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J.
\.î>.
MEMORIE SPETTANTI
AD
DEL PADRE
WUÀ.
RAGUSA
1811,
rnnsso ANTONIO MABTKCBINI
NELLA STAMPERIA PR1 V1LEGIATJ.
I
_-__-‘r
AL CHIARISSIMO SIGNOR
D. ANDREA CICCARELLI
" FRANCESCO MARIA APPENDINI
DELLE SCUOLE PIE.
AD CAMILLUM DRAGONEM
JEGRO'I'ANTEM.
Da
,-_Da Giovanni è diretta ad un tale Elia Zag9ut’i
pur Cattarino, di cui non mi viene somministra
ta alcuna notizia, ma che fu anche esso poeta di
merito, come apparisce _daiseguenti versi:
’-e
. 51
logia inedito; 2.“ tre Dissertazioni in favore di
Dionsignor Bonacich; _z.° due altre Dissertazioni,
una sui principali misteri della fede, e l’altra
contro'l’opinione di Monsignor Drago sulla im
munità di peccato nelle giovani del territorio, che
non ascoltavano la Messa nei di festivi, stante i
ratti, che per parte deiGreci allora succedevano.
Si osserva in questi scritti molta dottrina , ed un
raziocinio assai profondo. Di Dobrota fu pur D.
Giuseppe Matovich, che nel 1775. pubblicò in
Venezia la Versione Illirica del Catechismo Romano.
Ma più d’ogni altro luogo della provincia si è
distinto Perasto nell’aver dato degli uomini vera.
mente insigni. A chi non sono noti gli_Andrea ,
e Vincenzo Zmaievich , ed i Giuseppe Marinovich?
Nacque Andrea in Perasto dalla illustre fami
glia del suo cognome . Essendosi portato a Roma
per fare i suoi studi in Propaganda si erudinon
solamente nelle scienze sacre, nelle quali era ,co
me suol dirsi, professore, ma in ogni altro ramo
di letteratura. Nel 1656. ripatriò, coll’aver la
sciato un’alta idea di se appresso molti Porpora
ti, che nei pubblici esami ne avevano più volte
ammirato l’ingegno, e la dottrina. La S. Con
gregazione gl’ impose di visitare appena giunto
in patria tutti i luoghi circonvicini, e d’ infor
marla in quale stato vi si trovasse la Religione .
Andrea eseguì la sua commissione, e ne diede
discarico con una bella lettera Latina, che legge
si appresso il Coleti (In op. cit. pag. 50;.). In
tanto fu tosto creato Abbate di S. Giorgio, e Par
roco di Perasto, ed in seguito Vicario Apostolico
di Budua, e Commissario della S. Sede . Nel
1771. vacata la Sede di Antivari , ne fu fatto
Arcivescovo, e Primate del regno di Servia. I
d 2. Pe
n
a
',
l
mlinÌCate’dall’istesso Ziuaie’vlch al P. Recepîrti l
D‘elresto questa Storia, oltre le notizie sacre,
deve contenerne delle altre, ed in gran copia,
risguardanti specialmente le cose dell’Illit‘ico, e
della Dalmazia nei tempi del basso impero, ed
.assaissimo interessanti .
Vincenzo Zmaievich detto per Autonomasia Pana
no d’oro era nipote di Andrea, e dell’istessa fa-s
miglia. Egli È uno dei più grandi uomini, che
abbia predetto la Dalmazia. Io non sono però
abbastanza informato nè delle sue ‘azioni, né del
le sue opere per fargli quell’ elogio, che gli sad
rebbe dovuto. Fu anche esso Arcivescorfo di An*
tiva-ri, e di Dioclea, e Primato di tutta la Ser-E
via, e, se non erro, successe al suo Zio Andrea.
Nulla di più celebre della legazione Apostolica,
che gli affidò la 5. Sede, e che egli Con eroica
costanza sostenne nell’ Albania, nella Servia, è
nella Bulgaria . Nel t7o4. Chiuse felicemente il
Sinodo Nazionale, che egli avea radunato. La
Congregazione di Propaganda glielo fece stampaù
re nel 1705. , e cm ciò diede una testimonianza.
Pubblica al mondo dell’alta stima , che faceva
dello ZmajeVich. Ma Clemente XL, a cui non
erano ignote le gravissime fatiche, ed i tanti pe«
tic0lì con magnanimùà incontrati da Vincenzo
per la gloria, e per lo splendore della religione
Cattolica nelle parti dell’Impero Ottdtnano, vola
le dargli anche esso una pr0va della sna benevo-î
lenza. Peròiocchè nel 1713. dalla Chiesa di An*
tivari lo traslato a quella di Zara. Sarebbe cosa
ardua , e difficile il voler descrivere ciò, che fe
ce , éd operò questoinsigne Prelato perla spazio
di trenta, e più annintel leggere questa sua no»
_vella Chiesa. Tale fu il credito, la stima, e la
d 5 be
.
\
beggvolenza, la quale egli seppe fin dal suo pri
mo arrivo conciliarsi appresso ogni ordine di per
sone, che non trovò mai alcuna resistenza, e
contraddizione nell'esercizio del suo sacro mini
stero. Egli non cercava, che la gloria di Dio, e
del Principato, la salvezza del suo gregge, ed il
vantaggio della Religione. Quindi e i Provvedito
ri della Dalmazia, e le altre magistrature subal
terné si erano formata una tale opinione della di
lui sapienza, probità, e giustizia, che non ardi
vano nè di negargli ciò, che loro chiedeva, nè di
disapprovare ciò, che egli faceva. In una parola
ognuno era persuaso, che fosse nelle sue ope
razioni piuttosto diretto da una forza superio
;re, di quello che dai soli lumi della prudenza
pmana,
Rimettendo i miei lettori a ciò, che ne'dice il
Farlati intorno ad altre circostanze della vita di
questo gran personaggio, farò tuttavia rimarcare
il gran benefizio, che apportò alla sua- Diocesi
coll’ avere a proprie spese eretto in una parte del
edilizio giardino
. . .
Arcivescovile
‘ o . .
un bell’edizio
>""’
per . istruire .
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1 giovani Ecclesmstru, che dovevano per essere
Parrochi di rito Illirico; il qual Seminario egli
pensò poi di dotare coi beni di due Abbazie do«
.po la morte dei loro Abbati Commendatori. Mo
numenti della sua pietà, e munificenza sono pu
re la Chiesa Parrochiale nel borgo di Zara detto
Erizzo , la quale fece fabbricare per comodo dei
Cattolici, che dalla Turchia portansi in quella
città; le due scale di marmo, una detta la scala
Santa, e l’altra, che conduce all’ Oratorio della
Madonna sopra S. Donato, e tanti altri ornamen
ti, di cui fregiò la Chiesa Metropolitana.
Né debbo passar sono silenzio un altro bene
fizio
. ii
fi'iio fatto dallo Zma1evmh a tutta la nazione, e
del quale parleranno i più tardi posteri. Deside
roso, che la lingua Illirica si conservasse special
mente nei sacri libri Liturgici spedì apmprie spe
se in Roma Matteo Caraman, onde si desse dal
la S. Congregazione a quel dotto, e pio Sacerdo
te la facoltà di andare Missionario Apostolico per
le contrade Slavo-Illiriche, e perfino nella Rus
sia. Lo scopo dello Zmaievich era, che il Cara
man, oltre il bene, che avrebbe fatto alla reli
gione colla predicazione, apprendesse anche a
perfezione la lingua Illirica letterale. Il novello
Missionario si ac'cinse al suo viaggio, e, penetran
do ovunque, notò le differenze fra ivari dialetti,
ed acquistò una profonda intelligenza nella lin
gua; tal che al suo ritorno in Dalmazia Vincen
zo ebbe la consolazione di vedere, chela S. Con
gregazione di Propaganda si servì del Caraman
per correggere il Messale Illirica stampato in Ro
ma nel 174:. (Ciccarelli pag. 52.). , '
Fra gli ammiratori del nostro Zmaievich io no
minerò soltanto Benedetto XIV., che può ben va
lere per tutti gli altri. Questo Pontefice gli fece
un bel elogio nel suo Sinodo Diocesano, e, ciò,
che è anche più da valutarsi, non voleva promuo
vere ai Vescovati della Dalmazia altri soggetti, se
non quelli, che gli erano dallo Zmaievieh propo
sti. Fra i proposti al Pontefice da Vincenzo fav
vi anche Matteo Caraman, che gli fu poi succes
sore nella Sede Zarattina.
Converrebbe ora considerare lo Zmaievich an
che sotto l’aspetto di politico, e di gran lettera
to; ma , come già dissi, io sono all’oscuro di
molte azioni, ed epoche della sua vita, né ho
avuto alcuna delle sue opere fra le mie mani. So
d. a, _ tut
6
tuùavia, che sono alle stampe x.° varii applaudi-'
ti Trattati contro lo Scisma dei Greci Serviani;
z.° il suo accreditatissimo Sinodo; 3.° una bella,
e lunga Lettera diretta a Mattia suo fratello, che
essendomorto in Pietroburgo Ammiraglio di una
flotta Russa dovrebbe pur egli essere posto fra
gli uomini illustri di Perasto; 4.° un Voto spedi
to al Concilio Provinciale di Francia sulla Bolla
Unigenitus ; ;.° diverse altre Operetta Teologiche\,
Polemiche, e Politiche. Da tutto questo Si puo
niente di meno comprendere, che la dottrina, la
pietà, ed un zelo puro, e disinteressato garreg
giavano in questo insigne Prelato colla prudenza,
e colla destrezza nel maneggio dei grandi afi‘an.
Morì nel 1745., e volle essere collocato in unse
polr;ro, che egli stesso si fece fare innanzi ad\ un
altare della Madonna, che abbellì, ed arriccht dl
preziosi doni. Ecco l’ iscrizione fatta da lui me
desimo, mentre era ancora in vita:
D. O. M.
Vincentius Zmajevich
Archiepiscopus Jadrensis
Ut apud Virginem oiventium paretstem
Mortu’us vivere:
Et extin&us quoque
Obsequium wternaret
Ante aram Matris
tumulum
Mortalitatis sue custodem
Novissima cogitans
In spem resurredionis
oioens posu.it
MDCCXXIII. /Etatis LXII.
Obiit dia XI. Septcmbrir
Anno MDCCXLV.
Giuseppe Marinovich anche egli di distintafî'a
miglia Perastina fece il corso deîsuoi studi nel
Collegio di Loreto. Tale era il suo ingegno, e la
sua assiduità nell'applicare alle lettere,che, quan
do si determinò di vestire l' abito Loiolitico, la
Compagnia di Gesù credè di aver fatto un eccel
lente acquisto, come difi'atti lo fece. Ne v’è in
ciò alcuna esagerazione, attestandomelo il Chia
riss. Sig. Canonico Ferrich, che gli fu condisce
polo. Entrato adunque fra i Gesuiti in breve si
perfezionò negli studi; ma nelle belle lettere, e
nella Teologia si rese veramente grande, erispet
tabile. Estintasi la Compagnia, il Marinovich fis
sò il suo soggiorno in Venezia in casa di un suo
fratello, avendo di più nella sua avversa sorte
quivi ritrovato un amico, ebenefattore nella per
sona del Chiariss. Si". Marchese de Serpos, il
quale 1’ attirò poi appresso di se indotto a ciò
non meno dall'cccellenza del carattere morale di
Giuseppe, di quello che dalla grande dottrina, di
cui lo vedeva fregiato. Non saprei meglio descri
vere l’afi'etto, che 1’ erudito Marchese aveva per
lui, che col riportare il seguente squarcio di una
elegia fatta in morte del Marinovich, e dedicata;
al prelodato dc Serpos:
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INDICE
‘ . DELLE MATERIE.
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