Gal. Ep. XXII.
(a) Loc. cit.

85
Le monete erronee , non s' incontrano che nei libri dei
Numografi , e sotto diversi aspetti possono considerarsi. Noi
ne andremo riferendo alcune delle cause principali.
i. Monete che malamente lette si diedero in primo luogo
a citt che non possono aver sede nella Geografia numi
smatica. Pellerino e poi seguito da Eckhel malamente leg
gendo AAnnAIaN in luogo di KAssanAInlNf; diedero
questa moneta a Lappa citt eretica, quando di Cassope
citt corcirese alla quale Neumann ottimamente la restitu.
2. Monete bene lette nelle loro epigrafi decurtate , ma ma
lamente interpretate. In una moneta latina macedonica di
Augusto, Arduino, Spanhemio , Vaillant interpretando le
lettere C. I. A. D. Colonia lidia Augusta Dertona diedero
questa moneta a Dertona citt dell' Italia superiore, ed al
tri anche a Dertosa citt Ispanica , quando per sentimento
di Liebe e del dotto Sestini spetta alla Colonia Diense
della Macedonia.
3. Monete scambiate fra citt e popoli dello stesso nome
o poco diversi. Da Golzio, da Paruta, dall' Arduin*, e dal
Torreaiuzza si diedero agii Emporitani della Sicilia le mo
nete di Emporia citt Ispanica. Si err nell' assegnare mo
nete di citt dello stesso nome ad una provincia piuttosto
che ad un' altra , e gli stessi equivoci accaddero talvolta
nell' attribuire monete a Principi e Re degli stessi nomi, e
particolarmente fra i Re della Macedonia , e talvolta av
venne che i nomi di un paese accennato con semplici ini
ziali indusse altri in errore. Cos diremo noi a modo d' esempio , che Beffero e Liebe pronunciarono per monete della
Macedonia, e dei Magneti al monte S pilo quelle segnate
MA. MAC. ma che sono di Marsiglia nelle Gallie.
4. Monete che per una mala lezione si diedero a luoghi
che forse mai furono, e tali potrebbero essere per esempio,
Chylina, Game, Progasia luoghi datici dall'Arduino, dal
Gelzio , e da Ligorio. Omettiamo altre cause di minore im
portanza che poterono contribuire alla numismatica erronea.
Golzio, e Ligoria furono forse i primi ad imbrattare i
libri di numismatica con queste e somiglianti erroneit, e
da questi passarono poi nelle opere dell' Holstenio quando
arricch di monete la Geografia di Stefano da Bizanzio , del
l' Arduino , del Morelli , dello Spanhemio , del Mezzabarba,
di Gusseme , e d'altri. Ma queste erroneit di gran pregiudicio anche alla Storia, ed alla migliore interpretazione
Be' Classici e questi numismatici sogni , furono peraltro

86
assai bene e con solertissimo studio scoperti, rigettati e
corretti dal dotto numismatico sig. Sestini (i), ove mo
stra che da queste incertezze ed erroneit numismatiche ,
le quali s'incontrano pure nei libri delFHaym, del Vaillant,
del Pellerino e di moltissimi altri , non and neppure
Eckhel esente ; ne pure da sperare che dopo tanto suo
studio, e d'altri che lo aveano preceduto (2), il vastis
simo campo della numismatica abbia poi da rimanere ripurgato d oggetti di dubbia lezione, ed incerti. Di questi
ultimi veggasi il lungo catalogo che ne ha compilato il
sig. Mionnet nell'ultimo volume dell'opera sua.
Dobbiamo noi le monete false alla frode degli antichi e
moderni falsarii. Si gi mostrato nel volume antecedente
come gli antichi falsificatori per la sola avidit del guada
gno ponevano in commercio monete di piombo 0 rame co
perte di sottilissima foglia d' argento , ne mancarono di
spargerne altre di vile metallo ora indorate, ora inargen
tate, nelle quali chimiche operazioni gli antichi erano pe
ritissimi. Ma i falsificatori moderni contraffacendo monete
antiche, non ebbero altro oggetto che di venderle agli eru
diti e collettori a carissimo prezzo. Cavino di Padova detto
il padovanino , Michele Dervieu , Cogornier , Carteron olan
dese e Lorenzo parmigiano detto il parmigianino , per ta
cerne molti altri di tempi recentissimi e nostri , si fecero
pure un nome nella Storia dell'Arte per la loro industria
e perzia nel contraffare monete antiche, e quei loro getti
riscuotano ammirazione dai conoscitori.
Queste monete rispetto alle iscrizioni ed ai tipi possono
dividersi in due classi, imperciocch alcune nella loro rappresentanza e nella loro dizione sono interamente nuove e sem
plicemente ideate sulle traccie della Storia e della favola ,
ma che in antico non esistettero mai. Sono noti per esempio
come solenni imposture i Cesari con l'epigrafe veni fidi
vici , le Artemisie con il Mausoleo pubblicate gi negli atti
di Lipsia della prima serie, le Didoni con Cartagine,
i Temistocli, i Mdziadi, ec. e noi ricorderemo un Menelao
con suo nome in questo gabinetto pubblico di Perugia ,
che nel roverscio ha il cavallo trojano. La seconda classe
contiene monete di tipi e di epigrafi veramente antiche per
ch la nuova matrice della falsificazione si fabbricata
fi) Clas. General. Lips. i797. par. ii.
(a) Veggasi il suo indice posto alla pag. ii9. dell' opera citata.

.87
sopra il como di monete antiche. Queste sono le pi copiosi;
e di modernissima iattura, c ne girano anche a tempi no
stri greche e latine.
Cio posto perch le monete antiche sono per la maggior
parte di conio , mentre di getto sono le falsificazioni mo
derne, non poi sempre difficile distinguere le une dalle
altre , imperciocch mentre le coniate sono di una superfi
cie levigatissiina , le fuse lasciano sempre quella porosit
che producono le arene , e le altre sostanze adoperate a
formare la matrice ; e perch poi la vivezza dei conio si
manifesta principalmente nei capelli, nelle barbe, nelle
pieghe delle vesti, nella precisione delle lettere e nelle cose
minutissime, questa nettezza non pu apparire nei getti ,
che per tali si manifesteranno anche dietro queste ed altre
diligentissime indagini , fra quali da cercare e scuoprire
l'uso indispensabile della lima adoperato ne' getti moderni,
non mai negli antichi conj. Ma nuove industrie praticarono
i falsificatori moderni , ed alcune di esse sono forse le pi
difficili a scuoprirsi. Noi ne ricorderemo due solamente,
imperciocch chi potrebbe noverare tutti i loro artificj ?
Eglino dunque tolgono una moneta veramente antica, e con
una tal quale pratica del bulino sostituiscono una testa ad
un'altra, cambiandone anche l'epigrafe, e cosi vengono a
formare una moneta novissima, che poi proclamano per annedota ed estremamente rara , e con questo mezzo possono
cambiare una medaglia comunissima nella sua testa, in al
tra rarissima ed anche unica , e servendosi noi degli esempj
proposti da Eckhel, diremo, che di un'Augusto comunis
simo di metallo di seconda forma possono farne un'Ottone
di Antiochia di molta rarit, e per conseguenza di moltis
simo prezzo. N ci fu sufficiente alla cotestoro malizia ,
imperciocch segano per fino nella loro grossezza due mo
nete legittime, e riunendo la testa di un Cesare, e di un
Re ad un rovescio d'altra moneta, vengono a predicare
d'avere scoperto un miracolo nella numismatica, quando il
prodigio non che di questi Taumaturghi, i quali anche
a' d nostri infestano questi amenissimi studj. Di somiglianti
frodi il Zacchcria ne va pure ricordando degli esempj in
una Otacilla , in un Tito , in un Pertinace , cui si erano
accoppiati rovesci di Filippo, e di Vespasiano, per tacere
d'altri. Aggiugne opportunamente i Domiziani , i Decii , le
Domitie, i Gordiaui, le Agrippine ec. trasformate anche in
altri soggetti per imporre cosi a troppo creduli.

88
Ma perch voleasi porre qualche freno ad una tal frode
troppo perniciosa alla Storia, ed ai numismatici studj non
mancarono pure letterati e numografi peritissimi , che pro
posero canoni ed insegnamenti onde le monete false dalle
vere distinguere, per quanto era possibile in una merce da
cui restarono ingannati per fino i pi solerti e pratici.
Il fieauvais dopo che Vaillant ed altri ne avevano dati
pure insegnamenti , e ne aveauo proposti dei canoni ,
sembra a noi anche a giudizio d'altri , che ne desse mi
gliori precetti in una sua interessantissima e squisita dis
sertazione (i), e noi non possiamo che in breve accen
nare parte delle sue dottrine, anche perch taluni inconsi,
deratamente potrebbero giudicare per monete false quelle
semplicemente viziose e guaste nelle epigrafi, e ne' tipi per
colpa ed incuria degli antichi monetai} , di cui si gi
bastantemente favellato.
Osserva questo numismatico pertanto che il metallo delle
monete modernamente falsificate di minore grossezza nella
sua mole che nelle monete antiche, osservazioni che egli
fece principalmente nelle falsificazioni del Padovano: e le
moderne poi non sono n consumate per l'uso, u tosate e
scemate e comunemente l'orlo di esse terminato con
l'azione della lima, e mostrano una maggiore rotondit che
le monete veramente antiche.
Le lettere, la vernice, e la patina meritano diligenti ri
cerche. Dalla seconda si parlato altrove bastantemente (2) ,
e sulle altrui ricerche si sono proposti degli insegnamenti
onde distinguere le patine naturali ed antiche, dalle arte
fatte e moderne, sperimenti che possono bene manifestarci
o l'ingenuit del Monumento, o l'impostura di esso. Sem
bra poi che le lettere sieno suscettibili di maggiore e mi
gliore indagine, imperciocch mentre quelle delle monete
antiche sono chiare, nette, e precise, quelle delle falsifi
cate, sono per lo pi meno rilevate, ma schiacciate, ed
allungate piuttosto. Perch poi le monete antiche di conio,
in cui il metallo si pi condensato , sono anche di peso
maggiore dei moderni getti, ove l'azione del fuoco natu
ralmente ha consumato pi particelle del metallo, cos
(1) Maniere de discerner Ics Medailles antiques de celles qui sont
contwfailrs, L' ultima edizione del 1793, Dresde 4, con molti
aumenti che mancano nelle edizione del 1539, e fj^o.
(1) Voi. 1 , pag. 122.

anche dal maggior e minor peso possono talvolta distinguersi'


le medaglie se antiche o moderne, ed avviene perci
che le falsificazioni fatte sulle stesse monete antiche di cui
abbiamo favellato , sono anche pi difficili a ravvisarsi ; ma
i falsificatori anche nelle monete o di conio, o di getto
moderno sanno s bene imitare le antiche persino ne' di
fetti de'vecchj conj per dar loro ogni carattere di auten
ticit , che non diviene sempre facile involarsi ai loro in
ganni. Per quanti insegnamenti si possano suggerire , per
quante esperienze si possano mettere in pratica, per quante
prove anche di semplice meccanica si possano adoperare ,
Eer esempio, di bulino, di fuoco e di peso e somiglianti,
isogna che a tali indagini si riuniscano primieramente una
estesa cognizione dei diritti e dei rovesci delle monete an
tiche, di poi una cognizione non limitata dell'antica paleo
grafia numismatica e della semplice parte meccanica di esse
conforme la pratica delle antiche zecche.
. VII. Come particolari , cio di minori oggetti, e come
generali possono considerarsi le numismatiche collezioni; im
perciocch alcune si limitarono e si limitano attualmente
tanto ne'gabinetti degli Eruditi, quanto ne'libri de'Numografi
a particolari obietti. Diremo dunque come taluni per esem
pio si determinarono alla serie dei Re, altri delle fami
glie romane, alcuni dei Cesari, delle monete Alessandrine
e delle Colonie , e qualche amatore prescrisse le sue
cure e ricerche ai soli medaglioni. In queste classi se
parate, l'ordine e la disposizione facile; e dopo le opere
principalmente di Eckliel, e dei signori Sestini e Mionnet
si rende non meno facile la classificazione di tutta la nu
mismatica tolta nel suo pieno, e della quale solamente
noi diremo poche cose.
La romana dunque abbraccia due epoche distinte, cio
dell'era repubblicana, e dell'impero. La prima epoca si or
disce dalle monete librali incominciando dall'Asse e suoi
spezzati , e perch gli uni e gli altri si trovano di peso
minore, ma di prezzo sempre simile, si classificano in pro
porzione del loro peso, incominciando dal maggiore discen
dendo fino all'Asse ed agli spezzati d'infimo peso. Sieguono
dopo le cos dette monete di famiglie romane, e per inco
minciare dal metallo pi prezioso si pongono prima le pochissime d' oro che di questa classe rimangono , quindi le
argentee , che contenendone di tre sorti , i denari cio , i
quinari e sesterzi ben rari con nomi di famglie, s
Yerm. Tom. IL
*
i

porranno in serie come li abbiamo noi nominati. E perch


queste monete, rome fu visto altre volte , mostrano ora
note aritmetiche, ora lettere dell' alfabeto , per quei mo
tivi che allora furono addotti , cos pongansi in serie se
condo che precedono le alfabetiche e le numeriche. Alcune
famiglie romane hanno tuttora monete di metallo con
que' nomi e marcate con i sogni dell'Asse e suoi spez
zati , fa d'uopo perci di collocare queste dopo le argentee,
conforme precedono quelle marche del peso. N potendosi
dare a queste monete un giusto ordine e metodo cro
nologico, per non sapersi di tutte l'epoca , si tolse
l'opportuno espediente fino dai giorni dell'Orsino di disporle ne' libri e ne' gabinetti per via d'alfabetico metodo ;
a questa disposizione sieguono poi le monete anepigrafi di
questa classe e per ultimo quelle di famiglie incerte , non
marcandone i nomi.
Perch i Cesari si successero scambievolmente gli uni
agli altri e sapendosi dalla Storia e da altri Monumenti
scritti, e l'ordine con cui regnarono e l'epoca del proprio
Impero, le loro teste in prima cronologicamente si distri
buiscono. Per le qualit del metallo si tiene lo stesso me
todo , cominciando dall' oro e terminando con il bronzo.
Perch poi le Tribunizie potest ed i Consolati marcati s
spesso nelle monete di zecca romana, ci manifestano anche
l'anno della moneta, sicch per quanto si pu fa d'uopo
distribuirle con quell'ordine progressivo. Ai Cesari sieguono
le loro mogli, figli, sorelle, ed altri soggetti della famiglia
regnante cui si fece 1' onore di batter moneta. Quando a
questa classe si vogliono aggiugneie i Medaglioni, pare che
anch'essi si abbiano da ripartire primieramente secondo la
qualit del metallo , e sembra inoltre che sia in libert di
collocarli o prima delle altre monete dei respettivi Cesari,
o dopo di esse. Il sig. Mionnet nel suo catalogo gli pone in
testa ad ogni metallo , e riguardo al modulo sembra che
abbiansi da ordinare incominciando dal maggiore per ter
minare poi col minore, ripartendo comunemente queste
monete Cesaree di zecca romana oltre i medaglioni, in de
nari e quinari d'oro e d'argento, in medaglioni ed in al
tre monete metalliche di prima , di seconda e di terza
grandezza, solendosi comunemente cos ripartire.
Le opere poi di Eckhel, dei signori Sestini e Mionnet
insegnano chiaramente l'ordine geografico e cronologico con
cui pu disporsi la numismatica amplissima urbica, a Roma

estranea ; ed i loro metodi perch riconosciuti migliori ,


hanno fatto dimenticare quelli gi proposti da Oisellio ,
Hanthaler, Mangeart, dal compilatore del Museo Pembroch,
e 'd'altri, di molto imbarazzo e di minore utilit, imper
ciocch conduceano questo studio amenissimo per vie troppo
lunghe e scabrose. Quale ne sia il prospetto Geografico si
vide gi alla pag. 2 di questo volume. E perch poi quelle
provincie e quei regni comprendono pi citt, queste per
migliore intelligenza sotto ciascuno di quei capi si pon
gono alfabeticamente, facendo sempre precedere que'nummi
che portano il nome della intiera nazione. Cosi diremo a
modo d' esempio , che la numismatica macedonica , dopo
del nome comune alla nazione, incomincia con la citt di
Acanto , e termina con Uranopoli. Ma ciascuno di quegli
articoli pure suscettibile di nuovo ordine e classificazio
ne. In primo luogo, tenendo sempre lo stesso metodo in
torno ai metalli, di cominciarne la serie dal pi prezioso,
terminandola con il pi infimo , si porranno le monete auto
nome , poi le officiose ed imperatorie conforme la cronologia
di que' Cesari, e siccome talvolta, come si vide, queste
monete portano anche le epoche, allora fa d'uopo non di
menticare neppure quest' ordine. Dai lodati numografi dopo
le autonome e le officiose si pongano le regie conforme
l'ordine della successione di que' monarchi ; a noi peraltro
sembra che senza disturbare l'ordine d'una buona distribu
zione , si potrebbero collocare eziandio dopo le autonome , ,
e prima delle monete officioso-Cesaree , e a dir vero una
buona parte di que' monarchi dominarono in quelle regioni
anche prima che divenissero suddite a Roma ed a suoi
Cesari ; di fatti questo metodo di far precedere le monete
regie alle imperatorie si molto opportunamente praticato
nel disporre le monete egizie , ponendo prima quelle de'
Tolomei, e quindi le Alessandrine de' Cesari. Finalmente
sembra a noi che molte opportunamente si ponessero in ul
timo luogo della distribuzione delle monete urbiche quelle
delle colonie romane a meno che non se ne volesse disporre
una classe separata, e che in questo caso si disporrebbero
alfabeticamente, e poi per la successione de' tempi della
loro- deduzione quando nota e palese essa si manifesta. Fi
nalmente noi diremo che dai due metodi cronologico e geo
grafico , ne emersero lumi nuovissimi a beneficio della nu
mismatica e molta facilit ncll' inoltrarsi in qusto vastis
simo campo sempre di nuove cognizioni erudite ed artisti
che abbondante e ferace,,

9*
S. YUL CATALOGO delle Provincie , dei popoli c delle
citt di questa numismatica nuovamente riordinato dopo
PEckheliauo dal ch. sig. Domenico Sestini niella seconda
edizione della sua opera : Classes generales sen moneta
yetus populorum et regum. Florentiae i82i. Le lettere C. M.
annunziano le colonie , ed i Municipj Romani.
Aba Cariae
Abacaenum Siciliae
Aballo Galliae Lugdunensis
Abbaeti Mysi Cariae
Abdera Baeticae C.
Thraciae
Abila Decapoleos
Abolla Siciliae ?
Aboni tichus Papblagoniae
Abra Baeticae
Abydus Troadis
Acanthus Macedoniae
ACARNANIA
Acci Tarraconensis C
Ace Galilacae
ACHAIA
Achillea Insula
Achulla Byzacenes
Acinipo Baeticae
Acmonia Phrygiae
Acrae Siciliae
Acrasus Lidiae
Adada Pisidiae
Adana Ciliciae
Adraa Arabiae
Adramytium Mysiae
Adranus Siciliae
Aegae Aeolidis
Ciliciae
~ Macedoniae
Aegialus Paphlagoniae
Aegina Insula
Aegira Achaiae
Aegium Achaiae
Aegos potamosChersonesi Thra
ciae

AEGYPTVS
Aelia Capitolina Iudaeae. C
Aenia Macedoniae
Aenianes Thessaliac
Aenus Thraciae
AEOLIS
Aeolium Chers. Traciae
Aesernia Sammi
Aesona Tarraconensis
Aetnaei Siciliae
AETOLIA
Aczanis Phrygiae
Agathyrnus Siciliae
Agrigentum Siciliae. C
Agrippias Iudaeae. C
Agrippina Belgieae
Agyrium Siciliae
Alabanda Cariae
Alae Ciliciae
Alaesa Siciliae
Alba Laty
Alea Arcadiac
Alexandria Aegypti
Ciliciae
Troas C.
Alia Phrygiae
Aliarla Cretae
Alinda Cariae
Allipha Campaniac
Alopeconnesus Chers.
Tlirac.
Aluntium Siciliae
Alyatta Bithyniae?
Alyzia Acarnaniae
Amaia . Lusitaniae
Ciliciae

Amantia Illyrjfi
Amasia Ponti
Amastris Paphlagoniae
Amba Baeticae
Amblada Pisidiae
Ambracia Epiri
Amaestratus Siciliae
Amisus Ponti
Amorgus Insula Sporadum
Amorium Phrygiae
Amphaxus Macedoniae
Amphicaea Phocidis
Ampliilochium Acarnaniae
Amphipoiis Macedoniae
Amphissa in Locris Ozolis
Anactorium Acarnaniae
Anaphe Insula maris Ag.
Anaphlystus Atticae
Anazaibus Ciliciae
Anchialus Thraciae
Ancona Piceni
Ancyra Galatiae
Ancyra Phrygiae
Andegavi Galiae Lugdunensis
Andrus Insula Cycladum
Anemurum Ciliciae
Aninesum Lydiae
Anolus Lydiae?
Antaepolites nomus
Antan drus Mysiae
Anthedon Bocotiae
- Iudaeae
Anthemusia Mesopotamiae
Antigonia Arcadiae
Antiocheni ad Callirhoen
~ ad Daphnen
Ptolemaidis
Antiochia Cariae
ad Euphratem Commagenes
ad Hippum Decapoleos
Pisidiae. C
ad Sarum Ciliciae
Syriae. C.

Incerta
Maritima Ciliciae
Sub Tauro
Antiphellus Lyciae
Antipolis Gali. Nari.
Antissa Lesbi
Apamea Bithyniae C.
~ Phrygiae
~ Syriae C.
Aperrae Lyciae
Aphrodisias Cariae
Aphroditopolites nomus
Aphytis Macedoniae
Apollonia Aetoliae
Cariae
Cretae
-- Illyrici
Ioniae
Lyciae
Macedoniae
Mysiae
Pisidiae
Thraciae
Apollonis. Apollonidea Lydiae
Apollonopolites nomus
Apollonoshieron Lydiae
Aptera Cretae
APVLIA
Aquileia Ital. Sup.
Aquilonia Samnii
Aquinum Volscorum
ARABIA
Arabia nomus
Aradus Insula ad Phoenicen
ARCADIA Regio
Arcadia Cretae"
Arecomici Galliae Narbonensis
Arethusa Syriae
ARGOLIS Regio
Argos Amphilochium Acarnan.
Argoliais
Ciliciae
-* Cretae

94
Arac Sestianae
Araxa Lyciae
Aria Baeticae
Ariassus Pamphyliae
Aricia Latii
Ariminum Vmbriae
Arisba Troadis
ARMENIA
Arpi Apuliae
' Arsinoe Cyrenaicae
Cretae
Arsinoites nomus
Artemisum Eubueae
Arycanda Lyciae
Ascalon Iudaeae
Ascui , vel Ascuta Beticse
Asculum Apuliae
Piceni
Asea Arcadiae
ASIA
Asia Lydiae
Asiba Ponti
Asido Baeticae
Asinne Argolidis
Asopus Laroniae
Aspavia Baeticae
Aspendus Pamphyliae
Aspledon Boeotiae
Assorus Siciliae
Assus Mvsiae
ASSYRIA
Asta Baeticae C.
Astypalea Insula ad Caram
Astyra Mysiae
Rhodi
Atamea Mysiae
Atella Campaniae
Atliamanes Aetoliae
Atlienae Attjeae
Athribites nomus
Atrax Thessaliae
Attaea Phrygiae
Attalia Lydiae

Pamphyliae
ATTICA
Attuda Phrygiae
Attusia Phrvgiae
Avaricum Galliae
Augurina B.ieticae
Avenio Galliae ftarbonensis
Augusta Ciliciae
Augusta Trajana Thraciae
A u lerci Eburovices Galliae
Lugdunensic
Lydiae
A ureliopolis L;
Aurunri
Axia in Locris Ozolis
Axus Cretae
Azetfni Calabriae

Babba Mai
BABYLONIA
BACTRIANA
BAET1CA
Bailo Baeticae
Bagae Lydiae
Balanca Syriae
Balsa Lusitaniac
Barce Cyrenaicae
Barea Baeticae
Bargasa Cariae
Bargylia Cariae
Bans Pisidiae
Bari um Apuliae
Basilis Arcadiae
Bedesa Tarraconensis
Beleia, vel Belita Tarrac.
Beneventum Samnii
Berga Macedoniae
Berhaea Macedoniae
Beroea Cyrrhesticae
Bersi cal Tarrac.
Berytus Phoenices C.
Beterra Galliae Narbonensis
Bilbilis Tarraconensis M,

Biludium Illyrici
Bisaltae Macedoniae
Bisanthe Thraciae
BITHYjXIA
Bithyniam Bithyniae
Bizya Thraciae
Blaundus Lydiae .
Boea Laconiae
BOEOTIA
BOSPORVS CIMMERIVS
Bostra Arabiae G.
Botrys Phoenices
Bottiaea Macedoniae
Briana Phrygiae
BRITANNIA
Briula Lydiae
Brundusium Calabriae C.
BRVTTil
Bruzus Phrygiae
Bubastites nomus
Bura Achaiae
Bursada Tarraconensis
Busirites nomus
Buthrotum Epiri C.
Butuntum Calabriae
Buxentum Lucaniae
Biblus Poenices
Byllis Illyrici
BYZACEJNE
Byzantium Thraciae
CabailodunumGalliaeLugdun.
Cabasites nomus
CaballioGalliae Narbonensis C.
Cabira Ponti
Cadi Phrygiae
Cad.ue Ioniae
Caelium Calabriae
Caena Siciliae
Caene Insula
Cesaraugusta Tarraconensis C
Caesarca ad Anazarbum Ciliciae
Bithyniae, vide Tralles

Cappadociae
Gertuanicta Commagenes
Iol Mauretaniae
ad Libanum Phoenices C.
Samaritidos C.
Panias
CALABRIA
Calacte Siciliae
Calaguiris Massica Tarragonensis M.
Fibulara Tarrac.
Calatia latina Campaniae
Calatia Osca Campaniae
Cales Campaniae
Callatia Moesiae Inferioris
Callet Baeticae
Calidon Aetoliae
Calymnae Ins. ad Cariaili
Calymnium Calymnarum Ins.
urbs
Calynda Cariac
Camarina Siciliae
Came, vel Cana Mysiae
Camirus Rhodi
Camolodunum Britaniae
CAMPANIA
Cannae Baeticae
Cautaha Decapoleos
Canopus Aegypti
Canusium Apuliae
Caphya Arcadiae
Capitolias Coelesyriae
CAPPADOCIA
Capua Campaniae
Carallia Isauriae
Carbula Baeticae
Cardia Chersouesi Thraciae
CARIA
Carinaea Achaiae
Carisa Baeticae
Carmo Baeticae
Carrhae Mesopotamiae C.
Carteia Baeticae C

96
Cartliaea Ceae Insula
Carthago Mova TarraconensisC.
Vetus Zeugitanae C.
Carystus Euboeae
Casa Pamphiiie
Cascantum Tarraconensis M.
Cassandrea Macedoniae C.
Cassera Macedoniae
Cassope Epiri
Corcyrae
Castabala Cappadociae
Castulo Tarraconensis
Catalaunum Galliae Lugdunensis
Catana Siciliac
Caulonia Brutiorum
Caura Baeticae
Caystriani Lydiae
Cea Ceos Insula
Celenderis Ciliciae
Cclsa Tarraconensis C.
Celti Baeticae
Cennati Ciliciae
Centuripae Siciliac
Cephallena Insula ad Elidem
Cephaloedium Siciliae
Ccraitae Cretae
Ceramus Cariae
Cerasus Ponti
Ceretape Phrygiae
Cerintnus Euboeae
Chabacta Ponti
Chalcedon Bithyniae
CHALCIDENE
Chalcis Chalcidenes
Chalcis Euboeae
CHARACENE
Charisia Arcadiae
Cheronea Boeotiae
Chersonesus Thraciae
Chersonesus Cretae
CHERSONESYS THVRICA
CHERSONESVS THRACIA

Chios Insula
Cibyra Phrygiae
Cidramus Phrygiae
Cidyessus Phrygiae
Cierium Macedoniae
Cilbiani Lydiae
Inferiores
Superiores
Nicaenses
Cilbiani Pergameni
Nicaens'es Pergameni
Ceaettiei
CILICIA
Cimolis Insula Cycladum
Cissa , vel Cissum Tarrac.
Clupea Zeugitanae
Cisthene Mysiae
Ci us Bithyniae
Claudiopolis Bithyniae
Clazomene Joniae
Cleone Argolidis
Clides Insulae Cypri
Clitorium Arcadiae
Clunia Tarraconensis C.
Cnidus Cariae
Cnossus Cretae
Codrigae Ciliciae
Coela Chersonesi Thraciae M.
COELESYRIA
Coere, vel CoerO Lusitaniae
COLCHI
Colippo Lusitaniae
Colone Messeniae
Colophon Joniae
Colossae Phrygiae
Colybrassus Ciliciae
Comana Cappadociae C.
Ponti
COMMAGENE
Compulteria Campaniae
Conane Pisidiae
Copae Boeotiae
Copia Gailiae Lugdunensis

Copia Lucaniae C.
Coptites nomus
Cora Volscorum
Coraccsium Ciliciae
Corcyra Insula
Corduba Baeticac C.
Coresia Ceae Insulae
Corfinium Samnii
Coiinthus Acaiae C.
Corone Messeniae
Coronaea Boeotiae
CoropissUs Lycaoniae
Corsica Insula
Corycus Ciliciae
Corydallus Lyciae
Cos Insula Cariae
Cosilynas Lucaniae
Cossa Campanuie
Cossura Insula
Cotiaeum Phrygiae
Cragus Lyciae
Cranae Insula
Cranium Cephalleniae
Crannon Thessaliae
Crannonii Ephyri ?
Cratia Bithyniae
Cmmia Pisidiac C.
CRETA Insula
Crithosium vel
Chrithote Chers. Trac.
Cromila Paphlagoniae
Croton Bruttiornm
Cumae Campaniae
Cunbaria Bacticae
Ctemene Thessaliae
Cybistra Cappadociac
Cyaneae Lyciae
Cydonia Cretae
Cyme Aeolidis
Cynopolites nomus
Cyon Cariae
Cyparissia Messeniae
Cyparisus Cretae
Verm. Tom. 11.

97
CYPRVS Insula
Cypsela Thraciae
CYRENAICA
Cyrene Cyrenaicae
Cyrrhus Cyrrhesticae
Cythnus Insula Cycladum
Cyzicus Mysiae
DACIA
Daedala Cariae
Daldis Lydiae
DALMATIA
Damascus Coelesyriae G.
Damastium Epiri
Daorsi Ulyrici
Dardania Moesiae Superoris
Dardanus Troadis
DECAPOLIS
Decelia Atticae
Delium Boeotiae
Delphi Phocidis
Delus Insula
Demetrias Phoenices
Demetrias Thessaliae
Dertosa Tarraconensis C.
Deultum Thraciae C.
Dia Bithyniae
Dicaea, Dicaeopolis Thraciae
Diocaesarea Ciliciae
Galilaeae
Diococlia Phrygiae
Dionysopolis Maesiae Iuf.
Phrygiae
Dioscurias Colchidis
Dioschieron Lydiae
Diospolis magna Aegypti
parva Aegypti '
Samaritidos
Dium Decapoleos
Macedoniae C.
Docimeum Phrygiae
Doliche Commagenes
Dora Phoenices
12

Etelesta Tarraconensis
Ethnestae Tliessaliae
Etenna Pamphyliae
ETRUR1A
Eva Arcadiac
Ebora Lusitani ae M.
EVBOEA Insula
Eburones Galliae Belgicae
Euboea Siciliae
Eburovices Gali. Lugd.
Ebusus Insula ad Hisp. Tarr. Eucarpia Phrygiae
Evippe Cariae
Edessa Macedoniae
Eumenia Phrygiae
Mesopotamiae G.
Eurydicca Maced.
Elaea Aeolidis
Euromus Cariae
Elaeusa Insula ad Ciliciam
Eusebia Cappadociae
Elatea Phocidis
Elatia Thessaliae
Flaviopolis Bithyniae
Eleusis Atticae
Flavionolis Ciliciae
Eleus Chers. Thrac.
FREINTANI
Eleuthernae Cietae
Eleutheropolis Iudacac
Gaba Trachonitidos
Elyrus Cretae
Gabala Syriae
ELIS Regio Pelopon.
Gadara Cecapoleos
Emerita Lusitaniae C.
Gades Baeticae M.
Emisa Syriae
Galaria Siciliae
Emporiae Tarracenensis
GALATIA
Enna Siciliae C.
Entella Siciliae
GALILAEA
Ephesus Ioniae
GALLIA
Anuitanica
Epictetus Phrygiae
Epidaurus Argolidis
Belgica
Lugdunensis
Epiphania Ciliciae
Epiphania Syriae
Narbonensis
Gambrium Ioniac
EPIRVS
Epora Baeticae
Gargara Mysiae
Gaulos Insula ad Siciliam
Equesi Tarrac.
Erbessus Siciliae
Gaza Iudaeae
Gaziura Ponti
Ercavica Tarraconensis M.
Ereboea Bithyniae
Gebala Tarrac.
Gelas Siciliae
Eresus Lesbi
Eretria Euboeae
Gerasa Decapolcos
Eriza Cariae
Gergitus Mysiae
Erythrae Boeotiae
GERMANIA
Erythrae Ioniae
Gcrroanicia Cesarea CommaEryx Siciliae
genes
Gennanimoolis Paphlagoniae
Esbus Arabiae

Germe Galatiae
Germe Mysiae C.
Gili Tarraconensis
Glandomirum vel Grandimirum Tarr.
Glanum Gall. Narb.
Compiii Thessaliae
Gordus Iulia Lydiae
Gorgippia Buspori
Gortyna Cretae
Graccurris Tarraconensis M.
Graia Gallipolis Calabriae
Grumum Apuliae
Gyaros Insula
Gynaecopolites nomus
Gyrton Thessaliae
Gythium Laconiae

Sintica
Syriae
Trachin. Maced.
Heracleopolites nomus
Heracleum Tauricae
Heraea Arcadiae
Hermione Argolidis
Hermoeapelia Lydiae
Hermonthites nomus
Hermopolites nomus
Hermupolis Lydiae
Heroopolites nomus
Hierapolis Phrygiae
Hierapytna Cretae
Hierocaesarea Lydiae
Hieropolis Ciliciae
Hieropolis Cyrrhesticae
Himera Siciliae
Hadria Piceni
Hippo Libera Zeugitanae
Hadriani Bithyniae
Hipponium Bruttiorum
Hadrianopolis Bithyniae
HISPANIA Bactica
Pisidiae
Lusitanica
Thraciae
Tarraconensis
Histiaca Euboeac
Hadrianotherae Bithyniae
Homolium Thessaliae
Hadrumetum Byzacenes
Halicarnassus Cariae
Hybla Magna Siciliae
Halonesus Insula
Megara Siciliae
Hamaxia Ciliciae
Hydrela Cariae
Harpasa Cariae
Hypaepa Lydiae
Helena Insula , quae et Cranae Hypseliotes nomus
Heliopolis Coelesyrae C.
Hyrcania Lydiae
Heliopolites nomus
Hyrgalea Phrygiae
Ilynna Campaniae
Hclmantica Tarraconensis
Hemeroscopium Tarrac.
Hyrtacus Cretae
Hephaestia Lem ni
Heptanomis nomus
Iaeta Siciliae
Heraelea Acarnaniae
Iasus Cariae
Ibe Tarraconensis
~ Bithyniae
Icaria Insula
Cyrenaicac
Iconium Lycaoniae C.
Ioniae
Idalium Cypr
Lydiae
Iguvium Vmbriae
Lucaniac
Ildum. rei Ilduni Tarraconensis
Siciliae

tot
Ilercavonia Tarraconensis M.
Ileida Tarraconensis M.
Iliberis Baeticae
Ilici Tarraconensis C.
Ilipa
)
Ilipula ' Baeticae
Ilipense '
Iliturgi Baeticae
Ilium Troadis
ILLYRICVM
Ilurco Baeticae
Imbrus Insula ad Thraciam
IONIA
Ionopolis Paphlagoniae
loppe Samantidos
Ios Insula Sporadum
Iotape Ciliciae
Ipagro Baeticae
Ipsus Phrygiae
Irene Insula
Irenopolis Ciliciae
Irippo Baeticae
ISAVHIA
Isan rus Isauriae
Isindus Pamphyliae
Ismene Bocotiae
Issa Insula Illyrici
Istrus Moesiae Infer.
ITALIA
Media
Supera
Italica Baeticae M.
Itanus Cretae
Ithaca Insula
Ituci Baeticae
ITVRAEA
IVDAEA
Iulia Phrygiae C.
Iuliopolis Bithyniae
Iulis Ceae Insulae
Lacanatis Ciliciae
LACONIA

Lncedaemon
Lacippo Baeticae
Lacydon Gall. Narbon.
Laelia Baeticae
Laerte Ciliciae
Lalassis Isauriae
Lamia Thessaliae
Lampa, vel Lappa Cretae
Lampsacus Mysiae
Laodirea Libani Coelesiria C.
Phrygiae
Combusta Pisidiae
Ponti
~ Syriae
Lapitae Thessaliae
Larinum Frentanorum
Larissa Aeolidis
Larissa Syriae
Larissa Thessaliae
Larissa Cremaste Thessaliae
Las Laconiae
Lasos Cretae
Lastigi Baeticae
LATIVM
Latopolites nomu.s
Laus Lucaniae
Lebedus Ionia
LEMNVS Insula ,
Leontini Siciliae
Leontopolites nonna
Leptis magna ) g icae c
Leptis parva ) J
LESBVS Insula
Lete Macedoniae
Letopolites nomus
Leucas Abila Decapoleos
Leucas Acarnaniac
Leucas Caelesyriae
Libia Tarraconensis
Libisona Tarraconensis
Libya nomus
Libyi Cyrenaicae
Lilybaeum Sicilia

Limyra Lyclae
Lipara Insula
Lissus Cretae
Lobetum Tarraconensis
Locri Epizephyrii Bruttioruin
Locri Epienemidii
Locri Opuntii
Locri Opuntii Epienemidii
LOCRIS
Longone Siciliae ?
Lopadusa Insula ad Siciliani
LVCANIA
Luceria Apuliae
Luciferae Fanum
Lugdunum Galliae Lugd.
LVSITANIA
LYCAOMA
LYCIA
Lycopolites nomus
LYDIA
Lyrbe Pisidiae
Lysias Phrygiae
Lysimachia Ghers. Thraciae
Lyttus Cretae
MACEDONIA
Macella Siciliae ?
Maeonia Lydiae
Magnesia Ioniae
Lydiae
Thessaliae
Magydus Pamphyliae
Maiozamalcha Mesopotamiae
Malienses Thessaliae
Mallus Ciliciae
Mamertini Siciliae
Mamertium Bruttiorum
Mantinea Arcadiae
Marathus Phoenices
Marcianopolis Moet. Inf.
Mareotes nomus
Marium Cypri
Maionea Thraciae

Marubium Marsorum
MARRVCINI
Massicytes Lyciae
Massilia Gali. Narb.
Mastaura Lydiae
Mastia Paphlagoniae
MAVRETANIA
Meanenses Tarrae.
Medama, Mesma Bruttiorum
Medmasa Cariae
Mediomatrici Gal. Belgicae
Megalopolis Arcadiae
Megara Atticae
Megara Siciliae
Megarsus Ciliciae
Meles Samnii
Melita Insula
Melos Insula Cycladum
Memphites nomus
Menaenum Siciliae
Mende Macedoniae
Mendesius nomus
Menelaites nomus
Merinum Apuliae
Merobrigia Tarrac.
Merusium Siciliae
Mesembria Thraciae
MESOPOTAMIA
Messana Siciliae
MESSENIA Regio Pelopon,
Metapontum Lucaniae
Metelites nomus
Methana Argolidis
Methymna Lesbi
Metropolis Acarnaniae
Ioniae
Phrygiae
Thessaliae
Midaeum Phrygiae
Miletopolis Mysiae
Miletus Ioniae
Milyas Pisidiae
Minyae Thessaliae

Itl
Mirobrigia Baeticae
Moca Arabiae
Mucoclia Phrygiae
Modeon, vel Medeon Phocidis
MOESIA INFERIOR
~ SVPERIOR
Molossi Cassopaei
Molossi Epiri
Molpis Lucaniac
Mopsium Thessaliac
Mopsus , Mopsuestia Ciliciae
Mordiacum Pisidiae
Morgantia Siciliae
Mossina Lydiae
Mostene Lydiae
Mothone Messeniae
Motya Siciliae
Murci Baeticae
Murgantia Samnii
Mycalessus Boetiae
Myconus Insula Cycladum
Mylasa Cariae
Myndus Cariae
Myra Lycia
Myrhina Aeolidis
Lem ni
Myriandrus Syriae
Myrlea Bithyniae
MYSIA
Myrtilis Lusitaniae
Mytilene Lesbi
Nabrissa Baeticae
Nacolea Phrygiae
Nacona Siciliae
Nacrasa Lydiae
Nagidus Ciliciae
Nardinium Tarrac.
Naucratis Aegypti
Naupactus Aetoliae
Naxus Insula Cycladum
Naxus Siciliae
Neandria Troadis

Ncanolis Apuliae C.
Campaniae
loniae
Macedoniae
Palaestinae
Ncetum Siciliae?
Nema Baeticae
Nemausus Gali. Narb. C.
Neocaesarea Ponti
Neoclaudiepolis Paphlagoniae
Neontichos Aeolidis
Ncout nomus
Nephelis, Nephelidda Ciliciae
Ncionias Trachonitidos
Nicaea Bithyniae
Nicephorium Mesopotamiae
Nicomedia Bithyniae
Nicopolis Epiri
Iudaeae
Moes. Infer.
Seleucidis Syriae
~ Thraciae
Nicopolites nomus
Nini va Claudiopolis A syriae'
Nisibi Mesopotamiae C.
Nisyros Ins. Cariae
Nola Campaniae
Norba Caesarea Lusitaniae C.
Noricum Germaniae
Nuceria Alfaterna Campaniae
Bruttiorum
NVMIDIA
Nysa Cariae
Nysa Scythopolis Samaritidos
Nysa Thraciae
Oasis nomus
Oaxus Cretae, vide Axus
Obulco Baeticae C.
Oclea Syrticae C.
Odessus Thraciae
Odryssi Thraciae
Oemadae Acarnaniae

Oetaei Thessaliae
Olba Ciliciae C.
Olbasa Pisidiae
Olbia, Olbiopolis Sarai. Europ.
01 ns Cretae
Olympe Illyrici
Olympus Lyciae
Ombites nomus
Onuba Baeticae
Onuphites nomus
Ophrynium Troadis
Opus , vide Locri Opuntii
Opuntii Epienemidii
Orchomenus Arcadiae
Boeotiae
Orgia Tarrac.
Oricus Epiri
Orippo Baeticae
Orospeda Tarrac.
Orra Calabriae
Orrescia , pro Orrestae popul.
Maced.
Orthagoria Maced.
Ortliosia Cariae
Phoeuices
Osca Tarraconensis M.
Oset Baeticae
Osicerda Tarraconensis M.
Ossonoba Lusitaniae
Ostur Tarraconensis
Othrytae Thessaliae
Otrus Phrygiae
Oxyrinchites nomus
Pactolei Lydiae
PAEONIA
Paestum Lucaniae C.
Pagae Atticae
Palacium in agro Reatino
Pallanteum Arcadiae
Palinurus Lucaniae
Pallenses Cephalleniae
Pilmvra Palm>renes

PALMYRENE
Paltos Syriae
v
PAMPHYLIA
Pandosia Bruttiorum
Pandosia Epiri
Panemotichos Pamphyliae
Panias (Caesarea )
PANNOMA
Panopolites nomus
Panormus Siciliae C.
Panormus et Hispani
Panticapaeum Tattricae
PAPHLAGONIA
Paphus Cypri
Parium Mysiae C.
Parlais Lycaoniae C.
Patos Ins. Cycladum
PARTIIIA
Patara Lyciae
Patrae Achaiae G.
Patricia Baeticae C.
Pautalia Tliraciae
Pax lulia Lusitaniae C.
Pendnelissus Pisidiae
Pelinna Thessaliae
Pel la Decapoleos C.
Macedoniae C.
Pellene Achaiae
PELOPONNESVS
Peltae Phrygiae
Pelusium Aegypti
Peparethus Ins. Maccd.
Perga Pamphiliae
Pergamus Mysiae
Pcrinthus Thraciac
Peripolium Pitanta Bruttiorum
Perperene Mysiae
Perrhaebia Thessaliae
Perseiana Tarraconensis
PERSIA
Pessinus Galatiae
Petelia Bruttiorum
Petra Arabiae

io4
Petra Cretae
Petrini Siciliae
Petrocorii Gali. Aquit.
Phacium Thessaliae
Phaestus Cretae
Phalanna Thessaliae
~ Cretae
Phalasarna Cretae
Phanagoria Bospori
Pharbaethites nomus
Pharae, vel Pherae Boeotiae
Pharcadon Thessaliae
Pliarnacia Ponti
Pharsalus Thessaliae
Pharus Ins. Illyrici
Phaeselis Lyciae
Phellus Lyeiae
Pheneus Arcadiae
Pherae Thessaliae
Phialea et Phigalea Arcadiae
Phila Macedoniae
Philadelphia Decapoleos
~ Lydiae
Philippi Macedoniae C.
Philippopolis Arabiae C.
Thraciae
Pliilomelium Phrygiae
Phistelia, Bistelia Campaniae
Philitus Achaiae
Phocaea Ioniae
PHOCIS
PHOENICE Regio
Phoenice Epiri
PHRYG1A
Phthemphites nomus
Phtheneotes nomus
Phygela Joniae
PICENVM
PIERIA Regio Syriae
Pimolisa Ponti
Pincum Maes. Super.
Pionia Mysiae
Piraea Ponti

Pisaurum Vmbriae
PISIDIA
Pitane Mysiae
Pitnum Vmbriae
Plarasa Cariae
Plataeae Boeotiae
Plotinopolis Thraciae
Podaliae Lyciae
Poesa Ceae Insulae
Poemaneni Mysiae
Pogla Pamphyliae
Polyrhenium Cretae
Pompejopolis Ciliciae
Paplilagoniae
PONTVS Regio
Populonia Ftruriae
Poroselene Mysiae
Posidonia Lucaniae
Potniac Boeotiae
Praesus Cretae
Priansus Cretae
Priapus Mysiae
Priene Ioniae
Prinassus Cariae
Proconnesus Insula ante Cyzicum
Proana Thessaliae
Proni Cephalleniae
Prosopites nomus
Prostanna Pisidiae
Prusa ad Olymphum Bithynae
Prusias ad Hypium Bityn.
ad mare Bithyn.
Prymnessus Phrygiae
Psophis Arcadiae
Ptolemais Galilaeae C.
~ Cyrenaicae
Pydna Macedoniae
Pylus Messeniae
Pynamis nomus
Pyrnus Cariae
Pythium Macedoniae
Pyxus Lucaniae

Rabatlimoba Arabiae
Raphia Iudaeae
Ravenna Italiae Supera*
Remi Gali Lugd.
Rephanca Syriae
Rhaucas Cretae
Regium Bruttiorum
Rhesaena Mesopotamiae C.
Rhithymna O'etae C,
Rhoda Tarraconensis
Rhoda Rliodanusia Gall. Narb.
Rhodia , Rhodiopolis. Lyciae
Rhodus Insula
Rhosus Syriae
Roma Latii C.
Romula Baeticae C.
Rotomagus Gall. Lugd.
Ruscino Gall. Narb. C.
Rybastini Apuliae
Sacili Baeticae
Saetabis Tarraconensis
Saetteni Lydiae
Sagalassus Pisidiae
Saguntum Tarraconensis M.
Saites nomus
Sala Phrygiae
Salaria Lusitaniae
Salamis Cypri
Salami s Insula
Salapia Apuliae
Salpesa Baeticae
SAMAR1TIS
Sauie Cephalleniae
SAMNIVM
'
Samos Insula
Samosata Commagenes
Samothracc Insula
Sandalium Pisidiae
Santones Gall. Aquitauiae
Sarbanissa Sinoponesium
Sardes Lydiae
Sardinia Insula
Ver. Tom. IL

io5
Saricha Cappadociae
SARMATIA EVROPEA
Savatra Lycaeniae
Saxus Cretae, vide Axus
Scepsis Troadis
Sciatbus Ins. Thess.
Scione Macedonia
Scodra Illyrici
Scotussa Thessaliae
Scythopolis Samartidos
Searo Baeticae
Sebaste Ins. Ciliciae
Galatiae
Paphlagoniae
Phrygiae
Samaritidos G.
Sebastopolis Ponti
Sebennytes numus
Segesta Siciliae
Segobriga Tarraconensis
Segovia Tarraconensis
Segusia Gall. Narbon.
Seleucia ad Calycadaum Ci
liciae
Pisidiae
Syriae
ad Tigrim Mesopotamiae
Seleucia-Tralles Lydiae
SELEVCIS Regio Syriae *
Selge Pisidiae
Selinus Ciliciae
Selinus Siciliae
Sepontia Tarrac.
Sepphoris Galilaeae
Sequani. Gall. Lugd.
Serdica Thraciae
Seriphus Ins. Cycladum
Sesamus Paphlagoniae
Sesaraca Tarraconensis
Sestus Chers. Thraciae
Setelsis Tarrac.
Sethroites nomus
Sibidunda Phrygiae

io6
Siblia Phrygiae
SICILIA
Sicinus Ins. Cycladum
Sicyon Acaiae
Side Pamphyliae
Sidon Phoenices C.
Sigeum Troadis
Signia Volscorum
Sihndus Lydiae
Sillyuui Pamphyliae
Singara Mesopotamiae C.
Sinope Paphlagoniae C.
Siphnus Ins. Cycladum
Siris Lucaniae
Sisabo Baeticae
Sisipo Baeticae
Smyrna Ioniae
Soli , Solopolis Ciliciae
Solus Siciliae
Spalio Tarrac.
Stectorium Phrygiae
Stobi Macedoniae M.
Stratonicea Cariae
Stratos Acarnaniae
Sturnium Calabriae
Stymphalus Arcadiae
Suessa Campaniae
Sybaris Lucaniae
Sybritia Cretae
Syedra Ciliciae
Synaos Phrygiae
Synada Phrygiae
Syracusae Siciliae
SVRIA
Syria in genere
SYRTICA
Syrus Ins. Cycladum
Taba Cariae
Tabala Lydiae
Tamarigi Tarrac.
Tambrax Parthiae
Tanagra Boeotiae

Tanites tiomus
Tanos Cretae
Tarentum Calabriae
Tarraco Hispaniae C.
Tarsus Ciliciae
Tartessus Baeticae ?
Tavium Galatiae
Tauromenium Siciliae
Teanum Sidicinum Campania
Teate Marrucinorum
Teates Apuli
Tectosages Galatiae
Tegea Arcadiae
Cretae
Telamon Etruriae
Telemissus Cariae
Telos Ins. ad Cariam
Temenothyrae Lydiae
Temesa Bruttiorum
Temnus Aeolidis
Tempyra Thraciae
Tenedus Ins. ad Troadem
Tentyrites nomus
Tenus Ins. Cycladum
Teos Ioniae
Terina Bruttiorum
Termessus Pisidiae
Termisus Tarraconensis
Terone Macedoniae
Thasus Insula
Thalassa Cretae
Thebae Boeotiae
Thebe Adramitenorum
Theloris Tarrac.
Thelpusa Arcadiae
Themisonium Phrygiae
Thera Ins. ad Cietam
Thermae Siciliae
Tliespiae Boeotiae
THESSALIA
Thessalonica Macedoniae C.
Theudosia Tauricae
Thibros Thessaliae

i07
Thinites nomus
Thisbe Bosotiae
Thisoa Arcadiae
THRACIA
Thronium in Locris
Thuria Messeniae
Thurium Lucaniae
Thyatira Lydiae ....
Thyessus Lydiae
Thyrea Argolidis
Thyrreum Acarnaniae
Tiberias Galilaeae
Tiberiopolis Phrygiae
Ticinum Insubrum
Tityassus Pisidiae
Timbrias Phrygiae
Tium Bithyniae
Tlos Lyciae
Ttnolus Lydiae
Toletum Tarraconensis
Toiistobogi Galatiae
Totnarena Lydiae
Tomi Moes. Infer.
Topirus Traciae
Tornacum Gal. Belg.
Trabala Lyciae
TRAGHONITIS
Traducta Boeticae C. vd. M.
Traelium Macedoniae
Trajanopelis Ciliciae
Phrygiae
Trajanopolis, Trajana Augusta
Traciae
Tralles Lydiae
Trapezopolis Cariae
Trapezus Ponti
Tricca Thessaliae
Trmnethyrae Phrygiae
Triocala Siciliae
Tripolis Cariae
Phoenices
TROAS regio
Trocmi Galatiae

Troezen Argolidis
Tuder Umbriae
Turiaso Tarraconensis G.
Turones Galliae Aquit. :
Tusculum Lati i
Tyana Cappadociae C.
Tylissus Cretac
Tyndaris Siciliae
Tyra Sarmatiae Europ.
Tyracina Siciliae
Tyrissa Macedoniae
Tyrus Phoenices C.
Valentia Bruttiorum C.
Tarraconensis
Velia Lucaniae
Velitrae Volscorum
Ventippo Baeticae
Venusta Apuliae
Verulae Hernicorum
Verulamium Britanniae
VESTINI
Veterna Etruria
Vetulonia Etruriae
Vienna Gall. Narbon. C.
Viminacium Moes. Super. C
Virodunum Gall. Belgicae
Virovesca Tarraconensis
Vlia Baeticae
VMBRIA
Volaterrae Etruriae
Volcae Arecomici Gal. Narb.
Vranopolis Macedoniae
Vrcesa Tarraconensis
Vreium Apuliae
Vrsentum Lucaniae
Vrso Baeticae
Vtica Zeugitanae M.
Vxentum Calabriae
Xanthus Lyciae
Xoites nomus

io8
Zacynthus Iws. ad Elidetti
Zancle Siciliae
Zaytha Me&opotamiae
Zela Patiti

Zephyrium Ciliciae
ZEVGITANA
Zeugma Commagenes

CATALOGO
dei Re, e dei Principi.
Abdissarus ArtiieiMae rex
Abgari vaTii Edessae reges
Acliaemenwlae Persiae reges
Achaeus Syriae rex
Ada resina Cariae
. Adaeus Heracleae Sinticae tyrannus
Adinnigaus Characenes re<x
Aeropus III Macedoniae rex
Aetolobus Galatiae rex
Agathocles Syracusarum rex
Agathocles Lysimachi Filius
Agesilaus Spartae rex
Agrippa I ludaeae rex
Agrippa II ludaeae rex
Ajax Saoerdos Olbae 'Ciliciae
Aletis Tegeae Arcadiae rex
Alexander I Epiri rex
Alexander II Epiri rex
Alexander Iannaeus ludaeae
rex
Alexandcr I Macedoniae rex
Alexander II Macedoniae rex
Alexander IH Magnns Macedoniae rex
Alexander IV Macedoniae rex
Alexander I Baia, Syriae rex
Alexander II Zebina , Syriae
rex
Amadocus Odrysiorom rex
Amastris Heracleae Ponti regina
Amintas Cibryae rex
Amyntas Galatiae rex

Amyntas I Mactsdniae rex


Amyntas II Mar/edoniae rex
Antigonus Asiae fcX
Antigonus ludaeae rex
Antigonus I Gnatas Macedoniae rex
Antigonus 11 Dson , Macedoniae rex
Antiochus IV Comftagenes rex
Antioelius I Soter Syriae reX
Antiochs II Deus Syriae rex
AntiochusIIIMagnusSyriaerex
Antiochus IV Deus Epiphanes Syrii*e rex
Antiochus V Eupator Syriae
rex
Antiochus VI Dionysus Syriae
rex
Antiochus VII Evergtes Syriae reX'
Antiochus Vili Epiphaties Syriae rex
Antioelius IX Philopator Syriae rex
Antiochus X Eusebes Syriae
rex
Antiochus XI fhiladelphus Syriae rex
Antiochus XII Syriae rex
Antiochus XIII Syriae rex
Antiochus Hierax Syrus
Apollodorus Cassandreae Tyrannus
Archelaus Csppadociae rex

i09
XXVII Volagases II
XXVIH Volagases III
XXIX Volagases IV
- - - XXX Volagases V
Arsames Armeniae rex
Arsinoe Ptolemaei II Philadetpki
Arsinoe Ptolemaei IV Philo
patoris
Artabazes Characenes rex
Artapanus Characenes rex
- - - X Cappadociae reges
Ariobarzanes I Philorom. Cap- Artavasdes Armeniae rex
pad. rex
Artemisia regina Cariae
<--<- II Philopator Cappad. Asander Bospori rex
Attambilus Carac. rex
rex
.- - ^ HI Philorom. Capp. rex Audoleon Paeoniae rex
Arisbas Epiri rex
Ballaeus Illyrici rex
Aristobuias Armeniae rex
Arsaces Partkiae Reges. Berenice Ptolemaei I Soteris
Berenice Ptolemaei III
Arsaces I
Bitoviogogus Galatiae rex
- Ili
Il Tiridates
Artabanus 1
Bitovius Galatiae rex
Bitucus Galatiae rex
- IV Priapatius
Brogitarus Galatiae rex
V Phraates I
Arsaces VI Mitbridates I
Caeantolus Galatiae rex
- - - VII
Vili Phraates
Artabanus
II II
Callinicus Antiochi IV Com- - - IX Mithridates II
mag. F.
Cassander Macedoniae rex
- - XI
X Mnascires
Sanatroeces
Chotis Cibyrae rex
Cleomenes III Spartae rex
- - - XII Phraates III
XIII Mithridatcs III Cleopatra Antiochi Vili mater
XIV Oroele*
-- mater Ptolemaeorum Vili
_\V Phraates IV
et IX
- - - XVI
XVII Phraataces
Orodes II
M. Antonii
Cleopatra Iubae 11
Cotys l Bospori rex
- XIX
XVIUArtabanus
Vonones III
l
Cotis 11 Bospori reX
- - - XX Bardanes
Cotys HI Bospori rex
Cotys IV Bospori rex
XXI Gotaraies
XXH1 Volagases l
Cotys II Traciae rex
Cotys IH Thraciae rex
XXIV Pacorus HI
Cotys V Thraciae rx
XXVI Chorsroes

Archelaus (Herodcs) Iudaeae


Ethnarca
\
Archelaus Macedoniae rex
Aretas Damasci rex
Arcus Spartae rex
Ariarathes IV Cappadocia rex
- - - V Eusebes
- VI Philopator
- - - VII
VIIIEpiphanes
Phiiotnefer

I IO
Dcjotarus Galatiae rex
Demetrius Illvricorum rex
Demctiius I Macedoniae rex
Demetrius II Macedoniae rex
Demetrius I Soter Syriae rex
Demetrius II Syriae rex
Demetrius III Syriae rex
Dionysius Heracleae rex
Dionysius 1 et II SiciUae
reges
Dionysius Triopolis Phoenices
rex

Laodice Demetrii I Regis Sy


riae uxor
Leuro II III Bospori rex
Lycceius Poeoniae rex
Lysanias tetrarcha Calcidencs
Lysimarhus Thraciae rex

Magas Cyrenaicae rex


Mamn varii , Edessae reges
Maussollus Cariae rex
Mcheidates Vononis I Fili us
Midas Phrygiae rex
Mithridates III Ponti rex
Epiphanes Antiochi IV Com- Mithridates V Evergetes Ponti
rex
mageni F.
Erato Tigramis IV soror
Mithridates VI Eupator Ponti
rex
Evagoras Cypri rex
Eucratides I Bacttiane rex
Mithridates PergamenusBos
Eupator Bospori rex
pori rex
Mithridates ex prole magni
Eupolemus Dux Cassandri
Euthydemus Bactrianac rex
Achaemenis , et ex familia
Mithrid. Magni
Mithridates Armeniae rex
Gelo Syracusarum rex
Moagetes Cibyrae rex
Gentius Illyrici rex
Monueses Characenes rex
Hecatomnus Cariae rex
Monunius Dyrrhachii rex
Heliocles Bactriane rex
Mostis Epiri rex
Herodes Chalcidis rex
Musa Orsobaris Bithyniae re
Herodes M. Iudaeae rex
gina
Herodes Antipas tetra rcha Ga
li laeae
Nicocles Paphius
Hicetas Syracusanus
Nicomedes I Bithyniae rex
Hidrieus Cariae rex
Nicomedes II Bithyniae rex
Hiero I Syracusarum rex
Nicomedes III Bithyniae rex
Hiero II Syracusarum rex
Hieronymus Syracusarum rex Oiadaltis Bithyniae regina
Othontopates Cariae rex
Ininthimevus Bospori rex
Iotape Commagenes regina
Paerisades II Bospori rex
Iuba I Mauretaniae rex
Patraus Paeoniae rex
Iuba II Mauretaniae rex
Pausanias Macedoniae rex
Pcpaepiris vel Gepaepiris B.
regina

Perdiccas II Macedonia rex


Perdiccas III Macedoniae rex
Perseus Macedoniae rex
Pharnaces I Ponti rex
Pharnaces II Ponti rex
Philetaeri Pergami reges
Philippus II Macedoniae, rex
Philippus III Aridaeus Maced.
rex
Philippus IV Macedoniae rex
Philippus V Macedoniae rex
Philippus Andriscus
Philippus Syriae rex
Philippus tetrarcha Iudaeac
Philistis Syracusarum regina
Philopator I vel II Ciliciae rex
Phintias Agrigenti rex
Phthia Epiri regina
Pixodarus Cariae rex
Polemon I rex Ponti et Bospori
PolemonlI rex Ponti et Bospori
Polemon sacerdos Olbae Ci
liciae
Polydorus Spartae rex
Prusias I Bithyniae rex
Prusias II Bithyniae rex
Psamytes Galatiae rex
Ptolomaei Aegypti reges
Ptolemaeus I Soter
- - - II Philadelphus
- - - IV
III Philopator
Evergetes
- - - V Epiphanes
----- VI Philometor
- VII Physcon

111
VIII Lathyrus
- - - IX Alexander I
- - - X Alexander II
- - - XI Aulites
- - - XII Dionysus
- - - - - XIII ultimus
* *
Ptolemaeus Apiari Cyrenaicae
rex
Ptolemaeus Epiri rex
Ptolemaeus Maurctaniae rex
Ptolemaeus tetrarcha Calcidenes
Pylaemenes Paphlagoniae rex
Pyrrhus Epiri rex
Pythodoris Ponti regina
Rhadameadis Bosph. R. (i)
Rhascuporis Thraciae rex
Rhescuporis I Bospori rex
Rhescuporis II Bospori rex
Rliescuporis HI Bospori rex
Rhescuporis IV Bospori rex
Rhescuporis V Bospori rex
Rhoemetalces Bospori rex
Rhocmetalces I Thraciae rex
Rhoemetalces II Thraciae rex
Sadales II Thraciae rex
Salome Aristobuli uxor
Sames Armeniae rex
Sasanidae Persiae reges
Sauromates I Bospori rex
Sauromates II Bospori rex
Sauromates III Bospori rex
Sauromates IV Bospori rex
Sauromates V Bospori rex
Sauromates VI Bospori rex

(1) Moneta nuovamente scoperta dal sig. Stempkoivslu. Rev.


Encyclop. Mai. 1822, pag. 596, Le molte antichit greche da lui
raccolte nel Bosforo sono state in parte illustrate recentissimamente
dal sig. Raoul-Rochette nelle sue Antiquites Grccqucs du BospboreCimmerieu. Paris 1822 , 8 , fig.

1 11
Sauromates VII ultimus
Seleucus I PJicator Syriae rex
Seleucus II Callinicus Syriae
rex
Seleucus III Ceraunus Syriae
rex
Seleucus IV Philopator Syriae
rex
Seleucus V Syriae rex
Seleucus VI Epiphanes Syriae
rex
Seuthes III Thraciae rex
Simcon Judaeorum Dux
Tarcondimotus I Ciliciae rex
Teiranes Bospori rex
Teres II Thraciae rex
Theodotus I et 11 Bactrianae reges
Thero Jfgrigenti rex

Tliermusa regina Phraatii IV


uxor
Thothorses Bospori rex
Tigranes Armeniae et Syriae
rex
Tigranes IV Armeniae rex
Thimarchus Babiloniae rex
Thimotheus Heracleae Ponti
rex
l'incus Characenes rex
Tisiphon Thesaaliae tyrannus
Tryphaene regina Polemonis II
uxor
Tryphon Syriae rex
Xerses Armeniae rex
Zarias Illirici rex
Zelas Bithyniae rex
Zenodorus tetrarchia

u3
LEZIONE

III.

DelV Epigrafia. Notizie preliminari.


I. Introduzione. II. Definizione della Epigrafia. III. Uti
lit e merito delle Iscrizioni. IV. Quanto l' uso ne sia
antico. V. Nomi varj con cui si chiamarono le antiche
Iscrizioni. VI. Delle sostanze in cui sono marcate le an
tiche Iscrizioni. VII. Cenni Hiorico-Letterarj degli studj
Epigrafici. Vili. limiti ne' quali pu circoscriversi V an
tica Epigrafia e divisione de' suoi oggetti.
. I. Diverrebbe pure una operazione degnissima del
secolo nstro, riordinare sotto l'aspetto di un sistema scien
tifico le antiche iscrizioni , non altrimenti che si fatto
della Numismatica ; e dopo che noi abbiamo veduto la Doctrina Numorum veterum di Eckhel , potremmo augurarci
eziandio di vedere una Doctrina Iscriptionum veterum,
compiendosi cos i voti dell' illustre Morcelli , che desider
vedere intorno alle iscrizioni un' opera somigliante a quella
dello Spanhemio De usu et praestantia Numismatum, e
!>er la quale egli stesso avea aperta spaziosissima via con
' opera classica : De stilo Inscript. Vet. Latin. L'immen
sit degli oggetti e la variet di essi potrebbero di grande
ostacolo divenire anche in sulle prime linee di un lavoro
s grande: la quantit delle iscrizioni inedite e sconosciute
potrebbe eziandio un qualche difetto produrre , ma come
mai pensare che opere di s vasti argomenti si mostrino
senza difetti ? E chi potrebbe contrastare inoltre , che an
che cos difettosa una impresa s grande non divenisse poi
di . molta importanza e di somma utilit ? ' E che ! Forse quei
difetti medesimi, ed altri non potrebbero nuovamente cor
reggersi , come avviene appunto nella Numismatica , mentre
pu dirsi come ogni libro che a nuova luce emerge, sup
plisce alle mancanze e corregge i difetti dei libri ai quali
i nuovi van succedendo ?
. Il L' Epigrafia da
sopra e yp<<pw scrivo , pu
definirsi una scienza, una facolt che insegna a conoscere
le antiche iscrizioni sotto quei molti e svariati rapporti che
contengono : definizione che jiu stendersi anche all' arte
Verm. Tom. IL
i4

"4
di comporre le iscrizioni moderne , <Ji cui oggi tanto
abuso, piuttosto che uso. Nei dunque non ci occuperemo
in questa seconda parte , ma bene conosciute che avremo
le antiche in ogni loro propriet, ci sar facile comporrle
anche delle moderne , e di adattare con plauso l' antico
linguaggio lapidario ad ogni maniera di moderno costume :
e se 1 immortale Morcelli non avesse bene conosciuta
la Epigrafia antica , non potea divenire il padre , ed il
maestro della moderna. Odasi pertanto ci che scrisse a
questo proposito recentissimamente uno de' pi dotti lette
rati italiani , il sig Consigliere Lucchesini (i). Ma
non basta il raccogliere e spiegare le iscrizioni antiche j
bisogna ancora assai volte far nuove iscrizioni per tra mandare alla posterit le memorie de' nostri tempi. Al cuni sperano ili meritare i sommi onori in questo genere,
perch hanno tratta qualche parola o qualche espressione
dai sepolcri degli Scipioni , o dai frammenti d' Ennio e
di Pacuvio ; ma sono in errore. Quale esser debba lo
stile delle iscrizioni l' insegn l' Ex-Gesuita abate Mor celli in un' egregia sua opera, nella quale per qualsivo glia genere dette gli opportuni precetti , ed ui altra opera
somministr gli esempj da lui stesso composti con am mirabile felicit , onde divenuto regola ed esempio in
questa parte della latina letteratura.
. IH. Divenne un punto di letteraria quistione , che fra
gli altri scienziati occup il Maffei, se il merito delle mo
nete, e 1' utilit loro sieno pure superiori a quella delle
vecchie iscrizioni. A noi sembra una quistione che possa
facilmente risolversi in favore di queste, imperciocch le
iscrizioni medesime oltre contenere pressoch tutte le utilit
delle monete , e quali sieno in buona parte le abbiamo a
suo luogo mostrate , ne contengono tante altre e cos pre
ziose,. che difficilmente nella Numismatica possono ravvisarsi.
N ci si opponga, che le monete alla parte scritta riu
nendo la parte figurativa , almeno per questo mezzo nel
merito e nella utilit loro si rendano superiori alle iscri
zioni; imperciocch queste medesime portano cos sovente
mente riunita la parte figurativa alla parte scritta , che
anche su di questi rapporti possono alle monete paragonarsi.
Veggansene intanto i moltissimi saggi nelle opere del Boissardo, nel Museo Veronese, ed altrove.
(i) Illustrazione ^glle lingue antiche moderne II, 179.

n5
Il P. Zaccheria occup intieramente il primo libro delle
sue istituzioni lapidarie nel mostrare il pregio e V eccellenza
delle antiche iscrizioni latine , pregio ed eccellenza che pro
clam unicamente sui rapporti della Cronologia , della Geo
grafia , della Storia , delle antiche pratiche Religiose , dei
costumi antichi e dell' ammenda degli antichi Scrittori
ove sieno guasti , pregi tutti che si rincontrano nelle mo
nete antiche. Noi per altro che intendiamo parlare di ogni
maniera di iscrizioni auliche, ed in ogni idioma, possiamo
eziandio mostrare in assai maggiore ampiezza questa utilit
e questa eccellenza medesima.
per dire primieramente degli antichi idiomi, quelli
della vecchia moneta si trovano pressoch tutti nelle iscri
zioni , mentre queste altri ne mostrano , che non possono
ravvisarsi giammai nelle monete , le quali non ci mostrarono
peranche i due linguaggi Egizj , arcano e geroglifico uno,
alfabetico 1* altro , gji idiomi Babilonico , Persepolitano ,
Palmireno , ed Euganeo. Veggasi la nostra Lezione XII del
primo volume.
Egli ben vero che le monete ci fanno conoscere le
pi celebri Magistrature della Grecia e di Roma, ma men
tre esse non ce ne danno che i semplici nomi , con qual
che attributo di loro esercizio, e qualche simbolo di loro
rappresentanza , le iscrizioni ci fanno conoscere le leggi , i
decreti , le sanzioni anche de' Monarchi , de" Principi , de*
Collcgj sacerdotali e politici , dei Municipj e Colonie , su
di importantissimi oggetti sacri , politici , e privati , che il
lustrano grandemente la Storia antica Greca e Romana. Che
se a taluno prendesse vaghezza di compilare un corpo La
pidario-giuridico diciamo cosi , di cui ne diede pure una
picciola idea Antonio Agostini (i) , non produrrebbe che
un' opera di grande importanza , e di molla utilit alla
Storia della greca e romana Giurisprudenza, e noi ora non
possiamo ricordare che i fonti principali d' onde trarre que
sti pregevolissimi oggetti ed in un corpo solo riunirli : sono
essi principalmente , senza ricordare le collezioni generali di
lapide che ne contengono di ogni ragione , le opere del
Brissonio (a), del Malfai (3>, dell' Egizio (4), del Biagi (5),
(1) Leges et Senut. Consult. que in veteribus cuoi ex lapide tuta
ex acre reperhmtir. Nel suo libro: de lcg. et Senat. Consalt. Ram. |583.
(2) De formulis et soleteu. Pop. Rom.
(3) Jtus. Veron. pag. XIV,
(4) Senato* consult. da BaaanaJ.
(5) Dt Vera, ita*

tiC
del Mazocchi (i) , del Marini (2) Chishull (3) , Prideaux
e de' signori Vernazza (5) Serra (6) e Lama (7) per ta
cere di molti altri.
Sembrerebbe a prima vista che le monete cos dette di
famiglie Romane dovessero fornirci di molti nomi di esse ,
e di molte loro relazioni , ma per quanto ampia sia quella
Genealogia di tante celebri ed illustri famiglie romane,
non potr mai ravvisarsi come nelle lapide, n la storia di
esse potr meglio illustrarsi che con questo sussidio. Veggasi per tutti il ch. sig. Borghesi come anche con questo
mezzo ha dottamente illustrata la storia della famiglia Arria (8). Ma chi potrebbe mai restringere per succinta ma
niera V utilit che le iscrizioni recarono sempre mai alle
scienze, alla storia delle Arti e degli antichi artisti , alla
cognizione degli usi pubblici e domestici ? Da esse sole per
esempio noi conosciamo una serie ben lunga di Medici , e
di cose alla medicina spettanti (q) , di Pittori , Architetti ,
di molti antichi . Edificj , e di molte incombenze domestiche
e private riunite ai servi ed agli schiavi nelle case dei
grandi principalmente (i0), e tutte circostanze che inutil
mente per buona parte si cercherebbero nei classici greci ,
e latini.
'
*
. IV. Tolto ad esame un testo di Giuseppe Ebreo (n),
e rigettatasi dagli eruditi quasi come una favola quella nar
razione (i2) che vorrebbe darci iscrizioni antidiluviane, e
fabbricate dai figliuoli di Set per tramandare a posteri le
osservazioni astronomiche che si diceva essersi fatte a' suoi
giorni., par certo, che non siavi memoria d'iscrizione pi
antica di quella che Giacobbe pose semplicissima nel se
polcro della sua Rachele (i3). Dopo di ci sembra inutile
(i) Tab. Hcracl.
(2) Frat. Arval. Ind. LXXXIII.
,
(3) Antiq. Asiat.
.
...
. .
(4) Marm. Oxon.
(5) Diploma di Adriano spiegato.
(6) Discorso sopra un'antico Monumento trovato Tanno i5o6.
(7) Tavola alimentaria vellej.ite detta Trajana. Tavola Legislativa
della Galli Cisalpina , e dottamente spiegate.
(8) Della Gente Arria Romana, e di un nuovo denaro di M. Arrio
secondo. Dissertazione edita dal dott. Labus. Milano 1817.
(9) Per un picciolo saggio , veggasi Vajchi Antiq. Med. Select.
Jena? '772.
(10) Bianchini Iscrizioni Sepolcrali de' Servi e Liberti della casa
di Augusto. Gori Colnmbar. libertor. et serv. Liviae Aug. et Caes.
(11) Antiq. 1, cap. 3.
' '
Maffei Osserv. let. VI, 426. Crit. Lap. i. , col. 5.
(i3J Gen. XXXV, 20.
' .

a noi cercare con maggiori particolarit i progressi che si fe


cero, direrno quasi, presso ogni nazione., meno che non
fosse barbara, ed analfabeti ca , nella pratica d'incidere e
segnare Iscrizioni. Tanto vollero sempre , come a' d nostri f
la religione, il desiderio di tramandare a' posteri la notizia
di grandi avvenimenti, l'adulazione, la pompa di pubbli
che cose, l'amore conjugale , filiale e degli amici, e molte
altre circostanze che imponendo nella mente degli uomini ,
questi tolsero assai di buon'ora somigliante costume. Non
quindi meraviglia se noi sappiamo per mezzo degli serit-;
tori antichi, e dei Monumenti che ci rimangono, come i
popoli dell'Oriente e dell'Egitto, della Grecia, dell'Italia
e di Roma fino da' remotissimi tempi all'uso continuo dell*
Iscrizioni si addimesticarono.
. V. Gli Ebrei pare che chiamassero jad ci che noi
chiamamo Monumentarti , ma con quali denominazioni chia
massero gli Orientali e gli Egizj le Iscrizioni, noi forse lo
ignoriamo , e queste brevi ricerche non possano limitarsi
che ai Greci e Latini. Epigrapke, Epigramma comunemente
le chiamarono i primi , con questo secondo nome le de
nomin Filocoro nel suo libro smarrito, ove aveva raccolto
tutte le Iscrizioni delle Greche citt, opera ricordataci
da Ateneo. A denominazioni anche maggiori si estesero i
Latini, imperciocch eglino chiamarono le Iscrizioni marttior , lapis , ' titulus , monumentum , memoria , tabula,
mensa, epitaphium talvolta le Iscrizioni sepolcrali, e che
quanto dire Elogio sopra la tomba.
. VI. Una bufna parte delle sostanze solide serv a mar
care Iscrizioni ora incise ora di rilievo. Non ci ha luogo. a
dubbio che le prime" sostanze sieno state le pietre ed i
marmi , se pure non furono gli embrici v e le terre cotte ,
e nelle quali tuttora rimangono Iscrizioni moltissime , ed
antichissime. Si sa avere gli antichi usato anche il legno,
ma Iscrizioni in questa fragile sostanza non giunsero forse
fino a noi. Ve ne giunsero perci in gemme , e pietre fine,
in vetro (i), in piombo il di cui uso e antichissimo essendo
ricordato anche da Giobbe , nell' avorio , e particolarmente
ne' cos detti dittici, de'quali terremo ragione a suo luogo.
Ma dopo le pietre ed i marmi , non vi fu certamente ma
teria in cui pi soventemente si marcassero Iscrizioni, e
(0 Buonarroti Vetri cimiteriali. Sestini Illustrazione ii un Vas
anc di v,^tr Fir. i8i3.

n8
specialmente pubbliche , quanto il bronzo , ed il rame ,
nelle quali sostanze rimangono ancora molti e preziosissimi
monumenti scritti. Ma questo interessante argomento fu
svolto non ha guari dal dottissimo sig. de Lama Prefetto
del Musco Parmense, nella sua illustrazione della celebre
tavola alimentaria Vellejatc detta Trajina (i). Ivi il chia
rissimo Archeologo dopo d'avere diligentemente investigato
l'origine antichissima, e l'uso di scrivere e pubbliche e
sacre e private memorie io rtmc, discende a farne cono
scere i pi celebri monumenti che ancora ne rimangono.
Sono essi pertanto una tavola o lamina ospitale di alcuni
popoli della Lucania, un giorno nel Museo Borgiano, ora
Borbonico (2). Le celebri tavole Eraclensi contenenti leggi
municipali e dottamente illustrate dal Mazzocchi (3). La
lamina Volsca dello stesso Museo Borgiano (4) che parla
di sacrificio. Le bilingui tavole Eugubine tanto celebri nella
Storia degli antichi dialetti Italiani (5), e contenenti, con
forme l' ultime osservazioni di Lanzi , parte di sacro rituale..
K sarebbero pochi gli altri monomenti dell'Italia antica
scritti in rame e metallo.
Fra i Romani l' uso ne divenne forse assai pi comune ,
ma in proporzione dei monumenti ch'ebbero in gran copia
non ce ne sono giunti che pochi. Fra essi si distinguono
per la preziosit loro il senato consulto contro i baccanali
emanato nel 567 di Roma , senza tener conto di altre leggi
di minore importanza , di ruoli di Decurioni Municipali , d
Municipali costituzioni 5 altre tavole di pubblica ospitalit \
lettore di pubblica ragione (6), oneste missioni (-) ossia di[domi , ed altri oggetti di minor conto in gran numero nel' idioma latino, che ci somministra assai pi monumenti
scritti in bronzo, che qualunque altra nazione della antichit,
S. VII. Una assai dilettevole occupazione diverrebbe per
noi di rintracciare gli studj epigrafici in quel modo stesso
che Heyne rintracci quelli della Numismatica (8), ma
(1) Pae. 80. Parma 1819. 1
(2) Siebeenkes expositio Tab. hospit. ex aere ec. Rom. 1
Analytk.al essay on the greck alphabet ec. Lond. 1791.
(3) Coment, in aen. Tab. Hcracl. Neap. 1754.
(4) Lanzi S.i8. di Lin. Etrus. II, 616.
f5) Gor. Mns. Etr.
(6) Grut. MLXXXI , a.
(7) Yernazza Op. cit
(8) I. G Lipsii Bibl. Num. I, V.

"9
bob comportandolo forse i limiti di una elementare istitu
zione , noi non faremo che rapidamente correre questa amenissima Istoria medesima.
Sembrarebbe pertanto che la Storia se ne dovesse ordire
non solo da quel Filocoro, il quale allo scrivere di Ateneo
riordin in un libro tutte le antiche iscrizioni che vedevansi
sparse per la Grecia (i); ma da Evennero eziandio che
pratic ad un dipresso il medesimo allo scrivere di Eusebio
e Lattanzio. E volendola incominciare dai primi inciinabili
del ristorainento delle lettere , e specialmente in Italia , bi
sogner dire eziandio come quel Petrarca , il quale am lo
studio e la ricerca d' ogni classe di monumenti antichi ,
neppure le Iscrizioni spregiasse, n si sar trattenuto per
tanto dal consigliarne lo studio , come della Numismatica
fece soventemente; ma perch poi nel secolo XIV non si
fecero grandi progressi in questo studio, ed in somiglianti
ricerche, egli d'uopo discendere al secolo che ne segui.
In esso veramente si distinsero sopra tutti l'Anconitano
Ciriaco, il quale ne' suoi varj viaggi molte Iscrizioni rac
co Ise (2) , ed il celebre Frate Giocondo Veronese , e delle
molte iscrizioni da lui raccolte ne rimangono ncora due
preziosissimi codici da noi veduti nelle Biblioteche Magliasecchiana, e Capitolare di Verona (3). Ma lasciandosi in
dietro Felice Feliciano, e Giovanni Marcanova, clic raccolsero
Iscrizioni anch' essi , fia meglio discendere al secolo XVI in
cui anche gli studj Epigrafici con molto progresso avanzarono
E per dire in primo luogo delle collezioni generali , ci si
fa incontro Pietro Appiano il quale nel i534 pubblic una
raccolta di antichi Marmi scritti dinominandola: Itif'criptiones Sacrosanctae Fetuitatis (4) ove l'autore ci pre
viene di averle raccolte d'ogni parte dell'Orbe, e non da
Roma soltanto siccome pochi anni innanzi, cioinel i^3i si avea
fatto o dal Fulvio Orsino, 0 dal Colocci, secondo che altri
pensa, 0 coll' opera di molte mani nella rarissima collezione
stampata da Jacopo Mazzochi (5), che malamente da taluno se
n' creduto autore , quando non fu che il semplice stampa
tore (6). L' esempio dell' Appiano fu seguito nel secolo
(i)
(a)
(3)
(4)
(5)
(6)

Athen. lib X, Strab. IX.


Tiraboschi VI, e gli autori ivi citati.
Maffei Ver. Illustr. par. II, pag. 26i.
Ingolstadi i534 fol.
Epigramnata anUquae Urbi.
Mario. Frafc AIT.I67 , 4i 3.

I IO
stesso da Martino Smezio, il quale nel i588 pubblic il suo
corpo di Iscrizioni con un supplemento di Lipsio , raccolte
da tutta l' Europa , ed questa la prima collezione ben di
sposta con ordine e metodo, e che fu come di scorta e di
guida a quelle immense collezioni che si fecero poi nei
secoli XVII e XVIII.
Ma perch la riunione di questi Monumenti preziosi di
venisse anche pi utile alla Storia speciale di alcune Pro
vincie , e citt , si determinarono a completarne collezioni
limitate a luoghi particolari ; e cosi avana che terminasse
il secolo XVI , il celebre Corrado Peutigero diede fuori le
Iscrizioni di Augusta (i), Giorgio Douza quelle di Costan
tinopoli e della Grecia (i) , il Velsero novamente quelle
di Augusta (3), l'Huttichio quelle di Modena (4), e
l'Orcone quelle di Spagna (5), per tacere di altri libri di
minor conto.
Questo nobilissimo studio poi si apr nuore vie nel primo
lustro del secolo XVII, con la prestantissima collezione pub
blicata da Giano Gruteio, ed era gi la pi completa di
auante altre se n'erano viste per lo innanzi. Ma per dire
i altre collezioni generali, il dottissimo Tommaso Reinesia
dopo che molte Iscrizioni avea pubblicato ed illustrato nelle
sue lettere a Ruperto (6), una nuova collezione pubblic
di antiche Epigrafi a somiglianza del corpo Gruteriano (7);
e d'intorno a que' giorni medesimi non si rese men ce
lebre e noto per somiglianti studj Jacopo Sponio (8). Ne
mancarono per avventura altri Eruditi che si .determinarono
a collezioni speciali, e possono rammentarsi fra molti,
Giorgio Gualtieri che raccolse le Iscrizioni Sicule, Gioachino
Haginocino, Giovanni Seldeno, Jacopo Tommasini , Sertorio.
Orsato , che raccolsero le Iscrizioni di Wittemberg , del
eonte di Arundello (9) , e quelle di Padova.

(1)
fa)
(3)
(4)
(5;
(6)
(7)
(8)
Lyon
(9)

Iscrizioni Perugine I, IX.


Lugd. Bat. i5ija
Ven. i5go.
Mutin. i5ao libro rarissimo.
Heidelber. i5g6.
L'rps. 660.
Lij,s 1682 fui.
Miatel. Erud. Antiq. Lug. i685. Kechcr. Curios. d' Antiq.
i683.
>novanita te nel 1686.

121
Ma la gloria maggiore di questi ameuissimi studj era ve
ramente riserbata al secolo XVIII, e noi quale si pu dire
che vi desse principio una nuova edizione del corpo
Gruteriano nel 1707 procurata da Jacopo Gronovio che lo
riprodusse pi ampio e pi corretto in quattro volumi ar
ricchendolo di moltissimi ed interessantissimi rami, e quando
gi il dotto Fabretti avea pubblicato le molte Iscrizioni
delle sue abitazioni domestiche (1) , ma che per avere ar
ricchito quei tanti comenti con molte altre Iscrizioni , pu
chiamarsi come una collezione generale. E perch gli oltra
montani non aveano peranche ceduto la palma alr Italia in
somiglianti ricerche, e nel completare corpi di antiche Iscri
zioni , Edmondo Chishull ci diede primieramente una prezio
sissima raccolta di Greche Iscrizioni che precedono l' era
Cristiana (1) , e poco appresso il Koolio produsse a somi
glianza di Grutero un nuovo corpo di Iscrizioni greche e
latine riordinando le schede di Marquardo Giulio (3),
come fece il Gori nell'anno stesso ij3i pubblicando le
schede Lapidarie di Giovanni Battista Doni (4). M.t dopo
il corpo Gruteriano non si era vista peranche uua collezione
pi copiosa del Tesoro Lapidario dato fuori dal Muratori
nel 1739 (5) , ed al quale il P. Sebastiano Donati aggiunse
un bel supplemento (6) , tacendolo precedere dalla grande
opera gi meditata dal Marchese Miffei sull'Arte critica
lapidaria , ma che lasci incompleta , e di cui torner in
acconcio in altro luogo parlarne. Nell'anno medesimo poi
in cui il P. Donati diede fuori il suo supplemento al Mu
ratori, il dottissimo Padre Oderici pubblico quei molti marmi
inediti illustrandoli con dissertazioni squisite. Poco appresso
si rese pur celebre Riccardo Ghandler con la sua squisitis
sima collezione di Iscrizioni greche tratte dall'Asia minore (7).
Ma gli Eruditi di quel dottissimo secolo XVIII furono
anche paghi di rivolgere talvolta le proprie cure soltanto alle
collezioni particolari di una citt e di una regione: laonde
il Salomoni pubblic quelle di Padova, il Gori della To
scana, Ricolvi e Rivoltella di Torino, l'Olivieri di Pesaro,
(1) Rom. 1702.
(2) Antitj. Asiat. . ec. Lond 1758.
(3) Leovard. 1 ^3 1.
(4) Fior. 1731.
(5) Mediolan. 1739.
(6) Lucac 1 765 , voi. 3.
(7) Oxon. 1774, foL
Verm. Tom. JJ.

iS

il Maffei di Verona, di Torino, e di Vienna, il De-Vita


di Benevento, il Paciaudi , ed il Blasi lo adunate dalla fa
miglia Nani, Chandler quelle di Oxlord, il Castelli di Pa
lermo, il Zarclieria di Salona, il Guasco le Capitoline, il
Molisani le Regine, il Passionei quelle raccolte nelle sue
case, lo Spreti quelle di Ravenna, il Bianchi di Cremona.
Oltre ci alcuni vi furono (he si limitarono ad oggetti eziandio
pi singolari e preziosi. Imperciocch il Bianchini ed il
Gori furono impegniti a pubblicare tutte le Iscrizioni tro
vate nel celebre. Colombario dei Servi e Liberti della casa
di Augusto, Bonada in due volumi si propose di darci le
Iscrizioni metriche tanto greche che latine, il Mazocchi
con opera classica ci diede alcune tavole legislative degli
Eraclensi ; n gli epigrafici studj dello scorso secolo poteansi meglio coronare, che con una nuova opera clas
sica quale fu quella del dottissimo Marini sopra gli
Atti dei fratelli Arcali, opera veramente di assai vasto
progetto , e di una dottrina , ed erudizione immensa. Che
se la morte non avesse tolto troppo immaturamente di vita
il Dottore Annibale Mariotti di Perugia , gli Eruditi avreb
bero pure gustata un'opera di nuovo conio,' in Qua colle
zione di Iscrizioni Mediche da quel dottissimo Professore
spiegate, ma lasciate inedite tutrora.
Ne si limit quel secolo stesso alle sole Epigrafi Greche
e Latine , ma allora s' incominciarono a ricercare Monumenti
scritti in altre Paleografie, e di cui ne' secoli antecedenti
si pu dire che ne fosse ascoso quasi ogni prodotto. Imper
ciocch le molte fatiche dei Gori, del Passeri, dell'Olivieri,
del Remondini, del Mazzocchi, del Maffei e di altri sulle
lingue Etrusca , Osca, ed altre antiche d'Italia sono tutte
del secolo scorso , e nel quale in questo difficile agone
spicc poi gloriosissima palma l'Ab. Lanzi con il suo saggio
di lingua Etrusca e di altre d'Italia, opera che segn cer
tamente un' epoca gloriosa appunto in sul cadere di quel
secolo stesso , e che apri una via pi certa e spaziosa ,
ma che fino a' suoi giorni era rimasta ingombra vii spine
e di tenebre. Alla cura ed alla solerzia poi di alcuni cele
bri Orientalisti dello stesso secolo XVIII noi dobbiamo le
molte cognizioni intorno alle lingue antichissime che segnano
i Monumenti Fenicj , i PersepoFitani , i Babilonici e Palmireni, nelle quali ricerche si distinsero sopra tutti Swinton,
Dutens, Murr, Sacy , Tychsen , Giorgi e Millin , per ta
cere di altri che cos bene occuparono le loro studiose

123
vigilie nel farci meglio conoscere questi Monumenti delle
orientali regioni. Al nostro secolo XIX in cui negli studj della
Lapidaria antica si distinguono principalmente in Italia i
signori Borghesi, Labus, de Lima, Cardinali, il di cui lo
devole impegno di pubblicare Iscrizioni inedite, non pos
siamo che grandemente encomiare , erano riserbate le mi
gliori ricerche sugli idio.ni Egizj, e la celebre Iscrizione
di Rosetta che occup tante illustri penne , si pu ben dire
che apr migliori vie a migliori e nnove ricerche (i). Ora
questo nostro brevissimo escurso non che un saggio di
quella amplissima Storia , che potrebbesi scrivere degli studj
nobilissimi della Epigrafia del secolo XV fino a' d nostri.
Ma questa amenissima parte di erudizione , la quale'
avea gi preso il carattere di amplissima scienza , avea
pure bisogno di elementari precetti. Le prime vie se ne se
gnarono forse dall'Illustre Maffei con la sua Arte critica
lapidaria rimasta incompleta. L' opera a dir vero di pro
getto vastissimo, che potea divenire anche di maggiore utili
t, se l'autore avesse usato meno di severit nel condannare
come spurii molti celchratissimi marmi scritti. Con ordine
jnigliore e pi facile l'infaticabile P. Zaccheria si propose
di dare elementari precetti per uso degli studj Epigrafici
con le sue Istituzioni Lapidarie dirette per al solo studio
delle Iscrizioni latine. Furono esse di grande uso, e pote
vano divenire anche di migliore utilit, se a quella immensa
erudizione non sempre opportuna, si fossero sostituiti piut
tosto maggiori precetti sulla osservazione dei Monumenti.
Ci non pertanto non lascia d' essere un libro bene diretto
a questo studio, e migliore di certi elementarj, e piuttosto
meschini precetti , che si videro poco appresso dell' opera
sua e negli anni 1779 e 1784
diretti pi a formare
scrittori di lapide fomentando cos l'abuso introdotto di fare
Iscrizioni per ogni circostanza anche lievissima, che a co
noscere gli antichi Monumenti scritti. Il merito peraltro di
conseguire e l'uno e l'altro progetto era riserbato ad uno
scrittore classico in questo genere, all'illustre Morcelli
non ha guari da noi diviso per morte , con l'opera sua
dottissima de Stilo Iscriptionum latinorum, opera la quale
in questi studj non pu segnare che un'epoca gloriosa; ni
quindi meraviglia se dopo un'opera di tanta importanza
(1) Veggisi il nostro primo volume pag. 164
(2) Man>ova. Fuligno e.

Ili
e dottrina, l'Italia vide scrittori eccellentissimi di Epigrafi,
nei Ferrari , nei Lanzi , Begli Schiassi , nei Zannoni , nei
Labus, nei Rocca, nei Ferruzzi ed in altri, non meno che
nuovi libri diretti al doppio scopo d'interpretare, e di
imitare le antiche Iscrizioni principalmente latine , nel quale
impegno si a nostro parere grandemente distinto il
sig. G. B. Spotorno con il suo recente Trattato delP Arte
Epigrafica (i).
. VIII. A noi sembra veramente che i limiti della La
pidaria, e della Epigrafia, sieno pi estesi che quelli della
Numismatica e per gli oggetti e per la vastit elei tempo
ch'essa ne comprende. Imperciocch chi oserebbe mai pa
ragonare per il numero degli oggetti alla Numismatica la
Lapidaria tanto maggiore ? E ci dicasi anche dei soli Mo
numenti superstiti , imperciocch il numero di essi , che
ogni giorno merc le nuove seoperte aumentasi, diverrebbe
tanto maggiore se si volesse tener conto delle molte iscri
zioni greche e latine ricordateci dai classici dell'antichit,
e di cui il Ma (Tei diede un diligente e studiato catalogo (2) ,
non meno che di tante altre smarrite nei tempi di poca
cultura, e per l'ignoranza di molti. Tolta dunque l'antica
Epigrafia tutta in un cumulo , sotto tutti gli aspetti , e di
ognuna delle nazioni ricordate , i suoi limiti potrebbero or- '
dirsi dagli antichi tempi egiziani, in cui si scolpirono quei
geroglifici vecchissimi, e che tennero anche il luogo di un
idioma arcano e simbolico , e potrebbe condursi , seguendo
il nostro istituto, fino al secolo decimo dell'era volgare, e
perch in questo vastissimo spazio di tempo se ne fecero
d'ogni ragione, cos le Iscrizioni antiche possono ripartirsi
nel modo seguente , e nella quale divisione se ne comprende
d'ogni classe.
ISCRIZIONI.
L Sacre
II. Isteriche
III. Onorarie ed Elogj
IV. Giuridiche

V. Opere pubbliche
VI. Sepolcrali
VII. Miscellanee

(1) Savona i8i3, voi. a, 8.


(a) Art. Crit. Lap. lib. II, cap. 1, a.

I
i25
LEZIONE IV.

Distribuzione delle amiche Epigrafi,


ed esempi di esse.
T. Iscrizioni sacre. II. lstoriche. HI. Onorarie ed elogj.
IV. Giuridiche. V. Di Opere pubbliche. VI. Sepolcrali.
VII. Miscellanee.
. I. \l Maffei nella sua arte critica lapidaria (i) dubit
se i Geroglifici Egiziani, la di cui interpretazione egli con>sider come disperatissima impresa, si abbiano da porre in
serie con le Iscrizioni. I migliori lumi del secolo, i pi
accurati esami su di que' segni arcani, pare che non ne
facciano pi dubitare, e noi nel primo volume abbiamo in
parte fatto conoscere, quegli Scrittori che, vi sono occupati
anche ne' giorni vicinissimi a' nostri. La difficolt maggiore
esiste per noi nel classificare quei Monumenti dell'antico
linguaggio Egizio. Ma se le Iscrizioni soventemente sono
analoghe ai luoghi ove' si leggono , o per cui si sono fatte ,
noi diremo che i Geroglifici marcati nelle pareti de'Tempj,
in que' Simulacri che rappresentano o Numi, o persone sa
cre al culto di essi riunite, in attrezzi ed istromenti al rito
sacro destinati, parlano un sacro linguaggio.
Pu ripetersi lo stesso delle Iscrizioni Fenicie e Palmirene,
mentre le poche che si conoscono , comunemente in sacri
oggetti sono scolpite. Le seconde e quelle principalmente
esposte dal P. Giorgi contengono voti fatti agli Dii patri
di quella nazione. Aglibolo cio e Malarhbelo.
Non pu revocarsi in dubbio ormai che fra le Iscrizioni
Etrusche , ed Itale antiche non vi sieno Iscrizioni sacre ,
imperciocch tutte quelle incise in que' dischi manubriati
gi dette Patere un giorno e di cui parleremo in altri tem
pi , non contengono che nomi degli Dii de'Greci, e degli
Eroi mitici che dopo la loro apoteosi quali Numi di un
rango inferiore stimavansi, ed avviene perci che ivi Pallade,
Minerva, Bacco, Ercole, Apollo, Mercurio, Perseo, Meleagro, le Parche, Atalanta, Castore, Polluce, Peleo, Teti.
(i) Lib. I, paS. 4.
i

126
uniti ai loro nomi si trovano: e dopo che il dottisimo Lanzi
esamin alcune brevi Epigrafi negli amuleti , in alcuni at
trezzi sacri, nei donarj, nelle are , nelle basi, nelle statue
delle divinit, non ci ha pi luogo a dubbio che fra le
Iscrizioni Elrusche ce ne abbia anche delle sacre. Secondo
le dottrine di quel profondo Filologo le pi certe sarebbero
quelle Iscrizioni in cui concorrono certe formole di rito sacro,
e che sarebbero secondo esso MI CANA: mi caria. TECE:
tece, TVRCE turce. PHLERES Phlcres , SVTI Suti , e che
spiega: sum donurn . posut, donavit donum, pr salute,
e somiglianti. Se vero che dopo le profonde ricerche di
quel Filologo, nella celebratasi ma Iscrizione Etrusca Peru
gina detta di s. Manno traspariscono i nomi del sacro luo
go, della vittima, e del sacrificio, bisogner convenire che
fra le sacre Iscrizioni Etrusche quella distesa a grandi let
tere in tre lunghissimi versi il primo luogo ne ottiene j im{erciocch volendo seguire una esatta divisione dell' antica
talia, spetterebbero agli Umbri le celebratissime tavole
Eugubine , le quali per contenere sacrificj e riti , e di che
ormai pi non si dubita , alle Iscrizioni sacre appartengono
questi insigni Monumenti dell' antica religione e Paleografia
Italica. Fra le Iscrizioni sacre della antica Italia non vuole
dimenticarsi la lamina Volsca Borgiana ora Borbonica , e
della cui paleografia fu dato un saggio nel primo nostro
volume (i), ed ove par certo che di piacolari sacrificj si
favelli.
Ma in ogni serie di antiche Iscrizioni sembra certo che
le Greche e Latine ci abbiano da interessare sopra d' ogni
altra e perch anche le sacre possono ripartirsi in diverse
classi, diremo come fra esse sono quelle principalmente le
quali ci lasciarono memoria dei Numi, degli Eroi mitici,
de'tempj , di are, di sacrificj, di voti, di luoghi consecrati
agli Dii , come campi e boschi , di feste e solennit , di
sacerdoti e degli atti dei loro collegi, fra quali sono pre
ziosissimi gli atti del collegio dei fratelli Arvali in Roma ,
riuniti e dottamente spiegati dal grande Marini, ed i Calendarj. De' Greci ne rimangono ancora antichissime, e la
maggiore antichit di esse si distingue non tanto dalla Pa
leografia ben differente da quella dei Monumenti dal sesto
(i) Vegensi il Lanzi Sag. di Ling Etrus. Voi. II, pag. 6i6,enel
Giorn. Arcaci. 1820, voi. IV, pag. .jajji le Lotter divinatorie del
' Orioli sulla stessa Lamina. Guarnii Kaymundi in vet. Sion, non
nulla pag. 3. Nap. 1820.

secolo di Roma in poi, ma anche dalla semplicit di que


ste Epigrafi E per dire ora delle sole sacre, questa che
dal Paciaudi si pubblic per la prima fiata (i) si manifesta
certamente fra le pi antiche che ci rimangono per amendue quelle circostanze.
POLVKRATEs ANE0EKE
Polycrates slnetheke, cio Policrate diede in dono. Noh
vi era mestieri ispiegare cosa dedicava costui, imper
ciocch la Iscrizione posta nel plinto di statuetta metal
lica di vecchissimo stile , nuova circostanza che accresce la
sicurezza di sua antichit; anzi manca il motivo del dono,
e pi il Nume cui quella statuetta fu offerta, ma questo
non il solo esempio di tale mancanza come saggiamente
riflette lo stesso Paciaudi , e forse tanto si pratic ne' donarj antichissimi de'vecchi Italiani ed Etruschi, impercioc
ch nelle poche Iscrizioni di essi che si possono creder vo
tive, forse il Nume non espresso giammai. Con maggiori
dettagli sono espresse altre greche Iscrizioni sacre antichis
sime pubblicate dal Corsini (2),e da altri , fra le quali sono
singolarissime le cos dette Amiclee , (3) che in sostanza
contengono un semplice ruolo di sacerdotesse di Apollo
Amicleo. Anche i pi vecchi latini furono semplicissimi ne'
loro donarj e nelle loro Iscrizioni sacre , e basti P esempio
della statuetta metallica del museo Kircheriano ove leggesi.
C. POMPONIO. VIRiO. POS.
cio C. Pomponios. Virios. Posuit. In progresso di tempo
si estesero ad esprimere anche maggiori circostanze. Sieiio
di prova le due Iscrizioni che noi ripetiamo , tratte la prima
dai Marmi Ossoniensi (4) che contiene un sacro donativo
ai tre principali Numi di Egitto , dal Grutero V altra (5).
O IEPEtz APXlAAMOs
*lAAINETOt IzlAl
OslPlAl AjMIOtBIaI
XAPIsTEPION

(1)
(a)
(3)
(4)
(5;

Mon. Pelop II, 5i.


Corsin, spiegazione di due antiche Iscrizioni Rom. ij56.
BartUclemy Memr. de l'Ac. XXIII, 3cj4.
Pag. 287 , edit. 1676.
MIX, 9.

128
I0V1.

SERENO
ET
FORTVNAE. REDVCI
IMP. L. SEPTIMI. SEVERI
PIL PERTINACIS. AVG. ARAB
ADIAB. P. P
STATVAM. HANC
VOTO. SVSCEPTO
L. FORTVNATVS. QVINT.
SOD. HADRIANAL
D.
S.
I.
S.
L.
M
Questa ultima serba ogni caratteristica di sacra Iscrizione .
imperciocch ivi sono i Numi cui si fa l'offerta, il motivo
per cui si fa, in che consisteva l'offerta medesima, e que
gli che volle compierla, rivestito della carica sacerdotale.
. II. Noi non sappiamo se possa esservi erudito il quale
sappia classificare i Geroglifici Egiziani per modo onde di
stinguere fra quelle arcane Iscrizioni le sacre dalle istoriche
di cui noi ora siamo per dire brevissime cose. Forse potreb
bero credersi tali quelle che si marcarono in alcuni edificj,
i quali non mostrano carattere ed indole di essere stati
sacri ed al culto egiziano destinati. E perch tali riflessi ,
e somiglianti dubbj possono opportunamente aver luogo nelle
Iscrizioni di altri popoli , i di cui idiomi sono tanto oscuri
fin qui , noi discenderemo alle Iscrizioni pubbliche , de'
Greci e Romani, che ne hanno veramente delle prestantissime.
E per dire de'primi, qual cosa ci ha pi preziosa per
la Storia di essi quanto i marmi che dall'isola di Paro il
conte di Arundello trasport in Inghilterra conosciuti gi
ora con il nome della Cronaca di Paro, ora dei marmi
Arundelliani e gi esistenti nell'Universit di Oxford? Que
sto Monumento prestantissimo scritto oltre 200 anni innanzi
l'era volgare comprende 79 epoche pi celebri della greca
Storia, incominciando dal regno Ateniese di Cecrope fino a
quando Calippo avendo ucciso Dione di Siracusa, s'imEossesso di quella tirannide e fino all' Arcontado di
iiotimo, e comprendono uno spazio di circa i358 anni.
Ivi noi abbiamo jper esempio, le epoche della istituzione
dell'Areopago, degli Amnctioni , delle prime colonie Egi
ziane e Fenicie in Grecia, della fondazione di pi illustri
citt greche, delle gesta di molti uomini illustri che ivi
fiorirono, della presa di Troja, della istituzione degli

Arconti, delle battaglie di Salamina, di Platea e Maratona,


e di altre circostanze della Storia Greca che per mezzo di
questi preziosi Monumenti vengono mirabilmente illustrate,
ed essendo gi stati editi fra 1 Marmi Oxoniensi ed al
trove (i) fino dal secolo XVII in cui si trasportarono in
Inghilterra, furono ben degni delle cure, e dei profondis
simi studj di Seldeno, Prideaux, di Lidiato e Pamelio.
Non meno celebri fra le Iscrizioni Istoriche Romane sono
i Fasti Consolari o Capitolini e Trionfali, cos detti per
ch allogati nelle sale del Campidoglio, e da che eglino si
discuoprirono meritaronsi bene le cure, e gli studj di uomini
dottissimi, fra quali si distinsero poi il Marliano, il Sigonio,
il Panvinio, il Pighio, il Noris, il Labbe (2), il Piranesi
nel secolo scorso , i signori Fea e Borghesi a' d nostri.
Da questo ultimo P intiera Storia consolare attende una piena
illustrazione, dopo gli scopertisi nuovi frammenti che sup
pliscono quelli gi pubblicati. In quelle tavole marmoree non
solamente registravansi i nomi di quei Magistrati annui,
ma s bene dei Dittatori, le guerre , le vittorie , i can
giamenti fatti nella repubblica , i giuochi secolari , ed al
tri avvenimenti memorabili. Noi dagli stessi Fasti Capitolini
ne trarremo un'esempio sul cadere del regno romano.
AN. VRB. COND. CCXX.
L. TARQVINIVS. L. F. DAMARATI. N.
SVPERBVS. REX. POPVLI. INIVSSV. ET. SINE
PATRVM. AVCTOR1TATE. ISQVE. VRBEM
CAPITOLINO. TEMPLO. AVGVSTIOREM
REDDIDIT. FERIAS. LATINAS. INSTITVIT
LIBROS. SIBVLLINOS REIPVBLICAE
COMPARATOS. II. VIRIS. INSPICIENDOS
SERVANDOSQVE. DEDIT
Ed in proposito delle Iscrizioni Istoriche Romane che sono
moltissime , le quali soventemente illustrano la Storia spe
ciale delle Colonie e dei Municipj, noi non vogliamo omet
tere di ricordare per ultimo il celebre marmo Ancirano che
contiene gran parte delle gesta di Augusto , e cos detto
perocch si legge in Ancira celebre citt dalla Galizia.
Veggasi per tutti Chishull (3).
(i) Palmer. Exerc. in opt. Auct. graec. 68 1.
(2) Graev. TUes. Antiq. Rom. XI.
(3) Antiq. Agiat. i65.
Vehm. Tom, II.

16

i3o
. III. Anche le onorarie sono di un numero pressoch
infinito. Noi pensiamo che a questa classe possa ridursi.
l'Iscrizione trilingue di Rosetta anche nell' idioma alfabetico
Egizio, imperciocch essa non contiene che un pieno elogio
di. Tolomeo Epifane, che da que' popoli per le sue benefi
cenze, viene in quel Monumento paragonato per fino agli
Dii. Noi ne daremo un saggio conforme la traduzione fran
cese fattane dal dotto Paleografo sig. Ameilhon (i). Con siderando (i Sacerdoti di ciascun' ordine ) come il Re
Tolomeo ancora fra vivi amatissimo da Phtiha Nume che
r, apparisce fra gli uomini, granosissimo, figliuolo del Re
Tolomeo , e della regina Arsinoe , Nume che ama suo
padre, che reca ogni sorte di beneficenze ai Tempj ed a
quelli che vi fanno loro dimora, e generalmente a tutti
i suoi sudditi; che essendo un Nume nato da un Dio, e
da una Diva, non altrimenti che Oro figliuolo di Iside
e di Osiride; questo vendicatore di Osiride suo padre,
e geloso sempre di segnalarsi nello zelo generosissimo per
tutti gli oggetti che riguardano gli Dii , egli ha conse crato al servigio de' templi delle grandi entrate tanto in
argento che in derrate ed ha impiegato gravissime spese
onde ricondurre la tranquillit all'Egitto, e per innalzarvi
de' tempj ec. . E questo Monumento preziosissimo , po
trebbe collocarsi anche fra le leggi ed i decreti, perch in
sostanza non che un decreto dei collegi sacerdotali Egi z|
per onorare questo Monarca, e termina:
Finalmente perch si sappia per quali motivi in Egitto
tanto si encomia, ed onora come conviensi il Nume,Epifane
nostro graziosissimo Monarca, questo decreto sar inciso
in una colonna di pietra solida nel carattere sacro, nel
carattere volgare del paese , e nel carattere greco , e
questa colonna sar ripetuta in ogni tempio tanto antico,
che moderno.
Anche le cuneate Iscrizioni Persepolitane ci somministrano
pure saggi di pubblici encomi , e serbano tutto il carattere
di quel' Orientale sfoggio con il quale que' nazionali enco
miavano i grandi loro Monarchi. Noi ne riferiremo un sag
gio tratto dalla versione latina che di quelle epigrafi diede
Tychsen (2):

(i) Magai. Encyclop. i8o3, I, 5o4, Un. 8.


(2) De Crnieat. Inscript. Persepolit. Rost. i798, pag. 4'.

i3i
Questa immagine del cultore di Armagdo, F ecceln lente Schapor cio Re dei Re, Iran, ed Aniran, di germe
celeste e nato dagli Dii , figlio del cultore Ormuzdo deln l'eccellente Hormuzd Re dei Re Iran, ed Aniran germe
celeste nato dagli Dii , nepote dell'eccellente Narsis Re dei
Re . Vi si parla di Sapore II. Dhulactaf cio largo
di spaile , che regn nel IV secolo dell'era volgare, e ci
potrebbe assicurarci che tali Iscrizioni cuneate persepolitane
non sono di tanta antichi l, come altri forse pensava.
Ora fia d'uopo discendere agli elogi greci e latini, e forse
questi ultimi sono assai pi copiosi de' primi. Perch Tolomeo
vergete avea compiute famigeratissime gesta, nel d anniver
sario del suo regno, i Popoli di Adula citt marittima del
l'Etiopia, gl'innalzarono un celebratissimo Monumento onora
rio. Forse and smarrito in quelle contrade, ma la prima no
tizia se ne debbe ad un certo Cosimo, il quale per aver corso
grandissimo mare dell'Asia, fu detto Indiclopeuste. E que
sti uno Scrittore del sesto secolo dell'era nostra il quale ri
copi l'interessantissimo elogio in una sua opera mitolata
Topograpkia Christiana. I)ai manoscritti che ne esistono
tuttora nelle Biblioteche Vaticana, e Laurenziana, l'Allacci,
il Bercfaelio, lo Sponio , Thevenot, e Montfaucon ne tras
sero copie , e di s celebre Monumento parlarono con istima
Vossio, Spanhemio, Vaillant ed altri, sebbene ne dubitasse
Begero. Veggasene la Storia presso Chishull (i) che ri
port questo Monumento medesimo. Ivi s'incomincia l'Elogio
dal ricordare i grandi genitori dell' Evergete , cio del be
nefattore, onorandolo come discendente da schiatta divina.
N contento egli dei regni vastissimi ch'ebbe in retaggio
dal padre, li aument grandemente con le sue spedizioni
marittime e terrestri , le quali in s celebre Monumento si
noverano. Dopo un' elogio cos magnifico s'introduce lo
stesso Monarca egizio ad istituire di s stesso ragionamen
to, noverando in primo luogo i molti popoli alla sua do
minazione accresciuti , e si aggiugne che poscia si rec in
Adula a compiere i promessi sacrificj a Giove, Marte e
Nettuno, ed a render loro le promesse offerte.
Ci si potrebbe dimandare per avventura, se rimangono
elogi fra le molte Iscrizioni etrusche, ne sembra possibile
come una s illustre nazione che istru Roma ne' suoi stessi
incunaboli, non costumasse celebrare con pubblici Monafi) Antiq. Aiat. 73.

j3a
menti i suoi grandi nomini. Noi sempre opinammo che un1
elogio si contenga nella Iscrizione etrusca die si legge nella
fimbria del pallio della grande statua metallica gi Perugina
ora del Museo granducale di Firenze , ed il dottissimo Lanzi
ci avea preceduti in questo divisamento (i). Le sue no
bili vestimenta, i suoi calcei distinti, l'anello, e l' attitu
dine, tutto manifesta essere la statua di un personaggio di
stinto dalla nazione e meritevole di encomio.
Ma le Iscrizioni latine forse ci forniscono di pi copiosi
esempj. E per rifarsi da pi vecchi e preziosi Monumenti
scritti da' latini , merita certamente di essere ricordata la
Iscrizione Builliana ora nel Campidoglio sotto la colonna ro
strata di Duillio medesimo, supplita primieramente da
Lipsio, e Quindi pi ampiamente dal Ciacconio che la illu
str (2) ; e Duillio si merit una tal lode per una comKiuta vittoria che riport sopra i Cartaginesi nell'anno di
orna 494. Aggiungasi a questa qualche elogio degli anti
chi Scipioni , e specialmente del Barbato, del suo figlio,
del giovane Lucio Cornelio, di Scipione il Flamine e del
l'Ispanico, e che tutte faceano parte del Mausoleo di una
celebre famiglia, cui Roma principalmente dovea la conqui
sta dell'Asia e dell'Africa, e la di cui genealogia illustra
rono Dutens (3) e Visconti (4). Gli elogi dei Cesari , degli
uomini pubblici e privati, e non tanto Romani , ma dei
Municipi e Colonie, sono a dir vero di numero infinito fra le
Iscrizioni romane, e noi per saggio torremo dalla collezione
di Gori (5) il bell'elogio d'uno de'pi celebri Romani
dell'era Repubblicana quale fu appunto Appio Claudio Cieco.

(1) Sag. di Ling. Etr. II, 54;.


(2; Lips. in Auctar. ad Smez. Ciacco, ap. Graev. Ant Rom. IV,
181 1.
(3) Ofiiur. Melc 1783.
(4) Antolog. Rom. Vii , Vili. Visconti Ennio Monumenti degl/
Scipioni illustrati ed uniti ai disegni di Piranesi.
(5) Inscript. Urb. Eti ur. I, a3; . N. 5.

i33
APPIVS . CLAVDIVS
C . F . CAECVS
CENSOR . COS . BIS . DICT . INTERREX . III.
PR.II. AED . CVR . II . Q . TR . MIL . IlI . COM
PLVRA . OPPIDA . DE . SAMNITIBVS . CEPIT
SABINORVM . ET . TVSCORVM . EXERCITVM
FVDIT . PACEM . FIERI . CVM.PYRRHO . REGE
PROHIBVIT. IN . CENSVRA . VIAM . APPIAM
STRAVIT . ET . AQVAM . IN . VRBEM . ADDVXIT
AEDEM . BELLONAE
FECIT
Gli elogi poi dei grandi uomini sono comunemente an
che storici, e possono quindi aver luogo similmente fra le
Iscrizioni istoriche.
Ne fu sufficiente talvolta un semplice elogio, ma agli
uomini Romani, ai Patroni dei Municipj e Colonie, ed a
quelli che si erano fra i cittadini distinti, agli elogi si riu
nivano offerte di pubblici Monumenti e specialmente di
statue, e gli esempj da togliersi dalle stesse Iscrizioni sa
rebbero di copiosissimo numero , e veggasi per tutti l'Agembuchio nelle sue Epistole Epigrafiche (i), e Frigelio (2).
. IV. La Giurisprudenza Greca e Romana ci fornisce di
Monumenti preziosi ed in buon numero. E per dire della
prima, gli Monumenti di antica Giurisprudenza orientale
noi non gli conosciamo , sebbene sieno giunti fino a noi
i decreti stabiliti fra gli Smirnei ed i Magneti onde ono
rare la maest di Scleuco Callinico Re della Siria , ed al
tri fra gli Eraputensi, ed i Priansi popoli eretici (3).
Nuove Iscrizioni greche giuridiche ci diedero Chishull (4) ,
ed il P. Biagi , illustrando un celebre decreto degli Ateniensi ($). Fra i Monumenti Italo-greci sono celebri sopra
ogni modo le Iscrizioni Eraclensi , che diedero motivo al
Mazzocchi di compiere un' opera veramente classica (6) , e
del quale Monumento parte greco e parte latino eccone il
contenuto. Prossimamente ad Eraclea della Lucania era gi
un fondo rustico sacro a Bacco : ma con lo scorrere dei
(1!
(1)
(i)
(4)
(5)
(6)

Pag. 7 1 ce.
De Statnis Roman. Illustr.
Marm. Oxon.
Antiq. Asiat vid. Ind. ad Calo.
De Decret. Athen. Romae ij85.
Coment, in Reg. Heraculas. Mus. Tab. Neap. 1754, fai

i34
tempj alcune porzioni erano gi passate in dominio dei par
ticolari. Con un Plebiscito si ordin che quei fondi tornas
sero alle antiche sacre giurisdizioni. Si scelsero all'uopo
degli agrimensori, e s'incaricarono di misurare esattamente
tutto il terreno di sacro diritto. Da ci fu ben facile co
noscere le altrui usurpazioni , e si restitu poscia agli Dii
tutta quella porzione che era passata nel dominio profano.
Il terreno che venne soggettato a nuove misure in virt di
quella legge, fu in quattro parti diviso, e se ne fissarono
i termini con la possibile cautela Quindi le quattro porzioni
furono rilasciate in vita,, ed in enfiteusi direm noi , a quat
tro particolari persone con idonea sicurt e con la rendita
di annuo canone. N ci fu sufficiente per avventura, im
perciocch i nuovi enfiteuti si obbligarono ad altri strettis
simi patti ; per esempio a piantare viti ed olivi , a fabbri
care stalle, e capanne e ad altre condizioni che non giova
rammentare. Se questi celebri Monumenti pertanto si deb
bono respingere fin l al secolo V di Roma, noi avremo
fin da quel tempo l'uso di cedere altrui in fitto, ed in
enfiteusi i propri terreni, i sacri e pubblici.
Se vero inoltre, e come sembra molto probabile, che
il sasso Nolano, e che primieramente ci fecero conoscere il
Passeri (i), il Rcmondini (2) ed il Lanzi (3), contiene
leggi di confinazioni, diremo dunque come anche degli
Itali antichi si serbano Monumenti agronomici. Ma nella
lingua stessa dei Lucani si serb pure un bel Monumento
legislativo ed in tavola metallica, che fece primieramente
conoscere il dotto Archeologo Napolitano sig. Guarini (4).
Contiene esso un. plebiscito sul modo di vestirsi , e per es
sere di raro argomento fra le epigrafi giuridiche, pu di
venire un Monumento prezioso.
La lingua del Lazio per ce ne ha conservati tanti s
preziosi , e s celebri , che potendosi essi dividere per essmpio : in Senatus Consulti , in Plebisciti , in istromenti , in
diplomi , in testamenti , in decreti di ospitalit , di clien
tela, di patronato, in contratti, in sanzioni decretate dal
Magistrati dei Municipj e Colonie, si potrebbe quasi for
mare un corpo di Giurisprudenza Lapidaria. L' Orsino citato
(i)
(2)
(3)
(4)

Societ Colombaria voI. I.


Genova i 774.
Sag. di ling. Etrusc. II, 6i2.
In Vet. Mon. nounul. Neap. i820.

altre volte fu forse il primo che ne raccolse qualche nume


ro. Veggansi Brissonia quanti tratti ne ha dati nelle sue
formoie di antica Giurisprudenza Romana , e quanto ne ha
scritto il Terrasson nella sua storia della stessa Romana
Giurisprudenza. Le grandi raccolte lapidarie gi ricordate
a suo luogo serbano pure molte Iscrizioni giuridiche , ed
abbiamo gi fatto conoscere di sopra i recentissimi lavori
de' dotti Vernazza e Lama su di alcuni diplomi militar/ ed
oneste missioni gi ampiamente spiegate dal dotto Marini (i),
e sulle tavole Alimentaria, e Legislativa della Gallia Cisalpina'
A compimento di queste ricerche lapidario-giuridiche ci
piace di darne un saggio traendolo da marmo perugino, il
quale contiene un decreto del collegio dei Decurioni , ma
ivi taciuti (2) , per innalzare una statua ad onore di
Antonino Pio , conforme una testamentaria disposizione (3).
Noi proporremo il Monumento come va letto, imperciocch
nel marmo non sempre di facile lezione.
Marco . VIBIO . LIBERALE . Publio MARTIO
VERO . COnSulibus
X . Kalendas . APRILES . AVGVSTAE PERVSIAE
IN . SCHOLA . IACH . . . . NA . SCRIBVNDO
ADFVERVNT . QVOD . Publius . CASINERIVS
CLEMENS ,. IIVIR . SVO . ET . Luci. PETILI
NEPOTIS . COLLEGAE . SVI . NOMINE . VER
(sic) bA . FECIT . ANNIVM . LEONAN (sic) . PETERE
VT . SECVNDVM . VERBA . TESTAMENti .
EGNATI . FESTI . STATVAE . QVAM . DIVO
PIO . POSITVRVS
ESSE? . LOCVS . SIBI
ADSIGNARETVR . Quid . De . Ea . Re . Fieri
Vlaceret . De . Ea . Re . Ita . f ensuerunt . PLACERE
VT . SECVNDVM . VOLVNTATEM . EGNATI
FESTI . LOCVS . STATVAE . DIVO . PIO
PONENDAE. PROximis . Kal . IVL.LIbENTI (sic)
ANIMO . AD . INTROIT
DARETVR
. V. Chi potrebbe mai per avventura collocare sotto un
solo punto di vista le Iscrizioni di opere pubbliche ? Noi
abbiamo per esempio: Archi, Colonne, Teatri, Anfiteatri,
(t) Frat. Arval. 433.
(a) Morcel. de Stil. Inserpt. i8i.
(3) Iscriz. PerHg. II, 260.

i36
Fori, Basiliche, Bagni, Vie, Ponti, Aquedotti, Cippi milarj , Biblioteche, Grana j , Porte, Portici, Tribunali, Taberne, e molti altri oggetti che ricordare non giova e che
tutti hanno Iscrizioni che li additano.
Noi pensiamo come qualcuna delle molte Iscrizioni Persepulitane e Babiloniche sieno di questa specie: n forse
agevol cosa rintracciarne vestigia anche fra le Iscrizioni
dell' Etruria e dell'antica Italia, e noi in poco utili conetture e ricerche non vogliamo occuparci, ma per riconurci pi sollecitamente ai Greci e Latini, pochissimi esempj
addurremo di essi.
*A . zEnTIMIOs MAPKFAAlNOs
<pAAM. KAI Ano ArONOETaN
EK TnN lAinN TOts iitAanaj;
TH nOAEI (i)
Flavio Septimio Marcellino Flamine e del numero
degli Agoiioteti (direttori degli spettacoli) con il proprio
danaro edific le porte della citt, e s'intende di Atene,
perocch l'epigrafe anche ai giorni di Ciriaco Anconi
tano rimaneva nella porta della cittadella di Atene.
SENATVS
POPVLVS . OVE
ROMANVS
CIIVOM
MARTIS
PECVNIA . PVBLICA
IN . PLANITIAM . sk
REDIGENDVM
CVRAVIT (a)
%. VI. La classe delle sepolcrali la pi copiosa e biso
gna dire come di esse non priva la storia religiosa di
ogni antica nazione per quanto poco eulta che fosse. Ab
biamo notato altre volte l'Iscrizione funebre che Giacobbe
ripose nel sepolcro di Rachele (3).

(i) Murat. CDLXXVI,


O) Grut. CLII, VII,
(3> Gen. XXXV, ao.

i3f
Inoltre ben facile supporre che parte di Geroglifici egi
ziani scolpiti e dipinti in que' Monumenti che a que'Rej
ed a que' nazionali servirono di tombe, si abbiano da fis
sare come funebri Iscrizioni. Pu ripetersi lo stesso degli
altri popoli Orientali de' quali abbiamo tenuto ragione. Noi
sappiamo per l'opera di Dawkins e di Bouderich principal
mente sulle rovine di Palmira, come ivi anche ne' sepolcri
sono Iscrizioni in lingua palmirena , e di cui si scrisse a
suo luogo. Ma perch questi e somiglianti vestigia non sono
poi atti a fare grande scienza intorno a questa classe epi
grafica , e sul costume delle Iscrizioni funebri di questi po
poli , noi passeremo pi facilmente ai Greci , agli Etruschi
e Latini, i Monumenti de' quali sotto qualunque rapporta
sono anche di maggior importanza.
I principali oggetti delle Iscrizioni sepolcrali sono alcune
forinole sacre, che hanno di mira principalmente la riverenza
per il sepolcro ed il rispetto delle reliquie degli estinti , i
diritti giuridici degli stessi sepolcri, l'ampiezza di essi, i
nomi dei defunti , dei loro genitori o di chi pose il se
polcro, la patria dei defunti medesimi., le loro cariche ed
offici, gli anni della loro vita, anche del matrimonio e
della milizia soventemente ne* marmi latini , e le cagioni
della morte come in marmo perugino, ove si dice che un
Latrone mor nel settimo giorno dopo di essere stato mor
sicato da una vipera (i); ma la circostanza della morte
non poi una delle troppo comuni nelle antiche Iscrizioni.
I Greci furono soventemente parchissimi nelle Iscrizioni
sepolcrali, e talvolta si contentarono di porvi il solo nome.
Veggansene gli esempj principalmente presso Paciaudi
d il pi opportuno che per noi possa addursi la tomba
di Agamennone delineata nella pittura di vaso fittile della
prima collezione del sig. Millingen (3); ivi sopra l'urna
che racchiude le ceneri dell'estinto Eroe una colonna
dorica con il semplice suo nome ArAMEVIiNoN. Talvolta
vi aggiunsero i nomi de' genitori, e la patria.
. .
OOPMInN APTE
MoNOC MErAPErC

(i) fscriz. Perug. II, pag. 3i9.


(1) Moanm. Pelop. II, i83, ec.
(3) Pian. XIV.
Verm. Tom. IL

i7

i38
Formione Jgliuolo di Arte mone di Al'egara; tal altra un
saluto, come X A IPE ; sii felice. Ma i Greci non manca
rono di poi Iscrizioni funebri di pi copiosa ed ornata di
zione, e specialmente da che la Grecia divenne a Roma sog
getta. Noi ne trarremo un'esempio da marmi di Oxford (i).
UEINOS AHNAIOr B. TO MNH
MEION EnOlHsEN AtTa KAI TOIs
IaIOU nAzlN KAI AnEAErEPOlz
OtAA. MOIPArENOtJ, MNEMEION
KAI TaN TEKNaN AtTOt
Fileno di Ateneo 11 fece questo Monumento per se,
per tutti i suoi , e per i suoi liberti.
Sepolcro di Valerio Moragene e de''suoi figliuoli.
Le Iscrizioni funebri Etru9che pertanto sono di una grande
semplicit, imperciocch non contengono che pochi nomi
del defunto unitamente ai loro prenomi. Pare che i cognomi
sieno rari negli uomini , e nelle femmine pi spesso tolti
dal conjugio. A questa semplice nomenclatura del defunto
vanno unite le relazioni di parentela, e perci in quelle
Epigrafi trovasi il prenome del padre , rarissimamente quello
delFavo, e pi spesso il nme della madre che tien luogo
di cognome. L'opera di Lanzi, e le nostre Iscrizioni peru
gine ci forniscono d'ogni esempio, mentre a noi sar suf
ficiente produrre un titoletto etrusco inedito, e trovato non
ha guari con molte altre urne anepigrafi , e scritte nelle vi
cinanze di Perugia sul cadere del 1821 e ne' primi mesi
del 1822 e che noi pubblicheremo in altri tempi ; l'epigrafe
in coperchio di urna ornata di assai bel bassorilievo
mitologico.

I due M sono uniti in monogramma all' V prossimo. Se


condo i nostri divisamenti va letta, interpunta, e tradotta
come sieguc. dando brevemente conto della nostra traduzione
VEL . MVLEVI . MVEHNATLAL: Velia. Muvia. Minatiae
Filia.
Perch dunque le lingue degli Itali antichi sono ne' loro
ii) Eag. 146, 1676.

Monumenti cariche di arcaismi , fallaci nella incostanza delle


prime, medie, ed ultime lettere, nelle divisioni e punteg
giature di sillabe, e ripiene delle . figure di sillabe come
chiamano i grammatici , cos per ridurre una Iscrizione
Etrusca delle meno dubbie ed equivoche , fa di mestieri in
prima di denudar queste lingue da tali imperfezioni onde
restituirle al corretto latino.
L' analogia che passa fra le lingue Etrusca , Greca e
Latina , oramai riconosciuta come pel miglior mezzo onde
interpretare la prima, non ci fa pi dubitare, che la voce
in principio il prenome Velia scritto eolicamente, imper
ciocch la prima lettera forse anche in Etruria non fu che
aspirata, ma volendo pronunciare quella voce atticamente,
e latinamente, non sarebbe che il prenome vielia, ed an
che helia. Sembra prenome nazionale , e tolto da paese ,
perciocch Velia fu luogo vicino a Rieti , celebre anche
nella storia degli Itali antichi perch ivi allo scrivere di
Dionisio, si fermarono i Pelasgi approdando in Italia (i);
ed in conferma di ci chiarissima ci sembra l'autorit di
Plinio, quando scrive (2): Oppidum Helia nane Velia.
Nell'Epigrafe questo prenome decurtato come accade so
ventemente in questi titoletti, ove nel femminile si legge
anche VELI , e raramente VELIA, trovandosi anche VL
negli uomini, e nelle donne.
Perch le ridondanze , e mancamenti di lettere sono fre
quentissimi in questi dialetti, nella seconda voce MVLEVI
va tolta l', ove soprabbonda per la epentesi, come pi
chiaramente in PHVLEVEA per PHVLVEA , e Fulvia in
altra Epigrafe recata e spiegata da Lanzi (3) , omettendo
altri esempj che si potrebbero addurre, tolti anche dal la
tino, ove presso Varrone e Festo si leggt : Cereo, Auceta
Sinisterum ec. per creo , aucta , sinistrum te. Ci posto
diviene chiarissima , dissipandosi quelle difficolt che altri
potrebbe addurre , la voce Mutria nome di famiglia anche
Romana presso Grutero, Muratori, ed altri e veggansi i
loro indici. Le due voci che abbiamo esposte oltre 1 epen
tesi, hanno anche l'altra figura detta apocope che tronca rultime sillabe, imperciocch i due nomi intieri doveano essere :
VELIA : MVLEVIA , e figura usata anche dai Latini di cui
(O Lib. I, Cap. ao.
(2) Lib. 3 , cap. 5.
(3) li, 453 , 454.

vari esempj abbiamo in Festo , Nonio e Lucrezio. Veggasl


il Laurembergio per tutti (i).
Nella voce che siegue MVEHNATIAL cade l'epentesi
non tanto nuovamente nell' E , ma anche nell' aspirata che
siegue H. Basti l'esempio delle celebri tavole Eugubine ove
leggesi STAHATVITO per Statuito. Tolta la doppia epen
tesi pertanto avremo chiaramente l'altro gentilizio comunis
simo in ogni classe di Iscrizioni, e fra le perugine (2)
eziandio MVNAT1A L , con quella terminazione di matro
nimico, come osserv dottamente Lanzi che tanto squisita
mente vi ragion (3), e cos crediamo noi d'aver reso giu
stissimo conto della nostra versione latina, e forse io modo
da far persuasi i pi scettici in questi studi.
Sebbene le Iscrizioni funebri degli Etruschi sieno anche
le pi facili a spiegarsi dei molti monumenti scritti , e di
essi e di altri popoli, pure ne rimangono ancora fra esse
delle oscurissime, e di cui la sola e semplice lezione
malagevolissima cosa.
Anche i Latini ebbero le loro Iscrizioni funebri sempli
cissime, e di pi fiorita, ornata, ed anche singolare dizione.
Ne abbiamo alla somiglianza de' Greci con i soli nomi
del defunto : cos in urna cineraria perugina recentemente
scoperta (4).
A . POSTVMIVS . VIBIVS
con le sole relazioni di parentela
C . VOLCACIVS
C . F . VARVS
ANTIGONAE
GNATVS (5)
le pi copiose ed ornate contengono altre c'rrostanze
che di conoscerle necessario. Sono esse invocazioni , for
inole, saluti, imprecazioni proprie di questa classe. L'in
vocazione pi solenne quella agli Dii Mani o inferi , onde
implorare pace e quiete a' defunti. Noi la troviamo espressa
ora con le sole iniziali D M. D I M. anche D. M. S. ed
intieramente DIIS MANIBVS. DIIS MAKIBVS SACRVM (1)
(i)
(3)
('4'
(5)

Antiq. pag. 140.


Iscriz. Perug. II, 358.
Sag. di ling. Etr. II, 3i4, 3i8.
Opusc. let. di Bologna I, a45.
Iteri*. Perng. , I, 19.

4
DIIS INFERIS MANIBVS, od in altre guise poco dissomi
glianti , e nel greco 0 K. ed anche intieramente EOIC
KATAKeONlOIC , cio agli Dii Infernali. questa una
erudizione troppo comune perch non se ne abbia da ragio
nare pi copiosamente, dopo quel molto che ne scrisse il
Gutero (i), e che se ne trova raccolto nella Enciclopedia
a quella voce. Agli Dii Mani va unito talvolta, ma con
non molta frequenza, il genio: DIIS MANIBVS ET GENIO (i) ,
anzi il genio solo in luogo degli Dii Mani come in lapida
perugina : GENIO Publii MANILII . PAMPHILI ec. (3).
N mancano esempj per avventura d'invocazioni fatte non
tanto agli Dii Mani , ma all' eterno riposo , ed alla p< rSetua sicurezza del defunto , cos nel Museo Veronese (4)
i, M. AETERNAE QVIETI ET PERPETVAE SECVRITATI.
E si vuole finalmente notare che l'invocazione agli Dii Mani
soleva porsi comunemente in principio dell'Epigrafe, ma non
mancano esempj di vederla anche nel mezzo, ed in fine (",).
Perch poi la memoria dei defunti ispirava una tal quale
idea di santit e di cosa sacra , riunivasi talvolta alla in
vocazione de' Mani, per esempio nel Museo Veronese (6)
D. M. MEMORIAE. L. CORNELL CHRYSANTHI ec, con
aggiugnervi anche BONAE. MEMORIAE.
Ma' una formola che pu noverarsi fra le sacre e che
diede molto da dire agli eruditi , quella : S. A. D. SVB
ASCIA DEDICAVIT. POSVIT. FECIT FACIENDVM CVRAVIT. AB ASCIA FECIT ec. ec. formola sempre in epigrafi
mortuali, e che talvolta si addit forse con la figura di
una semplice ascia, come in queste epigrafi s'incontra. L*.
molte e svariatissime opinioni che si addussero intorno a!
significato di quella formola, le raccolse e le esamin il
Mazzocchi (7) , e forse ancora la vera interpretazione n'
dubbia. L'opinione del Muratori che fu uno degli ultimi a
scriverne (8) sembra di maggiore persuasione. Esso in una
(i) De Jur. Maninm seu de ritu more et legibus prUc fuijeni
lib. tre Graev. Thes. Ant. Rom. XII.
(2) Fabret. 72, N. 65.
f3) Iscriz. Perug. II, 3i.
(4) CCLIV, 3.
(5) Mut. Veron. CDXX, 3; Fabret. 7. N. 3|.
() Mus. Ver. CXXVI, 8.
(7) Epistola de dedicai sub Ascia Neap. i739.
(8) Mazoc. op. cit. pag. i00. Murat. 'Ore. Inseript. DXXXII ove
si riporta pi marmi can la figura dell' Ascia.

'4*
certa guisa conclude clic si ponesse l'ascia, e quella for
mola onde avvisare i parenti del defunto che per mezzo di
ci tenessero netto il sepolcro dalle spine e dalle siepi,
opinione bene appoggiata da Cavlus. A sostener la mede
sima sembra oppoitumssima cosarificltere, come gli anti
chi raccomandavano a loro posteri perch tenessero mondo
il proprio sepolcro, e ci si apprende anche dalle Iscrizio
ni. Una Ponzia Justa leg 600 sesterzi perch fosse sem
pre netto il sepolcro di una sua liberta per nome Fortunata:
VT MONVMENTYM REMVNDETVR. e meglio altrove:
NE. PATIARE . MEVS . TVMV LVS INCRESCERE . SILVIS.
E veramente per una imprecazione i poeti auguravano al
sepolcro che si ricuoprisse di spine . onde Properzio
Terra tuum spinis obducat , Leiut , Sepolcrum.
A queste idee ebbe forse relazione strettissima quel pro
piziatorio saluto che si trova s spesso ne' sepolcri, e che
indirizzavasi al defunto medesimo S. T. T. L. anche S1T.
T1BI . TERRA . LEVIS. A questi saluti vanno aggiunti al
tri , che si esprimevano con le formole 0. T. B. Q. anche
OSSA TIBI BENE QYTESCANT . HAVE . BENE VALEAS
QV1SQVIS ES, HAVE ANIMA INNOCENTISSIMA , ed al
tri saluti di meno frequenza.
E chi potrebbe mai noverare le molte espressioni di af
fetto e di dolore che nelle antiche lapidi mortuali s' in
contrano soventemente , e fra le quali la pi ripetuta il
BENEMERENTI ? Noi troveremo per esempio che i padri ,
e le madri, i fratelli, le sorelle, gli amici , le mogli , e per
fino i servi, e liberti sono detti desideratissimi, incomparabi
li, piissimi carissimi , dolci , dolcissimi, ed in altre guise.
A questi e somiglianti affetti riunivansi espressioni di do
lore altissimo , e noi ne toglieremo qualche esempio dal
solo Grutero (i) AD LVCTVM RELICT . AD FLETVM .
AD GEMITVM RELICT. TVMVLVM DANS UCRIMIS
PLENVM . E MARMORE AD LACRIMAS RELICT. E gli
etnici stessi terminavano quelle epigrafi talvolta con certe
esclamazioni, che additavano pure il dispiacere perch co
lui si era partito da'vivi. A noi sia sufficiente un' esempio (2).
0. NEFAS QVAM FLORIDOS
CITO MORS ERIPIS ANNOS
che si legge nel sepolcro di una Valeria Crispina.
" (1) DCXCI~o, DCC, 3, DCC, 12.
(a; Stor. let. d' ItoL , VII , 70. .

Tra le formole sepolcrali di una qualche solennit, noi


non vogliamo ometterne due , come le pi frequenti. (JLa
prima di esse additava come in quella tomba, riposavano le
spoglie di colui che era nominato nell'epigrafe*!^. S. E ovvero
0. H. S.S. ed intieramente HIC. SITVS.EST . (i) OSSA . HIC
SITA. SVNT . L'altra circoscriveva l'ampiezza del luogo che
dovea occupare l'inviolabile sacro diritto del sepolcro, ed
esprimevasi anche in vario modo: IN. A P. X. In agro pedes
deceru. IN. AG. P. XV. IN. F. P. XXV. In agro pedes
quindecim , in fronte pedes viginti quinque , ed in altri
modi , che possono vedersi nelle collezioni di sigle. All'e
strema parte dell'epigrafe mortuale sembra che fossero tal
volta riserbate alcune imprecazioni , specialmente dirette ai
violatorrdelle. tombe. Un solo esempio tratto dal Fabretti
ci sia sufficiente.
LAESERIS . HVNC . TVMVLVM . SI . QVISQVIS. IN
^ TARTARA . PERGAS . ATQVE . EXPERS
TVMVLI . LAESERIS . HVNC . TVMVLVM
Cos' al compimento dell'epigrafe serbavansi talvolta al
cune formole curette a tener purgato il sepolcro dai maleficj, fra le quali la pi solenne par che fosse DOLVS MALVS
ABSTO.
Gli impieghi , gli offici , le cariche , i mestieri e le arti
che aveauo coloro professato aggiugnevansi bene spesso a
nomi dei defunti, e pressoch infiniti sarebbero gli esempj
che potrebbero addursi. e 'di moltissimi ce ne forniscono
le Iscrizioni sepolcrali della camera dei servi e liberti della
casa di Augusto gi pubblicate dal Bianchini, e dal Gori.
Ivi abbiamo i bibliotecarj , i segretarj , i guardaroba , gli
orefici , i giojellieri, i calzolaj , 1 maestri di casa , i magaz
zinieri, i medici, i pedagoghi, i pittori, i sarti, e tanti
impieghi che tutti riferirli troppa lunga operazione sareb
be , onde pochi esempj sufficienti ne sieno. Un Giulio
Filace detto A BIBLIOTHECA GRECA PALAT/a, un
Claudio Alcibiade detto SCRIBA AB EPISTVLIS LATi/mj ,
un Giulio Antera AB SVPELECTILE , un Zeusi AVRIFEX,
un Celeute MARGan tarius , un Vipsanio SVTOR (3). N

(i) Di essa scrisse dottamente 1' Agembuchio Epist. Epijir. 484.


(a) Bianchini op. cit.

i44
ci fu sufficiente per avventura, imperciocch per rappre
sentare anche pi al vivo l'arte, e l'impiego del defunto,
si scolpirono nel funebre marmo le insegne di lle arti e
delle professioni , e che perci tacevansi talvolta. Un'Atimeto
Pullaiio espone nel suo marmo la gabbia de' polli (i), un
Flavio Abascanto detto A COGNITIONIBVS, la quadriga
circense , intorno a che da intendersi Fabretti ebe assai
bene ci istruisce (2): Officium hoc A COGNITIONIBVS
circenses Decursiones respexisse , ex apposita circensi
quadriga ; quemadmodttm solatme fit sub offlciorum
titulis res ipsas quac offcii , aut artit instrumcnta erant
exprimere, ut ibi ex pturibus apud Gruterum exemplis
ostendimus. Modium Aedilis tifalo, cucurbitulas et Ugalas Aledici, Fasces Fascalis sive Lietoris, iitstrumeuta
fabrilia materiarii inscriptiouibus subdita. Veggansi ancora
Buonarroti (3) , Lupi (4) , Corsini (5) , Reischio (6) ,
Maffei (7), e Paciaudi (8).
Ma non ci fu a dir vero classe di persone che nelle
Iscrizioni funebri esprimessero le proprie cariche con pi
frequenza quanto i militari. Veggansi per tutti gli indici
del tesoro Muratoriano (9) , e giovi darne pochissimi
esempj.
ALA. Un Aurelio Vittore presso il Doni (10) detto EQues.
Sltgularis . TVRwiae. CONSTANTINI. NATioe . DACVS .
ALLECTiw . EX . ALA . I . ILLIR1CORVM. L' Ala era
un'ordine di cavalleria che dividevasi in Turme , ognuna
delle quali comprendeva 33 cavalieri.
BENEFICIARIVS . Soldato che promoveasi a grado mag
giore per beneficio dei Tribuni. Un Quinto Nevio Marciano(i 1)
detto nel suo tumulo soldato Chassis. VKaetoriae. MlSenatis. BENEFICIARIA.
CENTVRIO. Perch comandava a cento uomini. Ora sono
detti Centurioni delle Coorti , ora delle Legioni le quali
(I) Mario. Ini/.. Alb. idi.
(2j Pag. 274.
. ,
(3) Vetri Cimit. IX.
(4) Epita. Sev. Mar. (.).
(5) Relazione dello seuoprimento dr S. Ciriaco ce.
(6) Antho). , 18
f7) Ver. Illustr. I, 3i3.
(8) De Mensor Cer. Aug. Bencvent. $. XVIII.
(9) MMCLXXIX.
(io) Pag a38 , N. 48. ,
(II) Murai. DCCXXXVII, a.

45
venivano formate di dieci coorti, ogni coorte di cinque o
sei Centurie, ma il numero dei militi nelle Legioni stesse
fu vario. Veggansi per tutti il Pitisco ed il Lessico mili
tare di Aquino. Nei marmi ora il Centurione, ora la cen
turia stessa si additavano con il segno 7 cosi un Quarzi
Giunio Esperino detto nel suo sepolcro 7 COHortis
VIGILIVM ed in marmo Perugino un Licinio Paterno
detto SPECVLATOR COHorts V. martorine > . CATONIS.
Pare che gli Speculatori nelle milizie romane fossero gli
esploratori (i).
DVPLAR1VS, o DVPLICARIVS che riceveva doppio stifendio , e sono cos detti spessamente i militi nelle loro
scrizioni militari.
EQVES ed anche EQVES SINGVLARIS. Vedi ALA. Ab
biamo una speciale dissertazione del Frirhio sopra gli Equiti
singolari (2), che erano cos detti perch con un solo ca
vallo marciavano alla guerra, e con esso solo addestravano
in battaglia.
MANIPVLARIVS. Capo di un corpo iti annata detto Ma
nipolo che era una divisione della Coorte, ed un'Antonio
Rufo nel suo funebre sasso presso Muratori detto (3).
MANIPVLaru Praefecti Chassis PRaetoriae RAVENNAT.
III. (triere) MARTE, Trireme cos chiamata.
NAVARCHVS. Comandante di un vascello che i Romani
dissero anche Magister navis , e le di cui incumbenze si
descrivono da Vegezio (4). U0 Giulio Priminiano (5) oltre
i varj officj militari e civili che esercit, detto ezian
dio NAVARCHVS. anzi anche TRIERARCHVS , et PRINCeps CLASSis MISENatw che noi diremmo l' Ammiraglio ,
tanto vale anche la voce TRIERARCHVS. Di somiglianti
truppe marittime delle squadre Misenatica, e Ravennate, avea
gi favellato il Barone Vernazza (6), che con irreparabile
danno delle lettere manc non ha guari a' viventi.
PRIMIPILVS o PRIMOPILVS e PRIMOPILARIS. Cos
sono detti ne' loro sepolcri un Vibio Gallo Ricinario (7),
ed altri. Il Primopilb era il primo Centurione della prima
Centuria di una Legione.
(i) Jscriz. Perug. lI, 3o8.
(a) Atti della societ latina di Jena I.
(3) DCCLXXX, 5.
(4) V. a.
(5) Murai. DCCX , 5.
(6) Diploma di Adriano ec. Torino i8i7.
(7) DCCCLXIX, 4.
Yerm. Tom. ti.
i8

i46
SIGNIFER. Porta insegne , c cos sono detti alcuni sol
dati anche ne' Iaterculi militari de' quali avremo ragione
nella lezione che siegue. Si apprende da Vegezio che i
Signiferi sceglievansi fra i soldati pi istrutti , imperciocch
non solamente doveano rispondere della loro fedelt , ma
essendo eglino pure anche i custodi dei depositi militari ,
doveano renderne stretta ragione (i).
VEXILLARI. Sotto quali e quanti aspetti debbano con
siderarsi i Vessillarj nelle antiche Iscrizioni, lo mostr re
centemente il dottissimo Labus in una lettera al sig. DeLama prefetto del museo Parmense intorno a due Iscrizioni
Vellejati. Egli raccogliendo le autorit di Lipsio, di Salmasio,
e de' marmi, ha mostrato che i Vexillarj non furono gi
i Veterani che licenziati dalle legioni si trattenevano in
aspettativa del premio, e della onesti missione, cio del
diploma, sotto i Vessilli; n tampoco i veliti chiamati
n in seguito Antesignani e poi Vessillarj ; e molto meno
gli Alfieri o sia porta insegne prossimi di grado , e di
officio agli Optioni , cio a que' militi che sostituivansi
ai Centurioni in caso di loro assenza ; ma che furono
una mano di militi scelti da varie legioni o coorti
per formarne un distaccamento adoperato quando a
far le imboscate o a difendere i valli, quando a provo car le battaglie, od a sussidiare gli eserciti, il quale
perch distaccato dall' aquila legionaria fazionava con
particolare sua insegna , col vocabolo molto proprio
di Vessilli o di Vessillarj veniva denominato . Serva
ci per un saggio di epigrafia militare , alla quale
per qualche circostanza dovremo fare ritorno nella le
zione che siegue , sembrandoci or sufficiente recarne un
esempio di lapida latina conforme il nostro istituto , e che
toglieremo dal museo lapidario dell'universit di Perugia
da noi, che gliela procurammo, pubblicata in altra cir
costanza (2).
D.
M.
.... VERSENI. L. F, LEM
GRANIANI. TRI ... .
COH. XXXII VOLVN ....
TRIB. LEG. XVI. FLA. FIRM.
vaso
li.
PATRONO.
VIR. HISPELLATI
MVNICIPI
patera
( i) Vegezio II , so
f) Giorn. Arcad. Settemb. 1819, png a83.

47
ARNAT. VIXIT. ANNIS
XXXII. FRATRI. PIISSIMO
VERSENVS. APER
Appare chiarissimo, che debba leggersi: Diis Manibus.
Persati Graniani Filii Ludi Ex Trib Lemonia Tri
buno Cohortis XXX11. Fbluntariorum Tribuno Legionis XVI. Flaviae Firtnae Duumviro Hispellati Patrono
Municipj Arnatium Vixlt Annis XXXII Fratri Piis
simo Persenus Aper (Posuit) , e per quella variazione di
casi 'nei nomi di uno stesso soggetto, vedi cosa si disse allora.
3. Una maggior diligenza sembra che usassero eziandio
nel noverare gli anni della vita, del matrimonio, e della mi
lizia. Anzi nel notare le epoche della vita furono cos esatti
talvolta, che tennero conto non tanto degli anni, ma de7
mesi , dei giorni , ed anche delle ore. Di una Aurelia Spenia
presso Fabretti (i) si dice che VIXIT. ANNIS. XXVIII.
Mensibus. V. Vicbus. XXVIII. Hom XI e XIII di matri
monio con Mesio Ermete ; e chi non vorrebbe condannare
di minutezza soverchia colui , il quale presso lo stesso Fa
bretti nover per fino i minuti ? HORa*. IV SCRVPVLOS VI.
Gli anni della milizia nelle Iscrizioni funebri sono frequen
tissimi , n abbisognano di esempj
4. A quanti legati , a quali pene non furono soggetti gli
antichi sepolori specialmente Romani, e coloro che trasgre
divano 0 in parte od in tutto la volont di colui che avea
il sepolcro medesimo costruito ? Pochi esempj sieno suf
ficienti a comprovarlo , dopo che tanto diffusamente ne scris
sero il Guterio (2) e Fabretti (3). La maggior parte di
codesti legati , che comunemente doveansi soddisfare ne'
fiorni aoniversarj , consistevano principalmente nelle distr
uzioni ai cittadini , alla plebe , anche alle corporazioni ,
di vivande, del mulso, di olio, pane, vino, di carne,
anche di danaro. Non basta, altri legarono somme immense
di danaro perch con il fruttato ne' d stabiliti si banchet
tasse sui loro sepolcri, vi si spargessero rose, fiori, vino,
latte , olio , sangue delle vittime , vi si celebrassero sacrificj mortuali , ed altre cose somiglianti. In bel frammento
del museo veronese i legge (4) come colui che fecesi il
sepolcro, lasci dodicimila sesterzj al Collegio dei Navicoli
(i)
, ,
(a)
W
(4)

i85,
, j, N. 4i7.
Lib. "
II, Cap. II.
Pag.i. i47..
CXLVI , 3

i4
di Arilica : VT EX EIV5 SVMmae REDIT1T ROSALA ET
PARENTatfa IVSTo Fitto IVSTAE VXORI ET SIBI OMNI
ANo IN IERPETVVM PROCVRENT. Ami ivi si legge
che la stessa Giusta leg a quel Collegio medesimo cinque
cento sesterzi IN MEMOR1AM FORTVNATAE Ubertae OB
EANDEM CAVSAM , ed altri seicento VT MONVMENTVM
REMVNDETVR.
Assai belle notizie ci lasci il Marini (i) intorno di ci e noi
diremo con le sue parole alle pene, e multe contro i tra sgressori delle leggi imposte da ciascun privato al pro prio sepolcro , le quali forse perch fossero pi temute
venivano il pi delle volte assegnate o all'erario della
citt, o al Fisco del Principe, o a collegj leciti ed ap provati, o alle vergini Vestali , o a Pontefici acquali sem brami che appaitenessero pi spesso che ad altri , nomi'
nandosi in tale occasione la loro arca, o erario . Ec
cone un beli' esempio tratto da Grutero (2) , ove un' Aurelio
Maximiano stabilisce in qual pena doveano incorrere color*
che avessero in qualunque modo alienato il suo sepolcri.
SI. QVIS. HOC. SEPVLCHRVM sic. VEL
MONVMENTVM
COM. AEDIFICIO. VNIVERSO. POST. OBITVM
MEVM. VENDERE. VEL. DONARE. VOLVERIT
VEL. CORPVS. ALIENVM. INVEHERE
VELLIT. sic
DABIT. POENAE. NOMINE. ARKae
POmIFicium L S. C. N. (3)
VT. EI. CVI. DONATVM. VEL VENDITVM
FVERI. EADEM. PENA. TENEBITVR
Molti altri esempj e varj se ne richiamano dal Marini
medesimo, che dottamente ribatte l'opinione di Mazzocchi,
anche del Patino , e del Cujacio , i quali furono di senti
mento che tali pene risguardassero i soli eredi, e nn al
tri estranei della famiglia del defunto.
S. Sembra che il diritto al sepolcro si acquistasse pri
mieramente da colui che lo innalzava , e da quelli che al
l' uso del sepolcro furono chiamati dall'istitutore di essa.
(1) Iscriz. Alb. pag. n3.
(a) DCLXXI1, ..
(3) Forse centomila sesterzi. Quella lineetta talvolta indica (te,
cine cestinar di migliaja.

49
1 diritto della prima specie talora concedevasi anche dai
Magistrati, dal popolo, e dai collegi. Ad un Publicio Bibulo
presso Matteo Egizio:
SENATVS. CONSVLTO. POPVLIQ. IVSSV
LOCVS. MONVMENTO. QVO. IPSE. POSTERIQ
EIVS INFERANTVR, PVBLICE. DATVS EST
e talvolta questo diritto dato dai Magistrati , e dal popolo
di cui ragiona Guterio (i), veniva espresso con le solennissime formole L. D. D. D. oppure D. D. P. Locus Datus
Decreto Decurionum , o Datus Decreto Publico.
Ma il diritto acquistato al sepolcro o per volont di chi
avealo istituito il quale bene spesso il faceva a se medesi
mo , onde tanto vale la formola \ivus Fecit s spesso nei
sepolcri espressa anche intieramente, o per altre cause, era
in forza di donazioni talvolta , di testamento , di compra
e di altri atti. Gli esempj possono trarsi dal Maffei (2) e
dal Fabretti (3) , che sono da consultarsi eziandio per le
disposizioni testamentarie (4). Ma curiosissima la osservazione
fatta dal dottor Labus intorno a coloro che davano speranza
agli affini, agli amici, ai liberti, e generalmente a tutti gli
ingordi eredipeti ond'era pieno il corrottissimo romano im
perio d' accordar loro il sepolcro , senza per effettivamente
oncederlo , se non che talvolta morendo , e il pi di spesso
deludendoli. Costoro facevano scolpire il proprio epitafio , e
vi lasciarono in fine la particella ET affatto ignuda , inde
terminata, e quasi addentellato in segno che altri pure doveano esserci scritti e chiamati a condividere la eredit del
l'autore del Monumento che dava insiem diritto ad usare ci
de! sepolcro. Veggasi ci provato con abbondevoli esempj epi
grafici dal prelodato archeologo in una memoria edita nel Gior
nale dell'Italiana Letteratura (T) e nell'Arcadico (6) E perch il
diritto al sepolcro ne rendeva l'uso comune a tutti coloro che
chiamati erano a possederlo, nelle Iscrizioni sono questi presso
ch sempre notati; quindi in esse si trovano i nomi de'parenti in
genere, poi gli eredi, le mogli, i figli, i fratelli, gli amici , ,
(1)
(a)
(3)
(4>
(5)
(fi)

De Jur. Man. H , 33.


Mus. Ver. CLVII, 3.
75o, N. 567, 755, N. 610.
Ar. crit. Lap. 221. Mus. Ver. CXUX.
Padova sesto bien. 1818.
Roma, T. IV, p. 357.

i5o
i servi, ed i liberti. Un Fu6cio presso Fabretti (i) prepar
il sepolcro non tanto a se, ma FVFICIAE. AMPLIATAE.
CONIVGI. CARISSIMAE. ET. LIRERIS. SVIS. LIBERTABVS.
POSTERISQVE. EORVM ET. PVBLIO. AELIO. NATALI.
AMICO. CARISSIMO. ET. AELIAE. RESTITVTAE. LIBERTAE. EIVS. E somiglianti esempj sono copiosissimi nella
classe delle Iscrizioni funebri. E perch nell'Epigrafe tal
volta nominavansi e quelli che gi riposavano nel sepolcro,
e quelli ai quali essendo vivi accordavasene il diritto , cos
si volevano distinguere i primi con un 0 anteposto al nome
come iniziale della voce &wres mors , ed un V premettevasi al nome dell' altro per la voce vivus : eccone un' esempio tolto dal Fabretti (2).
. EGNATIA. SEX. L. AVGE
V. SEX. EGNATIVS SEX. L. NEICO
V. EGNATIA. SEX. L. APOLLON.
. P. CAECILIVS. P. L. FAVSTVS
Non tanto il diritto che concedevasi altrui si esprimeva
nelle funebri Iscrizioni, ma la privazione eziandio e special
mente quando voleasene togliere ogni uso agli eredi. Le
formole che allora adoperavansi furono varie, imperciocch
troviamo in esse Epigrafi soventemente ora per via di sigle :
Hoc Monumentimi Ueredem o Ueredes Non Sequitur, an
che Hoc Monumentum StVe Sepulcrum Ueredem Non Se
quitur, o estesamente, ed in altri modi raccolti insieme
dal Zaccheria nelle sue Istituzioni , il quale riun pure anche
quelle formule adoperate allorquando voleansi gli eredi a
parte del Monumento.
. VII. Ogni serie di antichi Monumenti ha degli oggetti,
che non potendosi ordinare sotto una delle classi nelle quali
sogliono ordinariamente ripartirsi , e specialmente le antiche
Iscrizioni, bisogna rimandarli ad una classe miscellanea. Se
non si fosse bastantemeute parlato delle monete, e delle
pietre e gemme incise letterate, come Monumenti scritti,
avrebbero luogo in questo paragrafo , ove noi collocheremo.
1. Anelli e di essi abbiamo gi parlato altre volte (3).
1. Sigilli ed impronte segnatone. Forse al di l dei
Romani assai pochi esempj rimangono. Lanzi vide lamine
fi)
(a)
I, a.
(3)

Pag. 5o, 283.


Pag. 33, N. 160. Veggansi anche il Museo Veronese CDLIII .
L' Oderici Disser. pag. ao5, ed altrove gli stessi scrittori.
Vl. 1 , pag. aji , N. 3.

i5i
signatovie fra gli Etruschi a somiglianza de' Romani (i),
noi peraltro non sogliamo sempre garantire un tale uso
presso que' popoli , ma par quasi certo che avessero il co
stume dei bronzi signatorj , e che ebbero forse fino da re
motissimi tempi anche inculte nazioni. De' Romani ce ne re
stano moltissimi di figura quadrilunga , generalmente di
bronzo ove le lettere sono per la maggior parte in rilievo,
sebbene non mancano esempj di vederle di incavo. Osserva
benissimo il dotto sig. de Lama che recentemente varj ne
ha pubblicati del Museo Parmense (2) come : usavano gli
antichi apporre queste segnature riconosciute dal prefetto
de' Sigilli, nominato gi in una Iscrizione (3) sugli og getti principalmente di pubblica fede, in quello stesso
modo che s improntano con il proprio tabellionato le carte
de' Notari . A noi piace di riprodurre una di queste la
mine metalliche sigillatone che altre volte esisteva nel
Museo Oddi (4).
Lucius VOMPonius
PERVSINk*.
Il secondo nome non di patria, ma s bene un cognome
tolto dalla patria, e del quale costume furono allora mo
strati altri esempj, e nuovi ne produrremo noi stessi alla
circostanza di pubblicare quanto prima alcuni Monumenti
etruschi inediti e recentemente scoperti nell'agro perugino.
3. Iscrizioni Doliarie. Il dotto Marini, dopo che ne avea
anche parlato l' Ab. Galletti (5), lasci inedita una buona
collezione di queste Epigrafi , cui aggiunse una buona serie
nei sigilli di bronzo, e negli acquedotti di piombo. E vo
lendo meglio spiegarci cosa mai sono queste Iscrizioni do
liari, non possiamo meglio farlo, che riferendo le parole
sue medesime con cui avea di quest' opera favellato , e che
in parte furono opportunamente ripetute dal ch. sig. Coppi (6).
Sono queste pertanto quelle brevi Iscrizioni che facevansi
col mezzo di un sigillo il pi delle volte circolare nelle
opere di creta quando era essa ancor fresca, e divenute
(x)
(2)
(3)
(4)
(5)
(6)

II , 468 , 489.
Tavola Lcgisl.it. della Gal. Cisalp. pag. 55.
Marin. Frat. Arv. 399.
Jscriz. Perug. II , 470.
Notizie della Vita del Galletti. Roma i793. Append. N. VL
Della vita delle opere di Gaetano Marini pag. 68 , 69

i5a
insigni per queste parole. La serie estendesi alle tegole, ai
dol), vasi, diote, anfore, urne, lucerne, ed ogni qualun
que altro arnese argillaceo scritto. Odasi intanto quel grande
maestro come favella di questi Monumenti preziosi talvolta,
nell'opera sua inedita.
n incredibile il frutto che si ottiene da cotesfe universali raccolte, e la luce che una cosa diffonde sopra del l'altra dell'istesso genere, quando avvenga di vederle
avvicinate, ed una collocata accanto dell'altra, per tal
via certamente diviene spesse volte chiaro e facile a com prendersi quello che era prima oscurissimo ed inesplica bile. E se a taluno sembrasse lo studio di queste, che
vorr nominare Quisquilie Antiquarie , ispregcvole e di
[,oco o niun caso, od a ci che prima di por mano al' allegazione di tre tegole scrisse il eli. Baron di BimarJ
quando uno va allo studio dell'Antichit, non dee egli
trascurare alcun Monumento non involato dal tempo ;
conciossiach niente vi ha che non possa recare soddisfa zione alla nostra curiosit e non serva utilmente al pro gresso delle nostre cognizioni; ed perci che i dotti
degli ultimi secoli non contenti d'aver cercato quanto di
erudito racchiudevasi nei marmi e ne' metalli, si sono
dati a far conserva di tutti i mattoni scopertisi , e di
quelli sopra tutto che erano arricchiti di qualche Iscri zione .... Quindi ben' a ragione col Grutero, si querel
il Fabretti, che antiquorum figlinorum notas evter in
tanto i,olumine percurrisset, ed avesse egli o lo Smezio
e l'Oisato lasciata a lui quasi intatta cotesta provincia,
che pur era di tanta importanza. I soli Fasti Consolari ,
di quanto non sono eglino debitori alle nostre terre cotte?
Quanto hanno esse contribuito a farci conoscere le vere,
e genuine famiglie di parecchi Consoli , che o n' erano
senza, o ci si presantarono con tale che non ebbero?
Sapevasi gi questo per una celebre lettera del Noris,
per le Opere del Fabretti, per le Note del Giorgi alla
critica Baroniana del Pagi, e pel mio libro degli Arvali:
ma quanto maggiormente si sapr per il presente in cui
pi di a5o figuline vengono riportate, insigni tutte per
li nomi dei Consoli che presiedettero quando quelle fu rono lavorati ... Debbono alle greche tegole, ed ai ma nichi de' vasi i lor nomi e vita molti Magistrati eponimi
della Sicilia, ed i mesi che in quell'Isola ebber corso
particolarmente. Altro non picciol benefizio si detto

i53
potersi avere dalle Iscrizioni doli ari , ed il fissare per
esse l'et degli edifizj da' quali ci vengono, quando abbiano per una certa nota di tempo
e voglio a
questo proposito aggiungere, clic nella demolizione della
vecchia sacristia di s. Pietro io raccolsi oltre a 60 mattoni letterati, e molti con i nomi di pi Consoli stati in
un periodo di circa a 4 anni > tutti posti in opera nella
medesima fabbrica ad un tempo istesso. e tutti insigni
testimonj della somma antichit di quel rotondo tempietto, gentilesco per certo e non cristiano del V. o VI.
Secolo, siccome dai nostri si voluto dire che fosse .
E perch queste dottrine noi vogliamo confermare con gli
esempj, pubblicheremo una di queste Iscrizioni doliarie in
tegoli, e non ha guari scoj erta fra l'agro Perugino e
Tudertino.

.
.
.

AMPLCOLL
ET PRISCCOS
Va letta e spiegata AMPLiafi, nome del Figulo, o del
Fornaciajo. COLLega. ET. PRISCo. CO/iSulius Consoli del
l'anno Varroniano 846. Intanto il tegolo, che ebbe subito
luogo nel pubblico gabinetto di antichit in Perugia,
prezioso , imperciocch fino ad ora niun Monumento aveasi
che questo Consolato segnasse, e sebbene di esso siasene tenuto
conto da Tacito, niun Fastografo lo avea esattamente se
gnato. Avendola noi comunicata al sig. Bartolomeo Borghesi
occupato tuttora a riordinare l'amplissima e scabrosissima
storia de' Consoli, fra le altre riflessioni giustissime, che
ci propose , e che abbiamo riferite in parte , aggiugne :
E cosa notabile che tutte le figuline consolari pi antiche
provengono da codesti suoi paesi. La pi antica che si
., conservi nel Museo Vaticano dell'863, e questa era pure
la pi Vecchia che conoscesse Monsignor Marini . . . ora es sendosi aggiunta la presente dell' 846 , e l'altra di Trajano
dell' 854 (inedita e trovata anche essa Del luogo citato),
pare dimostrato che in codeste parti prima clic a Roma
n cominci 1' uso di distinguere con le epoche i lavori delle
fornaci .
Gli oggetti principali delle Iscrizioni doliarie sono i . Con
solati , 2. Nomi proprj dei figuli , del padrone dell' officina^
Verm. Tom. li.
i9

i54
0 del predio, 3. Numeri anche ne'dolj vinarj onde indi
care la quantit dei liquidi che contenevano , e specialmente
delle a miore, 4. Nomi dei defunti in olle cretacee cinerarie,
come nella seguente da noi copiata presso i Conti Ansidei
in Perugia dopo pubblicate le nostre Iscrizioni perugine.
C. PETRONIVS
SEX. F. FABER. (i)
E questa ultima classe potrebbesi grandemente aumentare
merc le moltissime urne etrusche plastiche , ed i molti te
goli etruschi similmente e sempre forse con i soli nomi
de' defunti.
4. Tubi 0 fistole acquarle di piombo. Anche esse notano
1 Consolati talvolta, e sotto questo aspetto possono si
milmente interessare ; ma quelle brevi Iscrizioni contengono
altri nomi ora de' pubblici curatori delle acque, ora de pa
droni del terreno per cui scorrevano , e forse de' loro arte
fici. Una delle pi importanti ci sembra questa Iscrizione
di Fistola acquaria pubblicata dal Fabretti (2).
AQVA. TRAIANA. Q. ANICIVS. Q. F.
ANTONIAN
CVR. THERMARVM. VARIANARVM
5. I gabinetti di antichit conservano degli attrezzi ,
degli utensigli , degli istrumenti , e delle armi scritte
talvolta, e le di cui Epigrafi non sono sempre di chiaro
intendimento. E per ricondursi a picciolissimi esempj ,
a noi sembra veramente singolare il caduceo metallico
gi del Museo Borgiano ora Borbonico con bella Epi
grafe, ove il ch. sig. Bernardo Quaranta (3) crede avervi
trovato una imprecazione ed una preghiera per essa ad
Apollo.
Fra i Monumenti Etruschi di ogni classe pubblicati dal
Lanzi, noi abbiamo que'dischi manubriati conosciuti comu
nemente sotto il nome di patere, che ora si tolgono con
miglior consiglio per specchi Bacchici , e che nelle loro
Epigrafi comunemente contengono nomi degli Dii, e degli
(i) Lettera k3 Aprile i822.
(2i De Aquaeductib. Dis. HI; . XXVII.
(3) Atti della Poutauiana HI, 2n.

i55
Eroi, e de' quali terremo altrove ragione, trovandosene an
che scritte latinamente presso Mercuriale nella sua Ginna
stica. Abbiam parimenti Candelabri, Elmi, Usberghi, per ta
cere di altri oggetti anche meno comuni presso i Greci e
Latini. Cos anche fra questi ultimi possono noverarsi per
esempio le Iscrizioni de vasi potorj, delle patere, delle tes
sere gladiatorie e militari , e sieno sufficienti gli esempj
che se ne adducono

HILARE
SEMPER
GAVrfeaj

Vaso potorio presso Boldetti.


Gmit. ib. i. c. 39. N. 3.

AVRELIVS
CERVIANVS
VTERE. FELIX
3.
FAVSTVS
ANTONI
SP. K. APR.
M. LEP. L. ARR. COS.
4.
SCAEVA
PRI. PIL
L XII

Patera metallica presso Buo


narroti ne' Medaglioni.

AVRELIVS
VICTORINVS
MB,. COH. XII. VRB.

In una casside data da


Maffei. Mtu. Ver. CCCFU.
N. ia.

Tessera Gladiatoria Grutero CCCXXXIV. 7. SPectatrit. Spetta all'anno 759 di


Roma.
Tessera militare di metalli
gi nel Museo Oddi e pub
blicata da noi. Iscr. Perug. II. 41 4

i56
LEZIONE

V.

Di alcune circostanze comuni ad ogni classe


di antiche Iscrizioni.
I. Del moda come segnavansi le antiche Iscrizioni.
II. Forme varie degli antichi Marmi scritti. III. Di al
cuni segni ed ornati che negli antichi Marmi letterati non
debbono disgiugnersi dalla parte scritta. IV Cenni sulla
ortografia delle antiche Iscrizioni. V. Cenni sulla nomen
clatura delle Iscrizioni. VI. Della Trib e della Patria
segnate nelle Lapidi. VII. Delle epoche segnate nelle
Iscrizioni e delle note numeriche. VIII. Cenm brevissimi
sulle figure e vizj del discorso, e della sintassi nelle an
tiche Iscrizioni. IX. Cenni brevissimi sulla disposizione
delle antiche Lapidi. X. Cenni sullo stile delle antiche
Iscrizioni. XI. Di qualche avvertimento per meglio giu
dicare delle antiche Iscrizioni. XII. Delle Iscrizionifalse.
XIII. Saggio di sigle lapidarie de' Greci, degli Etruschi
c Romani.

%. I. Oebbene ricercare il modo con il quale le antiche


Iscrizioni segnavansi, non importerebbe che la sola mecca
nica, ci non pertanto noi non vogliamo omettere di farlo;
che se non fosse di assai poca importanza istituire quistione
se prima s' introdusse 1' uso di scolpire Iscrizioni col ferro,
o di segnarle semplicemente con colore, noi stessi potremmo
farlo , senza per riprometterci un buono risultato , e si
curo. Ma o una o 1' altra delle due maniere che prima si
usasse , egli certo che si trovano antiche Epigrafi, ed in
un modo e nell' altro. Forse le pi vecchie si segnarono
con il ferro, e quindi si colorarouo, e specialmente di
rosso , e di nero , e rarissimamente di un color paonazzo.
Somiglianti esempj noi li abbiamo con pi frequenza nei
Monumenti etruschi , ove sono Iscrizioni anche semplice
mente delineate con i colori, e l' essersi le medesime con
servate per s lungo tempo anche fra l' umidit del terreno,
darebbe motivo a' moderni Chimici indagare con quali so
stanze eglino meschiavano e manipolavano quei colori che
facilmente svaniscono rimanendo ali' aria scoperta. Noi siamo

157
di sentimento che ci si praticasse anche fra' Greci , ma
non abbiamo esempj da recare s pronti.
Perch i Romani ebbero similmente quest' uso , sembra
molto probabile che dagli Etruschi lo apprendessero. Que
sta usanza presso di loro vien rammentata da Plinio (i) ,
e specialmente in ordine a' sepolcri , e gli esempj forse
pi antichi che potrebbero addursi sono le Iscrizioni cos
tinte del sepolcro degli Scipioni scoperto nel 178 1. Per
ch poi una tale usanza si rinnov anche a' giorni nostri
nel colorire le antiche Iscrizioni che non furono mai colo
rite , 0 che da questa ogni ombra di colore svan , contro
essa , come ben' atta a disturbare la genuina lezione degli
anticl marmi, declamarono primieramente il Maffei (2), e
quindi il dotto Marini (3).
Nei sontuosi edificj si costum porvi lettere di metallo ,
ed essendo oggi sparite , in que' luoghi rimangono i fori
ove penetravano i perni per fissare le lettere stesse in quelle
pareti. E noto bastantemente agli eruditi come il dottissimo
Barthelemy sull' esame di somiglianti fori ristabil . almeno
in buona parte, l' antica Iscrizione del famoso Tempio di
Nimes (4). Veggansi anche Menard (5), e Sponio (6).
. II. Gli antichi marmi scritti sono di svariatissime for
me, ma l' uso pi comune presso i Greci e Latini e presso
gli Orientali talvolta fu delle semplici tavole marmoree. Seb
bene dai Gramatici facciasi diversit fra ara ed altare, im
perciocch dicono essi, come nelle are, che dovevano essere
degli altari pi basse, faccansi delle preghiere, e delle li
bagioni , negli altari si bruciavano le vittime. Comunque ci
fosse , anche presso gli Scrittori di buona latinit , si tolsero
scambievolmente ora l'ima per l'altra. Cos per simigliante
modo presso gli eruditi c gli Archeologi si nominano are ,
altari pi raramente, e Cippi que^ marmi riquadrati, e spes
samente ornati a bassorilievo, che servirono ora di sostegno
e di base alle Statue, ora di Monumenti sepolcrali , e gli
esempj sono frequentissimi in ogni collezione di antichi
marmi scritti. Delle Iscrizioni doliari ed in terre cotte ab
biamo parlato altrove bastantemente (7). Multe di esse co
(1) XXXIII, 7.
(a) Crit Imp. lib. IlI, cap. 1, can. IV, sub. fin.
(i) Frat. Arvali 240.
(4) Aroad. Frane. XXVII , 58o.
(5) Storia di Mmcj , voi. VII.
(6) Miscel. Erud. Antiq. ec. .
(r) Pag. a.

i 58
ne ha di greche ncita Sicilia , e nell1 Etrara moltissime di
ogni specie (i). Talvolta le Iscrizioni si trovano incise in
colonne , e ce ne ha esempio fra i Greci ed Etruschi. Fra'
primi pur singolare la colonnetta del Museo Nani tras
portata dal l' Isola di Melos , e che contiene un voto a Bac
co (2). I ra' secondi singolarissima la colonnetta funebre
collocata sopra ara rotonda figurata del Palazzo Conestabili ,
gi edita dal Passeri , e quindi riprodotta dal Lanzi e da
noi. Marmi scritti in forma di colonne li abbiamo anche fra
i Latini , e si distinguono fra gli altri le cos dette colonne
miliarie , Monumenti preziosi per le antiche ricerche itine
rarie delle vie pubbliche gi misurate dai Romani. Veggasi
cosa scrisse sulle medesime colonne miliarie il ch. Labus
alla circostanza di pubblicarne una con dotto comento nel
181 2 che gi fu scoperta nel Territorio Bresciano. Noi ne
terremo un esempio da quel dotto comento; pi altre possouo
vedersi raccolte dai Zaccheria nelle sue Istituzioni.
IMP . CAES
C. MESIVS . Q
TRAIAN . DECCIVS sic
P. F. AVG. P. M TRIB. POT
II . COS . II . PP
(millia passuum) XVIIII.
Anche le are ed i cippi in forma rotonda, ed a foggia
di colonne s'mcontrano fra gli antichi marmi scritti , e nelle
collezioni , ove sono anche colonne con Iscrizioni funebri .
ed pur singolare quella riferita dal Mafifei (3) , che servi
al Sepolcro di Clodio Adelfo uomo chiarissimo, ed alla sua
Consorte. Non giova parlare delle urne cinerarie, dei sar
cofagi , e delle grandi arche sepolcrali scritte , di cai sem
bra che facesse uso ogni culto Popolo e delle quali cose
si gi favellato altre volte.
. III. Gli ornati che i marmi, i bronzi e le figuline
scritte accompagnano sono di s grande variet , che a te
nerne conto preciso importantissima cosa sarebbe. Noi

(i) Iscriz. Perug. Clas. VI. voi. I, pag. 202.


(2) Corsin, dissertiu. sopra questo Monumento. Rom. 1^56.
(3) Mus. Ver. a53. Presso i Greci costumatasi di scolpire in co
lonne i pubblici decreti, circostanza che ne' decreti medesimi esprimevasi. Veggansena gli esempj presso il sig. Raoul-Rochette nelle sne
Antichit greche det Bosforo i5i, 171, 217.

vogliamo brevissimamente parlare di quelle insegne soltanto,


che hanno relazione strettissima con la epigrafe stessa; e
Jueste sono comunemente le insegne delle arti, dei mestieri,
elle professioni e degli officj (i). Bastino pochi esempj
a confermarlo. Perch in Lapida singolarissima prodotta la
prima volta dal Lafrerio , e poi dal Marini (a) , si dice
che un' Antimeto Pullario, che quanto dire Aruspice, fece
a se stesso il sepolcro , e ad un Pompeo Aspro che avea
diverse cariche militari , vi si espressero non tanto la gab
bia de' sacri polli, ma l'Aquila Legionaria, e le insegne
militari eziandio , cosa rarissima a vedersi nelle Iscrizioni
sepolcrali. Fu forse il primo l' Orsato a pubblicare una Iscri
zione (3) , ove per mostrare che un Pupio Misio Purpurario era mercatante di Porpore , nella sua Iscrizione mortuale al proprio ritratto vanno unite le bilance , le ampolle
ed i vasi ove conservavasi quella preziosissima tinta. Aggiugneremo le parole del dotto Marini nelle Iscrizioni Albane (4).
Ne' libri del Fabretti , del Buonarroti, del Lupi, del Cor sini, del Reischio, del Maffei e del Paciaudi sono mille
esempj delle insegne delle arti , e professioni scolpite nei
marmi sepolcrali di coloro che le esercitarono cos nel
sepolcro di una Giparenia Ornatrice di professione , si es
pressero il pettine , e l' aco crinale (5). Che se si volesse
favellare inoltre dei molti ornamenti di opera scultoria che
accompagnano le Lapide antiche , converrebbe istituire un
lungo ragionamento, imperciocch in esse le arti, i costumi
le scienze, e l'Archeologia in genere vi noterebbero co
piosissimi oggetti d' ogni ragione.
. IV. Quantunque la Tavola paleografica collocata nel
primo volume sia sufficiente a conoscere la Paleografia degli
antichi Monumenti scritti, ci non pertanto le antiche Is
crizioni serbano alcune particolarit paleografiche che non
sarebbero da dimenticarsi ; ma in ossequio della propostaci
brevit , passeremo piuttosto alle osservazioni di ortografia
come di maggiore importanza. L' ortografia de' Monumenti
antichi sempre incostante, circostanze peraltro che spesse
fiate bisogna rifondere nella incostanza medesima della p ronuncia ; non meno che nella ignoranza, e negligenza degli
(1.
(i)
(3)
(4)
(5)

Iscriz. Alb. 189.


Loc. cit. 120.
a3o, Pad. 1719.
'89.
Guasco delle Ornatricl png. 5, Napot. '77J.

i6o
incisori , ma non perci che queste irregolarit di orto
grafia di cui abbondano gli antichi marmi , abbiano da es
sere come canoni da giudicar anche falsi que' Monumenti.
Veggasi sopra tutti il signor Raoul-Rochette che lo ha am
piamente mostrato (i). Le principali nostre osservazioni dun
que cadranno nei seguenti articoli.
i. Punti. Assai poche, e meno esatte ricerche potrebbonsi fare sulla punteggiatura degli antichi Monumenti
orientali. Sembra che le poche Iscrizioni /Palmirene e Feni
cie non ne seguino impronte. Tychsen peraltro non dimen
tic di notare i varj pun.i che si osservano nelle Iscrizioni
runeate di Pcrscpoli (2). Nelle Iscrizioni greche anche pi
antiche delle Etrusche, e Latine, la interpunzione sem
pre irregolare. Le Iscrizioni Sigec date da Chishull (3) , che
noi stimiamo gli apografi pi corretti , ora segnano due
punti, ora tre situati verticalmente, ma non ad ogni voce,
e sembra che dai Greci gli Etruschi improntassero il co
stume di cos segnare due punti nelle loro Epigrafi , ove
talvolta , come presso i Greci medesimi , o non vi inter
punzione di sorte, o non si marca clic un punto soltanto.
Dicasi dei Latini lo stesso i quali se talvolta lasciarono ogni
interpunzione , in altre circostanze furono cos soverchia
mente abbondanti di essi ne' loro Monumenti , che li posero
per fino fra le voci composte, e fra le sillabe, e dissero
perci CON . PARAVERVNT . GIR . CVMCLVSVM . CON
PA . RA . BILI Gli esempj, particolarmente della prima
maniera , sarebbero pressoch infiniti , e molti ne ha rac
colti il dotto Marini ne' suoi Arvali (4), anche il dott. Labus
ne adun parecchi e mostr l'uso e l'importanza di quest'os
servazione interpretando due antichi epitaffi posseduti dal
prof. Ciampi (5). Ma se si dovesse tenere per bene ricopiata
una Lapida presso l'Orsato (6), pare che si usasse pure, e ci
fier semplice capriccio , di puntare ogni lettera , laonde ivi si
egge IVVENTI V S . T IT V S ec. L'interpunzione degli
antichi marmi fu attentamente esaminata anche dal celeb. An
tonio Agostini, e dal Maffei; n qui volle omettersi di ricordare
come talvolta in luogo di punti si trovano usate delle figure
(1) Lettr. a Milord d' Aberdeen pag. 100, 101. Antiq. Giace, du
Posphor. Cimmer. pag 28.
(?) De cunrat, Insrript Persepol. pag. 24.
f3} Antiq. Asiat. pag. 4.
f4) 5i, i5c, , 214, 83i, 33. Lup. Epit. Sev. Mart. 63.
(5) Milano 180;, pag 16.
(6) Marm. Erud. par. I, pag. 13.

i6i
di piccioli cuori , di palme, e di altri oggetti , forse ad
arbitrio de* cjuadratarj. Il Fabretti,il Lupi, i! Marangoni,
ed altri ne proprj libri ne mostrano varj , e ripetuti
csempj. In ordine ai piccioli cuori sostituiti a' punti , 1' opinione comune si ciie ne' marmi sepolcrali si ponessero
ui significazione di amore e cordoglio > opinione per altro,
la quale fu contraddetta talvolta.
2. Accenti , Apici , o Spiriti come li chiamano i Gramatici. I Greci ne fecero uso e Porfirio ne tratt ampia
mente ii un suo opuscolo greco di Prosodia , che dai Co
dici Vaticani pubblic Villoison (i). Quanto per sono rari
neT marmi greci , altrettanto sono frequenti nei latini. Ne
parlarono assai i Gramatici, e molti illustri Critici ed An
tiquarj del secolo scorso, e che possono tutti vedersi nove
rati dal dotto Marini (2), che fu uno degli ultimi a scri
verne , e dall' opera sua (3) possono trarsi gli esempj
Greci e Latini (4).
Le voci SANS1E e STRVLSA ed altre voci nelle tavole
eugubine hanno l'accento grave sopra la S. e Lanzi cre
dendovi un semplice capriccio dell'artista (5), di opi
nione che tali accenti non abbiano che fare con le
dottrine degli accenti latini lungamente esposte da Massimo
Vittorino presso Putscliio (6).
I Latini dunque anche nelle Iscrizioni ne fecero maggiore
uso che altri popoli , e fino da gran tempo fu una tale cir
costanza notata da Celso Cittadini (7), il quale fece qual
che lagnanza perch nel ricopiare le Iscrizioni si omettes
sero come cosa inutile del tutto ; ma una copiosissima serie
di esempj ^1 aP1c1 posti nell' Iscrizioni . ed in cacumine
litterarum come scrive Isidoro (8), ha raccolto lo stesso
Marini anche da' Monumenti inediti , e da molti altri ove
nelle stampe si erano tralasciati (9), ed in proposito dei
quali bene intendere le sue dottrine. Le Lapidi nelle
(1) Anecd. II, i3i , i33.
(3y Arv. 709.
(3) Pag. 714.
(4) Murai. MDCCLXX , 5, reggasi anche il sig Borghesi Gier.
Arcad, voi. XV, p.ig. 54.
(5) Sag. di L. E. II , 759.
(6^ Gram. Lat. 46 edit. Putsc. Hanov. i6o5.
(7) Origine della ling. Hai. cap. XI.
(8) Origin. lib. 1.
(9) Op. cit. 710, 711, 712, ji3.
Verm. Tom, l.
20

i6a
quali si veggono gli accenti hanno dato molto che dire (<).
,, Convien per confessare che in questi tali segni , o non
sono veri accenti, o se sono ve gli hanno gli scultori
impressi assai spesso con molta sbadatagine, e quasi a
capriccio, e poche volte certamente a tenor delle regole
t, per le quali si sa che furono introdotti. Chi potea due
aspettarsene sopra la medesima voce e talora dissillaba 1
Eppure tal cosa frequente , ed osservata gi , ed io ag giungo di averne contati tre sopra tre (3) e sopra una
sino a quattro (2). Non occorre dunque darsi pena nel
,, volerne spiegare la posizione per mezzo di regole fisse e
n certe, e di ridurre tutto a sistema . Veggansi ancora
le sue Iscrizioni Albane (4), ed il Zaccheria (5).
3. ispirate. La dottrina delle aspirazioni e delle lettere
equivalenti, perch anche le lettere N. P. S. V. tennero
luogo di aspirazioni nelle antiche lingue, fu dottamente rin
tracciata da Villoison (6), e quindi da Lanzi nell'opera
altrevolte citata, che le esamino non tanto nelle antiche
lingue d'Italia, ma s bene nella greca e latina, indagan
done l'uso, i cangiamenti, la ridondanza, e le ommissioni,
circostanze che doveano accadere bene spesso in lingue in
cui non si erano fissate le massime del dialetto, e della
ortografia. Noi senza ripetere quelle dottrine , ci faremo a
conoscere piuttosto alcune poche forme di aspirate ne' Mo
numenti meno comuni.
La pi comune delle arpirazioni l'H come ognuno ben
sa, e che fino da gran tempo s'introdusse nell'alfabeto degli
Attici. In progresso di tempo si cambi in I e si trova
usata nelle celebri Tavole raclensi , ove da vedersi il
dotto illustratore Mazzochi , che ne adduce esempj anche
tratti dalle Iscrizioni Latine I-1LARVS. DEMOSTf-ENES.
anzi in questa forma similmente. I R-IODE. EVTYC-IVS ed
altri molti. Gli Eoli anche secondo Prisciano e Dionisio usa
rono il digamma F, e nell'antichissima lamina ospitale
Borgiana illustrata da Siebenkees si legge FOIKIAN per
( i) Al Noiis, al Fabretti, al BanHini, al BonncU , al Maffei
all'Azevedo, al Burmauno, a Winkehnanu , d all'Arles.
i i i i
(2) FELICI PaCATO.
' . i i
(,3) LTCILIAXVM.
(4) Pag. i0, i3, 84, i36.
(5) Lib. II , cap. XI , . XII.
(G) Anecd. graec. voi. II, pag. 3i3.

i3
etK,t domum ove da vedersi, quel dotto espositore. Negli
antichi Monumenti Greco-Itali frequente ove in luogo di
quella forma, che presso i Latini fu cambiata in V si hanno
anche Q ~~3 e forme ambedue che dai Greci tolsero gli
Etruschi ne' Monumenti de' quali il digamma eolico che da
aspirazione in origine, prese il posto del V, o in una for
ma, o nell'altra F
73 e frequentissimo. L'Imperatore
Claudio lo introdusse rovesciato j nuovamente nell'alfabeto
latino come scrive anche Svetonio, laonde non meraviglia
se in qualche Monumento de' suoi giorni si trova anche
cosi j. E ben raro nelle sue medaglie per, (i) e si trova
con qualche frequenza maggiore nei marmi anche posteriori
a Claudio stesso, perch forse questa novit paleografica
piacque a taluno anche dopo la sua morte. Veggasi il dotto
Marini ne' suoi Arvali (2), ed in uno di que' celebri marmi
si legge jlTELIVS (3) , ed altrove si ha in una iscrizione
di Claudio stesso SERjILIAI AjIOI .... jlSV. La storia
del digamma eolico, che quanto dire doppio gamma, fu
causa di curiose e dotte ricerche, e dopo quel molto che
ne scrissero Doves (4) Burges (5), Reinold (6), Rink (7)
ed altri, veggasi anche il dottissimo Heyne ne' suoi escursi
tmericaid (8).
4. Ma le lettere stesse ne' Monumenti greci , italoantichi , e latini furono soggette talvolta, ad alcuni or
tografici accidenti , che i Gramatici chiamarono figure
di sillabe, e ci pi facilmente avveniva per difetto
di pronunzia , per incuria dei facitori di Iscrizioni , e per
vezzo e moda talvolta, che per non giudicare erroneamente
.sugli stessi Monumenti scritti , bisogna conoscerle , e perci
noi rapidamente le scorreremo.
Diremo dunque primieramente delle lettere scambiate fra
loro, argomento ampiamente trattato dal Vossio nel suo ri
cercatissimo libro de permutatione literarum, che suole
vedersi unitamente al suo Etimologico: Ai*rTo; per
Ai*repvorr abbiamo nelle celebri tavole Eraclensi (9) per
(1)
(2)
(3)
(4;
(5)
(6)
(7)
(8)
(3)

Seguin. Selcct. Num. ig4.


Pag. 97.
Tav. XIV.
Misceli, crit. IV, u3, 12 j.
Pag. 396.
Hittor. Geaec. et Latin. Letter. 35.
Payne Knight ec.
Ad Illiad. lib. XIX , voi. VII , pag. 707 ec.
aiaaoc. TaJ. Heracl. pag. i55.

64
un doricismo assai noto e rammentato anche da Eustazio
grammatico (t) e di cai fecero uso anche quelli della io
nia; e passando il doricismo medesimo fra gli Etruschi , e
Latini, dissero i primi HEKCLE IIERCLA nercle Hercla,
dei secondi non ci sovvengono ora esempj di Lapide fuori
che il GESARIS presso Reinesio, Fabretti , e Maffei, ma
sappiamo da Catone presso Quintiliano che i Latini dice
vano diccm faciem per dicam faciam (i) , e se ci piace
di chiamailo piuttosto che idiotismo, un doricismo, ci
pot divulgarsi in altre parti d' Italia degli Italo-Greci, i
quali pi che di altri dialetti si servirono del Dorico (3).
Somiglianti esempj potrebbero rintracciarsi pressoch in tutte
le lettere, ma noi in ossequio della propostaci brevit ne
tralascieremo altre ricerche.
5. Lettere , sitiate e parole addoppiate senza bisogno ,
e si trova perci *1a()CEBA(H;TOT (4), PAAKVL in
Lapida Osca <5), CARRISSIMO (6) e VAARVS (7), per
tacere di altri esempj moltissimi, e che i Latini in modo
speciale usarono per attenersi al suono della pronuncia. Ma
a vi/io meramente de' quadratarj . ed anche de' fabbricatori
de'cunj delle monete pu bene attribuirsi il raddoppiare e
sillabe e parole, e di che non abbiamo pronti che esempj
greci, e Latini: 1'aAAtA AATAPXHN abbiamo in Grutero (8) , e presso lo stesso VACVAGVAM (9) , e cos
QVIQVI CVM CVM altrove (io).
6. Le stesse lasciate all'opposto: AEeANAPA MAPeEINA per a* e I* d)* (ii). Per ci che aspetta agli
Itali antichi, vedi Lanzi nell'opera altre volte citata (12),
e pi frequenti sono gli esempj nelle Iscrizioni latine , ave
leggesi SARIAN, REPARE FLAMIGA <i 3) per Satinano,
(i) t'icsso Pntschio 969.
(2; Lib. VIII. Varr i. L. VI, 5.
(5) Mos. P. Cloni. II, 43.
(4) Passeri nelle uienior. del Valvasense Ao. ij58, pag. 2i4
(5) Lanzi II , 609.

(6) Cap. IX, 96.


(7 > Murat. DCXCVI, a
($) CCCCXV, I.
(9) MLXXXI, I.
(i0) Murat. DLXV. Iscrizione Vellrjate , ove il Maffei o Muratoii
lasciarouo un CVM.
(ii) The fluii, off. Palmira VII, pag. a&
(n) I, *45, a5s , 259, 263.
(i3) Murat. MMXXXVIII , 2. Antolog Rom. IX, 368. Novelle Fio
rentine i768, 59i.
.

i65
reparare, Fiammica. Ci pi facilmente avveniva nel con
corso di voci e lettere simili, come appunto in REQVIMYS
per' requivimus (i), ed allora non pu attribuirsi che ad
uicuria ed errore del quadratario. Veggansi su di ci le
belle dottrine di Visconti nelle sue Iscrizioni Triopee (i).
7. Lettere e sillabe trasposte per la figura chiamata me
tatesi , la quale a nostro parere sembra che si abbia da
supporre nelle sole antiche lingue d'Italia per difetto di
pronuncia e di dialetto , imperciocch nei varj esempj greci
che potrebbonsi addurre, e nei moltissimi latini a noi sem
bra da riconoscervi piuttosto errore de'quadratarj; opinione
ben sostenuta dalla autorit di Svetonio nella vita di Augu
sto ove di questa trasposizione dice: Commurds hominum
error est. N diversamente si hanno da intendere nOPK.AOf
e TARVI (3), dimenticando altri esempj moltissimi, per
nPOKAOt e TAVRI. Veggasi il Passerazio (4), e Ma
rini (5) ove molto opportunamente scrive : Sono ne' marmi
e talora nelle medaglie frequentissime le incisioni pre pesIere delle lettere e pure anche delle parole e delle
intere linee dagli artisti usata cos senza volerla la figura
detta da' Greci untffiifiinrft*t , o anzi barbarismo che Jit
transmutatione Utteiarum . pur questa figura frequen
tissima, come si disse, nelle antiche lingue d'Italia (6),
ed il Marini non lasci di produrre eziandio varj esempj,
che pure s'incontrano nelle tavole eugubine di lettere e pa
role aggiunte posteriormente, ed in altre Iscrizioni quando
da prima furono omesse dal quadratario (7).
%. V. L'antica nomenclatura, e specialmente dei Romani ,
divenne un giorno presso letterati gravissimi soggetto di dotte
ricerche. Noi ricorderemo a modo di esempio, il Panvinio ,
il Sigonio, Pietro Servio (8), Maffei(g) ed ilCannegiater(io).
Gli Orientali avanti che divenissero porzione dell'Impero
Romano, non si chiamavano che per un nome, uso poi se
guito da' Greci , ed i Monumenti pi antichi di questa
(1)
(a)
(3)
\!\)
(5)
(6)
(7*
(&)
(9)

Mus. Vatic. I, 8.
Pag. 8a, 91.
Grut. CCCCLVI1I, 1, Murai. CCCCLXX, 4.
De litterar. eognat. pag, 192, ig3.
Iscriz. Alb. 29.
Lanzi op. cit. 1 , 279.
Iscriz Alb. 24. Arv. II, i85, 469 , 491'
Graev. Tlies. Auticj. Rom. II.
De Romanor. Nomin. In fondo alla Storia Teologica.
Da Mutat. Komaner. Traject. ad ftben. 17 53, 4.

i66
nazione ce lo confermano. Ecfanto, Arstocle, Fanodico ,
Frmocrare , Policrate sono cos semplicemente nominati que'
Greci nelle Iscrizioni antichissime gi dette Naniane, Fourmontiane e Sigce , come abbiamo ricordato altre volte, per
tacere di nuovi esempj moltissimi. Gli Itali antichi imita
rono i Greci anche conforme le dottrine da Varrone inse
gnate, (i) e dottrine che vengono confermate da' Monu
menti ; imperciocch quelli che mostrano un solo nome mo
strarono anche maggiore antichit, nella ortografia, nella
paleografia , e talvolta per fino nel taglio della pietra. Ne
toglieremo esempj da' marmi perugini ove leggesi per esem
pio: SFETI. RANAXVSA TLATIA (2) che traducemmo
altre volte per Pettia , Ranaxusia, T'atia, e forse senza
timore di errare. Noi peraltro non siamo persuasi che tutti
i nomi Italo-antichi di questa semplicit e di questo carat
tere sieno poi di una data antichissima, o maggiore di tante
altre Epigrafi ove la nomenclatura pi copiosa come si
vedr, imperocch il ricondursi talvolta a quella prisca
semplicit tanto nelle Iscrizioni greche ed itale, pot anche
dipendere all'arbitrio di chi le fece. Pi raramente questa
semplicit di nomenclatura si trova presso i Latini, fra
quali abbiamo pure CAINVS. e BATTA (3) ec.
I Latini medesimi per altro fino dagli incunabuli di Roma
incominciarono ad usar di due e di tre nomi , e senza
escire dai giorni dei Re , ivi noi troviamo Tullio Ostilio ,
iV uma Pompilio , ed i due Luci Tarquiiij con i cognomi
di Prisco l'uno, e di Superbo l'altro. Ecco pertanto come
fino dal secolo primo di Roma ivi si trovano soggetti con
due nomi. Che un tale costume i Romani stessi il togliessero dai popoli antichi d'Italia, e da quelli che stavano di
contatto al loro territorio , e specialmente dagli Etruschi ,
appena pu dubitarsi, imperciocch eglino stessi fin da
gran tempo usarono prenome, nome e cognome, ed eccone
un'esempio di Monumento ancora inedito.
AVLE: FARV: NICVSAL
Aulus Farius JYicosiae o Nicasiae filius, ove, conforme
il costume di que' popoli, il nome materno serv come di
(1) Presso Valer. Mass. Lib. X.
(i) Iscriz. Perugine I , 86 , 1 54 , 1
(3; Lanzi 1 , 168. Iscrizioni' Perugine 1 , 26.

cognome , poich i veri cognomi furono rarissimi in Etruria,


ed assai poche prove se ne potrebbero addurre , come nelle
donne maritate il nome del conjuge serv come di cognome:
per esempio in urna Perugina (i) VETI : VELVS : TINS
non pu essere , che Vettia Fclii Tini (uxor). N fu ignoto
a' Latini questo costume, e cos anche eglino dissero etruscheggiando : THAiMIA CAESINIA VOSMNI (uxor) (%).
Noi non ci occuperemo a ricercare pi oltre la storia, e
l'origine degli antichi nomi tolti or dalla patria e nazione,
or da bruti, dalle arti dal colore del corpo e da altri acci
denti , che sebbene sieno cose pi de' Grammatici , e di Eti
mologi afi , pure divenner studio talvolta degli uomini di
molta dottrina, e passeremo a dimostrare piuttosto quali
migliori massime e migliori regole si adottarono in seguito
nella nomenclatura de' Latini, e de' Greci.
Il nome propriamente detto che ponevasi fra il prenome
e cognome, era, direm noi, il gentilizio, perch comune
agli stessi individui della gente , ma perch una gente dividevasi in pi famiglie , queste venivano distinte dal co
gnome , e gli individui di questa famiglia doveansi distin
guere dal prenome che ponevasi prima degli altri due,
Marco Nonio Balbo ne' Marmi errolanensi mostra che la
sua famiglia Balbia discendeva dalla geute Nonio, , e che
fra i Balbi distinguevasi con il prenome di Marco. Questa
legge non fu costante per , e molti soggetti anche illustri
nella Storia romana furono privi di cognomi. Basti l'autorit
di Plutarco cui potrebbero unirsi moltissime Lapide e mo
nete , quando scrive che i celebri Cajo Muzio , Quinto
Sartorio e Lucio Mummia non ebber cognomi. Gli stra
nieri e gli schiavi per antica costituzione non doveano aver
che un nome; e se si trovano con tre unitamente al SERVVS ,
comune opinione degli eruditi , che quantunque ivi servi
si chiamino , come un Flavio Oseuo , ed un Terenzio
Grisogono presso Grutero (3) , erano pure Liberti. N
qui vuole omettersi di ricordare come i tgli toglievano i
nomi dai genitori, e le femmine pi spesso dalla madre ,
ne giova recare esempj perch comunissimi nelle Lapidi,
ove forse sono pi rari vedere un figlio che toglie i nomi

(1) Iscriz. Pcrug. I, pag. 117.


(2) Op. cit. aa.
(3; DLXXVII, 3, DLXXX11J, 1

i6ti
d'ambo i genitori, come un Accia Faballa (i) cos chia
mata da Fabio, e da Accia conjugi.
M. FABIO. M. F. PAL
PRALT. MIL. LEG. XIII
COLON. PATR
ACCIA. M. F. MARITO. IN
COMPARABILI. IT
ACCIA. FABVLLA. PATRI
RARISSIMO. M. P
Quest'uso crasi poi promulgato presso i Romani anche
ai figliuoli spuij, che pi facilmente derivavano il proprio
nome dalla Madre (i) ; cos presso Grutero (3) una
Mindia Claudiana figlia naturale di Gabiuio Felice,
piuttosto che da questo, e chiamata Mindia dalla sua
genitrice. I figli di adozione tanto frequenti presso i Ro
mani , ed i Liberti toglievano i nomi dai loro adottanti , e
padroni , di che sarebbe inutile recare gli esempj comunis
simi in ogni collezione di lapide , ed i nuovi cittadim! da
chi la cittadinanza aveano ricevuta, come dottamente sopra
ogni altro ha dimostrato il Marini (4). Furono queste le
regole generali sulla nomenclatura de' Romani, e poscia de'
Greci , i quali anche su di ci ai Romani stessi si unifor
marono tosto che divennero a loro soggetti ; ma sarebbe
porre ostacoli grandissimi a questo studio, se si volesse
credere che tali regole non si abbandonassero bene spes
so, e non dominasse anche in ci l'arbitrio, o non vi
avesser che fare circostanze diverse. Imperciocch non
sempre vero per esempio, che i Liberti toglievano i nomi dai
loro padroni (5)., che sempre i nomi si posponessero ai
pronomi, e si anteponessero a' cognomi , ed il Marini me
desimo tanto esercitato in somiglianti studj , e che migliaja ,
e migliaja di lapide avea esaminato, reca esempj di nomi
premessi a' prenomi (6) e posposti a' cognomi.
Aggiungasi pure a tutto ci come i Greci, gli Etruschi,
(i) Marm. Pisaur. N LVIII. Canneg. de Mutat. Rom Nom Rpert. Epist. ad Reines 44a. Hulsman. Miscel. Epigr. ix
(9.) Fabret. pa?. 46.
( 3; DCCLXXXVI , 9.
(4; Arval. 481 , 5io, 5a8 , 723, 75 , m , 83a.
(5j Marin op. cit. 143 , 9.
(6; Op. cit. io3, 656.

e Romani a'proprj nomi riunivano le relazioni di consan


guineit , per esempio :
AA.MIA 0*lOT solf: sO*OKAErs (i) Lamia
figliuola di Sofio , e Sofio Jtgliuolo di Sofocle ; e pressa
i secondi in epigrafe Perugina ancora inedita.
AR: ATINE1: AR: SEPHRIAL, che noi traduciamo forse
senza timore di errare : Arruntia Attia Arruntj figlia ,
Sefia nata , e dell' ultima voce vedi cosa si scrisse da noi
nelle Iscrizioni perugine (2).
Ma i Romani furono anche pi prodighi, imperciocch
non si appagarono di riunire ai loro nomi nelle Iscrizioni
e medaglie i prenomi del padre, ma dell'Avo, e rarissi
mamente di altre consanguineit pi remote. In bel marmo
perugino si legge Co/o VIDIO Coi Rito Luci Nepoti . . .
GALLO. PROCVLEIANO (3), ed cosa pressoch novis
sima come un Quinto Gavio nota nella sua Epigrafe non
tanto il padre, e Favo, ma anche il secondo, il terzo, ed
il quarto avo (4) , come assai spesso si legge nelle Iscri
zioni degli Imperatori.
Il costume usitatissimo anche nelle Iscrizioni de' Liberti
fu gi di riporre questi gradi di consanguineit dopo il
gentilizio, e prima del cognome, se questo, o quelli al
gentilizio seguivano , ma non mancano esempj nelle lapide
di veder collocate queste relazioni di consanguineit anche
dopo il cognome con esempio non comune come un Lucius
ANNIVS VALENS Luci Filius (5).
Sembra poi che in Roma non fosse uso di porre fra que
ste relazioni di consanguineit il nome della madre, come
si costum da'Licj, dai Greci anche di Egitto (6>, e dagli
Etruschi, e che si vide non ha guari; ma il costume usi
tatissimo degli Etruschi medesimi rimase pure per qualche
tempo in queste nostre parti anche dopo che que'nazionali ,
e lingua e paleografia latina usarono. Eccone un esempio di
epigrafe perugina ancora inedita , e supplita come a noi
sembra.
Lucius PAPIRIVS Luci (filiuy)
ARSIraiae ( natus ) OBELSIANVS
(i) Paciaud. Mon. Pelop. II , 304.
<2> Pag. I, i75, i76.
(3) lscriz. Pemg. II , pag. 280.
(4) Mas. Veron. CCCLIV , 5.
(5) Murat. DCCXXIX, 2.
(6) Schow Char. napyr. Mus. Borg. XXXIV. ec,
Vemx. Tom. 11.

veggansene altri esempj "'accolti da noi (i). Ma l'antica


semplicit della nomenclatura Romana vari ben presto , e
que' cittadini talvolta unirono insieme a se stessi due, tre
quattro, e pi nomi, che perci convien quasi far pausa
nel nominarli. Di questi soggetti polinomi le lapide romane
ne hanno molti esempj, e noi illustrammo questa polinomia in altra circostanza di esporre un marmo perugmo ove
al prenome di Cajo sieguouo in un solo soggetto i nomi
di Clone . Minuciano , Fedente , Antonio, Cesare, un'al
tro Prenome Publio , e gli altri nomi Liguvio , Rufino , e
Liguviano (2) ; ne recher poi meraviglia di vedere costui
con nove nomi ; quando altri fino a trenta ne porta presso
lo Sponio (3). Veggasi sopra tutti il Canneggieter nell opera
gi citata in addietro, e nel Capo VII. De nominum unius
nominis coacervationc.
Avvenne poi e specialmente a' giorni dell'Impero, che ai
Romani anche in vigore di legge fu permesso cambiare il
nome, ed argomento ampiamente trattato dallo stesso Can
neggieter (4) nell'opera gi ricordata, e perch poteano
esser chiamati ora con un nome, ora con l'altro, a
togliere l'ambiguit, e l'errore, si adott l'uso di riu
nire i nomi , e di porvi fra mezzo oia QVI ET , ora SIVE
ET , onde si conoscesse che colui chiamavasi da altri anche
con nome diverso. Noi ne toglieremo un solo esempio dal
Fabretti (5) che ne nover molti non altrimenti che il
Malvasia ne' marmi Felsinei (6) : Lucius COMINIVS FELIX
QVI ET CLEMENS, anzi in lapida edita dal Marini (c)
Caius MANSIVS IANVARIVS QVI VOCITATVR ASELLVS
Veggansi anche le nostre Iscrizioni perugine (8).
Non solo i nomi addoppiavansi e moltiplicavansi , ma
anche i prenomi. Abbiamo gi notato come quel Cilo/ic
del marmo perugino ebbe i cognomi di Caio e Publio , e
reggasene altri esempj presso Marini (9). N faccia mera
viglia poi l'osservare talvolta lasciarsi il prenome, o riunirlo
(1)
(1)
(3)
r4)
(5;
(6)
(7)
(8)
(g)

Iscriz. Pfriig. I, pag. 19, 20, 26, 28.


lscri.4. Pcrug. voi II, pag. 2<)6.
Miseri. Erud. Antiq. pug. 180.
Pag. 3a, 33.
Pag. 145.
Pag. 460.
Arval. 5o5.
Pag. 448.
Op. cit. 162, a34, 354, 672, 677, 735.

per mocio al gentilizio che un qualche discernimento, ed


una qualche buona pratica a conoscerlo vi occorrono, per
esempio: TAVRELLIVM per Titum AVRELLIVM presso il
Reinesio come egli medesimo bene se ne avvide (i), e
CARILLIVM per Cajum ARILLIVM fra i marmi beneven
tani del De Vita (2) , il quale opin che fosse costume
piuttosto che vizio dei quadratarj. Noi stessi altre volte di'
sciogliemmo i nomi GNV'RES, CISTERII, APACCI. AVRANTONINVS. CAVILLI in Gnei Frestis , Qui Isterj,
Aul Pacci , Auretius Antoninus , Caii Avilli (3) ; ma
sempre non poi giusta regola cos disciogliere certi nomi,
che una tale divisione non ammettono. Il Gaja ATILIA per
CATILIA malamente data da Scaligero negli indici gruteriani fu gi notata anche dal Fabretti (4). Ne fu questa
la sola femmina alla quale Scaligero stesso ivi diede il pre
nome , di cui ne' marmi sogliono comunemente mancare.
Sono gi note agli eruditi le gravi quistioni fra il Robortello , ed il Castiglione , se le donne Romane ebbero , 0
non ebbero prenomi, e se gli ebbero quando iucominciarono a lasciarli. Pu vedersi il Walchio nei marmi
Strozziani (5).
. VI. Le trib romane da Romolo riconoscono la
prima loro istituzione, imperciocch in tre di esse, che
quanto dire in tre porzioni , divise il suo popolo. Si di
sputato talvolta sull'origine di quella voce e sua etimologia,
clie noi non cercheremo pi oltre, Veggasi il Vossio per
tutti nel suo etimologico. Delle trib oltre gli scrittori
delle Antichit Romane che ne hanno favellato anche sopra
il bisogno , abbiamo un dotto ragionamento di Boindin negli
atti dell'Accademia Francese (6). Crebbe il popolo e
crebbe il numero delle trib a cui i cittadini romani veni
vano ascritti , di modoch nel principio del secolo VI di
Roma erano giunte di gi a XXXV , a cui non solo veni
vano ascritti i cittadini romani, ma le stesse citt quando
la romana cittadinanza conseguivano. Lo scopo principale
della erezioue di queste trib e di questa divisione del
popolo romano , fu per un migliore ordine nei pubblici
(i) Clas. t , N. 6.
(a> N. ii7.
Ot Iscrizioni Perug. ii, ptg. 3*3 al 489.
(4) 373.
(5) Pag. 47.
(6) VoI. i.

f}1
Comizj , e nei voti che in essi gli stessi cittadini ponevano.
Esse presero il nome comunemente o da famiglie .oda
paesi (i), anche degli Imperatori, come l'Auguste , l' Aureli
in Fabretti. Manuzio , e Panvino (2) furono forse i primi
che ricercandole nelle lapide antiche, ne compilarono il
catalogo di tutte le XXXV , che noi ripeteremo.
Trib del Popolo Romano.
t.
a.
3.
4.
5.
6.
7.
a
9.
10.
1i.
i3.
i3.
i4.
5.
i6.
'7.
i.

AEmilia
Aniensis
Arniensis.
Claudia.
Clustumina.
Collina.
Cornelia.
Esquilina,
Fabia.
Falerina.
Galeria.
Ilo ratia.
Lemonia.
Maecia.
Menenia.
Oufentina.
Palatina.
Papiria.

i9.
20.
2i.
22.
23.
24.
25.
26.
27.
28.
29.
30.
3i.
32
33.
3435.

Publilia.
Pollia.
Pomptina.
Pupinia.
Quirina.
Romilia.
Sabatina.
Scaptia.
Sergia.
Stellatina.
Suburrana.
Terentina
Trementina.
Veientina.
Velina.
Veturia.
Voltinia.

Ma questo novero fu anche aumentato ne' libri degli eru


diti , perch nuova trib forse trovarono nelle Iscrizioni
presso Grutero , Fabretti , Maffei , Oderici , ed anche presso
qualche Classico latino (3), giugnendo percio il novero
alle LII.
Accadeva pertanto che i cittadini romani , e di quelle
citt che alla romana cittadinanza erano ascritte, fossero
sommamente vaghi di segnare nelle proprie Iscrizioni la
trib a cui erano associati, e comunemente ponevansi dopo
il nome e le relazioni di consanguineit, e prima del co
gnome quando questo seguiva, sempre nel sesto caso, a
() Veggasi il nostro commentario sulla citt di Aro* cap. VI.
(2> Civ. Rom.
(3) Zaccheria Istituz. Lap. lib. li, cap. i. Olivier. Marm. Pisaur.
pag. io3.

'73
meno che in qualche rarissima volta in cui si trova nel
caso secondo (i). Quel Vibio Gallo pertanto dr bel marmo
perugino (2) detto :
C. VIBIO. C. F. L. N. TRO
GALLO. PROCVLEIANO ec.
cio Cajo Fliio Caj filio Luci Nepoti ex Trib Tromentina Gallo Proclejano. Non mancano esempj per,
ma ben rari , di vedere la trib collocata fuori di luogo,
e dopo il cognome, e noi ne producemmo nuovo esempio
di lapida perugina : Publio MACIO VERO OYfentia Trib
ove altri diversamente vi lesse (S). Del traslocamento poi
che i cittadini romani facevano talvolta da trib a trib'
veggansi l'Olivieri, ed il De Vita (4). La trib segnarono
anche i Liberti, non mai le donne, onde a buona ragione
il troppo severo Maffei rigett quella lapida gruteriana (1) ,
ove una Giuliana si dice ascritta alla trib Scapzia (6).
E quando le trib medesime divennero oziose allo scrivere
di Ammiano Marcellino ( 7), cio dal quarto secolo del
l' Impero in poi, perch ne'Comizj non aveano pi luogo,
pi non si segnarono nelle lapide , ed ecco uno dei motivi
perch in moltissimi marmi non sono marcate.
Anche la patria di coloro che nelle Iscrizioni si nominano
veniva espressa talvolta, ed i Militi sembra che ne fossero
pi vaghi, se pure non fu una ordinazione della Milizia,
e ci si pu ben credere vedendo che nei ruoli e cos detti
laterculi militari a que'nomi sempre si aggiugne la patria
del milite. In essi si legge pertanto.
IVSTV
S
PERVSIA
MANSVETV
S
PERVSIA (8)
Il modo pi semplice di segnarla era in sesto caso e dopo
il cognome, ponendovi anche DOMO, e pi raramente in
secondo caso non mancandone esempj. Cos in marmo perugino (9).
(i)
(2)
(3)
f4)
(5)
(6)
(7)
(8)
(9)

Fabret. 34i , 3ao.


Iscriz. Perug. ii , 285.
Iscrizioni Perug. II, 363.
Marm. Pisaur. Antiq. Benev. pag. 5r
DCCXIV, 4.
Ar. Crit. Lap. column. 36i,
Lib. XIV , cap. a.
Marin. Frat. Arv. 335.
Iscriz. Perug. II, 3o8.

. .

L. LICINTVS L. F
QVIR. PATERNVS
NOVIA ec.
Novia o Novio fu citt della Spagna Tarraconense : ne man
cano esempj peraltro di vedere la patria anche prima del cogno
me, e subito la trib (i). Talvolta ricordavasi non la sem
plice patria, ma la nazione s bene, cos in altro marmo
perugino, se pure legittimo, un Tito Aurelio Gajo no
mina la patria c la nazione: YLavia SCVPIS (sic) NTione
BESSVS. Del rimanente l' Osato fu forse il primo a parlare
della patria espressa ne' marmi antichi (i), e quelle dot
trine furono in parte riepilogate dal Zaccheria nelle sue
Istituzioni (3), ove raccolse anche superfluamente i moltis
simi modi con cui questa patria ne' marmi segnavansi , e
talora con molte parole, e molta precisione, et Oderici ne
raccolse parecchi esempj (4). Veggasi anche il dotto Marini,
che mostr con nuovi Monumenti come la patria de' militi
notavansi con molte parole (5) , ed una serie di esempi
pi singolari e pi copiosi di voci, ne ha recentissimamente
mostrato il nostro dottissimo amico sig. Giovanni Labus (6),
fra quali si legge di un'Aurelio Dizane presso Manuzio:
NATVS. EX. PROVINCIA. MAESIA. INFERIORE. REGIONE.
NICOPOLITANE. VICO. SAPRISARA.
S. VII. Ricercare le epoche ed il modo di segnarle nelle
Iscrizioni presso gli Egizj ed i popoli deli' Oriente, non di
verrebbe sempre facile cosa. L Iscrizione di Rosetta ben

Re di Egitto , il pontificato di Aete prete Egiziano , ed i


giorni 4j e i8 dei mesi Xandiquo, e Mechir e che cor
rispondono ai mesi quarto , e quinto dell' anno Egizio (7) ,
ed bene singolare quel brevissimo tratto per la classica
erudizione che contiene.
E per discendere a' Greci noi diremo primieramente della
celebre Cronaca di Paro , in cui si tiene un modo di noverare?
(1)
(ii
(3)
(4'
(5)
(6)
(j)

Fabret. pag. 34 1.
Marm. Ernd par. 1 , Ivi VII.
Lib. 11, cap. 1, Arlic. 3.
De Orcitirige pag. 79.
Arvali 435, 476 , 4;8.
Notizie di Giuseppe Maria Raeagui pag. 13, Miian. i8a<4.
Averani de meus. Aegypt. cap. a.

i75
l'epoche della greca storia , e della Attica principal
mente , ben diverso dagli altri marmi greci Ivi l' autore
pone per ordine delle sue date l' anno I dell' Olim
piade GXXIX, e tornando in dietro cosi novera le epoche
che si proposto di ricordare; e cosi bisogna dire come
il regno ai Cecrope che ivi si pone per la prima di quelle
epoche, si novera i3i8 avanti il primo anno della CXXIX,
Olimpiade , e l' ultima epoca in cui Calippo occup la Ti
rannide di Siracusa 90 anni prima della data medesima.
Del rimanente anche ne' marmi greci s'incontrano ad un
dipresso le stesse celebri epoche della Numismatipa , e di
cui si tenne ragione in questo volume stesso (i) , e perch
pochi esempj sono sufficienti, aggiugneremo come in greca
Epigrafe presso Maffci (2) e dei Berenicensi di Egitto, pare
indicata, secondo Bimani , l'Era Azziaca: ETOrC ME
*Aa* KAI Eni CTAAOrOY THC CRYNOnHfT AC :
cio nell'anno LV del mese di Phaoph e nel giorno XJCV
dei Tabernacoli ec. e quest'anno cinquantesimo quinto ca
deva nel 770 di Roma che il LV della vittoria Azziaca.
Lo Smith (3) riconobbe pure con qualche frequenza nei
marmi greci, dell'Oriente, e di Palmira l'Era dei Seleucidi, di cui si tenne ragione a suo luogo in questo volume (4) ,
e perch in un marmo messeniaco presso Reinesio (5)
si legge ETOXC P.NZ i57, quell'uomo dottissimo opin cne
vi potesse essere una qualche era propria dei Messenj, che
sarebbe ignota ed oscura del tutto; ma altri vi riconobbero
pi facilmente l'era Achaica, la quale avendo avuto incominciamenfo nell'anno di Roma 608, l'anno i.T7 di detta
epoca cadrebbe nell'anno della stessa Roma 764 ed ben
giusto opinare che ivi sia quest'epoca segnata, impercioc
ch la Messenia era una provincia del Peloponeso ove era
situata l'Achaja.
Quando ne' marmi e nelle Iscrizioni le epoche sono se
gnate nel modo stesso che nella Numismatica greca, pu
servire la tavola di ragguaglio , che si data in questo vo
lume (6), ma non al di l del numero 900, e per meglio
conoscere le epoche superiori a questo numero e gli altri
(i)
(a)
(3;
(4)
(5)
(6)

Pag. 60.
AnticI. Gal. pag. y.
N. i , a.
Pag. 60.
Pag. 388.
Pag. 5j. .

176
modi che ebbero i Greci di segnarle , ne porremo un ca
talogo in fine di questo paragrafo.
Ma le epoche in Grecia si segnavano non tanto con gli
anni delle ere respettive di cui que'varj popoli uso faceano,
ma con i nomi de' Magistrati Supremi e cos detti Epo
nimi (i), appunto come costumavansi in Roma che si se
gnavano i Consolati, di cui avremo ragione fra poco. Gli
esempj possono togliersi dal Maffei (2) , da Prideaux (3),
da Chishull (4), da Chandler (5), Biagi (6), e dal
sig. Raoul-Rochette (7) , da cui ne trarremo un solo di
assai bel marmo greco da lui per la prima volta pubblicato
e spiegato (8) Eni APXONTnN TON nEPi EOKaEA
CATrfOV LO a ' MHNOG BOHaPOMIONOC: sotto
V Arcontado di Teocle figliuolo di Satiro (Arconte) pa
la quarta volta alti i5 del mese Boedromione ec.
Ma quali epoche poterebbero mai rintracciarsi ile' Monu
menti degli Etruschi , e degli Itali antichi? Pure non siamo
privi di ogni cenno. Nella parte versa della Tavola VII
eugubina, conforme l'ordine dato a' que' celebri Monumenti
nell'opera Dempsteriana , si legge in ultimo luogo A. CCC,
e che a Lanzi (g) sembra P epoca della Fratria, ma quale
epoca fosse mai questa non s facile indagarlo per noi,
ed il compimento di quella Tavola : FRATRECIMOTAR.
SINS. A. CCC. che Lanzi spiega : Fratriae nostrae anno
trecentesimo , e probabilmente dalla istituzione di quella
Fratria , e di quel sodalizio, e delle antiche Fratrie veggasi
Martorelli (io).
Discendiamo finalmente a' Romani. Raramente si trovano
ne' marmi romani gli anni della edificazione di Roma, come
appunto in uno del Fabretti (n) ove leggesi : EXCESSIT
AMO VRBIS CONDITAE DCCCXCVII , cosa rarissima ad
incontrarsi. Lo stile pi familiare a' Romani, cominciando
forse dal secolo V della edificazione della loro citt , fu
()) Potter. Arch, Graec. i , cap. i2.
(2) Antib. Gal. Ep. i.
(3,) Marm. Oxon.
(4) Antiej. Asiat. i68, i9i, iq5 ec.
(5) Inscription. Ant. in As. Minor, rcper.
(6) De Derret. Aten. pag. XXI.
(7) Antiq. Graec. du Bosphore-Cimmerion. pag. i47, i77, 200, ai5.
() Pian. XII.
(9) Sag. di Lin. Etrus. ce. pag. 768.
(i0) De Reg. Thec. calaxa. 59i.
(u) Pg. 8 .

'77
di segnare gli anni con i nomi de'Magistrati supremi , cio
dei Consoli , che appunto davano il nome all'anno. Eglino
furono istituiti poco prima della met del secolo terzo di
Roma, ma forse i loro nomi non s'incontrano ne'marmi
avanti il secolo V. E questa una circostanza si ovvia negli
antichi marmi , che a mostrarlo sia sufficiente un solo esem
pio, e che trarrem dal .Grutero (i).
IOTI. CONSERVATORI. SACR
'
C. IVLIVS. C. F. QVIR. ARRIVS. V. S.
DEDIC. XV. KAL. MARTIAS
CN. ACERONIO. ET. PONTIO. MCRO. COS
e spetta all'anno di Roma 789, e di Cristo 37. Ma la
storia de' Consoli tratta principalmente dalle antiche lapide,
verr quanto prima, e come si disse, ampiamente, e dot
tamente illustrata dal nostro amico sig. Borghesi, correg
gendo i molti e dotti Fastografi che fino a' giorni nostri ne
scrissero. Bisogna dire inoltre che siccome nel quarto se
colo dell'era nostra era pressoch dimenticato il nome di
Console , cos appena dopo il terzo secolo se ne trova ve
stigio. Anche i Greci tostoch divennero soggetti a Roma
Metropoli incominciarono a segnare i Consolati nei loro
Monumenti, ed pur da notarsi come in un marmo
di Laodicea presso Chandler (2) si notano l'epoca, ed
il Consolato: ETOrC HsS. TnVJW rPATOT KAI
5"EaETKOY : Anno 268. Grato e Seleuco Consoli del
l' anno 22i dell'era nostra, e di Roma 974. Delle lettere
che comprendono l' epoca , ma collocate in disordine , im
perciocch dovrebbero essere SsH , ma che in ogni modo
dicono lo stesso, si parl altrove in questo volume mede
simo (3). Del rimanente , se in quel marmo non fossero
segnati i Consoli, quell'epoca che addit con note numeri
che, e che in sostanza un'epoca speciale di Laodicea
della Siria, e che avea incominciamcnto l'anno 706 di
Roma secondo alcuni , non s' intenderebbe. Altra epoca lu
minosissima ne' marmi greci e romani segnata negli
anni dell'Impero, ed in que' molti marmi in cui sono no
verate le Tribunizie potest de' Cesari le quali diligentemente
investigate , anche dove manca il Consolato ci mostreranno
(0 CCGIII, a.
(2) Pag. 69.
(V Pag. 5S , 59.
VERM. Tom II.
'
23v

178
l'anno a cui spetta il Monumento medesimo. Per esempio
un bel marmo perugino all'onore di Caracolla che segna la
Potest Tribunicia II, si dovr dire che spetta all'anno 199
dell'era nostra in cui cadeva il secondo anno del suo
Impero (i).
Perch poi le note numeriche ne' Monumenti Greci non
furono quelle solamente date nella tavola di questo vo
lume (2), fa d'uopo aggiugnerne altre, cui riuniremo an
che quelle de' Romani, omettendo peraltro alcuni strani ed
inusitati modi di noverare le epoche , e che si debbono
piuttosto che all' uso , alla ignoranza degli artefici , ed alla
barbarie de' tempi.
Note Numeriche dei Greci
1.
2.
5.
6.

I. Marmi di Paro ( Murat. i83o. Grut. 212. ec.)


A.
n. Marmo di Paro
2. Gruter. 667 anche C (secondo Gronovio, e Lupi
Epit. Sev. Mart. 68. Gud. 3 18. 7). Anche
S. (Grut. 1^0. Murat. 1920. 2). Anche C.fScalig.
ad Euseb. io5. Murat. 11 26. n).
7. EBaVI
10. A. Anche X. come i Latini. (Sponio , Reines. Mu
rat. GvriJ.
11. A. L (Murat 4 4J.
12. B. 1.
13. TRIW (Spon. Miscel. sex. X. 556/ anche N. (Reines.
pag. 73o>.
14. EAI. (Gruter. 448. 1.).
15. EK I. ( Montfaucon Paleogr. i5g).
t
1
20. Y. ( Grut. 968. 7. Corsiu. Not. Graec.
25. (Z. Grut. 7S1).
4o. TEiSAPA (Grut. 760. 6>.
5o. lAj. Anche A. in uogo del L. Latino usato simil
mente in Greco ; [2! in marmo di Smifhe o
meglio 5oo.
(1) Iscriz. Perug. II, 268, 269.
(2) Pag. 57.

79
ioo. JLP. Secondo alcuni ne1 marmi
3oo. CKN (Grut. no5. 3;.
3oo. 1 Presso V HesseUio . a3.
5oo. |H| Marmo di Paro
i000. X. Ae/ marmo di Paro. Anche A. Ne' Marmi
Ossoniensi
2000. B. Montfaucon Paleogr. i62. Grf. i096. 5.
5ooo. IXl Presso Corsini
i0000. M. Marmi Ossoniensi ed altrove
Intorno a queste note numeriche de' Greci veggasi sopra
tutti il Corsini (i).
Si mostrato come gli Itali antichi forse non andarono
privi di note numeriche, esprimendole anche essi con le let
tere, e su i numeri degli Etruschi e Romani ci diede non
ha guari un dotto ragionamento il eh. Orioli (2). Il dot
tissimo Lanzi classifico alcuni titoletti funebri degli Etruschi
con eli anni de' defunti, ed ivi con gran somiglianza dei
Greci e Latini si trovano per esempio le note numeriche.
XIIII
TIXX
IIIIXXX
II px

XIV
XXII
XXXIV
XLII
LUI

vr

LV

VX.J

LXV

11 I* che in Etruria ebbe il valore del eh. come comprovasi


da molti esempj , capovolto sembra chiaro che in questi
Monumenti tenga il luogo del L e significhi 5o, e cos J,
anche in medaglie romane per L , ma capovolto e per nota
numerica si osserva eziandio in bel marmo greco del Museo
Veronese (3).
(i) De Not Graec. pag. XII.
('>.) Opuscoli Let. di Bolog. voI. i, 208.
(3) Pag. XI. Veggasi Corsini Not. graec. pag. XXXIII

i8o
Di alcune note Numeriche pi singolari, oltre le comuni
che s'incontrano nei Monumenti Romani.
v \ i Cinquanta
Cinquecento
<*>

CO C M

>< Mille

Cinquemila
^ Diecimila, anche cciao

^ Cinquantamila , aoo
^

Centomila cccnoa

jX| fo. Mione


|XVi|

Milioni

. Vili. La migliore interpretazione delle antiche Epigrafi


pu dipendere talvolta dal ben ravvisare in esse quei vizj
del discorso e della sintassi , che vi s' incontrano s spesso ,
ma che non conoscendoli, potrebbe sembrarci oscuro tal
volta ci che non realmente, e potremo arrestarci nella
migliore interpretazione delle medesime.
Ci incontreremo noi pertanto in una incostanza di costru
zione e sintassi, che non istruiti da nuovi e copiosi esempj
ne'' marmi stessi, grideremo tosto a danno anche di colui
che il Monumento ricopi. E prima d'ogni altro a noi piace
di ricordare l' anacoluton, quella figura cio per cui le cose
non hanno fra loro la piena affinit ed analogia , o vera
mente nel mettere una voce isolata, e priva di corrispon
denza. Cosi al carattere dell' anacoluton si riducono per esem
pio le frasi seguenti: CIVITAS THEMETRA PATRONVM
COOPTAVERVNT (i). ORDO STATVAM PONENDAM
(i) Murat. GCCU, i.
. .

i8i
CENSVERE (i).ORDO MELLARIENSIS DECREVERVNT (2).
Per tacere di altri moltissimi, ed in questa e somigliante
circostanza, hanno poi luogo opportuno le dottrine di Vossio , e di Carisio presso Putschio quando insegnano che i
nomi collettivi dei collegi, corporazioni, citt, popoli e
somiglianti, reggono il verbo plurale come negli addotti
esemp) , nella quale sintassi pure da riconoscersi una
nuova figura dai Grammatici detta sintesi, che quanto dire
riunione.
indole poi non molto varia a nostro parere la antiptosi nuova figura di sintassi e specialmente latina , e che
accade quando si pone un caso per l'altro. Non abbiamo
esempj tratti da marmi greci, ma parecchi ne abbiamo ne'
latini , e dopo che Marini ne raccolse pur molti (3) , noi
ne producemmo un nuovo da marmo perugino inedito (4)
ove si legge: VERSENI GRANIANI PATRONO FRATRI ,
in luogo ai Patroni Fratris , e perch questa maniera fu
un vero vizio di sintassi , il Mazzochi forse prima di ogni
altro la chiam : vero carattere di volgare sermone ed
idiotico (5).
A semplice difetto degli scalpellini per sembra che ab
bia da ridursi la trasposizione di voce che negli antichi
marmi s'incontra talvolta. E questo un parlare che i greci
chiamarono Protoustero appunto perch ponevasi in primo
luogo quella che dovea stare in secondo, e cos per lo con
trario. Presso Vignoli leggiamo pertanto (6) Marcus ATILIVS MAXIMVS VETERANVS ANGusti NATIONE OFFENTINA (oufentina Trib) MEDIOLArcera.n'.s , qui la
trib posposta al cognome, ma che dovea stare subito
dopo ATILIVS (7).
N mancano poi le elissi di intiere parole nelle Iscrizioni
stesse, e specialmente in alcune, perch facilmente sottintendevansi, e che anche a' giorni nostri usarla non disconver
rebbe per avventura. Ne trarremo gii esempj da' marmi pe
rugini da noi gi pubblicati. M. GRANIVS SEX LOLLIVS
A. LYSIVS AMARANTk* SIBI ET LYSIAE EPHIRAE (8) ,
(7j Ivi DCLXXXI, a.
Grut CCCXXI, io.
(3) Arvat. pag. 404.
(4) Giorn. Arcadico i8i9. Nu. IX, pag. 283.
(5) De Ascia pag. 62.
(6) Inscription. Select. pag. 2i2. Murat. DCCLXXXVI , 4.
(7) Veggansene altri esempj nel Marini Frat Arval. 474 # 47^.
(8) Val. II, pag. 23 i, 3;o.
^

i8a
ed altrove, per Sexti JUus Lysiae Epirae uori , e gli
esempj ove la voce uxor viene soppressa sono infiniti onde
non giova riferirli, rome Metella Crassi, Marcia Balbi
nelle Iscrizioni , e Plotina Trajani nelle medaglie. Pu
dirsi lo slesso delle voci Servus , Libertus spessamente
soppresse. Anche alle congiunzioni estendevasi nelle epigrafi
questa elissi talvolta ; e ci per quella specie antica di fa
vellare detta dai Grammatici asindeto, che quanto dire
figura che racchiude un difetto o mancanza di congiunzione.
Noi sulla scorta del dotto Marini , ne parlammo gi altre
volte (i). La celebre Iscrizione del Tempio di Cori (2)
dice, AEDEM CASTORIS POLLVCIS, per tacere di altri
esempj moltissimi.
Ai vizj del discorso pu ridursi in una certa guisa quella
noiosa e spessa tautologia, 0 sia quella inutile ripetizione
della medesima cosa con termini anche diversi, laonde
Tautologici quei cos fatti nojosi parlatorj si chiamano ; ci
accade di osservare principalmente nelle Iscrizioni sepolcrali
come in questo marmo perugino nel Museo Lapidano della
patria Universit.
Q. NASONIVS. AMBROSI
YS. SIBI ET SVIS FECIT. LI
BERTIS. LIBERTABVSQVE
ET. NASONIAE VRBICAE
CONIVGI. SVAE. ET. COL
LIBERTIS. SVIS. ET
POSTERISQVE. EORVM
. IX. E perch varia la disposizione delle antiche la
pide, noi diremo primieramente che ce ne ha delle metri
che, e bisogna dire come ce ne ha anche di ogni ragione
in greco e latino, sacre cio, pubbliche, e sepolcrali. Veggasi per tuti il P. Bonada che ne ha compilata una pre
ziosissima collezione tanto delle une che delle altre in varie
classi distribuendole (3), e traendole anche dagli antichi
Scrittori ; e su di esse Iscrizioni metriche il P. Zaccheria
aggiunse opportunissime osservazioni (4). La maggior parte
fi)
(3J
(3j
(4)

IsrrIz. perug. voI. I , pag. 3. Gioirmi. Arcad. Settembre ij8oec.


Isrriz. Perug. II, pag. 3i4.
Carmina in antiq. Lapiil. voI. 2 , Romae i75i.
Istituzioni Lapid. lib. II, cap. IX..

di esse fra le sepolcrali, imperciocch la poesia sembr'


in ogni tempo opportuna non tanto a celebrare i trionfi,
ma a piangere eziandio il lugubre fine della umanit. Ce
ne ha pertanto di quelle metriche intieramente, ed in pia
luoghi assai difficoltose talvolta, n mancano di quelle in
cui ai versi mescolata la prosa. I versi comunemente o
sono giambi, o trocaici , ma la maggior parte sono in versi
esametri e pentametri, ove l'ordine della loro collocazione
non poi sempre regolare. Vago non meno che elegante a
noi sembra un titoletto metrico Gruteriano, che riportiamo
come per saggio di questa metrica Epigrafia (i).
VNA IVVENILES DOMVS HOS PRODVXIT ALVMNOS
LIBERTATIS OPVS CONTVLIT VNA DIES
NAVfRAGA MORS PARITER RAPVIT QVOS
IVNXERAT ANTE
ET DVPLICES LVCTVS SIC PERINIQVA DEDIT
Ma delle Iscrizioni bilingui non vuole omettersi di ragio
nare. Anzi diremo delle trilingui similmente, imperciocch
tale l'Iscrizione di Rosetta da noi rammentata altre volte,
e veggasi questo volume stesso (2). Noi peraltro intendiamo
unicamente parlare di quelle epigrafi che in ambedue le
lingue spiegano il medesimo soggetto ; imperciocch ce ne
ha pure delle altre le quali dicono una cosa in un'idioma,
e ben diversa nell' altro , il che accade talvolta nelle Iscri
zioni sepolcrali (3), onde i Monumenti bilingui non sono
sempre versione gli uni degli altri. Pi esempj di essi pos
sono vedersi nel giornale di Pisa (4). Diremo intanto come
una delle Iscrizioni palmirene del museo Capitolino, greca.
e nell'idioma di quella nazione, contiene gli stessi voti
agli Dii de'Palmireni conforme la versione letterale del
P. Georgi (5). In latino, ed in greco fu scritto il celebre
marmo Ancirano che contiene le gesta di Augusto, ma
Juella circostanza paleografica non fu mica n sempre n
a tutti gli illustratori , e lodatori di s bel Monumento
avvertita (6), e Pococke fu forse uno dei primi a pubbli
carne qualche frammento greco (7). Anche Sponio pubblic
(i) DCLXX, 8.
(2) Pag. i29.
(3) Isrriz. Pi.rug. II, 424.
(4) XVI, 204.
(5) De Inscript. Palmyr. pag. 52.
(6) Chishnll Antiq. Asiat. pag. i65. Saxi animaci art Wasseen. pnj,. IX.
(7) P*S. 4, 5.

i84
una somigliante Iscrizione bilingue di Smirne, che contiene una
lettera Imperiale. Di tale costume praticato anche nelle mo
nete, ne avea gi scritto Spanhemio nella sua grande
opera (i), quando ne istitu un dotto e pieno ragionamento
P. Biagi '2), opponendosi al Marlorelh, che neg quasi
che esistessero Iscrizioni bilingui , esistendo pure anche
esempj di Iscrizioni poliglotte (3). N mancarono per av
ventura gli Etruschi di Iscrizioni bilingui, su delle quali
necessario intendere le dottrine di Lanzi fondate sopra le
studiate sue osservazioni . Precedono a tutte le Iscrizioni
( Etrusche ) le poche bilingui , 0 sia miste di Latino e
di Etrusco , che furono la prima face di questo nuovo
genere di lettere. Troppo per le deferirono alcuni di
que' primi Scrittori, supponendo che le latine fossero tra duzioni verbali, e strettissime
Dico in genere che
Iscrizioni bilingui rade volte si corrispondano esattamen
te . E bene il mostr con gli esempj che produce poco
appresso (4). " Il pi delle volte o sopravanza nella tra duzione e manca qualche cosa, o si tiene vario anda mento, 0 si alterano gli accidenti gramaticali, o anche
la prima parte della Iscrizione fatta in una lingua la
seconda ui un' altra (5) . Ai pochi esempj da quel
dotto Filologo adotti a noi piace aggiugnerne uno nuovo
d'Iscrizione perugina inedita e recentemente discoperta.
LARTHI: XETNEI: ANIS
SENTIA. ANI
La prima nel coperchio di urna, l'altra nell'urna stessa. A noi
sembra che la seconda sia versione della prima , e ne pro
durremo le ragioni tratte dall' esame di amendue. Che
l'epigrafe etrusca sia muliebre come l'altra, non ci ha dub
bio, e le terminazioni in I delle prime due voci il confer
mano 5 la prima LARTHI Lartnia cio prenome comune
nelle donne in Et1 uria. La prima lettera della seconda
toc e ^ per umformare la voce stessa alla latina SENTIA ,
0)i, 107.
(2) Monum. Nan. Graec. et Lat. no, ec.
(3 Pag. 96.
(4) Sag. di Lia. Etr. II , 36i.
(5) Op. cit. pag. 3a5, ia6.

85
dovrebbe essere un ^ lettere amendue che cambians a
vicenda , c ne' celebri bronzi eugubini si legge ANXERIATES
in Etrusco, ASERIATER in quelle scritte con carattere la
tino , accidente simile nelle due voci del titoletto recato
XETNEIa SENTIA, ed pure opportuno il notare, che se
anche a' giorni Etruschi fu questa una particolarit del dia
letto perugino, pare che si conservasse in certa guisa anche
ne' giorni di mezzo, imperciocch nelle vecchie scritture si
trova Perusia e Pcruxia. Non basta, io penso da una
qualche esperienza istruito, che in quella seconda voce ri
corra una metatesi, o trasposizione di lettere, propria delle
antiche lingue, onde allo scrivere di Pausania (i) anche
i Greci dicevano KP,snf per K*>tns nome di Apollo. Ci
posto io penso che in quel titoletto abbia da leggersi XETNEI, o meglio SEJVTEI, SENTE1A intieramente, e SENTIA
per una tal quale contrazione in queir EI come accade altro
ve, ed in lapide greca e latina presso Marini (2) si ha
ATPHaEIA ANTONEIA per Jurelia ed Antonia. L'epi
grafe intiera dunque e nell'uno e nell'altro idioma, a
parer nostro:
LARTHIA. SENTIA. ANNI uxor
l'elissi gi ricercata di sopra, nel titoletto etrusco cade in fin*
o nella voce uxor , come anche nella corrispondenza latina,
ove pure la elissi nel prenome .di Senta e forse perch
Sresse i Latini stessi le dorine comunemente ne erano prive,
la un bell'esempio di Iscrizione bilingue simile in amendue gli idiomi quella data prima dal Fabretti (3) poi
dal Marini (4).
HEPARAEI
AaEzI
KAKal
nAnElPI
OI

HERCVII
DEFENSORI
PAPIRII

X. Se noi riandremo le antiche Iscrizioni, special


mente greche, e romane, imperciocch, su quelle di altre
(i) Lacon.
fa) Iscrizioni Alb. i80.
(3) Cap. X , N. i9a.
(4) Iscriz Alb. pa?. i 4o*
Vkkm. Tom. II.

a3

i86
nazioni non possano fermarsi canoni cos facilmente ,
ben conosceremo che ne' tempi felici almeno, lo stile li
questi Monumenti contava i suoi pregi nella brevit, nella
semplicit e nella gravit del dire. Noi non parleremo
delle antichissime . poich se ivi la brevit e la semplicit
fanno copiosa mostra , la gravit non vi spicca poi
sempre: diremo dunque (Ti quelle de'tempi migliori. Ne
toglieremo primieramente un'esempio dal Muratoriano Te
soro (i) di epigrafe ateniese, recandone la sola versione
Italiana.
La citt dei Alilesi Metropoli della Jonia con il mezzo
di una statua onora il Massimo Imperatore Trajano
Adriano Olimpico suo edificatore e benefattore, per cura
di coloro i quali furono Arconti insieme con Tiberio e
Giulio Macro.
La Statua fu travagliata dall' Artefice Aulo Panculejo. Cajo Efesio e Milesio eziandio travagliarono la
colonna marmorea su di cui la statua fu posta.
E veramente una Iscrizione dettata ai giorni di Adriano
non potca che racchiudere quelle prerogative. Nei titoli
splendidissimi di edificatore e benefattore si contengono
gli immensi beneficj che Adriano avea compartiti ai Milesi,
n ci era bisogno di noverarli facendo cos servigio alla
brevit, che pure si serbata nella nona linea, ove si
posto il Magistrato in genere piuttostoch i nomi degli Ar
conti , circostanze ambedue che contribuiscono a quell'aurea
semulicit di cui tutto cosperso questo bel Monumento.
N di gravit manca per avventura imperciocch quei titoli
di Massimo e di Olimpico dati ad Adriano lo rendono
anche tale e sublime. Cos nella semplice e breve dizione
di questo bel marmo latino (,), non si manifesta meno di
gravit.
M. VALLIO. C. F. QVIR. RVFO. EQVO
PVBLICO. EXORNATO. A. DIVO. ANTONINO
AVG. PIO. PLEBS. GAVLITANA. EX. AERE
CONLATO. OB MERITA. ET. IN. SOLACIVM
C. VALLI. P0STVM1. PATRONI. MVNICIPII
PATRIS. E1VS

o; MLIX.
(2) Murat. DUI. , 5.

II Municipio di Gaule Isola vicino a Malta era ben grato


a Cajo Valiio per i beneficj da lui ricevuti , ed alla cir
costanza di sua morte probabilmente, o di sua assenza,
per onorarlo e per addolcire a Vallio Postumo suo figlio
gi divenuto Patrono dello stesso Municipio, l'asprezza
di tanta perdita, gli innalz una statua, clic di sta
tua certamente , sebbene taciuta , il marmo favella. Ma
inoltrarsi a maggiori ricerche sullo stile delle Iscrizioni
antiche e principalmente latine, sarebbe poco meno che su
perfluo dopo l'opera classica dell' Ab. Morcelli De Stilo lnscriptionum. Ivi lo stile medesimo si distingue in stile sem
plice, onorato, e singolare, recandone di ciascuno moltis
simi ed opportuuissimi esempj. Quale semplicit maggiore
pu ritrovarsi in questo onorario e sacro marmo perugino ?

A VG VSTO
SACRVM
PERVSIA. RESTITVTA

come di ornatissimo stile pu ben giudicarsi l'altro marmo


perugino similmente (i).
Divo. ANTONINO
PIO
C EGNATIVS . FESTVS . AEDIL IIVIR
HVIC CVM PLEBS VRBANA . LVDOS . PVBL
EDENTI AD STATVAM . SIBI . PONENDAM
PEGVNIAM. OPTVLISSET . IS . HONORE
CONTENTVS IMPENSAM . REMISI!
ET IMPETRATA VENIA . AB . ORDINE
PERVSINOR . OPTIMO . MAXIMOQ . PRINC
DE . SVA PECVNIA POSVIT . GVIVS
OB DEDICATIONEM . DARI . IVSSIT
AB HEREDE SVO .
DECVRIONIB
SING. H-S UH. N. PLEBI . H-S. II. N.
L. D. D. D.
Cos per non dipartirsi dal nostro Museo Lapidario, soggiugneremo come ci sembra di uno stile alquanto singolare
quest'altra epigrafe (2).
(1) Iscriz. Pcrug. II, a5i.
(2) Op. cit. pag. 3170.

ss
fORTYNAE
SECRVM
C. DOIVS . C. F. CHORON. EX AVR
P. 7. V. V. S. L. M.
e veramente rara cosa ci sembra di vedere espresso il va
lore ed il peso di un voto offerto alla Fortuna in una picciola corona di oro , che noi la credemmo del peso di 5
scrupoli, che quanto dire cinque ventiquattresimi del
l' oncia.
S. XI. Ma la migliore intelligenza delle antiche Iscrizioni
soventemente dipende dal bene leggerle, e diligentemente
copiarle ; ri ci sempre cosa facile a farsi , imperciocch
talvolta siamo costretti a romperci il capo su certi sassi ri
pieni per modo di difficolt che in essi anche gli espertis
simi in questi studj sogliono a mezza via rimanere. Difatti
quale, sicurezza potrebbe mai ottenersi di bene leggere e
correttamente trascrivere certe Iscrizioni specialmente latine,
in cui, diremo con il Marini (1). Le lettere rassembrano
informi graffiature piuttosto fatte con chiodo speditamen te, che bene misurati ed ordinati colpi di scalpello ed
avverte assai opportunamente quel Maestro gravissimo co
me niuno vorr meravigliarsi che io in assai luoghi dopo
lunghe meditazioni e grande studio abbia lasciato o la
lettura interrotta, e sospesa, confessando di non ci ve
ri dere punto, o proposto il sentimento mio con tale am biguit e dubbiezza , che l' ignoranza nella quale il let tore si rimane, poco sarebbe pi se io non ne avessi
parlato del tutto . Di fatti fra quali ostacoli e pressoch
insormontabili non ci porranno mai con questa pessima ma
niera di scrivere, la mancanza dei ponti, e degli spazj ,
le interpunzioni erronee , gli errori degli scarpellini che si
possono bene ad ogni specie rimandare, e lettere scambiate
fra loro per incuria degli stessi ? Non poi meraviglia se
una Iscrizione medesima tolta nuovamente per mano dopo
che ve la ebbero uomini grandissimi in questi studj , molti
sbagli .di essi si sono poscia riconosciuti e nel copiarla e
nelP interpretarla. Che se questi errori si volessero nuova
mente noverare come pratic Marini s spesso, se ne po
trebbero mostrare e molti e di ogni ragione, sempre pro
dotti dal malamente copiare le antiche Iscrizioni, anche dai
(1) Aiv. XXXVjI.

pi dotti ed avveduti Antiquarj. Ma Ietta , e copiala bene


una lapida, e specialmente di certe epoche, in cui la lin
gua, la sintassi, la paleografia, e la semplice ortografia,
grandi e continue variazioni ed alterazioni soffrirono , si
di gi grande cammino avanzato, e quando si certi
dalla loro lezione, insegna opportunamente Marini, che
non si hanno da alterare senza una forte ragione imper
ciocch le Iscrizioni poi non sono come i codici die pos
sono darci diverse e svariate lezioni , conforme le vario
mani de'calligrafi che li trascrissero.
. Che se il Monumento scritto il quale si prende per mano
non potr consultarsi occularmente , come sarebbe sempre
necessario di fare, quante volte fosse edito, importa mol
tissimo per la migliore lezione consultare o i pochi od i
molti scrittori ove si trova, perch da credere che fra
ssi altri fu pi, altri meno intelligente e pratico.
Ma la migliore lezione delle lapide antiche , l' uso mi
gliore da farsi di esse , ed il migliore giudizio che delle
medesime si potesse produrre , vero altres che dipender
possono talvolta da certe circostanze speciali , dalle quali
si pu trarre anche motivo da correggerle ne'molti errori
o degli originali , o delle copie talvolta. Sarebbero a modo
di esprimerci, l'et dei Monumenti, il luogo da cui per
vengono , e dove furono scritti , il soggetto che contengo
no , la Storia che viene anch' essa in sussidio a somiglianti
correzioni , e se si tratta di semplici copie , le schede o i
libri da cui si traggono. Quando poi le [scrizioni sono con
sunte per modo che malamente se .ne distinguono le voci,
le copie , e la lezione, allora assai pi. difficilmente con
esattezza si traggono , n ci ha diligenza che basti , anche
di opera materiale, come di rivolgere il sasso a diversi
lumi, di andarvi sopra con carte bagnate, di ripeterne an
che le copie , onde ottenere il bramato intento di esattis
simo apografo. Molti inciampi possono incontrarsi nel bene
copiare e leggere le antiche Iscrizioni , non tanto per la
mancanza di punti , e divisioni , ma anche perch alcune
lettere e specialmente nelle Iscrizioni latine, si cambiavano
fra loro, e spesso da chi le incise, ed anche pi spesso da
chi lesse antichi marmi, e per dire de' Latini ci accade
pi spesso nelle lettere AXR. EFILT. OQ. per tacere di al
tre, o perch cambiate anche nelle copie, o perch hanno
forme equivoche e non chiare negli originali. Omettiamo gli
esempj addotti anche dal Marini, e che potrebbero schie

'9
rrsi In gran numero. Ma le inesatte copie delle Iscrizioni
antiche in quanti errori non fecero correre il dotto Scaligero
allora che compil gli indici al Tesoro gruteriano? Veggasi
anche il Zacrheria (i), il quale ha ricordati i tanti errori
in cui caddero soventemente anche i primi ricercatori ed
editori di antiche Iscrizioni alcuni de' quali errori gi ugne
rebbero per fmo ad oscurare l' immenso loro sapere, come
in un Fabretti e Maffei , e pi spesso anche nel Rei'nesio
sebbene dottissimo.
Non teniamo noi particolare ragionamento sulle Iscrizioni
Etrusche, e degli Itali antichi, imperciocch sono esse di
un tale carattere per ogni rapporto , che le difficolt per
esse si aumentano a nostro parere, non ostante che i nuovi
discoprimenti servano sempre a migliorare a rettificare, ed
a correggere i Monumenti pi vecchi , e noi medesimi pos
siamo assicurarlo per lunga esperienza. La pratica, gli esa
mi e le indagini sono talvolta anche diverse da quelle de'
quali si fa uso ne' Monumenti greci , e romani , e senza uno
studio lungo e speciale su di questi oggetti , e senza averne
molti ed in ugni tempo rivoltati, difficilmente si giugner
ad ottenere esatte copie dagli originali, e da correggere
quelli che le ricopiarono prima di noi ; n da questi difetti
medesimi and poi esente l'opera classica dell' Ab. Lanzi,
e molto meno la nostra sulle patrie letterate antichit.
Ma le Iscrizioni malamente copiate si hanno da emenda
re e le mancanti per difetto o di antichit e rottura si
vogliono anche nelle loro mancanze supplire. Diremo dun
que con quelli che scrissero prima di noi in si fatti argo
menti, come talvolta gli errori si manifestano nelle pretese
correzioni , non mai nelle copie che si credevano errate (2).
Muratori credette forse errore in NAPANN , e corresse,
dubitativamente per in NA PAM cio Catione Apamensi (3)
quando in sostanza Natione Parmoniae. Dicasi Io stesso di
moltissimi altri errori anche pi grandi che si trovano nelle
copie , ma che non sono negli originali ove malamente si
creduto di ravvisarli , ma che per in moltissimi nou
mancano per colpa degli scalpellini, non altrimenti che nelle
monete per colpa dei facitori de'conj. Accade pure talvolta

fi) Lib. IH, oap. 1.


(1) Zie. lib. Ili, cip. II.
(3) DCCLXXXVIII, 6.

che s' introducano errori nelle copie perch non si sono


ben disciolti i monogrammi , n si sono sempre bene lette
le sigle e note compendiarie, e le erronee lezioni , parlando
sempre delle latine, nelle quali ben facile introdurre,
come quelle che furono pi soventemente soggette ad er
rori o ne' marmi stessi, e ne' bronzi ove i fabbricatori di
esse troncarono per fino l'ordine delle righe (i).
Supplire poi Iscrizioni, mancanti , pure una operazione
soventemente difficile, e quando il supplemento abbiasi da
tentare con poca analogia di ci che rimane , noi non vo
gliamo giudicar se divenga miglior partito intralasciarlo.
Pu avvenire talvolta che cada sotto i nostri occhi un marmo
od un bronzo infranto , ma che tali non erano quando fu
rono ricopiati altre volte in tempi pi vecchi , e potendo
ci supporre , dovranno rivolgersi i libri a stampa , ed i
codici, da cui forse si sapr che quel marmo oggi infranto,
quando si ricopi altre volte ora sano. Una migliore intel
ligenza delle infrante Iscrizioni pu aversi dal confronto di
altre, e particolarmente quando ivi sono nominati alcuni
soggetti di cui parlano nuovi Monumenti, e ci pu acca
dere poi con pi facilit nei frammenti de'Cesari, enei Con
solari. Noi intanto possiamo citare ad esempio i supplementi
che con molta felicit tent il dotto Borghesi nei nuovi
frammenti dei Fasti Capitolini (2). Dalla Storia i laceri
marmi nuovi sussidj ricevono talvolta, e noi pensiamo come
in quella guisa stessa con cui pu supplirsi per mezzo delle
Iscrizioni un vecchio scrittore , da questo le Iscrizioni me
desime possono essere racconciate benissimo, ed in fatti con
questi opportunissimi mezzi il lodato Borghesi restaur que'
nomi, quelle cariche, e quelle Magistrature in que' nuovi
frammenti, onde veggasi in pi luoghi quella dottissima
opera sua.
Ma i supplementi agli antichi marmi talvolta intieramente
dipendono dalle poche lettere che rimangono delle parole
troncate , le quali ponendosi a strettissimo esame , pieni di
verit saranno i supplementi medesimi. Per esempio chi
potr mai dubitare che questo frammento di marmo fosse
ben supplito dal Maffei ? (3)
(1) Corsin. de Not. Graecor. XXII. Valch. Mafai. Strozziuni ,
pag. 80 , io3.
(2) Milan. 1818, 1820.
(i) Antiq. Gal.

iMP . CAES . DIVI . HADRia/ii /?/. Divi


TRAIANI . PARTHICI . Nervae
PRONEPOS. T . AELIVS . ladrianus kntoninus
AVG . PIVS . POiNT . MAXI
IMP . II. COS. IlI PP. THErmas
CONSYMPTAS . CVM. PORtitfus
ET . BAS1LICIS . ET. OMM , Cultu
impensa SVA . Kestituit
Omettiamo di riferire altri mezzi da potere supplire Iscri
zioni larere e guaste, che potranno esser meglio suggeriti
e dall' esame di esse, e da alcune circostanze da cui sono
accompagnate le Iscrizioni medesime, ma che supplirle non
poi sempre il miglior partito, e di riunire questi supple
menti alle copie in istampa fu un progetto non sempre dal
Malici approvato per la facilit cou cui a que' (rammenti
possono riunirsi errori gravissimi (i).
. XII. L'impostura e l'artificio de' falsarj si estesero per
fino ai marmi scritti, e non ci ha forse collezione per
quinto limitata che essa sia, la quale spuri marmi non ab
bia. Il Maffei ben si propose di spurgare da queste mac
chie l' antica Epigrafia con la sua grande opera dell' Arte
Critica Lapidaria, e che, come altre volte si disse, lasci
incompleta, ma in quei tratti dottissimi che ne deline si
dimostr troppo severo , e rigett alcuni singolarissimi Mo
numenti fra gli spurj, ma che tali non sono; n forse fu
meno severo n sempre giustissimo nella Verona illustrata,
ove condann tutte le Iscrizioni recate dall' Almeloveen nella
sua opera de^Fasti Consolari E perch il celebre Pirro Lo
gorio nel secolo XVI fece gran professione di falsificare e
monete e lapide , cos parte di quelle che ci vengono dai
molti suoi libri monoscritti di antichit romaue nelle Bi
blioteche di Roma, e nella Reale di Torino, o sono false
o sospette almeno (2).
Talvolta per si dicono false alcune Iscrizioni ma che
tali non sono, imperciocch quegli che le distese non ebbe
mai intenzione n di fingerle , n di farle passare per an
tiche, e l'improprio carattere di falsit solo si aebbe a
quelli che malamente le lessero, e peggio le intesero.
pur bello il caso che si trova iu Grutero (3) ove un
(1) Ar. Crit. Lap. col. ao8.
(2) Marin. Frat. Arv. LXXXIV.
(3) MXVUI, x

Reverendissima* . MA.GISTER . THiVtdaeus


PERVSmw
GENeralis QKinis ( Augustin. )
si cambi nel Genio del luogo, eri anche sulla autorit
dello Sculteto che la lesse per il primo in una chiesa di
Rimini, le si diede luogo fra i marmi gruteriani (i).
Una ingiustissima taccia di falsit possono gli antichi
marmi scritti acquistare anche per colpa di copie malamente
eseguite, e ripiene di errori e dai quali spurgati che sieno
facilmente tornano alla pristina legittimit. Perch dunque
non si abbia da precipitare in somiglianti erronei giudizj
egli di mestieri avere molta esperienza acquistato in que
sti studj , onde meglio giudicarne sulla scorta di gravissimi,
e meno equivoci indizj (2). E perch dei principali di
questi indizj si abbia una sufficiente cognizione, noi li
anderemo brevemente percorrendo sulle traocie ampiamente
segnate dal Zaccheria (3) il quale ridusse a compendio
l'opera stessa del Maffei.
1. Se le Iscrizioni esistono ne' marmi, o puramente ne'
libri , imperciocch moltissime che manoscritte rimangono
ancora ne' codici, e specialmente de' secoli XV e XVI,
potrebbero essere state anche finte a capriccio. Il sospetto
maggiore potrebbe cadere in certe Iscrizioni di qualche sin
golarit, e che il contenuto di esse un giorno fu motivo di
quistioni fra gli Eruditi. Diremo a modo 'di esempio, che
se in quelle citt dell'Umbria, le quali si quistionano fra
loro il poeta Properzio , cadono in sospetto di falsit anche
le Iscrizioni scolpite in marmo , in quali sospetti maggiori
non dovrebbero cadere quelle semplicemente trascritte ?
Quando di esse esista una semplice copia si cerchi se
Jualche erudito de* tempi andati la vide e la ricopi daloriginale.
2. Ma neppure i marmi che realmente esistono vanno
immuni dal sospetto di falsit bene spesso. Ci sono pure
nell'Europa alcune Regioni , in cui si annidarono fabbrica
tori di somiglianti menzogne, ed allora per i marmi di
(1) Veggasi il eh, sig. Nardi nel suo eruditissimo opuscolo Porcus Trojaus ec. pag. 85. Di Frate Taddeo Agostiniano illustre ,
abbiamo noi stessi varie memorie riunite , anche ad illustrazione
lei suo sigillo che possediamo.
(2) Lup. Epit. Sev. Hwt. 19.
(3; Lib. IH, cap. 7.
Verm. Tom. II.
^4

questi luoghi lecito dubitar bene spesso. A chi non


sono note le imposture di Annio da Viterbo, dell' Inghi
ain i . dell' Jjrobilli , del Donnola nell'Umbria? l'Ago
stini (i) d questa taccia ad altri uommi grandi dei i se
coli XV e XVI ma non mancarono Eruditi di questi ultimi
tempi che da tanta letteraria ignominia li difesero (2).
3. L'esame delle sostanze in cui si trovano le Iscrizioni
scolpite , pu somministrare nuove istruzioni per distinguere
le vere dalle false. Convengono gli Eruditi , e per plausibili
ragioni , esser pi difficile trovarsi Iscrizioni false in bron
zo , almeno di qualche estensione ; noi stessi peraltro ci
siamo pure incontrati in brevissime Iscrizioni metalliche
false (3). Maggiori cautele abbisognano ne' marmi , perch
maggior facilita di falsificarli s'incontra in essi. Primiera
mente la qualit del medesimo pu istruire; certe Iscrizioni
comuni si scolpivano generalmente ne' marmi del paese, e
trovandosene scolpite in marmi stranieri, possono dare mo
tivo a sospetti, come una falsit senza contrasto apparirebbe
poi in qoe' marmi recentemente scoperti. Minori sospetti
cadono in que' marmi in cui all'epigrafe sono riuniti trava
gli di scultura , e che sono frequentissimi , ma accade tal
volta che se per questi motivi non cadono in sospicione
que' lavori artistici , vi cadono le Iscrizioni , imperciocch
i falsai) soventemente idearono Iscrizioni moderne ne'marmi
antichi. In questo dubbio l'ispezione migliore di esaminare
la maniera tenuta di scolpire le lettere, imperciocch gli
antichi lasciavano nel solco di esse un tal quale carattere
di imprimitura , che se non sa spiegarsi , a quelli che sono
esercitati nell'esame degli antichi marmi, salta facilmente
agli occhi. Si avvisarono taluni di conoscere facilmente
dalla forma e qualit delle lettere un sicuro indizio della
et del Monumento, ma quanto erroneo possa divenire
questo giudizio , lo mostr dottamente Marini (4) con una
dose di sapientissima critica.
4. Quando le Iscrizioni non possono aversi sott' occhio,
se ne esamini il contenuto. Per esempio se vi si leggono
cose incredibili perch la Storia nol dice, pu sospettarsi,
in che d'avvertire per altro, perch lo scoprirsi nelle
(1)
(.'.)
co ni
(3)
Ci)

Di ilog. XI.
Mafia Vcron. lllustr. ; Mehus pratfat. ad Itiner. Ciriac. An
p LXI.
bcriz. Perug. II , 4;8.
Fratti. Arval. pag. XXXV.

Iscrizioni cose nuove, e non mai osservate per lo innanzi


neppure negli Scrittori, non sempre sufficiente motivo a
reputarle quali imposture , imperciocch bea da supporre
come anche gli antichi ebber tante cose che non abbiamo
noi, e che tutte non conosciamo. Piuttosto da fare og
getto di critica osservazione se nelle antiche Iscrizioni si
incontrano circostanze che vadano lungi dal costume antico ,
sebbene anche in questa ricerca ha luogo la riflessione ac
cennata di sopra , perciocch scoprendosi nuovi Monumenti ,
con essi possono scoprirsi nuove cose incognite per lo pas
sato. Diremo pertanto che il nome di una nuova citt, di
un nuovo Nume che mai per lo innanzi si intesero, non
bastano a pronunciare come falsa quella epigrafe. Per ri
cordarne un solo esempio diremo che il trovarsi solamente
a due Trib: ascritto qualcuno, sarebbe un sufficiente mo
tivo per rigettare quella lapida, imperciocch sebbene i
cittadini romani cambiassero talvolta la Trib passando da
una all'altra per varj motivi che qui di ripetere non gio
va, non usarono mai segnarne due, e ci sarebbe appunto
contro il costume degli antichi , e sebbene il Maflei ed al
tri si studiassero di difendere alcuni pochi marmi nelle rac
colte di Grutero (i), e di altri, come legittimi sebbene
segnino due Trib, oggi neppur chi fosse mediocremente
istruito nella buona critica potrebbe unirsi a loro.
5. Quando le antiche epigrafi fanno parte delle antiche
Istorie ed in qualche circostanza contraddicono manifesta
mente ad essa, un'indizio troppo evidente di loro falsit.
Non lo sono meno le alterazioni delle epoche , e dei com
puti di anni, e certi grossolani errori di cronologia che
subito manifestano l'ignoranza dei falsarj. Uno di essi sa
rebbe, a modo di esprimerci, trovarsi accoppiati due Con
soli che non furono mai insieme o che se furono insieme
non esercitarono questo officio nel tempo e nell'anno di cui
parla la Iscrizione (2).
6. Dal modo con cui certe cose si esprimono ne' marmi
si traggono nuovi argomenti di falsit. Noi ne mostrammo
un'assai chiarissimo esempio altre volte (3). Tale quella
lapida pubblicata primieramente dall'Jacobilli, e quindi qual
Monumento sincero dal Gudio, dal Cellario , da Biagio
(i) CGCCXXXIII, i.
(2) Calogeri opusc. voi. XI.
(3) Iscria. Perug. II, 3oo.

iq6
Garofalo e nelle Simbole Goriane della Decade romana ,
ma poi giustamente riconosciuta per falsa dal Maffci , dal
Morcelli, e dal Muratori. Ivi il falsario, che forse in casa
dello stesso Giacobilli la impostur, nominando individual
mente i quindici Popoli dell'Umbria , e ricordati gi com
plessivamente in altro marmo perugino sincerissi mo , chiam
quelli di Spello, di Todi e Bettona , o Vettona, Ispellenses, Tuaertiiii, Vettonitnsts , quando per uniformarsi
ad altri marmi ed ai Classici li dovea dire Hispellates ,
Tudertes , frettonenses. Cos nuovi argomenti di falsit,
o di verit potranno togliersi dallo stile , dalle voci , anche
dalla semplice ortografia, e dalle espressioni, imperocch
anche tali circostanze variarono con il variare de' tempi.
. XIII. Ricercare le Sigle , e le note compendiarie degli
antichi Monumenti scritti , fu sempre degna occupazione di
sommi eruditi. Noi non faremo menzione delle epigrafi di
varj popoli dell' Oriente gi conosciute, imperciocch non
sono esse atte a fare scienza intorno a queste ricerche,
che limiteremo in parte ai soli Monumenti Greci, Etruschi,
c Latini.
I vecchj Grammatici Latini furono forse i primi a rac
cogliere le Sigle e le note compendiarie de'Romani , e quelle
gi anticamente raccolte dal Probo , dal Pietro Diacono ,
dal Magnone, dal Papia, e da altri, per i quali pu ve*
dersi la Biblioteca Greca di Fabricio , e dopo le varie edi
zioni si riprodussero unitamente dal Putschio nei suoi vec
chi Grammatici. Intorno poi alr origine, introduzione, ed
uso di esse , giovi intendere brevemente le dottrine di Proba
medesimo. Dice egli che s'introdussero: Pro voluntate
cujusque, anche usu publico, et observantia communi; Ed
a ciascuna classe di Iscrizioni sono le speciali Sigle consa
crate, laonde le leggi, i sepolcri,' i donar] ec. hanno le
proprie. Pare che a questi possano farsi seguire il Golzio (i).
e Scrtorio Orsato la di . ui celebre collezione di Sigle si pub
blic primieramente nei marmi Ossoniensi , (2) . quindi nel
Tesoro greviano (3); ma questi Scrittori non si erano li
mitati che alle Latine , e pare che a queste soltanto si li
mitasse lo Scaligero negli indici Gtuteriaui, esempj quindi
seguiti dal Reinesio , dal Gudio , dal Muratori , e da altri
(i) Thes. Rei Anti,
(a) Edit. iC;6.
(, XI, 509.

nelle loro grandi collezioni di lapide , ma che talvolta dallo


stesso Muratori in poi si occuparono ad ispiegare anche le
Greche , e quelle unicamente le quali ricorrevano nelle Iscri
zioni comprese nelle loro collezioni. Ma la gloria di avere
pel primo raccolte le Sigle e note dai greci Monumenti al
Ma ilei si debbe che nel 1746 pubblic in Verona il suo
libro de Graecorum Siglis lapidaris. Poco appresso sefuirono a questo i nuovi libri anche migliori sulle Sigle
e' greci Monumenti, assai pi estesi e dottissimamente ra
gionati dal Corsini, e da. Piacentini, negli anni 1749, c
1757. In seguito delle greche e latine ne diedero buone
raccolte Cio. Domenico Coletti, il Zaccheria , il Rubbi ,
il Marini , che assai dottimente ne interpret moltissime
delle pi difficili, e che prima altri non aveano intese (i).
Uno degli ultimi ad occupirsi in questo sterile, ma necessanissimo studio, fu forse l'Inglese Roberto Ainworth (3),
e dal suo Lessico per cura del sig. Giuseppe Molini col
tissimo Tipografo Fiorentine, nell'anno 1822 se ne pubblic
un' elenco delle sole latine. Noi per non ripetere inutilmente
quei copiosi cataloghi , produrremo a ciascuna lettera un
semplice saggio di Sigle greche, etrusche . e romane.
(1) Fratei. Arv. 53j, ec.
(r?' Thes. ling. lat. compend. Lmd. 1796. Ma una bella e suc
cinta Storia delle note degli antichi Romani ci diede il dotto Morcelli nella quarta delle sue diisertaiioni sullo scrivere degli antichi
Romani edite nel i8aa in Milano ter cura del dottissimo Labus
sempre zelantissimo propagatore dell' opere degli Scrittori Italiani ,
la Ju: arricchiti di ottime note.

'98
BREVISSIMO SAGGIO DI SIGLE GRECHE.

A. unus ,
ATA. T.
AAEA*
AZHNI .

una , unum , prirrus.


ayatSm tu^w secmdam Fortunam.
afti\q>tn fratrem.
afyviac ex Azenia popolo Attico.

AQHN . Asnva/0? Atheniensis.


AIA A'\iog Aelius.
AKTA . AkdA'o? Aquiliu:.
AAE . a\Qxv$pm; Mexcndrinus.
AMM . Ajx/uatiou Ammoni.
ANEMOY . A vf/Mipiou Anemorj Citt.
Ali . A-n-ntov Appi.
API . Apia.ro; optimus.
A2KAH . Ao.kKyitthiois Asclepiis.
AYT . Avyova.rov Augusti ec.
A<DI . Atpi^vaios ex Aphidna popolo Attico.
AXAP A^apg/f ex Acharna popolo Attico.
B : S'vo duo ec. ec. ec.
BASI A . Ba(ri\d Regi.
B . A. BouAm? J^oyjddn Senatus decreto.
BEP . BepiviJ^tt; ex Berenicide popolo Attico.
BHC . Byia.aiev; ex Bessa popolo Attico.
BIC . (2ru/xov sepulcrum.
BPIT . /3p/raii'jtoy Britannicum.
BYBA #u/3A'voc Biblinus nome.
Bf . BajAOVg aras.

r . rpeig rpia trcs ec. ec.


TA . r/0? Caius.
TEA A . riWiog Gellius.
rI . KAAPOY . decimae tertiae sortis.
TN Tmio; Gnaeus.
rONE . yoveav genitorem.
rPA . rpa<f>evg Scriba.
rYM . yvfjtviK<a Gjmnico.
A . Numero IV.
AAIMON . buiporn ; Genii.
AETON . Asjcaro decimum.
aH . AN JWap/oc denarios.
AlON . A/eviw/u Dionjsii.
AI . T . Au y* Iovi.
E. Numero V.
eBa . (pioftcv septimi.
EOJAT . Eyi*ntf Jgnatium.
EA . EI . (<cTr iduuil.
EZH . i|mrii Vxit.
e . . < t> benevolentia Deorum.
eiliaap . E</*f Isidori.
feKo . j^qd^q requievit.
eaet .
Zifter ingenuus.
em . tftp\ift,t embolimaeus mensis.
en .
propter.
eeotc . *\ov<ri*s Potestatis Tribuniciae.
Praefectus.
Ehpn . EP<of Herennius.
EGtiai . EfTy Estiaei nome proprio.
ETEA . mAorifO o6J.

200
tIO . TLvtiiu EvodlUS.
Exto . tz^iml* recepta futi.
z , Numero VII.
ZHCAN . $ia<rrrt qui vixlt.

j.

h . Numero VIlI, ec.


HrEMo . Hytftati Rectori.
hzhC . n$wt vixit,
hmHp . n^tDf*,, dierum.
N. IX. ec.
E . fif Diis.
. h . iit Bf*rn Diis Heroibus.
kat . ,* Kr^<*M<f Diis inferii.
C . f Z?ew.y.
t . iv Dei.
so . &if Deo.

I . Numero i.
1AN . ]ov*f<r Kal. Januarj.
iai . i<f<* proprio.
jMYAX . iftxx*t Imylchon nome proprio.
Ina .
indictionis.
iot . ivii*s Ka/ Junias.
ir . Uffvt Sacerdos.
jci . W
itEa . i7i*<.f Iteaeus da Itea popolo Attico.
Ixerc . iunvf tfivUs Quv Ttiot Xttrtif Jesus Ckristus
Dei fiUus Servator.
]om .

Joniae.

K . Numero XX, ec.


KA . f , apud.
K . B . KiMvrtt Boviic , permissu Senatus.
KE . Kvfi, , Domine.
KH . K<f*f , ex Cedis popoli Attici.
KI . *s<T , iacet.
KAA . kxvSic, Claudius
KO . K<ir, Quintus.
RPAT . *.(a.htTt,t , optimum.
R.C. Kvfits rtruf , Dominus Servator.
KYP . Kvfi* , Quirina Trib Romana.
K . X *<<? xfift*n , communi sumptu.
RaPAya . K*fAff , Coraules.
A . Numero XXX , ec.
aAm . >[*.rfcTTtv , splendidissimi.
ATZ . A*v*<f TiAAnj , Lt1CiuS GclliUS.
AEr . Myiuttt , legionis.
Ai . Aio j lapidem.
ateA . Avt*iicv , Lysanii.
M. Numero XL.
Marc.
mh . finiu, menses.
mitpoa . ftiTfoJvfcu, Mitrodori.
MNOG . ftti,s , Mensis.
MOCX . uxrxov , Moschi nome proprio.
MYPI . ffpfittvrut , Mjrinusius da Mirrinunte po
polo dell'Attica.
MX . m^*a , Michael.

Veem. Tom. 77.

a5

302
N. Numero L.
nA . Nr , Templum.
NEPTE . utfttf j morluae.
NOEMB . ttiftfifutt , Novembre.
E Numero LX.
ststApx . Zvrl*fxm , Xjsti Principem.
O . Numero LXX.
OIKAT . * x*ToiKovfmf , habitantes.
OKTB . .i..ty,*, , Octobris.
ONHCIM . Ottirifcev , Onesmi.
OP . tftratTvt , eorum qui definiverunt.
OYPAN . tof*ti*, codesti.
n . Numero LXXX.
iIA . nxi . nu/3Aiof A(A(fj Publius Acius.
nENT . 7ri,[ixt , quinqucrtium.
th . rinati , Pelex da Pelece popolo Attico.
iiittA . n<TT**u , Pittaci.
nos . ntiniitin, Posideone mese Ateniese.
17 . II . VXTf TtUTft Sa 3 Pafri Patriae.
npESB . n^eo.^euriii' , Legatum.
n . t . 3.jiir*Tsf tosto locus impius.
Il . t . A1M . no.j/5*i6v vios AiftiXi* , PublU Jll'us
Aemilia. Trib Romana.
P . Numero C.
PA . p*/8(f<of ; Rabiriiis.
P . N . Z . i57.
POY . Foixpeoou , Rtlfini.
?a:A . f*ftctits } Romanus.

2 . C . Numero VI , ec.
SAPAniA . 2uefTi<f<,r , Serapidis.
CEBAC . T,i(*rrtv , Augusti.

2?

CEBB . J
ceBBB \ ^uSmtorum duorum , trium ec.
shA . si)Ai)ii , Lunae.
CI .#.., Atti.
CMtp . s,
; Smjrnaeorum.
2otn . 2un!f Suniensis popolo Attico.
XnEIP . rxeifut , LeglOTlS.
SPI . T7i)^ ; Serbatori.
s .
t
sr
xn

s . (ruftftUirt <nfcQt tusi t , universis consensietitibus.


. sr*r.if , Statius.
. t,f.r , Sjrus.
. */, corpus.'

t . Tfi<tKt<rt* , Irecenfa.
TAprHA . TufrvXiHfs , Thargelionis mese*
r A . t tstf iti , (juartum.
TEIM . ntpt*s . honoris.
ti . tiB . tiBep . Tinnite, Tiberius ec.
tPo*i . TftQiftti , Trophimus.
t. Numero CCGC. ec.
tn . fw*Tna , Consulatu.
* . Numero D.
*A . <S>*/}ief, FabUS.
eia . tuf/oi, Phidii.
*hAi . *tx,x*t , Felicis.
iAAiman . Qt\vftU,ts, Phikmonis.

I
ao4
AaM . <t>Xuy,it , Flamen.
*OTAB . <bv*on , Fulvii.
*Taapx . A<^Dr , Tribus Princeps.
*ai* . *o.(p,f.f ; Phosphorus.
x . Numero DC. ec.
xaP . #f , gratiam.
xeiP . xtifvpyf , Chirurgus.
xoop . XofTof, Cohortis.
xc Christus.
v . Numero DCC.
*a*i . ^*tftStvs , Psaphideus da Psaphide popolo
Attico.
. b . ^^t**'' b* , Decreto Senatus.
a . Numero DCCC.
oa0 . n*m, Oaiken popolo Attico.

205
SAGGIO DI SIGLE NELLE ISCRIZIONI ETRUSCHE
Non si danno che le certe togliendole dall' opera di
Lanzi, e dalle Iscrizioni Perugine, omettendo le
incerte e dubbie.
>/V7? VA 5/J
.

fi j Aulus, Aula.

Hfl . Annius, Annia.

. 1f\ , Appius , Appia.


. rttW .

, Aruns, Arruntius , Arruntia.

OH . +/I , Attius , Attia.


. j , CajuS , Caja.
. ^3 , JElius , Adia.
. +/1H , Adria, Citt in Medaglia.
OV . W U . V Lar , Lars, Larthia.
. fltf , Marcus,
. li .

Faustus, Fausta.

. J,32 . 31 . l , Sextus.
.

/ivt j

Telamon Citt in Medaglia.

. v.V ; TWer Citt in Medaglia.


HO fiO , Thannia.
3 3 > Vetulonia Citt in Medaglia.

M Vl Va . ^1 . a , FeliuSy FeUa.

ao6
BREVISSIMO SAGGIO DI SIGLE ROMANE.
A.

agcr. annis. augustales.


augustalis.
A. A. apud agrum.
AB. abdicavit.
AB. AC. SEN. ab actis senats.
ACG. accepta.
A. [). L. Auli. conliberta. Auli
conlibertus.
AD. adjutor.
AE. CVR. aedilis curulis. vd
curavit.
A. F. ara facta, A. F. A. N.
Auli filius Auli nepos. AP.
N. Appii nepos. C. N. Caii
nepos. CN. N. Cnaei nepos.
D. N. Decimi nepos. K. N.
Kaesonis. nepos L. N. Lucii
nepos. M. N. Marci nepos.
M. N. Manii nepos. P. N.
Publii nepos. Q. N. Quinti
nepos.
A. FRVM. a frumento
A. F. SER. N. Auli filius Ser
vii nepos. SEX. N. Sexti
nepos. SP. N. Spurii nepos.
TI. N. Tiberii nepos. T. N.
Titi nepos.
AGON. agonalia
A. H. D. M. amico hoc dedit monimentum.
AID. aedilis.
A. K. ante Kalendas.
ALAE. I. FL. AVG. BRIT.
CC C. R. alae primae Fla
viae Augustae Britanicae miliariae civium Romanorum.
AM. B. M. CVR. amico bene
merenti curavit.
AN. Aniensis, scilicet tribus,
anni, annis. anno, annos.
A. 0. F. C. amico optimo faciendum curavit.

A. P. aediliti potestate. amico


posuit
AQVIL. LEG. UH. SCYT.
aquilifcr legionis quartae seythicae. V. MACED. quintae
Macedonicae.
AR. ara. Arniensis, tribus.
A. RA. MIL. FRV. a rationibus militaris frumenti.
A. S. L. animo solvit libens.
a signis legionis.
A. T. V. aram testamento vovit.
AVG. NN. LIB. Augustorum
nostrorum libertus.
A. XX. H. EST. annorum viginti hic est.
B. Bandio. beatus. Beleno. bene,
beneficiario, berna, pro ver
na. bivus. bixit, pr vivus,
eixit, Brutus. burra. bustum.
B. A. bixit, pro vixit annis.
B. B. bene bene , id est optime.
B. COS. beneficiarius consulis.
B. DE. SE. M. bene de se me
ritae, vel merito.
BENEF. PRiEF. VRB. benefi
ciarius praefeeti urbis.
B. F. beneficiarius. bonurn.
factum.
g. j. vel B. j. bona filia.
bona femina.
B. G. POS. biga gratis posita.
BIAR. CVS. biarum custos,
viarum netnne.
B. K. Badio Kaesio.
B. L. Burrae libertus.
B. M. D. S. bene merenti , vel
bene merito de se.
BN M. P. bene merenti posuit.
BON. R. P. N. bono reipublicae nato.

B. P. D. bono publico datum.


B. Q. bene quiescat.
B. R. P. N. velB.RP. N. bono
reipublicae nato.
B. S. D. Beleno sacrimi dedit.
B. TRIB. Beneficiarius tribuni.
B. V. bene vale.
BX. ANOS. VII. ME. VI. DI.
XVII. vixit annos septem
menses sex dies decem
septem.
C. Caesar. Caia. Caius. censor.
centum. centuria. civis. civitas. clarissimus. collegium.
colonis.cohors. comitia. condemno. consul. conscriptus.
coniux. curavit.
g. Caia. sicilicis nota, centuria.
7. centuria. centurio.
. centurio.
CAES. AVG. PON.MAX.COS.
V. DICI. PERP. Cassar.
Augustus pontifex maximus
consul quintum dictator perpetuus.
C. B. M. conjugi bene me
renti. F. cci.jugi bene ine
renti fecit.
C. C. Caiis, de duobus. con
jugi carissima?, re/ carissimo.
C. D. E. R. N. E. E. cujus
de e re notio est estimabit.
CEJNS. PERP. P. P. vel CENS.
PERP. P. P. vd CEN. P.
P. P. censor perpetuus pa
ter patria?.
C. FIL. C. N. C PRON. C.
ABN. Caii filius Caii nepos
Caii pronepos Caii abnepos.
C. GRAN. Caius Granius.
CHO. I. AFR. C. R. cohors
prima Africanorum civiutu

207
Romanorum. FL. BF. Flavia
Beneficiai ini utu.
C. I. 0. N. B. M. F. civium
illius omnium nomine bene
merenti fe*cit.
C. K. L. C. S. L. F. C. con
jugi carissimo loco concesso
sibi libenter fieri curavit.
CLASS. PR. MISS, classis pre
toria Misenensis.
C. M. F. clarissimae memoriae l'emina, conjux marito
fecit. conjugi maritus fecit.
curavit monimentum fieri.
CN. LEN. Q. EX. S. C. Gnaeus
Lentulus quaestor ex senatus
consulto.
CO. Bi\. M. FEC. conjugi bene
merenti fecit.
C. P. T. curavit poni titiilimi.
C. R. civis Romanus. civium Ilonanorum. curaverunt refici.
C. S. H. S. T. T. L com
muni sumptu halreclum sit
tibi terra tevis.
C. TR. VL. colonia Trajana
Ulpia.
CV. MA. F. AN. XV. cum ma
rito fuit annos quindecim.
C. Yl'SAE. COS. PRIV. COEPIT. Caius Ypsaeus consul
Privernum ccepit.
D. Decimus. decuria, decurio.
dedicavit. dedit. devotus.
dies. diis. divus. dominus.
domo, domus. quingenta.
D. A. divus. Augustus.
D. B M. dedit bene morenti.
D. C. D. P. decuriones colo
niae dederunt publicae.
D. D. D. S. decreto decurio num datum sibi. dono de
dit de suo.

208
DEC. lImI. VIR. AVG. de
creto sevirorum Augustalium.
D. P. A. N. Decimi filius Auli
nepos AP. N. Appii nepos
C. N. Caii nepos.
D. GR. dedit gratis.
D. H. M. dari hoc mandavit.
DICI. HI. COS. III. dictator
tritumi consul tertium.
D. K. OCT. dedicatimi kalendis Octobris.
D. L. A. P. donum libens animo posuit.
D. M. ET. M. diis manibus
et memoriae.
D. N. M. E. devotus numini
majestati ejus.
D. 0. S. Deo optano sac rum.
diis omnibus sacrum.
D. P. P. D. D. de propria pe
cunia dedicaverunt. de pe
cunia public dono dedit.
D. Q. S. de quo supra.
DR. vd DRV. Drusus.
D. S. F. C. H. S. E. de suo
faciundum curavit hic situs
est.
D. T. S. P. dedit tumulimi
sumptu proprio, diem ter
tium sive perendinum.
D. V. K. FER. dedicatum
quinto kalendas Februarii.

E. F. E. FIL. vd E. FL. ejus


filius.
EG. S. R. M. F. erga se bene
merito fecit, seu bene me
rita.
E H. T. N. N. S. exterum
haeredem titulus noster non
sequitur.
E. I. M. C. V. ex jure manum
consertimi voco.
E. L. e lege. ejus locus.
E. M. D. ei monimentum de
dit.
E. N. etiam uunc.
EPVL. INDICT. epulum indictum. POP. DED. populo
dedit.
EQ. PVR. mI. VIR. I. D.
PRAEF. FARR. equo publico
quartum viro juri dicundo
praefecto fabrm.
E. R. A. vd E. R. AG. ea
res agitur.
E. S. ET. LIB. M. E. et sibi
et libertis monimentum ere
xit.
E. T. F. I. S. et testamento
fieri jussit sibi.
E. V. L. S. ei votum libens
solvit.
EX. A. D. V. K. DRC. AD.
PRID. K. IAN. ex ante diem
quintum kalendas Decembris ad prid. kalendas JaE. jEdilis, aetas, ejus, erexit.
nuarii.
ergo. est. et. exacto. Ennius.
F. faciundum. factum, familia.
E. R. ejus bona.
famula, fastus dies. FebruaE. CVR. erigi curavi.
rius. fecit. feliciter. felix.
EDV. P. D. edulium populo
femina. fides. fieri, filia. fidedit.
liu. finis, flamen. forum,
E. E. ex cdicto, ejus xtas.
frater. frons. fuit. fulvo.
E. F. egregia femina. erigere
FAC. C, faciundum curavitr
fecit.

M
F. B. M. fecit bene merenti.
genio bone. dItavit monifilia; bene merenti , vel fimentum publice.
lio.
G. C. Gaius Caesar. genio
F. C. facere curavit. faeiuncivitatis, vel Caesaris,
dum curavit. fecit condito- G. D. Germanicus Dacicus.
riun, felix constans. (idei
gratis dedit.
commissum. fieri curavit. GER. MAX. DAC. MAX.
F. D. Q. M. flamen dialis quiSARM. MAX. Germanicus
rinalis martialis.
Maximus Dacicus Maximaa
F. E. H. filius et haeres.
Sarmaticus Maximus. F. F. fabricaverunt. fieri fecit G. F. Gemina Fidelis , vel
filia fecit, vel filius. filius
Felix , scil. legio.
familis. filii duo. flando GG. Gemina gessi t. GG. gesfeiiundo. fidem fecit.
serunt.
F. H. F. fieri haeres fecit. fieri G. L. genio loci.
haeredes fecerunt.
G. M. genio malo.
F. I. D. P. S. fieri jussit de GN. F. A. N. Gnaei filius
pecunia sua.
Auli nepos. AP. N. Appii
F. L. F. fieri libens fecit. vel
nepos.
lugens.
GOTH. Gothicus M. vel MAX.
F. M. U. D. D. fecit moniMaximus.
mentum datum decreto de- G. P. R. genio populi Rocurionum.
mani, seu gloria.
F. N. C. fieri nobis curavit. GR. D. gratis datus, vel dedit.
fidei nostra; commissum.
G. S. genio sacrum. genio seFORT. P. R. fortitudo Populi
natus.
Romani.
G. T. A. genio tutelari AuF. P. D. D. L. M. fecit pugusti.
blice decreto decurionum G. V. S. genio urbis sacrum.
locum monimenti.
gratis votum solvit.
F. Q. Flamen Quirinalis.
GX grex.
FR. fortis. frater. fronte, frumentarius.
H. habet. hc. hastatus. hxF. S. E. fieri sibi elegit.
res. hic. homo, honesta. hoF. T. G. fieri testamento cunor. hera. horis. hostis.
ravit.
H. A, C. haeres amico curavit.
F. V. F. fieri vivens fecit.
H. B. M. F. haeres bene me
renti ferit. F. C. faciundum
G. Gaius. genere, genius. gens.
curavit.
genus. gesta, gratia. gratis. H. C. CV. hic condi curavit.
Gellius.
hoc cinerarium constituit.
GAL. Galeria. Gallus Galliae. H. DD. haeredes dono dedre.
G. B. genio bono. D. M. P.
honori doms divina?.
Verm. Tom. 11.
26

ibi. id est. immortalis im


HE. M. F. S. P. haeres moperatoti in. incomparabilis.
nimentum fecit sua pecunia.
mferis. inter. intra, invenit.
H. F. haeres fecit. hic faciuninvio tus. Jovis. ipse. iterum.
dum. honesta femina. vel
judex. Julius. Junius. Jufilia.
piter. jussit. semel, unum ,
H. H. A. P. S. hic habet acassis nota.
tionem ponendi sepulcrum.
HIC. LOC. HER. JN. S. vel I. AG. in agro.
HIC. LOC. HER. NON. SEQ. I. C. judex cognitiouum.
hic locus haGredem non se- L D. M. inferis diis maledictis. Jovi deo magno.
quitur.
H. L. H. N. T. hunc locum I. E. judex exto.
haeres non teneat.
I. F. P. LAT. in fronte peH. M. AD. H. N. T. vel H.
des latum.
M. AD. H. N. TRAN, hoc IG. igitur.
monimentum ad haeredes I. H. D. D. in honorem deorum dearum. in honorem
non transit.
H. N. S. N. L. S. haeres non
domiis divinae.
sequitur nostrum locum se- I. I. in jure.
pulturac , vel haeredem.
II. V. duumvir.
HOC. M. H. N. F. P. hoc mo IL V. DD. duiimviris dedicannimentum haredes nostri
tibus.
IL VIR. duiitnvir. duumviri.
fecerunt ponere.
H. P. C. haeres ponendum IL VIR. AVG. duiimvir Aucuravit. hc ponendum cugustalis.
ravit. L. D. D. D. haeres II VIRAL. duimviralis.
ponendum curavit loco dato II VIR. ALT. ET. QQ. duum
viro altero et quinquennali.
decreto decurionum.
H. R. E. I. Q. M. E. A. liane II VIR. CC. A. duumvir centuriandis agris.
rem e jure Quiritum meam
esse ago.
II. VIR. COL duumvir coloH. S. C. P. S. hic sibi cura
niap.
vit poni sepulcrum. hoc II. VIR. D. S. P. duumvir de
sepulcrum condidit pecunia.
suo posuit.
su. hoc sibi condidit pro II. VIR L D. duuumvir juri
prio sumptu.
dirundo.
H. T. V. P. haeres titulo usus IL VIR I. D. QQ. duumvir
posuit. hunc titulum vivus
juri dicundo quinquennalis
posuit.
IL VIR. MVNL duumvir muH. V. S. R. L. D. D. D. honicipii.
nore usus sumptum remisit IL VIR. PP. duumviri posurc.
loco dato decreto decurio IL VIR. QQ. Q. RE1P. 0. PEC
num.
ALIMENT. dumviro quin-

. *
quennali questori reipubli. eae operum pecuniae alimelitariae.
III. V. vel III. VIR. triumvir. triumviri.
III. VIR. AED. CER. triumvir aedilis. Cerealis.
UH. quatuorvir.
UH. V. quatuorviratus.
UH. V. RALICIS. quadrumviralicis.
IHL VIR A. P. F. quatuorviri argento publico feriundo , vel auro.
IIII. VIREI. IOVR. DEIC:
quartuorviri juri dicundo.
lili. VIR.PR I.D. ADL.AER.
quartuor vir praefectus jnri
dicundo adlectus aerario.
niIII . VIR AVG. sextumvir
Augustalis.
IIIIII. VIR. AED POT. sevir
aediliti potestate.
IIIIII. VIR. QQ I. D. sevir
quinquennalis juri dicundo.
I. L. F. illus liberta fecit ,
vel libertus.
IMP. CAES. AVG. LVD. SEC.
XV. S. F. imperatoris Caesaris Augusti , ludos seculares, quindecemvir sacris faciundis
IN. AG. P. XV. IN. F. P.
XXV. in agro pedes q\iindecim in fronte pedes viginti(fuinque.
I. 0. M. D. D. SAC. Jovi
optimo maximo diis deabus
sacrimi,.
I. P. indulgentissimo patrono.
innocentissimo puero. in
pace. jussit poni.
I. Q. 9. ictemque probayit.

2ii
I. R. Jovi Regi. Junoni reginae. jure rogavit.
I. S. V. P. impens sua vivus
posuii seu vivi posure.
IT. P. VI. intus peaes sex.
IVD SACR GOGNIT. judex
sacrarum cognitionum.
IXT. L. juxta locum.
K. Kaesa. Kaesio. Reso. Kaia.
kalendae. kalumnia kandidatus. kaput kardo. karissima, karissimus. Kartago.
K. F. I karissimae fieri jussit, vel karissimo.
K. B. M. karissimae bene me
renti , vel karissimo.
K. CON. karissimae conjugi
defunctae.
K. D. kalendis (lecembris. kapite diminutus.
K. FR. kalendis februarii.
K. IAN. F. kalendae januarii
fastus.
K L III. kaput legis tertium.
K. MAR. N. P. kalendae martii
nefastus prima.
N. R. karissime nobis bale<>
pro vale.
K. P R. kastra populi Romani.
K. Q. kalendis quifttilis.
Kft. AM. N. karus amicus
noster.
K. S. kalendis sextilis. karus
suis.
L. Laribus. latinus. latnm. legavit lex. legio. libens. libera. libtfr. liberta, libertus.
libera, locavit. locum. locus.
longum lubeils. ludus. lector. Laelius Lucccius. Lucius. Lucia, lustrum. quinquaginta. sestertius' assis.

1, Liberta Lucia'
L. A, libens. animo, lex alia.
L, B. M. D. libens bene me
rito dicavit. locum bene
merenti dedit, vel liberta?,
seu liberto.
L. C. latini cives. lege cavetur, libens curavit. loco
concesso, locus concessus.
L D. A. 8. M. libens dedit
amico bene merenti.
L. E. D. lege cjus damnatus.
libens ei dedit. locus ei
datus.
L* F. C, libens fieri curavit.
libertis faciundum curavit.
libertis fieri curavit , vel
locum , aut lugens.
LG. legatus. legavit. legio.
L. H. L. D. libens hunc lo
cum dedit , vel libertus.
locus hic liber datus. lagens hunc locum dedit.
LIB. ANIM. VOT. libero ani
mo votum.
L. K. lustrum Kapitolinum.
L. L. FA. Q. L. libertis libertabus familiisque liber*
torunv
L. M, T. F. I. locum monimenti testamento fieri jussit.
L. N. Latini nominis. libra
ri us notarius. Lucii nepos.
LOG D. EX. D. D. locus da
tus ex decreto decurionum.
1. P. C D. D locus publice
concessus decreto decurio
num.
L. Q. ET LIB. Iibertisque et
libertabus.
L. R lege rogatur. looavit.
reqnietorum. locus religiosus
L> S. A. libens solvit animo.

L. T F. I. libens titulutn fieri


jussit, vel libertis. locum
testamento fieri jussit.
L. V. L F. legio quinta li
bens fecit.
L. XX. N P. sestertiis viginti
nummum pendit,
M, Maceria. magister. magistratus. magn us manibus
Marca. Marcus. marmoreus.
Marti. mater. maximus. memor memoria, menses meus.
miles militavit militia. mil
le, missio. missione, missus.
moneta, monimentum. mortuus. mulier. Manlius. Marti us Mucius. ec.
Marca, mulier.
M. vel U[. Mani us.
MAN. IRAT. H. manes iratos
habeat.
M. B. memoria; bonie. merenti
bene, mulier bona, municipium Bergomatium.
j\j. B. mulier bona.
M. C. F. memoriae causi fac
tum , vel fecit. monimen
tum curavit faciundum.
M. D M. SACR. Magnae Den
Matri sacrum.
M. E. M. municeps ejus mu~
nicipii, vel municipes.
M F L. monimentum fieri
legavit.
M G L. Q. memor gratis
libertatis quaesit.
M. IL AD H N. T. monimen
tum hoc ad hxredes non
transit.
MIL. R PR. milites kohortis
prxtorix.
M. L. D D. merito libens de

dicavit , uel dono dedit.


monimenti locum dono dedit.
M. AI. F. marito monimentum
fecit, vcl matti, seu merenti.
M. N. Marci nepos. meo no
mine. millia nummum.
M. 0. P. marito obsequens
posuit,
M P. V. millia passuum quinque, monimentum posuit vivens, vel memorian).
MR. CON. B. M. P. maritus
conjugi bene merenti posuit.
M. S. S H. N. S. monimen
tum sive sepulcrum haeredem non sequitur, 'cl mo
nimentum supra scriptum.
MV. E. AI. municeps ejus
municipii.
N. Nam. natione. natus. nefastus, dies, nec nefrendes.
nepos. Neptunus nigro. nomen. non. num. nisi . nonx'
noster numerari us. numerator. Numeria. Numeri us numerus.nummus.nmmorum.
nomisma.
NAT. ALEX, natione Alexandrinus.
NB. G. nobili genere.
N. C SN. CO. S. D. E. notis
civibus senatus consulti suffragium datum est.
N. D. F. E. ne de famili exeat
NEP. S* vel NEP SAC Neptuno sacrum.
JJ. F. A. N. Numerii filius
Auli nepos.
N. G. N. nobili genere natus.
N. H. V. N. AVG nuncupavit hoc return numini Au
gusto.

21.8
N. I. D. nomine ipsius dedit.
numinis jussu dedicavit.
N. K. nigro kesio. de coloribus equorum.
N. L. M. F. ET. TV. nobis
locum monimenti fecit et
tumulum, vel nostrum, aut
novum.
N. M. N. S. novum monimen
tum nomine suo.
N. N. AVGG. IMPP. nostri
Augusti imperatores.
NON. TRAS H. L. non transilias hunc locum.
N.P.C nomine proprio curavit.
NQ. namque.
N. R. natione Romanus. nigro
rufo.
N. S. nomine suo non sequi
tur. novum sepulcrum. Nu
merii servus.
N. T. M. numini tutelari
municipii.
N. V. N D. N. P. 0. ncque
vendetur neque donabitur
neque pignori obligabitur.
0 Olficium. olla, omnis. optimus. optio. ordo. ostendit.
OAI. Omnia.
OB. HON. AVGVR. ob ho
norem auguratds. II. VIR*
duumviratus, ce.
0. C. ordo clarissimus.
0. D. S. M. optime de se
merito.
0. E. B. Q. C ossa ejus bene
quiescant condita.
O. F. N. D. opus fecit nu
mini devotus. mni fide
numini dedicat.
0. H. IN. R. S. F. omnibus
honoribus in republic u
functus.

t. ti
0. LIB. LTB. omnibus libertis
libertabus.
OMNIB. H. IN. RE. S. F.
omnibus honoribus in repablic sua functusi
0. N. F. AD. II S. N. LX.
MIL. D. F. D. I. P. omnes
nobis faciunt ad sestertios
nummm sexaginta mille
decurionum fide dividendos
in publico.
0 0. ordo optimus.
OP. DOL. opus doliare , seu
dolatum".

posuit hoc monimentum no


mine haeredis
PIA. M. II. S. E. S. T. T. L.
pia mater hc sita est sit
tibi ferra levis.
P. K. A parens karissime ave.
P. L. M. posuit libens merito,
posuit locum monimenti ,
vel procuravit.
P. M. passus mille, patronus
municipii. pedes mille, plus
minus. pontifex maximus.
post mortem. posuit mosrenti. posuit moerens po
suit monimentum.
P. N. Publii nepos.
POS. ET D. D posuit et de
dicavi, vel dono dedit.
P. P. pater patria?, pater patratus. pater patrum. pa
trono posuit. pecunia pu
blica. perpetuus. popuius.
posuit praefectus praetorio.
praepositus. propria pecunia,
pro portione. propraetor.
Erovincia Pannoniae. pulice posuit. publice propositum. Publii, duo.
P. Q. E. vel P. Q EOR. posterisque forum.
PRAEF. F. vel PRAEF. FAB.
vel PRAEF. FABR. praefec
tus fabrm , vel fabrorum.
P. S. D. N. pro salute do
mini nostri.
P. T. S". posuit titulum sibi.
P. V. S. T. L M. posuit voto
suscepto titulum libens me
rito.

P. Passus. pater patria, pe


cunia peaes. perpetua. pereptuus. piissimus. plus,
plebsi. pontifex. posuit. potestas. potestate. praeses.
praetor. pridie. princepspro.
provincia, publica. publice.
publicus. Publia. Publius.
puer. pondo.
PA Papia , tribus pater, patricius.
P. B. M. patri bene merenti,
vel patrono , su posuit.
P. C ET. S. AS. D. ponendum curavit et sub ascia
dcdicavit.
P. D. S. M. posuit de suo
monimentum. publice dedit
sibi monimentum.
PED. Q. BIN. pedes quadrati
bini.
P. F. INV. AVG 0. M. S.
Pio Felici invicto Augusto
optimo maximo sacrum.
P. GAL. praefectus Galliarum,
Q. Qua. quadrati, quaero. quaevel praeses.
situs. quaestor. quantum,
P. H. M. N. H. posteri hoc
quartum. quinta, qaintus.
monimentum non habeant,

qnjnquennalis quinquennalitio..
{). ARC quaestor arcarius
<). B. ME. V. vel Q. B. M. V.
quoe bene mecum vixit,' vel
qui.
Q.^L. Quinti conlibertus. vel
conliberta.
q. D. E. R. F. P. D. E R
,1. C quid de e re fieri
placuerit de e re ita censnerunt. V. universi.
Q. E. qui est, quae est.
Q. F. E, I S. F. D. C S.
quod factum est in senatu
ferunt de consulutu sententi.
<J. G. V. quaero gravitatem
\ estram.
Q. 1F. S. S. qui infra scripti
sunt.
'Q. K. quaestor kandidatus.
Q. L. S. S. quetn locum sibi
sujs.
Q. M. P. qui monimentum
posuit.
Q. N. Quinti nenos.
Q. OCVLW L. F. GAL.
Quintus Oculnius Lucii filius Gallus.
Q. PR. Q , vel PROV. quae
stor provincia;.
Q. Q. S. S. quam qui scripti
sunt.
Q. R. vel Q. RP. quaestor
rcipublicae,
Q. S. S. S. qui supra scripti
sunt. quae supra scripta
sunt.
Q. T. CAES. quaestor Titi
Caesaris.
Q V. A. I. qui vixit annum
unum, vel quae. A. III. M*

2 15
II. annos tres menses cluos.
A. L. M. HII. D. V. annos
quinquaginta menses quatuor dies quinque. A- Pi M.
qui vixit anrlos plus minns.
R. Rationalis. Ravennas. recta.
recto, requietorium. retro.
Roma. Romanus rostra. rudera. Rufus.
RAT. S. R. rationalis sacrarum remunerationum , vel
summae rei.
R. C. Romana civitas. Ro
mani cives.
RER.GER.CAVS.rei gerundae
causa.
R. F. E. D. recte factum e(
dictum.
R. G. C. rei gerundae caus.
RHAV. Ravenna. Ravennates.
R. I. requietorium Instituit.
vel jus it. M. meruit.
RMS. Romanus.
R. N. LONG. P. X. retro non
longc pedes decem.
ROM. ET. AVG. COM. ASI.
Romae et Augusto communitates Asia?.
R. P. C. reipublicae caus.
reipublicae conservator. rei
publicae constituendae. retro
pedes centum.
R. R. PROX. CIPP. PED
CLXXIIII. rejcctis ruderibus proxime cippum pedes
centum septuagintaquatuor.
R. S. P. requietorium sibi posuit.
RYE. Rfs.
R. XL. remiss quadragesima.
S. Sacellum sacrum. scriptus.
semis. Senatus. scpulcrum.
sequitur. serva. Servi us. sei

ai6
vus. sibi. si. sic. silentium. S. S. P. E. C fi. sibi suis
singoli. singulum. sita, siposteris eorum constituit
tus. sulvit. stipendium. sub.
requietorium.
centuria aliquando
S. T. T. L. sit tibi terra levis.
S. V. L. D sibi vivens lecum
v>. uncia.
dedit.
Vj. centuria.
S. semuncia.
T. Tantum, terra, tibi. ter.
Tita. Titius. Tullius. triaSAC. MON. VRB. AVGG.
rius. Tribunus. Turma- tutor.
ET. CAESS. NN. sacra mo
neta urbana Augustorum et T. Tita prcenomen fcemince.
TABVL. P. H. C tabularius
Caesarum nostrorum.
provincia; Hispaniae citeSB. sibi sub.
S C D. E. R. I. C senatus
rioris.
consultus de re ita cen- TB. D. F. M. tibi duldssim*
suit.
filio meo.
S. D. D. simul dederunt, vii T. C testamento constituit ,
fri curavit.
dedicaverunt.
S. LT. L. L. P. E. sibi et li- T. DEID. 1MP. V1L. ?UB. Tibcrtis libertabus posteris
tus Deidius imperator villa
ejus.
publica.
S. 1 . S, sine fraude su.
T. E. I. EX. H. S. X. testa
SGN. signum.
mento ejus jussit ex sexterS. H. M. P. C. sibi hoc motiis decem.
nimentum ponendum curavit T. F. F. S. testamento fieri
SIB. L. S. P. E. sibi libertis
fecit sibi, vel titulum.
suis posteris eorum.
T. H. R. testamento haeredem
reliquit.
S. L. L P. E. sibi libertis
libertabus posteris eorum. T. M titulum moni menti. te>
P. Q. E. posterisque eorum.
stamento mandavit.
S M. P. I. sibi monimentum T. N. T. PR. jN. Titi nepos
poni jussit
'l'iti pronepos.
S. Pi L. socii nominis Latini. TONS. tonsor. tanstrix.
SOLO PVB. S. P. D. D. D. T. P I. EX. ARG. P. C te
solo publico sibi posuit dato
stamento poni jussit ex aidecreto decurionum.
genti pondo centum.
S. P. C su pecuni consti- T. R. E. S. P. R. terr regetuit. sumptu proprio curavit.
sta e su pecunia restituit.
S. Q. S. S. Q. E. Q. I. N. S.
vel restituerunt.
B. E. H. L. N. R. si quid T. S. T. F. I. testamento suo
sacri sanctique est quod jus
titulum fieri jussit.
non sit rogali (vel rogatum) T. T. F. V. titulum testa
ejus hc lege nihil rogatur.
mento fieri voluit'
S. R. sacrarum remuneratio- T. T. F. V. titulum testamento
DUUl. *
fieri voluit.

N
217
T. V. F titirium vivens fecit. V. P. RATI.S. R. vir perfectistesUmento voluit fieri.
simus rationalis summae rei.
V Tale. valeo. Vestalis. vestis. V. QVAES. vir quaestorius.
vester. veteranus. Victoria- V. R. votum reddidit. urbs
tus nummus , vir. virgo
Roma, urbis Romae uti rogas.
visu. vivens. vivum, viva. V. S. A. L. P. voto suscepto
vivus. vixit. volens. Volero.
animo libens posuit.
Volusus. Vopiscus. voto, vo- V. TRIVMPH. vir triumphatum. vovit. urbs. usus. uxor.
lis.
quinque.
V. V C. C. viri clarissimi.
V. A. IXX. vixit annos decem VX B. M. F. H. S. E. S. T.
novem.
T. L. uxor bene merenti
V. B. A. viri boni arbitratu.
fecit hc situs est sit tibi
V. C. P. V. vir clarissimus
terra levis.
praefectus urbi.
X decem decima. Decimus,
V. D. P. S. vivens dedit proprce/iomen ; Aliquando deprio sumptu vivens de penarii nota.
cuni sua.
X mille.
V. E. D. N. M. Q E. vir egre- X. ANNALIB. decennalibus.
gius devotus numini maje- X. DIBSS decem diebus
statique ejus
X. E. vel X ER. decima;
V. F. H. M H. N. S. vivens
erogator
fecit hoc monimentum haeres X. IIII. K. F. decimo quarte
non' sequitur
kalendas februarii.
V. H. S; F. M. vivens hoc sibi X. P. decem pondo,
fecit monimentum. vd fieri X. VIR. AGR. DAND. ADTR<
mandavit.
IVD decem vir agris dan-"
V. I. C. P. vir. inluslris comes
dis adtribuendis judicandis.
pafrimonii.
X. VIR STI. IVD. decemvir
VI. ET. S. sex et semis.
stilitibus judicandis.
VI. ID SEP. sexto idus sep- XV. VIR SAG. FAG quindetembris.
cemvir. sacris faciundis
VII. VIR EPVL. Septemvir XXX. P, IN F. triginta peEpulonum.
des in fronte.
VIII. VIR octovir. octumvir. XXX. S. S. trigesimi stipenV. K. APR. quinto kalendas
dio sepultus.
aprilis.
*. C. denarii centum^
V. L. E. S votum libens animo *. CCG. denariis tercentum
solvit.
* I. denarium unum.
V. M. S. voto merito suscepto. *. II. denarios binos.
votum merito solvit.
* L. denariis quinquaginta.
V. N. quinto nonas.
*. VII. D. denarios septem
VO. DE. vota decennalia.
mille et quingentos.
Yerm. Tom. 11.
27

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LEZIONE VI.

Brevissimo Escurso sulV Arte Diplomatica.


I. In troduzione. II Etimologia , e carattere dell' Ai te
diplomatica. III. Cenni Storico- Letterarj sugli studi di
plomatici. IV. Dei principali oggetti ne' quali versa l'Arte,
diplomatica.
S. I. Dopo che con lo spirito e lo studio noi ci rav
volgemmo s spesso in quelle epoche fortunatissime, in cui
l' Oriente e I Egitto non sapeano mostrare che sapienza ,
la Grecia, Roma e l'Italia non rispondevano che di auti
stico e scientifico sapere, avvolgersi poi tra tempi tene
brosissimi, quali furono appunto i cos detti secoli mezzani,
pieni d'ignoranza e barbarie, ue' quali per l'Arte diplo
matica pone le sue basi e trova di continuo i suoi monu
menti , potrebbe sembrarci una occupazione spiacevole. Ma
se ci facciamo a considerare come da questa ispidissima
scienza, dipende pressoch tutta la Storia, la Legislazione,
e la Politica di que' tempi medesimi , il nostro escurso mo
dellato sulle opere de' primi Scrittori diplomatici, diverr
n inutile , n ingrato del tutto. Che se utile non fosse
anche per discernere con sanissima critica il vero dal falso,
non se ne sarebbero istituite pubbliche Cattedre nelle Uni
versit di Italia , di Germania e di Francia , e non se ne
sarebbero scritti copiosi elementi per uso de' giovani, degli
uomini di stato e di ogni et. Veggasi il ch. sig. Aldini
nel suo Discorso inaugurale sulla concordanza ed uso
degli studi di Archeologia Numismatica Diplomatica ec.
detta nell aprimento di questa nuova Cattedra nella Uni
versit di Pavia 1) , ove il Professore dottissimo cos con
chiude sulla importanza, e necessit di quest'arte
La maniera particolare di scrivere sulle materie aceon nate , la corruzione di una bellissima lingua, il cangia mento totale delle religiose opinioni , delle formole , delle
leggi e degli usi ne secoli a' quali appartiene codesta
nuova specie di monumenti hanno rendita necessaria una
(i) Pavia 1820, $.


'

si

scienza ed arte particolare per leggerli , interpretarli , e


per distinguere i veri ed originali dai fittizj ed apocrifi,
che l'interesse e la vanit combinate colla facilit della
frode vi hanno troppo spesso intrusi e frammischiati. Tale
la diplomatica scienza che discorre in gran parte que'
tempi, ne' quali un'immensa migrazione di barbari dalle
fredde loro regioni , dopo aver distrutto il maggiore degli
imperj che costringevali a troppo angusti confini , innond l'Italia e l'Europa, e le involse nelle pi fitte
tenebre dell'ignoranza. Effetti di questa furono i travia
menti pi funesti dell'umana ragione, il feudale disordine, l'abuso della forza fisica e della forza morale della
Religione : da quelle stesse tenebre per ripetono la loro
origine in gran parte le sociali istituzioni , le lingue , le
costumanze, che tuttora sussistono; le dinastie, i governi , e le particolari famiglie che reggono i destini dell'Europa e della maggior parte della terra : quindi i diplomatici monumenti sono di un pi immediato interesse
al presente stato di societ, e la scienza ad essi relativa
appartiene alla letteratura non meno, che alla cognizione
de' pubblici e de' privati diritti ,.
Se questa indissolubile concordanza sussiste pertanto fra
i Monumenti dell'Archeologia, che abbiamo, discorso, e la
Diplomatica, siamo noi stessi di avviso, di fare rapidamente
conoscere il carattere almeno di questa scienza, e lo stato
a cui prevenuta a' d nostri ; n ci poteasi far meglio ,
ed in luogo pi opportuno , che dopo di avere sollecita
mente percorso i vastissimi campi della Lapidaria , imper
ciocch fra le diramazioni della Archeologia non ce ne ha
che pi di questa possa meglio alla Diplomatica riunirsi.
. II. La Diplomatica pertanto , che trae il suo nome da
Si^xnfta Diploma, o Patente, ed anche da Juta* Diploos doppio, perch due copie di somiglianti carte si fan
no, puo definirsi: la Scienza e l'Arte di conoscere le dif
ferenti scritture, le date di esse, e dei Diplomi, e per
conseguenza F Arte di verificare la verit , o la falsit di
quelle scritture che potrebbero essere state alterate, con
traffatte , imitate e finte.
$. III. Per isvolgere brevemente la Storia letteraria della
Diplomatica , noi diremo come questa amplissima scienza
ebbe origine in Francia, ove pu dirsi che si perfezionasse
fino dal secolo scorso. I trattati vastissimi di Mabillon (i).
(i) De Re Diplomatica 1681 , et 1709.

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dei Maurini , di Toustain e Tassin (i) , di Lemoine (2),
ed il Lessico di Devaines aprirono certamente molte e spa
ziose vie per meglio penetrare in questa profondissima.
scienza sempre di grandi difficolt, e eli ostacoli piena. Che
anzi la Francia si distinse similmente per gli studj diplo
matici di Dupuy, Ducange, Godefroas, Biondello, Baluzio ,
Labbe , Martene e di molti altri.
N fu mica tarda l'Italia ad accogliere fra i suoi primi
letterati questa scienza medesima , ed il Marchese Maffei
fu forse uno de' pi solleciti, che con la sua Storia diplo
matica ne desse agli italiani i primi precetti. Che se nuovi
Eoi non ne diedero il Muratori , ed il Fontanini , con publicare nelle opere loro tanti Monumenti diplomatici , si re
sero di questa scienza benemeriti assai, non altrimenti che
il Conte Fantuzzi nel principio di questo secolo con i suoi
Monumenti Ravennati , e poco appresso il dotto Marini con
la sua grande opera sur Papiri diplomatici e ripiena a do
vizia di tanta diplomatica scienza , che bene potrebbe oscu
rare le prime opere che dalla Francia sortirono.
E perch le Cattedre gi stabilite in Italia aveano d' uopo
di elementari precetti , perci ne' pochi lustri di questo se
colo stesso si videro le elementari istruzioni di diplomatica
del Fumagalli, di Napoli Signorelli, del ch. ab. Pelliccia
non ancora intieramente sortite , e per uso principalmente
delle Cattedre di Milano, di Bologna, e di Napoli.
. IV. I principali oggetti ne' quali l'Arte diplomatica si
ravvolge sono :
i.
2.
3.
/L
5.

Le sostanze diverse in cui scrissero gli antichi,


Gli strumenti scrittorj, ed i liquori adoperati.
Le scritture in genere.
La
lingua , e lo stile diplomatico.
I Codici.
r

6. I Diplomi propriamente detti.


7. I Sigilli diplomatici.
Le date e le epoche.
9. Le carte diplomatiche in genere.
i. L'Arte diplomatica pu riguardarsi in due aspetti,
nell' Arte storica cio , e nell' Arte critica. La prima ha per
oggetto rintracciare meramente la storia della scienza, ed i
(i) Nuvean Traite de Diplomatiqoe i750.
(a) Diplomatile Pratiijue te. Metz i963.

principali oggetti che la compongono; P altra quello di di


stinguere i veri Monnmenti diplomatici dai falsi. Noi non
discorreremo che della parte storica , poich a nostro pa
rere sembra bastare, attesoch l'indole, ed il carattere d*
questa scienza nella sua estensione si conosce.
L'amplissima materia scrittoria presso gli antichi fu gi
bastantemente trattata da Hcrmanno Ugone e dal Trotz nelle
note all' opera di quel primo scrittore : de prima scribendi
origine, opera veramente classica, e per tacere di molti
altri, a questi pu aggiugnersi anche il Martorelli che
assai ne scrisse nel suo ampio trattato de Regia Theca calamaria, oltre i moderni Scrittori di Diplomatica, che
tutti incominciarono da queste ricerche le opere loro, non
altrimenti che gli scrittori di Paleografia (i). Ma veramen
te per conoscere meglio, ed anche per succinta maniera la
materia su cui scrissero principalmente i Romani, e gli
stromenti scrittorj , nou ci ha a nostro parere miglior trat
tato, delle brevi , ma dottissime dissertazioni dall' illustre
Morcelli sullo scrivere degli antichi Romani gi pubblicate
con opportune annotazioni in Milano, per cura del sem
pre benemerito Labus.
Le sostanze pertanto in cui scrissero gli antichi, e nelle
et di mezzo sono varie. Delle pietre , de' marmi , de'bronzi, delle gemme e pietre fine, e delle terre cotte, si
gi bastantemente parlato , e dell' avorio , e de' vetri de'
quali si accenn pure qualche cosa, torneremo a favellare.
Che se poi si volesse considerare divisamente la Diplomatica
antica dalla moderna, e delle et di mezzo, sarebbe d'uopo
aggiuguere, che la prima mostra i suoi Monumenti nel bron
zo e ne' marmi , come sarebbero le leggi , le oneste mis
sioni , i testamenti (2) , che pur si trovano in queste so
stanze; e l'altra nel papiro, nella pergamena, nella carta
di bambagie , e di lino , senza tener conto delle corteccic ,
delle foglie di alberi, della cera, e delle tele.
Il Papiro fabbricavasi da un giunco nilotico, laonde os
serva opportunamente Marini (3) , che sempre veniva dal
l' Egitto , ma che trasportandosi quella pianta in Roma ,
ivi preparavasi slmilmente (4). L' origine di quest' uso ,
(1) Montfaucon Paleogr. Graec.
(>) Lama Tavola alimentaria velleiate , Tavola legislativa delta
Gallia Cisalpina. Parma 1819, 1820, Maffei Storia diplomatica. Ver .
nazza Diploma di Adriano, Torino 1817.
(3) Papiri diplomatici XII. aiv.
<A) Db.

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forse ascoso fra le tenebre deg'i oscuiissimi tempi , ma ve
dendolo nominato da Varrone, facil cosa sapporre che il
Papiro sia di antichissima data , ed opinione comune che
l'uso scrittorio di esso precedesse i giorni di Alessandro.
Se a' giorni de' Tolomei fosse in pieno vigore non pu du
bitarsene, anche per il Monumento Papiraceo Greco dai
Museo Borgiano pubblicato dal Schow, e per altri recen
temente rinvenuti in Tebe di Egitto e trasportati in Parigi J
veggasi la prefazione di Schow medesimo (i). Caylus, Guillandino. Prospero Alpino, Vesling, Montfaucon, Kirchmaycr,
ed altri hanno trattato in particolare del Papiro, e del modo
di fabbricarne la carta per usi scrittorj. La Biblioteca Va
ticana, altre Biblioteche ed Archivj di Francia, di R ivenna
e di altri luoghi d'Italia, vantano Monumenti papiracei,
ma la serie pi copiosa di essi ci pervenne dai fortunatis
simi scavi di Erculano e Pompeja, merc i quali i Regi
Musei di Napoli si sono potuti arricchire di pi centinaja
di rotoli papiracei, ma dall'azione del fuoco si maltrattati,
che l'industria di quegli Accademici dottissimi, appena
pot svolgere pochi frammenti, e de' quali tre Volumi sono
gi pubblicati.
Si quistionato talvolta dagli eruditi e dagli scrittori di
Diplomatica fino a qual tempo durasse l'uso di scrivere in
Papiro , e noi piuttosto che riassumere quelle quistioni , ci
atterremo alla opinione del Marini esercitatissimo in queste
ricerche, quando scrive che l'uso medesimo dur fino alla
met;k del secolo XI noverando i principali Monumenti che
ne rimangono tanto di codici, che di oggetti diplomatici ,
uia che sono assai pochi in proporzione di ci che poteano
essere , per la quantit immensa di cui si fece uso per quat
tordici secoli almeno. Veggasi quella prefazione dottissima
premessa ai suoi Papiri diplomatici.
Non altrimenti che del Papiro , della carta membranacea ,
e della Pergamena parlarono tutti gli Scrittori di Diploma
tica , ma una succinta e ricercatissima Storia ce ne diede
non ha guari il chiarissimo Bibliografo Francese signor
Peignot, e che noi riepilogheremo per succinta maniera.
Perch dunque in Pergamo celebre citt della Misia le
membrane degli animali furono per la prima volta preparate
onde ricevere la scrittura, o vi si miglior almeno questa
preparazione antichissima, prese una tale denominazione.
fi) Veggasi ancora Jourh. des Savan. t8a2. Set*.

notizia ovvia1 e comune ad ognuno. L' uso di essa fu vera


mente estesissimo , e ne' tempi antichi e nelle ctadi di
mezzo, n quindi meraviglia se tanti, e si copiosi Mo
numenti ne rimangono anche a' d nostri , specialmente di
queste seconde epoche, potendosi meglio dedurre dalle
autorit de'vecchj Scrittori l'uso che gli antichi ne fecero.
E perch poi la Calligrafia ,medesima crebbe nel lusso , si
adoperarono un giorno pergamene colorate e specialmente
purpure, sopra le quali scrivevasi con oro stemperato a li
quore , il che fecesi principalmente fino dal settimo ed ot
tavo secolo dell'era nostra ne' codici sacri, e ne' libri degli
Evangeli. Veggasi sopra tutti Bianchini (i), e Sanftel (2).
Ma questo lusso calligrafico si estese similmente ai Diplo
mi cesarei delle corti di Costantinopoli, e di Germania (3).
Varie quistioui si sono agitate talvolta sull' origine e fab
bricazione della carta bambacina , detta anche cotonea, e
di lino , e di stracci , quistioni che recentemente esaminate
da tutti gli Scrittori di Diplomatica, noi ci trarremo fumi
da esse. Ci che sembra certissimo si , che la carta di
cotone per i monumenti che ne rimangono , si adoper in
cessantemente dal secolo X dell'era nostra fino a tutto il
secolo XV e s bene in Italia anche nel XVI e forse magiori le dispute furono intorno all'origine ed al primo uso
ella carta di lino, e di stracci, ma sembra che s'inco
minciasse ad usare verso la fine del secolo XIII, sebbene
da qualche erudito si creduto che nelle Spagne si usasse
fino dal secolo XI.
2. Varj stromenti dell'antica Calligrafia sono andati in
disuso, imperciocch alcune circostanze dell'arte scrittoria
si sono cambiate. Il Montfaucon nell'antichit spiegata (4)
ed i Maurini nella loro Diplomatica (5) , ne diedero per
fino le figure noverandone qualche quantit. La regola,
norma, o canone: il punctorium. o la fusubula che uni
tamente al compasso servirono a distribuire in buon ordine
le linee. Il calamo che formavasi con una cannucia di
J;iunco marino , e serviva per iscrivere con liquori , e sopra
e tavolette incerate adoperavasi lo stile di metallo con
doppio uso. Imperciocch con quella parte che terminava
( i ) Evangeliat., quadripartit.
(1) Dissertai, in aur. Evang. cod.
(3) Chron. Gotw. toni, t, lib. 2, p. 82.
(4) III, par. II, lib. V, e 6.
(5; I, pIan, IV, pag. 535.

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in punta scrivevasi sulle stesse tavolette, con l'altra parte
inversa e piana si appianava la cera , c se ne cancellavano
le voci che non si volevano pi scritte , laonde quando
Orazio scrive siepe stylum vertas, insegna come cio che
scrivesi debbe spesso migliorarsi con iscancellarlo. Le penne
dei volatili sembra che fossero ignote agli antichi all'uso
di scrivere , e convengono gli eruditi che le medesime si
incominciassero ad usare a tal' uopo circa il secolo V dell'era
nostra.
Dell'oro stemprato in liquore scrittorio abbiamo di gi
favellato. L'antico inchiostro atramentum scriptorium o librarium della cui manipolazione parlano Dioscoride (i)
e Plinio (i , pare che si usasse fino al secolo VII ed era
ben diverso dal moderno nella riunione delle sostanze com
binate. Ma oltre l'inchiostro negro, nei codici, nelle per
gamene e Diplomi si trovano anche inchiostri d'oro, d ar
gento , di porpora, rossi, verdi e turchini.
3. La scrittura diplomatica in genere, fu da principio la
cos detta corsiva, ma non per questo che fino dal se
colo VII non si adoperasse pure anche la majuscola. In se
guito s'incominci, e specialmente per i Diplomi, ad .ado
perare il cos detto carattere minuscolo , e tanto (questo che
il cos detto corsivo furono in uso appo i Romani, e da
Carlo Magno in poi al corsivo pi frequentemente si sostitu
il minuscolo. Le diverse maniere dello scritto ne' Mo
numenti diplomatici , possono considerarsi come Latina .
Cieca, Visigotica, Merovingia, Lombarda, Gotica, Sassone,
e Francogalica , ma che tutte hanno assai stretta somiglianza
con lo scritto corsivo , e minuscolo Romano. Varj saggi non
equivoci di scrittura minuscola Romana ha mostrato il Buo
narroti nella sua prefazione a1 vetri criminali, e nuovi po
trebbero rintracciarsene altrove (3).
4. La lingua dei Monumenti diplomatici che rimangono,
la Latina, e la Greca quest'ultima pi raramente. Dacch
le nazioni anche di Oriente furono soggette a'Romaui, sem
bra che la lingua di questi ad esclusione della nazionale,
fosse la lingua diplomatica anche in Costantinopoli , ed in
quella corte ove pure uso di greca lingua facevasi. Nel se
colo VII per dalla Diplomatica costantinopolitana fu sban
di Lib. V, cap. nlt.
t.a) Lib
cap. 6.
(3) Signorelli Elementi diplomatici 1 1 , 170, Morcelli nelle Disteitawjiu citate pag. 31, alla 77

dita la lingua Latina , e fu perfino nel Foro ricondotta la


lingua Greca per ordine del Tiranno Foca, che ivi quasi
abol la lingua del Lazio. Questa nell'Italia principalmente
anche nel dominio de' barbari fu la lingua diplomatica,
appunto perch fu la lingua dominante della nazione
prima che fosse soggiogata da quegli invasori che pure
anch'essi nella Diplomatica si uniformarono a quell'idioma.
Ma l'Inghilterra us nella sua Diplomatica la lingua An
glo-Sassone. Se il normano Re Guglielmo introducesse nella
Diplomatica la lingua normanna, fu quistione agitata dagli
eruditi; comunque ci fosse, Rymer , Alford negli An
nali della chiesa inglese, ed il Dachery nel suo spicile
gio, riferiscono pure documenti nell' idioma normanno della
diplomatica britannica. Appena si adduce un picciolo saggio
dagli Scrittori diplomatici di lingua Francogallica adoperata
nella Diplomatica Teutonica, la quale in seguito adoper
pure la lingua germanica ne' diplomi ; ma anche nella Ger
mania la vera lingua diplomatica fu la Latina. Dicasi ci
stesso delle Gallie, ove talvolta per non mancano Monu
menti nei dialetti nazionali , che furono le cos dette lingue
Romana e Romanza e Provenzale. Gli Spagnuoli , che
nel dominio degli Arabi anche le carte diplomatiche scris
sero in quell'idioma, nel secolo XIII cominciarono a far
uso dell' idioma nazionale negli atti pubblici e diplomatici.
Ma l'Italia che adott per lingua diplomatica la latina, in
alcune sue provincie fece pure uso della Greca e dell'Araba,
come delia prima alcune provincie soggette ai Greci Im
peratori , e della seconda la Sicilia nella dominazione Sa
racinesca. Ma neppnr la lingua Italiana fu ignota un giorno
alla Diplomazia , e se ne hanno documenti dei secoli XIII
e due seguenti negli atti pubblici della Corsica , e di
Venezia. Veggasi per tutti il Fumagalli nelle sue isti
tuzioni (i).
E per dire della sola lingua latina, quale 2 poi Io stile
diplomatico ? E quello cos detto latino rustico , ben dif
ferente dal latino letterato di cui facevasi uso nelle opere
scientifiche. quell'idioma che tanto illustre ed elegante
aveano reuduto un giorno i Lucrezi, i Maroni , i Cesari,
i Terenzi , i Tulli , e gli Orazj , rustico appunto ed inele
gante divenne per l'affluenza ed il concorso de' Barba ri che
inondarono ITtalia, ed altre europee contrade. Questo idioma
(l'i 1 , 261 . re.
Vuji Tom. II.

17&
pertanto, come se fosse sortito da un torbido pantano,
men seco tante lordure , di cui si riempirono primiera
mente le leggi saliche, ripuare , de' Visigoti, de'Longobardi, de' Borgognoni , le cos dette formule Angione, e di
Marcolfo ne' secoli VII VIlI. Pass inoltre in que' molti
statuti municipali , che al proprio regime destin ogni re
pubblica italiana, e cos dal secolo, VII al XV almeno in
luti' i diplomi , e ne' pubblici atti. E questo in sostanza un
idioma , uno stile che ad ogni istante presenta solecismi ,
barbarismi , maniere stranissime , sintassi improprie , orto
grafia sfigurata ed erronea. I copiosissimi Lessici del Du Cange
intorno alle basse , ed infime latinit e grecit , ed i molti
Monumenti che ivi si adducono , sono sufficienti prove per
conoscere il vero stile barbarico-diplomatico usato nelle
carte dai secoli VII a tutto il XV almeno.
5. Non fia importuno ai brevissimi cenni paleografici e
Calligrafici, aggiungerne altri per succinta maniera, de' vo
lumi, e de' libri presso gli antichi, nozioni che fanno parte
della Diplomatica anche pi antica, e di que' giorm ne'
quali V idioma latino non era stato ancora a tanta rivolu
zione soggetto.
Ogni riunione di carte scritte, si disse presso gli antichi
indistintamente libro e volume. E perch conforme le dot
trine di Vairone , una riunione di pi tavole si disse codex
dal tronco dell' albero che codex appellasi , cos per si miliante modo codici si denominarono i libri, e la riunione
i pi carte, e questo significato ebbe la voce codex anche
nelle etadi di mezzo, ed in quei secoli cui spettano prin
cipalmente i Monumenti diplomatici. Ma i cos nominati
volumi furono di altra specie, e furon detti anche rotoli, im
perciocch le pergamene e i papiri rotolavansi intorno ad una
specie di piccolo cilindro, e sebbene la voce rotolo sia del
l'infima et, e della bassa latinit, circostanza bastan
temente provata che somiglianti rotoli o volumi li ebbero
anche gli antichi , che che inconsideratamente altri ne abbia
detto in contrario. Veggansi per tutti le nuove istituzioni
del sig. 'Pelliccia (i).
6. Ma sotto la denominazione di Diploma dagli scrittori
di diplomatica si classificano alcune carte speciali dei se
coli mezzani, e sono esse principalmente le bolle pontificie,
le carte spedite dagli Imperatori, dai Re, dai Vescovi, ed
(i ) Voi. I, pag. a35.MorceIli L cp. 17, edivi la nota del dott. Labus.

Arcivescovi e dagli Abati. Aveano questi Diplomi altri


nomi riferiti esattamente dal Signorelli (i). Le circostanze
poi che ne'Diplomi medesimi si hanno da prendere in pi
maturo esame, anche per discernere il vero dal falso, sono
principalmente , alcune formole e clausule particolari di essi,
i titoli dei principi, e di coloro negli stessi Diplomi nomi
nati. Fra i primi per esempio si noverano quelli di Re ec
cellentissimo nei Re barbari , di Illustre nei Re Franchi,
e Carlo Magno us anche il titolo di Patricia, di Impera
tore, di Augusto, di Cesare negli Imperatori, ed altri
epiteti di dignit e di onorificenza. Fra i secondi comin
ciando dai giorni di Costantino, e dati alle persone nomi
nate ne' diplomi , sono quelli di Illustrissimo, Egregio,
Precellentissimo , Eccellentissimo , Glorioso , Magnifico ,
Eminentissimo , Prncipe , Duca, Conte , Marchese , Ba
rone , Milite , Signore , per tacere di altri (2).
7. Si gi notato altrove l'uso e l'antichit dei Sigilli,
e degli Anelli, e qui non terremo che brevemente ragione
dei Sigilli de' tempi mezzani e della Diplomatica de' secoli
bassi , di cui ci diede pure una amplissima collezione il
Manni in trenta volumi, oltre quelli soventemente illustrati
da altri scrittori. I Sigilli diplomatici pertanto si trovano
impressi nell'oro e nell'argento pi raramente, nel bronzo
nel piombo anche presso i Romani , e presso i Greci anche
nella creta, e nella cera, che ne'tempi diplomatici fu similmen
te la materia pi di spesso adoperata e riunita ad altre so
stanze, e di somiglianti Sigilli ne rimangono ancora moltis
simi anche del secolo XVI e di vario colore, imperciocch
si trovano impronte in cera bianca, gialla, rossa, verde,
bleu , nera , e mista. Dopo la cera la serie pi copiosa de'
Sigilli quella di piombo, fra' quali debbono noverarsi le
moltissime bolle pontificie. Veggasi per tutti la singolaris
sima raccolta del Ficoroni sui piombi antichi, oltre i molti
descritti dal Mabillon, dall' Eineccio , dal Bessel, Eckhard,
Muratori, Gattola, ed altri. Anche di varie forme sono gli
antichi Sigilli , imperciocch ve ne sono de' tondi, ovali , se
miovali, triangolari, quadrati, cornuti, ottagoni, pentago
ni, sessagoni , a forma di cuore, di fiori, a maniera di
mezza luna, e luna crescente, di ferro di cavallo, ed in
altre guise anche stranissime.
(<) I, i63.
(2) Fumagalli Istit. diplom. I, 34s.

Le impronte dei Sigilli contengono immagini , simboli, e


leggende ; ed un critico esame di tali cose , basta talvolta
a discernere le carte ed i Diplomi veri dai falsi , e sospet
ti. I caratteri da prima furono i Greci e Latini , ma dal
secolo XII in poi la scrittura latina dei Sigilli, sempre in
lettere majuscole , cominci a degenerare nel cos detto Go
tico, e vi si mantenne almeno per tutto il secolo XIV. Le
epgrafi di questi Sigilli comunemente incominciano per una
crocetta od un fiore. Siegue poi immediatamente la voce
SIGILLVM, od anche la semplice iniziale S. intersecata
talvolta per indizio di sigla, e nota compendiaria, ma bene
spesso quella voce e quella sigla mancano intieramente.
Sieguono poi i nomi de' Principi , de' Monarchi , de' Vesco
vi , e di altre persone graduate , di monasteri , conventi ,
e di pubbliche , politiche , e sacre corporazioni . ed anche
di soggetti ignoti del tutto , con riunirvi la patria , le ca
riche, gli ofnej, e cose somiglianti. E per un certo lusso
maggiore , nei secoli di mezzo si us di porvi le iscrizioni
in versi leonini. Noi pubblicammo gi altre volte un Sigillo
ritmico perugino (i), e veggasi il ch. sig. Gerolamo Tre
visano nella sua illustrazione del Sigillo della citt di Pa
dova del Museo Borgiano ove da un codice Marciano ri
fer varie di queste iscrizioni metriche dei Sigilli de' bassi
tempi. Clie se tutte le leggende, le immagini, e simboli
dei Sigilli diplomatici si volessero scorrere , troppa lunga'
operazione diverrebbe, non meno che laboriosa e penosa.
In ordine alla parte figurativa pertanto, noi troveremo in
essi la croce , te insegne reali , altri simboli speciali , le
stesse figure de' principi ora assise, ora in piedi, non meno
che le figure di altri soggetti ; rappresentanze sacre . e prin
cipalmente nei Sigilli delle sacre corporazioni , de' conven
ti, e monasteri e degli stessi Vescovi ed Arcivescovi. Fu
poi comunissimo f uso di esprimere torri , castelli , porte ,
mura turrite nei Sigilli de' principi , de' gran signori, delle
citt, e di altre comuni che non ebbero la prerogativa di
essere citt. Dal secolo XI poi si costum di esprimere nei
Sigilli anche le imprese, e le armi gentilizie che poi co
stituirono una nuova scienza detta del Blasone, che
quanto dire suonare il eorno perch suonavasi il corno
nelle Giostre e Tornei da cui si fa derivare F uso i e la in-
traduzione delle armi gentilizie, e della Araldica fino dal
(i) Della Zecca perugina Appeiii, pag, ja, e ^4,

scolo X, Veggasi Tassi (i), che in quattro classi di


stribu i Sigilli diplomatici I. Dei Monarchi II. Duciti,
Conti, Marchesi, Cavalieri. III. Corti giurisdizionali,
citt, e comunit secolari. IV. Del clero secolare e re
golare. Potea aggiugnersene anche una V. delle persone
private , imperciocche le loro carte sigillate si rendono tal
volta di pubblica ragione.
Ma l'applicazione dei Sigilli viene riguardata dagli scrittori
di Diplomatica in due aspetti diversi, imperciocch i Sigilli
talvolta, applicavansi nelle carte medesime, ed ora dalle
carte facevansi prendere. I primi che erano sempre di cera
diceansi Sigilla membranae affxa, innexa diplomati, ed
anche chartae agglutinata, e sigilla pensitia gli altri sem
pre d'oro, d'argento, "e di piombo, e sempre appesi con
cordoni.
8. Una delle principali circostanze delle carte diplomati
che sono le date, e le epoche, delle quali rispetto azionamenti
greci e romani si e bastantemente a suo luogo parlato, e qui
non rimane a dire, che delle date di tempo, e di luogo , e
delle epoche delle carte diplomatiche. Le date del luogo da
dove la carta spedivasi talvolta semplicissima , non conte
nendo che il nome della citt, del villaggio e del borgo,
ma talvolta si trovano date cos circostanziate ed esatte, che
vi si nomina perfino la casa, la sna situazione, non meno
che i luoghi vicini e gli esempj da trarsi dalle antiche
carte sarebbero moltissimi.
Le date cronologiche dagli Scrittori diplomatici si distinfuono molto opportunamente in date determinate ed ineterminate. Sono le prime quelle che non noverano gli
anni precisi, ma solamente una serie di anni indetermina
ta e quella che viene espressa con le formole Regnante
Domino Jesu Ckristo, Regnante Urbano V. Ponti/ice ete. ,
sebbene queste date indeterminate si uniscano soventemente
ad altre date detcrminate dagli anni, dai mesi, dai giorni,
e per fino dalle ore. Del rimanente la data pi antica che
ne Monumenti ricorre dopo che si omisero i Consolati,
la Indizione, che un periodo di quindici anni; e sebbene
la Indizione sia di antica data, quella delle carte diploma
tiche, e che noi usiamo non precede l'anno 3 i 3 dell' era no
stra, poca della istituzione. Ma l'Indizione contasi separa
tamente in ogni anno fino al numero i5, e poi si ricomincia,
(t) Nuoy trattate di Diplomatica IV.

2?0
e gli scrittori di Cronologia, non meno che Du-Cange,
Lenglel , e gli scrittori dell' arte di verificare le date hanno
somministrato delle regole facilissime per riscontrare la In
dizione corrente di ciascun' anno dell'era volgare. Agli anni
di quest'era aggiungansi tre altri, e tutti dividansi per i5
ci che ne risulta sar la ricercata Indizione corrente. Ove
risulti la quintadecima precisamente non vi sar bisogno di
aggiunta di anni. Facciasi lo sperimento dell'Indizione cor
rente nel i822: fissata la divisione ne risulteranno i2i com
piute Indizioni con anni i0 di soprappi, l'Indiziane per
tanto in quest'anno sar la decima.
Una delle epoche pi solenni segnate nei Monumenti di
plomatici quella della Incarnazione , ma in diversa ma
niera notata, e questo vario medo fu causa di quistioni e di varj metodi da varie nazioni e paesi adottati. I
Greci di Costantinopoli , della Sicilia e della Calabria se
gnarono pi facilmente gli auni del mondo piuttosto che
quelli della Incarnazione. Poco giova tener conto di alcune
ere speciali della Spagna, dell'Armenia e de' Maomettani ,
delta questa ultima gira, che quanto dire fuga, e che
incomincia nel 622 di disto. Ma forse le note cronologi, che pi antiche anche nella Diplomatica sono le date dei
Regni e de' Sovrani, Il ripescare poi ed il ritrovare l'esat
tezza di alcune date nelle antiche carte, dipende eziandio
dai giusti calcoli che si hanno da fare intorno al cos
detto ciclo lunare , o numero di oro , che uno spazio di
anni i9 al Ciclo Pasquale formato da Eusebio di Cesarea
dopo il Concilio Niceno e della estensione medesima di
anni i9 ed al Ciclo solare di anni 28. Le date diplomati
che inoltre non si estesero ai soli anni ed alle sole ere
gi mentovate, ma anche a quelle dei mesi e dei giorni
lunari.
9. Le carte diplomatiche oltre le leggi, i Diplomi,
le lettere ed i rescritti de' Principi , de' Vescovi , degli
Arcivescovi e dei grandi signori , si possono dividere in
mandati, processi, libelli, giudizi , testamenti, atti, con
tratti, transazioni, patti, ed istromenti. Ognuna di que
ste carte ha le sue formole .speciali e le sue solennit di
plomatiche. Sia ci sufficiente al nostro uopo , non essen*
doci noi proposti di riunire a queste Archeologiche lezioni
un pieno trattato di Diplomatica e che inutile sarebbe an
che dopo quelli gi prodotti da uomini periti in questa in
teressantissima scienza e che abbiamo gi ricordati.

33 I
LEZIONE VII.

Del Vasellame degli Antichi.


I. Ini rodiizione. II. Materia delljfi.ntic.0 Vasellame , e
travaglio di esso. III. Di alcuni Fasi in particolare che
pi facilmente s' incontrano fra i Monumenti dell'Anti
chit , nomi , ed uso di essi.
. I. Raccogliere anche per succinta maniera la Storia
dell'antico vasellame, assai difficile intrapresa sarebbe.
Quando noi nel Volume antecedente esponemmo il nobilis
simo argomento degli antichi vasi italo-greci plastici di
pinti , facemmo conoscere a dir vero la parte pi impor
tante dell'antico vasellame s per la Storia dell'Arte, s
pert i rapporti della Mitologia, s per la parte dei costumi,
ed usanze ; ma non per ci che al di l di questa sin
golarissima porzione de' vasi antichi, una amplissima parte
non ne rimanga da considerarsi. Polluce nell'Onomastico,
ed il solo libro XI di Ateneo. ci porgerebbero un'argomento
vastissimo sui vasi antichi, imperciocch ivi e tanti di nu
mero se ne ricordano, e tanti usi a' quali erano destinati ,
che que' soli trattati ci fornirebbero a dir vero di molta
istruzione. In seguito Lazaro Baifio, ed Angelo Chausse
presero a trattare s nobile argomento in opere a parte riEiene a dir vero di recondita e pellegrina erudizione fi),
lai poco che ci rimane del molto vasellame antico, in
proporzione di ci che fuvvi un giorno e da ci che Ate
neo medesimo ne scrive , bisogna pur dire che il lusso de'
vasi occupasse una amplissima parte nella storia degli an
tichi costumi. Per poco che si desse una occhiata al fasto
delle loro mense, noi conosceremmo di quanta maggiore ma
gnificenza fu il loro vasellame escario e potorio e il loro
Culichejon e che noi diremmo la credenza. La svariatissima
forma degli antichi vasi non tanto si apprende dai molti
che ne rimangono tuttora , ma dai copiosissimi che si os
servano pure ne' Monumenti antichi di scultura e di pittura,
(i) Gronov. Thes. Antiq. Graec. IX, 6^7. Gracv. Ti.es. Antiq.
Bora. XII , 9^9.

a3a
nella antica Glittica e Numismatica ove sene incontrano di ogni
ragione (i). Sembra certo che la natura offerisse l'idea pri
mitiva dei vasi e loro forme; in seguito il buon gusto le
adott, il culto insegn quali doveansi destinare al suo uso,
e quali per un'effetto di questa destinazione gli artisti gii
travagliarono di quelle svariatissime ed elegantissime forme
clic poscia pi non riposero in dimenticanza.
' $. II. Della creta adoperata nell'antico vasellame si ba
stantemente parlato ragionando dei vasi dipinti , ma oltre
questa serie importantissima ne rimane ancora una quantit,
copiosissima, e specialmente in Italia, imperciocch i molti
sepolcri che si cavano e specialmente nell Etruria, e nella
Campania sempre ce ne forniscono di nuovi e bellissimi ,
i quali sebbene di ogni ornato destituiti , sono interessanti
talvolta per la variet e la elegnaza delle loro forme.
Basta scorrere i Musei d'Italia ove se ne incontrano di
ogni forma (2).
Del rimanente le altre sostanze in cui fabbricaronsi i vasi,
e nelle quali rimangono tuttora , furono i metalli anche pre
ziosi , i marmi , le pietre fine , come le onici , le sardoni
che , le agate in cui si distingue la gran tazza figurata del
Musco di Napoli (3) singolarissima per la grandezza, e la
sua mole per la bellezza dell'opera, la correzione del di
segno , la perfezione del lavoro , che rappresenta una testa
di Medusa di grande e nobilissimo carattere. Anche l'avo
rio, ed il legno furono adoperati per l'antico vasellame,
non meno che il cristallo di monte ed il vetro delle of
ficine vetrarie, nella quale sostanza similmente rimangono
vasi antichi. E per ricordarne due smgolarissimi , noi di
remo principalmente della bella tazza lavorata al torno ,
pubblicata gi nella Storia di Winkelmann (4) , e da noi
esaminata nel ricco Musco Trivulzio in Milano. La tazza
esteriormente condotta a modo di rete con molta elegan
za e diligenza, con una corta distanza dalla coppa che
veramente ne rende mirabilissimo il lavoro e che manifesta
la somma perizia degli antichi non tanto nel preparate i
vetri. colorati , essendo questa verde, con una linea di ca
ratteri rilevati al di sotto del labbro, azzurra nella rete, ed
(1) Winketinann Pier. jrav. du Baron de Steseti 479.
(2: Demptler. Tab. XXXV, LXXVI.
(3) Maftei Osserv. Let. II , 339 Viscon. Mus. P. C. Ili, 63 e ;5.
(4; Ediz. Romana voi. I , pag. 4 e descritta alla pag. 35. Bossi
ini catino di Genova pag. io3, 107.

a33
opalina nella coppa interna, ma nel tornirli eziandio. L'al
tro vaso vitreo die ci piace di ricordare, quello gi non
ha guari trovato in un sepolcro della antica Populonia e
con dotto comento illustrato dal ch. sig. Sestini (i). Se
questo Monuraeuto non pregevole per la sua forma , im
perciocch ad un semplice corpo rotondo riunisce un lungo
collo, pregevole assai e per le iscrizioni e per gli ornati,
e le figure che contiene. Ma il vasellame antico di vetro
si reso anche pi interessante nelle ricerche degli Eru
diti , dopoch nel Museo Borbonico di Napoli si aperta
al pubblico uso la bella sala de' vetri antichi trovati in
Pompeja , ed affidati alla custodia del ch. sig Canonico Jorio.
I cos detti vasi murrini tanto celebrati dagli antichi ,
hanno anche in questi ultimi giorni esercitato le penne di
valentissimi letterati, di Fisici , e Chimici, onde assicurarsi
di quale materia si losse questa si preziosa antica supellettile. Intanto noi sappiamo che fabbricavansi nell'Egitto,
nella Persia , fra i Parti. I primi che si videro in Roma
allo scrivere di Plinio , furono parte delle ricchezze invo
late alla corte del vinto Mitridate. Molti paesaggi de' clas
sici antichi ne' quali si lodano queste manifatture, possono
vedersi riferiti dal Christie nell'opera sua su questo argo
mento. Oltre varj scritti speciali che abbiamo sui cos
detti vasi murrini, di Gusberto , del le Blon , di Ltrcher,
e di altri , ne scrissero pure dopo Plinio , Scaligero , Car
dano , il Mercato, Caylus, Gretsero , Pavv, e cercando
tutti di investigare la vera materia ond' erano formati ,
hanno sempre mai opinioni diverse prodotte. Si dissero per
tanto ora formati di gemme, ora di conchiglie, di altre
pietre e materie preziose come vuole Laivincis, o di sem
plice vetro , come opina il cavalier Bossi (2). Hauy , e Roziere che la materia de' vasi murrini hanno esaminato recen
tissimamente sotto i rapporti della Chimica, convengono come
Juesta sostanza non fu che la calce fluare, o lo spato Quore,
etto dai chimici spato di calce, spato vetroso, e che in
sostanza un composto di terra e di acido secondo Hauy,
Roziere , Rom.de l'Isle, ed altri. Taje fu la materia na
turale de' celebri vasi murrini, ma gli antichi ebbero anche
V artificiale e la falsa , e che secondo lo stesso Roziere si
chiam vitrum murrhinum. Fabbricavasi specialmente in
(1) Firen. 1812.
(a) Dal sacro Catino di Gonova Ind. 229.
Verm. Tom. II.

39

234
Tebe di Egitto luogo celebre anche per i lavori di vetro.
Nuovi pareri e nuove questioni anche pi recenti sulla ma
teria de' celebri vasi murrini possono vedersi accennate nel
magazzino encicolopedico di Parigi (i).
11 travaglio ed il meccanismo dell'antico vasellame, pu
riguardarsi in doppio aspetto , e per le forme di essi vasi ,
e per gli ornati con cui si decorarono. Parlando noi de*
vasi fittili dipinti dicemmo gi di quante svariatissime forme
essi furono, elegantissime talvolta, bellissime, e di squisi
tissimo gusto. Veggansi le collezioni Hamiltoniane , altre al
lora ricordate, ed il sig. Millingen nella prima sua colle
zione di questi vasi', consecr molta opportunamente le
prime tre tavole a mostrarci XXVII forme diverse tutte sin
golarissime di questa antica e nobile supellettile figulinai'io-italica. Le bellissime forme de' vasi non furono poi ri
serbate ai soli fittili , e pinto-italici , ma a quelli pur' an
che di altre sostanze e specialmente di marmo e di bron
zo, ne' quali rimangono vasi di stupendissima forma , e tale
pu riputarsi il vaso capitolino metallico , che si conosce
sotto la denominazione del Vaso di Mitridate per la greca
iscrizione che ha nel bordo (2), per tacere di molti altri
di singolare ed elegantissimo taglio in ognuna delle mate
rie gi ricordate , mentre del solo bronzo i tesori archeo
logici di Ercolano e t'ompcja raccolti nel museo borbonico
ce ne hanno dati di svariatissime forme.
Gli ornati de' vasi, oltre quelli di pittura possono in
doppio aspetto considerarsi , imperciocch sono a bassori
lievo, circostanza che s'incontra anche ne' vasi plastici del
l' Italia (3) e della Grecia , non meno che in quelli di
m'irmi e metallo, e questi ultimi si trovano lavorati an
che a cesello ad incisione, e graffito come il bel vaso di
argento del Museo di Firenze (4) ripieno di figure ed or
nati , a bulino. Sui varj artefici dei vasi di metallo anche
prezioso da vedersi Salmasio a Solino , che li distingue
in Vasculari ed in Coelatqres che quelli che vi aggiugnevano ornati. Gh eleganti bicchieri c le tazze potorie arric
chite di varj ornamenti per mezzo del tornio da Alcimedonte ci si ricordano da Virgilio (5), e quel classico
(ij
(1)
(3)
(4)
(5)

1808 L'alio.
Veggasi il Museo Capitolino dell' edizione Milanese I, 181.
Ingniiiimi Monumenti Etruschi clas. V, tav. I.
Dempster Tab. 77.
Edo. 1L

235
luogo fu argomento di gravissime letterarie quistioni prima
tra il Salmasio , e Burmanno , quindi fra l'Heyne ed altri.
. III. Perch rifondere la Storia dell'antico vasellame
poco gioverebbe per noi , e che in parte fece pure eoo
qualche diligenza Ali I li n nel suo Dizionario di belle arti ;
ci innoltreremo piuttosto a conoscerne alcune specie parti
colari, i nomi, e gli usi di essi per quanto ci lecito, i
quali sono pure salvati all'ingiuria del tempo, o che sono
marcati nei Monumenti dell'Arte figurativa, imperciocch an
che in qnesti talvolta fecero parte dell'ornato artistico.
i. ALABASTRI. Dalla materia di cui fabbricavansi questi
vasi destinati a conservare odori, unguenti e profumi odoro
si , presero questo nome. Lo Scoliaste della Antologia (i)
spiega la parola alabastro : Vasi da balsamo di pietra
senza manicai, e perch fu un'utensile proprio di Venere
che amava i preziosi unguenti, laonde Agazia (i) chiama
gli Alabastri della Dea di Pafo, cos ht forma di essi
pu facilmente riconoscersi nei simulacri di lei e special
mente in quelle Veneri che i vecchi artisti figurarono o nel
bagno, o nel momento di essere dal bagno sortite, ove
era stile degli antichi ungersi e profumarsi. Dai simulacri
che ancora rimangono ci lecito conoscere la forma di que
sti. vasi unguentai] destituiti di anse , e noi citeremo i si
mulacri del Vaticano (3), i due borghesiani , e la Venere
delle monete di Gnido, ove oredesi che si ripetesse la Ve
nere di Prassitele (4) , ed in questi ed altri Monumenti
codesti vasi sono sempre destituiti di anse. Ma gli Alaba
stri, ed i vasi unguentar)" nAit' si fecero di sola pietra, ma
di preziosi metalli eziandio , e Teocrito ricorda gli Ala
bastri d'oro che contenevano unguenti di Siria (5). Somi
glianti vasi si dissero anche ampullae unguentariae (6),
ma il nome di ampolla che bene descrive Plinio (7) , si
diede pure ad altri vasi di varie forme (8).

(i : Lib. i , Epig. II, rap. 70.


(1) Antol. loc rit.
0j Mtis. P. G I, Tav. XI, Mus. Chiarom. tur. XXV. ove i dotti
espositori anche alla pag. ii0 N. 5.
(4) Chu sur les attribu, de Venus pag. 5i.
(5) Mil. i5, Ver. ii4.
(6i Mus. P. CL III, pag. 74.
(7) xv, is.
K8) Winkel. Mos. Stosch. pag. 489.

a36
a. ANFORA. Sembra clte questa voce si appropriasse pure
a varie sorte di vasi, ma le vere Anfore, e comunemente
ili terra cotta, furono que'vasi con due anse dette perci
anche diote, di collo lungo acuto nelle estremit per pian
tarsi in terra imperciocch comunemente erano destinate a
contenere il vino, o altri liquidi , o per riporle nelle pa
reti. L' uso di conficcarle in terra con molta chiarezza
esposto in un bassorilievo di urna sepolcrale Perugina edita
nell'opera di Dempstero (1), espressione, e circostanza le
quali possono farci credere che le vere Anfore servissero
pure a raccogliere le ceneri de' morti, se pure in quell'ana
glifo non si volesse esprimere una qualche funzione funerea
in cui adoperavasi l'aspersione del vino. Se ne scoprono
molte in tutti i luoghi d'Italia, e specialmente nell'Eti uria
ove sono comunissime, e gli scavi di Erculano e Pompeja
ce ne diedero pure moltissime. Non poi sempre vero che
le Anfore di questa forma le quali sembra che fossero pro
prie dell'Italia, s'incontrino, come altri ha creduto, nelle
monete di Atene, dei Chii , e dei Re della Siria.
3. CADO. Vaso vinario anch' esso , che si confonde con
V Anfora e che talvolta si tolse anche per 1' urna. Ma il vero
Cado di terra cotta anch'esso, che stringevasi nella som
mit, viene descritto da Nonio Marcello, e da Plinio che
ne additano anche gli usi diversi. La vera sua forma po
trebbe ricercarsi talvolta nei monumenti bacchici. Quando
in qualche monumento dell'Aite antica , che pure riman
gono (a) , si voluto figurare Diogene rintanato nella bot
te, a questa si diede forse la forma del Cado vinario.
4. CLICE. Fu sempre vaso potorio , e perch cosi si
dominarono pi specie degli stessi vasi potori, non sembra
facile perci destinarne la speciale figura fra tante che ne
abbiamo. Molto opportunamente peraltro gli Antiquarj rico
nobbero il Calix nei sicli ebraici (3).
5. CAPEDVNCVLA. Vaso cou ansa che suole spesso vedersi
nelle monete romane fra gli stromenti pontificali. Questi fu
rono or coli' ansa pi corta or pi lunga, di creta e di me
tallo , ed il Museo Vaticano ne possiede anche uno d'ar
gento. Fu istromento da sacrificio come attesta il gramatico
(1) Tab. LXXXV.
(2) Bartnult Monum. Antiq.
(3j Spanhem. Vs t Praet. Num. 1 , 67. Froelicb. An Syr. Tab.
18, pag. 87.

a3f
Arranzio presso Putschio (i), e ci per istituto del reli
giosissimo Nutna. Fu detta capeduncula a capiendo ed anche
simpulum a sumendo conforme le dottrine di Vairone.
Vengasi anche Festo che la descrive.
6. CARCHESIO. Fu vaso bacchico anch' esso , e sieno
sufficienti le dottrine di Virgilio (2).
.... Cape Maeonii Carchcsia Bacchi,
Oceano libemus, ait .
Ma definirne la forma fra i molti vasi che abbiamo ne' mo
numenti , potrebbe essere anche non facile , sebbene fra i
bacchici monumenti ove i vasi s spesso si trovano , si po
trebbe ravvisare eziandio conforme la descrizione che ce ne
hanno lasciata Ateneo e Macrobio. Era un vaso lungo e
rotondo , con anse e schiacciato nel mezzo ; ed di s
alla antichit che ha luogo perfino nella Storia mitologica,
imperciocch si disse che Giove don un Carchesio d'oro
ad Aclmena, notizia che ci deriva principalmente dallo Sco
liaste di Omero (3) , e favola dottamente illustrata da
Sturzio (4). Ma le migliori notizie di questo vaso che pure
fu di qualche celebrit presso gli antichi , si hanno da trarre
dal dottissimo Creuzer (5).
7. CANTARO. Vaso anch'esso che ha luogo distinto nella
Storia di Bacco , e perch da credere che assai spesso si
incontri ne'molti Monumenti bacchici, quindi gli Eruditi,
e gli espositori si avvisarono di nominarlo in essi talvolta.
Ora trovasi con un ansa, ora con due (6), e Macrobio
che dopo Ateneo il descrisse (7) , aggiugne come esso
avea molti usi. Pare che Virgilio in questo verso (8) dica
che le sue anse erano movibiii.
Et gravis adtrita pendebat cantharus ansa.
Ma ne7 Monumenti bacchici ben facile eziandio rinve
nire il Cantaro destituito delle anse (9) o con una di esse
piuttosto che con due , e le monete ce ne porgono gli
apografi di ogni specie sempre al culto bacchico destinati (io).
(i) 708.

. (.,.) (eor. IV, S80.
{ j) Odi. XI, 26.
(?\) la Pherec. pag. i22.
(6) Dionys. pag. 60, 6i.
(6) Burman. ad Dorvil Sicil. II, 407 , 6ia
(7) Satura. V, 21.
(8) Ed. VI, i7.
fV)) Sarti de Antiq. Picen. Cupra Montan, pag. 4g.
(i0,) Patin. 247. Wild. Tab. i8, i9 Froelich. Quatuor tentaui.
239, 245. Dorril. op. cit. Tab. 20. Beger. Thes. Brand, pag. $0i.
JAch, Gtb. Ntu. 454 e. Bnar. Medaglioni 427. <*<'.

a38
Talvolta gli espositori di antichit figurate hanno dinomi
nato i vasi ora riuniti alla figura di Bacco , e delle bac
chiche rappresentanze, t<i ora nelle mani stesse del Nume,
come nel Cammeo illustrato da Ruonarotti, e de7 suoi as
secli , Cratere e Scifo, e veggansi questi due articoli.
8. CIATO. A vasi di varie forme si dato questo no
me, ma pare che i Latini lo dessero principalmente ai vasi
potorj, c dietro a queste' dottrine pot.ebbesi pure ricono
scere talvolta, e cos chiamarlo in que' Monumenti figurati,
ove si rappresentano mense, deschi, e conviti. Forse un
ciato ebbe talento di esprimere il sig. Canova nella sua
Ebe in atto di mescere il celeste liquore.
9. CIMBE Mei Monumenti, ed in modo speciale nella
Numismatica* greca si osservano de' vasi sempre simboli de*
pubblici spettacoli, ne' quali i vincitori li ottenevano quali
premj ; materia gi da altri bastantemente trattata (i). Nelle
monete stesse se ne veggono di varie. forme, ma la pi
comune a nostro senno , quella che incontrasi net
nummi di Sardi, di Perga, di Ancira, Perinto, di Perga
mo, Tessalonica , di Nicea, di Nisa , e di altre (2). Os
servasi comunemente che gli espositori di somiglianti oggetti
chiamarono urne questi vasi s spesso nelle greche monete
ripetuti , ma noi , se cos piace , li chiameremo Cimbi , se
guendo Virgilio che cos cant parlando appunto degli at
letici premi (3).
Tertia dona Jaeit geminos ex aere Lebetes
Cymbiaque argento perfecta atque aspera signis.
Veggasi qui presso LEBETE.
10. CRATERE. Anche con questo nome fu celebre un
vaso nella storia di Bacco, che forse fu lo stesso del can
taro, o di poco svariata forma. Di fatti Visconti Cratere
chiam un vaso somigliante di bassorilievo bacchico del
Vaticano (4) , simile in tutto e per tutto ad altro bel vaso
marmoreo dello stesso Museo, che si osserva anche nella
raccolta dei costumi del Rocchegiani Nf>), ed forma ripetutissima ne' Monumenti e fra i vasi italici ,dipinti ; ed il
Cratere Dionisiaco acquist molta celebrit per la solcnnissima pompa che di esso celebr in Alessandria Tolomeo
(1)
(a)
(3;
(4)
(5)

Veggansi i nostri Bronzi etruschi descritti pag. XXI , er.


Rasche Lex. Rei Num. XI, 9 1 3 ec.
Aen. V.
Mus. P. Clem. V, io,
Tav. XXIH, Jf. 3. Viscon. Mus. P. C. VII. Tur. XXXiV.

Filadelfo e descritta per modo da Callixeno presso Ateneo (i) ,


che eccederebbe quasi la nostra credenza. Ma del Cratere
bacchico, ha recentemente dissertato il dotto Creuzer neHe
sue Dionisiache (2). ben conveniva che del Cratere se
ne facesse un dono a Bacco , imperciocch questo vaso da'
tempi antichissimi servi ne' conviti a mescere il vino coll'acqua attingendovelo con mestole per versarlo no' nappi e
distribuirlo a convitati, ed il suo nome lo trasse da *ef*
0 K..y.cu che vale mescere. Intorno al Cratere per uso de'
conviti vegga nsi gli espositori di Virgilio in pi luoghi.
11. DIOTA. Conforme l'indole di questa voce, Uiote potrebbonsi chiamare tutti que' vasi che hanno due anse da
fu due "tos orecchio, e come vaso vinario lo ricorda
Orazio (3) , ed Eustazio chiaramente lo spiega. I Porno
grafi senza alcuna distinzione hanno dato questo nome a
molti vasi che gi si trovano marcati in varie medaglie (4) ,
e basti rammentare a modo di esempio le monete di An
dra , e Nicea ^5). Vedi Anfora.
12. D01J. Vasi vmarj anch'essi, e forse furono gli
stessi clic le anfore , ed i cadi (6).
. io. FIALA. Fu forse a somiglianza di ampia tazza, e che
si colloca anch' essa fra i vasi bacchici , onde scrive Ari
stotele (7) che altri la chiamerebbe figuratamente scudo
di Bacco. Veggasi anche Pausania a questo proposito (8).
Comunemente pare che possa prendersi per vaso potorio, e
perci sacro a Bacco similmente Secondo Spanhemio (9) ,
te fiale erano anche fra i vasi che davansi ne premi atletici.
Fra i vasi bacchici avrebbero luogo anche le ciste mistiche,
di cui occorse di ragionare altrove in quest'opera. Talvota
1 numismatici le chiamarono vanni. Veggasi Rasche nel suo
Lessico a questa voce.
i4. LACRIMATORI. La Schausse ne parl con qualche
distinzione (10). Il primo forse ad adottare l'opinione che si
(1) Lib. V, Zoeg. Bassirilicv. I, pag. 36.
(a) a63, ec.
(3) Od. lib. I, Od. 9.
(4) Rasche Lex. Ili, 3 . , '.,.
(5) Morel. spec. Tab. XIII.
(6) Viscon. Mus. P. C. VII, pag. 4.
(7) Rhet lib. 3. Poet, cap. 18.
(8) Lib. V.
(9) Epist. ad Morel. Lieb. Goth. Num. pag. 4"'
(10) Graev. Thes. Ant. Rom. XII , 9I9.

a4
accogliessero le lacrime ne' sepolcri de' defunti fu il Chifflezio nella sua dissertazione: Lacrimai prisco ritu fusae.
A questo divisamente si sottoscrisse il Biruffaldi (i) , opponendovisi in seguito il dotto Paciaudi (2) ; e perch
sembra che niun cenno di vasi lacrimatorj appaja ne' clas
sici dell'antichit, quindi il dotto Filologo si oppose ezian
dio al Guterio, al Kirchmanno, al Kippingio, allo Smezio,
e ad altri. Comunque per , dacch Chifflezio ed altri co
minciarono a divulgare l'opinione che nella antica religione
funebre raccoglievansi le lacrime ne' vasi , e questi si sot
terravano unitamente alle ceneri ed alle ossa, s' incomin
ciarono a chiamare vasi lacrimatorj quelle piccole ampolle
rotonde , lunghe . anguste , ma larghe per modo nella som
mit come atte da potere contenere il globo dell'occhio,
e che s spesso si trovano ne' sepolcri di Roma, ed abbon
dantissimi in quelli di Etruria, ove se ne incontrano non
tanto di vetro colorato , ma con assai di frequenza in
terra cotta, circostanza che serve a rigettare l'opinione
del Baruffaldi medesimo allorch scrive, che i vasi cos
detti lacrimatorj non furono che di vetro. Quale poi fosse
l'uso di questi vasi s spessamente trovati ue' sepolcri , to
gliendo ad essi quello di riporvi le lacrime , a noi sembra
che il Paciaudi stesso lo abbia chiaramente rinvenuto. Dice
esso pertanto: Igitur Pkialae, quae vulgo lacrymatoriae
audiunt, continuere sine dubio balsamo, et liquores, quibus
antiqui ossa delibuere et condire solebant , quoniam sepulturae perfciendae deserviebant , sepulcro condebantur.
. . i5. LF.BETE. Abbiamo gi visto poc anzi con l'autorit
di Virgilio, rome gli Atleti vincitori riportavano in premio
e Cimbi e Lebeti. Veggasi anche Spanhemio (3) ; e biso
gna dire che pure vi fosse qualche differenza fra loro , im
perciocch anche Pindaro (4) li riunisce ai tripodi , e ad
altri vasi. A questo proposito ci piace assai di ripetere le
dottrine del Buonarroti (5), anche perch forse niuno espo
sitore parl mai con maggior distinzione di questi atletici vasi.
Dal leggersi per negli scrittori frequentemente dati in
premio i lebeti , al pari di quello, che questi vasi si veg(1)
())
(3)
(4;
(5)

De Praefic. oc. Snlleng. ad Thes. Auti<[. Rom. Ili, ?45.


Monum. r'ilop. il, 180.
Loc. cit. Epist. ad Morel.
Nem. X ove lo Scoliaste.
Medaglioni pag. 181.

24*
gono nelle medaglie; potr alcuno credere a suo piace re , che fossero questi nostri cos chiamati ; e appunto
Pausania, scrive, che due lebeti dorati stavano nell'estre mit del frontespizio del tempio di Giove olimpico , per
alludere forse ai giuochi , che in onore di Giove si ce lebravano. Veggonsi ancora spesso dati in premio i tri podi ; e quantunque i lebeti medesimi si fossero potuti
chiamare tripodi, perch sebbene erano senza treppiede,
t> con quello ancora si solevano adoperare : cosi Callimaco
chiama i tripodi d'Apollo lebeti, e Ateneo apertamente
dice, che le due sorti di tripodi che vi erano appresso
gli antichi , erano altres detti lebeti ; ad ogni modo leg gendosi in Omero e Nonno dati insieme a' vincitori , e
i tripodi e i lebeti, si vede che erano veramente diffe renti ; n vedendosi nelle medaglie per lo pi altri tri podi , che questa sorta di vasi ; forse lebeti saranno stati
quei non tondi affatto e pi larghi di bocca , e tripodi
si saranno chiamati i tondi e stretti di bocca, per la
similitudine , che avevano col vaso , che si poneva sul
tripode per gli oracoli d' Apollo , come si potr riscon trare nelle medaglie e ne' marmi .
i6. OLLE. Che con questa denominazione si distingues
sero anche i vasi culinarj , si sa dai testi declassici latini
riferiti dal Pitisco (i) , ma che poi fossero cos chiamati
i vasi cinerarj ove riponevansi le ceneri degli arsi cadaveri ,
si apprende da pi Monumenti scritti (2) , e perch i co
lombari stessi di Roma, come in modo speciale quello de'
servi e liberti di Augusto, ce ne hanno molte serbate , ap
pena pu dubitarsi della loro forma ed uso.. I do
viziosi le ebbero di preziosissimi marmi, come quella di
alabastro orientale del Museo vaticano pubblicato ed illu
strato dal Visconti (3) , di singolare e bellissima forma. Le
povere genti le ebbero di terra cotta e ne' paesi dell' Etruria
se ne trovano assai di ordinariissime e di forme varie ed anche
con i nomi dei defunti , le cui ceneri ivi racchiudevansi.
Noi ne pubblicammo altre volte una marmorea con bella
iscrizione, da cui si comprende che nel colombario forse

(i) Lex. Olla.


(2) Pitisc. loc. cit.
(3) Mi.s. P C. VII, Tav. XXXIV.
Vebm, Tom. II.
'

3*

a4*
di famiglia era situata nel secondo luogo (t). Intorno a
queste Olle cinerarie veggasi il Gori (i).
17. PATERA. Le dottrine di Macrobio ('5) bastano ad
istruirci della forma delle Patere , come quelle di Vairone
a mostrarcene Y uso : scrive il primo : Patera ut et ipsum
noma indicio est, poculum planum ac patens est : L' al
tro (4) Practerea in poculis erant Paterne ; hisce etiam
nunc in publico convivio antiquitatis renendae causa
cara magistri fiunt , patio circumfertur et in sacrificando
hoc poeulo Magistratus dat Deo vinum et sanguinem. N
quindi meraviglia se le Patere si osservano ancora ia
tanti Monumenti dell'antichita e specialmente nerbassi rlie- *
vi , nelle monete (5), e ne' cippi mortuali. Pare che le cosi
dette Patere fossero di use pi spesso presso i romani , ed
intieramente latino n' il nome, e furono di metallo anche
prezioso , e di terra cotta , trovandosene assai neil' antico
vasellame etrusco e romano.
1
noto a ciascuno come fino da qualche tempo si chia
marono con il nome di Patere quei diselii 1nanubiiiti degli
Etruschi , ora lisci intieramente , ora figurati a lavoro di
bulino, ed ora scritti. Lanzi che dopo l'opera Dempsteriana ne pubblic quanti se ne conoscevano di letterati,
dubit dell' uso che loro dagli antiquarj attribuivasi , e
scrisse opportunamente (6): veramente ne' vasi etru, schi di Dempstero veggo nsi in mano di donne e di uomini
come nelle pompe egizie gli specchi , e simili cose , n
mai all'attuale uso de'sacrificj questa forma di Patere ma nubriate si osservata fino ad ora , toltone un basm sorilievo di Villa Albani , ove una tal Patera si crede un
moderno restauro . E se noi nel 181 1 tenemmo quasi
l'opinione che somiglianti dischi manbriati servissero al
l'uso de'sacrificj (7), oggi ben volontieri ci uniformiamo
al sentimento de' dotti che arnesi diversi vi riconobbero. A
buon conto Lanzi vi riconobbe una certa somiglianza de'
cos detti specchi bacchici , appunto perch adoperavansi
nel culto di Bacco. Se ne persuasero il dotto Akerblad (8) ,
(t) lscriz. Perug. N , 3ao.
(2). Colomb. Serv. et Lib. Aug.
(3) Satur. V, 21.
(4) Ling. Lat. IV , a6.
(5) Rasch. Le. IV, fia3. ec. ec.
(6) Sag. di Ling. Etr. H, 208.
(7) Patera Etnisca inedita pag. XXXVIII.
(8) Dissertazione su due laminette trovate Be' contorni di Atene
Rena 1811 , 4,

e maggiormente il sig. Cavaliere Vivenzio in una lettera


al Cavaliere di Agincourt impressa nel giornale enci
clopedico di Firenze ; a questo argomento interessan
tissimo per la migliore intelligenza di una preziosis
sima classe di italiche antichit si va ora dottamente
svolgendo nella grand' opera del nostro dottissimo amico
sig. Cavaliere Inghirami, avendola gi intitolata in parte
Serie, degli Specchi mitici (i).
18. PREFERICOLO. Sebbene Festo scriva che il prefericolo:
Vas aeneum fine ansa appellatur , patens summum ut pel'
vis, quo ad sacrficia utebantur in sacrario Opis Conswae t
gli Antiqnarj danno comunemente questo nome a quei vasi
di una tal quale altezza con un'ansa soltanto, ed elegan
temente sollevata, e se ne osservano tanti di bronzo , di
argilla , e delineati ne' Monumenti di ogni classe di delica
tissima forma. Fu vaso intieramente di ritrovato e di uso
romano, e mentre non si osserva ne' Monumenti gre
ci , frequentissimo ne' romani , e specialmente nei cippi ,
e nelle are funebri e dedicatorie , e nelle medaglie di, fa
miglie , e de' Cesari, perch in Roma fu un segnale del sa
cerdozio, e del pontificato massimo. A noi sembra, se puie
non siamo in errore, che i dotti espositori del Museo Chiaromonti , chiamassero questo vaso non giustamente Simpulo
e che si vede in un basso rilievo da loro spiegato (1).
Del simpulo si parl al num. 4. Pare ene talvolta i Nu
mismatici chiamassero anche Urccum il Prefericolo.
19. RITONE. Perch i pi antichi vasi potorj furono le
corna di alcuni animali , (3) , essendosi di essi servito an
che Bacco allo scrivere di Nonno (4), cosi l'arte antica
serb questa forma anche ne' tempi posteriori per rappre
sentare vasi potorj, che si dissero Ritoni da fu colo, ap
punto perch i liquori scolavano per una apertura dalla
estremit come ben si mostra in una pittura dell' Eres
iano (5). I Monumenti figurati che ancora serbano questo
costume di bere ne' corni sono ben molti, e pi spessa
mente s'incontra nelle pitture de' vasi dipinti, specialmente
(1) Montmi Etrusch. Ser. II , Creiiz. Dionys. pag. 39 ec. Qnatremair. Iupiter Olimp.
(3) Pag. io5.
(3) Athen. lib. X, cap. 7. Plin. XI, 3;. Creui. Dionys. pag. 7.
(4) Dionys. XII, aa.
(5) I, 79.

?44
in quelli che cosa baccciche rappresentano; che anzi alcuni
di questi vasi sono formati nella stessa figura del corno (i).
In seguito si fecero di metallo, ed anche di vetro, e quindi
si ornarono di pitture , sculture , e di altri lavori abbel
lendo la naturale e semplice forma de' corni potorj , e ter
minando comunemente la estremit con teste di animali .
appunto come sono gli Hamiltoniani gi ricordati. L' uso
de titoni pass anche in Egitto, e fu celebratissimo quello
di oro e di grandissima forma ch'ebbe parte nella pompa
Alessandrina celebrata da Tolomeo Filadelfo (2).

(i) Tischbein Vasi Hamiltoniani VoI. II , Tav. VII. Vol.II, Tav. XLVI.
Barthrlemy le Mosaiq. de Palestrin. Accad. des belles lettres XXX, 5 i0.
(2) Athen. lib XI.

a45
LEZIONE Vili.

Brevissimo escurso sui principali Istromenti , ed


Attrezzi degli antichi che a noi rimangono.
I. Introduzione. II. Attrezzi ed Istromenti Religiosi.
III. Civili e domestici. IV. Militari.
. I. i-^i di piccolo numero , n di poca importanza
furono gli oggetti che abbiamo esposto fin ora ; pure
ne rimangono tanti nella classe degli Attrezzi ed Istro
menti diversi che dagli antichi sono a noi pervenuti o
marcati ne' Monumenti delle Arti figurative , nella Numis
matica , e nella Glittica , o perch rimasti ancora di quei
molti di cui un giorno fecero uso , che a tutti noverarli
diverrebbe operazione soverchia. Quanti non ne conservano
i gabinetti di antichit? quanti mai non ne hanno dato gli scavi
di Ercolano e Pompeja di ogni genere ? Molte cose che
prima conoscevansi di nome, ora possiamo chiaramente di
stinguerle merc le amplissime collezioni dei Musei Napo
letano-Borbonici. Quanti finalmente non ne vengono ricor
dati da Classici greci e latini , dai loro Scoliasti , e dai
vecchj Lessicografi Polluce , Arpocrazione , e Suida ? E
questa una parte di Archeologia, che potrebbe chiamarsi
scevografia da tr^vm utensile , e che brevemente scorrere
mo, imperciocch lo smarrirsi in certe minutezze oggi ap
pena il comporterebbe l'elementare Istituzione. Piaccia in
tanto d'intendere nuovamente gli insegnamenti di Heyne
nel suo elogio di quel Winkelmann che somiglianti studj
felicemente ridusse a quel sentiero pel quale non eransi al
tri incamminati prima di lui. Una piccola gemma incisa
che nulla significa, un rottame di bronzo, una vecchia
chiave, pi non occupano tutto lo studio di un'erudito
che si argomenta di sublimarne il pregio su falsi dati, e
su mal sicuri principj. Ogni pezzo antico, ogni classe,
ogni specie viene apprezzata secondo il suo vero merito,
giusta l'uso che farsene pu , ed il vantaggio che
pu arrecare: V importante viene separato dall'inutile;
*, una picciolezza non si spaccia pi per gran cosa : tutto
si colloca al luogo che gli conviene ; E volendo noi

^6
stessi profittare ili questi insegnamenti . non discorreremo
clic degli attrezzi ed utensili che possono meritare le no
stre ricerche, e per l'intelligenza migliore delle antichit
figurate, e della migliore interpretazione de' classici antichi.
. II. Sembra certamente che fra gli attrezzi ed istromenti sacri e religiosi si abbiano da porre in primo luogo
tutti quelli che af compimento de' sacri ficj facevano parte.
Abbiamo gi parlato di are, di vasi, di patere, e di men
se; pure altri ne rimangono' ancora che divisamente arric
chiscono i gabinetti Archeologici, e che unitamente in mag
giore o minor numero ornano i Monumenti dell'antichit,
e particolarmente i preziosi oggetti della Numismatica , e
della scultura. Mentre per somiglianti oggetti sono fre
qnentissimi ne' Monumenti romani, lo sono meno ne'Greei,
e negli Itali antichi, non altrimenti che in quelli dell'Oliente
o dell'Egitto. Ne' Monumenti dunque romani ci faremo a
cercarli per la maggior parte.
Le monete Consolari pertanto delle famiglie Emilia , Antistia, Antonia, Cornelia, Domizia, Irzia, Junia , Pletoria ,
e di altre, le Cesaree di Cesare, di Augusto, e di altri
ce ne mostrano sempre frequentissimi esempj , e ci sempre
per buono indizio, che coloro esercitarono il sacerdozio. E
perch gli antichi furono solleciti di ornare gli edi
ficj con quegli abbellimenti analoghi alla destinazione degli
edifiej medesimi, cos degli apografi di questi attrezzi, ed
istromeuti sacrificali , ornarono i fregi de' loro tempj ;
laonde molti frammenti di somiglianti sculture che sono
giunti fino a noi, furono da que' tempj medesimi ritolti, ed
un bello esempio ne rimane tuttora nel tempio dedicato
all'Imperatore Antonino, ed alla sua consorte Faustina, gi
pubblicato dal Barbault. E per tenere pi preciso conto di
questi sacrificali attrezzi, noi diremo come sono essi pertanto.
r. Le are, il prefericolo, e la patera, di cui abbiamo
parlato.
a. L'APICE , o Galero sacerdotale. Il Pontefice Massimo
ed il Flamine principalmente se ne coprivano il capo alta
circostanza di compiere sacre funzioni. Accade di rincon
trarlo spesso nelle monete di famiglie romane , ed il Ru
berai , il Solerio hanno reso eruditamente ragione dell'uso
e della forma dell'apice (i).
3. LITVO. Nell'arco di Settimio Severo, al foro boario a
<i) De Piko pag. a46.

questi attrezzi e simboli sacrificali si unisce anche il


Lituo , come in alcune monete consolari gi ricorda
te, ed in altri Monumenti di scultura. Fu il Lituo
un bastone incurvo nella sommit , c divenne presso
i romani insegna sacerdotale, imperciocch gli Auguri
principalmente con esso determinavano un certo spazio del
cielo ove doveano togliere gli Augurj. Girolamo Grandi
avea scritto del Lituo che si osserva nelle monete roma
ne, ma quelle sue dotte disquisizioni sono rimaste peranche inedite.
4. ACERRA. Nelle rammentate sculture dell'arc di Tito
ove il numero di quegli attrezzi anche pi compito, s'in
contra pure l' Acerra, che era una picciola cassetta desti
nata a contenere gli incensi e profumi. Erano comunemente
di bronzo, e gli scavi di Ercolano, e Pompeja ne hanno
somministrate alcune, e comunemente s'incontrano di forma
quadrata.
5. ASPERSORIO. Da prima le lustrazioni aspergevansi
con rami di albero , ma in seguito prese il luogo di essi
un'aspersorio comunemente formato dai crini di coda equi
na , e come tale bene si ravvisa ne'Monumenti gi ricolmati.
6. SECESPITA. 11 coltello che serviva per iscannare la
vittima e per iscorticarla.
7. SCVRE e perch le carni della vittima gi immolata
doveansi separare e dividere in parte anche a que' sacerdoti
carnivori, non altrimenti che i Numi e gli Eroi d'Omero,
cos anche questo istromento si vide unito agli altri , ed
alla mazzuola con cui percuotevasi l'animale destinato alla
immolazione ; e la scure principalmente fu non altrimenti
che gli altri attrezzi sacrificali indizio e simbolo del sacer
dozio e dell'augurato in modo speciale, laonde anche pi
facilmente s'incontra nelle monete romane.
E perch ne' sacrifici e nelle sacre funzioni degli Etnie)
grande uso faceasi del fuoco, andremo ricordando breve
mente quegli attrezzi ed isti omenti pi alti a contenerlo,
e che tuttora a noi rimangono superstiti dalla antichit.
Sono essi pertanto.
>
1. TRIPODE. Nelle collezioni di antichit, ed in ogni
classe di Monumenti dell' ai te Jigurativa e specialmente
nella Numismatica, se ne incontrano soventemente, e di
svariatissime forme, e riuniti agli attrezzi sacrificali di cui
si tenutr. ragione. S'incontra puranche nelle monete delle
genti Junia, Sestia, Sempronia, Fulvia, ed in altre simil

248
mente. L' uso di essi non tanto nel rito sacro , ma negli
usi domestici, e nella distribuzione de' premj atletici s
vecchio , che si ricorda per fino da Omero ; e da Esiodo ,
come quegli che gli ebbe in dono (i).
Egli noto che i Tripodi presso gli antichi sostenevano
il vaso detto lebete, denominazione che presso i classici,
ed i poeti specialmente si prende per il Tripode intiero,
per contenere l'acqua lustrale, ed ora un Foculo per ar
dere dinanzi all'ara profumi ed incensi e farvi delle liba
gioni. Fu sempre mai celebre il Tripode Apollineo , che cor
gran culto veneravasi nel suo tempio in Delfo, e su di
cui sedeva una sacerdotessa Febea , che invasata di tutta
l'apollmea divinit profetizzava, e rendeva gli oracoli ,
a dir meglio ingannava coloro che tanta premura prendevansi di ' dimandargliene. Veggasi per tutti Spanhemio a
Callimaco (?.), oltre quel tanto che ne scrisse Peirescio in
una speciale dissertazione (3). Avvenne perci che i Tripodi
furono sempre sacri ad Apollo , come scrivono anche Ero
doto, e Pausania nominandone degli antichissimi ; se ne
incontrano pure talvolta fregiati de' simboli apollinei , e spe
cialmente del lauro , come nelle monete di Delfo , del serKe , e del corvo , imperciocch questo animale fu sacro al
fume , (4) e si disse compagno de' Tripodi (5) cos si os
serva in bassorilievo gi della Villa Borghesi esposto dal
sig L imberti ove il corvo sopra il coperchio emisferico,
che cuopre il vaso, od il lebete, coperchio , che i Latini
chiamarono Cortina , ed
i Greci , intorno a che
Spanhemio nei luoghi citati ne ha raccolto quanto potea
desiderarsi ; voci amendue che ne' classici talvolta si
tolgono per lo intiero Tripode. La semplice cortina di
sgiunta dal Tripode, e dove Apollo assiso pu vedersi
nelle monete di Antioco I, II, III, IV, e Seleuco III, Re
della Siria.
Ateneo nelle sue ricerche sempre eruditissimo , parl solo
de' semplici Tripodi per usi domestici, considerandoli come
in due diversi aspetti. Imperciocch dice esso, come alcuni
erano semplicemente destinati a temprare il vino con l'acqua,
( 1 ) I lavori ed i giorni 65j.
(a) In Dol.
(3) Memor. de Litter. e d'Histo. rontinuation voI. X, par. II, pag. 247.
(4) Span. a Callimac. Apol. 66.
(5) Spanhem. a Callim. in Palla. i24.
.
' ' . ,

.^49
che chiama irvfus , perch non aveano sentito fuoco, aggiugnendo che altri servivano a scaldare acqua per lavare
il corpo, dicendogli Af*,|i/i ovvero ifcruf i^a.nt. I
tripodi stessi erano ora orecchiuti ed ansati , che Omero ed
Esiodo dissero appunto utht* attriti cio, altri ne furono
senza. Nei ' Monumenti sono di spesso ripetuti in amendue le specie , gli ansati veggonsi principalmente nelle gre
che mdTTete di Crotone, di Regio, ed altrove
2. FOCVLO, ARA. Il Foculo si confuse talvolta con l'ara
o arula , ed il Marini dopo del Corsio con molta erudi
zione e dottrina ha ben mostrato la molta diversit che
passava fra questi due sacri attrezzi (i), le cui dottrine
noi raccoglieremo per succinta maniera, essendoci ignota
del tutto una dissertazione dello Schwarzio de sacrorum
detestatione , ove parlasi pure de'sacri Foculi. (2). Ci dispen
seremo di riferire 1 molti testi de' classici dal Marini ad
dotti onde mostrare la diversit che passava fra le are , le
arale, ed i Foculi per cui sufficiente diverrebbe il solo testo
di Polluce (3), ove le are, le acerre, ed i Foculi sono
distinti fra loro. Diremo dunque che mentre le are ed arulc
erano fisse , o almeno per la loro mole non moveansi s
spesso, i Foculi erano portatili, e di fatti Servio ricorda
come movibili i crateri , ed i Foculi , non mai le are (4).
Par certo die i Foculi fossero di terra cotta, di ferro, e
metallo, e di quest'ultima sostanza ce ne hanno dati pur
vari gli scavi di Ercolano e Pompeja ; e bisogna dire che
la loro forma fu ora rettangola , ora tonda , e con anse da
Poterli trasportare da un luogo all'altro. Il museo Oddi di
erugia ne conserva due elegantissimi di plastica, di forma
rettangola, ansati, ornati anche a bassorilievo in qualche
lato , e sono essi ben marcati all' uso di Foculi a parer no
stro , avendo per fino in uno de' lati un luogo comodo onde
appiccare il fuoco alle materie ignee che vi erano soprap
poste j per poi trarne con maggior comodit le ceneri.
Sono questi due Monumenti di qualche importanza f e
noi pensiamo che si meriterebbero di esser conosciuti per
via di incisioni , e servirebbero forse a sgombrare alcuni
dubbj che gli Eruditi ebbero talvolta confondendo le
(1) Frat. Arval. pag. 3ir.
(2) Altorfi ijag. pag. 36, 37.
f3) Onemast. 1.
(4, Aen XII, 118.
Verm. Tom. II.

a5o
are con i Focali . 1 Foculi di forma quadrata pertanto servirono
probabilmente per esser riposti sopra le are ed i cippi , e
sembra che sia tale in un bassorilievo dalla collezione di
Barbault (i), come i Foculi rotondi che similmente talvolta
s'incontrano, sembra che si .situassero sopra i tripodi,
e le are rotonde , sebbene non manchino esempj <li vedere
il fuoco acceso sopra Para medesima , e sopra i candelabri
senza che ivi si soprapponessero Foculi , sebbene talvolta la
picciolezza de' Monumenti , come nelle monete di Geta,
non permetta di distinguere il Foculo dalla ara e dal tripode.
Ma il dotto Marini cos scrive in ordine alla forma di essi
Foculi : anco la forma pu darsi gli facesse subito rico noscere per quello che in verit erano , mentre i fuochi
debbono essere stati simili ad un vaso manicato come ho
detto essere il rappresentato nella pittura .\lbani (2) , o
ad un vaso rotondo con suoi piedi siccome vedesi nelle
medaglie di Antiochia , ovvero il pi delle volte ad on
tripode e spesso pieghevole quale si ammira in qualche
,, museo , e quale ci si mostra frequentemente in pi me daglie, e bassi rilievi , in una pittura Etrusca .... ed in
un bel marmo con iscrizione ai casa Borgia in Velletri ,
ne' quali similmente H bue immolato ad foculum .
Sembra come questo uomo dottissimo non abbia' conosciuto
i Foculi rettangoli , ma i soli rotondi , e che gli abbia per
un momento confusi coi Tripodi , supponendo che questi
Foculi fossero spesso pieghevoli come appunto furono assai
sovente i Tripodi stessi nelle loro aste metalliche cui fu
rono applicabili. Si dovr dire peraltro che ne' medesimi Tri
podi , ne' loro lebeti , e nelle loro tazze alla circostanza de'
sacrificj e sacre funzioni si ardessero, incensi, profumi, e
materie combustibili.
3. LVCERNE Fra i Monumenti dell'antichit le Lucerne
sono copiosissime , e fa duopo considerarle principalmente
sotto tre aspetti diversi , imperciocch alcune furono desti
nate all'uso de' Tempj , altre de' sepolcri, ed una buona
quantit ad usi domestici 5 laonde Marziale ricorda le Lu
cerne cubicularie; ma a' d nostri non poi facile di cos
classificarle. Traggono esse il loro nome della luce secondo
Varrone, e da \t,wt o piuttosto da
secondo gli
Ercolanensi, ed voce che dinota quella luce dubbia della
(i) Pian. 5a.
(a) Winkelm. Mommi. Ined. tar. i77.

a5i
mattina. Il metallo e la terra cotta sono le sostanze pi
frequentemente adoperate nelle antiche Lucerne, ma le argil
lacee sono copiosissime anche al disopra delle metalliche. Ce
ne ha per fino di marmo una delle quali descrisse il Caylus,
e di ferro nel museo di Portici, e di vetro presso il Pas
seri, della cui raccolta favelleremo fra poco.
Correva fino da quale tempo una opinione che gli anti
chi avessero delle lucern* inestinguibili , e che tali le ri
ponessero ne5 sepolcri, i quali scoperti, elleno si estingue
vano appena vista la luce ; laonde anche a' d nostri presso
gli idioti dura la denominazione di lucerne perpetue, che,
si d alle antiche lucerne specialmente plastiche, sebben
forse talune non ardessero mai. E perch una tale opinione
nel secolo XVI principalmente avea preso gran piede presso
i letterati , il dotto Fortunio Liceto prese a sostenerla con
opera a parte piena a dovizia di classica erudizione (i),
e si pu dire pertanto come dopo il risorgimento degli
studj in Italia egli fosse uno de' primi ascrivere di si fatto
argomento, e delle antiche lucerne, recandone molti schemi
nell'opera sua. Il Liceti trasse a s qualche seguace, fra
quali si novera il celebre naturalista Aldovrandi.
Ma quelle circostanze che un giorno poterono confermare
questi uomini dottissimi nell'opinione di lumi inestinguibili
racchiusi ne' sepolcri , dipendevano da alcuni effetti fisi
ci, che dagli scienziati moderni pi non si pongono in
quistione, ma che da loro non si conoscevano , non
avendo peranco la Fisica reuduto ragione delle combu-stioni , e dei mezzi indispensabili per mantenerle che prima
non avea fatto conoscere. Ora noi siamo bastantemente
istruiti, che ne' luoghi ove non penetra l'aria i lumi non
durano che per brevissimo tempo, e ci deve applicarsi ne
cessariamente a quelle Lucerne che gli antichi racchiudevano
accese ne' loro sepolcri terminate le loro inferie L'ossigeno
dell' aria atmosferica , il quale rimane consumato dai lumi
che ardono, quella sola circostanza che rende l'aria atta
alla conservazione della fiamma , di modoch consumato che
sia ogni principio di combustione conviene che cessi. Pure
l' Aldovrandi , e qualcun' altro (2) dissero essere stati testimonj oculari, quando allo scoprimento de' sepolcri ap
parvero momentaneamente lumi accesi , 0 fumo evaporato
() De Lucernis antiq. recondit Utin. i653.
fa) Veggasi la nutra vita di Francesco Maturanzio pag. 5i, Sa.

a5a
da un lume subitamente estinto. Ma se ci da una semplice
illusione derivava , in ordine al fumo pu rispondersi , che
essendo i luoghi sotterranei assai umidi, l'aria in quelle
grotte racchiusa pu trovarsi come soprasaturata dalle acque,
e cos formando una specie di nebbia, questa ali' ingresso
dell'aria esterna e dei lumi introdottivi pu mettersi in
moto, pu subire una specie di rarefazione, e sortire in
masse rotolanti dalle nuove aperture, in quella guisa me
desima che nel verno vediamo alzarsi un vapore dalle acque ,
cavate dai pozzi profondi . come se le acque fumassero. Ri{[uardo a coloro poi che affermarono di aver veduto anche
e fiamme all'aprirsi de' sepolcri , aggiugneremo come queste
fiamme si sono potute vedere ne' luoghi sotterranei , di che
se ne adducono varj esempj ne' cos detti fuochi fatui, e
fiamme lambenti, e che soventemente si sono osservate ne'
cimiterj. Ci varrebbe a provare che dalle viscere della
terra per la decomposizione di tanti corpi che in esse si
operano , si sollevano delle arie infiammabili , e come di
cono i fisici dell'aere idrogeno fosforato, al quale suf
ficiente il solo contatto dell'aria atmosferica , perch sponta
neamente si accenda. Non improbabile pertanto che in
questi antichi sepolcri , come avviene ne' nostri cimiterj , si
sprigionino queste sostanze combustibili le quali risultano
dall'acqua, dalle dissoluzioni di esseri vegetabili, e dalle
decomposizioni de' corpi animali. Ci basti per togliere a' d
nostri , in cui la Fisica ha fatto s lieti porgressi , l' erronea
opinione di Liceto , dell' Aldovrandi , e di molti /altri che
ne' sepolcri ardessero perpetuamente lucerne.
Del rimanente dal Liceto in poi sembra che le antiche
lucerne divenissero un'argomento degno da occupare gli
studj, e le ricerche dei letterati, n ci potea essere alta
mente, imperciocch anche questi Monumenti della vene
rabile antichit sono sempre interessantissimi sui rapporti
delle arti , della mitologia , della storia , e di ogni classica
erudizione. Diffatti nel secolo stesso in cui il Liceto diede
fuori la sua collezione . il Bellori assai benemerito di questi
studj altre ne pubblico con i rami di Sante Bartoli fi).
Assai pi interessante divenne la collezione che ne pubblic
il Passeri nel secolo scorso quando gi ne aveano fatto co
noscere buon numero il Caylus, Montfaucon nell'opere loro,
ed il Borioni nella bellissima sua colletanea. Nuovi apografi
CO Rom. 1691, Colon. 1792,

253
diligentissimi ne abbiamo avuto recentissimamente nei bassirilievi Plastici del sig. d'Angincourt (i) , ma la. collezione
delle lucerne trovate in Ercolano e Pompeja, e pubblicate
in ampio volume da que'dotti Accademici, sorpassa a dir
vero ogoi raccolta che di somiglianti cimelj si era pubbli
cata per Io innanzi.
Non ci ha forse regione in cui siasi fatto maggior uso
d lucerne quanto in Italia; ed i sepolcri di Nola, della
Campania, e dell' Etruria , ce ne somministrano sempre
gran copia , anche ordinariissime e di niun interesse. N
ci ha forse classe di Monumenti antichi in cui possa con
templarsi una maggior quantit di svariatissime forme , e
sembra a dir vero che il capriccio dell'arte non si esten- .
desse mai nel variare di oggetti come nelle lucerne. Se
ne trovano pertanto in forma di animali e di bruti , in
forma di membra umane, di vasi e di altre diverse che
di riferire non giova ; ma la forma pi usitata e co
mune fu sempre la rotonda con anse assai spesso, e con
uno o pi becchi destinati a contenere il lucignolo. Perch
poi questa porzione di lucerna ha pure qualche somiglianza
con le narici, i Greci la chiamarono uvfc che quanto
dire narice, ed i latini rostrum becco cio, perch in una
certa guisa somiglia al becco di un volatile. Ma i Latini
stessi si servirono della voce medesima latinizzata, e spe
cialmente per additare le lucerne a pi becchi , impercioc
ch ve ne furono anche di dodici , laonde presso di loro
si trovano le lucerne dimixie , trimixie , pplimixie, i di
cui esempj furono dal Salmasio con molta diligenza rac
colti (2) ; le lucerne dimixie potrebbero con gli Ercolanesi
chiamarsi Bilychnes (3), voce che si trova in Petronio (4),
ove Salas nel suo comento cerc di persuadere il lettore
essere una voce barbara, e che non s'incontrava altrove, i
dotti Ercolanesi medesimi peraltro hanno mostrato come
esa si trova in lapida anche di huona latinit (5).
Ma le antiche lucerne non tanto per le forme vaghissime
possono rendersi interessanti alle arti del disegno, per i
molti ed elegantissimi ornati che presentano principalmente
%e'manubrj e nelle anse, ma per le molte figure eziandio,
(i)
()
(3)
(4)
(5)

PIan. XX, a XXVIII.


Exercit. Plin 608.
. . ..
Pittur. IV , Tav. LVI. (5)
Satyric. 3o.
Grut, CCV, 2. Fabret. 4<>4, Gor. Iscri. della Tosca. III, ie3.

e le molte rappresentanze anche nuovissime, laonde ellenp


tutte le volte die sono di figure ornate prestano non pic
ciolo sussidio alla storia dell'arte, alla mitologia, e ad ogni
ragione di antico costume j ed anelile esse perci potrebbero
in varie classi distribuirsi sui rapporti dell'arte figurativa,
non altrimenti che gli altri Monumenti della antichit, r
quelle rappresentanze talvolta possono assai bene determi
nare l'uso a cui furono, destinate.
Le antiche lucerne sono talvolta fregiate d' iscrizioni ,
e queste potrebbero pure dividersi in varie classi , im
perciocch talune sono sacre e votive , altre ricordano le
pubbliche solennit, la storia talvolta ; sono anche con mag
gior frequenza quelle lucerne che ci ricordano le officine
ove le plastiche furono travagliate, e soventi co' nomi dei
plasticatori. Sieno sufficienti pochissimi esempj a con
fermare tali dottrine, che toglieremo principalmente d^l
Passeri (i).
10V1 . SERENO . SACR. Simulacro di Giove. Del Giove
Sereno si fa menzione in un marmo Gruteriano (2).
VOT. V. ANTONIA. A. N. In un clipeo sostenuto da .
una vittoria.
Fotis quinquenalibus Antonini Augusti nostri. Non
facile per avventura di sapere qual fosse , Cesare ivi detto
Antonino, ma opinione giustissima del Morcelli (3) che
alla circostanza di somiglianti pubbliche solennit i figuji
formassero lucerne ricordandovi le feste medesime e per
porle in vendita , imperciocch allora , come a' d nostri si
usa , facevansi le pubbliche illuminazioni in tempo di notte.
OB . CIVES . SER (4) in un cUpeo. Simile epigrafe si
incontra anche nelle monete romane ; allusiva alle imprese
di Augusto, e circostanze che si sono volute esprimere nella
stessa lucerna plastica, perch forse somiglianti lucerne allumavansi in tempo di notte nella celebrazione di feste,
che solennizzavansi in ossequio di quelle imprese medesime.
EX . OFF . P . VETTt
AD . PORT . TRIGeroinam.
Due Gladiatori combatenfi.
(i)
(a)
(3)
{{)

Pas. Lucer, voI. III. tab. 5i , II, tab. 8i ; III, tab. 7.


LXXVII, 6.
Do *til. Inscript. pag. a5g.
Bellori Lucerne par.' III/
.
- ..

Talvolta la marca del figiile semplicissima. Pei' esempio:


NERI . Caii II . Qui ISTER1I . kul PACCI (.). Noi
per siamo di opinione che in somiglianti epigrafi si noti
pi facilmente o it posseditore della lucerna, o meglio il
t'ondo, ed il predio ove erano situata le officine plasti
che. Pi rare ci Sembrarono quelle lucerne th se
gnano il paese 6Ve travagliavansi (2). Finalmente se ci si
dimandasse per avventura quale Uso potessero aver mai
certe lucerne piccolissime non mai atte all'officio di far
lume, noi risponderemo con i dotti Ercolanesi, e con altri
eruditi, come sse non erano che passatempi de' fanciulli ,
a' quali come a' di nostri davansi tutti gli arnesi di casa
in picciola forma.
Perch poi la forma e 1' uso delle lucerne aveano
bisogno di qualche sostegno, 6 per essere posate, o
appiccate eziandio , noi nel riferirli seguiremo i dotti Er
colanesi. Sono questi sostegni pertanto da essi loro recati ,
e sempre di bronzo , ora a modo di semplice plinto ,. ora
di tripode , ora a foggia di animali come delfini , ora! di
2ampe di animali come di lioni , ora a modo di lampadarj anche di forme bizzarre come si osservano fra i bronzi
Ercolanesi , ed ora di semplici candelabri di cui ora ' siamo
per favellare.
4. CANDELABRI. L'uso, l'abusa, a la eleganza de'Candelabri furono estesissimi presso gli antichi^ e ci pu assai
ben dedursi dai molti che ne rimangono in bronzo fra i
cimelj Ercolanensi , ed in marmo anche di forme singola
rissime, e scolpiti in tanti anaglifi antichi (3); Erano celebratissimi quelli che si fabbricavano nell'Isola di Egina,
in Taranto per testimonianza di Plinio (4), ed il comico
Ferecrate presso Ateneo (5) celebra i candelabrj di lavoro
toscano. Conforme la definizione addotta da Varrone , pare
che i candelabri fossero destinati a sostenere le candele ,
ma veramente niun candelabro si conosce dei molti antichi
che abbiamo , in cui apparisca quel cuneo che dovea ser
vire ad infilare le candele, e che facendosi di varie sostanze
gli antichi popoli ricoprivano di cera e di pece. Ma l'uso dei
(i) Iscrz. Perug. II, 403 ec.
(2) Op. cit. pag. 464(3) Boistardo A. A. p., HI, tab. 8i. Mus. Veron. pag. 69. Gor.
Mus. Etrusc. iii. Tab. i7. Marmi Turinesi i, i57.
IH) XXXIV, 5.
(5) Lib. XV.

256
candelabri non fu solamente per posare sopra lucerne, ma per
fare ardere nelle loro patelle materie combustibili , e dai
bassirilievi, dalle pitture e dalle monete, ove cos arder si ve
dono i candelabri ci chiaramente deducesi : laonde que'candelabri di forma maggiore, particolarmente in marmo come
quei bellissimi del museo vaticano, anche conforme il sen
timento del dotto Marini, pare che fossero veri t; <iiaterj,
turiboli destinati ai soffimenti. Veggasi anche Visconti nel vo
lume V. del museo Pio dementino, e dalla collezione degli Ercolanesi potranno ben conoscersi fino dove giunsero la eleganza
delle forme, la materia del lavoro, la ricchezza degli or
namenti, principalmente nei candelabri marmorei; e perch
essi divennero un vaghissimo ornato nelle decorazioni ar
tistiche , se ne abbellirono perci i bassirilievi , ed in modo
speciale i fregj de'tempj , come di vedere accade nel
Panteon.
. IH. Noi tralasceremo di ricordare altri attrezzi ed
isti omenti sacri di minore importanza , e meno facili ad
essere osservati fra noi , e passeremo pi facilmente a di
scorrere in breve i domestici e civili.
Avvenne un tempo in cui gli Eruditi troppo facilmente
si condussero ad impiegare buona parte de' loro fervidi
studj nel ricercare oggetti di poco momento , ma utilissimi
sempre alla migliore interpretazione dei classici greci e
latini, non meno che delle antichit scritte e figurate. E
fu allora che ci diedero speciali trattati dei tali lusorj, degli anelli, delle armille, delle sedie, dei letti,
delle bolle, degli orecchini, e di altri attrezzi del mondo
muliebre, delle chiavi, dei coli vinarj, delle corone delle
scarpe, delle fibbie, delle maschere, delle strigi li , delle
tibie, ed altri stromenti musicali, dei tintinnabuli , delle
mense escarie, degli specchi, degli attrezzi agrarj, culinarj,
e veicularj , e di tante altre specie che di ricordarle tutte
non giova. Noi non vogliamo diminuire a quegli scrittori
dottissimi ( i) le giuste lodi che bene si meritarono
un giorno, che anzi sogliamo grandemente stimarli anche
noi, imperciocch quelle loro monografie che s spesso in
ogni tempo comparvero, recarono sempre mai grandissima
(3i^ Gli Autori che su di ci hanno scritte particolarmente sono:
Saliuasio , BV otflcIiio , Ficoroni , Causeo , Calcagnini , Kin hmanno ,
Longio, Gorleo, Bartolino, Chimentelli , Alstorfio, Molin , Venuti,
Pascalio, Madero, Lanzonio, Balduino, Sperlingo, Marescotti , Ma
nuzio, Mcursio, Laurenzi, Magi,

a57
luce alla storia degli antichi costumi , ai classici dell' anti
data , ai suoi Monumenti scritti e. figurati , imperciocch
in questi si trovano attrezzi ed isti omenti di ogni fagione.
Quanti mai non ne mostrano le pitture ercolanesi ? Quanti
le pitture de' vasi italici? Quanti finalmente la copiosissima
classe dei bassirilievi egizj , greci, itali e romani, la glit
tica , e la numismatica . in cui forse quella delle famiglie
romane la pi copiosa di attrezzi ed istromenti civili e
domestici ? 11 saperli ben ravvisare utilissima cosa ,
ma dacch Io studio dell'archeologia dilat le intermina
bili sue ricerche ad argomenti di maggiore interesse e pi
grandi, a fini pi nobili ed utili, Io studio di questi pic
cioli oggetti e questa micrologia, diremo cos, non oc
cup con tanto impegno le cure dei letterati, e degli
espositori delle antichita figurate. Di fatti , noi mostram
mo altre volte in queste lezioni , come dai giorni di
Winkelmann in poi, che ne' suoi studj si slanci sempre a
meditazioni grandi, e sublimi, un rottame di bronzo, una
vecchia chiave, un'attrezzo, un' istromento, di cui a prima
vista 1' uso presso gli antichi non si ignora , pi non oc
cupa tutto lo studio di un'erudito, che a' d nostri s dare
a questi oggetti quella importanza che meritano , e quel
posto che loro conviene.
. IV. Ma le antichit militari, le armature, gli istromenti , ed attrezzi della vecchia milizia , appena potrebbero
formare una parte meno importante di queste nostre ele
mentari ricerche, se questi oggetti non fossero spessamente
marcati in ogni classe di antichit figurate. Gli attrezzi mi
litari che in sostanza non sono poi che armature, ed armi,
sogliono comunemente considerarsi in tre aspetti ; imper
ciocch alcuni erano destinati a coprire e difendere il
corpo, altri ad offendere l'oste nemica, altri a compiere b
espugnazione delle citt, e de' luoghi forti. Polluce com
prende sotto la denominazione di o*\*. arma le due prime
specie di armature, e con la voce f>i>*u>T* machiuationes la terza.
E per dire della prima specie detta anche panoplia che
vale armatura di tutto punto essa rincontrasi nei belli
medaglioni di Siracusa ivi chiamata aqaa, premio del cer
tame, appunto perch quegli arnesi si davano in premio
a' vincitori atletici , e consistevano nell' elmo , nella co
razza, nello scudo, e negli schinieri, o gambaruole. Sa
rebbe pressoch intile cercare somiglianti arnesi bellici nei
Verm. Tom. 11.
32

a58
Monumenti egizj e di qualche popolo di: 11' Asia , mentre
per sono frequentissimi ne' Monumenti greci , itali , e ro
mani sempre di svariatissime forme. Noi troveremo per
esempie elmi semplicissimi, anche ornati, e varj di forma;
corazze di singolarissimo travaglio , come s spesso possono
ricercarsi nei busti , e nelle statue de' Cesari. Dicasi lo stesso
degli schinieri o gambiere , e delle calzature militari , ora
pi semplici ora pi ornate.
Le varie forme degli scudi diedero loro i nomi talvolta .
non meno che le nazioni che pi spesso fecero uso di quella
forma , notizie che se a taluno sembrassero inutili in mezzo
a questi nostri insegnamenti, noi risponderemo come questi ,
e simili esami giovano talvolta a meglio intendere i
classici , e con pi aggiustatezza i vecchj Monumenti a spie
gare. Diremo dunque come lo scudo ovale ma intagliato nel
mezzo fu dei Beozi , vedendosi spesso nelle loro medaglie ,
che essendo anche anepigrafi, quella circostanza pi suf
ficiente a giudicarle per desse. La voce uaicis presso i greci
fu la denominazione generica, come presso i Latini la voce
Clypeus , che si estese anche ai cosi detti scudi , e clipei
votivi , ma dalle forme acquistavano denominazioni diverse.
Cos soggiungeremo che lo scudo o clipeo rotondo fu degli
Argivi. Ma lo scudo rotondo fu anche dei romani che Io
ebbero poi similmente ovale e quadrato come dai loro Mo
numenti s'impara, e di un' ampia circonferenza sembra
che lo usassero i Macedoni. Nei bassirilievi delle urne etni
sche, ed anche nei Monumenti greci le Amazzoni e qual
che Eroe anche mitologico hanno uno scudo che somiglia
in parte alla luna crescente, e che si dice pelta.
Anche le armi della seconda specie, ed offensive erano
di svariatissima forma presso le varie nazioni similmente ;
imperciocch di una forma sogliamo osservarle negli Eroi
de greci, di altra ne'romani, e nelle mani de' militi bar
bari le spade, le lancio, i dardi, i giavellotti, gli archi ,
le ireccie, le scuri, le mazze, tutti arnesi, guerreschi, e s
spesso ne' Monumenti figurati. E pur necessario poi' che
queste foggie di armature e di armi , ben si distinguano e
conoscano dagli artisti principalmeute , non meno che dagli
espositori di antichit figurate , imperciocch una di queste
circostanze talvolta pu anche la quistione decidere a quale
nazione appartenga il Monumento preso ad esame.
Gli attrezzi equestri e veicularj , sui rapporti della antica
milizia, e specialmente dei greci, degli etruschi e romani

non si hanno da dimenticare in queste nostre ricerche ,


come quelle circostanze che servono talvolta ad illu
strare i classici stessi, e le antichit figurate. Mentre alla
guerra faccasi grande uso di carri , Omero non ci favella
mai che gli Eroi dell' Illiade combattessero sopra generosi
destrieri. Pure se gli antichi Artisti, tenner dietro alle tra
dizioni pi vecchie, quando rappresentarono Castore e
Polluce, Teseo, e le Amazzoni dai destrieri combattere j
rappresentanze assai spesso marcate nei Monumenti antichi,
giova credere che fino da' tempi reconditi si combattesse
{>ure dai destrieri. Comunque in essi non montavasi con
' agevolezza delle staffe, e quando non accadeva giovarsi
di que' mezzi, che ci additano i classici (i), e che erano
principalmente o di slanciarsi sul dorso , o di farcisi ripor
re, o di fare uso di situazioni sollevate da terra, ed anche
di assueffare il cavallo ad inginocchiarsi, ci che si vede
in una lucerna ercolanense (2), facevasi uso della stessa
lancia armata . diremo cos , di un rampone ove comoda
mente posare il piede come appunto farebbesi in una delle
nostre staffe. Un tale costume che fu forse pi frequente
fra i Persiani , viene dichiarato da Senofonte nel suo trat
tato di equitazione, luogo poi mirabilmente illustrato da
una gemma del museo . Stoschiano gi data da Winkelmann (3) , e veggasi ancora il bel trattato di Fabricio
sulla equitazione antica.
Anche i freni , i collarj e torqui de' cavalli, delle quali
cose rimangono pure avanzi ne' gabinetti degli Eruditi , eser
citarono la penna e F ingegno di uomini dottissimi di que
sti ultimi tempi , ricercandone nei Monumenti di ogni classe.
Filippo Invernizzi li ricerc con tanta diligenza e per modo
ne' Monumenti egizj , fenici, greci, etruschi, e romani,
spargendo cosi gran lume sulle cose equestri di que' po
poli (4). Bisogna dire peraltro che i freni degli antichi ca
valli ebbero una gran somiglianza con i nostri , come dagli
antichi Monumenti deducesi, e specialmente dai bassirilievi
degli archi trionfali di Roma , e delle colonne coeliti , e
nelle bellissime statue equestri di M. Aurelio , e Nonio
(0 Wgil. Aen. XII, 288. Polluce 1. Seg. ai3.
(2) Pag. u4.
(3) Monum. Ined. cap. 7 , IT. 1.
(4) De frenis eorumqur generibus apud veteres Diatriba. Rom. 178:).
Veggasi anche il Sig. Cattaneo nella sua Equriadr.

a6o
Balbo nel museo Ercolanese. Una diversit maggiore incon
trasi pure talvolta nelle loro bardature e nelle selle.
Ma gli oggetti veicularj degli antichi potrebbero giusta
mente occupare le nostre ricerche, e di essi rimangono
vestigia nelle antichit di tutti quei celebri popoli di cui
abbiamo esaminato la storia de' loro Monumenti. In copia
maggiore noi li troveremo per esempio nella Numismatica
greca e romana, nelle pitture de' vasi plastici, ove se ne
incontrano di svariatissime forme, e ne' bassi rili evi , e sono
pure di qualche singolarit quei carri , o bighe che ripetute
si osservano nelle altre volte ricordate figuline dipinte gi del
museo borgiano ora borbonico, e veggasi quel dotto espositore.
L' argomento vastissimo fu preso a trattare dallo Scheffero (i), e paragonando quelle sue dottrine e ricerche con
i Monumenti che abbiamo , potremmo gli studj nostri me
desimi di molta istruzione fornire.
Che se fra gli antichi bronzi ci si proporranno alla no
stra considerazione per esempio, alcuni apografi di aquila,
di minotauro , di cinghiale, di cavallo, qualche figura di
donna alata, e di vittoria, mani, fulmini, corone, trofei
militari , ed altri oggetti comunissimi fra i costumi di
Sualunque nazione , si giudichranno per noi senza timor
i errare porzioni di quelle antiche insegne militari che
precedevano le legioni romane, ignorandosi forse da quali
insegne erano preceduti gli eserciti di altri celebri popoli
dell'antichit. Le insegne romane furono poi sostituite ad
un semplice manipolo di fieno appiccato in un'asta, e dal
quale costume tolse il nome di manipolo una picciola por
zione di romano esercito. Non sembra facile rinvenire inse
gne militari de' Romani in tutta la loro integrit, ma come
fossero elleno ornate e composte, giova conoscerle primie
ramente dalle monete dilla gente Antonia, delle colonie
romane , non meno che dai bassi ri lievi , fra quali con mag
gior copia e chiarezza in quelli della colonna trajana; e
veggasi Montfaucon nelle sue antichit, e Lens ne' suoi co
stumi che ne hanno pure riferiti varj apografi. Ma gli or
nati , e le parti che componevano le insegne romane non
erano limitate per avventura agli oggetti gi ricordati, im
perciocch a' giorni dell? Impero vi collocavano i ritratti der
Cesari in quei piccoli clipei, e forse le immagini delle di
vinit pur qualche fiata. La cavalleria usava pi spesso il
(i)De Re Vehicular. veterum Thrs Antiq. Rom. Polen. supl. V. io45.

26 i
vessillo , il quale non era che un drappo appiccato ad una
lancia , come si osserva principalmente nelle monete della
colonia di Viminacio.
Ma gli stromenti ed attrezzi atti a compiere gli assedj
e le espugnazioni , appena possono conoscersi come ricor
dati e descritti dai classici dell' antichit , e forse dagli
espositori non intesi talvolta adequatamele. Vegezio fra
gli antichi ce ne diede un completo trattato (i), e
fra i pi recenti Lipsio (2) , e lo Stewcchio illustrando
con ampio consentano Vegezio. ne immagin delle figure,
appunto come fece Lipsio medesimo. Comunque, a noi sia
sufficiente dire conforme quelle descrizioni , che le princi{,ali di quella Metanemata. per usare la voce di Polluce,
urono le testudini, le torri portatili, l'ariete, la catapulta,
la balista, lo scorpione, ed alcune altre.
d) De Re milit lib. VI.
(a> Poliorceticon sive de Machinis tormenti! ec. lib. V. Veggasi
anche la dottissima operetta del sig. Cavaliere Luigi Marini: Illustrationes prodromae in scriptores graeros et latinos de Bellopai ia
Rom. i8ao.

ifSi
LEZIONE IX.

Delle Antichit Cristiane, e prima degli Edifuj,


I. Introduzione. II. Cenni sulla Storia letteraria di
questi sludj. III. Degli Edifizj degli antichi Cristiani, e
prima delle Catacombe. IV. De Tempj. V. Di altri ediJicj prossimi ai Tempj.

. I. Crediamo che meglio non possa incominciarsi


questo trattato elementare di Antichit cri stiane c che
con le parole che si leggono in un riputatissimo gior
nale d'Italia (t) , ove appunto si d conto di un archeolo
gico lavoro del nostro carissimo, e dottissimo amico sig. Cle
mente Cardinali. Certamente a noi si allegra l7 animo in
" uggendo che alcuno dia occasione di tornare agli studj
delle antichit sacre meno coltivati di quelli che ci sem bra dimandare il luogo che teniamo nel cristianesimo, e
ahbiamo fermato nell'animo di procacciare per ogni mezzo
che nelle nostre forze che cessi questa trascuranza ,
che non si vide cadere nell'animo di que' magnanimi ,
che ristorarono la sapienza Italiana dallo stato di sfaci mento, in che i secoli della barbarie l'avevano addotta :
e di quanti ci hanno preceduto nella gentile opera di
tener vive le romane lettere . Che se le arti del
disegno nell' et che noi discorreremo , non produs
sero per avventura tanti e s squisiti lavori , come
avvenne nei tempi che queste precedettero, ci non
pertanto diremo noi con il Reinesio (2) : Antiquitatis
christianae particula quaecunque quavis pagana est nobilior honorabiliorque. E perch quei Monumenti che noi
prenderemo brevemente ad esame, si avvicinano assai al
fortunatissimo tempo della nostra reparazione, ed al nasci
mento della pi augusta delle religioni, anzi dell'unica e
vera , quindi avviene che tanto pi debbono esserci cari
perch uniti strettamente alla origine ed agli avanzamenti
(1) EITemer. Rom. 1822 voI. VITI. Settembre pag. 35;;. Andres Ori
gini e progressi di ogni Lctter. Ili, par. Il, cap. IV, N. 289.
(2) Var. lect. pag. i5i.

26
di essa. Noi stessi nati e multiti fra le dolcezze di una
religione cosi augusta , non dobbiamo mica permettere che
ci si faccia giusto rimprovero di accendersi quasi strana
mente di amore verso le cose degli antichi pagani , dispre
giando quelle di una legge e di un culto, che mentre
in terra ci rendono beati, ci assicurano eziandio l'eterna
felicit. N giova il ripetersi da coloro i quali dalle
cristiane antichit fossero alienati del tutto , che i Mo
numenti del cristianesimo poco giovano all'arte e meno
alle lettere, imperciocch ci non sarebbe che un vano
favellare, e privo di ogni fondamento; n cr ha chi
il neghi che la storia medesima dell'arte in certe epoche
non pu rintracciarsi che ne' Monumenti cristiani, e special
mente dal secolo IV dell'era nostra fino al X almeno, al
qual tempo in una certa guisa si pu far giugnere la storia
dei Monumenti cristiani. La grand' opera del sig. di Agincourt sulla storia dell'arte tolta dal punto in cui la lasci
Winkclmann , ne la ampia fede, e questa c'insegna come
in certa et i sacri tempj , le sacre sculture di essi , e
le pitture sono gli unici codici artistici di que' giorni. Clic
se poi i Monumenti greci e romani servono ad illustrare
mirabilmente Omero, ed Euripide, Virgilio, ed Ovidio, i
Monumenti cristiani non altrimenti servono ad illustrar bene
spesso il gran libro della vecchia e nuova alleanza, non
meno che i pi antichi Padri della Chiesa , come princi
palmente i Tertulliani, i Cipriani, i Cirilli, i Grisostomi , i
Clementi Alessandrini, gli Arnobj , e principalmente fra poeti
i Prudenzj , i Sedulj , per noverare i pi eruditi , i quali
negli studj delle cose cristiane tengono il luogo che fra gli
scrittori pagani occupano alcuni di coloro che noi vo
lentieri stimiamo, e togliamo a' maestri nella esposizione
de' Monumenti gentileschi. Che se il pi grande dei pon
tefici romani che dominarono nel secolo scorso, Benedetto XIV
noi diciamo, con la sua penetrazione e dottrina, e con
quel zelo santissimo di cui s' infiamm nel pi grande mi
nistero che ci abbia nel mondo , non aresse intese
queste grandi verit, e l'utilit e la venerazione che si
debbe a' Monumenti cristiani, e non le avesse per avven
tura comprese , non si sarebbe lodevolmente risoluto ad
ordinare un ricchissimo museo cristiano nelle grandi aule
del Vaticano, che perci divennero anche assai pi riverite,
di ci che non lo furono prima per i simulacri di Apollo
e di Laocoonte. Veggasi la lettera di dedica allo stesso

264
pontefice , che il marchese Maffei premise al suo Museo
veronese, quando glielo indirizz, confortando quel pontefice
grande per se stesso , a divenire anche pi grande per una
istituzione tutta propria delle cure pontificie, e del capo,
e del vindice della religione cattolica , imperciocch non
una sola volta i Monumenti cristiani servirono pure ai controversisti Ortodossi , onde meglio sostenere la verit stessa
dei cattolici dogmi contro gli antichi e moderni oppositori ,
e gli irreligiosi filosofanti.
5. II. noi conforme il nostro istituto, vogliamo pure
per succinta maniera discorrere brevemente la storia di
questi studj medesimi delle cristiane antichit , in che ci
avea gi preceduto il dotto Napione (i). La storia di que
sti studj pertanto pu bene considerarsi in doppio aspetto,
imperciocch una parte riguarda la storia de'costumi de'
cristiani della primitiva chiesa, e del culto di essa,
ma soventemente illustrata e provata con i Monumenti che
abbiamo,, e l'altra riguarda questi Monumenti medesimi,
la loro classificazione , ed esposizione.
E per dire dei primi, il Fleury fu forse quegli che apri
una certa via ad introdursi in questi studj di Archeologia
cristiana con il suo brevissimo trattato dei costumi de'primi
cristiani, storia di poi che in forma pi ampia fu svolta ed
illustrata dal P. Mamacchi, provandola soventemente con i
Monumenti , nel suo trattato dello stesso titolo, ma che in
seguito ampli con le sue origini ed antichit cristiane. Ivi
egli imprese a svolgere tutta la storia della primitiva chie
sa , ma l'opera rimase senza il desiderato compimento.
L'impresa era di grandissimo pregio, n si potea com
piere che con lungo studio, e a lunga serie di anni.
Un opera non meno insigne e che le va a verso anche per
una certa uniformit di carttere , VAfrica cristiana del
dotto Morcelli non ha guari pubblicata. Non meno di luce
e di ornamento aggiunse a questa classe di studj, e di sa
pienti ricerche, quel Paciaudi dottissimo, con i suoi ampli
trattati sul Culto del Santo Precursore, e sui bagni de'
primi cristiani , opera principalmente intrapresa a respingere
coraggiosamente le ingiurie che presso que' primi nostri fra
telli santissimi vomitarono ed il Moskemio ed altri incre
duli filosofanti. Ma forse le antichit cristiane di questa
prima classe , che la storia di quei primitivi costumi prin(\) Ape An. III, N. III, 29. 39 Ottobre i8o5, pag. 97.

a63
cipalmente riguardano, non si erano in miglior guisa disposte
di ci che poi si fece da Giulio Lorenzo Selvaggio, con opera
elementare, e destinata espressamente ad istruire la giovent.
Pi ampia la serie di quegli scrittori , che i Monu
menti cristiani illustrarono, ed il novero di essi pu inco
minciarsi dal secolo XVI in cui gli archeologi si rivolsero
a ricercare Roma cristiana, sebbene nel seguente a migliori
e pi ampie cure eglino i loro studj diiessero. E perch i
tesori di Roma cristiana , dove la religione cattoli
ca incominci dai suoi l'elici incunabili a dilatare le sue
vittoriose e sempre contrastate conquiste, si nascondevano
sotto terra, ed in luoghi pressoch inaccessibili, onde quei
primi campioni di Cristo toglierli cos alla indignazione dei
tiranni, ivi convenne a que primi scrittori cercarli. Laonde
da prima il Torringio, e Niccol Alamanni, e nel secolo
scorso il Dionisio , si fecero a ricercare quelle grotte e quei
sacrosanti ricettacoli sopra de' quali eransi mnalzate le grandi
moli dell'augustissimo tempio vaticano. E queste opere di
discretissima mole , aprirono poi la via a novelli scrittori ,
al Bosio cio, Severano, ed all' Arringhio , onde compilare
le grandi opere sulla Roma sotterranea , e cui aggiunse
un prezioso appendice il Boldetti con la sua bellissima
storia dei cimiterj romani. In queste opere preziosis
sime , in questa storia santissima dei primordj del cristia
nesimo, si rincontra una fonte inesausta di tesori nascosti,
che sarebbero pure al disopra di tante quistioni polemiche,
e di tanti libri, onde confondere i perversi nemici del cri
stianesimo , e gli irreligiosi filosofi. In queste opere pertanto
noi passo passo incontriamo i nascosti e meschini abituri
di quei campioni di Cristo , che ci assicurano della loro
Eovert, della loro sofferenza, della loto unione e scamievole carit con cui in que' santissimi luoghi si riunivano
come una sola famiglia. Le loro edicole, le loro pitture, e
sculture , ed altri Oggetti ci manifestano fin dove giugnevano la piet, e santit loro. Le molte Iscrizioni ed altri
preziosissimi Monumenti funebri , ci provano quanta pre
mura raccoglievasi nel cuore e nell'animo loto onde ono
rare la memoria dei cari fratelli gi trapassati. Quei luoghi
in sostanza ci fornirono tutti que' molti, e singolarissimi
Monumenti cristiani di cui parleremo paratamente a suo
luogo , e da quali la storia ecclesiastica , non meno che le
teologiche scienze ebbero al certo il pi soave e copioso
Budrmento.
Yerm Tom. IL
3&

N qui ti arresta per avventura il novero di quegli scrit


tori prestantissimi , che le cristiane antichit presero a cer
care ed a svolgere. Imperciocche il Ciampini tolse ad esame
i sacri edificj de' cristiani (i) gli osi, e le varie parti di
essi, i sacri mosaici, non meno che altri oggetti di culto
cristiano. Il Senatore Buonarroti, il quale anche per gli
studj di cose cristiane grandemente risplende fra gli altri
scrittori di antichit, con molta dottrina prese a trat
tare di alcuni frammenti di vetri cristiani dipinti e tro
vati ne'cimiterj . ove diremo di lui con un autore vivente
mostr quanto ampiamente si estendesse il suo sapere ,
quanto fosse sicura la sua critica , illuminato il suo di scernimento e perspicace l'ingegno . E di fatti quel
l'opera sua non di gran mole comprende squisitissime cose
da illustrare ampiamente la storia degli incunabili del
cristianesimo. Perch poi ai cristiani medesimi rimproveravasi talvolta di fare uso di cose e di oggetti gi serviti
al culto pagano, a confondere la stoltezza, o per meglio
dire la malignit di costoro, sorse in campo con molto
impegno e vigore Giovanni Marangoni a difenderne l' uso
con opera a parte piena di dottrina, e di erudizione, ed
a togliere a' cristiani , principalmente della prima chiesa ,
una colpa , che dalia falsa e perversa filosofia sempre sov
vertitrice di massime rette e di innocenti costumi , loro
appropriavasi. Noi non porteremo pi a lungo questo no*
vero nel quale fra gli altri avrebbero luogo distinto i due
porporati Garampi, e Borgia, imperciocch altre opere di
cristiane antichit ci giover ricordare in seguito, dividendo
queste ricerche per serie c per capi , conforme il nostro
istituto Ma in fine di questo brevissimo escurso letterario ,
noi non possiamo trattenerci dal manifestare le nostre grandi
meraviglie, considerando come nelle scuole, e licei di pub
blica istruzione, ne' collegi, e ne' seminarj , e peggio ne'
chiostri dei corpi religiosi, fra tante dispute teologiche (2) ,
tante argomentazioni inutili affatto, e nell'assiduo studio di
(1) I Tempj cristi ini di Roma dal scroIo IV al X si sono presi
recentemente in esame dai sigg. Gutenson, e K.napp Architetti, che.
alle loro Tavole gi incominciate a pubblicarsi promettono un testo
esplicativo. L'opera sar di somma utilit all'Arte architettonica di
que' tempi non meno che alla rrudizione , ed alla disciplina cecie-'
astica nel costruire le antiche Chiese.
(1) Veggasi il P. Gener nella sua Teologia dogmatica e scolastica
corredata di Monumenti antichi.

tante dottrine avventurate con troppi sistemi nella ricerca


di una religione, i di cui rapporti sono per se stessi chia
rissimi, e senza dubbiezza, perch stabiliti dall'unico mae
stro di verit , occupazioni , che tutte le volte non otten
gono il grande ed unico scopo , cui queste indagini do
vrebbero indirizzarsi, e che appunto rassodare gli animi
nostri .nella verit di una religione augustissima, e di con
fondere gli increduli, ed i nemici di essa, ci meravigliamo
dicemmo, come in mezzo a questi studj, non si tolga mai
ad esame un Monumento delle venerande cristiane antichit,
come se a confermarci nella verit queste non fossero mi
gliori talvolta delle peripatetiche sottigliezze: e come se
non fosse disonore gravissimo che negli studj cristiani si
ignorino i Monumenti della cristiana antichit. Sia pur vero,
e noi non vogliamo contrastarlo , che alle scienze divine ,
e che la nostra religione riguardano , si abbiano pure da
riunire talvolta e le metafisiche meditazioni , e perfino
l'istoria naturale, come si praticato anche negli ultimi
periodi de' nostri tempi, e se per le metafisiche fa
colt non si potessero altre prove recare , che le opere
immortali del pi grande metafisico cristiano, cio di Gerdil , ci sarebbe pi che sufficiente ; ma se di queste dot
trine di meditazione altissima poste a sussidio talvolta della
scienza divina di Cristo, che in sostanza non che chia
rezza , che dolcezza , che amenit , che imperio di leggi
soavissime, e grate, si fosse fatto pi economico uso per
altri , la religione cattolica non avrebbe dovuto forse affron
tare nemici gagliardissimi , i quali fra il trionfo de' veri
dotti, ed il pericolo degli indotti cercarono, ma inutilmen
te , di recarle onta e dispregio. Noi pensiamo frattanto ,
come in qualche opportunit, una Iscrizione cristiana, nna
pittura , le parti di antico tempio , o qualche altro oggetto
ili antichi cristiani cimelj , vaglia assai pi a risolvere una
qualche quistione di disciplina e di culto che possa nella
chiesa insorgere anche a' di nostri , che un trattato, una
esercitazione polemicocritica , ed uno scritto di qualche
estensione. Che se la istituzione che ci siamo proposti lo
permettesse, o a meglio dire non ce lo vietassero l'oscurit
" ilei nostro nome, ed il non doverci intromettere in ci che
appena sarebbe permesso allo stato di uomo secolare , po
tremmo bene, e chiaramente mostrarlo con i Monumenti
alla mano.
. III. Bisogna pur dire che gli edificj all'uso de' primi

268
cristiani, erano tutti raccolti in quelle grotte, e nelle cos
dette catacombe c cimiterj. Deducesi la prima voce da cateti,
e cymbos , luogo profondo e concavo, l'altra da coimao
dormire, e l'una e l'altra di queste appellazioni valevano
sepolture de'morti, o a dir meglio luogo destinato alla se
poltura de'cristiani cui la fede insegna essere la morte un
sonno dal quale si desteranno nel di finale. Avveniva per
tanto che i cristiani volendo ci esprimere nelle loro
iscrizioni mortuali, dicevano a modo di esempio, DORM1T IN PACE. Ivi pertanto eglino raccoglievansi princi
palmente ad orare, a prendere sollecita cura dei loro fra
telli defunti, a custodirvi le reliquie de' martiri, a celebrare
quelle agapi , ossia quei sacri conviti che gli antichi cristiani
soleano fare in contrasegno di scambievole carit e di amo
re , ma che degenerati poscia in abuso fino da' primi secoli
del cristianesimo, alcuni concilj furono costretti a vietarli.
Ivi finalmente rimanevansi rifugiati e nascosti onde evitare
in tempo di fiera persecuzione l'ira dei tiranni.
La forma delle catacombe singolare , specialmente di
alcune di Roma, e delle sue vicinanze ove se ne hanno
discoperte ben molte , fra' quali si noverano come le pi
celebri , quelle di s. Agnese , di s. Callisto , di Ciriaca ,
di Pretestato, e di Priscilla, per tacere di moltissime altre,
e per le quali pu vedersi il lodato Boldetti , che molte ne
nover anche fuori di Roma. In sostanza le catacom
be , sono asilo e rifugio degli antichi cristiani , ed il de
posito delle reliquie di migliaja di martiri , vie incavate
sotto il terreno senza ordine , e cos complicate fra loro ,
che all'aspetto sembra difficile introdursi per esse, e pi
difficile la sortita trovarne e fra queste vie si trovano
tratto tratto camere, abitazioni, cubiculi anche destinati
all'uso di sacre edicule. Veggasere le piante che ce ne
hanno dato il Bosio , ed il Boldetti nelle opere loro. Queste
ambagi interminabili, diremo noi, somministrarono sempre
mai agli eruditi ed all'Istoria dell'arte figurativa dalla
decadenza fino al risorgimento di esse e per lo spazio
fioco meno che di dieci secoli , iscrizioni , pitture , sculture ,
avori di plastica e delle quali cose terremo altrove par
atamente ragione , dopo che intorno ad esse si lunga
mente si adoper il dotto francese Agincourt nella sua
Storia dell'arte.
g. I V. Di assai poco giovamento diverebbe per la storia
de' Monumenti cristiani cercare in quali altri luoghi, i primi

fedeli convenivano per celebrare gli officj della propria re


ligione , imperciocch eglino congregavansi a tale uopo in
ogni luogo che pi opportuno stimavano ; ma che anche ne'
giorni apostolici avessero eglino un luogo destinato a modo di
chiesa onde insieme convenire ad orare pu rendersi
certo da' varj passaggi degli atti apostolici ; e biso
gna ben dire che gli antichi cristiani non ebber chiese
e templi disposti nelle loro parti , dando ad esse que'nomi
che loro pi conveniente sembrava, se non che quando fu
data la pace a' medesimi , e quando furono sicuri di distri
buire i loro tempj , ed i pi magnifici specialmente in quella
simetria e disposizione che gli usi toro richiedevano.
Sembra intanto che ne' primi secoli del cristianesimo noa
fosse sempre costante la forma de' tempj , imperciocch
di chiese di una forma alquanto lunga si fa menzione nelle
costituzioni apostoliche (i), e perch una tal forma somi
glia presso a poco ad una nave, fu detto Dromica, come
se in essa si potesse ire a diporto passeggiando , e su di
quella voce veggansi le ricerche dell'Allaccio (2), e del
Suicero. Anche gli storici (3) ci ricordano tempj cristiani
rotondi, ottangoni, in forma di croce, quadrati (4), e nelle
forme medesime in cui si fabbri ano da noi. Situavansi poi
comunemente in modo che i' ingresso fosse dalla parte di
occidente, e che l'oriente guardasse l'altare della adora
zione (5), sebbene Socrate 16), e Paolino (7) recano degli
esempli in contrario , e veggansi su di ci le stesse costi
tuzioni apostoliche (8).
Ma volendo ricercare le parti principali che formavano i
tempj di forma c di uso pi regolare presso i vecchj cri
stiani, incominciando forse dal quarto secolo dell'era nosira , furono esse.
i. Nartece esteriore, 0 sia il primo vestibolo. Quella
voce vale ferula , appunto perch quel primo ingresso so
migliavate per la sua lunghezza ed angustia, e si disse
anche con altri termini (9).
(i) Lib. II. cap. 57.
(a) De TempI. Graec.
(3) Walafrid. Strab. do Reb. ecles. cap. IV, Enseb. lib. HI. cap.
5o. Nazianz. carm. IX. Evagjr. lib. I. cap. i4.
f4) Op. cit.
(5) . Bona Liturg. lib. i, cap. 20.
(6) Lib. V cap. aa.
(7) Epist XII.
(8) Lib. II, cap. 57.
(9 Euseb. Htstor. X, 4 , V, &

270
Il primo Nartece esteriore introduceva ad un atrio, ad
un peristilio, in mezzo a cui cravi un fonte dal quale tglicvansi le obluzioui dai fedeli prima di entrare nel tem
pio , e che s. Paolino notano , ed altri scrittori chiamano ora
Cantaro, ora Ninfeo, ora Fiala, ed in altre guise; e da
questo uso della primitiva chiesa, deriv l'altro di asper
gersi con l'acqua benedetta nell'atto di entrare nel tempio;
e sembra qui luogo di ricordare, come gli antichi cristiani
ebbero anche dei bagni loro proprj , ed erano prossimi a'
tempj , o ne' monasteri , e dagli scrittori sacri se ne ricor
dano varj ; ma questo argomento nobilissimo di cristiana
archeologia si tratt per la prima fiata con opera a parte
di squisitissima erudizione dal dotto Paciaudi (i), e ven
gasi particolarmente il capo X ove scrive appunto delle
Fonti, e delle Fiale situate ne' propilei de' tempj all'uso
delle sacre abluzioni. In questj primo Nartece esteriore, ed
in questo atrio nelle grandi chiese fermavansi i penitenti
di prima classe cui non era lecito porre il piede nel temfiio , ma da quel luogo chiedevano ai cristiani del tempio
e preghiere per la piena loro conversione. Dall'atrio o pe
ristilio passavasi al secondo Nartece, che appunto nelle
grandi Basiliche de' cristiani divideva l'atrio dal tempio.
Gli usi di esso erano ben varj, imperciocch ivi celebravansi le preghiere , le supplieaiioni , ed i cristiani vi si
trattenevano nelle notturne vigilie e vi celebravano i fu
nerali. Ivi si fermavano i catecumeni , cio quelli che chie
devano il battesimo, , e che da quel sito ascoltavano le
istruzioni opportune , ed i penitenti che si dicevano gli
ascoltanti , perch anch'essi potessero partecipare del frutto
della santa preghiera, e potessero ascoltare le sacre preci,
le orazioni e le sacre canzoni.
2. Questo secondo Nartece introduceva poi nel tempio
detto la Nave appunto perch la lunga ed ampia sua forma
ad una nave somiglia. Ivi le donne erano separate dagli
uomini. Ma la nave delle antiche chiese serbavasi princi
palmente ai cosi detti sustrati o sieno i penitenti della
terza classe , e cos detti perch dovevano prostrarsi al pas
saggio der vescovo , e riceverne la benedizione con la im
posizione delle mani, ed al quarto ordine de' penitenti detti
consistenti, perch era loro permesso di trattenersi pi a
lungo a sentire le orazioni , anche dopo che ne erano stati
(i) De Sacrs ckristianor. Baln. Rom. ij58, 4-

licenziati i penitenti , ed i ' catecumeni. La nave poi conte


neva V ambone nel mezzo, ed era una tribuna, un pulpi
to, che in progresso di tempo fu collocato in altro luogo,
da dove compievausi alcune parti del divino officio , e facevansi le prediche al popolo. Sono varie le etimologie che
si adducono di questa voce, ma che a noi non giova cer
care, e l'ambone medesimo ebbe anche altri nomi oltre
quello di pulpito. Veggansi per tutti il Mac ri nel suo lerolexico , ed altri.
3. Seguiva il coro alla nave, ma separato da questa, e
che i Greci dicevano Sema, ed era il luogo destinato ai'
Ministri dell'aliare, come il coro nelle chiese de' nostri
tempj , in alcune delle quali serbasi l'antico costume del
coro o Sema collocato dinanzi l'altare, piuttosto che po
steriormente ad esso.
4. L'altare nelle antiche chiese era poi costruito ih una
altra porzione di tempio posteriore al coro, e da que
sto diviso, e che chiamavasi Bema, ed era propria
mente il Santuario. Ivi celebravasi il Divino Sacrificio , e
perch non era lecito che a' chierici e ministri entrarvi,
chiamasi ancora inacesso e sacro presso gli scrittori eccle
siastici, non meno che ne' conci!). Questo luogo inoltre
chiamasi con altri nomi e che diligentemente raccolse il
Selvaggio (i), e Bema pare che si dicesse da i^ii>
ascendere imperocch era supcriore alle altre parti del tem
pio , ed ascendevansi per gradinate volendovisi inoltrare.
GPovi poi aggiugnere picciole cose sugli altari nelle chie
se, 0 basiliche de' primi cristiani, die gli scrittori del terzo,
e quarto secolo dell'era nostra chiamarono ora mensa, ora
thusiasterion , che quanto dire luogo del sacrificio ; e si
sa eziandio e per le testimonianze de' Padri , e dc'Goncilj
come ne' primi tempi , e fino almeno ne' primi lustri del se
colo VI furono dessi ora lignei, e pi spesso lapidei, fin
ch poi il concilio Epaonense decret che gli altari nelle
chiese, non si facessero che lapidei. E mentre fu anche
varia la materia degli antichi altari , cos ne fu varia ezian
dio la forma , poich da prima furono a somiglianza di
semplice mensa sostenuta da una colonna posta nel mezzo ,
e quindi passarono ad imitare le forme degli antichi sepol
cri , ed appunto in memoria dei sepolcri de' martiri, sopra
de' quali ne' primi tempi della chiesa celebravasi il Divino
(1) Autiq. Chritt. II, 14, i5.

27 a
Sacrificio, ed intorno ad essi le pi solenni preghiere ed
i divini officj.
Che se si ricercasse per avventura quanti altari ebbero le
prime chiese degli antichi cristiani, noi diremo sulle auto
rit di s. Ignazio martire, di Eusebio (i) , e di altri, che
ne' primi sci secoli almeno i cristiani non ebbero che un'
altare nelle loro chiese , e ci dicasi tanto della chiesa la
tina che greca, ma bisogna aggiugnere pure, come la chiesa
latina fino dal quarto secolo, ed a'giorni di s. Gregorio
Magno , l' uso di pi altari in una chiesa adott. Ci quel
poco che pu raccogliersi sul numero degli altari nelle an
tiche , e primitive chiese, ricerca storica peraltro, la
quale bisogna dire tuttavia essere ricoperta da qualche
oscurit.
. V. N vuole omettersi di ricordare, come prossima
mente ai tempj erano Pure altri edificj. primieramente
vuole dirsi del battisterio, che un giorno fu separato dalla
chiesa o basilica , come lo tuttora in alcune citt del
l'Italia, e sembra che prima del secolo VI il battisterio o
luogo ove amministravasi il battesimo a' catecumeni fosse
sempre fuori della chiesa e separato da essa. Perch poi i
catecumeni stessi che si presentavano a ricevere il battesi
mo , che allora per immersione amministravasi , erano sempre
in copiosissimo numero ; le fabbriche de7 battisteri erano am
pie e magnifiche. Non ve n'era che uno nella citt', costume
che si serba tuttora in Pisa, Firenze, ed in altri luoghi
d'Italia, ma quindi si moltiplicarono cominciando dal se
colo VI , e principalmente dopo che alcuni concilj permi
sero che anche nelle parrocchie , specialmente rurali , si
somministrasse il battesimo ; ed allora si fu che i fonti , e
le piscine come le chiamavano i latini , s' introdussero nel
l'interno de'tempj. Il Secretarlo, o sia il Diaconico Magno ,
era pure un' altro edificio il di cui uso fu quello delle no
stre sacrestie.
Nei concilj, ed altrove, fra gli edificj annessi alle chie
se e basiliche cristiane, noi troviamo il Gazzqfilaccio ,
ed i Pastoforu. Era il primo un luogo destinato a serbare
le molte offerte dei cristiani per uso della chiesa, per il
mantenimento del vescovo e de' sacri ministri, e pel ser
vigio e l'ornato della chiesa medesima; erano i secondi le
abitazioni di alcuni ordini di persone destinate allo stesso
(i) Histor. lib. X, cap. 4.

'

*75
servigio della chiesa e prossimamente ad essa non manca
rono pure talvolta degli ospizj per ricevere e trattenere i
poveri , ed i pellegrini , come si apprende da qualche con
cilio. Perch poi i due Sinodi costantinopolitani avcano ordi
nato che alle chiese fossero unite delle scuole onde istruirvi
i chierici, si ha pure notizia che vi furono queste medesi
me , e sono gi celebri e note le scuole della chies3 co
stantinopolitana , ove fu istruito Giuliano l' Apostata , e
quelle della chiesa alessandrina da cui sortirono uomini dot
tissimi , fra quali basti noverare Clemente detto l' ales
sandrino, Origine e Panteno. N potea esser di manco,
che a queste scuole andassero riunite delle biblioteche per
uso delle scuole medesime , ove principalmente insegnava
a' chierici la gramatica, la rettorica , ed altre scienze mag
giori ; e gi per la istoria sono celebri le biblioteche delle
chiese gerosolimitana, cesarense, ipponense , romana, e co
stantinopolitana , per tacere di altre. N da credere che
un somigliante istituto di fondare biblioteche ecclesiastiche
jnelle chiese e principalmente nelle cattedrali cessasse s
presto , ed avanti dei secoli XIII e XIV e XV ed i rodici
preziosissimi che serbano tuttora le cattedrali di Verona, d
Lucca, di Padova, di Brescia e di Perugia, per tacere di altre
celebri chiese primarie d' Italia , sono certamente residui
delle biblioteche capitolari che si istituirono a beneficio de'
chierici e de' sacerdoti, che non ignoravano il contenuto di
3ue' preziosissimi libri , e non dimenticavano l' uso familiare
i essi ; imperciocch in que' tempi formavano gli ecclesia
stici la parte pi dotta dei cristianesimo e della societ.

Verm. Tom. II

34

LEZIONE X.

Della Pittura presso gli antichi cristiani.


I. Introduzione. II. Pitture Cimiteriali nelle pareti.
III. Vetri Cimiteriali dipinti. IV. Musaici.
. I. 'Se Tertulliano ed altri Padri della chiesa scrivo
no, che i primi cristiani si astenevano talvolta di esercitarsi
nell' arte del disegno , potendosi cos pi facilmente tratte
nere dall'errore e dall' idolatria , non per questo che
eglino non si esercitassero anche nella pittura , e non ce
ne lasciassero Monumenti celebratissimi ; che anzi in certi
tempi di barbarie , la storia pittorica sembra che sia uni
camente serbata nei Monumenti cristiani , ed in modo spe
ciale fino alla pittura risorta in Italia. Ed in ordine alla
pittura de' cristiani e suoi oggetti, se ne dovrebbe inco
minciare per avventura la storia dai tempi apostolici , quante
volte fosse vero che s. Luca Evangelista si esercitasse in
quest'arte nobilissima, e che di lui pitture rimanessero an
cora. Ma questo errore troppo volgare , che presso taluni
forse persiste ancora , fu impugnato vittoriosamente dal
Manni (i), e quindi dal Piacenza (2), n ora ha seguaci
fuori che negli idioti , perch proprio di essi ,.chiuder
l'orecchia alla buona critica, quasi fosse la filosofa pi
scempiata dei novatori. Basti dire per ora che il s. Evan
gelista fu confuso con un Luca fiorentino pittore tri
viale del secolo XII, ma che per le sue virt fu detto
santo (3). Del rimanente le pitture de' primi secoli del cri
stianesimo , e di que' tempi che corsero prima che la chiesa
avesse pace stabile e ferma , cessate che furono le persecu
zioni , si hanno da cercare ne' cimiterj (4). Quei cubiculi
pertanto, i quali nelle catacombe vanno soventemente alter
nando quelle complicatissime vie , e quelle ambagi intermi() Dell'errore che persiste di attribuire le pitture al S. Evange
lista. Firenze i764.
(2) Baldin ucci. Notizie de' professori del disegno ec. con aggiunte
di Giuseppe Piacenza.
(3) Lam. Delie. Eruditor voI. XV.
(4) Lara, de Erudii. Apostoler. 3i5.

nabili, sono di pitture ornati spesse volte. I lodati Bosio ,


ed Arringhi, ce ne hanno somministrato copiosissimi apo
grafi, e sull'esame di essi egli di mestieri fondare le
poche nostre osservazioni.
8. II. I soggetti di quelle pitture pertanto sono tratti so
ventemente dal vecchio e nuovo testamento, cominciando
dalla storia de' nostri primi Padri (i), e sono quelle storie
accompagnate talvolta da ornati, rabeschi, e rappresentanze
simboliche alla religione cristiana allusive, di molta va- .
ghezza e di buona maniera. N quelle storie medesime, ed
in modo speciale del vecchio testamento sono ivi poste senza
che vi intervenisse un motivo grande ed imponentissimo ;
imperciocch nelle immagini di Adamo ed Eva , di Caino ,
ed Abele, nell'Arca di No, nelle storie di Abramo e di
Isacco, di Giuseppe, di Mos, di Faraone, di Sansone, di
David , di Elia , di Giobbe e Tobia , dei Fanciulli di Ba
bilonia, di Daniele, d Giona e di Ezechiele, le pi spesse
ripetute in que' Monumenti , quei cristiani semplici nella
loro sapienza in cui la pi profonda teologia serbavasi, vi
riconoscevano continuamente l'umane disavventure per il
primo peccato , la dottrina del Redentore , il suo sacrificio
sulla croce, la sua virt, il dispregio in cui doveano te
nere le presecuzioni de' gentili, la potenza di Cristo nel
dischiudere le porte dell' inferno , quando rese la libert ai
mortali , la gloria del cielo , la fortezza ne5 travagli , la co
stanza nelle avversit , la pace futura , la certa resurrezione
de' morti , per tacere di altre Istorie bibliche e rappresen
tanze simboliche , nella medita/ione delle quali , eglino si
confermavano maggiormente nella verit della nuova religio
ne , in cui tutte quelle istorie vedevano adempite , e quelle
promesse compiute. N ci ha per avventura una classe
di Monumenti cristiani da cui meglio possa apprendersi
ogni maniera di costume di que' primi campioni della chiesa
nascente Imperciocch ivi non meno che ne' musaici e nelle
sculture meglio conosceremo le loro vestimenta , ove note
remo alcune forme particolari di tiare , di mitre , di bra
che . di sandali , 1' uso antichissimo di ornare del nimbo ,
o diadema il Salvatore , ed i santi , ed il modo di orare
innalzando ambo le mani al cielo. Di questo atteggiamento
favellano anche i Padri , e gli Autori della Roma sotter
ranea. Aggiugne in oltre Tertulliano come ne' primi tempi
(i) Bus. pag. 38g.

del cristianesimo tutti i fedeli oravano in qnesta foggia ;


pi singolare i poi di vedere come forse le nobili , e deli
cate matrone romane si faceano cosi sostenere le braccia
dei proprj serventi , come si osserva in una pittura presso
l'Arringhio (i). S ci solo si apprende da questi Monu
menti preziosissimi , ma il modo di seppellire i defunti , ed
i martiri in guisa speciale (2), gli edificj (3), i conviti (4),
e le agapi.
N poi da credere come alcune parti di quelle rappre
sentanze, che altri potrebbe stimare quali semplici ornamenti ,
capricciosi accessorj, non avessero il loro significato nelle
pitture cimiteriali. Imperciocch per brevemente discorrerle
noi diremo a modo di esempio, sulla autorit degli scrit
tori della storia del cristianesimo, come ne'cristiani Monu
menti dell'arte figurativa alcuni animali furono simboli di
virt sublimissime di cui i primi cristiani erano sempre se
guaci. Cos l'agnello fu il simbolo della mansuetudine. I
simboli della timidit che non doveano avere nelle perse
cuzioni, della celerit di fuggire i pericoli, del desideri
della patria eterna , della velocit nel seguire il vange
lo, della fortezza, e della vigillanza nei pericoli, del
fuggire la superbia e l'astuzia, della semplicit della re
surrezione , erano nel cervio , nel cavallo , nel leone , nel
gallo, nella lepre, nelle volpi, nei colombi, e nella feni
ce, animali tutti che s' incontrano nei Monumenti dei primi
cristiani molte volte. Ma il simbolo pi solenne , pi ripe
tuto , e pi rispettato fu veramente quello del pesce , im
perciocch nella voce greca i^Su? vi si racchiudeva il sacro
santo nome del Salvatore: Jesous Xristos Theou yos Soter:
Ges Cristo figliuolo di Dio Salvatore. Veggansi per tutti
il Buonarroti (5), e gli autori della Roma sotterranea, n
ci sembra ben fatto favellare pi a lungo di una erudizione
assai comune. Finalmente non vogliamo dimenticare , come
una nuova spiegazione dottissima di questi simboli , fu data
non ha guari dal Monsignor Munter vescovo di Selandia ,
vero onore della letteratura danese, che si distingue fra i
pi celebri filologi dell'Europa, in un suo opuscolo : Symoola Veteris Ecclesiae artis operibus expressa.
(0
(2
f3)
(4;
(5;

II, pag. 17.


Boi pag. 29.
Bos. pag. 87.
Bos. 39i , 395, 447.
Vetvi cimiteriali pag. 16, 17 Mamaceli Antiq. c&riitiafi. t. 54.

<

Ma i simboli , e le allegorie cristiane non si limitarono


poi ai soli animali, ma si estesero agli alberi eziandio, im
perciocch seguendo i dotti espositori delle cristiane anti
chit, noi soggi ugneremo come la morte, la vittoria, la
fortezza, la pace, il candor de' costumi, la misericordia , la
riunione della chiesa, venivano simboleggiate eziandio nel
pino, nel cipresso, nella palma, nell'olivo, e nella vite.
.N qui termina, direm noi, la simbolica ed allegorica
scienza di que' primi cristiani, i quali doveano tutto celare
sotto alcuni segni misteriosi , ed arcani perch i proprj ne
mici iscoprendoli non vietassero loro l'esercizio della re
ligione novella , cosi aggiugneremo , che la prima e l'ultima
lettera dell'alfabeto greco mostravano il principio e fine di
tutte le cose che Cristo come disse di s stesso presso
s. Giovanni (i), l'ancora fu il simbolo della speranza, e
come tale ne parlarono e s. Paolo (2) e Clemente Ales
sandrino (3) , la botte della concordia (4) , e le case
etano pure il simbolo dei sepolcri e della beata abitazione
eterna, oggetti anch'essi marcati nei Monnmenti cristiani
delle arti figurative.
Ma se i primi cristiani abborrivano ogni favola , ed ogni
superstizione gentilesca , potrabbesi pure meravigliare taluno
. nel vedere che i Monumenti cristiani improntano talvolta
la figura di Orfeo che suona la lira in atto di ammansire
la ferocia delle inospiti belve. Veggansene gli esempj presso
1' Aringhio (5) il Boldetti i6) ed altri espositori delle
cristiane antichit (7), che in quella pagana rappresentanza
vi hanno poi riconosciuto l'immagine di Cristo il quale,
come Orfeo che con la sua lira ammansi le fiere, con la
sua dottrina tolse la fierezza, e la barbarie del gentilesimo,
e simbolo molto opportuno a dimostrare quella sapientis
sima verit.
. III. Ma la pittura de'vecchj cristiani ci ha fornita
una classe di preziossimi oggetti, se non per la storia del
l'arte, che pur'anche ad essa possono giovare talvolta, almeno
per quella storia del cristianesimo e de'suoi primi costumi.
(1) Apocaly , I, 8.
(j) Ad Hobr. VI, 18.
(5) Paedagog. lib. Ili, cap. 12.
(4) Mamac. Antiq Christ. Ili, 102.
<C5) Voi. I , 343 , 563, 577.
(6) Pag. 27.
{']) Marangoni. Delle <.oe gentilesche ce. pag. 4>

7.78
Sono dessi i rosi detti Vetri cimiteriali. Il Bosio fu
forse il primo a tenerne conto nella sua Roma sotterranea (i),
e quindi non furono dimenticati giammai dagli scrittori
della cristiana antichit. Ma il dotto senator Buonarroti si
propose a faine un'opera a parte, e veramente la compil
piena di erudizione squisita , e di profonde ricerche (?) .
e sono quei (rammenti per Ja maggior parte cristiani. K
da fare molte ricerche su le loro rappresentanze, impercioc
ch sono ad un dipresso somiglianti a quelle gi dichiarate
ne' Monumenti delle cimiteriali pitture. Ma non da dir
poi quale e quanta differenza passa fra lo stile, e l'arte
di quelle e di queste; e noi non sappiamo per quale mo
tivo le ragioni che adduce il Buonarotti medesimo dell' es
sere cos malfatte le figure de' vetri cimiteriali, non possiuo appropriarsi a quelle delle pareti, che sono talvolta
tanto migliori Giovi ascoltarlo. Non istimo fuor di pro" posito l'avvertire il lettore, che l'essere, come dicem mo , le figure di questi vetri , cos mal fatte , e
quasi le peggiori di tutte le altre , un manifesto ar gomento, e una certa riprova della gran piet degli an tichi cristiani \ conciossiacosach furono essi cos gelosi ,
e cauti di non macchiare con qualsivoglia bench piccolo
neo la purit della religione , che come si ha da Ter tulliano stettero sempre lontani da quelle arti, colle quali
avessero potuto correr pericolo di contaminarsi coli' ido" latria, e da ci avvenne, che pochi, o niuno di essi si
diede alla pittura e alla scultura , le quali aveano per
oggetto principale di rappresentare le deit, e le favole
de gentili ; sicch volendo i fedeli adornare con simboli
?, divoti i lor vasi, erano forzati per lo pi a valersi
d'artefici inesperti, e che professavano altri mestieri , i
quali non pratichi del buon disegno conducevano queste
figure, come dettava loro il natural talento, e un' osser vazione grossolana della natura, la quale come segu nel
" nascimento della pittura c della scultura, additava ad
essi solamente le cose pi materiali , c cos non distili- .
guevano bene le parti , e . la buona disposizione e la
bellezza delle medesime. Non si pu negare per tanto ,
che la stessa rozzezza de' professori non abbia molto con ferito ad ottenere con maggior efficacia il fine per cui
(1) Pag. 5o9.
(2) Osservazioni sopra alcuni frammenti di vasi antichi di vetro.
Firenze 1716 , 4.

sono fatte le sacre immagini, cio d'ammaestrare i fedeli


con fruito, mentre essendo queste figure spogliate affatto
d'ogni vaghezza e d'ornato, le quali cose sogliono di venir l'animo e la mente dalla contemplazione ; ed es sendo fatte con natural semplicit, e senz'altra mesco
li lanza di cose esteriori , venivano a far concepire in coloro
che le miravano, sentimenti pi forti di divozione; ed a
cagione d'un certo timore (come suole avvenire a tutti
i professori nel principio delle arti ) il quale con iscru polosa servilit gli faceva unicamente aver riguardo alla
misurata situazione delle parti , vennero perci senza avi
vedersene a dare alle figure una tal quale maest , ed un
decoro cos ben confacenti alle sacre immagini , che da'
professori si dice aria , la quale secondo il giudicio mio
deriva dalla giusta e ben misurata positura delle parti ,
che pu stare senza il disegno, e senza la grazia, esi, sendo ella dall'uno c dall'altra molto differente, poich
il disegno consiste nella bellezza e nella figura propor
n zionata del tutto , e delle parti , la grazia nasce dalla
giusta espressione degli atteggiamenti e de' moti, e dalla
bella e moderata rappresentazione delle membra . Ora
da quest'opera stessa noi trarremo le migliori notizie
In sostanza la maggior parte di questi frammenti non
sono che le estreme parli dei vasi e dei bicchieri, de'quali
rottasi l'altra parte spezzata, non che il solo fondo ri
masto. Che se di quelle pitture se ne volesse indagare il
meccanismo artistico, converrebbe pure chiamarvi in sussidio
la chimica , onde bene discernere quale pratica usavas nell' appiccare a que' fondi ed i colori , e le foglie d' oro , di
cui sono ornati talvolta, ma di quell'artificio da vedersi
il Buonarroti medesimo (i). Si trovano poi ne'cimiterj af
fissi con calcina nelle pareti, per indizio secondo alcuni,
che in que' siti vi sono sepolcri de' cristiani e de' martiri ;
e l'essersi poi trovati nei cimiterj ripieni, pure un buono
indizio di loro antichit. Il Buonarroti medesimo con molta
solerzia e dottrina, indag l'epoca loro ad un bel circa,
paragonando le acconciature delle teste muliebri di queste
talvolta informi pitture con le teste delle medaglie, e nella
uniformit che s'incontra in altri vasi consimili, e vitrei ,
ma gentileschi. Che se noi ci facciamo a ricercare l'uso di
quei vasi e bicchieri medesimi presso que' cristiani , che in
(1) Pug. ili, IV.

a8o
tempo di persecuzione continuamente i loro giorni rte*cimiterj menavano , diremo con lo stesso Buonarroti , come essi
servirono principalmente in quelle tanto celebri Agapi, che
si solennizzavano alla memoria de' morti, de'martiri e ne*
conviti nuziali. Alle pitture sono unite alcune iscrizioni r
che pure interessano assai spesso l'erudizione cristiana.
Potrebbero poi quelle epigrafi dividersi , e considerarsi.
I. Nomi di Cristo e de' santi, e fra questi si trovano
quelli degli Apostoli Pietro e Paolo, e di qualche martire.
II. Acclamazioni , per esempio : SPES HILARIS ZESIS.
vivas CVM TVIS.
III. Nomi della rappresentanza: cos presso il Buonar
roti (i) ASINVS , ove quell'espositore dottissimo vi rico
nobbe un simbolo del trionfale ingresso del Salvatore in
Gerusalemme.
. IV. Quando occorse di favellare dell'arte musivaria degli
antichi , noi ad un di presso ci limitammo a parlarne fino
ai secoli XIII dell'era volgare, e dovendo ora favellare de'
musaici cristiani , sembra opportuno divisamento scorrerne
la storia dai giorni del gran Costantino fino al secolo X.
flioi seguiremo cos ad un dipresso i sistemi di Monsi
gnor Ciampini che fu uno de' primi a ragionare di questi
Monumenti preziosi, del Furietti (2) e del chiarissimo sig. Mar
chese C,limilo Spreti (3). N occorre ripetere le nozioni ri
guardanti la istoria di quest'arte, del suo meccanismo,
e della sua antichit , che gi si espose nel primo
'Volume (4),
Gli scrittori della Roma sotterranea pare che non ci ab
biano parlato dei musaici esistenti nelle catacombe ; e se
que' calamitosissimi tempi per i primi cristiani permisero di
lavorare qualche pittura in quelle sotterranee pareti , pare
che non vi fosse n tempo n circostanza opportuna da tra
vagliarvi i Musaici, che pure un lavoro pi lungo ri
chieggono ; che se il Boldetti (5) ne trov ne^cimiterj
qualche picciolo saggio, quelle sono circostanze s lievi
che non bastano a provare che que' primi cristiani ornassero
i loro cimiterj anche di opere musivarie.
(1;
(a)
(3)
1804.
C4)
(5)

Tav. 1X.
Do Mnsiv. cip. V.
Compendio isterico dell' arte di comporre i Musaici. Raveaps,
Lezione IX.
Cimiteri pag. folk

Ma i primi musaici che possono ricordarsi nella storia


cristiana , sono forse quelli fatti eseguire dal gran Co
stantino per ornare i tempj al culto di Dio o da lui in
nalzati , o restaurati, o dal culto gentilesco a quello del
vero Dio ridotti , e si dice principalmente che egli ne or
nasse intieramente la Basilica Vaticana, da cui le prime
origini riconosce (i). I luoghi ove ora possono ricercarsi
qu? pochi musaici 'cristiani costrutti avanti il secolo X,
sono principalmente in Roma, in Venezia, ed in Ravenna,
e quelli di questa nobilissima citt , ove ne travagliavano a'
giorni de' re Goti anche per ordine loro, sono ampiamente
e diligentemente descritti dopo il Ciampini , ed il Furietti
dal lodato nostro ch. amico sig. Marchese Spreti. Gli ar
gomenti di questi lavori si sono tratti similmente come nella
scultura e pittura degli antichi cristiani del vecchio e nuovo
Testamento, e della storia ecclesiastica, come talvolta in
quelli di Ravenna ne mancano di somministrare insieme
notizie da interessare l'ecclesiastica antichit di ogni ge
nere. Vestimenta, riti ecclesiastici, costumi della prima
chiesa , tutto vi espresso per modo da rimanere costan
temente istruiti nella storia delle antiche pratiche della
stessa. Non poi molto da dire dello stile ai questi mu
saici stessi , imperciocch, quello de' tempi in cui. noi ci
siamo limitati , barbaro talvolta , e come gli altri Monu
menti delle arti del secolo Costantiniano , e degli altri
anteriori al ristoramento delle arti medesime in Italia, ove
a dir vero l'arte musivaria vi fu sempre in esercizio ed in
credito grande.
(i) Ciampin. De saeris aediic. a Costantino constructis cap. IV.

Verm. Tom. IL

35

LEZIONE XI.

Della Scultura degli antichi Cristiani e delle


Arti che a questa vanno congiunte.
I. Della Scultura. II. Monumenti plastici deprimi Cri
stiani. III. Della Toreutica elefantina, e dei Dittici sacri
e profani. IV. Della Glittica de' Cristiani.

. I. Lia scultura de' cristiani compresa entro quel


la' et che ci siamo proposti di scorrere, non presenta a
dir vero n grandi oggetti n di grande variet. N ci
potea esser di manco, imperciocch allo scrivere di Ter
tulliano nel suo trattato della Idolatria , eglino con alcune
liberali professioni giugnevano quasi ad abborrire la pittura
e scultura , e perch se la esercitarono talvolta non la pra
ticarono n per genio, n quale arte liberale e nobilissi
ma, non poi meraviglia se le sculture di essi e de' primi
sei secoli del cristianesimo principalmente, sono destitute
e prive di quel sapere, di quella intelligenza e di quella
maestria che distinguono le sculture dei secoli che quelli
precedettero. Ma non perci che notizie di scultori cri
stiani non sieno giunte fino a noi. Il Baronio all'anno 3o3 del
l' era nostra ci ricorda un Severo, un Serino, un Carpoforo, ed
un Vittorino come Statuarj, ed a questo proposito osserva
molto opportunamente, come anche la scultura dovea inoltrarsi
alla sua decadenza , imperciocch quegli scultori pagani i
quali passavano a rigenerarsi nella verit, abbonivano tal
mente di occuparsi in quell'arte, che a quell' esercizio pre
ferivano il martirio e la morte. Scostandosi cos dai belli
csempj dell' arte antica , che giugnevano ad abbominare per
fino , quali informi sculture non doveano mai sortire dalle
mani di essi, quante volte le circostanze obbligavali a pra
ticare quest'arte medesima ? Gli indossamenti Costantiniani
del cos detto arco di Costantino , giacch , come ognuno
ben sa, e l'edificio e le altre sculture pi nobili erano de
stinate alla memoria di Trajano , possono mostrare ad un
di presso quali sieno i caratteri di quello stile, che in que'
tempi medesimi al totale decadimento con assai di rapidit

a83
innoltravasi (i); ma quelle sculture le quali ci ricordano le
principali azioni di quel Cesare illustre , possono stimarsi
eziandio di artisti pagani. Del rimanente notizie di scultori
cristiani, oltre quelle serbateci da Tertulliano, ne riman
gono anche nelle iscrizioni cristiane, e da esse possono ri
cordarsi un Eutropo presso Fabretti (2) che nella sua pietra
mortuale ha scolpito gli istromenti scalptorj, mentre ivi
Eutropo stesso in atto di travagliare con il trapano un
nuovo lavoro di scultura ih un'urna, che ivi quasi termi
nata osservasi ; ed un Mezio Aprile ARTIFEX SIGNARIVS
presso Boldetti.
Sembra finalmente che la scultura de' cristiani in que'
primi secoli , fosse principalmente riserbata a conservare le
memorie dei fratelli , imperciocch allora principalmente si
scolpirono quelle moltissime grandi urne trovate in buona parte
nelle catacombe, e di cui sono riccamente forniti i libri
del Bosio e dell' Arringhio principalmente, e di altri col
lettori di cristiane antichit. Le molte sculture che or
nano quelle grandissime urne , sono sempre somiglianti
alle rappresentanze delle pitture e de' musaici de' cristia
ni , i quali non avendo altri codici da istruirsi che il vec
chio e nuovo Testamento, da essi toglievano gli argomenti
anche nelle loro sculture.
. II. E per dire della Plastica presso gli antichi cri
stiani e de' loro Monumenti, noi pensiamo come appena
potrebbqnsi ricordare alcune lucerne , servite forse per la
maggior parte e per usi sacri e domestici nelle loro cata
combe. La forma di esse somigliante presso che sempre
alle lucerne gentilesche, ma le cristiane si distinguono pure
da certi simboli che non sono mai equivoci. Sono essi per
esempio il candelabro degli ebrei , che i cristiani esprime
vano ne' loro Monumenti per simbolo del lume grandissimo
che Cristo port nel mondo con la sua dottrina, cos vi
esprimevano sempre in bassorilievo la croce, il monogramma
di Cristo in varie guise, l' Alfa , e Y Omega per le ra
gioni accennate di sopra, la palma, la nave (3) ed altri
simboli che i cristiani nella loto religione aveano adottato
fier tempo, e che esprimevano anche nelle lucerne metaliche le quali per avventura non mancarono (4) e di esse
parleremo anche in appresso.
(1)
(2)
(i)
(4)

Winkelm. Storia dell'Arte lib. XII, cap. 3.


Pag. 58?.
Foggin. De Romano Divi Petri Itinere ec. pag. 484.
Feg. op. cit. Bosio pag. ao3 e seg.

a84
.
j
. III. La Toreutica dei cristiani in quelle epoche che
abbiamo preso a discorrere non presenterebbe che oggetti
lievissimi, se non vi fossero i cos detti Dittici. Monu
menti preziosi so di ogni rapporto. E perch sono essi sacri
e profani, non avendo di questi ultimi favellato in altra
parte delle nostre lezioni per qui riunirli entrambi in que
sto luogo, noi stessi ragioneremo e degli uni e degli altri ;
che se poi si volessero scorrere anche i secoli dopo il
mille, e specialmente il XV e seguente, noi troveremmo
tanti e s preziosi Monumenti sacri di Toreutica elefantina,
da riempirne pi di un volume. Veggasi per tutti la storia
della scultura del dotto sig. Cicognara.
E per dire principalmente dei Dittici sacri e profani ,
che nel secolo scorso occuparono le ricerche di molti lette
rati (i), questi Monumenti sono cos detti da
due e .Ttit,j,n
piego imperciocch i Dittici altro nou furono che due picciofe tavole unite insieme da potersi piegare, e chiudere
non altrimenti che le coperte de7 libri , e perch queste picciole tavole oltre la scultura , e l' opera di Toreutica , ri
cevevano ancora la scrittura, si dicevano ancora pupillari ,
ed effemeridi come li chiamano Ausonio , ed Ovidio ma
perch tali piegature talvolta non erano in doppio unica
mente , ma in tre, in cinque, ed anche in un numero pi
copioso, si dissero eziandio Tritici , Pentaptici, Poliptici ,
perch di tre , di cinque , e di pi pezzi. Le sostanze pi
comuni in cui formavansi i Dittici furono principalmente
V avorio, ed il legno di varie specie. Che se si va in trac
cia dell'uso di essi, pare che da prima fossero riserbati
alla sola scrittura, imperciocch in essi notavansi i ricordi
domestici, scrivevansi lettere, e quando avveniva che gli
amanti si donavano scambievolmente i Dittici , oltre la
scrittura, contenevano eziandio qualche rappresentanza o
dipinta, o scolpita, che gli amori di essi richiamasse. Ma
queste sculture divennero pi copiose e pi ricche, anche,
nelle parti interne, ove presero il luogo della scrittura,
(imperciocch le parti interiori de'' Dittici erano liscie, e
(i) Veggasi sopra tutti il Thesaurus Diptycornm del Gori, forse
1' opera migliore di questo dottissimo e laborioso Scrittore pubbli
cata da Passeri: Veggansi pu..c Montfaucon , Buonarroti, Hagembuchio,
Maltei, Millin, e varj altri Scrittori che tanti insigni Dittici hanno
illustrato nelle opere loro. Sopra questi celebri Monumenti ci diede
quasi un trattato elementare il P. Sebastiano Donati, da cui noi
trarremo buone notizie.

285
uando chiudevansi i bassirilievi rimanevano di fuori),
accli i consoli in Rotna , ed altri Magistrati donavano
questi oggetti in varie circostanze, e principalmente alle
calende di gennajo quando prendevano possesso del conso
lato e di altre magistrature. Questi Dittici che possono
anche chiamarsi consolari, e che erano comunemente di
avorio, esprimevano ne'loro anaglifi la figura stessa del con
sole con le proprie vestimenti ed ornati., e perch quei magi
strati nel loro possesso , e nella loro inaugurazione davano al
popolo in Roma a proprie spese gli spettacoli nel Circo,
quindi avviene, che anche questi sono ivi rappresentati;
ma non perci che ne' Dittici consolari non sieno altre
rappresentanze marcate. Imperciocch nei pi celebri che
sono rimasti dei consoli Stilicone, Areobindo, Flavio Felice,
Flavio Teodoro, Basilio, noi vi ravviseremo con quegli
Eruditi che gli hanno pubblicati altri personaggi , oltre il
console , spettacoli anfiteatrali , e circensi di varie foggie ,
ed altre rappresentanze di minor conto. Ma ci che rende
anche pi singolari ed illustri questi Monomenti consolari
e circensi , sono le iscrizioni che accompagnano quelle rap
presentanze , e che comunemente contengono i nomi , le ca
riche, e le prerogative del console stesso. Se ne tolga un
esempio dal frammento del Dittico di Basilio console nelF anno dell' era nostra DXLI , ove leggesi :
ANIGwf FAVSTm* ALBINw BASILIVS Vir Clarissimus.
Ci sia sufficiente in ordine ai Dittici profani , e passando
da questi ai sacri, noi vedremo, che se a quelli somiglia
rono nella forma, sebbene bisogna dire che i Trittici , e
Polittici furono de' soli cristiani, furono ben diversi e nelP uso, e nella rappresentanza.
Ma perche i Dittici sacri in origine furono una imitazione
dei profani , cos siccome questi da prima non furono che
libretti, e pugilari per notarvi e nomi, ed altre cose, e.
ricordi , cos nella primitiva chiesa i Dittici contenevano
nelle parti interne cataloghi de' battezzati , degli offerenti ,
dei magistrati, e superiori ecclesiastici, dei chierici, de'
santi, de' martiri, de' confessori e de' morti, e cataloghi
che in tempo del divino sacrificio leggevansi dall' ambone
e dal pulpito , e queste dottrine deduconsi opportunamente
dalle definizioni che de' Dittici sacri diedero principalmente
il Tommasini ed il Salig in una sua opera appunto su di
tale argomento. Addiviene pertanto che i Dittici sacri pos
sono bene ripartirsi in quelli de' battezzati , de' santi , dei

ano
vivi, e de'murti, e da ci sembra che nella chiesa avessero
origine i calendari , i martirologi . i necrologi , e somiJManti ecclesiastiche pratiche ; le quali cose ben da ereere che si scrivessero in pagine di membrana o papiro,
e che si ricoprissero da principio con quelle tavoluccie
eburnee ornati; al di fuori di bassirilicvi , e di sacre rap
presentanze , di cui un numero assai maggiore ne rimane
che de' profani , alcuni de' quali passando poi all' uso sacro
conservarono 1' osterior parte intatta in quei lavori , e nell' interno si racchiudevano i ruoli di cui abbiamo discorso.
N ci fu sufficiente all'ornato di cose ecclesiastiche, im
perciocch questa semplicissima pratica di coprire que' ruoli
con tavoluccie eburnee, ed anche lignee , ornate esterior
mente di figure a bassorilievo, insegn a coprire anche i co
dici sacri pel divino servigio, ora con coperte eburnee
a bassorilievo , ora argentee a cesello che in qualche
porzione rimangono ancora (i) , e che sono sempre i Mo
numenti preziosi dei primi secoli della chiesa, di quelli
similmente che successero al mille , e che in somiglianti
ricchissime rappresentazioni contengono una abbondante
erudizione ecclesiastica, e sacra, non meno che insegna
menti preziosi, e lumi non piccioli sulla storia dell'arte di
que' tempi medesimi. Si contrastato dagli Eruditi e dagli
scrittori di cose sacre quando i Dittici avessero origine
nella chiesa latina e greca , imperciocch di questi insigni
sacri cimelj ce ne ha anche de^Greci, e della chiesa co
stantinopolitana , e taluni la fanno montare fino dai giorni
apostolici; ma comunque ci sia l'uso ne antichissimo nella
chiesa medesima. Come sarebbe per avventura malagevole
cosa fissare il tempo della loro origine, cos lo sarebbe
eziandio cercare il tempo in cui nella chiesa cess l'uso
di questi sacri Dittici, o a dir meglio la pratica della
pubblica recitazione dei nomi dei vivi e dei defunti.
Se ne trovano esempj per fino al secolo XVI come
pu apprendersi da qualche canone dei concilj , e dalle
autorit riferite dagli scrittori di ecclesiastiche pratiche (a).
Ma i Trittici e Polittici, che abbiamo rammentato poc'an
zi , i quali sembra che fossero de' soli cristiani, ebbero
pure altro uso nelle chiese greca e latina fino anche nel
(1) Thes. vet. Dypt. Ili; Sanftel Disscrtat in aur. Evangelior. coef.
Monisl. S. Emmerami.
(2) Donati Dit. pag. 77,

secolo XV, non altrimenti che i Dittici stessi talvolta, e


l'avere nelle parti interne piuttosto che nelle esteriori le loro
figure ora sculte, ora dipinte, troppo chiaramente il dimostra
no. Imperciocch queste machinette plicabili ne' tre, o pi
sportelli si riponevano, e si allogavano sopra le sacre menst .
ponendo cos in venerazione quelle devotissime rappresen
tanze ; e perch allora esse tenevano ad un di presso il
luogo che oggi tengono i nostri quadri degli altari, cosi
il dottissimo Buonarroti molto opportunamente pens, che
dai sacri Dittici, Trittici, e Polittici cos situati, avessero
origine e motivo la collocazione degli stessi quadri negli
altari; di tatti se si considera che gli stessi quadri fino al
secolo XV almeno ordinavansi nella loro figura bene spesso
simili agli stessi Trittici c Politici , e de' quali tanti ne ri
mangono fino a' d nostri, i' opinione del Buonarroti con
assai di verosimiglianza ci sembra proposta. E perch degli
stessi Trittici e Polittici sacri, e di sacre rappresentanze
fregiati nelle interne parti se ne lavorarono fin avorio,
ed in legno fino al secolo XV e seguente , si pu aggiugnere che essi servirono principalmente al culto delle sacie
immagini presso le particolari c devote persone, anche
perch facile o comodo ne fosse il trasporto da un luogo
all'altro, potendo avere anche servito come di altari porta
tili nelle pratiche della chiesa medesima.
. IV. Fu gi mostrato a suo luogo nel primo volume ,
come la profana Glittica intieramente destinata a rappre
sentanze pagane , disparve in gran parte al crescere della
religione cristiana. Ma non per questo che i seguaci
della nuova religione non facessero uso talvolta degli
anelli, e delle gemme gentilesche, come fu dimostrato al
lora, e non avessero poi la loro Glittica particolare nelle
loro sacre rappresentanze , e come succintamente ci faremo
a discorrere, N ci potea esser di manco , imperciocch
i cristiani fino dai primi lustri della loro rigenera
zione, usarono soventemente anelli (i) , n perci fa me
raviglia che se ne sieno trovati ne'cimiterj fra tanti altri
oggetto di loro puro uso (2). A confermarci inoltre nella
opinione che gli antichi cristiani facessero pure uso di
gemme, basti il vedere come ne' loro Monumenti gli artisti
ne ornarono di armille, di monilj , di orecchini, e di
preziose gemme composti, le immagini sacre delle sante
(i) Lam. ile Erudii. Apostol. 1 56 , et seq. 22.5. et sctj.
(j) Paciand. de Baio. Christian. Frontespuio.

come pu osservarsi nei varj esempj riferiti dal Vettori, e


tratti dagli antichi Monumenti di Roma cristiana. Ma la
Glittica e le gemme e pietre incise degli antichi cristiani
sul conto delle scarsissime loro rappresentanze e della loro
dizione, perch ve ne sono anche scritte , possono cos
ripartirsi.
1. Immagini di Cristo e della Vergine. Il Salvatore vi si
osserva come negli altri Monumenti cristiani che abbiamo
discorso, nelle sembianze del buon Pastore con la sua di
lettissima greggia , nel Volto santo impresso nel suda
rio, secondo la comune opinione (i), ed in altre guise.
2. Oggetti tratti dalla sacra scrittura. Il Vettori pubblic
gi un lapislazulo con la storia di Eva che dall' arbore
spicca il pomo vietato (2).
3. Immagini dei santi , fra'quali ci risovveniamo di avere
osservato quelle de' cosi detti sette Dormienti (3) con i
loro nomi, intorno alla quale rappresentanza il Vettori me
desimo scrisse un'assai dotto commentario di s. Pietro (4),
di s. Giovanni, (5), di s. Lorenzo (6), e di altri (7).
4. Rappresentanze Simboliche. Fra esse possiamo ricor
dare per esempio la figura della nave come simbolo della
chiesa (8), l'ancora, il pesce, per quei motivi che ab
biamo esposto nelle antecedenti lezioni.
5. Vengono le pietre , e gemme scritte, che sebbene non
sieno in gran numero , sono pure di maggior quantit delle
figurate a nostro parere. Le brevi iscrizioni che si leggono
anche nelle gemme figurate contengono per esempio i nomi
di Cristo (9), de' santi , la voce IX0tC7 lettere che in
greco contengono le iniziali di Ges Cristo Figliuolo di
Dio Salvatore, anche il celebre Monogramma di Cristo compo
sto delle lettere XP (i0) e s pure alcune acclamazioni: come
IOANES. VIVAS. IN (Deo ), e talvolta anche in greco (1 1),
ma delle acclamazioni cristiane parleremo a suo luogo.
(1) Victor. Dissrrt. Philolog. ec. I.
(I) De Sept. Dorm. pag. V.
(3) Victor, op. cit.
<4) Ficoion. Grm. antiq. Tab. XI, pag. 106.
(5J Paciaudi De Cultu S. Io. Bapt. Antiq. Clirist. pag. 111. iG3. i8<>
(6) Victor. Disscrt. philolog. XVI.
(7) Victor. De sept. Dormient. a3.
(8; Aleandri jun. Navis Ecclesian! refereutis symboliun ce. Bor
gia De Cruce Veliterna pag. a. Ficoron. loc. cit. N. 8.
(9) Borg. loc. cit. Ficoron. loc. cit.
(10) Boldet 5oa.
(II) Paciaiuli loc. cit.

2&)
LEZIONE Xll.

Della Numismatica Cristiana.


I. Introduzione. II. Come pu dividersi la Numisma
tica cristiana. III. Tipi ed Iscrizioni che V accompagnano.

. I. Se la Numismatica presa nella sua totalit, diviene


sempre di grande sussidio negli stutlj profani, non la
meno talvolta negli studj ecclesiastici e sacri. Noi ci ripor
tiamo alla autorit di alcune operette ben rare , di Egidio
Lachurio , di Ernesto Loeschero, di Grauviffieo, e del
Zcibichio, sull'uso della Numismatica nello studio del vec
chio testamento , della storia ecclesiastica , della religione,
e delle sacre antichit. Ma propostici noi di favellare delia
Numismatica cristiana, non intendiamo parlare di numismi
come prodotti da Zecche cristiane, e da officine che furono
in potest degli antichi cristiani, che ci sarebbe un pa
radosso da proporsi per giuoco , e da terminarsi con le
risa; noi per Numismatica cristiana intendiamo favellare
di quelle monete unicamente che portano impresse note
cristiane e nella patte scritta, e figurata. E poich la Nu
mismatica de' Cesari si fa giugnere fino alla met del se
colo XV dell' era nostra , a noi conviene condurre la Nu
mismatica cristiana anche pi oltre, laonde in queste brevi
considerazioni oltrepasseremo i limiti de' primi dieci secoli
che ci eravamo proposti , entro i quali cercare le cristiane
antichit.
*
. II. Ci fermo, pensiamo che la Numismatica cristiana
conforme le nostre ricerche possa dividersi in :
i. Numismatica de' Cesari da Costantino il grande fino
alla distruzione dell'Impero bizantino.
i. Numismatica di altri principi regnanti.
3. Numismatica delle citt libere ed autonome special
mente dell'Italia.
4. Numismatica de' Pontefici , e specialmente nei loro
Medaglioni che incominciando da Martino V pu condursi
fino a Pio VII.
Noi peraltro non considereremo che la prima classe, cio
la Cesai co-cristiana , imperciocch le altre classi spettano
Versi. Tom. 11.
36

alle Numismatiche db; ' .~<io evo, e della moderna et, ci


che non ri siamo proposti di esaminare.
. III. Assai pochi oggetti ci presentano le epigrafi sacre
e devote di questa Numismatica Cesareo-cristiana , la quale
molto opportunamente possiamo chiamare anche costantino
politana, imperciocch que' numismi sono pressoch tutti di
zecca bizantina, e dicendo de'tipi, ci si fa incontro l'im
magine di Cristo , che s' incomincia a vedere nelle monete
di Crispo, e questa in diversa attitudine ^i) imperciocch
ora lo veggiamo assiso con la diritta innalzata, c con una
croce nella sinistra, altrove lo veggiamo come nelle monete
di Giustiniano II in piedi addossato ad una croce con il
libro degli Evangelj, ed in altre rappresentato nel solo
busto , come in quelle di Michele I e II. Pi espressiva
la divina figura nelle monete di Romano 1Y Diogene, in
cui il Salvatore dirizzato in piedi sopra un cuscino posa le
sue mani sulle teste di Romano, e della consorte Eudocia,
rome in quelle di Andronico I, ove l'Imperatore inco
ronato da Cristo, ed in quelle di Teodoro I ov' assiso in
trono. E sembra pure una singolare circostanza , che nelle
copiosissime monete del gran Costantino non s'incontri
Iieranche la figura del Salvatore, mentre noi sappiamo per
'autorit di Giovanni Damasceno, che ve la marc (2) ; e
qui giova correggere, 0 supplire il Ducange il quale fu di
opinione (3) che la sembianza di Cristo non si vedesse nelle
monete bizantine prima di Giustiniano II , ma il Padre
S. Clemente (\) dopo il Baronio fu il primo che pubblic un
nummo metallico di Crispo, del secolo Costantiniano perci,
e prestantissimo, ove il Salvatore assiso in trono in mezzo
a due figure paludate. Ma il Frchero gi dimostr come
presso i successori del gran Costantino Tu come un solennissimo costume di esprimere nelle proprie monete la figura
del Salvatore, e ci si osserva soventemente praticato dai
giorni di Crispo fino al regno di Costantino l'aleologo ul
timo Sovrano bizantino.
Questi tipi Divini nelle monete bizantine, sono poi so
ventemente accompagnati dalle epigrafi 1C XC. anche IHS .
XPS in altre XIS . EMANVEL e solamente EMMA . o an
cora REX REGNANTIVM . 0 pure D . N . IHS . CHS .
(1)
(2)
(3^
(\)

Ducange de Imperator, constantinop. Num. XVIII.


In Synodica ad Theophil. 112.
De Imperai, constantinopolit. Num. 36.
Num. sei. II , 182.

REX . REGNANTIVM . cos ancora IC XC . BACILE .


BASILE ed anche IS XS bASIL . bASIL o barba
ramente un po' latino e greco IhSYS XRISTYS NIKA Jesus
Chistus vincit (i). Ma il nome di Cristo soventemente
espresso anche nelle monete di questa zecca bizantina, non
altrimenti che nelle Iscrizioni, con quel celebre Mono
gramma composto dalle lettere XP che ne'Monumenti cri
stiani ripetuto si spesso, e che in questa Numismatica
incomincia a vedersi fino dai giorni Costantiniani (2). Veggasi principalmente quanto scrissero di esso e delle sue
varie forme Domenico Giorgi (3) e l'autore di una dotta
operetta sullo stesso argomento (4) ; e nelle monete di Co
stantino unito eziandio alle acclamazioni IN . HOC . SIGno Ylnces ; IN . HOC . SIGNO VICTOR . ER1S. N
gioverebbe poi ricordare quante volte in questa classe di
nummi si vede riferito il salutare segno della crcce ( j) . ed
anche essa in varie guise collocata, imperciocch in que
sti numismi ora sola, o in mezzo ad una corona d'alloro
anche per mostrare che la croce posta nel Labaro presso
qne' Cesari fu certo segno della vittoria Talvolta accom
pagnata da stelse, o dalla prima ed ultima lettera del
greco alfabeto, ed situata sopra alcuni gradi; ora colr
locata nelle mani di Cristo , e de' Cesari stessi , ora sopra
il globo mondiale, e bene spesso nella sommit delle co
rone cesaree. Ma la croce in queste monete pure accomSagnata da qualche acclamazione, e tali sono quelle di LVX
IVNDI . SALVS MVN.DI . DEVS ADIVTA ROMANIS
nelle monete di Tiberio II, di Mauricio, di Eraclio I e II,
e di Costantino II IV. Il salutare segno della croce ,
che s spesso si osserva in questa classe di monete bizan
tine , potrebbe richiamarci per avventura a ricercare il modo
son cui rapprcsentavansi ne' vecchj tempi le antiche croci ,
i preziosi ornamenti anche di gemme con cui arricchivansi ,
ed il modo con il quale addossavasi ad esse l'immagine
santissimi del Salvatore, se questo amenissimo argomento
non si fosse gi ampiamente trattato nel secolo scorso dal
Gori, dal Passeri, e pi squisitamente dal Cardinale Borgia
ne' suoi due comenlarj De Cruce vaticana, de Crucc t,eUterna. A noi pertanto sar sufficiente il dire che una
(i) Ducange op cit. . XXIV.
(i) Op. cit. XXV.
(3) De Monogram. Christ. Ies. Dissert
f'i) Neap. 1773.
(5,1 Ducang. o{. cit. $ 42.

292
croce cui sia addossato il Salvatore, manifesta la sua anti
chit , se questo abbia gli occhi aperti , se sia crocifisso
con quattro chiodi , se sia privo della corona di spine , se
sia vestito del colobio e succinto.
Anche l'immagine della Vergine si osserva in questa Nu
mismatica Cesareo-bizantina incominciando da Giovanni I
Zemisces, n ci potea esser di manco, imperciocch la
Vergine fino dall'era Costantiniana fu tolta per la Patrona
di quella celebre Metropoli, siccome con opportuni Monu
menti ha provato lo stesso Ducange nella Dissertazione al
tre volte citata, c pi copiosamente nella sua Costantinopoli
cristiana ; ed in miglior conferma di ci sieno sufficienti
que'nummi di Michele VIII, ed Andronico II presso Pellerino ed altri, ove la Vergine stende le mani verso le mura
di Costantinopoli. Intanto somiglianti immagini possono
bene istruirci e del culto che la Chiesa greca portava al
Salvatore, ed alla Santissima Madre, e le varie maniere
con cui la Vergine stessa rappresentavasi. Intanto noi ve
la ravviseremo con l'Infante Ges nella circostanza di es
sere visitato dei Re-Magi , con la testa del Divin Pargo
letto sopra un disco , con le mani sollevate al cielo , ed
anche posate sulla testa dall'Imperatore, come accade di
osservare nelle monete di Romano IV. Diogene , che uni
tamente all'Imperatore tiene il Labaro, ed altrove la croce,
che l'Imperatore medesimo incorona; ed unite a questo suo
simulacro, non si leggono che le iniziali greche delle voci
Mater Dei.
Ma alcuni santi similmente con i loro nomi portano im
pressi questi nummi costantinopolitani. Sono essi s. Michele
Arcangelo nelle monete di Teodoro I , e s. Demetrio anche
nelle monete di Costantino VI, di Andronico II; s. Giorgio
nelle monete di Giovanni, e di Manuele Comneni (1), e
s. Eugenio in quelle di Manuele I Comneno, e che il
sig. Kochler ha osservato eziandio nelle monete greche da
lui pubblicate (2) e coniate dai Cesari bizantini Giovanni II
Emanuele I ed Alessio II, Comneni in Chersona. Ora una
pratica cos devota istru per tempo le Zecche europee ,
della Italia in modo speciale , e drlle citt libere , laonde
il Salvatore, la croce, la Vergine ed i santi patroni urbici
sono frequentissimi nelle monete delle etadi di mezzo e
(1) Ducange op. cit. XXXII.
(a) Petersburg. 1822.

nella Numismatica moderna, e questa Agiologia Numisma


tica, diremo cos, fu in parte trattata dall' Oleario (i) ,
dal Vejenrichio (2) e dal Koelero (3).
Una rappresentanza che potrebbe chiamarsi simbolica,
fra le cristiane sacre e devote di questa Numismatica ri
marrebbe a considerarsi. Noi diciamo di quella mano che
nelle monete principalmente di Michele II, Balbo , di
Alessio, ed Emanuele Comneno si vede apparir fra le nubi,
in atto di incoronare que' Cesari bizantini, che altrove,
come si disse , si veggono incoronati dallo stesse Cristo (4).
Veggasi per tutto ci che si esposto in questa lezione
l'opera del Bandurio, ed il supplemento del dotto ab. Tanini , imperciocch la copiosissima suppellettile di rami che
ornano le due opere stesse , ci forniscono di una piena
istruzione.
Ci) Prodromus Hagiologiae numismaticae ec. in Kalilers Mnnsbe
lustigungen p. IX, 435 , 440. ,
(2) Epistol. Erford. i799.
(3) Delie Num.
(4) Dmange op. cit. XXIX.

'.94
LEZIONE XIII.

Iscrizioni Cristiane
I. Introduzione. II. In quanti aspetti possono conside
rarsi le Iscrizioni cristiane. III. Delle Epigrafi che si riferi
scono a persone. IV. Delle Epigrafi che si riferiscono a
cose. V. Sostanze in cui si trovano le Iscrizioni cristiane.
VI. Meccanismo di esse , ed ornati che vanno alle me
desime uniti. VII. Formole ed acclamazioni , che distin
guono le Iscrizioni cristiane. Vili. Saggio di osservazioni
Filologiche sulle Iscrizioni cristiane.

. I. Uno spaziosissimo campo di sacra erudizione ci


aprono a dir vero le Iscrizioni cristiane. Queste medesime*
ripeteremo con l' amico nostro dottissimo Monsignor Marini
che per ogni classe di antichit cristiane nudr sempre un
ardentissimo trasporto ci istruiscono del vivere de' primi
cristiani almeno fino al secolo X. de' modi, de' costumi,
della religione, de' riti e di pi altre cose risguardanti
y, la storia del cristianesimo primitivo (i) ; e noi stessi
abbiamo fatto sempre delle meraviglie , perch il P. Zaccheria, il quale anche in questo ramo di devotissima scienza
fu assai studioso, nelle sue istituzioni lapidarie non desse
opportuni insegnamenti, onde con maggiore "facilit alla
loro piena intelligenza pervenire. Ma questi preziosi Monu
menti non si dimenticarono poi da quei Filologi che ampie
collezioni di antiche Epigrafi riunirono. Quindi accade che
nelle grandi opere del Grutero , del Reinesio , del Fabretti ,
del Gudio, del Muratori e Donati , raccolte copiosissime di
Iscrizioni cristiane abbiamo, senza noverare altri libri di mole
minore. E dopoch il Bosio, l' Arringhi, ed il Boldetti ce
ne diedero amplissime serie tratte dai cimiteri romani, sem
pre fonti inesausti di preziosissimi Monumenti cristiani , la
cristiana Epigrafia acquist gran lume con il mezzo di al
cune monografie nelle quali alcuni letterati del secolo scorso
e del presente presero ad illustrare nel miglior modo con
dotti comenti alcune Iscrizioni cristiane singolarissime. A
(ij Giornale Pisano i772.


noi piace di ricordarne pochissime , ma delle pi dotte tra
molte che per la profonda e squisita erudizione ecclesiasti
ca e sacra, ottennero il voto de'dotti. Giova primiera
mente ricordare la dissertazione dottissima del Lupi sul
l'epitaffio della martire s. Severa, e cos piena di buoni
insegnamenti per la cristiana Epigrafia, che noi l'abbiamo
sempre riputata come un'ottimo libro elementare in code
sti interessantissimi stutlj. N meno dotti ci si manifestano
il commentario di Matteo lacuzro sulla epigrafe di Bonusa
e di Menna (i) , del dotto Gaetano Migliori sul titolo del
prete Neofito (2), del Fontauini sul l' epitafio di s. Colom
ba (3), e del ch. sig. ab. Cancellieri sulle Iscrizioni delle
martiri Simplicia, ed Orsa. Ma dopo tutte le costoro fati
che , e di altri, che ci togliamo dal pensiero di riferire, il
dotto Marini , gi autore ai somiglianti monografie lapi
dario-cristiane , dai molti libri , dalle moltissime sue schede
raccolse tutte le Iscrizioni cristiane, quante mai conoscevansi a' suoi giorni , che in XXXII capi distribu in quat
tro ampj volumi da noi gi visti , e che lasci in legato
alla Biblioteca vaticana (4). Questa raccolta unica e nuova
nel suo genere non meno che preziosa meriterebbe la pub
blica luce , e merc questo generosissimo dono , che si fa
rebbe al Cristianesimo , e ad ogni ramo di erudizione
sacra e profana, e si compirebbero i fervidi voti', che da
si gran tempo concepiscono ardentemente i fedeli , e tutti
i dotti dell'Europa.
. II. Piuttosto che seguire una minuta e dettagliata di
visione delle Epigrafi cristiane , noi diremo come esse si
riferiscono principalmente alle persone, ed alle cose , e sotto
questo aspetto sembra a noi stessi che vi si comprendino
di ogni classe per aitante esse sieno. Gli esempj che so
ventemente noi produrremo , saranno sufficienti per distin
guerne ogni specie.
. HI. E per dire di quelle epigrafi che le persone im
mediatamente riguardano, queste principalmente interessano
la storia e le gesta dei martiri , dei confessori , delle ver
gini , dei pontefici , e di altri soggetti moltissimi della ec
clesiastica gerarchia, dei neofiti e catecumeni, dei principi
e monarchi , delle persone insignite di cariche , di onori c
(i)
(a)
Q)
(4)

Rom. i758, 4.
Napoli i770.
Rom i i726.
Codd. o/(D2 , 8453 , 8454 , 8455.

ao6
di titoli, di magistrati, di altri soggetti chiarissimi ed il
lustri, anche di militi, ed opera j, e che a volerne ripor
tare di tutti gli esempj j tropp lunga operazione sarebbe.
Noi diremo pertanto come in questa prima classe le mortuali e le funebri sono le pi copiose , imperciocch i cimiterj ne furono sopra ogni credere abbondantissimi e co
munemente sono di semplicissimo stile. Per esempio, (i).
TEMPORE HADRIANI IMPERATORE MARIVS
ADOLESCENS DVX MILITVM QVI SATIS VIXIT
DVM VITA PRO CHRISTO CVM SANGVINE
sic CONSVNSIT IN PACE.
Ed in questa prima classe medesima non mancano elogi , e
titoli onorarj in buona quantit, che la istoria dei primi
dicci secoli dell'era volgare soventemente illustrano.
. IV. Le Iscrizioni cristiane di dieci secoli almeno , che
immediatamente si dirigono a cose non sono n meno co
piose, n meno interessanti. Noi stessi istruiti dalla ripar
tizione che di oltre a 9000 Iscrizioni cristiane fece il dot
tissimo Marini (2), diremo come esse riguardano principal
mente i voti, le preghiere i fasti ecclesiastici, ed i calendarj Fra essi giova ricordare quello della Metropolitana di
Napoli in marmo , e che avendo dottamente illustrato Mazocchi il giudic del secolo IX. A questi 'possono aggiugnersi i nomi de' santi che si leggono nelle loro antiche
reliquie, intorno a che pure da vedersi Paciaudi (3). Le
are , i tempj , altri edificj pubblici e privati ci si manife
stano assai spesso in questa sacra epigrafia , e vaglia un
esempio di lapida perugina da noi gi pubblicata (4) , ed
esistente tuttora nel Museo lapidario della universit (5).
MEMMIVS SALLVSTIVS
Vir speSALVINVS . D1ANIVS . VS
ctatissiBASILICA M . SAACTORVM
mus
ANGELORVM . FECIT IN
QVA SEPELLIRI NON LICET
(i)Boldrt. Ossrrvaz. sui cimiter. a55. Murator. Thes. Inscript. 54 1, 10.
(2) Il ripartimento di questa preziosissima silloge ci si d dal
sig. Coppi nelle sue notizie della Vita e delle opere dell' Autore
pag. 110. Veggausi ancora gli Aneddoti di Gaetano Marini scritti
dottissimamente da Monsignor Marino Marini suo nrpote pag. ^6, 77.
(3^ Antiq. Christ. de cultu S. Jo. Bapt. pag. 4^5 , fa6.
(4) Iscriz. Perug. H, pag. 442.
(5) Murat. Thes. Inscript. MCXMXIIJ , 4.

Ma anche i donar) e le sacre offerte in questa classe di


Iscrizioni ci si manifestano facilmente. Fra le moltissime
che si potrebbero ricordare le pi singolari ci sembrano
quelle che esprimono una solenne formola sacra , ed ampia
mente illustrata dal Fontanini , alla circostanza di dichiarare
il bel Disco argenteo cristiano e scritto, trovato in Perugia
nel 1717, e poscia collocato in Roma nel museo Albani (i).
La formula pi solenne pertanto concepita ne' termini
DE . DONIS DEI.
Fra i doni che la piissima regina Teodolinda fere alla
chiesa Monsese , avvi la coperta d'oro di un codice ove
scritto.
EX DONIS DEI DEDIT
THEODELENDA REG
UN BASELECA QVAM
FVNDAVIT IN MODICI A
1VXTA PALAT1VM SV .M (1)
E questa formola era talvolta pi solenne e pi ampia,
imperciocch al nome di Dio univansi quelli della Vergine,
e de' santi: laonde leggesi altrove: DE DONIS Del ET SanCtt
Del GENITRICI {sic) MARIE SanCtE ANNE SCtiS (sic)
SIMEON ET SaJtCtE LVC1E , e nel rammentato Disco pe
rugino leggesi: DE . DONIS . DEI ET . DOMNI . TETRI
VTERE . FELIX . CVM . GAVDIO. Per tacere di altri
escmpj riferiti dal Fontanini medesimo.
Neppure le leggi, le sanzioni e decreti particolarmente
degli ecclesiastici dignitarj , dei pontefici, dei vescovi e
de principi , si ascondono alle Iscrizioni cristiane, ed ve
ramente singolarissima quella edita dal Fontanini mede
simo (3),' ove nel 871 un Leone Vescovo, delle offerte
alla Beatissima Vergine costituisce un solenne donativo di
pi fondi alla Vergine stessa , ingiugnendo con una sua
legge l'anatema a coloro che li avessero alienati 0 che
avessero alla alienazione acconsentito, ed il monumento
copiato dal Fontanini a Civita Castellana , ci sembra
singolarissimo.
(1) Discus argenteus votivus vet. Christianor. Rom. 1797 ( 4
pag. 17, ce.
(a) Mabillon. Mus. Italie, pag. ai3.
(3) Op. cit. 33.
Verm Tom. II.
37

. V. Ma le Iscrizioni cristiane possono bene riferirsi ad


altri oggetti anche se si ha riflesso ove sono scolpite ; imferciocch conforme il ripartimento del Marini si trovano
scrizioni cristiane e titoletti brevissimi nel legno , e spe
cialmente nelle antiche pitture dette di greca scuola , nelle
gemme, nei metalli anche preziosi, nell'avorio, e nel ve
tro , come si mostrato favellando dei Dittici e dei vetri
cimiteriali , alle quali classi possono aggiugnersi le Iscrizioni
che si leggono negli antichi musaici , e nei lavori di plasti
ca, come nelle lucerne cristiane, quelle iscrizioni ancora e
quei titoletti che si leggono parimenti nelle pitture c minia
ture de' codici sacri e religiosi pi antichi , che pure sono
di moltissima quantit. Cio serva per quelli , che avessero
vaghezza di distribuire le Iscrizioni ei titoli cristiani, anche
per le materie e sostanze ove sono impressi e segnati.
. VI. Fu gi mostrato altre volte come le antiche Iscri
zioni ora sono scolpite con il ferro, ora sono segnate sem
plicemente a colore , circostanze amendue che nelle Iscri
zioni cristiane s' incontrano , ed in ordine agli epitaffi cri
stiani e de' martiri principalmente veggasi il Lupi che ne
ha varj esempj raccolti (i). In que cimiterj si scoprono
Iscrizioni semplicemente marcate con cinabro e tal fiata
con carbone ne ci potea esser di manco, imperciocch il
pi delle volte quelle epigrafi scrivevansi all' infretta e tu
multuariamente , quanto che bastasse a conservare quelle
preziose memorie de' martiri. E quella, troppo rapida solle
citudine poi, non meno che la imperizia degli artefici, fu
rono nuove cause per cui talvolta s' incontrano Iscrizioni
cristiane cosi malamente incise o scolpite anche nella semf lice calce delle pareti cimiteriali , che sembrano fatte con
i punta di un chiodo , o con qualche attrezzo troppo co
mune, onde se ne rende s spesso difficile la lezione anche
per le troppo svisate paleografia ed ortografia, che discor
reremo in breve e fra poco. Di questa svisata c pessima
mente ordinata scrittura greca e latina veggansene prin
cipalmente gli esempj presso il Buonarroti nella prefazione
ai vetri cimiteriali, e presso lo lacuzio, ed il Lupi nelle
oper.e citate.
E perch le lapidi cristiane portano seco loro sovente
mente riuniti alla scrittura alcune rappresentanze non po
stevi ad arbitrio , le quali, ornamenti delle Iscrizioni sogliono
(i) EpiUph. Sev. Mart. g VII, pag. 38.

comunemente chiamarsi, noi neppure di essi vogliamo tacere.


Alcuni di questi ornati sono comuni ad altri Monumenti ,
e perch per se stessi chiarissimi , e perch gi in addietro
spiegati, ora non hanno di nuove interpretazioni bisogno. Sono
essi ornati pertanto il buon Pastore che indossa la peco
rella smarrita , la croce , il monogramma di Cristo, la prima
e l'ultima lettera del greco alfabeto, la palma, alcune co
rone, o colombe, l'ancora, il pesce, la nave; ma ve ne
sono pure altri di questi ornati medesimi , i quali sembra
che alle sole Iscrizioni fossero serbati. Sono essi pertanto.
La figura di un cuore , o .come altri ha creduto di una
foglia di arbore che nelle Iscrizioni pagane e nelle cri
stiane pi soventemente, tien luogo ora di ornato, ora di
interpunzione , ha diviso i pareri degli eruditi intorno al prin
cipale oggetto della sua collocazione. Il Reinesio , l'Arringhio,.il Papebrochio , il Fabretti , il Boldetti ed altri,
ne scrissero per diversa maniera ; e comunemente si suppone
che fossero semplici ornati, ed interpunzioni immaginate
dall'arbitrio e dal capriccio de' marmorarj senza che in
quelle figure si nasconda un qualche senso oscuro e
simbolico.
L'immagine del cavallo similmente espressa nelle Iscri
zioni cristiane , ed intorno al suo significato che pu es
sere anche dubbio , a noi piace riferire le parole del Lupi ,
che nell'opera altre volte citata ne addusse pure degli
esempj (i) : del rimanente, per dire ci che io ne penso,
aggiugner come simbolica mi sembra quella figura equi na, e che conforme ci che si legge in s. Paolo (2) ,
voglia alludere al corso della umana vita che l'uomo gi
w consum . Pi singolari ci sembrano quelle Iscrizioni cri
stiane che portano impressi gli stromenti del martirio con cui
furono que santi tormentati. Presso Boldetti (3) la Iscri
zione di un' Alessandro porta scolpite le tanaglie , forse
perch egli con quell' amarissimo tormento fu cruciato, il
che si osserva ancora in altro marmo tratto dal cimiterio
di Ciriaca ora in Perugia, e da noi pubblicato per la
prima fiata (4). Che se talvolta la esposizione di questi
segni pu essere equivoca, non sarebbe per certo nell'al
tro marmo perugino da noi dato similmente per la prima
(\)
(2)
(3)
(4;

Epitaph. Sev. Mart. 58.


Ad Thimot. II, 4 a^ C0r. I) 9.
3 i6. Bos. i22.
Iscriz. Perug. II, 458.

3oo
volta (i), ove un santo Frenino non tanto si dice PLVMbatis CAESVS . ma nel marmo , oltre le corone palmifcre
ed il monogramma di Cristo, pure anche Y impronta delIe
impiombate. Si dubit da taluni dell' ingenuit di questo
marmo, o almeno di que' segni, e noi non vogliamo far
cene giudici.
I dubbj possono nascere se quelle insegne si abbiano da
togliere sempre o per g' istromenti del martirio , o per
segnali di arti e mestieri, circostanza anch'essa, che
pure s'incontra ne' marmi cristiani, non altrimenti che ne'
marmi pagani come si mostrato a suo luogo. In ordine
ai Monumenti cristiani veggansene gli esempj prodotti dal
Boldetti (2) che si riferiscono ali arte scultoria , anche
presso Muratori (3); a quali vuole aggiugnersi come il
Marini pubblic una Iscrizione cristiana e di uomo impie
gato nel mestiere di Pincerna con la forma di un vaso. Ma
presso quei vecchj cristiani era pure un' impiego santissimo,
quello dei cos detti Fossori e Scavatori , e che per la
sua riputazione assegnavasi anche a chierici. Erano costoro
quegli che scavavano e preparavano ne'cimiterj i sepolcri
per i ss. martiri , i corpi de' quali , e le sante reliquie n
erano con ogni diligenza raccolte. Ora sembra come questi
Fossori fossero pur vaghi di segnare nei tumuli gli attrezzi
dell'arte loro, che in sostanza non consistevano che in
istromenti e ferramenti atti a scavare il terreno ed a
sgombrarlo dalle rimaste zolle. Il Boldetti (4) ha pubbli
cato una pittura di Loculo cimiteriale ove un Fossore
con tutti gli attrezzi dell'arte propria, Monumento singo
lare per la storia di quella santissima occupazione.
S. VII. Ma perch le Iscrizioni cristiane ben si distin
guono soventemente da alcune formole particolari , e da
alcune acclamazioni proprie di questa classe, e che talVolta senza esse non si distinguerebbero dalle .pagane ,
giova di brevemente conoscerle.
Non mancano Iscrizioni cristiane , che a somiglianza
delle gentilesche improntano in fronte le lettere D. M.
che in queste ultime additano la solennissima formola DIIS
MANIBVS. E veramente quelle sigle ne' Monumenti cristiani
(1)
(a)
(3)
<4)

Op. cit. pag. 45a.


3.6, 3i7.
Tlies. Inscript. i83q, 7.
Pag. 60.

3oi
han fatto pi volte stillare agli Eruditi il cervello, onde
varj, varie rose ne hanno detto. Il Mabillon fu forse il primo
a prenderle in esame (i), e non escludendo da quelle
sigle la pagana formola Diis ftlanibus , volle scusare qut'
primi cristiani, che essendosi troppo recentemente disgiunti
dalla religione de' gentili , ne conservavano ancora qualche
pratica e qualche uso di dire nel loro sermone. A questa
opinione si oppose acremente Fabretti (2) cercando di
scolpare cos i cristiani , come non attaccati ad una for
mola , ad una dottrina sugli Dii infernali tutta propria del
gentilesimo , c fu pago di interpretare quelle sigle stesse
DEO MAGNO o MAXIMO, opinione anche da altri seguita.
Ma come mai potrebbe dirsi che i cristiani stessi talvolta
non ponessero in testa alle loro cimiteriali Iscrizioni quella
tristissima formola, se essa si legge pure tutta estesa in
altro marmo cristiano senza contrasto (3) ? Pu pure ri
spondersi come un solo esempio non sufficiente a fare
scienza in somiglianti quistioni , mentre le lapide cristiane
con le note D. M. sono moltissime. Tolta di mezzo 1' opi
nione posta in campo dal Fabretti , gli scrittori che venner da poi cercarono i motivi per cui i cristiani medesimi
poterono fare uso di quella formola, ed acclamazione gen
tilesca; n la era molto facile cosa per avventura a trovarla.
Ma eglino si avvisarono primieramente, che preparate quelle
lapide con quella formola iniziale nelle officine de' ms;morarj per l'uso comune de' gentili, i cristiani medesimi se
ne provvedevano per i loro sepolcri e cimiterj , n si prendeano impegno di toglierla , come se non vi fosse stata.
Opinione in parte primieramente proposta lai Buonarroti (4) ,
quindi seguita dal Zaccheria {',)., dal MorceHi (6) e da
altri. Qui intanto ci sembra luogo opportuno da far cono
scere le Iscrizioni Opistografo- Cristiane. Sono le 1nedesine
quelle lapidi scritte dai gentili da una parte e dai cri
stiani dall'altra. Imperocch quando i cristiaui imperversando
le persecuzioni , non poteano trovar marmi .nuovi e non
adoperati , si prevalevano di quelli che loro venivano alle
(1) Iter Ital. |;3.
(.,) Inscript. cap. VitI , Inscript. XKXIX.
(3) Lupi Epitapli. Sev. Miri. io5.* Urt. Do Men. et Bonn.r.
Tit 46. Grut. MLVIII, I.
(4) Vetri Cimiter. 167.
(5) Istituz. Lap. lib. a , cip. 7.
(6) De Stil. Inscript.

3oi
mani , e quando erano gi scritti da gentili li rivolgevano ,
e la Epigrafe cristiana vi segnavano dalla parte opposta.
Gli autori della Roma sotterranea, il Lupi, ed il Vettorj
ne riferiscono varj csempj. Finalmente noi non sappiamo
J[ual peso dare alla opinione del Passione! nella sua Silloge
apidaria, quando pensa che i cristiani usassero di quella
formola, perch i loro sepolcri non v%iissero poi disturbati
da' gentili.
Ma le acclamazioni nei Monumenti cristiani , o a meglio
chiamarle con il dottissimo Jan-Giacomo Dionigi (i), i
blandimenti funebri, si ricercarono, e si studiarono pure
da molti , e principalmente dal Buonarroti , e dal Boldetti
nelle opere citate ; e perch Io stesso Canonico Dioni gi ,
che molto opportunamente le delin! quali espressioni di
riverenza e di affetto, o di desiderio, o di lutto, o di
preghiera , o di lode quando gi il Buonarroti le a vea
chiamate affettuose paiole che dicevano i vivi ai defu riti
per isfogo di tenerezza ne raccolse un buon numero
delle sepolcrali , noi riprodurremo quell' esattissimo ca
talogo (2).
Anima dulcis anima. Anima sancta salve. Bene quiescas. Bibas (vivas) in Christo. Cam sanctis tuis in
aeternum. Cum Deo in pace. Exit et manet in pace. Famula Christi. Fidelis in Christo. Gratia plena. Flave Botemia fopha. Have Rabiria oecumenica. tesa Christi anciila.
Innox et dulcis nobile decus. Xere ( Kere ) vale. Kere in pace.
Lux vivas in Deo. Manet hic in loco sancto. Mortuus non
est sed vivit super astra. Nato carisssimo Non meritus vita
reddidit in pace Domini. Obsequentissimac et benemerenti
in pace. Pax tecum sit. Pudica foemina. Quiescas in
pace. Fidelis in Christo. Qui in unum Deum crediaUt.
Recessit in somno pacis. Recordetur illius Deus in saecula. Spiritus tuus in pace. Servus Dei Jidelis. Tenere
mihi vale in pace. Te Deus suscipiat in pace. Vivas in
Deo. Vita. Vive in aeterno. Zeses. Pie zeses.
Ma se di tanti soavissimi blandimenti fecero uso i primi
cristiani nelle loro epigrafi, non mancarono poi talvolta di
esprimere qualche imprecazione, e qualche minaccia. Seb
bene il Reinesio (3) perci cercasse di aggravare i cristiani
(0 Dei Blandimenti funebri o sia delle Acclamazioni sepolcrali
cristiane. Pado 1799.
(a) Oj). cit. pag. i3.
(3) luscript. clas. XX N. 44o.

3o3
di una circostanza , che a prima vista pare che alla natu
rale loro mansuetudine si opponga, eglino non le pronun
ziarono che nel caso di essere disturbati i sepolcri dei loro
santi fratelli, divieto anche ordinato dai concilj partico
larmente Antisiodorense e Matissonense, non meno che da
Padri e da Vescovi , o che non fosero adempite le sacre
offerte e donazioni fatte alla chiesa di Dio. Di fatti altro
non si minaccia, e si chiede nelle due epigrafi che noi
leggiamo (i).
I.
MALE PEREAT ' INSEPVLTVS
IACEAT NOiN RESVRGAT
CVM . IVDA PARTEM HABEAT
SI QVIS SEPVLCHRVM sic HVNC
VIOLAVERIT.
II.
NEMO SVVM VEL ALIENVM CADAVER
SVPER ME MITTAT QVOD SI HOC PRAE
SVMPSERIT SIT MALEDIGTVS ET IN PER
PETVVM ANATHEMATE COiWRICTVS.
N altro si stabilisce nella Iscrizione Fontaniniana del
secolo IX gi ricordata poc' anzi (2).
. VIII. Una rapida disquisizione filologica su di alcuni
oggetti particolari della cristiana Epigrafia serva a compi
mento di queste ricerche.
Primieramente noi diremo de' nomi. I cristiani pertanto
che dalla idolatria passarono alla religione cattolica ritene
vano soventemente i nomi gentileschi , ed anche quelli che
aveano tolto da' numi, laonde noi troviamo per esempio
nelle Iscrizioni cristiane i nomi di Afrodisio , Briseida,
di Castore, Dionisio , ErcuHo , Fortuna, Gabinio ,
Jovina , Leucadia , Mercurio . Nemesia , Olimpio , Pol
luce , Remo , Saturnino , Tarquinia , Veneriq , per tacere
di molti altri (3). Ma non per questo che non si
togliessero anche dai santi , e per lo contrario si to
glievano soventemente anche dalle fiere come mostr il
() lacut. Op. rit. pag. 4<>.
(2) Discns Argenteus Votivus pag. 33.
(3) Vezio Origeniano lib. I cap. I; Iscruio. perug. II. 43'

'

3o4
P. Fassini (i) , non meno che il nostro amico dottissimo
sig. ab. Cancellieri illustrando le Iscrizioni delle due Orse
martiri , ove ne ha dato un copioso catalogo (i) , ram
mentandoci gli scrittori che ne aveano parlato prima di
lui , e basti un' esempio tratto da marmo perugino (3).
ONAGRO BENEMERENTI QVI
BIX1T ANNV DIES . XXXVIII I.
IN PACE
e qui notisi il costume da noi ivi provato con altri esempi
di lapidi gentilesche, di noverare i giorni anche quando
essi sorpassavano un mese.
L'epoche poi segnate comunemente nelle Iscrizioni cri
stiane sono i consolati, e con i consoli se ne incontrano
ben molte, e da altro marmo perugino gi dato da noi (4),
ne torremo un'esempio di una tessitura nou tanto ovvia , e
dell'anno 364 dell'Era nostra.
,
sic

MIRE INGRITATI ET PRVDENTIAE


FLA. VALENTINIONI QVI VIXIT ANNOS
XXXVIII. MENSES . VI. DIES . XI. QVIES
CET IN PACE DIE . XIV . KAL SEPT
DIVO IOVIANO AVG ET BARRONIANO
CONS. DONATA MATER . S1BI . ET FILIO
SVO BENEMERENTI FECIT

e quante volte eglino voleano esprimere i giorni non di


menticarono la pratica degli antichi Romani di noverare le
calende, gli idi, e le none (5), che anzi non isdegnarono
fiure di chiamare i giorni con gli stessi nomi profani ,
aonde leggesi in altro marmo perugino (6).
DIE VENERES sic
CA RITOSA IN PA
CE QVE VISIT ANVS
SES DEPOSITA
VII. IDVS SEPTEMBRIS
palma
(1)
(a)
(3)
f4)
(5)
(6)

De vet. Christ. propriis dclectisque nominibus.


Pag. 9.
Iscriz. perug. II, 445.
Op. cit. II , 436.
Lupi Epita. Sever. MarL 76.
Iscriz. Perug. 43g. Lupi op. cit.. p.ig. 99.

3o5
Ivi noi raccogliemmo esempj tratti da Iscrizioni cristiane,
di tutti i giorni della settimana detti con i nomi gentile
schi , e sono rarissimi gli esempj ove sieno nominate la
domenica (i), e le ferie conforme la ecclesiastica disciplina.
Quale sia la tessitura della maggior parte delle lapide
cristiane scritte in tempi poco felici, e da persone idiote,
e di poca cultura , a noi sembra che in pochi accenti egre
giamente lo dimostrasse il nostro chiarissimo, e dottissimo
amico sig. Ab. Girolamo Amati , e che a noi piace ripe
tere (2). Nel caso quindi , che si offre assai frequente mente, del pi bello esercizio della scienza e della cri tica , lo scernere cip le Epigrafi cristiane dalle idolatri che , m' atterrei piuttosto a seguir , per cosi dire , i
termini della composizione , i quali consistono per le cri
si stiane in una propriet di frasi , ed in una certa dolcezza
nello esprimere l'affetto, sempre pi popolare, ma forse
pi viva di quella de' pagani , ed in un disordine anche
maggiore dalla sintassi e delle altre parti grammaticali ,
cose tutte , delle quali non si acquista senso e cognizione
che con molto uso e lettura ..Di fatti quale propriet
di frase, per un solo esempio recarne, non mai quella comunissima: HIC IN PACE REQVIESCIT, per indicar quelli che
avendo lasciato il fallace mondo, riuniti al proprio Iddio
godono la interminabile pace del cielo ? Quale dolcezza di
espressioni santissime non sono mai quelle che leggonsi in
questa lapida (3) ?
BONE MEMORIE sic
INNOCENTI AMANTIO
QVI VIXIT ANNOS
VIII. DIES SEX
QVIESCENTI IN
SINVS sic ABRAHAE
ISAC ET IACOB
IN PACE XTI DMNI
PS VIII. KAL IAN
Ma veramente quale disordine di sintassi, e di ortografia
non nell'epitaffio della martire Severa ampiamente illu
strato dal Lupi? Giovi conoscerlo conforme la lezione di
quell' espositore dottissimo.
(i) Murat. Thcs. Vet. Inscript. CDXXXI.
fa) Atti dell' Ac. Archeologica di Roma I. pag. 82.
(3) Murat. Inscript. i8a5, 7.
Verm. Tom. IL

38

3o6
CONSVLE CLVDIO
Constile Claudio
ED PATERNO NONIS
et
NOVE . BRIBVS DIE VENERES . LVNA . XXIIII.
LEVCES FELIE SEVERE CARESSEME POSVETE
Leuce Filice Severa Carissima Posuit.
ED . ISPIRITO . SANCTO . TVO
Et Spiritui .
M
TVA ANNVOROM ./or. XXXII. aut XXXVI
Mortua annorum ec.
ED . MESORON . XI . DEVRON. X
Et Mensium
Dierum
Che se noi ci inoltrassimo all'esame della paleografia
nella maggior parte delle Iscrizioni cristiane, latine e gre
che , anzi latine talvolta nella dizione , e greche nella pa
leografia (i), noi la troveremo soventemente disgiunta
del tutto dalla bellezza e purit dell'alfabeto romano, e
greco , disuguaglianza nelle forme , e nella disposizione , ed
osservanza benissimo a nostro parere Monsignor Fontanini
nel Comentario di s. Colomba (2) , che questi carat teri
imbastarditi dalla ignoranza , e dal commercio de' nos tri
latini co' barbari, e uella scrittura minuta e nella maju scola si andarono introducendo nel declinare dell' Im pero romano, massimamente dopo sparsi i popoli setten trionali nelle provincie a quello soggette principalmente
ne' secoli V e due seguenti.
A compimento di questa esercitazione Filologica sulle
Iscrizioni cristiane noi proporremo un saggio di sigle la
pidarie tolte dalle Epigrafi cristiane, e lo. trarremo dall'opu
scolo dottissimo di Monsignor Dionisi altre volte citato ,
ove ne raccolse buon numero.
A. Ave, anima , avia, annos, annum, Aulus. Aula
ed altri nomi, che cominciano da questa lettera, i quali
per convengono col buon senso , e colla materia , ci che
sia di regola pure per le altre.
A. B. M. animae benemerenti.
(i) Lnp. o|,. cit. pag. 6i , 62, G3. Iacuzio op. cit. pie. 6.
(5) Pag. i3.

3o7
A. D. ante diem , anima dulcis.
A D. PKALOCTOB. ante diem primam calendis
Octobris.
B. F. bonce Jbemince , bonce Jdei.
BVSV . bonus vir.
C L. alarissima.
C L F. clarissima famina , clarissima Jilia.
C L S A. clarissima.
C Q. cm </a , cesquas.
C R. corpus requescit , o repositum
D. decembris . desiderio . die . dies . Domitiano . dulcis.
deposita . depositus . dormit . dulcis . quingenta . quinquaginta.
D B. Q. dulcis bene quiescas.
D D. S. decessit de saeculo.
D E. ( sic ) domus aeterna.
D I P. decessit in pace . depositus , o deposita.
D P. depositus . deposita . depositione . depositio .
depositi.
D M. dominus.
D P S. depositus.
E. eidus, cio idus.
t
F. S. fossor. fossores.
G. Gregorius . Georgius.
H. R. I. P. hic requiescit in pace.
I. innocens . justus . ipse . Istefanus ( sic ). in . impe
rante . Imperatore . indictio . junius, o junias . incom
parabili . unus ( numero ).
IND. in Deo . indictione.
I N B. in benedictione . in bono.
I N N. innocens . in nomine.
I P. in pace.
IN P C. in pace.
I N P C. in pace.
I N. P D. in pace Domini.
I N . X . in Cnristo.

3o8
K. fiere, kere in pare, chere vale . kalendas.
K L. calendas.
L. locus , loculo . Lucius . liber . Ubertas . quinquag iuta.
L N A. Luna.
M. monumentum . memoria . memoriae . Martyr . menses.
mentis . maritus . merenti majas . mater . merito.
M A B I S 0 N . maritus bisomus.
N. nonas . numero.
N D E V S. nobile decus.
NON. nonas.
0. horas . optimus . optimo.
P.
P
P
P
P
P

pax . pius . ponendum . ponere . posuit . posuerunt.


M. plus minus.
P. K. L. prope kalendas.
R N. pridie nonas
R S. probus.
Z. pie zeses.

Q. t/uiesce . quiescit . quiescas . qui . quem.


Q . FV . AP . N. qui fuit apud nos.
R. recessit . requiesct . requiescas . retro . refrigera .
refrigere.
recessit die.
RITA, requiescas in pace anima , o recessit.

S I D. spiritus in Deo.
S C, M sanctee memoria
S. M. sanctee memoria
S S. sanctorum . suprascripta . sub.
S P. sepultus . sepulcrum . spiritus.
S P. F. spectabilis fasmina.
S T T C. sit tibi teslis Ccelum.
T T. titulum.

3o9
V. vixit . vixisti . vita . virgo viva . vive . vivas . ur
bis . quinque . vale , venemerent.
V B vir bonus . vir beatissimus.
V C. vir clarissimus .
V H vir honorandus.
V V F. vive felix.
V S. vale salve, vir spectabilis.
V R. vir reverendus.
y
V R S. vir sanctus.
V K. vivas diarissime.
V. T. vita tibi.
X. Ckristus . Christo . decem.
Z. zeses . zesus . zeso ( cio Jesus, Jesu ).

Verm. Tom. li.

"

38 *

LEZIONE XIV.

Attrezzi ed Istrumenti diversi de' prinm. Cristiani.


I. Introduzione. II. Degli Attrezzi ed Istromenti del
Martirio. III. Altri Attrezzi sacri de* primi Cristiani.

%. I. iN'oi possiamo considerare in doppio aspetto questo


interessante argomento, imperciocch alcuni di quegli oggetti
che pure hanno relazione strettissima con la primitiva storia
de' cristiani , sono quegli attrezzi e stromenti inventati e
ricercati dalla barbarie de' tiranni onde acerbamente marti
rizzare que' fedeli seguaci della legge di Cristo ; gli altri
sono quegli attrezzi ed istromenti che i Cristiani medesimi
per se stessi adoperando , hanno pure relazione ai primitivi
costumi sacri della nostra religione.
. II. Cosa, mai non seppe mventare la barbarie dei ti
ranni nei primi quattro secoli della chiesa, onde loro malgrado
al trionfo gloriosamente condurla, per fare di que'primi con
fessori di Cristo un' orrenda earmficina ? Antonio Gallonio
romano fino dal secolo XVI compil uno speciale trattato
degli stromenti del martirio , c le molte tavole intagliate
da Antonio Tempesta che ornano le prime edizioni , lo ren
dono anche pi riputato. Appena pu dubitarsi peraltro
come alcune di quelle figure non sieno state ideate a ca
priccio , piuttosto che sulle traccie di Monumenti che po
trebbero rimanere tuttora. A noi sembra inoltre singolaris
sima cosa come in tanti Monumenti cristiani dell' arte figu
rativa de' primi secoli, e da noi gi ricordati, non appaja
pressoch mai o rarissimamente vestigio di questi istromenti
del Martirio , e de' modi con cui dagli infami carnefici poneansi in opera , mentre sulle figure riferite dal Gallonio
sembra da non potersi sempre riposare con ogni sicurezza.
Che se per noi stessi si volesse indagare qualche ragione
per cui eglino non esprimevano somiglianti orribili rappre
sentanze , noi stessi risponderemo , come eglino amarono
piuttosto di confortarsi nella nuova religione con le rappre
sentanze del nuovo e vecchio Testamento , ne' quali conti
nuamente istrui vansi , che sconfortarsi talvolta con l'avere
dinanzi agli occhi oggetti spaventosi ed orribili . e sebbene

3n
eglino fossero ben confermati nella verit di una religione
che tHtto giorno vigorosamente le conquiste sue distendeva ,
erano anche ben confermati nella umilt loro , onde temere
della umana debolezza ; ed in quel modo che eglino fug
givano pure la persecuzione, e le perquisizioni de' Tiranni ,
poteano forse tener lungi lo sguardo da questi oggetti di
turbamento e terrore. Ma non perci che talvolta non si
incontrino le figure di questi stromenti della pi fiera carnificina nelle Iscrizioni sepolcrali, e noi abbiamo notato
poco innanzi le impiombate, e le forbici con le quali battevansi , e laceravansi i ss. martiri.
Ma per ricondursi a'Monumenti di qualche legittimit,
a noi sembra , se pure non siamo in errore , che il Monu
mento pi vecchio , forse ignorato dal Gallonio , e da cui
possono apprendersi migliori idee di quegli istromenti , e
del modo con cui facevasi uso nel martoriare quei Con
fessori di Cristo, sia il celebre Menologio di Basilio (i)
scritto nel secolo IX. Ivi peraltro e nelle figure appo
ste ad ogni giorno s' incontrino varie sorta di martiri. Ma
quegli stromenti di cui pu rendersi conto, perch o riman
gono ne' musei , o perch impressi nei Monumenti dell' arte
figurativa sono a dir vero di assai picciolo numero , e noi
li andremo noverando.
Le Ungule erano stromenti ferrei in forma di tanaglie.
Nella sommit e nella lunghezza aveano denti adunchi come
zanne di fiera, perch nell'uso di esse i manigoldi potes
sero con pi tormento straziare le membra de' martiri. Gli
apografi di questa prima specie di Ungule rinvenute ne'
cimiterj prossimamente ai corpi de' martiri, imperciocch
era pure costume sotterrandoli porvi al lato gli stromenti
del martirio , e che tenevano in grande venerazione (i) ,
li diedero il Bosio (3) , ed il Mamacchi (4) , quando
l' Aringhio (5) avea dato un'altra specie di Ungula di ferro
formata a modo di guanto trovata nel cimiterio di Callepodio. Nello stesso cimiterio si trov un pettine di ferro
con il quale laceravansi le carni a que' martiri , e Boldetti
ce ne serb la forma (6). L'Aring'uo lodato (7) ci serb
(1) Urbin. 1727, fot. voi. 3.
(3) Boi. et. 3 la.
(3) Kom. Sotteran. pag. 37.
(4) Antiq Christ. Ili, 304.
(5) II , 687.
(6) 3 18.
<7) II, 68;.

3l2
pure l'apografo di un lungo ferro adunco a foggia di
rampone che nel cimiterio di s. Agnese in Roma fu tro
vato nella testa di santo Martire. N giova poi ricordare
le scuri , le lance, i coltelli , i grandi pesi marmorei che
appicavansi alle membra estreme di essi, onde farli perire,
che hanno pi di una fiata somministrato i cimiter}, e che
si veggono scolpiti eziandio nelle lapide cristiane (i), nelle
Jiuali abbiamo delineate per fino le olle e caldaje , ove si
acevano cuocere barbaramente quegli innocenti campioni
della fede. E chi potrebbe mai ridire quanti ne furono stra
ziati ed uccisi con le croci , le ruote , con i torchj , gli
eculei , le faci , graticole , patelle , tori metallici , tuniche ,
e celate di ferro roventi, ed in altre barbarissime guise?
. III. Ma gli attrezzi della seconda specie , e che ser
vivano pure al culto della religione in que' primi secoli
sono bene scarsi di numero ed ordinarj nella forma e ma
teria , conforme la semplicit e povert di que' primi fedeli.
Noi abbiamo gi favellato dei vasi vitrei cimiteriali , e delle
lucerne cristiane, n qui giova ripetere quelle dottrine. In
ordine alle lucerne noi diremo come elleno sono nella ma
teria e nella forma soventemente simili a quelle de' pagani,
di metallo , e plastiche cio , se non che le cristiane bene
spesso distinguono per varj segni, simboli, e sacre rappre
sentanze. Diremo noi a modo di esempio , come le lucerne
plastiche le quali si trovano ne' cimiterj , e di cui facevano
uso i cristiani nelle loro sacre funzioni , ed in que' luoghi
oscuri e sotterranei , soventemente ci mostrano in rilievo la
croce, il buono pastore, il monogramma di Cristo, figure di
martiri, anche il candelabro del tempio degli Ebrei, le co
lombe, la nave, i pesci, l'ancora, le corone, e le pal
me (2) , rappresentanze comunissime in ogni classe di Mo
numenti cristiani.
Che buona copia di vasi avessero anch'essi plastici e
vitrei per la maggior parte , si sa pure per quelli che s
spesso si trovano nei cimiterj (3). Ma fra questi si sono
sempre stimati preziosissimi e con grande riverenza si
sono conservati que' vasi e quelle ampolle comunemente vi
tree, ma anche plastiche tatvolta, in cui quei cristiani
(1)
(2)
Bosio
(3;

Boldet. lib. 1 , cap. LX.


Aring. II, 571. Boldetti 63. Mamaceli! Ant. Christ. Ili, V.
ao3 Angincourt Recueil de fragm, de sculpt. en ter cuite.
Boldetti 149 ec.

3i3
devotissimi , alla circostanza delle persecuzioni e martirj rac
coglievano qualche porzione del sangue sparso per la fede
che professarono quei loro fratelli. Comunemente sono di
una forma lunga ed angusta, ed il Boldetti ha specialmente
trattato questo argomento (i). Ivi egli dottamente ricerca
i modi diversi usati da' cristiani nel raccogliere il sangue
de' martiri, quali fossero principalmente i vasi e le ampolle
vitree e talvolta anche plastiche a tale uopo adoperate ;
ed esibendone varj schemi tratti da' cimiterj e dai sepolcri
dei martiri, discende a favellare con apparato di belle
dottrine , come i cristiani alla circostanza toglievano quan
tunque sorta di vasi , o vitrei , o argillacei , e che tro
vandosi affissi a' sepolcri , non ci ha mai luogo a credere
che servissero per contenere unguenti , ed a far suffimenti ,
come pur troppo praticavasi nella religione pagana. Ma la
forma pi comune di questi vasi vitrei quella di essere
alti anche superiori ad un palmo, di essere angusti, e nella
ampiezza esteriore di pochi pollici ara di forma rotondi ,
ora quadrati , ed in essi rimangono ancora assai sovente
mente le vestigia del sangue raggrumato ; e quando questi
vasi o ampolle si trovano murate ne' loculi de' cimiterj (i) ,
e prossimamente ai sepolcri , appena rimane luogo a dub
bio che ivi sieno le reliquie sacratissime di qualche martire.
Ci venne negato talvolta dagli eterodossi , ed il dotto Fabretti dovette perci contrastare con il celebre Leibnizio (3),
e sembra che da poi risolvesse ben dottamente un tal dub
bio il Lupi con una assai dotta esercitazione nell'opera al
tre volte citata sull' epitaffio di s. Severa (4) , ove mostra
che que' vasi che hanno segni di sangue , non pu esservi
che quello de' Martiri.
Finalmente noi diremo , che nelle pitture cimiteriali ,
nelle sculture , non meno che nelle lapide rimangono pure
altre vestigia di attrezzi ed istromenti i quali possono avere
una immediata relazione alla storia dei primi secoli del
cristianesimo, ed a quella de' sacrosanti costumi di que' fe
deli , ma per nostro avviso non sembrandoci oggetti di
molta importanza , non ci pare necessario darne pi preciso
ragguaglio.
(i)
(a)
(3)
(4)

Lib. I cap. XXXI, XXXII, XXXIII, XXXIV, XXXV e XXXVI.


Buonar. Vetri Cimit XI.
Fabr. Inscript. Domest. pag. 556.
Pag. 3., ec.

FINE DEL SECONDO VOLUME , E DELL' OPERA.

3 4 INDICE

DELLE

DEL SECONDO

LEZIONE.

LEZIONI

VOLUME.

I.

Numismatica estranea a Roma, e fuori di Roma co


niata , o sia delle Citt , dei Popoli , dei Re , e
dei Principi. Notizie preliminari
Pag.
LEZIONE

II.

Osservazioni particolari sulla Numismatica estranea a


Roma, e fuori di Roma battuta

LEZIONE

17.

III.

Della Epigrafia. Notizie preliminari


LEZIONE

tt3
IV.

Distribuzione delle antiche Epigrafi , ed esempj di


esse
ii5
LEZIONE

V.

Di alcune circostanze comuni ad ogni classe di an


tiche Iscrizioni
LEZIONE

VI.

Brevissimo escurso sull'Arte Diplomatica .


LEZIONE
Del Vasellame degli Antichi

i56

218

VI I.
23 1

3i5
LEZIONE

Vili.

Brevissimo escurso sui principali Istromenti ed At


trezzi degli Antichi che a noi rimangono . . 245
LEZIONE

IX.

Delle Antichit Cristiane, e prima degli Edifizj

262

Della pittura presso gli antichi Cristiani ....

274

LEZIONE

X.

LEZIONE XI.
Dellla Scultura degli antichi Cristiani , e delle Arti
che a questa vanno congiunte
282
LEZIONE XII.
Della Numismatica Cristiana
LEZIONE

289
XIII.

Iscrizioni Cristiane

ag4
LEZIONE XIV.

Attrezzi ed Istrumenti diversi de' primi Cristiani

. 3io

La presente Opera posta sotto la salvaguardia delle Leggi


avendo adempito a quanto esse prescrivono.

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