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COLLANA
DEGLI

ANTICHI STORICI GRECI


VOLGARIZZATI.

BIBLIOTECA STORICA

DIODORO SICULO
VOLGARIZZATA

DAL CAV. COMPAGNONI

TOMO SECONDO

MILANO
DALLA TIPOGRAFIA DI GIO. BATTISTA SONZOGNO

BIBLIOTECA STORICA
DI

L I B R O

TERZO,

dei due libri contiene l antiche U prese de' re egizj , e la storia favolosa degli Dei dell'Egitto , e quanto riguarda il Nilo , i h t t i e gli animali di quel paese, e la situazione di esso, e le leggi, e i giudizj degli abitanti : i' alw contiene le cose del' Asia, e ci che negli antichi tempi fecero gli Assirj, l ed in ispecie i natali e la elevazione di S e m i v i d e , e come fabbric Babilonia e molte altre citt , e guidd grande esercito contro gl' Indiani ; e tratta pure de: Caldei , e deU' osservare ch' essi f4cevano gli astri ; a dell' India, e degli Sciti , e delle Arnaazoni , e degli Ipei* borei; e quindi dell'Arabis , c delle mirabili cose sue ,

UNO

6
ed infine dell'isola trovata al mezzogiorno (I). Ora in questo, che segue , parleremo degli Etiopi , de' Libii , e' degli Atlantidi.

'Antichit degli Etiopi sopra gli altr uomini; e come


'
1 -

gli Egizj sono una c o h i a de' medesimi.

Gli Etiopi dicono d' essere stati i primi di tutti gli


nomini , e danno manifeste prove di questa asserzione. Imperocchh per consenso di Lutti essi sono indigeni del loro paese, e non venuti in esso da altra parte; e percid con ragione si &amano artoltmti. Che poi abitando Ia plaga di mezzogiorno sia credibile che fossero i primi ad essere generati alle vita, a tutti & chiaro per la ragione, che avendo il calor deI soie ivi prima che altrove asciugata la terra gi umida, e nella prima preparazione delle cose avendole data h virt di vivificare , trovasi consentanio al vero, che il luogo prossimo al sole sia sta& il primo ad avere prodotto le cose animate. Asseriscono encora , &e piesso loro fuvno inventate le
' (I) I tesLi correnti presentano questa ewmerazione disordinata e 1 ibancnite. 1 P~sceIimgioha iioonosciuto, che c o i poche variazioni ed a k u o t e si potrebbe mettere ordine al disrerso; e nota che it B&manr> aggiunse in ultimo t'isdicarione della Teprobana. Finisce poi dicendo, che a motti una tale opera parrebbe forse troppo caMa. IOnon ho temuto questo dudizio. Ho temnto piuttosto, che mi si facesse il rimpiovcro di disrimuare l'ingiuria fartn 4 testo ; o p= dir medio a Dlodoro: quasi fesse stato uomo sme~~or~ti(6im0.

7, pompe de' mcrifirj, e le solenni &unatue , e t t i gli altri d , c i quali ut i o i mortali onorano il Nume; quindi t n o celebze p at gh nomini di ogni prese essere la piet, e .tirmrsi le sacre cerimoaie degli Btiopi, al Nume gratissime sopra tutte ( I ) . In testimonio di che allegmo i) poeta pih antico di M t i , e di sommi autorit PIMISO i Greci, il quale nella iliade rappresenta &ve, e tutti & alai Dei ire in Etiopia ad un &versario sacro, e ad un Banchetto comune, pnessr, que' popoli pmparato ad essi, dicando di .Giove : E &i& ,$i Etsop il di v e p m e

prime religioni verso gli Dei,

e l e

Ito a banchetto e fur con esm tnt6 l In debit' &n g i altri Dei d' Olirnpo (n). l - Aggimgono poi premi delia piet loro a que' popoli retribuirci dagli D i poicbd mai :non e, h o sottopsti a daminazione stirinieri; ma godetedi una perpetua libert, e vissero sem-jxe legati insieme iii mutua concordie. Impmxdd quantunque molti r potentissimi re movessero contro lorq, a niss~nodi essi iiusciron bene i tentativi fatti per soggiogarli. C* Cambi , che con grandissime forze li assalt, perdette
(I) considerazioni simili ha Piodord riferita rirperto egli E & ael lib. I . In ( ~ o ~ lgllti ~ E*, per tutte quelle che qui espone, ha conserisiente SLcfsao. & poi facile coplhinnrls d e in proponite degli Egizi ore si osservi , che 1s stirpe di questi o r i g i m s o t a discende dall' Etiopu , come il colore. 6 le forme loro dirpost.rano. Di cba noi porlianio tn dtra nota. Dworo stesso piti sotto riferisce anche questa tredkhne. (n) Pub vederai in Eustazio la spiegazione iiorica ed dlegorica

di questa parso di Omero.

8 1' esercito', e corse pericolo di lasciarvi la vita : e Semiramide , celebre per l' alteeza del consiilio, e' per la h a delIe sue imprese, peiietrata appena oltre i confini ddla Etiopia ( i ) , presto dovette abbandonar la speranza di conquistare,tutta quella nazione. Ercole poi e Bacco , dopo avere scorsa tutta la terra, entrambi s i astennero dall'invadere il paese d'Etiopia , in grazia sia della piet de' suoi abitatori , sia della difficolt del tentativo. Gli Etiopj dicono ancora , cbe gli Egizi sono una loro colonia, condot~vida Osiride : ed a& l' Egitto presente dai primordj del mondo essere stato mme, e non gii una parte del continent:; la quale nella odierna fid gura si B colmata di poi a poco a poco in forza dei limo al tempo deila inandezione strascinato per le acque * del Nilo dalla Etiopia. E che la terra d'Egitto siasi f o ~ mata dalle alluvipni del Nilo , bennosene evidentissimi segni intorno alle bocche dei medesimo : irnperocche ogni anno per lo accumolami del fango alle foci del fiume si osserva, che il mare resta respinto, e che il te* Peno si prolunga (2). Ed oltreci vuolsi, che le I q g i dell:
(I) Svida ha detto, che Semirwnide penetrb sino alle ultime

parti della EtiopUI, ma non ha nominato l'autore, a cui cos scrivendo riportavari; n& pub rssare d i molta amori&. (2) Bisogna intendere cib del barso Egitto, da G m i chiamato Deka. Erodoto dice : f Egitto doue approdano i Greci. C wu e r r a acquistata, u n do-O del Fume, come prue tutto il paese paudoso che risrends rimonta>& rino a ire gionsi d i n a v ~ a z i o n e Difitti il tarrcro , che t un timo nero e grasso, d diuerse arsolitawiente dal suolo dell' Africa. che sabbia rossa, e da quello d i I r a b i a ; che arg<lloso e petrorq Q u p s t o limo b trasportato dal N& nel JUQ ve~direO Etiopia.. e k conoh&& che s i 0.o;

...

... ...,

9
Egitto s i e b per la maggior parte leggi di Etbpia; appunio p m h & le colonie sempre rite~gono$ istituti de' loro maggiori : a taie effetto facendoai conaider~re , essere tolto dalla disciplina degli Etiopi Pnso di riguardam per Dei i re , di mettere tanto studio nelle sepolture, e di fare tante altre cose simili. E dagli Etiopi pure si asseriscono tolte e le effigie delle starne , e forme deile lettere: p e m h d gli Etiopi tutti indiffercntemente usano tanto delle lettere, che gli Egizj chiamano volgari, perchh da ognuno adoperate , quanto di quelle , che chiamano sacre , adoperate soltanto dai sacerdoti, e a questi insegnate come un secreto dai loro genitori. Anche i collegi de' sace~lotihanno nel' un paese e nell'altro i medesimi ordisi; mentre tutti quelli che sono consacrati al culto degli Dei, vivono con puritA e santiti di costumi ; e sono rasi nella stessa maniera, e vestiti di stole simili ( I ) , e portano uno scetZPO , che issimiglia nella forma ad un aratro, del quale anche i loro re fanno uso insieme con certe berrette bislunghe, la cima delle quali ha una specie d'ombili~o , e certe giranti spire , che chiamano aspidi , pei quali
vano riel deserto, prountzn ah6aatanra, che anrieamenrr! il mare s i stendeva pi avanti nel cnriticnre. Le osservazioni de' viaggiatori non lasciano dubbio, che il Delta non forse anticamente un gran seno di mare. ( I ) Siriesio dice d e ' t ~ r a ~ e u t i .o sacerdoti e p i j , rh* erano rnsi i n tutto il corpo, e perfino nelle riglia, e che vesiivano stole di lino. Percib Ginremle rhiamb i p e t i d'lsidr , grrMe liniapro a calvo. In qiianto alle berretre qui drsrrirte da n:odoro, e proprio degli Eriopi, e degli Egizi , n e fa fede anche Eliano; n& molto -diversa n' la spiegazione, ch' e6li ne di,

simboli ruolsi significare, che chi attentesse alcuna cosa contro la vita del re verrebbe morduto m o r t b t e . Dela foro antichit, e della colonia in remotissimi tempi mandata da essi in Egitto ( i ) , gli Etiopi dicorio molte h cose, delle q\iali non B necessario qui serikere.
( i ) Che gli antichi s z j -(bs$ero una colonia di Etiopi, io prova l fisonomia de' Cofri moderni, ne' qipli , quantunque sia misto a da gran tempo il sangue del paese, e de' Persiatri, e dei Greci, io mezzo ai segni evidenti, che li manifestano mulatti, v'hanno traccie chiarissime di somiglianza colla sfinge fmnosa, clie si vede ancora, e che ha la temta n r g ~ a .E coma Erodoto dice, cbe a suo giudhio i Colchi erano una colonia di Egizj, perch conte g i l avevano la pelle nera e i capegli ricci; tosi dee dirsi, che gli Egizj erano una colonia di Etiopi, ~ e r c h k si assomigliavano alla sfinge, h coi figura B etiopica. E se gli G i z j ermo veri negri della specie di lutti i naturali abitanti delP Africq ; giacche le traccie , della prima origine attraverso di tante rivoluzioni si sono conservate; e se dagli Eqizj antichi viiolsi in gran parte derivata tanta sapienza in scienze. e in arti; coafessiamo adunque, che i Negri, oggi da noi si dispreoapti, mno stati i maestri di una gran parte del mondo antico ! Non voglia tacere, che il Vesselingio si parco in note che non sieno graiqmaticali , dice, che gli Egiij potrebbero rispoudert: alle pretensioni degli Etiopi, clie anzi gli Eriopi sono nna colonia degli Egilj; e che perci la cosa resta ancora dubhia. Egli dice ci dopo aver riconosciute per forti le ragioni degli Eriopi, e le osservazioni in questo senso fatte da Fourrnont, accademico di Parigi. Ma hasta gittar l'occhio sulla carta geografica, sulla fisonomia degli Q i z j e degli Eriapi, e sulle prime pagine della storia scritta dalla natura, per giudicare dclla questione.

D e U e ' l e t t e ~degli Etop ; e deUe pi singolmi.

lei legg'.

ed wi

Ma dobbiamo dire quaiche cosa intorno alle lettere etiopiche ; quelle, che gli Egizj chiamano geroglifici , affincM nulla S intralasci per noi &le cose prische (I). Queste lettere sono simili a varie bestie , a varie membra degli uomini , ed a varj stmnenti di arti ; e questo per la ragione, che presso loro la scrittura non consiste nella composizione di sillabe, ma nel significato d' immagini, ch' essi descrivono; di maniera che la loro scrittura esprime e rappresenta il &coii.so mediinle un trasporto scolpito a fona di ben esercitata memoria. Percid ora segnano uno sparviere , un coccodrillo, un serpente : ora qualche parte del corpo umano , come rin occhio, una mano, un volto , e tale altra. Lo sparviere per essi sigaifica tutto ci che si fa rapidamente, pgcioccM codesto uccello supera nella velocid quasi tutti gli altri, e il carattere di esso si applica con acconcie metafore a tutte le cose subite , e alle affini a queste, precisamente come se fossero dette. I ~ ~ ~ ~ p < i r i l l o l simholo d ogni malizia : 1' occhio , conservatore della ' giustizia, e custode del corpo. Fra le parti del corpo

( I ) Un passo di Eliodoro C ~ U L O dal Y e s s e l i ~ ~ i o farehbe supporre, che gli Etiopi avessero doe specie di lettere, come M b devo degli Fgizi, in opporizione a quanto dice Diodoro. Noi ahhiamo odservato, clie renra violeora il testo di Diodoro pub intendersi a modo escludere l'opposizione si1ppos:a.

Ia

estreme , la mano destra colle dita stese vuole indicare la somministrazione di vettovaglie ; e .la sinistra chiusa la conservazione e custodia degli averi (I). Codesto modo ii allusione si estende anche alle altre forme del i corpo , degli stmmenti, e delle cose d' ogni specie. Ed intanto sependo in ognuna di d e s t e forme il nascosto senso statovi aggiunto, e con continuo e lungo studio ad esercizio di memoria applicandovi, giungono a leggere, e ad intendere esattamente le cose da ciascheduna di quelle figure adombrate. Parlando delle leggi etiopiche , parte non piccola di esse assaissimo differisce da quelle di altri popoli ; e spezialmente quelia che riguarda P elezione del re. Incominciano dal aeparam dal loro ordine tutti i sacerdoti riputati migliori , e quello d' essi , qualunque sia, che venga pr& dal ~ - e (il quale in quella circostanza vien portato in prooessione come a modo di essere condotto a mensa ) dal popolo creato re , e tosto a ginocchia piegate adorato come un Dio, e d' ogni altro onore colmo, come queUo a cui per divina provvidenza commessa la suprema autorit (a). L'eletto poi prende
(1) Ckmente Akssandrino dice ,che gli occhi e le orecchie eraaa oimholo di D i o ; e Mocrobio , che gli occ& erano J d o l o del Sole C di Osiride. Ecco il passo di quest' ultimo autore: G i &igf.per l

indicare Osiride, come p w e i l Sole, +n&

uegtiono ci esprinrera

colla loro lettere gerogktche , sco+iamno uno scettro. e i n esso mrrono ki f l p a d i un occhio; e oon &l regno mostrano Osiridc. ( n ) D lume a quanto qui ramnta Diadnro degli Etiopi cib. che leggeri in Cbrnente Alessandrino, e in Sinesio. riguardo agli e i z j . Questi, portavano intorno le statue d9oro de'. loro Dei: masW n i e n t e quando doreraai installare il re) chh aiin funxiene erano

a vivm secondo che daile leggi preschtto3 e seconde $istituti della patria governa tutte le cose ; n dive+ samente da che portano le regole dei maggiori sin da principio stabiite, egli d premio , od iniligge gastigo. i Hanno ques$ re per legge di non ;&ire di morte alcuno de' loro sudditi , quand' anche sia giudicato rnerievole di supplizio capitale ; ma v k e al reo mandato un littore portante il segno di morte ; veduto il quale Colui va a casa , e si ammazza ba s medesimo. Impemcchh non.& punto permesso il fuggire &e terre vicine, e mutare, come usano i Greci, la pena capitale in un esilio ( I ) : raccontandosi in t l proposito, che volendosi a un tale dare alla fuga dopo che gli era stato dal re mand~toil morta segno, sua madre, che se ne accorse, gli gittd ai collo la propria f~scia, e si lo strinse, che non osando egli far colle mani resistenza si W strangolare, onde non lasciare a' parenti dopo di s una maggiore W h i a d ignominia. ' Pi strano poi ci che presso gli Etiopi succede nella morte del re. Conciocch i sacerdoti , che in Meroe sono addetti al culto degli Dei ( e l' ordin loro gode di autorit sovrana ) , ogni qual volta loro piaccia,
presenti il nume, i s a c d o t i , e i profeti ;e quelle statue degli Dei erano sopra barelle, piene di vivande. Siccome poi in tutto dovea emser mis~ero, s'nsavano ceste ben coperte, che per cib erano sacre. ( i ) Abbiamo n ~ l l ' ~ ~ ~ odii t o Ecvip&, che presso i Greci IDomicidio s i puniva con un anno di esilio; e da De~trostene si vede, che questa legge era in vigore in d t e n e per quelli, che casualmente ammazzassero alcuno, dovendosi 1"uccisore ritirare dal paese p= u n anno, e non prendo ritornare re non avuta pace dai parenti del morto.

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mandano a i re un messo, e g' intimano &e abbia ad l uscire di vita : coei significando , dicbn' essi , gli oracoli degli Dei; n a cid , che gli Dei immortali abbiano cm mandato , pu uomo alcuno resistere. E 3 aggiungono ancora altre ragioni , che 1' ingegno semplice ed assue fatto per. vecchia e perpetua consuetudine a morire in tal forma, n6 avente argomento di opporsi a comandamenti ancorctd non necessarj, con assai facile credulia ammette. E ne' tempi antecedenti i re di d e s t o paese si adattarono a tal uso, non costretti a ci con armi, o con violenza, ma affascinati la mente da pura snpeib stzione : intno a tanto che Ergamene, re degli Etiopi , regnando in Egitto Tolommeo secondo , istrutto nelle discipline, e nella filosofia de' Greci , ardi pel primo sprezzare tal ordine. Conciocch preso coraggio , y a l e si conveniva ad un re, con buon numero di soldati portatosi lA dove in sito inaccessibile era l'atqeo tempio degli Etiopi , tutti ne trucido i sacerdoti ; ed abolita la costumanza antica, le cose btatiMo come a lui piacque (i). Una legge prescritta agli amici del re, p n t u n q u e per d stessa stravagante, dicodo essere ~JI vigore sino a questo tempo. E costume presso gli Etiopi , che se i1 re per qualunque cagione perde alcun membro del coi.. po, tutti i suoi famigliari da d stessi si tagliano il corrispondente ; stimando essi turpe cosa, che se il re manca di una gamba , gl' intimi suoi le abbiano sane tutte e due ; e non piuttosto il debbano tutti accompa(i)

S~rabonoracconta
,
.

la medesima wm.

15

~
l

'

pare per via zoppiccando: essendo , secondo essi , indegno di una vera e costante amicizia , che mentre si par~cipaper tutti gli alti; rispetti de' avversa e felice fortuna , e si gode , e si piange insieme , non s' abbia poi a partecipare ancora de' dolori , e dei difetti del corpo. &i h costiune ivi , che gli amici del re abbiano seco lui comune anche la morte ; e tengono il morir cosi per glorioso , e lo esaltano come. una testimonianza di sincera amicizia. Perci presso gli Etiopi non k cosa facile, che in arte 9 facciano cospirazioni, o si tendano insidie; perciocchh uniti per s stretti vin coli insieme re ed amici suoi, troppo debbono essere solleciti della comune salvezza. E questi sono gli statuti degli Etiapi, i quali abitano n l a principale citt di el quella terra, e neli' isola Meme, e nel paese confinante coll' Egitto.

C A P I T O L OIV.
Di a &
1

i~

Etiopi; del modo lom di vivepe , e deUe opinioni cHe haum intorno e l i Dai. Dei loro jiummli, a &i lsm m ; e del paese.
.

l
i

Sonovi al- nazioni di Etiopi assaissiie, d c m e dimoranti sopra entrambe le rive del Nilo, e neUd isole di quel fiume ; altre. nel paese, che c o h t e coll'Arabia. Alcune- inoltre hanno il loro domicilio ne' paesi dell' Africa interni. Quasi tutte queste nazioni , e singolarmente quelle che sono sul fiume, hanno gli uomini di color nero di ficcia schiacciata, di capegli

crespi, d' animo truce e di costumi ferid , .quantque tali sieno non tanto p r indole quanto. per educazione. Costoro sono in ogni parte del loro corpo squallidi, ed hanno lunghe le ugne al pari delle fiere, molto lontapi dalla mutua umanith : h loro voce B acuta , e &uno esercizio facendo , come altri , onde trami a pi mansueto modo di vivere, vengono a differire grandemente da noi ne' costumi. Le loro armi sono diverse. Alcuni portano scudi fatti da crudo cuoio de'buoi , e lancie, ed aste sottili r altri wmno dwdi di acutissime punte. Alcune volte adopram ardii di l e g o di quattro cubiti, a' quali fermati col piede mettono le saette ; e quando hanno finito di trarne, combattono con grossi bastoni. E costoro brnano anche le loro dome , ove siano giunte ad una prefissa et; le quali donne hanno uso di portare per la piii parte appeso alle labbra un anello di metallo. Alcuni di essi non hanno ve~timeiito veruno e vanno nudi tutto il tempo che vivono in diverse maniere pero cercando sollievo co tro i ardore ' cocente del sole :il perchB ve n ha di quelli , che di' staccano dalle pimte de' boschi i ramicelli pi teneri , e coli' ombra di quelli cercano di rinfrescare il loro corpo contro il bollor del meriggio. Alcuiii per pudore si cirigono le reni con code di pewre. Altri usano a questPef%ettopeili di giumenti. Altri infine copronsi il sesso con legaccie fatte di capelli , poic& in qne' luoghi le pecore non hanno laaa (i).

( I ) Dinone B quegli, ahe secondo riferisce Eliano, ha dello , che le pecore i11 Etiopia non portano Iaaa: ma aggiunge, che sono coperte di pelo proprio del cammello. Strahone &ce, che le pecore di aliopia hanno il pelo irto come le capre.

'7
11 cibo di costoro B certo fiutto acqua&, il quale nasce spontaneamente intorno agli stagni e alle paludi. Alcuni raccolgono i semi del sesamo e del loto : alti+ . . pasconsi delle radici piA tenere deiia canna : n pochi esercitati nel tirare colle saette cacciando grande quaatita d' uccelli provveggono di tale maniera al lam bisogno. Ma la massima parte di queste nazioni , di cui pdiamo , cibasi abitualmente di carni e di latte dei loro bestiami , e del formaggio , che ne cavano. intorno agli Dei, quelli che abitano al di sopra d& 1' isola Meroe, hanno due opinioni. Ad dcuni attribuiscono una natura eterna ed incornittibiie ; e tra questi mettono il sole, la luna, e tutto il mondo. Di altri dicono, essem stati bens gli Dei di natura morde ; ma per la loro virth, e pei beneficj fatti agli uomini, avere consepiti onori immortali. Cosi venerano Iside , e P=, ed-Ermie, e Giove , da' quai tengono, che l' umap genere abbia ricevuti btaeficj massimi. Vi sono per alcuni pochi Etiopi , i quali credono non esservi assolutamente Dei : e costoro detestando il sole come nemico hs t i 6 0 , tosto che nasce, corrono a riigiarsi nelle paludi ( I ) . '
( I ) Alcuni viaggiatori io parti interne dell' Africa ci Laouo rappresentate popolazioni di Negti viventi tutto il giorno nascosri entro l e paludi per sottrarsi agli ardori del sole. Altri ci hanno raccontato a s e r v i generazioni di tali, che non possono facilmente sostenere la vista del sole : Lanto hauoo deboli le pupille! Il Y e s s e l i ~ ~ dice io di stentare a credere, che vi sieno uoniini di tanto stupido ingegno da non sapersi formme I' idea di Dio. Per non dir d'altri, leggasi la descrizione, che Aaara fa delle varie orde indigene del Pur+p(y. 11 Yesselingio non avea mai saputo figurami, che pcr formarsi l'i-

DIODORO, tomo II.

diversamente da quelio che a i n o altre genti, tiopi fpnno i funerali ai loro morti, perch alcuni li gettano nel fiuiiie, credendo questa essere un' ottima maniera di seppebirli ; ~ l t r i investendoli intorno di vetro li conservano nelle case loro , i-iptitando conveniente che le honomie dei morti, non restino ignote ai parenti , d. le famiglie si dhentichino de' loro che pmssimi. Taluri li chiudono in m e di t e m cotta, e li bottercatm entro le medesime intorno ai templi ; e il giuramento , che sopra questi si presta, tenuto per santissimo (I). In quanto al conkrire il regno, aicuai l danno ai o pi belli , estimando dono della fortuna tanto la monarchia , o d a la regia dignit, quanto P eleganza deile forme. Altri fanno re i custodi pi industriosi .deabestiami, come quelli che soli sieno per ottimamente governare i sudditi. Altri poi danno quest' onore ai pi ricchi , pensando , che questi soli possano soccoil.eiv nelle sue miserie la plebe povera , giacch posseggono molte facolt. Finalmente altri mettono aiia testa del governo i pi famosi per fortezza ,.persuasi , che ,ai valorosi in guerra debbasi sopra tutti questa preferenza (a).

.'

I 1

dea di Dio l* uomo ha bisogno S essere giunto ad un certo grado d i cultura, ai quale certe trib, o nazioni , non sono ancora giunte, ( I ) Strabone wcenna questo degli abitanti di Meroe. Erodoco indica cosa simile de' Nas-oni, e di altri Barbari. (2) Erodoto notb, che dagli Etiopi si dava il regno al pih valoroso ;e cosi disse poi anche Aristotile. Bione, come troviamo rC ferito da Ricco& Darnasceno ne' frammenti pubblicati dai Y a k s i o , dirra che gli EUopi rceglievam a re il pih belle. Fiione rbrco giu-

'9 Dei pese adiacente ad. Nilo n& Libia v' ha une parte eccellentemente amena, e prodiittrice copiosa di var rie cose buone alla vita. Ivi a togliersi agli mxssivi &i del sole danno ajuto beqigno i luoghi paludosi ; e per-. cid onde ottenerli gli Etiopi e i Lbj si fanno, e sempre si sono fatta asprissima g-uen-a (I). Iri pure convengono dalia Libia superiore, siccome scrivono dcum ,a forma d armento gli elefanti , a cagione del' abbondante pa' scolo, e della piacevolesza del sito ; dando loa, richiamo le bene ed erbose paludi, che stendonsi lungo le rive del fiume, ove poi vengono h t t e n u t i dal soave gustare de' giunchi e delle canne, cbe vi sono, e daila distruzione che portano a tutto ci che potrebbe re- . vire per alimento degli uomini. I tanti elefanti, di cui si parlato, procedono ivi dai luoghi mediterranei poverissimi di pascoli, poichh in essi presto s' inaridisce ogni prodiizione della terra pei gran& ardori, e manca l' atqua m delie fontane, che dei fiumi , cosi che rado trovasi un fil d' erba, e tutto s fa orrido a vedere. Aggiungono iooltre alcuni, che in si i effmata tena , siccome essi la chiamano, si generano serpenti di gi-andesza, e di numero stupendi ; i quali d t a n d o a gran forza g elehiai al moversi ohe verso dove 6 acqua, cos lord ai a w d p n o intorno alle gambe, e cos li string-, che non potendo piA sa*
di cpieii , che eostitulvruro re i p s t w i migliori ; e lo dice nells Vita di Mosd, che fu pastore in M d i P n , e poccia condottiere degli Ebrei. ( I ) L i stessa cosa B norara da G i u s ~ p e &reo nel suo libro del I)iadema , e dp Strobeue. .
stitica Fuso

stenersi cadono coperti di spuma ; e vinti m a l e maniera per l' impedito moto delle loro membra, tosto le Iom carni wstano divorate. Quando poi per qualunque codesti assalti a que' mostruosi serpenti non rie*one scono, non inseguono mai gli elefanti alle live del fiume per amor dell' esca loro ordinaria ; diindosi, che rifuggono dai luoghi campestri, e traggonsi alle valli poste alle radici de' monti , e s' acconciano enim profonde caverne ; e quindi accadere, che non abbandonino i siti loro convenienti e soliti , per q u e b ragione che la natuta spontaneamente suggerisce ad ogni animale ci che gli giova e Che gli nuoce. Queste sono Ie rose degne d'essere dette intorno agli Etiopi , e a i b r o paese.

Degli Scn'uori delle

cose degli

Egicj.

.degli. Etiopi.

Ora ' P m o qualche cosa intorno agli scrittori. Mdti riferirono in iscritto le cose deil' Egitto e del' Etiopia, ai oon ragione si nega fede, perche o credettmo alla fama mendace , od a capriccio , e per certo loro piacere inventareno il pi che vennero namando. Ma intorno agli abitanti deli' Egitto in quasi tutte le cose dissem la veritA Agatarchide di Gnido nel secondo libro delle cose asiatiche, rlrtemidoro di Efeso nel iibro ottavo della geografia, e alcuni altri, che pubblicarono le storie delle cose da noi di sopra riferite. E noi ne1 o tempo, in cui viaggiammo in Egitto ,c ' i n ~ e m m w n

I1:

parecchi d o t i , e parlammo ancora con non pochi legati di Etiopia: onde accuratamente ricercata ogni cosa, ed esaminate le relazioni degli storici, componemmo questo nostro 'mitto a tenore delle cose , nelle q d li trovanimo concordi h loro. Adunque degli Etiopi m i dentali bastino i racconti fatti. Degli altri poi, che sono rivolti alla parte australe, ed al mar rosso, diremo oim cosa dipairhtamenk. M i prima conviene che +che ciamo intorno alk miniere deli'oro , e al modo di trarlo , e di. lavorarlo.

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CAPITOLO VI.
Delle miniene 6 oro, e degli wnzini che .vi lavomno.
Ne' confini d''Egitto, della vicina Arabia, e deila Etio' pia , v' A un luogo abbondante di miniere d 01-0 , che di 1traesi con 'grande fatica di molti uomini, e con dispendio. Ivi il suolo di sua natura ilero ha cavit e vene insigni pel marmo bianchissimo entro cui sono , e nella nitidezza superanti ogni pii1 splendida cssa ; e 'in esse i prefetti agli ergastoli delle miniere con gran numero .di operai lavorano l oro. Impercioccl:& i re di ' ~&tto caccia119 a quelle miniere i condannati per delitti, i prigionieri di guerin, i miseri oppressi dalla ca,lunnia , o fatti menare in carcere per impeto d' ira ; talora ' essi soli , e talora tutto il ~arentado le quali : cose fanno, tanto per dare il debito gastigo a'rei, quanto per procacciarsi coll' opera di costoro grandi ricchezze. Oc cacciati lA dentro , e' tutti incatenati quest' infiniti

nomini , continuaniente falavo&; ' n& alcun I& poso sia di notte sia di giorno loro vien dato, n& modo alcuno lasciasi loro di spenire la fuga : pew cioccld stanno sempre loro addosso sentinelle tdte da soldati barbari , parlanti lingue differenti ; bicchR a n i s ~ suno I! possibile il ragio~aree conversare, e l'insinuarsi nell'animo di quelle per corromperle. La t m piena delp l'oro, ov' t durissima, si rammollisce col fuoco; ed allora i vi si mettono le mani, essendo per tal mezzo la pietra ridotta a dover cedere ad una mediocre fatica ; e sono alcune decine di migliaja di v e ' miseri condanx~atiche wngono ad atkccarla cogli scalpelli, e la rompono. Ali'+ pera presiede un artefice, che giudica della pietra, ed insegna a lavoranti ci &e debbano fare; e i piu robusti tra quelli, che sono deputati a questa cruda fatica, non coll'arte , ma colla pura forza usando acuti martelli di ferro spezzano la pietra splendente di ma* mo , e fanno scavi , non a retta linea pi-ocedendo ma seguendo il filone della miniera serpente entro la rupe. E siccome per que' sotterranei giri, e meandri , tmverebhonsi nelle tenebre, portano attaccate aile loro fronti certe lanterne, e in varj modi, secondo la natura della pietra , piegato corpo , i rottami d d e pietre, cbe distaccano, gettano sul pavimeirto ; e c h fanqo senza intemissione sotto il comando severo del prefetto, e a mlpi di bastone. Sucadono poi i ragazzi , che cacciandosi per le mine entro gli scavati seni della pietra, con gran fatica ammassano. i pezzetti del sasso gittati , e li v a n o portand~ fior della buca allo scoperto. Quelli che

dmpas5ano i trent' anni, con di f e m pestao entro moitaj di sasso una eerca qnantitA della pietra estmtta , fincM sia ridotta alla grossezza di un grauo di robiglia; e da questi dome e uomini levano i pezzi pit grandi, e li menono sotto maciiie , delle quali ivi una lunga serie, e a due o tre insieme atr taccati ad un manubrio , vanadi macinando. tanto che ebbiano ridotta la misura consegnata loro simile ad una farina. E perch& a nissuno d' essi k permesso di fare quanto pur l' esigenza del corpo vomebbesi , a modo che nemmeno hanno fascia, od altro, che c o p le parti , che ognuno vorrebbe nascoste , facile cosa Q concepire che acuto senso di piet debbano fare p e gl' iufelici a chiunqne vegga P estrema calamila, in cui sono. NB a chi tra essi sia ammalato O mutilato, si accorda venia , o remissione di sorte; nk in nissun caso scusa O 'i et senile , o la ferpminil debolezza ; e tutti vengono spinti a tirare innanzi il lavoro a furia di flagello, fincu oppressi dalla enormit de' mali spirino sotto la fatica. Cos quelle infelicissime creature veggono neW avvenire mali peggiori de' presenti , e ad ogni istante s'augirano , come lor meglio, la morte, e l'aspettano per loro pi& desiderabile della vita : tanto acerbo A il supplizio, che si fa d' essi. Infine i maestri dell' arte prendendo le polveri macinate, procedono alla consumazione delle medesime. Il che fanno stendendo qul marmo stesso sopra una larga tavola, ed alcun poco inclinala, e buttandovi su deli' acqua : che allora tutto ci che & terreo, renduto liquido dall'acqua scorre abbasilo della tavoh; e h

a4
essa . rimanC &tanto I' oro come materia pi pesante. E ripetono ' operazione ,-prima colle mani Ztgit9ndo i leggieriliente la pasta, poi con leggiere spc>ngie alwndo dolcemente la materia terrosa ed inutile , fino a tanto che le pagiiette e i 'minuzmli dell' oro sieno ben purgati. Al qual segno dell' opera giunti , altri artefici I oro rosi ammassato in determinato modo e peso ri' tirano, e lo mettono in pignatte di terra, e a proporzione della quantit %1 medesimo vi aggiungono un l e pezzo di piombo , del sale , un poco di stagno , e della crusca d ' o m ; e ben chiuso con un coperchio intona.cato all' intorno diligentemente con limo , per cinque ~ontinuigiorni, e cinque notti lo' cuocono nella fornace. E poicl3 tutto ii raffreddato , di ogni drra materia pi nessun wgllo si trova ne' vasi, r.u soltanto O ~ Onetto e puro , o di assai poco difetto. E questa B la preparazione dell' oro, che si fa vem I' estrema parte d' Egitto ; e costa tante fatiche , e tormenti! Per quanto io credo , la natura stessa manifestamente avvisa , che 1 oro con fatica si acquista , e con dif' ficolt si conserva , e mentre esige dappertutto sommi cura , fiualmente poi l'uso del medesimo s a tra il IWSO t e la miseria. L'invenzione per de' metalli 6 antichissima , avendo avuti per autori i prischi re. Ora parleremo delle genti , che sono sparse per la spiaggia d d golfo arabico , e per la Troglodite , e l' Etiopia verso l'austro.

Degli Etbopi Ittwfi-hi , e delle loro pesche ,


e

di &une

altre lo& part&daritd.

E primieramente dii-emo degS Ittiofaghi etiopici , che si nutrono di pesci, i quali abitano la contrada maritbna dalla Carrmnia , e Gedrosia fino all' ultimo receti so , che va a finire nel golfo d c o , il quale s c o ~ rendo entro terra in uno spazio quasi incredibile, vien ehiuso alla bocca dai due continenti, da quello dell'Ad i a felice da una parte, e dall' altra dal paese dei '\Trogloditi. Alcuni di questi Barbari vanno affatto nudi ; ed hanno bile mogli e co' figli quella precisa comunione, che hanno le'greggie co' loro animali. Di piacere, e di fatica non conoscono alcun uso fuori di quello, che I natura esige ; n& hanno alcuna idea di turpe e di a Questo. Abitano non lungi dai mare in certe grotte dei lidi, nelle quali non solamente trovansi profonde cavit , ma anche sbocchi disuguali, e strettissime d l i , dalla natura compa~titein tortuosi ed angusti giri. ' Le quali , come spontaneamente si adattano agli usi degii &tanti , essi ne chiudono con ammucchiamenti di gossi sassi l' ingresso , e l' uscita , e di queste chiusure si servono come di reti per prendere i pesci. ImpercioochB quando il f l w del mare inonda la spieggia del continente , come suo1 essere due volte al giorno, per lo pi circa la terza ora e la nona, tutta la grotta d lido resta coperta dall' alluvione ; e coll'onde in&

zantisi porta seco snlla &i.ra una grandissima quantit di pesci d' ogni specie, i pali da prima si tengono in vicinanza del mare; poi per bisogno di passare vanno entrando in quelle cavitA ; e subito clie pel riflusso l'acqua si mette ad uscire a poco a poco per gl' intervalli di que' sassi ammucchiati , per ogni altro foro, e i pesci trovansi come imprigionati ne& restanti pozze, n& pi possono uscirne. Allora que' Barbari , come chiamati da iin segnale , accorrono cola co' figliuoli , e le mogli; e divisi in cooid con orribile eizepito vanno eiascuno al posto destinatogli , come & trovanclosi a caccia loro s' offrisse d' improwiso la pi-eda. Adunque e donne e fanciulli danno caccia a' esci p i m l i vicini ai continente, e presi alla rinfusa li gettano a terra. Gli uomini poi , e i pihrobusti, danno mano grandi, e pih difficili da prendere ; percioceht! il mare ne caccia fuori de' grandissimi, non solo q u i souo gli ~ o r p i , murene , e i cani; ma eziandio le foche, ed le altri di tal fatta, d' aspetto strani , come di nome; quegli abitanti espupano codeste bestie non con armi che s' abbiano fabbricate con arte., ma con acutissime e lunghe c o h di capre, colle quali li feriscono ; e con pezzi di pietra tagliente le mettono in breni: ch la necessita insgna tutto alla natura , la quale , come l'istantaneo bisogno comporta, si accomoda facilmente a cid, che spera poterle giovare. Poicht! costoro hanno ammassata una c a t a quantit de' diversi pesci , li trasferiscono altrove, e li a n ~ s t i scono sui sassi volti a l mezzod; essendo p$ calor grande del sole que'swi come infuocati ; sicchd poco

'7 iempo dopo, che ve li hanno posti sbpra , debbono rivoltarli. Finita la quale operazione , li prendono per la coda, e li scuotono fortemente ; e le carni cotte cadono. Delle spine gittate in un luogo espressamente detertninato formano una grande catasta; e come direho' p i abbasso le riservano ad un uso particdere. Quelle carni poi deposte sopra una certa pietra levigata, conciate ool seme del palipro , per alcun tempo vengono diigentemente oelcate ; e per aiffatta operazicr W riducousi a formare una massa di un sol colore, die dividono in tanti pezzi bislunghi , come f m mattoni, e li espongono di riuovo al sole ; e tosto che sieno passabilmente prosciugati , con allegro animo ai assidono, e mangiano, non a ragione di misura , o di peso , ma a piene arbitrio, secondo che agnun vuole, dal natmale appetito regolandosi; tanto pid , che di tal provvisione hanno sempre tutta la quantita che v* giiono : e per essi Netiuno viene a fare l' ofncio di Cerere. Alcune volte per succede, che il mare getta d grosei flutti sulla terra , che per molti giorni l'acqua copie le grstte , e nissuno ardisce avvicinarvisi. Perci quando penuriano di viveri, vanno a raccogliere primieramente conchiglie, le quali sono di tanh gcandeaza, che acune giungono sino al peso di q a um mine. Delle quali conchigbe a colpi di grandi Jpezzaso le croste , e ne mangiano cruda la carne, che vi sta enti3 , nel sapore simile dle &che. Se poi per le ~rocelle continue de' venti l'oceano rimane troppo lungamente alto, e vien impedita ia pescagi.ione de' pesci; altora se le aaoennate d g l i e uon barture

bisogni , ricofibno al deposito delle spine , di cui abbiamo parlato ; e scelte le pi fresche e piene di =o, se le dividono partitamente; ed altre vanno amt rnaccando co' denti ; e k pi dure mettono in p z i a forza di battervi sopra co' sassi ; indi , come tante bestie intanate , se ne pascono. Cos vengono a prepwarsi in wpia alimento secco. Ma dell' umido, veramente miserabile l' uso , che fanw ; e supera affitto ogni credenza. Per ispiegare il +e t uopo premettere, che per quattro giorni con! tinui essi si occupano della pescagione, intanto allegramente convittando insieme a turba , e vicendevolmemte divertendosi con certe cantilene strane , e non aventi alcuna determinata significazione. Poi unisconsi per aver prole colle loro donne , secondo che per caso 8 abbattono in una pi che in altra ; nl resto liberi ' affatto da ogni faccenda e cura, per la facili*, in cui. sono di avere abbondante cibo. Ora nel quinto giorno per desiderio di bere muovonsi a truppa verso ii pi delle montagne, dove sono sorgenti d a c q h dolce , e ' dove guidano ad abbeverare le loro greggie i Nomadi , &e sono gli Etiopi, che menano vita N& di molto in questo viaggio costoro diffeiiscono da buoi, giacch tutti odonsi mandar fuori certe voci confuse , che altro non dicono, dle un puro suono. In questo viaggio le madri portano in braccio i loro piccioli hbini ancora lattanti ; e che non allattano pi ,vengono portati dai padri. Q u ~ K poi che hanno oltrepwsato i cinque anni , in mezzo a' giuochi e . al tripudio m m o innanzi m e se a n h d a migliore ricrea- ,

.'
a3

'9 Lone del -mondo; poicb! per felice ndorak tengom in conto di 'sommo -bene l' ottenere ci6 & Ioro manca ; n& inthnto ' vanno essi .cercado . aicmi piacere avrentizio. Admique tosto che sono giunti. ide acque dei pastori, se ne riempiono il ventre in.' tal inodo , che durano assai fatica pel pcso a camminare riio&uxdo indietro. Ed in. qnel di non gustano alcun' altri cosa ; ma buttausi a t& distesi, ed ivi giaccionsi con di& ficolt respirando, e in tutto simili ad un nbbriaco. i giorno seguente poi. ritornano a mangiare il loro d i t o cibo : questo modo P vivere 'ordinatamente continuando .a mano a mano per tutta il tempo che durano. sulla terra, con una speaie di @m vicendevole. E codesti abitatori del mare, viventi & gde de' lidi ,. siceorne abbiamo espato , a agidel aempliassimo .loro cibarsi , rare volte assai cadono ammalati. Perb hanno la vita molto -piia breve della nostra.
'

C A P I T O L Ovm.
Di altR Itto&Ri, singolarissimi per una. specie d' insensibdit , e per altri particolari.
Ma di c~destipopoi, che stamio titori. dd Golfo, vivono di uni.piii strana m a i e n ; non s o h n do essi pel loro reniperamento n& rete , n& parsione 'alcuna. Costoro da luo@i abitabili cadati :p certa loro sorte 6tle neY.deserti, vivono *bensi abbondastemente di ;. manon cercano nudnmento p d liquido ;Pgaocch mapgraprdo: il peroe ~oircorpieno ild
'

+,

30 naturale sa-, per& poco diikemte dal anrbo, non solo non desiderano bere , ma ignorano &tto cosa esso sia. Sono adunqne cohtenti del vitto , che la foituaa loro offre, riputandosi beatissimi in questo , che non conoscono il molesto senso dclla penuria E ci che 6 piii mirabile, 6 , che tanto superano tutii gG altri mortali in questo essere scevri d' ogni pertuebazione d' a&o, e di sessi, che &ilmente pu credersi a p e sw racconto. Ma attestano la veiid del htto qui asserito, e deli'indole di oodesti W&ghi, che niun peasiere, niuna cosa li muove , non pochi mercataoti, che dall' Egtto navigando il m r eritdeo sono stati ai loro ae & a fac paese. Che piii ? Tolommeo tei-zo , che and C la caccia degli elefanti , mand un suo cortigiano di nome Simmia a visitar la contrada, ov' ersi dimorano; e costui , fornito di buone provvigioni. diligentemente esamind quella gente marittima, siccome rif& Agatarchide ; ed ecco ci , che fra Ie altre cose ne riferi. Disse ,che quegli Etiopi esenti da ogni bisogno non usavano assolutamente di nessuna bevanda ; u! per natura t hxo ne avevano mai alcun desiderio : e ci per le mgioni , che si son dette. A h inoltre , cb' essi non si adattano a parlare con nissun forestiere ; n& muotons ai vederne alcuno ; ma @nlo , se lor si presenta innanai, con occhio f s o ed iwnoto, m a e is s sere tocchi da k u n sentimento, standosi precisamente come .se non avessero innanzi nessuno. Anzi, che a p pmtatp contro 101-0 la spada , nemmeno per questo cercavano di sottrarvisi; n& irritavami delia ingiuria, o volgo vedendo ferita, che loro si feccsee; d

a q-o, o h q u e h d'esri, degnavnrri ; e pedino ammazzando pi e pi vdta sotto i loro occhi e figli e mogli, restavano i n m i bili, come non toccM da dcun m i e , n davano indizio alcuno sia d'ira , sia di compione. Finalmente, se anche facwansi loro soffrire mali atrocissimi, s k vansi quieti, soltanto guardando con occhi higiditi cosa si tentava, e col moto della testa quasi accompageando ogni tmtto. Perci6 dicesi, ch'essi non favella, ma soltanto indicano col gesto quanto k ioro di pratica. E v' un altra cosa, che f d pure mea . vigli= grandemente; ed k , che le foche stanno in una ceria farnigli&tA con loro ; e che. al pari degli uomini Eanno pescagioue per s medesime ; e che queste d diverse razze conservano fra loro somma fede nella tutela de' r;ovili , e de' figli; e che quantunque si diff* renti di natura questi animali vivono insieme pacifica'*mente con. qgni verecondia , senza farsi alcuna ingiuria, E questa societ di vita si meravigliosa dura tra essi fino da primissimi secoli, o cid sia per lunga assuefaeiwe , o sia per istigazione di necessit. Abitano codesti uomini non come gl'lttiofeghi , ma in diversi modi , secondo che comportano le circostame, Alcuni d' essi stanno nelle spelonche , volti per lo piJ verso ' aqudone , ove giovanv loro per rinfrescarsi tanta i la profondit dell' o&, quanto lo spirare da quella p t e che fa 1 aria: e cib per&& le spelanche volte i ' mezzodi restano infuocate come fornaci ; e per. ' eci ~ i v bdlone, che ivi si sente , gli uomini non posr o sono entrarvi. Alcuni mancando, di syelonch~rivolte ai-

fare d trattamenti i

l'aquilone, prendono le ossa deile coste deile balene, che in copia ivi mare getta sul lido; e unendole in arco, ne fanno capanne, che coprono con alga fresca, e sotto alle medesime nel tempo ae' piu cocenti d o r i del sole riposano come sotto una volta ombrosa : i l quale artifizio vien' loro certamente suggerito dalla nemsitA: Il temo m& di farsi un abitacolo presso codesti Ittiofaghi questo. Nascono nella loro contrada molti abeti , che inafaati alle radici dalle acque del mare portano molte frondi , e frutto simile alla noce d e i l a , q a s t a p 0 9 di questi ben uniti insieme essi 1 famosi una buon' ombra; e vivono sotto questo genere di coperto , p~acevolissimamentegodendo insieme della terra e del mare, schivando i raggi cocenti del sole d P ombra de'rami , mitigando il natura1 caldo del luogo coi continuo andare e venire delP aillusso dell' onda marina, e ricreando di pih i loro corpi col &sco spirare de'renti opportuni. Ma diremo ancora di una quarta maniera, che hanno per alloggiarsi. Da lunghissimo tempo grande quantit di musco mapino ivi si acciimolata a gui& di montagna; e il continuo calor del sole ha tanto renduta compatta quella massa, che diventata durissima, e firmante un tutto insieme mll' arena. In codesti ammassamenti adunque come entro collinette essi hanno scavate delle grotte , alte quanto un uomo; la cui volta viene a foiniare il tetto; e nell'interno ognuno vi fa degli anditi lunghi di comunicazione ; ed ivi riparandosi contro il caldo , stanno senza molestia, uscendone al. riflusso del mare per darsi:alla pesca E poiche d' essa si sono infine

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e n t i , tornan di nuovo alle loro grotte. Costato ssep pelliswno i loro morti soltanto in tempo del riflusso ; e dal gettare sulla spon&nni come siepe. icominc~?io da i cadaveri ; e lasciano ai flutti il trasportarli al ritorno dell' alzamento dell' acqua. Questa particolare usanza di offrire colla loro sepoltura esca ai pesci , dura appo loro da tutto il tempo , che fin qui passato. Del rimanente una nazione degl' Ittiofaghi abita di tal maniera , che il fatto rende assai perplesso chiunque lo consideri. ImperciocchB alcuni stanno in certe valli profonde, alle quali da principio &un uomo pot avere l'accesso ; mentre le serra al di sopra un altissimo scoglio da ogni parte scosceso, ed all'intomo tutto pieno di precipizj impraticabili : P altro lato poi termina col mare, pel quale , siccome non pu peiietrarsi col a piedi, nemmeno con barche o zattere essi hanno potuto ivi poi-$, non avendo n uso, n idea di cose tali. O r a essendo un tal fatto incomprensibile attese le grandi ed insormontabili difficolt che l' esecuzione sua ne presenta, non altro ci resta a dire, se non che costoro sono aborigeni, come quelli, che senza principio alcuno di generazione sieno stati iti dal cominciamento de' tempi, appunto come alcuni investigatori della natura noa dqbitano di affermare intorno a tutte le cose naturali (I). Ma poich la cognizione di ci eccede le forze dell'intelietto nostro ; che adunque ci che impediice , che,
( I ) Non .accorre alcuna rillessione per indebolire l' ipotesi qui accenuata da Diodoro. periiocchb egli medesime l' indica abbastaiiza coma di pura congettura.

DIOPORO, tomo II.

..

34
mentre assaissime cose peiisiamo, non ne afferriamo nemmeno la minima parte ? La probabilita de'ngionamenti alletta le orecchie ; ma non trova la verit: queste quello, che dobbiam dire. C A P I T O L O IX.

Di e

Chclonofaghi, e d'altri Etiopi egualmenle barbari.

Poi dobbiamo parlare anche de' Chelonofaghi , cio

di quegli Etiopi , i quali vivono di conchiglie ; e dire come questi menino la loro vita. Sono nell' oceano vicine al continente isole in assai numero, ma piccole di 'estensione , e basse di sito , che non producono alcun frutto, sia per opera di natura, sia per mano d'uomo. E come sbno assai strette fix esse, il mare ivi non soffi~ tempesta ; perciocchh le onde romponai a' promontorj; ond' B che essendo quiete le spiagge, esse vengono
frequentate da moltitudine di testuggini marine, le quali cola vanno a mettersi in luogo tranquillo. Queste nella notte stanno nel profondo del mare , c o l cercandosi cibo ; e nel .giorno entrando nelle acque circoildanti le isole, mettousi a dUrmire alzando. verso il sole le loro cappe , simili nell' aspetto a barchette rovesciate. E sono esse di grandezza enormi, non minore de' piccoli battelli de' pescatori. Adunque @e' Barbari, quando tempo, mettonsi a nuoto ; e posti gli uni da .una parte, gli aitri d a altra, qui abbassano, e la alzano finch&la bestia t e s t i supina; ed allora tenendola ben @te, onde rivol-

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tatasi non si metta a nuotare, e non fugga al fondo, dirigono verso terra quella gran mole, come: se fosse condotta con nn remo da barca. Per il che fare, uno ' d' essi tenendo in mano uua lunga fune, ne stringe con esy la testa dell' animale, e nuotando va al Ed9 1 e la tira colA, ajutato per di dietro dai compagni, che seco lui vennero alla pesca Arrivati poi allegramente mangiano le carni delia testuggine mezao cotte ; e della cappa, che ha forma di uno schifo, si servono ad o p p o r tuno bisogno, O di passare alh spiaggia del continente per far acqua, o di formarne in luaghi alti una specie di capannuccia. Con che apparisce che la natura con comadi, avenuna cosa sola ha provveduto a molti l o r ~ do per p e s t e testuggini cibo, v s i , casa, e barca. In altro luogo non molto distante abitano Barbari ; che in &versa maniera debbonp sostentiuv lir toro vita. Essi non hanno per alimento, che cetacei per accidente gettati sulla spouda del mare. Alcune .volte fanno ampia gozzoviglia , capitando grossissime bestie : ma qualche volta ancora, mancando questo pasto , trovami in grande angustia. Aliora si racaomandano alle cartilagini rimaste attaccate aile assa giai da tempo abbaridoriate, e lo stimolo della &me li obbliga a servirsi del poto di atto ad essere mangiato o mcchiat~ che tiuva110 alla * , estremi@ delle cedole. Taiite sono le saziai degli Etiopi, che si alime~tanodi pesci; e v q t o il knor loro di vita, per qstrb$gere tutto in breve.

Di altri ppoli deUa costa del Goyo Amgico, che vivono di pesci, e &l modo part'colare , che usana per penderli.

La spiaggia della Babilonide confma con una contrada coltivata e piena di piante; ed ivi tanta abbondanza & di pesci, che se n'ha piil di quanti gli abitanti possano consumarne. Costoro in pescando usano di mettere al lido una grande quantit di canne ben fitte tra esse , che vengono a formare vicino al mare una specie di rete assai prolungata. E in ogni opera di questa fatta hannovi alcune spesse porticine, la tessitura delle quali fatta a graticcio ha questo di proprio, cke sono fcilrnente moversi , e voltarsi dall' una alP altra parte. Ora quando il mare corre verso terra, apre quelle porte ; e quando retrocede le chiude; e da ci6 nasce, che ogni giorno portati col flusso del mare i pesci per quelle porte all'indentro dello steccato, al ritirarsi delle acque sieno ritenuti, non potendo uscire. Perci benespesso veggonsi vicino all' oceano mucchj enormi di pesci palpitanti , che raccolgonsi da quelli, che ne hanno P incarico; e con questo s'ha non solo grande abbondanza di vitto, ma ancora non rendita. Alcuni abitanti di quel seno, essendo il lido campestre e basso, dal bare aile loro abitazioni tirano larghe fosse , alla estremit delle quali mettono porte fatte di vimini , ch'essi aprono al montare del flusso , e al tempo deI riflusso chiudono ; e cosi poi i pesci venuti ne' recinti per quelle

'

37 'r porte c o m a n o ne' vivai, e li tengono quanto tempo vogliono , usandone ai bisogno.

C A P I T O L O. X I
Degli Etiopi Rizoflaa"hi degl' Ilofshi , degli Sperma; . tof4=hi, e di quelli che chiamami Caccialori; e loro maniere di wivere.
Avendo ora scorso pg tutte le genti, che dalla Babilonidq fino a l Golfo Arabico abitano i luoghi marittimi, volgeremo il discorso alle altre nazioni. In Etiopia sopra I'Egitto al fiume, che chiamasi A-, siede la nazione de' Rizofaghi , ( cibantisi di radici ). Costoro prendono le radici delle canne tolte dalle vicine paludi, le lavano primieramente con diligenza ; indi ben mondate le pestano con pietre, sinchk tutta la polpa siasi renduta leggiera ed impastata: poi Eoi.matine tanti pezzetti della grandezza che pu6 stare in una mano, li fanno seccare al sole ; e questo il loro perpetuo cibo. Ma nel mentre che abbondano di vitto, e fra loro vivono in ~erfetta pace, hanno a sostenere una crude1 guerra per parte de' lioni in quel paese numerosissimi. Inperciocch siccome codeste fiere pel gran bollore delI aria sono tratte a cercarsi ivfiigerio nell' ombra , o a ' girare qua e 11 per dar caccia a bestie minori , spessissimo accade, che gli Etiopi uscendo delle p:riudi s' incontrino in essi, e ne restino divoi-ati : poi& spogli d'armi non possono fai* fronte ai medesimi. E questa nazione d uomini finalaiente .resterebbe distrutta, se la '

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naturr: non avesse, come di spontaneo suo movimento, trovato un rimedio. Accade adunque , che al nascere della canicola, non spirando allora nessun vento, tanta quantt sorge di zanzare, .i6 forza sliperiori d' assai alle note i e vulgari, che al loro flagello possono bens sottrarsi gli uomini correndo a nascondersi nelle paludi; ma i lioni , quanti sono, tra pe' morsi, tra per lo stridote, tormentati da primi, e da secondi storditi, abbandonino la contrada fuggendo di li in assai lontani luoghi. A questi succedono gl' Ilofag-hi , e gli Spermatofghi , cos detti dal viver che fanno d' alberi, e di semi. Costo1.0 i.accolgoao abbondantemente i fiutti , che neila estate cadono dagli alberi , e senza altra fatica se ne nutroho. Belle dtre stagioni dell' anno mangiano una certa erba assai dolce, che nasce nelle valli ombieggia~ te; la quale essendo molto solida, ed avendo il fusto in forma di bdbo , -poiche h una specie di navone , s u p plisce alla penuria del vitto necessario. Ma gl'nofaghi usciti colle mogli e i figli per trovar pasto, ascendono sugl'alberi, e ne prendono i ramicelli pi teneri, e se ne cibano. E in questo esercizio si assuefanno tanto bene, che vaiino tutti sino all' ultima sommit de' rami con una- sveltezzh e leggerezza, che & incv&bile: imperciocchh passano coine uccelli da aibero in albero, e sostengousi senza pericoiare sui piu sottili v&p l t i dei rami ; ed essendo di m p o gracile e leggierissimo, ove restino co' piedi penzoloni ;ingegnano di t e bersi fermi colle mani: anzi cadeiido dall' aito per la leggerezca loro non si fanno alcun male. Hanno poi anche questa proprietd, che loro B iacile tanto il masti-

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care co'denti ogni nmuscelo che sia pieno di succo, quanto il ben digerirlo. Costoro vivono sempre nudi , ed usano delle donne prorniscuamente ,e tengono per comuni i figli, che ne nascono. Qualche volta vengono in guerra tra loro a cagione del luogo, che occupano : hanno per armi de' bastoni, coi quali si difendono coutro i nemici; ed ammazzano quelli che loro awiene di sottomettere. Essi per la maggior parte muojono di fame, poich&presi negli occhi da forte in6ammazione, restando senza vista, non hanno pii mezzo di conservarsi. Abitano il paese vicino a questi gli Etiopi, che chiamansi Cacciatori, il numero de' quali & scarso ; ma particolare il modo di vivere , e coriispondente al nome che portano. Costoro, essendo la loro terra infestata da fiere, ed affatto arida, e scarsa di fontane , per timore di quelle fiere dormono accovacciati sugli alheli. La mattina poi vanno armati ove pu essere acqua; ed ivi nascosti tra le frondi degli alberi si mettono in aguato; e come al crescere sul mezzodi delia forza del sole i buoi selvatici, e i pwdi, e altre fiere in grosso numero spinte dal caldo, e dalla veemenza ' della sete vengono ad abbeverarsi, e tanto s empiono, che appena possomo omai muoversi; gli Etiopi saltando gid degli alberi con bastoni alla estremit induriti ai fuoco, e con pieire , e con saette, a terme le a d t a n o , e senza grande ftica le opprimono. Fanno essi questa caccia distribuiti in tante squ?dre ; e delie carni predate gozzovigliano insieme. Rarissime volte poi accade , che dalle bedtie pih forti e feroci essi sieno ammazzati, percich prevalgono coll'asttuk anche sopra le forze maggiori,

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Ove poi manchi loro la caccia delle fiere per nudrinii, usano suppiiie al bisogno c d e pelli delle gi in addietro prese, le quali tenute in molle nell' acqua mettono a un lento fuoco, e purgate dei. peli a forza di cenere calda se le spartiscono , con tal mezzo sedando la fame. Costoro ammaestrano i loro figliuoli sino dalla prima eta in tiraiie a segno ; e non danno loro a mangiare, se non vi hanno colto ! laonde eccitati dalla fame diventano saettatori meravigliosamente sicuri.

CAPITOLO XII.
Degli Etiopi elefantomaclti.

Assai lontani da questi , dalla parte d' occidente, stannb i Cacciatori elefantomachi , cio una nazione di Etiopi , che combatte cogli elefanti. Costoro abitano entro selve cupe e profonde, dalie vette de' cui alberi altissimi osservano la venuta, e P andamento degli elefanti. Ma non ne assaltano gi le intere torme, pei-che niuna speranza ci facendo aver potrebbero di buona riuscita ; ma bensi con un mirabile ardimento li attaccano ad un per uno a mano che si accostauo. Lnperciocchb mentre la bestia si approssima al destro lato dell' albero, ove 1 osservatore sta nascosto questi al momento , ch' essa ' passa ne prende colle mani la coda ; indi appoggiando i piedi al femore sinistro deiia medesima, e dato lestamente di piglio colla mano destra ad una ben affilata scure, che tiene attaccata alla spalla, a replicati colpi gL taglia i nervi del pretto intanto che regge il suo

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corpo colla sinistra. E in questa operazione mette egli ' una celeritd mirabile, appunto come in cosa, da cui dipende la vita ; non trattandosi in i t t i (tale la foic . za della circostanza) se non, o che P animale sia v i n , ~ o che l'uomo m o m b a . L'animale adunque snervato nella maniera, che si 4 detta, non potendosi voltare all'assalitore , fatto tardo a l moto per quella specie di ferita, alcune VOI& sullo stesso luogo Piegando il gravissimo corpo cade a terra, sem stesso strascinando l'Etiope, e conculcandolo: alcune volte stringendolo contro 1' albero, od un sasso , che ivi sia, tanto colla sua mole lo preme, che in fine giunge a schiacciarlo. Alcuni elefanti vinti dal dolore delle ferite , lasciato di vendicarsi dell'insidiatore, si mettono a fuggire per le pianure fin tanto che quei clie lo insiegue, e il va ferendo a tergo, col ripetere i colpi sempre dia par., ove diede i primi, e tagliati i nervi, gli abbia tolte affatto le forze. Alloi-chb l' animale 6 a terra, gli uomini gli corrono addosso a torme; e mrntre ancor vivo gli vanno distaccando le carni , e se ne fanno lietissima imbandigione. Alcuni, ehe con questi Etiopi confinano, prendon+ senza alcuii perico!~della loro vita gli elefauti , SUperando la lorza coll' arte. Ha questo animale per uso, quando ritorna ben satollo dal pascolo , di mettersi a dormire in modo diverso da quello degli altri quadrupedi : t>erciocch&non pu egli stendere a terra cucvando le ginocchia quella tanta mole del corpo suo ; ma per porsi a dormire ha bisogno di appoggiarsi ad un albero. Quindi avviene, che l' albero , a cui suole questo

animale di hquente appoggi&, si logora, e difformas Oltre ci d t e vestigia e molti segni restano ali' ini . tomo del medesimo, da' qwli chi va in cerca di ci conosce ove gli elefanti sono usi a posarsi. Adunque, quando i cacciatori incontrano un taie albero, con una sega lo tagli=; pooo sopra la teira a modo, ohe pochissimo vogiiavi per rovesciarlo ; e tolto oga' indizio del loro essere stati li sannosi via prima che I' @male sopprag; giunga. Questo intaato verso sera ben pasciiito viene al suo luogo solito, ed appena ha voluto secondo il suo . uso appoggiarsi CQU tutto il suo corpo, cade rovescio a t e m precipitando insieme coll' albero ; e in quella pck situra sta tutta la notte, percht! per natu1.a sua non pu sogere. Al primo- ritornar della luce i segatori del'albero vengono ; ed ammazzato I' elefante alzano ivi baracche, e vi stanno entro fiuchk abbiano terminato di mangiare la 1 preda.

Degli Eliopi Simi , e degli Struzzofqhi.

A queste genti dalla parte a u m a oeoidentele souniti gli Etiopi , che chiatnansi Simi ; e alla parte australe stanno gli Struzeofaghi , nazione, che s i c i h degli s t n i ~ z i : nel cui paese appunto questa razza di tic~eUi che partecipa anche della natura deiI' animale , f t e r e e s h , ed ha il nome, che lo espone per tale. Non cede esso in grandezza d a cerva pit grande, che siavi. La natura gli diede lungo collo, e fianchi rotondi2

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e coperti,,di aie ; ma testa debole e piccola: molta forza per ha nelle cosce e nelle gambe, d h a f in due psni 1' unghie. I ti.oppo suo peso non gli permette di volar e , sebbene poi in compenso m o corra pi velocemente d' ogni altro animale, toccando appena il suolo C& estremit de'piedi , e massimamente se a seconda del vento esso apre le ali ; ch allora va come una nave spinta db gonfie sue vele. 01b poi esso sia inseguito, a si difende col lancia- pietw , che scaglia grosse quanto un p u p o CO' piedi , come ai farebbe con una frombola. Ma quando gli vieu data la caccia non sofiando alcun vento, a nulla rpemugli le ale , che irnprovvisamenh si abbassano ; ed allora con facilit8 suprato nel corso vien preso. Di questi uccelli gMn numero 4 nel paese, di cui patliamo ; e come i ~irbaritrovano molti mpdi di cacciarli ; cos facilmente ne prendono assai& mi; e delle loro cafili si se*ono per cibo, mentre deile loro spoglie usano per vestiario, e letti. Questi pb poli sono in giaarn coi Simi, contro i quali per difendersi adori-ano per armi ne'combattimenti le conia degli origi , le quali sono attissime a ferire di punta ; e servono loro di graide uso, poicht! molta quantit travasi deile b e d e , che ne sono forMa (I).
( i ) Aqaturchide, e Stmbem dicono la stesse aosi; re non che, come avverte il Yessclingio, il testo di S w a b o ~ ep e ~ t a ,che anche. i Simi erano armati di queste corna. Il che, secondo lui, non pregiudicherebbe al racconto di Dialaro, come ha creduto il Bnchert. Delle corui degli o i k i parli a lungo il Cnuabono; e della fierezza degli origi dice seriemente il Scgncri, che u n t o r i Jid-o d i s stessi, che si addornrenta!,~ dentro Ic reii rtsedesinrs dc' c m -

c h i ! :.

4C A P I T O L OXIV.
Degli Etwpi Acridqfaghi; e del miserabil che hanno.
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fine

Poco da qqesti popoli sono lontani gli Acridofaghi, ci08 i divoratori delle locuste. Stanno costoro sul confine del deserto ; pi bassi di statura degli altri uomini, macilenti, e nerissimi. In primavera i venti favonio ed &o soffiando forte cacciano fuor del. deserto un num r infinito di locuste , di grandezza inusitaia , e eo d'di tinte di un lurido, e squallido colore. Di queste adunque costoro fannosi nudrimento abbondante per tutto il tempo della loro vita. U modo, con cui Le prendono, 2 singolare t perciocche stendendosi nel lor paese per molti stadj una valle assai larga e profonda, essi coprono qua e M il suolo di strame , di cui all'intorno dapperrutto E grande abbondanza; e poi quando cacciate dal vento vengono a passare a modo di nube quelle locuste , danno il fuoco a +ella materia ne' didiversi luoghi , che prima tra loro si sono scompartiti; cosi che il denso ed acre vapore alzato i aria s o f f y col suo fumo le sopravvolanti locuste a tal segno che non potendo tirar pi innanzi il volo cadono a terra morte. Per molti giorni dura questa uccisione , e se ne fanno amplissimi mucchi ; e siccome poi il paese abbonda di sale, ne mettono buona dose su que' mucchi , e con oppoi-tuna macerazione fanno, che migliore sia il sapore di quel cibo, e salvo da pu&efazione duri per
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lunghissimo tempo ( I ) . Eccoradunque come' con questi insetti procacciansi alimento pel resto del' anno : nk essi hanno altro con che sostenere la vita; percioccb non esercitano pastorizia ; n&, essendo coppo lontani dal mare, possono industriarsi colla pesca. Costoro sono smilzi di corpo, e velocissimi di gambe ; ma vivono poco ; e i pi attempati fisa loro non oltrepassano i quarant' anni. I1 modo poi, con cui finiscono , nel tempo stesso mirabile, e miserabilissimo. Giunti alla loro vecchiezza, nascono ne' loro corpi certi pidocchj alati, non solo diversi di razza , ma di figura o i ~ i d i , ed insignemente deformi. Questa peste, che incomincia ad uscire del ventre e dei precordj , in brevissimo tempo rode tutto il corpo; e quegli che n' 4 aflitto principia a sentirsi irritato dolcemente da una p r u r i g i ~ come p e l l a , che cagiona la rogna, con un misto di piacere e di dolore: ma poich quegli insetti vanng venendo verso la superficie, tra cute e pelie si addensa, e vien fuori una grande quantit di marcia con incredibile dolore del paziente ; ,il quale grattandosi, e graffiandosi a tutta forza colle unghie , e lacerandosi

( I ) Agatarchide e Strabone parlano di questa razza di Etiopi non diversamente da Diodoro. 14 Plinio si legga : u n a parte 3i Etiopi vive sokanto di locuste, ~ ofumo l col sale eonsarvafe per alitrrento di tutto P a n n o . Costoro non olfrepassanol'anno qrurranzesinio della loro et. I1 Yesselingio dopo avere osservato , c h r 'molti e molti uomini si sono nudriti di locuste, e' che in E~iopia, c in ~ r a b i a n9La quantit infinita, sospetta che fossero locuste ve gli uccelli , di cui gli Ebrei si ciharono nel deserto, parendo a lui, , che pib alle locus~e che alle quaglie, o co:urnici , si adatti il W6be dell' Esodo, e de' Numeri.

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'46 in ogni.parte , non fa che gemepe miserabilmente. . E dalle i esulcerae tanta quantit pr~rompe'di vermi, &e venendo fuori gli uni dietro gli al& a guisa di ampilli d ac*, ' cresca da una botte forata a *odo di crivello , reudono inutile. affatto l' opera di chi si mette a coglierli. Questa pertanto la inaniera, colla quale per l' accennata consumazione del coispo infelicemente Gniscono la loro vita codeste sciagurate creature : il che se venga dalla natura del cibo , o dalla temperatura dell' aria, non si eo dire.

C A P I T O L OXV.
Di popoli cacciali dai lom paasi nativi per opera di animali infati.
Confina con questa gente una terra, assai ampia in estensione, e bella per la variet de' pascoli; ma serta, e di niun accesso. E non b $A, che da principio fosse senza uomini ; ma dicesi, che in processo di tempo nn' improvvisa pioggia sopravvenuta produsse tanta quantit di certi ragni, e di scorpioni ; che cresciuti enormemente obbligassero gli abitanti dapprima a far loro la guerra come a nemico comune; poscia , perchh i loro morsi erano si velenosi, che uccidevano immantinente , essendo i1 male s m rimedio, ad abbane donare disperati il paese, e il vitto, che in esso avevano, e a fuggire altrove. N4 cid che qui si i.iferisce, dea parere meraviglioso ed iricredibile a segno da non prestarvi fede ; poi&& dalle vere storie C sianifesto , che

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aae pii m n e di queste A o accadute nel mondo;
Impei.ciocch sappiamo, che in Italia tanta copia una volta nacque di aorcj selvatici, pidigiosamente propagatisi ne' campi, che obblig gli &tanti del contado, in cui @l cosa successe, ad espatriare ( I ) . Cosl n k a Media una moltitudine di passeri, cbe devastavano tutti i seminati, costrinse $i uomini a ritira& in altro paese. I popoli, che chiamansi Autariati (n), furono costretti a fuggire uel luogo, ove ora soggiornano, a cagiono di una quantit sterminata di rane create nelle nubi, e cadute gih in vece deiie solite goccie d' acqua. E chi dalle memorie dell' Antichitd non udi , che tra le imprese d' Ercole , assunte da lui per amore di ottenere 1' immorta1it.A , annoverasi anche quella, per la quale cacci& dalla palude Stimfalide gli uccelli che ivi erano enormemente infesti? E pw la i m ~ i o n edi liani usciti dai deserti, alcuue cita della Libia non restarono esse vuote di cittadini ? Sieno queste cose dette contro coloro, <rhe voglion tagliere la fede alla storia per Li 1-egione, che le cose da essa narrate suppongonsi avvenute in certa inusitata maniera. Ora ritomiaq~81 primo contesto d d I'aCCOnto.
( I ) ~ u s t oh 4 sudcederte agli abitanti di G s a ; 10 ne faqno menzioue Ruilio nel suo Iti~zerario il Bochar~,e il Cuusubono. , (3) Questo popolo a p p l e n n e dl' Ilirio : e parlano dei ~ L L qui O notato da Diodoro anche CWEu'no, ed Eraclide Lembo presso Aleneo, ed Appiarrrr , che aggiuoge qqel popolo eqersi ritirato dal sao paese na~ivo per la pesrileeza aora daiia inoltitudine di quelb rma.

Dei Canimukhi , e dei Trogloditi,


e delle lom costumanze,

La sponda australe viene abitata da uomini, che i Greci chiamano Cinamini , cio Cinarnulghi, o Canimul%hi (I) ; e i Barbari vicini dicono nel patrio loro idioma agresti , o rustici. Costoro portano barbe lunghissime ; e per comodit di vitto nudrono greggie di feroci cani, per la ragione, che siarn per dire. Dai principiare del ~tlstieioestivo sino aila met .dell' inverno il paese di Costoro viene idvaso da una innumerabile moltitudine d;i buoi indiani : del qual fatto la cagione t! ignota, non sapendosi , se fuggano d' innanzi a bestie sanguinarie , da cui vengono attaccati a torme, o se ad abbandonare i loro luoghi li astringa inopia di pascolo, od altro accidente che la natura, madre di cose mirabili, produce, e che la mente deli' uomo non pu iritendere. O a quer sti popoli, non potendo colle proprie forze rendersi padroni di cotesti buoi, prevalenti pel troppo numero, si servono a ci del mezzo de' cani, che mandano loro addosso , e in questa maniera ne prendono assaissirni , di parte de' quali mangiano fresche le carni , e d' altri salandole ne fanno conserva. Coli' ajuto di codesti bravi cani danno finalmente la caccia ad altre fiere ; e cos
(I) Strabohc e Pli~rioli chiamano cos, come pur fa Eliano per la ragione, dic' egli, che mancahdo loro la carne de'huoi, 'rucchiavano il lotte dalle rnarrrrr~elledelle cagne. Lo stes!o avea 'detta

Agatarchide

t i v o sostentando la vita con mangiar carni. Onde p o s ~ ~ siam dire, che le ultime nazioni confinate a mezzodi sotto l a forma d uomini traggon loro vita a modo di bestie. ' Ma rimane da dover pwlare ancora dei Trogloditi (i). Questi dai Greci chiamami Nomadi, i qu& atte* dendo alla pastorizia vivono al modo de' pastori , benC& da certi loiw capi reggami divisi in determinate tribi : ed hanno, mogli e * comuni, ecwtnurtoue il i capo, che tiene una moglie da s , colla quale , se altno prendesse a meschiarsi, verrebbe dal Principe m& t t di un certo numero di pecore (a). Alo s p h k delle ao eterie, cadendo d o r a nel loro paese assai grosse piog@e, essi nudropsi di s a n p e di latte mi& insieme, e dcun poco cotti. Dipoi p 1 cdor forte del sole abbruciandoii i pascoli, ritiransi nelle paludi , ove i pastori ai battono insieme contendendo de' luoghi atti P pascolare le greggie. Sogliono ammazzare per cibarsi quelle bestie, &e o sono vecchie, o sono ammalate; e questo per tutta la loro vita il nutrimento lol m ; e per ci, mesm non danno il titolo di genitori a nipwno creatura umana, lo danno a l toro e alla
te610 cowmaim dice: Ma rimane da dover parlare ancora di generw'oru, c i d degli E ~ i o p i ,e dei Trogloditi; e siccoal me degh Etiopi s i d fatta gi ~~~etaziolier o ~ e .q u i scriverenio dei Froglodiri. S e s i & parlato giP degli Eiiopi, non resta dunque da doverne parlere. La riparritura del tesi0 b chiara, quantunque aia stata dirsimulata dai Coarmenutori (a) .Aptarchide e Stiabone ruppongono la multa di una sola p c o r a : ma parhndue di pastori, che del~honoaverne iii generale gran numero, & prohubile, che il t c s ~ oui Agatarchids sia a u t o dkrato, e che Strabome naa vi abbia badaio.
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DIODOBO, tomo Il.

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vacca , e all' ariete e alla pecora, chiamando padri gli . uni, e madri le altre; appunto per&! da essi, e non &veli loro genitori traggono il giornaliero sostentamento d& vita ( I ) . Il volgo ha per hevanda comune il liquore tratto dal paliuro. I maggiorenti usano un succo cavato da un. certo fiore, e che viene ad essere siile nostro mosto meno tuono. Coston, andando dietro ai loro bestiami, passano da un luogo ali' altro ; ed hanno diligenza di non fermarsi lungo tempo ne' luoghi medesimi. Vanno nudi di tutto il corpo, eccettuato che cingonsi le reni coh pelli: tutti i Trogloditi si circoncidono, come fanno gli Egizj , salvo per quelli , che dall' accidente chiamaho mutili; perciocch a questi soli, fra quanti abitano que' loro paesi, tagliasi dalla p+ ma infanzia con un rasojo tutto ci, di che agli altrisi fa circoncisione (a). Fra i Trogloditi quelli che chiamami MegebArei (3), usano per armatura scudi rotondi fatti con peiii .cmdc di buoi, e clave coperte di certi globetti di ferro: $a altri Gortano archi ed aste. Particolare ad essi, e strana 6 il rito, che usano ne' funeldi. Costoro aggomitolano, stringendolo con vimini di paLuro, il cadavere del morto in maniera, che la testa tocca le gambe; poi depostolo sopra un qualche colle, in mezzo a schiamazzo di risate incominciano a trargli addosso tanti sassi, quanti bastino a farne una massa , che lo cuopra; e fi( a ) Agatarchido e Straroize dicono lo stesso. (a) Gli Abissi+ anche a1 di d' oggi usano la cir~oncisiooe,quantunque crisliaui. (3) Zolo~tboien li chiama D-lepbradi, o Mqpberdi.

I
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piantatovi sapm un corno di c a p ; se ne pap tono, non dando segno di alcun d&re (i). Questi popoli si fanno guerra insieme, non per ira, o per alcuna cagione, come succede tra' Greci, m puramente pei pcoli.che vamo rinverdendo. Nel c m battimento da prima si g e m o a vicenda de'sassi, &L ch.2 r e s t a n d d feriti alcuni m vierie a dar.tnano agli archi. In un batter d'occhio si veggon gli uomini cadere a me, percl~ abituati per lungo USO tirano i lqo colpi sicuri; e non essendo le persone coperte di alcun' arrnatarp , restapo troppo esposte. Le dono= alpuanu> atrempate , sono @e, che mettendosi di mezw fanno por tennim alle zuffe; e que' popoli le tengono in rivenmza , +CM pcr legge stabilito, che non si possano ferire nissma maniera; ed appunta per questo, che appena esse lasciansi vedere, si cessa dal tirare saette, Quelli tra questi Trogloditi , che ,per vecchiezza non possono seguire le greggie , si t o h n o la vita i m m t i nente legandosi la gola alla coda di un bue ; e se per questo mezzo alcuno tarda a morire , ognuno che voglia , pud privarlo di vita, mettendogli un laccio al collo; ma perb prima come per benevolenza avvisandolo. Cosi per legge 4 stabilito di toglier di vita quanti od hanno perduto un qualche membro, o *sono at~ccati da morbo inculabile : stimando essi il massimo de' mal quello di vivere quando non si buoni a far nulla. Perci veggonsi i 'J'rpg)oditi tutti uomioi di kiia cor-

(i)

Anche Agatarohide avri narrato questo modo di seppellire

d' 3 i . B ( 4 t i . . o

poratma, e di et robusta, nimo eaceenbo mai i sec a i ' anni. Ma basti il f n qui detto di essi. Che se ali 0 de' nostii lettori per la novit d d e cose, e pel &bile di ci , che qui si descrive, ricusasse fede alla nostra storia ; ve la prester sicuramente qual' ora egli voglia paragonare o considersre p m t o tra loro diffe riscano il clha deUa Scizia, e quello de' Trogloditi. E tra il nostro , e quello de' popoli , de' quali esponiamo la storia, tariie 2 la diversit , che la differenza, se a parte a parte si esamini, 2 maggiore di ogni credere. fmpemcch8 in alcuni hoghi pt.r la h z intensa del ra fieddo i piu grandi fiimi si gelano a modo, che il ghiaccio sostiene il passaggio degli eerciti, e il t ap m rs o de' aarri ; e lo stesso vino, e gli altri liquori , f indufiscono a modo , che convien romperli col coltdlo ; e quello che di queste cose 2 pi rnirahile , le w m i t delle membra degli uomini per P attrito delie vesti si logorano; e si offiscano gli occhi; n8 il fuoco ha b r za di tiscaldare , e le statue di bronzo si spezzano : alcune volte ancora la densit delle ntlbi fa , che in que'luoghi non Sabbia n(: folgore, n&tuono; e p chie altre cose incredibili per chi le ignora, e per chi n' B pratico intollerabili , succedono in que' pesi. Nei confini poi d& Egitto , e de' Trogloditi , merd l' ardore enorme del sole al mezzod, l' aria troppo condensata non lascia che gli astauti possano vedersi a vicenda, e nissuno senza scaispe puci camminare sicuro ; altrimenti le piante de' piedi si esulcerano , empiendosi tosto di pustule : e gli uomini, se non hwno pronta acqua per eslinguer la sete , irnmantinente svengono ; '
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poichh il calore consuma in pochi istanti il naturde umore del corpo. E dii+ pi, , che se alcuno espone al sole in un vaso di metallo insieme cm acqua , p. e. un pezzo di carne, questa senza legna e seaza fuoco Li un batter d' occhio si cuoce (I). Eppure gli abitanti deii'uno e dell'altro paese non solo non hanno volont di evitare sl grandi incomodi di vita, ma apontaneamekte aEzi perdono la vita piuttosto che essere costretti a vivere in altra manina. Tanto t: l' am0i.e che P assuefaxione e P uso siiio da'primi anni deiia vi^ ispirano ad ognuno per la terra t ove 2 nato I e la lontananza del divmo clima fa sostenere le incomoditg del proprio. Sebbene non 6 poi somma la distanza de' luoghi , tra quali osservasi si gran differenza di cose ; poich6 dal* ia palude Meotide , luogo la quale alcuni Sciti +itano in mezzo al gelo, e ad un immenso freddo , molti con navi da trasporto tratti da buon vento in dieci giorni arrivano a Rodi ; indi in quattro passando ad Alessandria , da questa citt risalendo il Nilo , in dieci giorni al piii pervengono in Etiopia. Laonde il passaggio dalle freddissime contrade del mondo aile caldissime si com* pie in ventiquattro giorni di navigazione. In C O S ~picolo intervallo tanta adunque essendo la d i & M clima , non B meraviglia che anche il vitto , i costumi, e i c o v i sieno assai differenti dei nostli. .
,\

( I ) Sulpizio $muro, pirliqdo dei d m i d'E6itta, dice : Ivi i o vidi quella che v o i , o G a l l i , farse n3n craerste, rro' o h piena d' erbngxi L s i i n a t i per nostra c e n a , boUire senza fuoco. Tanta d la f o n a del # o h , che nd ogrii cuoco banierebbe per prrpariwe I e uiurnds d' Galli, e ..

'

Delle

vatie $em dei deserti deUa Tmgbdite , e da serpenti. Storia di un serpente porlato in dlessarsl &a d tempo di Tolornmeo Gi.

avere partitamente parhto de' popoli, e de' costumi per cid, che pareano avere a h n a a>sa di strano , dobbiamo anche dire con qualche particolariti . degli animali di quelle regioni. Ivi n' uno , che dalla cosa stessa vien detto rinoceronte, cio cornuto di naso, il quale minote di mole dell' elefante, '@ da paragonarsi ad esso per la fortezza e robustezza. Ha il rinoceronte durissimo il cuoio , e del colore del boss0 ; e alla punta del naso ha un corno dritto di forma, e per durezza simile al ferro. E poichd tra esso e l'elefante perpetua guerra a cagione de' pascoli, quel suo a n o aguzza a qualche grosso Basso; e nel wnfitto gittandosi aIla mira del ventre del suo nemico, gli apre le carni con quel corno, come farebbe con una spada : col qual genere di combattimento lo dissangiiina ; e molti elefiuiti ammazza di questa maniera. Ma se' 1' elefante pu prevenire il rinoceronte cosi che non gli si accosti, e colla sua proboscide awilupparlo , sircome e per l'urto dei denti, e per la forza del corpo a a lui superiore , facilmente lo vince. Verso la Troglodite e P Etiopia trovansi le sfiugi , non disimili nella forma da quelle che i pittori rappreseiitano ; se non che differiscono soltanto nell' essere iaute. &no esse d'indole placida, e di astuto ingegno,

M dopo .

55
e capaoissime di ogni &te che sia 'semplice. Qrielli che chiamansi cinooefali-p c h & hanno la testa di cane, sono come gli uo&ni pit deformi. di corpo che possaao trovarsi ; e tutta l loro voce consiste in un sordo bora , bottamento. Questo b un animale f ~ e che non ammette aicuno addomesticamento , ed ha dalle sopracciglia in gid un aspetto assai fiero. Le femmine di questa razza hanno la particolarith, che la loro vulva sta sempre faori del corpo (I). Il cepo , o vogliam dire orto, che cos chiamasi, ha tal nome per la bellezza del corpo, e l'avvenenza della statura ma. Si rassomiglia nella faccia al leone, e alla pantera nel resto del corpo, eccettuato che nella grandema, nella quale B uguale alla dorcade. Tra gli animali fin qui ricordati il toro cargvoro B notabile per la sua fierezza, poichB non v' fona al-a che possa dom&. Pel corpo esso maggiore dei tori domestici ; e hon cede nella velocit ai cavalli. La sua faccia I! piatta. sino agli occhi ; B di vivo .color ' nifo , d occhi cesii piii di queili del lione, e che di notte risplendono. Le sue corna poi hanno la particolarit , che muovod, non meno delle orecchie ; intanto quando combatte le tiene immote e ferme : i suoi peli sono posti al rovescio di ke11i delle altre bestie. qnesto animale di tanta ferocia e fona , che ' non teme di far fronte a qualunque altro per robusto che sia: percid vive delle carni di quelli che ammazza.
( I ) Bisopa leggere Oppiano, ELano , ed altri antichi. per vedere quant.0 fossero inesatto le loro cognizioni in fatto delle ~ r r i e rure. di scimie, che noi digtinguiamo perfettamente. . -

5.6
Esso db il gnestb alle gdggie degli abitanti ; ed ih om reada maniera si mette a contrastare con tucie le ciuw me de' pastori , e cogli stormi de' cani ; dicendosi che la sua peUe MM s ferisce : quello che b &curo si b , che quantunque molti a sieno provati di prenderlo, nissuno b stato buono per tale imprera ; dovendosi sapere , che se per awentura & cade in una &,m,od 6 con altro ingegno preso, si soffoca per impeto d' ira, ne' cambia colla libert i benefzj della tnaneuetudine. Per questa ragione i Trogioditi riguardano questa fiera per la pii1 potente di tutte le a l t r e , come quella appunto, alla quale la natura ha dato la fortezza dei liane , la velocit del cavallo e la roburteua del toro, e che m n b vinta nemmeno dal ferro', che p n n b la COM pih potente di tutte' ( i ) . Gli Etiopi hanno un altro animele, che chiamino crocuto , il quale nnisce i n a &ste le nature del cane e del lupo , pih terribile per L ferocia di entrambi , e a tutti superiore nel mome dei denti; poichk esso stritola le ossa qualuncpe sieno , e le fa in minutissime bricciole , ed inghiottite mkbilmente le digerisce (a). Alcuni , che spacciando portenti
( I )

Plinio ne parla ia qciesti termini: M a i piL crudsa a n i m l i

c k abbia questo paeae ( I' Etiopia ) anno i tori selvatici, m a ~ i o r i


amai che i donrartici , velociwimi sopra gli dtri di mbr f u b o d' occhi cerulei , s col pelo a l rovescio, s c o l h bocca che arriva sino ale orecchie, presso le quali hanno corna mn5ili. La pelle di q u s d anima d diua come pietra, che n o n riceve colpo vermi>. Caeciano ogni Fera ; s non si porrono pigliare ae non col& josse; ma sempre muojono perjerezau ( 2 ) Plinio del fiocuro dice, che dlgcrisce la ossa rohito che 10 h inghiotu~e.1 Crocuto b uiiarpcoie di Jena. Plinio pula inoltre 1

. .

57
&&e

degli Gli abitanti del paese deserto , ed occupato dalk

storie, .dicono, che questa bestia imita la faveh uomini, non meritarno fede da noi.

fiere, dicono esservi ancora varie specie di serpenti , ed &uni di una gnindpzza da non d r e . Ma quelii, i quali altamente protestano di a v m e veduti di kmghi cento cubiti, vanno posti e da noi e da tutti '$i l t i a nel numero degl' impostori. Si aggiunge peri, racconta mhhe pih assurdo, e &e porrebbe in disperaziom ohiunqne avesse voglia di loro prestar fede. Dicono col stom , che in quella pianura , della quale parieremo , quando que' serpentacci enoimi s intralciano gli uni gli ' altri , formano un tal volume coi h coipi insieme agpppati , che 4 massa per chi li vede viene a h a r e una specie di collina. Ma cbi d si corrivo ad ammettere bestie di d mostruosa grandezza? Non ostante noi, p e ~ ch ogni cosn abbia la sua speciale menzione, parkivmo d i .que' aerpenti grandissihi , che fummo in cc* phbie a tal uso fatte portati ad Alessandria , e , v d u t i da tutti. .E dunque a sapersi , che Tolomrneo secondo ( I ) , dilettandosi assaissitno , ed assahimo spendendo
dei L e a c r o e ~ o ; e b di erro. che riferisce la credenza, che conrrofkxii li voce dell'uomo. Lo descrive poi in questa maniera. Bestia vsfocu:Uiur, p r d e qrori qwni un arino, colle gambe di cervo, e col c ~ U o petto di fione, e il capo di m r u : ha roigna s fissa in &e parti, la bocca duisnJf~reagli orecchi, e un osso cuce
intero im &o

& Jsnu*.

I nostri naturalisti non conoscono

quwm

bestia.
' ( i ) Fn cariosirsimo ricercatore de' pih rari prodot~idella natura; e degli animali ipeaialmente. Al qual genio pih facilmente forse s i amae, waado aqioorvole di du&, i bisognoso di diotrarsi coi

68
per la caccia degli elefanti, e in ogni mamera gratificando magnificamente i cacciatori, non solo giwse a procacciarsi una p n d e quantit di elefaati da guerra, ma fece di pi, che i Greci imparassero a conoscere molte specie di bescie non vedute prima, e stranissime. Perci alcuni, che per lui cacciavano , vedendo quanto fosse generoso in regalm, unitisi in discreto numero stabilirono di portar vivo al re in Alessandria anche con pericolo deUa loro vita almeno uno di quegli stupendi serpesti. L' impresa invero era ardua e difncile ad eseguirsi ; ma la fortuna secondd il tentativo, e guid a buon termine la presa risoluzione. Trovarono admque dopo molte e molte ricerche ufi serpente lungo trenta cubiti , il quale posta aveva sua stanza negli stagni, e che in ogni altro tempo giacendosi immoto nel suo raggruppamento, subito per che vedeva avvicinarsi all' acqua le fiere del bosco per dissetarsi, di un saito quale coll' aperta bocca afferrava, quaie colie sue spire s. strettamente awolgeva, che nissuna pi& poteva scap pargli. Ora avendo coJoro sperato, attesa la lungheaza del suo corpo , e il pigro suo moversi , di potere prendedo con lacci e catene , preparate tutte le cose occonvnti con grande fiducia si misero al'opera. Ma q a u @ pii s'acoostav&o al serpene , tanto pii gl' invadeva il terrore, l'ardere, che come fuoco facevano gli occhi di quella bestia, ~ e vibrar della luigua , per i' orrendo strel
piaceri d e l b spirito. Egli contribd molto allo studio dalla storia degli animali, creata @P da Aristotilo coi grandi cqccorei che gli diede Akssaridro.

59 pito dene aspre sue squame, e quello de' cespugli e virguhi da esso calcati e rotti a mano a mano che p d e v a , non 'meno che per la grandezza degli enow mi suoi denti , e per Y aspetto truce della 6sonomia , -e peI volume de' rawolgimenti del suo corpo , che lo faccvaao comparire a loro occhi non meno alto di un colle. Costernati per la paura, timorosamente $i gettano on laccio- alla coda, il quale tosto ahe ebbe toccato il corpo del mostro, questo torcendosi con orrendo fischio, ed alzandosi sulla testa del primo , c d a fiera bocra I o afferra, di lui vivo ancora dilaniiindo le carni; e il secondo, mentre pure colla fuga d allontanava , trae abbrancato nelle sue spire , e a mezzo il ventre se1 tiene stre& : gli altri spaventati cercano scampo c o m do pia. Non per questo per deposero il pensiero di pigliare la bestia ; superando spezialmente la speranza di avere i grai premio dal re il timore de' pericoli , che aveam a o avuto sotto gli occhi. Perci si' misero a cercare di riuscire coll' artifizio e l' inganno, o& non potevano valere colla 'forza ; ed ecco il partito,' a cui si appigliarono. Composero con treccie di giunchi ben tessuta una specie di nassa ; e di tanta grandezza e capacita, che vi potesse star entro tutta la bestia. Quindi osservato o ' essa nescondevasi , e in che tempo uscisse a cercar v pasto , e ritornasse, subito che venne &ori per gire d a chiusero la bocca della speeaccia delle varie h, lonca con grandi sassi, e &n terra : poi feceiu, nel vi, cino luogo arno a v o so%temaneo, 'in cui posero quella

60
rete di giunchi, tolta in maniera alla bocca deiia s p p lonra , che fosse ovvio in eFa l' ingresso della M a . Intanto mentre questa ritornavasi dalla pastura , eaettatori, e fi-omboliei.i, e uomini ii cavallo , con sonatori di trombe, e con altro simile apparato incorninciapono a venirle addosso : ed essa, quando fu alcun poco pi vicina , avea la testa assai pi alta di quella degli uamh ni a cavallo. Ma la turba de'cacciatori non ardiva accostarlesi, poichC l' infortunio primo li rendeva cauti : bensi stando ]ungi le andavano a piene mani scagliando dardi, procurando di atterrirla colla vista degli uomini a cavallo, con una moltitudine di cani, e collo strepito delle trombe; e in tal modo, mentre a poco a poco moveva al suo covile, l' accompagnarono, guardandosi che provocata troppo non dovesse maggiormente irritarsi. E giA si avvicinava alla bocca della. spelonca dianzi chiusa; e allora raddoppiossi lo strepito delle armi, l a mostra della moltitudine, e lo squillo delle trombe : per lo che la bestia non 'trovando aperto 1' adito , e percossa dal rumore de' cacciatori, fu& nell' altra apertura, che s'era fatta in vicinanza. Intasto mentre per lo distendei-si de' suoi ravvolgimenti la rete si riempie, alcuni subitamente corrono, e i' orifizio bislungo della rete gi fatto dianzi in modo da cosi rapidapente maneggiarsi , stringono con corde , prima che la bestia si ririvolga per uscire. Poi quella grandissima rete cou orur. digni messivi sotto sollevano, e portano f o i Ma stretta dentro di essa la bestia metteva fuori fischj sopra natuv o m n d i ; e co' denti strappando il giunco, cd agitandosi per ogni verso, gi gA era per iscappare. i

6t
Del che temendo quegli nomini, 'pongono a terra il pente ; e col frequenb pungerne la coda, i morsi dei denti di essa distraggono verso la parte affetta dal dolore. Finalmente, portatolo ad Alessandria, offrono al m questo strano mostro, ed incredibile a chi ne sehte a parlare. Al meraviglioso , che ha s stesso questo fatto, si aggiunge la circostanza anche pi meravigliosa, che a forza di digiuno ne fii domata la ferocia a segno, che a poco a poco si fece mansueto; e Tolommeo , che a' cacciatori diede ymmj degui della cosa, e di &, quel serpente cosi mansuefatto nudr, e ne fece vago e mirabile spettacolo a tutti i fsrestieri, che pitavano nel suo regno. Or come si enorme animale di questa natura fu veduto b tutti, non V' B ragione di non credere agli Etiopi, o di tenere per favola quanto in tale arg~mentoessi dicono , raccontando, che nel paese loro si sono veduti serpenti si grossi, non solo da inghiottimi le vacche e i tori, ed altre hstie eguaimente grandi ; ma da combattere ancora cogli elefanti. (i). PerciocchB colle giravolte delle loro spire si strettamente si avvolgono intorno alle gambe de' medesimi, ch' essi non possono in nissuna maniera piU moversi ; ed intalito riz&to il collo sotto la ~roboscidepresentano
( I ) E notissimo il boa constrictor , che appostato tra le frasche di un grosso albero afferra per la testa la tigre, ne scliiaccia e stritola 1' osso, C la divora in uo momento. S . Girohmo nella Vita d'llarionc dice : un drago di prod&iosa grandezza, ilic i n ' i i ~ ~ g u a del paese chiumano boa. poicbd g!i aainmli di questa razza soao si grandi. che sogliono inghiottire i buoi , chvuscava tutta iratorno

provincia.

testa con queue loro pupille infuoc8te, che quasi fosseio fulmini li mietano , e li fo cadere a terra ; e caduti poi ne rimangono sbrana&

6a agli occhi dell'.eIefatt~la

Descrizione d d Golfi Arabico dalla parte d'E4iopia Deltisola SerpentaBa, e delle w i , cke ~riasp~rtana gli ekfanti.
Ma noi , dopo avere con chiara narrazione detto qnanto ci B sembrato suflicierite intorno alla Etiopia, alla Troglodite , aile altre confiu-inti regioni verso la parte pel calore inabitabile deiia terra , e alle spiagge , e ai dimi del mar-rosso verso il mezzodi, ora d e scriveremo P altra parte , che 6 quella del Golfo Arabico , siccome dai regi commentarj d Alessandria per alcune i cose, e per altre da ci, che udimmo da chi fu sui luoghi, abbiamo potuto apprendere. Questa parte del mondo abitato, come pur sono e le Isole Britanniche, e i luoghi sotto l' orsa, non k ancora messa alla comune cognizione di tutti. Ma delle contrade poste s o ~ o Yorsa, le-quali toccano la zona inabitabile peL freddo, come pure deile Isole Britanniche, parleremo allora che , verremo descrivendo le imprese di G. Cesare. Impersciocch questi , estesi per lunghissimo tratto i confni dell' imperi0 romano, fece , che potesse entrare come parte della storia anche tutto quel tratto, che prima era incognito. Il Golfo Arabico duiique ha le sue bocche stese verso l ' m a n o australe, la lunghezza deUe

kghezza sua tanto nel recesso , quatito nelle bocche , s inoltra fino ai sedici stadj (I). .Per dal porto Pa' normo al continente opposto vuolsi un giorno di navigazione spedita. La distanza pit grande ch' abbiano tra esse le sue sponde 6 presso il monte Tirceo , e MacaPia, luogo esposto a pih profondo e tempestoso pelago, ove i continenti non veggonsi n da una parte, n dall' altra (a). Indi la larghezza si diminuisce , e si restringe. poi fino alla bocca. Nel suo siretto s'incontrano qua e la alcune grandi isole, fra le quali il coi~so delle navi diventa angusto; e . il flusso del mare violento e pericoloso. Tale C? in compendio la situazione di . questo Golfo. Dalle cui estremit incominciando , verremo brevemente a descrivere le spiagge d entrambi i ' continenti , e l cose pih particolari, che in ciascuna e di esse trovansi ; e faremo capo dalla destra spiaggia abitata dai Trogloditi sino ai vasti deserti , che sono
dtre.

quali corre a parecchi sta4 : P intimo recesso 6 chiuso entro i confini deU' Arabia e della Troglodite ; e la -

Adunque dalla citt di ,4rsinoe andando innanzi


(i)

SUI
pub

Qual sia l a larghezza dello stretto di Babelmandcl,

egoa.o vederlo dai pi accreditati geografi moderni. Percib che ap-

partiene al testo di Diodgru, il Yesselingio non B senza timore cho i numeri degli stadj qui accennati sieno guasri; considerando, che gli antichi writtori , Jtrabone Arria~ro Agaten~cro lo fanno largo , , di sesanta stadj , mirurandolo dal promontorio di Dirce. Pirrio lo h hrgo di ~ t t e m i l a ~ i n q n e c passi. ~to {a).N& del porto Panornio , d i cui qui parla Diodoro , nb del mT + gli aniiahi scrittori parlano. Tolonimeo nominanda f i c c u r i a , la indica come m' imla. ,

64
lido d e m , s'incontrano in maissimi luogbi fiumi, c b cadono peci~itandodelle rupi in mare, le acque dei hanno il supore di salsedine amara (I). Oltrepassati i fonti di questi presentasi un monte, che domina H vasta pianura, e che 6 di &or rosseggiante ; la cui vista , p n d o vi si fissi intensamente lo sguardo, offende gli occhi. AU'eatreme rndici di quel monte giace un porto di tortiioso ingresso , che chiamasi di Venere, e dentro il porto sono tre isole, due delle quali sono piene di fichi e di olivi; ma la terza non ha questo vantaggio : ha per grande abbondanza delie cos dette meleagridi. Di lil il Golf6 immenso, ed ha nome d'immondo, presso il quaie sta una penisola assai sporgente, p cui stretto collo, di1 cost, trasportane le navi nel mare a l di 1A (2). Superati questi luoghi m
(i) E degno d' essere nouto , che i k i d i , h t t a una direrriow del Nilo, Ia quale fu chiamata Jurne de' Tolornmei, r e m o dolci le acque, cbe prima erano amare. Ne aveva luogamente parlato rlgotarthids. Ma perehl Diodoro disrimula questo fatte, e mostra di credere, che al LOO tempo sussistesse la cara nello itnto, in cui ara prima dei I,agidi P Potrebbe sospettarsi, che per non toglien alla fecandiia dell'Egitto uni poraione d' acqua per lo pil iiecersans. il fiume dei Tolornmei rJ tempo di D~odorofossa stato messo recm. (*) Il Yerret'ngio ba dubitato di aliararieae r l testo in q w s m panso : e segueudu lui dapprima io area scritto : per da cui ocuu pwatu k navi t r a p < u r a r w ' d w e oppor& ;lesione hcile otl otteriari ornelrendo alcuna parola, e restituendone altra. Ma nel)' antica Mvigarione non era a!rana ia pratica del rrssporro della navi, & d alrronde non erano molto growe, quando. come qoi iiidica Dio' doro, il tratto nou era guar lungo, n& i'arre abbaitana per& ~ & zionuta per vincere la foca da' venti e de' marosi, a p p h dabili al passaggio di certe punte di turo.

\ ,

-65
vasi un' isola , lunga ottanta k d j , e cinta da nh mar

profondissimo, la quale si chiama Sarpentaria; ed indi venne voce, che auticamente fo& piena di varj e ter.ritiili serpenti ( i ) : ma ne' tempi posteriori per cura dei *e d' Alessandria fu si ben coltivata , che niun vestigio pib vi si vede di tali bestie. N& deesi tace& per qual motivo essa fosse con tante spese ripurgata. I1 motivo adunque fu ; in essa si trova il topazso, pietra diafana , che e di beli' aspetto, simile al vetro, e del color dell'oro., e mirabilmente lucente. Per questo ne fu proibito ad ognuno P adito, a modo, che se &uno naviga ad essa , dalle guardie dal' isola viene immediatamente punito con supplizio capitale. Poche sono queste guad i ~ e vivono una vita misei*abilissima: perciocch, onde , &una di codeste pietre sia portata fuori nascostamente, non' si lascia iri alcuna nave ; e se v'lia chi per quelle vicinanze navighi, p timore del re prende il 1 largo quanto pia possa. Cosl accade, che assai presto manchi la sett&aglia a g?e9 miseri , che sono IA mnfinati; ni! la terra li soccorre di alcun frutto. U perchh quando incominciano i viveri a scarieggiare gli abitanti sedenti sul lido ansiosamente aspettano P arrivo di chi dee portar loro pmwigione ; il cui ritardo, COUM
( I ) I l Salmasio pretende, che Agam&, Diodoro, .e Strabone ri rieno lailciaii sorprendere dalle tlvole de' mercatanti greci; pois u , secondo l u i , che a tal effetto si fonda sui v o c a b d a r i ~ebraico, non dai serpenti ( o p l u s ) , ma dai toparsi ( paa ) ,queK1icola traeva il nome. Il Y e n e L i ~ ~ iperb oppone, che Agaturch~de scriveva 4 n cosa del tempo suo, . e che al tempo suo i re di Alessardriu l' aTevano purgala da' serpenti, chp l' infqsiarane.

DIODORO, tomo II.

5~

f x
possa metterli in disperazione, B cosa facile da compendere. La pietra di cui parliamo nasce nelle rupi ; a,$ durante il giorno si vede , restando il suo splendore come soffocato da quello del sole ; ma alla notte brilla essa di bela luce in mezzo alle tenebre a modo, da lontano mostra il luogo ove sta. Le guardie &ll' is& , distribuite ciascuna in posti determimh , vanno in cerca di queste pietre ; e dovunque ne v e p gono splendere alcuna, vi mettono sopra per segnale un vaso grande tanto, quanto possa comprendere lo spazio, che m u p a h pietra lucente : venuto poi giorno vanno a tagli- cogli scalpelli il sasso coperto da . qu$ v m ; e tagliato che P hanno, lo consegnano a coloro , che per mestiere puliscono le piette. Se vai oltre i luoghi fin qui accennati, si offrono ~iparseper la spiaggia moite genti ittiofaghe , e molti pastori trogloditi ; e con essi vedi montagne sino ai porto Sotere, che vuoi dire salutare , o sa1vatoi.e , cos chiamato da' Greci, i quali col pe' primi sani e d v i approdarono. Ivi il g o k incomincia a restringersi ed a voltarsi verso P h a b i a ; e la natura de' luoghi rende in certo modo diverso tanto il mare, quanto la tema. imperciocch~il continente appacisce basso , aon rotto in nisuna maniera da prominenze; e il mare k palustre e fangoso , non pi profondo di ti- orgie , e tutto quanto verde : della .quale verdura la cagione dicesi essere, aoil la natura &l' acqua, ma la copia del mwm e dell' alga, che traspariscono dall' acqua stessa. E aduaque puel luogo opportuno alle navi, che hanno remi ; poichh non viene a batte& coll' onde

67,
eacaedentisi il mare, e intanto p=ta copiosa pestagione. Ma le navi, che irasportano gh elefanti, mettono i mirinaj in gravi ed atroci trava$ , tmto pere& s'appi*ofondano molto, quanto perch8 sono costrutte assai d' onde avviene , che andando a gonfie vele , e dali' impeto de' venti prese di m t t e tempo , ora vanno a . nauhgare sagli &&i, m ad amiarsi sui banchi fangosi. N& possono i marinaj, s p i r e di scendere a tema , poicM il guado A fondo pi deli' a l t e ~ a un uomo ; n alcun sussidio di traggono da remi per ispingere la nave. Qui& 4, che quantunque gettino tutto in mare, eccetto i viveri ; p e t-estano in angustia somma, socorch& abbiano di che nutrirsi ; poich& n& isola , n 5 1 , d al& nave veggono , che loro dia rifugio ,. essendo il paese a5tto inospite , e volte pamando a quelle -parti alcuna nave. E a tutte queste disgrazie ancora si aggiunge, che in rm istante gli spessi flutti portano tanta quantit di sabbie contro i fianchi della nave, che se le creano intorno p& mucchi, ai +i , come se ci fosrre fatto. per &e, h nnve o' auacca. Gittati in tanta miseria quegi' infidici cominciano con moderate querele come a cantare alia sorda solitudine , iu cui sono, il loro inioizrinio: ma non sono allora per anche al' colmo della disperazione. E sovente accade, che la furia de' marmi alzando la nave, come se un Dio v e nisse con qudche mawhina in loro soccorso , in mezzo all' estremo li conserva in vita. Ma se questo divino ajuto non sovviene , mancando le provvigioni, i pi robusti di mi cacciaao in mare i pi deboli, O&

68
i Mveri restanti per alcuni giorni ancora possano m vire ai pochi. Se non che distrutta in fine ogni spe, questi ultimi muojono pih mistmbilrnente dei primi , poich& quelli finirono ia vita in brevi momenh; e questi bevono la morte a sorsi, C 001 pdungare le loro miserie, e col dividerle in certo modo a varie porzioni, provano fino la di&coltA b u d e b del morire. Le navi poscia , prive in s sciagurata maniera de' loro condottieri , e fatte inutili sepolcri , durano per lungo tempo , inchiodate ivi dagli q@ delle sabbie, e mostrando gli alberi e le antcnue quasi chiamino sopra gli estinti la commiserazione e il pianto di chi da lungi le vegga. Ed & per e d i ~ o re, che que' monumenti del dcll' accennato caso si lasciano intatti, onde gli altri naviganti conoscano que' luoghi disastrosi. Presso gl' Ittiofaghi atitanti di quelle adjacenze 6 fama per lunghe et conservata , che tutto il tratto *di quel golfo, clie presenta tanta verdura, uiia volta per un grande rifiusso restasse a secco, essendosi il mare portato alla parte opposta ; e che il fondo di quda parte rimanesse scoperto , poi che di bel nuovo fosse occupato hal'acqua sopraggiunta con grande impeto ( ~ ) r

r a ~ ~

'

( I ) I1 Ycsseiingiu non ha dubitato punto , che in questo passo non si alluda al passaggio famoso dellaEritreb fatto dagli Ebrei fuggenti d'Egitto ;e cita Grozio , e Boclucdo , come quelli , che videro in questo aspetto la cosa. Coii , dic' egli, i.birbiri abitami d i que',luoghi conservarono la memoria di quel miracolo. e i traa mandarono ai loro posteri. Se ci fosse, avrebbero certamente fatto meglio de'sacerdoti egizj, i quali menrre avevano conservata memoria della sommersione dell'.itlantide, e del sole alrarosi due tohe dalla parte, in. cui tramonta, n d a &ero de' mti prodigj di

Continuazione della descrizione del Goljo, dalla parie d' Arabia.


La navigazione da Tolemmaide al promontorio Toro stata da noi descritta alla occasione che parlammo delie caccie degli elefanti fatte sotto il' re Tolommeo (I). Da quel promontorio la marina si volge all'oriente ; ed ivi sotto il circolo del solstizio estivo le ombre si gettano dalla parte di mezzodi, al contrario di quanto suecede fia noi, fino a che torni E' altra stagione deW anno (a). Questa terra inaffiata da' fiumi scendenti giia

Mos. Ma cib , che pob farci esitare. a credere questo passo alloiivo a quel famoso fatto, si &, ch'esso si fece in loogo di gran lang distante da quello, di mi parli l'Esodo i a che ruccedn~o . per la divisione delle acque e non pel ritiramento di esse , i suoi effetti non corrisponderebbero alla tradizione di qoesti barbari. (I) Questo promontorio adche oggi si chiama %r. .'trabom indica perchb avesse quel nome. Gnsiderrndo il poco in questo argomento detto di sopra, e il fermo tuono , con cui Diodoro dice q u i d'averne parlato , viene gran dubbio, che il testo sia stato interpolato. ( a ) l 1 Rodomano apiunse le parole: Jin che torni l'altra stagione dell' anno, per rendere chiaro cib , che w d o r o mtendavi dire. Plinio parlando della posizione di Tolemmaide , fabbricata dal FiladeCfo per comodit della caccia degli elefanti dice: ne& quale per quarantaoiaque giorni prima d e l rolfizio , e per a&rettanG dopo, all' ora sesta le ombre spariscono ; e nelh altre ore cadono verso mezzogiorno : negli altri giorni dell' anno cadono verso settanrriene. d ficile intendere Diodoro nel suo vero ienso che non ho creduto necessario conservare l'inutile eoperfetavione del Rodoviano

de' inonti che chiamansi Pseb& , e ne' vasti campi, in che essa B partita, produce malva di straordinaria grandezza, e cardarnomo, e alm me, e varj frutti poco saporiti, e
a noi incogniti. Nella parte poi
essa

30

, che

volge al mezwdi,

4 piena di elefanti, di tori salvatici, di lioni, e di

altre fiere. Rompono il tragitto isole, che non producono cose migliori ; ma bens hanno uccelli di nuova specie e di mirabil hllezza. Incominciando di li, il mare c! profondiilno, e genera v a i cetacei di stupenda grandezza, i quali per non recano agli uomini nissun danno; se si eccettui il caso, che qualcuno per sorte, e contro sua -voglia non urti nelle ritte pinne del loro dorso ; chB del resto non sono atti ad inkguire nissun o , per la ragione che se s' alzano sulla superficie del mare, i raggi del sole rendono i loro occhi ebetati. Questa parte estrema delia Troglodite , circoscritta dai promontori, che chiamansi P s ~ b e, B da noi conoxiui ta , siccome I' abbiamo indicata. Ora veniamo alla spiaggia opposta, che pende verso ' A r a b i , incominciando di nuovo dal Golfo. Chiamasi l Nettunio il primo luogo, perchk Aristone, mandato da Tolommeo a discoprire le terre dal littonle d' Arabia sino al'oceano, ivi consacr un altare a Nettuno. Poi sul G ~ l f o ~ t e s sv' B un sito marittimo, che gli abio tanti grandemente onorano a cagione della utilith , che ne traggono ; e chiamaci il Palmeto ( I ) : p c h B k tutto
(I) Q t selva d i palme viene rammtmorata da varj scrittori, wa sehhene con qualche diversiid. Teofrosro l a suppone parte di una gran valle srendeutesi dai confini della Siria sino a l Gelfo Arabico. Procopio, e N o t w o r o la dicono abitata dai Surmwu'. C o w Indi-

pieno di palme, che danno copiosi fiutt, st per &diaie , che per vitto. Ma tutta la campagna nella -vicinanea & priva d acque correnti ; e pel-C& 6 volta a me=%' giom~, patisoe gli ardori di un 'sole cocentissimo. Pe* ci non senza ragione i Barbari tennero per sacro w i luogo tanto fertile , e tanto abbondante di nutrimento, quantunque situato in terre rimdssime da ogni b quenza d uomini; mentre ivi scorrono'non piccole fon' tane, e ruscelli, le cui acque per la freschezza non ce* dono ala neve ; per le quali d a r uno ed altro lato deiia terra tutto verdeggia, e prende l' aspetto delia pi grata amenit. Ivi 8 ancora un antichissimo altare fatto di duro sasso, con iscrizione in lettere vecchie ed incognite ( I ) ; e vi presiedono un uomo ed una donna, che ne esercitano per tutta h loro vita il sacerdozio. Sono beati gli abitatoli di quel luogo ; e per essere sicuri daile fiere tengono le loro c&uccie sopra gli alberi. Chi passa oltre quel Palmeto trovp.presso il promontorio del continente un' isola, che dai nome delie bestie che ivi s aimidano, chiamai deUe Poche; e di queste infatti essa b tanto piena, che chi le vede non pu non esserne meravigliato. promontorio s w innanzi a questa isola

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copleusls la trova iodicata nell'Esodo , non luogi dai pese di Elim , ove si a o c e m che gli ,Ebrei trovarono molte fonti, e molts

palme.
( I ) Il Yesselingio presume, che qaest'altaee, e quscte iscrizioni fossero opera degli Arabi, n& pu negarsi, che gli Arabi non rieno iiiati an~icliissimiabir~toridi codeati luoghi, Ma come poi le tetiere chhmerebbonsi da Diodora Incognite P le lettere degli Arabi erano a tempo di Diodoro, ed anche prima a m i di l u i n o W w a rutti i popoli confinanti.

l' Arabia Petrea , e la Palestina ; e a quasta i G m k i , e i Minnei portano, per quanto dicesi, dall'Arabia superiore P i n m m , ed altre droghe odorifere. La costa, che siegue , anticamente era abitata dai Malanei , e dopo questi dai Garindanei ( t), tra loro vicini , i qua& la occuparono in questo modo. Ad ogni cinque anni radunavansi da ogni parte i popoli circonvicini iid ~dmito accennato per celebrarvi una festa , tanto immolando agli Dei presidi della luce una ecatomba di cammelli, quanto per recare alle pame lom alcuna ponione delle acque ivi scorrenti, il bere le quali correva &ma, che giovasse d a salute. Per questa ragione, atf: dati i b I a r = t i a quella solennit, i Garindmi truci-. damno quariti erano restati alle case di quelli; e di pii1 tese loro insidie al ritornar che facevano , li ucciserq tutti: con che estinti gli abitanti della terra si divisero a sorte le fertili loro campagne, e i pascoli s propizi per gnggie ed menti.. Questa costa per6 ha pochi porti a cagione d d o stesso spingersi che fanuo verso il mare i vasti monti : onde viene deli' apparenza di colori vai , che bnno mirabile spettacolo di d ai naviganti. Pi, o t e v' 8 il seno Laianite (2) , pieno di borgate d' Aralr
guarda
( i ) Strabaiie chiami i primi Maranili, e i secondi Gmindei. Il diversa modo di esprimere i w m i di un medesimo popolo si osserva parecchie volte in Dindoro medesimo; il che io credo nascere dalI'eterno storpiare, &e i Greci facevano tutti i nomi forestieri , e dal sarrirecouaate al loro orecchio uel1'-armonia del periodo, pnic&b alla convenieute precisione della espressione. (a) Aaclie. di questo nome s' hanno variazioni , che potrebbero reaar confuiione. Tolonrnrco chiama eli ahiianii Laianui, e Strabotta li chiama'Elrrniu. Gii Ebrei ehiamaiono il pisrc A&.

7%

b ,che chiamami NabateE; e questi tengono molto tr


sul mare, e mdto ancora denhti terra : cosi &e il

73

p+

se C p i m d uomini, e di bestiame. Urta volta viv' e s onestamente contenti del vitto, che loro somminisi atrara l pastorizia: ma dappoiche i re d Alessandria rea ' oen, navigabile il Golh ai meI~t?nti, que' popoli w n SOIO ~ c c i s a o ' i mfragati; ma inokre si misero a corseggiarc , e a derubare naviganti, imitando con empia seelleraggine i fieri abitroii della T a d d e sul PonW (I). 4 d m b pagamqo il fio della loro iniquit, essendosi mandate triremi a distruggerli. Viene i seguito an? n pianura irrigata d acque , i quale appilito per b oo' pia de' fonti produce in abbondal'a&ste, la media,e il loto dell'akezea di un uomo ; e a cagione de-

g& iibertosi u buoni pasca poduce oltre una quaiafi&ta di bestiami d ogni specie, ancbe ~ m m e l l salvati' i a, e cemi ? e dorcadi ; l' abbondanza de' quah ehiama poi dai deserti li&, lupi, e p&, co' qurli per difendere i loro armenti i pastori sono obbligati di tombe &re giorno e notte. Cosi ci che ~ n d e fdice il paese, voigesi in cagione di male agli abitanti : cht3 la natan per l pi& d agii uomini colh utili le cose nocive. o
came.ne parla Plinio. Il goCfo inirno , in cu sonn i Leaniii, chc g l i dicdwo il nome : A g r a d l a b r o r@a ;e nel p?f* L a s a o come a l f r i ditorro, Elena; perciocchi i nostri dissero il goyo stesso Elaaitico. a l t r i Elenatibo. Arcemidoro l o di.sse .Ilenitico, r G i u b a Leauirico S . Girolarno ne parla diversamente. Zvi risiede, dic'egli , u n a legione r o m a n a , che chiamasi decima. A ~ i t i c a n , e ~ e i. vecchi la d i c ~ a n ~ Aila~h ed ora si apprU& Aila. , ( i ) F. noib, per queiio che ne hanno lasciato scritto i p e t i veci, . che gli Sciti della Tauride usavano sagrifime aU' ara di Diaw i

..

bratieri che capitavano a quelle pubi.

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Trascoisi p t i campi viene un seno di natura veramente mirabile; perciocch esso internandosi n d a terre si stende per cinquecento stadj: ed b circondato da, vas e rupi tutto all' intorno, ed ha un ingresso assai dubbio, t e difficile a superarsi, a cagione di uno scoglio che ne fa sbarra, e il quale ai naviganti non permette nb d en' trare, n& d' uscire, Lo sbattere infitti +entissimo de' flutti , e lo stesso +ar de' venti , h o , che gli abati p r o s i empiano tutto di un hgo1.e spaventoso; e ne risuonino da ogni parte i rassi fieramente colpiti. Gli abitanti del paese, che chiamami Baniuuneni, vivono delie carni di fiere da essi prese alla caccia. Ivi poi 13 un tempio sacratissimo , tenuto in somma religione da tutti gli A~abi.( I ) Adiacenti al lido della terra sono tre isole, clie presentano parecchj porti. Dicesi , che la prima, la quale 8 deserta, sia consacrata ad Iside. Restano in essa avanzi di edifizj , che un giorno v' erano , come fondamenta di sasso e colonne con isdziom in caratteri barbari. Le altre due non sono meno desolate: i n s r per di tratto in tratto vi piantano degli olivi. Oltre oti queste isole il lido rotto, e difficile da passare, si estende per mille *di ; n& in tutto quel tratto si trova p o ~ to, nk sito, in cui gittar l'ancora ; n& o darsena, od altro, in cui, mentre manchino di tutto, e sieno di sd medesimi incerti, i poveri marinaj poosano sperare un asilo. La costa 8 formata del fianco di un .monte, aspro

( I ) Potrebbesi facilmente ramisare in qoesto tempio la fimosa Kaaba della Mecca. essendo noto, ch"essa era un e ~ u a r i o celebre 6110 da remutidme etP.

75 ambilmente di sassi e dove lod 'na abbassa ribatte i . vortici, e dove al dissopra minamian caduta : ii pzaL monte molto innanzi spinge eel mare le .scoglise sme nidioi, scendesti in assai spesse ed acute pietre; ed apre nel . o rotte caverne, e tortuose, cbe a d e & I una coll' altra comunicazione, ed ivi I' acqua esserrdo ' profondissima , fanno che per l'urtare dei flutti spinti da& proceila , e pel rimbalzaw bdietro, un frastuono ne W I ga simile a fremito spaventoso. Ed una parte de' rotta a Tw& xogii S' increspa, e tutto wopn d immensa spuma; una parte assorta entro qae'varici psenta grande spezzamento 'onde , ed uw voragine menda; cosi che chi malgrado sao vien tratto a quei

~~I

per la sola paura non m d In questa costa abitano gli Arabi tamudeni. Accanto ad essi v'ha un seno, che qua e i bagna mdte isole, non dissimile dalle Echinadi ; e il lido , per quanto B Iimgo e largo, 8 seminato di monticelii di sabbia- di color nero, che A vedo forma, t guasta, e rifil Indi vedei una penisola avente un porto , ii pii bello, gli stmici mai %vano, e & si chiama C* muta (I). Prrdocch giace sotto un kingo fianco bint parte , che' 3 abbassa verso zefiro , e viene a ' tare un seno, non tanb mirabile per la forme, quante pei la cornoditA d i e n t e sopra tutti gli altri. il m i e , che gli sta sopra, e che b coperto di boschi, scorre ppr cento stadi da ogni perte : la bocca del porto 2 di due plettri; e piii' dare sicuia ricetta a due mila navi

, molto & , &e

Oltre cib abbonda ancora di buone acque , so-inistrall da un grosso fiume che vi cade entro ; e nel mezzo s' alza un' isola tutta piena di sorgenti , ed attissima 'ella coltura de' giardini. In somma esso in tutto simile al porto .di Cartagine, che chiamasi Cotone ( l ) , e della cui comoditii parleremo in particolare a suo luogo. Una quantit poi immensa di pesci, a cagione della ti.anquillitA sua, e delia dolcezza delle acque, che vi duiscono , viene ivi dall' oceano. - Passati questi luoghi S ergono a certi intervalli cin-i que monti assai alti , le cui vette a guisa delle p b i di di Egitto vanno a finire in una sola punta. Indi v' un seno rotondo, cinto da p n d i promontori, nel cui mezzo s' alza un colle simile ad una tavola, nel quale trovami tre teppj di. mirabile altezza, cokcrati a Dei incopiti a' ~ & , ma che gli 'abitanti venerano con i molta dioozione. Dopo s' i n c o m . un littorale pieno di fontane, e rotto da iusceIli d'acqua dolce ; ivi k .il monte Cabino , coperto 'di varj e fitti boschi. La terra piana abitata dagli ,Arabi , che ~hiamansiDebi ' (4.;che e pasc;ono amenti di cammelli, adbp'mti da essi in ogni maggiore affar della . vita. Infatti comba'ttono co' ne&ci montati su questi animali ; con questi trasportano sorta di cose; con questi fanno tutto queilo che loro accorre ; ne bevono il latte, e ne mangiano le carni. Per iscorrere poi il paese ucaao quella razza, che chia' '

76.

( I ) Il porto di Cartagine chiamarasi in lingua pnnica C o t b n , ciot fatto a mano. Appiano ne ha data la descrizione j ma di quella dita da Diodoro non restano che pochi cenni. (a) Quui abitauCi di paese, che d oro.

masi de'dromedarj. Corre per mezzo a questa terra un fiume, che porta colie sue acque in tanta quantit pgiiize , e Frammenti d' oro, che presso la foce. vedesi tutta la sabbia risplenderne : quegli abitanti per noi sanno lav~'(~re. resto essi sono cortesi di ospitali&, Del non ad ogni forestie1.e , ma soltanto ai Bewj , ed ai Peloponnesj , in grazia deil' antica parenteia =tratta con questa gente da Ercole, e che favolosamente asserisce da' suoi maggiori essere ad essa - d ~ v a t a . Accanto a questi 6 il paese abitato dagli Alilei , e dai G-di , popoli arabi; .il quale non abbruciato dal cdor C-nte del sole, siccome i vicini , ma sempre 8 coperto molli, e dense nubi, che danno rugiade ( i ) e pioggie comode ed opportune, per cui l' estate assai bene resta temperata: perci la terra ivi attisima a produr tutto, ed eccellentemente benigna; maper P ignoiama degli uomini non coltivata come dovrebbe essere. Grande abbondanza d'm si trae:& grotte fatte dalla natura, non che si prendano a liquefare le pagliuzze, e i frammenti d'esso, ma si raccoglie come spontaneamente 8 nato ; e per questo chiamasi apiro , che significa non avente sofferto fuoco.. La pallottoli& pid piccola , che d esso trovisi , 8 grossa come un nocciolo ; e la mag' gio~ non eccede di molto una iioce regia. Usano questi,
( I ) 11 cesto porla n e v i , e non rugiade ; ed 8 corrono per miglior rabione facile a vederhi, di quel14 del Vessefirgio, che dice : chi crederebbe nevi in ArabiaP Il Yesselingio ba veduta la parolp, che facilmente dai copirti stata scambiata: ha osservato di pi, che il testo di Agatarclide, in tuua questa descriaione seguiio da D o id o r o , porta rugiade s piogaie; e non ha avuto I'ardimen~o di correggere si .grossolano errore. Tanta b la coscienaa de' commcnratori !

78

popob'dipartaiecadeepPlldcdeGaroananteais
pietre!&,
Q,k,alo dj

sasi dpoleo d$lemaii, mmt: a l a?lkh


8-

d'oro, dtietha~o acarregpiuia di ferro ; onde permutain, eoi mercotrnti doe metalli W E O ~ R ragione d peso. egt& i (1). Vmgom dopo questi i Cadi; e dopo i Carbi i &,bei, che sono i piti ntntwmsi h i popoli deil' A&a; perci& pesti abitano PArabia Felice, iicehisdde cose, che da noi tanto Bappzzano, e feeondissima sopra ogni aro paese di ogni specie di beshme. Jn tutta questa eoatiada s& e uoe certa mtume hp m a , p e r c i 4 nascouo in essa senza eccezione per la maggior parte tutte quei& eose , ehe deiin0 sqiiisih i m i odori. Ne' luoghi marittimi cresce il balsamo, e l w i a , ed altre p n t e di particolare indole, che sono a piacevolissime a vedersi verdi , ma che invecchiando meugo~#>. Entro terra 9 0 ~ boschi.~tissimi d' alti d) ben deU' iiwmsu, della mirra , della palma, dei & ap, &I cinamomo , ed aitii eguaimente odorosi- E thipni, rikrirelepropriet, e la nataraditanta moltikiliiae di cose, e di tanta eccellenza di ogui genere P PercioccM quella Sa,-, che colle rut! esalazioni k a d e i seusi d'.ognuno, 8 assoluhmtg cosa divina, t superiore ad oa4 ragionamento che W + ) fsrsene,

-,

pa
e

(1) A questo Imgo Di& ri ahonusp a A g a t ~ c h i d u ~qmls i1 dice, e h i popoli, di cui <pii C parla. A n n o iur triplo d o o pl 'r N ~ U C . e M d u p b pel ferro: cosa mrero. cbe sarebbe meno credibile della prima, se noo H dovesse oawrvire , che il k ~ i era o tra MO grepgio, c r u w a brro Imorui i uteadli ed brmmenli n uui comodi.

79 e gli stessi, che in vicinanza navigano , ne sono doL cissimemente colpiti ,-poichk in primavera un vento di terra porta sul mare le odorose esalazioni, che a h tramandano e gli arbusti della miri2 , e tutti gli altri : chh non sono ivi .gli aromi di quella scarsa e svevole natura , che hanno presso noi; ma sono pieni di una virt sempre nuova, e nel fiore stesso vigorosissima , la qude sottilmente penetra aino all' intimo dei sensi. Sicchh mentre i venticelli tresportano per I' aria le pi delicate parti de' fragrantissimi germi , awiene che a chi s' accosta a quella spiaggia portisi un misto di ottime cose , giocondo , e copioso, ed alla salute propizio, e non mai da esso provato. A confermazione di che uopo 6 considerare, che queU' odore non procede giA dal tagliarsi che si faccia un h t t o , il cui vigore g.iA spir, O dali' aprirsi un vaso, in c 4 sia ripodta materia che abbia fragranza; ma sibbene dalla recente maturanxa, e dalla natura divina di una stirpe sincera: di modo che quelli, che di questo bene son fatti partecipi, vengono in certo modo a godere delI' a&sia decantata nelle favole; giaccw codesta so* i vit di odori non pud con pi degno nome accennarsi P& la fortuna non diede agli abitanti di questo paese s piena qaesta felicit , e scevra da incomodi : perciocchl pure aggiunse a tante belle cose m certo nocumento , onde per esso noi, che siamo 'soliti a sprezzare gli Dei quando siamo ridondanti costantemente di beni, ci rivolgiamo a migliore consiglio. Adunque i boschi, che tanti odori tramatidauo, sono pieni di serpenti di colore di porpora, della lunghezza di una

spanna , e di nn morso , che Ran ha rimedio. Feriscoa~ essi saltando, ed insanguinano 2 ccwpo pep Y impeto forte , wn cui s' alzano. Altronde poi egli abitanti dehilitati da lunga malattia succede questo di p t i w I a r e , che goutrndoai il corpo per la f& p* m n t e d ~ l l o moderato respirare di tanti odori, e rilassandoki tutte le parti, ne viene infine uno sf-llamento, che appena pu curarsi. A questo d e t t o essi finiio all' ammalato un siiffumigio di bitume , e & della barba deH' irco , onde espngnare le forze soverchie &Ha fragranza deii' odor contrario : essendo nota, che I L'OS~: buone, usate con giusta misura e mis ordine e conveniente , ajutanb e dilettano gli uomini ma che dtrepassando la debita prcrprzione, e la opt>orhinid dei tempo , rendonsi irifruttuose. La citt8 capitale dP qnesta aazioue chiamasi Saba , ed addossata al monte. I re governano per ordine di successione della loro famiglia ( i ) ; e ad essi il volgo presta onorificenze miste di beni e di mali ImperciocclG pare , & vero , che vivano una vita beata, dando legge agli altri , e non rendendo essi vgione di quel che fanno ad alcuno : ma la loro condizione infelice, non potendo uscir mai della ~eggia. Che se per avventura f a c e r o 'diversamente, la plebe, a tenore di un vecchio oracolo, li opprimerebbe cori una pioggia di sassi (a). Questa
( i ) Abbiamo dallo Sculterrio , che cou pdrticolare voeablo nomiiiavansi presso gli 4rabi i chiamati a querta s~iccessione,parlandosi dq11 antichi e poienii re, che dominavaoo i* f l a l r o m n n t , in Sahu , e in HinGar (a) Cose simili leggonsi in bgatarchids, in Strabone, a ha S e

aazione supera nelle ricchezze, e nell' abbondanza . di ogni cosa preziosa, non solo gli Arabi contnanti, ma tutti gli uomini deii' universo. Imperciocchh quando nel mercatare veiidono qualche cosa, per una piccola quantit di lorp merce esigono un prezzo grandissimo in paragone di tutti gli altri, che d i a n o con denaro i k prodotti. Laonde siccome a memoria d' uomini per m la lontananza del loro paese non furono mai s o g giogati da nisswno , ed immensa, pes cos dire, presso loro & l' abbondanza dell' oro e dell' argento, massimamente in Saba , residenza jie'loro re ; tutti i loro vasi e tazze sono d' argento e d' oro ; e i letti, e i tripodi hanno i piedi d' argento ; e: tutta la supellettilc loro sontuosa oltre ogni credere. Cos pure i loro portici veggonsi avere le cobnne dorate, e ne' capitelli f i p r e d' argento ; e i lacunari , e le porte sono ornate di Izimpade d' 01.0 e di pietre preziose ; facendo essi spese prodigiosisaime nella fabbrica delle loro case, ed empiendo tutto d' oro , di argento , d avorio , di gemme, ' e d' ogni cosa dagli uommi pih apprezzata, coi1 d i s p sizioni e lavori squisitissimi. Nel che poterono per molte eiA pre,gt&e, avendo avuta la felicita 8 essere remotissimi da tutti quelli , ,che per la loro avarizia cercan guadagno negli averi altrui. Il mare presso q u e sta regione & di color bianco, cosa che desta meraviclirb di Cwna presso dreneo. QueD ultimo ag8iume , che il re costituisce i giudici ; e se crede che qualcheduno di essi non abbia gindicato retiamciite, tira qiiesto tale per una finestra posta nel pi alto piano del palazzo, a ci servendosi di una catena; ed ivi -1 fa presentare per domandangli ragione dell'operato.

i
:
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DIODORO, tomo II.

-8a glia e p& essere innsitats , e per non sapersene la ca; gione. Sonovi presso alcune isole fortunate , pieni* sime di castella affatto aperte, ove tutte le greggie , e gli armati sono del color della neve , n& alcuna delle femmine nelle une , o negli altri, si conosce, che abbia corna. A queste isole concorrono da ogni parte mercataiiti , spezialmente da Potana ( I ) , clie Alessandro hbbric sull' Indo, onde avere in quella spiaggia dell' oceano una stazione comoda per le navi. Ma di questo paese, e de' suoi abita'nti , ai detto abbastanza.

CAPITOLO XX.

Dei singolari fenomeni celesti,


ch.e accadono in

Arabia.

Ora non dobbiamo lasciar di 'esporre le cose meravigliose, che ivi veggonsi in cielo. La meraviglia piii grande in questo proposito, e che mette in non mediocre esitazione i naviganti, si & quanto dicesi intorno ell' orsa celeste ; percioccln! nel mese, che i Greci chiamano mnematterioue , e i Romaui dkembre , fino< alla prima vigilia non si vede al settentrione in niesun modo l' orsa ; e in posideone , che il gennajo dei Romani, non si vede sido alla seconda vigilia : nei seguenti poi non vedesi nemmeno per poco. Rispetto alle akre stelie , quelle ; che chiamansi erranti, non
(i) Forre

dove;i.leggerri P a t h b , 'citu fortificata da dkuandro.

wmpajow, ad essi ( i ) ; altre paiono ad essi maggiori', che


a noi ; ed dtre non ascendono

,' n& disceridono

wlh

manima che noi veggiamo. Casi il sole prsso loro noa pmnette , come fa pre& a@, quel'piccolo spie&, che stende al suo nascere ; ma tutto ad un tra~to,e+ sendo ancor notte, col subito su a p r i r e IiirnJ~wiamente risplende; e perci ad essi n* si fa giorno giammai per fino a tanto che tutto il sole non si vegga sfolgoreggiantissimo. Dicono, che vien &ori di mezzo al mare simile ad nn carbone acceso, e cbe getta da ogni parte ardenti scintille; n& appmisce di forma rotonda a modo di disco, siccome il veggiam noi, ma in figura di colonna, la cui testa sembra alquanto pi grossa ; e di pi che sino ali' ora prima non manda n&splendore, n&raggi ; ma che fa i'efkuo e luce in mezzo alle tenebFe. All' er. di un fiiuco s t~qredella seconda ora ~ r c n d ela forma di uno scado; e sparge un improwiso Inme, e 8Opm ogii inisua fervente, Verso il tramontare succede il contrario: percioccle! non meno che per dee o ? b come! scrive ), Agatarchide , per tre, a chi il riguarda apparisce iBk minare il mondo con nuovi raggi : il qual tempo agli abitanti riesce sopra ogni altiri parte del giow giocodissimo, m e n e pel tramonto & diminuisce il c a i ~ solare. D i venti ,'favonio ed & W , e COIW pure aie gesto ed mio, spirano nel modo sse(iso che da noi Ma l' austro nori soffia iu Etiopia, n& vi si conosce in
( I ) Chi legge far qui un' ovvia rifle+one Micare.

, che io credo inuriis

84 alcun modo. Per nella Troglodite , e neWArabia , portano spirando tal calore, che accendono anche le selve ; e quantunque gli uomini, vadano a rifugiaiai entro i loro tuguri, soffrono un gran languore. Per questa ragione borea passa pel migliore di tutti i venti, come quello che scorrendo tutto il globo conserva perpetua la foiza rinfiexativa.

CAPITOLO XXI.

De' popoli deit dfnka vicim' aU' Egdto ; e di unfenomeno singolare del deserto.
Esposte queste cose non sarA alieno dall' istituto no-. stro il parlare anche degli Aficani vicini agli Egizj,' e scorrere i luoghi limitrofi a quelli. Quattro razze di Africani abitano Cirene, e le Sirti ; e sono sparse per le terre interne. S-0 nelle parti esposte ali' austro quelli, che chiamansi Nasamoni: abitano verso occidente gli Auchisi : i Marmaridi posseggono il lungo tratto , che & tra Cirene, e l'Egitto sino alle coste marittime ; e i Maci, che sono i pi numerosi fra le razze africane, sono confinati nelle Sirti. Fra tutti questi Micani sono coltivatori quelli, ai quali tocc un terreno atto a' dare ubertosi raccolti : gli altri sono nomadi , attendendo alla pastorizia, e da essa traendo il loro vitto. Gli uni, e gli altri ubbidiscono al loro re , e vivono vita non affatto selvaggia, n4 molto lontana da civilta. La terza razza per n& ubbidisce ad un solo re, n& conosce p a r i il giusto e l' ingiusto, poichh vive continuamente

ladroneggiando : il che fa sbucando improvvisamente della solitudine, saccheggiando e portando via tutto cid che trova, e ritirandosi poscia ne' suoi deserti. Tutti questi Libj vivono a cielo scoperto, a foggia di bestie, ed hanno bestiali costumi. Elsi non cercano n8 vitto, n8 vestito alcun poco proprio d' uomo; e si coprono le membra con pelli di capra. I loro principali non hannb citt di sorte alcuna, ma soltanto alcune t o p ri ( I ) , vicine a qualche acqua corrente; e in esse nascondono la preda , che avanzano. Questi principali fanno ogni anno giurare ai loro sudditi di prestar loro ubbidienza ; e quelli , che ubbidiscono loro , tengono in conto di alleati , e li proteggono e difendono : quelli, che negano loro ubbidienza, sono giudicati degni di morte, ed inseguiti ostilmente come ladroni. L' -tura di codesti popoli corrisponde ottimamente alla patria loro , e ai loro costumi ; perciocch6 essendo agili di corpo, ed abitando per lo pi campagne piane, vanno alla guerra con tre daidi , e con aicuni sassi , che portano entro una borsa; n6 hanno oltre cid n& spada, n6 elmo , n altra specie di armi; e tutta l' arte loro sta in inseguire, e in retrocedere secondo l' occasione, con una lestezza ammirabile : ond' 8 che sono valentissimi si in correre, che in iscagliar sassi3 in cici abituandosi coll' esercizio continuo. Del resto v e r so '$i stranieri non osservano principio alcuno di diritto,, ' n8 mantengono fede, ancorch avessero patteggiato.
(i) Vuolsi che di qol abbiano origine le niolte torri, deWe quali parlando del1'-Africi ianno frequente menzione gli antichi Geografi.

il paese presso Cirene & di buona terra, e prodice molti frutti; ed k eccellente nou solo per fiumepto , ma ancora per abbondanza di viti , di olivi, c di altre piante ed erbe ;e per la comodit inoltre di fiumi. Ma il paese, che si stende verso le parti australi, ove nasce ii nitro, non ammette seminagione , essendo privo affatto d' acqua. Esso p e n t a I' aspetto di un mare, ove niuna variet vedesi; ma tutto k all' intorno inC & e deserto, cos che non si sa ove finisca, n come p~trcbbesipassare ; e perci ivi non trovasi n uccello ,.n quadrupede ; se si eccettui la dorcade, e il bue : anzi non s' incontra n pianta, n altra cosa si mile , che possa alcun poco rallegrare la vista deli' uomo ; poich a mano a mano che la terra s' avanza n' interno, per lulighissiuio tratto k cope~ta di muc& chj di sabbia. Ma quanto meno da essa di cose necessarie d a vita, tanto poi abbonda di seipenti di grani dezza e forma diversa; e massimamente di quelli, che chiamansi ceraste. Sono queste velenesissiiae, e il loro moiso k mortale; ed oltre ci sono del. color delta sabbia medesima; onde non distinguendosi gran fitto dal suolo, e perci facilmente mettendovisi sopra i piedi, awiene, che clii cammina in que' luoghi corra improvviso peiicolo di vita. &ma, che questi serpenti avendo una volta fatta un'invasione in Egitto , privassero una gran parte di quel paese di abitanti. Una curiosa singolarit succede tanto in questa terra, quanto nell' interno drlla vasta contrada , che sta rimpetto alla Sirte ; ed , che alcune volte, e per lo piii v a n d o non soffia aleun vento, veggonsi in aria corpi,

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aventi le forme di varj animali, alcuni de' quali stanno fermi, ed altri si muovono : spesso ancora esoi fuggono d' innanzi a chi li mira , e 8l>esso gli coilono dietro ; d avendo una grandezza mostruosa mettono stupore e paura a chi non sa, che sono mere apparenze; e quelli, che inseguono gli uomini , appigliandosi in certo modo ai lom corpi, destano in essi -so di fieddo , e Laonde i forestieri non usi a tale fenomeno corrono di morir di paura; mentre queili del paese, &e vi sono awezzi , noti ne fanno caso (1). Di questo strano fitto, non dissimile da un racconto favoloso, alcuni fisici si sono ingegiati di dare una spiegazione. F&i dicouo : o in quella regione non soffiano venti, o se ne soffiano, essi sono leggieri e deboli ; e l' aria inoltre spessissimo B sommamente quieta , ed fitto immobile , non essendo in vicinanza n& boschi, n& ombre di valli, n& colline , n& alcun fiume che scorra, d finhente seminato di sorte. Per
*
Anche S t r a k n e parla di questo feuomeso. X a pih chiara-te lo hanno espoato ulouni moderni viawutori. E ~ C I W giuoco d ottica cagionato dalllattnosbra del deserto , per cui UIU ' paglia, un fuscello, un grano pih grosso di sabhia, e tale aitra ancora tenue cosa prende I' appareura di grande ed enorme oggetto ora viciobumo , ed era lontiaa , e realmenta iqanna. Nissuno perb de' nostri viaggiacori ha d a o , che quarti rpertri a' appiglino al aorpo di alcuno ; eb-ci pub succedere atte. la natura d'essi che abbiamo spiegaia. Onde Diodoro ripeta qui una esagerazione. m per avventura non fu creduto il fatto in grazia degli effetti p d o t t i d a uoi hmwginazioae tropp.0 eccifata per la p u r a . La s p i a y r i w ~ che di questo feoomeno riferisce Dto&ro , d i m ~ r ofacilmente il .grado a cui trovavasi la fisica nel secolo di Augurto ancho eaGrsci *mi, i cui sirimi non crederci che Diodoro ignorasse.
(i)

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questo non si fa ivi nessuna svaporazione ; e non v' & cosa al~unadi quelle, che danno ai venti principio, e forza. Come adunque quel suolo arido vien circondato dwun'aria soffocata , lo stesso succede ne'. con torni della Libia, ove veggiamo ne' dl piovosi girar nelle nubi le apparenze di varie figure; perch, ciok, l'aria fatta densa vari aspetti , come quella che alzata da deboli, e tenuissime aure, e dal frequente essere spinta e rispinta qua e l attaccandosi ad altii adunamenti)di simile fatta, viene portata ora a questa, -ora a quella parte. Ma quando il vento k tranquillo, essa per 13 sua gravita si posa verso terra con quelle qudunqut sieno figure, ch' eransi in essa per caso formate ; mentre nulla v' e , che la rompa, si attacca a qualunque animale, su cui cadde. Ma quel moto ora per un verso , ora per l'altro, di cui si parla, dicono non essere altrimente effetto di voloiit , non essendo possibile , che abbiano volont di fuggire, o d inseguire , ' cose che sono senz' anima; e sono gli animali medesimi, ai quali qudle figure si attaccano , quelli , che occultamente danno cagione al moto, ed alla rlevazione, che si osserva. Perciocchk col loro avvicinarsi evideiitemente spingono 1 aria innanzi ; e per questo il ' simulaci0 neli' aria formato cede a poco a poco, e prende i' aspetto di fuggitivo. 1 caso di que' simulacri, 1 che sembrano inseguire-chi gli osserva, viene spiegto. per la ragione conlraria; mentre chi fugge da- esso tira v e m il suo corpo quella vana, e leggerissima figura. Ed un reciproco attraimento cosi si esercita. Onde. non 4 fuor di ragione , che coloro, i quali fuggcno ,

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sia, che volgansi indietro, sia che resistano fermandosi,

dal volume dello spetti-o, che gl' iusiegue , vengano presi, e che esso, accolto, direm cos , in un corpo &do, si attenui, e col diffondersi tutto intorno al. medesimo produca una sensazione di freddo.

C A P I T O L O XXII.
Delle' A k z z o n i aficane.
Esposte queste cose, sembra &nveniente, che qui riferiamo quanto intorno alle antiche Amazzoni delta Libia si 4 detto. Molti sono stati neil' errore, che anticamente non sieno vivute altre Amazzoni , che quelle che abitavano sul Termodoonte al Ponto. Ma diveni* mente suole che si creda la verit del faito; ch anzi le africane e per la lontananza de' tempi , e per la grandezza delle imprese superarono di gran lunga le altre. N ignoriamo noi , che ai comune de' leggitori p m inudito, ed affatto strano il racconto, che siamo per fare di queste, Percioccht! essendosi la razza di queste Amazzoni estinta molti secoli prima della guerra di Troja ; e p l i e , che abitarono sul Termodoonte essendo vivute non molto tempo piima di qu~ll'avvenimento; che meraviglia v' ha, se le posteriori a cagione della pi fresca memoria , che d' esse avevasi , sieno suceedtite nella eredit della gloria deile prime, dalla troppo remota antichita fatte oscure ed ignote alla massima parte degli uomini? Perci noi, che consultato abbiamo mqlti an~ichipoeti e storici, ed alcuni ino1ta.e
,a

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de' pih recenti, che tutti fanno menzione di esse, c'ingegneremo di comprendere in alcuni capi le loi-o imp i w ; siccome ha fatto Dioqigi ( I ) , il quale scrisse le storie degli Argonauti, e di Bacco, ed altre molte c m avvenute ne' vecchi tempi. In Africa adunqne non fiori una stirpe sola di donne fattesi chiare per fortezza e per guerre : impereiocchA abbiamo inteso essere state di pande valore le Gorgoni (a), contro le quali Perseo ebbe a combattere : e ' quanta fosse 1 eccellenza, quanta la forza e la potenza di esse , pu facilmente congetturarsi da questo, che quel figliuolo di Giove, il pi valoroso di tutti i Greci del tempo suo, pese a fare la spedizione contro loro come 1' impresa massima , a cui potesse aspirare. Ora la virtu delle Amazzoni, di m i qui tesseremo la storia, & di gran lunga eminentissima , se si paragoni coll' indole delle donne nostre. Nelie coste occidentali della Libia, a' confini della t ebitabile , fn anticamente una certa nazione mggetta ali' imperi0 delle donne, e che abbracciato aveva un modo di vivere &atto diverso dal nostro. Questo
Questo Dionigi fu di Mileto, e per attestazione di Suida scrisse in quell' opera aveva raccolto tutto cib che gli antichi lasciarono d e ~ t o intorno a BaCco. alle Amazzoni, agli Arge~rauri, alla Guerra di Troia, e ad altre cose simili; ed sveva per cib trattato anche delle imprese e vittorie delle mammdlate africane, o ruolsi dire Amazzoni di qnesta parta di mondo. (3) V' hanno molte ragioni per eredere, che 1s tanb famose Gorp i degli ~ n i i c h inon fossero che una razza di grosse scimie, o s i n chiamate da aoi Or(lng-Oturzg, a Pongos, e 6imili.
(i)

sette libri intitolati Ciclo Siorieo.

9'
nella segaente miniera. Le donne si applicano agli esercizj della guerra ; e ad un determinato tempo esse si danno aih miiiia, m z a onta dciina della loro verginit. Passati pgi gli anni della milizia si uniscono ad uomini per aver prole; ma tengono assohtamente per sk i magistrati, e tutti gli officj pubblici. Gli uomini, come le matrone da noi, hanno cura delle wse d o ~ c t i c h e ,dipendendo m 1 maneggio degli affari di famiglia cla quanto le loro nmgli prescrivono loro ; n&vengono ammessi a parte si. della milizia , dia del governo, sia di qualunque autorit piibblica ; onde potere alzarsi contro il giogo, in che ! donne li tengom. Tosto che i figli sono nati, e vengono amegnati agli uomini, onde con latte , ed . c&e convenienti alla 'eti loro skno nudnti A k femmine .L;i &bruciano L mammelle, per&& aell' a&ta e t h non crescano; giudicando esse, 'che sarebbero di non beve impedimento new esercizio ddia milizia; a dalla privarione appunto delle mammelle i Greci ebiaaarono codeste donne col nome di ,Gazzoni. Raccontasi, avere esse abitato in un' isola, la quale, perc& era situata a sera, cio presso la palude 'rritonide , fu detta Espet<a: questa palude essere vicina al oceano, che circonda la terra; essere cosi chiamata i' da un certo fiume Tritone , che mette foce nella medesima ; ed essere adjacente alla Etiopia ( I ) , sotto nn monte, il mrrggioie di ~ f t iq p e ' luoghi, e sporgente i
modo
( i ) Questo passo dimostra ceme gli antichi per Etiopia intendewano coafusameo~eun gran paese di rircoscririoue indeterminata. f nosui lettori possono avere fatta qiierta osservaziane anche piilpp.,

'

di vivere viene -zto

9 '
alto sull' oceano ; il quale monte da' Greci vien detto Atlante. Dicono che cpest' isola 6 spaziosa, e piena di alberi fwttiferi di molte sorte, onde somministra agli isolani il vitto necessario. E s'aggiunge di pih , che in essa 6 cpia di armenti, e greggie di capre e di pecore, del latte e delle carni delle quali si nutrono. Ma quella gente, non aveva uso alcuno di frumento , perch6 nissuno I'avea ancora ad essi insegnato. Or queste A zoni, piene di valore, e bellicose, primieramente si fecero padmne delle citt dell' Isola , salva una, chiamata Mena, e tenuta per sacra, la quale 6 abitata dagli Etiopi ittiofaghi , ed 6 abbwciante per le grandi esaazioui di fuochi , e ricchissima per pietre preziose , che i Greci chiamano entraci, e sono i carbonchj , le sai.die , e gli smeraldi. Ed avendo quindi debellati molti altri popoli nelie vicinanze degli Africani, e de' Numidi, fabbricarono nello stesso lago del Tritone una citt, che dalla sua 6,pa fu chiamata Chersoneso. Quindi codeste donne volgendo nell'animo grandi imprese , e il loro valore a ci stimolandole, invasero molte parti del mondo ; e la guerra incominci contro gli Atlantidi, uomini, come appunto trovavansene in que' luoghi , dolcissimi d'indole, e che possedevano una terra fortunata , e non piccole citt. I Greci favoleggiano, che presso de'medesimi avessero nascita gli Dei, cio ne' luoghi vicini all' oceano ; e di ci si far piii abbasso particolare menzione. Comandava allora aiie a Amazzoni Mirrina ( I ) : l quale mise insieme un eser( i ) Di qneata Mirrina dice il Yesselirzsio non averne trovata tcaccia che presso Agaria; e pensa, che quwti l'avesse attinta da

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cito di tre mila di esse a- piedi , e di due mila a cavallo, giacch& con molto studio altendevan esse a maneggiare cavalli per l' uso della guerra. Le armi , di cui coprivami , emno fatte della pelle di grandi serpenti; =ndo i'A&ca abbondantissima di tali fiere d'incredibile grandezza : avevano inoltre per attaccare spada, lancia, 'ed arco; ed erano ammaestrate nell' adoperare queste armi, non solo per combattere di fkonte , ma ancora per ferire a colpo sicuro correndo dietro a'fuggiaschi. Avendo dunque assaltate le terre degli Atlantidi, batterono in aperto campo quelli, che abitavano Cerne ( I ) ; e mescendosi alla turba che fuggiva, entrarono con essa nella citt, e l'occuparono. Per incutere poi terrore a' vicini, trattarono atrocemente i vinti ; peroccM trucidarono tutti quelli , che passata avevano la pubert , e condussero in ischiavit l donne CO' figli, dopo avere distrutta Ia e citt. Sparsasi la fama della strage deYCemei commessa da tal gente , tutti gli altri Atlantidi percossi da paura resero le loro citt pattuendo di fare quanto le AmazD i o d o r o . Ma tanti sono gli scrittori antichi , le cui opere sono and a t e perdute, che questo rilievo del Yesselingio non pu togliere l fede in ci al nostro autore. a ( I ) Polibio, citato anche da Plinio, aveva detto, che Cerns e r a distante otto stadj da terra ai coufini estremi della Mauritania in feccia al monte Atlante. Cose simili areva detto Diourgi; ma Eutazio osserva, che gli Antichi non erano d' accordo sulla vera situaiione della medesima. 1 che io non credo essere provenuto 1 come pretendo il Yesselingio , dall' essere codesti racconti quasi tutti favolori , ma bensi d i quella confusione , che gli Anlichi misero io molte parti della geografia, e dalle memorie mancate o per la distruzione de' popoli, o per cataclismi in varie contrade accaduti.

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loro comandato. Con eaQ Marina apeir h ailiciaie in luogo &L &t distrutta un'dtru ne &hbrici, imponeudok il sw, aome, e colleci3 in essa i pi&nieri, e p n t i deI podi qia$ paese v k r o stabilirvisi. E siccome poi gli Atlsntidi le fecero re@ nmapifici, c k k i a r o n e
zoni
aegien,

chenkmmte, e fatta cxm

moti; erroe non s d ma promise, che cercato av-

@ i

cortesh,

di ben meritare di ea&

ad o n opportuni&. Perci venedo c&uo ursai spesso gi Sestati dalia uiciua ed emda gente, eh: d h w , h goni, Mrri~a&vndo & istanze degli Athndidi imvase coli' esercito le terre deie Goe+ ; e venuta a bittagb che fu Gerisaima, le Amazzoni prevaknde &, n g~an u m di Gorgmi , 3 meno di tre n d a ne premro; e poicM le alile &no a rifugiarsi ne' boachi, MiiPina vdendo estirprne l m , e d a di attaccar h o $medesimi. Ii che non essemiole n e d o ridusse il m e&to a i confiei del mpa. , Ivi per la fidanza della irnp~srrprosperamente compiuta , trascurando Ie Amazu~nid invigikre , com' era ' d'uopo , le prigionie tolte le spade d e guardie, che d d v m o , ne trucidaivno m i t e ; m a dalbt moltitudine ben pisesto accorsa per ogni prte dopo un fieiisYau, conflitto furono ammatzate (I). Allora Errina

(I) Queste & i r c ~ n q a , e q#dlr delh ritirata nei escbi delte Gorpai rimasta dopo l'occeooalo battaglia, fortificano io cerb modo i wrpetto ci2 esee noa h u r o otic wa razza di grosse scimie. E di htri, re 1s Gorgoni erano doem ,pcrchk Diodoro, e gli storici pi ao~iclridi lui. giacchb parlarono tmio ddie dll~tu>ril noa , perlorono anche di quore guerriere, i cui valore iafine noa mericava l

#
fatti tre roghi vi abb~ucidsopra con funerea cerimonia

ancxxa potenti, &h& , essendo loro mgka Medusa , Perseo Ie debell un' altra volta. In fine poi, ed esse, e le Amaezoni fwono con generale uccisione dietrutte da Ercole in quel tempo, in cui ito alle parti occidentali piantd in Africa una colonna. Imperciocch non pareva a lui, che cercava di ben meritare di tutto il genere umano, che dovessero pid lungamente nazioni intere rimanere soggette all' imperi0 di donne. &e& pure, che la palude tritonide , essendosi per un m mnoto aperto un tratto di terreno verso il mare, venissc inghiottita dall' oceano. In quanto a Mirrina, essa s c o ~ se la maggior parte deli' Africa, ed ita in Egitto, fece allora ivi amicizia con Oro , figliuolo d' Iside , il +e camandava. Porti, ancora la guerra contro gli Arabi; e molti ne uccise ; poscia , soggiogata la Siria, perch& i Cilici le andarono incontro con doni , dichiarando4 pronti a prestarle ubbidienda , in re mio deUa fede addimostratale , li laeci liberi ; ed & per pesto, che anche presentemente si chiamano Eleuterocilici ( I). Quind'essere inonorato ? Io dico qaem perchb sembrumi, che a ci nei currkpndauo baataniemenie i pmcbi anni, &e rirpcuo ad e= p o h gonsi tra le spedirioai di Perseo e quelle di &C&. (1) C ~ c s r o n e , seosa ricorrere ai frati deile dniarroni , dh a qob sto ropraunome de' Cilici IIP' alua ragiou~, ed b , c h f a 8 i ersao fieri, e sdegnosi del giogo di qualni>quo. Abitavano presw il manie Amano;+ h loro ciuh principale era Pi&nisro-

corpi delle morte, che le erano state compagne guerra, e alz loro tre monumenti con grandi mucchi di terra, i quali anche oggi chiamansi i sepolcri delle Amazzoni. Peid le Gorgoni f u ~ w per molto tempo

96 di domate, le nazioni abitanti presso il monte Tauro', che pure erano valenti per fona di corpo , e per coraggio, per la Frigia maggiore scese al mare ; e giunta
a paese marittimo, pose per termine della sua milizia i il fiume Cairo. Deile terre poi da essa colie 6 o t

tenpte scelse le piii opportune ad essere abitate , . e vi edific parecxhie citt, ed una celebre pel suo nome , chiamando intanto le altre col nome delle principali Amazzoni dell' esemito , poiche le chiam Cime, Pita. n e , Priene. Furono queste presso il mare ; ma parecchie altre ne edific entro terra. Essa occup eziandio Lesbo , ove fond Mitilene, alcune isole, e tra le aldetta cosi dal nonle di una sua germana , che guerreggiava in sua compagnia ( I ) . Nel rqentre, che andava soggio;ando altre isole fu mlta da tempesta, nella quale facendo voto aiia madre degli Dei per essere salva, venne ad approdare ad una certa isola deserta, che avvertita -in sogno consaerc alla, Dea accennata; ed erettivi alcuni altari . vi fece sacrificj magnifici. F u questa l' isola d S a m o w i a , che in giseco suona lo stesso che isola sacra. S. novi per tra gli storici alcuni, i quali scrivono, che prima era detta Same, e che ricevette il nome, di Samotracia dai Traci, clie girono ad abitarla (a).
( I ) Siccome sulle origini di queste ciii, e de'loro nomi alcuni wntendono; e Diodoro stesso non.sembra molto costante ; ver6elivgio opportunamente osserva, che Diodoro qui non fa che riferire le tradizioni Lrasmes.se da altri, e nou i'opinione sila propria. La quale avvertema giova avera.presente anche in altri passi delle sue Btorie. (2) Nelle antiche lingue asiatiche, e scitiche Saniin e Sume non vuol dire che terra. I Greci antichislimi per Sano6 intesero terra elevata.

Finalmente dicesi , che essendo le Amazzoni ritornate s l continente, l madre degli Dei si compiacque tanto u a di quest' imla , elle in essa colloc oltre dai i suoi & gli, che chiamami i Coribanti ( 4 ) ;.i quali chi aveseere per padre , questa 4 cosa , che si manifesta eoltanto nelle sacre cerimonie de' misterj :cerimonie ,le quali essa medesima istitu, come essa ivi istitut un bosco augusto ed inviolabile, che i Greci dicono d o . Circa questi tempi , per ci6 che narrasi , un certo trace di nome Mopso, da Licurgo , re de' Traci , mandato in esilio, fece una invasione coli' esercito ne' paesi delle Amawni in compagnia di Sipilo anch' egli sbandito dalla Scizia, che C vicina alla Tracia. Venutosi a battaglia i Sipilani, e i Mopsani v h m o ; e Mimina, condottiera delle Amazzoni , rest sul campo insieme con malte. Ed ia pi.ocesso di tempo , continuando la guerra, e restati sempre i Traci superiori, il iirnanente delle Amaa~oni, che ivi erano , ritornd nelia Libia ; e questo I! il fine , che raccontaG della spedizione delle Amazzoni fuori dell' Africa.
Alcuni dicono, che questi Coribanti non fossero re non re i i Cabiri, o Dioscuri, nel senso, in cui Orfeo parla dei Cureti ne' suoi inni : denominazione, che se1 succedere de'rempi s arroprono i due famosi Tindaridi, Cor(4rr e PoUucr. i
(i)

Di p e n d i , e

DIODORO, tomo (

Delle tradizioni Agli A h t i d i intorno alla originc degli Dai. Storia di Urano , e dei Titani. Orkine del cdto della ~nadre degli Dei presso i FQ'. Awenture di Marsia.

Ma poich& si B fatta menzione degli Atlant,idi, penso non essere fuori di proposito P aggiungere quanto intorno alla nascita degli Dei essi raccontano, il che non aembra molto diveno da ci che raccontano i Greci. , A d u n p gli Atlantidi, abitatori dell' oceauo ,e posd i t o r i di una terra felice, vengono iviputati per pieth ed ospita1it;i distinti sopra tutti i popoli loro circonvicini. Ed esei si vantano, che presso loro siano nati gli Dei ; e dicono ci confermarsi ancora dal pi illustre poeta de' Greci, i& dove introduce Giunone a dire : Per me s i sa a sedere della terra I ~ ~ e m opaesi , E Ocedno , . ti E Teii ; madre l' una degli Dei ,
E
l'&m

padre..

....

(1).

Pongono per primo loro Urano, ossia Cielo ; il quale gli uomini , che vivevano qua e l sparsi , indusse nd abitare entro le citt ; e dalla vita , che prima menavano a modo delie fiere e senza alcuna legge , li guid a Civili costumi, insegnando loro come semii dolci h t t i deila terra, e raccoglie* quelli degli al+

( 1 ) Anche gli Egy cilavano qnerti veni di Omero in prora, . oho gli Dei erano. nati preroo il Nilo,

99 ed invent altri non pochi presidi d d a vira. &i fu padrone della massima parte del mondo ; ma spezialmeqte di quella che p d a P occidente e il settentrione. E come assai dedicassi ad osseiipare gli astri , molte cose pi.edisse, che dovwmo sucpdere nel mondo superiore; e del moto del sole insegnci ai volgo come l'anno procedesse; ed inoltre smuuido il coiso della luna fiss0 i mesi, e certe ore ne' singoli anni (I). Onde 8 , che i popoli non sapendo ancor nulla intorno, aU'or,dine peivpetuo degli astri , molto ammirarono quel suo ~ r t predire gli eventi; ed invalse opiniope, che appunto o profetizzasse cos, perch8 fosse pallecipe deila nahira divina ; e fu tolto alle cose umane, a cagione de' benefizj fatti , e della scienza degli astri, gli tributarono divini onori. Di pi, il nome suo (Cielo) applicarono al mondo , tanto pe~:hB pensavasi ch: egli avesse famigliamente conosciuto il nascere, e il tramonta~ degli astri, e le altre cose , che nel mondo chiamandolo per t t i ut etreo succedono, quanto pe* i secoli re dell'univem, dalla grandezza degh onori v e nissei-0 i suoi meriti superati. Dalle molte mogli, che Urano, o Cielo, ebbe, diben;
( I ) I n mezzo a tanLe oscure tradizioui degli mrichi popoli accennate fin qui da Diodoro, n k u n passo pih chiaramente addita I ' i ~ i toiiooe del Calendario, quanto questo, aia che debbasi attribuire a8li difuntidi I'inveozione dell' asrronomia sia che vogliasi s o p porre ch' essi la traessero da popoli pih.antichi di loro. da dolersi, che Diodoro si diligente iudicalore di molte altre cose, abbia tra6curato questo punto, uiio de' pih importauti nella storia del gemare umano, giacchb b probnbile, che al suo tempo si potessero' aTere memorie piu chiare di ~iiellc che souu venute iusiw a noi*

I00

cono, che gli nascessero quarantacinqiie figliuoli; e che diciotto di questi aveA da Titea , ciascuno de' quali ebbe un proprio nome; ma da quello della madre ne wassero uno. comune tutti, e fu quello di Titani. Titea ; e per utili opere si distinse , ce.+ che per sata di vivere fu annoverata tra gli Dei da quelli, che essa colle opere sue avea beneficati; ed ebbe il nome di Tellure ( terra). Da Urano, e da Titea nacquero molte figlie , tra le quali due fra le altre divennero chiare, e furono Basilea , che i latini dicono Regina, e Rea , da alcuni detta Pandora. Basilea , maggiore delle altre per et, per castit e per prudenza, amando con materno d e t t o i fratelli, li allevd tutti, e perci acquist il soprannome di madre grande; la quale, dopo che suo padre dagli uomini fece passaggio agli Dei, per s&agio de' popoli , e de' fi.atelii ebbe il regno , poichk essa era ancora vergine, e per amore di castit non voleva sposarsi a nissuno. Non ostante desiderando di lasciare eredi del regno da s stessa generati , fu presa in moglie da uno de' suoi fratelli, ch' essa amava sopra tutti , e che chiamavasi Iperione. Dal quale avendo avuti due figli, Elione , e Mene , che per lo splendore delia loro bellezza, e pel decoro del pudor casto rapivano tutti a meraviglia; i fratelli di lei, parte invidiandole. la feliciti di tal prole, parte temendo, che Iperioiie traesse a s il regno , venneiv a commettere un orribile delitto. Imperciocch avendo congiurato insieme trucidarono Iperione, ed Elione ancor fanciiillo soffo-carono, e lo cacciarono neli' Eridano ( l ) . I1 quale mi-

41) E

iioa gran pietra

d inciampo quesio Eridtlno nella storia '

IO1

sfatto sapntosi, Mene ,, che vivamente amava il 'fratello, si precipit giii -del tetto; e la madre , mentre stava aercanb alla riva del fiume il figlio.,, svenutasi vide iu sogno Elione appresentarlesi, e confortarla, dicendo, che non si abbandonasse a troppa angoscia per la morte de' figli ; +i.chB i Titani pagato avrebbero il fio di tanta sceleraggine ;e che egli , e la germana, per divina prawidenza andavano ad essere trasformati in nature immortali, cos che quello, che prima chiamavasi fuoco in cielo sacro (Eliano), ora chiamerebbesi Elio ( sole) e quella , che prima dicevasi Mene , ora avrebbe il nome di Selene ( luna). Destatasi, ed -esposto alla moltitudine il sogno , e l' infortunio suo, chiese , che i morti figli fosseiu> venerati come Dei ; e che nissuno da indi in poi toccasse il suo corpo. Poi colta da un estro furibondo presi i sonagli della figliuola , e sparsa i capegli , si mise a scorrere vagabonda il paese, e a modo d'invwata .a riempiere tutto dello stmpito de' iimpani e de' cembali; cost che divenne orribile spettacolo a chiunque la vedeva. E menhe tutti erano tocchi d'alta piet . per si acerbo caso, ed al-

degli Atlantidi, singolarmente colloca~inella gi8 accennata isola. II V'esaelingio domanda se per avventura abbiasi a supporre dietro a quanto leggiamo in Platone, che l'imperi0 degli dhtidi si foaw esteso sino in Europa , e in Italia. Senza imbarazzarsi in troppo oscure questioni, e senza perdersi in congetture assai poco fondate, non gioverebbe per avventura considerare, che il vocabolo Eri&no prima d' essere applicato al fiume, che ne porta il nome, e. spresse pna idea astratta e generica; e percib poth avere un significato comuueP Afferrgndo questo principio quante oontraddizioni od oscurirC non sarebbero tolte dalla storia antica P

cuni vollem metter le mani s u i corpo di lei ; ecco che improvvisarnerite sorse un fierissimo temporale di pioggia e di fuhini; e fu quella 1' ultima volta, che Basilea si vide sulla terra. Il popolo intanto meravigliato di tal Elio, e Selene, cio il sole e la luna, pose e pel nome, e per onore tra gli astri del cielo ; ed d a madre, creduta giA fatta Dea, eresse altari , e col battere de' timpani , e de' cernbati , e coll' imitare ogni altra cosa , che veduta si era i n t o m ad essa nell'accennato avvenimento, sacrifizj , ed onori dedic. ViioEi per, che questa Dea nascesse in Fiigia Imperciocchh dicesi, che anticamente in Frigia, e in Lidia regnasse Meone , il quale toltosi in matrimonio Dindima , da essa ebbe prole femminile, che non volendo allevare, espose nel monte Cibelo. Ivi per disposizione del nume del loro latte nndrirono la bambina i pardi , ed altre bestie feroci. Il quale mirabil fatto osservato avendo alcune donne, che ivi pascevano greggie , la presero, e seco portatala, dal luogo, in cui la travai.ono , le diedero il nome di Cibele. La fanciulla , poicbk crebbe di forza e d'anni ,mirabilmente si distinse per bellezza, per continenza, e per vigore d' ingegno ; perciocchh essa fu la prima ad inventare la zampogna fatta di parecchie canne insieme unite ( r ) , e i cernbdi, e i timpani, onde accotnpagnare i balli e le danze. Insegnd pure il modo di guarire con purgagioni le malattie de' bestiami e de'. fanciulli (a). Ond' , che per
(i)

Altri perb , come Virgilio , atlrihuirono questa invenzione a

Pone.

(a) Per questo motivo Cibek da D i o g e ~ tragico viene chiamata il Mcdichcsca

I 03

l a singolare diligenze sua, e per la tenera affezione, ch' ebbe pe' fanciulli, i quali con certi suoi incanti ri-anava, e spesso teneva in braccio, fu cbiamrita Madre Montana. Era assiduo intorno a lei, e primo tra d w mestici, quel Marsia frigio , che h uomo di mirabile ingegno e cestit. E de1l'inge;;no suo argomentasi, che imitando i' suoni della zampogna, composta di parecl chie canne, tutta l' armonia dei medesimi seppe tmsfe-rire nella tibia (I). In quanto poi aUa sua castit, se ne dd per prova l' essersi egli sino al fine di sua vita astenuto dall'unirsi a donne. Giunta intanto Cibele agii anni delIa pubert, prese ad amare un giovine del paese, prima chiamato Ati , e poi Papa (2) , con dui nascostamente si uni; e divenuta incinta, in quel tempo stesso venne ad essere riconosciuta da' suoi genitori. Condotta pertanto nella reggia, il padre da principio la teneva ptr vergine; ma poi conosciuto lo stupro, fece uccidere le nudrici , ed Ati, e ne gitt insepolti i cadaveri. Allora Cibele non reggendo alla strage del giovine da lei si amato, e delle nudrici, che le eranQ care, presa da furore si mise a con= per le campagne ; e andando sola colle chiome sparse, degli ululati ruoi, e dello strepito de' timpani riempi tutto il paeec. Marsia avendo pie& della disgraaia di lei , per l*amicizia che le professava, si pose a seguirla ovunque comeva;
( I ) P k r u r c o , e i marmi di Paro attrihnircono l'invenrione delh tibia ad I q n i d c , padre di Marsia ;ed a lui quella delle arie nratr nelle feste della g a n madre attribuisce P a u a n i a . (n) In lingaa della Bitinia il r o d e l o popa silni6cava Giova

e Ali.

1.4
ed essendo andati .a Bacco in Nisa, trovarono ivi' ApoIIo in grande estimazione, per essere il primo. che sapesse suonare la cetra inventata da Mercurio. Mmia allora verine a gareggiar con Apollo nella eccellenza deU' arte; e giudici furono gli abitanti di Nisa. Fu Apollo il ptimo, che suond colla cetra un'aria semplice; ma tomo che Marsia di4 fiato alla tibia, e fece sentire i nuovi suoni, parve a tutti, che nella soavit del modulare superasse di gran lunga P emulo suo. Allora si convenne di fare una nuova prova, al cui confronto i giudici dovessero un' aitra volta sentenzim; ed Apollo prendendo a tasteggiare la cetra, al snono ddla medesima uni il canto; ed in tal modo vinse l' applauso , che dato erasi prima al suono della tibia. ,Il che mal soffrendo Mania, disse agli ascoltanti, che ingiustamente gli si negava ii primo onore ; perciocchi la sfida era fatta, non sul confi~ntodeila voce, ma su quello deli' arte di suonare ; e dovevasi porre in esame quale fosse vmonia migliore , se quella, deiia tibia, o d e b c e m ; n& andar bene, che si p a r a g m m r o due arti con una, Dicesi, che Apollo a questo rispondesse, a lui nulla costare di piii l' una e I' altra cosa : Marsia fare lo stesso quando dava fiato alla tibia ; e doversi accordare ad entrambi di potersi far giudicare a condizione eguale, in quanto, cio, o nissuno usi del sussidio &Ua bocca, O COImezzo delle mani soltanto dimostri il suo valore. Parve agli ascoltanti, che Apollo proponesse cosa pi 'ginsta ; e percid venutosi alla terza prova, Marsia fu vinto. Ivi il vincitore troppo inasprito contrasto , che facea Marsia , lo scortico vivo; di che tosto peno

Gto, e non potendo sostenere il rimorso di taato fatto, rotte le corde della cetra , aboh l' akonia , che avea inventata : le muse per trovarono m seguito h mesi, o media ; e Lino di Licanone , Orfeo, e TPmiri , trovarono P ipate, e la peripate ( i ) . Dipoi Apollo , consacrate la cetra , e la tibia neli'antro di Bacco, dicesi, che acceso gamore per Ci& andasse con lei fino agl' Iperborei. Intanto essendo accaduto, cile certa morria invadesse la Frigia , e . rhe la terra fosse colpita di steriliic, fii consultato l' oracolo intorno al rimedio di tanto male ; e P oracolo comand, che si desse sepoltura al cadavere di Ati; e Cibele si onorasse come Dea Laonde i Frigi , ~erchc! il tempo diperso avea ogni avarizo di quel cadavere, fecero una statua del giovine, ehe con lamentazioni , e pianto, ed altri onori accoG pagnamno , celebrandone i funerali ; e cos mitigaho le Furie , espiando il commesso delitto ; e quest' USO dura costantemente sino alla et wstm (a). Ed. anche onorano con sacrifizj annui Cibele , percht! anticamente altaci agli Dei; e ad esse in processo di tempo a & edificarono in Pessinunte, cittc della Frigia, un tempio magnifico, ed istituirono solenni olocausti, e cm-inionk, diligentemente a ci cooperando il re Mida (3) ; e presso
(I)

Sono questi intervalli musicali, di cui parlano Arirfosseno ,

Tohmnreo , ed Aristofile.
(a) degno di osservazione, che tanto fu ne' varj paesi del1' Asia propagata la dolente fesla di Ali , che gli sresri Mussulmani la celrhrano sotto il titolo di morte d'lbrairr). (3) Mida fu u a $li antichiseimi re celebratissimo; ed b f a m a presso P&irarso la risposta fattagli da Sileno. Di lui dice G~wtino: Dopo lui ( Gordio) regn Mida suoJ81iuol0, che iniziato da Or-

s o6 al sirnulach della Dea posero pardi e lioni, perchk si' credevi, che fosse stata da essi nudrita. E queste sono le cose , che intorno alla madre degli Dei i Frigi , e gli Atlantidi, abitatori dell'oceano, secondo le tradizioni dail' antichit derivate , raccontano.

CAPITOLO XXIV.
Continuazione delle tmdizioni degli A~lantidiinorno alla o+ne drgti Dei. Di A h t e , di Saturno , c di Giove.
Del resto, dopo che Iperione fu morto, i figliuoli di Cielo si divisero tra loro il regno. I piit celebri tra essi fiirono Atlante, e Satnrno. ad A b t e toccarono i paesi limitrofi all' oceano; e dal mio nome chiamd Atlantidi que' popoli, e Atlante pure il monte miaggiore delh terra. Dicesi ch' egli avesse esatta cognizione deli' astrologia ; e che fosse il primo a dimostrare la sfera : d' onde nacque poi l' opinione , ch! egli sostenesse cole sue spalle tutto il mondo : favola , che appunto significa avere lui inventata e descritta la sfera esprimente la costruzione del mondo ( I ) . Fra i m015 suoi figli (a), si distinse Espero per piet , per giustizia, e per umanit verso i suoi sudditi. Nanxsi di
feo empi la Fri&

di solenni riti, pd quali f i in sua vita pi fr lice, che per k armi. ( i ) Erudito da Atlana, Ercok fa il primo, che insepb alGreci b studio della sfera. ( a ) Pih abbasso Irpero n'en detto frateiia-di Adanfe.

'07
l u i , che essendo salito sulla vetta del monte Athnte per osservare i moti degli astri , da un iniprowiso nembo colto sparisse : onde il popolo .suo tocco di compassione , l' onorasse come immortale ; e dg hii
&amasse la bdlissima stella, che con tal nome veggiamo in cielo. Atlante ebbe ancora sette figlie, che con nome comune del padre son dette Atlantidi ; ma i kro pmprj no& sono, Maja, Elettra , Taiba;eta, A&+ mpe, Merope, Aicione , e Celano I' ultima. Q u e unitesi ad eroi 8 indole generosisii, ed agli siessi W , diedero principio a molte nazioni , avendo parI toriti fgliuoli , i quali per virta fiimno eroi, e M nominano Dei. Cos Maja che & la maggiore , ebbe da Gioue Mercurio, inventore di molte arti; e n d a stessa maniera anche le aitre Atlantidi ebbero illustri figli, parle de' quali furono padri di nazibni, e parte fidamno citt; e percid non solamente fia alcuni popoli barbari, ma anche fra Greci , mdti degh antichi eroi d a esse ripetono i' origine della loro stirpe. Oltre cid furono esse 8 insigne integrit e piudenh: onde avvenne, che morte avessero dagi uomiiii onori immortali ; e che fossero messe in cielo coli'assegnaw loro la oostdlazione delle PlejaJi. Aile Atlantidi fb eziandio dato il nome di Ninfe, perchb in quel paese le dome con vocabolo comune chiamai~siNinfe. Intorno a Satuiao , fkatelio di Atlante , raccontasi, che fu di enorme empied ed avarizia, e che presa avendo in moglie Rea, sua soreila, ne gener G i o ~ , chiamato poscia Olimpio. Per ai aggiunge, che eravi di anche un altro Giove , fiatello di Cielo, e

I o8

Creta , ma assai inferiore in gleria a quest' ultimo , !i quale ebbe sotto il suo imperio tutto il mondo. QuelP antico fu principe deli' isola nominata , e gener dieci figli ,che chiamano Cureti ( I ) ; e ali'isola diede il nome d'Idea sua moglie : nella quall' i& ebbe sepoltura, e se ne veggono anche oggi gli avauzi. Nondimeno i Cretesi raccontano diversamente la cosa, siccome accenfaremo a parte la storia loro. Saturno neremo , poi, secondo che narrasi, regn in Sicilia, in Africa , e in Italia; e finalmente stabili il suo imperio nelle parti occidentali del globo; e dappertutto con presidi posti in rocche, e luoghi sicuri, tenne fermi nella ubbidienza i suoi sudditi. E di qui avviene, che per le parti occidentali, e per .quella della Sicilia, anche oggi 4 luoghi pi alti qua e l si chiamano Cmnj , cio castelli di Saturno. Saturno ebbe per figlio, siccome dicesi, Giove , il quale diversamente comportandosi dal padre, fu giusto e$ umano con tutti ; per lo che auche sotto il nome di Padre venne ubbidito; ed o spontaneamente il genitore gliel concedesse , o in odio del genitor suo gliel conferissera i sudditi, egli prese il regno ; e sebbene poi CQU' ajuto dei Titaui Saturno gli movesse guerra

( i ) Della origine, del numero, e delle imprese de' Cureti , tuttu 8 pieno di oscurit presso gli scrittori. Lo stesso Diodoro che qui ne ammette dieci, e li suppone figli del Giove cretico ,nel lihro V ne ammette n o v e , e dice credersi o pos~eridegl'ldsi &ttiu, 'o terrigeni. Secondo Etrnio citato da Latlnmio, Giove mcrtb in Creta Ia vira, e and ad unirsi agli Dei, ed i Cureti suoiJiguuoli lo curarono, e lo decorarono; e il suo sepolcro nel& oitd di Gtzosso.. . c sul sepokro suo vedeai scritto i vecchie lettere grechf ZN KPOa NOT, ciot ira latino : GiovcJ;slio di Saturno.

'09
Giove rimasto vincitore divent pedrone deio stato ; e tutto il mondo di poi scorrendo ben meritd degli mmini. La robustezza del corpo ; e le virt d' ogni specie , di che era fregiato , gli rendettero .facile la conquista ; ed era suo stile. di . mettere la principale sua c m in punire gli empj , e gli scellerati, ed in beneficare il popolo. E perci, ove cess dane cose umane, fu nominato Zena dal vivere, il che in greco dicesi Zen; e cosi chiamossi, perch avea fatto vivere bene gli uomini ; e coloro, che erano stati da lui cosf beneficati , gli fecero l' onore di porlo Dio nel mondu superno , e di proclamarlo signore perpetuo di tutto l'universo. Questo t! in ristretto ci, che riguarda le le cose degli Dei presso gli Atlantidi ( I ) .

C A P I T O L OXXV.

Di

Bacco. Alcuni b tenowno per un persomggio simbolico. Alrri d i v e r A e n t e n ,@m uno , o pih individui reali. Implese dei tre Bacchi.

Ora, perch di sopra ; parlando delle cose degli

( I ) In meuo a tanta confusione di .mal composte ed informi tra7 aiuoni, qualche' barlume si presenta, onde poter cpngetturare come gli Atlantidi vennero in Italia, dovendosi riportare tal farlo a d nn'epuca, in cui di l i dallo smetto eravi quella vari terra, della v a l e probabilmente non sono che rottami, le isole sparse' pel mare Adautieoi epoca. in cui la Sicilia non era ancora distaccata dal1' Italia. Perchh poi chi legge abbia degli dllantidi , code nazione, e del loro antico paese, le poche notizie. che ci restano, aggiungo irr fine del prwentc libto cib che ne ha iasciato soritto P h t e n e . !

I 16

gizj , abbiamo riferita la tiascita, e le imprese storia di quella nazione di Bacco , cbe i Greci clEa-no Dionisio , crediamo conveniente l' aggiungere in questo luogo anche ci, che di tal Dio i Gieci lasciascritto. Ma siccome gli antichi favoleggiatori , ed i poeti, ~risseroiotomo a Bacco cose tra loro non concordanti, esponendo molti mostraosi racconti; riesce assai dacile lo spiegar chiaramente la generazione sua, e le sue gesta. Impercioccht alcuni tengono, che vi sia stato un d o Becco, o Dionisio; ed altri ne ammettaoo tre. &novi aucora alcuni, i quali negano, che mai sia stato d mondo un uomo wsi fatto, sostenendo, che sotto il nome di Baoco dee intendersi i1 douo da vino. N i o pertanto brwemente scorreremo le cose , che da ciaxhednno sono state dette, comprendendole in certi
,

.p. .;
61om,i quaIi parlano di q lesto Ilio in senso fisico, e chiardauo Bacco il fmtto d e h vite, dicono, che la terra spontaneameste , siccome tutte k altre fiante , c d pure produsse anche l vite, non piantata piinia a da nissuno inventoce. Della qaale asserzioue loro recano per prova, che in molti luoghi anche oggi giorno trovarsi viti incolte, le +i danno spontaneamente il fktto, w n &vffsamente da @e, che per m a deHa umaiia industria sono coltivate. Dicono anche dagi antichi Bacco chiamarsi Bimatre , perch deesi ril pntare una sola generazione, la prima, c i d quella della pianta, che deposta in terra prende incremento, e la &a, qnando mette fuori le gemme, e quindi forma ii b t o , e porh i p p l i alla matuama Onde

t11

mi doversi stimare una la nascita del Dio d a h terra, e 1' altra dalla vite. Gli autori delie favole danno a B a m una m a nascita, in cpaqto lo suppongono gener* da Giove e da Cerere ; poi dagli abitatori d e b terra ; fatto in pezzi ( I ) , e hssat~ e indi rigenerato da Cerere coll'avergli messe a posto, e ben ordinate le membra. La quale firizione riducono ad un senso fisico, dicendo chiamarsi tiglio di Giove e di Cerere, perch la vite crescendo coll' ajuto deiia terra e deila pioggia produce il liquore del vino espresso dai grappoli : direi dagli abitatori della terra quel giovine fatto in pezzi , per significare , che questo frutto viene vendemmiato dai coltivatori della terra ; giacche gli uomini pensano, che la terra sia Cerere. Il favoloso lessar le m&, di cui si & paxlato, indica luo di molti, che cuocnno 's il vino , onde dargl maggiore fragranza, e renderlo di miglior gusto (a). 11 dire , che le membra, dagli abitb tori deila tema messe in pezw, con acconcia ricompol sizione sono mtituite alla pristim loro natnra , nen hltro se non che l terra dopo fatta la a vende, e dopo la potatura, riconduce la vite al primo vigore di fertilit. Perciocch& & certo, che dagli antichi poeti , e favoleggiatori , sotto il nome di
( I ) Che Bqcco, figliuolo di Gious r di Prossrpim, fosse messo a p a z i dai Tiuni, lo riferhcono fra gli al~riClemente A k r s a ~ ~ i ~ m ed Igino (a) In Palhdio , c ue* Gsopom'ci abbiamo la ragione e il modo della corrura del sposto per fare i vini. Quest*uio incomincia omai neli' Umbria e luoghi adjacniii a declinare , dopo che col ha potnto penetrare l'E,:ologia del co : Dandolo. Vedi Storia del 69v a r m &' b s h i m 18r& Porre 11. Corrispondenra. 1

Cerere s' intende la madre terra. E a ci sono consentanee le cjse, che vengono indicate negli inni orfici , e che nelle cerimonie de' misterj si espongono ; ma che 6 proibito di riferire partitamente ai profani ( I ) . In simile maniera spiegano il parto di'Semele secondo piincipj naturali. Incominciano dal dire, che dagli Antichi la Terra ebbe il nome di Tione (a); e che Semele si chiama cosi , perche semne , ci& augusta , & la cura e la venerazione di essa. Che Tione 6 cosi detta da' quei sacrifizj , e da quelle primizie , che i Greci chiamano tisie , e tiele. Che si finge nato da Giove due volte , peroh8 credendosi nel diluvio di Deocalione perita l i vite cogli altri fruiti ,.dipoi rigermogli ; e perci essendo questo Dio quasi con un secondo nascere ricomparso in cospetto degli uomini , lo dicono uscito del femore di Giove. Questo 4 il parere di quelli ,. i quali prendono per Pacco i' uso, e il mod6 di fare il vino. Ma que' favoleggiatori , i quali suppongono in Bacco un Dio in.figura umana, a lui con .unanime consenso attribuiscono I' invenzione dei piantar la vite , e Wtta la f&ra del vino : essi per non sanno se siavl: stato pi di un Bacco. Alcuni dicono , che ve ne fu uno
( i ) celebre un passo di Euripids, in .coi Bacco domandato d a Penreo, onde gli spieghi la ragione mistica delle Orgie ricusa d i compiacerlo. Il non comunicare ai profani i misterj 4 stato canone fondamentale presso tutta l'Antichit. Yedi Luciano. (a) Secondo lo srpsso Diodwo al lih. ir, e secondo Pindaro Semete fu chiamata Tions dopo ch'ehbe ottenuto ci' essere poata nel numero delleDee: il quale epiteto, a quello che ne haano d e t t o i Critici, equivale al porlami con impeto. Semele poi b detta peichb il vino rende l e membra vacilhri.,

a 13
solo ; e quegli appunto , il qi~ale insegn il modo di raccogliere 1 uva dalla vite, di h e il vino, e di berio; ' e che con un esercito cowe per tutto il mondo , ed institui i mietei , le iniziazioni , e i baccadi. Altri , come dissi di s o p h , asseriscono , che tre ne f m n o in diversi tempi ; e ad ognuno attribuiscono impi-ese particolari, e sue proprie : fra' quali il pi antico C& quello che nacque in India. Queati , dicono , sicqme per la benigna temipesatura deU aria e del suolo quella contrada fertile di viti , fu il primo, , che compresse con, torchio i grappoli, e ne cav il vino. E con eguale studio egli coltiv i fichi, e gli altri alberi di maggior h t t i ; e comunic alle genti il modo di coltivarIi. Perci6 si chiama Leneo , che vuol dire torculiere, e catapo& gono, che B lo stesso che barbato , p &B usanza degl' Indiani il nudrire la barba diligentemente tutta quanta la vita. E questo B quel Bacco , secondo essi , clie port le sue armi tutto all'intorno pel mondo , che insegn l' arte di piantare le vigne, e di cavare dali'uva il mosto , mettesdola svio i torchio, d' onde gli 2! . l venuto il cognome, che pam ; e che a tutti comunic l e sue invenzioni. Coi quali benefizj tanto si afYezion gli, uomini , che dopo ch' ebbe pagato il debito della natura , ottenne onori divini. E gl' Indiani mostrano tutt' ora il luogo , ov' egli nacque ; e molte citt portano il nome di lui: oltre che altri nella lingua monumenti anche oggi attestano, ch' egli nacque fia loio. Ma sarebbe troppo lunga cosa il ragionarne. Dicono poi, che il secondo Bacco nacque di Giove e Proserpina , o secondo altri di Cerere. Egli fri. il DIODOBO , tomo Il. 8

l i

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primo , siccome raccontano , ad attaccare i buoi all'aram , mentre prima gli uomini lavoravano la terra C& i ; e molte altre comodita nell' arte deli' a g r i c h trovd , onde alleggerire le troppo gravi fBtiche de' coltivatori. E per questi si cospicui b d z j tanto favole procaccimi, che per divmione coumne <xwsurato alla immortalid ebbe feste particolari , e 901BnM vittime. Alle immagii di lui o dipinte, O scdpite, fmmo aggiunte le corna, tanto per ispiegare h natura di 'qt~esto m n d o Baoco , quanto per dinotere i vantagi gradi da esso lui procurati agli agricoltori mila h z i c m e dell'aratro (I). Il terzo Bacco w l s i nato m T di Beoaia di Giwe & e Semele , raccontandosi, che innamorato Cime delkt singolare bellezza di quella fancida spesw> ira a tnr varia: di che gelosa Giunone meditd di prendeme vendetta sulla medesima. Quindi messasi in f i p di una delle ancille di Semele, e d d ' i n g d a dicendole, essere eosa giusta, che quando Giove venisse a giacerai con essa, pendesse le *se%m&ianze e , che aveva m allo& ginceasi con Gimcme. Nel qual l' incanta entr; e quindi avendo a fona di preghiere indotto Giove a trattare con essa come con Giuhone, a lei discese armato di tuoni, e di fulmini , k vrolennr
( i ) Fra le molte denominazioni di Basco. che trovansi pnsm gli scriuori areci , e tutte aventi la radicale di tauros, v' b quella ancora di tauros semplicissima ed assoluta. Tocca agli Archeologi il dire, se l'e aorna date i Baeco vogliano diaaoilie i due manichi dell'aratro, siccome alcuni pensano, non potendosi negare, ch' essi non abbiano una certo romiglianaa alle corna per l' andamento riwivo, eppare sa vogliano dinotare i buoi (la lui atriccai ali'uatro-

non potendo essa mstenkre, de ne mori &&ah G pose entro il suo femore 1l bambino, il i m p&, quando fu giunto al tewime dell'nicreipe~itodebito , meso allh kice ,da Giove f porbtb a N k i di &&a, m e lo conse@ da educare alk Ninfe ; e dal pdce insieme e dal luogo ebbe il nome di Dionido che significa Nisio figliuolo di Giove. Ora ~ L S ~egli Q rommnmewte kHo, la prima sua e d passi tre le dante e i +j delle donne, e tra ogni geaefe di piaceri e di divertimenti. Poi messo insieme nn semito di donne, obe in veae d' asta poltavano uri h o , fece unii ~p&one per tatto il mondo, insegnando i riti delle inieiazioni, e comuuicando I suoi misterj sdtan:o agii uomini pii, e che menavano vita giusta. Istitui pure dapperhitto le panegiri , cdebri assemblee d' uomini , o spettacoli musicali : intanto che dail' altra parw facevl ceasare i litigi delle nazioni e delle c i l , e dove prima erano seditioni e guem , ordinava ie consolidava la c e n ~ conlia ,e la pace. Or come s'em dappertutto spam la f m a dell'afiivo di questo Dio , ed egIi m~tpavesim i e con tutti , ed assaissimo giovava n & cose a p p n e n t i alle vita citi& e L ; i popoli a torma gii iifcivano, inconhro cari grande allegrana. Ed i p h i , obe per una s&prbi&ed empiet lo hgettai~no,spargado dhe per cagion sola di libidine conducevasi d' attoino quelie baicanti , e da lui per famentam gli stupk di quelle dorme forestiere insegnavausi i ~itideUe iniziazioni , t? i miste+j, fiirono immantinente puniti. Perciocchk a vendetta degli empi usando delia naturale sua patenaa, ora li f~ c a d e

de'

do. A

fi 6 ti &re,

ora

li fece sbranare per mano deile donne ;

ed &une volte gli awersari amrnazw sull' istante con ingegnoso mezzo proprio di condottiere d armata; '
perci~cchkdava alle baccanti in vece di tirsi lancie, le cui punte erano coperte da ellera , e colle quali h prowieamente adivano e trafiggevano i re non consapevoli di quell' artifizio , ed a cagione del sesso da loro disprezzato non preparati a guardarsene (I). Fra quelli , &e cosi furono puniti , distintissimi sono Penteo greco , Mirrano (2) re degl' Indiani , e Licurgo presso i Traci. Percioccu Bacco essendo per condurre ddl' Asia in Eumpa il suo esercito fece alleanza con Licurgo , signore della Tracia bagnata dall'Ellesponto ; ma non s tosto ebb' egli trasportate le baccauti nel paese, che i credeva amico, che colui o d i a' suoi soldati di assaltare le Menadi , e di ammazzarle tutte insieme conBacco. DeUe quali insidie avvisato Bacco da certuno del paese, chiamato Tarope, non poca paura ebbe ad aver e , perciocch il resto del suo esercito era ancora. all'altra sponda ; ed egli non era passato che seguito da , pochi amici. Perci nascostamente ripass all' esercito suo. Ma intanto Licnrgo esegu il suo uudo disegno ; e dando addosso alle Menadi, le ammazz tutte, quante erano in un luogo, che chiamasi Nisio. Ma Bacco venne ben presto colie sue truppe, e data battaglia, vinse i
( I ) Poleno ne'ruoi Stratqemi non ha mancato di far menzione degli ar~ifizjmilitari di Bacco; e poco diversamente da quello che ne dice qui Diodoro, ne parla Luciano. ( n ) Questo .Nirrano, o forse meglio M h r i o n e , deve essere il Morreo, di cui parla Nonno nei Dionisiaci.

Traci , e fatto Licurgo prigione , prima gli cav gli occhi, poi fattolo scarnificare con ogni genere di tormenti lo crocifisse: a Tarope in premio del benefiziofattogli, diede il regno di Triicia, istruendolo inoltre ne' riti delle . iniziazioni , che chiamami le Orgie del padre Libero. Da 'raiope insieme col regno ereditd Eagm , suo figliuolo, la scienza di questi misterj ; e dal padre suo le impar poi Orfeo, il quale superando tutti nel' ingeguo , e nella dottrina , molte cose mut nelle Orgie ; e quiodi avvenne , che i riti, fondati dal padre 1,ihero si chiamarono orfici. Alcuni poeti p e d , tra quali Antimaco, scrivono, che codesto Licurgo non fu re di Tracia , ma di Arabia; e che tese insidie a Bacco , e alle baccanti in Nisa , citt arabica. Del resto raccontasi , che Libero avendo dappertutto uniti gravemente gli empj, e trattati con benignita tutti gli altri, dall'India ritorn a Tebe montato sopra un elefante; e perch4 la spedizione avea durato tre anni , i Greci dicono celebrare le Trieteridi; e che Bacco fu il primo di tutti, il quale carico di spoglie trionfalmente rientrasse in ~atria.

"7

C A P I T O L OXXVI.

Di ci che stato detto della nascita di Bacco. Avventure di Ammone e di Amaltea.


, Queste per comune consenso degli antichi sono le generazioni di Bacco. Ma &torno al luogo ove nascesse, ' 8on poche citt de'Greci tra loro contendono. Gli Elei?

ti8 i Nassi, gli abitanti di Ekutera , ( I ) ed i Tei, e molti altri pretendono , che nascesse n$ loro pese. E i Tej, in pmva di quanto asseriscone ,dicow ,che ancora n e h
loro citd in M dato tempo una fontana, che spantaneamente scaturisce, nxaoda f1101.i della terra un vino odorosissimo (a). h0 quaio agli &i , & ani si doriam, che la loro teraa sia sacra a h o c o ; gli altri mostrano con memooie antklnssii, che pimss loro furono a Baccs sobennemente dedicati h o d i , e temph. Ma s i p m e questo Dio in molte parti del mondo lasci segni di sua beaigniPa e .presenza, non B puato da meravigliarsi obe egnuno assicuri, che la proprio tema e citt , fu aara al padre Libero. E su61'mgal a noi cola testimonianza sua il Poeta ne# inni, uve parla di quelli che dubitqno in qual hmgo Bacca B~LCCO~SW& ; poicld , dicendolo nato in Nisa d Acabia, msi si eapriaie~ ' p ha chi Dracmo a te per patria a s s e p , E 6hj l sublime ha#,t3 chi Nasm. a Altri fmol%.giando a @ r m anco
( i ) Diodoro nel libro i v dice, che Bacco fabbricb h citti di Eleutera in Beoria alle radici del Citerone. Stefano al contrarie suppone, che quella citlli fosse tbhripny 4 &cero, figliuolo di Apollo. Per b certo, che in Eleu~erasi venerava Bacco con singolar divozione. (a) ;'ih che-la ftipraoe, di cui qui p r b &&IO, la q u a h , se , suss~stb non fu cerumente, che per artifiwo , sembra che la tradisione de' Tej fosse provata ancora per le medaglie della loro citt che per lo pih rappresentano Bacco. I T e j inoltre, cercando, che ]I\ loro citti fosse insieme col coniado riguardatacome sacra i Buceo. ed esente da saccheggio, iu una imbasciaia spedita agli E ~ o l, e d i a varie citt di G e l a , altameute dichiararono i titoli singolari, cbc oi loro dava la memoria di quwto Dio.

AMMONE

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d' Alfeo i primi ra , oppure i Tebe. n Mentsm uttti: CM in secreto a mondo l T & di Nisa sul sulvoso monta, i ' Lungi dai c m y i di finica, e presso L'egizio jume egfi medesmo , il padre Degli &i, e degli uorna; Q i M o d i Non videro t fatto; n lo vide a Essa neppw la candida Giunone. So, che anche gli Africani abitanti suli' oceano a h fribuitlcono a s il luogo natalizio di questo Dio ; e dicono, che le imprese predicate di lui avvennero nel paese loro, mostrando molti monumenti, che sussistono anche al tempo nostro. Noi perch parecchi tra gli antichi favoleggiatori della Grecia , e poeti , e gran parte de' recenti scrittori sosi.eiigono questo racalla stoconto, onde non omettere alcuna cosa i n ~ r n o ria di Baeco, raccoglieremo qui in alcuni capi le cose che diconsi e dagli .4fi*icani, e dagli sci~ittori greci , che co' medesimi consentono ; e finalmente anche da Dionigi, che infarci la sua opera delle antiche favole, perciocchh egli scrisse la storia di Bacco , e delle Amazzoni , e la spedizione degli Argonauti , e i fatti seguiti a 'i'roja , e molte aitre simili cose, suUa fede de' Wtologi e de' Poeti. Egli attesta adnnque, che Lino fu il' primo di tutti i. Greci, il quale trovasse i ritmi, e la melodia; ed il primo pure , che le lettere, le quali Cadmo reci) di Fenicia , trasportasse alla pronunciazione de' Greci , dando a ciascheduna di esse il particolare suo some, e Carne in
P'VU

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luce vedesli

i ao fissandone il carattere proprio, quindi per comnn modo di parlare chiamate fenicie, per&& ci& traspoitate dalla Fenicia ; ma dette nondimeno in seguito separatamente pelasgiche , pl?rch8 i Pelasghi erano stati i primi a far uso di lettere (i). Ora quel Lino, eccellente in poesia,
( i ) Il testo, come corre, preso letteralmente dice : ma dette nondinreno in seguilo pehsgiche psrch i Pelasghi delle trasportate erano stotr i primi a far uso. Quindi il Bouhier prese motivo di accusare Diodoro e Dionigi, che in questo racconto da Diodoro b saguito, di grosso errore, essendo noto , che i Pelasghi furono d i mnlti anni pih antichi di Cadnio ed ehbero le loro lettere prima che quell' avventuriere arrivasse io Grecia. Il Versolingio queste e d alire osservazioni esponendo fatte dal Botrhier si b contentato di concludere, che debhasi togliere dal testo la parola trasportate, come quella, che da ropista imperito vrduta poche linee sopra fa qui ripetuta senza prclposito. Seguendo, come h o fatto i o , l7 indicazione del Ye~selirigiosi sopprime un error madornale intriiso nel testo, e si risparmia una infinita serie di chiacchiere erudite, che nc:i concludono niente. P e r altro dehhesi osservare, che il chiamar pelasgiche le lettere in~roilotteda Cadmo nou fu che un modo improprio e volgare, a meno che con qualche eccezione, dalla moltitudine non rilevabile, le lettere degli uomini venuti dal mare, che cosi vuol dire Pelasghi, non coiucidessero con quelle introdotte da Cadrno, o qlieste a quelle non venissero per qualche modo ad accostarsi quando ehhero qnell' alterazione , che diventb necessaria nell'adottarle in Beoziu. L e anticlie lettere pelasgiche erano le sole cognite nella Grecia prima dell' arrivo d i Cndnio. Alcuni hanno s c r i l ~ o ,che un fratello di costui uccise proditoriamente Litro perchh ticus di npprovare le lettera fenicie quali Cadrno aveva introdotte: Gli scrittori greci hauno sovente preso per uno solounmini diversi, aventi il nome medesimo. Cosi fa Apollodoro qiiando dice, che Lino , a cui Ercole tehauo spezzb la testa, era fratello di quell'orfeo, che andb cogli A r ~ o n o u t i .Pausania ha riconosciuto, che L i, il quale dicesi che lasciasse scritte varie cose i lettere pelaeiche , o fu molto pih antico di questo Ercole; e perci 1' Orfio, d i cui fu maestro, non f il compagno degli A r g o n a u i , ma un altro assai pia vecchiv.

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e in melodia, ebbe mdti discepoli; tra quali Piuieirono celebratissii ire, che furono Ercole , Tamiri, ed Orfeo. Ei-cole si mise allo studio della &a, pere& g r m d ingegno non fu capace d' apprendere altra disciplina ' E narrasi di lui, che sferzato dal maestro per tanta idiotaggine , montato in collera gli apezd la testa. Tamiri , pieno d' intendimento si esercit nella musica ; e peischd assai riusciva nelle melodie, vantavasi di cantare pi soavemeiite che le Muse. Per lo che quelle Dee sdegnate contrcr lui gli tolsero l u o della musica e 's degli occhi, come Omem attesta dicendo: Qui dove le nemiche Muse Fr Tamin' di Tmcia orbo degli occhi. ed altrove : Arser le Dee di sdegno ; e i lumi a un tempo, E del canto divin gli tolser l' arte, Ed immemore il @r sin della cetra. In quanto ad Orfeo, che fu il terzo dei discepoli di ' Lino , parleremo di lui in particolare , quando saremo a trattare delle sue imprese. Lino adunque descrisse in lettere pelasgiehe i fetti di quel primo Bacco ; e lasci dopo di s ne' commentari altre favole. Us dello stesso genere di lettere anche Orfeo ; e cosi fecero Pronapide ( i ) , precettore di.

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( I ) Questo Pronapide ateiiiese di nascila da Taiinno b detto Pros~aautide o Prosrnantitide. Bcrisse un poema intitolato il Protricosnaon, ossia principio del Mono. Diccd, che fosse il primo r scrivere da sinistra a destra, mentre prima si scriveva all'opposto. Ci, che di pia intorno a Pronapide dice il Fubbrizio pub forse dar ragioue del perchk Dtodoro qui ha nolato, che Orfeo, Pronapulci Mefico, a TUMcte usarono deiie letteio pda*chu.

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Ornero , M&m, uomo di aauto ingegno, e 'Zimoete , Bi T h t e di Laomedoate , che visse ei tempo, di O&*, e che bcorsi vavj l+ del medo peniw: anche alle p&i occidentali della Libia sino d'oceanoi i E@ fu pure a Nisa , ore secopido qmegli mkhi rbitan B w o L allevato; ed inicotmatosi mi di ogm impresa di Dio pei, open deTNisoi, COI^ une popsia, che chiamsi firgis , tanto per lingua, quurto per htepe espriinente l' antichita. Ora fra le ahre cose dice, che Ammome regnante in una certa parte &Ha LiKr prese a m & Rea , figliuola , di Cielo, e weUa di Saturno e &gi altri T b n i : il quale Arnrnvs& ii le provincie del sto regno, presso i monti Ceraunii incontrd una vergine di nome Amakoa, kHissim el&e modo di persona: hl quale la innamoratosi ebbe nir , & k ineigne per r o b z z a e per bellezza. Dopo di &e egli diede ad Amai& il governo della regione vicima , h quale ~*aaomiglianb d a sua n ad un corno di h, cbiarnasi il corno d'Esped. Ivi il tirreno ubertosissirno , e ~idondadi viti, e di altre piante portatk frroti ottimi a mangirasi. Perci la donna d i m u t a signora d d paese, del suo nome lo c h i a d i m ' ~& A d - ; ed b per qu-, ) che i posteri & d o uu +h snoh geniale, e pieno di fiutti d ogni fatta, lo chiamano similmente corno di ' Amaltea. I no Anraione emendo Ia gelosia di Rea, mt e d t d q~iiintogli era con Amaltea oceano; e portd nascostamente il fanciullo alla citt di Nisa, di L assai 10~t- Giace questa in una certa isda piena di scogli, che il fiume Tritone aseonde; e i un luogo n

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per certe angusie gole, &e chiamansi porte nisee, vi si pu twvare ingresso. I1 terreno ivi & di una felici* sima fertilii; vi abbondano molli prati, ed orti feracis; simi d'ogni buoa proddto: e qua e 1 veggonvisi alberi portanti ogni specie di &teJ e le viti spontaneamente nascenti per la pii parte wseom, a fqgia di assai grossi arbwti T u o il luogo poi gode del mite soffiare di dolci W , O * 6a desiderabile salubri. Perci& gli iiomini , iui stanno, v i v m assai pi$ hingamente dei eimvicini. II primo aau &P isola ha la Lnna di una v d e bislunga, adombrata da spessi ed alti alberi a m&, che i*raggi del sole w n vi pe~etrppo; e vi regna soltanto u n a t e m ~ t i s s i m a bassa luce. Nel pa~saggio e frequenti uivi s' mtontram, d' acque dolcissime , cosicchh a chi n i VUOI s o g w c e d l a pu essere pi& giocondo. Indi si preaema nua spelonca aipenissima , rotonda di fibut.s, e di graade capaeitit La sua cima d'immensa altepende sull'ingresso, composta da ogni parte di r& mcigni , che sptendoao di varianti d o r i ; yereiocc& ora offrono qwHo della porpora, ora quello del ci- , ora & altri ; ve D ha alcuno ia nissuna perte del monda, che qai non veggasi. Alla bocca poi hanuovi alberi merivigliori, alcuni Eruttifeii, altri sempilq verdi, m a t i dida natura a & diletto d$la vista E su quegli elberi o@ specie d'uccelli viene a far nido; uccelli, che coi bei colori delle loro piume, e col canto dolce e diverso delle loro voci danno piacer soavissimo : ond' C!, che tutto quel tratto ~IJQIJO, che colla a o n tanto per la vistz, quanto

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naturale dolcezza della voce supera d' assai 1 armonica ' modulazione deli' arte presenta un certo non so che di divino. Entrato che siasi nella spelonca trovasi la cavia d'essa tutta aperta, e da ogni lato irradiata dalla luce del sole. Ivi nascono fiori di diverse spede, e principalmente la cassia, ed altre piante aromatiche di soavissimi, e continui odori. Ivi veggoiisi parecchi letti di Ninfe, tutti ornati di fiori ;letti non fatti dall' arte, ma dalla stessa natura cosi disposti, che possono servire anche agli Dei ; ed in tutto quel recinto non vien sott' occhio n& un fior marcio n& una foglia appassita. Onde non la vista sola diletta i riguardanti, ma anche la fragranza li riempie di mirabile volutt. Adunque in questa spelonca fu portato il fanciullo, e consegnato da allevare a Nisa ( I ) , una delle figliuole di Aristeo'; ed Aristeo h incaricato di educarlo come precettore. Era egli uomo eccellente per ingegno, per buon criterio, e per dottrina. E perch il fanciullo fosse pi sicuro dalle insidie della matrigna, ne fu fatta custode Minerva, che poco innanzi a questi tempi la Terra aveva messa iu luce sul fiume Tritone ; onde le venne il nome di Tritonide. Narrasi, che questa Ilea si dedid ad una virginit perpetua; e perch* 01tre la castita essa valeva ancora sopra ognuno' per ingegno, dicesi, che inventasse molte arti; e che come era dotata di forza d'animo e di cuore, si applicasse

( I ) Plinio, Servio, Izirro ripetono , che la nudrice di Bacco fu Aristea. Apolloriio Rodio gli da per nudrice una figlia di Aristeo. ma la chiama Macri, e suppone, non si s i con qual fondamento

oh'ensa lo aiievasra ncll'is~la Euhea.

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ancora alle cose di guerra. E fra le altre sue gesta, vi t questa, che uccise la cosi detta Egida, mostro t* ! ribile, ed affatto indomabile. Era questo un parto della terra, spirante dall'aperta bocca un orrendo volume di fiamme; e primieramente scorrendo per la Frigia aveva abbruciato tutto quel paese, che anche oggi si chiama Frigia albruciata ( I ) : poi volta la sua furia al monte Tauro, tutti i boschi di l sino all' India desol con vasti, e continui incendj. Si rivolse indi al mare; ed attacc6 fuoco in Fenicia alle selve del Libano ; e girando per l'Egitto devasti, la Libia fino alle sue contrade occidentali , tanto che in ultimo a guisa di fulmine si cacci ne' monti Crraunii. Essendo adunque cos da un capo all' dtro messa in fiamme la terra, e gli uomini in parte distrutti, ed in parte per la paura cacciati f k i de' loro paesi, Minerva, come sta nelle favole, fitta superiore tanto per la prudenza , quanto per la forza deii' animo, e del corpo, uccise codesta bestia ; e della sua pelle si'coprl il petto, e pei.ch8 le fosse qi difesa al corpo, e in ogni altro pericoloso in- ' contro la sostenesse, e perchd le servisse di monumento del valore dimostrato, e della meritata gloria (a). Ma
(I) Ddla Frigia abbruciata , o Frigia catacacaurnana , StraLone assegna un' altra cagione. Ci , che ragionevolmente si dee dire, si b , che queste favole sono fondate sopra un qualche cataclismo sofferto in remotissimi tempi dalla terra, e di cui si trovano tante indicazioni. ( 3 ) Ecco adunqne 1 origine dell' Qida , che da' nostri poeti ed ' oratori comunemente vien presa per uno scudo, e lo stesso fanno i pittori. Ma Servio ne parla in questi sensi. L' egida proprianiente b *a w i m t w a del petto di metaUo, avente in mezzo la resta della

ur26 TeUure, madre del niostr~,terribilmente sdegnata, mise fuori del suo grembo i fieri nemici degli Dei, ah@ chiamami Giganti; i quali di poi f u m o distautti da Giove , da Minerva, e da Bacco , col socorso di md gli altri Dei. Ritornando intanto d a storia di Dioni&io, educato egli in Nisa , ed istrutto in ottimi snidj , crebbe bello di persona , e robusto , e diventd valelitissimo nella forza dell' ingegno, e nell'applicizione sua ad ogni cosa di utile uso. Quindi essendo ancora gio*inetto, e considerando, & i grappoli della vite nrrtzi spontaneamente s'empiono di succo, e che quando sone maturi possono seccarsi, e riporre per usarne di poi, ,venne a vedere, che porsono anche amr~io~t~rsi; e mobbe con cid la natura del vino, e l' uso, a cui ! atto a servire. A poco a poco inoltra trov il modo di piaqtare la vite comodo ad o p n o ; e desidkso di pcacciarsi un nome immortale, disegn in pensi= SUO di comunica^ aI genere umwo i benefizio di quec l ete invenzioni sue. Cresciuta frattanto la gloria delle v di lui, Rea in i l a .&ra con Ammone , medit di aver nelie mani Dionisio. Nel che non avendo potuto liuscire, essa si diparti da Ammone, e ritornata ai Titani suoi fratelli , si uni in matrimonio con uno di loro, clie fu Saturao; il quale per impulso di lei, insieme cogli atri Titani mosse guerra ad Ammone; e datagli battaglia, Satunie rest vittorioso. Ammone rimasto in penuria di vettoGorgona : la qwls armatura, se r u l petto di un nume, chiamari q ; e chiamosi Corica, ac d rul petto di un uomo, come vsdicrmo & nelle antiche statue &gP lmperaori.

iif.9giesi in Cwh; e sposata ivi la fiaia di un certizbo della casa de' Cureti, (ed -sa avea ntnne C m t a j con qu& ebbe i dominio deli' iada , l ehe prima &amavasi Idea , e che dal mae della +it, e$ c h d Creta. Saturno in questo mezuo omupPt4 avendo il wgno d' Amrnone , lo govern q r m e n t e ; e m r i verso Nisa cdl'esercito , v o i d o G guenx #aBioac r nisio ; ii quale udita la rotta del padre, e la venuta contro lni de' T h i , raccolse in Nisa soldeti , %ente dei qnati +ti c m esso h i distinguevuisi per v h ,e per i' attaacamento , cbe aveisam alla perama eaa ; r c h i a prandere ;parte con e89ohii wlla guerra i vicini ~fricad, le h m n i , le q d gih 0 6 & e di sopra di ahe valore fossero, e come avtssero mandato fuori del lor paese gran numero cli truppe, e si fossero insignorite colle armi di molte parti del mondo. Minerva spezialmente fu quella, che indusse a ci le Amazzoni, come cultrice de' medesimi loro studj, giacchd anch'esse prnfemavano e d t t u - e virt, e verginit. Diuise pePtanto le fol'p.e, obniPndando Dimisio agli uomini, e Minerva alle donne, d accordo attaccarono va' lorosamente i Titani ; e ooiaba~eedosi con soauaa forza, e cadendo molti d;lll' m a parte , e 3all' a h , rimante ferito Satnrno , e b h Ia vittaria Uimisio , il cui d o r e i queet' azione spia4 -sammmede sopra gli &i. I n Titani f i r g g c ~ d ~ o n o a i h i d eel p e s e , od Ammane avea prima regaato : Dionisio ritaund ,p& gionieri a Nisa ; ove avendo messo i medesimi in mezzo alle anni, istituendo una formale accusa contro i Titani f e e pascei. sospetto di voler tagliare a pezzi tuUi +a

fu costretto

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qnelli , ch' erano stati presi in guern ; ma poi immantinente assolti Q1 delitto rinfacciato loro, e messi al partito di liberamente lisolvere, se volessero militare secolni, o piuttuato partiisene, tutti deliberarono di volere seguir lui ; e pt-l d improwiso dono della vita , che loro faceva, l'adorarono tutti come un Dio; siccM ad uno ad uno chiamati innanzi a s, e dato loro a Bare il vino, con giuramento se gli obbliib a modo &e professarono di voler servire senza fraude sotto i suoi ordini, e che ove occorso fosse .di guerreggiare , m .sarebbero sino al fine comportati con fede e con valore. E perchh mediante questa cerimonia v e ' primi si diedero fede reciyroca, i posteri, che ne imitarono i' esempio, chiamarono le triegue , con un . vocabolo , che vuol dire libazioni.

Continuazwne delle imprese del primo Bacco; e notizie intorno a due ultimi. i

Dopo queste cose avendo Dionido intrapresa la guerra contro Saturno , nel condur fuori di Nisa le truppe, Aristeo, statogli SUO precettore quand' era ragazzo, con solenne apparato dia religione, a lui come a Dio, primo di .tutti sacrific, In quella guerra si unirono a lui anche i Sileni (I). Dicesi, che il primo a regnare in
( I ) Comunemente per Si1eni.s' intendono i Sntiri tanto nell' antichil mminati dai poeti. Intorno alla loro origine, alcuni la riferono a Deucalione, altri ai Centauri: cobe di purP immagfijuione.

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questa isola fosse Sileno , i1 quale di che stirpe fosse nato, per la troppa antichit della cosa s'ignora affattoaa tutti. Solo si sa , ch'egli avea protratta dal filone della schiena la coda; e che tutta la sua posteiit porti, Q U ~ sto seguo della comune prosapia. Dionisio adunque incamminatosi cdl'esercito, dopo essere passato per molte terre prive di acpa , e per altre non poche deserte, ed infestate da bestie feroci, finalmente pose gli accarnpamenti sotto Tabirna ( i ) , citt della Libia. Qui-u<r cise un mostro generato dalla terra, e chiamato C m - pe (a), i quale divorato avea molte persone ; e presso l gli abitanti dei luogo ottenne grande cornmendar;one di fortezza. Egli intanto per lasciare a' posteri nn mpnurnento immortale della sua virtzi , sul sito , ove le fiera rimase, fece uh grande alzamento di tema, che dur fino a tempi prossimi. Poscia mosse contro i 'I'itani, comportandosi nel cammino in ogni luogo con rssai modestia, rnhstrandosi . a tutti gentile , e benigno, e dichiarand;, non per altro avere intrapresa q u a spedizione, se non per punire gli empj , e per beneficare tutto 1 uman genere. Laonde i popoli di Libia ' ammirando la moderazione , e grandezza &li' animo suo, correvano a gara a recar vettovaglia d suo e s e A cito ; e volonterosi si unirono a' suoi soldati. E gi essendo l'esercito prossimo alla citta degli Ammonii, SaUomini aventi una prdnngaaiooe dplla spina rertebrale roeo s t d veduti anche dai viaggiatori moderni. Se si aggiunga vita rilvaatre, la razza de' Satiri ha quanto basta per essere stata creduta esistere. ( i ) Di questa ciita nou si ha traccia presso alcunaltro rcrit~ure.. (a) Abbiamo in f f o n n i o la &rcrizione di questo mostro.

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DIODORO, .II. tomo

turno condotte fuori le sue truppe venne a battaglia , e fu vinto di nuovo. Il perch volendo distmgaere affatu, la reggh paterna di Dionisio , di notte tempo fuoco alla citd ; e tolta seco Rea, sua moglie , ed alcuni compagni de' suoi pericoli , nascostamente si f.ggi. Ma non avea simil cuore Dionisio ; chh essendogli caduti nelle mani Saturno , e Rea, non solamente M vista del parentado gli assolse daila colpa, di che @'erano fatti rei; ma inoltre li preg che volessero intlinnanzi amarlo come genitori, e vivere seco lui amichevolmente. E Rea infatti, infin che visse , lo amd , come se fosse suo figliuolo ; ma la benevolenza di Saturno fa film. Ad essi circa quel tempo nacque un figlio, che fu chiamato Giove; il quale onorato assai da Dionisio , in contemplazione ddLa sua virt fu poi creato re di tutto. , Prima della battadia i Libj avevano indicato a Dionisio come, quando Ammone dovB ritirarsi , avea pnedetto, che dopo un certo intemalio di tempo suo figlio Di~nisioavrebbe ricuperato il regno'~patern0 e ; che estesa la sua signoria per tutto il mpndo, conseguitd avrebbe gli onori divini. Or vedendo egli, che il vaticinio si era verificato, edific al padre un tempio fatidico , ed insieme una citt; e stabiliti al nome di lui onori quali debbonsi ad un Dio, instai16 presso P oracolo i sacerdoti convenienti. Quell' Ammone avea la testa d' ariete, perch in guerra portava l'elmo ornato di tale figiira. Non manca per chi favoleggia, che realmente, ed in modo naturale gli erano uscite le corna dalle tempia ; ed B venuto di qui, che anche suo fi-

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. prgeasi &ppertsrtto, ninm piese k messo d& anzi facendo quwimmmmk p m h %ti comandava, tutti c m inni e 4 j lo d e vano come un Db. In tal maniera prcorreado tutto il moildo, empi6 di tttrtih piantt k terra; e gli in pmpetw, si ol>L>ligci colb ponnm m bmfieenaa E da C & viene, che mmue i pap0Ii &ti del Pooodo di mmente p ~ s d n orispetto agli altri Dei, tutti @ c a ~ , vengono d'accorda i testihv P W E t l del pache n Libero, e potrebhsi quasi dire cfi kti sak, ; pmicwd& non v ' b n & G . e a , , & l k k w o , c l ~ d e # a r n ~ e grazia sna uon paizecipi;edawS h, e ch terreni incapqci di ricever b vite, <tr Ziue d l ' o m qaa bevanda h W h inferiore di poa> y i n a Dicono poi, che Dionisio renendo a
come nemico;

i31 gliaob mmtriui in simile aspetto; e ahe i p r i dicooo per cosa certa, ebe Dio ebbe le Ora fabbricata che Dionido ehbe H citt, e &&tg I'oracdo, egli pel primo consrrlb3. il uwuo Dio intorno Jle sue @zio& ; e ebbe rispta dal padre, d beneficando gli uoraiui salebbe gimto g immmtdit. Per Io cbe fdto mm primimtmmce im i o vase 1' Egitto ; e mise di quella pwioc& Giove, nato di Seturiio, e di Rea, quantunque f e u m &i&ullo;ma gli diede Olimeio per ajo ,dia Cm Beh &rutto, t @dato d grado sommo &Ua rirtii, ripaat rir poi il sopraunane; e hr deth C + X. Qoiimdi b dicesi avere insegnata 4 Egizi 3 d o di piaaciire vite, e di fare ii v&, e qwJla di v a r e i e certe altre frutta,. E poi* tanta buona Ewna di 16

e,

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nate dallYIndiaverso il mediterraneo, ttlov-, che i T i tani con posso esercito eraiio passati in Creta per lcombattere Ammone ; e che mentre, avendogli Giove frattanto portato socCom, si era accesa uua gran guep ra , Dionisio insieme con Minerva, e cogli altri Dei tolti da' loro paesi, senza fiapporre indugio -accorse ; e data battaglia superi, i Titani , che furono esterniinati. Dopo cid Ammone e Libero dalla compagnia degl'I UOmini passarono ali' immortalit: e Giove, giacche estinti i Titani, nissuno fu empio a segno di movergli lite pel regno, occup P imperi0 di tutto il mokdo. Tutte queste cose fece quel primo Dionisio, nato di Ammone e di Amaltea , secondo che alcuni Libj asseriscono. Dell'alm, nato di Giove, riferiscono, che regn neil' Egitto, ed insegn i liti delle iniziazioni; e che il terzo Dioiiisio nacque in Grecia di Giove e di Semele, e fu emulo degli antecedenti : il quale avendo applicato i' animo ad imitare l'uno e P altro, anch'egli con buon esercito corse pel mondo, e lascid nou poche colonne piantate ai termiai delle sue spedizioni; e rendette le tenv ~ i colte con utili piantamenti. E come quel Bacco u prese a militar seco le antiche Amazzoni , il secondo prese seco anch' egli a questo efltto delle donne ; e molto si adoprd nelle orgie , e nelle iniziazioni , ove introdusse di nuovo quanto ai riti ed ai misterj apparteneva. Ma la grande distanza dei tempi cagione, ehe cancellatasi nelle menti degli uomini la memoria &Ue invilnzioni di que' primi, quest' u l t i ~ rifiasto sia aome erede della loro industria , e siasi usurpato il l possesso dela loro $aria. I che B avvenuto non solat

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mente ad essoliti , ma df poi anche ad Ereole : perciocche essendo stati anticamente due del medesimo nome ; uno a' eni , che k il piii antico, dicesi renduto celebre presso gli Egizj , ed avere, dopo soggiogata gran parte del mondo, piantata una colonna in A&ca. L'altro oriondo di Creta B messo tra gl' Idei dattili; e - questi f operatore di illustre ancora per sciema miltare , ed istitui i giuochi olimpici. L' ultimo nacque poco prima deila guerra trojana, e per eseguire i comandi di Euristeo scorse per molte regioni del mondo ; e mandat avendo a prospero fine tutte le imprese assuite, piant una colonna in Europa. Ma la simiglianza del nome, e delle cose fatte fu cagione , che la posterid dopo la morte degli antichi attribuisse a questo solo tutte le imprese degli altri, come se non altro che un Ercole in tutto il coi.so de' tempi fosse stato al mondo. E fra le altre prove, che i Dionisj, o Bacchi, sieno stati p i , v'k anche questa delia battaglia dei Titani; poi& confessando t t i , che Dionisio assistette a Giove n e h ut guerra de' Titani riguardasi come i n d e c ~ t eed assurda cosa porre l'et de' Titani , in quella di Semele, e dire Cadmo figliuolo di Agenore pid antico degli Dei desti, E queste sono le cose., che i Libj dicono intorno a Bacco. Noi adunque , avendo soddisfatto alla promessa fatta da principio , pomm qui fine al terzo libro.

prcM i o m m agli A t h t i d i non a b h Diodai. tenuto mnto di q-nto Platone aveva scritto sulle tradizioni lasciata d $ohme, che di quell' antichissimo popolo era stato informato dai Sacerdoti d Eitts, non saprebbesi farifmeate ao' a n n a r e ; se per avreii!ura non voglia$ supporile , cbe m avesse parhto in alcuna delle parti della Bidliotum, le p a l i sono ite perdute. Certo i , che di tale o perdita od omissione \ abbiamo a dolerci, dappoich8 il tempo ci ha tolto quanto dl'intercj racconto della catastrofe da qucl popolo subita Plaione ci aveva cohservato nel dialop intit~lato il Crizia. 1 1 poco , che di t a b argomento .ci nata, n& qui rikrendo per una specie di sopplemento a Diodom. Dicesi dunque m quel dialogo, che nove d ' a n n i innanzi dh et, i n cui. Pdatone viveva, una guerra assai aspra era stata tatti i popoli, che abitavano al di l delle colonuc A d' Emole , e p e n i ch' erano all' intorno di esse : che in guerra fn capo di questi Atene, la quale riputavasi avervi messo termine; e capi degli altri fnroiio i re dell'isola Atlantide, che M teneva essere stata maggiore delli Libia e i c &l' hl prese insieme : isola, nel coi posto, essendo poi stata sommersa per gagliardo scotimente delia terra, mb un t

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fango intran6itabile a modo-, che a'nariganti in alto mare non era pih possibile passar oltre. B volendo scendere alle p a r t b colaril riguardanti gli uomini dell' isola, Piatune fa d i i Crizia , che nissuno abbia a m e r a ~ ~ ~ l i a ra'eesi vengono insi, dicati con nomi greci, perciocch8 Solone avea m di cib dichiarato , che i Sacerdoti dYE&to aveauo tradotti nella loro lingua i nomi originali, aecondo che venivano a siguificm 1 e che nello stesso modo li avea tradotti dalla lingua egiah nella greca Solone medesimo. Cosi poi viene esposw l a Gli Dei ei divisero autiamenta 1 . storia Agli Atlantidi. terra, e ne toccb a ciaschedniio una porzione, a chi pih ampia. a chi meno ; e 1 Atlantide tocc a Nemuio ,c ' ebbe ' h da donna mortale de' figli in un certo luogo dell' isola, il quale vien descritto in questa maniera. u Dietro il mrrc, m m nel mezzo dell' isola, eravi una pianura, k pih amena, ed ubertosa ,che mai e i vedesse ; e i n quella pianura, e preci$amente nel mezzo della medesima, eravi una collina diatante cinquanta' staJj. Questa collina veniva abitata da certo Even o n , uno di quelli, che da primipio erano nati dalla terra, il quale da Lew'ppe, ena maglie, avuto avea m a figlia mica di nome Clitone. Questa Cliione era gi in et nubile, e n' erano morti i geuitori, quando Nettuno vedendola w m innamorb , e la fece giacer =o. Egli poi cinse h collina in cui pass sua dimora, con molti canali d'acqua all'intorno, . c molti argini intramezzati, gli uni e gli altri parte larghi amai, parte rtretti; e venne costrnedo una rpecie di forti& cmione consietcnte in due giri di terreno, e tre d' acqy cos che rese inaccessibile affatto agii nomini q d k c d i n i ~ poichh allora ntm conorcevanei barche, nE s n nota I'artr 4 navigare. Siccome p i egli wa un Dio, gli fu .<wra facile abbellire piJ che foene prima I' isoletta al~efatta cori che vi , fece sbucar fuori fontane d' acque tanto freschirime, quanto calde , e vi auratb piante prodwenti copiommuto o@ sy>rc$

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e da Clilone intanto ebbe in cinqile parti di cose dieci bei Egli maschi : onde venne poi , che divise tutta l'A-, h h d e in dieci regioni, assegnando al primvnito l'abitazione della madre, e il paese all'intorno, che fu la porzione maggiore e principhle; e lo costitu re sopra tutti; e jece gli altri principi delle altre parti, ciascheduno nella sua, le quali eranospiene di abitatori. Neltuno chiamb il primogenito col nome d' AtZank ; e questi poi, come re di tutto il paese, die& ii nome d' A1Zantico al mare, che bagnava la grande +la: al secondogenito , nato nello stesao parto d a Atlante , d i d e il nome di Gudim , vocabolo del paese, che equivale i n lingua greca ad Ewneb ; e costui ebbe in dominio le terre estreme dell' isola, che riguardavano le coloooe d Emole, . ' onde qndla parte di paese fu detta Ca&'rica. Ai diue nati del secando parto pose nome Anfere ed Edcmone : quelli che nacquero del terzo , chiamb Mneseo , ed Autottone ; quelli del quarto Elesippo , e Megtore : quelli del quinto Azae , e Diaprepe. Costoro e i loro posteri abitarono ivi per molti e molti secoli, e dominarono sopra molte altre isole, e sopra pile ancora, che volgevansi verso l'Egitto, e la Tirreaa. Tutta la generauone di Atlante fu i n somma veneraiione , e sempre il vecchio re lasciava il regno al suo primogenito ; nk per molti secoli fu mai interrotta questa successione, e questo imperio. E tanta, ebbero costoro e ricchezza e potenza, quanta non ebbero mai re nC pia antichi, n4 susseguenti. Tutte e 'nella loro citt , e pell' universo . regno era mirabilmepte ordinato quanto potesse giovare ad ogni uso della vita; e molte cose traevano per la loro potenza da'paesi stranieri, e molte ne samminietrava l'isola steasa. Singolarmente ebbero grande abbonanza di metalli; ed in ispezie quel nobilissimo, che chiamasi oriealco , il quale traevasi da parecchi luoghi del paese, pih prezioso d'ogni altro metallo, se se ne eccettui oro. Ogni selva prestava mapriali eoceuenti a& achitetti:

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SA s saprebbe dire quanto abbondanti fossero i buoni pascoli per ogni genere di animali s domestici, che salvatici. Enorme quantit ancora ivi' era di elefuiti; e le paludi, i laghi, i fiumi, i monti, le campagne, piene erano d'ogni genere d'animali, -che di grandissimi, e voracissimi; e la terra d r i v a quante e radici, ed erbe, ed alberi , e ecorrenti aucchi , e fiori, e frutta, possano hrmginarsi nel piii felice dima ; ob masacava il dolce nmor della vite, n& sarta alcnna d i soldo alimento , di. cai noi siamo soliti nutrirci ; e v' era tutto ci, che ad ogni maniera di laatcnza , e di delizie p l'-a desideran, fino unguenti e balsami. Tutte. qneae om p duceva qnell' isola , sacra, superba, mirabile, f e c o n d i m a , hnchh sussietette. Per lo che gli abitanti godendo d ' m wnnero poi edificando facilmente e templi, e +zi regi ; e costrussero porti, ed amenali; e di qael ncetto, &e prima fa la gi accennata collina, con que'canaii, ed argini messa d i N&mo in difesa, f8rmossi la metropoli dell' imperio. E prima di t u t b si fecero molti ponti sn que' canali, onde agevolare i passaggi; e icostru la reggia peci-ente ove il &me , ' e gli antichi successori d ' primi principi aveano riseduto ; e di e generuione i n generuione o p u w fabbricando a gara alcaru parte , tutto i. luogo erasi empiuto d i edifiaj per grandezza, e magnificenza mirabilissimi. Erasi eiogolarmente tratta un'ampia fossa &l mare sino alls esterno canale circondante , la stendevaai in lughbzza per tre jageri, ed area cento piedi d i profondit, ed era lunga cinqnanta stadi : per essa dd mare passando l e navi come iu porto a qnel canale esteriore, a che, dicemmo circondar l &ti , OV' erasi scavato un gran bacino, sioch8 le piil grosse navi potessero trovarvi. Jwgo. E perchb le galee aveseero facile adito per, tatti que' canali, e a accostassero all' uopo alle interne abitazioni, i ponti faro' htti assai aki , ed alti n'erano sopra il livello del. mare gli argini. I1 cirguito, per c d il mare veniva bagnando lz ciG,

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era di larghezza tre stadj: di Iar3heiza e p a l e era quello de) terrapieno, che girava intorno ; i due pih in dentro, di terra, e d' acqua ,erano larghi due stadj ; e quello, ch: era prossimo all' isola, era largo une stadio. L'isola, nella quale era la reggia, aveva w diametro di cinque stadj ;ed erano ed essa e i canali ed argini circondanti r il ponte largo un plettro, cinti di an muro di pietra; e ad ogn'iegresso dei pnnti v'erano porte e t o h . 11 marmo adoperata per tutti q e rti edifizj, e per gli argini de'canali, che era nem, bianco, e rosso , traevasi da scavamenti k t h nells iwla stessa , volti poi formare dne saperbi bacini per le navi ; e questi ed&j r a n in parte costrutti con semplicid, ed in parte graziosamente composti per la variet dei cdori dei marmo adoperato. Aggiungevasi, che la parte esterna &l muro c~rcondante era coperta tutta di una sottil lastra di bronzo, e di stagno la parte interna; e il muro, che cingeva la rocca, splendeva d i fiammante oricalco. Dentro la rocca poi, ecco com' era stata fabbricata la reggia. Nel mezzo d'essa sorgeva il terfipio sacro ed inaocessibile di CIitone e di Nettmo , la cui chiusura al'l intorno era d'oro. Ivi dimoranti da principio essi aveano generati i dieci re ; ed ivi ogni anna radonavansi dalle dieci regioni, che di que* re, e de' Ioro discendenti abbiamo detto essere state patrimonio, i posteri loro per festeggiare solennemente la memoria di ognm~od essi. I l tempio di 2~eciwro ' era lungo uno stadio, largo tre jngen, ed alto a proporzione , della lunghezza e della altezza : barbarica n' era la forma . e 1' apparenza. Tutta la parte esterna, eccettuata la cupola ,era ' ornata d'argento: la cupola, e il piunacolo erano d' aro. Al di dentro i soffitti erano tutti d'avorio, d ' o r o , d'argento, d oricalco, messi i ~ ~ e g n m m e n t e Figure ; e b moraglie , le ' a colonne, i pavimenti, erano ornati d'oricalco. V'aveano erette ' statue d oro; quella del Dio era rappresentata sedente sopra uu cocchio, e tenente le redini di- cavalli alati ; ed essa e r o

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grande, che h c m mila t e d i

i7 mifito. Intorno

wisi b anta Rereidi a cavallo di &fini, mcltnctoei a l h , cho b Nemidi frnstho a u t o ; e v' ara- anche statue, a donativi aro& di pwreiie #vate. A1 di fuori v' erano imaragini io . Lmnoa di tntte le donne reali, e degii iremini disoenden6 dalle dieci stirpi accennate; e v' eraiio moki e giganbedi h o i i a c r i , ad altri donativi i re e di p r i 4 taaw datrmb tmpdi, qaauto Jtlle ahre cini &U' iamperio. Bravi pure a m altai-, per inipiezza, e per artihcie cerrisp6ndeate a tutti$

alt^ wnamenti, m a meno che alir p s a n s a , a gandesrii del r e g w Oltre queste coet vedtansi fontane perand d h q u e $ fredde', che calde, rairabilmente soavi al' uso, e du%ria 1 intorno alle cpnal erane -strutte abitaziom, c piantati aa>mi~
r raccoglieudosi in vasche, le one ali' aria aperta, e is altentro le case, eervivam ai bagni, secenda cLe la stagione eomporiava. Nella mggia erano ancora appartanieati pe'priva6. che volevanei anoggiaivi ,e per le dotine ; sic-me pur v'*& M ~ O =n&&, s stalle p cavalli , e pe* giumenti; td ~ g o ' bltta comodit conveniente. Usa Eomna era stata c e d o t t a nel h s m di Wethmo, per l a feconditi del sado p?em d ' a b c n diveme y d e , e per altezza e bellezza a~eravigYmsi; e qu* acque per nwtze d chiaviche sboccirnti presso i patltP soolavaw nel canale ileRultimo circandr~ie nel quale molti z tempi, e c q p t l e .$egli Dei, .t giardini, e gihnasj, santo per gli &inil quanto pe'chaili sbrgevano da entrambe k parlf e verso il mezze deli'isola maggiore la cosa, &e pia faceva mlpo, e r i I'ippodron~o inserviente agii earciej cavailensohi , l a cui iacghezza era di n m etaclio, ed era Inngo qnantn aamportavi tutto il circaite. I n m m a queste ippodrcmo stavano h a s e de' pa'larrenieri, e de' custedi; come r J oircuao piS interno, t prasGimi, dla rocca, stavane i mldati, che h' aveain, l a matudia ; e quelli, rhe pi degli altri sndeansi Fede%, all e e g i a v i n , mila mcca siassn, ed ayeaisd b l e ~ ~

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ai re. Vicini pu6e ai re erano gli arsenali pieni di galee, e di quanto al servigio delle medesime apparteneva ; e questo era in complesso l' apparato delle case reali. A chi poi passava pei porti , ch'erano tre, posti al di fuori, rendevasi cospicuo da ogn'intorno un muro, che cominciava dal mare a modo di fortificazione distante per ogni parte dal circondario maggiore, e dal porto per cinquanta stadj , e che ritornava al luogo ove in mar cadeva l'acqu.a portata dilla gran fossa, e tutto il tratto era abitato ; e il resto ancora degli spazj interposti era pieno di molti begli edibi. E i1 gran bacino. e il porto 'steeso larghissimo, erano tutti ingombri di navi, e di mercatanti, ivi afnuenti d$ ogni dove; e tanta era la turba 'delle persone in que'luoghi, che giorno e notte entivasi nn clamor continuo , ed un altissimo strepito. n u Questo B quanto riguarda la citt capitale. Or s i e p e cib, che concerne in generale il paese. Prima di tutto convien dire, com' esso presentavasi eccellentemente aperto per cib , che portava 'esposizione sua; o nel tempo stesso dalla parte del mare cinto di scogli e di rupi. Il territorio poi, che circniva la citt, era una bella campagna , piana ed amena, contornata da monti, lunga tre mila stadj , e larga due mila. La posizione deii'isola .volgeva all' austro, ed altri monti le facevano riparo dalla parte di borea ; i quali monti, e gli altri tutti, per numero, per altezza, e per bellezza superavano quanti al preeente possan vedersi; e codesti mopti e r a 0 coperti di bei villaggi, ricchissimi d' ogni buona cosa : n& mancavano qua e l fiumi , laghi , prati a copioso alimento d'animali salvatici e domestici ; e boschi qua e l sparsi, 6 pieni i d' alberi d'ogni specie, somminietravano ogni opportuna materia a' lavori. Cosl era il luogo disposto dalla natura, e per diligenza di molti re & lungo tempo fatto bello e ricco. Avea il paese una foi.ma quadrata, ma assai estesa pel lungo ; se non che per la f w a scavala aU' iiitorno la retta linea s ' e n

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perduta ; ed intanto la profonditL, la lunghezza, e l'ampiezza della fossa erano tali, che il dirlo sarebbe cosa da non trovare credenza i perciocchb parea impossibile, che s vasta opera, confrontata cop altre , fosse stata fatta dalle mani degli ncmipi. Diremo nondimeno cib, che ne udimmo. Di un jugero era essa profonda, larga uno stadjo, e come veniva condotta tutta la campagna, la lunghezza sua era di dieci mila stadj. Accoglieva essa tutte le acque, che ~enivano gih dai monti , e girando pe' campi , e dopo aver bagnata la citt, giva a buttarsi nel mare : perb conviene aggiungere come ai di sopra d essa erane stati scavati a retta linea canali larghi ' ciascuno cento piedi, che venivano a metter capo ad enna in vicinanza del mare ; ed ogni canale era distante dali' altro cento stadj. Pe' quali canali e dalle selve , e da ogni altro Inogo conducevansi alla citt a'tempi opportuni sopra barche e i legnami e tutte le altre cose necessarie, poichb essi piegavano tutti, ed obbliquamente e' intersecavano, per comnnicare con essa. Due volte ogni anno gli abitanti raccoglievano dalla terra frutta, e biade: perciocchb per benefizio di GIou era essa nell' inverno bagnata da pioggie , ed irrigata nella estate da ruscelli per rivi ed acquedetti maestrevolmente derivati. Rispetto al numeilo degli uomini d' armi abitanti in quella campagna, questo era i' ordine. che tencvasi. Ogni distretto della medesima eleggeva il proprio capitano; ed ogni distretto comprendeva cento stadj ; e in tutto erano sessantamila uomini. Ma infinita era la moltitudine degli abitanti nelle moritagne , e ne' Inoghi pi8 lonlani; s tutti erano distribuiti in corpi sotto i capitani rispettivi ; e questa era la regola. Ogni capitano , avendosi a marciare , dovea condur seco la sesta parte de' carri da giierra, che tutti insieme erano dieci mila, e condurre inoltre due cavilli, e due cavalieri, e una biga senza sedile, su cui stesae e un uomo atto a discendere arrnato di piocolo scudo, ed un altro , che regpsse i cavalli.

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pih doveva avere due scudieri due aienatori e dae borieri d a ambe le parti; pi da arnbt b parti m c m a rw ~ t d a t armati &a Isggitra, e tre scagliateti: di. & e tre & i , @dd<i : p& qnattro aocchieri prr compiere l' armarumF@ Ji &~gen& mila n a v i WF ndta eitti reale erano disposte, e provvedute t cose da guerra: 6 nove altre citt d c l l ' b perio in aItro mmlo erano l e case d i n a t e ; e troppo k i n p sarebbe it parlarne. I n quanto a' magistrati, e agli onori, c& $a priucipio fu stabilito, @gntma dei dicci r e ndb sua g r b riocia, e ne& citt m comandava t iceva le L q p ,e a sna m votontd p i v a , e condonnava a morte. Peri>, seconde c h e
avea prescritto, tutta rra fra e& partecipato-, *aveodone i Rlaggieri fatto incidtre l'ordinanza in m a calonm nei n df e m m r c ~ , mH~~a+a tempio di qnel nume, ch' eca i m e s e ali' kola ; ed ogni e r o , o sesto anno ,que' principi rmipane insieme 8 congresso distriboendosi tra b r e parte maggiore, o minate d'ispeIioni, e. deliberanda de' pubblici alIiri , con iiiente esame giudicaade, e, eoadannande chi e per avventura ia casa aiciwa avesse prevaricato. Ed oc6arreda giudicare, Faccvme prima giuramente di qnesta maniera, c h e essendo nel tempio & Bertuno iueiti tori- Ilbert & ogni b p e , i dieci sepgab & tutta Ec &re persane coqsacraumo ak aame mia vittima qual egli aggra*, da prendersi B essi senza adoperai ferro. E perchk con seli kgni e lacci e a c ~ 1 eiwrrno ; e p a h m q u e toro avessero p m o , h traevime a & celeuna; e ad esca, C &I rituale scritto prescrivevasi, m b h m n t e ok-~anloFa epelfa colonna, oltre l e e h abbiame dette csae~vi k&se, v' era ancora il giuramenta, e l+ formda di esccraziom ,per coi s'imprecavauo terribili c s oe t ehi m nbbidiwe. 19 quande, mmpiuti i eacrifizj, d o il rito, me per abbruciare tpttg I meniha del toro, dops e avey rien>piuta b & m a di RangiBe, egnuno iie spargeva mir gaccia; a P m t a gittwasi a fuoco, bagpadooe perb b e+ d

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lenna. Batte le quali cose , prendendo vino con ampolle d'ore d a una tazza, e facendone libazione sopra il fuoco , con giuramento si davano fede di giudicare secondo le leggi scolpia sulla d o n n a , e di punire quelli che avessero per lo a& dietrn peccato; siccoine di non essere giammai per violare spontaneamente quanto nella scrittura sacra veniva ordinato : aggiungendo di pia, che n avrebbero comandato mai, n& mai avrebbero ubbidito oltre i termini che erano stati se. gnati dal padre loro. Dopo queste cose accompagnate da inprecaziom contro B& stesso e i proprj figliuoli, ognuno bevendo, ed offrendo al Dio l' ampolla, andava a cena, e a prowedere ad ogni altra necessit ; poi ov' era giunta la notte, e d omai estinto il fuoco, che abbruciato avea le vittime, ognuno d' essi vestitosi d'un bellissimo abito di color celeste , ponendosi a sedere in terra presso le ceneri di quelle vittime, e Gnendo di smorsare ogni avanzo di fuoco, veniva giudicato, e medesimamente gindicava, se per avventura vi fosse stato ehi avesw accusato alcun d i loro d'avere trasgredite le leggi. I l qual giudizio pronunciato, e venuto giorno, incisa la sentenza in una tavola d' oro, appendevano questa insieme colle loro vesti, onde servisse di nionnmento ai posteri. Ognuno dei re avea in particolare le sue leggi e molti regolamenti riguardanti le cose sacre ; principalmente aveano per massima di non farsi t+ guerra a vicenda; ma anzi di darsi eoecbrw gli uni agli altri , se dcnno in qualche c i t a sorgerse a volew estinguere la iom stirpe; e quando avessero deliberato in col muiie sia d intraprendere guerra , sia di fare alcun' altra im' presa, davano il supremo cornaorlo a chi era della famiglia di Atlante. Ma non davapo al re l'aptoriti di far moriiw alcuno de' lord cognati se non vi concornsnc tisa i dieci una pluralit di roti. Or tale e tanta potenza, che a que'tempi 81.1 nel paese, il nume avea radicata ivi con certa ordine .ben fisso. E per molti secoli, fiacbE in essi d& Ir natura divina,

ebbedivano tutti alIe kggi stabiiite; e s amaraao c o r d i a b i d affezione, che i vinooli de sangue loro divino ispiravam E erano tutti pieni d' alti sensi, e di pensamenti nragMfici; d gwernavansi con modestia e prndeuca in q u a i u n p e che o tra loro, o per parte d' altri fosse accaduta Per le che sprezzando tutto, fuori delle virt , poco le cose p* wnti curavano, n& s'iumperbivano mai del loro grado. L'abbondanza ddl' oro risguardavano come no peso ; n&, come fanno gi ebrj satolli di cibo e di vino, per incontinenza 1irciavansi cadere in fano ; ma, come i sbbrn acotameate intendevano, che ia sola amicizia cdmane, unita aHa vi& poteva dare nobile increfnento al loro etato; e querto essere in graviesimo pericolo di rninare , ove k amicizia, e la virt, ces' sassero. E tino a tanto che cos pensarono , e i essi visse in n ma forza la natura divina , crebbero felicemente in BrosperitA, i n ricchezza, e potenza, siccome abbiamo narrato. Ma poichb per lungo abusare d e l loro etato, e per I' essersi aifezionati a cose mortali, vennero ad avere imbrattata k loro condiaione divina , e in eesi prevalsero i coetnmi deH' uomo , principiarono a non poter soffrire k cose presenti, e caddero delta loro dignit, veggendosi da chi poteva considerarli da vicino, pieni di tnipi affetti, e gi spogli delte pi preziose doti, che &anzi li ornarono; mentre al contrario da quelli , che nen conoscevano in c h e la vera beatitudine Consi*, erano riputati egregi uomini , e felicissimi ; poich. a piii inique cupidigia d'avere, e ad ogni genere di violenza abbandonava&. E allora f u , che Giwe , i1 Dio degh Dei , il giiale tutte le oosscolle sne leggi governa, e che pnb vedere qilanto si opera, avendo osservate come si generosa stirpe eram corrotta, e volendo pnuire quegli nomini, onde fatti temperanti , diventassero pi modesti, e pi placidi , convocb hitti gli altri Dei nella loro o ktissima sede, da cui come dal trono posto in messo al moncto co& p a r h ..u ~eggonsitutte h cose eoggete a generaziow
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Manca i1 reato del &h . I discreti lettori in q q t a , che .p giustamente porrebbe prendersi per una delle Novelle oraJe, o altra simile, vedi-anuo parte almeno delle cose, che iuturno agli autichissimi. Atlantdi spacciavano gli uomini sapientissimi d' Egitto e di Grecia : e tenendo conto di quel poco , che pub realmente appartenere alla Btoria, sopprimeranuo umanamente il seriso troppo naturale di sorpresa e di rcandalo, che io credo doversi eccitare in ognuno, che abbia il pih lieve principio di ragione in.sua mente, considemudn, ob. chi ha ecritto questa mrasa di finzioni puerili, piena di contraddiii* ai, di assurdit, e di disordiue, 8 . . il cli'w~oPbame!!

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DIODORO, II. tomo

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t)@coh c s incontrano ne& scrvere la stora k ' de' tempi tant~~issirni. O ~ C - U O f dutom si S , che. propone da traime in questo lihm.

t ignoto, *che agli scrittori di cose antiche ! succede di tralasciarne molte ne' loro racconti. Perciocch& la vetusta de' fatti , che debbonsi riferire ,rendendo assai difficile il giungere a saperli , fa che lo scrittore abbia a trovarsi spesso esitante ; e siccome i'epoche dei fatti , che rifaisce , non possono fissarsi con esatti calcoli, chi legge sprezza la storia. Ed altra difficoltl pure lo storico incontra; ed essa proviene dalla tanta variet e moltitudine degli eroi e semidei , de' quali spiegar debbesi la generazione: Ma quella, che 8 maggiore di tutte, e -seco porta inconvenienti gravissimi, si 6 la difficolta, che presentasi per parte di coloro, i quali lasciarono scritte le imprese degli Antichi , e le favole intoiao ad essi raccontate ; perciocch assaissirno veggonsi discordare tra loro. E questa 6 la cagione , per cui quelli tra i piii recenti storici, i quali hanno distinto nome, tralasciando di trattare delle prische cose , a quelle pih volentieri si applicarono delle ed prossime

N o n ci

ad essi. E 'cosl fwe Eforo di Cuma ( I ) ;discepolo d' Isocrate , poicli& esseudosi posto a scrivere la storia delle. cose su e gii avvehute , omesse le antecedeuti , incominci il suo racconto dal ritorno degli Ei-aclidi. Cosi,anche Callistene , e Teopompo fecero , viyuti nel medsiho secolo , pei-ch si astenneko dal rifwire le cose l' succedute ne' tempi rimoti. Ma noi ai opposto di quanto e&i fecero, abbiamo voluto accingei3i al grave incarico di spiegare con ogni studio qudlo che appartiene a butta l' antichita. E siccome parecchie imprese ,:o $ i gravita somma, sono state fatte da' eroi , 'da'wmidei , e' da altri uomini illustri , da' posteri poi, a cagione che Ben meritarono di. tutti , chi con divino culto di sacri& i, chi con ossequio conveniente agli eroi , onorati ; e le giuste loro lodi per .tutto il volger de' secoli vengono dalla eloquenza della stoiia predicate; ne' tre libri, che questo precedono , abbiamo narrato quanto appartiene &%atti e agli Dei delie taltre nazioni ; ed esposto ancora la posiaione de' liioghi ne' singoli paesi delle medesime, e le bestie che in essi sono ,,,tanto domestiche, quanto'selvaggie ; e tutto ci , che degno f w di memoria , o mirabile a dirsi. Ora in qiiesto libro svolgeremo quello , che riguarda le antichit de' Greci ,. tratte dalle pii1 lontane memorie, che ci sieno restate intorncr agli eroi , e semidei , e quanti altri sieno stati chiari siti per btti di guerra, sia per riti-ovaniento in pace di cose utili a h vita umana , sia per leggi stabilite ;
(I)

*43

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Di questo E o . I' autore ' parla pih- .disUnrnmente n e l lifl0


*

h o ava.

principimmo da Dionisio, ossia Bacco, percioccliti p + d ed B antichissimo, e il genere umano obblig com i aaaiwimi benefizj. Ne' passati libii abbiamo giA detto come alcuni de' Barbari attribuiscono ai loro paesi' la *sciti di ~ W U ODio. Gli Egizi sostengono, che quello, &essi chiamano Osiride , 6 10 stesso che il detto da e' che corse per tutto il inondo, e che Greci Do i ; i &o tmvd l'm dcl vino , ed insegn agii uomini il modo di piantare le viti : il qual .beneficio per consenso uni@e gii acqaist0 P immortali& Nk vogliono gl' Indiui essep da meno ; CM anch' essi dicono, che questo Dio mque ixa loro , ed istesaamente , che mostr a$ uomini la dtivazione della vite, e loro comuni& Y uso del vino. Le quali cose avendo, giA noi indicate aparatamente , or. diremo qneio , che. intorno a questo Dio nel loro pdcolare rifaiscono i Greci.

CAPITOLO n.
'Nascita di Bacco. Sua educapione. Sue invenzioni, ed imprese. O~cori prestazeli dagli uomini.

Oadmo , al dire d' essi , figliuolo di Agenore , da padre, che era re di Fenicia, fu mandato 4 c e r care Europa, con ordine pqsitivo, che avesse o da ri-. odndurre a casa la donzeila , od egli a non ritornare in, Fenicie mai, pid. Avendo girato per m& paesi , d trovatane traccia, caduto d' ogni speranza di ritornare, prtwi in Beozia , ove per &mando +U' oracob 4ficd Tebe ; ed ivi piantata sua dimora prese a moglirl ,
EUO

I
1

49 Armonia ( I ) figlia di Venere ; e da essa ebbe Semele, Xno , Autonoe , Agave , e Polidmo. Con Semele , ch) di sua bellezza s' innamoro , Giove si giacque ; ma a lei veiiiva quieto e senza splendore di ntme, c m dendo che ci fosse per una specie di dispr~zzo mincio a pregarlo, onde volese giacersi con esso in quella maniera, che w v a fare con Giunone. Gicwe adunque entrato a lei in tutta la pompa maestosa di un Dio, aon tuoni e fulmini, in aperissima l u e coi0 essa pratic ; e Semele, che giA era incinta, non por tendo sostenere intono a s tanta violenza di fiamma, pbOrtl , nel tempo stesso restando cossunta d d o incendio (a). Allora Giove levando il bambino, lo consegnd: a Mei-curio , ordinandogli , che portatolo ~iellaspeldi Nisa , la quale giace tra la Fenicia , e il Nilo, il desse alle Ninfe , sicchl con ogni cura 1 avessero ad ' educare. E quindi h , che da Giove, che i Greci chiamano Dio , e da Nisa ,perchd in essa fu nudrito, venne poi detto Dionilo. Anche Omeiu, testifica negl' Inni h esse dicendo : . . . . di Nisa sul seluoso monte, Lungi dai campi di Fenca, e ~ ~ S S O L' Egiilio $m.. . - ,

( I ) Anole ApoUodoro .d Vanera per madre ad I m o n k . agli l e d i poi per padre Marra. Que- allegoria b profondamente penrata. Sooo i piaceri dell' amaro e I' sllrgreua della virtofia', o h irpirmo Ir iausica igli uomini. Altri perb tra di nrichi hiaio dau ad Arnmuia uni grnedogia diveru. V e s i ii lib. V. dei+ ' autore. l f a ) Quelta favola vieno d i v r r s ~ i p e -la . ~~ da dp-a da Ovldio.

So Fo dmque edmcaio Jaie Ninfe; irord. il modo d fare il vino; ed insegn a@ uomini e innestare' i . hvite. Quindi scorrendo qn& per tutto il mondo, ridusse la maggior parte de-paesi a civilt ; onde presso tutti ebbe sommi onori. Egli trovd anche la maniera di iare una bevanda C & o n o ,da alcuni detta zito ( bima), @r sape fragranza non molto inferiore al vino ( I ) ; la quale addit a quelli, la cui terra non pu portare le viti.. Egli condusse seco un'esereito non solo di UOmini, eziandio di donne, per meno del quale p niva gli scellerati e gli empi. Egli per vatificare la sua patria, pose in libert le citt tutte di Bdzia , e fabbii,c E h G m , dandole i1 nome, che indicase lo stato -. &o. di liberta. . Avendo consumati tre anni nella mi. spediuone in qIndia , ritorn in Beozia con molte e ricchissime . m @e, e h il primo a trionfare montato' sopra .un .defante indiano. D'onde poi venne, che i Reozj ,e gli altri G d , e i Traci, per conservare la .memoria di quella spedizione istituirono le trietetiche, cio le feste triennali di Bacco ; nel qual tempo si crede, che questo Dio venga' a conversare cogli uomini. Ed per questo, 'che in p m x h i e citt della -Grecia.in . ogni. biennio si
I ' ( 1 ) E? osservahile un e p i p m m a dell' impentore Giuliuno, il v k riprov? 170&re, e il sapore della hirra ;e non deve nissnn italiano '~ . aieravigliarsi, se un olandese, com' il Y e s s e l i n ~ , dice , che Giuliano dorea avere cattivo w s o , o essersi irnhttata in birra cattivissime. Cib , di che ci meraviglieremmo pi natiralmenre . noi ; sarebbe del gusto di Diodoro. se non sapessimo, che gli. Aniichi avevano molti gusti divesi dei nostri. Ma forse e# . p i a v a p a opinione d ' d e i , e non per fatto proprio.

15 L! celebrano dalle donne i baccanali , t che le vergini portano con rito solenne i tini ; girando su e giJ. con furente ebriet festosamente , e venerando in tal moda questo Dig. Le matrone vanno a schiere a far sp&j, rumoreggiando a gran clamore , e quel eume cwn festevoli carmi lodando , come se fosse presente: nel che imitano le. Menadi, che diconsi avei-e antiaaccompagnato Bacco. Egli gastig aspramente con altri molti d' empia condotta , in particolare Penteo, e Licurg;o. E perchh 'l' inveirzione,, e il regalo dd vino agli uomini maggiormente fosse grato ed w t t o , tanto come gioconda bevanda, quanto c o corroborante atto e ~ mantenere in forza i corpi di chi lo beve , S introdusse 1 uso, che nelle cene , qdando si porge a tutti il vin ' pretto , pronunciasi, e s'intuona il nome del buon geh i t a la. .cena si tempera coll' acqua , nio ; e s invoca il nome di Giove conservatore : e ci perche ' dal soverchio bere vin puro nascono cattive affeqioni; laddove bevendssi vin temperato, s' ha una certa gioconda volpttA di letizia , ma non si corre dawo di altemzione veruna. Finabente gli autori, che abbiamo di sopra accennati , dicono , cbe il adr re Libero, e Cerere meritarono tra tutti gli Dei dagli uomini onori massim i , perchh furono quelli, che colle loro invenzioni a p portaiaono loro i maggiori beni : avendo quegli trovata una bevanda soavissima, e l'altra dato a l genere umano il pi sostanzioso f i n quanti sono alimenti asciutti,

Dicceri, c h e v i f o c ~ e ~ a l t ~ ) D i o n i s i o p i i \ d i q a e s t a 1 antico; ii q d e nate di Giove e di Prooerphe, da r d d vien chiamato Sshaio (I). Ad onom Qlla ma d t a fagnosi i mr&j e le al- ceahmie di mtte tempo, e Becreuimeiite ; cos consigliando il p d m compagno di turpi congimgimenti. Del resto tie& sto di m t a z a di mente, e ii prino ad avere miasto , attaccando al giogo i buoi; d onde gli ' son date in testa le corna. Al contrario affermasi, che p&, che m a p e di !kmele, venuto al mondo assai dopo del primo, fu di ternpmmtmis wnem , e deiicatimimo ; e mpra gli altri bellissimo di forrne e grandememe portato ai piaceri di Venere (a) : nel cui eserc cito molti draypetti erano di danne aventi aate, alle q c d i btsvano intwcciati i tirai. E &ii aggiunge a m s che inelk sue yeregrinaaioni la compag;nia delle Mose, -+i assai d t e , le quali con dodiosi canti, e

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(1) Mentre gensrdmenta si -viene di quato o oome o Wnome dato a Bacm b da notusi, che p e s t o figlio di Ciore e di Proserpina, da mdti b detto Zagreo, pcrchb Gieve lo gsiierb soltu 1 i forma di un drago. (a) Fihcoro sembra dire cosa simile : ecco a un di prew le rue parole : Pingesi Libero di corpo femminik e &licelo, a c a g i o ~ dcUe donne niiutanti rrel auo esercito, poicM insieme cogli uomilG ohiamwa & u n i i qncL lo donne.

AACCO

D I C I ~ I byC ~ Z

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15a
W d j , ed aitre piacdtzze d' aite diletbvauo il Dia E gli danno per pedagogo, ed ailevatore e compagno
nelle imprese, Sileno, autore e maestro di ottimi slridj, &e molto coderl a guidarlo alla virt ,ed d gloria (i). a Bacw ne' combattimenti era' a r h t o d artni perriere, ' e vestito .di pelli< pantere. In pace, &nodo di' adub iuinae ~ h n i ' e giorni festivi , portava un abito fio, mto, e mdlissimo: A repirlmm il dolm di testa procedente dal tiloppo vino bevuto us una mitra ; e per 4 pesto fu chiamato mitrifero. Questa mitra serv poi di esempio ai re per portare il diadema. Egli chiamasi birnatre, perchC ambedue i Dionirj hanno benst un padre solo , ma dimadri. Ma il pitl giovine succedette nella gloria delle i r n v del maggiore : ond' che i posteri ingamiati dalla i,mranea della verit credettero , che fosse stato al ~ o n ( l o solo Dionisio , perch4 un ?'era un so10 nome. Ecco poi la ragione, per cui attribni-o a B a m la ferula Da plimipio travatmi il h o , non per anche si' temperava cd'acqua; e percib si usava di berlo p m : laonde accadde, che nelie congreghe , e ne' caiviti p troppo riempirsene gli uomini ! montati in b r e ai battessem gli uni gli altri con bastoni di legno, che allora poizavalio. Per lo che fei redosi , ed enche rundiazzandosi , Dionisio punto di $di accidenti , senza proibire affatto il bere vin pmtto,
I

a witiclri hanno Fatto di p e s t o S i h o precettore di BPCCO. 1 un. a p e 4 opera d' ogni scienui u d n a e divina; e ne parlano ' molto il C<uuabono, e il Pcrisonia tra eli altri. A tale tradiaione 6i aumoe senza dohhio Virgtlio iotrodiicendo in una delle rw i % 6a qntaza di arpancm1 filosofici il suo Sileno.
(I)

154

ci distogliendolo P esimia saaviu del liquore , idusse in vece de' grossi bastoni di legna l' wo delle
a

fede T Mdti cognoini gli diedero quegli nomini, tolti dalle circostanze , o q d t sue. Lo disem Bacchh dalia compagnia delle Bacche, o Baocanti: Leneo dal calcare le uve nel torchio, che. i Greci chiamano leno ; Br+ mio dal fragoiie del tuono sentitosi circa il tempo della sua nascila; pel qual motivo vien detto anche Ignigeno. Porta egli emiaddio il nome di Triembo, perch6 fra tutti quelli , de' quali resta memoria , fu il primo , che rimrnqido M a sua spedizione dell' Iodia alla patria, con molto bottino trionfasse. Altri epiteti pure $ ehb' egli . egualmente , il riferire i quali sarebbe cosa e troppo lunga , ed aliena dall' istituto della storia. La ragione poi, per la quale 2 detto b i f o m , si k , peithh due fuipno i Dionisj ; ci& quell' antichissimo, il quale portava baic ba ( I ) ; giacchh tutti gli antichi solevano portarla; e COdesto pi moderno , giovinetto elegante e delicato, ,si* come si 6 giP innanzi detto. Alcuni a cagione delle due dezioni degli ebbrii, l' iracoudia cio, e la ilarit, dicono assegnarglisi questa doppia foima. Gli si aggiungono inoltre i Satiri, che co' salti, e co)giuochi tragici, muovono il Dio ai riso , e allo sclierzo ; impercioccbh, sicconie 1e.Muse colle loro liberali discipline hanno materia .di confortarlo , e dilettarlo ; cos i Satiri colle loro rappresentazioni, e gesti, ed atti diretti a promovere il liso , rendongli .beata la vita , e graziosa. Anzi egli in-

vent anche gli spettacoli timelici ; eresse i teatri ;-ed istitui le scuole di musica , esentando dai pubblici &ai coloro , i quali . nelle spedizioni militari sapessero ewguiak. alcuna parte del'arte musicale. D' onde i posteri istituirono l e congreghe musicali degli artefici scenici (I)'; e r e o d e t m epenti d a k p v e z z e pubbliche quelli, che n facessao preiessioqe. Ma per non oltrepassare i limiti convenienti , noi finiremo @sto racconto' di Bacco , 'e delle antiche sue imprese. .
.
.

CAPITOLO IV.
Di Priapo. Opinioni diverse sopra di esso, e diversi s w i nomi. Di E k f m d i t o , e delle cose scritle htomo a 'lui.
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Diremo dunque ora quanto anticamente si 6 ragionato di' Priapo , essendo 1' istoria di questo a quella di hcco in qualche modo connessa. favoia antica , che Priapo fosse figliuolo di Bacco e di Venere (a) ; e se ne spiega tale origine con un probabile argomento, dicendosi , c h e le persone piene di vino natwalmente vtngono ec( I ) Chi volesse notizie assai diffuse sopra questi antichi artefici scenici presso varie nazioni ,non ha che da consultare Je antichi+ asiatiche del Chidu, opera di grande e d'utile eradiaione per chi ne sappia approfittare. a, ( n ) I Lampsaceni, grandi veneratori di Pruipo, detto psr cm il Dio di h m p s a e o , secondo che indica Pauaania, tennero c o n molto impegno ferma la fede di qoesia sua origine. Per altri le fecero figliuolo di Bacco e della ninfa Cliione: altri lo snpposero uw> dei Titani , o degl' Idei daaili.

56

citate alle cose di Venere* Altri favoleggiatdri,dicono , che gli Antichi , aUosch volevam norniiure k parte, che costituisce ndl' uomo il eecso , -~isavaaochiunada yriapo (i). V' ha. chi assicurci , che k parti genitali , perch sono cagione del generare, e servono d a pptua propagazione & genere umano, ebben> culm dihno. Gli Egizi mtcsno a PRspo raccontano questa favola, che i Titani anticamente preso per insidie Osiride lo trucidarono, e che , avendone tagliato h tanti pezzi eguali il corpo, ognuno d' essi ne poi* fuori di corte quello, che gli era toccato , e s'erano gittate nel fiume le sole parti genitali, non essendosi nissuno d'essi degnato di prenderle. Ma bide , dopo aver fitto accu* rato processo d d a morte del d o , e dato e' Titani il meritato supplizio , tutte le sparse membra raccolse dell' ucciso, e ricornposte a forma del corpo umano , le cotisega a' Sacerdoti , onde avessero a seppellirle ; ed oidinb, che Oaride fosse venersto come un Dio (a). Ed allora fu, che la parte del cadavere, &e sola non erasi trovata, c d nel tempio in atteggiamento dh e naturale sua forea , onde fosse con divino culto onoraa, E queste soho le cose, che gli Egisj favoleggiano in-. torno alla nascita di Piiapo , e al culto prestato al medesimo. il qual Dio alcuni chiamano Itifallo, altri Timne (3) ; n4 a questo Dio prestasi culto soltauto ne'
( I ) Vggosi. se e ci v e i e r r i h s i il passo di G i o A n a ~ eegli : b m in un priupe di vetro. dbbondsn~eaeaietratta d questa mai ~ r i il B w m nel suo Temm Brandemh&ers. r (a) Di ci Diodoro ha l x ~ r l e t oampiamente n d lib. I. (3) Ticone era uno degli D i minori presso gli &id; e dcnni e

'57 templi delle cittA, Ma ezirudiio nelle campagne, e neiie


vUe, ove fatto custode dei vigneti e degli orti ; e dicesi, ch'egli gastiga colwo, che cogl' incanti piastano qualunque buona cosa ; ed a 1 M d onore non solo 6 neiie iniziazioni di Bacco , ma eziandio in tutte le altre cerimonie sacre, nelle quali vien rappresentata I ' k a giire sua in forma burlevde, e provocante d liso. Origine simile dicesi avere avuto anche I+mafi.odito, &e nato da Ermete , e da Afrodite, a i d da Merc ourio e da Venere , ebbe il nome composto da quelli di entrambi i genito~i. Alm dicono, che qwsto k un Dio, il quale o&rendosi in certi tempi al cospetto degli uoinini, nasce in tal maniera, che ha unita in s la natura del maschio e delia femmina, ne& candidezza delle h m e ne& mollezza. del corpo rappresentando la r e donna , ed esprimendo l'uomo nella faccia , e nella fort z a Altri riguardano l' unione deiie due sepaiate naez. t r ! ceme mostri, i quali nascendo assai di rado, sono ue pre~ghior di mali , ed ora di beni ( i ) . Ma di cid basti.
lo confurero con &Zercririe, altri con P r i q o , altri cuu un conpagno Ji Venere. Tutti poco o meno riferivanlo a d una stessa idea generale. ( I ) Plinm dice in propomiio: Si genereno di entrambi i serri quelli che c h i m i a m o Ernsafrodiri. anticam&ts &ui A ~ d r o g e r i i , s zeiirti tra i prodilqi; ora perb ninko ricercati. L a superslisione. degli bniichi, facendoli tenere per cose di mal augurio, guidava pli uomini o ad arinegarli ,, od anche ad abbruciarli: qgid' a r i no* si ~ c c u p opiii &e il reolvgo monlisio.

Delle M s . Del lom numero. DeUu sigmfidudUono ue


de' lom nomi.

E qui giova dire k e m e n t e anche delle Muse , delle quaii nelia storia di Bacco si fatta menaione. La maggior parte degli scrittori di ahtichita , e qrielii spezialrnente che hanno pid credito , fanno le Muse figlie di Giove e di Mnemosine , che la memoria. Pochi tra poeti , e fra que' pochi v'& Alcinano , le dicono generate dal Cielo e dalla Terra. Cmi v' B dibpafere intorno d loro nume19 ; mentre akuni ne contano tre sole, ed altri nove ( i ) . Per prevalse 1' opinione, che le fa nove, confermata & a 'testi6cazione:di autori chiad rissimi , di Omero , cioh, e di Esiodo , e di altri di tal condizione. Omero dice: Yerseggiado rispondomi a vicenda Le nove Muse colla bella' voce. Ed Esiodo espone i loro nomi ne' seguenti versi : Clio, Euterpe , Talia Melpomene , Tersicore , ed Erdto , E Polinnia , ed Urania , e i@ che a tutte Sovrasta , ed Calliope nomata. , Aggiungono ad ognuna di esse la propriet, o distintivo di uno studio particobre : per esempio la modulazione poetica , il ballo , la danza , I'Ltrologia , e d altri esercizj. Diconsi dai pi vergini , paivendo che le

.......

( I ) Anche Plutnrco dice. che gli Antichi ne contavano tre, che fu E s k h quello che a accrebbe il numero. e

r
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159
belle arti siano virt incorrotte (i). Il loro nome k tratto da tal voce giqeca (a), che sigaifica insegare le belle ed utili m e , che sfuggono alla cognizione degl' idioti. D ~ I I ~ Q una convedente ragione di ciascun nome anche di esse. Dicono Clio nominarsi cos , perchd quelli che vengono celebrati colle lodi de'poeli, restano presso gli nemini come inclusi nella gbiia : Euterpe , perch8 diLtta chi l' ascoka col frutto di dottrina onesta. Tdia, perehh per lungo tempo fioriscono quelli, che vengono cekbi*& coi canti. <Melpomene trae il suo nonie dalla melodia, la quale s' insinua con piacere nelle menti d e gli ascoltanti. Ta%icore, perchd diletta i suoi discepoli co' beni provenienti dalla erudizione : Erato perchd wtti concilia ai dotti amore e desiderio: Polinnia, peib . t& qneQi , che per mezzo de' carmi si tramandano a ghria immortale , rendousi illustri con copioso cauto d' inni. U ~ n i a perch& i ben istrutti , e dotti, dlevansi sino al cielo ; percioccchd mediante la gloria, e il pensar subiitne gli animi s' ahano appunto sino allo, stesso vertice - del cido : finalmente Calliope , percht! mette fuori il bel pieno della voce ; vale a dire , che merita l' onorevole approvazione degli ascoltanti per la eccelknza del carme. Faposte fin qui qiianto basta codeste ' . cose, passeremo col discorso alle imprese d Ercole.
( i ) Non mancano peib quelli, che a ciascheiluna delle BIusc ' appongano qualche intrigo amoroso. Veggasi Eustuiio e 7 f e t s e . ( n ) La voce greca, di cui parla Diodoro, n~yeiri.Altri hanno rrptto il nome delle Mnae da omu tuas, siccme vedesi presso Plu&reo e Si~aerio. PCnronc lo lia dedotto da voce equiudente ad investiptrici ;ed & seguito da Corrruro, e da EUadio. Qoesto & un affare., che lascieremo volen~ieriai filologi grccisii.

I 60

CAPITOLO VI.

Di Emoh. D@coh di narrarne b imprese. Sila nascita, e si@uri sue prime wvanure.
Io non dissirnulg , che ,qolte difticolt si agaccian~ a quelli , i quali phiidono ad esporre storicamente le gesta degli Gptichi, e speaialmente di Eiwle, Lopeneim& egli solo viene predicato ficcome *gli , che per la g&der,za del suo carattere di lunga mano abbia superate quailte mai aite imp~esedi altri in qualunque e d dJ mondo sono rimaste nella memoria degli uomini. E diinqud ardua cosa e difficile il degnamente descrivere.tutto quello , che quel gpand'uomo oper , e l'eguagliare coUa gravit del discorso la ,grandezza degl' illustri suoi fatti, Perche , siccome per la vetu&, e singolaritd . U l e coee accade, che presso molti i racconti - d d e medesime noti trovin fedi; neeessariamenm siegut, , o che l' estimazwne del Dio si scemi ove in si-. h z i o pi.etepiecapsi le i r n p i m ~ massime da lui fatte , O &e tolgasi la cwdenza ala storia, W, le imprese tutte di lui si eepongono. Ed hannovi alcuni lettori , i quali pretendendo ingiuetarnente ne' racconti antichi quella steesa esattezoa ,che vuolsi nelle cose al nostro tempo aucadule 1 e dei fatti , che la stessa grandezza loro rende dubbj a6adute ; .giudicando con que' principj , coi di quelli della presente e si ragiona , le forze d' Ercole estit deUa deboiezaa propria degh u d n i , mano sul paragche attualmente vivono. Cosi togliesi alla storica narra, rione la debita fede in grazia della immensa grandezza

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delle cose ,-che espone : mentre intanto ne' racconti favolosi non vassi con siffatto scmpolo a cercare la verit : perciocch&, per esempio , ne' teatri , quantunque non crediamo , che sieno stati mai ne'mezzo cavalli e mezzo uomini, quai sono i Centauri, n un Gerione avente tre corpi ; pure. ascoltiamo ctali favole favorevolmente , e c o nostri applausi le glorie amplifichiamo del Dio. Ma come non sarebbe assurdissima cosa, che mentre vivendo tra 'mortali Ercole colle fatiche sue diede all'universo mondo tranquillit e pace , gli uomini di tanto benefizio dimentichi calunniassero le lodi a .tosi insigni meriti dovute ; e che dove i nostri maggiori a pieni voti alla emmenza di tanta virt tributarono onori immortali, noi non conservassimo verso questo Dio 'nemmeno .la pivt , ch' essi ci ti.asmisero ? ~a lasciate queste considLracioni, noi prendendo le cose dal loro principio , riferirema quanto , gli antichissimi mnicisti e poeti raccontano delle sue imprese. Dicono , che da Danae, figliuola di Acrisio, e da Giove nacque- Perseo: che a questo da Andromeda , figliuola di Cefeo, di legittimo matrimonio nacque Eltttrione : che da Elettiione, e da Lisidice ( i ) , figliuola di PeI

( I ) 1 Rodomano quegli , che corresse qui il testo, il quale 1 partava invece Euridice, notaudo , che Plwarco apertameme pone e che altronde deve esLisidice, figlia di Pelope, e d'Ippo&iia, sere stato facile a'copisti lo scamhio delle prime quattro lettere , che vengono a comporre qomto nome. E queste cose tutte ammette il Yeuclingio, sebbene egli abbia rimecso &idice per l sola raa ione ,che cosi pormno i codici. ragionando con una vera petitions di principio. Osservbi poi, che Apollodoro, e qualche altro, danno ad Alcuzena per marito AIMSSO figliuolo di dlreo.

DIODORO, 11. tomo

II

lope, nacque Alcmexia ; e da questa Giove , che v i s introdusse per inganno., gener Ercole. Cosi o riguardo ' di entrambi i genitori suoi Ercole ebbe l' origine e ii m g u e suo dal massimo degli Dei. E dell' alta sua vi& si ha argomento iion solo dalle grandi sue impme , ma eziandio dalle cose avvenute prima ch'egli .fosse generato. Imperciocch mentre Giove si giacqle con Alcmena , fece la notte tre volte lunga quanto essa t% d' ordinario ; e collo spazio di tempo impiegato in procrearlo fece sentire di quanta fortezza esser dovesse tal prole. N& l' aver voluto Giove giacersi aon quella doma vuolsi iipetere da desiderio di amore, come alcune volte egli fece con altre ;'ma precisamente da quello d'aver figii i come fece per lo pi. Laonde volendo, che l' unione saia con lei fosse legittima, s' ytenne da ogni violenza , e veggendo, che attesa la singolare castit di essa 1' avrebbe tentata invano , ricorse all' inganno , prendendo con Alcmena le sembianze di Arnfitritme. E giA era prossimo il tempo destinato +lla natura alle donne incmte per isgravwsi quando Giove pensando al nasca d'Ercole annunci in pvsenza di tutti gli Dei , che avrebbe creato re de' Perseidi un fanciullo nato in quel giorno. Per lo che Giunone accesa di gelosia, presa a parte de' suoi concerti la figliuola Iliziia , sospese il parto d Alcmena , e fece nascere, quantunque non ma- / ' turo ancora, Euristeo. Ma Giove, sebbene dalle arti di Giunone circonuenuto , perch* quanto avea annunciato avesse il debito effetto, nulla intralasci di quelle che potesse illustrare Ercole. Percid dicesi , ch' egli inducesse Giunone a contentarsi, che permesso ad Euristco,

; regno, L m l e 1 dici faticose imprese, che Euristeo gli avrebbe imposte, pdrebbe del consor+ degli Dei immo~tali, com aveva promesso. Alcrnena intanto , p~sciachebbe parf torito ,.temendo P invidia di Giunone ,espose ia ~ i c i d o in un c k s o , che da ci fu detto ercdeo (I). Nel pual tempo Nnerva , che uscita era con Giunone , veduto non senza ammirazione quel fanciullo , indusse Giunone ad appressarselo d e poppe, alle p l i essendosi egli attaccato, e stringendole pi che l' et sua comportasse, pel dolore , che a Giunone recava ,essa dispettosamente il gita ; e Minerva pi&andolo , e po~andoselvia, lo consegn alla ma& pe1~h4I' allevasse. .E qui @listamente potrassi ammirare un caso singolar di fortuna; percht! la madre, che per naturale istinto amar dovea il proprio figlio, lo andd a perdere : laddove quella , clie coqe madrigna l' odiava , non conoscendolo , lo laP & in vita , mentre pure per natura gli era nemica.

l33 sogettq a lui, mandate a termine do-

I
I

( I ) I Tebani moslravano a' forestieri il lueg.0. in cui Gicrnona presen~bad Ercole bambino la mammella. Cosi nota Pausania. Perb Eratostene suppoue questo fatto seguito in cielo in occasione, che G~itrrnne,come si dir in seguito. lo adottb per figlio.

#%me pmdezze

B Emok. Invidia di Euristeo , gli ordina imprese di gran pericolo. Lione nemeo. Idm di Lerna , Ci+&. di Erimanta, Cmbattimento coi centouri.

Accortasi per Giunone i l l a condizione di ii , ' u mand contro il fanciullo due draghi, che avessero' a divorarlo. Ma egli nulla di cid atterrito , prendendone stretto al collo uno per ciascuna mano , li soff& enb a d i ; e per tale cagione gli Argivi informati del fatto, chiamarono il fariciullo Ercole ( I ) : il qual nome significa la gloria di Giunone ; appunto perchd a cagione di Giunone egli acquist gloria : dianzi chiamavasi Alceo. Nel che t5 da osservarsi, che mentre agli altti i genitori sono quelli , che loro impongono il nome ; questi t5 il solo, a cui lo impose la propria sua virtd. Dopo queste cose accadde, che AmfitRone cacciato via da Tirinta si ripar in Tebe; e qui viene Ercole educato; qui viene i s t r u ~ o ,e nelle scuole esercitato a mod o , che supera tutti nella forza del corpo, e diventa celebre per l indole distinta della mente. E gi toccando ' gli anni delia pubert , incominci dal rendere alla patria un degno tributo di gratitudine , restituendo Tebe alla libert : impercioccl3 Tebe d o r a ubbidiva al re de' Miniotti, Ergino , il quale non senza contumeiia di
,

(i)

Eus~nrio,e Tzerzs dicono ch' egli ebbe il nome di Ercole

per una risposta deii' oracolo.

'
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que' cittadini esigeva ogni anno da - essi . per patto un tributa (I). Pertanto Ercole nulla paventando la potenza di coloro , che con servi1 giogo oppressa aveano la citt, si mise alla onorevole impresa di liberariiela ; e il fece di questo modo. Incomincid dal mutilare ( a ) , e cacciar di citt coloro, che erano stati mandati a riscuoter; il denaro , presa occasione dal' arroganza , colla quale in cic fa- diportavausi. E come avendo Ergino domandato il suppli~io dell'autore del fatto, Creonte, principe de' Tebani, temendo fortemente la gtande por tema del re, inclinava a consegnare il reo ; Ercole suscia i giovani deila citt a ricuperare la libert della patria , audando a diseccare dai templi le armi, che i loro maggiori come trofeo di vinti nemici avevano ivi appese, e consacrate agli Dei ; percioccbk armi private s'aveano , avendo i Miniotti disarmata gi la citta, onde a' Tebani non potesse venir pensiero di ribellarsi. Ora udito, che Ergino marciava coll' esercito , Ercol va a porsi ad un certo stretto passo, ove un gran numero di guerrieri non poteva operare; e di l dando addosso al nemico, uccide Ergino (3), e quasi tutte distrugge le truppe di lui. N& perdh tempo : chk im~rovvisamenteandd a ~iornbare sopra Orcomeno ; ed introdottosi per le porte incendi la reggia de' Miniota,
(i) ~ i e r t o Ergim era re d90rcomeno. Paurania ed RpoUodoro riferiscono i motivi della guerra fra le due oitt. (a) Tagli loro il naso e le orecchie, per la quale crudelt Pausania diae, che fu chiamato ri14ocolusle. ( 3 ) Pautania poi suppone , che Ergino sopra~rivesseai questa rotta per molti anni.

I 66 e spiand la citt. La fama del fatto d i v ~ l ~ o s tosto per si ,tutta la Grecia , maravigliato ognuno di lui' impresa

tanto inaspettata; e Creonte stesso ammirando il valore del giovme , gli diede a sposa sua figliuola Megara, e il goveino della citt, come se fosse stato suo proprio figlio. Ma Euristeo , che tenea il regno degli Argivi, avendo per sospetti gli avarizamenti di EI-cble , 16 chiam a s per mandarlo alle imprese, che meditava. A l che rifiutandosi egli, Giove gli ordin che ubbidisse. Ercole adunque ito a Delfo ed interrogato il nume sull' affare, ebbe un oracolo, che lo avvert, avere gli Dei stabilito, che avespe a sostenere per comando di Euristeo dodici grandi prove di valore ; compiute le quali otten~bbein premio 1' immortalita. Per queste cose Ercole cadde iu una profonda malinconia; perciocche da un lato giiidicava essere cosa indegna della sua virt3 il servire ai comandi di chi era a lui inferiore; e dall' altro conosceva .a&, che non inutile cosa, anzi impossibile , il sottrrsi dall' ubbidire al padre Giove. Mentre stava su ci perplesso, Giunone i1 rende rabbioso : laonde per la troppa tristezza d' animo preso da insania, e per la crescente indisposizione divenuto quasi matto , preiide a volere ammazzare Jolao ; e sfuggitogli di mano questi, volgesi c o n m proprj figli avuti da Megara, i quali, come per avventura gli si preseniarono vicini, egli trafisse con dardi-, quasi fossero nemici ( I ) . Finalmente poi liberato

(i) Fra gli Antichi fu grsride questione nel .numero e nome di querti figliuoli. P u s vedersi T i e r z e .

i67
da quel furore , quando pot conoscere P error suo,
dotorosissimamente sostenne tanta calamita, per la quale tutti il compassionavano; e lungo tempo si stette chiuso in casa, togliendosi al consorzio degli uomini , e schivandone ogn'incontro. E poicl3 il tempo ebbe mitigato il suo dolore , Rsolutosi di esporsi ai pericoli, che gli si erano imposti, andd a trovare Euristeo. Egli primamente gl' impose di gire ad ammazzare il Lione in Nemea (I). Era questa belva smisuratamente grande ; e percht: n con ferro, nk con altro metallo, n con sassi potevasi ferire , il solo mezzo che restasse onde vincerla, era quello di usare della forza delie mani. Vagava esso questo lione fierissimo imperversando frequentissimamente tra Micene e Neme , intorno al monte, che dal fatto chiamasi 'I'reto, che vuol dire fo- , rato: perciocch era alle 'radici di quel monte un'ampia caverna, in cui il mostro usava ripararsi. Ercole ivi appunto presentandoglisi , venue per mettergli le mani addosso ; e mentre il mostro voleva prender la fuga, valorosamente il fermd, chiusa in prima una delle bocche della caverna ; ed assaltatolo d'appresso , e strettolo colle braccia , il p03 soffocare. Della pelle della belva, la quale era tanto grande, che gli copriva tutto il corpo, Ercole si cinse, e se i'ebbe di poi come difesa incontro ai pericoli , che incontr.

( I ) I'ino dice: mninbzzb ne& speonca anflireta il k o n e n e meo , che la LUM aveva nudriro ; e quella spebnca chiamavasi cos, perch era riel monte Trelo , e forala d a ambe le parti. EIiarao rende ragione del pcrcht quel lione si dicesse nudrito daila Luna.

I 68
' La seconda prova , ch' ebbe , a sostenere , fii - q e ub di uccidere l' Eccetra , ossia l' Idra lernea. Questa aveva sopra un sol corpo cento colli , e cento ( I ) teste d i serpente ; ed ogni volta che una 4; queste tagliavasi , due nc uscivapo : perci tenevasi un tal mostro per invincibile ; n& senza ragione, poich6 ogni parte, che rimanesse abbattuta, ristauravasi da s medesima doppiamente. Or contro tanta difficol6 ecco il ripiego , che Ercole meditd. Egli ordin ad Iolao di abbruciare ogni parte , ch'egli avessk recisa , onde si fermasse con cid il flusso del sangue ; ed in tal modo vinta la belva, tinse nel fiele di essa le sue saette , onde le ferite fattene colle punte deiie medesime rimanessero senza . rimedio. U terzo comando, che gli venne dato, fu di condur vivo ad Euristeo il Cinghiale. d' Erimanto , che stava nelle rarnpagne'di Arcadia ; e questa era una impresa di assai grande difficoltti , percht! bisognava , che chi mettevasi a combattere con qufsta bestia, sapesse p m deit in mezzo alla lotta un certo contrattempo oppor-

( I ) Ovidio non dul~ii di ripetere. che quesu idra area cento teste. Gregorio di Naziurizo si contenuta di assegnarlene nove ; e sono stati pih discreti altri, che le ne banuo date sette. E inntile dire, che per qnesta idra lernea si presume significata una 'palude, che Ercole dissecc, la quale con molte foci inondava it paae. Cosi ad un sensoedi verit fisica sono stati riferiti gli altri travagli d l E r c o b ; e merita d' essere ricouosciuta anche I' ingegnosa appli: ' cazione, che il Dupuis delle famose htiche d Ercole a i corso del sole. Non essendo del nostro istituto l'abbracciar qui tali cose l e indichiamo, come fricciamo pure di altre iiimili per, no& di, chi abbia biaoqpo di ci. .

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se .presa le rimaneva ancora forza sovrastava pericob di cadere wtto i- suoi denti; e se le si toglieva .la ,forza restando morta, la prova non era pi quale volevasi. Ercole nondimeno in tal modo condusse il combattimento, .che p03 presentare vivo al re questo Cinghiale ; di cui ,vedendoselo pmtare innanzi t q u t o sulle spalle ,Euristeo ebbe tanta paura, che corse a nascondersi entro una botte di bronzo ( I ) . Ercole circa questo tempo debell anche i Centauri i e questo accadde per le cagioni seguenti. Era tra Centauri un certo Folo , da cui ha avuto nome il vicino monte Foloe. Costui dando ospizio ad Ercole dissotterr un' orcia di vino, gid da gran tempo sepolta , la quale vien detto, che presso un certo Centauro fosse anticamente depositata da Bacco ; e che questi ordinasse, che soltant~si dovesse aprire quando fosse capitato Ercole. Ora essendo Ercole capitato ivi la quarta et dopo Bacco, e Folo ricordando ci che era stato prescritto, si pose ad aprire quel vaso, da cui tanta fragranza usci e perch4 quel vi& era assai vecchio,, e perchh era dotato di particolare virth , che i' odore pervenne ai vicini Centauri, i CJ@ presi da una specie di estro subitaneo, in folla con gran tumulto, e terrore assaltarono la casa di Folo ; anelando a far loro p ~ d ap e l vino. FOIO spaventato cerc di mpttersi in salvo in qualche luogo nascosto : ma Ercole venne aile mani cogli assalitori senza pensar troppo chi fossero : perciocchb avea a conir

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umo ; atteso ake

( i ) Apollodoro dice, che Eiuisieo andb a nasconderri nella botte .di bronro quando 'Ercok gli present il' Leone nemeo.\

.battere con nemici , ai quali la madre data avea la nad


+

17O

twa di Dei , la vdocid di cavallo ,le forze fiere da due corpi e l'intelligenza e braviira di iiomini (r). Ed alcuni di costoro correvano alla zuffa con pini s t r a p p t i fino dalle radici, altri con enormi sassi, alcuni cou fiaccole accese, alcuni armati di grandi scuri. Con essi per Ercolt? si affront intrepidamente ; e sostenne un combattimento dcgno della gloria prima acquistatasi. E quantunque Nafele , loro madre, che k lo stesso che dire Niibe , venisse in loro soccorso mandando gi pioggia a diluvio, per la quale niun incomodo proveniva a chi avea quattro gambe , e gravissimo a chi doveva SOstenersi sopra due sole, a cagione della lubricit del temno ; Ercole con maraviglioso valore li debell, non ostante che tanti e si grandi vantaggi avessero sopra di lui ; ed uccisine molti cacci in fga i rimanenti. Tra gli uccisi sono celebri singolarmente Qafni, Argeo, Anfione , Ippozione , Oi-eo , Isople , Melaiicbeta , Teneo :Dupo, Frisso (a). Quelli poi , che presero la fuga, tutti in pena della loro malvagita capitaroh male. Ed Omado tra gli altri pag colla testa la violenza che h Arcadia fece ad Alcione sorelia di Euristeo : nel qual fatto fu grandemente ammirata la virtd di Ercole, in *auto &e , quantunque odiasse in particolare Euristeo come Siio nemico , stimd debito di umanit l'aver compassione di una donna stata vittima di oltraggi contu-

( I ) n e l carattere e della origine de' Ceraturi 1' autore parla diffusamente pih abbasso. (a) Gli Anlichi variano assai intorno al nome de' Centawi. Paurntuu parla di combattimento con Eflolc di Oreo.

nidiosi. -Ar,%hea Folo , amico d' Ercole , accadde cosa singolare ; pei.cioccM mentr'egii per officio di parentado seppelliva i Centauri morti in zuffa , feritosi casualmente colla punta di una saetta, che avea cavata dal corpo uno di essi, essendo la piaga mortde, dovette succombere. Ercole lo seppell sotto il monte; e cid gli fruttd maggior fama , che alcun illustre cippo, mentre quel monte d' allora in poi fu chiamato Foloe , non per alcuna iscrizione, che vi f w e posta , ma per la somiglianza del nome ; ed in tal modo ivi conservasi la memoria di colui, che vi fu sepolto. Anche Chirone avuto in rinomanza per la sua perizia neP' arte medica ,mor punto involontariamente di una di quelle saette. Ma queste cose bastiw intorno ai Centauri.

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Imprese d>Emo& della Cerva , degli uccelli Stinfalidi, della Stalla di A q e a , e del Toro di Creta. S a u istituzione de' giuochi olimpici i onori avuti dagli Dei.
Dopo p t i fatti, Ercole ebbe ordine di conduiw al re una Cerva velocissima', la quale avea le corna d'om (I). A questa impresa voleasi non minore ingegno che forza di corpo. Alcuni dicono, che 1' avesse in mano, avmQ
( I ) Secondo il maggior numero d q l i scrittori questa cerva avea le corna; e naturalmente le si dovevano fingere d ' o r o , onde pih grande fosse la meraviglia. Perb Aristotile ne li riprende i il che h facile vedere in qual renso debba intendersi.

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dola presa nelle reti ; altri che, ben esploratz , le andato addosso mentre dormiva ; altri che l avease vinta ' inseguendplo. nel corso. Checchd cia , certo , che in questa prova riusd senza usar forza, e senza esporsi a pericoli ; ma soltanto servendosi dell' acutezza dell' ingegno. Poi comandatogli di cacciare gli uccelli, che infestavano la plude stinfalide , anche in ci egregiarnenta riusc coll' arte , e P ingegno. Erasi ivi cacciata una moltitudine innumerabile n' ucceili , che davano qua e h . il guasto a tutte le biade, e tanto era il continuo aE. fl& di tal moltitudine, che niuna forza poteva d ~ t n i g gerli. E ~ w l e intendendo, che a cid volevasi un me* artifiziale, immagina un certo istmmento di bronzo, atto a dare acuto suono , col quale battuto, eccitando appunto uno stimepitohgoroso ,venne a spaventare qu* gli uccelli , che atterriti dal h h i o ~ si volsero in fuga, , n& piii infestarono la palude. Finita questa fatica , Euristeo come per auviliilo gli ordina di nettare egli solo, senza l' ajuto di alcuno, la Stalla di Augea , nella quale da molti e molti anni era raccolta immensa quantiti di stabbio. Ercole per evitar 1 ignominia dell'avvilimento , con cui Ewisteo preten' deva di mortificarlo , sdegna di caricarsi sulle spelle lo ~~WL-O, che avrebbesi dovuto portar fuori ; ma tratta d luogo l'acqua del Peneo , che cosi chiamasi il vicino fiume, in una giornata sola, senza son;ire inf* mia, netta le immondezze della Stalla. Tal che B da ammirarsi l' ingegno deli' eroe , il quale di tal maniera esegiiisce il comando del superbo suo pa&or?e ; che i ? n

tanto nulla fa di turpe, ne commette cosa indegna del nome imrportale. ' Poi gu viene dato incarico di condurre da Creta il Toro, Ai cui dicesi, che Pasifae fosse innamorata. Pas* e& dunqne in queli'isoh; e coll' ajuto del re Minosse trasporta nel Peioponneso quella bestia, colla quale navig sul mare, come se fosse stata un vascello. Compiuta questa prova egli istimf i giuochi olimpici , e alla maest di'tanta adunanza, qual dovea farsi in tale occasione ; acelse un bellissimo luogo, ci& i e m p i , che stendond presso il fiume Alfeo. Ivi adune e$ consacr al padre Giove codesti giuochi sormi , proponendo per premio a' vincitori non altro che una corona , appunto perchh anch' egli fatto avea tatiti benefizj a l genere umano senza cercare alcuni m e k d e . In ogni sorta di gare, fuori del cohbattimen-to , (m& alcuno pretese di poter vincere col paragone di un eroe di tanto valore) ( I ) , egli ottenne vittoria, quantunque le varie prove sostenute fossero circa cose
( I ) A questo passo il teslo ,com'b porterebbe. siccome i Rdl domaiio ha tradotto, e il Vssse~ingio.happrovato: nkautto fu ardilo di rneuersi al paragone di un eroe e c . E contro chi adunque avrebbe Ercole ottenuto vi~toriaPAnche qui si & fatto piii conto di Iin testo apertamenhe fallace, che del buon senso di Diodoro, e di chi doveva leggere. Dice in una N t il Yesukngio\. che nan oa essendo alcuno stato ardilo di affrontarsi con a i c o l s , onde questi non restasse' vincitore senza avversario, venne Giove prendendo la S e r a di un pogilatore, e si batti? con u s o lui. Ma oltre 'che di

ufe wppmizione non aduce per ammetterla autoriti convemente.


' trntiandosi

qui d i un fatto tutto umano e naturale, che eppeda ai poari b permesso di diiTormare con favale , n l contesto di Diodoro 'e manca ogni elwentp di quejrtn diahiamaione.

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bffatto tra esse contrarie. Impercioccb & diaticile, che il corridore dello stadio sia superato dal ~n$ile, ossia pancratiaste; ed & arduo similmente che coloro, i p a l i riescono i primi ove ~ I s leggerezza della persona , i strappino poi la palma a quelli, che diotinguonsi ove bisogna gran forza. In tutti codesti giuochi adunque egli giustamente ebbe i primi onori, ed ogni ottimo concorrente gli accorde il primato. NE dobbiamo poi tacere i doni, che in conternplazioue della sua virtil gli vennero offerti dagli stessi Dei. Perciocchk allorquando dalle guerre si ritrasse ali' ozio, alle &re , alle feste , e ai giuochi, ogni Dio i' 0-6 di presenti. Minerva gli diede il suo peplo , Vulcano la clava, e il torace ; e fra que' due era contesa secondo le arti , a cui piesiedevano, queIla destinando i suoi doni d uso , ed ai godimenti della pace , questi a sussidio ' contro i peiicoli della guerra. Nettuno poi gli diede cavalli ; Mercurio una sp& ; Apolio l'arco e gli aveva egli stesso insegnato l'arte di tirar le saette. Cerere ad espiazione delia strage de' Centauri , istitui in onore di lui i piccoli misterj ( I ) . M a k da dirsi come circa il tempo, in cui questo Dio nacque , succedette cosa singolare. La prima delle donne in terra, con cui Gime si giacque, fu Niobe , ,
( I ) Anche lo Scoliate di dri~t~f~t~ che i piiccoii misterj dice, furono istituiii in grazia di Ercolc. In ebsi fu egli appunte purificato. ed irtrutto in cose stategli poi utilissime io m i t o . %li noa fu iniziato ne' misterj maggiori se non alis occpeioqe che dovette discendere all' inferno. Questi celebraransi in Benri, e gli altri in un luogo vicino ad Atene, chiamalo Agri. ( M a i s ).

1
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Qiglia di F o w e o ; e l'ultima fu Alcmem, che gli tori delle cronache collocano nella decima sesta et steriore a Niobe (i). Dai maggiori adunque di Ercole Giove ineorninci a generare uomini; e finalmente cessi> in esso medesimo ; n& dappoi volie pi conoscere aicuna mortale, d procreare aitra prole; appunto per non sostituire alle pi eccellenti cose le deteriori.
CAPITOLO.

I. X
m -

6rcol.e dd ajuto agli Dei contro i Giganti. E dato a prendere le cava& di Diomede , la deila regina delle Amazzoni, e le vacche di ne. Prima di quest' ultima speczione v a in e uccide Arlteo.

fascia Ceri* Libia,

le esposte imprese , quando i Giganti al Pdlene si posero a guerra cogli Dei immortali, Ercole diede ajuto agli Dei ; e dopo la grande strage ch'egli fece de' figli della Terra, merit0 favori sommi. Peraio* ch6 Giove ad assisterlo in quella guerra chiam soltanto gli Olimpj ; onde coll' onore di questo cognome ei distinguesse il valoroso dal poltrone ; e quest' appellazione concedette anche a PBaoco , e ad Ercole, quaal tunque avessero avuto entrambi madri mortali: n fece cib Giove soltanto perchi! fossero progenie sua, ma eaiandio pem& avendo imitato gli affetti suoi, a v m o som-

Dopo

tutte

( I ) Tutte Ic cronologie an~iche.che abbiamo, coufennano emb mmenle quanio qui Diodoro accenna.

-A

-76 mam&nte cooperato a fare viver bene gti aomini. Se non che Giove avea messo in catene Prometeo , per aveE in&@ato agli uomini I'USO- del fuoco ; e .unJaquile $ stava continwimente sul petto a mangiargli le v2eere. q% che avendo E r d e compassione , n po~endo soffhre, che quell' infelice fosse in tal modo punito per tanto benefizio fatto agli uomini, trakse con una 'delle sut .saette i augello; e placata l' ira di Giove ren& salvo colui, che avea ben meritato di tutti. In appresso gli si ordind di condur via dalla Tracia le cavalle di Diomed:. Aveano esse presepj di bronzo ; e per la loro ferocia, e forza ,tenevansi legate con catene di ferro. N davasi loro per pasto quello che la terra produce ; ma vivevano della morte d uomini mi' serabili, giacch8 si davano ad esse tagliate a pezzi le carni de' forestieri. Ercole , onde impossessarseue , p*sentd loro il proprio padrone che era Diomede; e satollate colle carni deli'uomo, che le avea usate ai n e fando cibo delle carni, le ebbe di poi a sua dispositione. Euristeo , tosto che gli h n o condotte innanzi, le dedicd a Giunone ; e la loro razza ddur sino al regno di .Alessandro (I). Finita anche questa impresa navig con Giasone in ' Colchide per conquistare colle armi il vello d oro. Ma di 'ci , che Ercole facesse in tale occasione, si d a quando esporremo la spedizione degli Argonanti. Intanto parleremo di un' altra impresa datagli dopo ,

(i)4ollodoro nega che la rci- di queste encille durrsw fina a1 tempo di 'dlessondro. E fncile vedere come potrebbesi comhinar~ 1' assersimt d' entrambi code& tiritiori.

'71
&a p d e

fu q d l a di portar via 4 fascia dell?amazzme

I
'

Ippolita. Messa perci insieme gente di 'guerra , egli fece , vela verso il ~ o n t o che da lui cliiamasi Eusino ; ed. entrato nelle foci del fiume Termodoonk si accamp& , vicino alla citt di ~emiscira in cui era la reggia delle i Amazzoni ; e per prima cosa doma& , che $ si consegnasse la cintura famosa. La quale essendogli stata rim a t a , venne al fatto d'armi colle Arnazumi. La battaglia fu ferissima , nella quale il posso dell' esercito di quelle donne fu addo& al volgo de' soldati greci.; ma le pi valenti sisopposero ad Ercoie. La prima, che veme alle mani con esso lui, fu Bella , cosi chiamata d& i sua veloci&; ma trov un a w e d o p veloce di lei. La.seoonda fii Filipide, la quale ' al primo incontro avuta qna ferita m o d e &vette soccombere. A questa succedette P r m , la quale dicesi, che sette volte avesse vinto un nemico', che altrettante vdte era venuto seco alla prova dell'airni. Avendo Emole uccisa anche questa, per quarta gli si present Euribea , la quale Zanto fidava n l a militare sua bravura , che vantavasi el di non avere ne'Lcombattimenti bisogno dell' ajuto di w8~1m. come <incontr in uno pi forte di lei , ebbe Ma a comprendere essere falsa cotale sua giattanza. Dopo questa furonvi Celeno, Euribia , e Fobe , compagne nella caccia a Diana, n&mai in fatto di colpire con dardi sbaglianti. Ma in un solo bersaglio esse non colpirono ; e .sebbene si soccorreisero scambievolmente , ,caddero .&te. Ercole vinse inoltre Dejanira , Asteria , Marp'e , Tecmessa, ed Alcippe. Quest' ultima avea fatto voto di perpetua verginit ; e mentre -tenne il SUO voto , DIODOAO , tomo II.' 12
'

'

. ,

($78

mantenePe le vita. Anahe Menalippe , che e* noa la regina delle Amaazoni , la cili fortezza le conciliava. qiassima ammirazione , allora perdette il principato. Si+ & estinto il fiore della nobilt deUe Amazzoni , la !
restante moltitudine fu volta in fuga; e per ? e h , loro p d s o i m a calamita, tutta la razza delle me-

desime re& dliuo distnitta, Delle cadute prigioniere b l e dm a Teseo Antiope ( I ) ; e mandi libera Med i p p e ,wndosi riscattata c d conwgnare la sua cintura. D decimo combattimento, che da Euristeo gli fu comadato , fu quelio di condur via le vacche di &rione, &e pascoinvane in luoghi della Iberia volti al' otwno. &wle & o d , che quesra irapresa non potevasi fare molti pPtimenti, e con grande apparecchio, mise insieme un pomo aaviglio , e radun truppe degne di spedizione d W. Era di+ per tutto il mondo, q d n e n t e Grieaore , coe nominato dalla opaleru(a l' oro (a) , regnava sopra tuta i' I%a ; e che avea. in ma difesl tre figliuoli , distintissimi tanto per la robus~szaade' corpi, quanto per militari i m p m cbscheh o de' quali avea se^, grosso nwnem di truppe m poete d uomini bellicosi. E per questo motivo appuato ' Eucisteo lo aveva i q q p t a in quaa p v a , s t i d a

a-

'(t) Gli antichi scrittori sopra le particolkiih di questi fatti ddls Amussoiii wno discordi. Pilocoro convime su quanto dice i'autoi niernr ;ma P-O suppone d m a Tereo Ipplila. Un .aotieo pdice, che M e r d j p resb aceha, ed Apollo;rio lbdio conviene che si risortraue colk rosa d' Ippolita. dpollodoro in h e racconta, che Ercob spo~libdella sua zona Ippdi(adopo averla Pmmasaata. ,(I) Eiichio lo .dice d h m a t ~ WSI dotta $p& 6 m.

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iale spedizione maggio~eadle sue fom. Ma-Erwle s w e questa con uon minore fidaiiza, cle fatto avesse le altre; ed ordin, che i soldali , i quali doveano se. gnirlo , si radunassero in Creta ; e da queli' isola, come pel sito suo opportiuuseinia a qualunque spedizione ad ogni parte del monds ,stabilito awal di partim per quella4 che gli era commesse. Nel tempo, i11 cui stette ivi pcima della sua partenza , gF isolani 1' onorerono~mr~gaifioih mente ;ai quali volendo egli corrispndei.e con gratiiudine, purg la loro isola da ogni fiera, a modo che in essa pi in awenire noli si videro n& orsi, n lupi, n&serpenti, n& & di sirnil genere. E voli0 anche far cib per dare a Creta una testirnoeianza di riverenza, essendo in essa, secondo che la fama celebra, nato ed allevato (;iove. Di l partito approd in Libia. Ivi per prinio suo fatto uccise Anteb ( i ) , fantose per la forza di corpo, e per la perizia sua nella lottar Costui mmazzava i fereetieyi da e s o lui vinti n& palestra; ed Ercole non dubib di didarlo. Quindi l'Africa, la p a l e era. piena di feroci belve , an#nrzt. zatone pe'deserti grau numero , rese aicura e colla a modo, che potb su e gi portare utili semiuagiani, e piantamenti fnittiferi, e dappertutto avere vigne ed oli.veti. Cosi che, a dir breve , un paese , che pmma per la moltitudi$e delle &re non poteva abitarsi , fu riclok~o esso lui a stato di non apere d a felici&& cedere c~
( I ) Si b veduto nel lib. I , che gli Egizi raocoomvanu intorno ad Anteo cose diverse da quasta. Piridaro ha celebrato il valore di &COL= tebario, e la farote cmdetd di Arueo in una d d e sue Odi..

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*d aliun. al& del iIiando: .a ti6 hggiuqendu LI d i s m i zione. degli uomini scellerati , e de' tiranni insolenti; godere d; beatimima tranquilli& sicch& le citt
perseguitasse d a n d o l i e combattendoli, ogni razza di. f e r ~ animali j e di malvagi uomini ,peri che fin da quando ma .bambino in culla, era stato assaltato da' draghi, e fa[@ grande sofferto aveva la tirannia di un ingiusto monarca.
E;' fa-

, ch'egli

'

. .

Ykggzgzo d'Ermle i Egitto , e in Africa. Sue colonne. n Corrqusta della Jberia. Spedizione nella Celha. Passaggio del& Alpi.

,
Dopo avere ucciso Anteo Ercole si p o d in Egitto; e ivi mise a morte il tiranno Busiride ( I ) , il quale d si antaminava le mani col sangue degli ospiti, che COI& capitavano. E mentre per portarsi a quella regwne ebbe a passare per le sahbie della Libia, in mezzo alle m e desime trov una terra piena di sorgenti , e fertile (a), . nella quale fabbric una citt di n o d i 1 grandezza, da lui nominata Ecatompile , per le cento porte, che ebbe. Questa citt fio14 prosperamente sino alle susseguenti eEa , venuta poi in pote- de' Cartaginesi , che 1' assaltarono con grande esercito, condotto da egregj capitani.
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( I ) B u i r i d e , di coi altrove anche Diodoro ha parlato, visise. molto tempo prima di E r c o k rebario : il che, siccome altri fatti simiii , prova che a questu , che fu 1' ullimo, si applicaiono le imprese di Ercoli anteceden~i. ( a ) questa probabilmente la grande Oasi.

$81 Scorso avendo Ercole in d modo gran 'parte d' Africa, giunse all' oceano gaditano; e sulla spiaggia delP uno e deIP altro continente piantd colonne. Indi passato nella Iberia , ove trov i figliuoli di Grisaore coil ' grandi eserciti, che di& s' erano in tre accampamenti diversi, gli sfid a duello , e li vinse ; cos che p i v e possesso della Lberia, e ne trasse le vacche famose. Intanto che poi si mise a scorrere il paese , awenne che iia picciol r e , pieno di piet e di giustizia , devotamente ' onor, quaoto le forze sue il permisero , e a questa l re lasci in dono una parte di quelle vacche, le quali tutte per egli consacr ad Ercole stesso ; ed ogni anno gli dedico un bellissimo toro da immolarglisi. Quelle vacche ben mantenute conservaronsi nella Ibeiia sino, a l nostro secolo. Ma poich& si 6 fatta menzione delle colonne d'Ercole, ragion vuole , che qualche cosa diciamo intorno alle medesime : imperciocchk quando egli ebbe tocchi i lidi estremi sporgenti all' oceano d entrambe i conti' nenti, d' f i c a ci06 ; e d' Europa , ddibeid d alzarvi ' colonne in monumento della sua spedizione. Adunque per rendere in eterno menborabile quest' opera .egli ampli con. grandi alzamenti di terra per assai lungo tratto i promonto* dall' una e dall' altra parte ; e dove prima erano fra essi distanti per un certo intervallo, egli ne ridusse si stretto lo spazio , che i p s s i ce-, iacei non potessero pih per quella gola, poco profonda, ed angusta, passare dnIl' oceano al mare mediterraneo ; e che nel tempo stesso perpetua durasse negli uomini la memoria di &i fatto avea , t a t o opera,

i82

V' p& chi crede il contrario ; ci& , ch' egli r o b pesse il continente, i4 quale prima era unito ; e che apertone lo stmtto 1> oceano sgorgasse 4 ~ 0 1 i , e &dondesse le me acque con quelle del mediterraneo. Ma
ognuno pad a suo talento abbracciare l' opinione, che piii gli pieacia ( i ) . Ben diremo simile cosa narrarsi come fatta da lui pima nella Grecia. PerciocdiA veduto avendo, ,che vicino a Ternpe il paese piano presentava ana grande pahide, fece l u q o i viaini -i t un'ampie fossa, &e ricevesee t le acque stagnanti, e con tal u k dive~sionemise a scoperto gli arneilisimi cmnpi ddh Wessaglia lungo il fiume Peneo. Ai oontmio in Beozia wendo presso Orcomeno miniotto chiuso il fiume ( a ) , Eece , che qnesto devastasse cdla sua inondaaone tutto i1 paese. Ma con quell' opera fatta in Tessaglia volle gratificare i Gwci ; con questa di Boezia intese di punire gli abitanti del territoGo miniatto, poich6 oppregao aveaao col giogo della sei~iti Tebeni. Del rimanente avendo Ewde affidato il regno della Iberia a uomini ottimi tra i popolani, c d suo esercito d mila Cdtica ; e scorrendola tu^ , Urise fine alla scostumatezza perversa, che ifii dominava, e al macello che facevasi de' forestieri. Ed unendosi spontaneamente

k meraviglia, che Diodoro abbia qui omesso di dire. che erano alcuni, i quali ripetevano la rotiura deliy antico istmo d a qnel terremoto , che 'sommerse t A~la,rtids. (3). Questa fiume era il Cefisso , il quale scorrendo pd territorio degli Orcomeni minioiti, scaricavasi ne1 Lago Copaide. Bernodo una tradizione dei Tebani, qurl fiume perdevasi io una voragine ; ed Ercole la chiuse, onde procedendo il Cefisso andasse a sommergere il iemiiorio degli Orcomenii,
(1)

V'

i83 al' esercito suo una grade d i t u d i n e d' uomini d' ogni nazione , vi fabhricd una cittA di singolare grandezza , alla quale per s g n i b r e i viaggi del suo eeacito pose nome &sia. E perch poi m& barbari dei vicini luoghi s erano midi $ cittadini, svvenae che gli altri abitanti della citt, i&&i di numero , p d e s sero coshirni barbari. Questa citt anche al presente & in grande onore presso i Celti poichh Q la principale sede di tutta h W a . , e la madre delk cita ; e da Grcole m poi sempre la iibertp sua d h , n mai fL presa dg a l a n o , se non quando finahmate eppuglta ,da Cesare , che lrer la gmadezza delle imprese sue i chiamato Divo, venne in poter k' Ro-ni insieh cogli altri popoli della Gallia Ercule dal paese de' GalIi pass in Italia ; e dovendo scatnminare p manti d d e Alpi , in mezzo a queste, ' A eran' aspre e diacili, apr c m & s d e , onde le ' sne truppe, e i convogli paissessm. i Barbari , c h &tawno que' moriti , erano d i t i ad. uccidere gli est?+ citi , che' per awetirim tocca~sen, que' luo&i, a ed .infs&rli co' rsibemrenti ~ i l e.angustie de'siti, e delle h s g l i e . Ma egli li mise al dwere , e pual i lan> capi del s~ppljdo, che meritano i d o a g i : cx>n chi m d e w ia seguito sicuro a posteri il viaggio da qoctls i patte. gi moito ddl' Alpi, attniversando il gae* t che ora chiarnesi 43dlia f I ) +me in &igah.
, l

(i)Ci&

Cisalpiqa.

7kgg.1 di Emle
f e m

L&wiwia e in Toscana. Sua ,


Averno. MUum,lo delle Cicab.

' l h o p , ov' Roma. Sue imprese a a


%o

Flegm, e t

SUO w a g g b in Sicilia. -p
1 Liguri abitano lui pese aspro, e quasi affa~tamhttifero : se non che a forza di fatiche, e di contihuo .ed Osbnatn lavoro , lo sforzano a produrre biade ;sebbene. awsamente. Perci essi sono .di cerpo soarnato e. -macilelite ;-ma per p 1 costante esercizio, a m i si dedicano , 'ben. compatto , e nerboruto : & vivon esai senza lusso, e fuori d' ozio; e per queto sono di unu ipeditissima mobilit ;e forti egregiamente . ne' combatdomanda . molte ,timenti. Sicome *i il 'trreno 1 opera, motivo per cui sempre travagliano , usano . di ,&P lavorare anche le donne. E al pari degli uomini, le donne stesse andando a 1av.orare a giornata, accadde lanche 'al mio tempo ad una dorma un singolare accidente, meritevole d essere iri~so.Essendo 'essa incidta, ' rpenm lavorava insieme con v a i uomini, sentitasi pmere dalle doglie del parto , .and ,senza strepito a lporsi entro un cespuglio, ed ivi avendo messo alla luce W bambino, lo nascose tiba'g1i arbusti copi*endolo con foglie : dopo di che, ritoriiata ad unirsi agli altri , continu il suo lavoro , senza dare indizio veruno del parto. Ma siccome pel vagir del fancidb la cosa non pot s ~ . m o l t otempo occulta; n& colui che sopravvegliava L kvpR , avu autoritP sedi fmla de:
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sistere ndall' opera, v ~ * u 6 %chB mossb a piet di lei il eonduitoie noo lg ebbe cspceduto d andar via,, ' paganble la giorwta , c m .se ' *avessecompiuta .(l). oe i E& dalla Liguria pass in Toscana; .e giunto al Tevere pqe il suo map3pamento. nel sito , ove oggi .B Roma, fabbricata dopo molte et da Romelo , figliuolo .d.Marte. Allora abitairano sui c d e , che presentemente .chiamasi P a h t i ~ o ,in un picciplo castelletto -$i &origini ; tra quali Cacio , e Pinario , de' pi d i l i di+ .popolo, a d o h Ero& nelle loro case con ogni :genere di ospitalit, e con &stintisi& doai. Ac nk oggi in Roma sussistono monumenti di questi uomini, durado tutt' ora fra Romani la ge~rosissimaf x b hg , che chiamasi de' Pinarj ; e clie per antichits. supera tutte le altre. Nel Palatino B vicina all' antica casa di .Cacio la discesa per la scala di pietra , la quale .riti+ ne il nome & medesimo (a). Pqtanto Ercole, che l .molto gradi la benevolenza de' Palatini , predisse, che ,chiunque dopo la sua gita agli Dei ar7esse votato '

11) Avevano delle donne liguri de' loro tempi dette cose simii .ArLtotik e Poarldorio. Simili ooss racconta Eliano delle doegizie. (a) I l tanto celebrato f a t o di Caco. che rub i buoi di Ermk, e la speionca , in CIA li avea trarti quel ladro, hanno messo in angustia dcud traduttori ; e il Poggia pose Potizio invece di Cacio focse singolarmente riferendosi a DionGi di Alicarnacro. Per noi b a s ~ a aver fatta meazione della cosa : ae restasse il libro v11 di Diodoro., in cui parlato avea della fondazione di Roma , avrenlmp n d i che meglio assicurarci della iutegrith, od alterazione del testo i questo passo. Solino parlb delle scale di Caco ;e la difirensa dd3 -me supponc' diffcrcpla di persona.

a Eme la &inni de' auoi beni , godrebbe- la mag. d gkme f&zitA d a vita. E C% si 1 costrintemente cond htto sima & &l.a et ; perci& molti de' h m a n i , noa p& B O d merso ceaso , ma ric~ i
.chisimi, pd v m di deoima fatto ~d E m d e d o a<x:umdetc + i k e soamze, giunsero a decimare eaprri ani fwolti di quamila &ed. Cosi Lnc& IO (I) , &e f o m fu a i suo tempo il pia &cco de' Romani, 4 h a la aima de' suoi weri, di tutti ti consaid ad arcole 8la decima; e Aa essa &ttd a larghe spese i hmheni. h ~eguito i Romani innalzarono a questo Dio w tempia ma@m presso il Tevere, n d qual teaipio o d k m n o , che colle decime t facessero .i surrifkq. E m h levato di h il suo campo, e scorrendo il paew ~narittii &U' Italia, come ara si chiama, scese d a pi.m Cumea, dcwe favoleggiasi *ere stati UOItnini d enorme h a , ed idemi per la vidcaaa delle i J m caziotii , che vengano chiamati Gigaiiti. Quel h i o p dicesi anche Campo flegreo , dal mile , che a modo deii' Etna di Sicilia, mandava fuori gran fuoco ; ed ora s nomina Vesavio (a), aveate mlti segni dell'inceadio i primiero. Or que' Giganti, inteso P arrivo d' Ercole , mite insieme le loro forze, con ordinato esercito gii furono incontro ; e fatta itna fiera battaglia, qual COI&
(i) Plutarco espone le cagioni di questa decima, e non Luc& solo, ma Silia e Crasso pagarono queste decime. ( a ) Da questo passo comprovasi, che il Vesuvio avea arso in timoti tempi, indi erasi estinto j e poi e' incendi ai tempi di

v86

Pti~cio

$Y

prbvano fl e la fkrocia de' Giganti, EPe& ari;. t a b ~dalla compagnia degli ~ e ottenne vittoria , e trw i aidatane la maggior paw rese tranquillo quel paese. Godesti Giganti a cagione della smpenda altezza de' loro corpi dicevausi terrigeni. Queste sono k cose , che delio btwminio de' Giganti preeso Flegra douiii ramntano, seguiti anehe da Timeo. Lasciati i Campi 'di Flegra , Ercok volto cd mere h alcune opere presso $il lago , che &masi Averw , Q che si tiene come saaro a Proserpina. Questo lago 4 posto tra Miseno e Dicemhia , presso le acque calde ; ed ha cinque stadj di circuito, ed una profondit incredibile. Pwissima n% acqua, a cui 1 enorme fondo ' della voragine da un colare ceruleo. Raccontasi, che ni fosse una volta P oracolo de' Mani , il qu& l' e d nostra ha abolito. Siccome poi quel lago spandevasi ne mare, viai detto, cbe Ercok fattovi m grande argine, i a 10 chiudesse , per i ~ costruire presso il mare stesso m stxada, che da lui chiamasi eraclia, Questo 6 ci che fece in que' luogbi ( I ) , Di lii giunse a certa pietra, &e era nel contado de' Possidoniati , ove vuolsi che succedesse un miracolo insigne ; e fu questo. Un certo cacciatore chiyer la bravura de' fatti della caccia, ne'passati tempi usato avea di appendere agli alberi le teste e le zampe delle fiele, consacrandole a Diaoa. Ma avendo preso uno smistirato cinghiale dichiad , non senza sprema della Dea, di voleine dedicare la testa a s medesimo;
(I)

Strabone dice cose simili intomo al lago d' Averno.

e come disse, immantiaente l'appese aU'&ro. Era d o r a per avventura assai caldo ; ed essendosi sul meriggio abbandonato a dormire sotto quell' albero, la &sta del cinghiale da sk stessa si sciolse ; e cadendo sopra di lui lo ammazz. N v' h da far meraviglia di questo accidente, perciocchh molti fatti di simi1 natura si raccontano , pe' quali si prova , che la Dea ha cosi gastigati gli empj. Ma il conttwio dicesi avvenuo ad Ercole a cagione della sua piet. I m p e r c i o d ali' og d o n e , che perveniva a' confini di Reggio , e di Loeri , sentendosi stanco e bisognoso di riposo , per lo strepito delle cicale impedito dal prender sonno preg gli Dei, che volessero levar di mezzo quegli animali, che tanto I' inquietavano ; e cosi accetta fu agli Dei la sua preghiera ,che non solamente fecero allora Sparir le cicale da quel luogo, ma non soffrono , che ivi pi se ne vegga alcuna ( I ) . Intanto Ercole giunto allo stretto, ove il mare t5 angustissinm, mand innanzi a s in Sicilia i buoi , che avea seco ; ed egli attaccatosi aile C<RM di un toro pass con sesso a nuoto, avendo scorso , come dice Timeo, un intervallo di credici stadj.
( I ) Si noti, che alcuoi scrissero che nel territorio di Reggia oltre il fiume Aleee le cicale non cantano, e che di qua del fiume, ave il territorio B di Locri, cantano, come alrrove. Vegbasi Paurania, Eliano con qiiaiche diversilii, s Scrabons.

Ercole vince Eri& &adagnandone il paese , poi dopo nkuperato da uno de'suoi discendenti. Sue &e-re, a suoi fatti in varie parti dell' isola. S ~ ' ' ~ a n t n z a di k , e ritorno nel Peloponneso:

- Dopo di che desiderando di girare intoiw,

tutti

l'i-

sda , prese la strada da Peleriade ad ~ r i c e ;'t: k e t i w scorrea il lida , dicesi, che le Ninfe stesse vnhero ad aprir bagni di acque calde ( i ) , affiuchh potesse alleviad la stanchezza contratta dal viaggio. Due di 'questi bagni , detti dai luoghi, gli uni imerj , e gK altri egeitaui , sussistono anche presentemente. Poich&Ercole fu giunto alle campagne sottoposte a Erice , Erice, fgliudo di Venere e di Buta (a) , signor del luogo , sfid 1' Eroe alla lotta : onde depositato dall' una e dall' altra parte il pegno della sfida, che per Erice furono le campagne, e per Ercole le vacche, Erice sul bel principio andt; iti coikra pretendendo, che fosse ingiusta. casa il voler mettere quelle vacche a paragone cole sue ampagne: Ma Ercole all' opposto dichiar di tal pregio essere @elle vacche, che quando venisse a perderle, verrebbe a perdere l'immoidit. Laonde finalmente Erice acquietatosi a tal condizione , scese alla prova ; e vinto da
( I ) Ibico attrihui a Yuloano il beneficio di queste a q a e termali, e Pisendeo a Mincrua. Pindpro per le suppose uscite fsmi per cura della N . * ( a ) Apollodoro e Tsbtzc danno a que~t' Erice per genitori Vanera e Nsriuko. Scrvio sieguc Diodoro.

rcole perdette il p o l r s e s ~ ~ sur, paese, il quale intanto del Ercole consegn come un deposito agli abitanti in usnh, a tanto che ~ICUXIOde'nati da d venisse a h o donpan+lo. Il che infatti dipoi ai verific. Perciocche cbpo m i t e et Dorico lacedemone ( I ) ito in Sicilia, e ricuperato il paese avito, fabbrid ivi Eraclea; la quale presto cresciuta dest invidia , e timore ai Cartaginesi , me&& coi tempo prevalendo a Cartagine potesse levare m Beni il prinaipato. Perci assdtatale con grandi hrze, e fiaalirieate presa, la diistrusse~ capo a fonda do. Ma di queste cose si parler aeparatamnte a tempo opportuuo (a). Adunque Ercole awndo fatto il giro intorno d a Sid i a , siecome 'si. B detto, ed arrivato alla citt .che m C de'sirac~ani ove intese quanto riguardava il ratto , di Pi-pina, d r i solenni voti alle dee, ed immolato in Ciane un bellissimo toro, insegd agli abitanti come doveesa~ocdsbnare pres& Ciane l' anpirersario rito, e le &sta, solenne di ti sacrifizio. Quindi voltosi. ne' ina brno mi suo armento, con gran battaglia conqriise i Sicani , che gli si opponevano in molta f m , ed assai+

'

( I ) Fu questi bgiiuoro di Anarsnndrida rka di Sparta , a fritelle di Cleon~ene, il quale malcontento, che Cbornsne gli fosse stato preferito nel regno, condurne una celonia in Sicilia, ristaurb Minoa , e la chiamb Eracba. 11 fatto segui nella 68.a olimpiade. Vedi Erodoto e Pausania. (1) Egli qe area parlato ne' libri, che sano aedrtismcirriti. Il aite w r i o suppone , che. Errnlea fowe presa e distrutta da Aniilcare vent'anni dopo la sua restaurazione circa il tempo della rpedizions di ~ ~ corno6 la Grecia; ma* non se ue ha cenno in antichi 8 , rcrirtori ,

tga sUp; ne nc&: tra q & &&i esere stati eapitahi db . 6specchiata vwtii ,venerati anahe- o&ionno, L e v i , c i d ,Fsdicrate , BuEona, Gaugate , Gigeo , e Gitide. , Quindi andando pel h t o r i a l ~ n t i a o ne , la belle-; e per gli oeoiY, che gli abitqti &L me&fimo gli ffececo , volanrk, i singolitn mada Eavordi n lwj lorp un eterno moniliaento dulh sua pmaeoza. Mz 6 singplare cie che g i acaadde preem gli bgkiel sj (I). Anch' m i lo trauaroao al pali degli Dei celesti con doni x~agpiifci,eon Me, e eon SPdRfizj 4 ed egli, q u a n t u q w per lo innmai non a v m mai aaxt-. ~ t alcun morifiaio , a h . p d pm la, pnima. volta. li o accetti, e li apprwb, venondogli gt dal Nume p gita la divina. M e , come non l ~ g &L citt iu i una cestrada' petrofa vedevanai l orne di baoi ime prasse P1 pari che se fosaem in =m; la stasa C06& accaduta essendb a lui pure dopa h decima p-, stimando, che gli concedesse gii p a m dxUa immor+

'

t, &

non r i c d .l'annuo onora da macnifiai~ per istituito degli abitriiiti. &hmque in oontraaqembio deglli osari Pbuibutigli scav d' innemi Plh, citt uii lago del eiwuito di qnrttro d , akebre j pel nome suo. Casi @re diede il suo n m e a l b o a orme impresse daiie t m g b de' buoi ; ed'an bosco cona G&me come ad m e ; e di piii inall ivi un celebre tempio ad Iolao , compagno doila sua spedene ; e prescihfse il( morbo, cou cui dorevasi onorare

v i$

(1) Questi erano i concittadini di Diodoro, il quale d b gi veduta -&ere nativo di Agirio.

con festa anniversaria, che anche oggi si o & ~ d . di che & da sapersi, che nitti gli abitanti di questa c i d fino dal nascer loro dedicano ad Iolao le loro chiome, dftKdi propizi<& il Dia con magnifico olocausto. E tanta 4 la santit , tanta la maest di questo tempio, che quelli, i quali non fanno i sacrifizj stabiliti, perdon la voce, e diventipa come ombre: ma tosto che uno depositato 3 pegno dichiara di voler eseguire il debito voto, per quello che dicesi, gli ammalati vengono ristabiliti neiia pristina sanit. Laonde i cittadini chiamarono eradba la porta, ove sacrificando gli andarono inconiro. Inoltre con molta diligenza celebrano ogni anno giuochi ginnici ed equestri; e perchh vi concorrano a gara di tutto popolo ingenui e seni , istruirono anche questi ultimi intorno al privato culto del Dio, onde essi pure sdermizzino le feste a lui dedicate, e separatamente congregati insieme facciane i banahetti , e compiano i riti sacri. Ereole dopo queste cose fatto passare di bel nnovo h Ildia d suo armento, fnentm egli &neva la strade della costa marittima punf di morte un certo Lacinio, che gli andava d a n d o qualche bue ; ed avendo per accidente ucciso k t o n e , gi fece splendidi funerali ,. e gli ereme un monumento, predicendo inoltre agli a&tanti, che la loro citth pel nome ,del defunto sarebbe divenuta illustre. Finalmente avendo girato intorno all' Adria e scone a pkdi tutte le coste del golfo, per l' Epiro pass nel Peloponneso.

>

CAPXTOLO

m.'

193

Errole 2 mandato a pigliare .il C m cerbero Digmssione sopra Orfeo. Ultima fai& d' E& alt Orto delle Esp&ridi. Notizie sdle medesime.
Euristeo .dopo la decima fati5 una nuova altra gli impose , e ' & di tratre Cerbem dall' Orco , e condurlo di sopra. Ercole dovendosi accingere a questa impresa, porrossi ad Atene per farsi i n i z i a ai misterj Eleusini; a quali pivsedeva Museo, @linolo di Orfeo (i). Perch poi abbiamo fatta qui menzione di Orfeo, non sar iaopportuno , che diciamo qualche cosa di lui. Fa W figliuolo di Oea$ro , e trace di patria ; ed a me' moria d uoaini tutti super nella ehdiziok , e nelb scienza della melodia e dell' arte poetica. ImpemiocchE egli compose un poema meraviglioso , ed ecceiiente per la Lavita ben adattata de' .vasi ; e tanto crebbe la @mia sua, che fu creduto blandire dolcemente, e a d inclin k e e fiere e piante CO' suoni armoniosi de'snoi carmt Ma egli di pia applicassi a conoscere la ragione delle dose ; ed- essendosi assai bene istrutto n& teologia degli A&& pass in .Egitto, dove molte altre cose impar ; cost che poi tra tutti i Greci h tenuto maestro eccelentissimo tanto delle iniziazioni , e &Ha tedogia , . . quanto dei' arte di far poemi, -e di cantadi. E$i fu pure della sedizione degli Argonauti; e sti-lato dal( I ) Alcuni danno a Muaeo per padre Eumolpo: altri gli danno per padre, Ancifsmo. Alcuni diamo chiamarsi M u s o figliuolo di Orfe~ ,perch ruo discepolo.

DIODQRO , tomo II.

13

1 amore verso la moglie, con mraviglioso ardim8nb '


penetr sin nell' infuno , ove siffattaheote col soave suo canto seppe toocare Proserpina ch'ella secondando il degide~iodi lui gli ooncesse di poter seco conduroe via la sposa dilettissima , la quale p c o prima era morta: in peila maniera, che dicesi avere ~ a c c o ' anticipatamente tolta dalle ombre Semele , e fatta immortale, averle dato ji nome di Tione. Dette le quali cose m d o di digressione intorpo ad Orfeo, Qr ritorniamo ad Grcole. Andato egli ella carte di Dite , siccpise partano, le favole, fu accolto benignamente da Proeerpina poiche le era fratello ; la quale gli accord di liberare, Teseo C Piritoo , col q n f h t i (I). In quella occasione a p punto fuori deU' aspettaaione di tutti trasse al cospetto degli uomini seco incatenato il cane famoso. Finalmente gli fu intimato per ultisra pivva di andare a prendere i pomi 8 oro delle Esperidi : a . ! ? q fine egli rito~mbdi rpovo in Africa. Gli scrittori delle favole non si accordano insieme parlando di questi pomi, Alcuni , & vero, dicono, che in certi orti ,delle Esperidi erano pomi 8 oro, &e un drago terribile notte e di' custodiva. Altri pi applicano questo racconto. alie greggie dell' Esperidi., le puali dicono ewre state di, una bellezza singolarissima, e chiamarsi poeticamente: auree , come simile epiteto si dA a Venere p& lo spleu-. dore della sua forma. Altri vogli&o, che.qnelle pecore, evwero un certo siugdar colore scintillante al pari!.

.
(1)

Altrove ha de~to,rbb BiFiioo rcrlb n e ~ l a i

d t o w i dei-

F inferno.

195 &il' oro: e intendono per drago il guardiapo di-qtlelle


pecore, il quale doveva essere uomo di grande fo-,
e coraggio ; ed mazzaya chiunque avesse ' audacia i di venire a piedarle. Su di questo ognuno "puOpensare
hInto

@i paja meglio. Ercole intanto ucciso il drap port ad E u r i s h o i pomi, o le pecore ;che dir vos gliamo, sperando che compiute le pmqe , a cui erasi voluto esporre, secondo l' oracoio di Giove sarebbe

Intanto. non C da ometteni ci che le favole ramrnem tano intorno. ad' Atlante e alla raoea delle Esperidi. PJda terra, che chiamasi Esperide; vissero due illustd fratelli, Espero ed Atlante. Aveano essi pecore maravigliosamqnte belle, e di color rubicondo , ed dla vist simili all' oro : per l6 che i peti' le chiamarono mele , eliree , percimh i Greci dicono tailto le pecore , qlalato le mele, o poma. Atltinte ebbe in moglie EBperib figliuole di Espen, ; e da essa tresse i1 'nomi il paese. Del qual katriinonio w q e r o sette figlie, che dal padre furono dette Atlantidi , ed Esperidi daiia madre. E come seraho d' i a i p kliema e prudenza, BUsiride , re degli Egizj, essendone divenuto vago, mandd a r s a 6 con ordine, che rapite pelle giovarrette a l d i le conducessero. Successe ci =l tempo ,. in cui Ercole mi6e a morte Anteo, C& sforzava i &oi ospiti a battersi eco nella palestra; e pun del mefita~obupplizio Busiride, che sacrificava a Giove in Egitto i forestie1.. Dopo tal fatto andando su pel Nilo si tiusse in Etiopia; ed ivi &ce morire Emaaione re degli Etiopi (i), che
(i)

AyolleJoro parla di u n ' ~ i z r i o n s Ercok ucciso in Ambii.. da

1ig6

giierra. &e eseguita ch' egl; ebbe , si voleva mosse alla prova, la quale era$ stata ordinata. Quei corni intanto rapite le donzelle, mentre .stavano giuocando tra loro in un orto, erano rapidamente fiy:giti alle navi ; i +i Ercole , informato . del ratto , sorprendere nel tempo che senza timore' di alcuno goz~vigliavanod lido, e li A , mtitnendo le figlie . d ad Atlante. Per rimeritarlo di tanto benefizio , Atlante non solo gli z o d e t t e affettuosamente quanto a' corsari avea @l10 , ma v o l e n t i e i e n t e ancora lo istmi ne& scienza dell'astrologia. Eraai A h t e molto applicato a questa sciema ; e per& con bello artifzio Eormata aveva una afera rappresentante i moti delle stelle, dimasi ch' egli portasse sulle spalle il mondo. . E nella , rtesse maniera avendo E m l e portata tra Greci la scienza della sferri, ottenne distintissima estima~ione,riguardato ot essendo come se t l o avesse da Atlante .il peso del mondo : con tale oscuro discorso significandosi cid, che era accaduto di vero.
CAPITOLO

X. w

. .

Spedisione delle Amazzoni nell'lluica. Cobnia cle' Tespiadi in Sradegna. Imprese 6 Iolao in Sardegna e in Sicilia. Pa+tiCoIsritita Greci del seguito b Iode' h, che wllen, restare in quest' ultima Gola
Frattanto che Ercole occupavasi in queste cose , le Amazzoni, , le quai erano rjmaste dopo le sofferte stragi di gid accennate si-congregorono tutte presso al Ter-

modoonte , e mettevansi in gran moto per vendicarsi sopra i Greci dei danni, che da Ercole aveano avuti. Portavwo eaie poi UD odio particolare agli Ateniesi perch Teseo aveva condotta Maniera Antiope , .o . come scrivono altri , Ippolita , regina lom. Per lo che. cogli aiuti degli Sciti fatto un gr& esercito, di cui. esse e m o le condottiere, passarono il Bosfm cimmeno, ed inoltratesi per ta Tracia , dopo avere di .da scorsa una gran parte d'Europa, &aimente andarono a ' ' porre gli accampamenti nell' Attica , m un sito , ch& da esse al presena chiunasi Amazzoneo ( I ) . Teseo i& teso ch' ebbe P arrivo loro , messi in anni i suoi oppid d , e seco conducendo Antiope , dalla quale ava. gi avuto Ippolito , mckse conho esse; e venuto p o h .a battaglia, essendo gii Ateniesi assai vdorosi , vinse ; e deUe Amazzoni parte morta sul campo, e parte f cacciata in' fuga fuori dell' Attica. In queh ocoesione a Antiope ,.che eraei neiia battaglia 'sostenendo le pani del marite diportata con grande animo, ftni la vita eroicamente. Le Amazmni superetiti , disperando di conse+ vare la patria, si . unirono %li Sciti, gi loro alle& nella guerra , e girono a stabilirsi nel pese di questi Ma avendo, detto abbastanza di loro ; ritorniamo ad Ercole. Finite $ le prove, a cui era stato posto ; ed a* sato dali' oracolo, che prima' di salire agli Dei dovesse. mandare in Sardegna una colonia; mettendo d governo della medesima chi nato gli era dalla unione colie Te-'

'7 9

( i ) P l w c o dice, che qoesto suo fu entro \tene medaima; ed Esohi& pone il campo delle ,fm<uroni nrw Arropngo.

198. spiadi ( I ) , egli mand6 col Iolao, figliuolo di suo hteilo, coi giovinetti a quel governo destinati , efsendo , essi ancora di ett immatura. E qui del come esei fossem nati, diremo qualche cosa, onde pii1 chiaro di poi riesca il racconto di quanto appartiene a qu&a col~nia. Tespio nata di nobilissima famiglia di Atene , cio steste per padre Eretteo , e principe del paese chi* wto dal suo nome, da molte mogli , eh' egli ebbe, dekdersndo di gener cinquanta figliuole. E riv-ate aver p d e da E d e , allora bens giovinetto , ma sopra P ordinario m& della natura pieno di faraa , lo invid Q certi bandhetti aacri ; e trattatolo con lau~ez;~a,fece lo giacere partitamente con ognuna delle sue figlie. Da cib avvenne! che egli divent6 padre di cinquanta figliuoli (a). . Quati adunque furono quelii ,'che chiamati coUa de- . ne n comuiie di Tespiadi ,poi&& furono' pandi, seguendo Poracob, egli destin alla colonia di Sardegna: e perchC Idao era pref&to di tutta ' armata , e stato a l . lui mmpgao in quasi ogni spedizione, a hi r a c b mpndd la colonia dei Tespiadi Due di p e ' cinquanta
(t) Pourcrnici p l 'delb TupUidi, come ~ i k o r o . Egli p r b ri chiama il loro genitore Tcrtio e non Perpio, come pnr fanno Atcnco e Grcgorio Nazianzeno. Sembra poterai doma+nre perchb se il loro genitore era Testio, e non Tespio, si .chiamarono dunque Twpia? , s n& Teilindi, denominazione, che non si trova loro utribni.. T s u e ed Zgino ,a1 prri di Diodoro e di Pmuania upno Teapb. , (a) Secondo' ApolLodore e Pauaania codeste donzelle partorirono &tre un figlio maschio ciescheduoa; e la m ~ i o r e , e la minorb d i ' e d partorirono c i ~ & e d t h adue gemelli.

si 'stabilirono in. Tebe , i c~ 'postfi , dicesi , 'che i42 &no .sino a questo giorno in onore ; sette restaiY)nQ nella cittA di Tespi. in quali6 di &muchi, che vuol dire presidenti, O capi del p p d o : e i loro discena denti f u m o priicipi di quella citi8 sino a memoria recente. I l l o p d seco tutti gli altri, ed ognuno inolooa tre, che volle aver parte n l a colonia, fece vela per el la Sardegna ; e vinti in battagli gl' idigeni , divise a sorte un bellissimo tratto deli' isola, massimamente di pia, il che anche oggi porta il nome d' Iolao: Da esso lui q & tema fii in maniera coltivata, e piantata d ' a h r i fnittifmi ,che a gara di poi l' isola venne a p petita da molti. hpercioccld per l' abbondanza delle biade fu si aeiebre , che i Cartaginesi in processo dei tempi acquistate grandi fone , intrapresero molte guerra per farsene signori; e noi ad opportuno 1680 ne fa4 remo menzione. , Stabilita ivi la colonia, che abbiame detta, Iofaa chiamandi Dedaio di Siciiia ai applicd a fA eMcj ed opere *che, che anche aggi keaistono al tempo, e dal .nome delr architetto &kuansi dedaiee (I). Fonddr inoltre grandi gimasj con non mediocre dispendio; ed istitu tribunali, e molte altre 'cose al ben deUa viia opportune. Anzi i cittadini :chiam dal mo nome Iolai ci condendogli i Tespiadi',. i quali, come a padrd loro, v d e m tae onorificenza accordargli, poieh infitti
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'99

f I ) Anehe Aristotiie fi meniMna delle o p a s a e ereua in Sir tt degna da Zolao ;e P u u a ~ i a riprende quelli, i quali rvenuo detto, che Arisieo foriie state il con~uttors 'della colonia g r e o ~ quelb

r bi..

per gli egregi servi*, che ad e& prestati area, t a m h bene. gli vollero, dm padre il nomi-no. E quindi 8 . avvenuto, CL i quali ne' susseguenti tempi sa-. arificano a questo Dio, lo chlamaw Iolao padre ; come, i Persiani fanno riguardo a C i i . Dopo ci nel suo & . . torno's in Grecia essendo approdato in Sicilia , ivi si fermd qualche tempo. Ed d d e in quella . d o n e * che alcuni de' siioi compagni, presi dall' amenid di, quell' i d a , vollero piantare ivi il loro domidio, e miati ai Sicani furono dagli abitanti deli' isob molto onorati. Ma pid lo h Iolao strso , a cui per b e & j , & a nioltissimi fw, vennero dedicati qua e boschi, e. nelle citt istituite al suo nome cerimonie , e riti esmc petenti agli m i . La colonia, che ivi si stabili , B memorabile per un singolare avv~enimento. ImperciocohB dall' oracolo del Dio fu significato, cbe tutti gli ablrprct di essa, e i loro posteri avrebbero conaervaat in pmpetuo la.& &l La qual cosa in htto M B . v e d h t a fino a questo teApo; poichi: essendosi ad esu .&ti molti barbari, pel decom lunge de'. tempi . h awenuto , cI>a tutto quel popolo prese i costnmi di quelii, e tripartaie le loro sedi m' monti, abituano certi ardui luo& e di accesso difficile, ove assuefatti a ~ u d r ' di btk, i e di' carni , perch. si occupano della pastorizia , non, hanno bisogno 'di 'biade ; e p h & abitano sotto terra , , scavandosi caverne in luogo di case , c6n facilita scan-. sano i pericoli delle guerre. Percib., quantunque i Ctaginesi e i Romani soventi d t e gli abbiano inseguiti colle Armi, non poterono mai ridurli alla loro ubbidienza. Ma d Iolio, e de' Tespiadi, e della lom cqlo'

aen

nia in ,Sardegna, W. Ora &remo *$Le cose, che hanno relaaiane colle giP Baaxm~te .intomo d E d .

Emle per .la morte d'lfito venduto .sck'ayo serva Onfrrle , e h.sposa. Suo'. r n o nei P=bpom&so, h
e spedizione -Coratm Laorizedonte re

4T +

Compiute le gi8- accennate prove, Eroole avendo per sospetto il trar %li da Megara, stante il fatto gi sul>. cedutogli .con pl che ne aveva avui ; le diede in Ii isposa a I o h ; e si d altra moglie per aver p * m +sta: quindi domand i makimanio Iole , n figlia di E&to , che Fegnava in EQIicf. Ma q~~gsti temen-: do l'infdice caso di Megaw ,.rispose, che vi avrebbe pensato : dnd'h, che 4 d k e n d o il rifiuto, &colti per vedicarsi d$l' &nto port via ad EGu, i cavalli. Ifhod Bgliuolo di Euito , avuto sospetto, che Pabigeeur f w opera di Emle, venpe a per accercPreene. Dove Ercole sopra un'alta m, gli o d n 6 che gusrdPsse ~ ~ r n seoin ~ , fuogo vedesse cavslls dcun pascere-: e come il giovine non, poui veder nuh, Er* ode querandosi d ' m stato imputato, a,&lso:di fruc to , caccih git I6ta di quell' altura. Ma per l' uccisione di lui Ercole fu preso da malattia di spirito, per libekarsi dalla quale && a Pilo a r i t ~ v e rNeleo, e & pregd , che, volesse purgario del delitto di quelll.omicidio (i). Neleo consigliatosi co' suoi figliuoli , raccolse
(I)

Piesao gli Antichi-#i o d &

or~ao.-fa&ti .da 'tutli COUU

d-

91 41

i voti di mai, f& a di Neston, cW era il pia p i e colo d" e fu .conclnm non doversi unmettere a h espiazione. Allora Ercole epd da Deifobo , figliuolo d Ippolito, il +e gl' inmilcd che cercas~e'di mondarsi. Per lo che non avendo ancora trovato il modo di fido ,e di guarire del morbo , che lo tormentava, ~dniltb ApoIlo , il qmIe rispose , che pi facilmente saiebbesi liemto da quel morbo, se vendutosi a giasto prezzo, COL somma ritrattane pagata avesse ai figliuoli d Ifito la multa. Egli a d m p per secondare il detto ' deli' m c d o , e forzato dalla insistenza pertinace dei morbo , pass mn alciini amici in Asia; ed aveodb 'dath. ad MO dei suoi consangainei &cola di venderlo, divent servo di O d e , figlia di $ardano , e regina de' Meonii ,che cos ahmmavansi allora quelli , che ora son detti Lidii ;e il prezzo ,che il venditore ne trasse, da hai fB pagato, secondo che P oracolo indicava, ai figliqdi 8 Igt,. Allora E d e ricupg la sua sania; e compow tandosi da valoroso servo di Onfale , gestig i l a d ~ n i , che inf;estavano quella terra. Impeicioc& in parteL uccise, ed in parte condime legati alla regina i cosf detti Ceapi , i quali erano kdroni famosi ,.e pieni di o & , genere di scelieratezza. Egli ammazzh ancora con m vanga Sieo, che a & i forede+ , i quali peP

e;

lenti ed impuri ; ed o d rimorso del fatto ;o lo slegamentu loro + dal coiuorzio comune, 1orb.r~il loro i , e li metteva d l ' m p c i a . che ed ahrova Diodoro chinma malrtth o morbo. Non T' era altro rimadio che quello delle lustraaioni. Secondo. Pmuania Ercole per frri purgare del delitto commaso aada- non 6010 da d d h tpmini;p d'&poro&ue a Sporte. &&o, su

303 quelle parti v%giavano, li obbligava a lavorare nele sue vigne. Di pih agi' Itani, che andavano sacchegu giando la maggior parte del reg. , rito& le prede ; e la loro citt, dalla paale . f a ~ v & t o scorrerie, eepule giui , e distrusse, e gli ab;tanti condusse in iscBiavid. Qnfale m6ravigliata di si v d d fatti , e di tanta Wt, cemd ,chi hsse csdesto suo servo , e di ohe stirpe nato ; e 'poicld lo seppe il aiee in &ertA, e se1 p r ~ per marito, avendone po&a un figlia , che si chiam Lamoue (i). Erwk alquanto prima da, una donna, che serviva meh'essa in casa d' Onfale , avea avuto CleoIao (a). . Di 18 rirornato nel Pelioponneso condusse l'esercito wntro Laomedonte , re d' Ilio, a cagione di certe ingiurie ricevutene. E la cosa fii cos. Laornedonte avea aegeto ad Erede i cavalli, quando questi and con Giasone alla conquista del vello d' oro, pattuiti per La mode del mostnp marino, dei quale parleremo a parte n'elh storia degli Argonauti. Percio , non avendo potuta div+qiii contro T n j a , p * ,ie &mppe di Giasone e m d e s t i n ~ altrove ,vi si mosse d o p con diciatto navi iunghe , siccome alcuni diooio ;avvero oon s i in tutto, come mi* Omen, , il quaie introdu&ndos e a parlare Tlepolemo gli fa dire: Q u d 2 f a m a , che un giorno e i , clis m''padm, Emo'le, d' ardimento e di fortez+z Gagliardo piz, che non lion, con sei

Detto an&e Laorn.de. Apollodoro lo chiama dgeiao. (a) d p o l b d o r o lo chiama & o h . Plruyinia nomial dco- nipote di &&hJ
(i)

CbO-

$04

Navi, e soldati poch, qua weniue destnr pattuiti .domandando d Laomedonta , e pnsa 31io poi Di cittudini. v e h a la fe'a

Adunque essendo Ercole arpprodato nella It.osde, and con uno stuolo di vao~>siseir+a dirittura dia citi& e lascib di risema Oicleo , figliuolo di Antifato ( t ) , prektto & e navi. Colto'Laomedonte fuori della citt da questo improvviso assaito del nemico, non potendo radunare un buon esercito, mise insieme ali' infretta le truppe , che neli' angustia del tempo pot6 ; e le &n-. dusse verso le navi , sperando, che se gli riuscisse d'incendiarle , presto avrebbe G t a quella guerra. Oicleo , che c o suoi andi, incontro a Laomedonte, d primo menar delle mani cadde d campo ; e gli altri spinti alle navi , fecero vela, di molto ailontanandosi da terra. M a nel ritorno che Laomedonte feoe , venuto alle prese coi soldati d Ercole , fu ucciso coUa maggior parte de' suoi; ' ed Ercole, presa la citt colla strap di molti Trojani; d &nel paterno regno Priamo ; r i s p a d o in esso o lui i eenai di g&t&, che espresei,aveva, essendo stato il solo bra fgliuoli. di Laomedmte a consigliere i1 padi* di ad Ernie i cavalli pattuiti. Nel tempo stimo, a Telamone, come premio singolare del valor'wo, diede .Esione , figlia del morto re. Eia stato TeLmone il primo , che neU' assalto si era aperta c foha Lt m
Il testo ha AnJarao: Ma il P u h r i o h vedere. come O i fu padre di dn/iarao , e non figliooio~ Waltromde [a' ragiona de' tempi noi permerterebhe , poichb li spediziooe di Troja faru o pr&@ di molti aaai p l h dei So& r Tek. da h &
(i)

eko

via ad entrairs nena citta', Wntre E-le muro fortissime della rocca.
. .

b a t ~ v ail
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C A P I T O L OXVL
IrnPmm d ~moh I-, a~ e i sparla. AWdi Auge, b di Telefo. E m l e sposa Deiani& veratwur d Mekagro , e di ' Perbea.

A *

Ercole dopo il ritorno nel Peloponneso mosse guerra ad Augea , percht! lo avea defra& db p r o m m e mercede ; e venuto a battaglia cogli Uensi , per dora lascid iqei.fett. P impresa , e ritorn ad Oleno , ivi <ospitalmenteL accolto da Dessameno. Questi d o r a fweva sposa sua figlia Ippolita ( I ) con Aasane; e veggendo Ercole , che Eurizione voleva con violenza ippedire le nozze, aiie quali per accidente trovavasi, d questo eentam Poscia ritomto a Tirinta , Euristeo prenden+ a pretesto, non si sa che insidie tese al suo regno , lui obblig insieme con Alcmena , sua madre , ed Ifcle , e Iolao ad arare la terra. Cacciato 'quindi in esilio , uid a Feneo in Arcadia (a) : di dove, avendo udito farsi da Elide con solenne pompa una spedizione all' I+no sacro, sotto' la condotta di Euiito , nipote di. Augea (3) , egli impro&do presso Cleo-

(i) Non eonvnipno gli minori sal nome di pesta donsella. Ip&doro la chiama Mwimache: Igino Deiarjira. . ( a ) PawMirr racconta le molte cosa, c ' B c o l s fece a vantaggio h de' Feneiri. (3) 1 tasto dioeJFgiio : ma, come ha orwnato il Paimerio oullr 1

-566

tempio d Ercole , ii drappello ,' cci;ie ' '&&to. Poscia armata mano invadedo Elide , a m m d ( I ) , e presa quella citti L NNcgnh lo stesso re insieme col regno a Film , a questo effetto richiamato .dia patria. F$eo era stato espulso. da sue padre Au-a j # occasione , che fatto arbitro nella controversia tra ihedeiimo ed Ercole .intorno a h mercede,. che *ti domandava , aveva pr&unciato giudizio a lui kvorevole. Dopo queste cose accadde, che Tindaro h cacciato . in bando da Sparta per Ippomnte ~iuO f r a d o , e che i figliuoli d' tapocoonte UC&IY) Eono , figlio di Licimni~, ed amico di Ercole. Contro costoro edun& a d d E+ le: in una gran battaglia ne ammazzd il pfu p n aumero ; e presa Sparta ricondusse nel regno Tindaro , padre di Dioscuri , con questa condizione, che avendolo Ercole conqdhto colle armi, Tbidaro lo tenesse in deposito per conservarlo intero ai figliuoli di lui. In' q u d a battaglia pochi de' seguaci d' Ercole perdettero la' . vita, fia quali furono di uomini distinti Ifclo e diciassette figliuoli di Cefeo : tre soli , di venti che ne aveva, essendo restati salvi. Ma dell' esercito nemico morirono Ippomonte con dieci figli, ed una turbe grande d Spartani. i Da questa guerra ritornando in Arcadia, ed avendo

, ove ora I$ il

fede di Apolbdo~o, e di Paarnnia, non fu ' ~ u r i r o figlio di Augea. n r ~ figlio di Attore. Piuttosto dunpe , che attribuir a Diodorn m errore, che prohabilmnite. non b che de'copisti , d b ridotta fa lerione al giusto senso. ( I ) Qtiesto fatto E negalo da PauaaBia, ma ammesso da A 0 . p Cr

Ibdoro

piiesso il r Akone , W v a m e o p si giaque . e con Auge sua figliuola . e la lasci incinta , partenda in&to per Stimfslo. ~ l & n eignaro della cosa, vegd della fanciulla incotnincio a p n d o Higrosa& il v ~ t r e m c a r e l'qutor del fatto, e dicendole essa, cke quesia, era stata opera di Ercole , non voile crederle ; ed or&d a Nauplio, no de' suoi intimi, che avease a p o ~ prle al marq, ed ivi qnnegarla (ir. Mentre Auge condvcevasi, al suo destino, presso a l monte Partenio. cola dai dolori del parto ritirassi come per qualche bisogno in m selva vicina ;. ed ivi diede d a luce a bambino, che lascib 'nascosto tra i cespugli. Venuta poi col s w condottiere a Nauplia , porto dell' Argolide , ivi inaspet-, t w e u t e trovr) salute; perciocche Nauplio non esrienda di parere , che avesse ad eseguirsi P ordine di annegada, la don ad alcuni viaggiatori di Caria, che stavano per, far vela verso l' Asia: i quali conckottala a Teutrante , re di Misia, a lui la vendettero. Intanto il bambina lasciato da Auge presso il monte Partenio, dai pasiori del re Carito (3) fu novato wig.gere il latte di un4 cerva. Essi lo presentarono al re ; e il re, che Con vivo piacere lo ricevette, lo fece allevare come figlio proprio, e la nudrice gli pose nome Telefo. Divenuto grande.
&&a@
( i ) Ecateo ha lasciato scritto, che &e per ordine del padre fu chiusa in una cassa, e giuata in mare; ed Ewipide aveva sepiip qg o m racmnto. In PnusanUi perb trorasi mestato il f t o at raq~onu\o qui da Diodoro, c lo conkrma 4 k i M . (a) Lo stesso rpcconta dpolioelwo : onde il Ve~sslingio prendo occasione di credere, che da p e s t o re prondeasoro il nome di Cor&i alcuai di Tegaa accemau da Pou10nia.

.W

Teutnmte., re di Misia. Ivi trovata-la madre , e mpnb quai padre avesse, h tetilito in gran conto , a segno che Te-te, .che non aveva e * maschi , gli diede m moglie wia. figidoa Argiope, e lo fece succeaeor suo nel regno. Intanto E ~ l il +rito anno, dm&& ,era andato a e Fenea , mal s o h d o l'indegna morte di ' h o f+$m di Licimnio , e del htello Ificlo , spontaneamente si diparti dall' Arcadia , e da. tutto il Peloponneso ; ed a+ compagnato da molti Arcadi si r i p d in Caledone ,ci& della Etolia. Siccome poi egli .non avea n moglle, n Sgli legittimi, spos Deianira figliuola d Oeneo , eei m d o gii morto Meleagro , di cui era stata .moglie. E qai nap &ra h o r di proposito esporre in breve per ' modo di dipssione le avventure di Meleagro. Oeneo avuto on copiosissimo raccolto di fiumexrto, rendendone con +6zj le debite gmzii a tutti' gli aitri Dei, aveve. traaeurata la sola Diana. Per lo abe sdegnata ?a D a , e msoit il tanto celebrato cinghiale caledonio , il quale devastandb il paese vicino rovinava onibSuhmte t t e ut le campagne. Ora .Meleagro , figio di Oeneo ,.che tmvavasi sul fior delia etA , e che a nissuno era secondo in robustezza e coraggio , condusse seco non pochi degli ottimati per dar la caccia a quella belva ; ed essendo egli medesima stato.il primo a ferirla., giustamente per consenso di tatti fu a lui .dato il premio della vittoria, che cons&ya nella pelle del cinghiale. Fra i compagni, ch'egli aveva in queba caccia, a v i Atalanta , figliuola

u, drli' oracolo per &sposta, ebbe

Tele& L pose a arcrr

dt

ma

madre, ! porta~tmis . che andasse da

ilI d;Sceneo (I). A ki le spoglie , e

lode della bella essa inpmoratissimo: il che mosse ad invidia i figlia& di Testio, compagni snch'essi della caccia, mal so& *do, che senza riguardo a h perentda, che m a n o con Meleagro , fosse loro m re ferita una donna estranea. Quindi restato fermo quel dono , all' occasme, che Stdantn passando per l'-Arcadia andavasi p casa, le tesero insidie , ed aasaltatala sulla strada; le rapirono la pelle contesa : del che irritato vivamente Meleagro per P amore cbe portava alla donzella , e p 1 dolore della offese fatta a lui medesimo, preso il patrocinio di lei , prima a i volse colle eaortazioni a chiedere, che fosse a lei restituito il premio tolto@; indi non avendo potttto cid otteilge, li & a m~rte.E O m6tgm hte& di Altea, della cui trista fine questa dogliasiesidna, , e gli Dei con b e a t e eoecnaioni imprecd al figlio +a esaudendola posero fine alla vita di lui. Dicono dapi, che al nascere di Meleagro le Parche predicessero ad h a , che Meleagro avrebbe unita di vivere quando tixume , che L wastravano , fosse mito conmpato del fqooo.. Onde la. madre credendo , che la vita del figliuolo. dipendesse dal conservar quel h m n e , se n'era fatta dzUgentissiqw cura; e pascia irritata p la morte . de' nate& lo gitt sulle fiamme, tosi accelerando la morte di lui. Ma non tard m o h a pentirsi del fatb :

a li anzi'I' in& e impreaa concedette Meieagro , cli era &

'*

(I)

Gli Antichi non oono arati d'accordo sul padre di

AtaZurilu.

meotredcuniI>haano dem figliuola di Scenan, ed altri di Giruons&1~bchielb Spznemio h.copiorimente t r a u ~ t oguasto puubq .

DIODORO, zomo IL

14

m0

i.

del quale non potendosi .dar pace', IArP1mente.d app;c& wlle proprie meni. Mentre qmsk cose mideedevario , Ippowo sdegnatd &e Peribea figliaoh di &no si dicesse incinta p , i opera di Marte , la mnd6 in Etolia ad Oenm, afinch a t? i la ?esse aioiire. Ma p t i , che di recente avea' perduti il figlio, t la mogiie, non v& dale si Uisto fine aila donaella ; ma preda in sua spoaa, di tal matrimonio ebbe Tideo. E queste mno b oose , che di volo abbiam dette intorno a Meleagro ad Alta , e ad Oeneo.

C A P I T O L Oxvn.

Irnpmm delt Achebo


V

, e ori$ne ded cliomo ddmaltea, Tkpolemo. I cenaawa Nesse. Guerra de'fiopi L e de' Lapiti. Altre imprese d E m b : sua morde, e sus apoteosi.
I

Del remo Ercole volendo obbligami i Calidonj , p s ee h divertire il fiume Acheloo in un altro dveo da lui mvato : con che mdette irrigabile e fertile un gran tratto di campagna; e diede a' poeti argomento di molto fivoleggiare. Fingono essi infatti , che Ercole si battesse con Acheloo , convertito in forma di toro ; e che nel battersi gli cavasse un corno, da lui dato in dono aglir 1 Etd. Egli k questo quello ,che chiamasi corno di Amaitea, pieno d ogni sorta di h t t i d autunno, come di ' ' grappoli d' uva , di poma , e d' altre cose siffitte. S e l condo i poeti qusl oscuramente significa il corso ,
i

d a A&eloo toltat'o alwov6 me& il nuovo'dveo ; e com


gudle poma , coi grappoli ed altre frutta , s' intendm la teva renduta produttiva per l' irrigaGone , e P abr bqiidanza delle piaute fewi : finalmente per la pamk Amaltea vuoloi accennare la valentia dello scavator di quell'alveo lontano da ogni mollezza : casa ,che i Greci, indicano col vocabolo amalakisran (I). Dopo ci Ercole soocoise i Calidimi in u9a guem, che avevaso co' Tesprotti , n & pale egli prese h c i u e di Effira , e ne ammazzd il re Fleo ; colla cai f+, caduta sua schiava , giacendosi , n'ebbe Tlepoleam. & q d o r a il terzo PMO , dacch4 avea sposata Deianira, quando convitoto da Oeneo, con ua troppo b t pure gno ,.che diede al giovinetto Eurinomo (a), figliuolo di Architele, prch4 ad servire a tevola awea Gtto pahhe fallo , contro sua voglia lo amni;ied. Per questa di~grrizia asprameute amitto, presacseco Deianira, ed IUo ancor p i k I o , che di lei avea a-, rrad im Wlontario esilio da Calidone: e nel viaggio, giuuto alle sponde del fiume Eveno , BimbaUB nel d centauro Nesso, che stava i p w , facendosi p p w da chi trasportava altre : il q& veduta DeiaPiro, a b p ~ s e la prima, e per la bekzza inrmmatossre:, p

( I ) Non dispiacer il pensiero di un antico scrittore, che prersoStobeo piega il senso dato d t ~Sosrak al corno dj Anrnltea. A d &a, ivi dicesi, d simbolo di colui, cha nbn E niente rtioik. e che UYsriro a conriuuanrcne operare, consi@ qm #or& h i e p i . d' molrea irdicn f uorrto non irafittgiro ; e i4 mnao di due. ani& l<rborio~issirno, irrdica i' uomo applicrto a(f a g r k d i v a . (a) Q u c s ~ o giorine~toda &i seritrari chiamasi Euuumo:

ar* o d e fele violenza.. EIIa gridava implorando l'ajuto 'del marito ; n& Ervole fu lento a oocmrrerla, avendo con un colpo di saetta passato il centauro attraverso. La vkmenza della ferita lo m s t d subitamente in mezzo all' opera ; e sentendosi mancare, a lei disse voler la*iarle un tal filtro d'amore , il quale h t o avrebbe ceri tissimarnente, che applicato ad Ercole, questi mai non avrebbe pensato pi ad altra donna. Il .fiItro consisteva h questo, ch' ella lo sperma suo, e il mngue che i stillava dalla saetta, mescesse con olio, e la tunica ne bagnasse d' E m l e : la qual cosa appena indicata, e persuasa a fare, spir. Deianira non miri> ad eseguire quanto appreso avea dal centaum ; e raccolto tanto il seme di lui , quanto il sangue, senza che Emle,se ne accorgesse, l'una e 1 altra cosa conseiv entro un pim ' ci01 vaso. Intanto Ercole passato il fiume and a Ceice re di Tmclinii , e fecesi suo inquilino , avendo seco perpetui suoi compagni nell' armi gli Aivadi ( I ) , ac-ti di sopra. Dipoi essendo Fila, re dei Driopi , accusato di aver commessa certa empiet contro il tempio di Defo, 'coli' ajuto de' Miliesi uccise quel re, e cacci i Driopi deile antiche loro sedi , assegnandone il territorio a Miliesi. Quindi dalla figlia di Filante (s), che i casi della guerra aveano fatta sua prigioniera , ebbe Antioco. Di Deianira dopo Rio gli nacquero anche altri figli ,
(1) Eradoto fi menzione de' Milisci, che miliunno insieme co$i Arcadi seguendo Ercob. Forse i ule c i m s u o s a ha relaaione ci che appreiso dicesi de' MiLesi. (a) Qnerrp fidia chiamavasi M&.

ai3 Gleneo , ci& , a Odite. Ik'Driopi , obbligati ad esuli dal loro .paese nativo , una parte si ri* Eubea , ove fabbricarono la citt di Caristo , una parte passi3 in Creta , ed occupando nuove sedi , fini con confondersi cogl' isolani. Gli altri andarono a rifugipresso E~uiateo da cui per l'odio che egli aveva cow , tro Ercole , vennero accolti e protetti ; e col suo aiuto edificarono nel Peloporneso tre citt, che furono Aii ne , Ermione , ed Eione. Cacciati del suolo avito i Driopi nacque -guerra tra i Doriesi , che sotto il regno di E g i i o possedevano Estieote , ed i Lapiti , abitatori del monte Olimpo , ai quali comandava Corono, figlio di Ceneo. E come i Lapiti erano molto forniti di truppe, i Doriesi fecero capo ad Emle ,cercando il suo ajuto, colla, proferta di &.gli la terza parte M e campagne, e del regno, se facesse in quella guerra causa comune con. loro. Cmgiunte adiinque insieme le forze , i nemici furono attaccati ; ed Ercole co' suoi 'Arcadi v d o m i , che non lo abbandonarono giammai, ne ruppe l'esercito, ne uc+ il re ; e fatta cruda strage de' Lapiti, li obbligd ad abbandonare il paese di cui contendevasi. Finita la quale impresa la terza parte del contado, che in vigore dei patti a lui doveasi , egli consegnd ad Egimio , come UII deposito in favore della fam'ilia erculea. Nel ritornare a Trachinia vinse ed uccise Cigno, fighuolo di Marte , che lo sfid a dueilo (I). Partitosi poi da .Itono,
( I ) Pindaro e Steraicoro hanno detto, cbe E r c v b si battd doe d t s con Cigno, nella prima delle quaii rcarb eoowmbe~te, a ndla

~ n d fa viacitore. a

9x4

aendo nel passaggio della Pelasgiotide inc6nCrato re b n i o , gli doma& in ispoaa sua figliuola Astidamia; k quale quel re gli tiegb, considerando eh' egli aved m a sposa legittima in Deianira. Per io che Ermle pol stosi a fargli ~ r i gli prese la EittA, e Ini medesimo , puni di rnoite; d avmdo piu a k u n ostacolo per tenemi Aatislamie cadutagli preda di ginrra, da lui ebbe CteCosi ricordandosi , che gIi era stata negnta Me , ita in Emlia, prese a fare m a seconda spedizione contro i figliuoli di Eurito; nella quale fo~ificato cogli ajuti degli Arcadi s'impad~%n\ delle ' citt , uccise T o m o , Deione , e Ctizib (a) , figli di Eurito ; e presa Ide', si mise in cammino vereo i1 promontorio delle Eubea , detto Ceneo. Qui vale& fare un solenne sacrificio, mand Lica, i suo ministro, a Trachima , commettendogli ,che gi iec m d 14 la mica e il paiio, di cui e& usava vea i mirsi ie sacre cerimonie. Ora da C& ik infoitnata Deiaii~idelP amoie , che p lole area preso , e pel *aie codcsui fanciulla le veaiva preferita dal marito, bagnb la tonica del fate1 &o insegnatole da cenburo; (P Lica , che d ci nulla sapeva, portd ad' Ercde i &di consegnatigli. Ma tosto chi questi se li ebbe messi indoao, a poco a poco si sent preso dalla pestileno zke violenza del' i n c m ; e cadde in una ineluttabile
(i)Ap<libdon,

"PP

(1).

la dice madre, non di


toni0

chiama Astidamia fidinola di Amintore. P i d a m Ctesippo ma di Tlcpokww.

( a ) 11 testo .paria Motone e Ptrio , nomi evidentemelite guasti. come pu a~omemrmiconioltmdo &io&, Arirtocrate ed dpd-

Rodio.

ai5

damit ; perciocch quel letifem veleno delta saetta, di


cui l a

tunica era stata bagnata, attaccatosi alle di lui incominci a radei~e coll' ardor suo tutto il CMPG Martoriato da dolori atrocissimi, la prima cosa ch' ei fece , fu di trucidar Lica , ministro di i 1 crude1 fatto : quindi licenziato l' esercito ritorn a Trachinia ; ed ivi o g o r pi6 crescendo, ed aggravandosi il d e , ma,ndb a Delfo Licimnione, e Iobao, ~ n d e chiedere ad Apolio &e r i d o potesse trovare a tanta miapra. Dei& intanto, costernaia per l enormit del caso, C s fiere a & rimorso h piena, che non potendo resistere, si eppicc, La risposta del nume f u , che con apparato di guerra Ermle fosse portato sul monte Oeta ; ed ivi gli si m at,ruisse un pande rogo ; poi del resto si lasciasse la cura a Giove. Ioleo fece insieme co' suoi quanto era stato presclit~ ed ~pettavacasa in seguito ne sarebbe ; awenuto. Se 'nOp abe ErcoIe pei-duta ogni speranza di p w i r e sali sul rogo , invitando ed e s o r d o o p u n d degli astanti ad attacarni fuoco. Il che nissun d' essi avendo animo di fare, Filottete solo fu quegli, che LO compiacque ; ed avutone in guidedone l'amo e le saette mise fuoco al rogo ; il ~olpitoanche dai fulmini del cielo tosto arse, e tutto inceneti. Quindi, siccome Iolao per quanto cercar facesse le ossa, non ne trov orma, nacque la pe-asione , che Ercole , a tenor di quello che dall'oracolo era stato giA annunciato, fosse ito a vivere cogli Dei. Pertanto compiuti i riti delr apoteosi quali doveansi al\' eroe , ed alzatone il sepolcro , tutti ritornaroh0 a Trachinia. ~ ' e s e q i o questi imitando Menezio figliG di

116 lo di Attore ; statb graide 'amico -di lktde, imrimlti


al suo nome un toro, un cinghiale, ed un m, come

ad m, istitu ad onor suo i riti eroici da celebrarsi ogni anno mila citt degli O p k i . LO stesso fecero anche i Tebani; e ad imitazione di questi, primi fra tutti gli altri. gli Ateniesi fecero ad Ercole sacrifizi come a. I$o, e con questo loro atto di pietb verso lui indufeem prima hith quanti i Greci , poi tutti gli alt+i yop0J.i del mondo a venerarlo come tale. E debbesi inoltre ag@ungere, che dopo h sua dita agli Dei, Giunone a persunsione di Giove adoM Ercole per suo Qglio , e sempre di poi lo ha amato con affetto materno. La quale adozione dicesi fatta nella seguente maniera. Giiiaone postasi a letto, appress Ercole al suo corpo a modo da imitare il vero parto, e quindi dal di sotto delle sue vesti lo lascib scendere ( I ) : il qual rito di adozione osservasi fino a qnesto tempo dai Barbari (i). Favoleggiasi poi, che h data ad h l e in isposa Ebe; e nella storia de' morti ii Poeta iatroduce i Mani di lui a parlare cos : E co' celasti Dei spesso si asside R lieta mensa, e de' soavi amplessi Gode d' E&e iellisimu

. ... .

(I)

Pu questo Licofrnne ia chima

rccana gsnitrice

di Ercole.

( a ) Dai Barbari, ai quali allude Diodoro, era certamente venuto

quest* uso sino al principe di E~lessa che adott Bdovino al tempo , delle crociate, dicendo P ahbate Cuiberto nella storia G m s d i m i DM CO&Sd f d ~ d entrare nudo .nella sua camicia, C lo &raoei fece rua m o g h . Bisogna dire, che aueuo , e bacio& : e b stes~o gli antichi Greci conorcesscro giB questo rito, ro lo supposero praticato di Giunona.

"'7
Per dicesi, &e Eiroole 'snnmeso' G h al oolL bgio dei dodici Dei, non accett quel'onore , pew
&h non poteva avm h g o une tale aggregazione, non essendosene leitato via nisuno; e sarebbe stata -casa pienamente d a ' accettare un onore, che i fandato congiunto col disonore di M altro Dia Qusntunqae poi pih a lungo nafiinei i fatti di Ercole, nissnno da noi d stato1omessog& quelli, che di lui si raccontsno.
!

Degli Argonauri. E d libera Esione dal m ~ s t ~~ C P R o rino a Troja; e i$& di Fineo neUa Tmcia. Gli Argomuti appmdono d Chersoneso tmnim.

0146 tempo ,' che parli- degli Argonauti nella cui spedizione Ercole ebbe par.. Giasone , siccome dicesi, h figliuolo di Esone , e nipote per parte di fratello, di Pelia , re dei Tessali; e superando egli i suoi eguali nelb forze del corpo, e nell' acutezza deH' ingegno, desiderava fare qualche impresa degna di memoria. Quindi COP sidawdo , che Perseo innanzi a lui, ed alcuni altri con ispeclirioni ip lontani paesi, e con combattimenti, e prove meravi&liose , aveano conseguito eterna gloria, del&& d'h&+ i loro consigli, e le loro azioni; onde &, che consbnicato al re questo suo pensiero, facilmente p e ottenne I' assenso ; non molta parte egli prendesee nella gloria del giovine, ma per&+ sperava, che

gittasd& in tanti periooli avesse dovuto soccombere.

l qual cattivo affetto nasceva in lui da questo,

C &

avendogli la natura negati figb mischi, temeva , che suo fratello coll'ajuto di quel figlio una volta o l' altra invadesee il regno. Per occultando intnnto un taL sor speto , ed ofhado al giovine di fiire le spese necessarie d a spedrzione , gli mise in tegta questa impresa, che cm naviglio andasse nella Colcbide a portarne via il vello d'oro ceIebrato per tutto l'universo. &-e a quel tempo il Ponto abitato da genti barbare e ferocissime, e diffamate per la strage che facevano de' forestieri : pez ci dette senza pied. Giasone adunque bramoso di acquistar gloria, comunque pur lo ritenesse alcun pom la diBc6ha dell' impresa , non d e n d o per la cosa insupecabile, ma sperando anzi, che tanto pid celebre nome avrebbe ottenuto, si mise ad alleatire le cose necessarie ali' opera ( I). E ppimieramenfe sotto il monte Pelio fabbri& una peve , per mole , s per ogni altro apparecchio di graa l q a maggiore di quelle che l'uso allora portasee ; percimeM i que' tempi navigavasi con barchette ,e batn d .Chiunqicr pcm3 vide alloir p U ' opera ebbe a i &mene meraviglia; e della impresa, a cui era la nave destinata , e del4 nave medesima molto per tutta Grecia 6 p&; di modo che a non p-bi giovani di somma
m

'

~ I
l

( 8 ) Ncredo fmor di luogo avvertire, che molri oggi siudiol dello storia antica nel senso di trovarvi p& importanti uotizie, c b quelle che dalla esposizione de' fatti positivi risulta, riguardano la rpedizione degli Arsnnnzui come una impresa di scoperte. e di commerci~.

=l9 wbild Venne vdglia di aver palle i quella sped' ' n 1z1one.
Quando la neve fu compiuta, e tutte furono m e w insieme le cose necessarie, Giasone dal numero di tutti quelii che si erano offerti per andar e c o lui, scelse cinquanta quattro de' pi distinti , e non pi. Fi-a questi erano chiai.issimi Castore e Polluce , Ercole e Telamow , Or&o ed Atalanta, figlia di Sceaeo ( I ) , e i figliuoli di Tespw ; e finalmente lo stesso autore e capo della navigazione alla Colchido. La nave fu chiamata Argo, si* come alcuni scrittori delle croniche dicono, da Argo 1' ardiitetto , che 1' aveva fabbricata : il quale, onde ripararne le parti, che ne restassero danneggiate, andb cogli altri. Alcuni pe1. dicono, che fu chiamata Argo dalh insigne sua velocit ,poich&gli Antichi chiamavano mgon ogni cosa lesto e veloce. Tutti que'signori radunati in&me scelsero a comandante supremo Ercole, pr essere il primo in eccellenza di valore (a). Fatta vela da blco , e passati oltre CAm , e Samo; d a , una tempesta che sorre , li port al Sigeo, promontorio della TBode; &e s m o n ~ t i terra trovarono a

(1.) Vorrei, dice il Vesselingio, che Diadoro avesse Lisciata a easa A t a b t a come pi ~~~~~~~~ute fece ApoLlorrio Bodio Egli mon ha probabilmente rifleituto, che gli antichissimi, come a modo mostro possono chiamarsi gli d r g w r a u ~ i , avevano ahitudmi e modi di penare assai diversi dai nostri; e che mentre trovavano dappertutto donnq per aver figli, rapevano ancora rispettarle ove non proponevami qwrt' oggetto. 11a&taa era u' eroina, che tutti avrebn bero vendicata, se alcuno si Gsse avvisato di artentare al suo pudore. (a) ApoUotuo Rodio non J i ad Ercole questo carico : ma varrebbe pih l' autorirh d i un poeta, che quella dello storico P Dtonisio N&io slm I' area dato sii quando Diodoro ncrirn, ,

920

legata sul lido una vergine, secondo che dicesi, p r la seguente cagione. Nettuno per la tanto nelle favole d e cantata costiusione delle mura di'l'mja sdegnato contro Laomedonte, re de' Ttojani , dal fondo del mare spinse sul paese un enorme cetaceo , che tutti pelli che che stessero sul lido, e gli agricoltori dei campi stesi lungo il mare spietatamente ruinasse. E di fatto quel mostro infestava la ~ l e b ecolla peste , e le campagne delle biade con ogni sorta di caiamitdi. Tutti adunplie colpiti dalla grandezza de' mali , radunatisi insieme andavano cercando che rimedio opporre a tanta disgrazia. E il re spediti messi ad Apoilo per consultarlo, ebbe in risposta tutte .qude sciagure succedere per lo sdegno di Nettuno ; e soltanto allora p o w finire, quando si esponesse ad essere divorato dal mostro quello de' figli, su cui la sorte fosse caduta. Assoggettati pertanto tutti al giudizio della sorte, usci dellrma il nome di Esione, figliuola del re : onde Laomedonte sforzato dana necessi& consegn la vergine al popolo , e legata l' abbandond sul l i d i Capito per fortuna E r cole in tal momento sul luogo , atteso lo sbarco degli Argonauti ; il quale informato dalla fanciulla del caso, la slegd , indi entrato in citt si ofI3 di ammazzare il mostro. .Desideratissima arriv B Laomedonte questa proferta, per la cui esecuzione egli a 'titolo di pre+o promise ad Ercole alcuni suoi invitti cavaili; ed Ercole di fatti ammazz il cetaceo. Indi fitta arbitra la donzeUa o di seguire il suo liberatore, o di rimanersi coi genitori in casa , Esione prefer di andare con Ercole , non tanto posponendo la ragione- del w g u e .ali gra-

aa t7 tltuditle +l ricevuto benefizio , qdanto pac liberarsi dal timore di trovarsi un' altra volta nello stesso( pericolo, se mai quel mostro ritornasse a minacciare il paese, i Ercole, aolmato di cortesie e di doni, qua' un tanto ospite meritava, lascici a Laornedonte in deposito Esiw ne, e i cavalli, riaerbandosi di ricuperare l',una e gti d h i 4 suo ritorno dalla Colchicle; e part mpli A r p ' nauti per l" impresa gi divisata. Una furiosa tempesta vende a turbarli appena rimessi in viaggio ; per h quale, mentre ornai disperavasi delia comune salute, Orfeo , il solo tra i naviganti , che conoscesse i misterj delle iniziazioni, fece un voto agli Dei di Samoti'pcia : onde ali' istante quietatisi i venti , non senza stupore de' riguardanti si videro due stelle ,poggiarsi sulle teste dei bioscuri, in certissima prova; 'che per provvidenza degli Dei il pericolo era cessata Quindi nacque per tradizione il costume presso i posteri , che quando s alza procella in mare , si facciano ' v06 agii Dei di Samotracia ; e se le stelie compariscono , si tiene per sicura cosi , che sono presenti Castore e Polluce. Poicb queila tempesta h cessata , essendo di sbarcati in certa con~xda Tracia soggetta all' imperi0 di Fineo , s imbatterono in due giovinetti a mezao ' corpo sepolti in una fossa, e crudelissiniamente flagellati. Erano essi figliuoli di Fmeo , e di Cleopatra , la ,quale dicesi da Orizia partorita a Borea; e la petulanza della madrigna , e le calunniose sue accuse erano Ta ragione , per h quale mosso era il padre loro a trattarli'sf ingiustamente. W Fineo, sposata in seconde nozze Idea, figliuola di Dardana, re degli Sciti , tanto,
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era di caste; ammaiiato , che ne secondava. c i e c a e g ogni moderato desidelw. Ond' 8 , avendo essa pci -i t i figiiastri, come se le avessero voluto ignamiaiosamente far violenza pm compiacere ala loro m&, quel re le avea prestata fede. Quando v e ' due -prati videro balzare a terra vicino ad essi Ercok e i compagni, iu tanta pena trovandosi , 1' ajuto d ' e , come se fossero stati Dei , si pafero. ad implorare , raccontata il motivo, per cui in d modo contro loro 3 padre infieriva , pMgBr0nO d -W ' liberati da tantb
male.

Fineo n m senza mal umore venuto inccmtro a quei& ospiti, intim Iuro , che non avessero ed entrare nei fitti altrui ; dicendo non esservi alcun padre, il quale l sottoponga a gtavissima pena I suoi 6gli , se la enormi& de' loro delitti non sia giunta a superare l' amo; u a t u d e , ch'egli ha per essi. Trovamusi tra i c o m p gni d' E m l e anche i Boreadi , che casi. chiamansi i hrelli di Cleopatra ; ed essi furono i primi, che dato mano alle armi corsero in ajuto de' giovani, mossi d a parentela; e mtte le loro catene a quanti Barbad opponevami diedero morte. E come acarsi in gran numero i Traci, anche Fineo mettevasi ia ordine di battaglia , Ercole valorosi&mente combattendo , il re, e non pochi altri ammazz. Poi impadronitosi d e b reggia , e tolta Cleopatra dalla prigione, ove gemeva, la mise in libert, e consegeb il paterno regno ai figli di Fineo. Volevano questi giovani punir la madrigm con ignominioso supplizio ; ma Ercole ne li distolse , suggerendo loro, che piuttosto spedissero m s i in es

n 3 Scizia al padre di lei, e a lui lasciassero 1 arbitrio di d ' giudicare della pena' da lei meritata. E cosi fecero in Gatti; e lo Scita 'fece tagliar la testa alla figlia. Questo oontegno procacci Pi figli& di Cleoyatru pmu> i Traci lode di modestia, e di equit. Se, che in alcune cronache B scritto., qualmente i f i & ~ l i di Fineo furono dal, padre acaecati ; e che qu'el vecchio ebbe poi 3 p t i g o 'medaimo da Borea ; e cosi pure, che Ercole do in terra a. far acqua fu dagli Argonauti l.aciat.0 in Assa. Nelfatti sntichi&mi la storia non & in tutto schietta , ed unifonne : e pmid noa dee essere meraviglia se nel riferire que' remotissimi accidenti i poeti, e gli altri scrittori non sempre si accordan tra loro. Dicesi per, che i fd di Fineo consegnata h cura ii del regno alla madre andarono c e e v i argonauti 4 i quali dalla Tracia passeti nel Ponto , appidaroaa nella Chersoneeo taurice, ignorando che fierissimi UQmini abitamero qml paese. Avevano que' B a * ii &urne d'immdere a &na taurica quanti ospiti id erpita~9e~'o; pmam i medesimi si dice , che di poi e Ifigenia, sacerilotessa di quella Dea, sacrificasse au'ara della medesirna tutti quelli, che le renivpo in m n a .
I

w n e

de' sacllacllfizju ~ nella T d e . C&te e i &dea. Incontra di 9 u e s h con Giasone. Storia del V l o 6 oro. Gli Argonauta' lo rapiscono ooL el a i t di Medea Ptofssis di C&UUO. jro

E qui, poichb la ragione ileh storia il ricema, biamo spiegare le cagioni di tante A r a @ strage , che
de' forestieri in qnel paese facevasi, mwsiraaniente che -qnesta digressione si acconcia a a ~ bene colle imprese degi Argonauti. ~ a ~ o m t a adwqae, che il Sole generd due figliuoli si &a, e Perse; il primo de' v a l i ebbe il regno della Colehii , e altro quello della Taaride. O g n u ~ o di costoro si distinse eminentemeute in cnidelti. Da .Perse nacque Ecate , donna che super il' padre in audacia, e in fiereua. Era costei dedita alla caccia; e dove non le si presentava preda, in luogo degli animali salvatici mettava gli uomini Era inoltre esercitatksb in c o v porre farmachi mortifer ; ed essa 4 quella, che ritrovd l' aoonito. Di tali suoi r i m a t i poi essa &ceva k prime prove nieecendoli col cibo , che presentava agli ospiti. Quindi giunta ad essere in tali cose maestra, primiramente fece morir di veleno suo padre , e ne usnrpb il regno ;indi fabbricd un tempio a Diana , nel p a l e stabili , che avessero ad essere sacrificati olia Dea per vittima i forestieri ivi capitati navigando. Fu 6 dunque dappertutto celebre per la sua crqdelt. In seguito mPPitaesi ad Aeta , gli partor due fgliuok, che

225

b n o Cae , e Medea , rd un glinolo , e1.l' ebbe porne Egialeo (I). Circe applicatasi con grande studio a comporre medicamenti , scoprl k n i d 'natura di varie radiche, e P e&ia dele medesime ; perciacchg a quanto le aveva inqpato la madre aggiunse col w o studio assai pit cese in questo genere, a modo , che m fatto di taie arte non poteasi desiderare di pi. Circe h data in matrimonio ad un re de' Sarmati, che a l a oi chiamano Sciti ; ma essa fece morir di veleno il &t0 ; ed occupatone il negno , molti esempi asci6 di mdeltA e di violenza contro i suoi sudditi. Quindi , necondo che wseriscono alcuni scrittori, fu cacciaia del regno; e faggta per 1 oceano, and con molte donne ' che la seguivano , ad occupare un' isola deserta , nella quale pose sua sede. Altri storici dicono, che abbandonato il P e t o , and ad abitare in un promodorio d Italia , che anche al preseute si chiama C G o . ' a Medea raccontasi siwero, che dalla mah dre e &dia soreiia fu istruita d'ogni qualunque e&-cia de' composti h a c h i ; ma che di taie s&enaa essa fece un assai contmrio uso ; imperciocchB sempre la impieg in liberare gli ospiti che aapibssero in paese, da ogni pericolo, a cui le loro vite fossero esposte ; ' molte volte con preghiere, e scongiuri impetrando dal padre la salvezza de' condannati , e molte volte colla p d e n z a sua a liberarli tisa medesima dala Aeta anch'egli teneva fermo prigione, e a farli +m. 4 costume crudele d' immolare i forestieri, tanto per
(I) Q u 8 ~ dri chiamro Ibsirro ; e Dieeoge~s l chiama da o Metapat1.io.

DIODORO IL L tomo

I5

&e l di xptnrak h , quanto per incitame& di & h t e , sua moglie. Ma siccome ogni giorno pi v& visi i Medea crescere il p i o p n o a l vdontA, e la dle inc~iilaaioui dd genitori , essa eadde m et di p tn tendere ad essi insidie ; e percid Aeta la &ce gmrdme da sentinelle. Se nen che C& non ost.nte poLit fqgim, ricoverandosi in t ceico teimpio &l sole, situato m va del mare. Fu iu quel tempo che gli A r p d kqmmata h Tamide di notte approdarono in 4Xc0, e precisame&? al luogo, ov'em qeel tempio. Q G d bamtcatn Me&, cBe andava enaedo sdlido ( I ) , vennero da ema infow~tid$l'oso atroce , die ivi -, di scinnrre gli ospiti; e p~videndori essi degli umani sensi della d d a , i lei manif-o quai d & m ahbiaw venendo a que' laogiii; ed ella manifesti loro del unio suo i prriodi , ai quali trovasi esposta per parle dd padre a +ry M a sua piet verso i f h e n Per la che Eacilmente i' 8ima e gli albi ccunpndendo i p p r j interessi', Medea promise di fedelmente adoprarsi onde a buon fine 1' impresa lom conducaaero; e Gksone le di&parola con di averla per tutio il di sua vita a sposa legittima. CiB wneaizata, 'e lasciato presidio opperkuio alle navi, vaino, esecrn<lo -or notte, con Medea ad in rdel v& d'm:
I

(i ) ApoUonio Rodi0 , e YaLHo Placco s u p p q a a e t' Meontru di Ikdca con Giasone e gli AtenaaiY,. mentre ntrra aarifiewdu al bosco di Ecate. Ma essi sono p ~ e t i . Dtonigi rnilesio B ,quegli, che

ha fatta la storia di questa spedizione e lui s i e p e in tutto questo ugomeero il UOSLM aulore, coma parlando della ceie delYA& e della Eiiopia aveva seguito dgnturchide.

&q,

&l quale giova p pii particdarmente panlare., onde i p d n omettasi di quatu, occorre per ben conosccm h presente isteria. Narrano gli scrittori, che Ftim , figliiolo di A%* mante, par salvami d& insidie dalla r n a d r i p fhg@ di Grecia ansieme c m Eile ma sorella ; e mentre zion m s a avve~timentodegli Dei ed memo dell' a* i d$. vello d' oro, venivano d d ' Europa traap-ti me&' Asia , sucedette , che la domaella cadde nel Ponto , il v a l e da b i ha avuto aiante. Frisso intanto fu portrrtb sano e &W d a Colohide , ove per ordine dell' oracolo sa& orifid 1 ariete, e ne akbcc la pelle nel tempt'o di ' Aiarte, conoecrdla a quel Dio. Poco dopo I' o~acalo
1

Eece sapere al re , che raiieblie morto, fossero 4 capiti& cwt' uni ni nave, ed aveseero partatb ,vita .quel vello. E questa, dtre l a neturale m a d i t a , fa & quel- re immalrwva spiela cagione, per la q mente i onde appunto, s e o s i per ogni p~te della tema la fama di st etiwce. destino , n i m m *forestiere ardisse metter piede nel paese. Fem in* cimondare di grnssa ed alta muraglia ape1 tempio ; C vi porre un foiae presidio di soldati i t t i venire ,da& Tautide : le qua& cose . diedero occasione a' Greci d creare un gran uwnero di prodigiose &azioni. Impesc i o c a presso i medesimi si C detto, cbe alla C-dia del tempio stavano ,tori spiranti fiamme ddle narici, e che un drago vegliava presso p 1 vdlo. Con che ve&si, che per equivooo il nome di T a i r i , che era quello de' soldati, E violeutemente tratio a significase u la stranezza de' Inioi ; e coei il rmdo scempio ahe fi-

008 carasi de' fonmieri, diede origine &a h i o n e de' tori spUaPti hoco. Per rimi1 maniera il nome di Dracone, che era il cooiandante incaricato della custodia del tempb , diede a' Poeti mexao di confonderio con quello, che erprimeva la natura di ana belva mortrnosa ed o+ tibI1e. iSh difikrente origine ha la &v& di FrisPo. Imp e r c i 4 actmi dicono, che F m feae il tragitte rapra ano nave, d a cui prora era scolpita Pimmagine di an ariete; e che Eiie era cadnin in mare, menbe trevagliata dal vomito, a chi t! nuovo nel navigare s comune, erasi appoggiata alia sponda del legno. Altri raccontano, che il re degL Sciti, genero di Aeta , apid in Colco nel tempo, ih cui FNso col mo ajo fu preeo ; e che inamontosi di qoel giovinetto , lo ebbe in dono da h ;p r d o come figio , se lo adou e per erede e euccessoie nel regno ; intanto che l'ajo , che aveva nome Crione, il che va01 dire ariete, fu impiolato agli Dei; e la sua pelle, secondo i' uso, fu att i c t alle m+e rcaa del tempio. Dicono poi che Aeta, awertiio dail' oracolo qualmente sarebbe morto quando gente forestiera fosse venuta a portar via la pelle dell' miete, l'avesse fatta dorare, onde avendovi poste p i ac die che la custadiwero, queste daiio splendore di veli' on>,fossero tratte ad invigilare attentamente. Ma di Pte i lettori hanno a credere p d o che v~gEom>. cme I n h t o Medea serviva di seorta agii Argonauti verso i1 tempio di Marte. Ero q e s t o non piJ di settanta stadj lontano dalla citt, che chiamavasi Sibari illustre per la -corte che tenevanvi i re de' Colchi. Ali' appressarsi, essenda mite ,' d porte, ch' erano chiuse, Medea p d e

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in l i n e tanrica

alle guardie ; ed esse senza fra-

+dugio aprono alla figlia del re, Ma irnn~ntinente a spade nude gli Argonauti entrano con impeto ; m& dei Barbari ammazzano, e gli altri costernati per i i q r o * ' , viso assalto cacciano in fuga; e rapito il vello, piA pre.. sto che possono, cercano di ritomaiqne aiie navi. NO Medea aveva perduto tempo, facendo moria di . vw leno il drago, che fingesi stai4 vigile nel tempio, e m le sue spire awolgente quel vello ; e finita l' opera scese d mare cou Giasone. I Tauri, fuggiti del tempio, erano g corsi ad awisare il re dell' assalto ; ed egli preC a que'soldati che sul momento ebbe pronti, insegu i Greci, e trovatili presso il mare, e dato loro addosso irnprop viusmente , uno degli Argonauti uccise , che con assai valore combatteva ; e questi fu Ifito, fratello di Euristeo , che tante prove ordind ad Ercole. Ma nel mentre, che da grosso drappello alcuni di que'Barbari per ogni parti! circondati vie pih infierivano, da Meleagro f m n o tutti uccisi ; e nel conflitto rest morto anche il re. I1 qu$ fatto dando 'paggior cmggio a' Greci , pi fo~emente si gittarone addosso ai Colchi, a modo , che li volsero in fuga , e nella fuga stessa ne ammazzarono la massima parte. De' greci principi per restarono &riti Giasone , Laerte Atalanta , e i Tespiadi, che Medea in pochi giorni con erbe e radiche dicesi aver guariti. Poi portate prowigioni siilla nave , diedero le vele a' venti. E giA erano in mezzo al Ponto, quando d'improvviso s'aL;d una orribil fortuna con gran pericolo di perir tutti. Se non che Orfeo, fece, come prima , voti agii Dei d Samotracia ; e i venti si calmarono ; e Ghyco, ch* i

~3 o chiamano il b i s o ( i ) , si fece vedere presso & aab ve; e per due giorni ,' e due motti accompagnandolo, ad h l e p m d i le fatiche, che sostener dovea w e H imprese eomandatqli , e il premio della immortalit , che ne m b b e ritratto. Disse pure, che i -Tindaddif si sarebbero chiamati Dioscuri, ci04 figliuoli di Gioe , e che presso tutti i mortali conseg9to avrebbepo k> stsao onw degli Dei. Quindi chiamati *a nome ad m o per uno gli Argoaauti , fece 101-o intendere, che in ctwsiderazione de' voti di Orfeo, permettendolo gli: Dei, loro appariva , e presagiva il fntuto. Perci ce+ eassero ,di toccar presto terra , e di adempiere i voti promesi , in ossequio, e gratitudine agli Dei , per benef i z i ~de' quali due volte erano gijl tenuti salvi. Cost detr m, tuffossi di bel nuovo in mare.

CAPITOLO XX.
Sacrjzj degli Arpnauti alle locche del Ponto: Eom arrivo a Troja , che ammazzato il re prendono: Sciolgono i loro aoti in Samotracia , e vanno in Tessaglia, ove colle arti di Medea ingannato Pelh prendon zrend&ta della strage che costui fdta aveva della famiglia di Giasone , da esso l i credut~ u morto. Istituzione dei Giuoclzi olimpici.

la nave a terra , ove d o r a regnava Bisa

Giunti gli Argonauti alle bocche del Ponte, volgono , da cui tiene

..

gli Afgorrauti giugnessero a Colco .

r ) ,gfpobsio

Rodio fa venir fuori, e profetar Glauco prima e h

13I il .miorne i c di Bimzio. E @i a h t i altari scio+ i a no i voti agli Dei, e consacmns il luogo 8-0, &
aggigiorno i naviganti che p-o, tengono per luogo di religione. Di -1 partiti, superata la Pmpom t& , e 4 E2lmpont0, approdano d a Troede ; e mani ' dati alla citt Ificlo e Telamone , Ercole fa doaiadsn . i cavi& ed Esione. Ma Laomedonte me& in prigione i m w i , e tenta con insidie di fir morii, gli Argonaut;; 4 qnd &segno ebbe in a'uto mtti i suoi figliuoli , eccet. l tuatme i eok, Priwu, , il quale era persuaso all'opposto:, che si do~essemrispettm i diritti degli ospiti , e cosepare Esione coi p m e s s i cavaU. Ma il parere di Priamo non fu accolto. Non per si ristett'egli dal prop s i t o ; e portate nascostamente alla carcere due spade, ne diede unasa T d a ~ o n , e l' altra ad Ificlo ; ed a+ e vertiti ddla vdonta di SUO pa& , li salv : giacchh uccise l guardie , poterono e avendo essi all'imp~~wiso scappare veiso il mare, dove minutamente raccontarono agli Argomti tutto i'oooorso. Accintisi pertanto con grande maggio gli eroi e combattere, varino ad incontrare i Trojani , che della c i d erano usciti insieme col ; e fatta aspra battaglia , valorosamente vincono i nemici : nel qual fa~toE m l e saperd tutti $i alEh , perciocchd uccise Laomedonte; poi con subito assaIto prese la citd; pun i complici delle fraudi del s e ; e concedette' a Yriamo il ilegno , in cousidemione d'-i dirnostato di animo giusto : poi fatta seco amicizia parti insieme cogli Argonaiiti. Sonovi perd tra poeti alcuni, i dicono, che Ercole a cagione de' negati cavalli espugd u Ti-oja coiie armi proprie, e non con q & degli Arso-

nauti , e che and all' inipresa aon sde 'sei navi: -siocor. . di sopra si I! accennato (I). Dopo questa impresa gli Argofuiuti della Trode i& in Samotracia, ivi ancora sciolsero i loro' voti agli Di e, e dqmero nel tempio alaune fiale , che vi si coneeic vano anche presentemente. Era peranco ignoto il ritorno 'degli eroi, quando p ,TewgLa si sparse voce, che Giasone W' suoi c o m p gai era perito ne'contorni. del Ponto. Or Pelia credendo essere questo il momento opportuao di far JS&FC ~ u ~ a t i a lui parevario aspirare al regao, obblig6 il padre di Giasone a bere il sangue di toro; ed ammazz Piwaa,frateUo di Giasone s i e s s ~ , in et ancor puerile (a). E' come volevasi pur morta anche Anfinome sua m+, di lei narrasi il seguente fatto, virile veramente e degno d' essere rammentato. hperoccb trattasi al foce$ del re (3), e s d a testa del medesimo chiamando le m ,pi o n W imprecazioni, oude avesse il premio conveiJ ..niente alla sua empiet , con bna spada si h,& petto; e cosi teimini, con eroico valore la vita. In questa maniera pertanto tutta la famiglia di Giasone dai
( I ) Qui nel t e s ~ o si citano, e s riportano di naovo i v i & di Omero, che sonori veduti al cap. xv. Come pub Diodoro aver commessa si inutile ed inopportuna ripetizione? Togliendola di mezzo 'per onor reo, non'defraudiamo di nulia i suoi leggi~ori. Nissuno # d e ' Commenutari ha fmle qaesia oiserrazione. ( n ) Anche dpollodoro parla di questo fanciullo. (3) Apollo&o Rodio chiamb la mzdre di Giqune col nome di *Alcir~rede altri le danno altri nomi. E inutile ricordare, che il : ' focolare presso gli Antichi era cosa sacra, e vi Y credovupo prc-6ehti gli Dei buteliri d e h fppligb.

235 s , stipite h i i t t a . Ma il h # o peg pnsto ii fio di tanta scelleratezza :-Unpm~~hd avendo Giaame di .mtte#empo prem porto in Tesmglia, wn lungi dalla c t , ma in sito da non e k r e cwiervab dagli abitanti it L esia ; ed inteso in che fanesto stato fggqepo l cose e
chiamb in suo ajuto tutti i c o m e ; e @ asdtar Pelia a costo di quaque pericolo, qiiasdo sorse qualche dubbio a h sospendere l impresa. Piaceva ad alcuni, che si desse addosso al n ' i m t i n e n t e , onde casi opprimerlo , mentre n & di simile si aspettava: altri pensavano pit s i c m partito il raccoglier gente dal paese di ognuno, e fare una guerra comuae, non parendo loro possibile, che cinquantauomiui soli potessero superare un re, che tante forze , . e tante cittii ~oqedeva.In mezzo a tale esitaziane, Medea si & di uccidere con astuzia il re, e di conse gaare senza alcun rischio nelle 10x1 mani la c i d Binui~aronogli Argonituti tanta profata ; e dom,andato in che modo peusasse di eseguirla , essa rispore , avere .MCO gmssa prowigioiie di veleni, trovati da sua .madre Ecate, e parte da Circe sua sorella; i quali erano di forza stupenda: ch' essa hon se a era servita mai ' a danno d' uomini ; ma che poteva ora farne valere l' e%& per dare a' scellerati il debito castigo. Indi espose agli qoi il modo , c m cui dovevasi assaltare il r promettendo di dar loro il segnale d w & reggia con film, se di giorno , con fiamma se di notte , da facilmente m&m da essi, ove stessero . attenti da u alto sito sul mare. Quindi pggiufta un simulacro i .Di- vuoto di dentro, e vi p n e varie specie di f a r de'suoi

Ji aveva p w ~ t iad

334
-&i ; e con upguenti si fa divericanhti i CttpdIi ; e il mito, e il corpo tutto pieno di crespe e di rughe, aod che o e h a predene P aspetto vero di un8 v cbia. Poi in a m o mmvigioso modo compsto il simuc lacro deila h a , oude negli enimi della maltitndine eccitar *ione., fatto giorno ehtrn in ci* Il popolo non urdb molto a farle& iatarno don gran c m o r s o , estimandola per donna invasa dal Nume ; ed essa alta;. mente clictiiard, che h Dea doveai accogkile da tatti pia-te: percibcchk per h d a t e e della eittt tutta, C del re, du' paesi ifYerbmi d t a ora ad essi colla awentura. GiB tutti e c m m a n o ad adorare h Dea, intenti in ogni p t ad egoriirla con a a d z j ; e re mentiv la cita era tuttii -Fa, peem da una specie di Eurore fanatico, Medea dintrdusse nella mgy. gia , ove e Pelia empi auch'esso di ~ u ~ ~ ~ t i * f oe ico' , r ie suoi prestigj alle figlie di lui sale stupore iasitiiir) , ch? facilmcredettero la Dea essere eptrata neUa eas& del re per colme tutti di felici&. E per tiemmeglie ingannare , andava Medea predicendo che Dia- poic tata in ooachio dal dmpm era volata @iper mola: paesi del mondo; ma che preseiltementa s e t avea na clo re , 9 pib santo di nihi , onde fissare ia questa cittA in perpetuo il suo santo simnlam , e le cerimonie del culto a h i convenienti. Aggiungev& poi , a h essere stato ordinato, che con certi medicamenti Pelia togliesse della vecchiaja , in cui era , e gli restituisse il viape della gioventu , e gl' impartisse ogni altra cose atta a . farlo vivere beato, e ben voluto dagli Dei. E come il re mosh.avasi stupefatto a si strano dieaise, Medea

235 promise, che gli avrebbe data prova dda verit de' sud detti imhiantintnte con'cid che fatto avrebbe s a i propio mrpo, in conseguenta di che srdiaiito ad una &&e itgtie di Pelin che portasse e c e a pdia, e questa avendone portata, esse si'ritird in una camemccia , e lavandosi coll'aequa tutta qneata , t o k alrungnento , di che si era unta, le forze ; onde restituita al primo suo tigore , tenne innanzi al re , e di stupore empi tutti ; pew sando egiiw che per p w i d e n z a degli Dei fosse stata mutata aella f m di una giovine vergine. N& meno presto colle arti sue \wvdiche fece, che si prtsertassenj agli occhi dei ciYco9tanti gli spettri dei disagoni, dai quali pareva , che la Dea trasportata per aria d& l~giwi degl' Ipeiborei w n h cdme ospite presso Peli&. Or questi fatti esse~idocoiisiderati come eccedenti l' umana hatura, agevolmente n a u p , che il r onorasse joar e mamente Medea , e &e cedesse vero tutto C& & e s d diceva. Nel tempo stesso secretamente parlando con P* lia , gli suggeii che desse ordine alle figlie , Bnde le p r e s k o opera, e i'acessem quanto essa peeacrivesse i& ; poicb , rnafidandogIi di I c una tanta grazia, )i a per ottenerla occo&ndo di mette* le mani sul corgo 'di lui , quest'offtcio conveiiiva bensi dle sue figlie, ma non ad alcuno de' servi.. Laonde avendo Pelia cornandato espressamente alle figlie, .che eseguissero qualunque cosa.Medea loro ordinasse in ci cbe appartexieva' a kurare il corpo paterno, esse furono pronte ad ubbidire. Disse adunque Medea , che all' imbrunir della notte , mentre Pelia dormisse, era necessdo , che ne met-

a36
tesaero 3 corpo a hdlire in uiu d d a j a E q a a m m p pelle donzelle fogsero disposte a fare di buona VO& tutto cib ch'absa diceva loro ; v b k nondimeno conciliai$ maggior fede con un altro esperimento. Tenevasi nella staia del re un ariete assai v&o: essa lo pree dicendo, che ptkm 10 avrebbe cotto, indi fattane un spello. Del che contentkime le ragazze, Medea pose a cuocere fatto in tanti pezzi quell'ariete; e ~ ' ~ r e s t i g j di vari farmachi trasse faori della caldaia u ' apparenza n di -elio. La qual cosa avendo non saiza atupow veduta , pensando d essere bastmtemente sicure di C%, ' &e iispetto al padre Medea aveva detto, si fecero s l olecite di eseguire quanto intorno al medesimo era loro stato commesso. Eccole dunque tutte in moto ; e con replicati colpi acmppano P e h A1eest.e soia ( I ) , che teneramente amava suo padre, s'astenne dal prender peqe al macello. Mqrto Pelia, non d i t o Medea metta i pezzi del cadavere nelia caldaia ; ma finge, che s'abbhno a fare certi scongiuri alla luna ; e a tal d e t t o mnduce le donzelle con fiaccole sul pi alto sito d e h ,reggia. Ivi Medea nel suo dialetto d c o mormapndo .h denti una certa preghiera, va dilungando, onde in-rito possano giungere coloro, che dovevano invader la rocca. Percib gli Argonauti veduto ,da lungi il se(i) Pakfato sella m i rtoria delle cnrs incredibili Ueae Alosrts per complice colle alice sorella della morta del padre , e dice, chs fuggi a Fera da Ameto , ponendosi sul focolare di lui per salvarsi da Acarto suo fratello , che la mwguiva. Ma non si sa sn qual fondamento Pakfau dica cib ,essendo altronde certa, che per rutta Grecia co~rrvrno vrrti iq lode della sua figliale picrk.

'

'

a37 p a l e eonertato , cd argomentando &e il re era gid morto, frettohi accoimno alla citt , e superate le m i r ra , coll' armi alla mano entrano nella reggia, uccide* do le guardie, ch' avevano l' ordine di opporsi. Appena le figlie di Pelia eimano discese daii' alto per mettere a bollire il corpo del loro genitore , che d' improvviso comparso negii appartamenti della reggia G' iasone , aol c o m p p t o da tutti gli & nobilissimi giovani, M sera. i tirone 9qse da dolor s profondo, che nou e b b r a forma di pensare' n& a vendicarsi di Medea-, nd ad espiare l' atroce azione, che ingaulett dalle imposture di lei avevano commessa. Se non che scossesi infine erano per uccidersi da s stesse, quando G i n e pi.endendo pietd del loro fiuiesto caso , le imped dal ci fare ; confortandole col dir loro , che nop per malizia, ma p errore ingannate, erano esse cadute in tanta c a lamitil. E promettendo di trattare benignamente ed onorevolmente tutta la famiglia , chiamato a cortcione il popolo, giustifid il fatto, e dimostr, come contro g6 autori di tante ingiustizie si era proceduto assai piit dolcemente di quello, che si fosse fatto contro di lui Quindi data ad Acaato , figliuol di Pelia , la successione d d regno , prese anche cura ddle .figlie del re; e per mantener la promessa loro fatta le mari* nrtte ad illustrissimi personaggi. Imperciocc& diede Alceste , ch' era h maggiore , in isposa ad Admeto tessalo , figliuolo di Ferete ; Anfinome marit ad, Andremone , fratello di Leonteo ; co~oc6 Evadne in matrimonio con Cana , signor de' Focesi , che era nato di Cefalo (1).
(1)

Rwir~no memorie di d b s r t a ,

nullo delle dtp figlb di

$3 6

Ma

dopo. htaata ito co' priic* compagni ali' istmo del P$oponn&b, ed i6 fatto m onor di Metkmo na sccrifizio, consacr a quel Dio le neve Argo (I) ;e siccome ivi incon& molto hvore presso Cmnte, re di Cori-, rtcquistabvi il dirittr> & cittediaanaa d indi in poi abit fra quel popola. Gli ' altri Argonauti , emndo sul punto di restituirsi eiascu~ mo alla loro patria, ebbero da Ercde la propsia , di r h i n p i insieme c m giurammto per socaofiersi scamr bievdrnente, se, come k umane vikimde quando mano iaspetta pui. troppo p m o ,,alcuno d' e avesrre bi& rogna degli ajuti dtmi; e di +ere indtre un luogo
queste cose e @ @

Pelia; e Pmuania dice chiaramente, &e d i esse non ha mai letti i nomi presso nissun poeta. Miconc pittore, che ne ritrasse l'effigie, mise sotto i nomi di Asteropea, e di Antinoe. Igino annoverindons tre o qtmttro , oltre Alcedc , non pone i nomi n8 di b&nne. fiori, L vero, Pb di EyaZIIc. Si noin ancora , che a qud ~empo I n d r e m n e , padre di OsriCo, di cui se fu fratello Leonteo, questi ebbe per padre Corono; ma'questo Andemone eblz per mogli. Gorge figiia di Ocneo , notissima presso ApoKo&o e Pausania. Dme poi ferono anticamente Ic E d m i , um madn di Ginrno. l'alQuesta fu figlia d91Jde, da Ovidio chiatra moglie d i Cap-. mata I f i . Capaneo , secondo Apollodoro, ebbe per padre Ipponoo. kn nissun luogo si trova, che Cefalo avesse on figlio chiamato Cana, o Ceneo, o &neo. k stato citalo Diodon> d a i n nieni'iiomo. il -1s .i,npwmi di Arundel aveva faua una postilla portaoie, c h e Oeneo, a~iro#o di Cefalo e r a n<ocecuto nel r k n o deila Focida a Deiorreo ruo avo, ed aveva sposata Evadrre, Jifilia di Pclia ;mr era %li uato iridotto in errore daila tradurione del Paggio. Il Yud i n g i o , che fa queste ~ s c r v a s i o n i conelude, che quesio Ccfalo r e g d . nui nella Fopide, ma in Cefalonia; ed aggiunge , che Celeo fu padre di Arceso, di cui fu figlia Laerte, chiaro tra gli Argo~ a t ; onde il Cefab de' Focensi pare diverso dal figlio di Dioneo. : (I) Eraroctene dice, che N i n e r w wllocb drgo ira Iq costulkqioni.

' 3 9
8obilisimo nella Gmiia per la cekbrazime de' eoenni giwchi , a comune iradunaiila di tutti i Greci , e dedicarlo a Giove O h p i o , massima ira gh Dei. Liun& esbsendosi que' principi data fede wambievola p a tale militare alleama; e bciata arbitrio i d Erale p l'iatip tuzione de' giuochi ( I ) , egli alle panegiriche solennit4 preferi sopra ogni ahro i campi degli Elei sull' Alfeo , e t t o il paese consacr a Giove Massimo , da esso ut d a a o ~ i n a d o hO h p i a . Ed istituito certame equestre e ginnica , ed &tisi premj da conferirsi , s$t per tutte le citt i Teori ( messi ) , cbe proclamassero gli spettacoli de' giuochi. Non poca hude sino allora pcacciata gli avea il valor dimostrato nella spedizione aipnautica ; ma qiwsta istituzione &lh mdul~ulza &-/ pica gli aacrebbe di moko la gloria +mima bronde dkend aeleberrimo presso tutti i Gcci ; e premo asaaiasime citt venne in tanta rinomanza, che molti desiderarono spontaneamente h ma amicizia, e si ofi+opronti a partecipare con esso h di tutti i pericok. E siccome g d e ammirazione destata aveva in ognuno per l sua hrtezza , e per la disciplina mibare; C O S ~ a ben presto mise insieme un gmoeso esercito, con ca Ritto il mondo, cercando di fiir bene al genere umano. Egli h per questo, che poi per comnm conwnso
( I ) Qualunqne sia stata I' istituzione de' giuochi olimpici, certo 6, ahc od ebbe i m i rafiontMihii ragicme pdiiies, o veradente questa ben presto vi si aggiunse. Il paese degli Eiei presso l' Aifeo p consense di tona la Gtecia fu. immune; e rancrnnri per sacrir leghi r a t o quelli, cha 1' asmlraswo wiilmente, quanto quelli ,che non occorreuero a difenderle. ,

240

gli fa.deter;to d t a i & d e .

M . i poeti ,.-ti

A.

che tutte e imprese divulgate furono da- lui solo, senza alcun m+ tedo d armi, mandate a fhe. Noi abbiamo gi& esposto ' quanto di favoloso si mcconta di questo Dio.
cose stranamente pi-odigiose, favoleggiano;

Sciagure di Giasone. Vended Medea, e wre successive awenlure. Strada singoare, che alcuni mdettem tenutarl. dagli Argonaicti nel loro r&m.
Resta, che ora tessiamo la storia di Giasone. Vivendo egli i Corinto , in dieci anni di tempo ebbe dal n matrimonio, con Medea de' figli, i due maggiori d' etA , geme& ; e furono Tessalo, ed Aleimene ( I ) , e un te* 20, di etil molto inferiore, che fu L h d r o . Dicesi, che per tutto questo tempo Medea fosse in gran fevore presso il marito ; essendo essa.specchiatissirna non solo per la bellezza, di che era, ornata , ma eziandio per la p n r denza; e tante altre virt, che la distinguwtmo. Ma come a poro a poco gli anni incominciavano a scemare la natia eleganza delle belle forme , Giasone presa d'amore per Glauce (a), la quale era figlia di Creonte,

di

, Pausania ed I ' , dnaao r podi fidi i homi di Ferere (a) I Clirodevm dice. che il +ero nome di quata figliaala .di Crsonte fu .qpello di Crgwa; e il .Palmerio a i aerw di propbsite o u r care le ragioni di p t dirsrrit ! ! ao ,
Merniero

\ ( I ) ApoUoorn

,e

a4 f ed ancor vergine , vuolsi , che desiderasse di farsela sposa. Su di che avendo ottenuto l' assenso dd p&e di lei , e fissato @A ii giorno delle nozze , &olto si adopen3 prchb Medea di buon animo si acconciasse +a vivere insieme coli' altra moglie ; dichiarahdo veniegli a codeste nozze , non p c h non fosse contento del matrimonio di Medea, ma per dare ai figli m appoggio col parentado della casa reale. Ma di alau, umore era Medea, la quale teneva tal cosa per ip. degna , chiamando in testimonio gli Dei, che psieduto avevano al giuramento a lei fatto. Giasone misa sossopra tutto; ma fini collo sposare la figliuola del re, e bandire dalla c i d ' Medea E& domand un giorno solo d' indugio; e intanto di notte entrando ne& reggia ' sotto finte sembianze, poieh9 con arte venefica s era contraffatta , con certa radica , la coi efficacia le aveva insegnata Cime, e che era tale, che appiccatovi 3 fubco non potevasi piii estinguere , incendi6 il palazzo. ' ~ i a sory , ktto intorno violentemente abbmciando, pot uscir e , e pomi in salvo; ma Glauce e Creonte suo padre, circondati dappertutto dalle fiamme, ne restarono vittime. Sonovi alcuni, i quali hamo scritto, che i figliuoli di ,Medea presentarono alla nuova sposa alcuni doni awelenati , che presi , e messisi indosso dalla medesima , l'arsero ; e che il padre accorso per darle ajuto , per mch' egli infiammatosi tutto a i solo toccare il corpo'dt lei. Medea dopo esserle si ben riuscita la prima veridetta, non desistette dal wla fare alkttanto con Giasone ; e cost pot& in lei P ira e la gelosia , e direm meglio, la crudelt, che essendo scampato dal pericolo! DIODORO, tomo 1 . 1 16

i cui fu trwaud4Si c 0 b nuova spera, essa pend di gib n &lo ip maggiore caamitd trucidandogli'i figli: percioec li. scann tutti fuor d'uno, che pot& Wre; dopo, .e averne sepol~ tempio di Giunone i cadaveri, irel ;m.+ deUa notte con alcune piii fide ancelle fuggeda da Corinto, audh 4 ricoverarsi p m h l e 4 T , & &e, che a t s era sigwt dei patti giurati nella Colchic, &, avca promaaso di facsi vindice delle manata fede, . . ,Giasane intanto privo de' figli e .delia moglie , fa +W avere avuto il meritato gastigo ; e s aggiunge , ' cbe dalla grandezza delle sue *aie abbauuto 67 pl Goll'emmazzarai da d. L' atrocit di questi fatti avea m w gli animi d' Corintj in uri p r o f d o siuv e pore; e sopra tutto eraao -i perplessi per le g e p b tura data a que' fanciulli. Per la qual cosa mandarene, 4 oracolo per sapere dal Nume was fer dovessero d e i . ' cadaveri de'. morti ( I ) ; e dd tripode wi,in r;Spo&a,, dovere essi aver sepdaira nel tempio di Giaeone e pel resto attribuirsi loro venerazione, p a l e conviene ad eroi. I Corintj e s e p h n o il detto dell' orawlo; e
L

(I) Secondo Apollodoro Pmcrank, e Filostrato, i Corintj mandarorio a conrulare I' oracolo, percbb una pesrilcnaa fpccva morir= 1 loro fietiudi, riputando venir quel lbgello in ddla ,' ch'ersi,dau avuno ai figli di Madea hpiduidoli. E parcbb Qiodoh abbia divcrsnmmte raccontato la morte de' figli di Medea, non s i sa ; quando ci per awaitura non ria, che fu meglio informato giacchb scrivendo dopo gli altri area pamro esaminar meglio le cose. Quello cbe b certo, ci L, che Euripide fu rceusato d'avere fai&cqto il fato in grazia di cinque talenli avuti dai Corinij oodg rovesciando il delitto sopra Medeo liberar esri daUa infamia. Presso i Greci valerrno pih i poeti per disseminare In hma buona o carri: n, che gli storici. I Cbrin~j fecero grandi funerali ai Qli di W &

.-

143

Tesaafe &iggito alla strege r a i a fu educato pressai n um kro. P&a ritornato a 101~0 patria di Giasune , v &ere poc' anzi morto A=tO , figliuolo di P&a ; e ad) l' eredit del regno dovutagli per diritto cli agna&me; e dal suo nome chiam0 T d i papbli del suo &unio. Qui non mi B @oto qnalmente &intorno &t denominazione de' Tessali si d nan questa sala . , ma diverse altre ragioni , che ad opportuno luogo iaoi accenneremo. Intanto avendo Medea trovato in T e h E & preso da h r e , e che aveva t l d t i i proplj. figli, con farmachi suoi 10 p r l di quel morbe: ma p i essaxido egli altrove spinto dai comandi di Eur;steo, &sperata per non poter ricevere per albra alcun da liii, a & in Atene da Egeo, figliuolo di Paudione ;e preso lui per marito m ebbe Medo, il +e fu poi re dei M d . Atri narrano , che fu chiamata ei iu da Ippota ,figlie di &onte , e del commesso male d i i t n ; ma che tempo dopo, quando Teseo da T m n e yenne in Atene, t'u ~ i a t a della citt per delitto di vene6ci0, ed avuta scorti da Egeo , o d essere accompagnata ovunque gir v o k , fa deportata in Feuicia; e che di C passata nelle pi interne perti deH' Asia, sposatasi a certo rkmatiasimo re, partor M d o , che dopo la morte del padm succedette ud r e p , ed acquistd )omna laude di fortezza, e diede ai popoi che goyernava 9 nome. . Ma a cctginne delle .fwok mostruose, a h gli raTittori d tragedie inventarono sui conto di Medea , grande variet e discrepanza trovasi nella storia sua. A l c e avendo voluto procacciarsi @a pX8.90 $i Ateniesi

dissero, di' essa c00d0aO seco Medo , natole da Egeo; ritorn6 salva CoMLide; C& ami circa quel 'tempo Aeta , il quale era stato violentemente cacciato del regno da Perse, suo ktello , per pera del nipote Medo che smmazd Perse, h rimesso sul trono: e che questo Medo fattosi un buon esercito, e scorso avendo molti paesi dell' Asia posti d Ponto , occup la Media , da Ini cosi nominata (I). Ma &'cosa troppo Imga il riferire rutti i racconti di quelli che scrissero -di Medea. I Per& ggiugnffemo qui piuttosto p t o resta a dirsi into&o alla storia degli Aigonauti. Non pochi e degli antichi e de' moderni , &a quali k pur Timeo , narrano , che gli Argonauti dopo aver i.apito il vello d'oro , saputo avendo, che la bocca del Ponto era stata pimccupata con navi da A& , si posero ad una impresa meravigliosa e degna d' essere rifhta. Entraroilo essi nel Tanai , e vi navigarono entro sino ana sorgente; e trasportata per alcun intervallo di paese la .loro nave per un 4tro fiume, che gettavasi nell' oceano, giunsero al mare. Cosicchh dal punto di settatrione allora voltando il loro corso verso ponente, tn>~aronsiavere il continente a sinistra ; ed infine presso Gade entrarono nel mar nostro. In prova di ci allGgano le seguenti ragioni. Dicono primieramente , che i Celti, abitatori alie sponde- dell'oceano ,venerano tra gli Dei in ispecial maniera i Dioscuri; e presso i medesimi h o da remotissimi tempi corre tradizione , che codesti

244

( i ) E degno di orrervasione che dpollodoro non riprova cib che dicesi qui di Mcdo figliuolo di %m, e di Aetu ; e Tsetze lo ha ripetuto ! !

Dei - h o n o loro una volta portati dal' oceano. Dicoty ,


che nelie regioni vicine all'oceano:restano . h o ad ora non poche devominazioni tratte dagli Argonauti , e dai Dioscuri. Dicono, che il continente al di p di Gade mostra manifesti segni del loro ritorno per quella via: percioc&& nel passaggio della Tirrenia trasportati alP isola , che &amasi Etalia , ivi chiamarono dal nome della loro nave il bellissimo porto Argoo ; e tal nome gli rimane fino a di nostri: Dicono, che per simi1 modo diedero il nome di Telamone ad un p; t nella- Etruria , ottocento stadj distante da Roma. o Dicono finalmente , che pvsso Formia d' Italia diedero al porto il nome di Aeta , che ora si chiama Gajeta ( Gaeta ). Ed aggiungono poi , che dalla violenza delle procelle gittati alie Sirti , fu loro insegnato #da Tritone, d o r a re di L , e di che natura fosse quel * mare , e come potessero schivarne i pericoli : per lo che gli regalarono un tripode di bronzo, che aveva certe antiche iscrizioni , e che non ha molto sussisteva ancora presso gli Esperidi (I). N& deesi poi qui omettere di confutare la storia di quelli , i quali di se^^ che gli Argonauti risaliti alle fonti dell' Istro , per uii alveo , che di l scorreva , girono al mare Adriatico. I tempo stesso prova, che costoro pensarono faloo

245

'

( i ) Trovasi ne' codici Esperidi o Euesperidi. I1 Ye~sek'qio, mentre confessa clie la prima denominazione b sostenuta da un pauo dell' autore nel libro X V I I I , pura preferisce il seconde , signende Pausania. Aggiunge poi, 'che la citta Edpoide, o Eucsperide iecondo Tolonunco , e, Stefano, b qneUa , che in seguito fu &Q Perenice.

'348
supponendo, che' l' Istro, il quale oon molte b i i d scarica nel Ponto i e l' altro che ai parta neli' A&, *traggano le loro sorgenti dai luoghi medesimi : peruoccM dopo che i Romani hanno debeliata la nasione degl' Ishiani, si C veduto, che le fonti di quel ?fiume I non sono lontane dal mare pi di quaranta stadj (I). Ond' , che la ~miglianzaM nome B la cagione deii' errose di chi rcrioee cadeste cose.

dosi la catena di monti, che separa I>I a m , ora Danubin ,&i hin-, o d d Quieto, si C dettu francamenta non essere dcdn e l b ~ t di o verosimigiirnxa in favota d A medariipi. Ma di Ata<u muti imboocandosi nel Dannbio non avrebbero potuto r i d i r e p* la Sava, e caricarsi della loro MVC pei non lunghbsimo tratto. che dalla Sava si estende al pih comodo d' due fiumi accennati t e Farli giare con egud pero a b h ,e &se ma&re, 6i1 Tami fina ad uno de' &-di fiomi, che vanno n e F oceano, e poi Arigare di l per tutta la carta d'Europa fim allo stretro. e di l r ) e cora pcl Tirreno, ilbJonio, ed oltre amo a trovare Ic coste della %86aglia , C cosa ben piii difficile a cohcepirsi. Ma l'una. O l' alp r a , tntia verrsbe &a d i r e h e che gli Argoasiiti avnW m p e 1 w d b d' 6ui. &Q djcajsi o p a l i da essi d ' o ritorno.

( I ) Questo b il 3imouo. o il Quieto. Da molti in d t e ?i C p u k t o tra modsrni di queria antica edirioqe ; e conrideran-

8 4 ~

C ;

-CIPIT.O~LO

XXIT.,

@egli Erclclidi. Cmiati di Tmhina si r i c w ~ pmsso. gli Ateniesit Poi,wanuo contm Elwisteo, e . L'~ccidort0, Duello tra I&, ed Eciiamo . c o b morts , del primo. Gli Eraclid abbarulom ancoro il P e

loponnesoi

~1.e d'

Ma ora che abbiamo difhsamente spiegate k awenErcole , e degli Argonauti , I' istituto nostro vtaole , che raccontiamo anche queh de' loro figliiiolii

Diremo dunque , che andato Ercole agli Dei, i 'suoi figliuoli stettero in Trachinia, presso al re Ceice. P & 'quando No, ed alcuni altri furori0 giunti alla eai +ie, Euristeo incominci ad aver p a m , 'che se tutti f o s s h divenuti grandi , lo cacciassero del regno de' Miceni t -quindi delird di fa+ andare esuli da tutta h G e r& A questo intento egli fece sapere a Ceice, che dovesse mandar via d& sua corte gli Eraclidi, e i figliuoli di &&io , ed Iolao , e gli Arcadi , che avevano militab' con E m l e ; mhcciandolo di guem, se avesge r i c u s ~ ~ di fare tal cosa (I). Allora gli Eraclidi , e i loro compagni, veggemdo di non aver forte bastanti per sostenere Ia guerra, presero spontaneamente la risoluzione di abbandonare Trachinia ; e si rivolsero ad altre citai che per potenza e diguita superavano Trachinia, e in quelle cercarono di ottener domicilio. Ma nissuna Ji esse
( I ) & degna ds esime osservata la formola della intimarione do EwLeo htia in questo proposito a Csicc. Ecotea la conservb, b n g i n o ca I' ha prerentata nei rao trattato celebre do1 Sublime.

348

ardi accoglierli; e i soli Attniesi per la naturaie loro eqnit diedero loro un asilo, e ad essi, e ai h compagni assegnarono una sede in Triconito ( I ) , uno de' quattro borghi della citt , che perci si chiama Tetrapoli. Passato dcun tempo, essendo tutti i figliuoli d'E+ d e giunti al pieno vigor della et, e senrendo la fona d' animo , che loro ispirava la gloria del genitore; Euristeo, a cui dava troppa molestia questo loro crescere, mndusse contro di essi un grand' esercito. Ma gli Era&di , sostenuti dall' ajuto degli Ateniesi , essendosi affidati alla tutela d' Iolao, che per canto di fratello era nipote d' Ercole , avendo lui e Teseo ed Illo d a testa, data battaglia vinsero Euiisteo , ed una gran parte distrussero del suo esercito : con questo di pi, che essendosi spezzato 1 suo c m mentre figgiva , Illo 10 mise a morte. In quella battaglia morirono anche tutti i 6gliuoli di E& (a). Avuta pertanto si insigne vittoria di Euristeo , e gi8 la fortuna propizia accrescendo loro i compagni ld' armi , gli Eraclid;, con Iilo a h testa, invadono il Peloponneso. Avea dopo la morte di Euristeo occupato il regno di Micene Atmo , 1 quale uniti a s nella guerra , di Tegea , ed alcuni altri popoli, andd incontro p '
$

(I)

'8tefuno

Tricprinto, secondo il testo corrente : forse snlla fede di , che cita n n Diodoro, tun9altro che il nostro. Migliore t

1' aurorh di Strabone. Vedrassi in appresso, che qoando i Lacedemoni ocorseto raccheg(liando r Attira, rispettarono la Tetrapoli per la grata memoria deli' asilo ivi dato in addietro agli Eraclidi. (a) Questo fat~ob confermato da quanto dicono Euripipidc, ZIOcrats P a n a e r u o , Straknc. dpolbdoro ha riferiti anche i nomi da' figiirioli di Euriarre-

149
agli Eraclidi. Gi d t i si trutarono nell' istmo ; ed l Ilio, sfidando a duello qualunque de' nemici, che volesse baaersi con esso lui , propose per condiziune , che vincendo egli I' avversario , il regno di Euristeo fosse 'degli Ekaclidi; che s'egli s o c c o b , gli Eradidi non ritornerebbero nel Peloporneso p h a di cinquant' anni. Venne a battesi con lui Echemo , re de' Tegeiti ; ma Illo fu morto nel combattimento : onde in forza de' pa* desistendo gli. Eraclidi dal ritantare nel Peloponneso, si ritrassero di nuovo a Tricorito ( 1 ) . Avvenne di poi, che Licimno a suoi figli, e.Tle+ ' mo, figliudo d'Ercole , portaronsi ad Argo, spontaneamente accolti ad abitar ivi da pelli della citt ; e tutti gli a l t i restarono in Tricorito per cento anni, dopo ' il qual tempo ritornarono nel Eeloponneso ( n ) ; e noi, quando saremo a que' tempi , narreremo le loro imprese. Qui diremo intanto , che ita Alcrnena a T+, s poco dopo essendo scomparsa, fu ,dai Tebani venerata come una Dea. Gli altri Eraclidi avendo domandato ,ad
#

, ,

( I ) ii Vesselingio fa qui una osservazione assai giusta. Anticamotite, dic' egli, erano jrequsnti i due& f r a i r e , che avevano q&ed rtions insieme ; erano olcerto pi onerti e Pi comodi a i cittadirii di quello che & sieno i duelk', che mano i privati tra .loro. Egli avrebbe potuto. aggiungere qualche osservazione anche pih impotente ; ma mon ha aggiunto altro che I' avvertenza, che si trova presso il Causabono la racmlsa di un gran numero di dudli di re. (2) 1 testo 1 come 1' a?hiamo, dice si+&' w p i : ma L cerio, che gli Eraclidi non ritornarono se non che cent.' anni dopo questa atto. Vedi Erodoto, e lo Scoliaste di Tucididc ; e tra i moderni ii Petauio. E facile presumere corrotta la lesione d d &sto j O 4 Yesselirrgio ne ha egregiwnte ruggeriy l' emenda.

950 Egimio, figliuolo di Doro, il ,che E r d e gli &dato in deposito., andarono a s a r e . m i D& &. 1Yi .'flepolemo, +h& ebbe acquistata la cittadinanza d'rkgq, venato a certo c0ntrost.0 con Licimnio figdndo- & Ehtrione (i,), ed uccisolo, per p e s t o f t o part da& at' p, e and6 a rifngiaiai in, Rodi. Ckcnp~ano dora queli'isola gli EUeni, adottivi da Triope di Forbamte; s Tlepolemo divise Rodi cogli abitanti in tre @t .ii , e fo& in essa tre citt, Lindo, Jaliso , e C + eonsepito avendo in consi-one della gloria del pidre Pimperjo sopra tutti i Rodj , aiut p i colle armi Agamennone, quando questi andd a c o m b a e

Troja.

Tegeo. Sue prme pmdezze. Sua gita in /lene ov' d - n'conosciuto da Egeo. Sua spedizione a Cvta per umidem il Mtotrscm. Morte ifeie di Egisq nelc Teseo gli s d e , e mgna in Atene. dwentum d Ippolito , e suo fine. F n di Teseo. ie

!a

Ma dopo aver parlato di &rcole e de' suoi posteri, giusto parlare .anche di Teseo, grande e valoroso imitatore delle ~rodezzedi quell' Eroe. Teseo nacque di Etra, figlia di Pitteo, che per opera di Nettuno il concepi ; e fa allevato in ~ r e z e n e , nella reggia del(i)dpauodoro

lo dice figlio di Eleitro~le e di Me&.

Della

sua morte parlimo Pindam, e

lo Scoliarte di 01mw-o.

a811 T m su6 m a b . E tforpti ch> ebbe certi -kgn&, $ &e si suppongono stati' da Egeo iiPscoeti sotto nna pietra ( I ) , pene di andare d Atene: ma nel mentre che Camminava lungo' le coste marittime deil'istnio , gfi
venne m animo viiissimo desiderio di e m h le v*& d'Ernie', e, d' intraprendere apch' egli imprese &p d l d e . La prima prova, a cui si pose, fu veiia di i unazzare Corinete (r), cosi chiamato dallri clava , che aveva , e con cui, pei tutt' armi adoperaridda W& deva i viqpdanti. La seconda prova fu di aihmtarsj con Smi (3), H quale stava n eli' istmo ;e ehe a9ea per & s m e di legare per ambe le h c e h gli nomini, ohi prendeva, a due pini inclinati, poi di rilassarli at to ad un tratto, $cch&da +l'impeto violentemente s q u ~ ciati i corpi de' miseri , morivano essi in mezzo a cnt.. delissimi dolori. Fu la terza quella di ammazzare nel Cr~mxhione una tr6ja salvatica , la quale colla ferocia , e p s s e z n sua portava ad assai persone la morte. Egli , evb! anoora dei mondo Scirone (4). che stava accoracdato nelle rupi dette dal suo nome Sciimidii e che tirando i ~aesaggieri certi dirupi, gii lavassero i piedi, a fona poi di calci li spingeva da qud sassi nel mare presso la cos detta Chelone (5).
~

Pauronia dice, che questi consltevano in m a spada, e ia p j o di siiraletti. I (a) Carni voolei fglinolo di Yulcnno, altrimqnto detto Peti/steVedi dpouodoro e Pawania. (3) PLuarco lo chiamo Sinni, e cod pure lo aveva detto 4ri.r stotib. (4) PZufareo ci ha tramandata l'opinione de' Megaresi rbptto a Scirons. Vqgasi il Teseo. (5) U ~o b alquinto eaouro n08 iatmdadosi kw W D&(I)

aveva, gli ammazzava. Lo stesso fece coli un altro , chiamato Pmuste , che stava nel Coridallo ( I ) dell'Attica; e che a chiunque passasse $' l imponeva di stendersi in un certo .suo letto ; poi se pi lunghi fossero di quello, ne tagliava di membra quanto ne avanzava ; e se pia corti, ne stirava i piedi finchh fossero giuhti a quella lunghezza : per questo appunto chiamato Procuste , quasi s b t o r e , o tormentatore (a). Fatte queste belle imprese Teseo entr in Atene; e dalle cose, che seco recava (3), fu riconosciuto da Egeo. Poco tempo .dopo, postosi a combattere il Toro Maratonio, che Ercole in una deile sue ;"Prese avea da Creta trasportato nel Peloponneso, lo vinse ; e condosse quel mostro in Atene: il quale poi Egeo immol '-dApollo. Rimade, che parliamo. anche della morte data da Teseo al Minotauro ; ma per mettere bene in chiaro il fitto, dobbiamo r4isaire ad doune cose congiwte ai

Lev del mondo gualmetite ad Eleusina Cercione , che .Eraeando gli ospiti a 'lottar seco , vinti che li

doro abhia voluto dire , che Scironc gittava i passeggieri in mare in un luogo chiamato Chelone, e noi diremmo della tcsiuaginc , perche era fama che ivi stesse una testuggine, che l i mangiava; o direttamente che li gittava quasi in bocca alla testoggine stessa. Le parole dell' autore danno 1' uno e 1' altro senso egualmente. i (I) Strabone, Acenen , Eliano Ammonio scrivono Coridnlo (2) Anclie Igiuo d a lo stesso significato al nome di Procuste. Je s badasse alla significuaiune de' nomi greci, ove trovansi originali mente appropriati a persona, o cosa, s' avrehhe la vera idea della cora o persona ; n& tanta oscunth, e tanti errori troverebhonsi nella moria , e nella filosofia. (3) Si sono accewte di sopra.

.'

953
medesimo. Regnd in C*, da esso lui +me cogii Eolj , e i Pelasghi occupata ( I ) , T e ~ a m o nipote per , parte di Doro di: Eliene, fglio .di Deuealione; ed iyi presa in moglie la figh~ola di Creteo ebbe Asterio. Regnando costui , Giove , siaorne si dice ,' pors in Creta sopra un toro Europa da lui rapita in Fmicia; e di essa ebbe tre figli , Minosse , Radamantq , e Sa* pedone. Eump di poi fu presa in moglie da Asteho ( a ) , signor dell' isola; il quaie non aveadoie avuta prole , adottd i figliuoli di Giove , lasciando loro la successione del regno. Radamanto scrisse le leggi pei Cretesi (3). Minosse , sposata Itone , figlia di Lizio , generd Licasto, che giunto al trono ebbe un' altro. Minosse da Ida di. Coribante , al qual Mimsse alcuni danno per padre Giove medesimo. Costui fu il primo tra Greci , che mise insieme un' armata nayaie ; ed C me-. m d i e per avere onenuto l'imperi0 del mare. Avendo poi presi per moglie Pasifae , figlia del Sole, e di Crete, n' ebbe Deucalioue , C~treo Androgeo , , Arianna , e parecchi altri @. Addvogeo , tra questi ,
( I ) Parlasi altrove degli Eolj , e de' Pelasghi ahitatori in Creta. (2) Anche Apolkdoro parla del matrimonio di Asrerw con Europa. (3) Comunemente si dice, che fu Mhosse il legisiatore d i Creta; e-Platorie parla di Rndamanto come di quello, che semplicemente v' ebbe parte. Si pu combinar tutto osservando, che in generale u dice autor delle leggi il principe che le promdga, non il dotto che le compila. ' Cos prova la storia anrica e moderna. S e fii d i mente ad Eforo, Radamanzo precedette di molti anni Minosyi; e questi non fece. che rinnovare , e correggere le l w i , che quegli . v a fatte. m a in questa ruppoGaione Diodore conlonderebbe .le SOSO invece di xyttarnenre espode.

154

ad A h c a l tempo del n Egeo per vedervi le fede selenoi de'panatei, vinse quelli, di' ebbero parte dei giuochi ; e si acquiste lir ,faniigi.riti de' figliuoli di Palhte. Ma Egeo sospettan- . do , che per tal. m m a la casa di Pallante venisee 1 pknder fone, e a pensare di toglierli il regno , m d ei a d' iasidiirgli la vita ; e quindi aU' occasione, C& il giovine portavasi ad una saara solennit, che 4 celebrava in Tebe, per opera de' popolani il fece kvar di vita piesso Eme d' Attico (I). informato Minosae del fatto p a d ad Atene per aver mgione della morte del tlgiio; me come non e gli wile gccordare soddishione alcuna ,intimandoo guerra agli Atenissi, da Giove suo padre i m p d loro Qcciti o fame : n 1' iinp-ione tardb ad avere il suo ef-. fetto; p?rciucch nacque tosto dl;Attica e per tirtta le Grecia grande vidita , e m M i a ineigne di ogni prodotto. Pel qual flagello costemti i principi , tenuto c&glio tra. loro, mandarono ad intemogare l' 0 ~ ~ ~ 0 1 0 ml modo C.allontanare ianta e s s a di diegrazie ; e & i tripode venne la risposta, che bisognava andare a aoraiEaco, figlio di Giow, e & Egipa, e nipote di Asopo, oode facesse voti per la salute comune. Eseguite quanto l'oracolo avea dettw , Eaco fece ci che voleva9 (a) ; e in tutta Grecia la sterilid ebbe fine ; ma non
emendaai paftato
(I) Si osserva, che due eratio ndlyAtrica 1 8 citd di qoist* oqme ,una vicina ad Eleutera, e l'atra vicina a Maratone. Cr+ desi, che qui si parli dalla primi, la quale sui confini dalla Beosia , dava il passo per Tehe a tutti quelli, che dal territorio artico vhgIlinvano verso quest' ultima. (a) f i c o -o&i vittime a Giove EUanio ,o, Panelhnio j e rennare

per,gli Ateniesi. Laonde hrzati s c e rimediogper loto , e ad imptoram i consigli dell' oracdo , questo ordia, che dessero a Minasre la debita soddisfazism per la morte di Androgeo. Gi Ateniesi ubbidiiirono al l &me 3 e mandato a proferirsi a , M i e i ; qnest, ordiordi d loro, che per nove anni dovessero mmdare sette Eanciulli, ed altrettante fanciuile da semire di pmto al Minotauro , e per pih, ae per pM anni il m&ro h' restato in vita. Avendo gli AEeniesi aaattsta la c w o dizione, l' Attica fu liberata d& &, e Minasse s &nne dalla guerra , che lom aveo minaociat.. Ma ' p m t i nove ami; Iii! pi gli Ateniesi mandando a Creta il tributo , il re. venne ' di nuovo con grandi forze navali 4 domandando amore i quattordici CBnciulli &e g i funwio consegnati. Teseo fu della partita; ed l ebbe in animo di porsi alla p v a di & u il Minatauro. Per lo che Egeo ordin al comandante della nave, che andava a Creta, che ae Teseo avesse vinto il Mindauro , al rientrare in porto , ritomaodo, mettesse vele bianche ; e che se aveseeio dovuto soccombere , lasciasse le nere, com'eran dianzi (i). Essendo gli Atec niesi giunti in Creta , - . bellezza di Teseo acmee A1 r h m a , %lia di Minosae , di grande atnore pe giovine ; cos .che avuto egli il modo di pulam alla donzeiia
$,

-iose

pbggie per tutta Gieia. Casi Pautania. dpsiodoro di quella steritirii adduca oayom diverse da quella, che Diodoro ba ' accenmta. (I) FiCniiruto nota, che le nevi, le q u d i portassero bdrii mcttevano vele nere. I giovinetti d'ambi i stilai, che tnspomvansi ul Creta, givano a cerridrima morte.
L

. 256
-1 msigiio ed ajnto di lei ammazd il Minoiamo, e istnrtto dei come uscire del laberinto, sano e salvo W ne ritrasse, e clandestinamente di nottettempo si part d isola, sem conducendo Arianna senza che il a ile W ne awedee. Nel tragitto approd ali' isola Dia, che ora chiamasi Nasso ; e dicesi , che Bacco allora vedendo A r i q (i) , ed,*morarosene la rapisse a Teseo ; ed amandola es&emamente la tenesse in luogo di moglie ; e per questo amore accadde poi , che dopo morta h desse onori immortali, e trasformasse la corona di lei in orna cost$lazione celeste. Ma Teseo , per quel che si racconta, si fortemente si mgusti di tai ratto, che non ricordandosi piii degii ordini di Egeo, entr in porto edle vele nere : laonde Egeo ci6 veduto, e pensando che suo figlio fosse morto , si diede ad una risoluzione eroica bensl, 'ma assai funesta. E m p eioechk salito in cima alla rocca (a) , e per la tristezza di che era preso, non potendo pi vivete, si gett gi di queli' alpzza Teseo, morto lui, succedette nel regno; e governb conforme d e leggi , e molti stabilimenti fece per inmernnto deiia citt: &a i quali tutti nobiiiaio fu quello di ridurre Atene in una Gtt sola, quando prinia era divisa in separate tribd , pih di numero, che di forze potenti. Ed mhtti da .quel
( I ) Alcuni credono, che questo aneddoto M stato Iropato per a assolvere~Tereopresso i posteri dalla taccia di perfido, avendo abbandonata Arianna, sicaome pu vedersi in PCutarco. (2) Pauamia ha avuta la diligenza di notare il preciso luogo della rocca, da cui G e o si gitd. .Il che C ben lungi dall'essere una certa prova del fatto, sapendosi che niolte tradiaioni simili aoa hanno il minimo fondamento.

35j
tempo la grandezza della citt a l d tanto gli animi degli Ateniesi ,' che non dubitarono di aspirare al primato deila Grecia. E bastando ci, che di queste cose abbiamo detto, ora le altre nanvremo, che accaddero a Teseo. Deucalione , che gli altri figli di Minosse superava d'et , unitosi in alleanza cogli Ateniesi, diede in moglie a Teseo Fedra sua sorella ( I ) ; e Teseo mand a Trezene Ippolito, che avuto avea da un' Amazzone , onde fosse educato cola presso i fratelli di Eira. Di Fedra poi egli ebbe Acamante e Demofonte. Alcun tempo dopo Ippolito ritornato ad Atene per iniziarsi ai misterj, fece tal colpo sopra Fedra, che presa essa dalle belle forme del giovine incominci ad amarlo; e poichh rocca da cui potea veder 'riseegli fu partito , ~ l l a zene, essa consacr una cappella a Venere ; e a codesta divozione le fii d'eccitamento l'amore: poi andata con Teseo a Pitteo, sollecit Ippolito. Da cui rigettata, volto l' amore in isdegno , e in odio, quando ebbe fatto ritorno ad Atene accus il figliastro a Teseo , come se tentato avesse di stuprarla. Teseo sospettando, che questa fosse una calunnia , chiam il figlio a discolpaisi; il che Fedra udendo , e mal sicura dell' esito, si a p pic&. Ma Ippolito , che quando ud della calunnia intentatagli trovavasi in corso sul suo carro tanto rest turbato, che non badando pi a' cavalli, e questi esiendosi messi in furia, a un tratto spezzassi il carro ; le redini si ruppero ; e il giovine avviluppato in esse fu strascinato per l h g o tratto , e morto. E poich cosi

( I ) Di questo Deucalione , figliuolo del re 1HZi1aoase. Pkrtarco nella vita di Terso racconta cose diverse da queste.

DIODORO, tomo

II.

7.

perduta avea per amore di castita la vita, i Trezenj gli tributarono onori divini. Teseo di 'poi cacciato della patria per sedizione insorta, fini di vivere in esilio. Ma gli Ateniesi pentiti del fatto , ne trasportarono le ossa, instituirono ad onor suo riti religiosi .come ad un Dio, ed avendo edificato in citta un asilo , dal nome di lui lo chiamarono Teseo ( I ) .

CAPITOLO XXIV.
Primo
milo di

Elena, che

iea

a Teseo. Piiitoo
,
'

lo impegna ad andare seco lui a rapire Prose*


pina. Successo di tale impresa.

Esposte cosi le vicende di Teseo, parleremo a parte anche del ratto d Elena, e del vano attentato di Piritoo , innamorato di Proserpina ; giacch queste cose sono legate con pelle di Teseo. Piritoo, figliuolo di Issione , dopo la morte 81ppodamia , da cui aveva avuto Polipete , portossi in Atene da Teseo; il quale trovato vedovo per la recente niorte di Fedra, co'suoi discorsi eccit a voler rapire Elena, nata di Giove e di Leda, che allora aveva dieci anni (a), e che tutte le donne
( 1 ) Questo fatto segui nella a olim'piede alla occasione, che Cinaone, figliuolo di Mihiade , occup Scirone. (a) Gli E d l i hanno di che battersi i fianchi volendo combinare l'et'di E b n n ne' varj ap.veniment,i d d l a sua viia. Tenendo conto d i cib che molti d'.essi dicono ,quando i vecchioni trojaui I'ammiravano come un portento di.bellezza, perdonando in loro cuore a Paride di avere conducendola seco esposta Troja ad una certa ruiM, essa non aveva me110 di 80, o 90 anni. fi non era pih ii

7;.

,
l

a59

d ogni paese superava in bellezza. Partirono adunque '


con qualche drappello di compagni per Lacedemone; ed ivi trovata corhoda occasione rapirono Elena, come preda comune, e la portarono ad *4tene. Venendo poi a volerne decidere il destino , si riportarono alla sorte, pattuendo fra loro , che quegli, a cui fosse toccata, dovesse ajutare il compagno fedelmente, in mezzo a qiialunque pericolo , a trovarsi una moglie. Datisi su di cih giuramento, Elena tocc a Teseo: la qual cosa mal soffrendo gli Ateniesi, egli per timore del loro disgusto la depose in Atidna , citt deli' Attica , e la diede in custodia ad Etra sua madre, ed ai pi notabili amici suoi. A Piritoo intanto venne il capriccio di aspirare alie nozze di Proserpina , e domand a Teseo , che volesse prestargli P opera sua' volendo andare ad acquistarla. Teseo cominci d i principio a dissuaderlo da tal tentativo , ed a litrarnelo facendogli sentire, come il pensier suo era eccessivamente nefando : ma Piritoo instava sempre pi; e Teseo rispettando il giwmento dato infine si risolvette di seguirlo. Andarono dunque alla reggia di Plutone , e furono pel sacrilegio , di che si fecero rei, messi in catene: ma Teseo ne fu poi sciolto da Ercole , e andossene : Pirito vi rimase ; e sconta in tormenti , che non cesseranno giammai , la sua ernpiet.
tempo, in cui donne di qnella et feaero innamorate di s i re di Gerurn, e di Egiuo! Del resto non b meno strano il pmsiere del Yessefingio , il quale sul supposto, che Teseo avesse cinquant'anni. trova difficolt a concepire come pretendesse di accapararsi nud fanciulla per averne poi opportunamente de' figli. Per giustificare il detto Yuselingio bisogna ricordarsi ch' egli eri o l m d ~ e .

160
Vi sono per scrittori , i quali dicono , che n& i' uno , nk l'altro ritorn di la. Intanto i Dioscuri fratelli di Elena , assaltando Affidna con molta truppa , e presala e demolita, ne condussero via Elena ancora vergine; e con +essa tra te prigioniere anche E h , madre di Teseo.

CAPITOLO XXV.
Di Lajs, e di Edipo. I Seue a Tebe. Esito della loro impresa
'

Ma dopo avere di queste cose detto quanto occorreva , diremo anche dei sette Capitani , che andarono a Tebe, prendendo dai loro principi le cagioni di quella guerra. Lajo , re dei Tebani , aveva presa in moglie Giocasta, figlia di Creonte. Passato assai tempo senza averne prole , consult 'l'oracolo , ed ebbe dalla Pizia in risposta, che mal sarebbe per liii l'aver figli, poichh qriello , che ne avesse , sarebbe stato ~arricida e in, "alta avrebbe in funeste disgrazie tutta la famiglia. Lajo non si ricord molto dell' oracolo , e gener un figliuolo. Per, nato che f u , foratigli i piedi, lo espose, onde gli venne il nome di Edipo. I servi, a cui il re dato aveva il fanciullo da esporre , pensarono ci non doversi fare ; e lo diedero in dono alla moglie di Polibo, la quale non era atta a partorire. Venuto il tempo, in cui Edipo era gi cresciuto alla et d'uomo, Lajo si avvis d' interrogare il Dio sul bambino in addietro esposto; ed Edipo da qualcheduno awertito t

'

( I ) , and a domandare alla Pizia quai fossero i veri suoi genitori. Ora accadde , che incontrandosi l' un l' altro nella Focide , Lajo superbamente comandd ad Edipo , che gli desse la strada ; e questi montato in collera, nulla sapendo, che I' altro f y e suo pad1.e , ammazz Lajo. Circa quel tempo dicesi , che una sfinge , che 6 certa fiera Xifor me , venne a Tebe , e propose un enimma da sciogliere a chiunque volesse mettersi in tale impegno ; e sieconfr. molti, che per la troppa ambiguit della p~oposta non seppero spiegar l'enimma , erano stati da lei uccisi; finalmente fu offerto un tal premio a chi lo spiegasse, che giupendo a tanto avrebbe avuto colla mano di Giocasta anche il regno. Ma nissuno ancora trovavasi, che potesse indovinare la cosa; ed Edipo solo fu quello, che sciolse l' enimma , il quale era questo : qual' la cosa , ch' bipede , tripede , e ,quadrupede? Edipo, mentre tutti esitavano, disse questo essere l' uomo , il quale ne' primi anni della infanzia va con quattro piedi ; cresciuto in et con due; e ridotto alla decl*epitezza, prende in soccorso delIa debolezza sua un bastone. Allora la sfiuge , secondo la favola, si precipit da una rupe; Edipo sposd la madre che non conosceva; e da lei ebbe due figliuoli, Eteocle (2) e Poliuice , e due figliuole, che firono Antigone ed Irinene. Questi figli, giunti che furono a matura e t , infor-

ch' egli. era un figlio supposto

(1) Sofoclc dice, che ad Edipo fu' farto in Corinto q a r ua. provero. [ I ) Sofocle suppone Eisock figlio m k e .

rim-

rr6 1
mati dal delitto domestico forzarono Edipo a non pia mettere piede fuori di casa a cagione della granb turpitudine del fatto ; e tra lole convennero di tenere il regno alternativamente di anno in anno. Quindi Eteocle , che era il maggiore , prese le redini del governo pel primo ; ma passato I' anno no1 volle cedere al fratello. Polinice &l canto suo non cess di domandare qu nto spettavagli ; e non avendo potuto ottener nulla, si ritir in Argo presso il re Adrasto , in quello stesso tempo, in cui in Argo pure presso Adrasto er;, andato a ricoverarsi Tideo, figliuolo di Oeneo calidonio, dopo avere arnazzati i suoi cugini Alcatoo e Licopeo (I). Adrasto cortesissimamente accolse l' uno e l' altro , e tratto da certo oracolo diede loro per ispose due sue figlie, cio Argia a Polinice, e a Tideo Deifele. E Wme codesti due giovani seppero ingerir di & buon concetto, e al re diedero non volgari prove di loro vii-th, Adrasto promise ad entrambi di condurli ale loro pac; trie. Ed incominciando a cercare il modo di far restituire a Polinice il regno avito, mand ambasciador suo ad Eteole Tideo, il quale dicesi, che per istrada fosse sopraffatto da cinquanta uomini, che Eteocle spedi a tendergli imboscata. Ma Tideo ebbe la buona sorte di ammazzar~,tutti, e di ritornarsi fuori d' ogni aspettazione ad
(1) k p e s t o , un punto d i storia imhrogliaiissimo per le contraddizioni, che scorgonsi fra cjuanii hanno parlato di questi fatti. ApolL>doro rammernora chi disse, che, Ticko ammazz Alcacoo, suo zio ;ed altri, che scannb i figli di suo zio Melanide, u a quali per uon conia nb ALcaroo , nb Licopeo ; e che Pereci* in ispefosse OLrio, suo fratello. zialit pone che I' ammazzato da T ~ d e o d k a t o o , o Licopeo, c u g i i d i Tideo, u a n o figi d i &io.

h disporre quanto era necessario per la spedizione ; e indusse a pender seco parte nella guerra, che meditava, Capane0 , Ippomedonte , e Partenopeo, figlio di Atalanta di' Sceneo. Polinice dal canto suo fece lo steso con Amfiarao indovino, mettendo in opera ogni genere di persuasione perch& andasse a d i t a seco sotto Tebe : il quale per stava saldo in non volervi andare , consapevole per la sua prescienza, che sarebbe morto in guerra. Ma Polinice prese una' collana d'oro , che i favoleggiatori dissero stata donata da Venae ad firmonia ( i ) , e la regald d a moglie di Amfiarao , perch* inducesse il marito a preiidere parte in quella guerra; e fu opportuno i1 momento, perciocchb conteudendo insieme Adrasto e Amfiarao del regno ( a ) , erano rimad d'accordo , di rimettersi al giudizio di Erifile, sorella di Adrasto, e moglie di Amfiarao : laonde questa aggiudic il regno ad ..4drasto, ed impose ai marito la necessit di andare alla guerra di Tebe. Amfiarao adunque , non ostante che vedesse d essere stato tra' ' dito daUa moglie , s indusse ad andare alla guerra cogli altri: ma prima ordin ad Alcmeone, suo figliuolo, che quando egli fosse morto, avesse da trar vendetta di Erifile ; ed infatti obbedendo ai comandi del padre,
(I! Si vedrA nel libro v, che 1'.4otore fa entrare anclie Mirietva nella storia di questa collana : forse , dice il Y e r s e l i t ~ ~ i operehb , data ad Arnionia da Yenere la collana, e il peplo da Minerw tutto poi prendesi facilmente in complesso; e copfondesi, come se una cosa valesse l'altra. I lettori ne giudichino.' ( 2 ) La cagione, e l'origine di questa lite vengono esposte da Pindar0 , e da Apohdoro.

Argo. Adra~tocome-ud l'accaduto, si mise

cosmi ammazzd la madlo , onde poi per rimorso dell' atroce delitto venne agitato dalle furie. .Adrasto intento , e Polinice, e Tideo con quei quattro capitani , Amfiarao , Capaneo , Ippomedonte , e Partenopeo , andarono con grosso esercito a portar la guerra a Teb ; nella quale Eteocle e Polinice feritisi scambievolmente morirono; e mori pure Capaneo, rovesciato dalie scale, per le quali tentava di ascendere le mura ( t ) ; ed Amfiarao fu iiighiottito col suo carro dalla terra , che gli si apri sotto in gran voragine. quella guerra penimono l del pari gli altri Capitani , fuori che Adrasto ; ed incredibile strage fu fatta de' soldati , che i Tebani non permisero , che tolti fossero del campo per seppelliili. Adrasto adimque lasciatili insepolti ritorn ad Argo ; e mentre nissuio ardi moversi al pietoso ufficio, gli Ateniesi soli , che in umanii vincono tutti, prwro a dar sepoltura agli uccisi presso la citt di Cadmo. <Questo il fine ch' ebbero i sette Capitani iti a fai. guerra a Tebe.
( i ) Yegezio ha detto, che Cupaneo fu il primo ad usare le scale nell' assa!to delle citt. Sarehhe rtata pih prudente cosa dire , che Cnpanro fu. il primo , che si sappia avere usate scale a tal6 intendimento. A quanti passi di scrittori mche gravissimi starebbe bene questa emenda!

CAPITOLO XXVI.
Degli Ep%oni, o fi,liuoLi dei S e ~ t e .Assaltano i Tebani, che abbruadonano la loro citt. Notizie intopno agli Eolj. Irnprese di Salmoneo. Antenati di Nestore. Ma i figli degli uccisi, che chiamansi gli Epigoni ( I ) , volendo far vendetta della morte de' loro genitori , uniti insieme di coraggio e di forze deliberarono di portar guerra1 a' Tebani ; e dal tripode d' Apollo ebbero per norma, che ne facessero capo Alcmeone: il quale avutane la nomina, volle sapere dal Dio quanto occorreva si per Ia spedizione contro i Tehani , che pel gastigo, che dovea dare alla madre. Ora il Dio lo avverti d dover k1.e l'una cosa e l' altra; e in quanto a ci, che riguardava la madre , univasi la ragione, ch' essa non solo avea accettata la' collana a ruina del padre di lui, ma si era inoltre lasciata coix-ompere col peplo ad esizio del figlio. Era questo peplo , come pur la collana, un dono, che in addietro Venere aveva fatto ad Armonia, moglie di Cadmo ; ed Erifile avea avuta la collana , siccome si & giA detto , da Polinice , e il peplo da Tersandro , figlio di Polinice , perch&inducesse il marito & suo ad ahdale alla p . &a Alcmeone non solo lev truppe dalla citta degli Argivi , ma ne trasse molte anche dalle citt vicine; e con tutte esse marci6 contro i Tebani ; i quali usciti a combattere, fuwi un' aspra
( i ) Fu r p e i ~ o u n soprannome di nohilrii dato per e c c d u u a . C o h dpouodoro , Pindaro Pawana eo .

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battaglia , che fini colla vittoria dell'esercito di Alcmeone. I Tebani vinti in battaglia , e spossati per la grande mage de'lom concittadini, vedendosi fuori di stato di resistere al nemico , n& avendo pid speranza di salute, presero consiglio dall' indovino Tiresia per sapere cosa loro restasse a fare; e Tiresia ,disse, che uscissero della citt: questo solo essere il mezzo che avessero onde rimaner salvi. Cosl fecero i Tebani ; e lasciando la citt vuota , di nottettempo fuggirono in certo contado di Beozia, che chiamasi Tilfossio. Gli Epigoni presa la cittd le saccheggiarono, ed essendo caduta in loro mani Dafne, figliuola di Tiresia , essi per voto, come primizia del bottino di guerra, la consacrarono in Delfo. Questa donzella non fu men valente del padre nella scienza d' indovinare; e mentre stette in D e l f ~ ,fece in essa grandi progressi; essendo veramente P indole sua mirabile, ed avendo data opera a scrivei-e con singolare artifizio rarj oracoli. Da essa non pochi carni prese Ornero, trasportandoli ad ornamento della sua poesia. E perch spesso gittava le sorti i~ivasatada spirito divino, ebbe J cognome di Siilla ; pei-ciocchk l' essere ispirata dal nume in uno de' dialetti de' Greci dicesi sibillare, che 4 quanto fai. la Sibilla (i).
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I
I

(i) Il sibilo, e il ribillur nostro, o Iidno. avrebb' esso qualche rdaiione al sibillars de' Greci nel senso qui accennato? Per esso noi inleudiamo il fischio, o il fischiar de' serpenii. Forse in mezzo alle contorsioni sue convulsive l i Sibilh, o Piionessa , mandava fuori talora delle roci simili a quelle del serpente! Le~gitorijmiei! r'b uno fra noi, che nominando la Sibilla intenda di dire la donna cheJschiai~a come un rcrpente P Eppure voi non dite nuiia di pi8.

9671 Finalmente avendo gi Epigoni mandata felicemente a l termine la loro spedizione , ritornarono alla patria carichi di molto bottino. De' Tebarli rifugiatisi in 'J?ilfossio, mori Tiresia, il quale, avuta magnifica sepoltura, fu dai Cadmei inabato agli onori divini. Essi poi, lasciata Tilfossio, n invasero i Doriesi , ed avendoli vinti i battaglia li cacciarono della loro terra patria; e per qualche tempo la occuparorio eglino medesimi : poi una parte restd ivi ferma, ed una parte ritoiad a Tebe con Creonte , fglio di Moneceo , il quale allora aveva il supremo comando. I Doridi cacciati del loro paese in seguito vi ritoruai.ono, ed abitarono Erineo , e Citinio, e B w . Ma prima di questi tempi Beolo , figlio d' Arne, e di Netmno , ito nel paese che allora chiamavasi Eolide , ed ora si dice Tessaglia , chiamd Beoti i-suoi c o m p gni. E qui B necessario , che di codesti Eolj diciamo in particolare qualche cosa, seguendo le antiche memorie. Ne' tempi andati una parte de' figliuoli di E010 , il quale fu dal canto di Ellene nipote di Deucalione, visse ne' luoghi dianzi acceuuati. Ma fu Mima, che fermatosi nella Eolide, vi regn. Di esso fu figlio Ippote, ch'eb.be da Menalippe Eolo ; e la figlia di Eolo , di nome Aime, ebbe da Nettuno Beoto. Eolo non credendo, che la gravidanza di Arne fosse opera di Nettuno, ma attribuendola a colpa della donzella , la ,consegnd ad un ceib Metapontino , ospite suo , ivi per accidente capiiato, onde la trasportasse alla sua citt. Il che seguito, Arne vivendo tra i Metapontini partor Eolo e Beotg ; i qnali quel Metapontino, non avendo figli, per sugl

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gerirnento di certo oracolo , adotti>. Questi giunti alla et virile , essendo nata sedizione in Metaponto , colla fona si fecero signori della citt. Poi sorta discordia tra Arne , ed Autolite , moglie del Metapontino , essi sostenendo la madre ammazzarono Autolite: il qual fatto mal sostenendo il Metapontino , eglino allestite alcune navi , colla madre, e con non pochi amici partirono di la ; ed Eolo occup nel mar Tirreno le isole , che dal suo nome diconsi Eolie, e fond la citt di Lipari: Beoto andato ad Eolo , suo avolo materno, h da esso tenuto in conto di figlio; ottenne il regno della Eolide; e il paese chiam Arne dal nome della madre, e dal suo ne chiamd Beoti i popoli. Itono , figlio di costui, ebbe quattro figliuoli , Ippalcimo , Elettrione , Archilico , ed Alegenore. g a Ippalcimo nacque Peneleo , da Elettrione Leito , Clomo da Alegenore ; e da Archilico nacquero Protenore, ed Arcesilao ; e tutti questi militarono sotto Troja , come capitani dei Beoti. Cosi spiegate queste cose C' ingegneremo di parlare di Saimoneo, e di Tiroue, e delia loro prole sino a Nestore, uno della spedizione trojana. Questo Salmoneo era figlio di Eolo , nipote di Eilene , e pronipote di Deucalione. Partitosi egli dalla Eolide con gran numero di Eolj , si fece signore di un tratto di paese dell' Elide presso le sponde d a Alfeo , ed ivi fond una citt detta dal suo nome Salmonia ; e presa in matrimonio Alcidice , figlia di Aleo , n' ebbe Tirone , assai bella : poi morta Alcidice, prese Siderone, la quale , come madrigria , fu con Tirone di animo - avverso. Salmoneo , essendo petulante cogli uomini , ed empio cogli Dei

cadde in odio de' suoi , e . finalmente pcl suo disprezzare gli Dei veune da Giove fulminato , e 8' abbruci. Tirone, ancor vergine fu cara a Nettuno , che la fece madre di Peia, e di Neleo : indi data sposa a Creteo, pais tori Amitaone, Ferete, ed. Esone. Morto Creteo, Pelia e Neleo vennero a lite tra loro pel regno ; e Pelia ebbe Iolco , C le teriv vicine in sua parte ; e Neleo presi seco Melampo, e Biante figli di Amitaone e di A,glaia ( I ) , e varj altri Achei, Ftioti, ed Eolj, condusse 1' esercito nel Peleponneso. Ivi Melampo , essendo vate, restitili 'il senno alle donne, che vi trovd prese dal furore di Bacco (2) , e per tale buona opera Anassagora, re degli Aigivi , e figlio di Megapente , gli don due porzierii del regno. Melampo, preso a compagno nel regno il fisatello Biante, trasferi la sede in Argo; e fatto mati-imonio con Ifianira, figlia di Megapente, ebbe da essa Antifate, Manto, Biante , e Pronoe. Di Antifate , e di Zeusippe , figlia d Ippocoonte , nacquero Oicle , ed ' Amfalce. Da Oicle e da Ipermestra figliuola di Tespio, nacquero Ifianira, Polibea, ed Ainhrao. Melampo ad~ui-

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(I) ApoUodoro invece di Aglaia pone Idonrene, figlia di Abants. (a) Delle donne argivc prese da1 furore d Bacco parla anche ( Pausania. Ma come le guari Me&nipri nelL qualita, che qui se gli attribuisce di vate! E facile dire, che nc sed gli spiriti agiiaii , cantando loro canzoni di ritmo assai temperato. Ma non potrehbs piultosto essere stato indovino , o vaticinatore, che vogliim dire, presa in tal largo senw questa parola, da signihcare la rivelaaions di una malattia che quelle donne avessero, la quale tal1 ora ha assaltate molte donne anche de' tempi moderni ; ed in conseguenza averne indicato il rimedio P Prego il primo medico, che prenda a commentare le opere di d s l r u c , a considerare questo fitto.

T e , e Biante , e i loro post&, ebbero i questa man niera parte nel regno degli ArgiM. Neleo poi con , che l' avevano seguito , entrato nella Messenia , che dagli indigeni gli fu conceduta, fabbric Pilo ; e regnando ivi , da Coride , figlia di Amfione tebano , che prese in isposa , ebbe dodici figliuoli ; tra i quali il maggiore di et fu Peridimeno, e Nestore quello di minore eta; trovatosi poi alla guerra di Troja. E tanto basti intoinb ai progenitori di Nestore , per contenerci entro i giusti termini.

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C A P I T O L O XXVII.
Storia de' Lapiti e de' Ce-i.
Ora dobbiamo soggiungere alcune cose in particolare ot anche intorno ai Lapiti , ed ai Centauri. Mli furono i figli di Oceano , e di Tetide, siccome .rammentano le cronache, i quali si distinsero co'nomi di fiumi. Tra questi fu Peneo, dal quale nominato un fiume in Tessaglia. Questo Peneo congiuntosi alla ninfa Creusa gener Ipseo , e Stilbe ; e da questa Apollo ebbe Lapite ( I ) , e Centauro. Lapite dimorando sul Peneo , signoreggi il paese vicino a quel fiume ; e presasi a moglie Orsinome, figlia di Eurinomo, h padre di due! figliuoli , Forbante , e Perifante , i quali dominarono que' luoghi (a). Tuttn la gente de' medesimi ebbe cosi
( I ) Stefana d i per padre a Lapite un P e r f i n t e : forse Perifante fu marito di Sfil6e. (2) Forbante poi and in Rodi; ed Attore suo figliuolo, e i diwcnden~idi questo, ebbero parte nel rqpo di Elide. Cosi Plutsania-

la denominazione di Lapiti da quei Lapite. Forbante , figlio unico di Lapite , and in Oleno di dove, chiamato poi in suo ajuto da Alettore , re di Elide , il quale temeva la signoria di Pelope, uscito venne messo a parte del regno. Da lui provenne1.o Egeo ed Attore , che in seguito ottennero il regno degli Elei. L'altro figliiiolo di Lapite, Perifaute, da Astiagea, figlia d'lpseo, ebbe otto figliuoli, il primo de' quali, di nome Anzione , ebbe Issione di Perimela, figlia di Amitaone. Esione promettendo regali magnifici ottenne da Esioneo in isposa la figlia, chiamata Dia, dalla quale ebbe Piritoo: ma come non mantenne le promesse alla moglie, Esioneo gli sequestr i cavalli ; ed Issione col pretesto di voler soddisfare al debito, chiamato a d il suocero, lo cacci in una fossa piena di fuoco: dal quale crudelissimo e primo delitto di ~arricidio da cui nessuno , poteva assolverlo , Giove finalmente il liber, siccome portano i racconti favolosi. Ma costui innamoratosi di Giunone, ebhe il coraggio di f w e una dichiarazione alla Dea , e di tentarla allo stupro. Laonde Ciiove dato ad una nube le sembianze di Giunone, questo spettro gli appi.esent , col quale Issione congiuntosi venne a procreare i Centauri simili agli uomini. Ma finalmente per la enormitA ,de' peccati legato da Giove ad una qiota , dopo morte sopra essa ' punito con eterni top '

=7=

*ti.

Altri dicono , che i Centauii educati dalle Ninfe nel P&o , quando furono adulti si congiunsei.~ con cavalle, e generarono la bifornie razza degl' Ippocentauri, com' essi li chiamano. Alcuni affermano , &.si

27%

i figli di Nefeie e d' Issione centmi , p1y:hk essi furono i primi, che imparassero a cavalcare cavalli, d'ond e ebbero il nome d' lppocentauri ; e cosi nacque la
favola della doppia loro natura. Costoro , essendo del medesimo sangue, chiedevano a Piiitoo la loro porzione nella signoria paterna ; e come non bad alle loro domande , a lui e alla gente de' Lapiti fecero guerra. La +e essendo terminata , Piritoo sta& per celebrare le solenni sue nozze con I~podamia, figliuola di Buto ( i ) , invit Teseo, ed i Centauri: ma questi ,pieni di vino vollero stuprare per forza le donne, ch' erano intervenute al convito ; ond' 15 che Teseo , e i Lapiti per tal nefanda ingiuria irritati, non pochi ne ammazzarono, e cacciarono gli altri in bando della citt. Per questa ragione tutta la razza de' Centauri mosse guerra ai Lapiti ; parecchi de' quali e$sendo restati rnoni, gli altri che la fortuna d e h guerra laki superstiti, furono iostretti a fuggire in Foloe d'Arcadia. Per alcuni di essi scappati a Malea , restarono ivi. Per tal vittoria i Centauri insuperbitisi , incominciarono con iscorrerie a molestare il paese all' intorno , svaligiando i Greci , che passavano vicino ai loro luoghi ; ed anche ammazzando molti degli abitanti limitrofi.

( I ) Ho accolta la correzione del Palnrerio , che mette BUCO in luogo di Bista, essendo stata la stirpe di Bluo assai illustre in o Atene. .I1 ~ e r r e ~ i h g il'ha approvata , e poi non seguita. Egli qui si b limitato ad osservare un errore in Plucarco, il quale nel Teseo nomina Deidamia invece d'lppodamia. Ringrariamolo anche di questa

D Es+o, i
Ampo

, Ja

e de' suoi jgliuoli. Delk f;gliuok di una delle quali disce~em AchUe ed

Aue jc.
Spiegate d e s t e cose narreremo di &culapio, e della sua posterit. Dicesi nato Esculipio di Apollo e di Coronide ( I ) ; e come ebbe grande ingegno, e forza di mente, con molta attenzione si applic alla scienza medica, e molti rimedj trovd per guarire gli uomini delle malattie : nel che tanta gloria acquistassi , che , come quasi per miracolo diede la sanit a molti ammalati, che disperavano di omnerla , cosl fu creduto che molti ancora richiamasse alla vita dali' in@rno. Per questo favoleggiasi , che Plutone lo querelasse d' innanzi a Giove perchc! col suo medicare veniva a diminuire il ot, numero de' m r i e lo accusasse di levare al regne infernale una parte della sua potenza : di che degnato Giove con un d p o di fulmine ammazz Esculapio. Ma del fath di Giove non meno si sdegn Apollo; siah& voltosi ai Ciclopi , li uccise per essere quelli che a Giove aveano fabbricato il W n e : e Giove irritato del fitto di ApoUo, in pena di tanta tementa P obblig a servire mercenario ad un uomo. Di Esculapio sono figli Macaone , e Podalirio , che ben istruiti nell' arte del padre loro, si trovarono neli' esacito di Agamennone, 'quando egli andd a Troja. Ed in quella guerra fiu>no
(i)Praw

PPIWI~ alcuni diaiio ad Escuiupio i u ~ madre diremar r


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DIODORO, tomo I l .

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974
di. molta utilit ai Greci ( i ) ; e p c M con singolare industria curavaiio i feriti neUe battaglie, molta gloria i.irrassen> pei liuoni servigj prestati , cosi che furono a distinzione degli altri per lo esimio vantaggio che avessi della loro arte, fatti esenti dal prender parte ne' combattimenti, e da altri pesi , e carichi. Ora il diseor90 dee volgersi aiie figiiuole di Asopo, e ai figliuoli di Eaco. Oceano e Tetide, secwndo le favole, tra gli dtri molti figli che ebbero, celebri pei nomi di fiumi, ebbero Peneo ed Asopo. La sede di Penm fii nel paese, che ora si chiama T , + e del nome suo nobiiiti, il fiume, che ivi mm. Asopo abitando in Fliunte, ebbe per mogiie Metope (a), figlia di Ladone, la quale gli pariori due maschi, Pdesgo ed Isrneno (3), e dodici femmine, i nomi delle quali no , Cercira , Salamide , Egina , Pirene , Cieona , Tebe, Tana,-, Tespia, -4sopide, S i n y ,' Aenia , e Calcide. De' figli Isrneno and a stabilirsi in B e d a presso il fiume , che porta il suo nome. Delle figlie, una, che fu Siriope , piaciuta ad Apoh , e da lui ra( I ) Lo stesso dice di essi Zlorneio Ceho, osservando per, che Omero non li fa presur opera n& nella pestiknaa, nb in altri generi di malattie, ma soltanio nelle krite riportate ne' comhat~imenti. 11 che vuol dite, che piohahi1men.e uoo erano se nou chirurghi ; a che un semplice c h i r ~ i r ~ o , nulla di piii, era Escukzpio. e (a) P i d r o poetaudo ha sitpposto che Metope, figlia di &done, 8posPme I' Ar q o , che scorre presso 'Tehe. (3) Rpollodoro d ad *uno de' figli di Asopo il nome di P e k gonla. lnoltre gli da non dodici, ma venli figliuole. Pare almeno. che ne avesse pia di dod~ci poichb Diodoro medesimo poco a p p r e w nomina drpitm ed Erodo& parla d i Era, od Ocroe.

, 2y5 ,m pita ,,fu condotta;a3~"luop, 6ve ora 6 Sinope , che da ki ebbe il nome; e da lei e da Apolio nacque Si-

ro ( t ) , che domin sul p0p010 de' Sirj , cos chiamato da lui. Cercira fu da Nettnno portata in Corrira, isola , che anche oggi ritiene il. nome di lei. Da essa e da Nettuno nacque Feace, onde venne la bro denominazione ai Feaci. Egli fu padre di Alcinoo , da cui Ulisse fii ricondotto ad Itaca.' Nettuno rapi eziandio Salami, che trasport nell'isola, che ha il suo nome , e n' ebbe in figlio Cencreo , che fu re di qiiell' isola, chiaro per valore, avendo ucciso un serpente di enorme gi-andezza , il quale faceva strage degli isolani. Egina da Fliunte rapita in Egina , che da essa ebbe il nome, e fatta madre da Giove , partod Eaco , ile dell' isola, divenuto poi padre di Peleo, e di Telamone , il primo de' quali con imprudente tiro del disco ammazz Foco , suo fratello di padre , ma natod'altra madre ; e pen questa morte obbligato dal p d r e ad andare in esiio, portossi nel paese della Tessaglia, che ora chiamasi Ftia , ove sciolto dal peccato da Attore , che n' era re , succedette a lui , che non avea figli , nel regno (a). Da Peleo e da Tetide nacque
( I ) Lo Scolirurs di Apollono Rodio , e Piutarco nel h u l l o , dicono la stessa cosa di Sinope, e di Siro. (1) Secondo Pausania l'uccisione di Foco fu da Peleo commessa di tutt6 proposito per vendicare la madre dall'ingiuria di una rivale odiosa. Apollonio perb dice lo stesso che Diodoro. Una difficolt pia forte nasce dal dire che fa 'i autore, che Attore non area figli, quandn si se, che aveva avuto Menesio padre di iJatroclo. Si aggiunga, cbe secondo ApoUonio Pelio and a F ~ i a da Ewizione, figliuolo di AttoreI e ne sposb la figlia, e con essa ehbo

276 m Achille , che combattd Troja insi-6 ion Agammmnei Telamone , . profugo anch' egli da Egina , approd in Salamina , ed ivi sposata Glauce figlia di Cencreo ,principe de' Salaminj ottenne la signoria d quell' isola. Egli i dopo la morte di Glauce prese per moglie da Atene E r i , figliuola di Alcatoo , da cui ebbe Ajace , stato poi anch'egh alla impresa di Troja.

Di Enomao , e d Ippodarnia: come Pelope la spoCasi di Tantalo. Sventure di Niohe. Stirpe de' Principi d Tmja
sane.

Ora verremo alla storia di Pelope , di T a n d o , e di Enomao. Ma necessario prenderla assai da alto , e notarne diversi capi. In Pisa , citt del Peloponneeo ,
Marte ebbe Enomao da Arpina figliuola di Asopo. Enomao ebbe una figliuola sola , che fu Ippodamia;

ed avendo chiesto all' oracolo , quando egli avesse da morire, ebbe in risposta che sarebbe morto quando sua figlia fosse andata a marito. Laonde paven- .
tando le nozze di lei, la dedic a verginit perpetua ; gacchh pensava questo essere il mezzo solo , per ~. potesse sfuggire il pericolo della morte. E siccome molti intanto domandavano la mano d' Ippdamia , egli pro-

pim nel regno. Il Vessclingio risponde, che o Diodoro ha rbagliato , o ha seguito memorie, come fa sovente , diverse da quelle, sulle quali si oono fondati gli dtri. Che T' b da opporre al dotto YsrraLingio?

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pose ai pretendenti una prova, per la quale perdesse la


vita quegli, che non vi riuscisse, e dovesse poi sposare la donzella chi ne fosse m i t o vincitore. La prova h una coma di cavalli da Pisa fino all' altare di Nettuno nell' istmo di Corinto , con che la mossa si facesse nella seguente maniera. Enomao sacri6cherebbe a Giove un ariete ; e intanto li pretendente sarebbe salito sul carro tratto da quattro cavalli; e finito il sagrifizio anche il re sarebbe montato sul suo cocchio guidato da MiF tilo , e colla lancia inseguendo il pretendente, lo avrebbe trafitto, avvenendogli di raggiungerlo. In questo modo attesa la velocit de'suoi cavalli , raggiungendo costantemente i ret tendenti che pur erano partiti prima, il re ne ammazz parecchj. Venne a Pisa anche Pelope, figliuolo di T a n d o ; ed appena veduta Ippodamia , de' siderd d averla a sposa. Percid pens di corrompere con denaro Mirtilo , guidatore del c m di Enomao , onde gli procacciasse la vittoria; e coll'ajuto di costui giunse infatti prima di Enomao all'altar di Nettuno nell'istrno. Questi considerando essersi gii compinto il detto dell' oracolo , all' angustia di cuore unitasi la disperazione, si diede di sua mano la morte ; ed in questa maniera Pdope colle nozze d' Ippodamia s' impadroni del regno di Pisa. E poich era uomo forte e prudente, essendo a poco a poco cresciuto in potenza giunse in fine a porre sotto il suo dominio molti popoli della Penisola, e la chiamd dal suo nome Peloponneso, che 4 dire isola di Pelope. Ma giacch s' fatta menzione di Pelope , B d'uopo che aggiungiamo anche qualche cosa intorno a Tanta10 ,

suo padre, onde non sembri, che tralasciamo m d 4 gna di memoria. Tanta10 , figliuolo di Giove fu illustre per ricchezze e per gloria. Egli abitavo la provincia d' Asia, che ora chiamasi Paflagonia ; e per la chiam z a della. schiatta proveniente da Giove , dicesi che fosse caro anche agli Dei. Ma non k d o della sua felicita con quella modestia, che B debito dell' uomo, essendo ammesso alle tavole degli Dei, e a vivere famigliamente con loro ,.rivel. ai mortali i loro secreti : ond' 6 , che della temerit sua fL punito da vivo, e morto favoleggiasi che fosse chiuso cogli empj dannati, ed ivi martoriato co' tormenti di un supplizio eterno. Di lui nacquero Pelope e Niobe, la quale partori sette masclii, ed altrettante femmine di egregia belleaza. Pel qual numero di figliuoli Niobe insuperbita , spesso soleva gloriarsi , che Latona nella felicit de' parti era vinta da lei. Le favole dicono, che provocata a sdegno per tale temerit la Dea , ordin ad Apallo' e a Diana , che avessero l' una le figlie, i figli l'altro di quella su.perba a trafiggere colle loro saette : e questi eseguendo 1 ordine della madre ad uno stesso tempo uccisem i ' figli di Niobe , in un istanle solo verificandosi ch' essa avesse una prole copiosa, e non ne avesse nissuna. Del resto perchh Tantalo, odioso agli Dei, perdette la Paflagonia , cacciatone da Ho , figliuolo di Tme , diremo qualche cosa anche d' n o , e de' suoi antenati Nella Troade regn per primo Teucro, generato dal fiume Scamandro , e dalla ninfa Idea ; uomo illustre , e che ai popoli del paese diede il nome di Teucri. Dardano sposi, lo figlia di lui , Batea , e succedutogli

nel regno , ne fece chiamare i sudditi Dardani dal nome suo, cosl pure chiam Dardano dal suo nome la citt, ch'egli dfd sul lido del mare. Di lui nacque Erittonio , potente assai per felicikl , e per copia di ricchezze : del- quale il poeta Omero scrive : . . . Tra morral Niun pi ricco P di hi; che sue pur sono L per gli umidi prati erranti i m r m e T' mila, che nitrir odi, c d l e . F u elP liii geneiwatoTroe , autore del nome trojano) e questi ebbe tre figli, n o , Assaraco, e Ganimede. Ro mlle piamiire della Troade ed%& una C&&nobilissima, a cui diede il nod Ilio. Di e w lui fu figliuolo ' Laornedonte, che gmer Titono e Priamo. Titono militando in Asia verso I' oriente si spinse fino in. Etiopia; onde nacque la fiivola di Mennone avuto da Aurora , il quale portd ~ o o c m o Trojani , e venuto a alle mani con Achille d morto. Pnamo, sposata E&, h i molti altri figli ebbe Ettore , che singolarmente si distinse nella p r r a trojana. Da Ascanio , principe dei Daidani, fu generato Capi, padre di Anchise, il quale ebbe da Venere Enea chiari&mo h ' i Trojani. Finalmente Ganimede, a niuno secondo in bellezza , dicesi rapito da Giove, onde facesse il c o p piere agli Dei. Dalla esposizione di queste cose passe$ remo a Dedalo, e al Minotauro , e alia spediziope C Minosse contro Cocalo re di Sicilia

=79

.. .

'dwentmi d Dedalo. Sue opem in C m , e i Sin ci&.'MinoJse lo p e r c e p h . Funesta ~pedeionsdi questo rs contm C&&, ptettore d Dadalo. Opem di Dedalo in Sicuicr
Dedalo fn ateniese di patria , della famiglia degli Erettidi; poichC discendeva da Mezione nipote di Eretteo per via di Eupalamo (I). Essendo d' ingegno sopra tutti gii alm acutissimo, si diede con molto ingegno allo &dio deK architettura , e nusd inoltre e modelatore di statue , e scurtore in pietra eccellente; e con molti ritrovati assai amplid dottamente codeate arti. Egli &ce mdvigliose opere in diverse parti del mondo ; e super tanto nell' artifizio delle statue tutti i mortali , che i posteri hanno sostenuto essere state le sue figure perfettamente simili alle persone vive , giaccld e lo sguardo e l' andamento, e tutto lo stare di esse era quak 6 ne' viventi. Per lo che essendo stato il primo a dare alie statue il getto .dell' occhio, la mossa del passo e quella delle mani , giustamente ebbe la comune ammirazione. ImperciocchC gli artefici che lo aveano preceduto, facevano i loro simulami cogli occhi incantati , e colle mani basse , ed attaccate ai fianchi (a).

( I ) Franusio G i ~ ~ n i nel catalogo degli architetti ba con molta o srudirione illurtrab questo p r s o di Diorlord tessendo h gmealogia

di D&.

(a) Il sopente p a ~ o Pauranin merita d' ensere porto sotto gli di occhi de' lettori per Umperare I'erogerorione deii'anuca fama di

n3 i
Quantunque p 6 1 Dedalo per la eckellenza een' arte movesse tutti a p d e meraviglia, davette andare ewle
dalla sua patria, condotnnrtto di inorte per la cagione che siepe. Teneva egli presso di d per arnmaesb.Prlo aell' arte T& , suo nipote dal canto di soreila, il +e superando nell' ingegno il maestro, cosaii una rda
,

singolare ( I ) , e trovata una mandibola di serpente, prendendda a modeh , coli' ingegnoso moto che dar seppe alla ruota, ne i&& eosi bene nel ferro l'arpe&& dei denti, che veme ad inventare la sega; onde coii'ajuto di essa separare ogni materia legnosa : grande eempenso e sussidio neli'arte fabhilet Coskii tnnd pure il tomo, ed altre cose comode a lavori ; e cosi ripod gloria ' non mediocre. kla tutte queste cose desammo nell' a nimo di Wdo invidia; il quale temendo di vedere ccclissata la propria gloria, insidio-ente lo feae morire : ed essendo stato sorpreso nell' auo ,che dava sepdt~rs al cadavere, e domandato cosa seppellisse, egli diede per risposta, che seppelliva un serpente. Del quale strano caso certamente v' ha di che meravigliami, conDedcrb. Ecoo le parole di qmello scrittore: Is opere di Dedalo sona usai raonaie a vcderri; ma perb rpiends in m e quakhs cow di

divino. Daiala dunque, il famosissimo M, non fu che ria Cimbue ! ( t ) Il Yesselingia qui ricorda, che Efom attribu ed Anacarri T hvennione della ruota d d ramjo e pacib, dic'egli ripreso da Strubone, mentre per da Diogene Lacrsio viene seguito. Da rto discorso apparisce. che il Yerrdingio , dottissimo in @reco. non conosceva la differenii, che pmsa tra la ruota, con cui di ona hmina .$i ferro si f una sega, e quella, cen cui di un pezzo d'ara gilia si forma m a seedella.

ve-

siderando , che pIlo stesso animale , 51 quale . m i nistrato avea l' idea per fabbricare la sega, fase anche l' indizio dell' omicidio commesso. Dedalo penante chiamato in giudizio, e per sentenza deU' Areopago condannato a morte, hggi ; e andd da prima a ricoverarsi in un cantone del' Attica, i cui abitanti .anche oggi chiamami Dedali& Quindi ~ t in Creta., e fao cendosi anche ivi ammirare per la d e n z a &il' arte, acquistb l'amicizia del re Minosae. Poi, come I! stato s spesso ripetuto , essendo Pasifae , moglie di .Minosse , pazzamente inraghita di un toro, le fabbric una macchina a forma di vacca ; merci! la qnale Paaitae potesse soddisfare alla SUP libidine. Avea Minosse in addietro per solenne rito d' o f i m a Nettuno in sacritizio il piit bello fra i tori di tutti i suoi armenti ; ed j essendovene allora per avventura uno singolarmente bello, avvenne, che in luogo di esso ne fosse tratto per vittima al Dio il pi scadente. Di che sdegnato Nettuno contro Minosse , fatto aveva appunto, che la moglie di quel re impazzisse per I' amore di un toro, la quaie per 1' artifizio di Dedalo avendo potuto sottoporsi a quell' animale, partor poi il tanto ndle favole celebrato Minotauro. A questo attribuiscono una doppia natura, cio, che le membra superioii sino all' omero , sieno state di toro, e le altre di uomo (I). Onde poi questo mostro avesse e luogo proprio , ad
fcrior parte

Anche Igino descrive il Minotaura colh testa di bue, e l'indi uomo: ma le medaglie di Sicilia, e della Magoa Grecia lo rappresentano al rovescio; ciob colla testa d' uorno, e il rimanente del corpo bovino.
(I)

983 &mento , Dedalo fbbrio il laberinto , un laogo &a41 pieno di tali obbli* andirivieni, e di uscite, e d'ingressi tanto tra s confusi , che chi non ne avesse pratica, non ne trovasse il filo. In questo laberinto il
Minotaun> divorava que' sette giovinetti, e altrettante fanciulle, che di sopra dicemmo essere dt ii gli Ateniesi a mandare. Dedalo intanto, udendo, che il re lo minacciava quasi avesse fabbricata una vacca, e temendone P ira coll' aiuto della regina, la quale gli diede una nave , nascostamente parti dell' isola. Eragli compagno n d a fuga Icaro ; e con esso lui and ad approdai* in certa i& posta in alto mare; alla quale volendo imprudentemente il giovine scendere , caduto in acqua, mor; e qud da lui ebbe poscia la denominazione d Icario , ed Icaria ' piire fL chiamata queli' isola. Dedalo ,volgendo indietro la prora, and in Sicilia; e prese terra nel luogo, ove regnava Cocalo ; il quale l@ accolse benignamente, e dal1 ingegno , e dalla ceiebt.it dell' uomo colpito , se gli ' fece grande amico. Da alcuni viene raccontata l a favola seguente. Standosi Dedalo tutt'ora in Creta, e tenutovi da Pasifae nascosto, Minosse , che di lui cercava per farlo morire, promise un grosso premio a chi glielo indicasse. Ora perduti 1 valentuomo la speranza di avere una nave, con mi salvarsi , ebbe ricorso al suo ingegno , e si ,fbbri& duc de meravigliose, e due ne iece a suo figlio, e queste e quelle ben composte di penne e cera, ed auaccatele P suoi omeri , e a quelli dell' altro , prese -volo, e pa& il mar cretico. &la Icaro , coe piovanii leggerezza vdb

2811

troppo alto, sicchh pel calor del sole liquefattasi la ctm delle aie cadde nelle onde sottopposte; laddove il padre volando poco al di sopra del mare, e di tratto in tratto c l ' acgua le ale inumidendo, sano e aalvo arriv in oi Sicilia. Noi credemmo di dover accennar questa favola, . qnantunque essa sia strana ed assurda. Dedalo visse molto tempo presso C o d o , e i Sicani; e per la eccellenza nell' arte sua v'ebbe credito grande, e vi h assai onorato. Ivi fece alcune opere, che rimangono &no al giorno d' oggi. Perciocchh nel territorio di Megaride con molta acutezza d'ingegno costrusse quella che chiamano Colimbetra ( I ) , dalla quale un grosso fiume, che dicesi Alabone, va a gittarsi nel mare. Parimente nell' a p , che ora chiamasi agrigentino, presso al Camico , fabbric nel sasso una citt (a) , saldissima sopra tutte le altre, e da non potersi pigliar colla forza; avendovi fatto l ingresso tanto stretto, e tortuoso, che ' poteva facilmente difendersi da tre O qattro persone : e percid piantd ivi la sua reggia, e vi depose tutte le sue ricchezze, per la diligenza dell'architetto cos messe in sicuro. Per terza opera egli eresse nel paese dei Selinunzii una terma , in cui s ingegnosamente raccolse il vapore che usciva cocentissimo di sotterra, che in chi vi si esponeva a poco a poco eccitava con d o r e dolce un trasudamento di tutto il corpo di mirabile volutt. Inoltre essendo in Erice una rupe troppo scoscesa ed aita , la
(I)

Fu querto un g i n d e bacino, di cui dicesi esyrsi trovate

le reliquie anche negli ultimi tempi.


( 2 ) La c i ~ ~ a d e ~o a , i rocca di Agrigmto cnecs fua chiamata Otfuos. i t

,che il Cfwerb ~ ~ s p e t r a

quaie anche per la somma angustia del sito non permetteva che si fabbricasse un tempio a Venere se non tra pi-ecipizj, Dedalo intorno a questi tirando un m-, e colmandone tutto il vuoto, venne a preparare alla sommit stessa. della rupe un superbo campo , su cui piantar l'edifizio. Egli fabbricb ancora con mirabile in4 gegno ed artifizio , dedicato a Venere ericina, un ivo d' oro , fatto s al naturale , che pareva superiore a cosa imitata (I). Minosse intanto, re de' Cretesi , che allora teneva l' impeiio del mare, avendo inteso, che Dedalo era fuggito in Sicilia , prese a ar guerra a quest'isola ; e messa insieme una grande armata navale, provveduta di ogni occorrente cosa , and ad approdare alla plaga del territorio agrigentino, che da esso lui poi chiamassi Minoa; messe in ordine le truppe mand a Coclo, &edendo che gli fosse consegnato Dedalo per essere fatto morire. Cocalo venuto a colloquio con Minosse si proferl pronto a fare quanto questi chiedeva, e con molta cortesia il bland, sicctr avendolo condotto al bagno, tanto il ritenne neiia terma, che dal calor soverchio ivstasse soffocato; e ne diede poi il cadavere a Cretesi , dicendo lui esser morto per essere accidentalmente sdrucciolando caduto nell'acqua bollente. I guerrieri di Minose, preso il corpo del defunto magnificamente lo seppellirono, e g' inalzarono uu doppio monumento, nel cui interno
(i) V ' maai sospett.0, che non un favo , ma un aiiete fosse il & Iavoro, di che qui si fa cenno. Tale lo accenna Pomponio Sabino; e facilissimo porrebbe essere siato ne' MS. lo scambio delle duo bcevi.wime parole greche, cha danno i due diversi sensi.

Inogo deposero le ossa, e nel piii aperto fabbricarono m tempio di Venere, il quale ,come in particolare cona quella Dea, per molte et fu da' Siculi con -&j e visite onorato. Fabbricatasi poi Agrigento , e m a h il deposito deile ossa di quel re , esse fumno &te a Cretesi , e il monumento venne d:molito, signomg$ando in Agrigento Taone. I Cretesi intanto, che & M i n m erano stati condotti in Sicilia, non avendo pi , vennero in discordia tra loro; e siccome le loro navi o state incendiate dai Sicani sudditi di Cocalo, &spaando di ritornare alla patria, stabilirono di abitare in Sicilia. Laonde una porzione di essi edific la citd, che dal nome del re loro si chiam Minoa ; ed una parte ita neli' interno del paese, e trovato un luogo 6 forte di posizione, V' inalzarono un castello , che da M fonte, il quale ne scaturiva, chiamarono Engio. AI tempo quindi delia ruina di Troja, essendo capitato m Sicilia Merione co' suoi Gvteui , quelli d'b g i o fi>noscendoli per loro nazionali li accettarono per cittadini. Engio , citd forte come una rocca , diede mezzo d s t i suoi fondatori di andar facendo da essa scorrerie nel paese vicino, e di assoggettarsene una non mediocre parte ; sicch8 poi civsciuti in forza e in ricchezze edificarono un tempio aile madri, e con singolar cuito, e con doni veneravano queste Dee , le quali fama 8 , che di Creta, ove sono in gran divozione , fossero quivi trasferite. Eelle favole raccontasi, che da esse Giove fosse aiieVato senza che Saturno il sapesse. Pel qual merito poi tratte in Cielo, e collocate tra le stelle, ebbero il nome

287, '

di orse. Di queste Arato cantb cose simili a

cib, che

d i c i a ~ o nel suo Poema degli *Astri. , E si voltun le spalle. E se pu fede Prestarsi al detto , a l stelluto polo lo Giove da Cmta dzolle ; poicld a primi ' Yagili suoi queste d i t t a Curete In solingo i1 traean antro, nan h g i Dal bosco ideo, e per un anno intero Nascostamente, che nol seppe il $ M , Lui bambino allattar con cuor materno. E non & dovere, che omettiam di dire della santit di queste Dee, e della celebrit ch' esse ebbero presso gli uomini. Non sono i soli abitanti di Engio, che le onorino; ma anche presso i popoli confinanti ottengono solenne culto, e magnifici &crifizj ; e dal Tripode uscirono talora risposte ad alcune citt di onorar queste Dee, promettendosi felicita di vita in privato , e pub- blicamente abbondanza di molti comodi. E tanto inline crebbe la venerazione per esse, che fino a questo temn po, i cui noi parliamo, gl'indigeni non cessarono mai di ornarne il santuario con isPlendidi doni d'oro, e di argento. Irnperciocch~fabbricarono ad esse un tempio augusto non tanto per la mole, quanto per la preziosit8 della materia, e dei capi d' arte : essendo cosa di fatto, che non avendo presso.~ltm pietra degna di tale edifizio, andar0110 a prenderla dal territorio degli Agirinei, quantunque lontani cento stadj , ed aspra e difficile fosse la strada per la quale dovea farsene la condotta. Percid a tal uopo costrussero carri a quattro ruote, e V' impiegarono cento paja di buoi: le quali spese poterono

h, per& il s a n d o errr r i c J i i m o : ed anche poa, prima del nostro tempo queste Dee possedeuair, tre mila buoi, e tanta campagna da trarre redditi copiosissimi. Ma poi& abbiamo di detto abbondante me,passeremo d a stoiia di Aristeo.

k Aristeo. Sua nascita,

ed edmazione. Storia di dtteone suo $ g l i d o . YUlggi di A r i s t a , e onon pstutigli.

Ariste0 nacque di Apollo e di C i e , figlia d'Ipseo; il quaie era figlio di Peneo. Della stirpe di lui una

-dizione porta, che Apollo congiuntosi con una certa fanciulla chiamata Cirene ,beliissima oltremodo , e che era educata sul monte Pelio, la trasport Li Libia; ove in progresso di tempo uno fond C i m e , citt8 cos detta &l nome di lei. Ivi adunque Apolo diede Aristeo an-cor bambino alle Ninfe , onde lo allevasse~o; e queste gli assegnarono tre nomi , cio Nomio , Aristeo ,e Agreo. Avendo Aristeo da quelle Ninfe imparato come si coac guia il latte , come si allevano le api negli alveari , e come si coltivano gli olivi ; egli fu il primo, che di tali cose ammaestrasse gli uomini, de' quali per queste utili kvenzioni si procacci la grazia in modo , che lo venerarono con onon divini al pari di Bacco. Quindi & S ~ O pl%atosi a Tebe prese in moglie Autonoe, y a deile figlie di Cadmo; e n'ebbe Atteone, sbranato poi, come portano le wnache , dai proprj cani. Delia q d e

s8g diigrazia alciini adducono per ragione , ch' egli vole~rre festeggiar le sue nozze nel .tempio di Diana con carni di prese alla caccia gia a lei consacrate ( I ) . Altri p & dicono, che si vantasse nell'arte della cacci& pi valente di Diana. N& poi lontano dal vero, che per l' uno o per i' altro fatto la Dea isestasse gravemente offesa perciocch sia che a soddisfare alla propria libidine abusasse dello preda couiacrata alla Dea avversa alle nozze , . sia che ardisse vantai-si nella caccia piii valente di lei, a cui gli 'Dei medesimi accordano in questo particolare la palma ; non v' ha dubbio, che non ne metitossi lo sdegno. V'6 dunque una ragioue probabile per tre dere, che trasformato in una delie behe , cb' egli era d i t o pigliare, i suoi cani avvezzi ad attaccare le altre fiere, lui pure sbranassero. ' Dopo la morte di Atteone , Aristeo consultato 1 oracolo del padre intorno ai viaggio, che meditava di fare

,.
'

( I ) Forse per una Dea abhorrente dalle nozze la celebrazione d i no convito nuziale nel suo tempio potea riguardarsi come un insulto. Forse per lale poteva riguardarsi il mangiare in tale circosmaza le carni a lei consacrate. 11 Yesselirzgio dalle parole che vengono poco dopo sobpetia che Atteotre volgesse in mente di violare Diana ;della quale scelleratezza, dic' egli , tutti tacciono, mentre ruppengono diverse altre cagioni dello sdegno della Da. Noi non veggiamo il miuimo fondamento di tale sospetto, chiarissidio essendo, e ben connesso col rimanente discorso, il senso delle par ~ l : sia che a soddisfare a& propria libidze abusnsre i i e h preda : e o se anche si volesse seguire non su quali rch& dal YesselWgio lqdatc, ahe poropno: & &me ad o & r w i o &l& Lku abborrenie da& nozze; onde soddiof<uw a & ma41kdiae, ddCs n u r p a carni deUcJere. Vedesi dunque di che Iibidiue si parli ,e quale 6 indichi ersera 1' oggeuo della medesima. '

DIODORO tomo I l . ,

'9.

390
isola Ced, diasi, che n' avesse per risposta di andarvi , e che cola avrebbe arnorevolissioia accoglienza. ,Laonde essendovi ito , e trovandosi d o r a tutta la Grecia travagliata dalla peste, fece un sagrifirio per tutti i Greci : il quale essendo caduto nel tempo che Sirio nasce , ed inoomincieno a spirare i venti etesj , la peste fini (i).Ed ognuno poi giustamente rneraviglierassi, ove ben esamini. questa singolare combinazione di cose: pe* cioccU colui, che vide sbranato dai cani suo figliuolo, l astro celeste, che chiamasi cane , e che t! stimato ' portar mina agli uomini, mitig ; ed a non pochi m o d i fu autor di salute. Lasciata poi prole- in Cea , Aristeo ritoru in Libia ; e di l licenziatosi dalla Ninfa sua genitrice, pass in Sardegna, ore preso d d a bellezza di queli' isola , la elesse per sua abitazione , v i pose piante utili ; e di barbara ed agreste che e r a prima, la ridusse a cultura. Ivi divenne padre di due figliuoli , Carmo e Calliparco. Di poi ando ancora in altre isole, e per alcun tempo fermossi in Sicilia. Ivi colpito dall' abbondanza delle biade, e dalla moltitudine de' bestiami , mise gl' isolani a parte de' bencfizj del suo ingeguo , e perci a lui tributarono sommi ouori come ad un Dio tanto gli altri Siculi , quanto spezialmente quelli , che coltivano gli olivi. o Finalmente and in Tracia & B ~ c ; ed ivi fu messo

'

( i ) Apouodoro dioe, che da quel fatto fu p d il costume dagli abiiauli di Cea di fare de'sacrifiaj al nascere della canicoia, onde aver presagio, se nel]' anno abbia ad esaerri pestilenaa, o non esservene. Cosi atteria Cicerone citando EracLidC Potuiao

89'

a parte delle orgie, e per la conversazione sua famig+are con quel Dio acquist cognizione di moltissime cose utili. Ed avendo abitato alquanto presso. il monte
che dicesi Emo , fu tolto d a cospetto degli uomini ; e a lui divini onori furono pi-estati non solamente da quelie genti barbare, ma eziandio da' Greci. E queste cose bastino intorno ad Aristeo.
CAPITOLO.

XXXII.

Di Erice, e del tempio di Venere ercinia. Di Dafni, delle sue invenzioni e del come perdese la vi&.
o r a vogliamo dire +che cosa anche di Dafni, e di E Dicono, che Erice nascesse da Venere, e da Buta (I), picco1 re del paese, ma per assai chiaro ; che stimato assai dagli abitanti per la nobild della stirpe materna, possedesse con regio imperi0 una. parte dell'isola; e che in certo luogo alto edificasse una citt del suo nome , nella cui rocca inalzb alla madre un tempio, ornato magnificamente, e riccamente provveduto di preziose cose d' ogni maniera. Ond' B , che la Dea alla pie& degli abitanti, e all' onore del figlio, dopo che fu mort o , retribuendo, ebbe carissima quella citt, e la chiam ErcinaVenae. E se posatamente alcuno si mette a considerare la maest di quel religioso tempio, giu&e.
( I ) Di questo Buta, che gli scrittori dblle cose degli Arpnauii suppongono aleniese, il Clwerio, ed il Burrnatuao parlarono tanto, che non v' b pih .nulla da dirne. Veggasi la Sicilia Amica dei primo, ed il Catalogo degli Agonmti del secondo.

=9=

e, es8ei.e per alcun tratto saliti a glorioso nodopo

sta

ragione a d di ammirarlo. Sogliono gli altri luoghi

me , cedendo alie vicende awerse de' tempi , perdere il loro lustro, e cadere : ma di questo tanto P lungi, che a culto siasi sminuito da quello, che era in principio quando fu consacrato, che anzi al contrario prese un sempre maggiore aumento. ImpercioccM dopo gli onori stabiliti da Erice , Enea , figliuolo di Venere, aplirodato in Sicilia nel suo viaggio per Italia, molte cose presentd in dono a quel tempio, consacrato a sua madre. E dopo lui i Sicani per molte et devotissimamente venemno la Dea, e ne resero il tempio per magnifici sacrihj e per copiose offerte pit ricco e pi illustre. Ne' susseguenti tempi poi i Cartaginesi , che tennero in loro dominio una parte dei' isola, non omisero di tributare spezia culto alla Dea ( I ) ; e finalmente i Romani, fatti padroni deli' isola intera , superarono tuttj gli a l m nelP ampiezza de' doni. E non senza ragione fecero essi cosi : percioc& ripetendo ia loro origine da essa , ed esperimentandone nelle loro imprese il favore, con ptitudine conveniente, e con dovuto onore rimunerarono quella, che di tanto loro incremento era autore. E infatti i Consoli, e i Pretori, e tutti quelli che vengono con imperi0 in quest'isola, quando giungono ad Erice , con sacrifizj , ed onori augusti' distinguono il tempio ; e deposta per alcun tempo la severit di magistrato ,cou discorsi., e con festevoli tratti volgonsi alle donne, che

( i ) Eliano per racconta, che Anuiare saccheggib quarto tempio, sebbcile, dic' egli, non ne andasse impunito,

293

in stanno

ia altra maniera giudicano essi poter rendere grata aila Dea la loro presenza. E il Senato romano per una certa sua propensione ad onqrare la Dea giA con decreto SUO ordind, che diciassette cittA , le pih fedeli della Sicilia, nelle feste di Venere comparissero colla pompa di aurei ornamenti , e che due centuiie di soldati facessero la guardia al tempio. Queste cose, che lungamente abbiamo dette di Erice, a p p a r t e n p o per alla storia di Venere , e perdi le nbbiamo esposte.. Passeremo ora a quanto nelle cronache h divulgato intorno a Dahi. Sono in Sicilia i monti Erei, che per l'amenit, la natura, e il sito particolare del luogo , riescono opportuukimi in tempo d estate per ricrearsi, ' e godere. Hanno essi molte fontane di acqua dolcissima; hanno grande copia di quercie producenti fiutta di esimia grandezza, e maggiori del doppio, e pi abbondanti che quelle , che nascono altrove ; v' hanno begii orti di ogni erbaggio ; v'hanno viti spontaneamente creo scaiti ; e v'ha quantita pande di pomi : di maniera che l'esercito de' Cartaginesi una volta essendo affiitto dalla fame trov6 ivi di che alimentarsi; n&per quanto
( I ) ; n
( i ) Deposta &a severit di Magistrato. I R o m u i invertiti della pul~blicaautorit, lasciavano le insegne, e , i l arslliaio del Magistrato, e f o r a & ahiii, che ne distinguevano In diguiti, o p i volta che volevanu conversare presso gli amici. Ed b tanto pih varosimile, che facessero eosi visitando il tempio di Venere ercinir m , come qui dice Diodoro, essi uolgeuansi con ferleuoli tratti a l b donne, CLiui suvano , perciocche dal vomholo che I' aurore UM nominandole, #i reda essoro esw sLata honignr donne, predighc Ci loro granie.

991) essi ne traessero , comunque pm fossero a migliaja l' abbondanza delle cose somministrate da que' monti si esaur. In pella regione adunque v'la una valle divinamente oinata de' pik begli alberi ; e v' ha un hoeco dedicato alle Ninfe. Ivi dicesi, che fosse generato Dai% da Mercurio, e da una Ninfa, Ne debbe il suo nome dalla moltitudine degli d o l i , e loro densit. Educato dalle Nide, avendo molti armenti di buoi, assai si occupd della pastorizia, per la qual cosa ebbe anche i l titolo di boarci: e pcrch8 P eccellente suo ingegno lo portava alla musica, fu quegli che trovd il canne bueolico , e la m l d a che gli h m r i a 1 carme e meeoi, lodia, che presso i Siculi anche oggi in W ed onore. Vuolsi pure, che cacciasse insieme con D i , che coll' ossequio suo incontrasse i grazia della Dea, a e che col suono della zampogna, e colla melalia bucolica g r a n d e m e la dilettasse. Ma da una Ninfa innamorata di lui gli era stato pi.edetto, che se si fosse abbandonato ad altra donna avrebbe perduto gli occhL N& nirmc di verificarsi tal vaticinio : perciocch essendosi messo colia figliuola del re, la quale lo avea adescato COI vino ; perdette gli occhi veramente. E basti di D&. Or verremo alla favola di Orione.

Di

Orione, e dello Srretto di Sicilur,

Orione passa per essere stato sopra tutti Ogli eroi che vengono celebrati, grande di statura, e robusto d i

995 oorpo. EgIi si diede alla caccia, 'e come era potente per forze , ed avidissimo di gloria , fece molte distinte imprese. Egli molte opere f e q a Zanclo, re de'siculi, da cui anticamente ebbe il nome la citt di Zande (I), che oggi dicesi Messene (a) ; e specii~lmentegli fabbrico con grosse moli il porto chiamato Atte. E poich si & qui ktta menzione di Messene, non sarA fuor di luogo, se aggiungeremo alcuna delle cose, che intorno a suo. Stretto si raccontano. Gli scrittori delle antiche narrazioni, dicono, che la Sicilia una volta era un chersoneso, o vogliam dire penisola ; e che poi diventd un isola per le cagioni che siepono. Nella parte, in cui l' istmo strettissimo era bagnato dai due lati dal mare, esso venne rotto; e indi il luogo ebbe il nome di Regg i ~ , cui fu dopo molti anni edificata una citt, che in y m e lo stesso nome. Alcuni dicono , che questo accadde per grandi scotirnenti della terra , pe' quali rotto l'istmo , e corso il mare a prenderne il posto , l' isola trovossi separata dal continente (3). Ma Esiodo poeta (4)
( I ) Tucidie dice, cbe questa c i t a fu dai Siculi chiamata Z a n c k . perchk il luogo ov' era posta, avea la forma di falce, chiamahdo i Siculi Zunclou la falce. ( a ) Messene dissero i Greci, i Romani Mesrnna, uoi diciamo

'

Messina.

( 3 ) Pk'rGo dice: anticamente l Sicilia attaccala a l terriario a


brusio ne fu Bistacaata

&l

mare,

che enlrb d i nie.zzo, e re na

form lo slrelio

lungo, e largo nriUe s cin* qwcelato rivipetto rrUo cotwiruc di R e a i o . (4) Fa meravigliu, che un 6i acuto e diligente icrit~orecome b , n Dioduro, i n ~ m oa un B L L Odi cui ~ o poteva non arare trovato indicarimi e n d l e tradizioni, e nella indole delle due coile, sia s i kggt~mc~e prusc,~suiin catastrofe, che sperai>anticamsnio 1'IbplU;
quindici rnih parsi

di

ng6 pone i1 contra&: percioccld egli dice , che sparsom ivi il mare , colle moli alzate da Orione si f o d il promontorio di ' ~ e l o r o e il tempio di Nettuno , che g' i, l solani venerano con gran religione. Ed aggiunge, che Oiione fatta quest'opera andd in Eiibea , e per la ce-. lebrita di sua'virt h d a immortalit mandata la memoria sua : essendosi annoverato tra le steile. E di lui fr -menzione anche il poeta Omero nella storiade'morti

dioendo:
Presso costui vidi Oron, di membra

Si ggoniesche ! su quei verdi prati Cacciar b jiere della selva , wr g i o m


Per l rupi solinghe a mre tralte e Da lui, quando impugnava la nodosa Ckava di bronzo Ove ineierne cgli nota la sua grandezza. E poco dopo parlando de' figli di Aloeo aggiunge, che di nove anni eran larghi nove cubiti, ed aveano un'altezza di altrettanti p ~

....

e sia andato a cercare per ispiegarla I' autori& di nn poeta.

NIP

tele l'indole in generale degli scrittori greci, i quali abbondando pih d' immaginazione, che di giudizio , corrono diekro alle favole , e si dimenticano di pensare. E cnloro, che continuamente ce l i magaifiano, non faano che p r w i r c i ,d'avere mari poca anima razionale. Ne sia di prova il do~dssimoVesrek'ngio, il qnala dopo areroi detto, che dat trenuoto , che distaccb ta Icilia dall'Italia h a fallo cenno Eschilo presso Strabonc, aggiunge seriamente: quwte opiniom degli antichi essendo appoggiate a rota congutturs , egli 13 moko pi verusimils che kr Sici& fino dai primi incominciamcnu' del& cose fisse an'isob. Coni egli confonde la coage8tura celi' analogia ;e noa tien n k u n conto della natura, e direiieoe ooncorde delle due coste a& dell' E t n a , del Vesuvio, e di tanti vulcani amricbi e modemi. di cui m a sparsi i due paesi, qwite sono m+ bglie della cui autenticiti w n pernieaeo dabime.

Zlhe dallo corpo e belo sopra tutti, Se ne togli Orfon solo , la Tema, Alma lor genitrice, a Mondo Rce. l Ma avendo degli Eroi , e de' Semidei, .secondo che ci
a questo

=97. ,

eravamo proposto, abbastanza parlato, metteremo fine

libro.

LIBRO

QUINTO.

I N S U L A R E .

Dichiarazione dell' Autore sul metodo da esso adottato nello scrivere quest' opera.

Q m n r o g~ storici debbono essere diligenti in tute


quelle cose, le quali utile scrivere ,.altrettanto debbon essere eziandio accurati neli' ordinare le singole parti. Imperciocdi& l'ordine non giova solamente ad aumentare e a conservare nella via privata le proprie sostanze ; ma di assai g a h d e soccorso serve agli scrittori nelle storie. Del che prova, che mentre alcuni d essi lodansi giustamente per gli ornamenti della elo' cuzione, e per la erudita variet delie cose descritte , trovansi poi avere peccato trascurando la buona distribuzione deiie medesime : e per cid, quantunque i loro leggitori ne commendino la fatica e i' industria , li riprendono con ragione intorno al mal ordine'dato ai loro yritti. Cosi , per dare un esempio , Timeo fu diligen?

a99 tkimo nello stabilire i' epoche de' tempi ( I ) ; e ce*mente travagli assai per acquistarsi varia e copiosa notizia de' fatti : ma poi merit per le inopportune e verbose riprensioni m d'essere ripreso egli medesimo: e e per codesta sua tanta foga ed acerbitA in tassar gli altri fii da alcuni chia'mato epitineco , che appunto vnol dire tassatore. Alr oppasto Eforo descrivendo i fatti qua e k seguiti , non tanto per la eleganea delle prole ( a ) , quanto per accuratamente conservar i'oidine, fa L parti di valente storico. E di fatti egli ha in ogni libro conipreso tui certo genere di cose: il qnal modo di imttare la storia preferendo noi ad ogni altro, cerchiamo, per quar~tole forze nostre i1 consentono, di adottare (3).
( I ) Anche Polibio d i Timm queeta lode. (a) Dionc Grisosfomo porla di Eforo per questa parte un giudiaio contrario. Vedine 1' O r a i o n e xvrir. 43) Ma come poi il nostro Diodoro si in questo libro aliosatanato du queeto narie procedere r Che querto libro abbia sof&rto d d tempo lo rconvolgimento che in esso veggiamo ! Che siasi emarrita quella porzione del medesimo, in cui si parlasse d' isole, della qual2 non trovasi memoria qui! Che tutto ci, che id queeto libro tratta di paesi, che uou sono isole, fwse argomento di un libro distinto t Considorara la. graviti, e la buona logica d i Diodore a codesti d u M j hanno per me un asrai grande fondamento. I Traduttori, i Commentatori , i Critici , gli Eruditi , che hanno parlato fin qui dell'opera di Diodoro, nulla dicono d i cib. Io non ho potuto tacere una considerazione, la quale mi ha colpito forre~i*. riccame ho detta altrove.

Delh Sicilia. Sue dnominuzioni : suo circuito : suoi .atztchi abituhti. Tradizioni n&ardwa Cerere e
Proserpilza Avendo io pertanto intitolato questo libro i m h e , primieramente parler della Sicilia; perciocchh essa I! la pi eccellente tm le isole, e tiene facilmen3.e il primato ia per l' antichit delle cose degne d'essere rammentate. Anticamente chiamossi Trinacria per la sua figura triangolare. Di poi fu detta Sicania dai Siaani, che la coltivarono: indi Sicilia dai Siculi , i quali in essa passarono dalla Italia in gran numero. Ii circuito suo & di quattromila trecento sessanta miglia ( i ) , poichk il lato, che corre da Peloiu, fino a Lilibeo , di mille settecento stadj , quello che da Lilibeo va a Pachino, scorrendo il promontorio della giurisdizione siracusana , comprende milie cinquecento stadj , e l'altro ne comprende mille cento sessanta. I Siciliani per una tradizione continua di molti e molti secoli hanno dai loro maggiori udito, che i' isola fu dedicata a Cerere ed a Proserpina (a). Alcuni poeti hanno favoleggiato , che nelle nozze di Plutone con Proserpiria Giove don alla
a

( I ) Gli antichi scrittori non sono stali uniformi nell' accennare il circuito della Sicilia. Veggasi il Cluveriq. (a) Cicerone nella ir delle Yerrirre dice: E' opinione, fonduca sulle arrtichissir~~e krtcre e rnomnrer&i de' Greci, che cutta P i r o h d Sicilia E consacrata a Cerere e a Libera. E nrentiz cosl pure i pensano le alfre hazioni, di tal modo poi ne sono i Siculi persuari, cha questa idea pub dirsi nsUe loro n ~ e n t irzrcaia. i

30 K' nuova spo& per a d i p t r ( I ) quest'isola. Quello, che autori gravissimi diiono, si , che. i Sicani ,, coltivatori antichissimi dell' isola , n' erano indigeni (1).Siniilmente poi dicesi, che le nominate Dee mostraronsi in questa prima &e altrove , e che per la bont del suolo in essa sorsero le piime biade. Le quali cose conferma coila sua testimonianza anche il maggior poeta, dicendo: Qur senza che si semini, e si solchi Coi vomere h terra, orzo e fmrnento CE aku Ira la chiorna, crescono , e le siti Madri d uve e di sino; e Giove ui~o Crescer fa coUe piogge . . Imperciocchh nell'agro leontino (3) , ed in parecchi altri luoghi di Sicilia, anche presentemente nasce spoutaneo il frumento , che chiamasi salvatico. E per certo, se si cerca in qual paese del mondo siasi trovato il frumento, uopo B dire essersi probabilmente trovato OV'B terra ottima. N per ci B meraviglia , se in Sicilia principalmente sieno venerate quelle Dee ritrovatrici delk biade. E che poi il ratto di Proserpina sia qui accaduto,

. . ..

(I) Chiamavano i Greai anacallptri quelli, che noi diciamo rei;& di tiossa, e li facevano a1 momento che la sposa levatosi il velo per la prima volia compariva in cospetto degli uomini: il che seguiva il terso di dopo le nozze. (a) E questa opinione B fondatissima considerando la Sicilia coma isola, poichb menue fu disraccau dal continente avea gi8 i suoi abitatori. (31 Esso B passato presso di Antichi pel cantone d i Sicilia pih abbondante di frumento ; e si b supporto errare stata la sede dei Ciclopi, e de' Lertrigotzi.

ne

a ch-te

dimostrarlo I' ossenazione , che

vicini ad Enna , luogo non lontano dalla citt, ridente per le vide, ed altre specie di fiori bellissimi, e degno ad ogui modo d'essere ammirato. E tanta ivi dicesi essere la frsgranza degli odori, che i cani mandati in traccia deile fiere non possono investigarle al f u o per la forza troppa, che sui loro organi fa l' oit iezzar grande di queila campagna E quel prato sopra un alto d m , piano , ed urigato ; ed aii' intorno B ~ioondato profondissimi preeipizj: e si suppone sidi tnato nel mezzo di tutta l' isoia; e perci da alcuni detto Yumbilico delia Sicilia ( I ) . In vicinanza sna hannovi ancora boschi, e praterie, cinti da paludi; e v' una vasta spelonca , P apertura deila quale, che volge rotto terra , guarda a l polo settentrionale ; ed da queli' apertura che favoleggiasi uscito Plutone coi carro per portar via Proserpina. Aggiungasi poi, che le viole, ed o & altra specie di odorosi fio14 avvansi ivi conti, nuamente tutto Sanno , simM amenissima e giocQnda i la vista del luogo a chiunque la osserva. E dicesi ancora, che colla Ggiiuola di Cerere vissero Minerva e Diana tutto il empo della sua e+cazioi~, per amore
(r) Il roto del pawo di CUtsrom acceanato d i sopra, sembra poco meno che copiato in questo suo capitolo da Diodoro: tanto ahche ndle minute piriicolari~asi rassomigliano aolrambi. Ss non bhe Cicemrre espressamente nota, che presso i Siciiiani era lo stesso dire Libera, e dire Prorerpina.

wn v' 8 ricordo, che qnelle Dee abbiano altrove mai &W W in quest' i o a , da esse sapra ogni altra sl sommamente amata qual ratto dicesi seguito ne'prati

della virginit di iei ad essa affezionite , e che de' fiori con essolei raccolti fecero insieme una veste al padre Giove ( I ) . L e quali poi per tal coiivivenza famigliare molto affetto presero per i' isola, a modo che ognuna di loro si prescelse nella medesima un luogo. Lo ebbe in fatti b a nel vicin territorio d'h~ura, e in grazia di m lei ali' arrivo di Eroolt! le Ninfe aprirono una fonte di acque calde ; e ad essa pure insieme d territorio, il quai anche presentemente B celebre pel nome di Ateneo, che vwol dire Minervale, gli abitanti dedicarono la cittd. Diana e b b per dedicata a ~shl' isola siracusana, ehe da lei e gli oracoli, e gli uomini chiamarono Ortigia (a). Vuolsi aiandio , che le Ninfe per meglio procacciarsi la grazia di Diana guidassero nellisola quella fonte massima, che si chiama Aiwtusa; e * non solo essa negli antichissimi tempi port abbandanza di grossi pesci, ma questi al tempo nostro ancora sono sacri, e dagli uomini non tocchi (3) : essendo da sapeni , che se in occasione di e ; u m fumi chi ebbe m& ardimento di volgeine alcuno in sito cibo, il nume i m ~ u t i n e n t e con manifesti segni deiio sdegno SUO lo fece cadere in grandi sventure. E queste cose diligentemente saranno esposte a tempo opportuno.
(I$

cosa strana, che su questo fatto pienamente favoloso il

Vesselingio seriamente noti, che la veste, della quale si parla qui, non dee credersi fatta di fiori, perclib cou fiori diffici1,mence po-

trehhesi fare ; ma hcnsi di bisso ; dimenticandosi d i aggiungere, come pareva naturale, intessuta aJori. (a) In Pausariia trovasi l'oracolo, che rende ragione di questo nome. (3) Plutarco ed Eliano hanno parlato delle meraviglie di codesti pesci, i quali senza paura venivano a prendere il ci110 dalle mani stesse degli uomini.

Ma non m n o c31e a @e due Dee, a Proserpiaa m h essa sono state consacrate k praterie ne' contorni c' di Enna , e neU agro siracusano la grande fonte, che chiamasi Ciane. ' Perciomhh raccontasi, che Plutone , dopo aver rapita Core (I) , ci& la fsnciulla , che cos chiamano la Y i a di Cerere, avendola portata sul suo carro sino a Siracusa, aperta 4 terra scese bensl con essa all' Orco, ma fece sorgere allora il fonte detto di Ciane, a cui ogni anno i %mani celebrano una solenne paaegiri , nella quale privatamente si sacrificano vittime minori ; ma pubbliaamente i sacritbj si celebrano col sommergere nel lago de' tori. E fu Ercole, che introdusse quest'aso , quando scorse tutta la Sicilia cogli aumenti di Gerione. Dopo il ratto poi di Proserpina , non potendo Cerere ritrovare a figlia, accese nel cratere dell' Etna alcune faci, dictsi &e andasse girando per molte parti del mondo ; e gli uomiixi , e spezialmente quelli che cortesemente l' accwlsero , beneficasse, facendo loro regalo del fiumento ; e perche gli -4teniesi si distinsero nell' accoglierla umanissimamente , dopo i Siculi furono i primi a partecipare di questo deno. Pel qual dono e eon is~lendideofferte di vittime, e coiie
(I) Questo vocabolo era appropriato espressamente a Proserpinn ,
i~tendendosi con esso di rpecificarp la farrciLJCa rapita e porla& via i che era appunto Prozerpir~a. Core era un vocabolo sacro.

iniziazioni eleusine , che per la loro vetusa , e santi-' t'souo celebri presso tutti i mortali, con ispezial divozione da quel popolo la Dea vien venerata. Qui& siccome gli Ateniesi comunicarono a molti il benetizio delle biade, e quelli ai loro vicini fecero lo stesso di mano in mano pass l' uso di seminarle; a poco a poco tutto i mondo ne fu ripieno. Adunpue i Siculi i l essendo stati i primi a partecipare dell'uso del fiumento in grazia d' avere avuto fra loro Cerere e Proserpina , ad onore d'entrambe le Dee istituirono aamifiaj e feste eolenni, divenute pel nome di esse celebratissime ; e la stagione istessa di questa dennitd vollero che espressamente indicasse il benefizio ricevuto, perch scelsero appunto quella , nella quale le messi maturano, per poi-tare in processione Proserpina: il che fanno con queila divozione e santiti, che conviene ad uomini in tanto benefizio stati preferiti a tutti 'i mortali. Per h feste poi in onore di Cerere, *essi scelsero il tempo delle prime seminagioni, che continua per dieci giorni, ed 6 indicato col nome della medesima. Si celebrano queste feste. splendidissimamente con ogni magnifico apparato , e nel resto in esse s imitano gli usi della vita de'temp; ' antichi , mescendosi negl' intratteiiimenti molti turpi discorsi, nella supposizio& che la Dea addolorata pel ratto deila figlia l' oscenit deile parole provocasse d

riso

(l).

(i) L'nso di questi discorri turpi, e di queste oscene parole ripetevasi da Giarnbe , la quale si diceva avere, con tal mezru fatto ridere Cerere mentre pure era rf8irt.n. Skcoado Apollodoro in codeste feste le donne s i dicevano a ~ i c ~ n d a ogni genere di ritoperi, ed

DIQDORO , tomo II.

306

<

'Che poi 11 ratto di ProSerpioa succedesse nel moda ?&e abbiamo accennato , lo confermano colle loro testimonianze molti degL antichi e storici e poeti. Gai-cim o ( I ) , autor di tragedie , il quale mdte volte fu a Siacura, e vide con che divozione gli uomini di quel luogo celebravano le feste, e facevano i samizj ad odi Cerere, ne*suoi poemi ha q e t versi. usi D&, che d a m e n t e fu da Dt ie Con artu fraudolenta I ' d m a figlia Di Ceren rapito, e t r a dentro I neri spechi della terra. Inviuw L' afflitta mudre &a cerc scorrendo Pel mondo intero. Abr Trimria hctta Alto gemendo souo i colli d'Etna Awampanzi d fiamme ed iqfcati G o i pioventi , si scoteva; e mentre lb . La v e r e compianh , d alimento

usavano frasi e rocaholi degni de'lnpanari. E gii uomini stessi e c taamvano in rimi1 modo Ls donna, come Palrrania accenna essersi pnticato i fesm di q u w o genere, che celebravaosi presso a Pern &M. Ne parlano anche P h r c o , ed Arrstide. Questi giorni di &sta chiamavansi i Y'esnroforidi. ( I ) Due fyrono i tragici di quesio nome, uno nativo di A w e , l'altro d i Agrigento. Siccome le loro opere sono perite, non si sa bene quale dei dae sia il qui citato da Diodoro. I1 dire, come fa ii Yesaeli~r,yio, che probabilmenie Diodoro ha paclnto di quello di dgrigento, perchb nota essere stato il citato da lui in Siracusa, pon rembra argomento molto rpecioso , sapendosi, che Siracusa traeva a s non pochi d i Grecia. Altronde per uno di Agrigentd non parrebbe cosa molto oeccrsaria il Gre e Siracuaa p i l volte, onde aver h d e in cow; che ri potevano con quala faailiti wperr h Apbnco.

'307.
Priva la gente che di Giova ~ t u n n a , Cada mancando. E quindi che dw0lo Cuto tuttora prestano dle Dive. Nk sarebbe giusto il tacere in questo luogo l'esimia beneficenza di questa Dea verso i mortali: pei.ciocch oltre aif aver essa ritrovate le biade insegn ancora gl'istromenti agrari , e il come farne uso; e promulg le leggi , coila cui noima gli uomini avessero ad assue&i ad esser giusti. Per la qual cosa'dicono chiamarsi essa Tesmofora, che vuol dire legislatrioe: di che nulla forse saprebbesi additar di piu grave 8 mentre nel complesso di qneste cose sta e la vita stessa, e l ' o n e s ~, disciplina deila medesima Ma basti il detto sin qui per quello che riguarda i racconti favolosi delle antiahit sicule.
CAPITOLO

1.v.

Degli abitatori, che in diversi empi ebbe la Sicilia, e come essi pmsero lo lingua e i costumi, dei Greci.
Intoni0 ai Sicani, abitatori primi della Sicilia , d i riscono nelle loro opinioni gli scrittori , che ne parlano ; e perci b d' uopo, che brevemente ne ragioniamo, Filisto dice, che questo popolo venne d a l l ' b rin per abitar la Sicilia , e che trasse la sua denominazione dal Sicano , fiume delPIberia medesima. Timeo ali' opposto , riprendcudo l' ignoranza di Filisto , chiai w e n t e e con buon fondamento dimostra, che i Si-;

3 o8 cani furono indigeni: e siccome a dimostrazione dell'antichitsi de' medesimi reca molte ragioni, noi ne fife&remo *lcurie. I Sicani una volta viveano a borgate ; e e-o. fabbricate sui colli piccole citt per salvami dalle incursioni de' ladmni (i). Non erano poi essi wtto il comando di un solo re; ma ogni borgo aveva il suo principe particolare. E da prima tenevano tutta l' isola ; e procacciavansi il vivere lavorando la tema. Ma di poi, come awenne, che in moltiesime parti l'Etna spargeva le sue fiamme, e a tratti lontani ingombrava molto paese colle sue eruzioni, e in devastare le terre d d assai anni ; gli abitanti pmi da timore abbandonarono le parti della Sicilia volte v e m l'aurora , e ritiraronsi nelle occidentali. Dopo molte e d la nazione de' Siculi passata con tutte le sue famiglie dali' Italia in Sicilia, occup le contrade, che erano state abbandonate dai Sicani; e bramosa di acquistare pi territorio , incominci ad estendersi pih al largo e a fare incursioni e saecheggiamenti a danno de' litnitrofi ; e cosl nacquero eequenti guerre tra Siculi e Sicani, fino a tanto che

(I) Cosi dappertutto, ove il paese lo permetteva, nelle rorze e d =savano i popoli. Di Enouo dice Dhnigi ' Aticurnaasn, che fubbricb piccoli b r g h i , e vicini 1'al'aluo ns'monii: il quarw di fubbricnre le citr era proprio dcsli antichi. Le anlichissime citt della Grecia, Ahne e Tebe , furono piantate sopra alti coili : di quelle dell7Etnria autica. e della Liguria si legge la stessa cosa. d k r i a nella. Gallia, e da Cesare magnificata come la principale del paese, era nulla vetta di un colle.,Le montagne in tutti i paesi del mondo furono abitite prima delle .pianure , perchb le pianure per cagione delle acque cadeilii dalle moniagne erano'coperte d i laghi D di paludi. Ma ala tesi di Titue0 non ancora pmmu.

309
venuti i due popoli a patti, stabiiirono di mutuo consenso i confini, entro i quali og'nuno d' essi doveasi wntenere (I). Ma ci riserbiamo di parlare in particolare C queste cose a tempo pi1 opportuno. Basterd pel presente dire, che le ultime colonie venute in Sicilia furono quelle , che vi mandarono i Greci ; le quali sono invem degne d'essere mentovate, poichh per esse hrono fondate le citt sid mare. E il commercio, che a per t l modo i Greci vi portarono, e il grosso numero d' essi , che navigavano in Sicilia, fecero, che gli abitanti delia medesima imparassero la lingua de' Greci , ed adottasseir, la stessa maniera cli vivere , abbandonato insieme e il barbaro dialetto, che parlavano ,prima, e il nome , che prima portavano ; essendosi d' allora'ija ,poi chiamati Siculi.

Delle Isole eolie. De' primi lom abitutori. Di Eolo ; e del fondamento che h n o k cose fioleggiate
intorno ad esso. Ma come abbastanza abbiamo parlato della Sicilia, passeremo a ragionare delle isole ,.che chiamami eolie. Queste sono sette, e si chiamano Strongile (a), EvoniDi questi Siculi italiani parla anche Dionigi d d l i c a r ~ s S 0 . ' i (a) Oggi S~rongofi.Si b conservata la pretta denominazione antica Lauto di esse, quanto di m ~ l t ealtre isole, cilth, e paesi, perclib traduciamo uno scrittore antico, che alvimente facendo ci sa*. rebbe paruto di sfigurare.
(I)

310
ano, ~ h , EriFenicusa , Iera di- Vdcano, e Lipera, nella qd! B una citt del medesimo nome. i t Giaciono e s e tra la Sii& e Y Italia alIa diresime da oriente ad o c c i d h ; e sono distanti dalla Sicilia c m tocitiquanta stadi , e h loro a un di presso e& in grandezza: la maggiore ha un circuito di cento cinquanta ptadj. Tutte queste isole sono soggette a grandi eruzioni di fuochi, e vi si veggono i crateri. In Strongile , e in Iera anche al tempo nostro osservasi sbncar fuori venti .violentissimi con fremito strepitoso ( i ) ; e vwiitarsi arena , e gran copia di sassi infocati come wccede vicino all' Etna : e perci alcuni &amano da quest' isole correre fino a quel monte caverne sotterranee, comunicanti da una p t e d a r altra : con rt si spieg come a vicenda ardano i crateri delle mede sime, e quelli detl'Ema. Dicesi del resto, che una volta queste isole di Eolo fossero disabitate; .ma cbe poi Liparo , figliuolo del re Ausone , p r una sedizione mossagli contro da' suoi fratelli, con navi lunghe , e con e&ito fuggendo d' I ~ l i as'impadronisse di que& che prese 'in seguito il nome suo; che in essa fondasse una UttA chi-ta cgualkente Lipan (a), e che mnd& colti i campi anche deile al&: che divenuto egli vecr chio , approdasse a *Lipara Fdlo ,, figliuolo d lppota, ' che vi sposasse Ciane, figlia di Idparo'; e che ottt. nessr! il regno dell'isole, avendo potuto fare, che i suoi compagni vivessero d'accordo , e sotto le leggi stese

(I)

Spalianzani ha fatta in qneri.i ultimi tempi una

bellaed

descrizione di qwest.e isole. (a) Noi la diciamo +ari.

che pub cunrulwm.

3~41
aogl' indigeni. Liparo desiderava di ritornare in Italia ; ed Eolo lo ajutd , onde eseguendo tale disePo ownpasse un pezzo di paese intorno a Somento, ove i i r fatti amministr il regno con grande soddisfazione degli abitanti, sicche dopo morte ebbe magnifica sepoltura, e dai popolani fu venerato come un eroe. Eolo poi, di cui qui si parla, vuoki essere quel medesimo y a cui raccontasi essere andato ne' suoi errori Ulisse ; e passa per essere stato pio verso gli Dei , giusto cogli uomini, e cortese e benigno con quanti capitarano da lui. A lui si attribuisce l' aver inseguato a far uso delle vele n & navigazione, e di aver saputo predire agli indigeni quai venti avessero a dominare, traendo tale scienza dai p d i g j del fuoco diligentemente osservati da lui ( I ) . Ed & per questo , che le favole lo hanno detto preside e dispensatore de' venti, come per l sua e& a mia piet vien chiamato amico degli Dei.

CAPITOLO VI.
.Dei JgLiuoli di Eolo ,a?eUeloro imprese ed a v v t . M ~ ~ ~ . 7icen.de di -lipara , e sue pmduzoni,

Sei figlinoli furono generati da Eolo ;Astioco ,C Z U ~ ~ Androcle , Feremone , Jocasto , ed Agatirno : i
( I ) Mariinno CapeUa dice. in proposito: nel& qua& ( isola) dicesi aver regnaio Eolo , e dnlla ,fiamma iucsntene, o dal *funro avere conosciuyo che vento dovesse spirare: il rhe anche oggi d cosa terra che gfi abita&.& quel luogo preseruano. La COMI b) nobu Strabons,>

31i'.
tutti per le vird e per la g l d a del padre furono assei cari agli uomini. Jocasto tra essi assoggetth al dominio suo le spiaggie marittime d' I ~ l i a sino a Aeggio. Feremone ed Androcle aveano le contrade di Sicilia dallo stretto sino al promontorio Lilibeo. Di questa isola per i Siculi tennero le terre riguardanti I' aurora, e quelle volte all' occidente i Sicani ; &a i quali popoli durava ancora grande inimicizia : se non che per la celebre piet del genitore verso gli Dei, e per la loro stessa modestia , que' popoli spoutanearnente si posero *e sotto l ubbidienze de'figuoli di Eolo. Czuto pm- dette ' la terra de' Leontini da esso lui chiamata Czuzia (I). Agatimo si fece padrone del paese da lui chiamato Agatirnide, e vi fondd una citt dal suo ilorne detta Agatirno. Astioco ebbe la signoria di Lipairi. Tutti poi essendo stati imitatori della piet e giustizia del loro comun padre , si acquistarono gran lode , e dopo che per molte et la stirpe di Eolo ebbe tenuta la successione del principato, e giunse anche ad avere in Sicilia il regno , finalmente manc. Ci avvenuto i Siculi diedero il comando ad ognuno, che venisse riputato il migliore; ma i Sicani disputandoai il supremo grado stettero per lungo tempo avvolti in guerre civili. Molti anui poi dopo, mentre pi ardeva uell' isola la discordia, accadde , che alcuni Gnidii , e Rodii, . mal so&endo il duro governo dei re

Di una ciiri di Sicilia di questo nome fa menziolie Filisto ; k quale parve a lui che indicasse Czuro.
(I)

e 1 ' d v e r C a m ~ i oparla di una medalllia deileontini,

aell' Asia ( I ) , pensarono di condurre a l ~ v e una colonia. Al qual effetto creatisi un capo nella persona di Pentntlo +dio, il quale traeva l' origine sua da I p ' p t e , figliuolo d Ercole ( e questo fu neila 50.~' olimpiade , quando Epitdida lacone riportd la vitto-* ria dello stadio ) navigato avendo verso Sicilia a p prodarono al Lilibeo (a). Erano allora per avventura in guerra quei di Egesta con ue' di Selinunte ; e indotti da questi ultimi a far lega insieme, mdti de'lom perdettero in battaglia , e f gli altri Pentatlo medesimo. h Laonde essendo stati que> di Selinunte vinti , i nuovi venuti , ch' erano rimasti in vita, pensavano di ritornare ai loro pawi ; e di fatti presi a capitani tra i parenti di Pentatlo Gorgo, Testore, ed Epiterside , si misero in mare; e giunti a Lipara , essendo stati ivi accolti ' eon molta beaignitd , facilmente s indussero a piantar domicilio in quel luogo , unendosi agli abitanti restati ivi da Eolo in pOi appena in numero di cinquecento. Poscia, come i Tirreni infestavano il m ladronegd giando, vessati dalle incursioni di costoro , misero insieme un'armata navale; e mentre una parte lavorava le campagne a profitto comune , un' altra parM badava a fornire di presidio i luoghi di sbarco, e a star pronti a respingere gli aggressori. In pesta maniera M o un
( I ) Si presume, che qui s'intendane i Lidj, mdesrisimi alle c i t d greche sparse per l'Asia minore. (a) Pausania, cbe segui Anfioc. sirrcumno, dice. che approdarono al &chino ;e ehe vinti d%li Elimi. e dai Fenicii occupyapo &para a le altro iwla eoliq. T r a u di questo punto di storia il

Cluverio

314
popolo solo, tutti insieme uniti vissero per alcun tempo, Quindi eesendosi tra loro divisa Lipara, che la metilopoli di codeste genti, le dtze isole coltivarono in comune, e finalmente tutte le isole ancora si divisero per vent'anni, passati i quali ritornarono a dividemele un'altra volta. h molti combattimenti navali vinsero poi gli Etruschi, e consacrarono a Delfo decime memomde delle spogie riportate (I). O rimane da dire come ne'tempi posleriori la citt r di Lipara s'alzasse ad alta fortuna non solamente di prosperit, ma eziandio di gloria. E' dessa dalla natura fornita di bei porti , e di terme celebratisii : percioe chk i bagni di queste non solo giovano assai per ricuperar la saiute; ma tale P indole singolare deile loro acque, che a chi ne fa uso, recano una non mediocre voluttA. Perci molti , che in Sicilia trovansi afllitti da malattie particolari, portansi in quest' isola, e col' uso de'bagni caldi ricuperano il vigore della sanit pi p+ s o che se ne sieno lusingati. Ha inoltre quest'isola una t rinomata miniera di alume, d' onde grande rendita si trae da' Lip'otti e da' Romani : il quale aliurne non t m vandosi in a h parte delia texra , ed essendo cosa di grande uso , i Iiparotti l' hanno messo in monopolio ; ed aumentandone il prezzo , come 'loro piace , fanno con esso de' p s s i guadagni. hperciocchk cpello, clie cavasi delrisola Melo, oltre essere di assai qualit scadente,
e

( I ) Pauaania celebra queste vittorie de' Liparotti: ed accenna i doni in memoria delle medesime offerti ad A p d o d r g c o . Lo stesele $a anche Swabone.,

non pu bastare ai bisogni di molte citt (i). i n d m , quantunque non certamente p d e , i d o memente ferace di biade, ed ahbonda di cose atte a ii~drirgli uomini, avendo e copia cli vari pesci, e frutta d' alberi deliiioeissime. Ma basti intorno. a Lipara, e alle a1ti.e isole d'E010 il fio qui detto. Dopo Lipara alla parte di occidente in alto mare. sta un isoleita deserta, che chiainano Ostode , che vuol dire Ossaria , pel fatto, che sono per eoeennare. in qu& tempo, in cui i Cartaginesi guerreggiavano coi Siracusani, aveano e 4 truppe si di terra che di mare ;issai disciplinate; ed averno inoltre al loro d d o molti soldati di varie -ioni (a). Ma questa una razza d'uomini turbolenta, e solita ad eccitare molte ed atroci aedisioni, massimamente quaudo non le sono pagati gli stipendj. Awenne adunque la circost;inza, che alcuni di

315 Upara

(I) Il Yesaelingio nota errare Diodoro, che suppone non essersi trovato allume, che in Melo, e in Lipara, quando, dic' egli , ve n' era in Sardegna in FriRia, in Armenia, e in E g i t ~ o in pro; di che cita Diorcori&, aggiungendo rispetto a quello d i Melo, e O Egitte FautorirP d' Ippocrote ; e rispetta a quello di Egitto mcando un passo di Erodoro da cui trarrebbesi, che Amari ne d i d a mna grossa quantit, onde venduto, il deaaro, che se ne foru mV E ~ O venisse erogato neila restaurazione del tempio di DeUb, = le , parole di Erodoio non potewrro ridursi ai1 aprirnera i n V O C ~&ll' allume, aromi. (a) D i quest' use de' Cartqinesi di avere al soldo straniai parla a lungo Polibie; e probabilhients per questo uso appunto i Cartasinesi perirona. L' Inghilterra a tempi nostri ha h t t o pih volte uu. preva funesta di questo sistema. Peggiore pei la fecem i p n w i p i italiani ne' secoli xiri e x i r speiialmmte ; e daI1' essersi serviti d i capi. ' e di roldail m0r-j venne ia della iodipendeosa

ruioprb.

costoro, e furono da sei mila, per neturale pravit di carattere , e petulaeza, gi mal disposti, non ricevendo . gli stipendj dovuti , tumultuando insorsero contro i capi con gran clamore ; e come per mancanza di denaro d v a n s i procrastinando le paghe, minacciarono di farsi contro i Cartaginesi ragione colle armi ; e giA mettevano le mani addosso ai loro officiali ; inviperitisi anche maggiomente , per la riprensione, che a cagione di tale loro condotta fece ad essi il Senato. I che esso vedendo, secretamente ordin ai tribuni de'soldati, che mettessero a morte tutti i sediziosi. In esecuzione pertanto di tale odine i tribuni fecero imbarcare tutti i mldati forestieri ; e come se si trattasse di una spedizione militare , giunti all' isoletta , della quale parliamo, feceiw montare i tumultuosi , ed ivi abbandonatili, VOItarono le prore, e partirono. E' chiara cosa, che quantunque ardessero di vendetta contro i Cartaginesi , non potevano far n d a ; e d altronde la fame ben presto li ' di vita. Siccome poi tanti furono quelli, che in st lev piccola isola morirono , il luogo altronde angusto fu pieno di una mdtitudine di ossa ; e da queste tante ossa ebbe' l'isola il nome. , In questo modo per iniqua frode di i quei, ch' essi servivano , furono gittati in s ciudele dmitA, e per mancanza di cibo miseramente perirono.

Detto che abbiamo delle Eolie, parleremo partita^ mente delle altre, che stanno all' altro lato della Sciiia verso il mezzogiorno. Queste sono tre, situate in alto mare ; ed ognuna avente una citt, e porti, i quali danno sicuro ricetto alle navi colte da burrasche. La prima Melite ( I ) ottocento stadj lontana da Siracusa , e che ha porti assai comodi. I snoi a b i ~ n t i sono ricchi ; poichb esercitano molte =ti, e spialmente qulla & fabbricar tele estremamente morbide e soaili (n). Bellissime sono le loro -se, ed ornate magnificamente di pende, e d' intonacature. Essa 13 colonia de'Fenicii , i quali' estendendo il loro traffica sino d'oceano occidentale, in quest'isola per la comodit de' porti , e per la situazione in mar profondo trovavano un rifiigio o p portuno. E questa appunto fu la cagione, per cui gli abitanti del luogo per l' affiuenza lucrosa de'mercatanti; vennero a crescere di ricchezze, e a diventar chiari di nome. La seconda, che cliiamano Gaulo (3), anch'ess in alto mare, ed eccellente per comodit di porti, fu dapprima frequentata da' Fenicii. Indi B Cercina volta d a Libia; in cui la citt mediocre che awi, e i porti comodissimi, giovano non tanto a'legui mercantili, quanto eziandio alie navi lunghe. Ma dopo aver parlato
(I)

(a)

Oggi MaLa. . Erano prohabilments fatte di cotene. (3) Oggi G o b . . .

3 i8

delle be ansfrai, i

ritorniamo al10 alta adiacenti a p r a , e situate nel mare, che chiamiamo tirreno.

C A P I T O L OVUI.
&&a

E&,

da& corsc~, della e S i n g o M d di queste iJok.

P Ia ciW d'E&, cbe ' detta Populonia , giace ' Etalia ( i ) , la quale ilontane dai continente circa l stadi, ed 6 chiamata coni dallo grande ~ t i d di fnligina Abonda di pietra mdenite, la quale :c~ntmedo molto h m , per earlo e LiqnefPrlo ,viene F t a , e fatta in polvere, indi nek h i con singolare adfusio costruite dai lavoranti abbrnciata ; e n esce poi per la gran forza del fuoco In materia del ' f e m in p i a d i pezai, ,che hanno forma di grandi spongie. Questi pezzi o con ca& di merci, o con denaro i naercatanti comprano, e li porteno in Dicemhia, ed in altri emporj; e quelli che li acquistano, per mazo de' ai li h o lavorare, e ne traggono opere di r ogni genere di -6 , ; vale a dire lastre foggiate all'ingrosso a modo di vanghe , 4i falci, e di qualunque d r u d e ; e l' uso di queste forme da' mercatanti to trasportate qua e h viene comunicato a' varj paesi dd mondo.
( I ) Qnerta b I' iiola d' Elba ,detta dai latini Ilua , oggi e par lungo tempo memorabile se-, dubbio a w o n e della daariabione, &e aveva avata nei I & I ~ .

319 Dall' Etalia C distante per trecento stadj quella , che i Greci dicono Cirna, ed i Romani e gl'indigeni chi* sa mano Conica. E s ha .un bellissimo porto di assai facile ingresso, che viene nominato Siracusio. Sono in essa inoltre due citt, Aleria ( I ) e Nicea (n). Aleria fu fabbricata dai Focesi , i quali per alcun tempo abitarono l'isola ; e n e furono poi cacciati dai Tirreni. Nicea fu opera degli Etruschi , quando dominavano sul mare; e ten* vano soggette l'.isole adjacenti alla Tuscia (3) ; e mentre comandavano sulie citt della Corsica , ne traevano per tributo raggia ,cera ,e mele , delle quali cose l'isola &bonda. Gli schiavi di Coi-sica per dono singolare di natura sembrano preferibili nelle cose della vita agli altri servi (4). (~uest'isda per ogni parte assai ampia, B quasi dappertutto montuosa, coperta di spessi boschi, ed irrigata da fiumi piccoli. I suoi abitanti si cibano cli latte , di mele, e di carni, tutte queste cose somministrando ad ogni passo il paese. E vivono tra loro con giustizia ed umanid pi di quelio che facciano altri
( l ) Porcia i Focea ri ritraarero In Cirno. I n Cirno ve^' a n a l prima, recondo oracolo aveano fabbricata una citla, che chk' mavasi Aialia. Cori Eodoto. I Homani la chiamarono Aleria. Il urto di Diodoro h rraio guaeto, leggendovisi Cahri, che sarebbe Cagliari di Sardegna. (a) Di Nicea in Comica fa d o n e I'Eltriaografo o, aiocoiae pace altri. Il Ckiuerio la quppone la &essa che la colonia Mariama. Chi b pih curioso di me, cerJlorP e'essri sia la moderna djaccio. (3) Noi la diciamo Torcaua. (4)Suabone diae tatto ai contrario. Secondo lui i servi corri erano v i m i , e non atti a DOIIP per I' indole loro fiera e bestialej a percib od avere la vita a carico, o tenendosi in viro fu i m p a r rUe i bro padroni per I' impazienza del serviiio, e La stapidiri.

Barbari : perciocchh il mele , che trovasi nene caGd degli alberi della montagna , L. senza controvenia alcvna di chi l' ha trovato ; e le pecore marcate con certi segni, ancorchk nissuno le custodisca , restano salve ai loro padroni. In tutte poi le altre eose c& i vita quest'isolani meravigliosamente osservano, -0 per parte sua, ed alla opportunit, le regole deli' o p e rar giusto. Singolariahno b preeso loro cid che accade neUa nascita de' figtiuol. DaB domia di parto nissuno pendente il suo pnerperio tien cura; ed ali' incontro il marito di lei in luogo delia puerpera si mette per un determinato numero di giorni in letto, come se fosse ammalato, ed a il corpo suo mai affetto (I). In quest' isola nasce molto bosso i e di specie non volgare : il che h, che il mele del paese sia totaimente amaro (n). I Barbari , che l' abitano, hanno un idioma strano , e uon U e a intendersi. La loro popolazione eccede i trenta mila. Prossima alla Corsica C la Serdegna di poco meno grande della Sicilia Essa 6 abitata da Barbari , che chiamansi Iolei , oriondi , siccome si crede, da quelli,
(i) Questo b i i u m mitome re* anche & presso i Morlmchi in Dalmasia, e presso alcnni popoli vbitati nel grande Oceano dai moderni navigarori. Presso gli Antichi nou I' ebbero i soli Corri , Apollonio Rodio lo attribuisce .oche ai Tibareni, e Strabone a varj popoli setLentrionali . (a) Servio dice: il u r r o C un a l b u o vclcnoro , che abbona in Corrica. Quesr' isoh in greca l i U chiamo C i r m da Cirno &liuolo di Erooh, 'onde ( Virgilio ) fece h d e r k i o n c TASSI ci* rrr ciod CORSI, d c l q d pasce& & api fmno un m& Mrfuimo

. .-

32 I

i quali ivi fennaronsi con Iolao e i Tespiadi , essendo questi stati in numero superiori agli altri abitanti (i). ImperciocchB nel tempo in cui Ercole ficeva le celebrate sue prodezze , avendo generato moltissimi figliuoli colle figlie di Tespi, in virtti di un oracolo li mand insieme con una quantit di Greci e di Barbari a prendere nuove sedi. Capo di costoro fu Ioliio , nipote di Ercole dal canto di fratello, il quale occup l'isola, vi fondd illustri citt, e divise a sorte le campagne , del nome suo ne chiam Iolei gli abitanti. Ivi anche piant ginnasii, e templi degli Dei, ed altre cose d' ogni sorta atte alla felicita della vita : delle quali tutte restano fino a questa et i monumenti, poichB gli amenisiimi campi del paese chiamansi iolei; ed il popolo anche oggi conserva i1 nome tolto appunto da quelio di lui. E nell'o&o10 intorno alla colonia che abbiamo mentorata , contenevasi ancora, che tutti quelli, che i proprii nomi avessero barattato in quello di lui, sarebbero stati eems pre liberi. h o a questo tempo nostro tennesi verificato P annunzio dell' oracolo ; perciocchh quruitunque i Cartaginesi nell'auge somma della loro potenza si facessero padroni dell' isola, non poterono per ridurre in servit gli antichi possessori della medesima, essendosi gl' Iolei rifuggiti sui monti; ed ivi fattesi abitazioni sottoterra , mantenendo quantitd di bestiami , di latte , di foraggio , e di carne si alimentarono ; cow che avevano in abbondaiua. Cos lasciando le pianure, si
(I) Veggasi quinto Diadoro ha detto di questa

colonia nel libra


ar

antecedente.

DIODORO, tomo IJ.

tolsero anche alle fatiche del coltivare la terra ; e aeguitano a vivere ne' monti senza pensieri e senza travagli , contenti de' cibi semplici, che abbiamo detto (I). I Cartaginesi adunque, sebbene andassero con grosse fdne spesse volte contro codesti Iolei , per h difficelta de' luoghi , e per quegl' inestricabil sotterranei de' me&simi non poterono mai raggiungerli, ed in tal modo quelli preservaronsi liberi. Per la stessa ragione poi finalmente {anche i Romani potentissimi pel vasto imperio che nveano , avendo loro fasto spessissimo la guerra, per niuna forza militare che impiegassero , poteron g i u n g e a soggiogarli. Ma per ritornare alle antiche , iolao , acconciati gli &ari della colonia , ritorn in, Grecia; e i Tespiadi dopo ws- ,presicd<ite per -molis etA ali' isola, fiualmente cacciati da essa andarow a stabilirsi nella campagna limi& a Cuma : intanto che il volgo ridotto- alla barbarie ,mettendo al.govano della repubblica gii ottimati, difase.sino. d a e d nostra la 4 sua libert. PJoi , avendo detto quanto occorreva intorno alla Sardegna, passeremo a parlare delle isole , che ne vengon dietro. a

Rrisiorils e Patutzniu dicona anch8 essi essereresiati in S a r d degna gl' indirj delle cose ivi fatte da Jolao. Non dispiwer sipere. che in Sardegna erano arieti, i quali in vece di lana portavauo u n vello di capra, e chiamavaosi come Strabone riferisce, Musn~o'Ii. D i questo vello de' musmoni gli-abitadti facP.aBsi' abiti, che c h i i r maronsi rntutruche; ed b per p e s t o che r. G i r o h o nel libro contro i Luc$riani dice, che il&Iiuol di Dio non discere rolamenre per In mastruca de' Sardi. Eiano attesta, che la mmtruca de8Sardi aveva la proprierl di tener caldo I' iuverno , e fresco t'esiate. Ciioerone avea chiamati Cadronoelli m a s a o r i i poveri mou(i)

333
( I

CAPIT.OL0

IX.

'

Delr ~ola Pitiusa , e delle Baban'. Particolarit degli abitunti di q q t e .

'

Dopo le gi mentovate 6 Pitiusa , cod chiamata dalla moltitudine de' pini, che vi nascono. E-ssa posta in alto mare, ed .h distante tre giorni e tre notti di navigaaiorie dalie colonne d Ercole ; un gioi-no ed una notte ' dalla Libia; e un giorno solo daiia Iberia. Di. grandezza 8 uguale a Corcira: ; ed t+ mediocremente fertile, avendo poche viti , e pochi olivi innestati. Fra suoi prodotti commendansi le lane per la .loro morbidezza. Essa ha pianure e colli amenissimi ; ed ha Ereso ( I ) citt, che fu- colonia dei Cartaginesi. Ha eziandio porti memorabili, e mura di costruzione ampie, e molte case fabbricate splendidamente. Abitano ivi confusamente molte: mzze di Barbari; e il maggior numero deYPeni.Irono questi a starvi centosessant'anni dopo la fondazione di Cartagine (2). In faccia ali' Iberia sono altre isole, che i Greci chia-,
tanari sardi , che andavano fqcendo scorrerie al basso, non avendo voluto piegare il collo al giogo rbmano. Tcderio deportb quattro mila Ebrei in Sardegna per oppo;li a que'montanari. ( I ) Questo nome, necondo il Bochnrdo , t di derivazione fenicia . Questa citt p e d b chiamata da tutti gli altri scrittori Ebuca , O &ro ;e il Ycssclingio sospetta, che cosi scrivesse anche Diodoro, e che da copisti siasi alterata nel testo Ebcro in Ercro. (a) Ritenndo, che Cartagine rimanesse distrutta I' anno della m a fondazione 737 la colonia ni syebbe stabilita al tempo di
Numa

314
mano Ginnesie, perch in estate i loro abitanti vanno nudi. I popolani, e i Romani le chiamano Baleari da Balein ( I ) , che mio1 dire loncioton' , perchh meglio di quanti sono uomini al mondo lanciano grossi sassi colle frombole. La maggiore tra queste'supera in estensione tutte le altre isole, eccettuatene le seguenti sette, Sicilia, cio, Sardegna , Cipro, Creta , Eubea , Co+ sica , e Lesbo. Essa A separata dalla IbeFia quanta 4 la navigazione di un giorno. La minore guarda P aurora, ' e nutre bei giumenti d ogni genere, e spezialmente , muli , che per la grandezza del corpo e la mbustezza sono sopra gli altri 'eccellenti. Entrambe hanno buon suolo, e di sua natura fertile. R numero degli abitanti supera i trenta mila. Perci che riguarda i prodotti della terra, mancanp totalmente di vino , di cui per altro, per la rsrita appunto, sono ghiottissimi. Hanno anche scarsaza grande d olio, e p& ungonsi i corpi ' con quello che estraggon dal lentisco, unendolo al grasso di maiale. Costoro sono in singobr maniera portati per le donne, le quali essi tanto stimano, che quando ne vengono tratte col di prese da' corsari , essi danno tre o quattro uomini per una di queste. Le loro abitazioni sono entro gi'otte di pietre, e vivono in caverne scavate nelie viscere de' monti , e fanno de'sotterranei per comnnicarvi : con che proweggonsi insieme per istare a coperto, e per salvarsi dagli altrui assalti. Denaro d' argento, e d'oro non usano ; d vogliono ohe pressi,
(i)Suaknc

crede. che la denominaione dqlli abitanti di qua-

rte iwle derivi U a lingua fenicia.

toro se ne introduca. Del che aiiegano per ragione, che anticamente Ercole mosse guerra a Gerione , figliuolo di Grisiore, per la grande quantit d'oro e d'argento, ch' egli possedeva. Laonde per conservare sicure le loro sostanze dalle insidie altrui stabilirono di non voler nulla di comune colle ricchezze in oro, ed argento, e secondo questo decreto , militando anticamente coi Cartaginesi, non portavano al paese nulla de' loro stipend: ; ma spendevano tutto a comprare donne e vino ( i ) . E stravagante pure l'usanza che hanno rispetto alle nozze. Nel convito nuziale , chiunque de' parenti, e degli amici, B di et primo, secondo, e gli altri in a p presso , giaccionsi a un per uno colla nuom sposa , e finalmente dopo tutti P iiltimo onore A dato alio sposo. E pure singolare, ed affatto strana l' usanza loro nei mortoij. Mettono entro un' urna le membra del cadavere prima rotte e battute con legni ; e vi pongono sopra un gran mucchio di pietre. La loro armatura consiste in tre f d o l e , una delle quali portano in testa, una a modo di cintura intorno al corpo, e l'altra in mano. Quando la necessita della guerra lo vuole, lanciano sassi molto piA grossi di quelli che lanciano gli altri ; e li ianciauo con tal foi-ia , che non si distinguono da quelli, che vengono lanciati da una catapulta: percib negli assalti delle mura costoro feriscono co'laro colpi gravemente quelli che le difendono. In aperta battaglia essi con que'loro colpi spezzano scudi , elmi ,
( I ) Aristotik dice espressamente : avicre b paghe dai Cartagiiicsi. presso i quali nrilitano , non comprano che donne : percior ihd nel loro paese C proibito il possedere oro ed artgcnto.

.3a6 ed ogni m, copra i corpi ; e dirigono i che


colpi con tanta sicurezza, che per lo pi non mancano mai di ottenere l' effetto che si sono proposti. A tanta bravura li porta il frequente esercizio , che fanno sino da fanciulli , perciocchh vengono costretti a tirare colla fiombola fin da quando sono sotto la disciplina delle ' loro madri, le quali per bersaglio mettono loro sopra alcun tronco un pezzo di pane ; e rimangono digiuni sino a tanto che no1 colpiscano (i). M o r a soltanto la madre lo concede loro per mangiarlo.

'Di un' i s o l ~posta al di l delle colonne rl' Ercole.


Particolarit ir~tornoa l medesima. la
Percorse le isole, che sono al di qca delie cdonhe ' d'Ercole (a) , visiteremo quelle che sono oltre' nell'oceano. Verso l' Afiica giace nel vasto pelago dell' oceano una certa grandissima isola, che dalla Libia declina veiso l' occidente per la navigazione di parecchi giorni. Essa ' ha un suolo ferace di biade, il quale in gran parte S alza in montagne, e per una piccola parte s' estende ' ancora in pianura, ov' amenissimo. Fiumi navigabili la intramezzano, i quali opportunamente la bagnano; ' e frequenti sono i luoglii ombreggiati da alberi di vake
N o n ? hado madre altro cibo che quegli, che sa colpire U I bersaqlio additaio d a lei. Cos Floro ; e pih ampiamente dicono l o stesso Licofrorze , e P'egezio. (a] E gui probabilmente una lacuna, secondo l'osservazione gii fatu.
(I)

il

. .

specie , ed i boschetti innumerabili di piante h t t i f w e , intersecati ,da fontaue e ruscelli di dolcissime, acque. Le vilie stesse sono ornate di edilizj sontuosi, e qua e l& veggonsi graziosamente disposti ne' giardini ostdli ove rifocillarsi a piacere ; e come la teim somministra largamente tutto cid che pu recar piacere, e delizie, i ~ appunto gli abitanti concorrono a passale P estate. i I1 paese di montagna presenta spessi boschi ed ampii , pieni anch' essi d' alberi , che portano h t t a di varie specie; e di tratto in tratto ha v d i , e fonti, che paiono espressamente fatte per giocoudamentc ricreare la vita. E le tanti sorgenti, che per ogni dove abbosdano, non giovano solamente a crear volutt negli &itanti , ma molto eziandio conferiscono a renderli sani e vigorosi. Da una parte poi la cacciagione somministra salvaticina d' o b 4 fatta, la cui abbondanza nulla lascia da desiderare ne' conviti , vuoi pel bisogno, vuoi pel sapore : e dall' altra parte il mar che circonda l'isola da copia grande di pesci ; avendone l'oceano di sua natura d ogni maniera. Finalmente temperatissimo n' il cli' ma, il quale fa , che nella maggior parte dell' ando gli alberi dieiio frutta, ed altre belle , e squisite cose si ottengano. In somma 4 si beato per ogiii verso il vivere qui, ch pare l'abitazione non d'uomini, ma di Dei ( i ) .
( I ) Giustamente il Y~sselingio conviene non potersi dire che isola sia questa , di cui DioJorn fa qui SI bella descrizione Alcuni hanno creduto, che ques~'isola Ma o alcuna di quelle che stanno in faccia al continente d' imerica, o l'America stessa Nb infatti altro b a presamersi , dappoichb non rtisaisrtn piS I' ~Janride e il dire j

3a7

Anticamente quest' isola per essere tante lontana dal rimanente m , & fu incognita : ma poi si -scoperse nel modo, che sono per dire. I Fenicii fino da remotissimi tempi a cagione di commercio intrapresero & quenti navigazioni ; e percid stabilirono molte colonie tanto in Afica , quanto in- quelle parti d' Europa, che +o ali'occidente; e proseguendo in tale loro proposito, fatti gi ricchi , presero a battere anche oltre le colonne d Ercole le acque del mare che chiamasi o' ceano. E da prima presso lo stretto vicino a quelle colonne , nella penisola che ivi l' Europa forma , fondarono una citt chiamata Gade ; n e h quale oltre altre cose convenienti al sito costruirono un tempio famoso dedicato ad Ercole, e .vi stabilirono riti e sacrifizj magnifici secondo l' uso de' Fenicii E quel tempio, come negli antichi secoli , cos pure ne' moderni sino alla e d nostra fu in somma venerazione : cos che anche molti Romani, per nobilt e per grandezza d'imprese illustri, a quel Dio indirizzarono , e pe' loro disegni felicemente
&e qneato racmnto sia favoloso, non si accorda troppo coi principj di un discreto ragionare. Perciocchb, r e , come dice il Yessslil~gi'o,non avendo i Carqitzesi l' uso della hussola, non potevano rtahilire una nivi~azionesicura verso quell' isola , d a ci non viene, obe l'accidente appuum uion potesse aver tratti a quella parte alcuni. che poi qitoroari ne dessero notizia. E questa notizia haslava perch riposta tra i secreti dello Suiio si pensasse di poterne trar profitto in quplche opportuna circostanza. Non sono, molti anni, dacchb fu scritto essersi in qualche luogo dell' America settentriooale trovate alcune iscrizioiii [)uniche. Se questo fa~rob vero , esso pu confermare, almeno in quanto al fondo. la relazione di Diodoro. si porrebbe forse congeuiirare, Pel senza andare in America che quest' uola fosse una delle Canarie.

329
eseguiti sciolsero i loro voti. In questa maniera pertanto i Fenicii investigando le terre, ch' erano oltre le col lonne , e scorrendo pe' lidi dell' Africa , dall' impeto de'venti, e dalla forza delle proceile f u m spinti assai dentro allo spazio immenso dell'oceano, ed agitati per molti giorni dalie tempeste finalmente irono ad approdare ali' isola, di cui abbiamo parlato. Della cui natura e felicit come essi ebbero presa notizia, la comunicarono di poi anche agli altri. &ib i Tirre~ , quando poterono tenere l'imperi0 del mare, destinarono di andare a stabilirvi una colonia. Se non che vi si o p posero i Cartaginesi : tanto perchh temevano , che'molti de'loro concittadini allettati dal delizioso aspetto di quel paese andassero ad abitare col ( i ) , tanta perchh intendevano di tenersi in essa assicurato un asilo, se mai col tempo awenisse per qualunque imp&visibil caso di fortuna, che la loro repubblica venisse i-ovesciata ; sperando, che avendo forze grandi navali potessero con facilitil tramigrare insieme con tutte le loro famiglie in quell' isola ignota ai vincitori.
(i) I l preudo-driszozite nel libro deiie Care mirabili dice, che i magistrati carlaginesi proibirono eotto pena capitale il navigare a quell' isola; ed aggiunge che ne uccisero gli abitanti. onde non ne manifestassero agli altri le ricchezze. Se il libro meritasse fede, potrehbesi supporre guasto il testo, in cui non degli abitanti, ma dei popolani ritornati si dovrebbe supporre essersi pariatb. Del rimanente B facile comprendere come sopra uno relarione assai compendiosa si co~truironoracconti pieni di particolarit false, ed anche assorda

Della Britunnia, del

suo stagno, e come si trasporta dai mematanti che vanno ad acquistarlo.

Ma avendo detto quanto basta intorno all'oceano d'A& m, e alle sue isole ,volgeremo il discorso nostro all'Europa. In parte in cui l'oceano stringe la Gallia, irnyetto alla Selva ercinia , la quale ci si k detto essere la maggiore di quante ha i' Europa , trovami molte isole , e la pih grande di tutte 6 quella che si chiama Britannia (i). Questa iu addietro fu immune da assalto d i stranieri ; perciocchk nk Bacco, nk Ercole, n& altro od Eroe , o fondatore di potenti famiglie, per quanto s a p piamo , non vi portd guerra. Solamente nel secolo nostro Gajo cesare, a cui le grandi imprese meritarono il nome di Divo, fu il primo tra quanti si ricordanp, che soggiogasse la Britannia , ed obbligasse gli abitasti suoi a pagare tributo. Ma di queste cose parleremo a tempo opportuno. Ora diremo akuna cosa di essa isola, e dello stagno , che in essa trovasi. La Britansia ha forma triangolare come la Sicilia; se non che i suoi Iati sono disuguali. Essa steadesi verso 1'Eirropa obbliquamente; e il promontorio che viene ad essere ai contipente pi vicino, e che chiamano Canzio , k lontano da terra, 'secondo che dicesi , circa cento stadj ; ed ivi k gran corrente di mare. L' altro promontorio, a ciii danno ilvnove di Belerio , i: distante da terra quanto
. ,
(i)

Essa L la nostra Inghilterra.

importa la navigazione di quattro giorni ; e P ultimo, i detto Orca, 'si distende'neil' altissimo mare. i lato rivolto verso l Eimpa si tiene della lunghezza di sette ' mila e cinquecento stadi ; l' altro , che dallo stretto si prolunga sino aila punta , B di quindici mila stadj ; e 1' ultimo di venti mila : di modo che tutto il circuilo deli' isola viene ad essere di quarautaducmila e cinquecento stadi ( I ) . Vuolsi che gli abitanti sieno indigeni (a), i qiiali ritengono ancora gli usi dell' antico loro modo di vivere ; percioccM in guerra vanno sopra carri , come d i m i che gli antichi Eroi de' Greci combattessero sotto 'Troja. Abitano casucce basse, fabbricate d pai glia , o di legno : raccolgono le biade in modo , che tagliatene dai gambi le spiche , ripongono queste in granai sotterranei ; e le piii vecchie a mano a mano, secondo che ogni giorno lom bisogna, sgranano ; e cui grani pestati si preparano il nutrimento. Semplici nel resto sono ne' loro costumi , e lontanissimi dali' astuzia, e malignit degli uomiiii del tempo nostro : sono poi contenti di un vitto fr~igale e diversi affatto da quelli , che amano le ricchezze. L' isola abbonda assai d' abi( I ) Nel fissare la luoghezza de' lati della Britannia gli Antichi non sono a n d a ~ id* aocordo: cosa che non deve far meraviglia. Tob m e e chiama Bokrio, e non &Zerip il promontorio dell' Autore , indicaio sotto quest' ultimo nume. (al f i c , t o dice non sapersi, se i primi ahitatori della Britannia fossero indigeni , o trasportaiiri d a , aitro paese. Il Canrbdsn crede, che vi passassero per la piQ p a r b daUa Gallia. Era da rico$are, che una volia l'Inghilterra fu parte del conlineote, vedendosene manifesti indizj nei terreni opposti dei due paesi presso 10 stretta.

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tanti ; ed ha clima freddo, essendo soggetta ai m. l' Molti re e principi in essa hanno comando ; e per 10 piu amano di stare in pace tra loro. , Ma de' loro istituti ,e di altre prticolarit.A di quest' isola, parleremo in ispezialita quando saremo giunti aila spedizione di Cesare nella Britannia. Ora 8 il mom n o di parlare dello stagno , che ivi si scava. Ospiet talissimi sono que*che abitano nel promontorio deila Britannia, che chimasi Belerio; e ci deriva dal praticare che fnno coi mercatanti, che capitano coll , il cui commercio li ha tratti a pia mansueto modo di vivere. Questi sono quelli, che con diligente opeia scavano la tema pmducitrice dello stagno; la quale essendo petrosa ha entro d vene di materia, che purgata e liquefatta d il metallo. E come lo hanno ridotto in forma di certi dadi , o simile, lo trasportano in un' isola adjaceote alla Britannia , che chiamasi Itti ( I ) : e p r &sportarlo col prendono il contrattempo del riflusso del mare , mentre allora restando il suolo asciutlo fanno uso di carri, e sopra di essi ne conducono quanto vogliono. Nelle isole vicine , poste t i ~ Europa e la Bci1' tannia succede un sihgolare fenomeno ; ed 8 , che tutto quel tratto all'alzarsi del flusso vien copeintodi acque; ed allora presenta quelle isole; quando poi succede il riflusso, resta scoperto un grande spazio , nel quale non essendosi le acque fermate, vedesi una continuazione di terra formante una specie di penisola. Di. l lo stagno , che compiBno i mercatanti , viene da essi p o ~
(I)

Essa oggi chiamasi R i g h r .

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nella Gallia; e in trenta gioiwi di cammino per terra a schiena di cavalli si .conduce poi attraversando la Gallia d e bocche del Rodano. E ci basti intorno . allo stagno.
trito

DeU isola i n

Favola d

cui si t p v a Felonte.

P ambra.

Ora direme +che cosa di quello che chiamasi e 1eth.o ( ambra ). In faccia alla Scizia al di sopra d e h Gallia, giace un' isola , che chiamano Basilea (I) ; e sopra questa i flutti del mare gettano in copia il suocino, od ambra, che in nissun altro luogo del mondo s trova. Molti tra gli antichi intorno a quest'ambra i raccontarono &v& onninamente hcredibili , e dal fatto stesoo smentite. Perciocch csme B stato scritto da poeti e storici, Fetonte , figliuolo del Sole, essendo ancora ragazzo, indusse colle sue preghiere il padre a dargli di poter guidare per una giornata sola il carro di lui: la quale grazia avendo ottenuta, e non trovandosi di

( I ) , Di queit' i r d a parlano Pirea , e Timeo, siccome Plinio riferisce. Noi la dovremino dire Re&. H a li Antichi non ci hanno detto perchb si chiamasse con tal nome. Eisi non ci hanno neppure indicato con b a i t n n ~ precisione quanto occorrerebbe per ritrovarla. :&i non conobbero che assai coalor~mentela cosu , che dalla Oianda r a oltre verw il ~ttenrrione.Siccome per le coste del Bran*urgo, e della Prussia anche al di d'oggi danno ambra, b facile M m s g h r e , che confusamente e d i n m e r o alcuna delle &ore d d iaidcb.

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bastanti forze per reggerne i destrieri, questi non htendo caso di si giovine condottiere deviarono dal corso solito, ed errando pel cielo, primieramente veunero ad attafuoco al medesimo ; onde n' 8 venuto poi quel circolo, che si chiama via lattea ; poscia s'abbruci una gran parte della terra i e non pochi paesi restarono per 1 incendio devastati. Per la qiial cosa Giove sdegnatosi, ' fulminato il carrettiere , obblig il Sole a girare il suo c a m , siccome era sblito. Fetonte cadde aiie bocche del Pado , che anticamente chiamavasi Eridano: dove le sue sorelle cosi fuiono tocche della sua dis,mzia, che pel gran pinto perdendo la loro prima natura vennero a trasformarsi in neri pioppi , i quali ogni anno nello stesso tempo mettono fuori lagrime, dalla cui concrezione dicesi poi nascere questo che nominano elettro, il quale supera nella nitidezza ogni altra cosa; ed allora massimamente in quel paese trashda , quando si fa il lutto p ' giovani mancati di vita ( I ) . Ma siccoe me tutti quelli, che hanno o inventata, o ripetuta quesui favola, sono andati lontani dal vero, e sono restati smentiti dal fatto del secolo posteriore ; debbesi piuttosto prestar fede alla storia; e la storia porta , che l'ambra si raccoglie nell' isola gi accennata; dalla quale poi viene trasportata fino in questi paesi, come si !c detto innanzi.
( I ) La fivola di Fekonte viene ingegnasamente spiegata da Proclb comrneatando il Timco di Platone. Si pob intanto osservare, che erramnu Greci e Lutini, prendendo CI nostro' P b .pel Padn , od Eridnno della favola. Eridano non va01 dita altro cheJ;ume g r d s , e P & vuol direfims che ruigna.

Dignesswne sui Ce&, o Galli. Descrizione del loro paese , e de' loro costumi.
Non crediamo alieno da quanto abbiamo ,narrato intorno ali' isola posta d occidente, i' inserire qui alcune ' poche cose delle nazioni d' Europa a quelle viciue , avendole omesse ne' libri antecedenti (I). Nella Celtica anticamente signoreggiwra , siccome narrasi , un certo nobilissimb uomo , il quale avea una figliuola per Ia maest della persona superiore all'ordinerio modo della natura, e -per la bellezza delie forme di gran lunga distinta dalle altre giovani donne. Costei e per le forza del corpo, e per i' avvenenza meravigliosa nutreiido alti spiriti, nk credendo alcun uom? degno di s , tutti quelli , che alla sua mano pretendevano, ripudiava risolutamente. Ora accadde che Ercole volgendo verso la ~eltica.,vinto ch' egli ebbe Gerione , i ~ i fond Alesia; ed in quella occasione avendo la giovine veduto Ercole , tanto restlr presa di meraviglia- pel valore , e per la superba figura di lui, che amorosissimamente se1 prese a giacersi e c o , nan per+i senza l' assenso dei suoi genitori. Da' lui pertanto ebbe ella G A t e (a) ; il
( I ) k qoesto uno de>passi prinoipali , in cui Diodaro sembra mancare all'ordhe tanto da lui commendato nel proemio di questo stesso libro. ( a ) Parreriio ha anch' egli riferita la favola di Celtina , che da Ercole ebbe un figlio nominato Ceho, e che diede il nome ai Celti. Amniiano Marcclfino paria in queslo modo : Alcuni asswirono , che i prinii in questi paesi s i tennero per aborigini , chiamati Celti dal nome di un amabil r e , e GaUati & quelio deia madre di Irti

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q-ualer i u d per virt d'animo e di corpo valentissimo sopra quanti ftrono mai nel paese ;e quando fu giunto alla e d virile , ottenuto avendo il paterno i v p o , molte terre conquist de' popoli limibo6 , e fece in guerra grandi imprese. Costui, come delia fortezza sua s' era fama dappertutto , chiam dal suo nome Gallati tutti i suoi sudditi ; e cosi fu dato a tutta la nazione il nome di Galiazia, o di Gallia. Ma dopo che abbiamo spiegate queste cose intorno alla denominazione de' Galli, dobbiam dire ancora della temi, che i Galli occupano. Molte aAioni , non egualmente numerose in popolazione, abitano la Gallia. Le tnaggiori tra queste contengono dugento mila uomini atti alle armi , e le minori cinquanta mila : tra le quali una ve n' ha, che congiunta a' Romani per antica parentela ed amigizia , si serba in queste relazioni costante sino a questo tempo (I). La Gallia, siccome per la massima sua parte\ soggetta al settentrione, soflFre assai d' invernate e di gelo , perciocchh in iuverno ne' giorni nuvolosi invece di pioggie vi cadon nevi , e 3 giorni sereni s' empie tanto di gelo, che i fiumi indurati dal freddo improvvisamente fanno a . stessi & ponte, a modo , che non tanto i viandanti comuni, e pochi di numem , wvan in p i a del ghiaccio libera
(i) .Questa fu la narione degli Edui, di cui dice Cesare che rovente dal renato furono chiamati fratelli e consanguinei. Ond' b che poi Tacito aggiunre che gli Edili furono i prinri a ouerrere

i n Roma il dirito di rematori. I l che fu conceduta .ali'anticu alk a m n , e all' essere (gli Edui) i r o t i t a i G a l l i , che w w r c r o col r popolo romane il nome difrpurniiir.

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strada , OV' era IVacqua; ma eziandio numeresi eserciti con tutte le loro , bagaglie , e coi carri carichi, vi passano sopra senza alcun pericolo. E molti sono i fiumi, che scorrono per h Galiia, e ne intersecano le campagne coile loro giravolte ; alcuni de' quali hanno l' origine loro da pofondi laghi ; altri l'hanno da mturigini ~ascentine' monti ; e parte poi d'essi vanno a scaricarsi nell' oceano, e parte nel nostro mare. Fra quelli cbe entrano nel mar nostro, il pih vasto di tutti 6 il Rodano, il quale viene dalle Alpi , e si getta in mare per cinque bocche ( I ) . Degli altri, che corrono all' oceano, i maggiori sembrano essere la Loira (a) , e il
( I ) Si affitica il Yersefingio a notare d7inesattezza Diodoro, perchb seguendo Timeo ha dato cinque bocche al Rodano, e Srrabone e Ferra drieno. opponendo' loro l'autorit del Cawabono, e deila Artruc; mnaa avere cpnsiderato i cambiamenti ,che i tempi possono avere portato nelle foci di ua fiume si rapido, e la prohahilith, che Tin~eoavesse presenti piuochb i due tronchi, cbe costeggiano la Camarga , le diramazioni mbalterw. (n) I l Vesselingio con molto maggiore apparenm di ragione s i affirica a far sentire lo sproposiro rtravagantissimo di porre tra i fiumi della Gallia il Danubio, per escludere il quale dal testo di Diodoro basta I' osservere ch* esso non va ndl' oceano: che b questa la circostanra ,a cni 'i autore qui riferisce il discorso. Bimgna dunque per necessit cancellare quel Danubio. 9 mettere m s u i vece il L+i ( l a Loira ) che presa per la sua lunghezza non pub non riguardarsi come il fiume pih degno d' essere pareggiato al Reno ; e che, quantunque con direzione diversi, va nell* oceano : il cbe b ci, che forma 1' oggetto del discorso di Diodoro. S e il Yerrelingio vorrebbe sostiruirvi la Duranza, potrb ben io avervi potuto sastiloire la Loira ;perciocchk quanto b vero, che i copis~icon facilita avrebbero potuto mettere Danubio per Duranza per una certa similitudine materiale della parola non ostanrc a troppa diversit del proposito; vero b ancora, che colla piena ccerenra del scuso la mia DIODOBB, tomo 1 . 1 32

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Reno a cui al tempo nostro quel Cesare divo mise un ponte ; e fatte passare a ~ i e d i le truppe , dom im poi i Galli dimoranti al di l. Ma parecchi altri f u i navigabili a' incoatrmo per la Gallia, de' quali sarebbe cosa lunga lo scrivere. La maggior parte d' essi pel gelo rdpprendonsi , come se sopra i loro alvei si facesse un ponte , e siccome il ghiaccio per la naturale sua levigtezza rende lubrico l' andare de' passeggieri , vi spargono sopra delia paglia, onde frrnarvi sicuri i piedi. 'bassaissimi luoghi della Gallia suole accader cosa particdare e strana, la quale non b da tacersi. Dall'occidente estivo, e dal settentrione sogliono spirar venti di tanta veemenza ed impeto, che alzano da terra misti a molta polvere ciottoli grossi quanto un pugno; e d anzi a modo di ~ r b i n c violento strappano agli nomini . ed armi ed abiti, e li cacciano gih di cavallo. L'eccesso poi del freddo fa, che corrotta la temperatura del' arie, -ivi non producasi n& vino , d olio; e perci i Galli non avendo u v e , fannosi coli' orzo una bevanda, che chiamasi zito; edealtrimente se ne fanno un altra diluendo coll'aqua i favi delle api (I). Intanto p& ,-'
C

sostitusione diventa per la faciliti di confondere nella scrit~uragreca la prima lettera di Ligeris colla prima di Danubio. sapersi da ( I ) I l perchb il Vesselingio dica a questo passo ognuno ci non epsere comune a tutti i Galli, parlando degli anti-. chi si stenierl a coucepirsi ,quando vogliasi ricordare, che i Galli vennero anticamente a conqnirtare le viti in ltalia; e che fuvvi on tempo posteriore a Dioduro. in cui nb uva, nb fichi maturavano a Marsiglia. Sarehbevi anche luogo a ricordare, che Diodaro ha riguardato il paere de' Vasconi come annewo alla Caltiberia, piuttosto.

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amando smoderatamente il vino, se ne t m p g i a n o quanto portuio loro i mematanti; e dal troppo berne ubriacandosi , cadono poi O in grosso sonno, o in u m vertigine, che ~ ~ g l alla a i pazzia. Perai m& d' Italia , spinti d a avarizia loro p m p h , volgono a loro particolar guadagno l'ubbriachezza dei Galli : CL' essi pe' am beFche , e per le pianuiz con carri portano lore il vino, e ne ngpm inestic mabile prezzo ; perciocch8. per un barile ricevono un fanciullo, c a m b i d o i Galli q d o che loro dh a bere con ci che beono. Nella Gallia non i& argento di nessuna d e m ; ma bens si scava molto oro, il quak la natura del p e s e somministra senza lavoro ei-o di miniera: imperciocchh sicceme il cono dea.?)fiumi colle loro giravela viene ad imbattersi d l e ndici de' mordi- adiacenti, da ci accade, che se ne vadano rompendo i &ohi, ed in& se ne misti &a sabbia h d d'oro, i quali vengono poi raccolti da chi di tale opera si occupa; o k terra, che ne contiene grane&, si pesti, e si triti , e diluita coli' acqua se ne porti pci la materia restante a i fondo ne' forai a liqne&i.Oi. h

~~

ahe alla Gallia. AICPD~ hanno prateso ,che la birra ( aito ) sia propria deSGalli, e non degli e z ,supponendo che in questo senso ij debbasi intendere Diodoro ave nel libro I. ha parlalo di questa bevanda. Ma la parola ziio non B che generica; e si apptiia a significare ogni bevanda fermentau fatta con vegcubili, ahs i o u MIEO a v i ; ed b sito cgualmente quella degli Qizj, qudla dd Gai&, qoelie deJBritanni, e quella di qualunque altu, popolo, quando anche sieno differsuti per la materia, che si a d o p n , pel modo , Con cui si h n o , pel sapore, per la f n w , cc.

grande quantit di oro, che sy impiega in ornamenti della persona non tante per le donne, quanto ancora per $ uomini. E can e& infatti famosi Aaniglie, e8 braccialetti , e p m e coliane di puro e prtno oro , ed anelli assai grandi, ed anche pettodi , ed uaberghi , e panciere. E poi ,singdare, ed affatto meravigbso cid che i Galli dell' dto paem ne' luoghi di religione ; poichk e nelle cappelle e ne' temph tengono giacente, e qua e l sparso molto oro ad onore degli Dei, il quale nis suno di quel paese menomamente tocca : ,tanto sono superstiaioai ! sebbene per ahro i Galli sieno avi&
pesto
m i

mado E m t e inoieme et

8mi. - I G& hanno staaua alta, e sona di carnagione migosa e d d a : porta10 rosseggiante la chioma , non solo come 1' hanno per natura, ma aqche coli'arte cerc a & ~ di accreecerne la tinta piii di queiio che sia nauualmeate, a ci ,servendosi di un ranno di calce, con .cui spm si .lavano i capegli (i); e li contorcono poi daUa fi~ote vertice , ed indi li r i t o q n o alla cervice. al
Con,ci vengono a prendere P aspetta dei Satiri, e dei Pani ; e il coltivarli, come abbiam detto, fa che kventino si grossi e folti, che poi non differi-0 dai crini di cavallo. A l d si t a g l i la barba ; albi la nudrono
( i ) .Plinio :. Giova anche il ropona. E' questa un riuwnto te ih GaUk per aver rossi i caprgli. Formasi corr seuo e cnn cenare. Il color de' capqli &*C& e de' Gerrnari dai Latim;.esprime*asi colle gndarioni di Jkruo , 40s nuilo. Noi non abbiamo che liondo , , e rw.ro, e ne distinguiamo le gmdaaioni agginngendo il chioro , e il carico ,e I' arsai carico c l'assai chiaro.

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modicamente : i piA nobili si radono i peli sulle guancie, e volgono gi quelli de' mustacchi a modo, che copran la bocca ; e pereib quando mangiano, imb'iogliano il cibo co' peli ; e quando bevono, la bevanda. va gih quasi per un colatojo. Essi pranzano , o celiano non assisi sopra sedie, ma sdrajati in terra; e in luogodi strati si mettono sotto pelli di lupi, o di ani. I pih giovani, maschi o femmine, che perb non sieno esciti ancora deUi puerizia, sono queiii che servono gli ak tri. panno vicini i focolari ardenti , e pieni di pignatte , e d spiedi carichi d' interi quarti di animali ; e ai distinti personaggi metton d'innanzi per omficenza graesissime porzioni di carni; a un di presso come il Poeta introduce i maggiorenti de' Gwci a festeggiare Aj-1 all' occasione che ritornava vmcitore dal combattimento sostenuto con Ettore : Al Telamonio il re per f i g l i onore M & innanzi l terga amle d un tauro. e e Essi invitano ai loro conviti anche i forestieri ; e SOL tanto quando si B fieito di mangiare, domandano 1 chi sieno, e a che sieno venuti. Sogiiono pure anche in mezzo alle mense venuti per qualunque motivo e litigio, balzar fuori a un tratto , e d a estimando il perder la vita , battersi animosamente. Imperciocch presso loro 15 opinione , che le anime immortali d@ uomini, entrando , come pens6 Pitagoi-a, in un a!& corpo in un determinato tempo tornino di nuwo eHa vita. E perci ne' funerali gettano sull' acceso lettere dirette ai loro parenti, che i morti debbano legga*.
t

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!Ne& marcie
:

nso di bii e P aun'ga , e il soldato ; e in battaglia facendosi innanzi a nemici che sono a cavallo, cercano prima di colpirli con una specie di dardo, che m barbaro loro idioma chiamano aatnio , poi =n1 dono + e danno mano alla spada Tra loro v'ha alcuni, i +i sprazan la morte a. segno, che entrano ih battaglia nudi &tto , non te& che una semplice fa-. -sci. suile reni (i). In guerra conducono seco come di condizione ingenua taluni scelti da' proletarj, adoperandoli nel servizio unto de'carri , quanto deiie persone. Quando l'esmito 4 schierato d innanzi al nemico, ' hanno uso di contre innanzi , e di provocare a duello i pi vaienti degli avversarj , bateendo con prunlore .le armi per atterrire i nemici ; e se vien contro alcuno, de' loro maggiori cantano le pmdezze , e vanliaw nello srtsso tempo anche le viid proprie; intanto che vituperano i ' a w d o , e cercano colie parole di togliergli il coraggio. Se awenga poi, che possano 1.gliar la testa al nemico, I'attaccano al coiio del Lon, c a d o ; e le spoglie con-insie di sangue consegnano i lom servi dome da portare in trionfo, e rripudiando si cantano da d P inno d$la vittoria; e queste quasi primizie delte prede, non aloimente che se foafero fiere da essi trucidate, attaccano ai vestiboli deiie loro m Li quanto poi aile teste de' nemici pih distinti, . essi le -no con olio di cedro, e diligentemente le

.ne' combattimenti fanno ,e

ghe , le quali portano

(i) Premo dulo Gda abbiamo un G a l b nudo faor& dello roccdo a d i due rpadu, e ornato di w u c d I w ( < ~ ,e di sraaniglie.

conservano in certe cassette ; e ad ogni occasione m+ strandole ai loro oepiti, si gloriano, che il tale de' loro maggiori, o il genitor loro , od eglino stessi , quantunque ne veninse offerta grossa somma di denaro , non voUm mai spropriarsene. Alctini portano la giattanzr al segno, che non vollero cambiar quelle teste nemeno a peso d'oro: con che mostrano una barbara magnanimit: pmci,occhk quanto da generoso uomo il non vendere i contrassegni delia propria virt, altrettanto B da crudele ed efferato animo il far guerra a' m o d della stessa specie. Mirabiie I! ii loro vestire: perciocchd portano tuniche tinte di varj colori, e cospene tutte di bei fiorami ; ed hanno certi calzari, ch'essi chiamano brache : oltre cidi usano saghi vergati, in inverno foderati assai bene, e nell' estate sottili, i quali sono fiorati anch' essi , e assicurati alle persone con fibbie. Le loiw armi sono scudi alti quanto l' uomo , e portanti l' insegna particolare: in alcuni veggonsi figure di bestie in metallo , lavorate egregiamente ; le quaii loro servono e a difesa e ad ornamento. Si gueiiiiscono la testa d' elmi pur di metallo con grandi cimiai pendenti gi ad ostentazione; e in que'cimieri mettono or deiie corna, or figure di uccelli , e di quadrupedi. Servonsi ancora di trombe barbariche, che suonate danno una specie di muggito orrido, fatto apposta per ispaIrger il t m r della guerra (I). Di ferro sono i busti, e fatti a scaglia ; mentre
Lrxa

Euscazio descrive le trombe. de' Galli in qossta maniera. La r r o m k <i L gallica. &a d futu di getta, non moko @un&, ed 7m &a bocca iri forma d i qualche u n i n i d s , e di piomba P im(I)

344 per, come i k detto, alcuni contentansi di qneili che ' loro diede natura, e combattono nudi. In luogo di corte spade , essi n' adoprano di lunghe, le quali 'portano appese obbli-ente al destro fianco con catene di ferro , o di rame. Alcuni serrano le loro tuniche con cinture ornate d' oro , O d' argento. Portano poi aste, ch',essi dicono lancie , la cui punta di ferro lunga un oubito ,.e di maggiore ampiezza sono le aie,
che ne stanno alla base; essendo esse larghe quasi due palmi : le spade non sono minori de' saunii degli &i; e la punta de' saunii maggiore di quella delle spade; alcune delle quali sono diritte, altre per tutta la laiighezza hanno certe tacche, e rivolte, che colpendo non solo tagliano , ma stracciano ancoro le carni , cosf che nel ritirarle convellono , e lacerano la piaga, che hanpo aperta ferendo. d' Essi sono te~~*ibili aspetto , ed hanno voce gravemente sodante ed orrida affatto. Ne'colloquii sono pchi di parole, e si esprimono con frasi involute, che rendono oscuro discorso. Amano singolarmente di amplificare con iperbole le proprie lodi, e di mostrar , disprezzo degli altri. S o w ~inacciosi sono superbi, ed esageratori in. tuono tragico : altronde acuti d' ingegno t n incapaci di buone discipline. Presso loro hannovi d anche poeti di a r m i armoniosi ch'essi chiamano Bardi. Costoro cantano le lodi degli uni , e i vituperj degli altri suonando certi strumenti non dissimili dalla lira.
b n c c a ~ a entro la quale f ~rombeuwriro@aano. ,
e &ai CrG ai chianu carnir.

Ha ruorro acuto ;

345 Hannovi pnre de' filosofi e de' teologi, che chiamano Druidi , e che sommamente onorano ; ed hannovi vaticmatori di p d e riputazione, i quali dagli auspizj, e dalle viscere delle vittime indovinano le cose future ; e tutta la plebe B ligia d'essi. Co~toro,singolarmente ove trattasi di dover consnhre intorno ad affari di grande importanza, osservano iiP rito meraviglioso ed incredibile ; ed , che prendono un uomo, espressamente ~celtoper essere immdato ; e lo feriscono passandogii colla spada attraverso il petto ; il quale morto, e piomq %ato che sia a terra, dal modo con cui B caduto , dalla convulsione delie membra, d d o scorrer del sangue, presagisoono cib che dee succedere; e la fede che hanno in questa sorta di presagi, si appoggia alie lunghe osscrvazidni fatte da tempi a n t i c h e (i). Ne
( I ) I mrifisj umani furono 1' effetto d i una teocraua degeiieratr, dei la quale semhra avere serpeggiato per tutto il globo; e l' medesimi potrebbe condurci a riconoscere l' affinit de' popoli nei diversi paesi. Senaa inkrnarci in questa ricerca rispetto ai Culti, - a ' ~ a ~bastar8 qui osservare la sorprendente conformitl., ch' essi i , ehhero come sacrificatori d' uomini coi Traci, cogl' Iberi, gli AIbarai, ed altri popoli asiatici. Del resto Strabotze parlando de' Celri, dice :'2 uonio , eh' essi aueano da inirtrolare ferivano colla spa& nelle reni , e dal dolore che sentiva, i DNidi pigliavano 6G. Uy r i i . Il che si aacorda col mito di Diodoro. Ma non era propria degli uomini soli questa superstiziosa ferocia. Essa era penetrai? nel cuore delle stesse douue. Alle foci della Loira giaceva in mare nn'isoletra, dove in un antico tempio del soie viveano ritirate le Vestali samnue, detk coi1 appunto +l culto del sole, chiamato sani, o rMm, le quali riputavansi piene .di spirito divino. Una di esse veniva ogni anno sbranata dalle compagne, che ne portarane C le mambta calde ci guiazanti intorno al tempia, n cessavano dall'atroce rito, re qon qumh fosm q m i t o , l . ,loro sacro furore,

,.

poi permearo ad alcano h sacrifizio senza l' inter r vento del Druido; perciocchd per mezzo degli uomini
di questa classe, come quelli, che conoscono la natura divina, e che in certa maniera parlano cogli Dei , pensano essi doversi offerire appunto agli Dei i saciifbj accorrenti ; e per la interposizione di essi doversi agli Dei domandare i beni , che si desiderano. Questi, come pure i poeti cantori , non solo negli affari -di pace , ma ancor in quelli della guerra s ascoltan~, e tanto ' dagli amici, quanto da' nemici; e veggonsi sovente entrar fra le schiere nel momento, che si sono snudate le spade, ed appuntate le lancie ; e fattisi in mezzo sospendere la battaglia , come se con qualche incanto si rendessero mansueti tanti serpenti. Cosi anche presso Barbari ferocissimi l' ira cede alla sapienza, e Mare rispetta le Muse l Ora giova spiegare cosa che s'ignora da molti. Quelli, che abitano il paese interno sopra Marsiglia, e queili che stanno presso le Alpi, e di qua de' Pirenei, si chiamano Celti. Quelli poi , che oltre questa stessa Celtica stanno nelle parti rivolte alt' austro , e situate all' oceano, e a l monte Ercinio , e tutti quelli , che stendosi fiuo alla Scizia , si chiamano Galli. Ma i Romani comprendono sotto quest'appellazione sola tutte queste nazioni (i). Le donne di costoro non solo pa( I ) maai inesatto tutto cib che qoi espone Dianro ; e l! inesattezca sua deesi ripetere dalla pora giusta copirione ehe i Greci scrittori avevano de' paesi posti al settentrione dell'Europa. I Romani chiamavano Galli tuui i popoli, eli' erauo di qua del Reno:, Gcnnani quelli ch' erauo al di l. Vedi C e ~ n r e .

~ g g i a n o uomini nel' dtaza deIla statura, ma rivagli


leggiano con essi anche nelle fone deli' animo. I fanciulli fino dal lom primo nascere hanno per la pia parte i capegii bianchi ; p d e n d o poi d a eta i Iom capegli prendono il colore di quelli d e ' l m genitori I G& che abitano pi verso settentrione, e confinano cogli Sciti, distinguonsi in ferocia a moao che passano per divorar gli uomini : come pure I! de' Bntanni , che ditano 1'Ibernia (I). Ed C tanto divulgata la forza gueih rima, e la fierezza di costoro, che quelli, i quali aotte il ndme di Cimmerii anticamente infestarono d e loro scorrerie tutta ' Asia, credousi da alcuni essere quei I medesimi, che con vocabolo alqnanto per la lunghezza de' tempi aomotto, presentemente si chiamano Cirnbri (2) Da rimobssimo tempo ladroneggiano , saccheggiando le teme altrui; e disprezzano tuai, facendo stima d a mente di d stessi. Questi sono quelli, che presepe Roma. Questi sono quelli, che m s r a rube 9 emieo pio di Delfo. Questi rendettero a d trhtaria gran parte d' Europa, e non poca delI'Asia ; ed occwpannro i terreni de' popoli da essi debeliati , e come si meoeo-

&e (1) Il testo porta fris, ma coa ragione B rtato n w i v a t o questa C un'accorciatura d'tcrnis, da mi redesi non essere molte distante l> Hibernia , fitta dopo e w r e stata, forse s , forse no, prei ceduta da Eriorr ( terrigma ) Slrabonc dice difarti , che ali abitanti della Ibernia erano antropofaghi. ( n ) Della irruaione de7Cinimerii neW Asia b e i hi%&to. Di quelle de' Galli in Grecia , in Italia, in Asia , leggansi Giurno Nemnonc , Livio , Pausank. I Romuni non sentirono p a r F c d a Cinrbri, +e sotto i l consolaio di CcciCio M z t e U a , e di Pap;rie

Carbone.

C d T=&@.

-. .

348
h n o co' Greci , finalmente chiamaronsi Gallo-Greci. Essi disfecero mdti e ode ero si eserciti de' Romani. Empiet pari d a ferocia mostrano costoro anche ne' sacrifizj, che fanno agli Dei ; perciacche per onorare gli Dei usano di attaccare ad un palo i delinquenti tenuti prima per cinque anni in prigione, e d' immolarli cdle altre primizie sopra un altissimo rogo : n& diversamente fanno coi prigionieri di guerra , servendosi d' essi come di ostie ne' sacrifizj che ofiono agli Dei. Alcuni di loro usano di tnicidare , od abbruciare, o con qualunque altro supplizio toglier di vita insieme cogli uomini anche gli animali presi in guerra. Sebbene essi abbiano donne eleganti di forme, non per6 curano la loro convivenza, e S' ahbandonano piuttosto ad infami stupri co' maschi. Hanno quesp particolarit ancora, che dormendo in terra sopra pelli di animali rivoltansi colle loro concubine sulP uno , e sull' altro lato. Ma-cid che sopra ogni altra cosa !t indegna, non avuto alcun riguardo al proprio decoro , leggierissima-' mente prostituiscono agli altri la venusd del loro corpo medesimo ; n tengono ci per vizio ; ma bensi reputano per disonesto ed infame il rifiuto, che alcun desse alla offerta, che di tanto gli venisse fatta.
C A P I T O L O

XIV.

De' Celtiberi ,Iberi, Lusitani. Costumi di questi


Dopo aver dctto ~ ~ a n tbastava intorno ai Celti, o passiamo alla storia de' confinanti Celtiberi. Questi due L

-'49 popoli Iberi e Celti ; 'avendo lungo tempo. gnerwggiato a motivo del territorio, finalmente fatta pace tra loro abitarono promiscuamente il paese ; e diveuuti *col mezzo de' matrimonii parenti , dicesi , che daD' essersi cosl mescolati iusieme ne venisse il comun nome, che abbiamo accennato. E come le due nazioni, entrambe assai valorose , e possidenti una fertile ' regione , crebbero di' forze, avvenne , che i Celtiberi crebbero pur anche in gloria a modo , che avendo dovuto lungamente battersi co' Romani, a stento infine ne furono debellati. Costoro sono valenti in guerra non tanto come soldati a cavallo, quanto ancora come fanti, pieni di forze , e di tolleranza d' ogni fatica e disagio. Portano indosso saghi ispidi di color nero, la cui lana si assomiglia ai peli di capra (i). Alcuni d essi s' armano ' coi leggieri scudi de' Galii ;altri usano targhe (a) rotonde, grandi come gli scudi, e si legano alle gambe stivaletti htti di peli. I loro elmi sono di metallo , e gli ornano cop creste del colar di porpora. Le spade che usano, ,sono a due tagli, e fabbricate di squisito f e i ~ o(3) ; ed hanno inoltre dea pugnali lunghi uno spitamo , de' quali si servono neli' ardor deile pupa. Singolare poi B la
( I ) d p p i a n o dice degl'lberi, che portano due abiti grossi invece della clamide, i quali assicurandoli con fibbie essi chiamano sagli. (n) Q u e s ~ etarghe chiamavansi cirsie. ( 3 ) Deeli acudi , e delle spade degl' Ispani ,ha Lioio lascialo scritto , che gli roudi de' Galli e degP Ispani S O M a un d i presso della .forma medesima : che le spade per! sono d i S f e n t i . 1 Galli k hanno lunghissinre, e senza punta ; e .gl' Ispani C hanno colla e punta , e corte, poich sono soliti ad attaccare il nimico pi d i punta , che di raglio.

350
oipaiera con cui si fanno I armi, e i dardi. Essi teme gooo sotterra le lamine di ferro fin tamto che copertene di lieve ruggine la mpe&cie , esso ferro sia divenuto phi Di questo fabbricano egregie spade, ed altri stromenti di guerra ; e colle armi di questa mamieri cobtrutte s fortemente tugliano qdunque cosa, &e m scudo, d elmo, d aseo (tanta 6 i'eccelienze ! del fem,! ) pu sostenerne il colpo (I). E pemM sono ~Plentissimi tanto a corallo, quanto a piedi, subito dr battendoai a cavdo hanno vinto , saltano giii , e misti tw le file dei finti ax&nttono stupendamente.. E poi tra ' eaoi una manoa singoke e mirabile pc":bi: quantunque csii siamai diligenti in serbare nel vitto nettezza ed eleganza, une cosa commettono &e sporca non poco; ed B qaesta, che lavami tutto il corpo con uriaa, e se ne -che i denti ; n ad essi sembra frivoh ua tal metodo di goreraare il corpo (a). In quanto a' oostami ,mai- eo' delinquenti e co' nemici rono crudeli, cogli ospiti loro aono umani e & ci : ~ereiocchha tutti i forestieri danno alloggio spontamunente, da c p h m p e parte vengano ; e gppeggiauo tra di loro negli officii della ospitrlit8. Quelli, che i foreoueri accompagnano , e +o, e credono cari egli Dei.

&.

'

( I ) Pochi vorranno credere, che i'ur~idiiiow del farro procorari, m questo modo' io renda acciajo perfetto; e sembra pii prohbile, che i CelUderi araren> na metodo di temprare il ferro, tra le cui praparaiooi fossevi quelle di neppellklo in ter"; 8 s il far cosi non m per anawara un di pih affitto inutile; e di chi null'altro sa-

peri

creduto coro efficace. (a) Alluea a questo costume h U o in uno do' mai elegrotissid erammi.

3511
Sono loro cibo le carni varie, e grasse : bevono idr+ mele , giacchk il paese d loro mele in abbondanza. Ma per comprano anche vino da' menatanti. Tra le nazioni, che insieme cob confinano, quella de' Va* cei coltissima. Questi dividono tra loro ogni anno i campi Q coltivare , e messe le biade in comunione, danno a ciascheduno la sua porzione. A que' dtivarori, che sottraggano alcuna cosa, danno pena di morte. Fra g' Iberi sono valoroeissimi pelli che chiamensi Lusitani, l In guerra essi portano certe piccole rotelle intessute di nervi, le pali egregiamente servono colla fortezza loro a difendere il corpo ; e presentandole con grande agilita da una parte e dall' altra combattendo, a meraviglia riescono a render vano , e. a respingere ogni dardo, che sia loro tirato contro. Usano pure de' saunii dentati, che sono tutti di ferro; e po*no elmi e spade, come i Celtiberi , e lanciano freccie con sicuro colpo e da lungi , che fanno piaghe assai grandi. E+ sendo poi mobili e sveltissimi di corpo, facilmente fuggono dal nemico, e facilmente lo insieguono. Ma se trovansi in cattive circostanze, sono assai inferiori ai Celtiberi nel tollerare i disastri. In tempo di p= 1 Lusitani fanno un certo ballo leggierissimo, in cui vuolsi grande agilit di gamba. Nelle guerre vanno a misura, e quando assaltano 1' inimico captano cedi loro inni. una particolaritil degli IbePi, e spaidmente de' Lusitani, questa, che qui k bene a ~ Quelii tra ~ loro , che in et4 ilorida trovansi spogli di ogni p&monio, ma che pero hanno robysteaza di corpo e c a raggi9 , muniti, d'armi e di. valore, si unirpani0 in-

sieme ne' pi aspri luoghi d d e montagne, e raccolti in forti drappelli di 18 si mettono a fare scorrerie per B E beria , e a raccogliere per ogni dove ricchezze b a i otnando. E cosi fanno continuamente con grande sprezzo de' pericoli , che possano inconirare : perciocche usando armatura leggiera , ed essendo . agilissimi %di corpo , e velocissimi, non possono f a c e n t e essere n presi dagli &, n&battuti. E g i aspri. lwghi ,,che scelgonsi , l remono loro. di patria; e h o loro un sicuro asilo , pereh col non poesono penetrare grossi eserciti can -. e Peroi i Romani, che spesse volte li assaltarono coUe armi, benchh rintuzzasseiu, la troppa loro audacia, non per poterono farne cessare interamente i latrocini per q-lunqut: sforzo abbiamo fatto.

C A P I T O L O XV.
Monti Pirenei, e delle minar della Iberia.

. Ma dopo avere esposta la storia degl' Iberi, giusto B che parliamo~anchedelle loro minierut d'argento. Presso loro scavasi grande quanti& di argento bellissimo: onde quelli che acdscoaio al lavoro d d e miniere, ne traggono gran guadagno. De' Pirenei, che sono i monti della Iberia , facemmo xnesziorie anche nel libro antecedente parlando di Ercole. QuesG e per l'altezza, e per la grandeaza superano glidtri; perciocch dal mare austt.de fin quasi all' oceano settentrionale dividendo Ia Gallia dalla Ibaria , e Celtibaria , si estendono per tre mila, sa ; ed: essendo quasi tutti coperti di .hoscbi t4

353
pieni di grandi alberi , raccontasi , che negli antichi tempi abbruciassero quasi ~ d m e n t eper un incendio cagionatovi da' pastori che attaccaron fuoco neUa regione montana. Or dicesi, che essendo per molti giorni durato quell' incendio , P abbruciata superficie deila terra, dal quale accidente que' monti trassero il nome di Pirenei ( i ) , trasud, per cosi dire , una grande quantit di argento, di modo che dalla materia liquefatta, che costituisce quel metallo, qua e h sgorgassero ruscelletti di argento piirissimo. L'uso di questo metallo non era cognito agli abitanti : ma vennero i mercatanti fenicj , che informati &l fitto col carnbio di piccole merci lo comprarono ; e trasportandolo in Grecia, e nell' Asia , e presso altre nazioni, si procacciaiwno p n d i ricchezze : e a tanto $unsero, che rimanendo loro deil' argenid dopo averne ben bene riempiute le navi, levato dalle ancore il piombo, vi sostituirono dell'argento. Fatti adunque i F a i 4 con questo negozio dopo quel tempo assai pi ricchi di quello che ne fossero prima, non poche colonie mandarono in Sicilia , e neUe vicine isole, ed in f i c a pure, ed in Sardegna ; e finalmente anche in Iberia.
(i) I Greci avevano la mania di trarre il significato delle cosa dagli elementi della loro lingua , e cosi fa qui D i o k r o . Ma la denominazione de' Pirenei procede dalla lingua, che parlavano i popoli del paese, i quali appunto la inventarono. Onde non s e n u ragione 1 Asfruc la credette tratta dalla parola celtica byrin , che ' vnol dire monte forse in altra lingua primitiva pyr. che da Germani fu voltata in berg ( monte , od alterza ). E notisi, che re pyr fu pe' Greci la radicale di pyros , (fuoco) cib non deve essere stato, che per la elevazione della fiamma.

DIODORO, II. tomo

a 3.

Ma venne, hnchk assai tardi, il 'tempo, in cui $i


giunti a conoscere la natura di questo metano si misero a scavare le memorabili miniere, che poaedevano: laonde traendone copiosissima quantit d bello argento, grudemente si arricchirono ( I ) . 1 medo poi-, 1 con cui si lavora 'a queste miaiere dagli Iberi, B il M+ guente. Essendo nel loro paese grandi vene di rame , di oro, e di argento, quelli che lavorano alle mmiere, traggono d d a terra scavata una quarta parte di rame puro. Quelli del volgo, che lavorano l' argento, i tre n giorni ne colano un talento euboico, poichk la terra & tutta piena di firimmenti compatti e lucidi : laonde con ragione ognuno pu ammirare e h natura del paese, e l' industria degli operaj. Da prima cadauno del volgo cercava metallo ; e siccome la terra che 8 avea sotto le mani, ne abbondava, se ne traevano grandi riccheme. Ma dopo che PIberia venne in poter de' .Rombi, quelle miaiere f m n o frequentate da una turba d'.Italiani, cde la cupidita del guadagno arricch enormemenie. Si compr un gran numero di schiavi, e si comeparono agl'ispettoii deile miniere : si aprirono scavi in molti luoghi; e nelle viscere della terra C investigarono le co. piose masse d oro e d argento, che ivi giacciono. E gli ' ' scavi non si fecero soltanto i>er la lungheiza delle montagne, ma eziandio ncl profosdo delle medesime, cosi
W

( i )

Strahone dice essersi dagli rcriuori raccontato, che tanta era

nella Spagna 1' abbondanza dell' oro e dell' argento , che q n a d o i Carltyginesi sotto la condotta di As~ilcarsBnioa invasero quel paese, trovarono fatte il'argenio le botti del vino, e le xbangiatoje degli &ali !!

35.5 che v i fmm W, cbe .wdariaa9 a busq peg moltl) -, al~ s , j ; e conducendosi p ogni direzione ~ a s ~ e r s%ed obbliqua, s' wdd a trovare le pi nascoete e 1i n :vene, e dappertutto se ne trasse fuori la terra preziosah che diede .loro e da anto guadagno. Che se queste miniere vogFonsi paragonate con quelledel17Attica, trwemvrisi una gran Werenza. Nell' Attici coloro, i quali cercano il mehuo , oltre le grandi fatiche debbono fare grandi spese; e spesso avviene aiiindio , che non trovano ci6 che speravano , e dono pelle che avevano : sciagurati, direbbe Ornero , ' per essere corsi dietro U 4 0 spettro! Ma nella &erk scavar le miniere, e dalle fatiche, che ci costa, trarre p n d i ricchezze, come S era slxrato, k una cosa &: perciocchk coloro, che a cid intepdono , dopo il f e lice riuscimeilto del primo lavoro , attesa la singolare bont del terlvno in questo genere, trovano a mano a inano vene sempre pi splendide ,- copiose d argento e ' e d' oro : perciocch nel circondario tutto il suolo , pu dirsi , un tessuto di fi4ni in mille maniere se* pegenti qua e i. Alcune volte nel seguire questi fi loni e ~ t r o profondi scavi che Gpnosi , accade che i trovinsi grosse correnti d acque sotterranee , la forza ' delle quali uopo !C deviare .coii'arte, con canali e fosse, &e a tal uopo l gi co~truisaorasi chh mentre s in: ' \ &te d a u w faliace espettmione del guadegqo, fermi nel proposito, ai eseguisce ogai qwra secessaria ad a* sicura~lo.Ed singolarmente am-ile il modo , , cui queIle r i d d a n t i acqy s 3 . q u v q p q o adoperando ch;wciole, ~ U s BgitGq4... che &c$i+_,hi

356
vmtn nel viaggio, CF fece in Egitto. Con' ajnto di egli queste tenute continuamente in moto I' acqua si fa v e nir su fino a h bocca degli scavi, in tal modo asciugandosi le mine con estrema facilite: perciocch essendo questo istromento costrutto ingegnosamente , non vuolsi gran fatica a trarre di l qualunque essa siasi la molta quantit d'acqua : perchh tutta quanta dall'imo al sommo portandosi ne rende vuoti i bassi luoghi. Ond' 6, che giustamente si ammira la bravura deU' artefice, il ~ ~ a l e per tutto il mondo & celebrato non solo per questa f e lice invenzione, ma per molte altre ancara, e maggiori di questa : deile quali, almeno in parte, quando saremo giunti al tempo di Archimede , daremo esatto conto. Del resto col or^, che stanno in codesti ergastoli deiie miniere, procacciano siwero a' loro padroni una quantite i n a d b i l e di guadagni ; ma lavorando di e notte col dentro, vivono una penosissima vita, e molti muojouo sotto il peso di tanta fatica. N& dassi mai ad essi intemissione dal lavoro, n& liposo ; e i soprintendenti a colpi di bastone li forzano a sostenere i piii gravi travagli : ond' , che miseramente poi loro infine manca il 6ato e la vita ; e se alcuni per la robustezza naturaie , e pel vigore dell'anima possono sostener Inqp tempo tanta miseria, non 6 men vero , che pid cara ad ogni momento sarebbe ad essi la morte. Ma fia le tante mirabili cose, che queste miniere presentano, non 8 la meno mirabile questa, che nissuna d esse vedesi ' a+rta di recente ; percioccb l' avarizia de' Cartaggnesi nel tempo che predominavano nella &a l&apr tutte quante; e q&di tmem le ricchezze, onde furono si

357,
potenti; e coi proventi di queste poterono assoldare tanti eserciti, coi q d i poi frcem molte e pavissime gu~rw ch& i Cartaginesi in mezzo ade continue guerre, : che o intrapresero, o sostennero, non mai trassero per gli 'eserciti loro i soldati n& dalle classi de' loro concit tadini , n& dalle citt de' loro alleati ; ma sempre a d e perarono mercenari forestieri; e se a tanti pericoli ridussero Romani, Siculi, ed Africani, tutto fecero colle ricchezze, che traevano da queste, miniere. Cos fino dai vetusti tempi nel trovar ricchezze h n o i Peni diligentissimi ; e lo furono del pari gli Italiani nel non lasciare nulla per gli altri. In molte paizi dell' Iberia trovasi anche deilo stagno : ma non t! vero , come alcuni storici hanno divulgato, ch' esso sia a fior di terra ; ma si scava, e si fonde come l' argento. Al di l della provincia de' Lusitani sonovi molte miniere di stagno ; c i d nelle isole del' oceano poste in faccia alla b r i a , e perci6 dette Capiteridi , che appunto vuol dire in greco produttrici di stagno. Molto di questo metallo trasportasi eziandio nel continente della Gallia dall' isola Britannica, che poi i mercatanti attraverso della Celtica conducono a foka di cavalli ai Maniglie& , e a Narbona. questa una colonia de' Romani ; e per la comodid e P O ~ U lenza emporio massimo in que' luoghi.

C A P r ' 0t o'.XV!. ~
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Theni.

Dopo aver parlato de' Galli , de' Celtiberi , e degli Iberi , passeremo a parlai* an'eora dei Liguri. Abitano i LIgu1.i , come abbiamo gi detto , un suolo aspro , ed affatto sterile ; e &no hua vita dura e miserabile tra Je fatiche e le molestie continue di pubblici lavoci. 'Percibcch essendo 4 l m paese montiioso e pieno d'albeli ,'gli uni $ essi tutto quanto il giorno impiegano in tagliar legname, a ci adoperando forti e pesanti scuri; altri , che vogliono coitivar la terra, debbono &uparsi i n romper sassi , p~icht! tanto E arido il s i ~ ~ Io , che cogl' Sstmmenti non si pu levare una zdla, che con essa non si levino sassi. Per quantunque abbiano a lottare con tante s c i a p e , a forza di ostina& lavoro superano la natura ; sebbene di tante fatiche 9 6 stehute appena poi traggano uno scarso fiutto : e -cizio continuo , e il parchissimo nutrimento rendsno "maciknti , ma nervosi i ioro corpi. Hanno essi ce* 'pague nelle fatiche le loro donne , le quali al pafi degli uomini prendono parte in que'lavori. Essi @i si dahno spesso alla cackiagione , e trovando @ Iw a di selvaggiurne , con esso si risa~istona ddla -m* cauza delle biade ; e quindi viene, che scorrendo per le IONI montagne coperte di neve, ed assuefacendosi a praticare pei pi difficili luoghi delle boscaglie , it~duranoi 101.0 corpi, e ne fortificano i muscoli mirabilmente. Alcuni di loro per la carestia de' viveri

l
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bcvon acqua, e vivono di mini di i m i ~ l idomestici e saivatici, e s' empiono la panciq d' erbaggi , che ivi RaMxuio ; cos che la loro terra, &e pure gli Dei amano, 8 inaccessibile a Cerem e a Bacca Costoro la notte dormono nelle campagne; e asyi di rado in alcune vili baracche ,*O piccoli tugurj ; e per lo pih in rupi scavate, e in cave? f$te dalla natura ,. che possano offrir loro il comodo di tenerli al coperto. E in simil maniera hauno tutte le altre cose, tenendo appunto 1' antiro e misero modo di vita ; e per dir tutto in breve , iu codesto paese le dtmne hanno >la robustezza s la bravura degii uomini, e gli uomini qvelle delle fiere ; perci si afferma , che ,nelle p e w e assai , spesso il piu valoroso de' (;alli , p n d o viensi , a singolar certame, wsta battuto e morto dal gracile Ligure. I ~ i g u rhanno i un' armatura pi leggera di q u ~ u ade' Romani : servonsi di uno s u d o bislungo alla foggiq de'G?lli , e colla cintura si tengono stretta ed ;Jza~a tunica : p o l n o anla che peili di fiere ; ed usapo di una spa&, medioere. Alcuni per , avendo . praticato ,coi R o m a ~ i cangiarono l' antica forma delle armi , imitando gli usi dei dominanti. Essi sono arditi e forti , non solo in guerra , ma negli altri pericblosi casi de!la vita. Eavigano eziandio per cagione di negozi pe1 mar di Sardegna e di Libia, spontaneamente esponendosi a pelicoli esti.8mi : si servono a cid di schifi pih piccoli delle* barchette ~ 1 gari ; m% sono pratici del comodo 4; altre navi ; e cid . che fa meraviglia , si , che non temono di sostenere i rischj gravissimi delfe tempste. / &arie, che parliamo ahche dei yirreni.. ~ d P t o r ~

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una volta , distinti per fortezza, m p w n o un g r d e tratto di paese, e fabbricarono molte e celebri citt ; ed avendo p n naviglio tennero per assai tempo P imperio del mare ; e il mar d' Italia dal nome loro chiamarono 'rirreno (I). Tra le altre cose, che praticarono esercitando la milizia terrestre, una fu il trovamento della tromba si utile neUe guerre, che da essi pure 'ihena fu detta (a) : e ai sommi capitani degli eserciti conciliarono maest avendo loro dato e littori , e fasci, e sedia cuiule intarsiata di avorio , e la toga pretesta tinta di porpora (3). Essi inventarono pure l'uso di fare nelle case i portici per la comodit di tenere lontani gli st1.tpiti , e le molestie della turba de' servi e de' clienti : la maggior parte delle qnali cose i Romani imitando, trasferiroiio con somma eleganza nella loro repubblica. I Tirreni si occuparono inoltre nelle lettere , e principalmente nella investigazione della natura, e delle cose divine ; e pih di tutti gli altri uomini attesero a con@erare i fulmini : ond'6, che anche nella et nostra i governanti di quasi tutto il mondo pesti uom'& am( I ) T. Cipio tosi di questi popoli : Prima dell' irnperio riegRomani'.fi gratrde ed estesa la pntenia de' Toschi tanto per e r r a , guanto per mare. E quatito fossero forti nel r~raresuperiore e n e b P inferiore. ne sono prova i nonii , che entranibi portdtzo , ruio chiamandosi &lle genti ilaliche Tosco col vocabolo comune d i gwUa mziorie, e l'akro Adriatico a Adria, colorria de' Toschi. i ~ n r h e Greci li chiumarro Tirrcrio e Adriatico. (n) Ateneo ripeta dai Tirreni le trombe e i corni. Eustazio parla delle loro trombe. ( 3 ) T. Livio dice : N o n m i <lispiace P opinione d i q u e l l i , c h e pofignno , che anche i l numero de' littori f u tolto dai c o n a m n r i B r u s c h i , dai quali si ro& e I<r redia o d e , e la t%a p n t e r r a .

361;

mirano, e li adoprano per interpmti de' prodigi che merd i fulmini vengono annunziati (I). Siccome poi i Tirreni abitano una tem fertilissima , e la coltivano eccellentemente , ne traggono copiosissimi frutti , bastanti non solo a nudrirli , ma a sommistrar loro ogni opportuno mezzo di piaceri e di delizie. Percid'essi due volte al mese fanno splendide mense , e in ogni altra cosa pongono lautezza e fasto. Fabbricano tappeti intessuti a fiori , hannot grande copia e variata di vasei' lame d argento ; n& picciol numero di gente di servizio, ore veggonsi persone o distinte per bella figura, o vestite 'abiti pih sontuosi, che comporti la condizione di servi; e i servi , e la maggior parte degl' ingenui abitano in appartamenti distinti, e forniti ' ogni bella masserizia. In una parola , abbanqonata la virt, che una volta esercitavano , passano la vita nella crapula e neU' ozio o; n& percid & da maravigliarsi , se hanno) perduta la gloria, che nele guerre i loro maggiori si erano acquistata. (a) N& poco a tanto loro lusso conferisce I'eccellenza del suolo ; perciocchh posseggono un paese fertil@imo, e di si buon terreno , che ne traggono ogni
( I ) Di qaesu scianaa degli h c h i p a b o Ciwroils, e T. Livio. Lo Scoliate di Perrio, e il Sahnrio hanno indicato come gli Elrw rchi l' ,acquistassero. Es3cndo essi stati grandi maestri di religioni fino dagli antichissimi tempi, forre da cib potrebbesi come da dcone altre cose, argomentare, che gli E t r ~ r ~ i ' f o s s e rnna dimmr o rione degli Arintidi. I varj nomi di Torchi, di Tirrmi. di &nrchi, comunque prendansi qui per esprimenri uno stesso popo\o hanno in origine un significato, che li distingue. (a) Ateneo parla della corrurione , in cui gli h c h i erano caduti W, duui tempi.

361
di fnitti : non & d o 1' E & a nisstma terra pm la iamW, mentie ha c a m p di gran pianura, e cdli &i essm arati ; ed ha irrigazione d' acqua ad nen d o in inverno, ma ancora io estate.
sorta
C A P ~ T O ~ O

xva
istizuzioni.

Di

I& pmta nel m


d ' Panchei e

m GArabia; e sinc~plannenle

, e ddle loro

teme situate

bla poieU abbiame col dissoroo nostro ragionato delle all' o c d e n ~ e ,e riguardanti il settentrione

e le iwle dcll' oceano, m r e m o ora partitamente auche le isole dei rnazogiofno, poste nell' oceano dell'Ad i a volta \erso i'orieate, ecl aayrpssiman~siaila Gedresia. Cidesta regiene pieua di molti borghi, e di ciUO non oscure, che ia parte giacciono sopra grandi alzamenti di terra, ed in parte o in ooHi , o in piasui.a Le maggiori tra le ciue l a n w reali palmi edificati magnificamente, e grande quan~itadi abitanti, e copia & ncchew. Ivi la campagna 6 ~ i ~ quanta piena di &t i i ~ s h m i d'ogni specie, produce largamente generi per gli uomini, e somministra pascoli dappertutto per le gregge e per. gli armenti. M t fiumi la bagnano, $9 di danno grandi mezzi di moltiplicare prodotti cdla h+ rigazione. Percil, quella parte dell'Ar&ia, che in bont vince le altre, con assai conveniente nome si - chiama Frliee. AW estremit di essa ,, dirimp-tto ella spieg* e gia deli' oceano giacciono parecchie isole ; ma tre solamente &no degne d mere iammemonie +lla storia.

Z a prima bi\ cbiama sacra ; d a q & C v i e ~ o a sep+ d i r m r i L ' a h 4 da questa lontana cila sette stadj ; ot. ed 6 quella, in cui si portano i cadaveri a seppellire. E' isola sacra non da nissun h t t o ; ma produoe tanta abbondanza d incenso , che per onorare g i Dei basta ' l essa sola a tutto il mondo intera Ha pure notabilissima quanti& dlsdrsa; e da varj genni di altri momi, i p a l i spandono intorno grande Cdgntnza. Ecco @al 'l la pianta deU' incenso, .e come esso si r m g i i e . L a bero B piccolo, ed B a vederlo simile dlo spino bianco de8' EgQto : nelle hglie rimda il. salice, e i1 suo 5ore C del colov dell' oro. S' incide la corteccia dell' arboscello , e ne cola il succo a modo di lagrima. L'albero della m i m ha la forma del lentisco ; ma le sue foglie pi compatte. Scasono pii sottili , e nel tempo stvandosi la terra intorno d e sue radici, ne tiene fuora i? succo. Le radici che sono in terra buona, danno i l h t t o due volte ali' anno, cio in primavera e in estaite. Ii succo tratto in primavera rossiccio , ed B la ruggiada , che gli dh quel colore : il succo tratto in estate 8 bianco. Gli abitanti del (paese raccolgono anche il - Mine 1 che si mes& al ciho, o alla bevanda; ed 6 tm rimedio contro il ilunso. del ventre. I1 paese ? diviso tra popolani ; e la parte +iore t ,s~partieoe W, il &e ha in oltre la decima di quanto al si iicava dall' isola. La larghezza della medesima si va"Iuta di dugento stadi ,ed k caltivatn dai Panchef, i quali yendono ai mercatanti d' Arabia l' incenso e la mirra, &e p o r w nelle terre lontane. LA quelle merci si nella compiaao. dr dkL, che le q d t u w n i ~ ~ Penioia ,

nella %a m e d i t e h a ~ e: nell'Egitto ; e da altri mer, ca&ti poi da questi luoghi. si diffondono fn l a per i ah & tutto il mondo. Oltre -te isole v' 8 la tema, che 4 grande, ed B lontana dalla gici accennata per lo spazio di trenta stadj. Giacendo essa nella parte orientale deli' oceano si stende per una lunghezza di molti stadj, poich dicesi, che dal promontorio volto al levar del sole si vede l'India' preseatantesi assai alta in aria , e ci a cagione delia immensa distanti. . N l a Pancaja ( I ) sono moltissime cose, le quali meel ritano d' essere notate dagli storici. Questo paese & abitato da indigeni, che si chiamano Panchei , ed insieme da forestieri venuti per la via dell'oceano ; come pure da Indiani , Cretesi , e Sciti. Celebre in essa la citta , che chiamano Panara , a niuna seconda in tutto y l l o , che pud rendere una cittti felice (a). I suoi cittadini .diconsi adoratori di Giwe trifilio (3) ; e 80x10 i soli tra- gli abitanti della Pancaja , che vivano colle proprie leggi , non signoreggiati da re. Essi si creano

( I ) Di questa Pancaja fece anticamente una storia un certo Euemero ; storia, che E,inio tradusse in latino. Plutarco l' ha riguardata come un puro riJmanro ; e. cosi ne avevano giudicato D a t o rtene, e Pokbio. Iracco Yorrio ~ e r b creduto non tutto eesere ha falso ci che ~ r ~ i e ne o aveva scritto. Veggasi nel tom. xi delle r dlemorie dell' Accademia delle Iscriubniqoanto b stato dello intorno i~ U C S ~Euerncro. O (n) NB Stefano bisamino, nb Tolomnieo finno menrioie d i qosrta citth. (3) 11 VesseZiqio ha con buooe osservasioni provato ingannarsi coloro, che sull'autorit di L a t t a n ~ i ocredono Giow sssersi chiamato tri/iip dalla Trifilia paere posto tra I'Elide e h M e s d a

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ogni anno tre principi, in cui balia per non sono le pene capitali, mentre p w tutti gli altri casi sono soggetti al loro giudizio. Questi principi debbono riferire ai collegi de'sacerdoti tutte le cose pi gravi. Da questa citt per sessanta stadj lontano il tempio di Giove triflio , posto nella pianura ; il qual tempio in grande venerazione tanto per la sua antichit, quanto per la magnificenza della struttura , e per la comodit della situazione. Intorno al tempio v' C! una campagna tutta piena d alberi d' ogni specie, altri fiuttiferi, altri bellissimi a ' vedersi ; abbondandovi cipressi e platani di singolare grandezza , e lauri e mirti ancora ; e di pi il luogo C! bagnato da acqua scatente da' fonti perenni : perciocch presso il sacro bosco vien fuori della terra una so^ gente d' acqua dolce di tanta grandezza, che forma un fiume atto a portar barche. Indi distribuitasi in tanti canali, ruscelli , e rigagnoli ,tutta la campagna ne resta iiiaftiata , e ne crescono poi le ombrose selve che vi si veggono di grossi e begli alberi. Perci in tempo di estate 1 concorre gran moltitudine d' uomini , ed in quegli alberi incredibile numero d' uccelli mettono i nidi ; sicchk poi e per la diversit dei colori delle loro penne, e per la soavit de' loro canti , danno grande piacere. Variet cospicua di giardini, e d' orti v' & pure, ed amenit moltipiice di praterie ; e tutto ad ogni passo ride il luogo di erbe verdeggianti e di &i< a modo, 1 che p meraviglioso e divino suo aspetto sembra essere il vero paradiso degli Dei, che ivi stanne. Sonovi ancora grandi e fertilissime stirpi di palme , e moltissime piante producenti. n o ~, che danno agli abitanti copioi

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P\ssiina materia di gddare., E vi s m di piti abbondaiirissime viti d ogni genere, che portate in alto W tralci, ' ' e con mirabile artifizio ha loro disposte, recano giw condo spettacolo all'occhio , e mostrano a chi li riguarda preparata giA ne' loro tutti voluttA squisitissima. I1 tempio fu egregiamente costrutto di marmo bianw, lungo due plettri, e largo a proponime della lunghezaa. Farso & tutto sopa grandi e grosse colonne; ed ornato di scoture superb~mentelavorate. Le statue degli Dei , che vi si osservano, sono grandemente degne di considerarione , perclib sono f a ~ e con somma arte e di mole del tempio sono b abitazioni dei mirabile. All' i n ~ r n o m d t i addetti al servizio del medesimo, e che b o in quel sagro luogo tutte le funzioni occorrenti. Da quel tempio si parte un corridoio lungo quauiw stadj , e largo un plettro ; da entrambi i lati del quale veggonfi alzate grandi statue di bronzo , le cui basi sono quadrate; e al fine di questo c m i b j o v i a fuori dalle sue quel grosso fiume, di cui si fatta menzione ; la limpida e dolcissima acqua &l quaie serve assai a mantener la salute : questa chiamasi 1' acqua del sole. Tutto poi quel fonte ha le sponde fatte con grande spesa di marmo, ed esse aorrono cos dali' uno e dal1 altro lato per la lunghezza de' quattro stadj. Non & ' p w o a nissuno fuori &e a' sacerdoti 1' andare sino alla atremit di quel couidojo. La campagna adjacente B per dugento a d j wmamata agli Dei, e le rendite che .se ne traggono, sono impiegate nel loro servizio. Oltre questa campagna sorge uno scosceso monte, r m a& Dai , a ce rhiamana Sedia del nielo, .e T r a , o

Olimpo , pekh fkfdggiia&, x k U m , ..quando avea l' imperi0 del qt~ondo volatieh veniva1 a stwe in que, sto luogo ,e d a :sue +&a- a&ervava il cielo e-ie stelle :5 quel luogo fu poi detto Olimpo hrifilio, perch di 1 t * nazioni s'unirwo .uomini ad a h ~ l o , che erano i i: .Panrhei gli Oceanibi ,e i Doii , poscia cacciatine L Ahmoue. Imperciomht! dicono, che questi non solo estermin q d a , gente , ma che inoltre distrusse totalmente le citt, avendo anche spiaaate Doia ed Asterusia. I sacerdoti ogni auoo celebrano con grande santimonia in questo monte un certo sacrifizio. Dieci che di l da questo monte, in altri tratti d e h u Pancaja , v' abbiano i abbondanza animali di ogni raaaa, come a dire lioni , pardi , dorcadi , e parecchie alt* belve grandi, e di gran forza. In questa isola sono ti* principali citL , bacia , Dali , ed Oceanide ; e tutto il paese abbondante di Enitta, e speaialmente di vina di ogni spezie. Gli abitanti sono uomini bellicosi , e come gli anlichi, nelle battaglie si servono dei carri. In tre ordini la loro repubblica tutta si divide. U primo 6 queilo de' sacerdoti, ai quali sono uniti gli .artefici. 1 1 secondo B degli agricoltori. Il terzo dei solchi, ai quali sono uniti i pastori. I sacerdoti sono i capi ed arbitri di tutte le cose, e sono essi che giudicano delle liti , e che maneggiano tutte le cose pubbliche. Gli agricoltori mettono in comune il prodotto delle terre ; e quelio t m essi , che vien trovato pi valente nell' arte sua , nella distribuaione d e ' h t t i ha un insigne premio , e lo stesso s usa con q&llo, &e gli vien dietro , e cosi di mano ' i tnano sino al decimo ; e soao i sacerdoti, che giqn

361

368
dicano, ed assegnano il gmdo d'onore: il ahe si f a , onde gli a l t i abbiano un beli'esempio di diligenza da imitare. Per la stessa ragione anche i pastori mettono in pubblico le viaime , e le altre cose in numero ed in peso; non essendo menomamente permesso ad alcuno di tenere in ispeziale sua prop'rietA veruna cosa, eccettuata la casa e Porto. E i sacerdoti ricevono i part i , e i proventi ; e giiistamente dividono ad ogiuno 3a porzione che gli tocca ; e ad essi soli concedesi la pomione doppia. Questi popoli usano vesti morbidissime , perchr! le pecore del paese danno una' lana fina s o p quella di tutte k altre : usano anche uomini e dAne ornamenti d' oro, come 6 a dire collane, e smaniglie, e pendenti alle o ~ c c h i e , conforme fanno i Persiani. I loro calzali sono comun;; ma perd diitinguonsi per una studiata variet di colori. I soldati vegliano alla sicurezza della patria, e. con accampamenti, e con ca'&lli la tengono presidiata; poich v' 6 una parte di puest' isola , la quale 6 &ggetta ad essere infestata dalle niberie di certi arditissimi e scelleratissimi uomini, quali fanno nna guerra di sorpresa agli agricoltori. Finalmente i sacerdoti superano di gran lunga tutti quelli degli altri ordini nel loro modo di vivere, poiche nulla loro manca di pulitezza , di lautezza, e di spesa. Essi portano stole di lino per la bitincliezza e morbidezza distintissime; e se le usano di lana ', come pur accade alcuna volta , la lana, di che le loro vesti sono fatte , k d d a piii fina che trovisi. Portano in testa mitre intessute d'oro; ed hanno sandali a' piedi di diverse maniere , e ktti con artifizio singolarissimo. Oltre i pen-

/ o

.369 .denti alle orecchie , s7ornano di monili d''o* , e d'altre cose simili , come le donne. Q cuko degli Dei, e

gt'inni , e le laudi ai medesimi , sono l occupazioni e loro ; e ne cantano le imprese, e i bendzj compartiti agli uomini. Questi d o t i dicono cti trame 1 origine ' loro dalYisoB di Creta ; e d' essere stati trasportati nelle Pancaja da Giove , panda questi vivendo tra gli uomini reggeva il mondo. Della pia1 cosn recano per prova 4 conservare ch' essi Eanno molti vocaboli deiia lingua di C e a Pel.ci&dicono, che la benevolenza e la coii rt. tesia, con cui essi accolgono gli uorniiii cretesi , che capitano cola , sono state ispirate loro dai loro antenati; e che continuano ad esercitarle, onde la fama deli'antice parentela di mano in mano propaghisi fino ai poeri. Essi mostravano anche iscrizioni, che suppongonsi ,opera di Giove stesso, quando ivi gita i fondamenti del tempio, che abbiamo descritte. le -th isola sono copiase miniere, d oro, d argen-V ' ' 1 , di rame, di s t a g m , e di ferro; de' quali metalli 0 per non vuolsi che si estragga la minima quantit. E rispetto aiie persone degli abitanti, a"sacerdoti assolutamente proibito uscir del paese , che tiensi per saeio; e chiunque ne trovi uscito uno, ha libera podest di ammazzarlo. Ivi consemansi per lungo ordihe di secoli accumolati, e dedicati agli Dei, innumerabili lavori d'oro 9 d'argento., di singolave grandezza. Le porte &l tempio sonofibbricate eon artifizio mirabile, e fatte di cedro , C?' oro , d' aixFnt<z, e d' avorio. Il letto de1 Dip lungo sei cubiti , largo quattro , ed tutto d 01-0, e in ogni sua parte squisitamente ornatissimo; '
tomo Il. -PIOBORO,
L

34.

di't'e p d a z ~ s , eguP1mente h m -A mat del leuo 4 porta a mlonnad'ao, piena di quele I&, che gli Egbj dicono sacre i e chr esyimiono l ,imprese di e U W ~ Oe, di h, p& &di@ 8 di Sana e?di &olb, .ggmabe dle d~ di Mmdo W (I). E <im poggi& Ba d -4 t 4i &,&e mguadi6k irde ddl'oarao ptcdonbro dl'AocibL. . . CAPITOLO XWIL .
pra~, il

~ ~ ~ l B k i r ~ ~ S a m c r t r a s l i i , Q de' *d , - - .
mg~;+opr~.s * d . d j t i &'cm* mel Bdar .Egeo, iasotllidalla t h m b a a a . Diaesi , che questa anticamente fa abipmau h o 5 e che &n-

(1) L u a n a i o ha alli ma mznieri w'nwrvau la memoria di quanto rigarra questa -stoda. h, n d o lui, and ne& Pancaja con m gran& nroblludim df ~ ~ u d ~ t i f w i~ e #i. Lbw d ' ceppi i $ e w + r i , ~;euiu+,q,po d padre ; a tndi r i torn rn Creta. .Vegksi cib chg @odoro ha,gia detta parlando delle imprese di '~tove.'Iminto LattaAsio i a a poCo p&ma, dichiarilo &e Wnwro Eanyilb' qhaaa qtru b p i aB i~r&ismG cp -e GAI a m r e m m i mkkisruili, 4. r p c ~ i d n g ~ tir . m p+ t r e T +am (~1a gicqvca esaere s!a@ ,coG bcatn una colonna d'oro da 'Gio~ernr&ri"ro, nella colonna egti~dcrcrisasb rus imprrSe.; onde serchu a i p a r e r i h. n m l f n n i b cose nib. k e o a u r r d r e j ;cib &- W a. .& dWto b e d dtim prmw ,di Digdoro o - ~BBjuntopj _il nome $ Clrrr( "p no. e di Giove quello di C r o k q , ossia Sutmrno. Avrehhesi potuto questo nome inselire nel testo, %e il Fatto 'di fiss6ia barhase a * i d d ' d i e u r i . airtetk'drm(lrib3>p1& ii&,a&&.' L

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Samo , per. -distinguei.si-&da questa S O -

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prendesse il nome di Samotracia dalla .Tracia che& rta vicina. Aborigini f+rono i su0i abitanti ; e da eid venne, che degii uomini e , de' inagistrati suoi primi t~uiiadi certo siasi tramandato ai pos&. La oda Cow, che si raccwta, 8 , come qbbiim detto, che da p+ cipio fw nqrqiuata Samo ; e che da' coloni, qhe poi passarono ad abitaiyi da Satno , a dalla Tracia., a v i + stase ; qome di SYnotracie (i).Certo I!, che gli inI digeni di queft' isola anticamente ehbero una lingue lom propria (a), della quaie ancbe oggi V ~ O I L Smohi ~ vestigi, nelle cerimonie w m , che vi si fumo. Da Samotrgci 4 r-nta, che ;nrrnnzi a tutti i diluvi Bslhe alnpoiopi , uaa ' i n d o i o n e grandissirPP ebbe, -1 presso loro, ven4ta prima dalla bocw deUe Ci-; poi dp EUespmto. ,I ma^ del POISO,di-, a essendo ,in foma di un grande s t a p , dai fiumi &e i eeeo s n &no, &e Uione t p h , dne grave per 19 s d a yerchia mole d d b arrpie, ruppe, e 4 a sfogami d E b . lesponto (3). Cos sommerse gran parte delPAsia marittima;
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COIIS~IPI~ cib

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Diodoro ha dsuo a lib. i n . d (P) Alcupi Eroditi ,e il tlocAnrto rpeai.lanie, b a n a prpra~. c h l' aatiaa liogua de' Simatraci noti fossa cba la fsnicia. ph la ~ h o aoogetiare non pajono fondate. h r giodia8rne rsUimak b d' uopo risalire a tempi, a rirolaJoPi , ed a popoli. d d g a l i asti ri ha che degli scarsi indirj, ma perb b i r u n ~ per irw iapiqxa i w i o b k i l s o cose c<ui faiu troppo d crre w r r i o r i . h (3) Anche Stra~one seconde che Suabone riferisce. reiPto scritto, che orrricanrsrtts il Poruo E u i n o non ama Iirguo b ~bocco,che ha o B k n s i o ;che q w ~ g i fu qpsrm v i o l e n b w q ~ e o l clU JloM P aoqira s i &&di, che in srre rim'-r;

che ULLOCDO ai noma di 60 -k

9j s
specio par copd delie pim~re Snmotdtcia; e di perci ne' susseguenti tempi alcuni pescatori estrassero coile loro reti alcuni capitelli di marmo, indizj di citta itate sommerse dalle acque. Que' che restarono salvi da tal diluvio, fuggimmo riparandosi suie alture deIl'isola ; .ma come il mare cresceva ancora, &i fecero voti agii Dei patrii ; e. tolti a' pericoli , ond' erano minacciati piqtdmno ppi p tutta C isola de' termini ann-ianti .la : loro salvezza ; ed alzarono altari , sui quali anche mggi fanw i lom sacrifizj. Cou che apparisce, ch' essi :abitarono la Samotracia piima del posteriore diluvio (I). . In 'processo di tempo un certo isolano, di nome Saone; nato, come alcuni dicono, di Giove e di una Hinfa , e come dicono altri, di Mercurio e di Rene ; .mi insieme i popolani fino d o r a disgiunti; e con certe &sueleggi divise la anoltitudine in cinque trib, chiagi 'mandole dal nome di cinque suoi figli. El aveva tratto ,il suo dail' isola stessa (n). Stabilita a questo modo la .repubblica, da Giove e da Elettra., una deile figliude
si& poco

: ferma

nella Proponride, e neUs E t k ~ ~ o n i o . ispeaione de' luoghi conL' le antiche wadizioni. Cib che Filone dice di Rodi, e di Del0 , si pub comodamente riferire a questo medesimo fitto. Tre mno i diluvj accaduti nella Grecia. Il primo b qudlo di , (i) Ogtge, che secondo Giulio Solino ed altri, accadde, mille mni circa prima della guerra trojanh. 11 recondo fu qnelln di Deucaliom che vised, secohdo i marmidi Arun&l, tre secoli e meaxo innanzi 8 quella p e r r a . I1 terso quello di Licaone, indicato dai marmi di Arundel. e che si fissa superiore per quasi un recolo a l h guerra accennala. (a) Percib forse Dionigi di Alicar-m lo chiama Sarnon. Nohsi perb ,che secondo Licofrone ed a l ~ r i ,1' isola anticamente fu detta Gw. Plituo L menzione del monta Gaoce posto in q u e ~ hola. '

373 di Atlante, nacqueiw presso i Samotraei h a n o , . Gissione , ed Armonia. Ta questi Dardano t uomo r %
magnanimo, ed ardito ; il quale primo di tutti pass sopra m a zattera ( i ) in Asia, e iibbricata la citt del suo nome , fondi, presrn> .Troja , d chiqmau di poi , una reggia, e i cittadini da lui steso denqn& D r adani. Quindi signoreggi in Asia molte nazioni ; e vaohi, che fosse ancora sua colonia la gente de' Dardani, che sta sopra la Ti-acia. Desiderando per Giove, ' che anche l dtro suo figliuolo ottenesse fama ed onore, a lui assegn i riti , che in quest' isola pei! lo innanzi erano bensi stati in uso, ma che sulla tradizione appunto egli rinnov; e che a n i m o C permesso di conoscere fuori che agl' iniziati. Giasione sembra essere etato il primo , che ai medesimi i n i e i forestieri : con che codeste cerimonie vennero ad acquistare maggiore celebrita. Circa quel tempo Cadmo, figliuolo di Agenore, and dando a cercare Kuropa, capi@ col, e h messo t parte de' sacri misterj. In quella occasione spos h monia ,. sorella di Giasione; e non figliuola di Marte , come hanno favoleggiato i Greci. E dieono che le nozze di Armonia furono le prime di tutte, che si celebrassero alla presenza degli Dei. Nelle quali Cerere , amul rosa di Giasione , presentd in regalo le biade ; Mercuri? la lira, Minerva il tanto celebrato monile, e il pe-. p10 (a), e le tibie, Elettra regali, le cose sacre deiia
t

(I)

COMM, e

TIC- confermano quanto


indicato, corno

qoi dica D i o d ~ o .Al

. tempo di

Dardano non si erano ancora fabbricate barche.

(a) Si dtroye

di

muchi acriuori non pvd

374
gran madre degii .liii , insieme coi cembali , e i ' timpani , ed insegnd come fonnare i cori di pelli , che
debbono regolare le orgie. Apollo poi suon la mn; esk Miase le loro tibie; facendo tutti gli altri Dei con &te acclamazioni festesi augilrj agli sposi. Dopo cid Cadmo , secondo P oracolo , che aveva -o, fond Tebe in B-ia. Intanto Giasione unito in m a t r i ~ i o Cibele , di a cesi che generasse Coribante; e che poscia salito lui agli Dei , Dardano , Cibele , e Coribaaw andassero inmeme neUa Frigia; e trasportassero in Asia le cose sa-.. c della badre degli Dei. Aliora Cibele , la m di&era stata congiunta con Olimpo , e n' avca avuta Ake,. diede a questa Dea il suo proprio nome. E C-te; d t b d del nome suo proprio corihnti quelli, che' p& da ~ e r o nin>re celebravano i d s t e r j della 1n8&ax e si spos a Tebe, figliuola di Cilice. In puesta ma+ ni&a Rirono portate in Frigia le tibii ; e la lira- di Mercgpio in L i r n , la qtiaie cadde poi in mano dj ~ Achille, quando egli espugnd guella citt. Nelle favole vien detto, che da Giasioae e da Cerere fiacque Plutone, per la ragione, che Cerere per l'amore suo veho Giaeione nelle nozee di Aiaiodia d b d k rkehezze delle biade (i). Aia le cose che partitament
1

d' accordo intorno r chi donasse questo monile e questo peplo, divermniente rvend6 riferita la casa APr,llodoro , e Ferccide. Qoi M e r o discordi da n stesso. Ma b da osservarsi, che @ i ~ d e F o compendia ora l'uno, ora l'altro autore; e ehe invece di una storia ~istemitica.egli presenta in questi libri una raqeolta m ristretto di ci, che si b rispettivamente descri~to f r) Tutta k forro c CI ncrliub deUa isrra dice Cicerbne, 4 &

375 fmmsi~ne'mstmj di a & sa\ cerimonie, a' roli iniziati 6 onceduto eonoscere. Del -rimarlente 6 f e ma, che gli Dei sieno presenti, e. che w g m o subitaneo aiuto ne' pericdi, ee dcuno degli *iati gl' ist voca ; poi& tiensi per certo , che quelli, drs B a am paite ne' mieterj, erescrno h pie& C iu giiis&k, e in tutto r d s i migliori di rb ~&sitni t ed & ,per- questo, &e i piU trs gii antichi Etoi , e. 'Semidei con grande impegno W e ~ e m n o' essere istrutti e d consacrati in v e d i riti.' E &si appunto, che G i c siont , i Dioscd , a d e , ed Orfeo , per @ere stati cod miziati , godesaero del farore e della pemnale assistenza degli Dei in eseguire p m y n t e tntte le imprese e guerre, alle p l si e c ~ o . a i
m

CAPITOLO XIX.,
~ d ~ ~ ~ o b~. , i l ; o r f ~ s u o i ~ i . ~ auwti, e delte d t tMditioit. oa

Apendo finito di di* -0 t t& i& h -ciai volgeremo il discorso~s %SU). Ulia eolta w t isola I a' chiamavasi Smngile , la quale i. ~ T m i , & r o ~ , i - primi , , ad abitare p h repena ngioilk N-i e h BOW ebbe da donne diverse But,el~ J.icurge, 'Buth ,do=-: & e d , tendeva insidie a f htelto ; il &e ecctpe$tori, il psdre non altro ftee che comandargli, .be ~ l reor> b
dicata al padre Dire il quale chiamaai Dives ( ricco') come ~ r e u q i Greci Piutom, perdrd urlo & cose ricadvrao in u h a , c 8onu ifi tercq rlat.

,
'

..

proclo#s.

- - --,

i suoi complici mmtesse in nave, e gisse a trovad altro luogo ove stare. Bute adunque preso seco n n drappello di Traci, rei deiio stesso delitto , partitosi daila patria, dirigendo il &O corso verso le isole Cidadi ocoupd Stronge ; e piantatovi il suo domicilio, si pose a derubare coloro che navigavano in pelle parti. E ,come questi ladroni mancavano di dwne , scorrendo colle navi qua e h, secondo che potevaho, da un luogo, o dall' altro ne andavano rapendo , e le portavano - a casa. Una parte deile Cicladi allora era deserta; ed una, parte avea 6catso qumero di abitatoci. Pwcid spingendo le loro corse piii oltre, e respinti dall' Eubea avendo toccata la Tessaglia, andati a terra s' imbatterono nelle nudrici di Bacco al luogo, che chiamasi Drio neli' Acaja ftiotica, le quali ivi celebravano le orgie di quel .Dio ; e ~ n h e presero a dare addosso aile donne, alcune di esse buttate Ie vittime qi misero a fug@ al mare, altre alla montagna. Bute avendo preso Coronide , la sforz a giacersi seco a lui ; la quale adoiitata di tl contumelia , e del ratto , invoc l' ajalo del padre Libero; e questi fece cader Bute in furore , sicch perduto avendo il senno fid con cacciarsi in un pozzo , ove perdette la vita. Gli altri Traci.presem le altre donne; tra le quali le piir nobili furono Ifimedia , m ~ g l i idi Aloeo , e sua figlia Pancratide. Con queste adunque cosi rubate ritornarono a Strongile; e in luogo di Bute crearono re d a isola Agassemeno , e gli diedero per moglie Pancratide , 6glia di Aloeo , giovinetta bellissima 1 per la quale prima della 'elezione di Agassemeno s"erano battuti, ed uccisi
. A .

I l

due de' principali caporioni , Siculo ed Ecatero (i). Agassemeno poi diede per isposa Ifmedia ad uno dei suoi amici, che fatto avea SUO luogotenente. Frattanto Alow mandato avea in traccia della moglie e della figlia i suoi figliuoli Oto ed Ehlte ; i quali colle armi assaltando Strongile vinsero nella battaglia i Traci , ed espugnaiono la citt. OW , ed .Efialte si fecero padroni delt' isola, tennero i Trad per loro additi; e all' isola diedero il nome di Dia. Alquanto dopo nata discordia tra loro vennero aUe mani, e dopo ' avere ciascheduno d essi uccisi molti combattenti, fiiin>no con ammazzarsi vicendevolmente essi medesimi : e gli abitanti in seguito li venerarono come Eroi. Re-' stati pertanto i Traci padieoni dell'isola per pih di dugento anni, finalmente una grande siccit sopravvenuta li obblig a partirsene. Do* i quali uennem ad abii tarla i C a ~, cacciati deila cosi detta Lahnia (a). Era re j di costoro Masso figlio di Polemone ; e costui volle , che non pi Dia si chiamasse, ma NMSO, come chiamavasi egli. E fu costui uomo buono ed illus~e e iasci dopo di s nio.figlio Leucippo , i quale n e i

377

( I ) ii Parnerio o ~ e r v a che Parienw raccontando con qualche diversiiii questo f i t t o , cambia alcua poco i nomi Ml. donaeUa rapita e de' rapirori, che dice figliuoli di Cerore. (a) Paese posto presso at monr Latmo. l queita una correiion6 ? che ri deve al Palmerb , fondato soll' aotoriti di Strnbonc, e d i P k n b . Il resto portava L u m k j e qumtanque sia nominato dagli antichi anche un monte Lamia, contro ci che asserisce il medesimo Palnicrio , forse famoso per una celebre strega ( Larniu ) , che vi ahimva , non era pet esro nella gaia ; nL perci pub avere conae+nc col p 1 di Diodoro. 1 0

378
siguoria dell'isola ebbe per maxmnt il figlio dio. Regnava costui quando Teseo partitosi con A r h na di Creta capitd ivi ; e come m sogno vide il padre Libero minacciarlo, se non m d i a t a m da Aiianna , p e r n o di timore, ed abbandonata la donse& , pcrrtf d ~ l y l . Lb notte I3rcco con& he Arianna sia monte Drio , e disperve ; n molto depo Ariamia stesse ri vide pi$ Di questo Dio gue' di NESSOfanno varj racconti. Dia m o , ch' egli fu alievato presa loro : e perci che priest' ioola diletta a Bacm pi d' ogni ai-; e da &ani I! chiamata Dimisiade ( t ) : che Giove , morta Semele di fihine prima dtl parto, ne trasse, B vero dai'utm, di lei il feto , siccome C! detto n e b -favole, e se1 chiuse ne' proprj Gaachi ; ma che venuto a rnaturita. per ingwnrir -Giunone, il mise fuori iii Naso, e lo diede .da allevare aiie Ninfe , Filia , Coronide , e Cleide; e che Semele fu morta di fulmine primache Bacco m, &nchC!, nato egli non da mortale, ma da due D i h t i n e n t e venisse r partrcipare db immo* e, e d e natura. A cagione pertanto del mento d'aver dota educazione a Bacco , dicono essere stato agli abitanti dell' isola accordato di .potere alzarsi a grande p r e s p d d , di avere una beli' armatae navale, ed essere poi dei pfimi a ribellarsi a Serse, e a contribuire co1l'opem loro n$la battaglia navale a debellare i Barbari : ah d'al&-e essere -tra la paiYe &' essi ebbero nella battaglia di
ci&,

Plinio dice : Nurro d dmtone da Deb dichtre rni&a, coKa che valeuni shiammono rSimn@s , poi D i a , &ancn;c Dio-. rn'aiada dalla fertilit dclb vigae; akri Slio minon.+ o GaUipoaY,.
(i$

379 Ratea. Finahente la benevoieiiza del Dio Verso la

h isola attestarsi con manifesti segni n' & vino, ahe ivi d fa ( I ) .
i

scdctate

1,

<

C A P I T O L OXX.

Dolk Is& & , C u h , i

Nise.

L' isela , che chiamasi Sime , antiaamente iaon era abitata & nimuao; e i +mi chk vi si stabilirono , vi I m b w con Triope sotto la codotta di Ctonie ,fi$iola di Nettnno e di Sime, dalh p a l e al2 isda venne i1 tmme. Pei fu re della medesima Nireo , 6gliuolo di Campo, e di Agiae. Cosbi , ami bell' uomo, c o n h thippe ausiliarie ad Agamennone ; ed insieme CQU' isola
tenne ancora il principato di Gnidia. Dopo la g~ bi Tmja la occuparono i Carj quando aveano l' imperi6 del mare ; e cacciati poscia da grandi siccit, ehe l'& flis9ei.o , essi andarono a stabilirsi ih Umnio ; e Sime rst abbandonata sino al tmp in cui approdd col& I' armata navale de' Lacedemeni, e degli &giri. tidi ebbe nuovi coloni ndla maniela che siamo per dire. Certo Nauso , uno de' compaghi d Ippota , presi seco ' pelli , che mentre distribuivan~ia sorte i temeni, ~ o n vi aveano avuta parte , perchh giunti troppo tardi, andb ad occupare Sime , ailora deserta : poi sopraggiuw

( i ) Il r i i o di Narro fu pregiatirsimo prcrro gli Antichi. Vedi Archiloco in Ateneo. Andrisw, che fu 'lo storico di Nassa , e Agarrens in Ateneo medesimo, magnifioano l'abbondanz~ in qnest' isola di O@ genera, C PriaeiFalmen~~ fichi. de'

380
seri> td8 altri aweatnrien , .de' quali era capitano1 Csuto ; e pmsi in comunione della citt, e delle cam-

pagne , tutti insieme con equaha di diritto teqnerw i'isola. Dicesi, che vi awmew parte ancora i Gnidj , e

i Rdj.
Caidna 1 Nisim furono anticamente possedute dai Carj. Tessalo, figliuolo di Ercole, fu >.posciapadrone delP una e dell' altra; e perci Antifo , e Fidippo , p ~ c i pde' Cooi al teiqpo della guerra trojana , erano i ppitani degli uomini venuti da queste isole. Nel ritorno da Troja quattro n.avi di Agamennone dalla tempesta furono balzate a Calidna ; e quelli , che in esae erano, s fermarono ivi mescendosi agli abitanti del luogo. In i quanto a Nisim , quelli , che anticamente 1 abitavano, ' fiirono pei terremoti subbissati. Que di Coo indi se ne fecero padroni, come aveano fatto di Calidna. Poi venuta grande mortalit per pestilenza, i Rodj vi mandarono una mlonia. Nel tempo , in cui Minosse dominava snl mare, alcuni d& sua armata, ch' erano di Scarpanto, se P appropriarono ; e molti secoli dopo Ioclo di Demoleonte ( r ) , argivo di patria, .eccitato dali' oracolo , co,ndusse coli una colonia. , t
( I ) Non ha alcun fondqnmto h mtituaione di Tirnokonte b4a qui dai Rodoncano.

DelP Isola di Rodi. Suoi matichi abitatori.


Sue wicende; e pa;.licolai.ild. Suoi diversi cobni. Rodi anticamente h sede de' Telchini. Le .vecchie tradizioni vogliono, che cshro fossero generati da Talessa, che vuol dire dal mare ; i quali dicesi, che insieme con Cafira figliuola d'Oceano , educassei.~ Nett m o , d a f d e loro consegnato da Rea. Dicesi ancora, che inventassero alcune arti ,' e trovassero molte cose utili alla vita. Al loro ingegno si attribuisce l' avere fatto le prime' statue degli Dei ; ed alcune assai vecchie si ricordano insignite de' loro nomi ; perciocchb presso i Lindj Apollo si chiama tekhinio ; presso i Gi* si chiamano telchinie Giunone e le Ninfe ; e tdchinia ancora Giunone chiamasi presso i Camiresi. Ma vuolsi eziandio , che fossero operatori di prestigi, i quali facessero a lor talento venire e nubi e pioggie, e grandine e neve , come dicesi che facciano i Maghi ( I ) ;
( I ) Negli antichi tempi e presso varie nazioni fuvvi In s i o l t ~ crdenza, che alcuni con a r m i , e fatncchierie potessero ihflairc sulle meteore. Abbiamo in Agobardo, che al suo campo erano nelle cnm-pagne della Gallia persona', le quaii innoccnteuieote, dicJegli , adoperavano esorcismi onde le uve mature non avessero ad essere danneggiate delle pioggie , nb distratte dalla gragnuola. Abbiamo una predica di Ecohrnpadio, grande cnporione della Riforma nel mcolo xrr, su questo argomtrnto, la quale dimostra' quanta fosse I' i g o r s n r a uu e di qnelli che lo ascolravmo. & quindi inutile rammentare quanto intorno a ques:e follie riferiscono Sstrcca. e Clsnrcnis Alrrrandri~w .

38%
e trasmntassero gli nemini i ed iavidiassero agii atri l' essere istrutti ne' mestieri. Raccontasi poi, che N e t tuno fatto @ride amisse Alia ( i ) , mylla de' Telchini, e che da lei a v w %ii ; ci& sei' d,a &aie un d mina di nome Rodo, da cui venne la denominazione ali' i& A quel tenip~, parte ooeidede dell'isoia euiru, de' G i t i ; a ellsPt G k deellsti i Til

& ahimvatsi Imalia ,,ns ebbe tre figliuoli, cbc furono Spa.tc0, Cm@io,e C b . Al temge d caron> Venere da C i h a i anbndo a Cipro, approd .d9 ; ma veaende~o &i =spinta &wpesbi e i figliuoli di Nettiue, punta ddL 6 i d b tal furont Mfia Isirr m&, che violentemente -0Ii mid.e, e Ghi 'dami facevamo ai pepolaui. ii che vedutasi da Seuuuo, p r tanto turpe fitto que' s c e l l d a p r i adk brca; a d e poi verme lan, ii neme d de+, i o di p j o k d . L
une tati ni&,

taM , innamorato &

Aiia ,emenda4 gttata in 'amv,s a t c ~ &nopiiaealoPc -4a

di Lewotoe ottenne p s s o gli abitanti gli o m n degli


&i.
Dopo queste cose rev vedendo i Telchini , che sarehbe venuto un diluvio, molti uscirano del' isola , e m +ro per vPrie parti ; e fu del loro a w r o Cir CO, il p a l e ito in Licia edifid premo il fiume X W ~ Q il tempio di ApoUo Licio. Quarido finalmeute il dituvio f u veriuto : alcuni ,peukoeo, p + i bassi iuoghi del&
(I)

QUW' Ai., o r i i o dal nome ru#, sppwires ,dote*. I'orisua al 8de. Pam intamte che siasi cvnfasa con- d f r d ~ e i*Ybwrr,), o A+itr, giaecb&,l'~~a, l'altra &i O m r h darn per madre a Rodo.
@e
3 -

cader delle pmg+ s i , wnversero lago ; e pochi, i +i erano fugc giti d e alture rimasero d v i : tra i p a l i h w n o i ,figliuoli di Giove (I). Del rimanente il Sole , come ~ M U . la Earola , ian~moratodi B & , pese ip gr4zie l'isoB, su. che ne portava 3 nome, e fece svaporar 1' perilua Sotto il qual coece&to ecco h verit, &e si axade, Al prime formarsi delle cose, eweado I' i d a piena di fango, e molle, il Sole d i d l' &tA soverchia , ne fecoodrj la terra : d' onde m q u e r ~ Eliadi (2) , che da e s prese#> il name, ef b n o eetw ~ di numero ; e ne nacquero pure altri uom&, &l papi .di @i aboriginl. Da .cid adunqiie provenne, che l'imla s i a i detta c e w a t a al Sole ; e i Bodj Aaati. aane .abbiam detto, .cari molta dimzhe veoam co-tee mente il Sale SO^ gli a & &i wxneautore ~OW - s i p ..I nomi dei sette saoi figli m o , O&W, tre ( h d o , Macare, Atti, Tenega, T#oP, e Caadala Fsovi wa figlia d a , la q d e ebbe nome Elettn~w e auw ; essa mor ancora.uer&e, i Bodj le auribuiscano $ i onop dovuti agli Eroi. l$meod~-~& Elidi giunti db e@ virile, Elio, ossia il Sole, ppediase , che c & i q d i p, . fossero i .prjrni al s e & a MDBFV~I &* VI-ebberoperpetuamente deila presenza della Dea : il che

l' $ d a pd contiper ogni parte in

(I)

Del diluvio, che sammcrw lidi, pcirliwo ArkUkb, e Filome

.. ha per lo pih penetra@ *lt.xs


j

Zbsa Al d e s i e o a v o tsru ~ I l u J ~ oPiadara, c . (a) Diodoro lipiitandosi. al r e w a t o delle trodwoni pacitive, yon
Q ~orpplwso&ie x p h i m e . Cerlp k inlaah, che per qmti &die* ~ i e a d e v e oi~ dette giorni g n YWIP di quria asvos e ~ i m a n a e &e MI^ ; .n~rniap. , t j < ' '

..

384

diceai stato pn&to anche cigli '~ttici:0 r ' d w k que avvenne', .cbe gli Elidi per IQ 'sovei~hioafbettarsi ri dimentiarono di accendere il. fuoco. nel focolare prima di pomi sopra le vittime ; e Cecrope in quel tempo . re degli Atenieai , quantunque fosse stato ' ultimo a l sacrificare, h il primo ad avere I' ostie esposte a i fin>co. Per questo f-xtto in Rodi anche oggi si osserva nei mcrifizj un certo particolar rito , e vi si tien esposto il simulacro della D a Queste poi scmo le ccpe , che e. intorno ie antichit cli Rodi sono state scritte da alcuni, tra i quali anche Zenone (I), che compilb I . loro wria. Gli Eliadi dotati di singohr talento riuscirono eccelienti nella buona' disciplina, e massimamente nella scienza astrologica. Cos .divennero valenti navigatori; e &tribuirono il giorno in certe ore determinate. Di acaissimo ingegno fu tra essi Tenage ;il quale pexid invidiato da' h te& f fatto perire : m3 e e n d o stato scoperto il deu litto, gi autori e i complici del medesitno , abbandol narono l' isda ;e Macare andb a Lesbo , Candalo a Coo, ed Aai in Egitto, ove fabbri& Eliopoli, dando a questa citt il nome del padre. Da lui impararono gli Egizj la ~ e n z a astrologia (a}. In appeesso-, siccome deU'
Rodi Questo Zeuone , secondo che dice Diogene Laerzw fu di di Poibio ,e da esso tui lodato. (11 Bi crede da talano effetto delk rauild de' Greci quanto qai dicesi delta fondazione di E l i o p l i , e belle dottrine astronomich~ portate in Eginto. Tale L P o ~ e r r a u o n adei Yesselingia. Ma alle considerarioni, che m contrario 8 qui Diodora giova premettere, che El diluvio di Ogiae succedette chigent"anni dopo che il poporo i appreuo derro Greco, c r u i stabilito in Europa, s pero3 miY. n
(i)

, coetaoeo

385

pel mpaggiunto diluvio la 'pit part &gli uomiG:i*

. G e * peri, e ai perdettero tutte.. le, scritture . prev8. . ; Jendosi gli Egizj di tale circostanza si arrogiirooo i1 ,vanto d' essere stati. essi , che studiata aveam P astro16 gia : e perche .i Greci ignorando 11 fatto non .mten: nero .pi l' antico I O I ~merito , aiid la fama intorno , che gli Egizj erano stati i primi ritrwatori della' scie& degli astri. Cosi pure gli Amiesi, q u a n t e u e avessero fondata in Egitto la citt di Sai, nondimeno i accen' nato diluvio fece, che tal fatto rimanesse dimenticati Per la stessa ragione si crede , che mohi secoli dopo ' Cadmo , figliuolo di Agenore , dalla Feaieia venisse a portare le lettere in Grecia ; e dopo lui avere i Grqi agiunta poi cosa aIle gid inventate dottrine': meutye eegna tuttavia circa h verit di queste cose uw ignorauza c~mune. Triope pass nella Caria ; e vi occup. il. promoutorio, che dal nome suo chiamasi triopio. Gli atri Ggli del Sole , non colpevoli del delitto accennato, rimasei-o in Rodi; e fabbricata L citd d Awja ( I ) , in s e p i h a i
hani prima della guerra di Troja. Il diiuvio di fu quello, per cui resib sommersa I' Atlautide ; e le memorie de' fatti, che si riportano a questi mille anni non comprenduno se non se reminiscenze inesatte e confuse di avanzi di popoli, che prima del diluvio di erano suti colti e poteuti. E r d u q u e da qmet' abisso di ienebre , che fa d7 uopo c a v a n il poco vero , che possiamo trarre congetturando dalle disparate tradizioni. e dai corrami storici , che nstano. (I) Ergia di Rodi prerro Ateneo h menzione di questa citia , che il M e m i o ha volato confondere con Cialtso. Intorno al nome d i Cirbc ch' essa ebbe di poi, non sarebbe inverosimile, che lo

DIODORO, 11. tomo

25

3% 4
abitamno m k G d h L'auaaritA d o intaata m wiie mani di Ochimo, i nuggiore di tutti ; i ) quale b u in moglie Egetoria , M W e Ninfe, ebbe da l . eao lei uni figliuola che f Cidippe, detta poi Cirbia, u per le cui nome C e d o , mo h t e l l o , gi.itwe a p edere il regno. Dopo la ma$e di costui suaedeuercr se1 principato i suoi tre 6 8 , Lido, G i a h , e h i m , a tempi de' quaii nata uaa grande inondazione, W resd devastata e deserta. Eei si spartirono insieme il pene ; d ognuno edificd una aiti portante il n-. In quel tempo Danao tuggedo con uno stuolo di figlie dali' Egitto pasd a Rodi ; e &gli abitanti di qmN isola accolto , piantd ivi un tempio eonsaeroto a hii' neha (I). In questo viaggio gii m o h o in Lindo fiqlie; e le &re insieme col padrtt andarono in Argo (n). Poco dopo Cadmo , figliuolo di Ageiaere, d a t o a cercare Europa, mwea anch' egli vereo Rodi; e sorpreso in mare da b i o s a tarnpesta feae voto a Netmno di fabbricargli un tempio. Ond' h , che superato il pericolo in quest'irnla erecaie e dedic i1 promesso tempia, e vi lascid a custodirlo, e a farvi le funzioni debite, a L cuni Fenicj , i quali si fecero insieme coi Gialisj cittadini del luogo, e dicesi, che dalle lero b i g l i e si traggono per 'mntinue d o n e i sacerdoti. Cadmo fece anche
traeaie d Cirbs di C r o ~ omariaae, cbe A&sm#is caod*m t . a11' Rodi una odreia di G e * . ( i ) Di queaLo tempio armi celebre parlano Diogem h&, d E l i ~ oIvi era una uptm assai i s ,fitta e eonmempla da h a o . . pu (a Secondo che si ha in Ipoiiodom i. figlie Y 12arroo arrivarono
i a u s ~ ~ 0 0 d ~ ~ d i T ( I o .

388 -h

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,Akem&e,

WU&: &-rC.lrdo,,l
-1

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~ . e t c s i , * d s B a d ointorpa.a:meiti ~irffrri'i'orabolo, d>be;prr &posta, -.euiaile .dal dsstiiio.sbbiiito ,. .eh' egij dovesae mile sue ~mciili &ere ,W padre. Ii qual delitto volendo . evitare , spontaneamente. con a& -saissimi-.altri Che volentieri gli si , f e m coarpagpi, aod4 in esiglio;.t!pad'in CaaaYo,. atth p~imarjaegiuGsdizione .di *Rodi:(tb Ioi..aucmonte. Atabiro ,h& ,il tempio 'di. C h e atabirioi, il . & q (anche oggi.. viene dei divoti %quemttrto+. con #. solennit. E ..q u ~ tempio . salh vetta .del monte*, . dil do= .la vista corre * B b m- Bno a - Creta. . Ahiem! co'.suoi.. compagni avea piantato domicilio in C& ;l e gli i abitanti,& questa citt$'lo tmttavanb e omxw-te.; quasdo in16 adr re Catse~. ,.~cae.mon area pi.alcuna prole mgschia ; spinto:& vivissimo amame p e ~ Altemene, . i n b 'prese il viaggi ,di R& ., .C& unica deriderio . , .ncondil figliuolo in Creta, se per caso lo avesse i& trovah. E gi phlera soprii 'C lui l'inevitabile forza A in Rodi di notte con aldel fato.: &~Q&P.. quanti de' ~ o i e. h y .e gli isolani ,nato i e ' tinhtii c rv bc i a t ) ' Mteaehe , corse ,,in aiuto. de' Rodj , con,,' ' ;&&ti E ista a m m d il padre senrr up con& .Del cbe .+p& 6u0 chiclro~,'n,onpotido
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(i),Ditti

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~re~ese chiama que;to re, Creteo, e non Crateo siccome si dei.to altiove. Apollodoio fa Altentene,nipote di Minorsi. ma Conone lo tiene per uno degli Eracl,dr del Peloponneso. chiim per. che questi sono due personaggi distinti. ~ ~ o l l poi, o ~ ~ d -me pure Diui,, a t ~ r i h u i ~ o nad Altcnrene "n fine diverm h o. . . ". ,gmlla, che yimm ,qui arp.pto. .
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%&dei& fa 'grarpth di butw da@ri', ,si- p e dia vid 'di tutti $ uomini, es.postaiBd enire 'sdiega pe' luw ghi deserti, dal doiore,. a cui. erasi abbandonato interameote , infine rirnme m-. 1 Bodj per poscia per -comando dell'oracolo gli presbrond gli onori degli Eroi Quindi poco prime della guerra di' rI'ro$., Tlcpolemo; a morte involontai.lamente da '6gliuolo di E d e , lui data a Licimnio, spontaneamente si part d Argor ' Le seguendo .il cmno ddl' oracslo sopra 1 colopia ; che . %deva pianura , con h a numero d' u h i pasod '.a Rbdi, ove beh aacofto fermouiid Poi creato re di tutta l'i6ola dmise a some in eguali pokoni le canapape;. e fino iil tanto che tenne il governo del paeee, tutto rese 'con giuste norme di equit. Finelmcnte volendo andare con Agamennone d a spedizione di Troja ,i &da il .governo a Bute, che eco lui ma vanuto da Argo (I); .ed egli mori poi neHa Troade dopo avee in quella guerra acquistasa iesigne . gloria .
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. 'CAPITOLO XXFI.
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Dd Chersoneso ,.le delk .va& ..wupiruioni


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Ma' perdi& le cose d ' Rodj &ao;wtmneme h.parte e qtiae del Qemwso , che . & v i r i ' L ir queU"io. ~ soia , io penso non essere fuor di proposito il,padare
'

4I )

Paur(inin dioe

, che _Tlcpolernn
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sua moglie ; e clie portatene mag;i,fic0: -

pffidb il g o v e r . q P o h o s Rodi lo ceneri, vi fu eretri repolcro &.$ . > I -1 1 .T 2 - .A

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ieche di qwn6a -ma', raepc p i e ad.,h s , p s c c l p e r t o ~ d a l l n r i $ u ndelIriago, 4 i ~ simik nd um &no; 0 % wme V O sld fra chiamato eo da un re .di tal wme, poco dopo la cui etA d i , che coI qittisen, 'da Creta cinque C * reii, discendenti da dm ,.eh& W'. menti Idei di Creta a i h m Giare, da h sua madre ad es8
ooasegnitte.

,n

Ad& ptrunio -n non ,ippreaz&h qsastit&,di navi nel Cbmoneso , ne aaccmrcsio i Carj ,. q , n i& ' gL abilpati eatiehi; e Uthi p h m i dd lo dk v k in cinque parti, awdevi. o g a w di e E & + fabbricata una citt, ebiamsra col aiorne del f~n4awi.e. Non moho dopo h o , n degli Agivi, pepdrta ave& Io, iiu & p mand Cirno, il quale ena W de' pii$, ~ i p i suo prime, a cei.car la donaella per @ b dd go ordinandodi di non ritornare a casa se non I' avesse trovata. Cirno gir per m& perti del q o n d ~ ,-; e non trovandone traccie in nissun luogo, si litrasse in questo C h e r s o n e ~de' Carj, di cui parliamo; e perduta la speranza di ritornare alla patria, rimase ivi ; e parte C d h , - W f t re eafte d b fow i o t t a p dagli abitanti ii regno,h, ul)a p z i ~ deila terra ; e vi s fabbrid una citi, che dal suo nome chiamb Gino,

m,

c w d o in wy;4t0 molto favore ppesu) i .&&adiui , poicrbh i' sut&t sua few me ai v m i del

W. *

Dopo queste cose Triope , uno de' figliuoli del Sole, e di Rodo , pe? la morte data ai hrello Tenage , fuggi esule nel Cliereoneso ; e purgato del deli(tp c# i

39 r
te Meiiiseo (I), paiti per le Temglia, onde recar soccocse ai figliuoli di Delicalisne ; e con essi, cacciati di colti edle forze comuni i Pelasghi , divie 1' agro che chiamasi Dozione. Ma come per fabbFiruti la reggia tagiib ua bosco sacro a Cerene, egli ineom l odio d d ' poyolaai (2); sicchh ebbe a fuggimi di Tessaglia, d'onde andj poi a ricoverarai colla gente che tolse seco in Gnidia; ed ivi in memoria del nome suo edific Triopio (3). Quindi avanzandosi, insieme col Chersoneso a5ogsiett. al suo dominio una gren parte deUa Carie adjaoente. Della stirpe di questo Triope gli scrittori e i peti-sono di d i f h t i p e r i . Alcuni lo vogliono dis&te da Canace, figliuola di Eolo , e da Nettuno; &i gli danno per geuitmi Lapite, figliuolo di Apollo, e Gtibe , figlia di Peneo. Nd Castabo (4) del Cbersonem v 3 il tempio di Emitea, il quale Q in grande venemione; e noi non dobbiamo emettere di dir 'cosa, che le aecadde , e di cui tra i tanti discomi in molte e diverse inaniere &ti , quello riferiremo , che pit prese piede , ed h approvato da4 consenso degli abitanti. Di Stafilo, e di Orisotemide . naequem tre figlie, le quali furono Molfpadia , Roeone ,

( i ) ApnUodoro parla di un re di querto n<ime, le cui d u ~ ~ i u d e di nome una Rdrasrea , e l'altra Idr , furono le nutrici di Ginue. Ma esso dovette essere re o in C r e ~ a o presso il mont Ida della ' , Troad., come pare. che Diodoro indichi nel Iib. xvrr. ( a ) Callimuco attribuisce il f a ~ t o bosco ad Erisitrone, figliuolo del di iiiopc. (3) Ivi fu un tempio assai celebre dedica!^ ad Apolln. I Dorj concorrevano a quella c i ~ * per sacrificare ;e vi si fncevyw ~ivochi. (4) Cilui del Chqionero.

3gn
e Partene. Rwone fu inkavideta da Apollo: del che il padre adirato, come se si fosse l&ata stuprare da un uomo, la chiuse in una cassa , e la gita in mare (t): I flutti la trasportarono in Delo , ed ivi , partor W fanciullo, a cui diede il nome di Anio ; e perchh era &ta fiiori' d' ogni sperava liberata da tanto frangente, messo il 'fanciullo sull'altare di Apollo, $eg il nume, che se quello era tiglio di'lui , lo salvasse. Raccontasi, che allora Apollo lo occult ; che poi molto si prese cura della sua educazione ,'e che avesdolo istrulb uelta scienza d' indovinare le cose , lo alz a certi 'paridi onori. Le sorelle della donzella stuprata, Molpedia , e Partene , stando alla custodia del vino del loro padre, il qual vino era allora stato inventato di recente, vennero oppresse dal sonno, sicchh senza che se ne accorgessem , entrate certe troje , ch' esse per avventda allevavano ,,nel luogo ove erano, rotta la Botte $%ceso andai* tutto il vino per terra. Il che veduto, e forti+ mente t & d o la sevizie del padre, fuggirono ai lido, e dalle eccelse rupi si precipitarono in mare. Me Apollo pel h e che voleva alia sorella , le salv , e portoile neiie citt del Chersoneso , ove Partee ha in Bubasto un bosco , e venerazione divina. , ' Molpadia portata al Castabo , per singolare rivelazione dd Dio camhi i1 su9 nome in quello di Emitea; ed'
I

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II

( I ) I Brasiati, secondo rhe narra Pausai~ia dissero cosa. aimile , tiguardo i Srnrrle , figliuoli di Cadmo. Cosa simile dica Luoiano ciguardo a Danae hgliuoli di Acrisio. T ~ u e ripetuta I 4 auvonha tura di Roro~zechiusa nella cabsa , aggiungendo, che a d v a 5 ,dalle oiide stiosi~Zareco, fi~liuolo Coristo; e percw Anio diisi figliuolo di di Zarcco.

393
C in'grsnde..on<i~e' p i m .tutti gli sb'inti del Chersw neo. Ne' saerifizj, the lle ,si fanno, . per la disgrazia aceennati &l vino, usasi 'posca ; e nirwno , che abbia
I b . , santido. ' ti1 tempia di E h prese Ne' ~1mgied tanta fama, .e tanto splmdme, C& fu- in mirima vene-. razione non s d o presso gl'indigeni, e gli abitanti, ma presso ancora i pi lontani , i quali' venivano in foUa portando alla Dea e vittime magnifiche, e doni di gran valore. Anzi , cosa che imerita ' essere notata, quando .i ( I ) dommatari deli' Asia spogliavano tutti 'i ternpli de' Greci, questo consacrato ad Emitea , fu il solo, a cui si astenessero di stender le mani. E i la' h n i stessi, che altronde rubano quanto possona, questo !solo tempio lasuiarono' intatto. quantunque -noii,fofosse ointo da muraglia w n i n a , n diksa alcuna s' averise coaeo echi isse a dpi.edsrlo. Della quale fdice avveru tura si dt per cagione L benifiwza semma, che. di.. cesi dalla Dea usata ed ogni sorta di uemini : pecsiCMrppewndo essa in s a p agli ammalati ~evideoteinente
l >
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( i ) Dicesi. che Si!r~eed ir#lgktiorw &i M q i h s n d y r ~ s i pli &Urr ,G~bcc'a, pam& pre#+si, che c & & ~ s w o @ n p o r u w &e g# Pi, a q r ~ i it,uttq le cose dabbono ersere parenti, ed a ' quali t u i o questo niondo serup dr tempio, e d i abitazione. Cosi cicerone?. rf0 faaatismo italrerahie h, dato di'qoseti ssempii poca pili poco meno, in rntri i secoli. e in tutte le religimi, sia per oi preteslo , aia per un altro. I soli Romani trovarono cona buona ' 1' onorare la dii'ini~. b t ~ o s tutti i nomt, i r i m M i , e le forme ; ed h qoente , quaniunqne probndlmeate i w r a q t i , ebbero sehso alto di verit& , e di filosofia, degno d'easere ammirato. 6
1

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d Ioio r i d j opportuni ; e &si&, A
se i8 malattie dbpmtapkmuw, a Li, sono.& essa gooriti. Anche b danne che bnne parti difficili, essn libea dai do :

ieri, e dai pesicdi di socconnberq. Perci siao dagli antichi tempi quel bogo b stato ricolrno di donativi, & rimangono simri, n a pm h foi-za d& e, ' e b e m,ma p la sola ineewnta digione. E queito anhrtiintorn~aRmli,+dal~~
l.

C A P I T O L OXXIII.

Dar lssh di Cmta Primi

s w disatari. Vkmhie tradizioni. Dei ivi nati : e p h l a r i t intorno ai medesimi.

Bimame, che parliamo aache di Creta. Coloro, che ditano C m , aseckmno essere &ti ivi gli aotkbsaimi l h c r e t i , aome vengono nouii~iti tenuti per indi, geni. II re de' quali, che Creta ( i ) pm chiamano , fa i i h t i x e di d t e ed importmt'wime aoae atte a mndeie Eirawda e piauevote I'umnna vt. DIooas ieoltre, ia che presso loro nacquero parecchi Dei, i quali me& i be~e6zjfitti Q1 genere W P P O , witarona wrOi onori.. Ora i p a k e m o pad~amewedi & m , come sono state tramandate a'posteri, in ci8 sependo antor chiarissi6 , che scrissero le storie ,de' Cretesi. I primi abituiti di Creta, d ' e+ 8 r noi giunta hanemoria,
,
&dio Wgeno,
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pone qwta

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&md, r . e d i a l

395
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f;irono.gi'Idd&#;lickmv4i~e~r~py~ilwnteMa; i v l altri disoao, che fossero wnto, alt^ che forroerg a i wsaieate dimi, dali' e p l uud d e dita chiamati appunto Dattili (i). Glouni ,&a quali i E forp racconta.r no, ahe g' Idei Dattili a b r o s f l presso l'I& , monte d e 4 l Fi.igia, e che passarono in E con Migdone (a): i +i eswaele pstigiabri, facevano incantanpmti ,s riti, e mistaj sacri ; e sta@& in Sarnwacia hvevam a p ' isolaai non tnediwe stupore : asl qual ~ m p + anche Orfeo, a cui la natura dato avea eccellente t a l e n ~ per h +a, e pel suono, fattooi discepolo di essi ,ere stato poi il p n m ~ .introdur~eia Grecia le ceriraonie ad e i misterj delle iniziazioni. Del reoto gl' Idei Daaili Creta , oiccoas . vien detto , trovarotw l iw del fuoco , ' e ewpimno la aatuw del rame 43) e del ferro se1 Jk

1 I

I
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( i ) Sqfock presso Strohone li ha supposti cinque maschi e cinque femmiqe. Io csao abbiamo d i .loro i seguenti nomi , Celniinc, Dunc~aaucea, &C&. ed Acrnanc. Da P a w a i a poi abbiamo questi altri Peaaeo. Epuncde, Haio, . e L&; ed w i u p g e Erqole mch' egli. (P) Ho abbracciata 1~ correione proporla. dal Yesselingio e poi n011 seciila da lai , ponepdp Mi+s in vece di Milrosre. Non si M par mas((up modo, che Mipq#rs vqpbse ip Creta dal19Asia ; ed altrove ruwi li vedulo esgerq aatg i%O e t a . Di, poi g191&i Datiifi furono anleriori a Mi~aosse,e a Giovs stesso. Altronde uoe parte dalla F~igia,da cui vuolsi &e,ve~is,em in O e w gl' Idei-Dattili, ohkmavasi M~+ni<c, cou d e da itlgdoae. ~ ~ , (3) 11 Vauebngio giwstalricnle o w r v a , che -tre pesi iuui mr-o in atLnbpi~e#glYI+{-D@& 19 woperw dql fwro, il rame ere coeos<;iu~p,poici$ s7,uaavgpo,(li rape armi ed irtsom e a i poscia f a t ~ g dell' a l ~ r ometallo. qan, percib v' (? ragione di ac~giwa~g F)i&ro, 8 gli gn,it~qri !+wiLi d d asso fui , di questo insutreara ; perciocchh il discorso deve prepderai per limitato p

,.

396

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reciob, che 'h una mmWk dd'p&k.'&gli 'dp&Fei.(r)t e' iie .insegnarno il modo di fondedi c e . .tvansi per autori 2' incigni vantaggi pd, gin& hmano )

furono poi ri!ii"nerati con iinkortili e divini moti. Dicono, clie uno di essi chiamassi ErcoI, d'illustre gI& Na , il quale istitu i giuochi olimpici , clie i .p~st& inpnnati dalla soiniglianza del nohe :&seero vem avuto per istitutore il figliuolo di Alcmena: e che di'td fatto si ha anclie presentemente la prova in qaesto ,'&C le gl' incantesimi , e ' gli donne da qriesto Dio amiileti , che si legano indosso (a) ;' appunto pemW fo mago , e tratt le cerimonie sa&: cose a s s i abene dal costume dell' Ercole , figliucJo'di Alcmeua. Viiolsi ancora , che dopo gl' Idei 'Datti% fossem .i nove Cureti , i quali altri dicono essere stati k i g e n i , .altri oriondi da# Idei Ilattili stessi (3). .Abitavano costoro .

Creta ,non generale ad dtri pae6i.E re SI' I&i-Dnttiti passano Per avere introdotto jn puell' mola 1' uso del fuoco, possono avervi ; i irodotto ancora altrove l'uso dei due metalli, checchb da accaduto. ( I ) Il M w t h b r diffusamente parlato dell'rlptern ,o paese d g l i Apcerei. Meutre poi era in Creta un monte Berecirrto , uu altro dello stesso oome era ancora nelja Frigia: il che sembra coufermar~la reauir in Creta dalla F r i g i ~ deglJI&i-Dattili, poco, o nulla opponeiidovi$, cha il Bssacc'nco di Frigia non si scrivesse dai Greci colf aiiphziooe. (9) Uno di q a e d ammleti qonsisteva in un andlo , in cui era inciao Eroob ritto in piedi in atto 4 strozzare il lione. n quale a a e l l , dice Alessandro Tralliano , chi lo porta , caccia i dolori colici. i'wbelLo Palliorte ce ne presta un altro esempio, dicendo, che ai riguardwa ,come um ajuto in ogni impresa 'i aver effigiato Alrsrsndro in oro, o in argento. (3) S d l a origioe , e sul numero de' Cureti sono in grinde d i s p riti di opinioni gli scrittoci.

montani , e . b le ' speloac& . dille* valli, ed io tutti que' luoghi, che per la loro natura potevamo servir low .di tetto e di ricovero ;non esaen-, dosi a qqe' tempi a m r a tmvata la maniera'di fabbri%& le case, Perch poi dotati d'intelligciiaa singojare poterono inventar molte esse intorno alla vita. Iu fa$ &cei che kssero i primi a mettere le pecore a g!.eg#e ; a rendere mansuete altre specie di aniinali , e ad insG pare il modo di fare il mele : cos pure a mostrare come poterise trarsii dardi e le freccie,. e coine cacciare. A d , essi. in somma si attribuisce .lo stabilimento delle societ comuni , del mangiare insieme, e spezialrnente del viveie in .concordia, e con certa disciplina ordinata. Ed iooltre invenzi~niloro furouo le spade, gli e h i , e &I esercizj militari, col frequente strepito de' quali iogamurono Saturno ; poichB da essi fu allevato etl educaro Giove, che di nascosto dal padre Rea, che l' avez partorito , alla loro fede e tutela. avea conscgoato ( 1 % Il che volendo noi dichiarare ,' uopo B che prendiano la cosa da piii, alti principj. Narrano i Creksi, che nel tempo , in cui i Curiti vivevano, vivevano anche i Titani. Questi abitavano nel paese- de' Gnossj , ove anche presentemente si veggono e le fondamenta, e l' area della casa , in cui - alloggib

folti

QSTL

,( i ) 1I.Palnrsrio b andato in arllera con Diodoro, .il q w l e qai rierisce ai Curati varie invenzioni da lui atee60 atribuile qd alwi. E ben dice il Yawetizgio osservaodo, che non sarebbe andato in collera per niente, se avesse coiisideralo, che D ~ o d o r eva cornpih d o I'uno, o l' a l e o rcrittore , - e non fa egli' una storie &amalb CM : cosa da noi gi notata al~rove.

39a

Rea, e Pantiehissime e ben> f o de' >w W essi 6 contatto dei uomini , e cinque' e , p&t e , ph condo che da akuni si * h a , di Ukirio, o& del Cielo, e della T m ; o m a n d o ah14 , di uno de' Cuea reti, e di Titea , chiamttii poi dal nome della madre. I maechj d chinmaao C ~ n , cd Saturno, I p h , o i Ceo , Giapeto , Crio , ed Oceano ; e le lero a d e &cono Rea Temi , Mnemosind , Febe e T . Cia& o di costoro m 6 qnalche c o utile agli wmiui; ~ e pmi nteritossi e fama immortsk. Setgnio, il taaggiore h a m i , ebbe il regno; e chiam gli u d del sua tempo a vita pih civile, fioendoli abbandonare li selvatica, che weano tennta fina a l h a . Per questo acquisd molta autorit, e scoi-rendo varie parti del mondo , tutti esort aila giustizia, e al Rvet semplice: ond'b, che a' posteri pervenne la fama, che gli -mim , i quali vissero nella eta di Gatttmo , furono semplici, ed immuni da ogni malizia; e per& ancbe beati. Regnb egli ~in~olannente'ne'.~aesi occidentali , ed ascese ai sonimi onori : per la quai cosa anche negli ultimi tempi, presso i Romani, e i Cartaginesi, &h& la - cittQ di questi susistette , come pupe presso ahre naz h i a codesti popoli conthauti, fu i nso di venea questo Dio con s d k i m f& e sacriazj, e m a i luogbi . qua e lh portano il siio nome. E perchb allora le leggi eram in wmnia ossananza , uiuno asolurise mai misfatto di venina sorta ; ma tutti riconoscendo, e rispettan&o il suo imperi0 ,vibevano vita felice, e senza ostacalo +woo di ogni piacere. U che an&e Esiodo i a u us con questi versi :

&e.

.......... A 6EIYUL soggdi, grmed' egW


Tema P Yiveam b & e.
$e1 cido impenb ; e degli Dei Bs uita

CM non cura, Non fotire non pena, n$ w d i e ~ t a Bgm li ~ r i ma pererate ~ ; F o n a e s&e I q p a , ed era % L r d' ogni mal per+ ignoro il nome ; 2 E diete e m k m e m e , e conce un sonno M & t r d a f n , poc& fer pmoa ' D'ogni ben &e spomneo s ogiua. ' Infitti a&r di Ceretu e di B m D d rPoco grembo della tema wceno Non prepara& dal sudor di akunb I variati doni; e C opm tatta De' f i c i mordi agli Dei C& 8tava in gockrne , con @temo a f t o fet Fm loro ripar&nd&. E queste sono k C O ~ ( ? , che raccontano di Saturiio. Aggiungono poi, che Iperione fu il primo, che coll' acuto suo ingegno osservasse i moti del sole, delio luna, e delle stelle , e lo avviceodusi deiie stagioni, che da que' moti nasce , e -te cose facesse capire anc.L agli altri : e percid chiamarsi padre di questa scienza , appunto perche la comsideraaione ne imprese, e ne scopr la natura. Cos dicono, che da Ceo, e da F & nacque Latomt; e Prometeo da Giapeto, il quale, secondo le favole, diede agli uomini il fuoco rapito agli Dei. Del che se iqvestigherai ci che 6 vero, trove~ai facilmente &rsi voluto i n k e coeie Pfotnetao 4

.......

40b che trovb 1 ishmianto., di dui ci serviamo per ' m i t a r e il frroco (I). D i m . p a r m e n & , che Mnemo' &e , una d e l Rhnidi , invent. l arte dal .'parlare, dando ad ogni cosa il comeniente m e , am chi pu distintamente & i , ,coq sui paaskmo intenderci e fra noi favellank ; la quale. iaocnaione drii attribuiscono a Mercurio. A . questa Dea assegnano pure le cose ,che fanno gli uomini per richiammci i segni , e la memoria delle cose : d' onde appunto eesa ebbe il nome che-porta. Temi fu p d l a , cbe trov P erte dei vaticinii , i riti sacri, e le discipline, .che +ano il ciilto degii Dei; ed istru gli uomini d d modo di render giustizia, e degli d d d a +e: j d onde B ' venuto, che chiamiamo Tesmdlhci ,e Temimteti, vale a dire custodi, e pmrnulgatori M e kggi ,. coloro, che conservano il diritto divino ad Umano. b dii ciamo dello stessa Apolio , quando B per*rendare i suoi responsi, temizzare, cio fare l'oftcio di Temi, percu Temi fu I' inventrice degli oracoli (a). Questi Dei per-

-li,

(.) I commenlatori (i questo passo lottano fra loro non trovaadosi d'accordo in ispiegare una parola del testo, che pu prendersi tanto per legrw , quanto per pietra. Noi 'abbiamo tradotto in modo, che toglie og" quwione. Conveaiamo per, abe rstb gai& a s w p porre iudicato il legno come irtromenln , o m m o , di rusciura il fuoco, e non la pietra , o selce; paichb anche oggi ri reggono i sslraggi servirsi del primo, ed ignorare la seconda, l v a l e esiga e molta ccgnitioni combinale. l > . . (a) E d EscW diwe cbe T ' aveva dato, in PeLfd primr *di ogni altro gli oracoli. I verbo , che noi diciamo romizsars h co1 munisbimo $esso gli scrittori greci; ed applicato, com'essi k n n o , ed A p d o prova, che le rispsste dell'oracolo ripntavrnsi p a tutu,Gw& come leggi, e dseceti. indiiCubiii.
P

tanto, avendo agli uomini compartiti tanti benefizj, onde vivessero bene, non solo ottennero divini onori , ma vengono riputati i primi, che dopo usciti della vita de' mortali' abbiano avuta. sede nel cielo. Da Saturno e da Rea diconsi nati Vesta , Cerere , , Giunone , Giove , Nettuno , e Plutone. Vesta trov l' architettura delle 'case ; e per questo suo Gita quasi tutti a gli uomini. la cblocano nelle loro abitazioni , e l onorana con sacrifizj. Cerere fu la prima, che trascelse il frumento, il quale cresceva ignoto agli uomini spontaneamente ed o caso tra 1' erbe ; e loro lo addit, ed immagin di pestarlo, di conservarlo , e cosi pure di seminarlo. E questo trovamento suo accadde prima deila nascita di Proserpina ; la quale nata, e poscia rapitale da Plutone, per P odio di Giove , e pel dolore deila figlia perduta tanto s irrit, che abbruci tutto il frumento. ' Ma qiiando l' ebbe trovata , riconciliossi con Giove , e diede a Trittolemo le sementi deile biade , ordinandogli, che di questi doni - facesse parte a tutti gli uomini , e gl' istruisse del modo di coltivarli. Affermano alcuni , ch'essa promuig ancora leggi, colle quali gli uomini, si awezzassero a dare a ciascuno il suo, e che da cid le venne il nome di Tesmofora. Laonde avendo fatto essi in yeliibuzione agli uomini sommi beni, ebbe onori sommi : con sacrifizj , feste, raduname, e solenni ' magnificenze d ogni maniera fu venerata non s d o in Grecia, ma eziandio presso quasi tutti i Barbari , riputandosi quella, alla quale si b obbligati ddl' alimento, di cui ci nutriamo. Molti per quistionano , preteudendo gli uni sopra DIODORO, II. tomo a6

40s

d, i pi quali la Be;i prirni~pragli altri d' mente apparve, e mauifest la natura e 1'i)so delle &a& Gli EgiY dicono che Cerere d Iside wno una sola e stessa Dea, la quale nel loro paese ne portc i primi semi, giovandosi del Nilo, che ne irriga i campi , e dele mgioni, che ivi sono epgiamente temperate. Gli 4teniesi vantano d' essere quelli , presso i quali le biade f'nrtino trovate, s e b h poi aonfeosino , ch' esse v e n i i q da altro paese W p o ~ t a t eneIl'Attica. Perci chiamano Eleuai il luogo, a cui fu &UO la prima t o b un tal dono ; perciocrh* tal nome indica appwto la vnuaa del . wme , cio&del fiwmento ivi accolto , e cohivato ( i ) Ma i Siculi , la 'cui isola B consacrata a Cerere ed .q P m r p i m , sostengoso essere ragionevole il suppori?a , che il dono delle biade toccasse prinre degli altri a quelli , che coltivano la terra carissime sopra tutte alia Dea. Irnprciooch&sarebbe assurda casa, che Cenere mne= come sua propria q ~ isola f ( l s pi di v i ~ d altra, e mentre abbonda tanto di h m e n t o , si supponesse l'Ultima che avesse partecipato di tal benefiqia, qumdo singolarmente la Dea vi ha la sua abitazions, e tu i convengono, che ivi segui il ratto della figlia ; e quando il paese.&il piii adattato di tqui alle &da, dicendo il Poeta , che

( I ) Arisfide tiene, che la denominazione d i Eleusi ahbia tale origine. V ' k per dubbio, se Gerere , od uno incaricato da lei, andasac, dopo che P r o a r p i n a fq irorsta a p o r t a p la seinpte det .fri igeolo; e il dubbio B fondato sul testo dell' aetica edizbne vtnela. Paurauia ha dello che gli Eleusirri credevano di trarre la loro deiiominarione, non dal verbo elevto. ( venio ) , ma da Eleeusinc oroins antica del pauc.

403 Iv b
QSe

ccrSsmn ~ o g # o s e

Senza pena d &n,, e sertsa seme C& d orzo vi $i gecii 5 e di fhrmcnia. Ma intorno a ci bhe rawdittai di Cerere, basti, Ta gii altri Dei pa~lando Nettuno di-o i Cradesi ; r di . che Nemano h quegli, che incomi~do trattare le cose .t$ a mare, ed idittl il naviglio, e cui da Saturm ebbe Y inc carico di presiede*. Perci presso i p t m i corse f e m ~ , che quanto si fi in mare sia sWlo la potima e l' rrbb trioepo; eqnestai?iaragkme, perla *le i me chieri 1 onomno c m sacsi6cj salenoi. A ci aggiungono, ' che Nctnino fu il primo a domar cava&, e d iiwegnam il modb d adopawli : o d e fu chiamato pbi Ippio, ' ahe vudl &e 08valante. Ig quanta a Plamne , dai Greci detto Ade , voghno , ch' egti mostrarse agli Wmini i riti de' b e r d i e 3da sepoitura , e i pisgiiismi pe' morti, mentre per lb innanzi aiuna oura di oio si ama dagli uemini. E questo 8 il motivo , per cui sidisse, che i defunti eran, di giwisdicione sud ; e Paatichid gli diede il principato , il gowruo de' l q h i infernali. Per ci &e rigurlrda Giove, 1ii d t a , e il n @ suo, va& eono le c m , &e diconsi. Akuni lo fO sucaduto nel regno a Sahimo , quando questi da' moic tali pass a vivere cogli Dei ; e pemi h a tale onore iualzato legittimamente, non animfittendo essi , &e ne cacciasse cop violenza il padre. Narraao dtri , che Satprno' avvisato daU' oracolo deila nascita di Giove , e &e .il figlio , nato' che fosse, avrebbe violentemente cacoi;ito il padre, prendesse poi il partito di toglier di meaza i

q44 ,

figli tutti tosto che fossero nati. II che mal s o k d o Rea, non poteudo smovere di si mal proposto il marito, i subito ch ebbe partorito Giove ,lo'nascose h Ditta , come la chiamano , dando ai Cureti, abitatori del mongIda, la ciira di allevare il bambiiio. Questi avendolo portato in una caverna, dal canto loro lo raccoplandarono d e Ninfe , con buone ragioni induckndole ad scioglierlo ed allevarlo con o p i diligenza. Ed infatri esse lo nudrirono di latte e mele mescoiati insieme; e per sovrabbondanza lo.attaccarc>no alle poppe delia capra Amaltea. E della nascita e d educazione di lui p w rimaugono Nttora neli'isqb molte prove. ImperciocchtS dicono i Cretesi, che mentre bambino portavasi ' dai Cureti , l' umbilico .suo cadde p"90~ilSume detto Tritone; onde quel territoiio sacro si chiam Omfalo , che lo stesso che yenbilico, e il campo adjacente onifaleo , quasi umbilicale. In Ida poi, dove qwsto Dio fu educoto , la caverna', in cui vag , 8 consacrata, e i prati vicini alla vetta del monte sona sotto la 'protezione di lui. E qui non B da omettersi quiinto , era niente m&viglioF nelle *favole si racconta intorno aile api. Percioccb questo Dio, onde si conservasse la memoria della sua famigliarit ea colie api ; muid il loro colore , facendolo : simile a p 1 1 0 di un rpme, ,iipitante I' apparema deli' oro ; e sicwme quel Iuo'do 6,sommamente a h . cosi che i venti vi mffiqno con mqlta, foma , e suole venire inoltre caperto da ,grosse nevi, .sol* alle api ogni senso, e fece , chq, niun inqmodo soffrissero ,andando, a cercaki pas t m il+. juo,gIii, si orrendi fineddo. Alla capra , che lo e W&+ t%, .molti onori,' aqord4 ; e quello .@n-

golarmente , oltre gli altri, di denominazione di Egioco ,' che tien 'stretto alla capra. "Usc'ito poi Ditta , ove dicesi generato ; e delia quale fino ad oggi restano menti (I). Y Questo Dio superd tutti gli altri nella fortaia, &la piuden'za , nella giustizia , e in ogni' altra vird : p i dopo avuto il regno da Satuino molte ed importantissime cose fece per render buona Ia vita degli ogini. Imperciocchk egli fu il primo ad insegnar lorb a punire le offese fatte altrui, ad eseibcitare tra essi la giustizia ; a desistere dalle azioni violente, a portare l&' Cause 'd'innanzi ai tribunali , e a trattarle in giudizio. kgli e prescrisse quanto ricercasi per istabilire buone l&, e$ mantenere la concordia e la pace , colle esortazioni ai dovere guidando i buoni, e col rigor delle pene., e il timore delle medesime forzandovi i cattivi. Dicesi, che' scorresse quasi tutto il mondo, ammazzando i ladroni e gli empj , ed introducendb dappertutto l' eguaglianza ,' . e la giurisdizione popolare. In quel tempo vuolsi , ch' egli togliesse di mezzo insieme co' b r o seguaci anche i 'Giganti, Milino in Creta, e Tifone in Frigia (2). entri

405 predere da essa: la vuol dire di ' chi- si dek adolescenza 'ahd vi fabbric la cita , gli avanzi de' fonda, ,
a

"

Alcuni , e il Mewsia rpeaialmenka,, Banao confum q~csta citt con Dittinna ricordataida 1Weln, e con Dirtarwo peutovata da Toloprneo. Ma h da avvertira, che queste due citt sussisrevano quando Mela e iolomntao vivevano; e questa di cui parla Biodoro al tempo ruo , che abbraccia auche quello dei due scrittori citati , era distrutta. : (a) Nulla b pih comune nelle antichissime storie quanto la guerra di Giore con Tifone. M PUUP anche ai B do~topib diversamentesj a
(i)

'.6 40
terra , in tutte le viscere ce vittime "pporivw~ )k rmylihmente i decreti degli & : peeiQc& ~1 prbcipio presagivasi la vittoria degli i & e 3 parrrpr delia gente dal partito de' nemici al loro; , i e il 6ne della guerra corrispondeva alle cose presagite. h #&ti M w dai n& 3 e p tak:qziqne ebbe e; m d u e onori. In quasto poi a dora, cbe perreggiarono wgli Dei, fmno ~ t t wrti. Nuoya, guerra i si accese c ' C i n t i presso PaUeae i Mao n +, e ge'campi d'W, &e. ai chiempio F l e p i $& ooaflqpzi~ne,che amicamente soffrirono, ed ora a +m detti Cuwi; r la eagione , per la qude da G h a i G j g d k o n q p 4 , fir ,&P: cqotoro ingiustamente ~pgtimeva~e &si; poicb tida$ pella p w b z a gli ds*c p ~ p i ,e n e b superiorit deUe fozw , mettqvam in oe~Wt4i viciai, non ubbidirno g e leggi stabilite per k giust$iq,; e fscevano guqp a ~ q l l i ,&e ?a tututti a ygbw W b e ~ t i z jfatti 4 k k r o genere amano epno ' . rigawl+Fi come W. N sgbPaeak! Ginw e gli m p j , e gli mllerati ; W o n ~ r d eaibsdi9 degnamente e gli Dei, e gli Eroi, e gli q & La gran&& de' suoi benefiaj , e la wat d 4 a sua potfecero, che per consenso universale il regno di Giove si reputasse perpetuo ; e che gli si attribuisse il soggiorno in Olimpo. E cosi fu anche stabilito di fargli sopra gli altri piA distinti sacri64 ; e dupo che h dalla
Escih suppone il combat~imentoin Cilicia ; reo- a l ~ d s q s la Sicilia, e cosi Pinaro. Apoll,don> lo m e t u in Sicilia soia, a Pindaro. dpdbaio Radio lo dioe wguira rui

al & , 41 4 , e alla 0

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d' amfforji co' Giganti in Creta Giove sacrifiqma

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-.

407
terre passato in Gelo, ndle menti degli yomini da esso lui beneficati si crei, la persuasione ch'egli fase 1' arbitro e il moderatoi*e di tutte le cose , che famosi in cielo, come a dire , deile pioggie , de' tuoni, dei fulmini, e d',ogni tal cosa; e perci io chiamano Zcha; come autore de! vivere, che i Greci dicono z e n , estimandosi 'quello, che mwc l' opportuna temperatura deli'aria porta i frutti a rnauranza. Lo chiamano'anche Padre, tanto per in cura , e benevolenza che ha per tutti, quanto perchb vuolsi che da esso lui provenga la prima origine dell' uman genere. Si chiama inolw Sommo, e Re, pw la eccellenza dell' impeiio ; e chiamasi Eubuleo ( I ) , e Metiete ; parole che esprimono il consigliere buono, e sapiente ; e cib a cagione deila esimia prudenza sua in consigliar bene. Le favole oltre queste. cose parlano , che Minerva nacque da iov ve in Creta presso le fonti del fiume Tritone (a), pnde le venne la denominazione d i Tritogenia (3); ed anche al presente resta presso quelle fonti una cappella consacrata alla Dea, la quale credesi nata ivi. Vogliono similmente , che le nozze di Giove e di Giunoiie si celebrassero nella terra de' Gnossj presso il
(i) Con questo nome era G i h e apeaialmente cliamato in Cirene. Micarrdro perb dioe , che cosi era chiamato Pkcrons , e Plutarco da questo nome a Bacco. (a) Lasciando queolo nome, che b nella pih parte de' Codici, C giusto avvertire, che alcuui chiamano questo fiume T e r m e . Forse non t nemmeno questo il vero nome, che dovrebbe ritenersi, e potrebbe credersi il i'erene, di cui si parla piii ahtiasao. (3) D questo soprannome dato a Minerva ha Diodoro recale altre i m~ioni nei lib. ;,1 i v .

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fiume Terene, ove ora h un tempio, al quale gl' indigeni fanno oon gran religione un solenne anniversario , rappresentando i riti delle nozze quali dalla tradizione appresero ; e contaso per figl di Giove , tra le Dee, Vene&, e le Grazie; poi Lucina, e sua adjutrice Diana, che e le Ow, chiamate Eunomia, Dica, ed m01 dir pace ; e Minerva, e le Muse ; e tra gli Dei, Vulcano , Marte , ApoUo , Mercurio Bacco , Ercole. A ciascuno di questi, dicono i Cretesi avere Giove data la scienza e l'onore delle cose da esso lui 'inventate, e perfezionate, volendo procurare ad essi presso tutti gli uomini s e m p i t m memoria e lande. A Venere affid l'eta delle vergini; quando ci& debbano farsi le spose; non meuo che la cura. delie cose, che s' usano selle nozze , co' sacnfizj , e le libazioni, che soglionsi solennemente offrire a questa Dea: quantunque poi o p u n o prima s a d c h i a Giove p fezionatore , ed a Giunone perfzionatrice, p c h k questi furono gli autori , e i trovatori di tutte le C& se, come si b detto ai sopra. Alle Grazie fu dato ornare di vezzi il volto, e dare a tutte le membra del corpo portamento, e decoro, quali pid convengano, e piaccia00 a riguardanti, e spontaneo genio insieme di fare altmi bene, con bel garbo, e pel bene che s'abhia ricevuto, corrispondere quanto gratitudine chiegga. Lucina ebhe l' incarico di assistere alle parturienti, e di alleviare le difficolth e i dglori , a cui sono soggette : perci a lei volgonsi, e il suo ajuto esse implorane. Diana insepd il modo di allevare i bambini ,' ed additd certi cibi alla tenersi loro e convenienti ;

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per ci6 si chiama nudrice de' fanciulli. Anche le Ore
hanno ciaschediina l' officio proprio , quale coilisponde a l SUO nome ; e si riferisce a grandi ed utilissimi oggetti della umana vita : perciocch4 di fatti non v' 6 nulla , che possa rendere la vita pit beata, quanto il buono stato delle leggi , la giustizia e la pace. Mierva rnostrd come debbansi coltivare gli' olivi , e come far l' olio col loro frutto : poichh prima, che questa Dea nascesse , su*, sisteva bensi ciuest' albero salvatico e confuso cogli altil ; ma non se ne conoscevi la co1tui.e , n& coiioscevasi 1' uso del fiutto. A Minerva ancora sono gli uomini debitori e del portar vesti indosso , e &li' avere edifhj , in cui alloggiare , e di molte altre discipline. E fu essa , che trov le tibie la prima volta ( i ) , e la musica, che col suono delle medesime si ottiene ; e la pid parte *infine delle .opere fahbrili : ond' 8 , che le si diede il nome di Ergana, il quale coi-risponde a quello di artefice. AHe Muse fu dal padre conceduta P invenzione delle lettere, e la composiziooe de' calmi, chiamati poetici. E i Cretesi rispondono a coloro, i quali attribuiscono l'invenzione delle lettere ai Sirj (a), Q cui posdia le impara5sero i Feiiicj , e questi le comunicassero a Greci, quando con Cadmo renne in Europa: onde i Greci la
( i ) Minerva trovb le tihie . ma p ~ s c i a abbandonb, avendo 0s; le srvaio , che suonaudo si difformava le fattemze belle del volro. Cib, che in f a ~ t o di euoiio si artrihuisce ad Apollo vuolei a lui insegnato da c?Jinerva. Ved. Plutarco. (a) Un passo di Eusshio potrehhe far pensare, bhe per questi Sirj e' intendersera gli Ebrei. Cosi giudica il Yesseliriqio renza rC cordami che tra la citt della Canaeea traraie e diarurir dieli Ebrei, una era chiamara la Ci& ddiie Lrtisrc.

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chiamavano fenicie; a e e i tali , dissi, i iitipoadom , non -.e stati i Fenicj p? ndia i primi inventori deile lettere; ma soltanto averne d i r t e le foreae; le quali poi dai pi adottate, Eecbi.0, che la nuova denominazione pndesiii! voga, e r+messe. Vulcano invent i' arte di lavorare il ferro , rame, P oro, e 1' argento , e di fir tutto cid, che riohiede 1' impiego del fuoco; e per ci tutti qnelli, che professaao codesti mestieri, a questo Dio principalmente offrono voti e sacrifbj ; e da essi , e dagli uomini tutti il hoco si chiama vulcano ; onde in tal modo ad immertale memoria e ad onore perpetuo .resti cobsacrato il beiefizio fatto pel comun bene. Marte fu il primo, che insegnd a fabbricare ogni ge' nere d armi , ad additare a' soldati P uso delle tnedesime , a &mbattem vaiorosamente in forma o r d i n a , facendo strage degli empj , che si rivoltano contro gli Dei. Ad Apollo attribuiscono il trovamento della cetra, e della musica corrispondente. Egli manifest 'la s<lenza ' medica , la quale si esercita cos quell' arte fatidica , per cui ariticamente gli ammalati ottenevano la. guarigione. Ed avendo .inventats l' arco , egli insegn %li abitanti 3 modo di trar saette ; ed per questo, che presso i Cretesi lo studio del saettare singolarmente 4 in fiore; 'e che da essi 1' arco fu chiamato cretico (I). Esculapio, nato di ApoUo e di Coronide , avendo dagl' insegnamenti del padre moltisime cose imparate nell'arte me- ( I ) Non pnb esservi dubhlo , che Ctrtico, e non Scitico, siccome leggesi in rutti i Lesti , s'abbia da ritenere scritto da Diodoro. Lo hanno riconoocirim il Bocharto , e i l Yesselirgio , quantunque por SciUFo leggui in P&M~cI, che va s r n ~ d a t o .

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dica, agginw poi la scienza della chirurgia, e quelli di comporre le medicine, e investig la virt delle ra&che; e tahto accrebbe I'&, che vieiie venerato per fondatore e principe dela medesima. I Cretesi danno a Mercurio il ritrovato della m & per perlamentar nelle guerre, per fai. le paci, e per istipusre con libaziom le alieanae ; i quali messi hanno per dpstintivo il caduceo , che portano quaodo vanno a parlare al nemico, e per esso -ano ed escono .con tutta sicurezza. Quiidi dicono , che perci Mer&n viene chiamato il Comune, come quegli, che tale invenaione sua ha fatto servire a vantaggio d'entrambe le parti , godendo iaEatti cosl entrambe in mezzo aiia guerra del benefizio della pace. Fu detto ancora, ch' egli trovasse le m i s u r e , e p i , e i d i di lucrare qommereiando , e le secrete speculazioni di profitto da ci, che hanno gli dui. Egli t! tenuto anconi p banditore, ed 60 messaggiere degli Dei; chiaramente interpreta h cose i che gli 4 commesso di anamckre: onde gli venne il nome di Ermete, ahe appuato vnol dire inteilprete. E nnn fL egli oo inventore de' nomi, e delle &si; ma pi diiigentemente degli altri cdtivd l'elegante e splendido parlare. Fu inoltre autore della palatra ; ed egli immogind la lira, fabbricandola colla cappa delia testuggine, dopo il conu i t che ApoUo ebbe con Marsia, quando restata rso ApoZlo superiore, e vendicatosi deli' emulo oltre quanto ; a @stizia comportava, pentito del fatto, rotte le corde ) della cetra, dicesi , che per alcun tempo si astenesse da quella musica. I &tesi attribuiscono a Bacco l+ '

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venzione delta vite , la colti~azione 'deh medesima , i ' modo di f8i.e il vino, e +lo di conser'vare81ebutta d' autunno, onde farle dih.afe lungo' tempo, ad dimento e piacere degli uomini. Ma essi dicono; ah.questoDio nacque da Giove e da 'Proserpina ; ed esser q d o , ehe Orfeo suppose messb a brani dai Titani wentre celebrava i misterj. Il che aUude a!f ess&e stati al monda parecchi Dionisj , de' 'quali da noi- si k di ffiisameilte fatta m e k o n e al~luogodebito. Ma che Dioiiisio &a nat in G t a , essi da*questo , che egli mise a cdi ingegnano di tura due isole situate presso Creta ne' seni, che chfamano e le nomino da s Dionisiadir cosa che' non fece'in nissuri altm parte del' mondo ( I ) . Di Ercole i Cretesf rife+iscodo, .che da Giove f0trse generato moltissimi anni prima, die nascesse iii -Argo quello , h e dicesi %gliuolo di Alcmena. Qiesto del I i Cretesi 'padano , noti si SA che madre *esse. Ci6 solo, che s i 's, , che in forza di cmpo mperd ni'tti i mortalif; che scorse ' 9 mondo intero, ' punendo gl' ingiuqti C i malvagi delle loro cattive opere , &struggendo le mostruose 4ere , che h d e u a n o b e r t i i paesi, e in ogni nazione mettendo gli n & in Ben> stato ; e che. in mezzo a,.takt pericoli, a cui'& espose,' egli rest invulnemto 'ed iniitio.' Per codesti m &riti, gli i uomini gli res& o n d . immortali. L? Ercole , che hacque di * Alcmena molto' dopo ,,pr aveie imita& le .gesto
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I . I

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Di due isole~te leyante ,di Creta parla il Cellario.Vero t ped. al che si iileota a riconoscerle per le Dionisiodi, di cui qui fe cenno .h&*. .. .
(I)
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q13
dell' antico, o .,aia&' egli. i m m d @&a ; ed in processo di tempo, per i la somiglianza del nome, fu ccin-' fuso coll' altro ;.e le, imprese dell' antico , non essendo egli conosciato d a l volgo, si attribuirono all' ultimo.. Del resto asseriscono, che deli',Ercole antico dura in Egitto. la memoriq , ivi magnificandosene le grandi azioni, ed attribuendoglisi onori splendidissimi; e,d avervi .fan+ta una citt (I). , I Cretesi raccontano p w , che da Giove, e da Canni, figliuola di Eubjo nato da Cereise, fosse nel Cenone di Creta generata Britomarti', a cui danno il soprannome di Dittinna (a), che invent b berrette da caccia, e da esse ebbe il nome. Era p e s t a famigliare di Diana ; e per& &uni credono, che Dittinna, e Diana fossero h cosa stessa : e l a onorano. religiosamente con solenni s a m h j di vittime , e con dedica& templi. Ms quelli , che vogliono chiamarsi essa Dittinna , ,perch& fuggendo da Minosse , , che la inseguiva per soddisfarsi di lei, andd a nascopdersi nelle. reti di pescatori , :si riguardavano come esageratori oltre il vero : non p e n d o ragionevole il supporre, che una Dea, e massimamente una figliuola del, maggiore degli Dei, si trovasse si bole da aver bisogno di porsi in sicuro me& un aiuto umano; e &e Minosse, il quale per univemal conseniso f u re giustissimo, e condusse una vi.ta piena di virt&, si volesse far reo di s grande empiet.
a

( I ) Credesi quelta citt essere stata Eracleopoli. ' (n) Il Salmoria ha illuirrate le vecchie tradizioni di questa Dea.; e n'hanno parlato eziandio i1 Cawobonn , a lo Spanemio. Solido l'ha confusa oon Diana, mentre ci hanno prove, che l e due Dee

erano riguardate come distinte.

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Intarno r. Plutone i C&i 16 dicano generato n& Tripolo ( I ) di Creta da Cerert e da Gi~eione; e in due divem maniere riferimmo la slbria della capi mr i . Alcatii dicono, che la terra ben piantata, e ben cu coltivata da Giasione, diede tanta abboadanm di biade, che quelli, i quali non senza meraviglia la vedevano, k porero un nome yarticdare aUa medesima, e la chiamarono plutone dalla moltitudine, che i Craoi dicono p l s h s . Da cb avvenne, che i p t e i i dicessero avere plutone coloro, i quali posseggono roba pih di quello che basti ai bisogni. Altri poi dicono, M veramente da Cerere e da Giasione nata un figliado di codesto wme, e puesti avere trovato il modo di meglio rivere, ed insegnato agli uomini come accamo* 'iare , e tenere al sicppo le ricchezze, me~treprima tutti trascuravano tal cosa. Or qufnte sono le cose, che i C n t d rirc~ontanoh torno agii Dei, che wppoagoan, mati nel loro paese. E per pmvnre poi, che anche i samihj , e $i altri -ori fatti agii Dei, e i riti de' mm, o vogtam d i le i i iniziazioni, da e . pmpgaroasi a tntti gli atn nomini, akgaao pel pid concludente e c e r h h o argomenkh
( I ) Ciariom era qricokore. Cerere m a m p p i b con s r ~ o ioLei p i a un campo r i v o h o tre volrc. Q u a l o e il qripolo , di cui qui si parla. S i osservato, che i testi. i quali porlovano Tripode, erino viziati. Del resto la facilit , che hanno i Greci di soprimece con una parola sola pih idee combirwe insiama, e formanti un ~ U O & h t b , che a' l a h i ,e a tutti quelli che parlano lingua procedenti dalla liogni larinr certe idee cunpleiira r' asoondonu sotto la parola rolgariua? a modo da averne nn mostro di nessun v. E questa omrvazione pub applicrrri a moltisritni ca&

qwsto P che L i n i z k i i , i i4t. Wepsini degli Ateniesi, i quali ~ i t isgno i pi nobili di tutti ;. e cosi quelli & ' hmetracia, e quelli, che in Tracia usarsi dai Ciconii, de' d i era otaw istitutore Orfeo, sono iosegnati soth aecnete , e misticainente : 1;idclove neUa citt di Gtiossa h Creta da antichissimo tempo fu stabilito , che s' i gnassem pubblicamente ; e che tutto cid , che dagli altri si, pratioa in secreto , ivi non si tenesse nascosto a nessuno , &e desideri imparare. E notano , clw per la pih parte gli Dei uscirono d Creta, e scorrendo per i molte regioni d ~ mondo fecero assai ' bene6 ij alle nal zioni , +veodole messe a parte degli utili loro ritrovati. Cosi Cerepe and neU'Attica ; e di P in Sicilia , e finalmente in Egitto; onde poi in tutti que' luoghi , averido dato il fumepto , ed insegnato il modo di seminedo , gli m i a i da lei hneficati le danno grpn& onori. Cosi Venere and a dimorare ne' contorni del moute Erice in Sicilia , nell'isola di Citera e in Pafo di Cipro, e nella Siria, provincia dell'Asia E perchd fi.equenteniente si mostr, ed abit in que'luoghi , aecadde, che gli abitanti de' medesimi se 'i attribuissero , e la chiamassera Venere ercinia , citerea, pafia , e siria. Simibneate Apolle stette moko tempo in Delo , in Licia., ' in Delfo ; e Diana ih E h , nel Ponto , in Persia ; ma in Creta stette assai pih famiglimente che altrove ; e percid come dai luoghi, e dalle cose in que' luoghi operate, Apollo ebbe il soprannome di delio, di licio, di pizio; cosi l'ebbe Diana di efesina, di ciae.ssa,di tauropok, e di persia; quantunque 1' uno e l' altra fossera nati in Creta. E dai Persiani questa Dea distintamente venerata, e fino

416 al tempo nostro i Barbari celebrano in more di Diana persica ( I ) gli stessi misterj , che si celebrano &gli altri. I Cretesi riferiscono cose simili anche rispetto agli altri Dei ; le quali , come i nostri letrori possono facilmente conoscere da d medesimi , noi tralasciamo di
accennare.
( I ) Il YerreIingio a questo luego riferlce qnanto in proposito ha deuo lo Sparremio. 6s V' B in Diodoro un p a n o noubile, in cui dicai, che Diana visse usai famigliarmente non snlo in Efeso, ma nel P o n ~ o ,e in Persia. onde fu denominato anche Persia ( e forse persica, come in Pausmia , e in qualche medaglia ). Ed aggiunge pei del tempio d i Diana nelia Elimiide. che b la perria, secoudo il hb. i cap. TI de' Maccobei, e Giuseppe Ebreo n. Le quali cose dal Verselingio riferile , vengono da lui approvate u l v o che ritiene la parola pe~s;a perchb la riportano , dic' egli , tutti i MS. e ri' getta 1 altra di persica. l a ub lo Spancmio nC il Yewelingia ricordano nn pasro di S t r a k n s , che P me sembra molto importante. La Castabaka, dic' egli d il terr8pio di Diana perasia, dove dic o ~ che le sacerdo~sseconcmi~zarwa piedi nui sopra le bragie , sema risentirne alcun rrrab j ed ivi alcuni d i 4 - a n o h rnederirna ~toriadi Oreste, e della Tauropola , dicendo &e d detta Perasia per urere stata portuta da& bande di i del rr~are( poichd pera rigniJca in C<rapagreca di l i ) .Ora vi.sarebb9 egli luogo di sospettare, clie la denominazione di Persia fosse una corruaioue di quella di Peraria! Tanw pih , che la religione de'lllagi non ammise mai ' gii Dei ammessi dai Greci. Diranno. e contraddiranno sspiontement. gli Erudjti. Io non parlo &e di un sospetto.

Degli Eroi di Creta;


e

de' v r popoli'che t'abitarono; uj scrittori 8e@i ? e qioncrre. di quest" $1

isola. Molti secoli dopo che in Creta erano stati generati codesti 9 e i , sorsero nella medecinia non pochi Eioi , fra celeberrimi sono Minocse, Radamanto , e S a i p done. Questi i Cretesi dicono essere nati .di Giovo e di Europa, figliiiola di Agenore , per provvirlo comiglio degli Dei trasportata in Creta. Minossc poi , come maggiore (li et, ebbe il regno de!l'isola, e vi fabbricd: molte citt , tra le quali le principali hronc, Gnosso in quella parte dell' isola , che p1ni.d~ i' Asia, Festo sul lido del ma,- in quella, cbc 6 volta al mezzo giorno , e Cidonia ali' '0ccic1ent.e~diiirnpe:to al Pcloponneso. Dicono che Minosce diede a' Cretesi parecchie leggi , le ' quali finse d aver ricevute dal ?adre Giove , che veniva a parlare con essolni iii una certa caverna ; c che ebbe gran naviglio, con cui assoggettatesi molte isole fu tra Greci il primo ad avere l'irnperio del mare. Ottenne poi in fortezza e giiistizia grande gloria : e mori Coc:i10 , in Sicilia in iina spedizione , che fece coi~ t r o siccome abbiamo gi darrato, prlando del.le avveiil:ure mlorra di Dedalo, il quale diede motivo a . In quanto a Radamanta1 , i Cretesi lo p1 pel pii1 giusto di tiit.ti' ne' giudizj , stato inei nel -: 1 punire i ladroni , sii ernt>j, e i malefici. E 11uu rvclie isole , e molte terre dell'Asia marittima egli acqiiist, a DIODORO, 1 . tomo 1 2 7.

lui sottomettendosi tutti in considerazione della deand tata sua giustizia. Egli &ad ad Eritro , uno de' suoi figliuoli , il regno di Eritra, che. prese il nome di lui ( I ) : e diede Chio da possedere ad Enopione, figliuolo di Arianna nata da Minosse , il quale Enopione da alcuni vuolsi , che essendo nato di Bacco , imparasse dal padre il modo di f i il vino. A ciascuoo inoltre de' suoi capitani Radamantd diede od un' isola , od uiia citt, come a ~'oante(2) diede Lenno , ad Engieo Cirno , Pepareto a Pamfilo (3) , Maronea ad Evambeo (4) , ad Aiceo (5) Paro, De!o ad Ani*. ne (6), e ad Andrea (7) Andro , che tiene il nome da 'lui. A cagione della tanta sua giustizia dicesi nella favola essere stato fatto giudice dell' inferno , e scernere i pii da' malvagi; e degli onori medesimi goder pure Minosst: in premio di aver regnato santamente, e d' essere stato singolarmente zelante della giustizia. Sarpedone che fu il terzo de' fiatelli , passato con un m i t o in Asia , occup le regioni della Licia. Da lui nacque Evandro , il quale gli succedette nel .regno, 'e che da Deidamia , figliuola di Belierofonte , che era-

i
,

..

( I ) Pmuania dice, che gli Eritrei riferivano discendere i loro m d o r i da Eritro di Radamanto; ed E r b a chiamavasi la citti dsll. Jonia ,alla quale qui si fa allusione.' (a) Dicesi figlio di Bacco e di Arianna. (3) m e o , o Egieo. e PnmJib sono poco noti. (4) Forse Evanteo figliuolo di Bacco. (5) Di questo Aiceo non si sa nulla. (6) Da questo Anione, o forse Anio, potrebbe essere disceso quell' Anio ;'padre delle Enotrope di cui fa menzione Darete. (7) Stefatw, e Conone lo chiamano Andro.

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gli capitata nene mani, ebbe quel Saipedone , che contro Agamennone portd le armi in favor de' Trojani ( I ) , e da alcuni detto figlio d i Giove. A Mibosse attribuisconsi per figli Deucalione e Molo, e Idomeneo a Deucalione , e Merione a Molo. Questi con ottanta navi soccorsero Agamennone nella guerra di Troja , e restituitisi nella patria , poiche furono .morti, ebhero sepoltura splendida , ed onori divini. Si vede in . Gnosso il loro monumento colla iscrizione : D Idomeneo ;signor del Gnossio suolo ,' Ecco il sepokro : e a lui aappresso giaccio Io , che f i ~nn'on nato di Molo. I Cretesi venerano la memoria 'di costoro come quella di eroi; facendo al nome loro sacrifizj, 4 invocandone l' ajuto ne' pericoli della guerra. . Ma dopo avere si ampiamente esposte queste cose resta che diciamo ancora quali nazioni sienosi miste coi Cretesi. Abbiamo gi indicato di sopra che i primi abitanti dell' isola furono gli Eteocreti , riputati. aborigeni. Molti secoli dopo vi soprawenuero i Pelasghi , gente ~ e continuo suo uso di guerreggiare, e per lo l emigrare dei luoghi prima occupati, vagabonda ed e* rante (i). Costoro si stabilirono nella parte dell' isola

, ,

( I ) Il testo dice tutto al rovescio : che con Agu~nenno~ae port Is armi contro i Troiuni. Ma cib C si eviden~emen~e Talso, che iiou debbe esitarsi a supporre il testo viziato. Il Yesselingio' infatti na ha proposta l' elilcuda. sebbene poi non 1' abbia applicata. . (2) Diodoro ha molle volte nominati i Pelas,-hi , e le cose loro. .#usa darci alcuna precisa notizia di queslo popolo. N o i non ahbian~oaltro mearo per conoac'erne l'origine, che di ricorrere ai susd j della elimologia e alle congerruro. Gli Alclaiesi, secondo S u a -

nella quale erano. apppodati. 1 terzi furori0 i Dori, sotto il capiraqato di Tettamo, figliaqlo di Doro. Di,

k n s d i c e ~ m o che la parola Pelosgi era iiua corruzione di o e k r n j , (cicogne); e ci perclb alle cicogne erasi rassomigliato il popolo d e i Pewghi dall' andare a tarme. Ma questo non sarebbe che un sopranriome fondato sopra nna pura metifora. Da1 nome de' popoli Argi, A5nsgis L@y(i.o Lusj, potrebbe essere derivato quelib d i Prki o Bcfuschi. Qiie' popoli erano trib di Cirnnterii, abiu n t i tra il P o n b , la Meotide, e il Uitr Caspio. E potrebbesi dire. su quel11 empio mare. che ona volta comprmdeva m un solo corpo d'acqua tatti qoeiti tre. Che di I venissero i Pehsghi si dimostra dall' arare assi muta nelle loro spedizioni assai spesso a compagni i Cuucnvi, tribia cimmeria non meno dei Largi. La posizione presso il Ciucaso di quelle nazioni, e 1a certessa in cui per tanti mooomenti noi siamo, che 11 s e ~ t s n ~ r i odelllA&iaandaimwte ebbe climi w pih propizj de' premn~i, e le rivoliisiuai cola sopire, fanno presumere, che ivi fosse slata coltura, e pih facilmente che altrove gli nomini si preaervhsssro dai grandi cataciismi Ecco come ne* tempi, in cui la Grecia, e i paesi adjacenti uscivano tppeoi dai diluvi d i Og&e e di Dsucalions, f o ~ m f u ~ e n d o da rimili peripia vennero Biori i Cu>tnrorj, e i Pc&s8hi costeggiapdo , e formando eetabilimenti mercb Iq superiorit che avevano possedendo a r ~ i lettere sugli avanzi de' popoli periti in que' disastri. Nolla di pih domcine delle lettere peladgiehc , e delte iscrizioni antichissime com' poste di p e s t e lettere. 1 Greci dissero p e k n il mare profondo e tempestoso. Poterono dunque chiamare Pelasgi, o Pehsght , gti uomini venuti dal mare. Bisogna dire, che col tempo si unissero ad alcune bande di conaro, giacchb Pelasghi Zivenne aw de' soprannomi loro. I Pe4hi antichi ebbero subilimenti su tutte Ir spiaaie dell' Asia mioore , nell' Attica, nelfa Tessaglia nel Pdoponnsso , nelle isole, e fino qel fondo dell' hdria tic0 , gircch Spina alle foci del Po fu citt pelangica. In confermatiene poi di q u t oio si B detto di rapra potrebbesi ricordare, che come alle Paci del Po atabilironsi PeluagAi, alquanto oltre presero sede gli AencU ( V+ neti origioarj d i un paese wlfe coate det17A,Ia, non molto distrn). dai L a r j , o Lesgi. Md troppe cose si potrebbero oggiungaie, d l'iilituto nostro il permette.

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cesi, che costui levasse la maggior parte dei coloni dai luoghi vicini ali' Olimpo , e che qualche porzione n' avesse tolta dagli A&i , abitatori della Laconia , all'occasioiie che Doro avea dato principio alla stia spedizione dalle vicinanze di Malea. La quarta razza d'uomini si compose di una meschianza di Baisbari, che dp ogni parte concorsero in Creta; i quali per Li p r v e s s o di tempo presero la lingua medesima, che usano i nativi. Quando Minosse e Radamanto ebbero il regno deli' isola , tutte queste nazioni furono ridotte in un corpo solo. In fine dopo il ritorno degli Eraclidi , essendosi gli Argivi , e gli S p h a n i messi a stabilii colonie ; come popolarorm alcune altre isole , in questa pure alcuni tratti acquistarono e vi fondarono alcune citt; delle qwli a migliore occasione pih iliniisamente parleremo. E poich gli scrittori &ne cose di C3eta per la piii parte fra. loro discordano, niuno dee meavigliarsi, se ci che noi qui esponiamo, non 6 da tatti confermato. Noi peP abbiamo seguiti quelli, che mostrano di ragionai.e con maggiox probabilit,, q che bagno credito pi degli altri; e perci ora Q siamo riferiti ad Epimenide teologo, ora a Dasiade, e a S o s d , ed a Laostenida. (I). Ea avendo gi -abboydantemente parlato di Creta, passeremo a dire ci che occorre intorno a Lesbo.

'.

( I ) Diogens Laerrio dice, che q u e s ~ o @it~etiids scrisse della origine e reogpnia &i Cureti, e dei Coribwlti, e scrisse pure degli Dei di Creta. Bosirr<ie e Sosicrale scrissero Belle Cose crelihheForsu lo eresso feoe Laoaienuia, di cui non para che s restata b

moria.

33%

C A P X T O ~XXV. O

QeP isoh

di Lesbo , e di j suoi Sbtatori. Notizie intorno a Tenedo.

Lesbo fu anticamente abitata da molte genenerazioiii Zuomini a cagione del frequente' andare e venire, che vi si fece. I primi, che la occuparono, quando era ancora deserta, furono i Pelasghi; e la cosa succedette come siamo per dire. Xanto, figliuolo di Triope, piincipale de' Pelasghi venuti da Argo ,abiti3 ceita parte della Licia , delia quale si era fatto signore, e regn sui Pelasghi andati cola con essolui. Quindi pass in Lesbo , che fino allora era deserta, e divise tra i suoi popolani le campagne; e ad essa che prima chiamavasi Issa, diede il nome di Pelasgia (i). Dopo sette e&, venuto il diluvio d i Deucalione , e perito gran numero d' uomini, Lesbo rest desolata dalle sterminate pioggie. Se noa che in seguito capitato c o l Macareo, ed avendone tonsiderata la bellezza, scelse di piantarvi il suo domicilio. Era questo Macareo , come Esiodo , ed altri poeti dicono, nipote di Giove per parte di Crinaco ; ed abitava prima in Oleno d Iedo, cittd, che ora. chia' masi Acaja (a). Egli. avea seco uniti uomini jonj ; e
( I ) Stefano nomina Xanto rame fondatore in Licia di una citt di questa nome. e lo fa egizio , o cretese di origine. Siraborzc dice, che i Pclasghi passarono in Lesbo: e PCiriio ed Euatasio diconq che l'isola si chiamb Pelasgirr : Stefano aveva euo che Issa era una delle citth di Lesho ; ed C redarkujto da Euslaaio. . (a) Dionigi di Alicairzasro fa Mac5reo Ilalio di Criaso , nipote d' Argo e pronipote di Giove, re si da mente ad Apohdoro.

molti atri di altre nazioni gli si ag&unsero di poi ; e pose dapprima la sua sede in Lesbo.. Coli'andare quindi del tempo , i'. ubertoso suolo dell' isola , e .P u'mnit8 e giustizia sua, accrebbero le sue foxze, e p& acquistare . anche l' isole vicine , i campi delle quali divise egualmeinte tra i suoi. Cid accadde mentre ,Lesbo, ch' ebbe per padre Lapite, figliuolo di Eolo ( I ) , e nipote d' Ip'

Ma lo scoiiarte di Onaero gli da per padre Crinaco. Della citd di Oleno , e delle sue vicende parla Puusa/izk. (I) A giustificazione della lezione ritenuta contro una variante in gi Eomargine , il Yesselinffn ha tracciata la serie genealogica . l lidi, accondo cib. che Diodoro ne ha detto in questo lihro. Eccola. Prometeo. figliuolo di Giopeto , ebhe Deucakone , al cui tempo venne il diluvio. Da Deucolione nacque Ellene , da cui presero il nome di Elladi i Greci. Ellene gener E h , da cui prese nome lJEolide. Egli ebhe Creteo, Salnroneo, e Mimanteo. Crcreo ebbe da Tuone tre figli, Ferete , Esone , ed Amitaone. Da F u e r a renne Admrto, che ebbe Eiunelo. Da Esone venne Giarone , che ebhe Tessalo. Da Amitnone vennero Melampo, e Biante. Di quert' ultimo non si vede prole. Melompo ebbe Ancifate; questi Occle; Passando a Salmoneo, egli questi At14prira0, e questi Aknieone. ebbe Tirotte. Da questa, e da Nettuno vennero Pelia e NzIeo. Da Pelia venoero Alceste ed A c a t o . &a Ncleo veqne Nestore, ec.La generaziaiie di 1/!.riu?rre, ldrzogeoito d i EoIo , fu pih numerosa. Egli ebbe Zppota da Menulypr. Ipplrn ehhe EoCo rr. Questi ehbe per opera di N . ~ t u n o ebbe &oro, da cui Arne , e Lupite. A r ~ i e scesero i B e w i , e &e fu principe deia Eulide in Tessaglia. Ebbe pure E 1 111 fondatore delie isole Eolie. Da Beoto nacque Itono, 00 il qoale ehhe ~poalcimo,Elettrione, Arehil~cu, ed Alegeiwre. lppaL cirno fu padre di P e n e h o ; Elettrrorze lo fu di Leito ; Archilico lo fu di Protenore , e di ArcesiL ;' Alegenore lo fu .di C&nio. Questi cinque capitani de' Broii mili~aronoa Troja; e a v'b bisopo, con questa noia potr verificarsi quanlo di essi si b detto nelle noce ai Ditti. Lepitc ebbe Lesbo , che diede uomo al13isola , deila quale qui s parla.

pota , peil consigli6 dell' oracolo delfco in qnesta d a con nuovi coloni. Costui , sposata Metinna , figliuola 2i Macareo , fu m s o a pane del regno ; ed es ivi divena s illustre, che dare il proprio nome di Lesbo ali' isola, e chiamarne :&i gli abitanti. Macareo avea avute due figlie, Mitileas, e Medinia ; e da queste dne p i ~ s e r il nome le due eitt princi~ pali dell'isola. Quindi L a b o essendosi applicato a farsi padrone anche delle isole vicine, commise ad u a de' ~ suoi figliuoli di stabilii una colonia in Chio; e ' a d un altro, Cidrolao di nome, di andare a Sarpo. Questi assegn& a sorte le campagne, che i coloni doveano poseche; e intanto riserb a d il supremo dominio dell' isola. La tema , che Macareo volle occupare , h h,a cui pose per sioliore Meandro. Poi mand Jfiucippo a Rodi con gran numero di coloai, coi quali , trovandosi i Rodii scarsi di popalrzionc , non ebbero difficolt di avere comuni i terreni della loro isola. I1 continente intanto , .che sta in faccia a queste isole, era d o r a coperto delle devastazioni orrende del diluvio : perciocchk per la inondazione delle acque essendo le biade lungo tempo giaciute in rovina, grande carestia era nata di viveri ; e corrottasi l' aria, aveva cagionata una crude1 pestilenza desolatrice delle cita ; mentre all'oppsto le isole dominste da' venti godevano di aure salutari pel popolo , e giovepoli . alla prodnziom de' frutti della terra ; cod che abbondavano in ogni genere di cose ; e in breve tempo erasi potuto render beata la condizione degli abitauti. Dal che au-

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unse

venne ; che per la copia appunto di tanti beni p i l e . isole ebbero il nome loro : sebbene alcuni dermino, che (t), furono chiamate Macaree dai figliuoli di Maaventi ivi signoria. E veramente queste isole avanzano tiilti i vicini luoghi in amenissima fecondita; e quali furono negli antichi tempi, sono tali anche al gioimo d'oggi ; e giustamente estimate e heat , perciocrh6 godono di benigno suolo , .di situazione opportuna , e di temperatura d'aria salilberrima. Finalmente Macareo, re di Lesbo, diede la prima legge, che molte cose conteneva utilissime alla repubblica, e la chiam lione, dalla potenza , e robustezza di questo animale. Molto tempo dopo , che erasi condotta colonia in Lesbo , una se ne condusse in Teiiedo; e fu a questo modo. Tenni, figliuolo di Cigno, che nella Troade signoreggiava Colone, era iionio ,per valore assai illustre. Qiicsti preso seco un buon numero di coloni dal continente opposto, li condusse seco per mare, e con essi occup Lemofri , isola , che non aveva abitatori. Ivi ai suoi sudditi divise a sorte le campagne, e fondatavi una citt , la fece chiamare Tenedo dal nome suo. E perch poi govern bene, e si rendette benemerito de' popolani , fu pieno di gloria vivendo , e dopo morte ebbe onori
( i ) Il lesto aggiunge: e Jono. Ma quaudo erasi d i sopra parlato di questo J o n o , di sua signoria in Lesbo, e dei figliuoli d a lui lasciati ? D i sopra non si era d e t t o , se nbn che Macareo avea seco uniti uomini jonii. Credo adunqlie ,che qni il nome di J o n o sia una pura superfetazione, come molte altre. Prevengo per i leggitori, che nb il YesselLigio, n altri hanno fatta qui alcuna osservazione. In quanto al nome di queste isole notisi , che Macarie in greco vuol dire tanto beate, quanto di Macarco.

DIODORO, tomo I l .

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divini ; peimot~hkgli si eresse un -io e' i d a % aoleanid deile vittime venerato come nn Dio :e tale venera&ae B durata sino agli ultimi tempi Nk vogliamo noi preterire quanto dadi abitanti di Tenedo vien r a e contato intorno a Tenni, che popold quest' isola, e fabbrid la citta. Dico- adunque , che Cigno , creduto avendo per vera una calunnia miquissima dalla moglie ordita contro il figliuolo, lo chiuse in une cassa, ed ordin cbe fosse portato al maine. Ma dai flntti fu n gettnto a Tenedo, sioche salvato per provvidenza degli Dei contro ogni a.spettazione, divenne poi signore dell' isola : nelia signoria della quale eseendoai renduto gloriosissirno per h SUE ginstizia, e per altre virt, finalmente ascese agii onori immortali. E per& poi le calunnie d e b madrigna erano state confermate H a film testimonianza di un ceiu, suonatore di tmmbe (i), presso gli abitanti di Tenedo fn fatta una legge, per h quale era vietato ad ogni trombettie d7entrer nel tempio. E similmente per& al tempo ddEa goerrr trojam Tenni fu uccisa da A c W p n d o i G d mdarom, a dtoastarc quell' isola, gli abitanti di ' h nedo kcero l' altra legge, per la quala era puoibtto 6 pronunciare il nome di Achilie nel tempio del 1 fondatore. E queste sono le cose, che intorno a Tenedo, ed a' suoi antichi abitanti si mcodtana.
( I ) Costui cbismossi iifdpo. C%, che Dibddro dice qoi &tIt dae leggi bue da qnJ -&i Tenedo, b canfermato da Plriluro.
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4.7

CAPITOLO XXVE.

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sole Cicladi ; e d chi in uaj tcmpi le popoi, i 1 e n' ebbe signoria.


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Dopo avere parlato delle isole pi meritevoli di spziale menzione, diremo @aiche cosa anche deile 6no*. Le Cicladi anticamente nan irano che l ~ g h dc i serti e devastati. Minosse , figliuolo di Giove e di Europa , regnando in Creta, e potentissimo sul mare, come di Creta mandd qua e l i molte colonie, e b h fornito di truppe terrestri e marittime occup non poco littorale dell' Asia ; mand gente anche neile Cicladi , a le popol. Per questo i porti delle isole e dell' Asia sono d e l r i pel nome de' ret tesi; e chiamami Minoii. Questo Elinosse ( I ) oresciuto in grande potenza, avendo
( I ) Tutto ci che segue, viene &l Vcrselingio ripotato intreso i da altri ; e d ci a l l e p due ragioni. La prima , che tutte le seguenti cose mancano dai codici p i l stimati. La seconda, cbe d i Hadn~tunto, d i Eritro, e di Etuapione avea Diodoro parlato poco prima. Aggiunge poi una giustissima osservazione ;ed b ,che avendo Diodoro promesso di parlare delle iwle minori, appena parla di una o due. A noi fa maggiore senso ancora, che dopo avere parlata di &)imssc come di un esemplare di giustiria, venga qui a dire, che per invidia eercassq di levarsi d' attorno il fratello. Come ci fa specie anche di pih , che avendo iotitolato questo lihro Iarsuhrs , abbia omesso d i parlare di grandi o piccole isole sperialmepte greche , troppo notabili per essere dimenticate; quali sono Cipro. Eubea , Cefalooia ,Corcira Itam Lenno ,,ec. Ond' h , che oltre al gaasto che pu supporsi ragionevolmente a w m u t o in questo capitolo, forse un altro maggiore sospetterassi non senza ragione avvenuto neH'iniero lihro , se non vo~liasiper avventura dire, che @e' s e g d libri perduti Diodoro avesse supplire.

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compagao nel regno il fiatello Radamanto , per la glod ria, che merci? la sua giustizia questi si era acquistata, incominci a portargli invidia : e pcrcid per levarselo d attorno lo mand alle parti estreme del suo imperio. ' Allora Radamanto vivendo nelle isole poste dirimpetto alla Jonia, ed alla Caria, eccii Eritro a fabbricarsi in Asia una citt, che portasse il suo nome; e mise principe di Chio Enapione, nato da Arianna, figliuola di Minosse. E queste cose accaddeiw prima della guerra di Troja. D p poi che Troja fu distrutta, i Carj creoo sciuti di potenza, tratto a s l' im-perio del mare, soggiagarono anche le Cicladi, alcune delle q & esterminati i Cretesi fecero lore proprie ; ed altre possedettero in comum coi primitivi abitanti venuti da Creta. Ma corroborata la potenza de' Greci, la pi parte delle Cidadi divent possesso di questi, i quali obbligarono i Barbari a scordarsene ( I ) . De' quali fatti ad opportuno tempr> noi parleremo in particolare.
(1) Qiiesto fatto , secondo Slrahone e Pausania i y r e n o e cicca il tempo, in cui i Greci andarono 9 stabilirri nella Jonia.

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L I B R O , TERZO.
A n a o r s n r o di v s ~ i h m et o 0%. Antichiti degli Eriopi sopra gli altri uomini; a come g l i E g ~Bono uea colonia de'medesimi j Delle lettere degli Etiopi: e dell'e loro leggi, ed usi piL siogolari , , Di altri Etiopi 4 del medo lom di vivere., e detle opiuioiti che hanno intorno agli Dei. . Dei loro funerali, e dei loro re, e del paese , , Degli Scrittori delle cose desti Egizj e degli Etiopi , , Delle miniere d'oro, e degli nomini che vi lavorano ~3 Degli Etiopi IitioEighi, e delle loro pesche, e-'di alcune altre loro particolarit D i altri Ittiefaghi, aingolariwimi pes una v e ' cie 'd' insansibilitP, e per akri particolari. , , Dei Chelonofagbi, e d' altti Etiopi egualmeote barbari Di altri popdi deHa 'costa del Cmlfo Arabico; che vivono di pesci, e del modo particolare ebe usano per prenderli Degli Etiopi R i d g b i ; degl'nofaghi, degli Spermatofagbi , e di queli che chiamaosi . Cacciatoci; loro maniere & vivere

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VI.
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IX.
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XI.

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CAP. 'XII.

XIII. i XIV.

- .XV. - XVI.
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. , , Degli Etiopi ~ c i i d a f a ~ b e ; del miserabil fine i . che hanno . . . . . . . i . , , Di popoli cacciati dai loro paesi nativi per ......., opera di animali infsti , Dei Canimulghi, e dei Trogloditi 9 e delle loro rostumanze . - . . . . . . , .
. Degli Etiopi Simi, e degli 8tinttofagbi

Degli Etibfii ElebPntamacbi.;

Pug.

X V I ~. Delle raria.fiere dei deserti della Troqlodite,

e dei serpenti. Sto+ di un serpente por, iato in Alessandria a l tempo di Tolommeo I1 , XViii. Descrizione 'del Golfo ' Arabico dalJa parte di Etiopia. Dell'isola Serpentaria ,e delle navi, che traspor&no gli elefanti 39 XIX.. . Continuazione della descriziune del Golfo della , , perte d' Arabia XX.. Dei' singolari fenomedi celesti , che accadono in' Araba . . . . i , , XXI. De' popoli dell' Africa vicini alllEgitto; e di nn fenomeno singolare del detierto . .XXII. Delle Amannui afi icone X U . Delle trsclizinni degli Atlantidi iatorno alla . origine .degli Dei. Storia di Urano, e dei Titani. Origine del culto della madre degli Dei presso i Frigj. A w e n ~ u r e , d i Marsia , , XXIV.. Continnazione delle trzdiiioni degli Atlantidi intorno alla origine degli Dei. Di Atlante, di Satnmo, e di Giove . Di Bacco. Alcuni lo tengon6 per un persoIXXV. naggie simfiolico. Altri diversamente ne fpnno uno , o pix individui reali. Imprese dei tre Baccbi XXVI. Di cib,che C stato detto della nascita di Bac. . co. Aweniure d i Ammone e di hmaltea. . X'LVII. Continuazione delle imprese del primo Bacco; .' . e notizie intorho ai due ultimi . 'Nota .soppletoria d cap. uir 'del libro rri di Diodoro Sicnlo , ,

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VI.

VII.

VIII..

IX.

X.

- XI.

Difncolii che s' incontrano nello sciivere la storia de' tempi an*ichissimi. Soggetto, che I' hutora si propone da trattare in riuesto libro Pap Nascita di Bacco. Sua edncasione. Sue invensioni , ed imprese. Onori prestaligli dagli . uomini. , , Di un Bucco pih antico: paragone tra guwto , e quello, di cui si C pa~latodi sopra. Nomi diversi di Bacco. Altre sue istituzioni . , , Di Prispo. Opinioni diverse sopra di e5SO , e diversi suoi nomi. Di Ermatrodiro, e deUe cose scritte mmrw a lui . . . . . , , Delle Mnse. Del loro numero. Della sipificazione' de' ldm nomi Di Ercole. Diffiroh di narrarne le imprese. Sua nascita, e singulari sne prime avrentnre Prime prodetze d' Ercole. Invidia di Earisteo , che gli ordina imprese di gran pericolo. Lione nemeo. Idra di Lerna. Cinghiale di Erimanro. Combattimeillo coi Grntauri . , , Imprese 'd' Ercole della Cerva , degli Uccelli stinfilidi , della Slrilla di Aogca , e del. Toro di Creu. 8ua istitniiona de' giuochi olimpici: onori a m t i dagli Dei Ercole d i ajuto agli Dei contro i Giganti. mandato a p-endera le mvalle di ~ i o h e d s , la fascia della regina delle Amazzoni , e Io vacche di Gerione. Primi di qmest' ultima spedizione va in Libia, e nccide Anwo . , , Viaggio d' Ercole in Egitto, e in Africa. Sue colonne. Conquista della I b r i a . Spedizione . , , &la Celtioa. Passaggio delle Alpi Viamio di Ercole in Liguria , e in Toscana. Saa fermata al luogo, or' Roma. Suie imprese a Fkgra, e al lago Averqo. Miracolo deilr oicale. Suo passa(~~io Sicilia in

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-XV.

XVI.

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Ercole vince Erica gua&pmidope ii paese, . poi dopo ricuperato da uno de' suoi dimeodenti. B w avventure, o. ieol fatti in varie parti .MI* isola. &a prtenu di la, e ritmo l , Pdopo~eso . P*. Ercole b mandato a pigliare il Cane cerbero. Digeuiow q n Od&. Ultima ttica d'Era l * all* orto delle Esperii. blou'zie suUe medkime Spedizione della Amartoni nelP Auiaa. Colonia de' Tespiadi in Sardegna. Imprese d ' Iolm in Sardegna e in Sicilia. Particolarid de' Grwi del seguito d' Iolao , che vollero ratere in q u e d eltinr Lols Ercole per la morte d' I h o vaodu~oschiavo O d l e , e la $posa. Suo ritorno oel Peloponneso, e apediiono m r o Laomedonte re di T+ - v Imprese .di Ercole aU'Istmo , e a Sparta. Avventura di Arige, e di Telrrfo. Ercdo sppsa DeianWa. Awen~ura di Meleagro, e di Periber . . * - . - v Imprem dell' Achelw a orisine del corno d*~ m a l ~ e aTlepolamo. II cmtauro Nesso. . Chema de' Driopi, e de' Lapiri. Altre im-' ps d' Ercde : sua morte, e doa apoteori ee Dedi Argoaauri. G r d e libora Eeiooe dal matm marino P Tmja ; e i fieli di Fineo nella Tracia. Gli Arpanoti approdano al Chtrremm taurico I Y Origine de' uicrifizj umani nella Tauride. Circe e Medsr. bcntro di q u c w oon Giasone. Storia del- V & d* oro. Gli Argouauti lo di rapkeono cou' a j u ~ &dea. Profezie di Glaaao , Samifij degii Argmuti alle heccbs L I Ponto. h o arrivo a Troja, che ammazzato il re prendono. Scidpono i loro roti in Samo-

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tracia, e vanno h Teisi~tk, m 0011s arti di Medea ingannato Pelia, prmdon vendeua della strage che costui faua arava della famiglia di Giasone, da esso !ui creduto m6rlo. Is~itniionedai giuochi olimpici . Pag. &iagure di Giasone. Veudelta di Medea, e sue wc&w avventure. Strada dngol&ie, che alowi credettero tenumi dagli Agonauti nel loro ritorno Degli Eraclidi. Cacciati di Trachinii si rieoverano presso gli Ateniesi. Poi vanno contro Euristw ,e I' aocidoiio. Du&o tra Illo, ed Echemo colla morte del primo. Gli Era, clidi abbandonano ancora il Peloponneso. , XXIII. Teseo. Su8 prime prodette. Sua gita in btene, ov' riconosciuto da Egeo. Ooa spedii i o n e a Creta per uccidere il Minotauro. Morre infelice di Egeo. Teseo gli succede, e regm io Ateae. Avventure d' Ippolito ,e. .suo fipe. Fine di Teseo Priiw ratto di Elena, c b tocca a T p e e . P i i XXIV rotoo lo impegna ad andwe seco lui a rapire Proserpina. Yuccssso di tale impresa , , XXV. Di Lajo , o di Edipo. I Sette a Tebc. Esiro della loro i m p r w DegU Epigoni o figliuoli dei Sette. 'Assqltano XXM i Tebini , che abbandonano la loro c i t d . Notizie intorno agli Eolj . Imprara d i Salmoneo. Antenati di Sesoore Storia de' Lapiti e de' Centauri : , B Esculapio , e de9suoifigliudi. Delle figliuole i di Asopo, dii aor delle quali discesero YY Achille ed Ajace. XXM.. Di Enomao, e d' Ippodaraia: copw Pelope la apomwe. Casi di Tanialo. Sventure di , , Niobe, S ~ n p e de* Prinaipi di Tioja. Avventure di Dedalo. Sue opero in Creta, e i 8icilia. Minasse 10 p C 1 3 P Funesta n m Q12 .

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sp*ti&e di qnerto re coniro Cocalo, protettore di Dedalo. Opere di Dedalo in Siciha. Pag.

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CAP. XXXI. Di Ahteo. Sua nascita , educizione. SteRa ed . .. di Atrewe iao figliuolo. Viaggi di Aris~eo,

e onori pestatigli , d , XXXIl. . Di Erica, e del tempio di Vimere ercinia. D i ' Defni, della sua invenabni ,e del come perd s s e la vira 9 29$ 'XXXIII. Di Orione, e dello Stretta d i Sicilia agi

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LIBRO QUINTO.

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- VI.
VII.
VIII.

Dichiamaione del]' A n t m sul m o d o da esso adottato nello scrivere quest' o p r a . , , Ddla Sicilia. Sae dominazioni : .suo circnito mai antiehi ebilanti. Tradirioni ripardanti Cerere a Proierpina .\ Continuazione dcHe tradizioni riguardanti Ce. rere e Proserpina. 9s Degli abitatori , che in diversi tempi ebbe la ' ' Bicilia , e come ewi presero la lingua e i costumi dei Greci * Dalle Isole eolie. De' primi loro abitatori. Di Eolo, e del fondamento che hanno le cese favolqgiate intorno ad esw Dei figliuoli di Eolo , 'delle loro-imprese ed avventure. Vicende di L p r , e sue proiea duxioni. Di Melile, di Golo, e di Cercine Della E ~ a l i a ,della Corsica e della Sardegna Siitgolaritl di queste iml Dell' isola Pitiusa , e delle Belcari. Particolari$ degli abitanti I queste Di un' isoh pog+ al di l i delle *colonne . dSErcole. ParticolarirQ intorno alla mede-

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CAP. XI.

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Della Britaania del suo stagna, e come si trasporta dai mercatanti che vanno ad acquistarlo Pag. 330 Dell' isola in cui si trova l' ambra. Favola di XII. Fetonte , 333 , Digressione sui Celti, o Galli. Descri~ionedel XIII. . loro paese. e de' loro costumi 335 XIV. De' Celtiberi , Iberi , Lusitani. Costumi di quesri popoli 358. Monti Pirenei , e delle miniere deUa Iheria. ,, 353 xv. XVI. De' Liguri. e de' Tirreni 358 XVII. Di tre Isole poste nel mare d' Arabia ; e singolarmente de' Panchei , e delle loro isritu-. rioni ,36% Delle isole del mar Egeo. Di 6amotracia , e de* suoi misterj 370 XIX. Dell'lsola di Nasso de' varj suoi abitanti, e . delle loro tradizioni.. ,, 375 Delle Isole Sime, Calidna , e Nisiro , 379 , . XX. Dell'lsola di Rodi. Suoi antichi ahitatori. Sue XXI. vicende , e particolarit8. Suoi diversi co, 3si , ioni, XXII. Del Chersoneso, e delle varie occupazioni che ne furono fatte ,* 389 XXIII. Dell' Isola di Creta. Primi suoi abitatori. Vecchie tradizioni. Dei ivi m i : e particolarich interno ai medesimi 394 XXIV. Degli Eroi di Creta; de' varj popoli che 1' abitarond; e degli Scrittori seguiti nel ragionare di quest' isola , 417 , XXV. Dell'isola di Lesbo , e di varj suoi abitatori. Notizie intorno a Tenedo .' 3, b s KWI. Delle isole Cicladi, e d i chi in varj tempi le popoG, e n' ebbe signoria 417

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DELLE TAVOLE. CONTENUTE

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nel tomo p'me

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' Fiactar-

delh Collaru degti antichi Storici Greci volguha~ti.

f l z i r r ~ odi Diodoro.

'nel tomo secondo.

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