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|
M ENTE M A LIT ET EXCOLIT

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. . F L
OSTERR. NATIONALBIBLIOTHEK |

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D EI v ARJ

O P UI S C O L I

D. GRIsosToMo
5

ID OT T O R T E O L O GO

F
4s 1m14

P A R T E P R 1 M A,

dedicata all Illustriffimo Signor;

D. FORTUNATO
|

DE I FA LLETT I

N t. I N :

In N A P O L I ,

per Domenico Raillard MDCCXXII.


.--

Con licenza de Superiori . .

1 M P R I M A ? Z R.

Neap. 8. Novembris 172o.

HONUPHRIUS EPISC. CASTELLANET.


VIC, GEN.

D. Petrus Marcus Giptius Can. Dep.


1 M P R 1 M A ? Z) R;

Verm in publication fervetur Regia Prag


matica,

MAZZACCARA Reg. ULLOA Reg.


ALVAREZ Reg. GIOVENE Reg.

FALLETTI Reg.
9.Januarii 1721.
Provifum per S. E. Neap. Mafellonus
.
|-

|-

Illustrimo

signori

cune mie poche fati

----

ghe : e -Perfedele
tetimonianza dels
- |
*la .

|-

---w

lemie obbligazionie
tetato del mio dovere, a Voi con

fagrate. Fregiate quete dal votro

glorioo Nome, glorioe compari


ranno ai poteri dei venenti feco

li. Voi, Signore Illutriffimo, ne


gradirete, colla generofit del vo

stro animo opragrande,le preio


ni della mia fervorofa offervanza,

non nella piccola offerta, ma nella


inchinata mia volont : perocch

anche nei acrifizjfi fuole aver pi

riguardo al cuore, c alla vittima,


Ma chi fa la chiarezza della vo- i
fra Famiglia, rinomata e per an
tichit e per ifplendore; gareg
giando ella colle pi nobili della "
noftra ltalia ; in Voi ne ammira

quelle doti, le quali propie fi fo-

no di nobiliimi Peronaggi: Go
-

ftu

stumefifu introdotto dai Gotinel:


la Italia, quale inondarono ; di
prender lo cognome dalle propie
Signorie : onde i la vostra Fa

miglia denominata dal Gatel Fals


letto, e Villa Falletta , feudi fin
dai fecoli fcorfi, nel Piemonte pof
feduti dai votri congionti , con
fovrano dominio 3 di cui unalta

idea fi forma , fe leggeraffi la criz

zion che rinvienfi fulle porte delle


Terre di Volta , Barolo , e Catel

Falletto: neminem cognofeo preter


Deum: rapportata dallo eruditifi.

mo Avvocato D: Biagio Majoli de


Avitabile in una dedica che del
le fue nobili Raccolte Legali fa

all'Eccellentiimo Signor D. Ro
dulfo-Costanzo Falletto; e matu

ramente contempleraffi lo cuda


-

* 3

Ce

ceruleo della votra Cafa ,

--

verato da facia, divia a quadretti


purpurei, e dorati. Che dir della
Contea della Morra poffeduta dai

votri Anzinati nella Gallia Cifalpina fin dal tempo di Ottone primo

Imperadore , fecondo il rapporto


di Lodovico della Chiefa nella

Storia del Piemonte; e di altri va

sti dominj, nei diplomi dei quali


veggonfi a perpetua memoria quelle glorioe dizzioni : Potentes de
Fallettis ? Potenti veramente! per

aver fatta guerra , e data pace


agli Marchefi di Saluzzo, e Mon

ferrato, ai Principi dell'Acaja , e


agli fteffi Duchi di Milano. Nel
a 345 Pietro Falletto confederato

con Giovanna Regina di Napoli,

c'unita al Romano Pontefice , le


-

par

- ----

* parti ne foteneva dei Guelfi ;


ti
la

fconfitta ne diede a Gibellini, dei

quali 3o mila rimafer morti fu'i

ai

Campo. Fioriva attal egno la vo


# tra Cafa nei tempi trafandati , e
|0

fublimata fi era a fomigliante al

|0

tezza di fortuna e pe 'l valore


li

propio, e per la chiarezza del fan


gue , e per la dovizia dei beni:
c'Antonio Falletto in matrimonio

fi trinfe con Beatrice figlia di


Tommafo, e di Riccarda Vifcon

te Marchefi di Saluzzo; Tomma

fo figlio del medefimo Antonio,


con Aimona figlia del Principe
dell'Acaja; e Amedeo Falletto con
Caterina Vifconte figlia del Duca

di Milano. Si congiunfe ella or

coi Marchefi di Monferrato, or


coi Duchi di Savoja, e or con al:
*

tru

fri Principi italiani. Che dir di


cotanti Soggetti copicui che la
votra Stirpe ne illutrano ? Rac
cordifi un Giambattifta Falletto

Governador del Regno, oggi Pro


vincia di Arles, nella Francia; un
Pietrino Falletto, al cui arbitrio,

nel 1 359, Galeazzo Vifconte Du

ca di Milano, e Federico Marche

fe di Saluzzo anno rimeffi quei


loro gravi ntereffi di Stati , che
colle armi non fi - teron d?

re ; un Baldaffa

gran valore f
rico Re dei

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il qual nel

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tri Principi italiani. Che dir di


cotanti Soggetti copicui che la
votra Stirpe ne illutrano ? Rac

cordifi un Giambattita Falletto


Governador del Regno, oggi Pro
vincia di Arles, nella Francia; un
Pietrino Falletto, al cui arbitrio,

nel 1359, Galeazzo Vifconte Du


ca di Milano, e Federico Marche-

fe di Saluzzo anno rimeffi quei


loro gravi ntereffi di Stati , che

colle armi non fi poteron dicide


re ; un Baldaffarro che pe'l fuo
gran valore fu s caro a Teodo

rico Re dei Goti ; un Tommafo,

il qual nel 1387, pei fervigj fatti alla Corona , nell'andata a Na-

pol del Re Carlo di Francia, dal


Re Ladislao privilegio ne otten

ne e per fe e pei uoi dicen


den
*

----

- -

a-t-, -v "***

denti, di aver per ogni anno fef:


fanta onze di oro . Lo che rigi

strato fi vede nella Regia Zecca


di Napoli , fafc. 93, il 2. f. 224
Regis Latislai ; un Pietro Fallet
to della Citt di Alba ito a Reg

gio per regio Governadore di


quella Metropoli, nel tempo del
medefimo Ladislao , con ipezial

diploma della Regina di Napoli


Giovanna II; di cui egli dichiara
to fi fu intimo famigliare , come

nell'accennata Zecca di Napoli,


faf 93, il 2. f. 2 14 della Regina Gio
vanna II. Dallanzidetto Pietro la

forgiva ne ha s la tirpe del de


funto Reggente D. Giacinto Fal
letto Duca di Cannalonga, cab

bracci coll'appreniva fua, e coll'

ampjifima memoria , le vere ra:


* s

gio:

gioni, i pi riposti fecreti , e le


pi alte ommit delle Scienze :
Peronaggio di gran nome , di

grande attivit, di grande icono

mia, e politica , il quale accreb


be maraviglioamente le glorie del
la fua Famiglia; come la votra :
chiariffima effendo la identit di

quete due Cafe tra per la conti


nuazione dei medelimi nomi , s
in uno ramo, ome nell'altro; tra
er la medeimit della imprea

in amendue ; tra per loffervari

dalle numerazioni dei rigitri del


la Regia Camera, che nel tempo
di Pietro, e di Tommafo Fallet
ti , quando eglino abitavano in
Reggio; laddve il primo in ma
trimonio fi un con Donna Lu

crezia Spina, el econdo con Do


, gnan

|-


;
--

----

gnanna Mejorana ; non veggeafi


l'anzidetta votra Famiglia pofta
nel novero della Contea di Grot

teria, dove paflata per li effetti


rimarcabili racquitati nella mede
fima; cominci accost fiorire: di
fe facendo una vaga motra; non

pi in Reggio ; e tra finalmente


per l'Istromenti di diviione che
leggonfi dei beni ereditarj , tra
Francefco fatta e Pietro Fallett, fi

gljamenduni dell'accennato Tom


mafo; dal primo dei quali ricono:
fce la origine la Cafa dell'anzilo
dato Reggente ; e dal fecondo la
votra. Voi, Signor Conte, lo epi

tome ne fiete delle fattezze tutte


degli Eroi, quali compongono la
vostra Famiglia. Nella votra men

te vivacementeriplendono el pi

v
|

-----------

vigs; el pi fildo di tutte le


Scienze ; in Voi le Leggi ferban
la propia reggia : fembrando na
|

te da Voi ; in Voi le antiche

e moderne Storie, la Poeia pi

amena , le Lettere pi belle ; la


Filoofia pi fana la Teologia e
dommatica e metodica e mora

le; la Erudizione s facra , come

profana, la Geografia pi rara , e


la Diplomatica pi fingolare. Que
fto mio Volumetto portando in
fronte il votro Nome, non avr

da temere gli morfi degl'invidio


fi. Voi, colla candidezza dei co

flumi, colla integrit di una vita ef


splariffima,fiata cos daivotri pri
mi anni; degno vi rendete di tut

ti gli onori, di tutti gli encomj;

degno ne foste di effere stato, con


|-

|
v

tan:

----- . ---

tantagloriavostra, dichiarato Con


|4

te Palatino, con ampio, e decoro


fo Privilegio; e di effer fovente
mente impiegato non fol dal Sere

nisimo Principe di Roccella,e del


Sacro Romano Impro D. Vincenzo Caraffa, Signore nommen for
te che dotto, al governo dei uoi
vafti Stati ; ma ancora dal Signor
Duca di Sorito , Marchefe di Are.

na, e Grande di Spagna del primo


Ordine, che in affenza fua a Voi

fid la cura dei propj'nterei, el


dominio di tutti gli uoi vaffall.

Vi portafte fempre e con fomma


prudenza , e con incorrotta giuti

zia: tantoch da tutti quei Popoli


vien effaltato il votro Nome fo
|

vralodatelevofre procedure. Voi,

quantunque agiato di beni di for


-

tu

*",
*,

tuna,umile fofte fempre e modesto:


facendone col votro effempio am
moniti che l'abbondanza delle co

fe terrene , e la nobilt dei Mag


giori ; debban 3 quai dolci timoli,
detare in noi difidrj di virt,

non gi di lacivia, e di orgoglio:


ombre ocure della vera chiarez

za del fangue ; onde il Giovenale:


Quod ' precipitem rapit ambi
tus ; atque libido

Incipit iporum contra te stare


parentum
Nobilitas.

|1

Che dir, poi del Fratello vo

stro D. Giofeppantonio Falletto,


uom d'iconomia, e politica ? Che

del votro Nipote D. Pietro Fallet


to, giovane di Critiana piet, e

dottrina? Che della votra Sorel:


la

-----

- -

- ----

la Donna Giovanna Falletta ; Si

gnora di fingolar bellezza, dira


ra eloquenza, di virtuoa onet,
di piritofa vivezza , e di carit

veramente Critiana? Che dir dei


di lei figlj: D. Giambattifta Ama

to, Abate di Sangiorgio, nella cui

mente veggonfi epilogate le pi


vaghe Scienze, e naturali e fovranaturali? Che dir di D. For
tunato Amato Scienziato ador

no delle lettere pi amene? Che ?


che degli altri votri Nipoti di
nobiliimo Spirito, e di maravi
gliolo apere ? Non fi tutta
volta il mio intento o di teffer en

comj dei vostri , o di celebrar


le fublimi grandezze di V.S. Il
luftriffima , di cui , per quanto

mi sforzaffi di voler dirne affai,


*

non

non arriverei a quanto fi dov:


rebbe ; fol vi priego con tutto

il cuore che vi degniate ricever

con queto Libricino la mia di


vota affezzione ; lampiezza del
votro Animo non ifdegni la po
vert del mio dono : pi eppi
rifoner il grido della votra fa

ma immortale , fe con igual fem


bianza i tributi ne gradirete si
grandi , come piccoli. Con inchi
no profondo mi dedico
Mammola. Ai 15 di Agoto del 1722.
Di V. S. Illuftriffima

mi0 e obbligaifino Servo


*D. Grifoftomo Scarf.

! Errori di maggior lieva ; quali deb

|-

|-

bonfi ammendae

TElla facc. 35 verf. 15 Profezia : Profezia.


verf. 17 Laddve fi legge gl ajuti, io vu
gli ajati : non evvi neceffit di apotrofo, non
cominciando la feguente parola di, ma di a. Ver
rebbe cos appronunciarfi glajuti .

Nella facc. 48 verf. 25 Monifri critto fi vuole


Monifirj, collo j lungo, che val per due.
Nella facc. 5 1 verf, 2o, e 2 1 pubblicaroa vuole

pubblicaron . verf:22, e 23 Ritport riport


verf. 24, e 25 Conilibolo Conciliabolo verf. 27.
Sioni Seffoni fenzaccento: non evvi necef
fit di condan har 3 per toglier alcuna equivoca
|-

zione ; quel povero 5 , apportar finche dura


queto Libricino, quella croce, quel pefo.

Nella facc.58 verf:28 laddv ta fcritto : Col,


pallido dal digiano, vuol cos: Col , ref ei
pallido dal digiano .
Nella fac.67 verf:17, e 18 me,$8:vuole nel58 verf.
18 nome l : mme.

Nella fac. 69, nel penultimo verfo , Anaftagio I.


vuol Amafiagio II.

Nella fac. 78 ver 15: Gregorio XIII vuol Gre


gorio XV.

Nella fac. 63 verf. 12: impiegavan : impiegati


fien/?.

La dizzione decagone compota fi di 4 fillabe.


La 4 lunga per dittongo:

Diptongum Graci producunt atque Latini.


Le

|
|

TLe 3 rimanenti fon tutte brievi, onde non poteva


lanzidetta voce entrar in verfo effametro. Io,

per la neceit che ne aveva di porla, allungai


la prima ; non fenza qualche ribrezzo, per la
bito che ne ho di non prendermi nello crivere in
verfo, tali licenze ; ella quantunque fi foffe
naturlmente brieve . La feci lunga : tra per la
neceit , e tra , fomigliantemente, per effer
cotei greca, come io mi fono:

Excipe grca tamen qu nulla lege vagantur.


Nella fac. io6 verf primo negant vuol negans;Ge
rudi , Gerundi.

Nella fac, 1 o 2 verfo 19 Ploc: Hoc.


Nei numeri io6 i oz. I o 2 Io6.

Nella fac. I 13 verf.7,e 8:AVon cos? vuol Won tanto.

Nella fac.; 15 ver 28: Fanciullo poi, vuol Fan


ciullo ei.

Nella facc. 122 verfo 1 1 Cotone vuol Corone.

Nella facc.134 vero 5 Praful vuol Prafule.


Nella fac. 128 verf6: che mantenghi : che mi man:
tenghi .

Nella facc, 145 verfo 15 Mor Mori.

Nella
face. 162 verfalt, per effer morti : e per effer
20 .
Nella facc. 169 verf:27 ol fl.
Nella face. 15o verf:18, e 19 lo 4, lo 3; lo quinto,

lo 4; el 6. el quinto.

Indi

|-|

*- -

indice delle est pia ntabili, che con:


tengonf mella Opera .

A:
del Balzo Terracina lodata nella fac.3,4,
e feguenti .
:

v.

Aleffandro Cardinal Albano lodato nella facc. So,


e 81.

Aleffandro Pompeo Berto elogiato nella facc. 95,


96, e /eg.

|-

Ambrogio da Gerace cappuccino lodato nella fac.


22, 23 .

Andrea Dotallevo elogiato nella facc.87.


Antonio Mafcambruno elogiato nella fac.86.
Andata di S. Pietro a Reggio fac, 42, e 43.
Andata di S. Paolo fac,43.
7

Apollinare Agrefta Abate Generale dei Bafiliani


elogiato nella fac. 27, e 28.
Arcivecovi Reggini ebbono in molti Concilj ge
nerali il primo luogo dopo il Pontefice Roma
no, od i fuoi Legati, facc, 49, 5o, e 5 1 .

Arcivecovi Reggini fac.68, e /eguenti.


Carlo Cefareo lodato nella fac,2 i.

Chiefa Reggina viitata da vari Eroi, fac.48.


Chiefe foffraganee alla Chiefa di Reggio fac:53, 54,
55, e 56.

Concilj Provinciali celebrati dagli Arcivecovi


Reggini fac.52, e 53.
-

Dignit della Chiefa Reggina fac.48, 49, efg.


Monfignor Domenico Diez ldato nella fac 4.

Donato Maria Capecezurlo elogiato nella fac, 89,


e eguenti .
Elo

logio di S. Fantino il giova nefas:$7: .


Elogio del B. Fantino di Seminara fac. 57,e 58.
Elogio di S. Bartolomeo da Semeri fic.58,59, e 6s.
Elogio di S. Lone da Bova fac.6o.61, e /eg.

logio di Fra Berardino detto lo Spagnuolo ca p=


puccino fac.63, 64, e 65.

Elogio di Fra Domenico di Nocera di Calabria


cappuccino fac.65, 66, e 67.

Elogio di D. Niccol-Michele di Aragona fac. 8 f,


e feguenti .

Elogio di D.Pier-nazio della Trre fac.83,e 84.


Elogio di D. Guglielmo Ruffo nella fic. 85, e 86.
Elogio di D.Piertonio Corignno nell:fac.88 e 89
Elogio del Cardinal Sirleto nella fac, i is, i 16,e feg.

Elogio di Monfignor Marcello Sirleto nella fic.


I 33, e feg.

Elogio di Mngnortommafo Sirleto nella face.


37, e feguenti .

Elogio di Monfignor Fabbrizio Sirleto nella ficc.


I4o, 141, e eguenti .

D. Emilio di Aragona lodato nella fac. 173.


Monfignor D. Ercole-Michele di Aragona lodato
nella fac. 171, e 172.

D. Felice di Aragona elogiato nella fac. 169. 17o,


17 .

D. Filiberto di Aragona I I Principe di Caffano


elogiato nella fac. 163, e 164.
`
s D. Filippo Anaftagio lodato
c. 89.

nella

Genealogia dei Sirleti fac. I 13, e/guenti.


Genealogia degli Aragoni fac. 145, e /eguenti.
Giacomo Grazino lodato fac. 89.
Giam;

------------

Giambattifta di Vico lodato nella fac. 89:

s. Giovanterista: fua divozione a Santa Maria del:


la Stella nella fac, 26.
Giovanni Apa lodato nella fac.26, e 27.
-

Gregorio Carnuccio Bafiliano lodato fac, 28.


Monfignor Giofeppe Maria Perrimezzi lodate !?
fac.84.

D.Giofeppantonio di Aragona III Principe di Caf


fano elogiato nella fac. i 64, 165, e 166.
Grifoftomo Agresta Bafiliano iodato fac.28.
Ignazio della Rocca di Angitola; romito ledato
fac.23.
Icrizzioni della Famiglia Terracina, fac.4:
1fcrizzione rara della Famiglia Abafcaniofac-85: '
Letterati di Reggio fac.39 , 4o , e /eguenti .
|

Lettera di Mari Vergine mandata ai Mestinefi, fac:


43 , 44 , e 4.

Lettera
allAvvocato Majoli de Avi:
tabiledellAuttore
fac.8a, e /eguenti.
-

Santa Maria del Bofco fac. 18, e 19; Santa Mara

delle Grazie detta la Madonnella fac. 19, e 2o ;


Santa Maria dei Crochi fac.2.o, e 21. La Madon

na della Grotta in Calabria fac.2 1 ; la Madonna


detta di Pigliano fac, 22, e 23 ; la Madonna

detta del Soccoro nella Grotteria fa. 23, e 24s


Santa Maria della Stella in Itilo fac. 24, 25 , e

fgla Madonna dei poveri in Seminara fac. 28,


29, e /eg. la Madonna del Piano nella Citt di

Rofarno fac.32 , e quella di Trapezometa, nella


fac. 32 , e 33 ; la Madonna di Scalite fac. 33;

e Santa Maria del Patire fac.33 , 34, e 35.

***

Marcantonio Solima elogiatof. 24 , 35,


AVi?

Michele da Catelvetere Certofino lodato nella fac:


2I

Monitri Bafiliani in Reggio, fac.46; e 48.


Pierantonio Corfignano elogiato fac.88, e 89,
Primato della Religione Bafiliana, fac.7 , 8 % 9.

Prodigi di S.Paolo in Reggio, fa c.46, e 48.

Rettorichina
in vero effametro fac. Ioo fino alla
7.
v

Rudimenti Mattematici n verfo effametrofac.1o3,


9 , .

|-

Santi Bafiliani fac.9, e feguenti .


Santi di Tropea fac. 15 , e 6o.

Sebatiano Paoli lodato nella fae. 93 , e fegu.


Tempi dei Reggini fac.36, e fegu.
Monfignor_Tommafo Sirleto elogiato nella fac:
|

137 , e feg.

V: celebrar la Meffa nei tempi antichi fac. 67, e


4

P.Vincenzo Maria di Aragona Domenicano lods


to nella fac. 172.

P.Vincenzo di Ges-Maria Terefiano Scalzo loda


to fac-99.

----

-----

|-

- --

-----

|-

* <

AD AZJC7ORIS LAZDEM:

Anagramma numerale purifimum .


Joannes Chrioftomar Scarf. *
1265.
Et os auri, & penna fuis,
1265.
E P I G R A M M A.

Aurati fenfus manant ex ore Joannis,


Dotifque in chartis aurea verba notat :
Orbi Palladio haud mirum fi fulget ut aurum,
Namq:ES7* OS AZ)Kl, et aurea PEAV
AVA SZWIS',

L G .

IOHANNI. CHRYSosToMo. SCARFO;


Cs ,

jam . inde. ab , ipfa, juven&ta . . .


fummo , natur . m nere :

lepos. decor , humanitas .

omniumque , femina. Virtutum :

fpe&tat :
|-

Fibunt pecimen. fapienti ;


Ss

ut . ingenuas. caput . per, artes. extulit,


v. orator ,

Neftoreo , dulcior. melle.

ex . immenfis Philoophi . fpatiis , edustus :


-

vel. Philoophus.

|-

Socratico. feverior. animo.

E. florentiffimo . eloquenti cam po. fufceptus.


-

videbatur,

In , amplifimum Bafilianorum, relatus. ordinem.

Rerum , confultifimus. Divinarum.


cum . nobis.
Di

Dvinitus immiffa . Dogmatum , dubia :


Chritianique . officia.
Expendit, differit ; contemplatur,
fmper . invidi . major .
faa. premunt, annos ,

Tanto. Viro.
----

|-

ALIZJD ELOGIZ) M.
Chritiano Demoftheni , Evangelico Tullio,
In quo uno
Cathedr , ac Roftra

,
|-

Augutinum, Thomam , Chryostomum


Simul mirantur,

A cujus aculeato flylo ,

Errorum tenebr, Animarum Vecordi


Vellicantur, expunguntur,
Il 1

|-

.'

Inter Chrifti vulnera Eloquenti fontes exhaurit:


A quo long abeunt
Deliciol, quiquili, teneritudines,
Quibus oratio
, non deeoratur,
-

$stu'] 't
U1

Hiberas Nenias, & angulares Bombices


In bicipti fomniantibus Parnaffo relinquit ,
Solummod Calvari clavos ampletens,& Crucem
In cujus ore

Mllificant Apes Bernardi, rugit Hieronymi Leo,


ftuat Pauli amor, tonat Eli Zelus , ,

Veritas , & Pietas ;

Charitas, & Fides


Bnanimi confenfu neytur.

due oscou

*
*

D. GRIS O STOMO
S C A R F O

DoTToR TEOLOGO BASILIANO.


Lanof lo Ragionamento florico dei SS. Bafiliani,

e delle facre Icone di Maria Vergine , fervite, in


varj tempi, da cofioro nelle Calabrie; rapprefentato nellAccademia 7auriana, agli
15. di Agoto del 17 14.

Laltro f la Cronichetta della Chiefa Reggina :


Ded i cati

ALLA ILLuSTRISS. SIGNORA: .

SIG. D. A G N E SA
DE L

B A L Z O

T E R R A C I N A,

Moglie del Signor D. Biagio Majoli de Avitabile


Avvocato Napolitano.

@g@
IN Napoli,

Per Domenico Raillard MDCCXXI.

'
v.

* **

* * * *

= a "*

--

i Proteta dell'Auttore:
: /
- Roteto Io (con quella riverenza che debbo ) non ins

tender dar titolo di Santo,o di Beato, a quegli che per


tale non tato riconofciuto dalla Santa Sedeppotol
ca : n vu che le cofe da me fcritte, o fian viioni,o rivela

zioni, o grazie,o benifizj, o miracoli ; vengano auttorizate


dall'Oracolo infallibile della Chiefa Romana; ma dalla mia

fola miferevole Penna. Se cofa;avvegnach minimitima; in


uesti Opucoli , od in altri fi rinveniffe , la quale ripugni

lla cattolica Verit, vu che fia come fe non foffe ftata da


me fcrittasnemmeno anzi tocca. Sottopongo Io tutti ettut

ti i miei foglj'mprei,e imprimendi, lla cenura della no


stra Santa Madre Chiefa, di cui ini dichiaro ubbidientiffimo

figlio:Pront prontifimo a parger Per elfa fino alla ultima

gocciail propio fangue:

-4

ILLUSTR1ss.

A.

2G) VVnturato Io invero mi ricono:


#x, fco; imperciocch da molti Era,

$ diti aftretto a far pubblicar col.


la lace delle Stampe questi miei

; dae/torici Ragionamenti; non bo


da mendicar perona, cui gli po

telfi dedicare: azendo Voi, ebe racchiafetenete


nell'Anima tatte quelle virt, le quali veg
gonfiarfe nelle Donne di alto/pirito. Di qac

Ji dedica trefono le cagioni motrici: La prima;


thefavellandoi fullo principio del primo Ragio.
gamento dei SS. della mia Religione; da Vif
,

A a

pren

--

prendano per Avvocati,e Protttori'n Cielo ,


nellapreenza della incomprenibile Maest. La

feconda, che; trattandoi di alcune miracoofe


Immagini di Maria; nel centro del zostro cuore
venga a maggiormente radicarfi la di lei amore
zolezza . La terza, che nella Cronichetta della

Chiea Reggina apprendiate nella variet delle

facrestoriche cognizioni, un qualche innocente


diletto, che ferviravvi pure per cradizione,e di
zozione . Voi, caldamente raccomandandoli a

zofiro Marito , gli potrete liberare dal zaglio

troppo rigorofo dei Critici; e colla piena delle


zostre virt, chiariffime a quei,che da fancialla
zi cono/cono; dagli oltraggi della Inzidia. Io poi
non bo qu luogo di appalefare al Mondo erudi
to lo plendore della vofira Famiglia: ne addar
rei alerimente zarie teflinnonianze , come di una

antichiffima Cappella , che cofi? poiede nella


Chiefa Regale di Sallorenzo a S.Luigi intitola
ta, nella quale le egwenti icrizioni fi leggono:
ALBERICZ'S , E7 PAZLZS DE BACIO AVEAP.
COGAVO MEV7O DE 7ERRACIAVA. HELSEO
PA7"RI BEAVEME REAV7I, AC MARIAVO FRA

TRI DZILCISSIMO SIBHE?" SvIS,AAVAVO S4.


-

LZTIS 149o.
JACOBO THEA7INO

PO/V7IFICI,

AC FRATRI PROSPERO HIEROSOLTMI

7 AAVO EQ77I?I MELPHIAE COMMEAVDA


7ORI. FABRITIZS DE BACIO DE TERRA
GIAVA,DOTEM SACELLO AVGEAMS,

PO

-----

alla qual Cappella latiarono i zostri Moggiori


entrade da celebrarvifi 9. Mee la fettimana; di

pi Croci,e Commende di Malta;di pi Mitre di


Chiefe rinomatiffime; di parentadi con Cafe rag

guardevolihme: e principalmente colla Brancac


cia, avendo nel 1535. Jacopo del Balzo Ter
racina , Padre del zofiro Terzazolo, prefa in
moglie con dote di ducati duemila Giozanna
Brancaccia , figliuola di
Bran
caccio, e di Profpera Vulcana, per tacer di al
tre; di cotanti beni fiabili , c'ha pojedati in

Napoli , nelle Ville vicine , e in altri laogbi


del Regno , e che poiede ancora nel Subborgo di

Chiaja : e di un vicolo , che finora di quella ne


ferba il nome ; dell'ufizio di Giustiziere di Nar

poli, che podette in propiet ilgi detto Ja


copo; de zofiri Antenati, li quali in tempi dif

ficiliffmi furono Eletti del Popolo Napolitano


con omma laude; de'legati fatti a Luoghi Pii,

e pezialmente alla Chiea, e allo Spedale di


A.G.P. e di tanti adtri pregi , che di rado amiti

infieme in altra gran Caa fi traozano ; tanto


che dir folea il celebre Daca di Parete Reggen
te Moles, chefe mai avee avato a fari una

felta di Famiglie per aggregarfi ne Seggi Na


politani , la vostra avrebbe avuto ad effer la

prima: Per illafirarla opra tatre, bastevole


una fienziatiima Laura Terracina, la gua
-

A 3
.*

le fior nel frfo e pu dirfi la gloria del fao


Secolo,di Napoli, e di Cafa voltra; il perch zi
piacque di chiamar Laura la votra primaf
gliuola : e gi di due anni e mezzo, dimostra in

clinazione alle lettere: efi/pera,che otto la vo

fra direzione, e del Padre, agguaglierquella


gran Donna - N vu far parola o dellegrazie,
Ze quali adornano la vofira Mente, o degli otti
mi vofiri cofiami, merc la educazione della zo

fra Signora Madre D. Giofeppa Montoja, fa


miglia pagnaola nobiliima . Solo vi priego
a ricever gaefti due Opafcoli confereno , e gio
condo vifo foto la vofira Protezione, e frattan
to riverentemente inchinandovi,mi raffermo per

fempre
Mammola, ai ao di Ottobre del 172o.
Di MS. Ill.

Obbligatiimo Serve
D.Grioftomo Scarf.

Ra

RAGIONAMENTO STORICO

DiSBASILANedelcher im
D I

M A R I A V E R G 1 N E,
fervite, in varjtempi, da cotoro
nelle Calabrie;
**,

<

f a t t o

p . sos

s C A RF o:

Dottor Teologo del medefimo Ordine.

F=I) I: Protopadriarca delle Religioni


Si Bafilio il grande, Dottore della
fanta Chiefa , e Arcivecovo di
| Cefarea della Cappadocia, fcrif.

fe, e divulg la ua fantifima

Regola nellanno363 dellUom


| redento. Egli fu il primo cob
V blig i Religiofi ai tre voti ef:
enziali allo Stato perfetto di

= Religione; ficcome di lui favei.


lando afferma il mio Nazianze

:9 2. autem non folam fhi, fedaliis quoque profice


*** : primus cnobia excogitavit, ritumq; illum Mo
nachorum antiquam, atq; agreffem ad ordinem quen
dam, ac formulan Religioni propriorem redegit; e di.

chiararono gli Oracolinfallibili dei Vaticais: Grego


A 4

rio

rio XIII., e Paolo V. Ecco le parole del primo : Bene:


distas Dominus Deus noter, a quo Sanfti fui , intelli

genti pirita repleti, tamquam imbres Sapientie fu


eloquia emiferunt, eumq; in oratione confei funt: quo

gratia munere Beatus Bafilius cognomento Magnus,


cum diving benignitate locupletatus, omnis bonitatis,

tantaq;in fe beneficenti Auffori, quod recepit, ferti


lifimi agri more cum centeimo reddidit incremento.

AVam prterea, qu effudit?'heologica cientie, elo


quentiq flumina,quag:continenti, abtinenti, & fa
fceptorum pro Christo laboram, toleranti documenta,

adoptatos fbi nov foholis ftus , cnobiaq; procul a


communi vivendi ratione fegregatos in compoitum or
dinem redegit, falutaribus prceptis inflituit, ut
perpetuafutarorum temporam facceione,verbo, ope

re a fe infrasti, Deum confiterentur,catholicque c


clefie ornamento effent, atq; in dubiis rebus adjamento.

Raivita: fnftitate, ac dufirina infignes, toto terrarum


orbe, maxim ver in Afa, Paletina, ?'racia, Grcia,
cb Italia multis faculis floraerunt . Ecco le parole del
fecondo : Cum itaq;fcut accepimus fel, record. Grego
rius XIII. Pradeceor nofier animadvertens, Ordinera

S.Bafilii cteros omnes Regulares antiquitate prce


dere, ac ex eo Dei Eccleiam, Chritianamq; Rempubli
cam ahipfas Ordinis initio aberes frustas recepie. :
Fu la Regola Bafiliana;composta,e data fuori pri
ma di quella di S. Benedetto : che vecchio, e pei foli
Caffinefi la fcriffe nel 52 o; promulgata nel 586. dall

Abate Simplicio. Ella venne allora approvata dal Pon


tefice Liberio I., e quindi da S. Damafo fuo fucceo
re, e da altri : avvegnach fomigliante approvazione

fiata non foffe in quei tempi necearia, bilevelo


~

1
y

--, ----- -

,9

l folo confentimento de i Vecovi , fecondo ci ca


chiare note fi legge presto il Laimano: 7ametf ver

olim ad religioa intituta S.S. Antonii, Bafilii, Auga

fiini, Benediffi fficiebat Epifcoporum loci exprea


inftitatio, ac approbatio, non repugnante fed collaz
dante magis Romano Pontifice,totaq: Eccleia. Lo tef
fo S. Benedetto nel Capitolo fettantefimo terzo della
fua Regola fi mette nel novero dei PP.Bafiliani.Udia

mo le fue fteffiffime parole: Collationes Patram,& In

fiitata, & Vit illorum, & Regula Sanfti Patris no


firi Bafilii, quid aliad funt, nii bene viventium, &
obedientium Monachorum exempla, & infrumenta
virtutum ? E in fatti cotui ricev la Cocolla Bafilia

na da S. Romano del mio Ordine , callor vivea nel


Monistro dellAbate Teodato Bafiliano, poo lonta:
no dalla Spelona di Subiaco. . . . .
. . ., ,

Fu ella prima della Carmelitana,la quale fu eftrat


ta dalle Regole di S.Bafilio, ficcome nedimotra il Ti

tolo: Regula ex S.Bafilii, "Joannis XLIV. Epifcopi


Hieroolymitani criptis ab Alberto Patriarcha Hie

, Fratribus Beatiffim Dei


enitricis, Virginis Maria de monte Carneli da
t . .

|-

|-

*-

Fu la Religione Bafiliana fecondiffima Madre din

numerabili Santi,el folo Iddio,colla fua ognifcienza,


gli pu contare; fecondo il penfiero del P.Alegro Ca
fanatto,il quale ragionando di Bafilio,cos conchiude:
at numerum, & nomina Sanfforum, quos peperit Or

do Bafilii Patris fola Divina Dei cientia cognocat,"


numerare poit. Coflei ebbe; infra gli altri, dei qua
li ancora nommi pervenne la notizia; Santo Abramo

Vecovo nella Meopotamia; S.Adriano Abate i : ::


|-

$thil:

*16

- -

, \

ghilterra,S.Agazio Vecovo Amidefe, S.Agatone Pa=


pa, S.Agnello Abate, S.Agotino Vecovo Cantua
riefe, S.Aleffandro Abate,Santa Anna Eufemiana V.=
4.Anaftagi,uno Sinaita Patriarca di Antiochia, unal
tro M.Vecovo di Antiochia, unaltro Perfiano M., e

unaltro fimigliantemente M. dicepolo di S. Maffimo


Abate. Ebbe Santa Anaftagia Vedova, S.Andrea Ge
rofolimitano Arcivecovo di Candia, e unaltro Can
diotto M. Ebbe S. Amfilochio Vecovo dIconio, S.

Aniano difcepolo di S.Majoma, S.Antioco Abate nel


la Laura; e i SS.Antonio, Merullo,e Giovanni, difce

poli di S. Gregorio magno, prima in Sicilia, e poin


Roma. Ebbe il B.Antonio da Demenna , S. Antonio

Patriarca di Cofiantinopoli; LeSante,Antufa,eApol


lnaria VV, ; S. Arfenio Diacono della S. R. C.; le

Sante,Afella V.Romana, e Attanagia Vedova; 4.At


tanagi,uno da Catania Vecovo di Modone; unaltro

Palermitano della Famiglia Chiaromonte , unaltro


Trapezunzio,e unaltro Taumaturgo nellAfia mino
re. Ebbe S.Attalo Taumaturgo,S. Averchio, di cui fi
ferbano le reliquie nella Chiefa del Patire; traportate
dal vicino Monitro,che vi era,col titolo di S.Bafilio:

finora chiamato il luogo col nome del S. Padriarca:


veggendofi ancor le fabbriche. Santa Aurea V. Ba
deffa, S.Aurelio Vecovo di Cartagine, S. Auffenzio

Abate, S. Bacco il giovane M. Sabbaita ; 2. Barlami,


luno Maetro di S. Giofafat, e laltro di queta votra
Citt di Seminara; S.Barfanufio ; Cinque Bafilj,luno
compagno di S.Procopio, laltro detto Scamard? nel
la Torre di Spatola, laltro Ateniefe Vecovo di Can

dia,laltro da Bifignano , e laltro Padre di S. Bafilio il


grande ; Santa Benedetta V. Romana ; 2. Benedetti
-

Aba

-------

|-

1 r.

Abat, ma luno Ananiee ; S.Beffarione, S.Bonifazio


Diacono M.; S.Calogero in Sicilia, S.Caprafio Abate
nel Monitro Lirinefe, S.Caritone dIconio, S.Caffia
no; Santa Caterina vedova Badeffa", forella di S.Luca
Abate di Armento ; S. Ceario Vecovo di Arl nella

Francia Narbonefe ; S. Ciprio Vecovo di Brindifi, S.


Ciriaco Conf.; Sei Cirilli,uno Aleffandrino, un altro
Abate di Santagnolo in Melitene ; unaltro Vecovo

chiamato lAppotolo della Moravia, unaltro Sabbai


ta; unaltro da Reggio,il quale govern la Chiefa Me
tropolitana dellanzidetta Citt fotto il Pontefice
Giovanni III. e altri : e i Reggini a onor uo fabbri
carono un Catello, cancor ne ferba il nome del San
to; e unaltro Gerofolimitano. Ebbe la B.Climi n Si

cilia; 3.Cononi, luno dalla Tracia Papa , laltro da


Nefo Abate, e laltro Abate di Pentocla ; S. Convul
dio da Palermo ; 4. Cofimi, 2. BB. , luno Vecovo di

Scitopoli,e laltro dicepolo di S. Elia il maggiore da


Reggio,e 2.SS.Vecov, luno di Majoma,e laltro M.,
di Calcedona; S.Cremete Abate; 2. Critoferi Abati,
lun della Vina di Monteleone , e laltro Siciliano Pa

dre dei SS. Sabba, e Macario il giovane. S. Dalmazio

Conf.; 3.Danielli, luno Stilita Abate,l'altro da Reg


gio,dicepolo di S.Elia il maggiore,e laltro da Tavor
mna. Ebbe S. Demetrio compagno di S. Nicandro

Abate,S.Digiuno Patriarca di Cotantinopoli,S.Dio


ne Abate Fondatore degli Acemeti ; Santa Donnica

da Cartagine,S.Donato Vecovo Evoroee;S.Doroteo


Abate; Santa Dorotea V., S.Dofiteo,B.Diodato Aba
te in Subiaco, S. Drottoveo Abate,S.Effrem Siro,il B.
Effreno da Roffano,che,nel 586. colla licenza del fuo

Superiore, ritiroffi'n unfolto Boco; dove oggi rin:


-

vien

"

|
2

vienfi la Chiefa Arcivecovile dellaccennata Citt ;


men vita romitica in una Grotta , chiamata finora la

Cella del Beato; valic il mare a piedi afciutti,per an

dar a Cotantinopoli,dove,nel uo arrivo, fonarono le


campane tutte a gloria; e col fegno di unAnello pre
gevole,datogli prima in Rofano, per lo avveramento
dei vaticin fattigli, ottenne dallImperador Morizio

parecchie Navi cariche di ricchezze,e di Artefici , per


la fabbrica della mentovata Chiefa Arcivecovile go
vernata per molti fecoli dai Bafiliani; e di altre tre:

una nel Porto Santangiolo, unaltra col titolo di San


ta Anaftafia, e unaltra col titolo di Santa Marina .
S.Egidio Ateniefe, S. Elesban Re della Etiopia, e S.
Eleuterio Abate. Ebbe otto del nome Elia , uno Ve

fcovo di Siragofa, un Palermitano; 2. da Reggio Aba


ti , della chiariffima Famiglia la Boccetta , nella quale
preentemente vi fono llluftriffimi Soggetti e nel fa
pere,e nella Divina temenza; luno detto il maggiore,

e laltro il minore chiamato lo Spileota;unaltro nipo


te di S. Vitale da Catronovo, unaltro il giovane da
Coftrogiovanni,unaltro da Bova,e unaltro Patriarca

di Cotantinopoli. Ebbe Santa;Emmelia madre del


Protopatriarca S.Bafilio; S. Emiliano Vecovo di Ci
zico,S.Epifanio Vecovo di Costanza,S.Equizio Aba
te nella Valeria, il B.Erafimo da Reggio difcepolo di
S.Elia il maggiore; Santa Erundine V.; S.Efichio, S.
Evagrio Patriarca di Cotantinopoli ; Santa Eudocia
M. convertita da S.Germano ; Le SS. VV. Eufrafia,

Eufroina, ed Eugenia ; S. Eulogio Vecovo di Alef


fandria, S. Euplo Vecovo di Catania, S.Eufebio Ve
fcovo di Vercella , S.Euftochio da Palermo ; Le SS.

W.V.Euftochia,ed
s-7

***

EloiSEichie.Bun
on:
-

"

| 1

fondatore di Monitrj , laltro Vecovo di Sar, 62


laltro Zigabeno; 2. Fantini Calabrefi, luno della vo
ftra Citt di Tauriano, da dove quetAccademia il
nome ne prefe; Abate di Sammercurio,dove oggi ave
te Voi un Monitro di Vergini a Dio confagrate; e
laltro morto in Salonica nella Macedonia . 2. Fauti

Saragofani Abati; 2. Filareti,luno della famiglia Car


donia, da Sinopoli , di cui ne fiete tanto divoti che
nulla pi : non faccendo paffar giorno, nel quale non
riverite le fue facre Reliquie, con tanta venerazione
ferbate in queta notra Chief, dedicata al fuo culto ;
e laltro M. Palermitano. Il B. Filoromo dicepolo di
S.Bafilio il grande; S.Filoteo ; 2. Flaviani , uno Pa
triarca di Antiochia , e laltro Vecovo di Cotantino

poli ; S. Franco in Abruzzo Abate nel Monistro di


S.Giovanni di Colimento; S.Florenzo; Santa Floren -

tina forella dei SS.Fulgenzo, Ifidoro,e Leandro, Pre


fetta di 4o.Monitrjdi Vergini ; S. Fulgenzo da To
leto Vecovo di Rufpa; Santa Galla ; gli SS.Gaudio
fo, e Gerafimo; 2.Germani,luno Padriarca di Cotan

tinopoli,e laltro fondatore del Monitro Cofinitre :


S. Geronimo Dottor della Chiefa, del cui Monacato

dubitar non dovete: perocch:viffe Monaco, e mor


Monaco nel Monitro di Bettelemme, come appari
fce nelle fue Pitole, e nella fua Vita . Effendo tato
Monaco, fu certamente del mio Ordine, che fioriva al
lora,onde il Suarez nel Tomo 4.de Relig. Lib.2.Cap.
2.nu.6.fcrive cos: Omnia qua Caffianurde Vita Mo

nachorum Orientis refert in Libris de inflitutis re


nunciansium, & qu Palladius fcribit, quq; poterid:
res hitoria referunt, ad Monachos fub Regula Saafii
Bafilii failitantes prcipu referenda videntar. r1=
Ost

torniamo a noi. Ebbe la mia Religione S. Giacomo


Vecovo di Catania; 4., Giorgi, 2.SS., luno Limniota
M., e laltro Vecovo di Militene, e 2. BB. luno da

Roffano, e laltro Vecovo di queta vostra Citt; S.


Giona Sabbaita ; 2. Giofafatti, luno Santo Re delle
Indie,e laltro B.M.Arcivecovo di Polocia. Ebbe 2o.

Giovanni: uno detto Grifftomo, unaltro Climaco,


unaltro da Raito Sinaita, unaltro Vecovo Pelibo

tefe, unaltro compagno di S. Simone Sali, unaltro


Silenziario, unaltro Abate Pennefe nella Siria,unal

tro Abate in Costantinopoli, unaltro Calibita,unal


tro Damafceno, unaltro Sabbaita , unaltro difcepolo

di S. Gregorio Decapolita , unaltro detto il Terifia,


unaltro coetaneo di S.Nilo Abate ; unaltro Tauma
turgo Vecovo; unaltro Cuzubita, unaltro Archi

mandrita della nuova Laura,unaltro Limofinario,un'


altro Paranenfe, e unaltro Vecovo di questa Citt.
Ebbe gli SS.Giovannicio,e Gisleno; 2.Giofeppi,luno
M.Vecovo di Salonichi, e laltro Inmografo ; il B.Gor

diano,S.Gorgonio; le 2. SS.Gorgonia V.,e Gregoria,


forelle del Nazianzeno; 8.Gregorj, uno Nazianzeno,
unaltro Niffeno, unaltro Antiocheno Vecovo di

Pifidia,unaltro II. Vecovo di Grigenti; unaltro Pa


pa detto il grande antonomaticamente; n pu averfi
difficolt di effer ei fato del mio Stituto, allo criver

del P.Gallonio nel Libro Apologetico,e dellEminen


tifs. Baronio nellanno 582. num. 9. della fua Storia
Chiefaftica ; unaltro Decapolita, unaltro della Siria

Papa III.di queto nome;e unaltro Meffinee, compa


gno di S. Nicandro. S.;Ignazio Patriarca di Cotanti
nopoli: S. llarione il giovane Abate Pelecetefe; gli SS.

llario Papa,e llario Lirinefe Vecovo di Arl; S. lllu


-- 3 ,

mina

---

15

minato, S. Innocenzo Papa; S. Infante Palermitano;


Santa Irene Imperadrice;S.lfac Siro;2.Ifaci,luno Aba
te,e laltro Cotantinopolitano Conf.;2. Ifidori, luno
Pelufiota,e laltro Vecovo:Santa Ifidora V.Tabenne
fiota,S. Lampado,S.Lazaro pittore;S.Leandro da Troea Vecovo in Siviglia; Santa Lea; gli SS. Leoluca da
Coriglione,e Liberato M.; 2. Liabette: Taumaturga
la una,e V.Meffinefe laltra ; S.Longino Abate; 3. Lo
renzi, luno da Frzan , laltro da Arena, e laltro M.

con molti compagni ; 8. Luca nomati, uno della votra


Citt di Tauriano Archimandrita , unaltro da Meli
cocc, unaltro da Tavormina, unaltro Cafalio da Ni

cosa ; unaltro da Demenna ; 2.da Reggio:luno Ar


chimandrita , e laltro compagno del B.Vitale, e difce

polo di S.Elia il maggiore,nella Spelonca di S.Donato


M. , e unaltro fratello del B.Fantino.S.Lupicino fon
datore di Monitrj; 4.Macarj, uno Vecovo di Antio

chia,unaltro il giovane da Colifano,e 2,in Cotantino


poli, luno Conf., e laltro Abate Pelecetee;S.Malco

Conf;il B.Marco da Reggio II di questo nome, Arci


vecovo della medefima Citt; S. Mamiliano da Paler
mo Arcivecovo; Santa Marcella Romana, S.Marcello

da Cotantinopoli; Le SS. Maria Egizziaca, e Marina


V.;2.Marte,la una madre di S.Simone Stilta il giova
ne,e laltra Egumena in Malvasla del Peloponeffo; S.
Martirio nella Valera; 2.Martini,luno Papa, e M., e
laltro Vecovo di Tours;2.Maffimi,lun da Reggio, e
laltro da Cotantinopoli, martoriato coi fuoi Compa
gni; S.Maffimiano daTropea Vecovo; Le ss. Matrons
Badea,e Melania la giovane;gli ss. Melezio, Menna,
Mennone,e Metodio;3.Micheli, luno martoriato con

36 Compagni, l'altro Vecovo di Sina; e


-

'

alB.da

v.

16

Gerace,difcepolo di S. Nicodemo Abate;il B. Mila di


cepolo di Santo Elia ilmaggiore; 2. Naucrazi, luno
fratello del mio S.P., e laltro Abate in Cotantinopo
li; S.Nerio; S.Nicandro Abate ; 3. Niceti, luno Ve
covo, laltro Abate,e laltro Conf.; 2. Nicefori , luno

M.,e laltro dicepolo di S.Ftino;4.Viccol chiamati,


luno Studita,laltro da Stilo, laltro detto il Mitico,e
laltro B.dellAlcara;S. Nicone Armeno; 4.Nili,I vec |

chio il giovaneil Sibaritae Bin Carbones.Nonno;


Santa Nonna madre del Nazianzeno ; S. Nonnofo ; 3
Onofrj, luno dallEgitto, e 2.della Calabria, dal Cao
luno,e da Belforte laltro ; S.Orefte Abate Maetro di

S.Filareto:Santa Orfola da Reggio V.;morta fulla roc


ca di Pendidattilo ; S.Palladio Diacono della S. R. C.

gli ss.Pammachio Romano, e Pangrazio da Bifigna


no;Santa Paola Romana:S.Paolino Vecovo, S.Paolo

da Cipri M.,Santa PatriziaV.,S.Pelino M.,Santa Pela


gia penitente,S.Pelagio Papa II.di queto nome; S.Pe
tronio;6. Pietri,luno fratello del mio S.P.,laltro Ato

nita ; laltro Spina di Arena, il quale laci critto ap


penna un codice greco in bergamena, che ferbafi nel
Moniftro di Ciano,laddve fa egli varj miracoli: veg

gendofi un luogo,nel quale fi dice di aver e laciata la


ipoglia mortale ; foventemente illuftrato da fovrana
luce ; laltro compagno di S.Nicandro; laltro Veco
vo di Damaco,e laltro B. da Pendidattilo; gli ss Pla
tone,e Porcario Abati, e 55o. ss.MM. del Monitro
Lirinefe; Less.Potamia,e Principia VV.,2.Procli,lu

no Patriarca di Costantinopoli, e laltro da Bifignano


Abate ; Santa Publia Antufa Badeffa; S.Publio,Santa

Pulcheria V.S. Quiriaco ; gli ss. Rabula , e Romano

Abati; Less.VV. Romola, Redenta, e Rofalia4-del


nome

*,

17

nome Sabba, luno Abate della gran Laura, laltro

detto il giovane,laltrodaColifano,e laltroArgireneo


Abate; S.Salmano Silenziario,s.Sebatio M.,s.Sergio
Papa,Santa Sene V.,S.Senatro ; 6.Simoni, 2.Stiliti,l

vecchio, el giovane; unaltro Salo, unaltro Metafra


fte,unaltro Armeno, e unaltro Saragolano. s.Silve

tro da Troina,s.Simpliciano;2.Sofronj,luno Veco


vo di Cipro,e laltro Patriarca Gerofolimitano ; San

ta Sopatra V.,Santo Speciofo fondatore di un Moni


ftro in Terracina;Santo Speranzio Abate ; 7. Stefa
ni, uno Sabbaita,unaltro Abate nel Monte Reatino,

unaltro M.con 34 I. compagni ; unaltro Taumatur


go , unaltro figlio dellImperador Bafilio; unaltro
Abate in Cotantinopoli, e unaltro B. da Roffano s
gli ss. Stiliano,Taddeo M.,Tarafio,Tebacolo, Teotte
rifto,e Teottito;la Santa V.Teottifta ; Cinque Teo
dore,3.ss.,una da Cearea V., unaltra da Salonica nel
la Macedonia vedova,e unaltra Aleffandrina : 2.BB.
una Agufta,e laltra da Roffano V. ; 8.Teodori, uno

M. Arcivecovo di Aleffandria, unaltro Siceota, un


altro Vecovo in Inghilterra, unaltro Studita , unal
tro dicepolo di S.Pacomio, unaltro M.fratello di S.

Teofane, unaltro Trichina, e unaltra da Demenna


B32.Teodosi luno Vecovo di Saragofa II.di queto
nome,e laltro Cenobiarca; S.Teodolo; 2,Teofani, l
uno Abate, e laltro Vecovo; 2.Teofili, luno Conf.

Cofiantinopolitano,e laltro Vecovo di Nicomedia ;


3 Tommafi,2.Antiocheni,l'uno Conf., e laltro Salo;

: un di cognome Longafireni da Reggio, Abate di

Terreti S.Timoteo in Simboli; S. Tito fratello di S.


Niccol Studita; S.Trifone; Santa Venera da Gala;S.

Vitochio Palermitano
*

YenziLiNgie
B

al

18

laltro in Ipagna M;2.Zenoni,uno della Siria, e lal


tro Vecovo di Firenze; Cinq;Zofimi, luno Calabre
fe Papa,unaltro Abate,unaltro di Sinda nella Feni
cia, unaltro Vecovo di Saragofa,e unaltro nella Ca
ramania. Ebbe altri ss.nella Paletina,martoriati ar 9.
di Febbrajo del 5o9,dagli Agareni ; altri nella Perfia
dal Re Abennero,a3.di Agoto del 383.; altri agli 8.
di Febbrajo del 484, in Cotantinopoli ; altri otto
Cotantino Copronimo a 12. di Gennajo del 766.;e
altri finalmente nella Laura di S.Sabba,a 2o. di Mar

zo del 788.,e a 16.di Maggiodel 614.


Fu la mia Religione molto favoreggiata dalla gran
-

Madre di Dio,la quale volle , calcune Chiefe dedica


te, in vari tempi,al fuo iperdolico culto,foffon fervite
da Bafiliani, e particolarmente nella Calabria, dove
cotei ebbe quella della Madonna di Efodia nella Cit
t di Bova, quella della Madonna degli Agnoli ovra
Soriano; quelle, di Santamaria di Carr, di Joc,di
Pizzoni,di Tirreto,di Moffi,della Pergola, di Nidetti
reffo Bovalino;di Mantinea,e di Squillace;quella di

agli Arcivecovi Reggini; e quella di


Afpromonte fovra Pedavoli, 12. miglia lontana dalla
marina di Oriente, fotto il titolo di Santamaria del

Boco, nomata volgarmente la Madonna della Mon

tagna ; fondata in queta maniera. Alcuni Meinei


mercatanti fi mifero ammare. Sul declinar del primo

giorno, in alto levoffi una nuvolanera, la quale fer


matafi fudella nave,vomitando la malignit, che co
vava nel torbido feno,gli accagion una fiera tempe:

fta. Si votaron eglino alla Vergine, ele promifero di


far innalzare, a onor fuo,una Chiefa in Terra ferma

Cest incontanente la tempetas e uciti cotorodal


* *

mare,

19.

mare,per adempier il voto, fecero alloro fpefe comin


ciar la fabbrica della Chiefa di noftra Signora : ma

che ? le fatiche eran tutte vane , imperciocch fe nel


d fabbrica fi faccea , nella notte da mano inviibile

ruvinata ella venia: lo che; non fenza ftupor delavo


ratori;fovente addivenne. Entr , dopo alcuni d,un
toro in uno fpineto, dove colle corna cavando, fiffe
una Croce, apparifcente oggi, e comunemente chia
mata la Croce del 7agro. Quivi felicemente fi ftabi

la Chiefa,e negli anni trafandati veggeafi davanti la

porta una noce , la quale faccea le frutte colla croce


per entro alla midolla , e quelle per varjluoghi porta
vanfi agli ammalati per divozione. Fu ella dal fiume,
che quivi fi vede;diradicata, ma finoggi fe ne ferban
de frutti. Rinvienfi col una pietra, la quale dicefi

della fedia, per efferfi dipinta ritrovata la effigie di


una donna fedente: e perch le truppe de divoti,con

correndo aggara,le porzioncelle infenibilmente pren


dean della pittura,da mano creduta celeste,dopo qual

che tempo videli quella cancellata, rimafa oggi la nu


da pietra.

Ebbe, 2. miglia lontana dalla Citt di Reggio, in


una fiumana detta di Santagati,al Convento de PP,

Riformati vicina, la Chiefa di Santamaria delle Gra


zie,in queta maniera da divoti fondata. In un mu

ro , fatto per difender dalla corrente del fiume uno

stabile; dipinta una mattina comparve la Immagine


di Maria. Vena ella da paffeggieri chiamata la Ma

donnella. Glioffeffi raccomandati n quel luogo da:


parenti alla Vergine, tofto liberavanfi dagli oltraggi

de Demonj; gli ammalati ricuperavan la perduta fa


lute, e poveri eran provveduti nelle loro .
2

Oe

2)

Cominciaron le pietofe genti ad accenderle la lam


pana, e a chiamarla Santamaria delle grazie ; quindi
fabbricaronlei convenevole Chiefa , oggi mediocre
mente adornata; Una fiata limpeto delle acque rup
pe ponti, fracas molini, mand atterra molte fab-.
briche intere, 2. cafe dalle fondamente con tutte le

fue parti ne port via , ditupandole per le fcofcefe, 3.


ne fconquafs,e altre foggiacquero a notabiliffime le

fioni. La fiumana portava alberinteri , eben grofi,


sbarbicati dalle montagne, e non fole legne, ma una
grande abbondanza di pietre, delle diffipate macerie
delle vigne, e delle muraglie atterrate: ma frattanto;
non ebbe ardire di toccar la Cafa della Vergine, la

quale piueppi vicina delle altre al fiume fi vede. Do


menico Roffo vedutofi una notte llmprovifo da
nimici affalito,e gittato in terra fenza umano occor
fo, chiam colla bocca , e col cuore la Madonna delle

Grazie, la quale ferv allui di preidio, poich liberol


lo damicidiali colpi.

Ebbono i P:eimiostituto la Chiea di Santa


maria de Crochi, nella Citt di Catelvetere;cos no-,

mata per labbondanza che quivi nafce dello zaffara

no, detto dalatini crocus, del quale cant, Ovidio


4. Met.

Et Crocon in parvos verfam cum Smilace fiores : .


fondata (a fpefe di quel Pubblico, fotto il governo di

un Cavalier di Cotrone, Quirino chiamato) da un

Romito, nomato Felice, il quale dentro le fide mura


di una piccola cella rinnovava fua vita,
Come ferpe tra fah
Saol rinovar la poglia .

La Vergine in una notte , tutta


-

*-

di
glo

-|

|
|

2F

gloria , col fuo pargoletto nelle braccie, appar a co


istui, eglimpofe di far innalzare una Chiefa a onor
fuo, colle feguenti parole: Hic habitatio mea efi,

ego proteftio Populi hujus Civitatis. D. Michele da


Caffelvetere (prima di effer Certofino ) fovente anda
va allanzidetta Chiefa di notra Signora , ne cui of:

fequj pendeva egli alcuni giorni particolari. La fua


divozione non era tanto feminata di fiori, quanto in
tralciata di fpine,per le fue rigide penitenze. Col ne
giva coperto di cilizj, e diffanguavafi con una difci

plina di ferro (con 7. punte arriguardo de 7. princi


pali dolori,che nel cuore pat Maria Vergine) quan
dunque offervava di non effer veduto. Fu e, peuoi
meriti, nella menzionata Religione,fatto,in vari tem

pi, Priore in 3. celebri Monitrj, come 'in Chiaro:


monte, in Capri, e nella Padula,e con fama di fantit
mor nel 1578. Il R. D. Crlo Cefareo Meffinee, il
quale pubblic in 8,colle tampe di Domenico Cota,

nel 166o,una Opera di pag. 365., intitolata : Cafie


reum Rei Grammatic Tyrocinium;febbricitante nel
Seminario di Gerace, laddve infegnava e Grama
tica, Poetica,e Oratoria ; fece voto alla Madonna de?

Crochi di celebrar nel fuo Altare una Meffa,e tofto fi


vide fano.

Fu del mio Ordine (nel mezo di Ardore, Conda:


janni,e Bombile)la Madonna della Grotta,la cui statua

di finiffimo marmo trovoffi maraviglioamente den


tro una grande fpelonca: non fapendofi da chi col
Portata fi foffe,fe da uomini, ovver da agnoli . Nella

Grotta voti fi veggono di febbricitanti fanati, di cie


chi'lminati, di mutoli refi eloquenti, e di biognoi
provveduti :

~3

Due

22

Due miglia lontana dalla Terra del Bianco vedefi,


nella marina, la Chiefetta della Madonna detta di Pi
-

. Ella era del mio ftituto, ma pe'l timore de


urchi abbandonata. Una fiata gli nimici del nome
Critiano mifero fuoco alla mentovata Chiefa . Ogni
cofa brucioffi, eccettuatane la Immagine della glorio
fa Vergine . Que Barbari alla veduta di fomigliante
miracolo, dovean divenire di pietra, ma vieppi im
perverfati colle lance volean divider in mille pezzet- .
ti la facra tela, ma invano,perocch ( rimafa lacerata
per raccordanza del prodigio) non fi pot da quegli

empi affatto fcompigliare, fcomporre. Piucch oti


nati eglino al male, fi portaron con feco la fanta Ico
na, pofta fu legni nimici, alla veduta di molti Divo
ti,che ricoveratin luoghi alti,e ficuri, delle loro cru

delt ne ammiravano gli andamenti . Queto filfu


mattina di un venerd, ma non s toftogionfe il ve

gnente fabbato ( alloracch folea quivi celebrarfi la


Meffa a onor di Maria V.) e fi vide in luogo pi con
venevole appefa la fanta Immagine, tutta fquarciata
oggid apparifcente . Si rinnov dalla divozione de
fedeli la Chiefa,e fi rifecero i dovuti ornamenti. Fra

te Ambrogio da Gerace laico Cappuccino, prima di


entrare in Religione,men,per lofpazio di un'no,vi
ta romitica nellanzidetta Chiefa. Coftui(nel lor Coti

vento di Caffano) un quarto di ora prima di morireg


avvegnacch per tutto il tempo di fua vita malinco
nico e tato fi foffe; fi mife in allegrezza,e alzando le

braccia, e gli occhinverfo del Cielo, diffe prima ad


alta voce: Bene mio bene mio,e quindi foggife: For

getemi la mano. Precettato dal uo Superiore ad "P


palefar lo che vedea, ripoe di aver veduto unalber
di
*--

23
*

: oro,adorno di vaghi fiori, e be frutti ; nella cui ci


ma, la quale toccava il Cielo ; fteva unuomo feduto
di maestofa veduta, qual egli con vivezza pregava di
porgerli, per quivi falire, la mano . Nellaccennato
uogo dimorovvi per pi anni F. Ignazio della Roc
cadangitola romito, il quale prima era notajo di pr
feffione. Quivi e una vita men eemplariffima: e fu
tentato dal Demonio, una fiata in fembianza di bel

giovane ,

il quale a peccar lo induceva 3 ma

che ?

Qual fatollato augel, che non f cali


Ove il cibo mostrando altri linvita ;
Tal ei fazio del Mondo i piacer frali
Sprezz, poggiando al Ciel per via romita :
E fotto apparenza di corvo il tentava unaltra fiata;
quando,per efteriore mortificazione, nudo posto fi
era; nel mefe di Gennajo; entro una lacuna. Allora il

finto Corvo labito dIgnazio portoffi... ll buon Ro

mito vete non avea per coprirfile ignude carni, onde


con ardenza raccomandoffi alla Vergine, e fubitamen
te dallinfernal Nimico labito ritituito glifu. ;

Nella Grotteria,in un promontorio, vicino a quel


lo antichiflimo Catello,

Da Pallade fondato,
Pria che foe il Divin Verbo incarnato ;

fi rinviene la Chiefa della Madonna del foccoro, la

quale ne trafcorfi tempi era fervita daPP.del mio Or


dine,ma quindi; dal tremuoto ruvinate le fabbriche;ne
fu abbandonata. Le Genti di un Borgo dell accen
nata Terra, detto Labofa, alloro fpefe, innalzaron le
cadute mura della Chifa, e laddve trovavafil moni

ftro,fecero uno fpedale pe poveri foretieri. D.Inni


-

.*

24.

co de Aragona, Conte allora e di Simari, e della tet


mehtovata Terra, venuto ammorte, lafci nel tefta
mento la dote peI menzionato luogo. Laccennata
Immagine di noftra Signora varie oper maraviglie.
Domenico Ghirilli Procuratore della fuddetta Chie

fa due ne attefia con giuramento addivenute in fua

preenza. Steva appefa la lampana di vetro davanti


lo altar della Vergine: fi ruppe una fiata la funicella,
che foftenevala in aere, e tofto quella rovin, ma fen
za romperfi, fenza fmorzarfi , e fenza rovefciarfi l
olio. Unaltra fiata, nel gioved graffo di un Carno
vale,facceanfi nella mentovata Chiefa (fecondo il foli

to di ogni anno ) le 4o.ore del Sacramento . Rinve

niafi col una brigata di fedeli,accorfi per adorar Cri


fto fagramentato; nel piano che davanti la Chiefa fi

vede, volend un di cotoro per icherzo paventare


gli altri,pref nella mano un mortaletto, che credeva
vto,ma in realt pieno fi era e di polvere,e di petruz
ze ; e con un tizzone fuoco li mife. Spar da dovve

ro il mortaletto, cavvegnacch balzato dalla violen


za della polvere nel, mezo della brigata, tuttavolta n

ofiee la mano di colui chel tenea, n que che veg

gendol di fovra, per foccoro chiamaron la Vergine


del Soccorfo.

Santamaria della Stella, nel Contato di Stilo,fu fer

vita daPP.della mia Religione. La Mariana Statua,


la quale di finiffimo marmo; portavafi entro un va
fcello da Roma a Gerace. Il legno fu poto in mare,
e nel 7.d, allo imbrunir della fera, copertai di nuvo:

le la faccia del Cielo, deftoffi una fiera tempeta.


Kabbiof il mar fremea
Agitato da venti.
Stri

25

Stridea laria percoa:


Gemea londa commoffa .
1 Vacello coftretto verila di camminare a difere
zione de venti : trabalzavalo il mare con furia, e mi

nacciava a ogni tratto di volerlo fommergere. Ama;

rinari era di pavento la notte, perocch n chiarezza


di luna compariva , h affacciavafi raggio diftella.
Gli orrendi baleni che frequenti folgoravano in aere,
eran a cotoro di afilizzione, non di follievo. Porta

vafi la Madre di quegli, cui ubbidifcono e venti, el


mare,eppur infolentiva con tanta libert la tempeta.

Nella mattina, quando fperavan eglino di ricever fol


lievo dalla veduta del giorno, diede il legno infecco
fotto lantichiffima Citt della Roccella. Fu preto ad
accorrervil Reggimento, che con quella divozione,
la quale propia de euori Critiani ; acittadinim

poe,che ovra un carro da bovi tirata fi portaffe nel


a lor madrechiefa la Verginale Statua . Cos fecero i
Roccellani,ma invano, poich di faffo parean per la
immobilit e bovi, el carro . Veramente il potere
umano baftevole non per refiftere a forza fuperiore,
a poffanza fovrana. Un Sacerdote Mariano chiamato,
il quale conociuta avea la fantit del Terita,col con
fentimento del Popolo adunato, and nella forefta di

Stilo, al vecchio Monistro del mio Ordine. Quivi,


per rinvenire il fanto Abate,camminava inverfo quel
lago,dove quegli far folea penitenza.Fu chiamato per
nome, e ud quete voci : Lafciate liberi i bovi col
carro. Ritorn il dabbenato Prete,e faccendo, fecon

do la itruzzione del Santo; i bovi 'n luogo di gire


alla Roccella, faliron fovra un luogo fcofcefo, folo al

lor abitato dagli pccelli dell'aere , Calaron quindin


- *

26

tina profondiffima caverna di vive felci, e col lacia


rono; come fe animati tati fi foffono ; il fimolacro di
Maria,dove oggi fi adora da Popoli Critiani. Quivi

gli Stilitani raggiutarono una Cappelluzza, la qua


le proccuravan eglino di adornare, ma non fu poffi
bile; imperciocch fe oggi lavoravano i fabbricatori,
dimani rovinata trovavan la faticola opera. Dal limi
tare della cancellata di ferro van di continovo a giu
fo gocciolar nel pavimento duoi rivoletti di limpi
diflima acqua, colla quale notra Signora diede a vari

febbricitantila falute, efcacci da molti corpi umani


truppe dinfernali piriti : questi vanno accader entro
duo grandiffimi vafi di cret,che quantunque fempre
pieni, e ricolmi(di rado pigliandofi acqua daDivoti,
nelle treme neceit,od almen gravi)pur giammai la
tramandan fuori. Il mio Giovanni,l quale infra tut
ti,nella divozione verfo la Madre di Dio, egnalavafi,
ed era una delle telle pi luminofe del Cielo mitico

della mia Religione ; foventemente colle ginocche


per terra faliva in quellaltiffima balza,per viitar Ma
ria V.,e col fe mille cuori avuti aveffe, tutti ettutti

allei dati gli avrebbe. Quivi eran le fue deliziei fuoi


fpafi,i fuoi divertimenti: quivi fvenar fi volea,e trap
parfi le vifcere, per donarlele: quivi cantava, a onor
di Maria, molti megalinarj, che fono alcuni mottetti
greci, i qualifogliono cantarfi, nel Coro greco,entro
le meffe folenni; a 4.voci,baffo,tenore,fovrano,e con
tralto. Ei gli cantava affolo, e parea unufignuolo di

Paradifo,e per la dolcezza della voce, e per la foavit


de paffaggi. Fra Giovanni Apa della Torre di Spato
la,un de primi compagni del B.Franceco da Zampa
nos uom veratiflimo nelle lingue latina,egreca,ama
3

|-

r.

27

|-

va teneramente la Madre di Dio otto il titolo della


Stella, n cotumava, n apeva chiamarla con altro
vocabolo . Queta divozione nel fuo cuore da fan

ciullo appigliata,i radic ne primi anni della ua vi


tage dilatoffi quindi piucch la pandente di un fiu

me, quandunque, inondando, ripa non ha che la ri


ftringa, od argine che la intrattenga . La Mariana
Stella diffondevagli di continovo i raggi delle fue
grazie, e ammani aperte gli compartiva i favori, Di
mandolle cotui una mattina,in tempo di carefta, (a
prieghi di Frate Antonio da Domenico fuo Compa

triota) pane per la menfa,e di caldo, e bianco nella di


pena duoi cofani pieni
rinven

ne : dimandolle unaltra la falute del Figlio di Alfon


fo Martini,e la ottenne fubitamente. Il P. D.Apolli
nare Agrefta da Mammola governando il Monitro
di S.Giovan Terifta, celebrava,per ogni fabbato, la
Meffa, nello altar di Santamaria della Stella; quan
tunquevolte non era ligittimamente impedito ; e in

quel d,a onor di Maria, o la fi pafava enza cibo, o


contentavafi di un pezzetto di pane imbrutolito. E'
fu figlio di Giammichele Agrefta, e di Dianora Scarf,
o; come vogliam dire ; Scorf . La prima famiglia fa

per imprea una mano, la quale tiene un grappolo di


agreto,con 3.telle di opra ; e la feconda, dipendente
da Sorrento, Citt deliziofiffima, tra per le odorifere
onde del mare, e tra per le fruttifere fue colline ; ( D.
Flaminio Roffi nel Teatro della nobilt dItalia, f.56.

ftamp. in Nap. da Giangiacomo Carlino nel 16o5.)


fa nello cudo una torre da duoi leoni fotenuta, con
3. cannoni , e 3. globi di fuoco ufciti dalle bocche di

queti,e ; luminofe telle di opra , Abbiani nella pri


-

Map

,^

28

ma, infra i letterati, un D.Grifoftomo,rinomato Mae=


ffro di Teologia fcolatica,e Abate Provinciale deBa
filiani nelle Calabrie: e nella feconda unaltro D. Gri

foftomo Prete fecolare,Moralita infigne,e Mufico ec


cellente,il quale fu di vita s religioa,che mentre vif

feia Calabrefi ferv di peglio,in cui de lor malabbia


ti cotumi faccean riforma fovente. Fu D. Apollinare
nelle acque battefimali nomato Domenico, che vuol
dir cola del Signore.Giovanetto,nel Seminario di Ge
race,attefe alla Gramatica, alla Poetica, alla Oratoria,

e alla Mufica. Nella et fua di anni 18.,mefi 6.,e pochi


d prefe,col nome di Paolo, il mio ftituto : che profef
s,col nome di Apollinare, 2 24.di Luglio del 164o.
Fu da Superiori maggiorimpiegato allo tudio del
la Filoofia,e della Teologia, e fece maravigliofi pro
greffi. Fatto Sacerdote fu primamente decorato colla
carica di Secretario Provinciale: indi creato Abate di
Santo Onofrio del Cao, e nel Capitolo Generale, ce
lebrato in Grottaferrata, nel 1654,fu fatto Procurator
Generale della Religione . Fu Efaminator Sinodale
nella Diocei di Gerace, e pi di una fiata Abate Pro
vinciale delle Calabrie. Fu finalmente per anni 2o.se
mefi 8,Abate Generale, e mor nel Salvator di Meffi-

na a 23.di Decembre del 1695, a ore 8, notte di Sab=

bato col nome della Vergine in bocca. Fu eppellito


il fuo cadavero nella Cappella de SS. Bartolomeo, e

Luca. ll P.D.Gregorio Carnucci Bafiliano, il quale


fu eruditiffimo nelle lingue,latina,greca , ebraica,cal
dea,e arabica, avea la medefima divozione inverfo del

la Madre di Dio, e la mantenne fino allultimo di fua


W 1ta .

' ;}

La Madonns de Poveri, la quale oggid

'
-

' Cl4

da Voi con'tanta venerazione in queta

cle:

vita da SS.PP.Fantino,Elia il minore,e Filareto, tut

tiettr del mio Ordine. Era ella nella Citt di Tauria-

no,col titol di Santamaria Laffonta. Fu da Sarace


ni,empi nimici delle facre immagini; entro le fiamme

gettata, e avvegnacch il fuoco attivistimo fi foffe, at


tivit non ebbe di ridurre in cenere la facra Statua,
(avendola folamente annerita per motra del miraco

lo) onde que Barbari, diterminato aveano di fceve


rar le materiuzze che la compongono , e di guaftar

quella bella fimetria, quella elegante combinazione.


Non s toto fi feppe da alcuni Critiani,che; vendute
tutte le loro foftanze ; la fi compraron da Saraceni,e

perch rimafer coloro poveri di beni corporali , ma


ricchi con verit pelgranteforo del prodigiofo firmo
lacro di Maria ; cominci ella a effer chiamata la Ma

donna de Poveri. Fu deffa(col pieno confentimento


delle pietoe genti , le quali rifcattata lavean) dal glo
riofo S.P.Fantino portata nella Chifa di Sammercu
rio,dove cotui era Abate. Col ella conardenza di :
devozione vena foventemente vifitata dal ovraccen

nato Santo Elia,e quindi; morto lui; dopo un fecolo,

e pi;da S.Filareto. Ella in queta votra Citt,anzin


tutta la Provincia fa infiniti miracoli. E non vi rac

cordate o gentilifimi Signori del prodigio caddivien


per ogni anno, oggi d della ua festa ? Sifa da Voi
con immenfe pee , un trionfo di legno riccamente
adornato,lungo Ioo.palmi, con 62.fanciulletti di fo

ra. Macchina s grande muover non fi pu , fe la Sa


cra Statua nolle fi porta davanti . Allor ella veloce
mente corre,come fe animata fi foffe.Non vi raccorda

te di ci caddivenne ad Antonino, , ? Steva egli


per
w CIl
-

*-

3o

vender lonre di 4.fue figliuole femmine,

be plendean,quali in Ciel puro, e fereno


Sogliono folgorar le ardentiftelle,
Q qual dAprile,e Maggio in prate ameno
Fan pompa i fiori;tanta neceit ne aveva e'per
feminare. And con fede viva, come povero,alla Ma
dre de'Poveri, e dimandolle a impretanza il vezzo di
oro,cal collo per ornamento le fi era meffo. Gliel die
de la Vergine, e frattanto faccealo comparire nel fuo
fanto Simolacro: affinch non giudicaffe la Gente di
efferle tato rubato. Antonino lo simpegn per 4.tu
mula di grano bianco,che fubitamente femin. Di 4.
ne raccolfe affuotempo 9o. Fu preto Antonino a di
fimpegnare il vezzo, per ritituirlo alla gran Madre di
Dio, ma volle allungarlo: aggiugnendo3.docati di oro.
Andava e arrimetter il vezzo nella gola di Maria, ma

queta il rifutava. Fu configliato di darlelo nella ma


niera appunto, che ricevuto lo avea ; edi gi fi com

piacque coftei di riceverlofi nella gola. Volle (Io efti


moi) la Vergine con fomigliante rifiuto far chiaro al
Mondo Critiano quanto abbomini ella la ufura . Al
contrario poi un Calzolajo votro ancor cittadino
effendofi temerariamente accotato al Simolacro della

Vergine,con volont di rubarle il vezzo; ne rimafe di


mani,e di piedi florpiato. Antonio Valente ebbe in
una riffa fatta c unBagnaroto,una piftolata nel vtre,
e chiamata in ajuto la Madre de Poveri; avvegnacch,

le palle gli avefon penetrato il ventre ; offefo e non


rimafe. Giofeppe Raimondo febbricitante ammorte,
per voto fatto,di andar per la Chiefa della Vergine de"
Poveri,limofinando; fano fubitamente fi vide. Un vo

stro povero Compatriota preg la Madre de Poveri


VO

*,

|-

a volerlo provveder nel Nutricato di libre 33.


e di darlene 3. promife . Fece il dabbenato Uomo #.
fole libre, quali portava al Procurator della Mariana

Cappella:, dove prima c'attaccata collaltra fi foffe la

feta, pota nuovamente in bilancia,pes (con maravi


glia di amenduni) libre 33., onde il Divotuomo die
de le 3.alla Vergine, e per le fue neceffit le 3o.in Ca
fa portofii. Una Donna di Cinquefrondi fupplic la
gran Madre de Poveri di volerla provveder nel Nu
tricato che faccea; di 7.libre di feta. Coftei otto ne fe
ce,e ne diede una alla Vergine. E chi, chi, o Signori,
non confider in una Madre s provvida, s amorevo
le,che niente,mancare cifa , quando allei ricorriamo,

quando in lei confidiamo ? Non an fomigliante ficu


rezza i ricchi del Mondo, con tutte le caffe piene di

oro,e di argento: Divitet eguerunt, & efurierunt.


Noi,noi labbiamo, perando nella Vergine. E non vi
raccordate ouditori delle parole critte dal di lei nna
morato S.Bonaventura ? (Pfal.Mar. Pfal. Io.) In Domi

na confido propter dulcedinem Mifricordi Nomi


ais fai . Oculi ejus in PAOFEREM refpiciunt,
manus ejus ad pupillam,"viduam funt extenta.Una
Donna di Oppido invafata da piriti nfernali, con
dotta da parenti alla Chiefa della Vergine dePoveri,
liberata fi vide. Uno Zingano Meffinefe era fimiglian:
temente offeffo, e dalla Madre dePoveri fu liberato.
Colei veramente che fin dal principio fchiacci al

Principe delle tenebre la tefta fuperba, e la cervice ne


infrane, refa fsi formidabile a tutto lInferno. Un

di Cufolito il Figlio avea gravemente ammalato. Fe


ce voto alla Madonna de Poveri, di feminar per leis

nelle fue terre, un mezo tumolo di grano bianc,


|

fana:

32

fanato glielo aveffe, San il Giovane , ma non cur


quegli di foddisfare il voto. Nella raccolta e rinvenue ;
una meza rolata di grano a color di oro, e colle pighe
nere: del colore appunto della fagrofanta Statua nelle
fiamme annerita. Per tutta la ulteriore Calabria fi fe

mina di quel grano, comunemente della Vergine det


to, e colle pannocchette nere ancr nafce. Una Gen
tildonna di Terranova agonizante fece voto alla,Ma

donna dePoveri,a portarle per ogni anno libre diece


di feta, e fi vide incontanente fana , Un Giovane di

Radicina mortalmente da un bue ferito raccomandof


fi alla Madre de Poveri , e fubitamente guar. Un di
Molochio caduto da unalta foffitta di Chiefa chiam
in ajuto la Madonna de Poveri , e fi videspreo per

nere da una Monachella; gi enza offefa portato nel


avimento. In Sangiorgio cadde da un balcone una

di una Gentildonna,e fe ne mori. La Ma

dre raccomandolla alla Madonna de Poveri,e tofto la


vide rifucitata . ,
-

Ne ha prefentemente,nella Calabria , la mia Reli


gione la Chiefa di Rofarno,fotto il titolo di Santama

ria del Roveto, detta volgarmente del Piano, fabbri


cata (fecondo lantico modello a 3.navi , colle colon

nate alla franzefe e con un folo altare) danoftri SS.


P.,e rinnovata dalla divota liberalit di Roggiero,
Conte di Sicilia, In fegno della virt fanativa, che
parge nellanzidetto luogo la Vergine, pendon te
ftimonj fedeli molte tabelle votive,onde diremo

. . . . Te poe mederi
Piffa docet 7'emplis multa tabella tuis:
-

Ne ha quella di Trapezometa,poco ltana dalla Cit


t di Sangata;
fondata dal Conte Roggiero, e dota
. . . ."
'
t
-

|
|

| 33

|-

sta di molti beni,e privilegj. Allanzidetta Chiefa cor


ron le Genti tocche da variet di malori arriportarne

falvezza. Quivi gombre fi veggon lefebbri,raddriz


zati gli zoppi, raffodati gli attratti,diffipate le gotte,

fugate le cancrene,e fiftabiliti gli dropici:


Ne ha quella di Scaliti, la cui antichifima Imma
gine di noftra Signora, dipinta fovra una tavola, fe
ce, nel ecolo trafcorfo,varj prodigj,uno dequali fi ,
che ficcome dalle vene della Terra fogliono zampilla
re dolci rivi di acqua, cos dalla lampana di Maria V.
una forgiva di olio ne uciva, che dur per pi fetti

mane. Quivi allora compiacevafi Domeneddio (a


prieghi della Vergine) liberare offeli , guarire tor
piati , lluminare ciechi, e fanare febbricitanti ; la
onde

Pendono intorno in lungo ordine i voti . .


.
Ne avemo nella citeriore Calabria la Chiea di Sata
maria del Patire, opra unafpra montagna,dentro la
giuridizione dellantichiffima Citt di Roffano. La

lacra immagine dipinta fi vede fovra una tavola, e di


celi da S. Luca Vangelifta. Vivean quivi molti SS.
PP. da quali prefeil nome quel luogo . Eravinfra

costoro S.Nilo daSemeri,cui la Vergine impoe, vifi

bilmente una fiata apparendogli, cadonorfuo quivi


ne fabbricaffe una hiefa , La steffa Madre di Dio,

Architetta ovrana, colle propie mani difegnare glie


la volle. Si mife coftei di fuori, el Santo Abate vi
rimae per entro,come centro alle fue circonferenze,
e forfe per infinuarli, che non debban le femmine od

$ntiate
ne Chiostrio nella Mariana Cappella. Ripo
fe il Santo non poter e , colla debolezza delle fue
forze,innalzar magnifico Tempio al fuo culto dovu

to s

| 34

to. Diegli Maria unanello, nella cui pietra, la quale

di non conociuto valore ; fta fcolpita di notra Si


gnora la effigie : ordinogli cad incontrar andaffe il

Conte Roggiero, e che; per guarirlo dalla lepra; colla

|-

del fuo anello il toccaffe.Saliva intanto il buon

Roggiero alfacro Monte, affin dirinvenire il fanto


Abate,e di affaper da lui ci che fare dovea per adem
pier il voto. Il Conte navigando in alto mare,colla
ua armata, paventato per una fubita tempeta; da
fremiti delle onde, da muggiti del mare, daruggiti
del

Cielo,daglinfuocati baleni dellaere, e da tuoni

orribili ; yoto fatto avea alla fantifima Vergine di

fondare in terra ferma una Chiefa pe'l fuo culto fos


Wrang

Gi cheti erano i tuoni,e letempeffe,


E ceffato il foffiar dAafiro, e di Coro,
E l'Alba ajcia de la magion Celete,
Colla fronte di rofe, e co pi d'oro ;

quando potof egli afalvo fulla marina di Coroglia:


no ; dapoich ripofo ne did alle fue membre ; il

cammino prefe del facro Mont. Fu incontrato dal


Santo, il quale dopo varie accoglienze, nella manier

dalla Vergine accennatali,dalla lepra,col toco del fa

croanello il guar, Quivi; aggloria del fommo Iddio;


amenduni appalefaron le addivenute cofe, e fondaros
no una Chiefa,elebre tra per la maetri, e bellezza,e

tra per le grazie concedute a divoti da quella fanta


Icona,la quale d la falute febbricitanti, la veduta
a ciechi,e la fecondit alle donne fterili; libera gli n:
demoniati,ana i ftorpiati,e ritituice le membre a chi

le ave perdute. Il R. D. Marcantonio Solima da Bifi


gnano Parroo, ritornato da Napoli,dove per lo
pa
zio
-

zio di anni fei'e nella Ragion canonica, e nella Filo


fofia,e nella Teologia Dommatica, e molto pi nello
ftudio di non violare la fua innocenza, effercitato fi

era ; andava per ogni anno al Monitro del Patire, e


quivi fi tratteneva in fante meditazioni le fettimane

intere. Col offerivafi egli ognid alla Madre di Dio,


per tutto confecrarfi aldi lei benedetto Figliuolo .

Costui nellafna ptria fond una Congregazione di


Preti fecolari, de quali dichiar protettrice Maria
Vergine . Era e follecito nommeno nell orare che
nello predicare,e una fiata; prefi colle mani molti cap

boni accefi di quercia;fece uno piritoo ragionameri


to pirituale ad alcuni fuoi penitenti . Ebbe da Dio
Marcantonio,pel mezo efficaciffimo di notra Signo
ra,lo pirito di Profezia ; avendo ravvifati a Frate

Umile da Bifignano e travagli cavea quegli da paf


fare, e glajuti celesti cavea daricevere ; ravviata
( 15. anni prima che quella addiveniffe ) landata de
Valloni foldati alla menzionata Citt, e la cempiez
za da loro ufata; ravviati ( 2o.anni prima) alla notra

Italia e tremuoti,e le guerre,e le petilenze : e alla fua


Patria le brighe de Religiofi dallanno 1625. fino al
163o.continuate .

|-

--

Molto e molto avrei da dir lo qu; o eruditiffimi


Signori ; fe voleffi andar contro al favjlfimo fentis
mento di Orazio,il quale di continovo fclama :
,

Denique fit quodvis implex dumtaxat, & anum.

|-

||

|-

|-

" , "

: :

'

|-

CRO

. -

36

Ro N I . |

DELLA C H i EsA REGG IN A


critta

DA D. GRISOSTOMO SCARFO.
DoTTost TEoLogo Basiliano.
N Reggio di Calabria, ebbe,dopo il diluvio, nel

la feconda et del Mondo, principio la vera Re


ligione, e appunto allora c"Afchenez, figlio di Go
mer , lo primo ingenerato, nipote di Jafetto, e pro
nipote di No , colla fua famiglia ne and , per ivi
abitare, a fabbricarla, onde fu ella nomata Achena.
Col egli e come digniffimo pronipote di No Mae
ftro delle cofe appartenential Divino culto, e come

Sacerdote, innalz uno altare, per acrificare al vero


Dio, e nel luogo, dove predicaron dapoi gli SS. Ap

potoli Pietro, e Paolo, e oggi vvi la Chiefa Catte


drale . La conofcenza del vero Iddio da Afchenez in

trodotta, dur fino al tempo di Eolo, e pocia colla


fua morte fin: effendo stato queti adorato per Dio,
e in Afchena ecco la idolatria cominciata . Dicono
alcuni effer ella dirivata da Pittagora di Samo , che

leggi diede diametralmente oppofte alla vera Religione. Vi furono in Reggio molti, e varjTempj da
Gentili fabbricati. Unofi era di Diana , cadornato
fi rinvena e abbellito con colonne di finiffimo mar

mo. Unaltro di Apolline,ma pi celebre per li ora

coli, pe quli laciato quafin abbandono Delfo, at


|-

trup

|
)

37

truppate correan a Reggio legenti. Unaltro di Ves


nere,famoo non per la magnificenza delle mura, ma
per la eccellenza,artifizio,e bellezza della Statua del
la falfa Dea, per cui a Reggini davano i Romani fei
mila feterzi. Fu ella rubata da Verre, fe creder a Ci
cerone vogliamo. Abbiamo nel diritto di una Meda
glia Venere con un pomo nella deftra,che fignifica la
contefa delle tre Dee, Giunone, Pallade,e Venere,e

nella finistra la fcrizzione PHTHINnN. Nel ro

-vecio veggiamo il Sole in fembianza di Lione; per


denotare la vigilanza de Reggini Governadori. Il
Lione fignifica vigilanza allofcriver del Corio. Vi
gilat in fomnis. Unaltro di Giunone,pei cui coman
. do fingono gli Antichi non itrider in Reggio le Ci
cale, avvegnache poffentiffimi fi fperimentinogli rag
gi del Sole. Racchetaronfi elle per non ifturbar il fi
lenzio a facrificj dovuto. Altri finfero effer ammu

tite le Cicale, per non infaftidir Ercole addormen


tatO :

|-

|-

i *

Vedi l dove gtora manifeto


Che le

::

: -

Perche Ercole dalfon non fof defio.

Unaltro di Eolo, Dio creduto deveti. Etimavafi


da Reggini aver egli fatta lapertura del Faro, per
cui eglino furono i primi a traggittarlo. Unaltro di

Caftore,e Polluce : che trasformati dopo la loro mor


te in due celeti fiammelle fi furono, e Gemini ven
En comunemente chiamati . Figneano i Reggini

che ctoro nella battaglia co Cotronefi avuta, com


Paruti nell'aere a cavallo gli abbino da nimici difest.
A questo fatto allude quella Medaglia, nel cui diritto

# veggon Caftore,e Polluce con cappelli, e con alcu


*

L1C

38

ne telle di fopra'. Nel rovecio fi fcorge un oldato


vittorioo, il quale in atto di fagrificare rovefcia ful
lo altare una tazza di vino colla fcrizzione PHTHI

NnN. Unaltro di Nettuno, creduto da Reggini

Dioldel Marecaveffe potuti frenare i cavalloni delle

onde,le quali percotean le mura della Citt. Lo per


che coniarono cotoro ad onor fuo alcune medaglie,

in una delle quali fi vede nel diritto un Toro colla


fcrizzione fhO: E4ONEA, e nel rovecio un Net
tuno che colla finitra vibra uno tridente . La fcriz

zionedacci adintendere effere tato Reggio poffedu


to,e protetto da Nettuno. H Toro fignifica la vio
lenza delle onde del Mare. E deffo uno animale fero
ciflimo, allofcriver di Ovidio,nell8.Libro :

.
Exarfit circo Taurus aperto
_ _ Cum fua terribili petit irritamina corna.
e del Taffo: Orribilmente mugge, e co'maggiti i

..

. . Gli fpirti in f rifveglia,e lire ardenti,


El corno aguzza a tronchi, e par chinviti

Con vani colpi alla battaglia i venti.

Sparge colpi l'arena, elfuo Kivale .


Dalungi sfida a guerra afra,e mortale.

Lo vibrar dello Tridente ignifica che Nettuno co


fuoi comandi tegna frenata aviolenza, e ferocia del

le onde marine a non poter danneggiare la Citt.Un


altro di Giove. Unaltro di Eculapio, e Igia fua fi

gliuola. Gli Reggini fecer coniare due medaglie. In


una fi vede nel fuo diritto Giove enza corona, e nel

rovecio Eculapio fedente. Nellaltra fi vede da una


banda Giove coronato di olivo, e nellaltra Igia Dea
della falute, che tien colla deftra la tefta follevata di

un ferpente, e coll
finitra
la ua coda. La interpe:
:
tra
-

=-----

|-

|-

39

|
|
i
k

trazione f che la Citt di Reggio afflitta dalla pes


ste pregato ne abbia Giove a liberarla, e perche il co
nobbe fdegnato, lo pone fenza corona. Rappreenta
- Eculapio fedente : volendo appalefare non effer ei
tato pronto al rimedio. Nellaltra vuol fignificare
che Giove, depoto lo fdegno, ne abbia da quella pe
tilenza la Citt liberata,e Igia viaggiugne per aver

li
t,

le data la falute. Vi fi mette il Serpente che falute


anche fignifica,allo criver di Pier Valeriano nel Li

z
-

bro 26 de Depul, fol. I 17. Per angues denique omnes


falutem intellexere, unaltro del Sole. Un'altro della

Fortuna. Unaltro della Vittoria . Unaltro di Nu


me innominato: avendo i Reggini ritrovato collo
fcavare una Statua,che dal detro piede mandava un
rio di fuoco,e dal finitro un canale di acqua. Il fao

co per atterrire,e atterrare i barbari nimici, e lacqua


per ilmorzare le profimane fiamme del Mongibello.

unaltro di Minerva, pe'l cui culto facceano i Reg


gini grandiffime fete. Tra le medaglie ritrovo una,
in cui da una banda fi vede Giove, e da unaltra Mi

nerva con una corona di var; fiori fovra tutteedue


le mani. La corona de fiori varj fignifica,io credo,ef
fer cotei la Madre delle lettere. Viene unita con Gio

ve , per dimotrare che Reggio non folo abbondi


di buoni Goyernanti, madi Letterati ancora. E in
fatti chi non sa effere ftata la Citt di Reggio madre

feconda di uomini dottistimi ? Chi non a da Reg


gio un Parmenide , il quale fu il primo a conocere
che la Stella Lucifero,ed Epero la fteffa fteffiffima fia?
Un Pitagora Reggino inventor della Mufica ? Un

Ferboante filofofo,del cui nome molti fervivanf per.


auttorizar le loro opere ? Un Gorgia filofofo, e Poc
-*

r*,

, *

ta non favello del Leontino) da Parmenide Atenie


fetenuto per uomo di ovrano fapere ?Lln

Fitone fi

lofofo dellAccademica Settadi Filostrato, tanto a

uoi d commendato? Un Ippia Filofofo, Stotipo,


Poetae Oratore eccellentiimo, il quale due librine
dedic al Divino Platone ? Un Lic Pitagorico filo
fofo, Poeta,e Storico, il quale un gran Libro dedic

ad Aleffandro il grande? Un Licofrone fuo figliuo


lo filoofo ancor Pitagorico, e Poeta tragico, di cui
abbiam la Caffandra: Poema che ragiona delle ruvi
ne di Troja,e de Vaticinj di Caffandra fino alle cofe

di Aleandto magno?un Teagene poeta celebre.Filo

fofo,efcritt
l quale prima di tuttinterpretOme
ro,e moltofriffe allode della di lui poefia?Uno Glau
co Poeta,Mufio, e Filofofo Pitagorico,il quale rigi
tr le gete de Poeti,e Muficiantichi? Un Ipparco
Leggislatore de Reggini, e famosifimo trologo, il
quale fu il primo ad imporre i nomi alle telle ?, Uno
Cleonimo Filofofo Pitagorico, e Poeta Ditirambico,
per aver fatti molti verfi Ditirambici ? Un Guidone
Mufico, e Filofofo, il quale fu il primo a rinvenir la
melodia con fei voci ne nodi della mano ? Un' An

drodamo filoofo,il qual diede le Leggi prima aReg


gini,e poi a Calcidefi ? Un Ibico fioritiimo Poeta
Lirico,Mufico,e Storico, il quale fu il primo a ritro
var quello trumento detto anticamente Sambuca; e

oggi Arpa ? Un Teeteto Filofofo, e Leggislatore de


Reggini, cui Platone indirizz il Libro de fientia ?
Un Aristone celebre mufico ? Uno Cleomene Poeta

e Filosofocariffimo ad Aleffandro magno ? Un De


motene,e un Oilimo Filoofi Pitagorici, e Oratori

famoi un Atofione, uu Euriderun Galaisia Teo=


;

cles

r.
-

Firn

cle unAristocrate, un Menefibolo , un


Selinunzio,un Teuteo,un Elicaone, un Aritide, un

Celei,un Eride,un Fizio Leggislatore, un Ippopacri


de,e altri ? E per non tacere i moderni. Un Lodovico
Carerio Leggifta,il quale fcriffe la Pratica criminale ?
Un Niccol de'Carboni,un Marco de'Filippi,un Pie
tro da Pendidattolo, unAmbrogio Carpanzano cele
bre nel medicare , un Niccol dottiffimo Medico, il

quale dallo greco port allo idioma latino le Opre


tutte di Galeno ? Ulno Profpero Prelato di eminente
facondia, e famofo Storiografo ? Un Diego de Marj

chiariffimo per le fue Opere legali ? Un Canonico


|

Franceco Sacco famofiffimo nel comporre in latino


verfi eroici,come apparifce nella fua Opera intitola
ta la Ippica ? Un Marcantonio Polito, Filofofo, e

Medico eccellente, Auttor della Cronica di Reggio ?


Un Silvetro del medeimo cognome,Maetro Dome
nicano, e nel pulpito, e nella cattedra fingolare , il
il martirio di Santo
quale fcriffe, in Poema

Stefano da Nicea,e deuoi Compagni ? Un Dottor


Ciofeppe Columbo , che fcriffe in iftile panegirico

la Vita di S.Calogero Anacoreta ? Uno Stefano Pepe Teatino il quale ingegnofiimamte fcriffeilQua
refimale, lAvvento, i Sermoni del Purgatorio, ele
Battaglie degli Agonizanti? Un'Abate gnolo Spa
gnolio famofo Scrittore delle cofe di Reggio, e di al
tre ? Un Abate Oliva Medico di Clemente IX., e
dInnocenzo X., Lettor pubblico in Roma, e in

fto? Un Gigfeppe Fozio Gefuita , caffennatiffima


Firenze ? Un SiNon

coment lArio

mente friffe in verfo latino il Plaufo Romano, e le

glorie del Sardinal Borghelio Pietromaria, e in

42

* la Vita di D. Annibale degli Afflitti Palermitano ?


Uno Franceco Mjorana della chiariffima Religione

deMinimi,auttore di varie Opere morali ? Un Berar


dino Molizio de Cappuccini, celebr Cattedratico, e

nobile Predicatore ? Un Bonaventura da Reggio


Cappuccino,abbaftanza elogiato dall'eruditiffimo Pa
dre Dionigio da Genova nella Biblioteca Cappucci

na ? Un Ignazio Cumbo Cappuccino, bravo Poeta


de fuoi d, Auttore del Poema eroico di Santa Maria

Maddalena, e della Lira facra di varie corde poetiche,


in due claffi ordinata ? Un Giacomo Mazza Zocco

lante, Padre del Libro di Effempi chiamato Amato


rium ? Un Sebatiano di Aleffandro Vecovo dignif .
fimo di Bova di fublime ingegno? Un Paolo Alago

na,crittore di varj Libri ? Un Mangilio, chefcrifle de


regimine Ecclei ? Un D.Franceco Strada, il quale
fcriffe contro alle Ragioni Apologetiche del Senato
di Meffina ? Un Bonaventura Campagna Cappucci
no, il quale rigitr la fondazione della fua Religione
in Calabria ? Vn Giambattifta Bugolino, Medico,e
Strologo perfettiffimo,e pubblico.Lettore nella celebre

Repubblica di Lucca ? Vn Bernardo Cagliotr no


biliffimo Cattedratico nella Citt di Meffina ? e altri,

dequali non qu luogo di tefferne il catalogo? Ma


torniamo a noi . .

..

'

, -,

Mentre gli Afchenazzi, o, come voglam dire, gli


Reggini fteano infra la ofcurit della pi cieca Idola
tria involti , comparve in quelle rive il ligittimo Vi
cario di Crito S. Pietro , che proccur co lucidiffi
mi raggi della dottrina Vangelica gombrar dalle loro
menti occecate quelle nuvole di errori. Ito a Reggio

S. Pietro dodici anni dopo la Paffione di Crito, infie:

*
-

43

me col fuo Dicepolo Santo Stefan, e collo Interpre


te della lingua greca S. Marco Vangelita, col pian
tovvi la Fede Critiana. Queta tra per la partenza del

Santo Appotolo , e tra per le perfecuzioni di Clau


dio aReggini, and cemando in maniera che ritorn
Reggio allo tato della Idolatria. Vi rimafero pochif

fimi Critiani che veggendo la Cafa anzi la cauffa di


Crit a mal partito ridotta, anzi perduta, ne prega

ron S. Paolo Appotolo, affinch colla fua fanta predi


cazione rincoraffe la fanta Fede, come egu colla Di
vina grazia . .

'. -

--

And S. Paolo a Reggio due volte. La prima fi ha


per tradizione continuat, e cotante della Chiefa di
Meffina : che non opponendofi alla noftra fanta Fede

h a buoni cotumi, avvegnachdi un Luogo parti


colare,non fidee difprezzare, fecondo lo infegnamen
to del mio Girolamo nella. Lettera che fa ad Inno .

Traditiones Ecclefafticas , prfertim , qu Fidei

non officiunt,ita obervandas, at a majoribus tradite


funt. E lavvertenza di Martin de Atala che nel Li
bro delle tradizioni ci configlia a non udir coloro

che impugnano le tradizioni delle Chiefe particolari :


Nec audiendos qui hujumodi privatas "raditiones
pervicaci ingenio oppugnant . La feconda per ifcrit
tura canonica : veggendofi rigitrata negli Atti de
gli Appostoli. Inde circumlegentes devenimus Rhe
gium . .

. ..

"

Nella prima S. Paolo da Reggio pas a Mefina,


dove

quei Popoli al culto del verd Iddio, e

laci per pimo Vecovo Bachilo. Gli Meffinefi allora mandarono alcuni pietofi Uomini n Gerufalern

me per adorar la Madre di Dio , da cui ebbono in fe:


-

44

gno e pegno della fua amorevolezza inverfo la Citt


di Meffina, la facra Lettera, la quale in Roma preffo
Monfignor Attanagio Safr Vefcovo di Mardin fi
legge in lingua arabica,ma con caratteri Siriacin un

de fuoi Codiciu quarto. Queta tradotta in latino


S
.
.
. .
fa queto fuono.
Maria Virgo, Joachim, & Anne Filia, humilis

Ancilla Domini, Mater Jefu Chriti, qui efi ex tribs


Juda,& de Stirpe David, Meffnen/ibus omnibus fa

latem, & a Deo Patre omnipotente benedistionem .


Per publicum documentum confiat, vos mile admos
nuncios, fide magna: vos fcilicet credere, Filiam no
firum, a Deogenitum,ee Deum, & hominem, & pof?
. refarrestionem faam ad Clum afcendiffe ; voq; me

diante Paulo Apotolo elesto; viam veritatis agnovif


fe. Propterea vos, vetramq; Civitatem benedicimus,
c protegimus;&defendimus eam in fecula fecalor.
Data fuit hc Epitola, die quinto in Zrbe Hierafa
lem, a Maria Virgine, cujas nomen fapra, anno 42:a

Filio ejus, fculo primo,die 3 Junii,Luna 27. La fa


cra Lettera Arabica non differice dalla greca quanto

alla foftanza,e fentimento della Vergine, ma fol qu


to allo tile,e mutanza di alcune voci, che tolgon tut

te le difficolt. La dizzione,3. Annae,che non fi legge

nella greca, fa pi ditintivo il titolo della Mariana


Lettera. Amava Maria fommamente la fua fantifima

Madre, n poteva fdimenticarfi di lei,faccendo parola


di S.Giacchino fuo Padre. Le parole Ancilla Domini,
le quali nemmen fi leggono nello Effemplare greco,

fon pi adatte , e conentanee alla frafe di nostra Si


gnora: perocch corripondono alle da lei profferite
nel tempo della fua Annunciazione , Ecce

.
0

-4

v
-

}
-

45

Domini. Vi fon di pi quelle due fillabe qui eft: per


le quali dandofi a Ges Crito,non alla Vergine,quei

titoli pecioi: ex tribuJuda,: de Stirpe David:non


rimane offefa la profond flima Umilt di Maria.Leg
giamo: anno 42. a Filio ejus: allora quando. viveva
in Gerualemme la Vergine,la qualc mor non prima

certamente de 43 di Crito, e della fua et 57. Si ve


-de a Filio ejus: e dimotrafi effere ftata fatta la data

della facra Lettera non dalla Vergine,ma da altri.


In Reggio S.Paolo nella feconda fiata ftette un d,
e fece vari prodigj,dequali fu luno quello della Co

lonna di marmo lunga 15. palmi,che gli ferv per tor


chio acceo: dalla cui memoria ebbe principi l ufo
in quelle parti fino a noftri tempi offervato di ac
cender la terza candela in tutte le Meffe, quando fi

legge il facr Vanglo. Se fimile avvenimento non


fi rinviene negli Atti Appotolici, ci non rapporti
maraviglia a chi legge : perocch ficcome di Crito
S.N.varie azzioni rigiftrate non furono, cos creder
dobbiamo de progreffi Appotolici. Secondo il mio
penfamento non temerit lo affermar cofe , le quali

critte non fi veggono negli Atti deglAppotoli.


Il mio Grifoftomo nel Libro 6,contro de Gentili,di

ce cos. Aftur Apotolorum, non idefic fant intitu


lati, quia omnes eorum aftas contineant , fed aliqui
affus," aliquorum Apotolorum : Non tutte adun
que le operazioni degli Appotoli fi trovan rigitra

te: Dunque alcune poffonfi foftenere colle antiche


tradizioni. S. Paolo laciovvi allora per Arcivecovo
in Reggio Stefano Niceno fuo dicepolo , e compa
gno del cammino; il quale pocia inieme con Suera

Vecovo,e colle,fue dicepole Agnee,Felicita, e Per :

*.

----

pe

46

petua, glorioamente ne ricev la corona del marti


ro. 1 corpi di queti Santi Martiri furon feppelliti
nellOratorio di Santo Stefano, un miglio lontano
dalla Citt nella parte auftrale,dove poi fu fondato il
Monistro di Calamizzi del mio Ordine,col titolo di

Badia,la quale oggi de Signori Cardinali, Lanzi


detto Monifro era celebre tra per la maetria, e bel

lezza delle fabbriche,e tra per la fantit degli Abita


tori. La Chiefa involta fi era e appoggiata fulle co
lonne , cinque delle quali finoggi vi durano, e veg
gonfi cadute, e ftefe in terra. Vi eran poco diftanti
da queto tre altri Monifri del mio Stituto. Luno
detto di S.Calogero,perche fondato dal Santo Abate
Bafiliano di queto nome ; laltro di Santo Elia Spi

leota,e laltro di Santo Arenio il giovane, Reggino,


Abate del mioOrdine.
"
Gli SS.Appostoli dove gl'Idolatri pofti aveanoi lo
ro Flamini, tabilian le fedie Vecovili , e dove gli
Arciflamini, quivi gli Primati, fe non vogliam dire,
gli Patriarcati,diterminavano. Quindil Dottor del
le Genti, e Predicator della Verit, andoffene a Piz
zuolo,e da Pizzuolo a Roma,come leggiamo nel Ca

pitolo
28.degli Atti
Appotolici. Secunda die veni:
mas Pateolos,&
fc Romam.
x

La Chiefa Cattedrale di Reggio,e per la offervan


za della Critiana Legge, e pe'l fangue dauoi figli

fparfo in difea del Vangelo , divenne la Metropoli


delle Calabrie, e gareggi con quelle di Milano di
Cotantinopoli, e di Gerualemme. Nella fuddetta

Chiefa fu aledentor delle Animenotre il primoAl

tare innalzato nella Italia. Quivi dagl'Italiani fu la


prima volta acrificato
I

--

LAgnel

LAgnel di Dio,che le peccate toglie :

Defunta indi la Vergine,edagli Agnoli nello Empiro


gloricfamente affunta, fu la fua agrofanta Immagine
posta nello Altare fuddetto.
Detta Chiefa fu nel 159o.bruciata dal Cicala Mef

finee, e dappoi rinnovata da Monfignor Annibale


Afflitto, Nel 169o,fu ricca,e pompoamente adorna

ta da Monfignor Martino Ibanez de Villanova Spa


gnuolo,e con maetofi altari di finifimo marmo,e con
celeberrime pitture. Si veggono altri lavori di mar
mo,e altri di mofaico,

Nella Chiefa accennata vi fi adoran le feguenti re


liquie,cio la Mafcella di Santo Zenone; una Gam
ba,e un pezzetto dello Cranio di Santo Stefano Pro
tomartire; un pezzo di uno Braccio di S.Lucio Mar

tire;le offe di S.Simpliciano;un poco di terra calpefta


t dalla Santiffima Vergine; uno Braccio, ma non in- . .
tro di Santa Felicita ; le reliquie di alcuni SS.Inno
centi,e lo intro Corpo di S.Giovanni Martire.

Entro alla detta Chiefa un Quadro vi era di S.Mi


chelarcagnolo di eccellentiffimo Pittore. Veggeanfi
vivamente fprefi el Santo Agnolo, el rubelle, ln

due Donne Reggitane, le quali nel medefimo tratto


il miraron curioamente,accagion la veduta varjef
fetti,amore in una della belt angelica,pavento,e or
rore nellaltra della bruttezza del Demonio. Amen

due onepirono nel medefimo tempo ; la una un

Bambino fece fomigliantiffimo a quellAgnolo,e lal

tra unaltro tutto concio e brutto fimile alla figura


infernale, .

Nello Atrio della Chiea Reggina da famofo Pen:


nello effigiata trovavafi viva la Immagine dello glo:
* }

riofo

: : ', *'

* *.

*
, *

. 48
riofo Santo Cristofero,n cui figgendofi una Femmi
-

* na Reggitana un Figlio ne concep di giganteica ta


tura,onde ucito quegli alla luce del Mondo, correan
da varie bande gli Eruditi per mirarlo,e ammirarlo.

La Chiefa Cattedrale di Reggio fu da molti Eroi


i fantit vifitata , e primamente da S. Girolamo, il

quale fond in Reggio 3. Monistrj del mio Santifi


- mo Ordine : luno otto il titolo del Salvatore , lal

tro fotto il titolo di Santamaria Laffonta,e laltro di


S.Bafilio magno. Tuttiettr nello pazio di brevisti
mo tempo divenner celebri, ma quindi dagli Agare
ni,martoriata la maggior partede Monaci , furon af
fatto ruvinati, rimafa nePopoli Reggini la fola me
moria,per racconto de loro anzinati, e per una con
tinuata tradizione. Fu viitata da S. Filippo Argir,
e appunto quando da Roma fe ne and eglin Sicilia,come fi legge nella fua Vita. Da Santa Patrizia
nel viaggio chella difegnava fare da Napoli a Geru
falemme. Da S.Lione Vecovo di Catania, il quale
volle effer ammaetrato nella miftica Teologia da S.
Cirillo Arcivecovo Reggino. Da Urbano 11- Papa
di queto nome,il quale andava nella Sicilia. Da San
to Placido, il quale in Reggio adoper varj prodigj,
e fu cagione che gli Reggini, nellArcivecovado di
S.Sifinio; fondafler duo Monitri del mio Stituto :

luno di Monache Vergini,col titolo di Santa Patri

ziare laltro di Monaci col titolo di Santo Gregorio


Taumaturgo. Fu viitata da Cotantinoldi Soria S-

mo Pontefice nello andar a Cotantinopoli; nel 71o,


per vedere lImperadore Giuftiniano II.
Fu la Chiefa Reggina in tanta dignit,che gli fuoi
Arcivecoyi ne Concilj Generali ebbon empre il
. primo
--

primo luogo dopo il Pontefice Romano : od i uoi


Legati , ficcome not il Barrio nel 1. Lib.f.55. Hinc

Rhegimus Archiepicopus in Generalibus Conciliis


poli Romanum Pontificem, five ejus Legaramifmper
primam locum obtinuit: .
Il B. Marco primo da Reggio Arcivecovo della
medeima Citt fu nel primo Concilio Niceno ne

tempi di S.Silvetro Papa , e di Costantino Magno


nel 325. Queti fu celebre tra per la bont, e tra per
la letteratura. Infra 3 18 Vecovi ebbe cotui I pri

mo luogo. Confut le refie di Arrio , di Sabellio, e


di Fotino. Nacque con alcuni Giudei una controverfia fui battefimo di Cotantino, adunaronfi ne Ba

gni di Trajano vicino la Chiefa Lateranefe, nel tem

po dellaccennato Silvetro, 139 Vecovi italiani, e


altri tanti greci. Fu dal fommo Pontefice chiamato il
B.Marco per affiftervi al Concilio. And egli da Reg
gio a Roma , e fu ricevuto nel primo luogo dopo il
Pontefice, Giovanni I i da Reggio Arcivecovo di
detta Citt, fu chiamato da Martino Papa affin di ri
trovarfi prefente al Concilio , che fi adun di 15o
Vecovi,vicino alla Bafilica di S.Giovanni Laterano,
e nebbe il primo luogo. In queto furon condanna
ti Sergio Patriarca di Cotantinopoli , Ciro di Alef.
fandria, Teodoro , Pirro, e Paolo Vecovi. Nel 682

aio di Luglio Papa Agatone da Reggio, mand per


fuo Legatoa Cotantino in Costantinopoli lanzidet

to Giovanni 11.,il quale col fece adunareun Conci


Jio Generale che fu il feto,e ne tenne egli l luogo del

Papa, afitito da 289 Vecovi. Quivi fi conchiue ef


fer in Cristo duenature, e dueoperazioni, e ficondan
n la opiniohe contraria. Negli Atti della fettima Si
D.

nodo

SG

nodo Generale, che fu la feconda Nicena, nel 79o, a


tempi di Adriano Papa , Cotantino Arcivecovo di
Reggio ebbe il primo luogo. Nella prima azione Ga
latone Arcivecovo in luogo dello Prelato di Reggio

fofcrivefi. Nella feconda Galatone Prete per la Perfo


na del SS.Vecovo di Reggio. Nella terza Galatone
Prete in luogo di Reggio. Nella quarta Galatone po
vero Prete in Perfona del Vecovo di Sicilia. Nella

fettima fu ei di perona in Nicea , e la focrizzione


di fuo propio carattere . Cofiantino Vecovo di Reg
gio. Egli allora confut e dotta , e fantamente la falfa
dottrina di Bafilio Vecovo di Ancira, e di altri. Di
termin con 35o Vecovi ladorazione delle facre Im

magini,e la proceione dello Spirito Santo dal Padre,


e dal Figlio. Non dee poi recar maraviglia a chi leg

ge , la quarta focrizzione di Galatone : che di Sicilia


mentova lArcivecovo di Reggio. Egli certo pref.
fogli Antichi effere tata fovente colla Sicilia la Ca
labria confufa, Chiaramente notollo Alberto Piccolo
Meflinefe nel Libro pregevolifimo De antiquo jure

ficul Ecclei P.fecunda Cap.8.Frequentiim enim


(ecco le fue fteffiffime parole) veteres etiam Scripto

zes pro Calabria Siciliam uurparant. Se pur non


vogliam dire effere tato lArcivecovo di Reggio per
molti anni Primate nella Sicilia .

In Dalmazia nella Citt dIllirico, atempi di Co


flante figlio di Cotantino, e del Pontefice S.Giulio
fi celebr un Concilio contra gli Ariani, che condan
nato aveano S. Attanagio; nel 332 il B.Marco Arcive
covo di Reggio nebbe il primo luogo con molta orre

volezza. Nei tempi di Mazzalo Governador di Reg


gio,di Bafilio Imperadore,e di Adriano II.fu
=

|-

*,

CCAC

celebrata in Cotantinopoli la ottava Sinodo,e


zio Arcivecovo di Reggio nebbe il primo luogo do

po il Patriarca, e fulmin infieme cogli altri Vecovi


entrovenuti gli Scritti di Fozio,che furon pubblica
mente bruciati come fcifmatici,e pieni di errori.Gala,
o Galato Arcivecovo Reggino diede nel fecondo
Concilio Generale celebrato in Roma da Pafquale II
in S.Giovanni Laterano, diede intrepidamente il vo
to per la revocatoria de i privilegj prima conceduti

allImperadore Errico 1111. nel 1 1 1 2, Roggerio III.


Arcivecovo di Reggio ebbe nel Concilio Generale
celebrato in Roma in S. Giovanni Laterano fotto A

driano II11. , nebbe dopo il Papa tra gli Vefcovi 'l


primo luogo. Nel 1 178 Tonmafo primo Arciveco
vo Reggino , nel Ponteficto di Aleffandro III , eb

be dopo fua Santit, il primo luogo nel Concilio Ge


nerale celebrato in Roma in S. Giovanni Laterano la

terza volta, collintervento di 3oo Vecovi, che nulle


dichiararono, e invalide le ordinazioni fatte da tre
Antipapi,VittoreVPafqualel II.,eCallifto III.,e pub
blicaron la condannagione degli Eretici Albigefi.
Roberto Orfino Romano Arcivecovo di Reggio ri

tport non poca lode nel Concilio Lateranefe intima


co da Giulio II,e compiuto da Lione X. ctro al Con
iliabolo di Pifa,protetto da Maffimiliano,dal Re Lui

gi di Franza,e da 4 Porporati. Avea egli lo uffizio di


proporre le Quitioni diputabili nelle Sioni. D.
Gaparo II. dal Fofo Coentino , Arcivecovo di
Reggio,Generale deMinimi di S. Franceco da Pao
|

la nel Concilio celebrato in Trento nel 1562. fotto


Pio IIII. nebbe egli dopo il Papa il prim luogo, e
recit una elegantifima Orazione Ifagogica.
-

2
----

Non

$2

Non folo gli Arcivecovi Reggini ebbono il pri


mo luogo ne i Concilj Generali, ma celebraron per
anche,come Metropolitani, molti Concilj Provincia

li. Il B.Marco primo celebr in Reggio il Concilio

f intervento di 13 Vecovi foffraga


nei, di Severino, di Audenzio, di Giulio,di Arcadio,

Provinciale

di Aufpicio, di Severo, di Claudio,di Saleriano, di


Nauterio,di Afclepicio,di Teodoro, di Maffimo, e di
Cotantino. Ilario II Reggino,il quale viffe ne tem
pi del Papa Sifto III., e deglImperadori Teodofio I,
e Valentiniano,celebr in Reggio un Concilio Pro
vinciale contra il Vecovo di Briatico, il quale nel
la Provincia di Cofenza . Nellanzidetta Sinodo fu:
ron fatti molti Canoni contro del menzionato Ve

fcovo illigittimamente ordinato . D. Gaparo dal


Foffo celebr in Reggio il Concilio Provinciale in
verfo gli anni dellUom redento 1563, collo inter

vento di tutti gli Vecovi foffraganei,come di Oppi


do,di Mileto,di Nicatro, di Tropea, di Nicotera, di
Squillace,di Catanzaro , di Cotrone, di Gerace,e di
Bova. Intimato quegli di Caffano, per non aver vo
luto entrovenire, fu dichiarato contumace . Furono

preenti l Vicario Generale della Trinit di Mile


to, el P.Priore Domenicano Ordinario della Citt
della Bagnara. Nel fovraccennato Concilio furon
fatti molti tatuti per lo accrecimento del culto Di

vino,per la iftruzzione del Clero,e del Popolo, e per


la rigorofa offervanza del Sacro Concilio di Trento.

Annibale degli Afflitti di fantifima vita, nel 16o2 ,


radun in Reggio il Concilio Provinciale, collo in

tervento de'Velcovi di Nicotera, di Milet, di Tropea,di Bova, e in luogo de i Vecovi di


* a

Cotro-

||

Cotrone, Nicatro,e Oppido, che :::::::::::


delle loro Diocefi , vi furono i lor Vicarj Generali.

Squillace callora era fedia vacante,mandovvi un De


putato. Quel di Caffano non volle andarvi. In luogo
del Prior della Bagnara vi affift Fra Domenico della
Citt di Poliftina. Il Vecovo di Mileto Marcantonio

del TufoNapolitano fu alloggiato da Scipione Prato,


Cafa nobilistima in Reggio, dirivata da Lecce. Quel
di Gerace Orazio Mattei fu accolto da Ottavio Bro

ne nobile Reggino. Quel di Bova Giovanni Camero


ta Meffinee fu ricevuto da Giannagnolo Spagnolio,
Arcidiacono di Reggio, uom verfatiffimo nelle Sto

rie. Quel di Nicotera Ottavio Capece Napolitano fu


accolto dallAbate Lattanzio di Tarfa nobile Reg

gino. Quel di Tropea Tommafo Calvo Mefinee fu


onorato nella Cafa di Vincenzo Campagna nobile di
Reggio. Si divifero gli altri n altre Cafe Reggine,

come rigistr l'accortifilmo P.Fozio Geuita nella Vi


ta dellArcivecovo Afflitto .

Alla Metropoli di Reggio furon da Gregorio Papa


altre Chiefe aggregate nei tempi dellArcivecovo Bo
nifacio. Fu aggregata la Chiea di Cariati , e quella di
Taverna, confacrata da Stefano Arcivecovo Reggi:
no, infieme con quella di Catanzaro.
La Chiefa Metropolitana di Reggio ebbe per fuo

primo Vecovo Santo Stefano da Nicea , e fu muta


!

ta in Arcivecovado ne i tempi di Gregorio VII. nei


1e81.Ebbe ella molte Chiefe foffraganee, come quel
la di Catanzaro, ftituita da Adriano Papa ; quella di
Cotrone,di cui fu il primo Vecovo S.Dionigio Areo
pagita;quella di Tropea fotto Martino primo; quella

di Oppido nei tempi di Bonifacio Vill governata


D 3

dai

|
54

dai SS. Vecovi fuoi Cittadini Barnaba je Niccol ; .


quella di Nicotera nei tempi di Bonifacio IX;quella

di Nicatro , il cui primo Vecovo fulle mandato da


Santo Stefano Arcivecovo ; quella di Gerace, il cui
primo Vecovo fu S.Suera, mandatole dallaccenna

to Santo Stefano da Nicea ; quella di Squillace fon


data da S.Lione magno ; quella di Bova , il cui pri
mo Vecovo tabilito fu dallArcivecovo Santo Ste

fano , e per lo pazio di 3 anni fu governata dal fuo.


Santo Compatriota Cotantino; quella di Caffano,
il cui primo Vecovo fu nel Papato di Urbano II ;
quella di Mileto , in cui dal Conte Roggiero rinno
vate fi furono le memorie dellantica Chiefa Tauria

na , nella quale fu Vecovo il Beato Giovanni Aba

te del mio Ordine ; quella di Meffina nei tempi di S.


Stefano da Nicea ; quella di Lipari, quella di Catel
lammare , quella di Stabbia ; quella di Sumana con
cedutale da Eugenio Papa III.di queto nome ; quella

di Umbriatico; quella di Cariati; quella di Coenza ;


quelladiSta Severna;quelle dellAmtea,della Scalea,
di Vibone, di Bruzzano, di Stilo, del Tirolo , e di
Strongoli, tutte mandate a fuoco dai Saraceni , colla

occiione dei loro Patori. Quella della Baguara , di


cui oggi gli PP.Domenicani ne fono gli Ordinarj :

e questa fu molto favoreggiata dai fommi Pontefici


Celetino III, Gregorio IX, e Innocenzo IV. Quel

la di Melochio, la quale anticamente era del mio Or


dine, e pofcia data agli Arcivecovi Reggini . Qugl
la di S.Niccol della Citt di Cinquefdi, che prima
era del mio ftituto, e quindi mancate le renditeven:
nefi ella confeguentemente apperdere : rimafone il
fol nome nella memoria di quei Cittadini

:9

di

35

San Filippo di Argir, , che nella fteffa Citt fu an


che del mio Ordine. Le celebri Chiefe Bafiliane che

dintorno al Catello Margeto , nella Citt di San


giorgio , fi rinveniano ; la una fotto il titolo di S.
Giorgio, laltra fotto il titolo di Santa Sofia, laltra
di S.Giuliano, laltra di S.Mercurio Martire , laltra

di Santo Zaccaria ; laltra di S.Giovannello, da quel


Volgo detta di S.Jannello: laltra di Pagliaforo;lal
tra di S.Donato ; laltra di Santa Marina ; laltra di
S.Biagio, laltra di S.Pietro in Vatoni, e le altre due
nellantichiffima Citt di Cafagnano , cio di Santa
Domenica la una , e di S.Niccol laltra , ftevan
per anche foggette all Arcivecovo Reggno .
Vicine alla Citt di Gerace vi erano cinque Chiefe
del mio fanto Stituto : una di S.Jejunio, una di S.Fi
lippo di Argir, una di S.Lorenzo, una di Santa Ma
crina , e laltra di Santo Eufiachio. Entro alia Citt
vi eran una di Santo Antonio , una di Santo Atta

nagio Palermitano della famiglia Chiaromonte, una


di Santa Antufa Vergine , e laltra di Santa Apolli
nare. Le 3 ultime furon per due luftri commendate
allArcivecovo di Reggio. Nella Citt di Nicotera
le due Chiefe Bafiliane, deSS.Pietro, e Paolo la una;

e di S.Teodoro laltra , furon per qualche tempo fu


bordinate alla Chiefa Metropolitana di Reggio. Nell

ameniffima Citt di Tropea vi furono 8 Chiefe della


mia Religione. Una col titolo di Santangiolo,fuor le
mura della Citt;una col titolo di Santo Iidoro; una
col titolo di S.Pietro de Mna;una col titolo di S.Ma

ria deLatini, conacrata da Califto Ilf.una col titolo

di S.Giorgio,fervita per alcun tpo da S.Filareto Pa


lermitano;una di S.Ftino;una diS.Ledro,fdata da
-"

"

D 4

""

naS

56

Santo di questo nome prima di effere creato Vecovo;


e laltra fotto il titolo di S.Giangrifoftomo fondata da
S.Luca Archimandrita nel i 163. Quella di Santama
ria deLatini , e quellaltra di S.Leandro aggregate

fi furon per molto tempo alla Chiefa Reggina. Nella


Citt di Squillace fetteChiefe veggeanfi del mioOrdi

ne. Una era otto il titolo di Santa Maria; unaltra


fotto il titolo di S.Giambattifta; unaltra fotto il ti
u|

tolo di Santa Caterina Vergine e Martire ; una altra


fotto il titolo di Santa Lifabetta Taumaturga ; una
altra fotto il titolo di S.Filareto Martire Palermitano;
unaltra Vivariefe, dove era Abate il B. Marcaurelio
Caffiodoro, e unaltra otto il titolo di S.Giovan Te

rifta Palermitano. Le due prime furon per pi anni


foggette al Metropolita Reggino. Nella Citt del
Pizzo leChiefe Bafiliane, di S.Pancrazio la una, di
S.Daniello Stilita laltra,e laltra detta di Santa Ana-

tasa stean foggette allo Prelato di Reggio. In Mon


teleone le Chiefe del mio Stituto, di S.Leoluca, di

Santa Pelagia penitente , di Santa Rofalia Vergine


Palermitana , di Santo Stefano Protomartire , e di
S.Vitale di Caftronuovo , furono per pi anni go

vernate, e viitate dagli Arcivecovi di Reggio.


La Chiefa di Reggio ne i tempi di Carlo magno

Imperadore foggetta era allo Impro di Oriente ... e


li Vecovi allor di Siclia, e di Reggio, tutti chia
mati Siciliani, dipendeano dal Patriarca di Cotanti
nopoli , come laciocci fcritto il Piccolo nel Libro
De antiquo jure Ecclei Sicale. Ne i tempi di Nic
col I. ampiarono i Greci questa lor giuridizione
fovra gli Vecovi della Sicilia, e fecer s che non fof.

fon eglino riconociuti dal fommo Pontefice Roma:


R9 s

-- -

|-

\
/

r.

57

no. Appo cotoro fin dal fecondo Concilio Niceno


fu la Chiefa di Reggio infignita col titolo di Metro

poli ; fe non vogliam dire con S.Girolamo, datempi


di Damafo, prima che gli Patriarchi deGreci ne avef.
fon la tet detta giuridizione. Indi riftituita ella al
` Papa fu chiamata Arcivecovado, e Metropoli otto
Paquale II.Alcuni dicono efferle tato fotto Grego
rio VII. confermato un tal titolo.

Si fu la Chiefa Reggina in varj tempi fervita da i


Bafiliani : come da S. Fantino il giovane, che foven
temente col dimorava per lo pazio di 2o giorni
enza prender cibo. Coftui fu figlio di Giorgio, e di

Briena, e, fattofi appena religiofo, degno fi videsper


la pienezza dei fuoi meriti, racquitati collo efferci
zio di tutte le virt ; di grandiffime rivelazioni. Ri
tiroffi nella folitudine , e coi fuoi dicepoli Vitalio,
e Niceforo , men una vita mortificatiffima. Angu
ftiato da i Saraceniandoffene, coi fuddetti, al Pelop
ponefo ; vi tette molto tempo in Corinto, e fu alla
falute di quelle Anime di fommo giovamento, Gito
in Atene, dove ador il Tempio della Madre di Dio;
and prima in Lariffa , dove per 4o fece contino
va orazione preffo alla epoltura del Santo Martire

Achillio, e quindin Teffalonica, ove contemplati


per otto anni i miracoli del gran Mart. Demetrio,
faccendo la fua folita regola, compi vecchio la vita.
Il B.Fantino da Seminara teva nella Chiefa di

Reggio in tutte le quarefime dell'anno ; dormendo


ful luolo. Cotui nato da Genitori oneti , ma pove
ri , laci le carezze materne, e accordoffi al fervigio
- di un Gentiluomo fuo compadriota. Fu im piegat

18990 YGYalT0000 all


^~

an

Santo abbandon quella maniera di vivere , e prefe


lAbito Bofiliano nellArchimandrital Monistro di

S.Mercurio; pocia detto di S.Fantino per la fuafantit ; contiguo al Catello di Palma. Men quivi una
vita tutta celefte: tanto che dopo alcuni anni fu da
S. Nilo fatto Abate di quel Monitro , contro del

fuo volere. Fu Fantino verfatiffimo nella fpofizio


ne della Sacra Scrittura , avvegnach altra luce non
abbia avuta che la fovrana. Liber miracolofmen

te S. Nilo da certun tumore cavea quegli nella gola.


Fu il S. Abate dotato da Dio dello pirito profetico,
laonde pubblic , moltiffimi luftri prima , tutte le
miferie addivenute alla Calabria , e pezialmente ai
Monitri di S.Bafilio. Piagnente per le campagne ne
giva , , n alle ingiurie delle ftagioni altro fchermo

avea chel folo ciliccio. Andoffene a ripofar uel feno


della gloria ai 24 di Luglio del 965.
S.Bartolomeo da Semeri , nato dai ragguardevoli
Genitori : Elena, e Giorgio : chiamato nel Battefimo
Bafilio, e avanzato nelle lettere, nommen che nella
et ; ricev lAbito del Santo Protopadriarca dall
Abate Cirillo, cabitava coi fuoi Religiofi nel Moni
firo , vicino al fiume detto Melitino. In effendoff
egli profeffato, colla licenza del fuo Santo Abate,
and correndo varj Pat fi. Viit con effervecenza

di pirito la Chief cattedrale di Reggio, dove inva


ghito della facra Immagine di Maria, 3.anni vi di
mor, e mefi. Col , pallido dal digiuno, fembrava
una immagine di morte. Apparigli, per racconfolar
lo, pi di una fiata la Vergine col fuo Bambinuzzo
nelle braccia. Il Santo Abate Cirillo , cand quivi

a rinvenirlo, il vide in estafi, e come unaltro Moi


- $;

s ; col volto pieno di maravigliofo fplendore: of:


ferv nellangolo della Chiefa , dove cotui teva in

contemplazione , una colonna di fuoc calzavafi,


per linea retta, dal pavimento, e ne toccava il tet
to. Ritiroffi nella Solitudine , fotto la guida di S.
Biagio del mio Stituto, che dimorava nella cima di
un Monte !, el fuo Oratorio era quello fteffo , che

prima fi fu del Santo Mart.Sifinio, Aftretto dalla ca


rit , ricev lcuni giovani fotto la fua diciplina,

coi quali faceva le conferenze fpirituali nellOrato


rio del B.Nifone Bafiliano, confacrato alla Vergine,

e a S.Giambattita. Glimpoe la Madre di Dio di fab


bricarne col un Monistro , che tofto fatto fi fu a

fpefe del pietofo Roggiero , cui con lettera ravvis


fubitamente il Santo la volont di Maria. Cofimo,

e 1fachio Vecovi vollero dalle fue mani la cocolla


monate.ca : divenuti pofcia due lucidiffime telle
dello Empro. Alle premurofe iftanze di cotoro , fu
Bartolomeo ordinato Sacerdote . Gli fuoi Geniori
anche fi fecero Religiofi, e iti a Reggio, fi offeri ro

no al fervigio di quella Chiefa, dove menarono una


vita angelica . And a Roma Bartolomeo , dove

benignamente accolto fi fu da Paquale II, che per


le fue preghiere affolv molti condannati alla mor
te. Ritrnoffene al fuo Monitro, e colle orazioni

liber primamente dalla fame la Calabria , e quindi

alcuni fuoi Monaci prefi da i Saraceni. Non pas


guari , e and il Santo a Cotantinopoli , affin di

provveder la fua Chiefa di libri, e vafi acri. Fu egli


col non poco onorato dallImperador Aleffio , e
dalla ua fanta moglie Irene. Bafilio Calimro,grande

di quello Imperio fondato avea un


--

MonA ful
Il

Montefanto, ad onor del gran Bafilio , e queto con:


ceduto fi fu al Santo Abate , che tofto ne pigli il

poleffo , e finoggi vien quello nomato Monifro


del Santo Calabrefe. Se ne ritorn Bartolomeo in
Calabria, dove fabbric varj Oratorj. Fu accufato da

duoi dei fuoi Monaci per eretico: non mancando a


un giardino politico per ridente che fia , le Vipere
che vi ftrifciano. Chiamato in Meffina il Santo ,
udiffi tofto condannato alle fiamme. Prima di mori

re la licenza ne ottenne dal pietofo Re , di poter

celebrare nella Chiea di S.AWiccol del Ponte. Qui


vi radunata la Corte , celebr egli alla preenza del
Re, che coi fuoi dimeftigi , vedeva truppe di An
gioli, che gli affiftevano , e una colonna di fuoco,
che da i piedi del Santo fino al Cielo innalzavafi.
Nel luogo della fornace fecevi l Re fabbricar un
Monitro , ad onor del comun Salvadore.Col Bar
tolomeo , veggendoi vicino al fepolcro , fcelfe per

Abate S.Luca da Tropea. Nel d dellAffonta rivel


egli ai Monaci la ua morte , e altre cofe addivenute
gi a quel Monifro. Coricosti ovra una nuda tavo
Ja, incrocicchi le braccie, fiefe le gambe, e chiufe
gli occhi.Era cotui s pratico della trada del Paradi
fo, che ben a occhi ferrati vi pot andare.

Fu la Chiefa Metropolitane di Reggio, per lo pa


zio di 8 anni , fervita da.S.Lione da Bova della chia
ra famiglia la Boccetta. Fu impiegato costui allac
quito delle arti liberali , nelle quali profitt molto ;
ma quindi, per la morte dei Genitori orfano rimafo,
e provveduto di beni di fortuna, andoffene a Reg

gio: dove sindofl lAbito romitico, e fi mife al fer


vigio di quella Chiefa. Col egli pendeva

: ore, de:
IIaC

---------

ftinate al fonno , n continove orazioni , onde un

Lione da dovero parea, che dorme cogli occhi aper


ti. Per isfuggir l'ozio, prefe lo meftiere di far la pece,

e perch molto pietofo ei fi era coi poveri, per coto:


ro foventemente laciava nelle pubbliche trade , od

un pallone di pece ; o ci che ne percepiva dalle fue


fatiche. Ritiroffi nel Boco del Cafale di Africo , e

affin di rintuzzare gli ardori della concupicenza ,

ignudo, nel pi rigorofo verno , entro una laguna


di acque agghiacciate, le quali fcorreano da una fiu
mana ad Africo vicina , fi attuffava : mai gelando .

quel cuore , in cui teneva la fua fucina il divino


more. Quivi rinveniafi , nei campi che riguardano
1Aquilone , un Monitro del mio ftituto , di cui

preentemente fi veggono le fabbriche , e la Chiefa


conacrata a Maria Vergine annunziata. Col poco
dal Monitro lontana vedefi la Chiefa di S.Lione ,

della quale a titolo di benifizio n Padrone il Capi


tolo di Bova, ficcome ravvifommi con una pregevo
liffima fua Monfignor PaoloStabile, Prelato cha lin
telletto ripieno di fapere , e la volont ricolma di
amor divino. Nellanzidetto Monitro vetisfi della

cocolla monatica il Santo , che poi fu Abate: allu- .


dendo a queta notizia una pittura antica negli an
ni trafandati fcoverta , in una muraglia della Chiefa
di S.Lione , nella Citt di Bova : laddve fi offerva
ei col piviale vetito , e in fembianza di Abate Bafi

liano. Ritiroffi egli l mio Lione in un luogo pi fo


lingo , dove ftevafi afcofo nel cupo di una caverna.

La fuatavola era una felce, il uo piatto le unghie,


il fuo definare un mazzetto di erbe crude , e un filo

di acqua che ditillava da un faffo , dalla

vi,
C

e*

s.


62

della fua mano i gli cavava la fete. Beato fe ne vol


allo Empro ai 5 di Maggio , correndo lanno 5oo
della comune riparata falute. Si udirono ole a mor

torio fonar le campane s del Monifiro , come del


proffimano Cafale ; onde gli PP.accortifi, tofto col
iti, rinvennero il Santo in atto di orare. Il facro cor

po fu proceionalmente portato al Monistro, e fer


bafi oggid con fomma venerazione in Bova, in una

dedicata al fuo culto: adordofi una porzion,


cella del celefte depofito nella Madrice di Africo. Si
celebra la fua fefta in Bova , con pompa verament
solenne , nel d cavvenne la fua glorioa morte.Por
tafi per la Citt una Reliquia del Santo entro la fta
tua di argento , e l rimanente del facro Corpo in un
vago Reliquiario. Il Vecovo del luogo in quel gior

no, per concedimento della facra Congregazione,


far fuole il Pteficale nella pubblica piazza della Cit
t. In Africo celebrafi la feta nel d della ottava: col

fimigliantemente facendofi la procefione con itatua.


di argento , e decorofa bara. Motrafi l Santo flagel
lo dei demonj, liberator degli offeffi, confolator de

gli afflitti , falute degli malati,porto fiuro dei navi


ganti, liberati dalle onde rabbiofe del mare. Nel 1675
diterminato avea Monfignor Conteftabile Vecovo
di Bova , di trafportar le offe del Santo Abate nella

Chiefa cattedrale. Sollevoffi 'l Popolo , e contro del


Vecovo fi mife in armi, Con uno miracolo ripar il
Santo al danno, che fovraftava. Cadde, alla veduta
del Popolo armato , fullo pavimento di pietra , da
unalto luogo , dove appela ella veggeafi , davaati
al Vecovo, una lampana di vetro, che rimafe pie

na di olio , accefa , e fana, nella maniera chve


---

1iiio

63

niafi, Simile avvenimento compunfe maraviglioa

mente le genti , onde qual nebbia al vento par co


fto la briga , e nella propia Chiefa rimae il facro De
pofito . Nel i 68o Franceco Tofcano Procura
for della Chiefa del Santo , non avea olio per

la lampana , per la pochezza di quellanno . Di /


ci affligevafi oltremodo, n come provvederfi ei fa

pea. Una mattina pieno di olio puriffimo ritrov


uno gran vafo, da lui nellanzi fera lafciato vto. So

venti fiate addivenne che piacendo ad alcuni qual


che opera, la quale promoveafi ad onore di S.Lione,
impiegavanfi eglino a diffuadere gli altri , ma toto
ca favellar cominciarono , giufo calate fi videro le
inteftine , accortifi pofcia e dellerrore pentuti, coll

olio fi unfero della lampana del Santo , e fani come


prima offervaronfi,

Fra Berardino detto lo Spagnaolo dimorovvi , da


Romito , nella Chiefa cattedrale di Reggio per lo
fpazio di mei 14. Col egli ; nodrito in pagna col
latte della fanta Fede; fi effercit in tutte quelle vir
t , le quali convengono a un perfetto cattolico. Na
to fi era cotui nel Regno di Toledo , e perch di
molto valore fi era, fi fece foldato, e combatteva con
tra gli Eretici,cabbominava oltremodo. In una gior
113 ta
dai Nimici fu incarcerato con altri della
fua Nazine. La fua prigionia una teffitura fi fu, non

di altro fame, che di patimenti, e difagi, di fame,


e fete , e di fpefli rifichi di morte : tutto da lui non
fol tollerato con pazienza, ma incontrato con diid
ro , e ottenuto con giubilo. Liberollo dalle mani di -

costoto la onnipotente mano di Dio: faccendolo dal

le onde marine nei lidi sbalzar del mare di K


uel:

+---+----

64

nella ulteriore Calabria. Quivi Berardino, arrivato


appena , sindos un ruvido facco , e al fervigio fi
poe di quella Chiefa Arcivecovile. Strinfe lamift
colle penitenze, e coi rigori, onde non contento dei

digiuni comunali , altri moltiffimi vi aggiugneva di


pane,e acqua. Spendeva le notti nommeno in dar lodi
al fovrano Monarca,c'a tiranneggiare il fuo corpo con
afpre dicipline di ferro. Impiegato agli effercizij della
Spirito, non fi raccordava della carne che per mortifi
carla: fovente provocandola ad inaffiar lo pavimento
di quel fangue, cal propio fotenimento neceffario fi
era. Nello Spagnuol Romito gareggiavano fpeffo col
fangue le lagrime,chidi loro faceffe pi fincero,e fede
le attetato della di lui carit verfo. Iddio,verfo il Prof

fimo, e vero lAnima propia. Onorato ei fi fu , nell


accennata Chiefa,da Domeneddio con varie celefti vea

dute,le quali nellAnima, per tutto lo pazio della fua


vita mortale ; gli rimafero impreste. Fu dall Vergina

fagrofanta , fu quello Altar maggiore viibilmente


feefa dallo Empiro , comandato a farfi cappuccino:
lo perch, i ette luftri, vetiffi dellAbito di Fran
cefco, e nel medefimo tempo invetiffi del fuo fpiri
to : perocch a maggiormente cominci rifplendere
con eroiche , e mafficce virt. Nel 159o fu ei man

dato nel cappuccino Convento di Depignano , do


ve per la tranezza dei patimenti ammaloffi ; non

fe nza manifeto pericolo della vita. Per follevarfi


dal male,godeva calcun dei Frati leggeffe in fua pre

enza libri appartenenti alla cultura dello Spirito,


Ritor nando Berardino una fiata da Morano , dove

ito era per far il ricerco del pane ; unAngiolo , af


fin di alleggiarlo dal foveithio pelo , in kmbi di
GN

belliffimo giovane , glie fi diede avvedere. F al


Convento le piene bolge portogli, e quivi dileguof

fi , qual nebbia in faccia al Sole ; agli occhi fuoi , e


del Compagno F1 a Giovanni detto da Depignano ,.
che con giuramento lo avvenuto depofe. Nel mede
fimo fembiante lAgnolo di Dio a costoro unaltra

volta appar, e allor appunto quando eglin di verno


a Corigliano andavano da Caffano. Gionti coloro al

Fiume Coftle, che navigabile fi , in orazione fi mi


fero. Amenduni fi videro fovra un Cavallo bianchif.
fimo , dal Giovane ovra le acque guidati, Di l dal
Fiume , in un poggiolo sbalzati , dai plendori c

ucivano dallacqueo volto dellapparicente Garzo


ne , e dalleffer loro el Cavallo, el Giovanetto pa

riti; conobbero chi fi era, e ringraziarono il fommo


Provveditore , che di lor tanta cura ne avea. Ebbe

lo Spagnuolo un lume fovrano dal Signore , per ifcorgerne gli avvenimenti futuri. Da

illustrato coflui, "I d, e la ora della liberazione pre


vide , e prediffe di Antonio Porcino di Nocera di
Calabria, che nelle mani dei Banditi, apettando ne
teva la morte da momento a momento;prediffe la fa

lute di Fra Leon da Samfili, Laico agghizante el lor


Convento di Paola. Egli una volta , on un fgno.
di Croce, ceffar fece una tempeta orribi, cgf al
beri , e alle frutte accagionato certamente avrebbe
gran danno . .

|-

Fra Domenico da Nocera di Calabria unanno vi


stette al fervigio della Chiefa Metropolitana di Reg
gio. Avuta in forte avea egli dal Dator di ogni bene,

un'Anima buona, e una indole ottima, Gli fuoi Ge


nitori , che folamente riguardevoli fi Filper la

66

Critiana femplicit; affucciare gli diedero col ne:


ceffario alimento le buone cotumanze. Crefceva,fot-

to la fcorta dei Parenti , nella prefenza degli uomi


ni Domenico, ma molto pi nella preenza di Dio,
per lo effercizio della oraz one , in cui ndirizzato

egli fi fu da uno Predicatore appotolico di Reggio,


che con feco il men,e affervir il poe la Chiefa mag

giore della fua Padria. Quivi pogliofii ei degli uma


ni affetti , e datofi al diprezzo e di fe fteffo e del
Mondo, teneva occupata la mente in una viva con
templazione dei Divini mifrj, Avea in ufo di por
tare fu l cuore una Croce di legno , e fovvente il
giorno baciar la foleva. Alzar foleafi a meza notte,

e allora cento cinquanta croci colla lingua per terra,


nellaccennata Chiefa, davantilo Altar della Vergi
ne, avea n coftume di fare. Nella et fua di anni 18 |
ebbe una febbre tanto crudele , e maligna, caffan
nato il corpo con avvenimenti pericolofi, e moleti,
avvicinavafi alla tomba. Ricore coftui a molti rime

dj naturali, ma perche quelli nogli apportarono gio


vamento alcuno; con quella fede, che fa camminare

gli monti, e fermar le acque, gli occhi alz della


mente e del corpo alla Immagine del Padriarca
S. Franceco, che dipinta elegantemente veggeafi

nell abzidetta Chiefa Metropolitana . Gli appar

viibilmente il Santo , e glimpoe di prender l


Abito cappuccino. Ei di ubbidirlo promife, e fu
bitamente, con iftupor dei Reggini , offervofli per
fettamente fano. Efegu a fuo tempo, con ardenza
di fpirito , quanto al Santo ogli promefio avea. Ve
ftiff Domenico del fagro facco , e infieme di uno af

pro ciliccio. Cotidianamente batteafi con una difcipiina

6y

plina di ferro, che per lo pi continuava per lo

zio di 3 ore: tantoch di piaghe lacero, da per tut


to fangue pioveva. Si era il uo cibo un pezzetto di

pane nero la mattina, e unaltro la fera. Pi volte


nello fteffo d ufava lavarfi lAnima nel bagno della,

Sagramentale penitenza. Il Demonio un tanto be


ne invidiando , in varie maniere il tent , e perch
da lui fempre vinto ; la memoria gli tolfe, onde fdi

menticato fi era di fervire a meffa , e quel che pi,


dei principali articoli della notra fanta Fede , non .
fenza fuo roffore, e rammarico . Si raccomand a S.

Franceco , e quest per ogni notte apparendogli ,

delle cof tutte alla falute dellAnima neceffarie ,


itruivalo, onde egli, guari non pas, e divenne il
pi favio mitico di quei tempi . .
Qu, per compier la noftra Cronichetta, vegnia
mo alle memorie degli Arcivecovi Reggini. Ne,
58 Sinto Stefano da Nicea primo di queto nome !

compagno, e dicepolo di S.Paolo, govern la Chie


fa Reggina anni 19 fantistimamente foto gli Vicarj
di Crito, S.Pietro, S.Lino, S.Cleto, e S.Clemen
te. Celebrava S.Stefano la Meffa nella maniera appun.
to callora faccea S.Pietro , cio diceva la fola Ora
zion del Signore dopo la conacrazione : impercoc
ch Celestino Papa primo fu quegli cordin lintroi
to, Gregorio primo fu quegli cordin il Chyrie elei
fon, e lAlleluja ; S.Telesforo primo la Gloria, S.Ge.
lafio primo la Pitola; S.Girolamo fece aggingner lo
Vanglo, il Simbolo fu meffo nel Concilio Niceno;

Il Qui pridie fu poto da Santo Aleffandro primo Pa


pa di queto nome , il quale peranche ordin il mi

chiamento dellacqua col vino, e volle cazimo fi fof.


E

f :

68

e il Pane che dee confcrarfi ; da S.Sifto primo fu


impoto il Sanftus ; e vadafi cos ifcorrendo delle
altre parti della Meffa. Fu Santo Stefano martoriato
infieme con Suera Vecovo di Gerace , e colle f

difcepole , Agnete, Felicita, e Perpetua. Deuoi

Succeffori fino al 1 12 non fi ha memoria per le perfecuzioni della Chiefa .

'

Nel 1 1 2 il B.Profpero da Reggio , uom dottiffi

mo nella mitica Teologia, govern la Chiea Reg


gina duoi anni, e mefi cinque.
/
, ,
Nel 1 15 Roberto da Reggio govern la Chiefa

Reggina anni 3,e mefi 4. Fu coftui foggetto di gran


de iconomia.

Nel 1 18 il Canonico Roggerio primo da Reggio,


eruditiffimo nelle umane , e nelle facre lettere. Go

vern la fua Chefa 2o anni fotto gli Pontefici S.Si

fto primo, S.Telesforo, S.Igino, e altri.


Nel 152 Bartolomeo primo da Reggio, adorno di
-

religiofi coftumi, e nelle Divine Scriti ure piuccab


baffanza erudito, creato Arcivecovo govern la fua

Chiefa fotto S.Pio I., Santo Aniceto, e altri Ponte


fici Romani . .
.
..
Nel 188 Federico da Reggio Canonico dottiffimo
**

nella fcolatica Teologia, promoffo allArcivecova


do govern fantamente la fua Chiefa . '
Nel 2 18 Rodulfo primo da Reggio, acerrimo di
|

fenfore della Chiefaftica libert , e divotiflimo della

Vergine, govern la fua Chiefa 32 anni nel Papato


di S.Califto, di Santo Urbano, di S.Ponziano, di
Santo Antro greco , e di altri .
Nel 25 2 Severo da Reggio , foggetto di molto

pirito, e d'ingegno ublime.


|-

Nel

69

Nel 275 Matteo Sarraino da Reggio verfatiffimo


nelle Scienze, e nella Paftorale prudenza , colla qua

le govern la fua Chiefa 33 anni, fotto Santo Eati


chiano primo, S.Cajo primo, e altri .

Nel 31 o Ilario primo da Reggio celebre tra per la


dottrina, e tra per la Piet , govern la fua Chiefa

per 12 anni, otto S.Melchiade primo, e S.Silvetro


anche primo di queto nome .

Nel 322 il B.Marco primo da Reggio, Uomo di


profonda letteratura, e di falda bont, govern lo
devolifimamente la fua Chiefa 2o anni , fotto S.Sil
vetro primo, e S.Marco primo fommi Pontefici.
Nel 342 Annibale I. univerfalmente lodato per le
doti ovrannaturali del fuo nobiliffimo Animo , go

vern la fua Chiefa nel Papato deSS.Giulio I, e Li


berio I.

Nel 365 Federico II. chiaro nel Mondo cattolico


per le fue virt , e fcienze, govern la fua Chiefa
otto S.Damafo I. Papa di queto nome, dopo duoi
anni della ua promozione allArcivecovado, eletto.
Nel 39o Martino I uomo adorno e di religioa
Piet , e di fublimit dintendimento . Govern ia

fua Chiefa otto S. Siricio I, il quale ordin che gli


Monaci pofano effer Vecovi , e fotto deSS.Ana
tagio, e Innocenzo primi di queto nome.

Nel 433 Ilario II.da Reggio, propugnatore acer


rimo dei Dommi Chiefaftici, fotto S.Sifto III. di de
gnifima memoria.

Nel 493 Marco II da Reggio infigne Profeore di


Teologia. Govern la fu Chief otto gli Vicarj di

Crito SS.Gelafio I., Anaftagio I., e Simmaco I.


Nel 532 S.Sifinio da Reggio Bafiliano , Uom nel
E

7o

le virt , e nelle fcienze fingolare. Govern la fua


Chiefa Arcivecovile anni 25, e mefi Io, fotto gli

Pai Giovanni II,S.Agapito I,S.Silverio I,Vigilio I,


e S.Pelagio I.Queti ebbe per duoi giorni Santo Pla
cido martire coi uoi compagni, quando da Roma a
Meffina ne giva.
,
!
Nel 559 S.Cirillo da Reggio, del mio Ordine, il
quale fantifima , e religiofifiimamente govern la

fua Chiea zo anni nel Papato e di Giovanni III, e di


S.Benedetto I., e di S.Pelagio II.Gli Reggini ad onor
fuo un Catelio fabbricarono , dove anticamente lo

Monifro vi era Bafiliano chiamato della Santa Pe


mitenza , el Santo fovente andava per orare. Ancor
deffo ne ferba dellanzimentovato Arcivecovo il

nome : vegnendo comunemente chiamato la Mot


ta di S.Cirillo. Allev egli S.Lione , il quale per lo
fplendore delle fue rare virt fu prima nella Chiefa

Reggina fatto Arcidiacono , e dappoi miracolofa


mente Vecovo di Catania.

Nel 59 S.Lucio Bafiliano, Religiofo di Angeli


ca purit,e di profonda umilt. Govern la fua Chie

a nel Papato del mio fantiffimo P.Gregorio l. detto


il Grande per la eccellenza delle fue virt: col cui
oracolo fond Lucio in Reggio due magnifici Moni

strjdei mio Ordine : lun detto de.S.S.Innocenti


e laltro di S.Calogero Palermitano.
|-

Nel 595 Bonifacio, il quale per lo fpazio di 8 an


ni govern la fua Chiefa fotto il ovraccennato Pon
tefice. Fu quefti dai Reggini perfeguitato.

Nel 693 Paolino da Rggio, foggetto di grandif


firma tima nel Mondo Critiano per la fua modetia ,
e umilt,

|-

Nel

7I

Nel 6o4 Giovannni I. da Reggio , che fteva'in


gran venerazione deReggini per la fua Offervanza
monatica. La fua camicia era di lana, el fuo letto s

povero capportava maraviglia afuoi medefimi Cor


tegiani. Colle parole , e collo effempio molti chiam

alla feguela del Crocefiffo : Non fippiamo di qual


Ordine fiefi egli tato , ma il potemo upporre Bafi
liano,o Benedittino. Fiorivano allora amendue que
fte Religioni. La prima dal mio Bafilio tabilita nel
363 , e ita in Reggio inverfo il 369 : e la feconda
nel 586 dallAbate Simplicio , fecondo i Statuti del
S.P.Benedetto, fatti peCaffinefi nel 5 zo , nella fua
vecchiezza.

Nel 649 Giovanni II. da Reggio , uomo di dot


trina, di fantit, e diconomia. Govern la fua Chie

fa fotto Martino I, Eugenio I , Vitaliano I , Deoda


to II, Dono I, e Agatone l,fommi Pontefici.
Nel 79o Cotantino da Reggio govern la fua
Chiefa fotto Adriano I , Lione III , Stefano V , Pa

fquale I , Eugenio II, Valentino I, e Gregorio lV.


Nell838 Leonzio da Reggio, uomo di fegnala
te virt , govern la fua Chiea fotto Gregorio IV,
Sergio II , Lione lV , Benedetto l'I1, Niccol I, e
Adriano ll.

Nell'899 Felice da Reggio fu da Abramo , Capi


tan degli Agareni, ligato, e condotto davantil loro
Re,indi fu liberato. Govern la fua Chiea otto Gio
vanni IX.da Tivoli .

Nel 916 Santo Eufebio da Reggio, Religioo di


S.Bafilio, il quale govern fa ua Chiefa 14 anni fot
to Giovanni X. Liber egli colle fue fervorofe ora
zioni tutta la Calabria dal furore deGreci. Una fia
E 4.
ta

72

ta nellaere appar accofloro unAngiolo, colla fem


bianza del Santo Padre, che con una pada di fuoco
nella deftra, morte gli minacciava e ruvina: Tanto

ch ceffaron eglino da quellora attravagliare i Ca


labrefi.

Nel 93o Stefano II. da Reggio, il quale govern


la tua Chiefa fotto gli Vicari di Cristo Stefano VIII.,

XI , Lione Vll , Stefano IX., e Marti

1n i li.

Nel 95o Vilermo I. il quale govern la fua Chie


fa fotto Giovanni XII, Lione VIII, Giovanni XIII,
Dono li, e Benedetto V.

Nel 975 Leonzio II, il quale govern con tanto


decoro,e zelo la fua Chiefa fotto Benedetto VI , Gio
vanni XIV, XV, XVI, e altri .

Nel 1o14 Rogerio II da Reggio , il quale gover


n la fua Chiea nel Papato di Benedetto VII.

Nel 1c75 Arnulfo da Reggio, il quale govern la


fua Chiefa otto Gregorio VII , Vittore lll, e Urba
no It fommi Pontefici .

Nel 1o9o S.Bruno , che coi tratti della fua pro


fondistima umilt ripugn alla elezione fatta dal Cle
ro Reggino nella Perfona fua , avvegnach queta
raffermata fi foe dal menzionato Urbano II., il qua
Ie dicepolo stato gli era. In uo luogo fu creato Ran
gerio Franzefe Benedittino.
Nel 1 1 1 1 Galato, uom di alte idee, e di aguto in
gegno, govern fantifimanente la fua Chiefa otto
-

Pafau ale il , Gelafio Il , e Califto II.

Nel 1 122 Rodulfo da Reggio II di queto nome

govern per lo pazio di due anni la ua Chiefa fotto


il mdefimo (Ca' Go ".
Nel

Nel 1 124 Beroaldo da Reggio govern di


la fua Chiefa otto Onorio II.

Nel 1 127 Vilermo H.da Reggio,uomo di rara vir


t, e perfezione. Govern la fua Chiefa otto Ono
rio II, Innocenzo II , Celetino II, Lucio II, ed Eu

genio III fommi Pontefici:


Nel 1 146 Rogerio Ill da Reggio govern la fua
Chiefa fotto il menzionato Eugenio III, Anaftagio
IV, Adriano IV, e Aleffandro 111 , il quale fu il

primo acconcedere lufo del Pallio agli Arcivecovi


Reggini nella Perona dellanzidetto Rogerio III.
Un tal onore fu raffermato pofcia da Gregorio V1II,
e Innocenzo III. ad altri Arcivecovi di Reggio.
Nel 1 178 Tommafo 1 , il quale gvern la fua
Chiefa otto laccennato Aleffandro Ill, Lucio III,

Urbano III, Gregorio VIII, e Clemente III y fom


mi Pontefici .

Nel 1194 Guglielmo I da Reggio, il quale gover


n la fua Chiefa cinque anni fotto Celeftino III, e
Innocenzo III. Nel fecondo anno del fuo Arciveco

vado fu dallImperador Errico invetito di molte Si


gnori, le quali furon dappoi raffermate da Federi
co II fuo figlio, e fucceffore .

Nel I 199 Giacomo I da Reggio, il quale govern


la fua Chiea nel Ponteficato dInnocenzo III, e di
Onorio l II.

Nel 12 17 Leandro da Reggio, che govern la


Chiefa Reggina fino al 1232, e indi per ordine
del Papa Gregorio IX pas a quella di Meffina, fic.

come nel rigitro Vaticano f.24o, apparifce. Fu Le


gato di Onorio III , allImperador Federico II , di
cni fi egli ntimo Configliere .
Nel

74

Nel 124o Vernacio eletto ?

Nel 1259 Marco-Giacomo II da Catiglione , pa


rente di Aleffandro IV, pieno di tutte le virt ad
ottimo Patore convenevoli .
Nel 127o Fra Gentile Paolinio eletto.

Nel 1287 Tommafo II. della nobilistima Famiglia


Ruffa, uomo e per bont, e per dottrina, e per in
tegrit di vita oltremodo ragguardevole. Fu egli di
gran maneggio , e govern la ua Chiefa 28 anni fot
to il Papato di Onorio IV, di Niccol IV, di S.Cele

ftino V, di Bonifazio VIII, di Benedetto IX, e di


Clemente V.

Nel 13 15 Guglielmo II da Reggio della nobile


Famiglia Logteta , uomo nelle biogne della fua
Chie molto prudente, e grave. Viffe Arcivecovo
fei anni fotto Giovanni XXI.

Nel 132 i Pietro I dei Romiti di Santo Agostino,


il quale rinunzi la carica Arcivecovile , e tornof
ene alla folitudine della ua cella , nel Ponteficato
dellanidetto Giovanni ventunefimo. Era cotui
efattiffimo nella offervanza regolare , e ammirabile

nellaufterit. Parea che Santo Agotino vetito , e


investito lo aveffe del fuo Spirito.

Nel 1328 Pietro II di Galgano da Manfredonia,

il quale govern la fua Chiefa otto Giovanni

XXl ,

Benedetto XII, Clemente VI, e Innocenzo VI


Pontefici di Roma.

Nel 1355 Filippo Morello da Catiglione nobile


Coentino, creato Arcivecovo da Innocenzo VI.

Nel 1365 Carlo Caracciolo degli Orfi Amalfita


no, uomo adorno di Critiana piet. Govern la fua

Chiefa 14 anni otto gli Pontefici Innocenzo VI


Urbano V, e Gregorio XI,

Nel

Nel 1374 Tommafo III della Porta

sli. *

uomo di grande animo , e giudizio. Govern la fua


Chiefa anni 2 i nel Papato di Gregorio XI ; di Ur
bano VI, e di Bonifazio IX.

Nel 1395 Teobaldo Seffa da Reggio fu eletto Ar


civecovo otto lanzidetto Pontefice Bonifazio lX,

e govern la fua Chiefa 2 anni .

Nel 1397 Giordano creato a i tempi dellaccenna


to Bonifazio IX. Govern la Chiefa Reggina fette
anni, e dieci mefi .

Nel 14o4 Pietro III Napolitano della nobiliffima


Stirpe Filomarina. Govern la fua Chiea anni 15 ,
mefi 8 , e giorni 14, fotto gli Pontefici Innocenzo

V11, Gregorio XII, Aleffandro V, Giovanni XXII,


e Martino V.

- -

-"

Nel 142o lAbate Bartuccio Miroldo da Reggio


eletto da quei Signori Canonici fotto Martino V
.
fommo Pontefice.
-

Nel 142 i Fra Bartolomeo Gatto Meffinefe dell

Ordine di S. Domenico, Uomo e per fapere e per


bont ragguardevole. nfigne Predicatore , e famo
fo Cattedratico de fuoi d. Govern a Chiea di

Reggio anni 4, mefi undeci , e giorni g, fotto l


accennato Martino V.

Nel 1426 Gaparo i Romano della rinomata Fa


miglia Colonna fu prima fatto Cappellano dellanzi
detto Papa, dichiarato indi Metropolita di Reggio,
la cui Chiefa govern due anni, 3 mefi , e 22 gior
ni , e pocia dal medefimo Pontefice fatto Vecovo

della Cardinale Chief di Benevento: dove oggi ri

luce l'Eminentifimo Orfino , Porporato che in


bnt, e Zelo non riconofce iguali oggid nel

do cattolico: Trovafi prefentemente Arcidiacono di


quella Chiefa il Signor D.Giovanni de Nicatro, uo

mo e per altezza dintendimento , e per innocenza


di costumi , di molto merito in amendue le Repub
bliche Letteraria, e Critiana. Primicerio primo fi
il dottiffimo Signor Abate D.Francefcantonio deFi

ni , egnalato nelle umane , e divine Lettere , ma


molto pi nelle Virt Critiane.
Nel 1429 Paolo l , il quale govern la Chiefa di
Reggio anni 9, mefi 3, e giorni 14, fotto Martino V,
ed Eugenio IV fommi Pontefici.
Nel 144o Guglielmo III Reggino govern la fua
Chiefa dieci anni nel Papato di Eugenio IV. e di Nic
-

col V.

4-

Nel 145o Agnolo Graffo , che govern la Chiefa


Reggina 3 anni fotto il mentovato Niccol V. fom
mo Pontefice.

Nel 1453 Antonio Riccio Napolitano , foggetto


di grande ingegno e iconomia.Govern la fua Chiefa

poco men di anni go,fotto Niccol V,Califto lll, Pio


II, Paolo II, e Sifto lV.
Nel 1483 Matteo da Reggio della offervantifima

----

Religione de Minimi di S.Franceco da Paola, Pre


lato di eccelfo fapere. Govern prima la Chiea di
Reggio 3 anni , e dappoi la Greca della celebre Cit
t di Roffano.

Nel 1488 Fra Marco III Napolitano dellOrdine


dePredicatori della nobile famiglia La Bella, origi

nata da Firenze; gran Maestro, e Dottore in Divi


nit , e nel Regno di Napoli Inquiitore del Santo
Ufizio. Fu uomo di agutiffimo ingegno, e con indi

cibile prudenza govern la fua Chiefa otto gli


teil

----

tefici Innocenzo VIII, e Aleffandro VI.


Nel 1499 Pietro III Meffinefe della Famiglia Spa

gnuola Iaallies, fu prima Arcivecovo di Reggio


}

fotto Aleffandro VI, e dappoi Cardinale di Santa

Chiefa.

Nel 15o6 F.Franceco Ifuallies dellOrdine deMi


nimi govern la Chiefa Reggina 4 anni fotto Giu
lio II.

Nel 15 Io Roberto Romano, figlio di Paolo, Mar


chefe della Tripalda , della chiariffima Famiglia de
gli Orfini, Prelato e di nobiliffime idee, e di alto in
tendimento. Govern la fua Chiefa 13 anni fotto gli
Vicarj di Crito Giulio lI, e Lione X.
Nel 1523 Agotino I Trivulzio Milanefe , il qua
le govern fantifimamente la Chiefa di Reggio 2
anni fotto Clemente V1l.fmmo Pontefice. .

Nel 1525 Ercole Gonzaga Mantoano, che fu dali

anzidetto Pontefice Clemente VII creato, prima,


Vecovo della fua Padria, quindi Cardinale , e po
fcia Metropolita dichiarato di Reggio, la cui Chiefa
govern un folanno.

Nel 1526 Pietro lV. Trivulzio Milanefe gover


n la Chiefa di Reggio fotto Clemente VII due ani.
Nel 1528 Girolamo Centellio Meffinee, Dottor
di amendue le Ragioni, Canonica e Civile, e Abate
Archimandritale del Santiffimo Salvator di Meffina
del mio ftituto, alla giuridizione del cui Monitro
fi veggon foggette molte Terre: come Savoca , Sa
lice , Santagnolo opra Brolo, Al, Itla, Mandan
ce, Pagliara, Lucade, Cafalvecchio, Forza, Santo
Gregorio fotto il Geffo , e altre. Govern la Chiefa
Reggina per lo pazio di anni dieci,fotto il mentova
tO

L E T T E R A

D GRIsosToMo
S C A R F O
DOTTOR TEOLOGO BASILIANO,
I nd i r i tta
ALLILLUSTRISS, SIGNORE:

SI G D B I A G I O
M

A J .O

De Avitabile Avvocato in Napoli.


I L L U S T R I S S. S 1 G N O R E ,

Padrone fmpre Colendijimo.

Teva Io meditando di pubblicar colle


ce
getedell
di alcuni
le glorioecome
stampeLetterati,
: \s:
Eccellen
: lebri
I

: tiffimo Signor D.Aleffandro Albano,


Nipote di N. S., il cui genio non pa

#*ST* go di cotante ragguardevoli virt,


che lAnimo fuo maraviglioamente adornano, e del
le cienze tutte da lui apprefe nella loro pi profon
da faldezza; agogna; con tutte le induftrie di racqui

farle per la ua famofiffima Galleria; alle antiche


1. ojtare dei Filoofi, Poeti, e Oratori: avendone fat
- - -

tO

|
|

to fare il ricerco fin nella Grecia: ferbandone preen


temente (ficcome viemmi ravvifato da Roma)3oo bu
fti,tatue,baffi rilfvi, e icrizzioni erudite. . .

Diterminato aveva di appalefar le memorie lodevoliffine di D. Niccol Michele di Aragona IV


Principe di Caffano, e odierno Duca di Aleffano,fi

glio dell Eccellentiffimo Signor D. Giofeppantonio


di Aragona, e della Eccellentiffima Signora Donna

Caterina Trivulfia Sforza delle principali Cafe di


Milano; nato in Aleffano, capitale Citt del fuo Sta
to, ai 28 di Luglio del 168o, tenuto nel facro Fonte
Battefimale dal celebre Monfignor Caramuello, e da
Monfignor Piccolomini , degniimo Arcivecovo di
Otranto ; e dichiarato nelle fafcie dal Padre, Conte

della nobilifima Contea di Simari, alla fua regal Fa


miglia donata dagli antichi R di Aragona, e raffer
mata dallagoftiflima Cafa di Auftria. Fanciullo edus

cato D.Niccol fi fu da ragguardevoli Soggetti. Im


piegato costui alla Lingua latina, alla Poetica, e alla
Rettorica, fece maraviglioo profitto, avvanzando
coloro che fi eran della fua et. Si diede alle Scienze
fotto la direzzione di dotti Maetri uoi Vaffalli, dei
quali fempre abbond lanzinomata Citt, illuftrata
dai glorioi nomi dei Storelli, dei Rai, dei Mazza

pinti, dei Graffi', dei Tufi, e nei nostri tempi dai Pe


tefi, famoi per tutte le parti del Mondo. Apprefe
colla Filofofia perfettamente la Mattematica,con in- .

fieme altre Scienze; e perch la Natura fomminitro


gli une ingegno prodigiofo, divenuto ei qual Ape
che vola ovra ogni fiore,qual farfalla che fcherza in
torno ad ogni lume; allor ne giva dapertutto inve-

ftigando la effenza, le parti, ele propiet delle


F

et

7- -

Nelle ferie dei Studierano le fue applicazioni'l ricer:


co delle cognizioni nteriori delle foftanze. Impie
goffi alla lettura della Storia, partitolarmente della
Chiefatica, e alla contemplazione della facra Scrittura, e fue Spofizioni. Aggregato egli fi vede allAcca

demia della Societ Regale di Londra,e a quella della


noftra Arcadia di Roma,col nome di Dorafo, Nutr
nellAnimo fin dalla fanciullezza un vemente difid

ro di far qualche giro per la Europa, vago di veder le


cofe del Mondo: lo perch attefe allo tudio delle lin
gue ftraniere, nelle quali rinvieninon poco verfato.
Dopo la morte del fuo Genitore foddisfece D. Nicco
l-Michele al fuogenio : perocch and correndo la

maggior parte della ltaliae in tutti i luoghi fece mo


stra del uo nobiliffimo effere, Venne cot, ma chia
mato dalla Madre, ritornoffene alla fua Padria, dove
prefe il governo del fuo Stato, e fi congiunfe in ma
trimonio con Donna Ippolita della chiarifima Fami
glia di Montalto dei Duchi di Frangetto: Signora

C ogni bellezza, e onefi diffonde,


/ E colla piena delle fue virtudi .

Adorna, e illuftra il Ciel, la Terra, e londe,


Senza dipenfarfi dalle cure mordaci, che con feco
apporta il Governo, mai volle laciar la lettura dei
Libri di belle lettere, e della Gegrafia, nelle cui co
gnizioni molto cotui addentrofii, Veggonfi alluide
dicati gli Panegirici dellerudito P. Bagnato fatti al

lode della Vergine, della quale fcorgeli egli tanto di


voto che nulla pi fi pu difiderare in un Anima
cattolica. Rinnov, e adorn , fin dalle fondamente
la Chiea di Leuche, logata nel fuo Stato, nello Pro

montorio della Japigia, qwe l cieca GentilitI'm

fava Minerva . Innalzar fece quiventro duo b


mi altari, dedicato uno al glorioo S. Niccol di Ba

ri, e lo altro a Santo Spiridione greco. Ampi, e ab


bell, fecondo lufo moderno, il fuo Ducal Palagio

di Aleffano: Citt dotata di fito ameno, di aere per


fetto, e dei comeftibili tutti abbondantiffima. Ereffe

col un vago giardino colle palliere all ufo di Ro


m , e con una Fontana, che, pei varigiuochi, non
poca maraviglia ai riguardanti accagiona . Ivi tabil
egli , colla permiione della generale Adunanza dei
noftri Arcadi, la Colonia da lui chiamata Leucadia,

di cui l noftro Dorafco n Capo , e Compatori vi


fono gli pi eruditi dei uoi Vafalli.
Stabilito aveva di elogiare il Signor D.Pierignazio
della Torre Piemontefe Contedi Bobbio,che critto fi
vede, a caratteri di oro, dalla mano della Virt, e del
-

merito, nel Tempio dellonore : aggregato alle pi ri


nomate Accademie della noftra Italia, come a quelle,
degli Arcadi di Roma, dei Gelati di Bologna, dei Ri
coverati di Padova, dei Difuniti di Pifa, degli Apati
fti di Firenze,e dei Fiorentini; a quelle deglintrona
ti, e dei Fifiocritici di Siena, degli Ocuri di Lucca,
deglInfecondi di Prato, degli Ardenti di Viterbo, e

degli Ottufi di Spoleti. Nel 17o2 vedutofi egli Giu


dice di Bra, deftinato a queto uffizio dalla Madre del
Duca di Savoja, ftituivvi col, nella et fua di anni
22, non ancor compiuti, lAccademia degl Innomi

nati,alita oggi ad alto grado di gloria, Di quella ei ne


fu primamente Principe, e pocia perpetuo Conful
tore, e perpetuo Cenore. Diede alla luce del Mondo

letterario molte Orazioni latine in occaioni di Lau


ree Legali da lui conferite ; due Qde italiane_fulla.

F 2

Na

84

Nativit della Madre del Duca di Savoja ; e unaltra


ful ritorno chei fuddetto Signore fece dalla Sicilia,
laddve incoronato ei fi fu; una Egloga italiana fulla
morte del Principe di Piemonte; una lunga Canzone

intitolata Gerualemme al fuo Ke, per invitarlo alla.

conquita di Terrafanta, in cui vvitefa con belliffi


mo garbo quai tutta la Storia Genealogica della Cafa |
di Savoja; e un Poemetto latino fulle glorioe impree
fe del gran Principe Eugenio. Uciron dalla fua Pen
na altri Componimenti e latini e italiani che peramo
legger un d con fommo notro diletto,

Rifoluto mi era di rigitrare gli Atti letterari di


Monfignor Vecovo di Gerace, D.Domenico Die d
Aux ipagnuolo, che meriterebbe ogni encomio nel
la Repubblica dei dotti , tra per la eccellenza delle

fue virt, e tra per le opere del fuo Ingegno, le quali


ncontro fi fanno agli nfulti del tempo,e baftevoli fo
- no a produrli una gloria durevole. Son elle: lo Em
bamma Legale; gli Ricordi morali; le Controverfe le

gli ; lOpucolo intitplato : Linea Margaritarum,


che dato alla luce fi fu colle accennate Controverfie
in foglio,ei Pafcoli acri n 4: meditando or la tamp
della Spofizion dei Salmi. . . . .
Pentato aveva di encomiare leruditiffimo Veco
|-

vo di Oppido, F. Giofeppemaria Perrimezzi dei Mis


nimi di S.Franeco da Paola. Cotui oltre alle meda
glie, e ai ritratti, che di moltiffimi Letterti tiene nel
fuo Mufeo, poliede alcuni marmi epolcrali,dei qua
li la pi rara icrizione, in cui vedefi notata la ora,fki

mati la qu da me trafcritta della Famiglia Abacanio,


per votro diletto . . .

D. M,

PLAVTio TI. F.

ABASCANIO

VIXIT .

ANNO III. M. IIII. D. XII.

* *

. V.
POMPEIVS AFRICAy

ALVMNO SVO.

|-

_ _

Genio aveva di elogiar lEccellentifs. Sig. D.Gas ,


glielmo dell'antichiffima,e Regal Famiglia dei Ruffi,
rincipe di Scilla, e Palazzuolo, Duca della Guar
dia,Cnte di Sinopoli, Marchefe di Licodlaze Signo
re di Filogafo, e Calanna; il quale dai fuoi Progeni
tori eredit la nobilt del fangue, dalla Natura la

grandezza dellAnimo, e la piet del cuore: Fanciul


io ei fpofoffi colla Virt, e impiegato ai ftudj, rimafe

la fua Mente fconda delle pi belle facolt: effendo


cotui bravo nella Oratoria, nella Politica; nella Ico
nomica, e nella Filofofica ; intendentiffimo delle lin

gue, latina, e tofcna. Quanto egli giovanetto com:


prendeffe bene tutte le cofe anchete pi grandi , e di
gravifimi affari politici ripiene, malagevole fi fareb
be appoter compiutamente raccontare . Contraffe

matrimonio colla Principeffa Donna Silvia della


Marra, e venne con ci arrammentar le antiche pa
rentele

nei tempi trafandati la celeberri

ma Caa Ruffa coi di lei anzinati . Laccennata Si


nora colla fimetria del corpo, colla dolcezza della eloquenza, colla fingolarit dei cotumi , colla inte

grit della vita, e colla ublimit dello pirito, inna


mor D.Guglielmo, con cui nebbe cotei 3 Figli, e

4 Figlie, Ebbe infra gli altri D. Fulcantoni, dichia:


3

rato

36

rato gi dal Prncipe fuo Padre, Conte di Sinopoli, e


queti colla vivacit dei fuoi fpiritofi portamenti,
dcci addivedere dover apportar alla fua Famiglia
maggioranze di gloria . . . . .
Formar voleva lo Elgio del Signor D. Antonio
Mafcambruno, Marchefe del S.R.Impro, dei cui an
zinati altri furono Principi di Benevento: godendo
finora queta eccellentiffima Cafa lo pregio s della
-

. Chiave del Depofito, dove ferbafi lo corpo dellAp


potolo S.Bartolomeo, fecondo la cotumanza dei Re

Longobardi, Principi dellaccennata Citt;come del


la celebre Cappella della Paffione di N.S., fondata da

un Re Longobardo entro a coteta Chiefa di fanta


Chiara, hella quale feppellito effer volle laccennato
Re, in un Manfoleo di finistimi marmi,che per cegio
ne di una inforta lite,da quelle Suore trafportato na

fcofamente fi fu entro allo Monitro: altri Redi


Sardegna, da cotoro per pi luftri fignoreggiata.
D.Antonio compendi in fe fteffo quanto di oneto,

e glorioo riconobbefi nei fuqi Maggiori : poffendofi


dire in una certa maniera la floria viva di coloro.
Domeneddio innest nel fuo vivace pirito lo timo

lo dellOnore, con cui gli'mpreste nellAnimale pi,


d

|-

rare virt. E Cavaliere di unattiva prudenza,di una

prudente attivit , baftevolifimamente dimostrata.

nei maneggi pubblici tenuti pei Sereniffimi Princi


pi di Neoburgo. E' il Mafcambruno verfat e nelle
Arti liberali, e nelle belle Lettere, e nella Politica, e
nella Iconomia, e nella Filoofia morale, e nelle due
Ragioni canonica, e civile, ma ovra tutto nella mi-

tica Teologia. Eintendentiffimo dei Riti Chieafti


ci e adornato fiammira delle pi celte acre Eru:
Di
dizioni,
|-

87.
D: raccordar penfava al Mondo erudito le fingo
lariffime virt, e fcienze, le quali lluftran la Mente
fublime del Signor D. Andrea Diotallevo della pi
|-

principale, e afitica Famiglia di Urbino,nato in Ro


ma,da Vivolo-Taddeo, e da Caterina dei Giuliani da
Pelaro. Fu egli onorevolmente dai Genitori alleva
to. Compiutamente fece il coro della Gramatica, e
della Umanit nel Collegio Romano, dove viffe con

applicazione indefea ai fcolatici effercizi ... Dagli


tuomini faggi ne fu fatto pi di una volta giudizio
cavrebbe Andrea pareggiati nel fapere gli pi dotti
del noftro fecolo. In Ulrbino ftudi cotui Rettorica,
Filoofia, e Teologia ; n vi era in quete facolt chi

ftare dei fuoi coetanei gli poteva affronte, Arricchiffi


delle pi fcelte erudizioni facre, alle quali accoppi
una compiutiffima cognizione delle umane lettere: in

quete riucito eccellente,particolarmente nella Poe


fia latina, e italiana; laonde riputato un dei maggiori
del fuo tempo nella dottrina, adornato di una rara
' effemplarit di vita, occup in et di 3o anni lArci

pretato di Urbino,vedutoi, con molta loda del nome


uo aggregato in quella notra Accademia degli Af
forditi, e, in Roma, ammeffo allAccademia dei facri
Concilj, nella noftra rinomata Arcadia un dei 1 2

Colleghi ei fi fu . Da N. S. Clemente XI, faggio esti-.


matore dei meriti altrui , glie fi diede luogo nel fuo
ervigio collo grado di Camariere Scudiero; ferv,
collo impiego di Secretario, all Eccellentifs. Signor

D:Aleffandro Albano, con fommo piacere, e foddis


facimento di fimile Perfonaggio; posto ei finalmente

nel novero dei Cappellani della Cappella fegreta

Pontificia , vive oggi, onorato dai Letterati , dalla

F .4

or

ss
Corte Romana; e da tutti quei can fortuna di co

nofcerlo,

Per la
della

Rigiftrar voleva le lodi del Signor D.Pierantonio


della chiariffima Famiglia Corfignana, dichiarata,
nel 1715, nobile Romana; nato ai 13 di Gennajo del

W
Sc

1686, in Celano. Furono gli fuoi Genitori, Girola

Gt:7

mo allor Governadore della Iola di Ortucchio,e Beas

km

trice di Lugo, Patrizj Marficani. Ammiraronfi n

te;

Pierantonio e vivacit di fpirito,e dolcezza dindole.

tica

Coftui dai primi anni della fua vita cominci ad ap


prender le umane lettere nella fua Padria. Nel 3. lu

tall

tro della et fua, andoffene a Roma , laddve , nel

, Collegio Romano, collo tudio che fece della Retto


rica, e della Filoofia, dimotr la grandezza del fuo

intendimento. Sotto la diciplina dei pi celebri Av


vocati, Randazzo, Aguirre, Leonello, e Cefarino,

pubblici Lettori di Sapienza, tanto profondamente


apprefe le Facolt legali, che per comun fentimento
degno ne fu riputato di otterer la laurea dottorale,
quale ricevette con univerfale applaufo nel 17o7.
Benistruito nella Pratica del Foro, fu per la fagra
Confulta fatto Governadore, e Podet di Afpera in
Sabina. Fu ordinato Sacerdote nel 17 1.1, e gli riuc

di felicemente crivere, e pubblicar colle fiampe le


. Vite degli Uomini llutri Marficani; ma non trafcu
rando i Studi legali preo lAvvocato Filippo Sacri
panti, fratello del vivente Cardinal Giofeppe ; della
cui gran dottrina, ed eloquenza fpargonfi dalla fama

cofe di maraviglia; finalmente il Corfignano fatto


fu Gentiluomo, e Ajutante di studio di Fulvio Car
dinal Aftallo Vecovo di Sabina, nella quale carica

preentemente fi ritrova, Vien ei per lfue dottisti


118
>

--------

---------

89

|-

me Opere iodato in Giornali italiani, e oltramontani.

Per la grandezza della ua mente, e per la celtezza


della erudizione, onde maravigliofamente arricchi

to, aggregato fi vede in varie rinomate Accademie.


_Scriver voleva le geste del Signor D. Giacomo
Grazino, Ucmo che per molto io ne dica , [ne dir
fempre meno del giufto concetto,c'a far fe ne avreb
- be; ferocch costui eccellentiffimo fi nella Retto
rica Storia hieaftica, Filoofia, e Mattematica:
tantochper lo applauo glorioo del fuo Nome por

tato dalla Fama nellorecchio del Re di Portogallo,


chiamato ei ne fu per principal Direttore di quei
Studi, per mezo di D. Pietro di Almeida, foggetto
fcienzatistimo, e nobilistimo, effendo la di lui Fami

glia delle prime Portoghefi . . . .


.
Rappreentar voleva gli encomi dovutial nom

di P. Filippo Anastagio, digniimo Arcivecovo di


Sorrento, il quale ; non per le adulazioni degliami
ci, ma pei giudizio incorrotto degli uomini pi faVj, che conobbero baftevoliimamente la eccellenza
delle fue rare virt, e de i fuoi pellegrini talenti,

: oramai renduto grande per tutti i ecoli mell.


Repubblica delle Lettere.
. . . . .
Scriver voleva gli Atti letterari del Signor Giam- :
-

batti di Vico, refooramai celberrimistra per la chiarezza del fangwe, tra per li ornamenti dell ani
"9 e tra pe'l poedimento delle cienze tutte natu
. . .
Signor D. DoS

rali , e divine, e per le opere pubblicate, . .

Pelaya lem moe

nato:Maria Capecezurio , nato nella Citt di Nar:

33 | Lug, o) , del 1663, a


21 lin,45 dell' Orologio italiano; da D. Gin-

l:

9o ,

tommafo Capecezurlo, e Donna Livia Critalda,

callor abitavano nellanzidetta Citt. La Natura,


cavara effer fuole cogli altri, fu prodiga con Dona
to, imperciocch al bagno odorifero di s leggiadro
bambino vot tutte e tre urne nella conca della

fua nacita, di ricchezza, dibellezza, e dingegno:


Fu battezato egli nella Cattedrale di Nard ai 25
del mentovato mee, dal Signor Abate D.Giandona
to Montefufcolo, Arciprete di Cupertino , Uomo
erudito, e virtuoo. Fin da i primi anni, nei quali i

Capecezurlo fu impiegato alle lettere, la grandez


za dimostr del uo ingegno. Nell'annofettimo del
la ua et , fu dal Vecovo di Nard D. Tommafo

Brancacci, di cui eguale non ritrovo e nella effem


plarit dei cotumi , e nellardente carit di giovar

iempre altrui, e nella chiarezza della dottrina; ordi


nato Cherico nella Meffa privata checotui celebra:
va. Le geste del ovralodato Peronaggio illutrat:
faranno nella Opera che darafii alla luce: di tutti gli
Vecovi, e Diocefi di Nard; dalla dottiffima Penna

di Monfignor D. Antonio Sanfelice Vecovo dell


accennata citt, al cui merito, e virt fingola":

colla venerazione mi rendo; poich con ognicola di


grande la quale iodiceffi, adeguar non potr: ? quel
che ne ammira il Regno tutto, e Roma fteffa0 Nel
iz dei fuoi anni perfettamente D. Donato compi"
ta aveva fqtto i migliori Maetri,che col rinvenian

fi,
la Gramtica, ode allimpronto piegaval:9E9"
re degli Auttori latini,con incredibile felicit.Chi
*mato
in Roma da fuo zio Abate_D. Gianfranc::
Critaldo; entr ne Seminario dPPP. Gefuiti, lad
dve affegnato ne fu alla clafie maggiore della ama
-

flt,

~^

9f

nit, callor reggeva il P. Giambattifta Tolomeo,


Cardinal oggi di Santa Chiefa, che colla ua fomma

dottrina, e bont illuftra il Mondo cattolico. Nel

fecondo mefe fu D.Donato eletto Principe, e nel 3


Dittatore : poto che per tutto lanno mantonnefi.

Fece costui tale profitto nei componimenti latini si


di orazioni ciolte, come di verfi,che 3 volte in pub
blico, nei 3 tempi dellanno vi recit in quel Colle
gio, con applauo univerfale. Pas alla Rettorica,

in cui fi avanz maraviglioamente. Apprefe la Fi


lofofia, e la Mattematica; tudi ancora varjTrattati

di Teologia colatica, e alcuni di Dommatica; n


laci la Difciplina Legale. Ma mentre cotui profe
guivala ua carriera nelle Scienze con tanta felicit, !
e facilit; da unimpegno cotretto fi fu appartirfi
-

| 1

da Roma, e arritirarene in Caa del Padre. Quivi


allegger fi mif, con attenzione profonda, tutti quei

Libri : caver poteva , o di Medicina, per opporfi ai

Medici nelle occaioni difua falute, o di Strologia.


Compoe 3 Tragedie latine, fecondo la frafe di Se

neca, cio la Didone; lArgenide, che in tragico fin


fe, e la Storia della morte dei Cenci,col nomdi Beaz

trice la quale fula principal parte di quella cata


trofe, che stuprata dal Padre, Franceco Cenci,ven

dicosti colladi lui morte : cagion di quello eccidio s

lagrimevole.Serba D.Donato critte appen na quete;


3 fue Operette, e hiun, meglio di Voi , ndstrio po-,

febbe appubblicarle colle tampe. Prefeil nofiro.

$apecezstlo per Moglie D. Geronima, figlia della


Baroneffa D. gnola trafella , vedova di D. Giulio

C:ar:: e Nipote del Signore : Luigi Coma, un dei


Pi affennati Gentiluomini Lecceche vigero nella
|-

fua

92 .

fra et, riverito da tutti tra re' riguardo della fua


nfcita,e tra pe'l merito della fua compiutiffima dot
trina; e forella degli Abati D.Oronzo, D. Diego , e

D.Giofeppe, ver lumi delle Scienze umane, e Divi


ne Fu D. Agnola figlia del Barone Luigi, e forella
di D.Giallorenzo, il quale per la fua fomma lettera
tura, fu, nei primi anni, Cappellano, e Bibliotecario

di Aleffandro VII, ma pofcia ricercato per Ajo dai


Principi di Portogallo, laci la Corte Romana,e fes

guend gli accennati Signori, fu, ito a


mandato per Ambaciadore in Brufelles, e da l in
Genova, dove mor: laciate in difea di quella Coro

na molte Allegazioni , ftampate in Brufelles ; e in


Lecce, con altre cofelline poetiche di buon gufto ,

LAbate D. Domenico de Angelis dovea infra gli


cotanto dalla fua Penna effaltati Salentini , anno
verar queflo grande Uomo; el noftro Monfignor
D. Giammario Crefcimbeni, fplendor della italiana

Poesa, porlo poteva infra i bravi Poeti, e nommen


di quellaltro Leccefe farne pure dovea onorata

menzione, cio di Flavio Giugni, di cui vvi un bel


Libro di epigrammi, e Sonetti, e di belliffime Lapi
darie da lui compofte. Coft dimorando D.Donato

per cagion di litigi, frequent tutte le Accademies


nelle quali vi recit molti Sonetti, che tampati ap
parifcono in varie Raccolte. Stando in Cupertino
cotui ttto fi diede alle faccende letterarie : avendo
compoto in lingua volgare un Metodo di quant
ricercafi a uno bravo Oratore in tutte le forti : divi
fa la Opera in 3 Volumi. Nel prim riftrigne quel

che effer dee nell'Oratore , e piega i luoghi topici;


, n ommette di portar in tutte le Scienze le
bele,

|-

C)

*
-

|-

93

He, e neceffarie quitioni, che vertono infra gli Eru:


diti. Nel fecondo ragiona dei 3 generi, e'l riempie

di quitioni, quante poffono difiderarfi: trattando in

questo delle cinque maffime conultazioni,dei tribu


ti, della pace, e della guerra ; delle Leggi, delle dife
fe, e delle offefe militari, della conferyazione dei Re

gni, e di quanto al politico fi conviene ; favella


delle cofe criminali, e della lode, premj, e quanto
mai apergi poffa nei 3 generi rettorici. Nel terzo
tratta il nobilifimo Auttore delle virt,e dei vizi, e
in fine dello probabile, di tutte le refie, e della buo

na Dmmatica. Fece D. Donato diece Satire latine


indiritte a Settano , con cui apparlare introducen

dof, dimotra, che maggiori erano le octaioni di


aver dovuto ragionare dei preenti tempi che pi-

gliarlafi con un povero Prete lAbate Gravina, e che


pi onore fatto fi avrebbe, fe sferzate aveffe le afcofo
cagioni delle preenti guerre, e dei vizj addimifura
creciuti . Coflui non fol aggregato a codeta rinomata Colonia Sebezia , ftabilita da Voi ; col nome di

Alnote Driodio; ma ancora alla Spenfierata di Roffa


no , e alla Spione di Lecce. Vien encomiato non fol

dalla vostra glorioa Penna, nella maggior parte del


le nobiliflime Opere votre, ma ancora dallAbate de
Angelis, nel primo Tomo delle Vie dei Salentinis

e dal celeberrimo noftro Monfignor Crefcimbenin


pi luoghi delle fue dignifime Opere, .
Steva riftrignendo nella brevit dei miei fogli la
grandiofit dei fatti letterari del P. Sebatiano dei
Paoli della Congregazione della Madre di Dio, chia

mato Tedalgo infra gli Patori della nostra Arcadia


e tenuto in ifim grande dai pi fawj M let
-

|-

Tal

terario, pei fudori della fua penna cotanto nello cri


vere raffinata, e per le fue Opere ingegnofe. Giova

netto cotui ornato fi vide delle migliori dicipline,


le quali empre illui congionte fi furono colle virt
morali , cammaraviglia ladornano. In et molto te
nera form gli Sonetti fopra li Dolori di Maria Ver
gine: che nel 17o3 pubblicati fi furono colle tampe

di Lucca. Fece quindi gli Concerti per Mafca nelle


3 Giornate delle Tafche: cio della elezione dei Se
natori nella Sereniffima Repubblica di Lucca; nobili
veramente tr per la leggiadria, e tra per laltezza dei

penfieri, Gustato chebbe Sebatiano il dolce della


gloria, racquistata colle anzicennate compofizioni ,
divenne ltremodo famelico , a guifa del Lione , di
cui fi fcrive caffaporato cabbia una volta il fangue
umano, di quello ne diviene ghiottiffimo: tantoch
in varj tempi , e in varie occaioni pubblic ei le fe
guenti Opere , piene di eleganza, e di candore ; che
con una artifizioa variet di erudizioni, empiono le
orecchie dellanimo di bei concetti, di numero , e di

armonia s foave, s rara, che la mente maraviglio


famente cingombrano ; e ficcome in un medeimo
campo lape dei fiori, la capra delle frondi, la peco

rella dellerbette , cos ogni bello ingegno nei Libri


dellaccennato Padre , di ci che pi gli aggradir ,

pafcere potraffi e nodrire. Divulg una Diquiizione


florica della Poeia,e un Compendio della Vita di Gia
como Ammannato detto il Cardinal Papiene colle ft
pe di Lucca nel 1712 ; divulg cost, nel 1714, uno
Trattato della Poefi dei SS. PP, greci,e latini , nei
primi fecoli dellaChiea;nel 1715 la Vita di Elifabetta

Albana; e la Difest delle Centure del Signor Lodovi:

--

m=-

eo-Antonio Muratori contra l'Eufrafio Dialogo di


due Poeti Vicentini; nel 17 16 la Vita del P.D. Fi

lippo Maria Macchiarello Eremita Camaldolefe , che


fuol andar in faccia delle fue Opere; e nel medefimo
anno, ma in Benevento, la Vita di Ambrogio Salvio
Vecovo di Nard, con duoi Libri di notizie tori

che pttanti alla menzionata Chiefa ; nel 17 19 colle


ftampe del Moca cot una Differtazione de Ritu Ec

clefie AVeritime exorcizandi aquam in die fanffo E


piphani ; nel 172o le Addizioni ad Syntagma de
Ponderibus, et Menfaris Barthalomai Beverini; al
cune Annotazioni , e un Ragionamento alla Mero

pe, Tragedia del Signor Marchefe Maffei; una Ora


zione in lode di Santo Stefano ; unaltra nei Fune

rali dellAgotifima Imperadrice Eleonora Maddal


na Terefa di Neuburgh; e uno Frammento di Let
tera al Signor Marchefe Maffei ntorno ad alcuni

MM, SS. greci ; che fi legge nel XXXII Tomo dei


Giornali dei Letterati dItalia,

Stender penava le notizie, le quali da Perona


Lucchefe mi furon favorite; del P. Aleffandro Pom

co Berto dellanzidetta Congregazione,

nella notte dei 2o di Decembre del

in

1687, dal

celebre Dottor delle Leggi Domenico Berto, e da


Maria-Franeca Morganta, difcendente da Belifario

Morganto, che fu nel 16 fecolo in quella Citt pub

blico Profeor di umane lettere, di lui rinvenendfi


divulgate colla luce delle tampe e una facra Storia, e
alcune Lettere nell Racolte del notro Bulifone.

Mandato alla Scuola di certuno Prete ecolare, ver


fatistimo nelle arti liberali; otto la di lui condotta

fece Aleandro fingolare profitto: tantoch


,

96

fi fu alle Scuole di Corte Landina, dove ebbe pr


Maetro della Rettorica il P.Giacomo Michele, Nobi
le di Lucca, che pubblicamente,e con lommo applau

fo, quivi la profefava. Per opera del dottiffimo


P. Giambattista Colla, di cui fi veggon varjottimi
*

Libri alla luce; nel 17o2, rinunzi il Berto ci che


gli promettea il ecolo, fen venne cot, e fi fece Re
ligiofo, profeffando il detto Stituto nel 17o4 ai 14
di Decembre. Fu mandato in Lucca, affin di compie

rei fuoi Studj fcolatci, dei quali non effendo inte


ramente pago, studi, fatto Sacerdote, da fe i moderni
Sitemi, e la Storia Chiefatica; impiegofli alla Teolo
gia Dommatica, alla morale, alla Critica facra, e pro

fana; alla morale Filoofia, alla Sfera, alla Geografia,


alla Storia profana,alle belle Lettere, e alla Poeia ita
liana, Appree le due lingue, greca, e franzefe. Dila
toffi la fama del uo fapere, n pas gran tempo ; tra

per le rare notizie c'altrui comunicava per le Opere


loro, e tra per le Compofizioni volanti ucite dalla
fua penna, onde varie Accademie il pofero nel nove

ro dei loro aggregati. La prima fi fu quella dellAn


ca, la quale venuta poi a mancare, per lo allontana

mento da Lucca dei pi celebri Letterati che la fo


fleneano, egli; tratta nel fuo Collegio di Corte Lan
dina ; non enza fatica mantennela, recitandovi Per

ogni mee una Lezione di morale Filoofia Platoni


c , e faccendo nel medefimo tempo cuola di facra?

profana Cronologia a molti Giovani nobili. La feconda fi fu quella degli Arcadi della Colonia Ligu
stica, imperciocch ito egli a Genova, affin di veder
quella belliffima Citt, i uoi talenti ftar non potero

no afcofi, onde quei Dotti: Giantommafo C


ri-

Critico eccellentiffimo; e gli eruditiimi

S,

Agotino Spinola, e Giambattifta Richero, Nobili


Genovefi, col nome di AV, cafo il vollero infra loro:
avendo il noftro Aleffandro in una conferenza Ar

cadica privata, nella preenza dei Signori ; Conte


Giovan Borromeo, e Marchefe di Santa Criftina Em- :
manuello Defte, ben il fuo valor dimotrato. Fu am
meo il Berto nella notra rinomatiima Accademia

deglInnominati di Bra, in Torino ; dei quali n ta


to egli, nel Regno di Napoli, dichiarato Vicario; in
uella degli Ocuri della ua Padria,la quale nei Libri

pubblici fa di lui onorata menzione ; in quella dei


noftri Ntronati di Siena, e in altre. Nel Tomo 27

del Giornale dei Letterati dItalia il riftretto fi legge


di una fua Differtazione ovra l fcoprimento della
Urna di S. Pantaleone Nicomedienze nella Citta di

Lucca,fovra i cui fondamenti tato quel facro Cor


po eposto alla venerazion dei fedeli. Nel 1717 pub
blicoffi nella fua Padria colla luce delle ftampe in 4.
un fuo nobile Dramma pei duoi giorni della funzion
dei Comizj, ntitolato la Caduta dei Decemviri della:

Romana Repubblica. Alcuni nvidiofi della gloria di


Aleffandro.; rinvenutofi ei lontano; lo deformarono,
collo inferirvi dei verfi, e fquarci pieni di errori di
lingua. Unaltro Dramma facro, e paftorale divulga
o egli avea lanno avanti ntitolato lAnnunzio, e

Adorazion dei Pafori pe'l Giorno del facro Avatale,


cappena dir fi pu quanto fia vago, e gentile. Vi
compoe cotui 8oo Sonetti, la maggior parte dei
quali mpreffa in varie Raccolte fi vede, oltra le Can

zoni , tra le quali merita di effer con ditinzion rac


G

COf

93
cordata
la pubblicata per le Vittorie delle armi Cri
stiane contro del Turco, che comincia:
-

Or che l'orrenda faventofa Fera.

seriffe il Berto le Memorie dei Scrittori. e Lette


rati

Lucchefi antichi, e moderni , e queta fola Ope

a daracci pienamente ad intendere guanto vasta fia


la ua erudizione'; 'criffe la Vita di S.Giovanni Ele
mofinario del mio S:tut ; due Chiefastiche Differ
tazioni, una ovra il Battefimo in nome di Crito, e

laltra ovra la mano dritta che fi truova

nelle anti

che pitture data a S. Paolo ; un Compendio torico

della Citt di Lucca ; una Opera intitolata : Il Volgo


di Lucca corretto nella faa mala pronanzia di alcune

voci tocane ; tre Lette: apologetiche , in difea di


alcune fue Rime e unaltra contra un Cavalier del

la ua Padria, in propoito dello ldioma franzefe; e


uno erudito Sommario della Vita del dottistimo M

fignor Giovanni Guidiccin#:|| P.Aleandro nel mi


nistro di predicar la parola di Dio attiviimo: tai
toche ficcome fammi ravvifato da Monf Minutolo,

prima dotto Protestante, e os dotto Cattolico) predi


: in Lucca per unanno intro, per ognilungd:
una Chiefa detta del Suffragio : e fempre fullo teffo
argomento , con cui gli riuc di convertir duoi Ere
tici alla noftra fanta Fede Uciron

dalla fua Penna

moitiimi Ragionamenti predicabili ...cinque par:


.colarmente teneriffimi fulla Paffione di Crito S. N.

Traduffe
egli dallo idioma
so quale 9:
pera del P.Craffetto,
oltra franzefe
le Theatrenon
fP8 , e la
-

- -

99

Rettorica del P.Lamy, cui vi giunfe varie nobil, Of.


ervazioni, ed Eflempi. Scriffe ancora la Vita del no
tro famofo Gioeppe Valletta, che voi gli renunzia

fte , perch il Collegio di Arcadia avevala a voicom


meffa, e la leggeremo forfe tampata nel 4 Tomo del
Je Vite degli Arcadilluftri , che fi fta compilando. F
ce 9 Elogi di Arcadi defunti mprefi nei 3 Tomi del

le AVotizie Storicbe degli Arcadi morti.Tralle Rime


degli Nculti ne goderemo del Berto, che fece altref:
s nobiliffima funebre Orazione per lAgotiffima lm

peradrice Madre , recitata cot nella Regale Chiefa di


Sallorenzo.

Encomiar voleva il P.Vincenzo di Ge, Maria


Terefiano calzo, della chiarifima Stirpe dei Campio
ni, la quale vien dalla Citt di Savona, ita col nel

I 181 da Milano , dove fulle Langhe poffedeva mol


ti feudi ; e apparent , in Genova , colle Famiglie,
Fiefca, Spinola, Giuftiniana, e Pallavicina ; e coft,
coi Caraccioli di Capua , coi Dentici , coi Saracini.
di Nido, coi Guardati di Sorrento, e collAmfora; lo
dar il voleva , tra per la fua religioa modetia, e tra s
per le immenfe fatiche da lui fatte nella Raccolta del
le imprefe di Europa , giunte finora a 16 Tomi n
quarto, con fua viva affittenza, da certun Pittor fi

gurate, con variet di colori, n carta imperiale.


Voleva fcriver le memorie di altri moltiffimi Let-

terati ; ma che ? vivendo io fotto la ubbidienza, co

ftretto ne venni a lafciar per ora queto impegno, e


pubblicar i due gi imprefi Opucoli, nei quali nom
mi raccordo di aver cofa rigitrata, la quale da me ca
vata non fi foffe o da Codici greci, o da Scrizzoni
G

an

roo

|-

antichiffime, o da Scritture di particolari, o da giu=


rati rapporti di uomini di buona fama. Parvemi con
venevole di confgrarli al merito della vostra Moglie:
Signora nommen per antica nobilt, che per belt,
e onest chiariffima. Volli, con quei fagristorici Mo
numenti che viva ne rimanga la memoria della mia.
fervit colla fua Bont. Ebbi gli titoli di alcuni miei
Componimenti , mprefi nella Galleria di Minerva:
e veggo in queti unerrore notabile:addve io crif
fi magno, favellando del mio S.P.Bafilo, eglino,i no
bilistimi Compilatori della Opera, fecer Martire.

Qu acchiudovi la Rettor china in verfo effametro,


pe prieghi di queti Signoruzzi,da me,negli anni tra
I ndati fatta in una notte,ficcome poffon eglino tut

ti con giuramento tetimoniare.Procurate,per aderire


al genio di cotoro, e illutrare il loro ingegno,di far

la fnzaltro imprimer,con ogni bellezza, e purit:fer


vendo ella per loro ufo.

Eloquii virtus fuit, est, erit alta potentis.


Dfcendi hc rudibus tribuit prcepta, docendi

Splendore, ac methodo, prbet documenta peritis.


Difciplina omnis procul hac caret ordine, luce.
Nec vocum aucupio hc, phrafium nec lucida fiet :
Oratrix aliter clamofa, & garrula 1ica . "

Perficitur rebus, rerum & conceptibus ifthc.


Apta,ormata, poi, quos circumvolvitur omnis

Ars dicend . Nil qui ex dictis colligit, aut qui


Improprias voces profert, aut dicit inepta :
Is bulias rutans ventofus dicitur extra

Kes, liter inflatus poteritque, Sophifta, vocari .

Non et facundus qui multa, at qui bene dicit:


Nec foecundus ager qui fpinas gignit acutas.
*-

Qui

Io?

Qui, contr, apta refert, fed non ornata, nequibia .


Orator dici: quod clar expreit Apelles,
-

Vidit Protogenis pictoris cum finnulacrum ; ,

Et optist excellenf, magno fattumque labore;


Perbell dicens ; ai ip/i gratia nulla

Ornatum vitiant fermonem hc qu equuntur.


Confona conjunctam fugiat composta fororem,
Defita vocalis vocali exofa fequenti eft. . .
Vocalis creber concurus reddit apertum
Sermonem. Fugias qu dant tibi fordida verba:
Syllaba Sermonis lepori repetita nocebit.
-

Inconcinnus erit termo, fi terminus idem

Multarun vocum: ce flentes, atque dolenter.


Vocibus interdum minuuntur mxima quque.

.;
v

Non rar fermo jufto prolixior exit.

Sermonis vitium fine caufa dicta iterare.

Ult beneY;rba loces, hic ordofemper habendus,


Incipe ab bliquis: Patrium prponito rests.
Epithetis fupPosta ligans ornare memento:

Appelit plipne gidem, fi et nobile nonen:


Opportun addes verbis adverbia femper:

Mobile Prveniat fixo: Quod dignius anteit:

| 3

Nomen hono: rit prima tibi fede locandum:


Qud minus et durum duro prft ordine resto:
Adjetiva inter

mitte Paternum:

Adjectiva logo Polifyilaba trade fno:


$ubitantiva uperlatis prcedere plchrum eft: -

.
-

Prponens inter nota fixum, & nobile fulget:

:*P:::inter cafumve quid addere frstati ,


Sint in ter alii: Inter utrumque

; *

Cafum accufandi restunu interpone v nuli:

semper Post aliquot cafum tu pone vocandi:

:n:m:n post fixa loca: Prpone relatum .


Effuge lengaruni vocuni, breviumq; tenorem;

Fixo: Infinitum pulchr finit fequuntur: ,

4 -

',

Namque breves longs text in aint

:Di

Dictio fpe megant finem petat:Atque Gerudi


Adjetiva placent fi fient nomina tandem.
Tres funt dicendi rationes: JUDICIALIS
Prima flet dici : DEMONSTRTIVA fecunda:
Tertia potrem DELIBERATIVA vocatur.
Objetum Prim cenfetur Culpa, Secund
Virtus, vel Vitium: ad Bona, vel Mala Tertia fertur,
Orator debet dicendum quid reperire,
Ac omni ftudio diponere cuncta reperta.

* - */

Quque locis propriis ponat: reddatque corufca


Dicendi radiis Vulgi a Sermone remotis .
Firmet ea in nuentem: curet recitare venuft.
E fundo rerum, vel circumftantibus omne

Inventum trahitur. Sunt qu fpectantur in ipis

Vifceribus rerum Natura, ac Paffio, Partes.

Rem, Pjudicium, Teftes, meditabimur extra,


Scripturas, Jusjurandum, Tormentaque, Famam.
Optimus Orator non qurit vana, & inepta.
A foliis nugas pueriles arcet inanes;
Nec pandit Sapiens, ut Aranea, vifcera; telam
Ult formet, mufcas, qua pofit fallere. Laudes
Omnes affequitur qui
recentia fcribit.
In luce, haud fumo, confiftit gloria verax. .
Fumo nultandus qui fundit in orbe ciendi

Qu ut fumus pereunt. Pretiofi temporis hostis : .


Nobile Propofitum conceptus prbet acutos.
Ingenii crefcit vis, fi tratanda venusta

: *

. . ::

Res eft; Natur nec defunt munia noftr.

Orator doctus fugiet qu dura videntur.


Ambigu haud loquitur, laudum percuffus amore "
Nec petit ornatus vanos, tumidosque, fuperbs.

Obcuris rebus clarum lumen dare coget.


Non rapit alteris fernsones Rhetor honestus.

Helena aPpareSermonunu pulchra, venufta et,


Quam Paris, ac Thefeus rapiunt. Mentes fieriles h. .
Vix

Raptori Nomen quod scripti in fronte videtur


-

* -

Hi

**

\,
-

* to;

--

Alterius frondes miratu, non fua poma.

Aft quid? Vir doctus furtum cognofcit apert.


Omnibus expromunt furtum Scripta ipfa, loquendi

Forma, est qu ut facies hominum prpriiffinia cuique.


Tinnitu effigies cunctis oftenditur ris.
Nec percuf tacet, fonitu nec muta moratur.
Perfectus Rhetor nova femper qurere debet.
Ad Coelum potius magno vult ire labore,

A
*

Qum in Terra greffus restos fetari alienos.


Ad centruni infueta inventendi linea tendit

Omnis Scriptoris prftantis; nec bona qurit

Defunctorum. Hc funt illutris vota fcientis.

Si quis furari cupiet fine crimine; Apes, qu


Circumfunduntur varios flores, imitetur;

- ***

vel fpeculum cryftalli fplendentis, radios quod


Eripit a Phoebo, cui candidiore reflexu
Illos mox reddit; nec Lun operetur ad infar,
Qu a Phoebo lumen furatur, potea ltunu

Illius abcondit vultum caligine trifti.

Qui contemplatur prtantia fcripta aliorum,


Foecundat mentem propriam, qu parturit inde
Eximios frutus. Fuerint hi glria matris.
Phryne erat in toto pulcherrima corpore. Ideas,
Ac exemplar Pitors celebres capiebant.
Si dum concipiet Genitrix turpis, meditatus
Egregias formas; Partus fuerit peciofus.
-

Pulchri Narcifi cpis foedis oriuntur.

Letio librorum rationes dat peciofas


Nobis, Propofitum firmetur ut. Ex nihilo nil.
Ex rerum Sermo efflorefcit cognitione:
Quapropter vocum, dictorum fylva paranda.
Infantes nequeunt fine latis vivere ucco;
Nec fine rebus collectis inventa probari.

*-

Ult comportantur fermones ordine. prim


Proponi debent dicenda, ac inde probri. ,
Hc duo Prcipua Oratorum munia credo,
G

, 14.

Qui non proponit dicenda, fimillimus illi,


Qui claufis oculis pugnam committit, habetur.

Sunt anima Eloquii Rationes; qua procul omnis


Mortuus eft Sermo, velut arbor, que fine fucco
Sermonis caput haud fit commutabile, longum,
Comunune, a proprio disjunctum corpore, turgens.
Huinanum caput haud jungatur corpori equino;
Inde nec inflatis verbis exordia fiant:
Sermonis corpus decrefcere n videatur.
, Semper adaugenda eft Oratio reaque, compta.
Principium peragens, medii, finisque mennento.
Principium a medio, medium nec diftet ab imo
Sit breve Propoitum & clarum: Narratio dulcis,
Perfpicua, & concifa, probabilis: ac Rationes
|

Non fint-exut, ornat fed floribus Artis.

Aicit Ornatus. Ratio movet, atque fuadet,


Vel diffuadet: mentes incendtve, corufcat.

*,

Intellestus ab hac convincitur, atque Voluntas


Inflammatur: Virtutes equitur: Mala fpernit.

Vim faciunt notris Majorum exempla animabus.


Nobile Lyfippi auro vetivit fimulacrum
Magnus Alexander, fed inept Pulchrius illud
Abfque erat auro. Non ornanda Oratio fenmper.
Sp ornainentum deforme et, ac onerofum.
Munitur Miles pretiofis fort lapillis?
In criticis Rhetor fortes qurit rationes.
Perget profiliens nemo ad pugnam exitialem:
Non extirpatur Vitium ni verba fagitt.
Veloces fint, qn fpetatoris penetrent cor.
ungue valens, oculis torvus fiat Leo rest,
Haud pingatur formofus, vel mitis, ut Agnus.
Excitat affectus cum Orator, defpicit artem;
Definit ornatus; voces petore ducit.
^

Defunctum haud opifex, implex affestio plangit,


Fiftula, & ornatus depellere cogitat omnes.
llitima Sermonis Pars et Concluio: Rhetor
fn

*-

Io

|-

In qua dicendi dostusvim detegit omnem.

Ejusdem form fit Sermo, ac illius onnes


Partes: ficut membra humani corporis extant.

Exemplum nobis in Coelis, in quibus omnis


Pars tti quatur: nihil his in partibus errat.
Sermo fit clarus, purus, nitidusque, corufcus,
Non obcurus: Sol fuigens Sapientia mater .

. .

Ordinis, ac tenebras omnes expellit opacas. Tempore quo fiunt Pulcherrima fcripta videntur.
Deformis Partus materno haud difplicet alvo. .

. .

Sic non debemus Mundo mox illa referre. .

Aft urf , illorum maculas abitergere, ad instar:


Haud lingua; ut Natis Peragunt Ulrf; calamofed.
vix oculis mentis fernionem, qui fine labe
Perluftro humanum. In rebus perfectio plena .

- -

Haud circunfpicitur. Sol, lui lux publica Terr,


Nubilus et etiam non rar. Lunevidetur

Plena tamen maculis. Meliora hc corpora Coeli. .


Solerti cura meditor caletia,membris

Invenio elapfis deformia fidera multa:

". --

Scorpius in Libra confumit brachia; Taurus

Succidit in curvo claudus Pede; lumina Cancro


Defunt. Sermones notros tradualus Amicis e
Veris, qui illorum defectus tollere pollint. .
Ardua funt rerum Primordia cuncta. Recentes
Vix mane enituntur equi Phoebi radiantis. ,

:
'

Sol nafcens prim incurvus, fed potea rectass, .


Exurgit parvus, mox &

'
-

fit Postea fum mus. -

Non fecus Orator, qui prim innbllia fcribit; : Illa deinde affert qu magni Ponderis extant. . .
Lingua eft Orantis qualis commota Columba

Mox, cui et jucundus latebrofo in punice nidus;

Fertur in arva volan, plufumque exterrita pennis


Dat testo ingentem: fubit aere lapia quieto * *
Radit iter liquidum, celeres nequ commovet alas. . .
Dicendi stylus et triplex. Qui pondere certo

TO2

Et nullo innixus cenfetur prinius. In ore,


Ejus termones haud ortum in pectore habebunt.
In mare verborum falis extant paucula grana.
Eft paucis verbis qui includit plura fecundus,
Ac et obcurus. Medians aft inter utrumque
Tertius appellatur, & eft pulcherrimus; aptus . . . .
Omni materi, prftans, concinnus, apertus.
Eloqui genus et triplex: Altum, Medium, Imuv7.
-

Delectat Medium, docet Innum, commovet Altum.

Imunu eft cu nta docens, faciens & lucidiora;


Quodam fubtili, & preo fermone politum.
Ipi et lux, lepor, ordo, verborum proprietas.
Infigne et Medium, ornatum, fiorenque, decorum;
an quo ditorum, & vocum omnis gratia habetur.

Haud animos turbat, potius fed plurima prbet


Omni fpe&anti multendis auribus apta.

Figmenta intexit, difp&it, verbaque transfert.


Altum majeitas totum et, violentia dulcis.

Ploc fpectatorum mentes rapit, allicit, aufert.

Magnificum et, amplum, fcundum, melle fluensque.


Fulmen, fed rectum; Torrens, fed linipidus extat.
Summa figurarum varietas undique plendet.
Et qualis nubes, qu Terr tempore eodem
Fulmina, aquas, ignes, pluvias, & fulgura prbet.

Dicendi hanc formann decripfit Quintilianus.


Pontem indignatur, devolvit faxaque, ripas
Molitur fibinnet, fermonem extollit, & auget.

De genere in genus haud pertranfet Rhetor acutus;


Nec fcripta ejus funtt gemmea cauda fuperbi
Pavonis; vel icut qui eft in nubibus arcus,

|
|

Mille trahens varios advero Sole colores.

Non funt ut vetis Minni, cui mille colorum

Sunt panni fragmenta. Caput nec ponitur unde


Colluin, tant humeri, vel brachia; crura, pedesque.

Verfigolor Sermo haud fimplex, ut convenit ipfi.


Conceptus gemm funt, apt fi utimur illis.

Al

>

1e7

Hi veri, haud falfifint; ponantur propriis et


In patiis. Difponantur rest, ingeniose.
Natur munus, non artis dicitur ipfa

Mens, cui fubfidium largiri multa videntur.


Si Res, quam volumus menti mandare, notatur:
Si bene percipitur: fi mente revolvitur ante
Noturnum fomnunu; fubmiffa & voce refertur

Tempore, quo oceanum furgens Aurora relinquit,


Puniceis inveta rotis ac ipa rubefcit. Flexilis, ac facilis, Vox in fermonibus, apta,
Clara fit, & Getus dicendis confonus; ante
-

Nec vel poft vocem; nimius nec, n videatur


Orator mimus; nec rarus, n imulacrum.

Si res trastanda et triftis, triftis facies fit;


Si ver eft gaudens, facies gaudens etiam fit.

Si jucunda tamen, fubridens frons videatur. . . .


Paffio,

exprimitur verbis, e corde trahatur.

Orator fingat connaturale quod Artis. . .


Se iratum fimulet fi voces proferet ir.
Effingatur amans, fuerint dicenda fi amoris.

Qu acchiudovi n oltre; dacch le grazie foglion


andar accompagnate ; i primi ammaetramenti della
Mattematica, poti da me, appunto flamattina, cono

gni chiarezza; in verfo effametro, per poco


ufo digiova
quetil
armonia del metro:piacemi folo non aver oc
Giovanetti, alla memoria dei quali, non

la fcabrofit dei vocaboli,accordar in queti un perfet

to fuono. Egli mi lembra ottimo,che coi latte in boc


ca,imprimendo vadan eglino vivacemente nelle loro

immaginative s fane, e falde idee.Tengo molti tene


ri Nipotini, quali vu indirizzar per la straa del ve
ro Sapere, Ho genio di connaturalizarli nelle Scien:
ZC 3

- -

ro8 |

|-

Qu femel est imbuta recens ervabit odorem

TEta di. . . . . . . . A noi:

Mens Pueri obtenebrata ut clarificetur, ideas --

Vocibus ipfa figurarum comprendere debet . . .


Prceptoris, qui diftinctas imprimat illas
Clar, & paulatim parti inferiori anim ejus.
Rerum conceptum rerum producit imago.
Aures, ac vifus Pueri funt limina mentis;

* f

Aft oculis potis confidit qunn auribus ille.

4.

Interdum ratio a rebus defumitur ipfis,

Qu a notris oculis diftinct conpiciuntur.


Afpicit ille oculis opus hoc inirabile Mundi:
Corpore fpecies fic defumuntur ab illo,
Tot quibus is gradibus Clum confcendit amoenum:
Auctorem Mundi qu contemplabitur hujus.
,
Eft Punctus cujus pars non eft; Linea fola
Longitudo carens et latitudine ver,
Puncta duo extremis pro cujus confpiciuntur.

Abfolutus erit Puntus fi folus habetur.

Eto relativus focius fi ponitur ipi:


Linea recta illa et, qu a punto extenditur tino
Exigu ad puntun, illorum amplexatur utrumque
In propriis extremis Illa Superficies, cui
Extat longitudo, latitudoque tantm: ,
Extremis hujus prbetur linea emper. . .
Plana fuperficies et qudam extenio fata,
In cujus cuntis extremis linea habetur.
Omnis vel fimplex, paralella et, linea trasta.
Hanc rectam, curvam, vel mixtam dicimus apt.
quextenfa duplex paralella et linea quque.
Angulus hnc restus, curvus, mixtusque vocatur.
- -

---- -

- -

(Nulla dies nobis nfit, cui linea nulla)

Cum una aliam alternatm tangit linea, planus


Angulus eft: illarum expanfio fi upr extat
Conceptam facieni, directa ac junctio numquam, .
Linea at a duplici formatus fi angulus extat
Recta: apte dicendus refiltneus ipfe.
*

.
-

Mog

Quando recta cadit fupra retam linea, uterque


Angulus eft retus, fi quales ambo utrobique
fi linea recta,
Hi fuerint. Ali

Digitur illi, cui fupereft, perpendicularis.


Obtufus major qui recto et angulus omnis.
Qui ver minor et reto appellatur acutus.
uniuscujuque eft finis Terminus autenu.
Illa Figura folet dici, cui terminus unus,
Plurimus, apparet, vel folus; Circulus omnis
Plana figura quidem contenta et linea & una,

Qu circunfertur Pun&una centri in nedio stans.

Omnis qu trahitur de centrolinea rect


Est ali qualis, qu centro et duta ab eodem.
II. medio Puntum pro centro femper habetur;
Circuli & hoc Punctum a Megarenfi Euclide vocatur.

Infinit etiam extendatur circulus onunis,


Augetur numquam centrum, nec inajus habetur.

Grandia qu apicimus fiant, haud pupula crefcit


Notra ocularis; cryftalli qu ut gutta micantis.
Diameter centrum penetrat qu linea

rccta

Dicitur illius; jungens extrema Figur


Orbiculari, qu centrum protenditur erga;
qualeque duas in partes dividit illam.
Diametrum porr & mediam contenta figura
\

Plana inter piranu Semicirculus illa vocatur.

Portio Spir extat, quam inclndit plana figura

Tumpars circuitus, pariter tum linea resta.


Ipfa figura minor media, vel major habetur

Spira. Linea vel fuerit cuicumque figur


Resta, vel obliqua, qua nomen diffluit ipi
Rest, aut obliqu; ut docet Euclides Megarenfis.

una figura trium laterum ett formata, duorum


Altera cenfetur, fed quatuor altera monftrat,
Multa habet interdum, fi linea nultiplicatur.
Menfur laterum dicenda et qua Figura
Orthogon restus prbebitur angulus unus;

Ast

1 IO

Aft Oxigoni ternus tribuatur acutus.


Rite Ainbligoniam obtufo defcribimus omnem.

Quque Figura, ovata, globofa, aut quadra, cylindra;


Prim eft ovi forma, extrem"forma column.

Nominibus variis illam fignare folemus.


..qualis, vel inqualis cujusque Figur eft
Portio, diftinctis formis defcribitur unde.
Cui latera extabunt qualia quatuor, omnes

Angul & obliqui; dicetur Rhomba Figura.


Altera ab ett qu fi linea diffita, tracta
Diftinto in fpatio, infinit etiam; haud coeunt h.
una Figura vocatur Spiralis, cui forma

Apicitur, fervant quam fulcimenta column;


Aut illa et qua fele tratu colligit anguis:

Ipe venenata cum linguam cupide vibrat.

Forma haud diffinilis flamm extat pyramidalis,


Qu lata et primm, fed poftea fiet acuta:
Aer cum graviter nimbofus comprimit illam.
uni quadrat latera infunt qua Figur,
Qu propri dici poterit rectangla; long
Tetragon ver latera extant qua, ed haud funt
Reti agoni illius. Eft qudam Helmuaima Figura,

Cui latera qua extant, dici at retangula nuinquam


Illa quit. Oppoitos agonos qu continet quos,
Includit latera oppofita qua, affinis habetur
Defcript form: non eft retangula; fervat
Nec latera qua. Omnis poterit ic illa Figura,
Cui latera extant quatuor, Helinuaripba vocari.

Forma umum, plures agonos vel continet omnis:

Monagon, vel pluragon unde ea nomine gaudet:


Deutugona vel, tritagon vel, tetragonae vel,
Pentagona vel, ftagonae vel, feptagonae vel,
Octagonac vel, nonagon vel, decgon vel.

Non ommetto poi di ravviarvi,con mia foddisfa

zione, e vostro genio, aver ritrovata con vari colori


di

m=

|
'

I 7 I

dipinta la imprea della mia Famiglia, otto una pie


colalcona diMaria addolorata,per la morte delFiglio,
copertafi nel muro, che riguarda loriente, della Ca
fa di mio Zio D.Grifoftomo. Ella fi : in campo bian
co una Torre nera, difefa da duoi Lionierti dorati :

amendue con una delle branche fulla fuperficie della


Trre, cio colla detra luno, e colla finitra laltro;
luno nel lato detro, e laltro nel finitro della Torre,
la quale ha 3 cannoni di colore bronzino fulla cima

colle bocche rivolte allins. Sovra ogni bocca di can


none vedefi corriponder, per linea retta, uno globo
di fuoco di roffo colore; e fovra ogni globo di fuoco

una tella argentina. Mi perfuado che duoi Soldati


della mia Famiglia, eccellenti nello artifizio militare s
lo che dacci ad intendere il color di oro dei duoi Lio
ni; abbiano fedeli, e cotanti; come la bianchezza del
campo,e la nerezza della Torre dimotrano; difefa una

qualghe Torre, cio il forte di alcun Catello, con av


venimento fortunato, e felice: effendo i globi di fuoco
fimboli della buona fortuna preffo gli Antichi 3 per

cui eglino gloriofi divennero; e queto infinuato ci


viene dal colore argentino delle 3 stelle, riferito alla
luce, la quale fignifica gloria, e plendore. So ncoras
per la lettura di alcupe m. s. pergamene, le quali fer
banfi dai miei Fratelli votri fervi ; effere tata la mia

Famiglia, in queta Provincia; venuta da Sorrento,

colla compra di un Villaggio,finora Scarfovilla chia


mato; in vari tempi, apparentata colle Cafe:Calcheo
pa, Delfina, Tarentina, Agotina, Papandrea, Agre

fta, Spina, Righitana, Morabita, e Macedonia. Se pri


ma ne aveffi avute quete notizie,divulgate certamen
t.
-

7 12

te le avrei nelle facc. 27, e 28 del conaputo Ragio:

1,

namento torico delle facre Icone di Maria, per non


far quivi comparir la mia Imprefa fenza colori, e nu
da, fenza congiunzion di altro fangue ; ma dopo il
fatto bifogna aver pazienza: non tutte le cognizioni
poffonfi aver a un tempo : Dies diei erastat verbum,
& mox nosti indicat fcientiam. Ritraffi,nella maniera
cho potuto, la mia fovra defcritta Infegna. Qul ac
chiufa la vi trasmetto, affin di ricevere dalla votra

fomma erudizione, un qualche documento. Datele


una occhiata, e poi favoritemi confegnarla allaccen

nato P. Campione Terefiano calzo ovra i Studi .


Vinchino profondamente, e vi bacio con ogni offe
quio la mano.
D. V. S. Illuftriffima.

Mammola. Agli 9. di Marzo del 172 r.

(
-- sr.

Emiliimo, e Obbligatifimo Serve


.

D.Grifostomo Scarf Bafiliano

N L 1 &
:

D E I S I R L E T I,
f at ta da

: D. GRISOSTOMO
:

s C A R F o
B A s 1 L I A N o.

F A famiglia Sirleta, la quale fi


la gloria della magna gre
}| cia, chiara nel Mondo, s

Zi per lantichit del fangue,

Si come per li uomini llutri e


nelle arme, e nelle lettere ;
4 ( ; cave ella ingenerati. Non

:45:}; cos luminofo ilSole compa


* rifce nel Cielo in tempo fereno , quando gombrate le nebbie dagli campi dell
aria, ne apporta il chiaro giorno, quanto ella nella
Calabria non folo, ma nella Europa, per non dir in
tutto il Mondo, dimotrafi rifplendente non di uno,

ma di 4 Soli etern, e vivi che non patirono eccliffe


alcuna. Il primo di cotoro fi fu il Cardinal Gugliel
mo Sirleto,colonna di lanta Chiea, martello di ere--

tici,ornamento vero di pace,e di virtude, fplendor e


gloria dei letterati;foggetto dei pi purificatinchio
ftri,di cui le operazioni eroiche van cotidianament
-

VO

7 14

volando per le memorie degli uomini di alto inten


dimento. Il fecondo fi fu Marcello,il terzo Tomma

fo, el quarto Fabbrizio: tutti ettutti Vecovi de


gnifimi di Squillace. Eglino per la piet,per lo zelo,
e per la giutizia, refi chiari fi fono nello Univerfo,
e confacrarono i loro nomi al tempio della immor
talit. Non favello di Scipione Sirleto cAbate fi fu
fneritiflimo del mio ftituto , Dottor di amendue le

Leggi, germe verace di ftirpe s luminofa. La felice


mem. dInnocenzo X. che toto allor fe ne mor s

chiamato lo aveva per conferirgli la Chiefa di fanta


Severina. La Famiglia Sirleta dir fi pu un cavallo
trojano : perocch da lei ne ucirono e Cardinali, e

Vecovi,e Abati, e altri che fi fono tati ornamenti


dei Secoli. Non fo parole del valorofo Guglielmo
Sirleto,Capitan di Fanteria,il qual,colla pada,e col
lo cudo,avendo il petto armato di generofo ardire,
el cuore di una invitta virt ; quando gli Turchi.
fieri nimici del nome Critiano, ne occuparono il
capo di Otranto, penetr folo immezo di coloro ;
con istupor dei notri, efpavento dei Maomettani;

fece molta ftragge, difordin gli ordin, e le chiere


nimiche,e pofe in fuga il barbaro campo. Un tal va
lore ammirando il giutiffimo Ferdinando di Ara

gona Re di Napoli,gli conced per imprefa un Leo


ne armato di tagliente pada. Colui veramente che
da leone fi port contra i Turchijn quel fatto di
armi , non dovea di altro portar la inegna che di
leone. Per teffer con ordine la tela del mio torico

ragionamento, porr il primo filo che fi del Car

dinal Sir leto, ma qual intelletto a concepirle, qual


pen-

ii

penna a criver far batevole le glorie fue ? " 5 .


7anto bo da dir,che cominciar non of.
La Famiglia Sirleta dipende dalla Normandla :
Venne in Calabria col Conte Buon Rogiero Gui fcardo Ernando Sirleto,Cavaliere e nelle arme,e nei
maneggi di fomma attivit . In Arena cotui lafcia

to in Cafa dei Signori Conclubetti, affin di menar


ei , dopo tante tollerate fatiche , una vita dolce, e
tranquilla , dagli anzidetti ne ottenne in dono una

villa di quel Contado. Deggendo egli come Capi


tan di armi andar contro agli Popoli della Scizia,

prima ne volle da S. Franceco da Paola callor vi


veva la benedizione: la quale benignamente ottenne
con alcune candelette di cera, quali ditribu agli
foldati,e ne riport una compiuta vittoria . Un fol
foldato in quella battaglia mor che difprezz la di
vozione del Santo .

Da s celebre Capitano difcefero gli Sirleti di


Guardavalle,la nobilt dei quali quanto fiefi ferbata

grande argomentar fi pu dalle fublimi fatte paren


tele colle pi chiare famiglie d Italia, come colla
Ruffa, collAragona di regal fngue, colla Gennara,
colla Carbone, e colla Bala. Il Padre del noftro Eroe

chiamavafi Tommafo, famofo Dottor delle leggi,te

nuto in iftima grande dal Vicer di Napoli D. Pie


tro Toledo, ca fua richiesta conced alla Citt di

Stilo la libert. La nativit di Guglielmo fu prodi


giofa Fanciullo poi dimotr la eccellza del fuo in:
gegno. Divenuto gramatico e latino e greco andof:

fene a Napoli, dove nei Studi delle cienze,appales


la vivacit, e acutezza del fuo intelletto. Apprefe
*

per

* T 16

perfettamente col la Filoofia,le Leggi,la Teologia


delle fcuole,le Storie,e la cognizion delle lingue. Eb

be il grande Agotino di Seffa per maetro nella Fi


loofia , il Padre Tagliacozzo dei Conventuali di S.

Franceco nella fcolatica Teologia, e un gentiliffi


mo pirito di Candia per la intelligenza delle lin
gue, nella pronuncia delle quali dimotravafi egli na
to in quei luoghi dove quelle naturali fi erano. Da
Domeneddio ipirato and a Roma, dove appena
gionto, cominci a effer caro a i letterati di quella
Corte. La virt realmente non pujftar afcofa fenza
fcoprirfi con onore,e lode di chi la pofiiede. In alzar
il Sole la fua luminofa fronte nellorizonte, chiaro
ne apparice il giorno. Prefe ei tofo amift col Car

dinal Santacroce, che poi fu Papa col nome di Mar


cello II. Questi perch dotto fi era nelle lettere gre

che, ne godeva della pratica di Guglielmo,el voleva


fempre in fua Caf . Per opera del Cardinale fu il
Sirleto dal lommo Pontefice Paolo III, deftinato
Cutode della Biblioteca Vaticana : officio di gran

diffima reputazione che fol concedefi a uominifci


ziati.Vi eran allora in Roma varjfoggetti di merito,
e di dottrina : vi era il rinomato Telefio Coenti

no, impugnatore acerrimo dei dommi Aritotelici ;


vi era il Ceario Dottor famofo nella Sapienza ; vi

era il Geronda maraviglioo, e dotto anche nel gre


co idioma; vi era il Giglio uom dottiffimo del Cir,
riformatore dellanno; e altri moltiffimi, ma il Sirle
to venne preferito a tutti. Si eran cotoro in com

parazion di Guglielmo , come le fielle riguardo al

Sole,nella cui preenza perdon elle ogni lume.


Ri:
mafe

*--

1 I

mae contento nellanima fua il Sirleto di queto


primo uffizio, e dalle operazioni efteriori ben giu
dicar fi potea, quanto cotui caro lo aveva:

ch a fuo bellagio goder poteva di quella converf


. , zione che tanto aveva diiderata,cio dei libri,nello

tudio dei quali fpendeva la maggior parte del gior


no,e della notte. Soventi ei nebbe occafioni di farfi

conocere da grandi Peronaggi, candavano avve


dere quella famofa Biblioteca . '
Cofa in quel tempo addivenne degna di memo:
ria. Fignendo alcuni lettere patenti del Re di Per
fia, dimandavan dalla fanta Sede appotolica a no:

me di quel Sovrano cofa di grande importanza n


folita a concederfi. Ne fu dato lo impiego a Gu
glielmo di foddisfar quel Regnante, e di confiderar
e lettere di colui. Offerv egli mancante nel fugel
lo una porzione di quelle arme regali : onde toto
ne argoment la falificazione, e detrmente con
fultata la coa coi Signori Cardinali, fece ravvifar
quel Re dello avvenuto, e intanto dando tempo al
tempo, con foavi maniere intrattenne coloro. Ri
fpofe il Perfiano Monarca non effer fue le preenta
telettere. Incarcerati perci fi furono fubitamente
i falfari,e confeffando la verit, furon cagione di ef

fer effaltato il nome del Sirleto per la fottigliezza


dello ingegno fuo che rinvenne fimile falfit. Mor
Paolo III, e da Paolo quarto fommo Pontefice fi fu
fubitamente Guglielmo : dichiarato Protonotajo
Appotolico : uffizio di fomma confidanza nelle co
fe pi rilevanti della fanta Sede. Mife allor ei per

Cutode della Libreria Vaticana Geronimo Sirleto


H 3
fuo
.

I 18

fuo germano fratello, uom di grandiffime lettere, e


di molta perienza in quella Corte, il quale dando
faggio del uo intelletto,feriffe unelegante libro fo
Seneca, coggi ferbafi nella mentovata Bibliote
ca Vaticana . Efegu egli lo uffizio fuo con fomma
prudenza, e virt,onde in Corte pubblicamente di
cevafi caveva Domeneddio mandata la Famiglia
Sirleta,per illuftrar il Mondo cattolico. Rinveniafi

nellanzidetto Ponteficato in difturbo la fanta

Chiefa per le refie petifere di Lutero, e Calvino ,


onde a richiefta dellinvittiffimo Imperador Carlo V,
principio fi diede al fagro Configlio di Trento. In
fra le turbolenze del facro Senato Romano cofa n

facevafi enza la conulta del Sirleto. Ebbe coftui

per le gravi difficolt inforte in quelladunanza dei


PP.,a criver varie lettere piene di gravit , di chia
rezza,di verit,e di lumi fovrannaturali : ferbandofi

oggi le rifpofte di quete nel Vaticano per gloria


eterna del gran Sirleto.
-

Qual penna delle fegnalate operazioni fatte dal


motro Eroe , nel tempo che dur lo Configlio di
Trento, far ba ftevole a criver la millefima parte ?
Dir, n minganno collo univerfal confentimento
delle nazioni , per uno avvenimento degno di fom
ma lode , effere ftato Guglielmo colonna di fanta
Chiefa,tranquillo e lieto porto di tutte le tempete 3

fonte,anzi mare di profonda fapienza.

Propofero glieretici alladunati PP. del Concilio


una grave difficolt.lrrefoluti tetter eglino per mol

tid; n apean che ripondere agli avverfari, diter


|

minarono alla fine,di mandarla in Roma al Protono


tajo

- -

0!!

I1

@li.

tajo Appotolicoper averne da lui la


me da celete Oracolo, Ricevette la difficolt il Cam:
pion della Chiefa, e avendola maturamente confide
rata,in una grande coternazione di animo ei fi mife.
Tutto meto e penfofo, fciogler non fapendo il dub
bio propoto,cenar quella fera non volle.Ginocchiof.

::

fi davanti uno Crocififfo e Crito con ardenza pre

gando di voler foccorrere alla Chiefa fua fpofa caden


te,il volto fi riempi diflagrime. Alzoffi dalla orazio

ne con iperanza di ottenere quanto difiderava. Si


pole a letto, per dar alquanto di quiete alla trava

gliata mente. Chiam egli dormendo lAbate Argir


fuo dimetico,egnare gli fece un libro, e fcriver in
un foglio la rifoluzione del dubbio dagli Eretici al

Concilio propoto. Rimae addornentato il Sirleto


come fi era,e andoffi ntanto a coricare lAbate.

Spunta non ancor era fullorizonte laurora,qu


do alzoffi da letto il notro Eroe, fi mife, fecondo il
fuo cotume,a orare, davanti una immagine di Ges.
crocififfo,e quindi a tudiar nuovamente fi poe; n
poteva in cto alcuno la difficolt ciogliere che tata
propota gli era: lo perch non fapendo egli ci che
nella notte fi era addivenuto,malinconico fe ne fteva

e afflitto. Paffata fi era la ora del definare, e attram


tar ne cominciava il Sole. Non ardivan di fturbarlo i

Cortegiani,ma uno il pi fpiritofo portogli davanti


lo critto dellanzinotte da lui mentre dormiva, det
:
:
:
|10

tato. Non enzabbondanza di lagrime, e atti di am


mirazione,pieg leginocchie per terra il Sirleto: ren
dendo grazie allAltiffimo per la dichiarazione dello
intrigato dubbio teologico. Fu tosto comunicato lo
H

fcrit
|

72

fcritto miracolofo al fommo Pontefice , e mandato a


Trento dove ricevuto fi fu come dettato dal Divino

pirito. Per queto fatto maravigliofo ne fu pregato


il Papa dal fantiffimo Cardinal Carlo Borromeo,e da
altri zelanti della Fede cattolica , a dar il cappello

roffo a Guglielmo: ficcome nella prima promozione


fegu . Si era egli in S.Silvetro de monti, tutto in
tento agli tudj,e colla podagra. Chiamato dal Papa,
incontanente vi and . Nello entrare zoppicando
che fece gli diffe per ifcherzo il Pontefice : Claudi
ambulant, ed ei, colla prontezza folita dello inge

gno gli rifpofe: Benediffio patris confirmat filium.


Applaudita la ripota, data gli fu la porpora cardi
nalizia dovuta al di lui merito fopragrande. Si fpar
fe allora per tutto il Mondo che la Chiefa Romana
ricevuto ne aveva nel facro Collegio un nuovoAgo
ftino ne i dommi Chieaftici, un nuovo Grifoftomo

nella interpretazion delle Scritture,un nuovo Bafi


lio nella diciplina Critiana , un nuovo Innocenzo
nella intelligenza dei Canoni, un nuovo Geronimo
nella cognizion delle lingue, e un nuovo Eufebio
nella profeion delle torie . S. Carlo Borromeo al

lor Cardinale, provved fubitamente il Sirleto di


quanto neceffario fi era alla Corte di un fimile Por
porato: di tappezzerie, di addobbi,e di argenterie.
Gliefi motr grato ancor Aleffandro Cardinal Far
....--

nee,che gli mand vari drappi di feta, e una cred.


za di argento infiem colla biancheria, ma ritenutafi

queta fola ultima cofa da Guglielmo, ritornate con


gentili maniere le altre indietro fi furono. Contri

ftoffi'l Farnefe, e giudic non voler cotui da lui di


-

pen

12 f

pendere : Con queto penfiero gli attravers due


volte il Papato , cui chiamato da S. Carlo egli ve
Il 1V2

Il Sirleto amato fi era e tenuto a conto non fol dai

Principi Chiefaftici,ma per anche dai fecolari. LIm


peradore pi volte gli criffe, trattandol non di ami
co, ma di cariffimo fratello; gli criveva il Re di Spa
gna come alla pi cara perfona caveva nel Mondo
commettendogli cofe di gran maneggio caltri che
Guglielmo non poteva certamente trattare. Non fa
r fuor di propofito di qu rigitrare una lettera fcrit

tagli da D.Giorgio Iradeo Re, e Principe della Ma-T


cedonia,e Albania. Illufiri/fimo, e Reverendi. Si

gnore. Il portatore della prefente, ch Papagini Ar


cip. dell' Albania Baffa , va a negotiare com

fua Santit fopra la follevatione delli Popoli dell


Albania, dello quale certo intendo me rifulter gram
fervitio a AV.S.Dio, e con follevatione alla Critiani

t: Per tanto lo raccomando quanto pi poo V. S.


Illafirifi., e Reverendifs. mi facci gratia, e favore
ajutarli, e favorirli in tutto quello V. S. Illufirifi, e
Reverendifs.potr,perch negotio mio proprio, poi
che fono miei vafalli,e del mio Regno, e fianno qu

in Paglia fi cento di queti del mio Regno dell'Al


bania fuggiti per la tirannia del Turco, perci lo
deidero la brevit dellepeditione, perch verr a
me interee proprio : & lo refier di continuo come
Jempre obbligato a fervire la confimile a V. S. Illu

Jiri/i.e Reverendiji. ancorche fiafiato mal Criato m3.


stavendo venuto a hagiarle la mano, ma prometto a

V 5. Illafiri/i.,e Reverendif, di farlo con ogni bre


*

vit,

I 22

vit,percbe cos fono obbligato a farlo, e con ci fof.


me,ma non di pregare AV. S. Dio, le dia ogni felicit,

e aumento di flato,come faoi affezzionatiffimi fervi


tori defderamo. Da quefia Citt di AVapoli, e dal no
firo Palazzo il d 17 di Luglio 1579. Illutrifi.e Re
verendi/;.Signore fervitore di V.S. Illutri/s. e Re
verendi/*.che faa mano bacia. D. Gio: Giorgio Ira

deo Difoto del Poloponejo Re,e Prencipe di Mace


domia, Albania,e Moldavia**,

Argomentifi dalla rapportata lettera la confidan


za che ne aveva il Sirleto colle Corone . Che dir

dellamore fraterno che gli portavano el gran Du


ca di Tocana, el Duca di Ferrara , e di Modena; e
Giovanni Padriarca di Venezia ? Tutte le Nazioni,

tutte le genti conto maraviglioo ne faccevano di


Guglielmo . .
Il carico dellIndice di tanta importanza alla fan
-

ta Chiefa , al Sirleto dato fi fu dal fommo Pontefice:

veggendofi da ci la idea che dal Capo viibile del


Mondo cattolico formata fi era dellampiezza della
fua mente. Auttore non fi fu nella Europa che da
lui penfatamente ftato non fi foffe letto , e riletto:
tanto che di libri favellando nella Congregazione,
i luoghi allimprovifo ne accennava, nei quali gli ni
mici della notra fanta Fede, lo veleno metteano.

Scriffe costui molte Opere digniffime a benifizio


della Chiefa cattolica. Le annotazioni opra il nuo
vo Tetamento. La Bibbia emendata, e imprefa in

Lovanio. Le Lettere fcritte,nel tempo della celebra


zione del Concilio di Trento, al Cardinal Santacro
ce,che poi fu Marcello II, Pontefice maffimo di fel.
IIICIT),

123

mem.se al Cardinal Seripando; dei quali veggonfi


quivi le rifpofte . Una felya ful nuovo, e vecchio
"retamento;e altre,le quali ferbanfi nella Biblioteca
Vaticana di fuo propio carattere
ual collegio rinvienfin Roma , o di lingue no
streo di foretiere, che tato non fia fotto la protez
9

zione dellEminentifs.Sirleto ? Quello dei Neofiti, e

uello degli Orfanelli raccomandati non fi erano al


q

lui ? Quanti di acre Vergini egli ne aveva in cura ?

Ma piano. Si fu il Guglielmo protetto:

della mia

Religione,la quale per tanti e tanti fecoli feppellita,


per opera fua riforta oggi pompofa fiorice nella

H:hiea di Dio . Sta negli Archivi del mio Ordine


rigistrato quel Capitolo generale celebrato in If
quillace, colla ccorrenza di cotanti celebri PP-gre
ci,trattati da Sirleto alla grande.

Gli fuoi famigliari veggean cotidianamente mira


coli della ua divina mente. In un milione di libri
che nelle propie tanze ferbava : in una libreria: fo

migliante fore a quelle di uno Trifone, di:To


iomeo,di
un Gordiano, e di uno Plutarcos illugo
ne apeva di tutti , che fovente pigliava a occhi fer
rati ; il luogo del libro, dove lauttore trattava

qualunque materia . Il Cafello di Roffan 9m d


tutta letteratura,nella rifpofta che fece alla Centu

ria degli Eretici,allo peo ne veniva illuftrato, co


la intelligenza della Storia o Scrittura, dal Gugliel

mo,il quale veniva da lui chiamato : Archivio delle


lettere chieffliche. Due dottiffimi Eretici che vo:
lean confondre il Sirleto, in un tempo confufi

compunti, abiurarono le refie, e giudicando che l


Spi
/

T 24

Spirito fanto favellaffe per bocca fua, ammirati dal.


la eleganza del parlar latino, queti accenti eruttan
do ne givan per Roma : In nova Zrbe veterem co

gnovimas Ciceronem.Gli orientali Greci che collui


ragionavano alla greca, il chiamavano un nuovo
Demoftene nelle lettere umane, e un nuovo Grifo
fomo nelle Chiefaftiche. Gli Ebrei, che in idioma

ebraico favellavan collui : delle fcritture trattando;


dicevano afcoltandolo: ecco la frafe dIfaia.
-

Diede al Sirleto il fommo Pontefice il Vefcovado

di Sammarco, caccett egli con molta allegrezza.


Ci uditofi, dai cherici di quella Diocefi e dai feco
lari fi fecero gli fetini collo convenevol decoro. I
cuori tutti di cotoro ne facevan foprafalti,e giubi
lavano: colla fperanza di menar una vita tranquilla
fotto la cura dis pietofo, e dotto Pattore . Gliefi
mand il caritevole fuffidio,ma Guglielmo,con ani
mo veramente regale; dicendo cal Padre fi conven
ga di darai figlj, non ai figli di dare al Padre; nollo
volle ricevere .

Affonto al Ponteficato fi fu Pio V.oggi dichiarato


Santo dalla Sede Appotolica. Impofe con una Bol
la colui cogni Benefiziato fene andaffe alla fua refi
denza . Il Paftor veramente dee ftar nella mandra,
per guida delle fue pecorelle. Tofto il Sirleto da fua.
Santit licenzioffi, e in viaggio fi mife per andar ad
abbracciar la Chiefa fua cara poa . Il Vicer che
rinveniafi allora in Napoli, fapeva il valore,e le vir

t del Cardinale,onde accompagnato da molti Prin


cipi,e Cavalieri , con una moltitudine di foldati,

molte miglia avanti ne and per incontrarlo, e ono


-

Ta T

125

rarlo . Scambievoli fi furono gli offequj,fcambievo


li le finezze . Amendue fecer pompa della propia

grandezza in quel d,con allegrezza univerale .


Chi defcriyer ne pu lapparato fatto dalle Uni
di Sammarco ? Chi lamore col

verfit della

quale fi fu ricevuto un Padre cotanto difiderato ?


Chi gli archi trionfali, le icrizzioni ; le imprefe, gli

elogj? Chile accoglienze,la comun allegrezza del


le genti di ogni fello, di ogni et , di ogni condi
zione ?

In effer arrivato col fece far la limofina indiffe


rentemente a ogni forta di perfone. Quanti poveri
vergognofi nati di chiara stirpe in cafa daS.E.fi furo
no ovvenuti,fenza chieder tocco fo ? Quante one

fte Verginelle fi furono maritate ? Quante Vedove,

quanti Pupilli ajutati nelle loro neceit, protet


ti ? Qual fuddito da lui la giutizia ne ottenne enza
lolio della mifericordia ? Aveva ei fempre nella m- .
te quelle parole di S. Paolo : meminerint fe effe pa

fiores,& non percaores. Lo effempio della ua vit


uno pecchio fi era a tutti, agli buoni di edificazio:
nesagli cattivi di emendazione.

Udivafi frattanto nella Metropoli del Mondo un


fommo dipiacere per la lontananza del Sirleto.Sem
brava quel Collegio Appotolico un Cielo sza So
lesnon avean quei Letterati pieno contento nei Stu
d,non vi effendo preente il Maetro per la elucida
zione delle loro difficolt. Tutti gli Cardinali fi di

fideravano in Roma. Ei verament un fonte vivo fi


era da cui dirivavano gli rivoli di ogni bont, di
gni Perfezzione. Quante lettere gli criste il| at:
|-

|-

tifli

126

tiffimo Carlo Borromeo ? Serbafi la una n Ifquilla


ce,nella Cappella di fanto Agazio; rinvienfi unal
tra in Guardavalle,dove realmente nacque Gugliel
mo: lonore avvegnach a Stilo fi dia -come Citt
principale di quel Contado, Veggonfi le altre nella
Biblioteca Vaticana,negli armarj dei fuoi critti.
Fu richiamato a Roma il Sirleto, che tofto vi a n
d,e fu benignamente accolto dal fommo Pontefi
ce. La fua preenza col neceffaria fi era alla Chiefa
univerale.Dopo pochi mei quel Papa fe ne mor, e
unaltro poto fi fu in fuo luogo - Cotui per mo
ftrare al Sirleto la fua paterna amorevolezza , con

una Bolla pedita ai 27 di febbrajo, il dichiar Ve


fcovo di Squillace. Convenevole veramte fi era ca
quella Madre, da cui ricevuto ne aveva il latte, ren

deffe a fuo tempo il diiderato frutto. Fu fopragran


de lallegrezza di quei Popoli alla felice novella di
aver un padrio per padre. Quel Capitolo colpir fe
ce in finiffimo marmo la imprea di S. Em. colla fe
guente icrizzione, fulla Cappella del martire fanto
Agazio, protettor della Citt di Squillace:Guglie l

- mo Sirleto Cardinali ampliimo, o Epifcopo Squil


lacenfobgratam liberalitatis fue collat memoriam
Capitlum Scyllaceum infgnia hc in perpetuo da
ratura erigenda caravit anno Domini 1573.
Ma qual egli fi fu latto Eroico della liberalit,per
cui fi merit il Sirleto memoria cotanto bella ? Ec
colo. Non volle cotui ricever lo caritativo fulfidio

che far fi fuole ai novelli Vecovi: avendo in que

fto tenore ripoto al Capitolo,c'apparecchiato glie

l aveva e dipostos Figliuotiefstelli carii: la


-

U4

!27

vofira lettera delli 23 di Giagno in ripolia alla no


fira mi ba data grandiima confolatione, ed infieme
animo di fperar fempre meglio delle riverentie vo

fire,che fi banno a portare in quel modo, che fi convie


me a buoni Sacerdoti,e Cherici, acci gli Laici polja

no regolare colla buona,ed boneia vita vofira tutte le


attioni loro, penfando che portandafi bene il Clero,
pu eer caua chil Popolo attenda alle opere ver
tuoe,ed alla falute: come per lo contrario, rovina di
molti,collo efempio,o vita mala : /ich le perfome Cle
ricali hanno a render conto a Dio benedetto in due

modi,primo della loro vita mala,appreo dello canda


lo che danno col loro efempio pefimo; fich mi ralle
gro di vedervi ben difpofti afar quelche lofficio, e
debito nofiro richiede. Spero che la buona opinione
chhavemo di voi,ogni d}}, confermer colli fatti :

@ganto al cofiume che dite effer di dare il carita


tivo fulfidio alli nuovi Prelati, e che per queto defi:
derate eeguire quanto vi far impoto, ringratio af:
fai le riverentie votre della offerta, e prontezza di
animo, e quanto a queta parie non voglio chin al
an modof parli,perch f a quella Chiefa,alla qua
le Io era foraftiero,

non ho voluto conjentire,che mi

deler ca alcana, quanto meno devo patire che la


mia Madre n babbia a fentir gravezza della nostra
promotione alla faa cura;ho detto Madre, perche ef:

fendo nato lo in Guardavalle, il quale come minima


parte della Dioce di Squillace mia Patria, e fi

#listla della detta|Diocfragionevolmente Jono anco


A figliaolo, e perch piaciuto al Sig. cb da figlio

ffatt Fadre tanto pi devo procurar la utilit dei


|

*
~

T 28

figliuoli, perfar quel che dice l'Apotolo S. Paolo :


conquefie parole: non debent Filii Parentibus the
faarizare fed Parentes filiis : Defidero guadagnar
Voi , non le cofe votre , per dir col medefino Santo
Apotolo: non quro qua vefira funt,/ed vos Priego
la Maefi Divina,che mantenghi,che polja dire:Ego
autem libentifim impendam , G fuperimpendam
ipe pro animabus vefiris: il fulfidio danque carita
tivo far che state obedienti alli Canoni, e Decreti

delli Concilie pecialmente a quello di Trento, at


tendendo alla bonefi Clericale , la quale non fole fi
mofira collhabito conveniente,ma ancora colle paro
le,colli atti e geti,e fopra tutto colla vita buona, ac
ci li laici vedendo levofire buone opere glorifichi
no il Signore. Mi perfuado che is Squillace il Cle
zo non fa come boggid? in molti altri luoghi dif
fordinato circa il mangiare, laffuriare circa giaochi,
falfe Comedie,& altre brutte afanze. Quando queto

foje,bifogna laciar tutte quete difonti, e imili


opere vane, perch altrimente faremo forzati metter
mano alli rimedi,che fono neceari; e penfiamo di dar
ancor moi il caritativo fulfidio per falute delle Ani
me; ma fpero non bifogner,effendo tanto ben difpofie
da f fije le RR.VV. alla efecuzione dellofficio loro,
e la mifericordia Divina le conceder che polano ef
fr buoni figliuoli,& a me buon Padre a laude,eglo

ria faa, e falute nofira. Da Roma ai x di Luglio del


3 573. Il vafiro Vefovo,e Padre. Il Cardinal Sirleto.
In aver cotui pigliato il poffeffo del Vecovado,
cotitu per fuo Vicario Generale Marcello Sirleto

fuo Nipote,il quale poi e per bont di vita,e Z:

12

Ioje per lettertri, Vecovo fi fudelmedefimo :


Sifteva colla fuainterior pace intanto il Sirleto;


venerato dagli Italiani, ammirato dagli Oltramontas

ni , quali concordemente dicevano di andar a Roms


per due cofe: la prima fi era di veder il Capo del M
do cattolico, e la feconda per veder, e udir Gugliel

mo,quai un nuovo Livio un nuovo Iparca,un nuo


vo Apollonio,un nuovo Pitagora, e un nuovo Pla
tone. Qual Letterato fi era che veggendo il Sirleto,
addeto nollo motrava, dicendo : ecco il fiume della
eloquenza,il fonte del cattolico latte , lo ejemplar vi
wo della bont ? Non ebbe il Mondo, n alcuno aver

uguale al Guglielmo, Di lui pu certamente diri ci


che di Cefare Agoto diffe un Poeta :
Znde mil majat generatur ipo,

ZVec viget quicquam fimile aut fecundum:


Il Figlio del gran Duca di Cleves, il quale compi
in Roma fanta , e cattolicamente gli anni fuoi pi
verdi,fovente dir fleva infra le converfazioni cavei

va di Cavalieri fuoi famigliari. Io in quefia Citt fam


ta quattro cof me godo con indicibile allegrezza mia:

la gloria di Cristo in terra; lalbergo che fa dello Spi


rito fanto; la fincerit della Religione,e lo erario del

le Chiefatiche tradizioni, Godo il primo nella maet


della Corte Romana,godo il fecondo nei corpi dei SS:
Pietro,e Paolo;godo il terzonelle cerimonie deidivin

z fizj, godo il quarto nella perona del Card. Sirleto.


La refidenza del Prelato nella Chiefa propia fem

bra effer di Legge Divina: deducendofi queta pro


-

stadpole Ciatego!
|-

1e:

T 3o

S.Pietro: pafce oves meas. Come potr mai pafcer da


lontano il Patore le fue pecorelle ? come liberarle
dai lupi ? faziarle col pane pirituale della parola di
Dio,dello effempio vivo? Collo allontanamento dei
Patori viene ad avverarfi lo detto Profetico:Parvu

li petierant panem ; & non erat qui frangeret eis :


Tutto ci contemplando il fommo Pontefice di quei
tempi fece una Bolla,colla quale imponeva ai Prelati
tutti dell Chiefe , di andarfene alle reidenze loro.

Subitamente il Sirleto, come ubbidientiffimo figlio,


fi difpofe al viaggio. Si fu queta diterminazione to
to faputa dallEm.Carlo Borromeo, il qual non tol
lerando che privo ne rimaneffe il faro Collegio del

fuo vero plendore, la Corte Romana del Padre del


le lettere, ed ei per la feconda volt lontan dal fuo
Guglielmo, dalle cui parole chiarezza ne prendeva
oftui di dottrina , e dalla vita efempio del viver

Appotolico;preg il fommo Pontefice con caldi af


fetti,e ardenza grande di non farlo partire. Non an
darono a vto le preghiere del Santo: perocch ito il
Sirleto a licenziarfi, arretato dal Papa dolcemente
i fu Ajutofi egli: dicendo a fua Santit che racco

gliendofi lentrate di Squillace, fuo erai obbligo di


cocienza ad alimentar quelle anime alla ua cura
commeffe, colla dottrina, colla vita, e cogli effempj .

Gli rifpofe il Papa effer vero quanto ei diceva , ma

che ne aveva neceit in Roma della Perona fua


pel governo della Chiefa univerfale. Si tacque per

uno momento il Cardinale, che venuto in ifcrupolo


(per non effergli addimandato un d conto di quelle

nimele quali perdute per fua trafuranza tate fi

--------------

|-

I ?I

--

foffono) rinunci nelle mani del Papa quel Veco:


vado,e benedetto dal fanto Padre, fe ne part.
-

Dopo cinque giorni l Papa in un d fece fpedir


duo Brevi a benifizio di Marcello Sirleto nipote del
Cardinale.Nel primo davafi da ua Santit la facolt

a 3 Dottori di Squillace di poter effaminar, e appro


var Marcello; e nel fecondo davafi la potet a 3 Ve
fcovi convicini di poterlo confagrare, come fegu :
tato infra cotoro il Vecovo allor di Nicaftro, no
mato Facchinetto Santiquattro , che poi fu Papa
chiamato Innocenzo IX. Il Cardinal Sirleto ringra
zi con vvezza di affetti fua Beatitudine, e impoe
al Nipote di andar a Meffina per dottorarfi:lo che in

contanente cotui effegu, con allegrezza fua, e ap


laufo univerfale.

Diede quindil fommo Pontefice al Cardinale la


Badia del Carr, la quale fi di utilit grandiffima.
Nel primo di Ottobre del 1585. afsalito fi vide da
una maligna febbre lEm.Sirleto. La malattia fu da
gli Medici giudicata mortale qual ella fi er. Conob:

befi lUom di Dio vicino al epolcro ; n punto fi


turb,come gli uomini fanno del Mondo . Si poe
in ordine per paffar quel poco di mare che rimane
vagli per giugner al porto dello eterno ripofo : rice
vendo i Sacramenti della fanta madre Chiefa. Con

incredibile difidro la ora ne afpettava del fuo feli


e paffaggio; n altre voci ufcivan dalla ua bocca

che quelle dellAppotolo : Cupio diolvi, ee c


Chrito. Tante orazioni,tanti digiuni,tante fecrete
mortificazioni , tante fatiche fatte per la Chiefa di
Dio,tanti fudori, tante limofine, tanto zelo, tanta
I

pie

T 22

piet,tanta giutizia praticata da lui, tante virt gl


devan coraggio di comparire nella preenza del Giu
dice fovrano .

Nei fette del menzionato mefe, giorno di fabba,

to,vedutofi oltremodo dalla malattia oppreffo, rac


| colto in fe tutto,e unito con Crito in ordine fi mife

per lo tremo di fua vita terrena . La maggior parte


della Corte Romana nel fuo palagio vi accore,e po

sta in filenzio, per nonlifturbar quellAnima bene


detta,cogli occhi pieni di lagrime, col volto in terra
chinato veggefi . .
Nella mattina della vegnente Domenica,col capo
un poco follevato,diffe il Cardinale : Hc et dies,
-

quam fecit Dominus,exultemas, ltemur in ea .


Si tacque per un poco, e ordin poi a coloro che gli

affiftevano,di recitar quel Salmo che comincia: Le


vavi oculos meos in montes , unde veniet auxiliuma
mihi. Finito il Salmo, diffe ad alta voce egli : Lacta

sus fam in his qu diffa funt mihi, in domum Domi


mi ibimus: e pir lAnima.

Grandi fi furono gli pianti fatti per la Citt. Sic


come la di lui vita fi era di allegrezza a tutti , cos
Ia di lui morte di malinconia fi fu a tutti.Sofpirava
no i Letterati , quali dicevano di aver perduto il

Maetro;piagneano i Cardinali per la perdita del pi


fido foftegno della militante Chiefa ; Le vedove gli
pupilli,e i poveri tutti empievano, chiamando il los
ro Padre,laere di dolorofi lamenti.

Fatte fi furon lefequie con ammirabile pompa, e


portato il Cadavero in S.Lorenzo in Pane e Perna,

fu feppellito in uno avello di finiimo marmo, do:


V

ly

T33
vef legge la feguente ifcrizzione :
Guglielmo Sirleto Cardinali Stili in Calabria
mato, hujus Eccleia prsbitero, Sanfte Sedis
-

ftolic bibliothecario, bebraicae, grca, latinaeque


lingu peritiimo, humanarum, divinarumque di
fciplinarum cientia claro, eruditorum, & paupe
rum Patrono, ac parenti beneficentiimo obprobi
tatem ejus, pietatemque fingularem Pio IV, Pont:

Max facro infiante Collegio Cardinali creato. Vixit


annos LXXI. obiit anno MDLXXXV.

Varj Scrittori fan di lui onorata menzione nel


le Opere loro . ll Platina nella facc. 751; Andrea
Vittorello nel 2.Tomo fac. 1681; LAuttor del Cr
dinalimo P. 3. fac. 258 ; Marcalfonfo Ciacconio

Biacenfe; Franceco Cabrera; gli Auttori delle Vi


te dei Papi, e Cardinali, e della Vita di S.Filippo
Nerio 3 Giovanni Vaz Motta nella Orazione fune

bre in 4. in Roma nella Stamperia di Giovanni Of.

marino Gilioto; il Cardinal Azzolino negli uoi


Aforifmi politici , Giammario Tolcano ; Paolo

Manuzio; il Filiuccio, e altri.


Or favelliamo di Marcello Sirleto. La prima coa,
che fece cotui nel Vecovado di Squillace fi fu di
raggiuftar quella Chiefa cattedrale fecondo l ufo

moderno. Erafi ella in forma greca, e per li archi


di amendue le parti, fembrava una ocura felva pie
na di orrore, e faceva una brutta veduta. La nave
fi era ftretta,

e per rinvenir le cappelle neceit vi

era di molto lume. Fece Monfignor Sirleto il Coro

dietro lo altar maggiore, come pi comodo, e pi


proporzionato. Form in fembianza migliore lo
-

Alta:

|-

T: 4

A , e la Immagine della Concezzion di Maria

entro al rhedefimo. Tutto ci in un Ditico fcritto

a lettere di oro, efprefofi vede:

Ara, icona, choras, contempta fde priore,


Prfele Marcello nunc meliora fedent.
Fece far Monfignore il pergamo , per comoit
maggiore degli afcoltanti, nel mezo del Vecovado:
in un muro che ta per termino e del palagio vefco
vile, e della Chiefa ancora ; e quivi dipigner ei fece
la fua lodevole imprefa , con duoi verfi di queto teIlOfe:

Parietibus mediis una cum fornice ruptis,


Amplius hoc templum cernere quique potet.
Adornata da Marcello la Chiefa fua pof, e ri
dotta nella fembianza decorof c oggi fi vede, ri.

volfe lanimo egli di far la Cappella di Santo Aga


zio, martire gloriofiffimo, e Patrono della Citt di
Squillace : la qual fare felicemente gli riuc collo
ajuto di D. Pietro Borgia, Principe allor dellanzi

cennata Citt. Si la menzionata Cappella di finif.


fimi marmi, con colonne di bella veduta, Intagliate
col fi veggono quete parole : Marcellus Sirletus

Prfal, D. Petrus Borgia Frinceps hc


que dicarunt. Compiuta la Cappella, perch lani
mo fuo tutto fi era intento al fervigio di Dio, e alla
falute delle anime,divis infra fe fteffo chel Nimico

della umaha generazione cercato aveffe di foffogar


le fue pecorelle: molte avendone prefe allaccio, par
ticolarmente alcune femminuzze date tutte cttut
te alle vanit della terra, alle bruttezze delle fen

fualit. Notte e di penava il buon Patore di to:


glier

glierle dallo tato della eterna lor dannazione ; .


vente conultavafi col Crocififfo Signore: pieno

alla fin di Spirito fanto fal un giorno di univerfi


concoro fui pulpito, e tutto avvampante di fanto
zelo fece una maraviglioa predica. Agli ardori del
fuo vifo, ai plendori dei fuoi occhi, allaccompa

gnatura del fuogeto, allapoffente lega delle fuera:


gioni, e alla efprefiva dei fuoi argomenti , tremanti

gli mondani affetti e umiliate accapochino ivi.


dero le pi vementi paffioni del feno. Convert
egli con quel olo Ragiohamento tuttele meritrici

della Citt , ele poe in uno Monitro edificatoa

fue pele oggi detto delle pentute donne. Lor die


de regole, e tatui perindirizzo delle Anime propie . Le ha provedute delle cofe tutte necearie al

lor foftegno e pirituale, e corporale. Monfignor


Sirleto il primb fi fu c offerv le Costituzionidei
Concilio di Trento, che fi era di freco allor divul
gato. Vivevafi prima alla libera, e fenza freno alle
fenfualit. Introduste Marcello nella fua Chiefa la

diciplina dei zelanti PP. dei primi fecoli fortunati,


e rinnov nel fuq governo quanto di grande, e di
pregevole negli Annali Chiefastici vi legge . La
fua Mente era chiara, efublime, capace di qualun
que gravilimo affare. La ua prudenz, e provvi
denza in dar regolamento alle cofe dei fudditi, erafi
fopragrande. Fece innalzar dai fondamenti un nuo
vo palagio Vecovile, da tutti lodato, e ammira
to per la bellezza, e fimmetria; fece far nella stra
da che conduce alla marina, la quale prima per le

crete, nello inverno impraticabile fi era; una co:


-

1 4

tmo

126

n felciata

di pietre vive; diede il denajo

per una fontana di fini marmi, la quale a fuo tem


po formata fi fu a benifizio di quel Pubblico.
Fu fuo Vicario Generale lAbate Scipione Sirle
to, infigne Dottor delle Leggi, uomo di gran no
me, e verfato in ogni forta di fapere.
Grande fi era la dottrina di Monfignor Sirleto :
Favellando cotui coi Leggifti, fembrava unaltro
Bartolo ; coi Filoofi unaltro Platone, e coi Teo

logi unaltro Tommafo di Aquino. Quandogli PP.


pi dotti del mio ftituto fecer in lquillace, per or
dine dellEminentiffimo Sirleto, lo Capitolo Gene
rale, nelle da cotoro moe quitioni fcientifiche,

dimostr egli l fuo valore : tantoch dovunque


andavan eglino, divulgavan la di lui fapienza, e
conchiudevano, che ficcome propio fi del Soleap
portar luce al Mondo, cos propio fi della chiarif.
fima Famiglia Sirleta dar lume di cienze al Mondo
dei letterati. Marcello fu il primo che vi ftitu,
per la offervanza delle fante diterminazioni del
Concilio di Trento; nella Citt di Squillace lo Se
minario per educare i giovani e itruirli nel fapere,

e nel timore di Dio . Ai 15 di Settembre del 1594,


volle nellaltro Mondo chiamarlo Domeneddio, af.
fin di darli lo meritato premio deile opere fatte da
lui, n terra, e di piet, e di virt . Eccone il fedele .
racconto. Tre giorni prima videfi egli affalito da
una epidemica febbre. Fu invigorito, col ricevi
mento dei Sacramenti Chiefaftici, dal celete favore.

Ridotto allultimo fine, penavano gli Cortigiani


di effer ei morto,edirottamente piagnendo,dalla ve
men=
|

T37

mente opprefione il detarono . Fece a cotor fe


gno egli di tacere: Quindi fi follev un poco, e re
citar pianamente fi fece quel Vanglo di N.S. in cui

da S. Matteo defcritta fi vede la fua dolorofa paffio


ne. Con una viva contemplazione colui che legge
va ne accompagnava Monfignore, il cui pirito, in

quelle parole da Crito dette in Croce al convertito


Ladro; Amen, amen dico tibi, bodi mecum eris in

Paradifo; non fenza lagrime dei circotanti; pas


alla vera gloria immortale, nella et fuadi anni 64.

Il fuo corpo, che laciato per 3 di fopra la terra, da


tutti univerfalmente piantofifu, portato in Chie
fa, tato feppellito in una fepoltura di marmo, die
tro lo Altar maggiore, vicino alla fedja Vecovile
del Coro collo epitafio di queta forma: Marcellus

Sirletas Gaardavallenfi: Scyllacri Epifcopus, Ga


glielmi Sirleti Cardinalis amplifimi Vepos grcis,

latinistue fiteris, vigilantia, ac in pauperes pietate


conpicuus , hoc clauditur tumalo . Obiit annos
agens 64 die 15 Septembris 1594.

Tommafo Sirleto figlio fi fu di Gialluigio Sirleto


fratello del Cardinal Guglielmo. Gionto costui alla

et dianni fei , fu impiegato, fotto la cura dunot


timo Maetro, alle lettere umane. Premettevail

Giovanetto, per la chiara fifonomia, chegli traluce

va nelle fattezze del volto, di aver a riucir egnaa


tiimo nel fapere, e di racquitarne gran fama nella

Repubblica dei dotti. Tra lo pazio di pochimefi


appar di perfettamente leggere, e compi, di anni
dieci, la Gramatica, onde udiffi tofto nelle cuole

lebraril uo nome, Apprequindi la lingua grecs,


la

138 .

la quale alla Famiglia Sirleta fi fu ella famigliare.


Crefciuto alquanto negli anni, fu dal favio Genito-

re mandato a Napoli, dove i legali Studi affai per


tempo fin. Cola dimotr egli nelle quitioni pi
difficili, nelle controverfie pi intrigate, la vivezza
del uo ingegno. Si dottor con applaufo univer

fale, e colla licenza , che dal Padre neottenne, fe ne


and a Bologna, dove in quel famofo Collegio ei fi
perfezzion nelle Dicipline . Da Bologna pas a
Roma, dovedatofi acconofcer Tommafo da qtiella
Corte, collafublimit della mente, colla candidez

za dei cofturni, e colla eloquenza maravigliofa ; , fu


da Gregorio XIII di fanta mem., fatto Cutode del
la Biblioteca Vaticana . Effercit egli fomigliante

uffizio per molti e molti anni con piena foddisfaz


zione del, fommo Pontefice,e compiacimento di tut
ti gli Cardinali.
-

Per la morte di Monfignor Marcello Sirleto Ve


fcovo di Squillace, fu Tommafo da Clemente VIII,
callor governava la fanta Madre Chiefa ; destinato
a quella dignit . Seppe la fua elezzione cotui dal
Cardinal Pietro Aldombrandino nipote di quel

fommo Pontefice, onde fi apparecchi per lo efame,


n cui fi fece molto onore. Spedite le Bolle, e li

cenziato dal Papa, fe ne and il Sirleto alla fua


Chiefa, dove ricevuto fi fu on fomma orrevolez
za . Abbell quella Chiefa fua poa con ricchiffimi
vetimenti, e apparati . Non pafava giorno , in
cui non faceva il Sirleto larghe limofine ai poveri.

Struggeafi , n poteva ripofare quel d, n cui alle


iferie dei profimi non fovveniva . Prefono gli
Tur

|-

\,

I 39

:
1

Trchi duoi poverelli nella marina, e queti collo


sborfo di 2oo fcudi di oro fi furono rifcattati dalla
pietofa liberalit di Monfignor Tommafo. Alzar fi
-foleva di notte per orare avanti la immagine di Ge -

s crocififfo,e alle volte diciplinavafi con una cate

s na di ferro . Celebrava cotidianamente la fanta Mef

fa, e dopo la confgrazione molte lagrime ucir veg

geanfi dagli occhi fuoi . Parco egli fi era nel man

giare, e nel bere Con una febbre ardente chiama

to ei da Domeneddio fi fu nellaltro Mondo, nel ven

tunefimo di Giugno del 16o I. Morto fembrava egli

effer occupato da un dolce, e tranquillo fonno: in


dizio certo della purit, e tranquillit della fua co
fcienza. Fu pianto univerfalmte da tutti.Gli fuoi li

bri furon portati n Roma, e pofti nella Biblioteca


Vaticana. Fu feppellito il fuo cadavero nella Chief
cattedrale di Squillace, vicino al fepolcro di Monfi
gnor Marcello,
-

Dopo molti anni D. Giallorenzo Sirleto Abate di


S.Niccol dei Patti : Badia conferitagli da Clemen
te VIII, ricordevole del valor dei Sirleti ; onor di
marmi la fepoltura di Tommafo, colla feguente
ifcrizzione:

Thoma Sirleto, Guglielmi Sirleti Cardinalis


exgermano nepoti Z.J. D. peritiimo a Gregorio
XIII vocato in rufodiam Vatican Bibliothec,
tandem a Clemente VIII laicus exitens Epifcopas
Squillacenis eresto . Obiit vigefima prima men/';
Jamii MDCI; Joannes Laurentias Sirletus Z).J. D.
Abbas fanfii AVicolai de fattis Prothonotarius fieri
fecit
Fab

T4o

Fabbrizio Sirleto figlio di Matteo Sirleto,ebbe da


Domeneddio uno pirito generofo,e vivace. Fu egli
mandato alle prime cuole, nelle quali apprefe le ar
ti liberali , e motr la prontezza del fuo intelletto.

Veniva, il Fabbrizio dal favio Genitore cotidianamente itruito nelle maffime della critiana piet , e
nella coltura dellanimo. Giovanetto cotui ne die

de i fegni della fua pietofa liberalit ; perocch in


contratofi nelle firade di Guardavalle coi poveri, lor
tofto fomminitrava tutto ci caveva o nelle man,
o nelle faccocce. Gionto alla et fua di anni 12 ne

aveva perfetta cognizione della lingua latina; di 15


divenuto fi era bravo nellArtemetrica,e riella Ret
torica. Da un Padre del mio Ordine che della fami

glia fi era di S.Giovanterita di Stilo,appar la lingua


greca. Mandato in Napoli fece molto profitto nello
tudio e della Filofofia,e della Teologia,e delleRagio
ni canonica,e civile.Colla luce del vero affren,e vin

fe Fabbrizio il giovanil difidro dei mdani piaceri,


del Celibato nebbe vaghezza.Sal,efcefe pi di una
volta le fcale di quel Palagio, dove invece della Per

fona Regale affente iede al governo dignifimo Per


fonaggio. Fu mandato in Perugia, dove perfezzio
noffi nelle Leggi, e fi dottor. Andoffene da Peru
gia a Roma, dove impiegofii per intelligenza mi

gliore della facra Bibbia; allo idioma Ebbraico: Fre


quent col il Vaticano, corteggiando vari Princi
pi Chiefatici. Ritiroffi nella fua cara Padria, dove
men molti anni in effercizi di carit. Liber dalle
mani degli Maomettani , 4 Giovani cattolici fatti

fchiavi, col danajo delle fue rendite. Per la " di


Q

'-

14 .

Paolo Tarefio Demenicano Teologo, e Predicator


famofiffimo, fucceffor di Tommafo Sirleto nel Ve

covado di Squillace, Fabbrizio venne promoffo at


tal Dignit da Clemente VIII di fel. mem, che rav
vifar il fece dal Cardinal Baronio, il quale cos gli
fcriffe : AV. S. mi ha commeo, che feriva a V. S. ,

chefe ne venga in Roma, credo per volerla bonorare


della Chiefa di Squillace, riconofcere con queta di

mostrazione il merito della fua# , e rinovare


la felice memoria del Signor Cardinal Sirleto fuo
zio : potr dunque metterf in ordine per lo efame fo
lito a farf, e fe ne venga quanto pi preto le far
comodo di metterf in viaggio a queta volta, affica

randola, che ficcome lo bofentito molto piacere, che

fa chiamata a queta dignit, cos mi adoprer fem


pre dove faccia biogno per fervirla : & intanto le

prego da Dio gni uo ver bene. Di Roma l 16 di


Decembre 16o2. Come fratello per fervirla Cefare
Cardinal Baronio.

Ito a Roma Fabbrizio, approvato, e confagrato,


andoflene alla fua Chiefa :. dove ricev dopo 3 mei
le Bolle dal medefimo Pontefice Clemente VIII,
per la Badia di Santamaria del Carr, le cui rendite
arrivano a due mila cudi annui. Adorn la Catte

dral di Squillace, con 4 Cappelle di grandiffima fpe


fa, edi belliffima motra, tutte guernite di oro; e l
arricch di vetimenti eguali alla grandezza dellai
mo fuo . In tutte le fete dellanno costumava eli

di predicare al Popolo. Saliva in pulpito : dove


immitava di Ortenfio la energia della mano,diTullio

il fulmine degli epiloghi, dellantico Porzio il to=


-

Ina F

* 142
nar della voce, di Scauro la pugnacit degli argo
menti, di Labieno il pungolo delle parenefi, di Ti
berio Gracco la maet delle fentenze,e del mio Boc

cadoro la dolcezza del dire . Fece far unorgano di


tutta bellezza,e perfezzione:per sto Agazio formar
fece una vaga tatua di finiflimo argto di fette pal
migrifece il palagioVecovile ruvinato dallo tremuo
to avvenuto nella Citt di Squillace nel 1626; not

te e di arder faceva cinque lampane davanti lo Sacramento; 3 dvanti la Immagine di notra Signora, e
due davanti la Reliquia del fanto martire Agazio ;

fece due campane per la fua Chiefa, colla pela di 2


mila fcudi .

Celebrava Monfignore ogni d la fanta Meffa, e

fovente ne giya al Confeionale per udir le confe


fioni facramentali . Ed o ! o quante anime liber
colla fua voce dalla eterna dannazione ! quante po

vere donne prive di ogni umano ajuto ei follev !


quante povere pupille difefe ! quante onefte vergi
nelle dot!quante opere pie fece Fabbrizio ! Ancor
viva ferbafi la di lui memoria in quella Diocefi: del
la di lui piet fopragrande, del di lui zelo indicibile,

della di lui prudenza maravigliofa . Nel 1635 ,


gioved che precedette la Domenica delle Palme,

licenzioffi cotui da tutti : come fe aveffe dovuto far


lungo viaggio; fi ammal incontanente, e agli 8 di
Aprile, nella prefenza di molti Religiofi , fe ne mo
r - Fu il uo corpo feppellito nella Chiefa di S. Car

lo Borromeo da lui fatta edificar in Guardavalle fua


padria. Eccone la icrizzione fepolcrale fcolpita in
finiimo marmo:
Fa.

|-

Fabritius Sirletus Gaardavallis ,

I4

Squillacen Affifiens SanStiffinus Vepos Eminentif:


fimi Cardinalis Galielmi Syrleti vixit in Epifcopa
zu triginta tres annos. Obiit Kalend. Aprilis Anno
AMDCXXXV, conditur hac Zrna .

GENEO:

R45

|-

G E N L G 1

DEGLI AJER BI DI AR A Go NA
f at ta da

D, GRISOSTOMO
S C A

Dottor Teologo Bafiliano.


| Gli certo effere gli Signor
Ajerbi di Aragona dipen
denti dagli antichi Re Ara

| gonefi ; ma perch nelle co


3 fe univerfali fovente ingan
no rinvienfi , conviemmi,

per dimotrar queta verit ,

}=E:

calar al particolare : minu

=#=>#"

tamente trattando di tutti

gli Eroi che queta chiariffima Stirpe compongono.


Luigio Re di Francia principiar vogliendo la ef
fecuzione dei comandamenti mpotigli dallImpe
rador Carlo Magno fuo Padre nel tempo ch ei mo
riva: cio di difender collo fpargimento del pro
pio fangue la cattolica Fede, e di cacciare i Mor
dalla Spagna che la infetavano; ito col con effer
cito poderofo, dalla Provincia di Tarragona gli di

fcacci. Confermovvi pocia i Contadi,


- -

|-

li -

146

defimo Imperadore ordinati aveva , e volendo egli


farfi uno dei nove Conti, per fe ritenne il Contado

di Barzellona, ordinando che queto il maggiore fi


foffe di tutti, e che comandaffe agli altri. Deggen
dofi ei per fine partir per Francia, laci in uo luo
go per Conte di Barzellona un valorofo, e nobile

arne nomato D.Joffr, cui impoe di ufar con


tutti gli uoi difcendenti per infegne di armi 4 ba
ftoni roffin campo giallo. Govern cotui Barcello
na con fincerit, e giutizia: un Baron tutta volta
della Francia D. Salomone chiamato afpirando all
anzidetto Contado, di falfi rapporti ne fparfe il ve

leno appreffo lImperadore contra linnocente D.


Joffr, che dallImperadore chiamato per istrada in
una briga morto rimafe : Un fuo piccolo figliuolo
anche detto Joffr fu cdotto allImperadore,il qua
le fi turb in udir la nuova della morte del Padre.

LImperadore con molta compaffione mand il Jof


fr al Conte di Fiandra con ordine che lo allevaffe

con ogni diligenza . Il Conte tra per la raccoman


dazione dellImperadore, e tra per lamift che col di
lui Genitore ne aveva egli , tenevalo in cafa propia
onoratiffimamente. Pervenuto D.Joffr alla et gio
vanile , della F gliuola innamoroffi ardentemente
del Conte, la quale nomminormente invaghita di
lui fi moftrava. Diffimul gran tempo la fiamma che
nafcondeva nel feno: ma in fine tirato dalla bellez

za , e allettato dagli amorofi vezzi della Donzella,


ne colfe il frutto dei fuoi graditi amori Gravido

della Giovanetta il grembo appales locculto fallo

alla Conteffa, per la cui opera fi conchiue lo Matri


monio.

--
w

| 147 ^'

monio. Animato il Joffr dal Conte andoffene a


Barcellona, dove gli riuc di ammazzar D. Salomo

ne nimico del Padresedallamorofa fua Genitrice ac


| colto, e pubblicato ; dal Popolo di Barzellona fi fu
con fomma allegrezza per Principe acclamato. Ri
tornarono gli Moria far guerra nella Provincia di
Tarragona: intanto il Conte di Fiandra fece s che l

Imperadore il diritto ne rinunziaffe dello intero do

minio di Barzellona, Roffeglion, e Zerdagna, con


privilegio fpedito, a benifizio di D. Joffr, nel 975.
Collo ajuto del Socero ne dicacci toto gli Mori,
e fi fece venir col la cara Spofa col nato bambino
D.Rolfeo nomato. Ebbe cotui 4 figlj: D. Rolfeo,
che Religioo di vita effemplare, e di cocienza tene
ra, fin di vivere nel Monistro di Ripol fondato dal

Padre; D.Joffr, che morto fu feppellito nel medefi


mo luogo; D. Miro, e D. Sugnero. Mor D. Joffr

nel 992, e D. Miro fuo terzogenito gli uccee nel


Contado di Barzellona. Govern eglil fuo Princi

pato 19 anni con pace, e tranquillit , e fi fu il II


Conte. Nebbe 3 figlj, uno chiamato D.Joffr che fi
fu il primogenito , unaltro D. Olivano, e unaltro
D.Miro . E perch queti nel tempo che morllor
Padre, fi erano affai piccoli, Tutor ne rimafe D.Su

gnero dopo tutti nato da D.Joffr.

D.Sugnero Governador di Barzellona nebbe due

figli, luno detto D.Borrel,e laltro D.Armingol, che:


Vefcovo di Urgel, viffe fantamente,e poto rinvien
fi oggi nel catalogo dei Santi . .
'
.
..

Gionto D. Joffr alla et di anni 2o ne ricev dal-,

lo Zio D. Sugnero l'amministrazione dello * .


-

"",

\
v

748
fi fu il III Conte di Barzellona. Viffe Conte 19 an :
ni, e perch fuo Fratello D. Olivano era inabile al
governo; non avendo egliu generati figli, lafci il
Contado a D.Borrel figlio del Zio. Si fu egli vala
gofiffimo, e affediato da Mori, fe pe liber . Nebbe

duoi figli, l primo D, Ramo Borrel nomoffi , el fe,

condo D, Armingol. Si fu il quarto Conte di Bar


gellona.

Mor D.Borrel figlio di D. Sugnero, e rimafe ere,


de dello Principato D. Ramo Borrel, V Conte di
Barzellona . Fu egli chiamato in ajuto contra gli
Mori da D. Alonfo Re di Caftiglia; fece col crudeliffima ftragge di nimici, e vittoriofo ritornatofene
in Barzeltona, viffe 17 anni, e morto nel 1 o 17, ere
de laci del Contado un fuo unico Figliuolo detto
D. Berenguello, V1 Cont.
-

D. Berenguello fu poco eperto nella militar di.


fciplina,onde gli Mori buona parte gli levarono del
la Provincia di Tarragona. Ingener egli 3 figli: il
primo chiamato D. Ramon Berenguer fovranoma

to il Veto ; il fcondo D.Guglielmo Berenguel, el


terzo D.Sanio .

D, Ramon Berenguer VII Conte di Barzelona,


Principedi fommo valore, non fol ricuper ci che
l Padre perduto aveva, ma di pi vinfe in batta.
glia campale dodici Re Mori quali fece fuoi tributa
ri. Ebbe cotui due Mogli, colla prima fece due figli:
D.Pietro Ramon, e D. Berenguer Ramon; e colla fe

conda un folo nomato D.Ramon Berenguer. Il pri


no avvelenato fi fu dalla Madregna , onde rimafe al

fecondo la ucceione nello Principato.


xt::

149

: D Berenguer Ramon fecondogenito del glorio


fo efpugnator de Mori D. Ramon Berenguer :
Conte VIII di Barzellona, perfetto ei fi fu in ogni

gnere di cienze, ebbe unanimo nobilistimo, e fu


molto accorto nelle cofe di guerra. Fu amatore del
la cattolica Religione, e diedefi avveder magnanimo
in tutte le fue operazi oni . Si era di volto allegro

e bello, e per invidia ne fu dal Fratello ammazzato,


non enza rifentimento dei fuoi Vaffalli. Erede del
Contado rimafe D. Ramon Berenguer figlio dello
uccio Signore, e fi fu il nono Conte di Barzellona
Egli fi ree celebre per le virt morali , per le Scien:
ze, e pe'l valore: Ebbe per moglie D.Dolfa figlia di
D. Gilberto Conte della Provenza, e di Milano,dal

la quale nebbe duoi figli: D.Ramon Berenguer che


fi fu il Conte X di Barzellona,e D.Berenguer Conte
della Provenza; c una Figlia cafata con D. Alono
Re di Toledo

D.Ramon Berenguer fu Signorvalorofo,e fapien


te, racquit per forza di armi la Citt di Almeria, e
rch un ctinovo albergo ella fi era di Mori, man

dolla ei atterra dai fondamenti ; racquist la Citt


di Lerida, e fcacci gli Mori dal Regno di Aragona,
e dallo Principato di Barzellona . Edific egli 3oo

Tempi acri,e gli dot di molte rendite. Nebbe per


moglie Donna Petronilla figlia unica del Re di Ara
gona P.Ramiro il Monaco, con alcune condizioni:

una delle qali fi era di non doverfi chiamare Re di


Aragona, ma Principe, e laltra di ufar nelle armi la
imprea di Aragona , che fi una Croce bianca in

campo azurro, il quale poi ripieno fi fu di 4 teste di


* .

K 3

Re

, r5o . .

Re Mori, per fegno dellacquistofatto llanziet


to Conte, di Tortofa, Fraga,Michenefa, e Miravete,
con aver ammazzati gli 4 loro Re. Con queta Si
gnora nebbe costui duoi figli, e due figlie: D.Alon
fo, e D. Sancio, Donna Dolfa, e unaltra. D. Alonfo
fu Re di Aragona, e Conte di Barzellona; D,Sancio
Conte di Roffeglion, e Zerdagna; Donna Dolfa ca
fata fi fu col Re di Portogallo, e laltra col Conte di
Urgel D.Armingol.
D.Alonfo, dopo la morte del Padre, fu chiamat
Re di Aragona, e queti fi fu nommen valorofo che
Critiano. Fabbricar ei fece le Citt di Tervel, e di
*

Raffeglion, quali un col Contado di Pagliares. Nel-

le guerre che fece col Re di Castiglia rimafe fempre


vincitore . Fond lo infigne Monistro di Pobletto,
e altri del mio ftituto : lo primo fotto il titolo del
Ja Vergine annunziata; lo 2 dedicato agli SS.Appo
stoli Pietro, e Paolo ; lo 4 a S.Bafilio ; lo quinto a

Santa Macrina; el 6 a S. Gregorio Nazianzeno. Ebbe per moglie Donna Sancia figlia dellImperador di
Catiglia, colla quale ingener egli 3 figlj: D.Pietro

che fu il primo; D, Alonfo che fu Conte della Pro


venza, e D.Ferrante, monaco prima in Pobletto, e

poi Abate di Montaragone, Storico, e Poeta celebre:

e altrettante figlie: Donna Cotanza cafata col Re di


Ungheria, e poi ricafata collImperador Romano ;
Donna Leonora in matrimonio congionta col Con
te di Tolofa ; e Donna Sancia maritata col Figlio del
medefimo Conte .

D.Pietro, che fi fu il 2 Re di Aragona; cominci a

governar lo Reame, dopo la morte del Padre, fi


-

fil

|-

15 t

fu il primo Re Aragonefe ; e 1 Contado di Barzel


!

lona. Fu egli un Re affai potente, e tra le moltifli


me vittorie, le quali ottenne, la pi fegnalata fi fu

:
(4

quella contra gli Mori in Andaluffia vicino alla Cit


t di Ubeda, dopo la quale andoffene toto a Roma,
dove da Papa Innocenzo III fu coronato Re con
una Corona di pane azimo, e dal medefimo concedu

to gli fu privilegio che tutti gli fuoi fucceffori di

fcendenti effer poteffero in Saragofa per mano dell


Arcivecovo di Tarragona coronati . Rinunzi
queto Real Pontefice in benifizio della Chiefa,le ra
gioni tutte le quali aveva fovra tutti i Benifizi Chie

fatici del fuo Regno, e perci quello gli concedette


che gli fuoi difcendenti portaffer davanti al Papa la
Bandiera della Chiefa colle armi di Aragona , e che
tutte le Bolle , le quali fi avevano da fpedire nella
Corte Romana, efferne doveffero guernite colle cor
de di colr rofio, e giallo, che fono gli colori delle
anzidette armi . Ebbe per moglie laccennato Re
Donna Maria figlia di D. Guglieno di Mompelier, e
nipote dello Imperador di Cotantinopoli, colla qua
le ingener in una notte D. Giacomo, che fi fu il 3
Re di Aragona .
Nacque D. Giacomo nel i 196, e avendolo manda
to la Madre, toto chel partor, al Tempio di Maria
Vergine, nello arrivo che fece improviamente col,
intonar fi fent l 7e Deum laudamus, e ufcendo da

quello, ed entrando in unaltra Chiefa, fentiffi dagli


Sacerdoti cominciar il Cantico di Zaccaria. Volen

do il Re ponergli il nome, comand la Regna, che

fi accendeffero dodici fac egu ali, e che in ognuna di


4

quel

15 z

quelle fcritto vi foffeil nome di uno dei 12 Appo


ftoli di Crito S. N., e che quella, la quale ultima fi
foffe a confumarfi, ne daffe il nome al Fanciullo. Ri
mafe quella di S.Giacomo, onde Giacomo fi chiam

il Figliuolo. Queto Re detto fi fu il Conquitatore,


e ragionevolmente: perocch racquit il Regno di
Majorca, di Valenza, e di Murzia, e in 3o battaglie,

quali ebbe con Mori, fempre rimafe vincitore. Si fu


egli di belliffimo apetto, e affai zelante della gloria
del vero Dio . Edificar fece pe l fuo culto fovrano

due mila Chiefe. In tempo che cotui Principe fi


era, n ancor fucceduto al Reame di fuo Padre D.

Pietro chiamato il Cattolico;in Valenza ne and per


affari graviffimi. Ardentemente innamoroffi col
di una bellifima Signora Valenziana Donna Terefa
chiamata Gil devidaura . Entrolle furtivamente in

Camera una notte. Non volle acconfentir alle fue

voglie colei, fe prima nella prefenza di due tetimo

nj nolla giuraffeper ligittima fpofa,come toto ne fe


gu. Godettelafi cotui molto tempo , e nebbe due
figli: D.Pietro, e D.Giacomo. Richiamato ei fi fu
ai Regni paterni, e cotretto da quei Baroni a pren
der moglie, fdimentico della giurata fede data alla
nobiliffima Terefa ; Donna Violante fi prefe di Ca

ftiglia, con cui ebbe D.Pietro, che poi fu Re di Ara


gona, per antonomafia detto il Grande; e D. Giaco:
mo. Rientiffi Gildevidaura, e accompagnata dagli
fuoi Parenti, ricoro ne fece al fommo Pontefice, da

cui dichiarata ella ne fu ligittima fpofa del Re. Ri


tiroffi cotei dentro uno Monitro in Valenza, dove
tutta dedita alla contemplazione delle Divine gran
dezze,

--|-

153

dezze; quantunque fovente vifitata dal Re fuo ma


rito, cmodore di fantit, compigli giorni uoi in
afprezze, e mortificazioni e cambi i Regni terreni
coi celeti. Venuto a morte il Re, nel Tetamento
che fece in Mompeliere, nella preenza di molti Pre
Hati, Nobili, Soldati, e altri, chiam uoi figlj ligitti
mi D.Pietro, e D.Giacomo, quali ebbe con Donna

Gil devidaura, che perci gli ftitu eredi, cio D.Pie


tro del Catello, e Villa di Ajerbe, del Catello, e
Villa di Luefia, del Catello, e Villa di Aguero ; e
delle Ville di Lifose Artano,e di Catiglion de Lieft,

e del Castello, e Villa di Bureto,e Baquen, e dei Ca


telli, e delle Ville di Azuer, Cavagnas,e Catabrays
ed Imbenema; e D. Giacomo del Catello, e Villa di
Zerica, e de Toro, del Catello, e Villa di Eslida, e

Becoain, e degli Catelli, e Ville de Suera, e di Fari


zara, e degli Catelli, e Ville da Paniis, e de Tava:
rello, ed inalmudaina. Queste Signorie in calo di

morte di D.Pietro, e di D. Giacomo enza ligittimi


Succeffori, volle che ricadute foffono alla Corona ;
|f:

e morendo glinfanti D.Pietro, e D.Giacomo, nge


nerati con .Violante di Catiglia, enza ligittima
ucceione, a cotoro nei Regni,e Signorie della Co

rona Aragonee chiam, e futitu gli anzidetti fuoi


figli, e di D.Terefa Gildevidaura; avendoli preferiti

alle figlie femmine ingenerate con D. Violante Cati.


gliana. Le formali parole del Teftamento fatto agl;
#

6 di Agosto del 1272, legger fi postono in un vo!

gm origine, poterioritate , & cum primariis Or.

lumetto in 4 di Gapare Scioppio de Aragoni Re


4is Chritiani familiis conanguinitat : tampato in
Napoli 1627 da Ottavio Beltrano

\\

154

Ottenute chebbono glinfanti D.Giacomo, e D.


Pietrole loro fignorie di Zerica, e di Ajerbe, fecon
do lufo dei fignori grandi, denominati ne furono
dalle fignorie : il primo chiamandofi D. Giacomo di
Zerica, el fecondo D. Pietro de Ajerbe, ufando a
menduni le armi regali di Aragon dei 4 pali ver
migli in campo di oro, bench cingefler poi lo cu
do di una lunga, e larga fafcia di colore azurro, che
di grado in grado viene ripartita di alcune piccole
armette , le quali tutte anno il campo azurro con
fafcetta di argento nel mezo . Infgne della famiglia
Vidaura delle pi nobili, e antiche di Valenza .
Raccordomi di aver vedute nellArcivecovado di
Napoli, tra le altre ricche Cortine di broccato, e di
velluto, due, le quali fan chiaro egno delle magni
ficenze dei Perfonaggi di queta Famiglia, dei qua
li favellarne debbo. Lafciam per D. Giacomo, e
facciam fola menzione dei difcendenti di D. Pietro.

D. Pietro, chel cognome dalla Signoria di Ajer

be ne prefe; fu fovramodo

acconto tenuto dal Re

D. Pietro fuo fratello, In Aragona fu eletto Capo ,


della Unione, cos chiamata pe i grandi privilegj che
teneva ; combatt valorofamente contra i Franzefi

nel paffaggio che Filippo Re di Francia ne fece con

tra il Re D.Pietro; e condufein Napolifua nipo


te Violante, moglie del Re Roberto. Ebbe queto
Infante per moglie D.Aldonfa de Cervera, la quale
per dote gli diede alcuni Castelli, e Ville in Cata
logna . Collanzidetta ingener egli due figlj: D.
Pietro, e D.Giacomo , e morta effendogli D.Aldonfa, pas in Napoli alle feconde nozze con Filippa
-

Ac

Accorciamura figlia del Conte di Celano, colla qua


le non ebbe figlj.
|
D.Pietro figlio del fuddetto Infante, primogeni
to,cafoffi primamente con Donna Maria de Luna ,
la quale per la fua minor et ripudiando, in matri
monio fi un con Donna Violante Lafcara figlia di
Guglielmo Conte di Ventimiglia, e dIrene, nata
da Teodoro Lafcaro Imperador di Cotantinopoli,
colla quale due figlie ne procre : Donna Cotanza,
e D.Maria. Fattoli pofcia di l appoco tempo, col
auttorit ovrana della Santa Romana Chiefa , fra

effil divorzio, per effer ancor viva Donna Maria de


Luna fua primiera moglie, fece anche dichiarar li
gittime le figliuole generate colla feconda Moglie,
delle quali cas Donna Maria con D.Pietro Cornel,
morta Donna Cotanza.

D.Giacomo fecondogenito dellInfante D.Pietro


eredit i Caftelli , e le Ville della Madre in Catalo

gna , e nella fua giovanezza mor, lafciato di fe un

fol figliuolo D. Michele nomato, fatto colla Moglie,


Signora di Cafa Moncada .
*
D.Michele uccedette alle Terre, e Castelle di Ca

talogna, e a quelle della Baronia di Ajerbe, laciate

gli dal Padre, chiamandofi il Signore di Paternoi :


ma morto D.Pietro di Ajerbe fuo zio, e pretenden.
do uccedere a quella Signoria, ecluo ne fu dal re

di Aragona, per cagion di effere gi detta signo.


ria devoluta alla Regia Camera, peraver effo D. Pie
tr Signor di Ajerbe nella guerra avuta tra efo Re
coll'Infante D.Ferdinando fuo fratello per la union

del Regno, aderito alle parti di D.Ferdinando, coi


qua

156

quale rappacificatofi pofcia il Re, gli don anche la


Signoria di Ajerbe, che fu poi da cotui venduta,
col Regio confentimento, a D. Pietro Giordano de
Urrias. Rimafo D. Michele privo della fignoria di
Ajerbe, compr nella medefima molti poderi, e pof,
fedette molte robe del Padre, poffedute poi dai fuoi

poteri, i quali furono ivi fempre riputati daffai,


come rampolli del tronco regal di Aragona. Nebbe
i Catelli, e le Ville di Lifo, Brancavilla, Valderaf.
fal, e Paternoi. Gener D.Michele con Donna Ma

ria Sancia, quale prefe per moglie; un figlio noma:


to D.Garfia, e una figlia Violante chiamata, mari
tata col Majorafco della Cafa di Pomar .
D.Garfia, dopo la morte del Padre, nebbe per

moglie Marchefia Martini de Bineis, colla quale un


figlio ei fece chiamato D.Sancio, fignor di Paternoi,
che fi cas pocia colla figlia di D. Pietro Giordano
de Urrias,che ne aveva comprata la Signoria di Ajer
be; detta Donna Maria de Urrias.
D. Sancio con Donna Maria de Urrias ingener

tre figlj: D.Garfia che fi fece Sacerdote, e in Roma


vi mor; D.Giovanne che fi fu erede del Padre; e
D.Sancio. Ebbe fimigliantemente cotui D. Vio

lante, che fanciulletta andoffene al Paradifo.


D.Giovanne, morto che fi fu fuo Padre; andov
vi alla guerra di Olniedo in Catiglia, collinfante

D. Errico di Aragona, fratello di Alfonfo primo Re

di Napoli ; ma perch colui moriffene col, fe ne ri


torn D.Giovanne : laciata notabil memoria del fuo

nome gloriofo per le opere egnalate quivi di mo

trate ; e fi accas con Donna Leonora della


|-

eria

15

lera Signora nobiliima , come figlia di D.Pietro,


Maetro Razionle del Re di Napoli Alfonfo I,e ni

pote di D.Ferdinando, Teorier generale di Ferdi


nando Re di Aragona, Padre dello fteffo Alfonfo I.
Con questa moglie ebbe D. Giovanne fei figlj, e fei
figlie : D.Giovanni morto in et tenera ; Sancio
cadulto vi mor ; D.Pietro che fi fu erede del padre,
e nebbe per moglie Donna lfabella de Gotton ; un
altro D.Giovanni che morivvi in Napoli nella cafa
dello Zio; amenduni gli altri chiamati Filippi, bam
bini morirono, Delle femmine Donna Maria mor
figliuola, Donna Violante fi poe nella Religione di
Zizena dellOrdine della milizia di S.Giovanni ; D.
Giovanna fi accas con Roderico di Alcarraz Cava
liere allevato in cafa di Ferdinando Re Cattolico ;

Donna Eleonora, e Donna Maria, le quali moriron


vergini, e Donna Caterina, la quale fu prima cafata
con D.Giovanni Diaz Signore di Ecoron , e dopo
la di lui morte,con unaltro,

|-

|-

Mor finalmente D. Giovanne, e D. Sancio fuo


fratello pas col Re Alfonfo alla imprea del Regno
di Napoli , come parente di quello, e fedeliflimo
vaffallo, fervendolo di gran Cameriere delle armi,
onde per averfidimotrato fempre fedele in qualfivo

lia occaione, cos di propera, come di avverfa


ortuna, ebbe in dono dal Re Ferdinando figlio del
Re Alfonfo, al qual Ferdinando anche ferv con in
corotta fede,e valore, la Fortezza di Simari , Terra
nella ulteriore Calabria, dove fond egli e dot uno
Monitro dellOrdine di S.Domenico, fotto il tito

lo di S.Caterina. Il Recas D.Sancio con Donna


Dia

158 -

Diana, da altri detta Donna Bianca Sanz Signora


principalifima di Spagna, la cui Sorella, D.Giovan.
na nomata, ebbe in marito D. Giovanni Caraffa

primo Conte di Policatro. Con quella ingener D.


Sancio molti figlj: D.Ferrante, D. Alfonfo, D. San
cio che Vecovo fi fu di Termoli; D. Camillo, D.Mi- -

chele,e D.Mario.Donna Maria, che fu cafata col glo


riofo Capitano Duca di Termoli, e Conte di Cam

pobaffo D. Andrea di Capua, ed effendo Signora di


vita divota, daffai benefic in Napoli lo Spedale de
gli Incurabili : dove fi veggon erette dalla medefi
ma le memorie del Marito, e del Figlio nello Altar

maggiore della Chiefa di Santamaria del Popolo :


Maria Ayerba, malier fan proba ,
Erefiis Viro, G Filio monumentis,

Inter utrumque mdiam hoc humili

*
*

Saxo fe condi jaffit , anno falutis

MDXXXII.

. . .

e le tatue, he queti conjugi rappreentano , ufci


rono dal famofo fcalpello di Giovan di Nola..e Don

na Diana, la quale fu maritata con D, Ettore Pappa


coda Signor della Citt di Larino.

Venendo a morte D. Sanci, laci in Fideicom

miffo lanzidettaTerra di Simari agli fuoi dicenden


ti machi folamente: affattoefclue le femmine. Acca

fofii D. Ferrante primogenito di D. Sancio, con D.


Laura Sifcara figlia di D. Paolo Conte di Ajello, e di
D.Giulia Caraffa,ma n avendone avute fe non due
figlie : la una chiamata Donna Giovanna, maritata

prima con D.Onofrio Cantelmo Dca di Popoli, e


poi con D. Pirrantonio Cripano ; e laltra Donna
-

|-

Vit

159

Vittoria nomata, con D. Geronimo Colonna Signo:


re Romano prima, e pofcia con D.Carlo Mormile;
morto che fi fu eglil D. Ferrante in virt del Fidei

commiffo fatto dal Padre, credit Simari D.Alfonfo


fuo fratello fecondogenito, che ferv fedele e valoro
fiffimamente in pace,e in guerra nommeno al Re Al
fono II , che al Re Eerdinando ll di lui figlio, e al
Re Federigo zio del ll Ferdinando : e per la fellonia
di Antonello Ruffo Signor di Brancaleone, e di Pa
lizzi in Calabria, effendo devolute quete Terre al
|
Fifco, ritornato cotui alla Regale ubbidienza per le.
intercefion di D. Giovanni Cardinal di Aragona

fratello del Re Federigo, preg lo tefo Regnante a


concedergli il perdono, e ad inveftirlo delle medefi
me Terre, e fi offer di dare ad uno acconto di effo

Re lunica fua figliuola D,Girolama con le Terre in


dote, e colla giunta di pi migliaja di ducati. Al che
acconfent il Sovrano; e non ifdimentico della fedel
t, e del valore di D.Alfonfo, a coflui di D. Girola

ma in moglie colla offerta dote ; ma che Antonello


mentre aveffe vifiuto , le rendite goduto avefefi di
dette Terre . Ma dipoi ribellatofi di bel nuovo An
tonello, avendo aderito a i Franzefi ; queti vinti, e
fcacciati dal Gran Capitano col valore anche di D.
Alfonfo, ebbe cotui affolutamente le gi dette Ter
re, ancor vivente il focero Antonello. Ad iftanza
dello fteffo Alfono fu poi laccennato Fideicom
miffo raffermato da Ferdinando Re cattolico: che

nello Privilegio dichiara i meriti, e fervigj della cafa


di Ajerbe, e auttorevolmente aflerice effer ella ori

ginata dalla Regal Famiglia di Aragona. EcconeIlgli

1 6

rifcontri del Diploma fpedito ai 3o di Giugno del


15o4, da Villamedina del Campo, e pubblicato dal
lo Scoppio nella facc. 17 del fuo erudito libricino:De
Aragonie Regum origine, &c. Enim ver in Vea

politano Regno inter cteros., qui partes nofiras fub


utraque fortuna fuerunt festati, non praterit nos ,

quanta fidei confiantia, dipendio, & labore, at de


mum incommutabili voluntate vos Magnificus, &

dileffas noster Alphonfus de Ayerbe duffas fervore


fanguinis Aragonenis, ex quo originem trahitis pro
nobis, fervitioque motro acriter, & firena milita
veritis, &c. Ne ottenne poi l medefimo D. Alfono

dallImperador Carlo V il titolo di Cte fulla Terra


di Simari, nel qual Contado incorporate fi furono
le anzidette Terre di Brancaleone, e di Palizzi, con

ampiffimo Privilegio fatto in Barcellona ai 2o di


Agoto del 1519, rapportato da Gapare Scioppio
nelle facc, 17, e 18 dellaccennato fuo Volumetto,
in cui tralle altre le feguenti parole fi leggono, cujas

(cio dell'anzidetto Alfono) progenitores antiquif

Fma fiirpe Aragonum Regam initium babue


'
runt , &c.nfo prim
o Conte di Simari procre con
D. Alfo
detta Donna Girolama Ruffa fa

D.Giovanne, D.Pietro, e D. Sancio marito di Zeno


bia Dentice.e

\ :

D.Michel II Conte di Simari diede nella Guerra

di Provenza avvenuta negli anni del Signore 1536,

38 , faggio del fuo fommo valore,

e f tato non

foffe dalla morte prevenuto,sza dubbio avrebbe e t

tenuti gli ultimi e fupremi onori della milizia. Neb


be

16 .
|
|

);

be 3 Mogli, la prima Donna Camilla Spinella figlia


di D.Carlo Conte di Seminara, e di Donna Eufemia

Sifcara; la feconda Donna Giulia Sifcara figlia di D.


Antonio Conte di Ajello, e di Donna Ippolita To
ralda forella del Marchefe di Polignano. E la terza
, Donna Marina Borgia di Aragona figlia di D.Goffre
do Borgia Principe di Squillace, e gran Protonota
jo del Regno, e di Donna Sancia di Aragona figlia
del Re Alfonfo . Mi cade qu in acconcio di raccor
dare che lo fteffo D. Goffredo Borgia fu figlio di D.
Roderico, e pronipote di D.Afonfo Borgia altres,
ambo Configlieri fecreti di Alfono I Re di Arago
na, i quali fatti uomini di Chiefa, furon poi Sommi
Pontefici, co i nomi D. Roderico di Aleffandro VI,

e D. Alfonfo di Califto III. Gener D. Michele colla

},

}}
1
t|

ultima, D. Alfonfo, D.Ferdinando Capitan di Ca

z valli morto nella Guerra di Otia ; D. Franceco an


0

chegli Capitan di Cavalli, e D.Cefare, che colla me


defima Carica nella Guerra entrovenne di Civitella
del Tronto . Colla prima moglie gener Donna Gi
rolama cafata con D. Giambattifta Caraffa Conte di

Montecalvo; e colla feconda Donna Ippolita, detta

poi fuor Liabetta monaca nel Moniffro di Santa


|

maria del Ges di Napoli.


D. Alfonfo fu il terzo Conte di Simari, e dapoi
che ferv alla Maet Cattolica del Re Filippo II nel

Regno di Napoli, e fuori con vari Carichi onorati di

Guerra, e govern la Calabria col titolo di Capitano

a Guerra, e di Governador delle armi ; fu dalla fief.

Maet decorato col titolo di Marchefe della Grotte


ria, fecondo lo
fpedito ai 2o di Aprile del

Privile

1583,

I 62

1583 , in Madrid , riferito dallanzidetto Scioppio


nelle facc. del fuo Opucolo, 18, e 19, nello quale
dice pezialmente il Gran Regnante : merit quidem
cum tui generis claritatem , & nobilitatem, utpot

Sereniffimorum 'Regum Aragoniae, fatis cognitam


habeamas , &c. Ebbe per moglie coflui Donna Dia
nora di Guevara Sorella di D.Carlo Conte di Poten-

za, gran Sinicalco del Regno, e Vicer di Napoli ;


colla quale ingener D. Michele, D. ndico, D. Pietro, e Donna lppolita, mglie prima di D. Andrea
Staiti di Famiglia nobilifima Meffinefe, e poi di D,

Franceco di Spes Signor di Bovino, figlio di D,


Troilo Signor di Bovino Capitan di Gente di Ar.
mi, e Montiere maggiore del Regno di Napoli.
D. Michele mor nel tempo c ancor vivente fi era
il Padre. D. Indico fi fu il II Marchefe della Grotte
ria, e marito di Donnalfabella Conclubetta di Are

na, figlia di D.Gianfranceco Marchefe di Arena,e di


Donna Beatrice Branciforte, colla quale non fece fi:
gliuoli, onde gli fuccedette D. Pietro fuo fratello,
che fu il III Marchefe della Grotteria , cafato con

D. Giovanna Joppola di chiariffima famiglia Mef.


finefe, con cui gener D. Vincenzo, D. Franceco,
D. Gapare, Donna Dianora moglie di D. Mario di
Ajerbe di Aragona ; Donna Franceca moglie prima
di D. Giacomo Giffone Marchefe di Cinquefrondi, e
poi di D. Franceco Pecara Duca della Saracena ; e
Suor Veneranda monaca nel Monistro del Ges di
Napoli.

D. Vincenzo, e D.Franceco fi furono lun dopo


laltro Marchefi della Grotteria, per effer morti fen
Z3

|
|

63

za figli, come quei che giamai furon cafati; gli fuc

cedette D.Gapare loro fratello, che fa il festo Mar


chefe della Grotteria, el primo Principe di Caffano,
che eredit la moglie, Cavaliere dellAbito di Mon
tefia, al quale non potendo effer ammefli fe non che

quei del fangue di Aragona, fuvi D. Gapare ammef


fo come dicendente da quella Caa Regale . Cava
liere cotui adorno fi fu di molte fcienze, e di belle

Lettere , come attetan" tante fue digniffime Opere

pubblicate piene di erudizioni celtiime , e di dot


trine profonde. Prefe per moglie Donna Girolama
dei Curti figlia di D.Camillo Reggente di Cancella
ria, Configliere di Stato nel Regno di Napoli , Pre
fidente del S.R.C. di Santa Chiara, e Viceprotono
tajo; e di Donna Caterina Caraffa figlia del Conte
di Policatro , dalla quale ricevette una grofa dote
colla Terra dell Olevano nello Principato citeriore.
Donna Girolama fi fu di unanimo grande, cui ac
coppiovvi un corpo di rara bellezza, e nel corfo del
le grazie ammaraviglia correva. Con coftei procre
egli D. Pietro Marchefe della Grotteria, morto in vi
ta del Padre; D.Filiberto, D.Carlo, D. Joffr, Don
na Caterina data per ifpofa a D.Giacomo di Aquino
Principe di Crucoli, e Donna Giovanna, mogliere
primamente di D. Franceco di Ajerbe di Aragona, e
poi del Principe di Cafal maggiore, e di Catel Ma
rino di Caa Brancia.

D.Filiberto fi fu il II Principe di Caffano, e an


che Duca dellantica Citt di Aleffano, e fuo Stato ;

Signore di Acquarica, e altri Feudi : per lo matri


monio da lui fatto con D. Laura Guarina Ducheffa di
L

Alef

164

Aleffano, Signora di Acquariea, ed erede di D. Emi


lio fuo Padre, il quale non ebbe machi da D. Maria
Palladina Marchefana di Campi fua moglie. Lazi
detta Dama giovane fi fu , in cui con una piuttoto
angelica cumana bellezza, fparfe quelle grazie tutte
fi rinveniano , le quali n Donna di alta tima fi am
mirano. Laccennata Signoria di Acquarica fu poffe
duta dai Guarini per lo pazio di 4oo anni, e pi,co

me ne attefta la lapida, la quale fi vede in Sancefria


Cafale vicino a Lecce. A costoro ella data, fi fu fin
dal i 192 da Rogiero Normanno infieme col Cafale
di Soreno . D.Filiberto nommen valorofo fi era che

virtuofo. Piena aveva egli la mente di ameniffime

cognizioni, per la lettura di vari Libri, dei quali al


tri lodava per lo ritrovamento, altri per la eloquen
za, altri per la dottrina, e altri per la fceltezza, e ab
bondanza delle erudizioni. Nel tempo della giova
nezza ferv con fommo valore alla Maest Cattolica

con una Compagnia di Fanti Spagnuoli . Lungo


tempo fti a non generar figli, ma quindi, per inter
ceffion della Vergine , Leuche , e dello
gloriofo Santo Franceco di Affifi, procre D. Gio
feppantonio. Singolare fi fu D. Filiberto anche per

le opere di piet: avendo a propie pee fatto innal


zar, pochi paffi diftante dalla Chiefa di Leuche,uno
fmifurato Arco, in fembianza di fortezza, che prefi
diato da Milizie, e di Artigliaria munito, baftevole
fi attener lontani gli continui sbarchi, che fanno
in quella Spiaggia gli barbari Pirati.
D.Giofeppantonio III Principe di Caffano, e Du

ca di Alefano, fu Capitano di Fanteria Spagnuola


di

T6

i Ramos,Carica folita allor acconferirfi agli .


li dei Grandi di Spagna; e in varie occorrenze il uo
valore, e la fua fedelt dimotr in fervigio di fua
Maeft. Perch unico egli fi fu, laci lo effercizio
militare , e fi cas con D, Caterina Trivufia Sforza

delle famiglie maggiori e pi nobili di Milano, ulti


ma di s copicua profapia, per la morte del Principe
D.Antonio Trivulfio di lei fratello fenza figliuoli ;
per la cui morte D.Caterina,e per effa ilPrincipe fuo
figlio, chiamato al poffeffo e godimento dei Mag
giorati della Cafa Trivulfia in Milano. Lanzidetta

Signora colla chiarezza luminofa del fangue, viene


ftimata, e venerata dalle prime Dame, ca gara cor
rono per farle corona, a contemplazione degli attri
buti di belt, di dolcezza, di modetia, e di bont, ~
chellei veggonfiepilogati. Con coftei ebbe D. Gio
feppantonio cinque figlj, e cinque figlie . Dei machi
fi fu il primo D.Niccol Michele; il 2.D.Felice; il 3.
D.Ercole Michele, il 4. D. Filiberto, el quinto D.
Emilio. Delle femmine Donna Mariantonia, Donna
Sancia, Donna Girolama, Donna Oronzia, e Donna

Dianira . Emulando il figlio D. Giofeppantonio la


piet del defunto Padre D.Filiberto, fece ancor egli
nnalzar a fue fpefe nel 1694 unaltiflima Colonna
di marmo, fulla cui bafe colloc una tatua di bron

zo della Vergine fantifima di Leuca, fabbricata con


fommo artifizio in Venezia: effendo tata laltra Co

lna c itatua di pietra che rifedeva in effa,gettata a


terra,e rotta in pezzi da Barbari,ivi sbarcati da": lo
ro navi corfare,cpofte di molte caravelle Tunefine,
e Tripoline.Si fu inoltre al medefimo D. Giofeppan
-

L '3

tonio

166

tonio fredito privilegio a favor della fua Caa per


goder della efenzione del pagamento del igillo, e al
tri diritti, come difcendente di ftirpe, e fangue Re
gale, del tenor feguente: In cauf interpoitionis De

creti petiti per Illufirem Domin DJoeph Ayerbo de


Aragonia Principem Caflani, & Ducem Alexani, ut
in afiis, &c. Die 2. Menfis Februarii 1688 Weapo
li,Grcfaffa relatione faa Excellenti in Regio Col
lateral: Conflio per Illufirem Ducem Paret Regen
tem D. Francicum Moles Regium Collateralis Con

filiariam, & Commiariam fuper contentis in Caua


prdiffa : Illuftriffimus, & Excellentifimas Domi
nus Prorex, Locumtenens, Capitaneus Generalis

providet, decernit, atque mandat, quod prafatus ll.


lufiris Dominus D. Joeph Ayerbo de Aragonia Dax

Alexani, & Princeps Cajani, ejuque Decendentes


nati , nafcituri privilegiis gaudeant omnibus, G

prrogativis, quibus gavif funt , c gaudent in hoc


Regno cateri defcendentes ex Regia Stirpe, boc
faam, &c. Moles Regens. Miraballus Regens. Jacca
Regens-Joeph Anafiafas Regius a mandatis ferib,

ec. Spestabilis Regens Carillo , Illufiris Marchio Cripani , & Spestabilis Regens Provenfalis
non interfuerunt, &c.

. Il Primogenito del fovralodato D. Giofeppanto


nio fi D.Niccol Michele cafato con Donna Ippo
lita Montalto degli Duchi di Frangetto; IV Princi
pe di Caffano in Terra di Bari;e Duca di Alefano,e

fuo Stato in Provincia di Lecce. Dimostrfimpre


costui una fomma venerazione allAgostiffima Ca

f di Auftria;ed effendo egli stato non fol dichiarato


*

-dal

|-

167

dalla felice memoria di Carlo II Capitano di una no


bile Compagnia di uomini di armin queto Regno
di Napoli, ma Comandante ancora fovra tutte le

Marine di quella Cota:Uffizi raffermatigli pocia da


tutti gli Vicer fino allo prefente d; fi fegnal , col
fuo fommo valore, e artifizio militare , nel fervigio

Regale. Con indefeffa fatica,dipendio,e attenzione,


tenne fempre lontani da quelle Spiagge gli Nimici
del Critiano Norne. Nel 17o9 ai 3o di Luglio,men
tre una Nave Tripolina corfara era per forprender
un Pettacchio Ragufeo, che fi era rifugiato ivi,sbar
cati quei Barbari atterra, toto fi furono con violen

za refpinti , e al rimbarco aftretti , datifi in una pre


cipitofa fuga, per opera di D. Niccol Michele , che
vi prefedeva in quel Luogo. Degli nimici go ne ri
mifer morti, e degli fuoi Vaffalli un fol morto,e due
feriti. Alcune tete di Barbari Pirati pote fi veggo
no nel maetrevole Arco, dal defunto Principe in
nalzato D.Filiberto, Avo dignifimo dello Principe
odierno D. Niccol , in poca ditanza della Chiefa di
Leuca; e le armi prefe nella zuffa ferbanfi per glorio
fo trionfo del di lui valore, nella fua celebre Arme -

ria. Immitando eglil Signor Principe, gli fuoi Pro genitori nelle opere di Critiana piet,quelle avanz
le quali fi furon da cotoro praticate inverfo la Ma
dre di Dio:perocch avendo confiderata con rificffio
ne matura la troppa angutia di quel facro Tempio,
| ove cotidianamente gli divoti da tutte le parti del
Monda ne corrono, per venerare quella miracoloff
fima Immagine , ftim conveniente di doverlo am

piare, come fece, ridottolo in figura moderna, e ca


-

pace

168

pace di pi migliaia di perfone; collavervi nei due


paziofi lati della nave molti altari nnalzati: quei
duo particolarmente, dei quali lo uno dedicato fi fu
a S. Niccol di Bari, e lo altro a Santo Spiridione

greco Protettor di Corf : laddve ildi lui facro de


pofito incorrotto fi vede; per la cuinterceione cre
defi pietofamente efferne tata liberata quella Piazza
dallo affedio dei Turchi feguito nel 17 16. EgliI Si

gnor D. Niccol fece grandiffima riucita e nello ef.


fercizio della pada, e nelle umane lettere. Pel pieno
poffedimento delle Scienze mattematiche, con im

mortal grido del nome fuo chiaro fi refe nella opi


nione dei Letterati : veggendofi annoverato infra

gli Arcadi di Roma, infra gli Socii Regali di Lon


dra; affifte con effemplar divozione alla venerazione
dei Sacramenti , alle funzioni facre, alla vifita delle
Chiefe, al culto Divino; fovviene i poveri nelle foro

neceit, ha una maniera maravigliofa nel maneg


giar con iftagionata prudenza le bifogne pi gravi
dei fuoi fudditi, gaftiga gli empi, per non veder op
prefa la innocenza , e col terror delle armi tiene gli
Nimici lontani. Il fuo favellare fincero, con fenti

mento libero, e reale; grave enza difprezzo, grazio


fo fenzaffettazione, e cotante fenzafprezza. Eil

Signor Principe duplici nomine claras, nemp est


majoram imaginibus, 9 propria virtute, ac ide pri
vatim pectandus , allo criver del mio Nazianzeno,
nella Orazione 18. Tiene costui, per puro diverti
mento, ad effempio degli fuoi nobilifimi Anzinati,
la dilettevoliffima caccia del Falcone.Sovente in Na

poli per la fua fviezza vien dichiarato arbitro delle


diffe
-

169
|-

differenze, le quali addivengono ai Cavalieri: effen

do egli unico realmente per torre le dicordie pi


avanzate, per eftinguere gli odi pi inteltinalise per

rappacificare gli animi pi fdegnati La Colonia Se


bezia ne fa conto fovragrande del fuo merito, e delle

fue virt, onde quel Vicecutode, Signor D.Biagio


Majoli de Avitabile , ,

' /

Cigno del bel Sebeto, anzi del Mondo, e .


AVovello Orfeo col fuo cantar foave ,
- . " :
-

cos cant allode del medefimo:

Or che mirate il Grande Ercole lfano, a


Chefenza Atlante il Ciel /oftener faole,
Patori, ognun dal cor la tema invole,
E adatti a dolce fuom la dotta mano.

Sia par alcun da preo, o da lontano,


Che gi non fia che tofo qu non vole,

E ciolga ancofonore al fuom parole

* -

Di lode aguale a lui di mano in mano.

Per Dorafcogitfi chomai rifuoni


La Sampogna dAgero allaure eftive.
AVon ha il Mondo maggiore, e mi perdoni.
AV laucia forte dardo, o calza proni,
*

AV pi bel nome in tronchi oggi fi ferive.


E degno che di lauro fi coroni . .

,!

D.Felice fecondogenito, Cavalier di Malta,dapoich


ferv alla ua Religione in molte contingenze, non
ol nelle guerre in Levante , dove la fortezza ei di
motr del fuo braccio,e la generofit del fuo cuore;
ma altrove ancora, per apprender meglio la militar

diciplina, ferv alla Spagna, dove fece tanto profitto


car

17o

carriv in pochi anni ad ottener il Posto di Mare.


fciallo. Nel 1715 egli fi fu il primo che ritrovar fi

fece nella Ifola di Malta per la chiamata di tutti gli


Cavalieri accagion del timore caveafi di effer dai

Turchi quella Iola affediata: ma fvanito il lofpetto ,


ritornoffene cotui ai fuoi mpieghi militari . Fu
mandato in Sicilia, dalla cui fpedizione ritornato a

Madrid, rifpedito fi fu da quella Corte ammiratrice


del fuo valore, e della ua arditezza nel combattere ;

col Signor General Marchefe di Lede, in Ceuta. Co

l D.Felice Comandante General delle Truppe Spa-,


gnuole fi era fubordinato al Lede. Gli riuc nella
prima battaglia data agli Mori nel d 16 di Decem
bre del 172o, di fpinger non folo,ma di cacciare gli
Nimici dal Luogo, dove fi eran costoro fortificati : .
riportandone con applauo univerfale una compiu
ta vittoria, illefo miracolofamente rirnafo il Cavalie

re in quellazzione da molti colpi di archibugiate ti


rategli da Mori. Nella feconda battaglia data allini
mico ai 2 i del medefimo mefe, che numerofo di 6o

m.Soldati orgoglioo indrizzavafi per farne fcempio


dei Spagnuoli; di nuove glorie avido D.Felice, pre
fentoffi al combattimento: prima per di accingerfi
al fanguinofo cimento ; prefago il cuor fuo di ci c
addivenir ne dovea;volle premunir fi dei Sacramenti
Chiefaftici: nella mattina appunto del d confgrato

alla fetivit dellAppostolo S. Tommafo, in cui ; fe


cdo lo stile da lui praticato fin dalla faneitillezza in
tutti gli Sabbati dellanno, digiunava in pane, ed ac
qua ad on or della Vergine Santiffima,di cui nera ol
tremodo divoto. Il comando ei ne prefe dello Effer
C1 tO

17 1

cito allui folo degli molti Generali che vi erano, ap

, poggiato dal ovrano omandante Matchele di Le


e; fi venne alla feconda battaglia caffai pi crude

le della prima fegu; e non curando egli di confagrar


la propia vita ; combatt con fomigliante bravura,
che trucidate molte migliaia dei nimici , e guada

gnatone il campo,la vittoria"ne ottne, ma funetata


dalla fua morte: perocch in faccia tiratogli da Mori

un colpo di palla gi focile, e paflatagli da canto a


canto la testa, precipit da cavallo. Voleva il gene
rolo Cavaliere rimontar a cavallo per continuar tut

to ferito, e di fangue coperto , la bellicofa azzione ;

ma perch mortale fi era la ferita, gli convenne ce


dere: tutto raffegnatofi al Divino volere. Spir egli
lAnima col nome di Ges in bocca tra le braccie del

Vecovo zelantiffimo di Ceuta, cunque fazio fi

appiangerne la perdita di s valorofo Eroe del Catto


lichefmo. Pianta fi fu la morte di D. Felice non fol

dal General Lede,e dagli altri Comandanti ubalter


ni, ma ancora dallEffercito tutto.

D. Ercole Michele incamminatofi per la strada


Chiefatica, effercit pi governi, e tra i Prelati del
la Corte Romana ei rifplende velut inter ignes La

na minores : correndo voce di lui che ne abbia pochi


|

egualin tenerezza di cofcienza,in fapienza,e in pru


denza. Nel governo dei fuoi provido egli oltremo
do fi motra. E cotui pieno di piriti s generofi , e
grandi che meriterebbe di effer annoverato infra gli
Eroi del noftro Secolo. Igualmente pronto egli fi
al gatigo dei rei, e allo premio dei buoni; n picco
la loda del nome fuo leffer da quelli nommeno che

172

da queti riverito,e amato. Ne occupa prefentemn=


te limportante governo di Civitavecchia,conferito

gli dal glorioamente Regnante fommo Pontefice


Innocenzo XIII ; e la copiza, e gelofa Carica di
Commeffario Generale fopra la falute per tutta la
Provincia del Patrimonio,e Spiaggia Romana: deg

gendofi per onor di D:Ercole confiderare che mai fi


miglianti Cariche fienfi date a un folo Prelato nel
medefimo tempo: pure le ha Monfignor di Aragona,
e portafi con fommo decoro, non enza tupore di

quella Corte, che ne ammira lampiezza della fua


mente ublime.

D. Filiberto cominci dalla fanciullezza a dare

chiari fegni di quello granduomo, cavanzandofi co


gli anni, divenir dovea:perocch n le fue operazio
ni : n la velocit di apprender le cofe, che gli erano
infegnate, punto fentivano di fanciullo. Ito egli alle

prime cuole, per lo acquito delle arti liberali, udifii


tofto celebrar il fuo nome. Alle fcienze impiegato ,

riuc egnalatiffimo nel fapere. Segu egli per qual


che tempo la ftza della Corte Romana,ma oggi rin

vienfi Religioo nella celebre Religione Domeni:


cana, dove colla innocenza della vita, a gran pasti

cammina nella trada della perfezzione Vangelica,col


nome di Vincenzo Maria. Vi effercita prefentemen
te la Carica di Lettore della fua Religione nello in

figne Collegio di S.Tommafo di Aquino in Napoli:


illutrando coi lumi maravigliofi dello alto ingegno
fuo e la Filoofia, e la Teologia dellAngelico Dot

tore. Egli con indulto particolare del Pontefice Otti


mo Maffimo Innocenzo XIII, il quale regna preen:
temlIl

173

temente ul Vaticano per la felicit dellUniverfo, e


regnan felicemente con effo le Virt tutte, la Giufti
zia, la Pace, la Piet, la Carit, e la Liberalit ; la
Erudizione, e la Letteratura; deputato fifu apportar
la Corona di oro alla Madonna di Leuche, mandatale

dal Capitolo i S. Pietro in Vaticano, per intercef


fione del Principe fuo fratello: impiego che folamen
to dar fi fuole ai Prelati di pi alto intendimento, e
merito. E di tal Coronazione forfe la funzione fi

ftamper,
D.Emilio anche fi Cavalier di Malta. Impiegato
egli allo tudio delle belle lettere, fece una grande
riucita ; con fomma lode del nome fuo abbracci le

Mufe, quali effercita con nuova felicit ; innammo


rato ei fi della Mufica; e foventemente divertefi
nella nobile caccia dei falconi .

Delle femmine fuvi Donna Mariantonia, la qua

le , avendo conchiufo matrimonio col Duca di Ter


moli di Cafa di Capua, prima difpofare, fe ne mor.
Donna Sancia data fi fu per moglie a D. Marino
Caracciolo Marchefe di Santeramo, Cavaliere di bel
li, e lodevoli cotumi,e di ottime lettere adorno.Con

cotui ella nebbe due figlj, e per lafflizzione della


morte del Machio, fe ne mor. La di lei figliuola D.

Vittoria nomata, le grazie innocenti del cui vifo, e


le incomparabili virt del cui animo, la dichiarano
mertevole di ogni offequio; cafoffi col Principe del

la Rocca Filomarino, chiariffimo epei plendori del


fangue, e per lornamento delle Scienze, e per la
candidezza dei cotumi. Egli unico fi della fua
Eccellentifima Cafa, e ne ottenne finora dallanzie
*

detta

174

detta Signorina il primogenito Mafchio, non fenza


fua interiore confolazione .

Donna Girolama , e Donna Dianira fi fono amen

due monache inel venerabile Monitro del Ges di

Napoli: la prima col nome di Suor Mariagnefa, e la


feconda di Suor Marianna di Aragona. Sdimentiche
col elle di lor medeime, tengon occupate le menti
in una continova ctemplazione dei Divini Miftrj ;

nel fior della giovanezza fpofate fi fono colla Mortificazione s elteriore , come interiore ; menano una

vita effemplariffima, pi angelica cumana, pi cele


fie che terrena; fpropiate fi fono dei propj voleri; an
no abbandonato l lo, e tengono abbracciato fola
mente lddio. Donna Oronzia nel fecolo , e Marian-

gelica nomata nella profeione vive con grande of


ervanza della fua Regola nel Monitro di S. Paolo
in Milano, otto la direzzione di due fue Zie, forelle
dellanzidetta fua Genitrice Caterina Trivulfia Du

cheffa di Aleffano. Le di lei aftinenze rigorofe fi fo


no, lorar fuo lungo, e fervorofo; le vigilie tentate,
ardente lamor chella porta al fuo Crocififfo Spofo.
Vive cotei nel Mondo fuori del Mondo, nella carne

fuori della carne; nella Terra fuori della Terra. Ani


mata ella ne fembra dallo Spirito Santo.

, ; ,

... Le narrate notizie olle io raccolte dallAmmirato,

dal Mazzella,dal Tornamira de Soto,dal Ferrari,e da


varie fcritture antiche dintera fede,oltre alle ricava

te dal citato Scioppio. Soggiungo per compimento


della debole mia ftica, che queta Regal Famiglia
effendo annoverata nel Sedile, o Piazza di Porto;go

de preentemente nel notro Regno di Napoli i le


*
v.

|-

gueiti

--

----

175

guenti titoli: di Duca della Citt, e dello Stato di


Aleffano,e daltre Baronie nella Provincia di Otran

to : di Principe di Caffano in quella di Bari: di Con


te di Simari, e di Marchefe della Grotteria nella Ca
labria . E non debbo intralafciare altres di notare,

che la Citt di Aleffano, e lo Stato, fu gi della Cafa


Gonzaga, ficome tuttavia fe ne veggono nella Citt
le arme, e i nomi di Ferdinando, e di Andrea, colla

Cafa dei quali, e coi Principi di Molfetta, quefla di


Aragona imparent fin da i Secoli trafandati; pe
rocch D. Antonicca del Balzo prefe in marito D.
Ferrante di Capua, che fu figlio di D. Maria Ajerbe
di Aragona, e di D. Andrea Duca di Termoli,e Con

te di Campobaffo (Capitan generale di S.Chiefa,


del Re Ferdinando il Cattolico, morto nel 15 i I al
lorch fu fpedito dal Papa, e dalla Chiefa per liberar
Bologna dalla tirannide dei Bentivogli,e di Lodovi
co Re di Francia.) da me fopraccennati;e con tal ma
trimonio pas alla famiglia di Capua il Contado di
Aleflano,che poi pas allaGonzaga per lo matrimo

nio fra D. lfabella di Capua figlia degli anzidetti D.


Ferrante, e D. Antonicca, e D. Ferdinando Gonza

ga Capitan Generale dellImperador Carlo V, qual


parentado fralle Cafe Aragonefe, e Gonzaga fi rin
nov anche per mezo della Cafa Trivulfia. Ma forfe
un giorno da penna eruditiflima ucir lalbero della
Famiglia Aragona , e la geneologia diftefa con mag
giore accortezza,e ditinzione, che non ho fatto Io
per la mancanza dei libri, e di tutte le altre incum
benze, di cui debbe lo Storico effer fornito.
I L

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