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e V A 4 fº A2243
-
9 ºzzzz
- - - -

s A G G Io
D I G RA M A TI C A
SUL DIALETTO SARDO MERIDIONALE
DEDICATo
A SUA ALTEZZA REALE

MARIA CRISTINA DI BOURBON


INFANTA DELLE SICILIE

DUCHESSA DEL GENEVESE


DAL SACERDOTE VINCENZO RAIMONDO PORRU

Non cuivis Lectori, Auditorive placebo :


Lector, et Auditor nec mili quisque placet.
Owen. e p. 124. lib. 3. ad Car.

CAGLIARI MDCCCXI.
- -

NELLA REALE STAMPERIA

GIORGIO FRANZ IN MONAC0.


A
A . . . N
—======-*-_.

BIBLIOTHEC
JREGI A.
MONACENSIS./
Si occupati profuimus aliquid civibus nostris ,
prosimus etiam , si possumus , otiosi.
Cic. Tusc. Q. lib. 1. num. 5.
A LTEZZA R E AL E

v º

Ogni opera, che riguarda il comun bene, e che a


giovar tende alla società, ella sembra di sua natura
appartenere a grandi Personaggi, Augustissima Principessa.
In tutte l'etadi ogni studio, scienza, ed arte andarono
ampliandosi, e propagandosi non meno, che manifestando
il loro utile a pro della società, semprechè dell'assistenza,
e protezione de Grandi furon degnate.
Vi è noto, A. R. quanto al presente nell'Isola nostra
fioriscano le facoltà liberali, e a qual grado di lustro, e
di splendore sieno promosse, e sollevate le lettere. La
Sardegna non può non confessarsi debitrice di tantº onore
alla cura, e sollecitudine dell'Augustissima Casa Sabauda
indefessa promotrice delle scienze, e benefica protettrice
de letterati. Le regole letterarie, l' istituzione di tanti
Collegi, e Scuole per tutto il Regno sono un autentica
testimonianza del grande amore, che l'Augusta Regnante
Famiglia ha nudrito sempre verso le scienze.
Nel Regnante VITTORIO EMANUELE I. e nel nostro
Augustissimo Principe, e Vostro amatissimo Consorte noi
riscontriamo avventurosamente locato il carattere eccelso de'
trapassati Sabaudi Eroi. I doveri di gratitudine astringono
noi Sardi a recare ovunque del Loro gran merito il grido,
e a farne più nota, e palese al mondo la spezial benemerenza
verso la Repubblica letteraria. Noi non possiamo tacere
una sì gran beneficenza, che apre Loro il varco nel cuori
di tutti i Sardi.

I Magnanimi Vostri Avi, A. R. non furono meno


solleciti in propagar le scienze. L'amor verso le lettere
forma pure dell'Augustissima Vostra Prosapia il carattere
ereditario. Sì, A. R. alla Vostra Casa Napoli, e le Sicilie
- son debitrici di tutta la gloria, di cui ampiamente
risplendono. Ella è superflua la ricordanza di tanti uomini
cospicui in ogni genere di letteratura, che sotto gli auspici
della Vostra Dinastia illustrarono quelle contrade, mentre
le straniere Nazioni volentieri rendono loro le merite
commendazioni “.

Or giacchè la Sardegna ha la fausta sorte di posseder Voi


nel suo seno, piacciavi tramandarle alcuni benefici influssi
dell'indole generosa in Voi derivata per retaggio. Scorga
ella in Voi una gloriosa Emulatrice e del genio avito, e
dell'impegno del Vostro Augusto Consorte nel proteggere,
e sostentar le lettere. Fate, che quanto lume, e splendore
a Voi dimana dall' eroiche gesta de Vostri Antenati,
altrettanto sopra di Essi ne diffondano le Vostre virtudi,
e munificenza. Da queste ricevo l'impulso di presentare
con rispettoso ardire a V. A. R. questa mia benchè
incolta produzione , diretta a giovamento della studiosa
gioventù . Ella è un abbozzo gramaticale del dialetto
Cagliaritano. Voi giudicate, s'egli è veramente barbaro,
come lo han fatto vedere al mondo certuni fisicosi.

* Veggasi l'Andres tom. 3. pag. 575. Dell'origine, progresso, e stato attuale


d'ogni letteratura edizione di Parma, riflettendo, che Ferdinando IV. Re di
Napoli, e delle Sicilie, attualmente regnante, Padre de' suoi popoli, lor
amore, e delizie, continuò l'escavazioni incominciate da Carlo III. di lui
Ottimo Genitore, per le quali levarono il capo dalle lor rovine Ercolano,
e Pompejano, e si somministrò alla letteratura un Perù di nuove cognizioni
interessanti; e di tal continuazione parla il chiarissimo Abate Pastor al tom. 3.
-
Non Vi sia discaro, A. R. l' accettarne la tenue offerta
sotto gli auspici fortunati del Vostro Nome. Il dono sì è
picciolo, se colla Vostra grandezza si livelli; ma egli è
in se grande, poichè in esso Vi si offre quel prezioso
deposito, che per debito di natura esser ci dee carissimo.
Non rimirate in esso, che un pegno dell'amor sincero, e
dell'alta stima, che vi professiamo. La Nazione Ve ne
saprà grado . La Vostra gloria prenderà vieppiù incre
mento. Si tramanderà a posteri quest'illustre monumento -

della Vostra beneficenza, il quale insieme co' moltiplici


contrassegni dell'amore del Vostro Augustissimo Consorte
verso i Sardi rimarrà ne' fasti della Sardegna eternamente
registrato. E sarà per me un sacro dovere di perpetua
gratitudine, che appaleserò al mondo unitamente a quella
profonda venerazione, che mi costituisce

Di V. A. R.

Umilissimo Divotissimo Obbligatissimo Servitore


Vincenzo Raimondo Porru.
L' AUTORE A CHI LEGGE.
mas- -

Ce la patria favella sia un prezioso deposito, degno


d' esser guardato, e custodito con occhio parziale, e vi
gilante, non v' ha ragione a dubitarne. L'indefessa cura
delle colte Nazioni in ripulire sempre più, ed illustrare la
propria lingua è un'autentica prova dell'alta stima, in cui
ella è avuta presso loro, e che a lei è dovuta per dovere
di natura. Conobbero i Greci, ed i Romani questo debito,
e vi soddisfecero. V'hanno del pari soddisfatto i Tedeschi,
gl' Inglesi, i Francesi, gl' Italiani, gli Spagnuoli, i Da
nimarchesi; delle cui lingue scorrer veggiamo da un paese
all' altro le gramatiche: nel che hanno appalesato al mondo
quanto abbiano a caro l'idioma del patrio suolo, renden
dolo comunicabile anche agli altri popoli. Egli è certo,
che la nobiltà, e leggiadrìa delle lingue nazionali, diroz
zate oramai, e sgombre da quella barbarie, cui ne secoli
addietro miseramente soggiacquero, è ampliata sì, e por
tata tant' alto, che sembra toccar l'apice del più perfetto
lustro, e pulimento. - - -

Noi Sardi però sembriamo guardare con indifferenza, e


quasi con occhio spregevole quel linguaggio, che dal seno
materno traennmo col proprio sangue, e per cui ognuno
esser dee naturalmente appassionato. A questo udiam so
vente preferirsi gli stranj anche in quelle cose, che in
dispensabilmente richiedono esser trattate nel solo nazio
nale “. Qual vincolo avvince più, e congiugne tra loro
“ Eo sermone debemus uti, qui notus est nobis Cic. lib 1. de Offic.
/
i concittadini, e gl'individui d'una nazione, quanto la
lingua della medesima “I ? Que prischi Romani, che nell'
Isola nostra recarono la loro favella, sembra ci abbiano
insieme con essa istillato il loro strano genio d'abborrire
il patrio sermone “2 . I Greci per verità non aveano in
fastidio il natìo parlare, nè a leggere le opere degli stessi
Greci mostravansi disdegnosi “5.
Verrà forse opposto, che il nostro idioma penuriando
di voci sonanti, ed espressive, invano mette a torchio i
l'ingegno del più valenti Oratori a tessere un discorso, in
cui vogliasi, che il nerbo risalti, e l'eleganza, e lo
splendore pompeggi, e la grazia vivace, e quanto di bril
lante richiede l'arte del bel dire ? Ma ciò viene smentito
dall' evidenza medesima . Non manca al linguaggio de'
Sardi nè proprietà d' idiotismi, nè vivacità di frasi, nè
verecondia di traslati , e sostiene e gravità di stile, e nobil
dicitura, come più volte i nostri sagri Oratori lo han dato a
divedere sì fattamente, che hanno riscossa l'ammirazione,
e l'applauso comune. Ma dato pure, che il dialetto de'
Sardi scarseggiasse di voci, in cui vece non senza grazia o
intrecci sostituisconsi di eleganti perifrasi, o voci più si
gnificanti di altre lingue, qualora la necessità il richieda
di rendere più energica, e vivace un espressione; e che
perciò ? La patria i, non si dovrà mai arricchire di
quelle voci, di cui manca, e singolarmente delle univoche,
togliendole o dalle matrici lingue, o da qualunque altra,
affine alla Sarda ? Nè rimarrà priva sempre, e digiuna “4?
Non può se non una mente signoreggiata da pregiudizi
negare, che i pubblici Dicitori del nostro dialetto giudi
ziosamente fanno uso talora di stranie voci per vieppiù

“i Propior est eiusdem lingua, qua marime conjunguntur. Cic. ibid.


“2 In quibus hoc primum est, in quo admirer, cur in gravissimis rebus non
delectet eos patrius sermo. Idem de fin. boni, et mali.
*3 Ouod si Graeci leguntur a Graecis iisdem de rebus alia ratione compositis;
quid est, cur nostri a nostris non legantur ? Idem ibid. -

“4 Aridam, attue jejunam non alemus, atque vestiemus º Quint. lib. 12, c. s .
vestire, e sostentare la lingua della Nazione. Nè in questo
fanno altro, che seguir le orme delle più colte Nazioni,
le quali nulla mai ebbero più a cuore, che accrescere, e
ingentilire il natio parlare, col togliere quasi a vicenda
l'una dall'altra que vocaboli, dei quali scarseggiavano. A
chi non è noto, che i Romani da Greci, e questi talora
da Romani in prestito prendeano le parole “I : Il medesimo
sappiamo praticarsi tra i Tedeschi, e gli Inglesi, tra gl'
Italiani, e i Francesi, tra gli Spagnuoli, e gl' Indiani.
Or s'egli è vero, che siam più debitori alla patria, che
a coloro, i quali ci produssero a quest'aura vitale “2, e
che da ognuno tribuenda est opera Reipublicae , vel omnis
potius in ea cogitatio , et cura ponenda “5, por dobbiamo
ogni conato in dirozzare, ed accrescere la lingua della
Nazione, giacchè da questo a lei vantaggio, splendore, e
lustro ne ritorna. Si obbietterà per avventura, che l' a
plicazione a ripulire il proprio scemi lo studio del Tosco
idioma? Obbiezione capricciosa. Quanto non era intenta un
tempo Roma a promuovere la lingua Latina? nulladimeno
scuole pubbliche apriva di lingua Greca. Che studio non fa
oggi giorno l'Italia dell'Idioma Francese ? tuttavia niente
non adopera per abbellire vieppiù quello della Nazione.
Non potremo noi fare altrettanto? Audendum itaque ,
audendum “4.
Ecco pertanto un abbozzo di gramatica, che non senza
ribrezzo oso presentare al Pubblico, con cui spero destare
nel cuore degli altri Compatrioti di genio, e di applica
zione una nobile emulazione per portare la natìa favella
a maggior lustro, e miglioramento. Da questo quadro
ravviseranno i lettori, quanto giusti siano i reclami della
Nazion Sarda contro coloro, che lasciatisi portare dallo
* 1 Graecis utimur verbis, ubi mostra desunt, sicut illi a nobis nonnunquam
mutuantur. Idem l. 1. c. 9.
“2 Major ei profecto, quam parenti, debetur gratia. Cic, Fragm Reip. l. 1.
*3 Cic. de Divin. lib. 2. -

* 4 Quint.
Q l. 8. c. so3. º
spirito di prevenzione denigrarono colle loro stampe il lin
guaggio de Sardi, facendolo comparire barbaro, sprege
vole, abbietto, incolto “I . La Sardegna può gloriarsi
di avere un dialetto composto delle lingue più nobili, che
ripete fino dalla più rimota antichità. Ella ha avuto nel
suo seno l'Egizia, l'antica Jonica Greca, la Fenicia, la è
Greca primigenia, la Punica, e la Latina “2. Or come
può stimarsi barbaro un idioma, il cui dialetto altro non
è, che un intreccio d' idiotismi delle più celebri lingue
del mondo? Che se una nazionale lingua, dice il Madao,
è tanto più venerabile, e pregevole, quantoch'è più affine,
e analoga alle matrici lingue più celebri, quali singolaris
simi pregi bisogna che la Sarda racchiuda , . . . avendo,
come essº ha in effetto un dialetto sì antico, e nobile,
* 1 O dal non curarsi d' indagar le cose ne' lor veri rapporti, o dal deferir
troppo all'altrui fede si viene per necessità ad inciampar nell'errore de
testabile di copiare sconsigliatamente gli altrui pregiudizi . Fazio degli
Uberti, citato nel programma, nello screditar la Nazion Sarda avrà forse
calcate le orme di qualcheduno, come altri si studiò premer quelle di Luca
di Linda . Costui nella sua Opera intitolata : Le Descrizioni del Mondo,
tradotta in Italiano dal Marchese Majolino Bisaccioni, e stampata a Ve
nezia nel 1659. mette in derisione il linguaggio de Sardi. Indi il suo Os
servatore, che fece alcune aggiunte alla sua Opera, ne dà un'idea sì
ar
orrida, che tale appena può formarsi della lingua de Caffri.
2 Dopo la lingua Cipriotta, che Cettimo fondator de' Cipriotti introdusse
nell'Isola nostra, l' Egizia, fu la prima, che ci lasciò Forco primo Re di
Sardegna giusta Beroso, Varrone, e Servio; la quale venne poi continuata
per Medusa sua figlia, che gli succedette nel Regno. La seconda fu l'an
tica Jonica Greca introdottaci da' Vetuliesi, richiamati da Forco a popo
larne la terra, secondo hanno scritto Fara, Beroso, e Strabone. La terza
fu la Fenicia, che ci diede Ercole il Libico nell'anno 232 1. secondo To
lomeo, Strabone, e Pausanià. La quarta fu la Greca primigenia portataci
da Negozianti Greci nell'anno 2374. i quali stabilirono quasi per tutta
l'Isola le loro numerose colonie, come scrive Pausania. Dopo la Greca
ci fu recata la Punica da Cartaginesi nell' anno 5453. e dappertutto la pro
pagarono per lo spazio d'anni 272. Dopo la Punica l'ultima fu la Latina,
introdotta da Romani, che ne scacciarono i Cartaginesi, e s'impadronirono
della Sardegna nell'anno 37 o4. sotto la scorta di Lucio Cornelio Scipione,
primo Conquistatore di questa Capitale sul fine della prima guerra Punica,
come racconta Silio : lib. 6. v. 671. *
Scipio Ductoris celebrabat funera Poeni
sardo a victor terra e c.
* Vedi l'eruditissimo Abate Madao, Ripulim. della Ling. Sard. Osserv. 2.
come quello , che risulta in parte dal più puro Greco , e
in parte dal più elegante Latino “1.
Ma non è già l' unico scopo di quest'Opera il sottrarci
ad un accusa sì ingiusta, che a perpetuarsi è disposta
co secoli avvenire, mentre il primiero oggetto ne sono il
comodo, il vantaggio, e l'utilità della Repubblica; cui
certamente non può "servigio migliore, che quello
di ammaestrare, e d' istruire la gioventù “2. E noto a
tutta la Nazion Sarda, che i nostri giovani studiosi già
da rimotissimi tempi gemono sotto il giogo di fati "
ca, costretti ad apparare un idioma ignoto (il Latino )
sulle tracce d' un altro non meno sconosciuto, qual fu
un tempo lo Spagnuolo, ed al presente l'Italiano “5.
Quindi per agevolare in qualche modo a Sardi i"
netti lo studio della Toscana favella, nobile per la sua
maestà, delicatezza, e leggiadria, la quale i Sardi a fausta
sorte si recano il possedere, e promuovere , mezzo op
portuno abbiam creduto, e conducente al desiato fine il
tessere del patrio idioma la tela gramaticale, corredata
d'abbondanti istruzioni sulla Sintassi, Ortologia, e Orto
grafia della lingua Toscana: dal che speriamo ridondare
un non mediocre giovamento alla scolaresca i"
Comprendendo i Candidati mediante la scorta della lingua
nazionale il piano della Toscana Sintassi, la natura de'
verbi, e la loro svariata reggenza, non v' ha dubbio, che
* 1 Ripulim. della Ling. Sard. Osserv. 3.
*2 Quod enim munus Reip. afferre maius, meliusº e possumus, quam si doce
mus , atque erudimus juventutem º Cic. de Divin. lib. 2.
“3 Confesso ingenuamente, che per lo spazio di circa tre lustri, che ho avuto
l' onore d'esercire nelle " Regie Scuole di questa Capitale il Ma
gistero di lingua Italiana, e Latina, ravvisai sempre la gran difficoltà, che
gli Scolari nel corso degli studi gramaticali provavano in apprendere esse
due ignote lingue; nello studio delle quali insumono quasi un decennio,
(eccetto quegli d'ingegno felice) e questo trascorso, possiam dire di essi,
che abbiano appena salutata da primi limitari la cognizione di amendue.
Che se avessero il sussidio della gramatica, e del dizionario Sardo-italiano,
perverrebbero fuor di dubbio all'intelligenza di esse lingue e con minor fa
tica, e col risparmio di pºtecchi anni da consagrarsi allo studio di più alte
scienze, e che sono di maggior giovamento alla Repubblica.
o
-
colla maggior rapidità non siano per giugnere all'intel
ligenza della Latina, attesa la grande analogia, e la re
ciproca somiglianza, anzi strettissima affinità, che tra
l'una, e l'altra si ravvisa “1 .
Nel formare poi del Sardo idioma i precetti gramaticali,
non di tutti i dialetti dell'Isola trattar mi assumo, ma
del solo Meridionale “2 . So, che un Gramatico nel dare
precetti di parlare, e di scrivere un idioma nazionale non
ancora assoggettato a regole gramaticali, d'uopo è , che
parta da due principi, dall' Origine di esso, e dall'Uso
costante. Egli non può negarsi, che, da quando i Romani
“1 La lunga sperienza mi ha fatto conoscere, che lo spropositar frequente degli
Scolari nella lingua Latina dipende maggiormente dal non possedersi la Sin
tassi Italiana, poichè osservai, che tanto erano loro feriali gli errori di questa,
quanto della Sintassi Latina. Perciò non dovrebbe ammettersi alcuno alle
Classi del Latino, prima che desse saggio d'una mediocre capacità sulla
Sintassi Italiana, che potrebbe facilmente acquistarsi in privato col sussidio
della gramatica Sarda. Ma per mio avviso sarebbe meglio, che in tutte le
Classi di Lingua Latina in vece di dettarsi prosa Italiana da vertersi in La
tina, si dettassero squarci di scelta, ed elegante prosa Sarda da ridursi allo
stesso tempo in Italiano, e Latino . Scortati i Giovanetti dalla lingua natia
apprenderebbero più agevolmente l'Italiana, e la Latina; e la lingua della
Nazione, acquisterebbe insensibilmente dall' impegno, ed emulazione de'
Precettori maggior nettezza, lustro, e accrescimento. Che è Sarà forse men
decoroso alle pubbliche Scuole il fare uso dell' idioma patrio per un oggetto
cotanto conducente al vantaggio degli Scolari ? Gran pregiudizio ! Quale
delle civilizzate Nazioni sdegna servirsi nelle pubbliche Scuole della lingua na
zionale come guida, e scorta ad apprendere il Latino ? I Tedeschi, i Fran
cesi, gl' Inglesi, gl'ltaliani, gli Spagnuoli cominciano forse lo studio del
Latino da primi rudimenti d' altro linguaggio straniero, e sconosciuto,
oppur dal nazionale? -

Inoltre si ha da riflettere, che non tutti intervengono alle Scuole pubbli


che per la cognizione del Latino. Onde costoro, e tant'altri, che, dopo
essersi cimentati per apprendere il Latino, non vi riescono, avrebbero al
meno la consolazione di partirsi dalle Scuole inferiori con un pingue peculio
di buon Toscano, atti conseguentemente fin da limitari di esse Scuole al
coprimento di quegl' impieghi, cui nulla rileva la cognizione del Latino -
2
Quattro sono i dialetti, che usa la Sardegna, come un tempo la Grecia; due
onninamente stranj, e due primigenj . Il primo stranio è ristretto alla sola
Città d'Algheri, e altro non è, che un pretto Catalano, introdottovi dalla
Colonia de Catalani sotto i Re d'Aragona. L'altro è quello, che trattasi a
Sassari, a Castel Sardo, a Tempio, ed in poche terre della Gallura, e non
è, che un Toscano corrotto. I due primigeni sono il Settentrionale dette
Logodorese, ed il Meridionale, ossia Cagliaritano.
ci recarono la maestà della loro lingua, questa si propagò
talmente per tutto il Regno, che spense in gran parte le
altre, di cui, eccetto la Greca, appena può ravvisarsene
alcun vestigio. Della prisca colta Romana adottato ne fu
quasi universalmente l'alfabeto, e ritenuta la medesima
figura, il numero, il suono, e l'energia; poichè sino a
questi nostri tempi presso i Sardi e soffia l' F in Fusu ,
e mugghia l'M in Mundu , e ringhia l'R in Rocca, e
sibila l' S in Sonu , e zirla la Z in Ziu . Questa lingua
nobilissima non solo si mantenne senza interruzione oltre
sette secoli nella sua originale semplicità ” , ma gettò sì
profonde le sue radici, che a dispetto delle rivolte del
tempo, che tutto guasta, e consuma, e ad onta delle di
verse vicende, cui da venti secoli in quà l'Isola nostra
soggiacque, ne paesi centrali del Regno, scorgonsi di lei
vive finora le sembianze. º, -

Ma siccome nel volger de tempi, e da che l'influsso


del Romano Governo si scemò nell'Isola nostra, fu essa
soggetta a varie, e ben diverse estere Potenze, che la
signoreggiarono anche in que tempi, in cui i fasti della
Sardegna vantano una serie non interrotta di Giudici, o
Regoli nazionali; non ha potuto quella lingua serbarsi
nella prisca sua semplicità . La Capitale fu la prima a
ricever nuove voci, ed a piegarsi a determinate inflessio
ni, e modulazioni nella pronunzia. Alle nuove foggie
adottate nella Capitale proccurarono di uniformarsi le po
polazioni i",e questo nuovo impulso partito dal
centro del Governo andò propagandosi sempre più oltre,
ma con quella maggiore, o minore rapidità, cui dar po
tea luogo il maggiore, o minore interno commercio.
Quindi è , che ne paesi centrali dell'Isola, ove appena i
vir Cioè dall'anno 259. prima della venuta di Cristo, in cui la Sardegna fu tolta
da Romani a Cartaginesi secondo il computo del Treinshem, del Rollin, e
del Petavio sino alla morte dell' Imperadore Valentiniano III, che avvenne
l'anno 455. dell' umana Redenzione, nella qual epoca l' Isola fu tolta da'
Vandali sotto il Re Genserico alla Potenza Romana. Ved. il Madao all'Op. cit.
viaggiatori penetrano, se 'l bisogno, o la curiosità non ve
li spinge, serbansi tuttora intatte le prische voci, e l'an
tica vibrazione della pronunzia pretta Latina, ed a misura,
che da lì si viene verso il Capo Meridionale, si scorge una
maggior dolcezza, ed armonia nella pronunzia.
Or siccome l'influsso di quattro secoli in circa della
dominazione Aragonese, e Castigliana ha portate nel no
stro dialetto tante riforme sul gusto Spagnuolo; così ne ha
recate altrettanto, ed ora a noi più importanti il felicis
simo dominio dell' attual Casa Regnante, sotto la quale è
divenuta la lingua Italiana quella, in cui parla la Legge,
in cui favellano i Magistrati “I , e quella, che insegnasi
nelle pubbliche Scuole “2.
Mentre però noi rispetteremo sempre le antiche voci, e
pronunzia del dialetto Logodorese, giacchè Vetera majestas
quaedam, et religio commendat “5, e poichè in quel Capo
ancora un impegno si scorge di studiare il Cagliaritano,
ed un pregio di favellarlo, come lingua ( se ora così ci
fia lecito spiegarci ) dominante, abbiamo stimato più op
portuno il tessere di questo dialetto la gramatica, e nel
tracciare di esso le regole Ortografiche abbiam creduto pre
gio dell' Opera l' attenerci in tutto e per tutto alle regole
dell' Italiano, confe lingua delle Scuole, della Legge, de'
Magistrati, della Milizia, del Commercio, e singolarmente
di quella Nazione, cui per posizione geografica noi ap
partenghiamo. -

Or qualunque sia l'incontro, che quest' Operetta possa


avere presso i veggenti, e veri Savi, io sarò contento
d' avere non meno dimostrato a Sardi i pregi della patria
favella, e quanta stima le si debba da' Nazionali, che age
volato alla studiosa gioventù lo studio della lingua Toscana,
che sono lo scopo di questa mia qualunque fatica.
* 1 Regio Editto 6. Giugno 177o. S. 26. - -

“2 Piano Regio per le Scuole inferiori del 176c. Carta Reale a Luglio 1764.
per la Regia Università.
“3 Quint. lib. 1. c. 9.
T A V O L A

Delle Abbreviature, e degli Autori citati in quest' Opera.

Alam. Varj poemi, ed epigrammi Toscani Gigli, Regole per la Lingua Toscana .
di Luigi Alamanni. Lastr. Lastri, uno degli Accademici Geor
Alb. Alberti, dizionario italiano-francese. gofili: Corso d'Agricoltura, Opera di
Amm. ant. Ammaestramento degli Antichi visa in 5. tomi, stampata in Firenze -
di fra Bartolommeo da San Concordio, Lat. Latino.
Pisano, dell' Ordine de' Predicatori , Lucid. Trin. I Lucidi , e la Trinuzia,
Opera stampata in Firenze . commedie in prosa di Agnolo Firenzuo
Bocc. Giovanni Boccaccio, varie opere : la , stampate da Giunti di Firenze.
proem. proemio : introd. introduzione: Malm. Malmantile racquistato, poema di
canz. canzone: g. giornata: n. novella, Lorenzo Lippi.
cioè l'Opera di cento novelle Fiamm. la Mann. Domenico Maria Manni, Accade
Fiammetta divisa in libri 7. Filoc. il Fi mico Fiorentino; Lezioni di Lingua Tosc.
locolo diviso parimenti in 7. libri. Marc. Adr. Marcello Adriani : Volgariz
Brun. Brunetto Latini, Maestro di Dante. zamento della prima, e terza Deca di
Buomm. Buommattei ne' suoi trattati, ed Tito Livio. -

avvertimenti gramaticali. Mintur. Minturno nella sua Poetica Toscan.


Burch. Burchiello: Poeta Fiorentino. Nov. ant. Il Novellino, cioè Cento no
Ces. Giulio Cesare. velle antiche, stampate a Firenze.
Cett. L'Abate Cetti: Storia de'Quadrupe Oraz. Orazio.
di, de' Pesci, e del Volatili di Sardegna. Ovid. Ovidio.
Cic. Marco Tullio Cicerone. Passav. Fra Jacopo Passavanti dell'Ordine
Coll. Volgarizzamento della Collazione de' de' Predicatori : Specchio di vera peni
Santi Padri. - -
tenza, Opera stampata a Firenze .
Corn. Cornelio Nipote. Petr. Francesco Petrarca nato in Arezzo,
Corn. Schrev. Cornelio Schrevelio, nel suo e chiamato Fiorentino , perchè di là
Lessico, ossia Dizionario greco-latino. traeva l'origine paterna : nel suo Can
Cortic. Corticelli: Regole, ed Osserva zoniere stampato a Firenze.
zioni della Lingua Toscana. Plaut. Plauto .
Cresc. Volgarizzamento del Trattato dell' Porr. Porretti; Gramatica di Lingua Iatin.
Agricoltura di Pietro de Crescenzi, Bo Quint. Quintiliano.
lognese. - Rober. Roberti ; Opere dell'Abate Giam
Crusc. Dizionari della Crusca. battista Co. Roberti, tom. 1 1.
Curz. Curzio Q. Rufo. Salº. Salviati, Accademico detto l'Infa
-

Dant. Inf. Purg. Parad. Dante Alighieri: rinato : La Spina, Commedia in prosa.
Commedia divisa in tre parti, Inferno, Sal. Salustio, Storico - ,
Purgatorio, Paradiso. Sen. Pist. Volgarizzamento delle Pistole
Facc. Facciolati: Avvertimenti gramaticali. di Seneca, Opera stampata a Firenze.
Fier. Comm. La Fiera Commedia di Mi Sor. Soresi; Rudimenti della Lingua Ital.
chelagnolo Buonarotti, l'Accademico Spadaf Spadafora : Prosodia Italiana.
detto l' Impastato.
Firenz. Asin. Traduzione dell'Asino d'oro
" Spagnuolo.
arg. Targioni Tozzetti, Professore di
di Apulejo, Opera di Agnolo Firenzuola. Botanica: Lezioni di Agricoltura, Opera
Fr. Francese . divisa in 6. tomi, stampata a Firenze,
Fr. Gior. Prediche di fra Giordano da Ri er. Terenzio.
valto dell' Ordine de'Predicatori, stam Tib. Tibullo.
pate a Firenze, 1759. Tit. Liv. Tito Livio .
Franc. Sacch. Trecento novelle di Franco Vill. Storia di Giovanni Villani.
Sacchetti, ed altre opere colla data di Fir. Virg. Virgilio.
º
º,
S A G G l O -

D I G RA M A T I c A
SUL DIALETTO SARDO MERIDIONALE

IN TR O D U Z I O N E

Ganaia voce greca dal nome Tpaupua regole gramaticali, e perciò vien chia
Gramma, littera, altro non è, che l'arte mata anche regolare. La Figurata è quel
di scrivere correttamente, e di esprimere la, che si diparte dall' ordine naturale,
il discorso secondo l'innato gusto d'un e dalle comuni regole di gramatica, ond'
linguaggio. Ella dividesi ie in è detta ancora irregolare. -

tre parti, in Sintassi, Ortologia, e Or L' Ortologia, ossia retto parlare , dal
tografia.
greco opto orthos, rectus, e da Nobos
La Sintassi voce greca, che vale Costru logos, sermo, è quella, che accenna il
zione, dal verbo avraao º syntasso, com modo di ben pronunziare un idioma .
posto dall'avverbio avr syn, simul, e da L'Ortografia, o sia retta scrittura, da
rara o tasso, ordino, cioè simul ordino, ofºos , e da padrº grapho, scribo, è quel
una constituo, è quella, ch'esprime la la , che dà i precetti dello scriver corretto.
convenienza, il concatenamento, e la Nella prima parte tratteremo della Sin
reggenza delle parti dell'orazione. Que tassi, nella seconda dell' Ortologia, nella
sta si divide in Semplice, e Figurata. La terza finalmente dell'Ortografia.
Semplice segue l' ordine naturale, e le

P A R T E P R I MI A
D E L L A S I N T A S S I
sº,

C A P O I. se
D E L L' A L F A B E T o .
-

L alfabeto del nostro dialetto è composto Due sono presso di noi le consonanti
di ventitrè lettere, cinque vocali, a e io u, subiuntive, la s, e 'l t . Fuori di queste
e diciotto consonanti, b c d f g h j l m noi non abbiamo alcun vocabolo patrio,
n p q r s tv x z. Delle vocali alcune si che finisca in altra consonante, eccettuati
pronunziano or aperte, or chiuse. Le con alcuni monosillabi, come cum, in , non ec,
sonanti si dividono primieramente in pre Dissi vocabolo patrio, poichè abbiamo
positive, e subiuntive. Le prepositive son molte voci ascitizie uscite in altre con
quelle , che cominciano dizione ; le su sonanti, così v. g. Amen, David, La
biuntive quelle, che finiscono dizione. mèd, Madrid, Mioni, Norwich ec:
l
a D E L L A S 1 N T A s s I

Le consonanti altre sono mute, altre tro sono declinabili, le altre indeclinabili.
mutabili nel suono. Qui per muta in Come andremo esponendo le riferite par
tendo lettera finale, che si distrugge af ti, soggiugneremo immediatamente la Sin
fatto nel parlare. Di questa fatta è il tassi, che riguarda ciascuna di esse in
nostro tfinale puro, il quale nell'incon particolare.
tro d'altra consonante non si pronunzia.
Per lettere mutabili nel suono intendo DEL NoME, E svA DI VIsIoNe .
quelle consonanti, che nel favellare per
dono il natìo suono, ed altre sembrano Il nome, parte essenziale del discorso,
sostituirsi in loro vece, e cinque sono di è quello, che serve a nominare qualche
questa sorta, c f p q t. Le altre poi, cosa, che significa sostanza, o qualità.
benchè sieno soggette a qualche variazio La sua principal divisione è in sustanti
ne, perchè or si pronunziano con suono vo, e addiettivo .
rotondo, ora schiacciato, or duro, e ga Il nome sustantivo è quello, che signi
gliardo, or molle, e rimesso, pure non fica sostanza, onde da se solo sussiste nell'
mai perdono del tutto l'ingenito suono. orazione, come celu, terra. Questo si di
Tutto apparirà chiaramente dalle regole parte in proprio, ed appellativo. -

di pronunzia, che daremo nella seconda Il nome sustantivo proprio è quello, che
arte, esponendo gli accidenti di ciasche determinatamente accenna l'essenza d'una
i lettera dell'alfabeto. cosa, come Fabiu, Roma ec.
Il sustantivo appellativo è quello, che
C A P O I I. assegna l'essere comune, come femina ,
omini, regnu ec.
D E' D 1 T T o N G H 1. Il nome addiettivo è quello, che qua
lifica la cosa, e da se solo non può stare
L. lingua Sarda rigetta generalmente i nel discorso senza del sustantivo, come
dittonghi ae, oe in fine delle dizioni, per bonu, malu ec. Questo si divide in più
esser queste inflessibili. Ammette poi al specie, come vedremo al suo luogo.
tri dittonghi, come l' Italiana, e questi
sono di due specie, distesi, e raccolti. C A P O I V.
I dittonghi distesi, sono quelli , che
lasciano sentire il suono di amendue vo DELLE cose, che DE B BoNs1 coNSIDERARE
cali , di modochè non sembrano quasi v NE' NoM1 .
dittonghi; tali sono i dittonghi au, eu
v. g. in aurèola, auriculari, aurora, Sei cose principalmente hanno a consi
Eugenia, feudu . . derarsi ne' nomi: l'articolo, il segnacaso,
Gli altri diconsi raccolti, perchè la pri il caso, il numero, il genere, e la de
ma delle due vocali si pronunzia sì sdruc clinazione. Di quest'ultima parleremo al
ciola, che perde ai del suono. Tali capitolo seguente. -

sono i dittonghi ia, e, iu, come v. g. in DELL' ARTIcolo.


ciarla, boccia, giogu , cocciu , Giugi,
ove la vocale i si pronunzia come nella Due sono gli articoli, che servono a di
voce italiana Giudice. stinguere i casi del numero del meno, su
per lo genere maschile, e sa per lo fem
C A P O I I I. minile; ed al numero del più abbiamo il
solo articolo is, che serve ad ambi gene
toELLE PARTI DEL DISCORSO . ri . Non v'è alcun divario tra gli articoli
del secondo, e sesto caso di i numeri,
Ouo sono le parti del discorso: il nome, oichè cogli articoli de su, de sa segniamo
il pronome, il verbo, il participio, l'av il genitivo, e ablativo del meno, coll'ar
verbio, la preposizione, la congiunzione, ticolo de is notiamo invariabilmente il ge
e l'interiezione. Delle quali le prime quat nitivo, e l'ablativo del più .
P A R T E P R I M A 3

A R T I C o L o
Co pronomi poi di prima, e seconda
Mascolino . Femminino. persona rigettano l'articolo al primo caso,
e al quarto in sua vece pigliano il segna
Singolare. caso all' usanza Spagnuola, come : Cras
Nom. su “1 , il , lo , a , la, partit birdiu miu , sorgu tuu, netta no
Gen. de su, del , dello, de sa , della , sta, e figlio.ru de basaturus, dimani parte
Dat. a su, al, allo, a sa , alla, il mio patrigno, il tuo suocero, la no
Acc. su, il, lo, - sa, la, stra nipote, e il vostro figlioccio: hapu
Abl. de su, dal , dallo, de sa , dalla , bistu a ziu miu , a mamma tua, a me
Di entrambi generi. bodi nostu, a fradilis de bosaturus, ho
veduto il mio zio, la tua madre, il no
- Plurale. stro nipote, i vostri cugini.
Nom. is, i , li , gli , le . Co nomi propri notiamo parimente col
Gen. de is , de', degli , delle . segnacaso l'accusativo, come : Giuliu Ce
Dat. a is, a', agli, alle. sari assaltat a Roma, e bincit a Pom
Acc. is, i , li , gli , le . peu, Giulio Cesare invade Roma, e vince
Abl. de is , da', dagli , dalle. Pompeo : Scipioni Emilianu hiat destruìu
d. ini" e a Cartagini, Scipione
OSSERVAZIONE Emiliano distrusse Numanzia, e Cartagine.
Diamo pur l'articolo a verbi, e agli av
Sull' uso dell' articolo . verbj: su nai, su sciri, il dire, il sapere:
su can du , su poìta, il quando, il per
L'uffizio dell'articolo è determinare la chè ec. Il che è comune a tutte le lin
cosa, che s'accenna, poichè altro è dire: gue, che hanno articolo.
dilapidar beni, altro dilapidare i beni, e
altro dilapidar de' beni . Il primo signi ISTRUZIONE PER GLI srvd Iosr
fica una quantità di beni indeterminata; GIO VANETTI -

il secondo una quantità determinata ; il


terzo dilapidarne alcuna quantità . Tre sono gli articoli de' Toscani, il .
L'uso del nostro articolo, come anche lo , la . Ei adoperano il primo con tutti
del segnacaso sente del gusto Italiano, e i nomi mascolini di i" declina
dello Spagnuolo. Diciamo noi pure, amai zione, che cominciano da consonante,
sa virtudi, amar la virtù, ddiài su viziu, semplice sia, o doppia, purchè non sia
odiare il vizio. I nomi di parentela co' s impura, onde scrivono: il tempio, il
pronomi possessivi di terza persona in pri prefetto, il travaglio. Il secondo con tutti
mo, e quarto caso vogliono l'articolo, i nomi mascolini, che cominciano da vo
come su babbu suu, su jaju insoru, il cale, o da simpura, da z, e dopo la
suo padre, il loro avolo: conosciu su fillu particella per, v. g. l'animo, l'oste, lo
de Berta, ma no conosciu sa nura, co strepito, lo stuolo, lo zelo, per lo pec
nosco il figlio di Berta, ma non conosco cato, per lo quale, e non mai per il pec
la nuora. cato, per il quale “2 . Il terzo con tutti
* 1 Sebbene il Sardo articolo non sia uso da' Latini, pure è latino . Egli è l' an
tico pronome latino sus, sa, som, sos, sas, sa, ora già antiquato, uso però
a tempi d' Ennio, di Lucilio, e di Plauto in luogo di is, ea, id, eos, eas, ea.
Eccone una prova in quel verso d' Ennio citato da Pompeo Festo . At tu, non
ut sum, summam servare decet rem . Fest. de verb. sign, pag. 455. Sam in vece
di eam : Nec quisquam Philosophiam in somnis vidit unquam , priusquam sam
discere coepit. Ibid. sos per eos : Dum censent terrere minis, hortanturve sos.
Ibid. lib. 7. Sas finalmente per eas: Virgines nam sibi quisque Romanas habet sas.
Ibid. lib. 1. pag. 425. I Logo doresi usano parimenti sos, sas al numero del più .
ºa V. il Cortic.
4 p E L L A s 1 N r A s s 1

i mormi femminili, la donna, la dote, lingua il primo coi pronomi colui, co


l'anima . Quando i sustantivi son di di lei, costui, costei, coloro, costoro, pur
verso genere, è d'uopo ripeter l'articolo, chè questi abbiano innanzi l'articolo, op
p. e. la gloria, e l'onor tuo; può soppri pur qualche preposizione, e ancora dopo
mersi, se sieno dello stesso gen. p. e la il nome, da cui dipendono, come appare
rudenza, e accortezza vostra . (Sor. lez. da seguenti esempi: per lo colui consi
7. ) Delli , alli, dalli, li son da usarsi glio * 1 ... al colei grido “2 . . . nella co
poco. (ld lez. 9. ) stui ebbrezza “3... per gli coloro beni “4 ..:
DEL SEGNA CASO , OSSIA VICEcAso. per lo costoro amore “5 ... Similmente co'
pronomi loro, altrui, cui, sieno innan
Due sono i nostri vicecasi, de , che serve zi, e dopo il nome, così v. g. per la loro
al secondo, e sesto caso, ed a , con cui industria : senza il soccorso loro , per le
segnasi il terzo, e talora il quarto di ambi case altrui, o per l' altrui case : Tullio,
numeri. Esemp. Est opinioni de medas, la cui facondia ec. Dicono ancora: in casa
è opinione di molti: arrìciu litteras de costui: in casa questi usuraj : la Diomer
Roma, de varius amigus, ricevo lettere cè : la Dio grazia ec. Ma se il nome Dio
da Roma, da vari amici . si pospone, esige il segnacaso: la mercè
Esempi del secondo vicecaso: a nisciuna di Dio, la grazia di Dio .
lei suggettu , a niuna legge soggetto : si Inoltre sopprimono i Toscani il segna
dongat a Cesari su ch'est de Cesari, a caso a co pronomi lui, lei, loro, cui,
Deus su ch'est de Deus, si dia a Cesare purchè dipendano da verbo: per dar lui
ciò, che spetta a Cesare, a Dio ciò, che esperienza “6... ond'io risposi lei “7 ...
spetta a Dio. Col medesimo segnasi l'ac nè era ancor lei paruto “8 . . . voi, cui
cusativo ne nomi propri, nel nome Deus, fortuna ha posto in mano “9 . . .
in molti pronomi sì sustantivi, che ad Il segnacaso da non si ommette mai da'
diettivi, e ne nomi di parentela, serbate Toscani, e se talora si lascia, vien sem
le regole, che abbiamo date parlando dell' pre sostituita qualche particella, che possa
articolo; così v. g. amu a Deus, a mei, adattarsi all'ablativo: gli fece pigliare a
a tui, a issu, a Tiziu , a dognunu, a tre suoi servidori, cioè da tre “i o pas
tótus, amo Dio, me, te, lui, Tizio, ognu sato di quella lancia cadde . . . cioè da
mo, tutti : A chini circas º chi cerchi ? ec. quella lancia “i i . -

Nota .
D E L C A S o.

Nel discorso famigliare s'ode spesso can


giata in i l' e del segnacaso de soprattutto I casi sono sei, nominativo, genitivo,
colle voci, che cominciano da e , come dativo, accusativo, vocativo, e ablativo,
V. g.
unu niu di
"ſi
espis,
di erba, un fascio d'erba; che i Toscani chiamano primo, secondo,
un vespaio ; is versus terzo, quarto, quinto, e sesto caso. Di
di Enniu, i versi di Ennio. Il che può questi il primo, e 'l quinto da Gramatici
ritenersi nello scrivere, se pur non si vo son chiamati retti, gli altri quattro ob
glia apostrofare il segnacaso, come per bliqui.
esemp. pleni d'erroris, pringipiu d'esor DE L N v M E R o.
diu, d'estremu dolori ec.
- 1srRUzioNE PE' GIovANETTI . I numeri sono due, singolare, e plura
le , detti da Toscani numero del meno,
Tre sono i vicecasi de' Toscani, di , a, e del più . I Greci oltre a questi due hanno
da . Ei spesso tralasciano per proprietà di ancora il numero duale. Differisce un nu
*, Bocc. g. 2. *2 Fiamm. l. 5. “3 Bocc. g. 7. * 4 Fiamm. l. 4. *5 Bocc. g. 4.
*6 Dant. Infer. cant. 28. *7 Id. Purg. *8 Bocc. g. 7. *9 Petr. canz. 26.
* 1o Bocc. g. a. * 1 Id. g. 4.
r A a T E pº r I M A 5

mero dall' altro in ciò , che i nomi no e cantu , grandu , mancu , mesu, pogu ,
strali di qualunque declinazione hanno al tanti, o tanta , totu , e tröppu della ter
numero del meno la desinenza in vocale, za: medas donus, medas cosas, molti do
e al numero del più in consonante, non ni, molte cose; grandu gittadi, gran cit
consistendo in altro la formazione del plu tà; nesu dì, mesu notti, mezzodì, mezza
rale, che in aggiugnere la lettera sal nome notte; pagus feminas, mancu ciaria, po
singolare, come feminas da femina, omi che donne, meno ciancia ; troppu rigori,
nis da omini, studius da studiu, ec. Tranne troppu severidadi, troppo rigore, troppa
SeVerlta e C.
frius, cºrpus, mellus, paris, pegus, pet -

“tus, peus, prus, e tempus, che hanno


l's anche af numero del meno. IsrRvz1oNE PE' G1ora verrr.

D E L G E N E R E . I Toscani hanno alcuni sustantivi di dop


pio genere, tai sono, aere, arbore, fine,
Due sono i generi, maschile uno, come fonte, fune, Genesi. Oste per esercito è
omini, valori, ec. l'altro femminile, come di genere comune: carcere com. margine
femina, luna, ec. Da questi poi deriva il er estremità com per cicatrice è sempre
genere comune, come su cani, sa cani, li V. il Corticelli.
su meri, sa meri, su gattu, sa gattu ec. Ecclissi, metodo, periodo , sinodo ,
Indi il genere promiscuo, il quale occorre benchè presso i Latini sieno femminili,
ne' nomi epiceni, che sotto una sola voce presso i Toscani son maschili. Pianeta per
comprendono ambedue spezie, come aqui istella errante è maschile; per quella veste
la , camelu, elefanti ec. Finalmente ne sacra da noi detta casuglia, è femm.
deriva il genere neutro, non perchè ab I nomi degli alberi, tolti elee, filirèa,
biamo alcuna voce apposta per " neutro, quercia, e qualche altro, sono maschili,
come hoc studium presso i Latini , ma come il ciliegio, il corbezzolo, il giug
perchè certe voci non possono pigliarsi , giolo, il mandorlo, il melo, il noce, il
che neutralmente , e corrispondono per pero, il pesco, il susìno ec. I nomi però
necessità al neutro degl'Italiani, e de'La de' frutti arborei, tratti cedro, fico, li
tini, così v. g. sighi su chi est bonu , e mone, e alcun altro sono femminili, come
onestu, segui ciò, ch'è buono, e onesto. la ciliegia, la corbezzola, la giuggiola,
I Latini direbbero: sequere quod bonum, la mandorla, la mela, la noce, la pera,
et honestum est. Sono parimente di ge la pesca, la susìna.
nere neutro gl'infiniti del verbi, e la parte Le lettere dell'alfabeto presso i Toscani
dell'orazione, come v. g. âturu est fai son di diverso genere: a
e colle conso
rapina de giovanas, aturii cumbattiri cun nanti ad esse appoggiate, cioè fb l m n
valorosus, altro è rapir donzelle , altro r s sono di gen. femm. Son di gen. masc.
combattere con prodi, aliud est virgines le vocali in o, u colle loro consonanti c
rapere, aliud pugnare cum viris *. Re d gp q t, compresa la tettera k . La let
putu opportuni, chi si castighinti cud tera z è femm. presso il Corticelli, e presso
dus, chi turbanta sa pubblica tranquilli il Gigli è maschile .
dadi, reputo opportuno, che si puniscano
quelli, che " pubblica tranquil C A P O V.
lità. l Latini direbbero: necessarium ".
Nota . DELLA DECLINAzioNE DE' NoMI.
Oltre gli addiettivi della seconda evvi
qualche addiettivo delle altre declinazio E sena, tre le ordinarie desinenze de'
ni, che sotto una sola forma comprendono nostri nomi, in a i , u , perciò ridu
amen due generi, così meda della prima , ciamo a tre le loro declinazioni.
* Tit. Liv. - - - - - - - -
6 D E L L A 3 I N T A s 3 I

pr IMA DECLINAZIONE , Elima *3, l' alimo.


Friscina “4, la pettinella.
Questa declinazione comprende i nomi Laturra, il fignolo.
maschili, e femminili usciti in a. Lupia “5 , la natta.
Singolare. Pubusa “6, la bubbola.
Nom. su poeta, il poeta. A questa declinazione riduciamo i nomi
Gen. de su poeta, del poeta. greci uscenti in as, come Andreas, Bar
Dat. a su poeta, al poeta. nabas, Aeneas, Mathias ec. i quali ben
Acc. su poeta, il poeta. chè si usino anche coll's finale, pure per
Voc. o poeta, o poeta, lo più la tronchiamo, e diciamo Andria,
Abl. de su poeta, dal poeta. Barnaba, Enea, Mattia, Isaia, Luca
Plurale. ec. Que nomi greci poi, che finiscono
Nonn. is poetas, i poeti . in e, come Calliope, Circe, Ode, Pe
Gen. de is poetas, de poeti. nelope, ed altri simili, si ritengono colla
Dat. a is poetas, a poeti. stessa desinenza.
Acc. is poetas, i poeti. Nota .
Voc. o poetas, o poeti.
Abl. de is poetas, da poeti. Andria non si usa mai coll's; per l'op
Simili a questo si declinano i seguenti, posto Giù das non lº abbandona mai: Luca
ed altri di genere mascolino. è più usato senza l's; Mattias è più fre
Dilemma, il dilemma. quentato, che Mattia .
Diploma, il diploma.
Manorba, il manovale. sEcoN DA DECLINAZIONE .
Patriarca, il patriarca.
Poema , il poema . Questa declinazione comprende tutti i
Singolare. nomi maschili, e femminili finiti in i sì
Nom. sa femina, la donna. sustantivi, che addiettivi.
Gen. de sa femina, della donna Singolare.
Dat. a safemina, alla donna. Nom. su segnori, il " -

Acc. sa femina, la donna. Gen. de su segnori, del signore.


Voc. o femina, o donna. Dat. a su segnori, al signore -
Abl. de sa femina, dalla donna. Acc. su segnori, il signore.
Plurale. Voc. o segnori, o signore.
Nom. is feminas, le donne: Abl. de su segnori, dal signore -
Gen. de is feminas, delle donne. Plurale.
Dat. a is feminas, alle donne. Nom. is segnoris, i signori.
Acc. is feminas, le donne. Gen. de is segnoris, de signori.
Voc. o feminas, o donne. Dat. a is segnoris, a signori.
Abl. de is feminas, dalle donne. - Acc. is segnoris, i signori.
Simili a questo si declinano i seguenti, Voc. o segnoris, o signori .
ed altri di genere femminino. -
Abl. de is segnoris, da signori. -

Angºla, l'ugola. Simili a questo declinansi i seguenti,


Aragna “1 , il ragno. ed altri di genere maschile .
Argia, la tarantella. Arrelogeri “7 , l' orologiajo.
Carcìda , la secchia. Birderi “8, il vetrajo.
Cricca “2, il saliscendo. Carnazzeri “9 . il beccajo.
Cugurra, il bruco. Fusteri, il legnajolo.
Eda, la bietola. Giojeri, il ii e

*, Da arafia sp. *2 Da rpixos krikos, anulus ostii, apud Plaut. *3 Da alimus.


“4 Da Fùscina. *5 Da lupia sp. *6 Da upupa, oppur dalla stessa voce ital.
*7 Da relogero. *8 Da vidriero. “9 Da carnicero.
p A ra r e P R 1 M A 7

Lanterneri º 1 , il lanternajo. coles ec. Ognuno abbondi nel suo sea


Lottoneri “2 , l' ottonajo. timento .
Matalafferi *3 . il materassajo.
TERZA DECLINAZIONE -
Patiglieri, l'archibusiere.
Turneri “4, il tornitore, o torniajo.
Singolare. - Questa declinazione abbraccia i nomi
Nom. sa lei, la legge . maschili, e femminili terminati in u si
Gen. de sa lei, della legge. sustantivi, che addiettivi.
Dat. a sa lei, alla legge. Singolare.
Acc. sa lei, la legge. Nom. su donu, il dono.
Voc. o lei, o legge. Gen. de su donu, del dono.
Abl. de sa lei, dalla legge. Dat. a su donu, al dono.
Plurale . Acc. su donu, il dono.
Nom. is leis, le leggi Voc. o donu, o dono.
Gen. de is leis, " leggi. Abl. de su donu, dal dono.
Dat. a is leis, alle leggi. Plurale.
Acc, is leis, le leggi. Nom. is donus, i doni.
Voc. o leis, o leggi . Gen. de is donus, de doni.
Abl. de is leis, i" leggi. Dat. a is donus, a doni.
Simili a questo si declinano i seguenti, Acc. is donus, i doni.
ed altri di genere femminile - Voc. o donus, o doni.
Arti, l'arte Abl. de is donus. da doni.
Bori *5 , la voce. Simili a questo si declinano i seguenti,
Luxi “6, la luce . ed altri di genere mascolino,
Mardi “7, la matrice. Cadinu “ io, il cestone,
Mulleri “8, la moglie, la consorte. Crabistu “1 1 , la cavezza.
Seguri “9 , la scure. Giarrettu, lo zerro.
Di genere comune sono i seguenti. Gianchettu, i bianchetti.
Cani, il cane, e la cagna. Guetu “12, il razzo.
Martiri, il martire, e la martire, Ingirialettu, il tornaletto.
Meri, il padrone, e la padrona. Losingiu, il lucignolo.
Parenti, il consanguineo, e la consanguinea. Luchìtu * 13, lo zolfino.
Nota . Mugheddu “14, il muggine secco.
Sarràgu, il rantolo.
Mettiamo tra gli anomali que nomi gre Pistoncu, il buffetto.
ci, che si riducono alla terza de Latini, Zuculitu, il singhiozzo.
i quali benchè sieno riducibili a questa Singolare.
nostra declinazione, pure ridotti suonano Nom. sa domu , la casa.
male anche al nostro orecchio, così v. g. Gen. de sa domu , della casa,
Achilli, Demosteni, Temistocli. l' uso Dat. a sa domu , alla casa,
più comune, se mal non m'appongo, è Acc. sa domu , la casa,
pronunziarli all' Italiana, "i" De Voc. o domu , o casa.
mostene, Temistocle ; Diogene, Eneide, Abl. de sa domu., dalla casa.
Ercole, Ganimede, Iliade, Pallade, Pa Plurale.
ride ec. Ne pronunziamo alcuni anche alla Nom. is domus, le case.
Latina, come Aristotiles, Diogenes, Er Gen. de is domus, delle case,
“1.sier
Da fr.
lanternero. “2 Da laiton fr. piuttosto, che da alaton sp. *3 Da matelas
“4 Da tornero sp. *5 Da vox. *6 Da lux. “7 Da matrix. *8 Da
mulier. “9 Da securis * 1 o Da catinus. * 1 , Da capistrum . “12 Da coete sp.
* 13, Secondo il Madao da e vºrrns leukitis, albus, per la fiamma bianca, che
produce lo zolfo. * 14 Da mugil.
8 D E L L A S I N T A 5 5 I
Dat. a is domus, alle case. r

mila. Persona fa al singolare anche per


Acc. is domus, le case. soni, e al plur. personas, e personis.
Voc. o domus, o case. Tanti fa anche tantu, ma meno fre
Abl. de is domus, dalle case. quentato, e al plur. tantis, e tantus .
Simili a questo si declinano i seguenti iempus nel significato delle quattro tem
di genere femminino. Pora è di gen. femm. al plurale, come
-

Agu l'ago.
º -

Presso gl' Italiani, e passa alla prima de


-

Figu, il fico. clinazione, is quatturu temporas.


Manu, la mano. IsTRUzroNE PE' GIovANETTI .
Sinodu , il sinodo.
Abbondantissima è la lingua Toscana di
Eccezione. questa sorta di nomi, della cui notizia
Escono fuori di regola alcuni nomi finiti
non vorrei fosse priva la gioventù scola
in s al " e plurale, e sono, frius, resca; onde ho stimato opportuno porger
corpus, eus, pegus, pettus, e tempus, gliene alcuna cognizione, come in appresso.
C A P O V I. ETERO CLITI TOSCANI

De' NoMI INDECLINABILI . Di una desinenza al singolare,


e doppia al plurale .
IDue spezie abbiamo di nomi indeclina Anello, gli annelli, le anella.
bili, estranei, e mostrali. Gli estranei sono Braccio, i bracci , le braccia.
per esem. Abèl, Abram, Betlèn, David, Calcagno, i calcagni, le calcagna.
Gerusalèm, Paris ec. Nostrali sono i se Castello
Ciglio, i, cigli,
i castelli, le castella.
le ciglia. s .
uenti .
asamattonis , baciapile, graffiasanti. ci, , i coltelli, " coltella.
Limpiadentis, stuzzicadenti, Corno, i corni, le corna. -

Limpio rigas, stuzzicorecchi : Demonio, i demoni, le demonia.


Pappamusca, ragno moscajolo. Dito, i diti, le dita.
Stu da candelas, spegnitoſo. Filo, i fili, le fila.
Tallabussas, tagliaborse. Così pure fondamento , frutto, fuso,
Temperapinna, temperino. ginocchio , labbro , lenzuolo, membro,
Il nome pariga co nomi numerali è in muro, riso, sacco, vestimento, ed altri.
declinabile, perchè diciamo una pariga, Vi sono ancora alcuni addiettivi, che
un pajo : dua parìga , tre pariga, due hanno doppia uscita al plurale, come,
paja, tre paja ec. Ma co quantitativi di pratico, fa pratici, e pratichi; analogo,
ciamo, medas parìgas, molte paja, can analogi, e analoghi; mendico, mendici,
tus parigas, quante paja. .
e mendichi ; ed anche il sustantivo dia
logo fa dialogi, e dialoghi.
C A P o v I I.
E T E R OC L I T I
De' NoMI ETERocLITI .
Di una uscita al singolare , e
Eerodi son detti quei nomi, che nella triplice al plurale.
i loro declinazione non seguono le regole Gesto, i gesti, le geste, le gesta.
ordinarie degli altri. A ben pochi si ri- | Legno, i legni, le legne, le legna.
ducono gli eterocliti del nostro dialetto, Osso, gli ossi, le osse, le ossa,
tra i quali poniamo milli, persona, tan Vestigio, i vestigi, le vestigie, le vestigie,
ti, e tempus. Milli ha doppia desinenza Notisi, che legno fa al plurale legni,
al plurale ; v. g. dua milla, tre milla, quando significa la materia degli alberi :
deri milla, due, tre, dieci mila: cantus legne, e legna usansi per accennare il le
millas, Pagus millas, quante mila, poche gname da bruciare . -
- P A R T E P R 1 M A 9
-.

E T E R 0 C L I T I
Notisi, che unu, e una pigliati sustanti
Di due desinenze al singolare, vamente hanno plurale come presso i To
ed una al plurale. scani: is unus, e is a turus, gli uni, e gli
altri: un as benìant, ataras andànta, une
Cavaliere, cavaliero, i cavalieri. venivano, altre andavano. Ventuno, tren
- Console, consolo, i consoli. tuno, e simili, se il sustantivo è avanti,
Pensiere, pensiero, i pensieri. questo si fa plurale, come, anni ventuno,
Scolare, scolaro, gli scolari. scudi trentuno ; se mettesi dopo, si fa sin
golare , come ventun anno , trentuno scu
E I' E R O C L I T I do. Questº è l'uso dei migliori Toscani.
- Di doppia uscita al singolare, Deus, luna, soli sebben esprimano cose
e al plurale . singolari, pur da noi si usano in plurale al
par degl' Italiani, e diciamo, Deus falsus,
Arma, arme, le arme, o armi. Dei falsi, lunas siccas, lune asciutte, solis
Dota, dote, le dote, o doti . fortis, soli cocenti.
Fronda, fronde, le fronde, o frondi . Noir 1 sENZA SINGOLARE , o DI RADo .
Macina, macine, le macine, o macini .
Redina, redine, le redine, o redini. Bodas * i , le nozze.
Scura, scure, le scure, o scuri. Dörmidèrasº 2, le cassule di papavero bianco.
Vesta, veste , le veste, o vesti ec. Ferrus, le forvici.
Findeus *3, i vermicelli.
E T E R O C L I T I Murenas, malatt. le moroidi .
Musas “4,parecchi
Pariccis, le manette.
.
Di una uscita al plur. fuor di regola. e

Centinajo, le centinaja. Pìzziris, le mollette .


Miglio, le miglia . Pruìnis, polveri di Cipri. -

Moggio, le moggia. Spezias, spezie, miscuglio d'aromati.


Paio, le paja . Strinas “5 , la mancia .
Stajo, le staja. Tallarinus, tagliolini, tagliatelli.
Uovo, le uova . Travas “6, le pastoie.
Barbarie, progenie, requie, serie, spe Ullieras, gli occhiali ec.
cie, superficie rimangon così pure al plur.
C A P O I X.
C A P O V I I I.
-
D E EL N o M ESUA
DELLA A DDIVISIONE
D 1 e TT 1 vo,
. a

D E' N o M 1 D I F E T T 1 v 1.
Diettivi chiamansi que nomi, cui man Noi per brevità ommettiamo la moltiplice
ca qualche numero. Ve ne sono alcuni, che divisione, che del nome addiettivo leggesi
hanno il singolare, e sono privi del plurale; resso i Gramatici, cioè in perfetti, imper
altri si declinano al plurale, e mancano del .fetti, patri, nazionali, possessivi, primi
singolare, o l'hanno di rado. tivi, derivativi, nominali, pronominali,
NO MI SENZA verbali ec. Parleremo soltanto di quelli, la
PLURA LE .
cui cognizione sembra più giovevole a' gio
Oltre i nomi de metalli, come ferru, vinetti. Quindi brevemente gli dividiamo
oru , ramini, stangiu , ec. sono privi di in tre classi: 1. in positivi, comparativi, e
plurale anche calisiollat, doglia, dognu superlativi: 2. in accrescitivi, e diminuti
nu, nisciunu, bintunu, e simili altri. vi: 3. in numerali, e quantitativi. -

*, Voce sp. ºa Voce sp. *3 Da fideos sp. “4 Secondo il Madao da ouovovras,


che pronunziasi omiusas, quod uno nexu manus vincian tur. *5 Da strena lat.
* 6 Da entraves fr.
2
to o E L L A 8 i N T A S s I

per NoME posrrivo . DEL NoME coMpARATIvo ,

Positivi diconsi gli addiettivi presi nel Il Comparativo è quello, che significa
loro semplice significato, senza eccesso, oqualche accrescimento, o diminuzione per
relazione ad altro. Ve ne sono di due qua rispetto al positivo. Egli è di tre sorta;
lità; altri hanno due forme, una per lo ge comparativo d'uguaglianza, di eccesso, e
nere maschile, come bonu , l' altra per lo di difetto. -

femminile, come bona. Altri poi sotto una Il comparativo d'ugaglianza esprimesi co
sola forma s'adattano ad ogni genere, come gli avverbj cantu, e comenti, i quali vengo
agili, gentili, nobili . A questi s'aggiun no apostrofati, e s'aggiugne un'e, come v. g.
gono ancora, meda, cantu, grandu, mesu, nisciunu esti stetiu eloquenti cant e Tulliu,
pagu , tanti, totu , troppu , i quali benchè niuno è stato eloquente quanto Tullio: de
di una forma servono per ambi generi. Pa peus amai su próscimu coment e mosaturus
ris, uguale, è di ambi generi, e numeri . e totu, dobbiamo amare il prossimo come
Eccone alcuni declinati. noi stessi. Quando poi si ripete il verbo,
-

Singolare. gli avverbj s'adoperano senza troncamento,


Nom. su bonu , sa bona , il buono, la come p. e. . . . ddu sciu cantu ddu scis tui,
buona. /
comenti ddu scis tui, lo sò quanto, o come
Gen. de su bonu, de sa bona, del buono, lo sai tu.
della buona. Il comparativo di eccesso fassi adope
Dat. a su bonu, a sa bona, al buono, rando l'avverbio prus, v. g. Abràm ſiat
alla buona . e prus perfettu de Lot, Abramo era più
Acc. su bonu, sa bona, il buono, la buona. erfetto di Lot. Chini prus sabiu de Sa
Voc. o bonu, o bona, o buono, o buona. omoni, e prus forti de Sansoni, o che
Abl. de su bonu, de sa bona, dal buono, Sansoni º chi più savio di Salomone, e
dalla buona. più forte di Sansone ?
- Plurale. Il comparativo di difetto hassi coll'ado
Nom. is bonus, is bonas, i buoni, le buone. perare l'avverbio mancu, come: is Carta
Gen. de is bonus, de is bonas, de'buoni, ginesus flanta mancu valorosus de is Ro
delle buone. manus, o che is Romanus, i Cartaginesi
Dat. a is bonus, a is bonas, a'buoni, alle erano meno, o manco valorosi de' Romani,
buone. o che i Romani. Diciamo ancora, prus pagu
Acc. is bonus, is bonas, i buoni, le buone. in vece di mancu: prus pagu diligenti de is
Voc. o bonus, o bonas, o buoni, o buone. aturus, meno dilgente degli altri.
Abl. de is bonus, de is bonas, da buoni, Notisi, che gli avverbj di paragone mel
dalle buone . lus, peus, prus sono anche nomi compara
Singolare. tivi bensì invariabili, poichè s'adattano ad
Nom. su vili, sa vili, il vile, la vile. ogni genere, e numero, come: mellus cosa,
Gen. de su vili, de sa vili, del vile, della mellusfruttus, miglior cosa, migliori frut
vile. ti, e così degli altri. Usiamo prus mannu,
Dat. a su vili, a sa vili, al vile, alla vile. e prus piticu in vece di maggiori, e minori;
Acc. su vili, sa vili, il vile, la vile. prus mannu, o prus piticu des àturu, mag
Voc. o vili, o vili, o vile, o vile. giore, o minor dell'altro.
Abl. de su vili, de sa vili, dal vile, dalla
vile. DEL NORME SUPERLATIPO .
Plurale.
Nom. is vilis, i vili, le vili. Il superlativo è quello, ch'esprime tutto
Gen. de is vilis, de vili, delle vili. l'effetto del crescere, o del diminuire. Egli
Dat. a is vilis, a vili, alle vili. di partesi in assoluto, e relativo.
Acc. is vilis, i vili, le vili. Superlativo assoluto quello dicesi , che
Voc. o vilis, o vili, o vili. accenna il più alto grado della proprietà
Abl. de is vilis, da' vili, dalle vili. senza relazione ad altra cosa, v. g. Anni
l
r A R r z e R 1 M A iº

" meda astutu , o astutissimu, An tivi , e diminutivi , oppur nomi alterati.


nibale era molto sagace, o sagacissimo. Degli uni, e degli altri trovansene sustanti
Superlativo relativo è quello, che esprime vi, e addiettivi, come appare da qnì notati.
il grado sublime d'un soggetto facendo rela AccRESCITIVI SUsrAN riprr .
zione di confronto ad un altro, v. g. Maria
Santissima intre is feminas saprus casta, Bestiazzu, bestiazza, bestiaccia.
Maria Santissima fra le donne la più casta. Cameroni, camerone.
La Lingua Sarda non manca, come la Feminona, gran donna.
Francese, di superlativi assoluti, formati Musconi, moscone.
da loro positivi, come amabilissimu, ddt Ominoni, grand'uomo.
tissimu, nobilissimu ec. e oltre alcuni com Saloni, gran sala
parativi, abbiamo ancora al par degl'Italia Teologoni, gran Teologo.
ni, e dei Latini parecchi superlativi non A e D I E t t I p r .
formati; tai sono i seguenti.
Bónu, mellus, 6ttimu, buono, migliore, Becciona, vecchiona.
ottimo . Beccioni , vecchione .
Mannazzu, di gran corporatura.
Malu, peus, pessimu , malo, peggiore,
pessimo . Grassazzu, corpacciuto.
Mannu , maggiori, massima, grande, Grussazzu, grossaccio.
maggiore, massimo . Mincidiosazzu, bugiardone.
Meda, prus, medissimu, molto, più , Talora gli accrescitivi indicano peggio
moltissimo . ramento, e allora son chiamati peggiorati
Piticu , minori, minimu, piccolo, mi vi, come, cuaddazzu, dottorazzu, caval
nore, minimo . laccio, dottoraccio.
Così pure primu, summu, supremu, ec. rsTRvzIoNE PE' GIor.ANErrr.
Notisi, che tanto presso i Latini, che i
prischi Toscani troviamo, che i superlativi Varie sono ancora le desinenze degli ac
possono ricevere accrescimento. Tullio dis crescitivi, e peggiorativi della lingua To
se : peroptimus, multo iucun dissimus, lon scana: in accia, ed accio, come femmi
e eruditissimus ; e il Novellino ha scritto: naccia, popolaccio : in azzo come ca
Vide l'ombra sua molto bellissima º 1 , e 'l gnazzo : in one come cucchiaione , stra
Boccaccio: Niuna scienza avendo sì ottimo done : in otto come grossotto ec.
parlatore “2. Oggi però tai pleonasmi non DIMINUTI VI susTANTI prr .
son da praticarsi .
Avvertimento . I finimenti di questi nomi sono in asta,
edda, eddu , etta, et tu , iscu , itta , it- .
Riduciamo al superlativo il positivo re tu, otta, 6tti, ed altri. Esemp.
plicato, come bellu bellu, per bellissimu, Puddasta, pollastra.
fini ſini, per finissimu ec. Nè in questo siam
Marighedda, brocchetta.
discordi " Toscani, poichè si legge presso Caniceddu, cagnolino.
il citato Novellino: Ebbe un cavallo, e da' Cungialeddu “5 , boccaletto.
suoi fanti il fece vivo vieo scorticare “3, e Camisetta , camicetta .
presso il Buonarrotti : Diventò piccin pic Murtètta, mortella Tarentina: Targ.
cino “4 . Coscinettu de agullas, torsello.
C A P O X. Caboniscu, pollastro.
pEL NoME Acc RescITIvo, E DIMINUTIvo.
Palitta, paletta .
Pertighitta, bacchetta.
Maschittu , montoncello.
Qaenoni , che patiscono alterazione nel Carlotta, Carlotta.
loro semplice significato, diconsi accresci Cambusciottu, cappuccetto.,
*, Nov. 43. 2 g. 6. n. 1o. “3 nov; 54. *4 Fier. comm. g. 2. att. 4. *5 Da con
gius, onde l'addiettivo congialis, le .
12 D E L L A s 1 N T A ss 1
A p o I E T r I V I . Cattò di ri , 14. quattordici .
Quindi ci , 15. quindici .
Le uscite sono in anciu, ongiu, astu, az Sexi, 16. sedici . -

zu, eddu, inu, ittu, ottu, ulu, uzzu p. e. Decessetti . 17. diciassette. :

Groganciu, gialliccio, giallògnolo. Deriottu . 18. diciotto . -

Maladiongiu , malaticcio, infermiccio. Dexennoi, 19. diciannove. -

Arrubiastu , rossastro rossigno . Binti , 2o. venti , -

Asu lazzu, azzurrigno azzurrognolo. Bintunu, 2 l. Ventuno. -

Arrubieddu, rossetto, rossiccio. Trinta, 3o. trenta . -


Sicca di nu, magretto, magricciòlo. Quaranta, 4o. quaranta . -

Mannittu , grandetto. Cinquanta . 5o. cinquanta .


Bascittu , l Sessanta . 6o. sessanta . -

bassotto.
Basciottu, Settanta . 7o. settanta . -

Furànciulu, ladroncello. Ottanta, 8o. ottanta .


Niedduzzu, nericcio, mericante. Noranta . 9o. novanta - -

Notisi, che noi pure formiamo da dimi Centu , - 1 OO. CentO . -

nutivi altri diminutivi d'infimo grado p. e. Duxentus, 2oo. dugento . -


Cabonischeddu da caboniscu, pollastrino. I rea entus, 3CO. trecento .
Crabitteddu da crabittu, caprettino. Sescentus, 6oo. seicento .
Palit tedda da palitta, palettina. Milli, ioco. mille.
“Puddastedda da puddasta, pollastrina. Decimilla, 1 oooo. diecimila.
Basciotte dalu da basciottu , bassottino. Centumilla, 1 ooooo. centomila.
Grassitteddu da grassitti , grassottino. Millioni . 1 cooooo. milione.
Mannitteddu da mannittu, grandicciòlo. o R D I N A T I V I . - s

C A P O X I. Primu, primo.
Segundu, secondo .
- DEL NoME NUMERALE , Terzu , terzo .
E QUANTITATI vo. Quartu, quarto.
º
Quintu, quinto.
I nomi numerali sono di tre sorta; altri si Sestu , sesto . - -

chiamano assoluti, altri ordinativi, altri Settimu , settimo . -

finalmente distributivi. Gli assoluti espri Ottavu , ottavo. -

mono assolutamente qualche numero : gli Nonu, nono . - -

ordinativi indicano l'ordine giusto dei nu Decimu , decimo.


meri : i distributivi significano qualche Un decimu, un decimo. -

quantita numerata. Duodecimu, duodecimo. -

A S S O L U TI . Decimuterzu, decimoterzo.
Decimuquartu, decimo quarto.
Unu , 1. ll In O . -
LDecimuquinta, decimo quinto.
Duus , 2. due. Decimusestu , decimosesto .
Tres, 3. tre . -
Vigesima, vigesimo. - -
-

Ou àtturu, A. quattro, -
Trigesimu, trigesimo.
Cincu , 5. cinque. Quadragesimu , quadragesimo.
Ses, 6. sei . Quinquagesimu, quinquagesimo.
Setti, 7. sette - Nonagesimu, nonagesimo. -

- ,

Ottu, 8. otto . - Centesimu , centesimo.


Noi, 9. nove . -
Millesimu, ec. millesimo.
Deci, o. dieci .
Undici , º 1 1. undici . -
D I sr R 1 e v T I v . .
JDori, 12. dodici . Dexina, decima . -

Trè ci , 13. tredici , Duzìna, dozzina. e


-
-
: r A r T E P R I MI A 13

Bintena, ventina. Dat. a tui, ti, a te, ti, te .


Trintena, trentina. Acc. a tui, ti , te, ti .
Ouarantena, quarantina. Voc. o tui, o tu . -

Cinquantena, cinquantina. Abl. de tui, da te. -

Sessantena, sessantina . Plurale.


Settantena, settantena . Nom. bosàturus, e bosu, voi .
Ottantena, ottantena . Gen. de bosàturus, di voi.
iVorantena, novantena. Dat. a bosàturus, os, a voi, vi , ve.
Centena, centenariu, centinajo . Acc. a bosàturus, os, voi, vi , ve .
Migliari, migliajo. Voc. o bosàturus, o voi.
Abl. de bosàturus, da voi.
DEL Nostr QUANTITATI vo. Notisi, che la voce bosàturus da noi
s'adopera sempre ad indicare più persone.
De quantitativi, eccetto prus, troppa, La voce bosu poi dicesi di un solo, e dassi
gli altri sono declinabili: esemp. per rispetto alle persone plebee grandi d'età;
Algunu, alguna, alcuno, alcuna . il che usasi principalmente nel villaggi an
algunus, algunas, alcuni, alcune. che tra i compari, e le comari, e corri.
Cantu, quanto, quanta. sponde al voi degl'Italiani, che si dà ad un
Cantus, quanti, quante. solo per civiltà in vece del tu. Ma avverta
Meda, molto, molta . si, che il tui Sardo non sempre si ha da tra
Medas, molti, molte. durre in voi, poichè gli stessi Toscani trat
Pagu, poco, poca. tano di tu i figliuoli, i servi, e la gente di
Pagus, pochi, poche. bassa estrazione.
Tanti, e tantu , tanto, tanta . - “ Singolare.
Tantis, e tantus, tanti, tante, Gen. de sei, di se.
Dat. a sei, si, a se, si .
C A P o x 1 I. Acc. a sei, si, se, si
Abl. de sei, da se. - -

- - DEL PRONOME . Plurale.


Gen. de sei, di se, di loro.
I pronomi così chiamati, perchè si ado Dat. a sei, si, a se, a loro, si.
perano in vece del nomi, si dividono in Acc. a sei, si, se, loro, si .
sustantivi, e addiettivi. I sustantivi, detti Abl. de sei, da se, da loro. -

anche primitivi sono tre, deu, tui, e sei Notisi, che le particelle pronominali nos,
reciproco. Gli addiettivi sono di molte spe os preposte a verbi, che cominciano da
zie, di cui parleremo nel seguente i", consonante, ammettono l'enclitica i, v. g.
per ora decliniamo questi tre. itas novas no si portasº che notizie ci ar
-

Singolare. rechi? deu osi bollu beni, io vi voglio bene.


Nom. deu, io . Se i verbi cominciano da vocale, riget
Gen. de mei, di me. tano ognor l' enclitica, come i nos aspet
Dat. a mei, mi , a me, mi, me . tant is amigus, ci aspettano gli amici: no
Acc. a mei, mi, me, mi. sàturus os amàus, noi vi amiamo. Se poi
Abl. de mei, da me. . si pospongono a verbi, esigono l'enclitica
Plurale. segnata coll'accento grave; v. g. aspetta
Nom. nosàturus, e nosu, noi . nosì cantu innantis, aspettaci quanto pri
Gen. de nosàturus, di noi. ma: no pozzu trattaiosì mellus, non posso
Dat. a nosàturus, mos, a noi, ci . . . trattarvi meglio. La particella si parimente
Acc. a nosàturus, mos, noi, ci . - posposta a verbi debbe ognor accentarsi ;
Abl. de nosàturus, da noi .
-
-
v. g. bistendusì, vestendosi : offendirisì,
- - - - Singolare.
- -
- offendersi. - -

Nom. tui, tu . - - - -

Gen. de tui, e de tei, di te.


24 ro e L. n. A S I N r A s s I

C A P O X I I I. già sa felicitadi bosta, is benis bostus, il


che è proprio del dialetto Settentrionale.
DEL PRoNOME AD DIETTIVO - Il pronome suu parimenti non usasi fa
cendo relazione a più persone, in cui vece
I pronomi addiettivi altri sono possessivi, adoperiamo l'obbliquo insòru. Quindi non
altri dimostrativi: altri chiamansi asseve diciamo v. g. is fugitivus torrant a sa pa
rativi, altri relativi; altri son detti prono tria sua, ma a sa patria insòru, i fugiaschi
mi di diversità, altri di generalità, ed altri ritornano alla loro patria. Nè un cotal par
finalmente indeterminati. lare è alieno dall'uso de' migliori Toscani,
come appare dalla seguente
DEL PRoNoMr.E poSSESSI pro .
IsrRvzIoNE PE' GIOVANETTI .

I pronomi possessivi, detti anche deri L'uso odierno, e 'l più comune presso i
vativi, perchè derivano da primitivi, sono Toscani, soprattutto i" stile prosaico si è
i seguenti. adoperar loro, e non suoi parlando di più
Singolare. d'uno, come v. g. quelle donne canzonette
Su miu, sa mia, il mio, la mia . cantarono a lor diletto: molte donne odia
ASu tuu, sa tua, il tuo, la tua . no i lor mariti ec. Lungi da me poi il con
Su suu, sa sua, il suo, la sua . dannare di manifesto errore, chiuso avesse
Su nòstu, sa nosta, il nostro, la nostra. suoi per loro facendo relazione a più perso
Su bostu, sa bosta, il vostro, la vostra. ne, poichè ottimi Autori del buon secolo
Su insòru, sa insòru, il loro, la loro. l'adoperarono. Così il Bocc. Poichè gli ar
Plurale . cieri del vostro nimico avranno il suo saet
Is mius, is mias, i miei, le mie. tamento saettato “2 e altrove: Le beffe, le
Is tuus, is tuas, i tuoi, le tue . quali le donne hanno già fatte ai suoi ma
Is suus, is suas, i suoi, le sue. riti *3. Così pure il Petrarca, ed altri se
Is guendo le orme de Latini, presso i quali il
nostus, is mostas, i nostri, le nostre.
Is bostus, is bostas, i vostri, le vostre. reciproco suus ha relazione ad ambi numeri.
Is insòru “1 , i loro, le loro. Ciò non ostante sarà sempre più lodevole
seguire la regola più costante -
Uso DI QUEsTI PRoNonTI .
C A P O X I V.
Questi pronomi vanno sempre posposti
a loro sustantivi, così v. g. DEL PRoNoME DIMosTRATIvo.
Su negoziu miu, il mio negozio.
Sa roba tua, la tua roba.
Su parri suu , il suo parere. Dicona dimostrativi que” pronomi, che
Is interessus mostus, i nostri interessi. dimostrano persona, o cosa, prossima sia,
Is idèas de bosàturus, le vostre idee. o rimota, e sono questi quattro, Custu,
Is mascimas insòru, le loro massime. Cussu, Cuddu, Issu. Si declinano poi
Notisi, che il pronome bostu nel nostro nella maniera seguente.
dialetto non dicesi mai di molti, ma di un Singolare -
solo, come dicemmo della voce bosu. On Custu, custa, questi, costui, questo,
de per tradurre in Sardo v. g. la vostra fe costei, questa .
licità, i vostri beni, parlando di molti Cussu, cussa, cotesti, cotesto, cotesta .
tudine si dovrà sempre dire, sa felicita di Cuddu, cudda, quegli, colui, quello,
de bosàturus; is benis de bosàturus; non colei, quella .

*1 Non si crederà difetto di lingua l'avere il nostro dialetto il solo articolo is per
lo plurale di ambi generi: altrimenti sarebbe difettosa la lingua Francese, che al
plur. usa les per ambi sessi, e la Tedesca, che ha il solo articolo die per tutti
e tre generi. *2 g. 5. n. 2. *3 g. 7. nel tit.
A R r e r R I MI A 15

Plurale. Cuntotucussu ; contuttociò .


Custus, custas, costoro, questi, queste. Cussu no est beru ; ciò non è vero.
Cussus, cussas, cotestoro, cotesti, coteste. Nara cuddu, chi bolis; di ciò, che vuoi.
Cuddus, cuddas, queglino, coloro, quel Est falsu su chi naras; è falso ciò, che
dici.
li, quelle . -

Ugo DEL PRoNoME CUSTU . IsrR vz1oNE PE' GIovANETTI.

Chin'est custu giovunu º chi è questo I Toscani in vece di cotesto uomo usur
giovine ? pano cotesti sustantivamente in caso retto.
Custu est cuddu , chi ec. questi, o co Cotestili anche in caso obbliguo, e cote
stui è colui, che ec. storo al numero del più , come consta da
Custa est mulleri tua ? costei è tua moglie? questi esempi: Cotesti, ch'ancor vive, e
Custus ominis, custas feminas, questi non si noma * 1. Di cotestili non dico nul
uomini, queste donne. la *2. Perchè battete voi cotestoro *3 ?
IsTRvzroNE PE' GrovANETTr . Uso DEL PRoNoME CUDDU .

Oggi è riputato errore l'usare sustantiva Cuddu est issu, quegli , o colui è desso.
mente in caso retto questo parlando d'uomo, Cudda no est issa, colei non è dessa.
sebben trovisi presso il Dante, e 'l Petrarca. Cuddus montis, cuddas turris, que mon
L'uso de' migliori Toscani è adoperar que ti, quelle torri.
sti, o costui per uomo, e per donna meglio Notisi, che in vece di questo pronome,
costei, che questa . ci serviamo spesso delle p" prono
Nel numero maggiore poi costoro pigliasiminali su , sa, is; v. g. Po su preziu, chi
sustantivamente per l'uno, e l'altro sesso.m'has nau, cioè po cuddu preziu, per
Il Boccaccio, e il Dante hanno usurpate quel prezzo, che m'hai detto: De cusias
queste voci per accennare anche cose inani ispadaspiga sa chi bolis; di queste spade
mate. Costui, costei, e costoro servono pigliatela che volete, o quella, che "
pure pe' casi obbligui. Eccu cantus lasus de perlas, scebèra ischi
USO DEL PRoNoME cussu .
l'aggràdanta; ecco quanti vezzi di perle,
scegliete quelli, che v'aggradano.
Questo differisce dal pronome Custu in IsTRUzIoNE PE' GIovANErrr.
ciò, che Custu dimostra persona, o cosa,
prossima a chi parla, Cussu però prossima Gli Scrittori moderni più accreditati par
a chi ascolta. Esemp. lando d'uomo usano più costantemente in
Non podemu deu innantis respòndiri a caso retto colui, quegli, e que”. Dissi più
s'obbliganti littera tua, mentras de cussu costantemente, poichè quegli trovasi ancor
logu rarissimas bortas arribat innòi per ne' casi obbliqui usurpato assolutamente; e
sona, a chini intregai litteras; non poteva per l'opposto la voce quello presa sustanti
io risponder prima all' obbligante lettera vamente in caso retto contro la regola più
vostra, mentre da cotesto luogo assai di COImu ne. -

rado giugne quì persona, cui consegnar Parlando poi di donna adoperano in caso
lettere. retto colei al singolare; e coloro al plurale
Notisi, che co pronomi Cussu, Cuddu, per ambi generi, e queglino per lo masco
e colla particella pronominale su esprimia lino soltanto.
mo il ciò degl'Italiani, e l'id de Latini; Ouella, e quelle secondo il Petrarca “4,
onde appare, che le nostre voci su, sa non e il Boccaccio “5 s'usurpano in vece di co
solo fanno l'uffizio di articolo, ma ancora lei, e coloro, quando segue il relativo. Co
di pronome, non altrimenti che presso i lui, colei, e coloro servono ancora pe' casi
prischi Latini, come alla pag. 3. obbliqui.
* 1 Dant. Purg. cant. 1 1. “a Passav. pag. 89. “3 Novell nov. ant. 45. *4 son. 25e.
“5 g. io. n. 8.
i6 E E L L A S I N r A s s I

DEL PRoNoME Issu . eglino sono, le signorie vostre sanno. Ma


è d'uopo, che sappiano, che il quarto caso
Questo pronome, che corrisponde agl' di questo, e di altri pronomi può usurparsi
italiani i" , ed Esso, merita particolare in vece del retto in tre soli casi, come nota
osservazione, soprattutto riguardo a prefati il Corticelli. 1. Quando il verbo essere, od
italiani, essendo spesso lo scoglio del gio un passivo trovasi fra due pronomi, sustan
vani scolari, i quali ben poco san farne quell' tivi sieno, od aggettivi, come : Credendo
uso, ch'esigono i più esatti Toscani; onde esso, che io fossi te “3, e altrove: Maravi
abbiamo stimato porlo in chiaro aspetto, gliossi... che alcuno intanto il somigliasse,
declinando prima quello, che spetta al sesso che fosse creduto lui “4. 2. Dopo la parti
imaschile, indi quello, che riguarda il fem cella come , o siccome : Costoro erano sic
minile. - come lui maliziosi “5. 3. Nell'esclamazioni:
- , Per lo mascolino. Beato lui, che casto a morte corse “6.
Fuori di questi casi l'usare in caso retto
Singolare. - lui per egli, e loro per eglino, o coloro, è
Nom. issu, egli, ei , e', esso , un errore madornale contro la declinazione
Gen. de issu, di lui, di esso ec. dello stesso pronome: e sebben possano pro
Dat. a issu, dati, a lui, gli , li . dursi degli esempi in contrario, non dee
Acc. a issu, dilu, lui, il , lo . | sembrar maraviglia, che a qualche Scrittore
Abl. de issu , da lui . sia talor dalla penna scappato un famigliare
- Plurale . idiotismo. -

Nom. issus, eglino, egli, e', essi. Le particelle gli , li servono sempre per
Gen. de issus, insòru. * 1 , di loro, di essi ec. lo dativo singolare, e accusativo plurale, e
Dat. a issus, ddis, a loro. non mai per lo dativo di questo numero, il
Acc. a issus, dalus, loro, gli , li “2 . che è riprovato da Gramatici.
Abl. de issus, da loro. Lui, lei, loro pigliansi talora dal Boc
caccio per lo reciproco se. V. il Cortic.
vso di ovesro provore.
Deu dongu a issu custu , e tui ita dali Per lo femminino.
donas º io do a lui questo, e tu che Due sono i pronomi di sesso femminino,
gli dai è Issa, che dimostra la persona non prossi
Deu stimu a issu, e tui ddu stimas ? io ma, e Vustei, o secondo altri Vostei, e
amo lui, e tu lo ami ? Vosleti preso dallo Spagnuolo Vosted, che
Nosu depeus a issus ; tui puru ddis de l persona presente, cui si parla, e
a C Ce lì in a

is º noi dobbiamo loro ; tu pure sei corrisponde al Toscano Ella, oppure al I ei


oro debitore ? -

abusivamente adoperato in caso retto. Ambi


Tì i bis a issus, e deu no dalus biu ; tu si declinano, come segue.
vedi loro, ed io non gli veggo. " -
-

Talora le particelle pronominali dalu, dda, Nom. issa , ella, essa .


ddus, dalas vanno congiunte colla particella Gen. de issa, di lei.
si, che serve al terzo caso; v. 3. donasiddu; Dat. a issa, dali, a lei, le . -

nosiddu dongu ; dateglielo; non glielo do: Acc. a issa, dala , lei, la .
candu siddas portas º quando gliele por Abl. de issa, da lei.
tate ? ec. - Plurale . - º -

IsTRUzroNE PE' Grova verri. Nom. issas, elleno, esse .


Gen. de issas, insòru, di loro.
S'ode spesso dire dagli scolari; lui è sta Dat. a issas, dalis, a loro.
Ito, loro sono, loro Signori sanno, ed altri Acc. a issas, dalas, loro, le .
simili barbarismi, in luogo di , egli è stato, Abl. de issas, da loro.
ºi Da ipsorum, come issu da ipsum “2 V. il Cortic, e il Buomm. *5 Bocc. g 5,
n. 7. “4 Id. g. 3. n. 7. *5 Novell. nov. 5. “6 Alam. l. 1. Eleg. 1o.
p A R T E P r I M A - 17

IsrRvz1oNE PE' GIovANErri . Mandu a mai a issas; o ddis mandu a


mai; mando a dir loro.
Son degni di correzione i frequentissimi Circu a issas; poita dalas circas º cerco
barbarismi, che circa l'uso del pronome loro; perchè " cerchi ?
egli, ella s'odono in bocca a nostri Candi Vustei candu partit po Bosa? ella quando
dati. Ei adoperano per lo terzo caso, oltre parte per Bosa ?
la particella se, anche le particelle ce, ci Vustedis sunti troppu curiosas de sciri is
in luogo digli, le , quandochè tai particelle fattus allènus: elleno son troppo curiose
non han fatto mai riverbero al pronome di sapere i fatti altrui .
egli, ella, ma al pronome noi. Cionon Notisi, che non trovo usato le in dativo
ostante soglion dire per l'uno, e l'altro plurale, benchè si legga nel Donato . Loro
sesso: non ci parlo, dateci questo, in serve ad amendue sessi in tutti gli obbligui
luogo di, non gli parlo, dategli questo, o del plurale, avendo la stessa forza, che ha
se si tratta d'una donna, non le parlo, da lui, e lei al singolare. Vedi gli avverti
lele questo, e se sono molte, non parlo lo menti gramaticali del Buommattei, e del
ro, date loro . Dicono pure : se lo dirò, Corticelli.
ce lo dirò per glielo dirò: se la o ce la IsTR vz roNE PE' G rovANETTI .
canterò, per gliela canterò: usano ce ne
date, o datecene, che vale datene a noi, Il pronome ella sebben femminile s'adatta
in vece di gliene date, dategliene ec. ec. sì agli uomini, che alle donne, poichè ſa
Adoperano i Toscani talora la voce egli rapporto a titoli, che si danno alle persone
invariabilmente senza riguardo a genere, o illustri, i quali son di genere femminino,
a numero : Egli non sono ancora molti come Beatitudine, Maestà, Altezza, Emi
anni passati, che “ i ... Così pure le voci nenza, Eccellenza, Signorìa ec. e quando
ella, ed esso: Ella non andrà così, ch'io non si vuol ripetere il titolo, sottentra in
non te ne paghi “2. Con esso lui, con es sua vece il pronome. " in luogo di
solei, con esso loro, con esso noi, con es dire v. g. son molto debitore alla genero
Soteco ec. -
sità della Signoria vostra, si dirà, alla
Singolare. generosità di lei. Parlando poi con persone
Nom. vustei, ella ragguardevoli non s'accoppia col titolo il
Gen. de vustei, di lei. pronome sua, come alcuni fanno, ma vo
Dat. a vustei, dati, a lei, le . stra; onde non di rassi, la sua Paternità,
Acc. a vustei, dala, lei, la . Signorìa ec. ma la vostra Paternità, la Si
Abl. de vustei, da lei. gnoria vostra ec. Quando però non si parla
Plurale . con esse persone, nè a voce, nè in iscritto,
Nom. vustedis, elleno. allora s'adopera il pronome sua v. g. ho di
Gen. de vustedis, insòru, di loro. retta supplica a Sua Santità, a Sua Mae
Dat. a vuste dis, ddis, a loro. stà ec. -

Acc. a vustedis, dalas, loro, le . L'usar lei in caso retto è un errore ma


Abl. de vustedis, da loro. nifesto, benchè ne discorsi famigliari co
Similmente declinansi sa Merzei, Vus munemente vi s'inciampi anche dagli stessi
signorìa ec. Toscani.

vso DE' PRovoMI IssA, E vusTe1 . C A P O X V.

Deu scriu a issa, e tui ddi scris ? io scrivo DEL PRONOME ASSE VERATIVo.
a lei, e tu le scrivi?
Bosàturus odiàis a issa, e nosu dda de Due
sono i nostri pronomi asseverativi,
testàus; voi odiate lei, e noi la dete propriu , e totu, i quali in qualità di pro
stiamo . nomi hanno un significato dissimile da quel
*1 Bocc. g. 8. n. 7. *2 Id. g. 9. n. 5.
3
--

18 D E L L A s I N T A 5 S I

lo, che quando pigliansi per meri addiet Istruzione PE' cror Avrrrr.
tivi. Quà corrispondono a pronomi italiani
Medesimo, e Stesso. I Toscani talora pigliano la voce medesi
mo avverbialmente senz'accordarsi a gene
USO DEL PRONOME PROPRI U. re, o a numero. Così pure mezzo per metà,
salvo per eccettuato, e tutto colla particella
No est su propriu ; non è il medesimo. per, giusta i seguenti "i
. » In Firenze
De su propriu meri; dello stesso padrone. » medesimo “ i : Togli una libra, e mezzo
Cun sa propria spada; colla stessa spada. » di castrone “2 : Rendègli ia Signoria di
Is proprias cosas; le medesime cose. » Lombardia, salvo la Marca Trivigiana “3:
USO DEL PRONOME TOTU . » Ho guardato per tutto la strada; ho cerco
º per tutto la casa “4 . » Lo stesso intendasi
Quì non consideriamo quest'addiettivo di nonostante, e mediante.
come pronome di generalità, che vale tutto, La voce stesso procede in tutto conforme
ma come pronome di asseveranza, ch espri a medesimo anche nella maniera neutrale
me l'italiano Medesimo , o Stesso ; ed in secondo il Petrarca. Il Dante usò stessi in
questo senso non s'adopera mai solo, ma va caso retto del singolare, parlando del Sole:
sempre congiunto o con altro pronome, o » Si cela egli stessi per troppa luce “5. » Le
con nome, o con avverbio, o coll'addiet voci istesso, istessa non son da praticarsi,
tivo unu, u na . L'uso poi è vario, perchè benchè trovinsi presso alcun moderno Scrit
unito a nome, a pronome , o ad avverbio tore, le quali non leggeransi mai in alcun
vien sempre posposto ad essi inalterabile, esatto Vocabolarista.
e vi si frappone un' e, come fanno gl'Ita
liani dicendo v. g. tutti e tre: congiunto C A P O X V I.
però coll'add. unu debbe ognor preporsi
a questo. DEI, PRON O M E REI. A TIVO ,

Esempi.
Noi abbiamo quattro pronomi relativi, e
Deu e totu , issus e totu ; io stesso, eglino sono Cali, o quali, comune a persona, e
stessi. a cosa. Chini fa relazione solo a persona,
De sei insòru e totu ; da loro medesimi. serve per entrambi generi, e numeri, e de
Aici e totu ; così stesso . clinasi col segnacaso. Chi si riferisce tanto
In mòi e totu ; in questo stesso momento. a persona, che a cosa, comune ad ambises
Innòi e totu ; in questo medesimo luogo. si, e numeri. Ita relativo di qualità, e
Totu est unu ; tutto è uno, tutto è lo stesso. quantità vale cali, e cantu, e serve ad ambi
No sunti totiunas; non sono le medesime. generi. Decliniamoli.
Duus de totu nu paisi fuèddanta su pro Singolare.
prin linguaggiu; due del medesimo paese Nom. su cali, sa cali o quali, il quale,
parlano lo stesso linguaggio, la quale, che.
Notisi, che co pronomi cuddu, e issu, co' Gen. de su cali, de sa cali, del quale,
quali talora va unito anche propriu, o totu, della quale, di cui.
sogliamo esprimere l' asseverativo desso, Dat. a su cali, a sa cali, al quale, alla
che i Toscani usano in entrambi numeri quale, a cui.
senza segnacaso co verbi essere, e parere, e Acc. su cali, sa cali, il quale, la quale, cui.
vale quello stesso. Così v. g. Cuddu no est Abl. de su cali , de sa cali, dal quale,
issu; quegli non è desso: Custu no mi parit dalla quale, da cui:
issu; costui non mi par desso: Custa est Plurale.
cudda propria , o cudda e tota, costei è Nom. is calis, o qualis, i quali, le quali,
dessa ec. che.

*, Vill. l. 9. c. 185. *2 Salv. volum. 1. l. 3. *3 Vill. l. 3. c. 5. * 4 Burch. 2. p. son. 1.


*5 Purg. can. 5.
p A R T E P R I MI A 19

Gen. de is calis, de quali, dalle quali, arreca or il quod, or il si, or il quam, e


º - -
- -

di cui . s'accoppia a molti avverbj come il che degl'


Dat. a is calis, a quali, alle quali, a cui. Italiani.
Acc. is calis, i quali, le quali, cui. USO DEL CHI RELATI vo .
Abl. de is calis, da quali, dalle quali,
da cui . Su soli, chi resplendit ; il sole , che
USO DI QUEsTo provoME.
risplende :
Sa luna, chi s' ecclissat; la luna , che
Tiziu , de su quali fais grandissimu conta, ecclissa.
li saludat; Tizio, del quale fai gran Is tempus, chi depressi passant ; i tem
dissimo conto, ti saluta. pi, che veloci scorrono.
Cali de is duus eliggis ? qual de'due eleggi? Islitteras, chi liggiu; le lettere, che leggo.
De calis terras indi benis? da quali re USO DEL CHI CON GIU NzIONE .
gioni ne vieni?
Quali è anche pronome di qualità, che Fabiu mi pregat, chi parta ; Fabio mi
risponde a tali, talis e qualis, tali, e quali. prega, che parta ; Fabius me orat, ut
I Toscani oltre a tale, e quale, hanno altri discedam . -

due pronomi di qualità, cotale, ch' è lo De modu chi, di modo che ; ita ut.
stesso che tale; ed altrettale, che significa Scrìs diversamenti de su chi sentis, scrivi
altro tale, e suol usarsi solo al numero del diversamente da ciò, che senti ; aliter
più, e se talora trovasi uso al numero del scribis, quam , vel ac sentis.
meno, è preso avverbialmente. USO DEL CH I Ap VERBIo .
Singolare.
Nom. chini, chi, colui che . Sciu , chi mi amas, so, che mi ami;
Gen. de chini, di chi , di cui . scio, quod me annas.
Dat. a chini, a chi ec. Comenti chi fessit cosa mia, come se fosse
Acc. a chini, chi. cosa mia ; ut si esset res mea .
Abl. de chini, da chi. Prus riccu, chi no dottu, più ricco, che
Plurale. dotto; ditior, quam doctior.
Nom. chini, chi, coloro che. Notisi, che, se ne paragoni ommèttesi la
Gen. de chini, di chi ec. particella riempitiva uo, allora ci serviamo
Dat. a chini, a chi . - sempre della particella che, e in vece di
Acc. a chini, chi . dire prus riccu, chi no dottu , diciamo prus
Abl. de chini, da chi . riccu, che dottu; così pure prusprestu che,
Uso Dr ovEsTo RELATIvo. piu presto, o piuttosto che: prus che mai,
più che mai: aturu, che custu; altro, che
Chini prus ti lusingat, ti tra cit; chi più questo ec. -

ti lusinga, ti tradisce. Singolare.


No sciu de chini fueddas, non so di chi Nom. ita, che, quale.
parli .. - -
Gen. de ita, di che, di quale .
- - -

Chin'esti ? chini sunti ? a chi mi circas ? Dat. a ita, a che, a quale .


chi è ? chi sono? chi cerchi ? Acc. ita, che, quale .
Abl. de ita, da che, da quale.
C H I . Plurale .
Nom. itas, che, quali .
Questa particella, che risponde al che ita Gen. de itas, di che , di quali .
liano, si considera come relativo, come Dat. a itas, a che, a quali .
congiunzione, e come avverbio. Conside Acc. itas, che, quali .
rata come relativo vuol dire il quale, la Abl. de itas, da che, da quali .
quale. Se si riguarda come congiunzione, Questo pronome quando sta avanti ad un
esprime or l'ut, or il quam , o l'ac de La sustantivo, è relativo di qualità, e vale cali,
tini. Quando poi è particella avverbiale, ne come dicemmo; quando è avanti ad un ad
are p E L L A 5 1 N T A S S I

diettivo, è relativo di quantità, e vuol dire Altrui non si usa mai nel retto, parlando
cantu no addiettivo, ma avverbio, equiva di persona, ma negli obbligui di ambi nu
lente al latino quan. - -. meri, e nel secondo, e terzo caso può om
mettere il segnacaso, non già nel sesto.
vso Dr ovesto PRoNosrr. Singolare.
Nom. s'aturu, s'atara, l'altro, l'altra.
It' omini, ita femina ! che uomo, che Gen. de s'aturu, de s'atara, dell'altro,
donna ! dell'altra.
Itas affaris, itas occupazionis! che af Dat. a s” aturu , a s” atara, all'altro,
all' altra.
fari, che occupazioni!
De ita, de ita cosa si trattatº di che, Acc. s'aturu , s'atara, l'altro, l'altra.
di che cosa si tratta ? Abl. de s'aturu, de s'atara, dall'altro,
Ita bellu giardinu, ita bella domu ! che dall'altra.
bel giardino, che bella casa! Plurale .
Nom. is aturus, is ataras, gli altri, le altre.
- C A P O X V I I. Gen. de is aturus, de is ataras, degli al
tri, delle altre.
DEL PRoNoME DI DIVERSITA'. Dat. a is a turus, a is ataras, agli altri,
alle altre .
Acc. isaturus, is ataras, gli altri, le altre.
T. sono i pronomi di diversità, itiri,
dàturu, allenu , che rispondono a tre ita
Abl. de is a turus, de is ataras, dagli al
tri, dalle altre.
liani Altri, Altro, Altrui. Il primo ac USO pr QUEsro PRoNoME .
cenna sempre persona; non ha plurale, e
s'adopera sustantivamente in tutti i casi. It'aturu pretendis º che altro pretendi?
Gli altri due s'adattano a persona, e a cosa, Aturus affirmant, aturus negant; altri
e declinansi in ambi numeri. - affermano, altri negano :
De is ataras cosas s'ind' hat a trattai
Singolare.
Nom. atiri, altri . atara borta ; delle altre cose se ne trat
Gen. de atiri, di altrui. terà altra volta.
Dat. a atiri, ad altrui. Singolare.
Acc. a atiri, altrui. Nom. s'allenu, s'allena, l'altrui .
Abl. de atiri, da altrui. Gen. de s'allenu, de s'allena, dell'altrui.
Dat. a s'allenu, a s'allena, all'altrui.
vso DI QUEsro PRoNoMr. Acc. s'allenu, s'allena, l'altrui.
Abl. de s'allenu, de s'allena, dall'altrui.
Atiri ancora dal'hiat a bolliri : altri an Plurale.
cora il vorrebbe. Nom. is allenus, is allenas, gli altrui ec.
Nai mali de atiri; dir male d'altrui. Bocc. Gen. de is allenus, de is allenas, degli altrui.
A atiri prusprestu dd hem' a donai, che Dat. a is allenus, a is allenas, " altrui.
a tui; ad altrui piuttosto lo darei, che Acc. is allenus, is allenas, gli altrui.
a te. ld Abl. de is allenus, de is allenas, dagli altrui.
Pensai in atiri; pensare in altrui. Id. Uso di QUEsto ProNoME.

rsTRUzroNE PE' GIovAN LTTI . Mi serbu de cuaddu allenu ; mi servo di


cavallo altrui. -

v Altri preso sustantivamente al numero Custa est roba allena ; questa è roba altrui.
del meno vale altro uomo, e serve solo per No disigiai is ricchesas allenas; non de
siderar le ricchezze altrui.
lo caso retto, non mai per gli obbligui. I
Toscani l'usano in vece del pronome io, il Notisi, che questo pronome preso in singo
che è famigliare anche a noi, che usiamo lare assolutamente significa la rola altrui
atiri figuratamente per deu. v. g. restituiri s'allenu, restituir l'altrui.
p A R T E e R I MI A 2a

C A P O X V I I I. C A P O X I X.

DeL PRoNoME DI GENERALITA'. DEL PRONOMIE INDETERMINATO ,

Ponomi di generalità son detti quelli, Diconi pronomi indeterminati quelli,


che hanno il significato generale, di affer che denotano indeterminatamente il loro
mazione sia, o di negazione. Tali sono: oggetto. Di questa fatta sono i seguenti.
Dognia, ogni. -
Algunu , alguna, alcuno, alcuna. -

Dognunu, dognuna, ognuno, ciascuno, ma. Aturettantu , aturettantus, altrettanto,


Nienti, nudda, niente, nulla. altrettanti.
Nisciunu, niuno, nessuno, nullo, veruno. Calincunu , calincuna, qualcuno, qual
Totu di gen. com. Tutto, tutta. cuna, qualcheduno, na .
Totu cantu , tutto quanto . Calisiollat, calisisiat, qualsivoglia, qual
Notisi, che le voci nienti, e nudda fanno sisia, qualunque.
figura di pronomi, in quanto ricevono l'ar. Chinisiollat, chinisisiat, chiunque, chic
ticolo, od il segnacaso. chessia. -

Da noi si usano al par degl' Italiani con Cantu, cantus, quanto, quanti .
altra negativa, o senza ; e quando pigliansi Itasiollat, itasisiat, checchè , qualun
per modo di ricercare, o dubitare, hanno que cosa .
senso affermativo, v. g. mi circat, si bollu Tanti, o tantu, tanto, tanta -
nudda, cioè alguna cosa, mi chiede, se Unu , una, uno, una.
voglio nulla: da 'hat preguntau, s'issu si
sentessit nienti, il domandò, s'egli si sen IsrRUzIoNE PE' GIovANETTr .
tisse niente, cioè alcun male. Bocc.
Ciascheduno, ciascuno , e qualunque
IsTRvz1oNE PE' GIovANETTI. trovansi adattati ancora al numero del più,
come. » ciascheduni infermi “6: ciascune
Ogni non si usa mai da Toscani al nu » strane nazioni “7: qualunque cavalieri “8:
mero del più benchè per indicare la festa di - qualunque piante son calde “9. -
tutti Santi si prevalgano del prisco idio
tismo Ognissanti, che noi diciamo, Do C A P O X X.
gniassantu.
Niuno, nessuno, nullo, veruno, presi DEL vERBo , E DELLA SUA
soli hanno senso negativo, come niuno è DIVISIONE .

felice quà in terra; adoperati poi colle par


ticelle non, o senza, ovv. per modo di do Sei ordini di verbi ha come l'Italiana la
manda, o dubbio, anche senza negativa lingua Sarda, e sono gli attivi, i neutri,
hanno senso affermativo, e vagliono alcu i neutri-passivi, i reciproci, gli assoluti,
no; così v. g. » Senza niun dubbio n'andrò e gl'impersonali. -

» consolato “1. Non era niuno... che non Verbo attivo è quello , che ha azione
» mi volesse il meglio del mondo “2. Tro transitiva, e regge l'accusativo paziente,
» vossi niuno, che con tradiasse alla pode come amai sa virtudi, amar la virtù, ond'
» stade “3 ? Non fa egli caldo veruno “4 . è detto anche verbo transitivo a differenza
» Per le tentazioni si pruova l'uomo, s'egli degli altri, che chiamansi intransitivi, per
» ha bontade veruna “5. chè non hanno azione almeno perfetta, che
passi in altri .
Neutro è detto quel verbo, che non ha
* 1 Bocc. g. 2. n. 7. *2 Id. g. 8. n. 9. *3 Nov. ant. 21. “4 Bocc. g. 5. n. 4.
“5 Passav. pag. 47. 6 Amm. ant. pag. 1 19. “7 Franc. Sacch. rim. pag. 47.
*8 Filoc. lib. 6. “9 Cresc. l. 1 1. c. i 6.
e2 D E L L A s I N T A s s 1
-
v

azione transitiva perfetta, ma soltanto im C A P O X X I I.


perfetta, come passai is dis, passare i giorni:
Meutro-passivo è quello, che coniugasi DELLA FoRMAzIoNE DE' TEMPI.
colle particelle mi, ti , si ec. le quali, seb
ben paiano far riverbero al soggetto, pure PRESENTE IN DI CATI Pro .
non significano azione alcuna transitiva del
verbo, essendo quì puri accompagnaverbi,
come mi dormu, ti dormis, si dormit, mi
Questo tempo in tutte le coniugazioni
formasi dal volgare dell'infinito, tolta l'ul
dormo, ti dormi, si dorme. tima sillaba, e cangiata in u la finale, che
Reciproco chiamasi quel verbo, che con resta; così da amai, tolto i e cangiata l'a
iugasi parimenti colle particelle mi, ti, si in u fassi amu; così pure bolu da bolai, creu
ec. col divario però, che qui non sono puri da crèiri, fuu da fuiri, perdu da pèrdiri ec;
accompagna verbi vacui di sostanza , ma Tranne da questa regola 1. alcuni verbi
particelle pronominali, che esprimono azio anomali, che coniugheremo a suo luogo:
ne, che ritorna nel soggetto, ond' è, che 2. tutti i verbi, la cui penultima cade in ci,
tai verbi son detti reciproci, come bocciri o gi, ne'quali cangiasi in u la finale ri; come
sì, ammazzarsi, o" Se . v. g. da bin ciribin ciu, da bocciri fòcciu, da
Assoluto dicesi quel verbo, che non ha liggiri iiggiu, da stringiri stringi i a quali
alcun caso dopo di se, sia transitivo, o in s'aggiungono gl'infinitivi bissillabi, come
transitivo, come al suo luogo si vedrà. biu da biri, friu da friri, sciu da sciri ,
Impersonale è quello, che non ha, se non scriu, da scriri cc. Tutte le altre persone di
che la terza persona in ciascun tempo, come ambi numeri sieguono l'analogia del Lati
lampat, balena, niat, nevica. Imperso no, come si ravviserà da' verbi coniugati.
malmente possono adoperarsi anche i neu IsTRUzIoNE PE' GIor ANETTI.
tri, e gli attivi, come cumbenit, convie
ne; discun venit, disdice; si bivit, si vive; La lingua Italiana forma d'ordinario que
si creit, si crede; si narat, si dice ec. sto tempo dal volgare infinitivo togliendo
Notisi, che noi pure non abbiamo alcun la finale re, e mutando in o l'ultima vocale,
verbo propriamente di voce passiva, e col che rimane : così amo da amare, cado da
sussidio del verbo essiri riduciamo gli attivi cadere, leggo da leggere, sento da sentire.
a senso passivo, e ancora colla particella si Molti sono i verbi, ch'escono da questa re
potenza di verbo, come v. g. De pagus si gola generale, i quali posson vedersi negli
conoscit, e s'appreziat sa vera sapienzia; Avvertimenti Gramaticali del Buon mattei.
da pochi si conosce, e s'apprezza la vera E però da avvertire, che i verbi finiti in
sapienza. isco, come ambisco, ardisco ec. non hanno
C A P O X X I. in uso le voci derivate, ambo, ambe, am
biamo, ambino, nè ardo, ardi arde, ar
DELLE CoSE , CHE DEBBoNs1 diamo, ardono ec. Le voci usate di questi
coNSIDERARE NE' VERB1 . verbi sono all'indic. ambisco, ambisci,
ambisce, ambite, ambiscono: all'imp. am
Quattro cose sòglionsi considerare ne'ver bisci, ambisca , ambite, ambiscano, al
coniun. ambisca, ambischi,
bi, i numeri, le persone, i tempi, ed i mo biscano, e così degli altri: ambisca, am n

di . I numeri sono due, come quelli del


nomi ; le persone tre al singolare, e tre al Che se occorresse dover fare uso delle vo
plurale. I tempi per l'ordinario sono cin ci, di cui mancano questi verbi, sarà uopo
que, presente, preterito imperfetto, o sia ritrovare altri verbi ad essi equivalenti nel
pendente, preterito perfetto, o passato, pre significato, che abbiano in uso tai persone.
terito piucchè perfetto, e futuro. I modi Quindi in vece di dire, ambiamo, si dirà
regolarmente sono quattro, indicativo, im abbiamo ambizione; per ardiamo, abbiamo
perativo, coniuntivo, che esprimesi con ardire, od osiamo; per inghiottiamo, in
varie particelle, come si, chi, candu ec. goiamo ; per puniamo, gastighiamo; per
cui è simile il modo ottativo; e l'infinito. insuperbiano, entriamo in superbia, per
-
-
p A R T E P R I M A 23

intisichiamo, diamo nel tisico, per finia » breve, amàvamo, udivamo ec. ma ciò
mo, facciam ſine ec. V. il Buomm. » non dee ammettersi, non solamente per
Notisi, che de verbi ferire, forbire, in » chè i Toscani le pronunziano colla penul
ghiottire, languire, nutrire, offerire, pa » tima lunga anavàmo, udivàmo ec. ma an
lire, perire, profferire, e rapire trovansi use » cora perchè così le pronuziavano gli Au
anche le voci, fero, forbi, inghiotto, lan » tori del buon secolo, come da Pocui veder
gue, nutri, nutre, più usate nutrichi, nu » si può “2. » Dante Pierg. cant. 12.
trica; offero, pato, pero, proffero, rape, Già montavàm su per gli scaglion santi.
e talora anche feriamo, nutriamo, patia E Parad. cant. 24.
mo. V. il Buonm. E quel baron, che si diramo in ramo
P E N D E N T E .
Esaminando già tratto m'avea,
Che a l'ultime fronde appressavàmo.
Questo tempo ne verbi della prima for TEMPO PASSATO .
masi dall'imper. aggiugnendo la sillaba mu,
così da ama, andinu, io amava, e variasi Questo tempo nel nostro dialetto ha sol
per asta, cet, tui amista, issn annàt, ain à tanto la voce propinqua , hapu scrittu, ho
mas, amàstis, amànta. Ne verbi delle al scitto, has iscrittu, hai scritto ec. Sup
tre coniugazioni formasi pure dall'imper. pliamo la voce rimota col piucchè perfetto
cangiando l'i finale in e, ed aggiuntovi nu; dell' indic. , come hemu scrittu, scrissi ,
così da liggi liggèinu; e talora liggìa, io insàras hemu nau, allora dissi. E vero,
leggeva, e variasi per lasta, iat, tui lig che alcun Poeta del nostro dialetto ha scrit
giasta, assu tiggìat, liggènus, liggèstis, to alabèsit, amèsit, mirèsit per lodo, amò,
liggiant; così da senti fassi sentèmu , sen mirò, ma tai voci son proprie del dialetto
ti asta, sentiat, sentèmus, sentèstis, sen Logodorese.
ti ant ec.
rsTRvz1oNE PE' GIov ANETTI .
I verbi, che hanno l'infinitivo bisillabo,
come biri bere, formano pure questo tempo I verbi, che hanno il c per loro natural
dall'imp. aggiugnendo la voce emu, e va consonante nella seconda de' Toscani, come
riasi per esta, et, così da bl fassi bièmu, da giacère, piacere, tacère, ei loro composti,
frì frièmu, da scrì scrièmu, scrièsta, scri prendono il q nella prima persona di singo
èt, scrièmus, scrièstis, scrinta, e talora re, e nella terza d'ambi numeri del passato,
anche scriat, scriant ec. così giacqui , giacque, giacquero, piacqui,
Notisi, che questo tempo ne' verbi della piacque, piacquero ec. cui aggiugniamo
prima ha la terza persona di ambi numeri nacqui, nocqui da nascere, nuocere della
segnata coll'accento grave, come amat terza. Que'poi, che hanno la l, come ca
amava, amànt, o amànta amavano, per lère, dolère, valère co'lor composti, fanno
tor via l'equivoco colle voci del presente, si, calsi, dolsi, valsi ec.
amat, ama, amant, o dimanta, amano. I verbi della terza, che hanno la prima
IsTRUzIoNE PE' G1oPANETTI. persona singolare del presente dimostrativo
uscita in co, eggo, come adduco, cuoco,
Molti Italiani pronunziano brieve la pe – dico ; ſiggo, leggo, reggo, struggo ec. co'
nultima della prima persona plurale di que lor composti, hanno il passato uscito in ssi,
sto tempo, v. g. cadèvamo, leggèvamo. addussi, cossi, dissi ; fissi, lessi, ressi,
Ma un cotal uso è riprovato da Gramatici, strussi ec. I finiti in do poi, come assido,
e gli stessi Toscani la pronunziano lunga, e chiedo, chiudo, conquido, rado, rido,
il pronunziare altrimenti, dice il Faccio rodo ec. co'lor composti, fanno si , assisi,
lati, è un errore da non tollerarsi º 1 : e il chiesi, chiusi, conquisi ec. Gli uscenti in
Corticelli : » le prime persone plurali del endo , ed ondo fanno parimente si, e per
» preteriti imperfetti del verbi da non pochi dono l'n, come difesi da difendo, nascosi
» Italiani si pronunziano colla penultima da nascondo, e così offendo, prendo,
*, Ortogr. Mod. Ital. Avvert. Gram. *2 Osserv. della ling. Tosc. lib. 3. cap. 12.
24 D E L 1. A s 1 N r A s s 1
scendo, rispondo ec. co' lor composti. PRETERrro PrvcchE' PERFETro .
Fondo da fondere, e i composti mutano
la penultima vocale in u , fusi, infusi e c. Questo tempo si esprime sempre col par
Tranne fendo, pendo, rendo, splendo, ticipio del verbo, e cogli ausiliari hai, od
vendo, ei lor composti, che fanno ei , ed essiri, v. g. tui hiast' oppostu, tu avevi
etti, fendei, fendetti ec. Batto fa battei; opposto, i. femmu partiu, io era par
cedo, credo, e debbo della seconda escono tito ec. -

sinetti; pasco, e premo in ei ; ricevo in ei, r U T U R o .


ed etti col loro composti. V. il Corticelli.
Que verbi, che nella prima persona sin Il volgare dell'infinito governato dal ver
golare del presente indic. hanno avanti l'ul bo ausiliare hai ci dà questo tempo, come
tima sillaba alcuna di queste liquide l n r, per esemp. hap'a scriri, scriverò, heus a
fanno si al passato, come " da colgo , scriri , scriveremo ec. Nè questa maniera
spensi da spengo, scersi da scerno, e così d'esprimere il futuro è affatto aliena dagl'
ivelgo, scelgo , sciolgo, tolgo , volgo - Italiani, i quali in vece di dire, credo,
fingo, frango, piango, pingo, pungo, che tu leggerai, dicono pure, credo, che
tingo, ungo - mordo, porgo, scorgo, tu hai da leggere , il quale è un volgare
sorgo, tergo, torco ec. co'lor composti. equivalente al futuro. Anzi alcuni Scrittori
Notisi, che pongo co'suoi composti perde Italiani in luogo di amerò, amerai, ame
l'n , e fa posi. Il passato usitato di perdo è ranno, amerebbe ec. scrivono amarò, ama
perdei, e il participio perduto, non persi, rai, amaranno, amarebbe, le quali voci
e perso, che sono voci appartenenti al ver pretendono composte dal volgare infiniti
so. Annoveriamo fra gl'irregolari conobbi vo, e dal verbo avere, e vagliono amare
da conosco, fui da sono, piovvi, che fa ho , amare hai ec. ch' è lo stesso, che
anche piovei da piovo, ruppi da rompo. dire, ho amare, hai amare, hanno ama
Molti altri possono vedersi presso il Buom re, ebbe amare ec. Anche presso i Tede
mattei . schi questo tempo manca di voce sempli
Avvertano per fine gli Scolari di non mai ce, i i" dire v. g. andrò, dicono
formare, come fan certuni, la prima per divento andare, per mangierò, divento
sona del plur, dalla prima del sing., dicendo mangiare ec.
p. e conobbino per conoscemmo, ruppimo Notisi, che la particella a nel parlare per
per rompemmo, trassimo ec. per traemmo. lo più si sopprime cogli infinitivi, che co
Abbiano per regola generalmente costante, minciano da a , od e, v. g. hap'amai, hat
che due sole persone di questo tempo deri essiri, hem' hai bistu ec. Talora posponia
vano dalla prima del sing., cioè ambe le mo l'ausiliare all' infinitivo, e diciamo,
terze; così v. g parve, parvero da parvi; a sciridd' hapu, il saprò ; a biri dd' heus,
seppe, seppero da seppi ; spense, spensero lo vedremo .
da spensi; stette, stettero da stetti ; tacque, I M P E R A T I P o.
tacquero da tacqui ; lrasse , trassero da
trassi ec. Le altre persone poi formansi dal Formasi questo tempo in tutte le coniu
volgare infinitivo, cangiata la finale re in gazioni dall'infinitivo, detràttane l'ultima
sti, mmo, ste; come p. e. da pare-re pare sillaba; così da amai fassi ama, da liggiri
sti, pare-mmo, pare-ste; e così sapesti, liggi ec.
sapemmo, sapeste da sapere; spegnesti, pRESENTE coM IUNTIVo.
spegnemmo, spegneste da spegnere; tace
sti, tacemmo, taceste da tacere; traesti, Questo si forma dal presente indicativo
traemmo , traeste da tràere ec. Dare, e mutando l'u finale in i ne' verbi della pri
stare cangiano in el' a caratteristica, e fan ma, come ami da amu, preghi da pregu ;
no desti, demmo , deste; stesti, stemmo, e nelle altre coniugazioni l'u cangiasi in
steste. Veggansi il Buomm., il Cortic. il a , così da liggiu lìggia, da sentu senta ec.
Soav., il Sor., ed altri Gramatici. Notisi, che in quel verbi della prima,
che nell' infinitivo hanno un i avanti la
p. A R T E P R 1 M A 25

penultima, come criai, chiavare, pare, Pendente.


che le persone di questo tempo esigano Sing. deu femu , o ſia, io era : tui fia
doppio i come deu crii, tui criis, issu sta, tu eri : issu fiat, egli era .
criit ec. Ma ciò si lascia all'arbitrio di chi Plur. nos. femus , noi eravamo i bos.festis,
scrive, poichè osserviamo, che ancora i voi eravate : issus ſiant, eglino erano
Toscani adoperando simili loro verbi non Preterito perfetto di tempo
sono uniformi nello scrivere, mentre presso propinquo.
loro si legge cambi, e cambii, ora scrivono Sing. deu seu stetiu, io sono stato : tui
studino , ed ora studiino ; è però più fre ses istetiu , tu sei stato : issu est iste
quente l'uso dell'i semplice. tiu , egli è stato. -

PRETERITO IMPERFETT'o.
Plur. nos. seus istetius, noi siamo stati :
bos. seis istetius, voi siete stati : issus
Doppia è la voce di questo tempo, pro sunt istetius, eglino sono stati .
pinqua una, rimota l'altra. La propinqua Preterito perfetto di tempo
in ogni coniugazione formasi dall'impera rimoto .
tivo mutando l'ultima vocale in e chiusa, e Sing. deu femu stetiu, io fui : tui fiasta
giuntovissi, così da ama si fa amessi, da stetiu, tu fosti: issu fiat istetiu, egli fu.
liggi liggessi, da senti sentessi. La voce ri Plur. mos. femus istetius, noi fummo: bos.
mota poi, e gli altri tempi tutti di questo festis istetius, voi foste : issus ſiant iste
modo si " col participio accom tius, eglino furono: furo poet.
pagnato dal verbo ausiliare hai, od essiri; Preterito piucchè perfetto.
secondo il significato del verbo, come si ve Sing. deu femu stetiu, io era stato : tui
drà da' yerbi coniugati. fiasta sietiu, tu eri stato: issu fiatiste
Trannè que verbi della seconda, e della tiu, egli era stato.
terza, che hanno l'imperativo monosillabo, Plur. nos. femus istetius, noi eravamo sta
o bisillabo colla finale accentata, in cui senza ti : bos. festisistetius, voi eravate sta
mutazione di vocale aggiugnesi la voce essi, ti: issus flant istetius, eglino erano
così da bl biessi, da frì friessi, da descrì stati.
descriessi ec. Futuro .
Sing. deu hap' essiri, io sarò : tui has es
C A P O X X I I I. siri, tu sarai : issu hat essiri, egli sa
rà, o fia: fie poet.
DELLA con IucAzIoNE DE' vERBI. Plur. nos. heus essiri, noi saremo : bos.
heis essiri, voi sarete : issus hant es
siri, eglino saranno : fieno poet.
Le coniugazioni de'verbi di questo dialetto Imperativo.
si riducono a tre, le quali si discernono dalla Sing. sìasta tui : sii, o sia tu : siat issu,
diversa desinenza del loro infinitivi. Ma pri sia egli .
ma d'inoltrarmi a coniugarli, stimo neces Plur. siàus nosat. siamo noi: siais bosat.:
sario premettere la coniugazione dei verbi siate voi : siant issus, sieno eglino.
ausiliari, che aiutano a coniugar gli altri. Coniuntivo presente. -

Sing. chi deu sia, che io sia : chi tui sìa


cON IU GAZIONE DEL PERBo EssIRI . sta, che tu sii : chi issu siat, o es
sendu, ch'egli sia, o essendo .
Presente indicativo. Plur. chi nos. siàus, che noi siamo: chi
Sing. deu seu, io sono : tui ses, tu sei : bos. siais, che voi siate : chi issus siant,
issu est, o esti “, egli è. o essendu, ch'eglino sieno, o essendo.
PIur. no saturus seus, noi siamo : bosa Preterito imperfetto del tempo
turus seis, voi siete : issus sunt, eglino propinquo.
SOI10 ,
Sing. chi deu fessi, o fussi, che io fossi :
* Dal verbo greco eori esti, è.
4
26 le a L L A 8 I N r A s S I

chi tui fessis, e fussis, che tu fossi : tiu, quando sarò, e sarò stato : canda
ch'issufessit, o fussit, o essendu, ch' has essiri, e has essiri stetiu, quando
egli fosse, o essendo. sarai, e sarai stato: candu hat essiri,
Plur. chi nos. fessimus, o fùssimus, che e hat essiri stetiu, quando sarà, e sarà
nèi fossimo: chi bos. festis, fèssidis, o Stato .

fussidis, che voi foste : ch issus fessint, Plur. candu heus essiri , e heus essiri ste
o fussint, o essendu, ch'eglino fosse tius, quando saremo, e saremo stati :
ro, o essendo. candu heis essiri, e heis essiri stetius,
Preterito imperfetto del tempo quando sarete , e sarete stati : candu
rimoto. hant essiri, e hant essiri stetius, quando
Sing. candu hem' a essiri, quando sarei: saranno, e saranno stati .
candu hiast a essiri , quando saresti : Infinito presente.
candu hiat' a essiri, o essendu, quando Essiri, essere .
sarebbe, o saria, o essendo : fora poet. Passato .
Plur. candu hemus a essiri, quando sa Essiri stetiu, ostetia, essere stato, o stata.
remmo : candu hestis a essiri, quando Gerundio.
sareste : candu hiant' a essiri, o essen Essendu, essendi, essendiri , essendo :
du, quando sarebbero, sariano, o es essendu, o essendi stetiu , o stetia ,
sendo : forano poet. essendo stato, o stata.
Preterito perfetto. S'accorda a'Poeti la facoltà d'usare altre
Sing. deu sia stetiu , io sia stato : tui sìa voci sì di questo verbo, che degli altri, co
sta stetiu, tu sii stato : issu siat iste me v. g. fui per femu, fudi per fiat ec.
tiu, o essendu stetiu, egli sia stato, o ISTRUZIONE Pe' GIovANETTI.
essendo stato.
Plur. nos. siàus istetius, noi siamo stati: È troppo stucchevole quel barbarismo,
bos. siais istetius, voi siate stati : issus che frequente è desi in bocca agli scolari, i
sìanta stetius, o essendu stetius, eglino quali per dire, che cosa è, dov'è, è qui,
siano stati, o essendo stati . dicono, che cosa l'è, dove l'è, l'è quì.
Pret. piucchè perfetto del tempo Son parimente da sopprimersi saressimo per
propinquo. saremmo, staressimo per staremmo, udi
Sing. deu fessi stetiu , o essendu stetiu, ressimo per udiremmo, e simili. V. il Soav.
io fossi stato, o essendo stato : tui fes Ero poi per era, ed eramo per eravamo,
sisistetiu, tu fossi stato: issu fessit iste come pure dicevo, leggevo ec. per diceva,
tiu, egli fosse stato. leggeva sono voci del volgo. V. il Soav.
Plur. nos. fessimus istetius , noi fossimo e "
stati : bos.fessidis istetius, voi foste sta Sii cogli affissi cangia l'i finale in e, Sieti
ti: issus.fessint istetius, eglino fossero assai l'esserti potuto vendicare “1. E cogli
stat1 . affissi ti, vi esige doppia consonante, etti,
“Pret. piucchè perfetto del tempo evvi *2 .
rimoto. DEL VERBO HAI .
coNIUGAZIoNE
Sing. deu hem a essiri stetiu, io sarei sta
to : tui hiast a essiri stetiu, tu saresti Presente indicativo.
stato: issu hiatº a essiri stetiu, egli sa Sing. deu hapu, io ho : tui has, tu hai
rebbe stato. issu hat, egli ha
Pur. mos. hemus a essiri stetius, noi sa Plur. mos. heus, noi abbiamo: bos. heis,
remmo stati : bos. hestis a essiri stetius, voi avete : issus hanti, eglino hanno .
voi sareste stati : issus hiantº a essiri . Pendente.
stetius, eglino sarebbero stati. Sing. deu hemu , o hia, io aveva : tui
Futuro. hìasta, tu avevi : issu hiat, egli ave
Sing. candu hap' essiri, e hap' essiri ste va, e avea : avia poet.

* 1 Bocc. g. 8. n. 7. *2 F. Giord. Pred.


P A R r a P R I M A 2y

Plur. nos. hemus, noi avevamo : bos. he pas tentu, tu abbi avuto : issu hapas
stis, voi avevate: issus hìanta, eglino tentu, egli abbia avuto
aVC VallO . Plur mos. hapàus tentu, noi abbiamo
Passato propinquo. avuto : bos. hapàis tentu, voi abbiate
Sing. hapu tentu , ho avuto : has tentu, avuto : issus hàpanta tentu, eglino ab
hai avuto: hat tentu , ha avuto . biano avuto.
Plur. heus tentu , abbiamo avuto : heis Pret. piucchè perfetto propinquo.
tentu, avete avuto: hanti tentu, hanno Sing. si hessi tenti, se avessi avuto : si
aVulto . hessis tentu, se avessi avuto : si hessit
Il passato rimoto in tutti i verbi si sup ben tu , se avesse avuto .
plisce col tempo seguente. Plur. si hèssimus tentu, se avessimo avu
Pret. piucchè perfetto. to: si hestis tentu, se aveste avuto :
Sing. hemu tentu, aveva avuto: hìasta ten si hèssinti tentu, se avessero avuto.
tu, avevi avuto: hiat tentu, aveva avuto. Pret piucchè perfetto rimoto.
Plur. hemus tentu , avevamo avuto : he Sing. hem' hai tentu , io avrei avuto :
stis tentu , avevate avuto : hìanta ten hìast'hai tentu , tu avresti avuto: hiatº
lu , avevano avuto . hai tentu, egli avrebbe avuto.
Futuro . Plur hemus hai tentu, noi avremmo avu
Sing. hap' hai, avrò : has hai , avrai : to: hestis hai tentu, voi avreste avu
hat hai, avrà . to: hiant'hai tentu, eglino avrebbero
Plur. heus hai, avremo : heis hai, avre avuto .

te: hant'hai, avranno. Futuro.


Imperativo. Sing. candu hap' hai, e hap' hai tentu,
Sing hapas tui, abbi tu : hapat issu, quando avrò, ed avrò avuto: candu has
abbia egli . hai, e has hai tentu , quando avrai,
Plur. hapaus nosaturus, abbiamo noi: ha ed avrai avuto: candu hat hai, e hat
pais bosaturus, abbiate voi : hapant' hai tentu, quando avrà, ed avrà avuto.
issus, abbiano eglino. Plur. candu heus hai, e heus hai tentu,
Presente coniuntivo. uando avremo, ed avremo avuto: can
Sing. deu hapa , o hendu, io abbia, o u heishai, e heis hai tentu, quando
avendo : tui hapas, tu abbi : issu ha avrete, ed avrete avuto: candu hant”
pat, egli abbia . hai, e hant'hai tentu, quando avran
Plur. nos. hapaus , noi abbiamo : bos. no, ed avranno avuto. -

hapais, voi abbiate : issus ha panta, Infinito presente.


eglino abbiano. Hai, avere . Passato: hai tentu, avere
Pret. imperfetto propinquo. avuto . Gerundio : hendu, o hendi,
Simg. deu hessi, o hendu, io avessi , o avendo : hen di tentu , o tenta, avendo
avendo : tui hessis, tu avessi : issu hes avuto , o avuta .
sit, egli avesse . Notisi, che questo verbo è difettivo, poi
Plur. nos. hèssimus, noi avessimo : bos. chè prende in prestito il participio dal ver
hestis , o hèssidis, voi aveste : issus hes bo teniri, che troverassi coniugato tra gli
sint, eglino avessero. anomali. Piglia pure da esso " li altri
Pret. imperfetto rimoto. tempi per esprimere il participio del tempo
Sing. hem' hai, o hendu, io avrei, o futuro, così v. g. tengu de scriri, ho da
avendo : hiast hai, tu avresti : hiat scivere, non già fai de scriri: si tenit de
hai, egli avrebbe. fai medas cosas, hassi a fare molte cose:
Plur. hemus hai, noi avremmo : hestis ancorachì tenghessimus de patiri, ancor
hai, voi avreste : hiant' hai, eglino chè avessimo da patire.
avrebbero. Usiamo come i Toscani questo verbo in
Preterito perfetto, vece del verbo essiri, come ita'nci hat ?
per ita' nc'esti º che vi è? non c'ind'hat,
Sing. deu hapa tentu, o hendu tentu , io per
abbia avuto, o avendo avuto i tui ha non c'ind' esti, non ce n'è.
4
N
«a

e8 re E L L A S I N T A s s I

E da notarsi finalmente, che l' uso delle amais, voi amate : issus amant, eglino
voci della seconda persona plurale dell'im d IIl dll O .

erfetto coniuntivo non è sempre lo stesso. Pendente .


gi dice bene, si festis, si hestis, si amastis, Sing. deu amamu , io amava : tui amò
si liggestis, ma non dirassi, mancai festis, sta , tu amavi : issu amàt, egli amava.
mancai hestis, am astis ec. Con quest'av Plur. amàmus, amavamo : amàstis, ama
verbio, ed altri equivalenti usiamo sempre vate : amanta , amavamo .
l'altra voce, cioè mancai l"i al bl CO - Passato propinquo.
raschì hessi dis, amessidis, liggessidis, seb Sing. hap' amau , ho amato : has amau,
bene foste, benchè aveste, amaste ec. hai amato : hat amau, ha amato.
Plur. heus amau , abbiamo amato: heis
rsTR vz1oNE PE' GIovANETTI. amau , avete amato: hant amau , han
no amato.
I Toscani usano talora il singolare del Piucchè perfetto.
verbo avere per lo plurale del verbo essere : Sing. hemu amau, aveva amato: hiast'
uante miglia ci ha º cioè ci sono “1. Eb amau , avevi amato: hiat amau , aveva
i" di quegli , che intender vollono alla amato. -

Melanese, cioè furonvi di quegli “2. Al Plur. hemus amau, avevamo amato : he
contrario " adoperano il plurale del verbo stis amau, avevate amato : hiant' amau,
avere per lo singolare di essere : ebbono ta aVe Valmo amato .

gliata la testa, cioè fu loro tagliata “3 . E Futuro .


questo è un puro Gallicismo, mentre i Sing. hap'amai, amerò : has amai, ame
Francesi direbbero : ils eurent la tète tran rai: hat amai, amerà .
chee; maniera d' esprimersi propria ancor Plur. heus amai, ameremo : heis amai,
de' Latini, i quali dicono: cognitam habe amerete : hant' amai, ameranno.
mus prudentiam tuam, in vece di nobis co Imperativo.
gnita est prudentia tua: Omnes habeo co Sing. ama tui, ama tr.: amit issu, ami
gnitos sensus adolescentis huius “4 . egli .
Abbi per abbia, e abbino per abbiano è Plur. ameus mosat. , amiamo noi : amai
abusivamente detto. Come pure conoschi bosat. , amate voi : amint issus, ami
mo, legghino, spenghino ec. per conosca no eglino.
no, leggano, spengano ; il che » aver non Presente coniunitivo.
» dee tolleranza (dice il Gigli), per quanto Sing. deu ami, o amen du , io ami , e
» se ne trovino sparsi grandi esempi ne Pro amando : tui amis, tu ami : issu amit,
» satori nostri, e Poeti più degni di tutti i egli ami.
» secoli “5 . » Plur. mosat. ameus, noi amiamo : bosat.
ameis, voi amiate : issus amint, egli
In O d mln O .
C A P O X X I V.
Pret. imperfetto propinquo.
PRIMA CONIUGAZIONE . Sing amessi, io amassi : amessis, tu amas
si : amessit, egli amasse.
Plur. amessinus, noi amassimo : amastis,
Oa coniugazione abbraccia tutti i
verbi, che hanno il volgare infinitivo ter
o amessidis, voi amaste : amessint,
eglino amassero.
minato in ai come amai, il quale è il rego Pret. imperfetto rimoto.
lare di questa coniugazione. Sing. hem'amai, io amerei: hiast'amai,
Presente indicativo. tù ameresti: hiat'amai, e gli amerebbe.
Sing. deu amu , io amo : tui amas, tu Plur. hemus amai, noi ameremmo : he
ami: issu amat, egli ama. stis amai, voi amereste : hiant 'amai,
Plur. mosat. amaus, noi amiamo: bosat. eglino amerebbero.
*, Bocc. g. 8. n. 3. *2 Id. g. 3. fin. *3 Marc. Adr. *4 Cic. *5 Regol. per la ling. Tosc.
- e A R r e ºr R I M A zy

Preterito perfetto. - Infinito presente.


Amai, amare. Passato : hai amau, avere
Sing. deu hapa amau, io abbia amato: tui
hapas amau, tu abbi amato : issu ha amato. Gerundio : amen du , o amendi,
pat amau, egli abbia amato: amando: hendu amau, o amada, aven
Plur. mosat. hapaus amau, noi abbiamo do amato, o amata.
amato : bos. hapais amau, voi abbiate Simili a questo si coniugano i seguenti,
amato : issus hapant' amau , eglino ab e gli altri di questa coniugazione.
biano amato. Affoghigiai o sfoghigiai “i , accendere,
Piucchè perfetto propinquo. infiammare -
Sing. deu hessi amau , io avessi amato: Agatai “2 , trovare .
tii hessis amau , tu avessi amato : issu Allisai “3 , lisciare,
hessit amau , egli avesse amato. Allupai “4 , suffocare. -

Plur. nos. hessimus amau, noi avessimo Anga (dicesi delle bestie), figliare.
amato : bos. hessidis amau , voi aveste Arbigai “5 , arroventare .
amato : issus hessint amau, eglino aves Arrandai “6, guernire con trina.
SerO amato . Arremaciai “7, ribadire.
Piucchè perfetto rimoto. Arropai “8, battere.
5ing. deu hemu hai amau , io avrei ama Attoppai “9, andare incontro.
to: tui hiast hai amau, tu avresti ama Badalocai “ io, cianciare inettamente.
to: issu hiat hai amau, egli avrebbe barrinai º 1 1 , succhiellare.
amatO . Indurcai “12 su linu ec., macerare.
Plur. nos. hemus hai amau, noi avrem scialai “13, neutr. tripudiare.
mo amato : bos. hestis hai amau, voi ladaminai “14, concimare, stabbiare.
Pranciai “15, stirare.
avreste amato : issus hiant' hai amau, -

eglino avrebbero amato. Scrumentai (voce sp.), scotare.


Futuro. Scussurai, neutr. sciamare.
Sing. candu hap'amai, e hap'hai amau, Seidai , carrucolare “16.
quando amerò, ed avrò amato : can Strangulai “17, strangolare, strozzare.
du has amai, e has hai amau, quan Strumpai “18, rovesciare, gettare a terra.
do amerai, ed avrai amato : candu hat Studai, spegnere.
amai, e hat hai amau, quando ame lapai “19, turare.
rà , ed avrà amato. Treulai “2o, tritare. -
Plur. candu heus amai, e heus hai amau, I dispregiatori della lingua Sarda ci op
quando ameremo, ed avremo amato: Porranno forse, che con troppa violenza
candu heis amai, e heis hai amau , facciam derivare dal greco, o dal latino
quando amerete, ed avrete amato: can molte delle nostre voci. Ma a torto ci fanno
du hant'amai, e hant' hai amau, quan quest' opposizione. Noi non pretendiamo
do ameranno, ed avranno amato. dimostrare una medesimezza tra le nostre,

*, Da tao) tº phloghizo, infammo . *2 Da a3ºaºpeº agatheoreo, rem diu non


visam invenio . “3 Da Nia a º lisso, levigo, o dalla voce ital. “4 Da Ava e o lu
peo, vero ; “5 Da albico, as : dicesi anche ferrum candens, ferro rovente, dal
color biancheggiante, che il fuoco comunica al ferro. “6 Da randar sp. *7 Da
rema char sp. “8 Da Pºzºi o ropalizo, baculo percutio . *9 Da arro re o anto
peo, obviam intueor, o da topar sp. * 1o Da é arroAoys º battologheo, multa, et
e
inania loquor. “I 1 Da barrenar sp. 12 Da indolcare ital. * 13 Da sgaxxcuat
exallomai, tripudio. “14 Da letamare ital. * 15 Da prancha sp. * 16 Lastr.
corso d' Agric. t. 2. * 17 Da strangulo lat., e questo è porto dal grec. stran
galeo. “13 Da º fººººº stromboo, voluto, circumago. “19 Ne villaggi dicesi
tºpai da Tvzºº tupoo insero, obsigno. *2o Da trillar sp.
3,5 ro n L . A 3 1 N T A S S I

e le greche voci, o latine. Ci basta soltanto sei amato: est amau, o si amat, e
far loro rilevare, che molte dizioni Sarde amato, o si ama .
non possono rapportarsi, che al greco, o al Plur. scusamaus, siamo amati: seis amaus,
latino, benche ora sieno alterate, e diver siete amati : sunt amaus, sono amati,
samente contornate. Non è maraviglia, che si amant, si amano.
dopo tante rivolte di secoli molte sien tra Pendente.
visate, altre per sincope come iscialai da Sing. femu amau, era amato: ſiast amau,
exallomai, altre per antitesi, come strum eri amato: fiat amau, o si amat, era
pai da stromboo; i Greci pure dicono porsº amato, o si amava.
per porro, procul; altre per protesi, ed Plur. femus amaus, eravamo amati: fe
apocope, come arropai da ropali o ec. Così stis amaus, eravate amati: ſiant amaus,
pure nelle voci che si derivano dal latino, o si amanta, erano amati, o si amavano.
come cru da crudus per apocope come i Passato propinquo.
Greci do, per doma, domis; assimbillai Sing: seu stetiu, sono stato : ses istetiu,
da assimilare abrigai
per epentesi; così pure molti sei stato: est istetiu amata, è stato amato.
pronunziano per arbigai da albica Plur. seus istetius, siamo stati : seis iste
re fatta l'antitesi, e la metatesi ; diciamo tius, siete stati : sunt istetius amaus,
ancora corcai, e crocai da corcare ital. bor sono stati amati.
dai, e brodai da bordar sp., come i Greci Piucchè perfetto.
usano karteros, e krateros, fortis, kartos, Sing femu, ſiasta, fiat istetiu amau,
e kratos, robur ec. e di queste voci ne ab era, eri , era stato amato
biamo senza numero. Ma forse la radice Plur. femus, festis, ſiant istetius amaus,
delle greche voci si ravvisa più chiara nel eravamo, eravate, erano stati amati.
vocaboli, che i Latini presero dal greco? Futuro.
Ecco quanto cangian d' aspetto v. g. alter Sing hap' essiri, has essiri, hat essiri
da eteros, claudo da kleio, duplex da di amau, sarò, sarai, sarà amato.
ploos, diffugio da diapheugo, ferre da phe Plur. heus essiri, heis essiri, hant' essiri
rein, neus da emos, propello da proballo: amaus, saremo, sarete, saranno amati.
turris da tyris, talentum da talanton, ed Imperativo:
infiniti altri. -
Sing. sìast amau tui, sii, o sia amato
tu : siat amau issu, sia amato egli .
o S S E R V A Z I O N E. Plur. siaus amaus nosat., siamo amati noi:
siais amaus bosat., siate amati voi :
La desinenza in ai dell'infinitivo di que siant amaus issus, sieno amati eglino.
sti nostri verbi da alcuni si fa derivare da Presente coniuntivo.
verbi latini, p. e. amai da amare. Altri poi Sing. sia, sìasta, siat, o essendu amau,
vogliono, che provvenga da amari, spre sia, sii, sia, o essendo amato.
mutane l'r. Ma comunque vada la cosa, Plur. siaus, siais, siant', o essen du amaus,
quel, che osservo, si è, che anche i Greci siamo, siate, sieno, o essendo amati.
hanno finiti in ai i volgari infinitivi di molti Imperfetto propinquo.
verbi non solo passivi, e medii, ossian co Sing fessi, fessis, fessit, o essendu amau,
muni, ma ancora di pretti attivi. Tai sono fossi, fossi, fosse, o essendo amato.
p. e. i 'vai ienai, mittere; pozyal phanai, Plur.fessimus, festis, fessint, o essenda
dicere; avrrº e vai syntithenai, constituere; amaus, fossimo, foste, fossero, o es
sendo amati.
riò evai tithenai, ponere ec. “ Imperfetto rimoto.
Sing. hem' essiri, hìast' essiri, hiat essiri
coNIUGAZIONE DEL PASSI V 0 ,
aman, sarei, saresti , sarebbe amato.
Plur. hemus a essiri, hestis a essiri, hìantº
Presente indicativo . a essiri amaus, saremmo , sareste , sa
Sing. seu amau, sono amato : ses amau , rebbero amati.

* V. Corm. Schrev. Lexic. Man, Graeco-Lat. Edit. Patav.


r a R T E P R 1 M A sa

Preterito perfetto. Plur. nos. liggèus, noi leggiamo: bosat.


Sing. sia, sìasta, siat istetiu amau, sia, liggèis, voi leggete : issus liggint, egli
sii, sia stato amato. no leggono.
Plur. siaus, siais, siant istetius amaus, - - Pendente.
siamo, siate, siano stati amati. Sing. ";
e liggia, leggeva: liggia
Piucchè perfetto propinquo. sta, leggevi : li , leggeva.
Sing. fessi, fessis, fessit istetiu aman, Plur. liggemus , leggevamo : liggestis,
fossi, fossi, fosse stato amato. leggevate : ligglanta, leggevano.
Plur. fessimus , festis, fessint istetius Passato propinquo.
amaus, fossimo, foste, fossero stati Sing hapu lºggiu, ho letto : has liggiu,
amati. lai letto : hat liggiu , ha letto.
Piucchè perfetto rimoto. Plur. heus liggiu, abbiamo letto : heis lig
Sing. hein essiri, hiast' essiri, hiat essiri iu , avete letto : hanti liggiu, hanno
stetiu amau , sarei , saresti , sarebbe etto .
Stato amato. - Piucchè perfetto.
Plur. hemus a essiri, hestis a essiri, hiantº Sing. hemu lìggiu, aveva letto: hìasta
a essiri stetius amaus, saremmo, sare liggiu, avevi letto: hiat liggiu, aveva
ste, sarebbero stati amati. letto.
Futuro. -

Plur. hemus liggiu , avevamo letto : he


Sing. candu hap' essiri, e hap'essiri ste stis liggiu , avevate letto : hìanta lig
tiu amau, quando sarò , e sarò stato giu, avevano letto. -

amato : has essiri, e has essiri stetiu Futuro.


amau, sarai , e sarai stato amato: hat Sing hap'a lìggiri, leggerò : has a lig
essiri, e hat essiri stetiu amau, sarà, giri, leggerai : hat a liggiri, leggerà.
e sarà stato amato. lur. hens a liggiri, leggeremo : heis a
Plur. candu heus a essiri, e heus a es liggiri, leggerete: hant 'a liggiri, leg
siri stetius amaus, quando saremo, e geranno.
saremo stati amati : heis essiri, e heis Imperativo.
essiri stetius amaus, sarete , e sarete Sing. liggi tui, leggi tu : lìggiat issu,
stati amati : hant'essiri, e hant'essiri legga egli .
stetius amaus, saranno, e saranno stati Plur. liggiaus mosat., leggiamo noi, lig
amati. i" bosat., leggete voi : lìggiant issus,
Infinito presente. eggano eglino -
Essiri amau, o amada, essere amato, o Presente coniuntivo.
amata. Passato : essiri stetiu amau , es Sing. liggia, legga: lìggias, legghi, lìg
sere stato amato. Gerundio : essendu glat, legga .
amau , o amada, essendo amato, o Plur. liggiaus, leggiamo : liggiàis, leg
amata; essendu stetiu amau, essendo giate: lìggiant, o liggendu, leggano,
stato amato . o leggendo.
In questa foggia hanno da vertersi in pas Imperfetto propinquo.
sivo tutti gli attivi di qualunque coniu Sing. liggessi, leggessi : liggessis, leg
gazione. gessi : liggessit, leggesse.
- C A P O X X V. Plur. liggessimus, leggessimo : liggestis,
e liggèssidis, leggeste : liggessint, leg
SECONDA CONIUGAZIONE - gessero.
Imperfetto rimoto.
A questa coniugazione appartengono tutti Sing hem a lìggiri, leggerei : hiast” a
i verbi, i cui volgari infinitivi escono in iri liggiri, leggeresti: hiai a liggiri, leg
breve, come lìggiri. gerebbe .
Presente indicativo. Plur. hemus a lìggiri, leggeremmo : he
Sing. deu lìggiu, io leggo : tui liggis, tu stis a liggiri, leggereste : hiantº a lig
leggi: issu liggit, egli legge - giri, leggerebbero.
32 - e e L 1. A sr N T A s S I

, Preterito perfetto. Ciuèriri, gramolare, rimenar la pasta.


Sing. hapa lìggiu , abbia letto : hapas Giùngiri “4 ( is bois ), aggiogare .
liggiu , abbi letto: hapat liggiu , abbia Ingurtiri “5, inghiottire, ingoiare.
letto. -

Intingiri “6, tignere.


Plur. hapàus liggiu , abbiamo letto : ha Lingiri “7, leccare, lambire.
pàis liggiu, abbiate letto : hàpanta lig Mòliri *8, macinare .
giu , abbiano letto. - Mulliri “9, mugnere.
Piucchè perfetto propinquo. Pràndiri “lo, pranzare.
Sing. hessi liggiu , avessi letto: hessis lig Pràngiri * 1 1 , piangere.
giu, avessi letto: hessit liggiu, avesse Pudèsciri “ 12, appuzzare.
letto. Resplèndiri “ 13 m., risplendere .
Plur. hèssimus liggiu, avessimo letto : he Sbàttiri ( ciculati) * 14, frollare . Alb.
e stis liggiu , aveste letto : hèssinti lig Stròciri, contraffare.
giu, o hendu liggiu , avessero letto, o Sùiri “15, poppare.
avendo letto. Sussistiri * 16 n. , sussistere.
- Piucchè perfetto rimoto. Sustèmiri * 17, sostenere .
Sing. hem' hai lìggiu, avrei letto: hiast' Timiri “ 18, temere .
hai liggiu , avresti letto : hiat hai lig Trèmiri º 19 m., tremare.
giu , avrebbe letto . -
Tùndiri “2o, tosare .
Plur. hemus hai liggiu , avremmo letto. Tussiri “21 , tossire .
hestis hai liggiu , avreste letto: hiant'
hai liggiu , avrebbero letto.
Futuro. C A P O X X V I.
Sing. candu hap' a lìggiri, e hap' hai
liggiu, quando leggerò, ed avrò letto: TERZA CON I U GAZIONE .
has a liggiri, e has hai liggiu , legge
rai, ed avrai letto: hat a liggiri, e hat
hai liggiu , leggerà, ed avrà letto.
Quesa coniugazione comprende tutti i
verbi, che hanno il volgare infinitivo ter
Plur. cand'heus a lìggiri, e heus hai lig minato in iri lungo, come sentìri.
iu , quando leggeremo, ed avremo Presente indicativo.
i heis a liggiri, e heis hai liggiu, Sing. deu sentu , io sento : tui sentis, tu
leggerete, ed avrete letto: hant a lig senti: issu sentit, egli sente.
giri, e hant' hai liggiu , leggeranno, Plur. mosat. sentèus, noi sentiamo: bos.
ed avranno letto. senteis, voi sentite : issus sentint, egli
lnfinito presente. m0 SentOne .
Lìggiri , leggere . Passato : hai liggiu , Pendente.
aver letto . Gerundio: liggendu, leg Sing. sentèmu, e sentìa, sentiva: sentìa
gendo : hendu lìggiu, o lìggia, avendo sta, sentivi: sentìat, sentiva.
etto, o letta. Plur. sentemus, sentivamo: sentestis, sen
Simili a questo coniugansi i seguenti, e tivate: sentìant, sentivano.
gli altri di questa coniugazione, compresi - Passato propinquo.
i neutri, che ammettono l'ausiliare hai. Sing hapu sentìu, ho sentito : has sen
Aggradèssiri “ 1 , gradire. tiu, hai sentito: hat sentiu, ha sentito.
Assòlviri “2, prosciogliere. Plur. heus, heis, hanti sentiu ; abbiamo,
Cèrriri ”3, vagliare. avete, hanno sentito. -

*. Da agradecer spagn. *2 Dal lat. absolvo. *3 Dal lat. cerno . *4 Da jungo .


*5 Da glutio o dal greco 3xvº gluzo, haurio . *6 Da intingo. “7 Da lingo.
*8 Da molo. “9 Da mulgeo . * 1o Da prandeo * 1 1 Da plango. *12 Da putesco.
“13 Da resplendeo. * 14 Dall' ital. sbattere . * 15 Da sugo. * 16 Da subsisto .
* 17 Da sustineo. * 18 Da timeo . “9 Da tremo. *2o Da tondeo . *2o. Da tussio.
P A R T E P R I M A s- 33

Piucchè perfetto. Plur. hessimus, hestis, hèssinti sentiu,


Sing. hemu, hiasta, hiat sentiu, aveva, avessimo, aveste, avessero sentito .
avevi, aveva sentito. Piucchè perfetto rimoto.
Plur. hemus, hestis , hianta sentiu, ave Sing. hem'hai, hiast' hai, hiat' hai sen
vamo, avevate, avevano sentito. tiu, avrei, avresti, avrebbe sentito.
- - - Futuro. Plur, hemus hai, hestis hai, hiant' hai
Sing hap' a sentiri, sentirò : has a sen sentiu, avremmo, avreste , avrebbero
tiri, sentirai : hat a sentiri, sentirà . sentito.
Plur. heus a sentiri, sentiremo : heis a - Futuro .
sentiri, sentirete : hant a sentiri sen Sing. Cand'hap'a sentiri, e hap'hai sen
tiranno. Imperativo. tiu , quando sentirò , ed avrò sentito :
Sing. senti tui, senti tu; sentat issu, sen has a sentiri, e has hai sentiu, senti
ta egli . rai, ed avrai sentito : hat a sentiri, e
Plur. sentaus no sat. , sentiamo nei : sen hat hai sentiu, sentirà, ed avrà sentito.
tei bosat., sentite voi: sentant issus, Plur. heus a sentiri, e heus hai sentiu, sen
sentano eglino. - tiremo, ed avremo sentito: heis a sen
Presente coniuntivo. l tiri, e heis hai sentiu, sentirete, ed avrete
Simg. deu senta, io senta : tui sentas, tu sentito: hant' a sentiri, e hant' hai sen
senti: issu sentat, egli senta . tiu, sentiranno, ed avranne sentito.
Plur. sentaus, sentiamo : sentais, sentia Infinito presente.
te : sentant, o sentendu , sentano, o Sentiri, sentire. Passato: hai sentiu, aver
sentendo , sentito. Gerundio: sentendu, sentendo;
Imperfetto propinquo. hendu sentiu, avendo sentito. -

Sing. deu sentessi, io sentissi : tui sen Simili a questo coniugansi i seguenti, e gli
tessis, tu sentissi : issu sentessit, egli altri di questa coniugazione, cui apparten
Sem tl SSe . gono i verbi bisillabi, come biri, friri, scri
Plur. sentessimus, sentissimo : sentestis, ri, ed i composti descriri, trascriri ec., ser
o sentessidis, sentiste : sentessint, sen bate le regole, che demmo al capo zx11.
tissero. -

parlando del pendente.


Imperfetto rimoto, - ,Cumpliri “ 1, compire.
le

Sing. hem'a sentiri, sentirei: hiast a sen Cundiri “2 , condire.


tiri, sentiresti : hiat a sentiri, senti
Destruiri. *3 distruggere.
rebbe . Dormiri *4, dormire.
Plur. hemus a sentiri, sentiremmo: hestis Frunziri *5, aggrinzare, increspare.
a sentiri, sentireste : hiantº a sentiri, Imbastiri “6, imbastire .
sentirebbero. Imbuttiri “7, imbottire.
Preterito perfetto, Instruiri “8, istruire .
Sing deu hapa sentiti, io abbia sentito: Luiri “9, riscattare, redimere.
ſtui hapas sentiu, tu abbi sentito : issu Ordiri “ io, ordire.
hapat sentiti, egli abbia sentito. Pediri * 1 1 , accattare .
Plur. hapaus sentiu, abbiamo sentito: ha Puliri * 12, polire.
pais sentitº, abbiate sentito: hapanta Saliri “13, salare.
sentiu, abbiano sentito. Sarziri * 14, rabberciare.
Piucchè perfetto propinquo. Scosiri “15, scucire, sdrucire.
Sing. hessi, hessis, hessit, sentiu, aves Sturdiri º 16, stordire .
si, avessi, avesse sentito. Surbiri * 17, sorbire .
*, Da compleo lat., o da cumplir sp. *2 Da condio. *3 Da destruo. *4 Da dormio,
“5 Piuttosto da frunzir sp., che da froncer fr. “6 Da imbastire ital. “7 Da
embutir sp. *º Dainstruo. “9 Da Luo. “io Da ordior. “ . Da pedi Sp.
iuttosto, che da peto lat., o da 7arre º epaeteo, mendico . *12 Da polio .
13 ºa salio. * 14 Da sarcio. * 15 Da descoser sp. * 16 Da stordire ital.
* 17 Da sorbeo . 5
34 p E L L A S Y N T A s s I

C A P O X X V I I. , Plur. heus andai, andremo : heis andai o


andrete : hant' andai, andranno .
con IUGAzIoNE DE' v ERBI NEUTRI . Imperativo.
Sing. bai tui, va tu : bandit, o andit
nostri neutri sono di tre sorta, come quegli Sissu , vada egli . e t - '

ºe' Toscani. Altri si coniugano coll'ausi Plur. andèus mosat. , andiamo noi: baxi
liare hai, e rigettano il verbo essiri, come bosat., andate voi, o ite; gite P. : ban
camminai , passeggiare, nadai, nuotare ec. dint, o andint issus, vadano eglino.
Altri coniugansi col verbo essiri, e ricusano Presente coniuntivo.
il verbo hai, come andai andare, partiri Sing. den andi, o bandi, io vada : tui
partire e c. Quegli poi della terza specie am andis, o bandis, tu vadi: issu andit,
mettono or l'uno, or l'altro ausiliare se o bandit, o andendu, egli vada, o
condo il senso, così p. e. hapu dormìu, ho andando ; ea P. -

dormito, sunti dormìus, sono dormiti. Plur. andèus, andiamo : andèis, andiate:
Quì basterà coniugarne uno della seconda andint, o bandint, vadano . -

specie. Audài.
Imperfetto propinquo.
Presente indicativo. Sing. si andessi, se andassi : si andessis,
Sing. deu andu, o bandu, io vado, o vo: se andassi : si andessit, se andasse .
tui andas, o bandas, tu vai : issu an Plur. si andessimus, se andassimo : si an
dat, o bandat, egli va. dastis, se andaste : si andessint, se an
Plur. andàus, andiamo; gimo P.: andàis, dassero.
andate; gite, e ite P.: andant, o ban Imperfetto rimoto .
dant, vanno. -
Sing. hem' andai, andrei : hiast' andai,
Pendente . andresti: hiat andai, andrebbe.
Sing. andàmu, andava ; giva P. andàsta Plur. hemus andai, andremmo: hestis an
andavi ; givi P. andàt, andava; giva P. dai, andreste : hiant' andai, andreb
Plur. andàmus, andavamo ; i" P.: bero.
andastis, andavate ; givate P.: andàn Preterito perfetto.
ta, andavano, e ivano ; givano P. Sing. sia, siasta, siat an dàu, sia , sii ,
Passato propinquo. sia andato. - :

Sing. seu andàu, sono andato : ses an Plur. siaus, siais, siant', o essendu an
dàu, sei andato : est andàu, è andato, dàus, siamo, siate, siano, o essende
e gito . - -
andati.
Plur. seus andàus, siamo andati: seis an - Piucchè perfetto propinquo.
dàus, siete andati ; sunt andàus, sono Sing. fessi, fessis, fessit andàu , fossi,
andati, iti, e giti. fossi, fosse andato, ito, o gito.
Passato rimoto. Plur. fessimis, festis , fessint andàus,
Sing. fem' andàu, andai : ſiast andàu, fossimo, foste, fossero andati, iti, e
andasti, e gisti: fiat andàu, andò, gi, giti . . . -

e gio . - Piucchè perfetto rimoto,


Plur. femus andàus, andammo, e gimmo: Sing. hem essiri, hiast essiri, hiat' essiri
festis andàus, andaste, e giste: ſiantº andàu, sarei, saresti, sarebbe andato .
audàus, andarono, e girono. Plur. hemus essiri , hestis essiri, hiantº
- Piucchè perfetto. essiri andàus, saremmo, sareste , sa
Sing. femu, ſiasta, fiat andàu, era, eri, rebbero andati.
era andato, gito, o ito. Futuro.
Plur. femus, festis, ſiant andàus, era Sing. candu hap' andai, e hap essiri an
vamo, eravate, erano andati, giti, o iti. dàu, quando andrò , e sarò andato :
Futuro . -
has andai, e has essiri andàu, andrai,
Sing. hap' andai, andrò : has andai, e sarai andato : hat andai, e hat essiri
andrai : hat andai, andrà . andàu, andrà , e sarà andato.
r A R T e P R I MI A 35

Plur. candu heus andai, e heus essiri Futuro.


andaus, quando andremo, e saremo Sing. m'hap' a cansai, mi stancherò :
andati : heis andai, e heis essiri an t'has a cansai, ti stancherai : s'hat
dàus, andrete, e sarete andati : hant' a cansai, si stancherà.
andai, e hant' essiri andàus, andran Plur. nos heus a cansai, ci stancheremo:
no, e saranno andati . os heis a cansai, vi stancherete: s'hant”
Infinito presente. a cansai, si stancheranno.
Andai, andare, gire, ire. Passato: es Imperativo .
-

siri andàu, andàda, essere andato, an Sing. cansati tui , stàncati tu : cansissà
data, ita, gita. Gerundio : andendu, issu, stanchisi egli . -

andando; essendu andàu, essendo an Plur. canseus nosì mosat., stanchiamoci


dato ec. noi : cansaiosì bosat., stancatevi voi :
cansintisì issus, stanchinsi eglino.
C A P O X X V I I I. Presente coniuntivo . -

Sing. deu mi cansi, o cansendumì, io


coNIUGAzIoNe De' vERBI mi stanchi, o stancandomi : tui ti can
NEUTRI PASSI VI . sis, o cansenduti, tu ti stanchi, o
stancandoti: issu si cansit, o cansen
uesti verbi, come dicemmo, coniugansi dusì, egli si stanchi, o stancandosi. .
colle particelle mi, ti, mos, os, si, come Plur. nosì canseus, o cansen dunosì , ci
i reciproci, sebben fra loro siavi gran diva stanchiamo, o stancandoci : osì canseis,
rio, come altrove accennammo. Il seguen o cansenduro sì, vi stanchiate, o stan
te coniugato servirà di norma per gli altri candovi : si cansint, o cansendusì, si
verbi di qualunque coniugazione. stanchino, o stancandosi.
Cansaisì . Imperfetto propinquo.
Presente indicativo. Sing. mi cansessi, mi stancassi: ti can
Sing. deu mi cansu, io mi stanco: tui sessis, ti stancassi: si cansessit, si stan
ti cansas, tu ti stanchi : issu si can CaSSC .
sat, egli si stanca. Plur. nosì cansessimus, ci stancassimo :
Plur. mosat. nosì cansaus, noi ci stan osì cansastis, o cansessidis, vi stan
chiamo : bosat. osì cansais, voi vi stan caste : si cansessint , si stancassero ec.
cate: issus si cansant, eglino si stan Imperfetto rimoto -
Call O ,
Sing. m' hem' a cansai, mi stancherei :
Pendente. t'hiast' a cansai, ti stancheresti : s'hiat
Sing. mi cansamu, mi stancava : ti can a cansai, si stancherebbe .
sasta, ti stancavi: si cansàt, si stan Plur. nos hemus a cansai , ci stanche
CaVa . remmo : os hestis a cansai, vi stan
Plur. mosì can samus, ci stancavamo: osì chereste : s'hiantº a cansai, si stan
cansastis, vi stancavate : si cansànta, cherebbero.
si stancavano. Preterito perfetto.
Passato propinquo. Sing. mi sia, mi sia : ti sìasta, ti sii :
Sing. mi seu, ti ses, s'est cansau, mi si siat, o essendusì cansau, si sia, o
sono, ti sei, si è stancato. essendosi stancato.
Plur. nosì seus, osì seis, si sunti can Plur. nosì siaus, ci siamo : osì siais, vi
saus, ci siamo, vi siete, si sono stan siate : si siant, o essendusì cansaus,
cati. si siano, o essendosi stancati . -

Piucchè perfetto, Piucchè perfet. propinquo.


Sing. mi femu, mi era : ti fìasta, ti eri : Sing. mi fessi, mi fossi: ti fessis, ti fossi.
si ſiat can sau, si era stancato. si fessit cansau, si fosse stancato:
Plur. nosi femus, ci eravamo: osì festis, Plur. nosi fessimus, ci fossimo : osì fe
vi eravate: si fianta cansaus, si erano stis, vi foste : si fessinti cansaus, si
stancati. -
fossero stancati.
36 D E L L A 3 l-N r A S 3 I

Piucchè perfetto rimoto. - alterarsi per paura improvvisa, avere


Sing. m'hem a essiri, mi sarei : t'hiast' un batticuore.
a essiri , ti saresti : s'hiat a essiri can Carigaisì “6, appassire .
sau, si sarebbe stancato. Giogaisì comente is pipius, baloccarsi,
Plur. nos hemus a essiri, ci saremmo : os trastullarsi. -

hestis a essiri , vi sareste : s'hiant a Infadaisì “7, infastidirsi.


essiri camsaus, si sarebbero stancati . Ingroghirisì “8, ingiallire.
- Futuro . Ingurdaisì, e sgurdaisi, in ottusire, di
Sing. candu m'hap' a cansai, e m'hap' venire ottuso .
essiri cansau, quando mi stancherò , e Intipirisi “9, infittire, divenir fitto.
mi sarò stancato : t'has a cansai, e Pansirisi, appassire.
t'has essiri cansau, ti stancherai, e Purdiaisi º no, infracidare . -

ti sarai stancato : s' hat a cansai, e Sarragaisi, affiocare, arrochire .


s' hat essiri camsau, si stancherà, e si Sbrocciaisi º 1 1 , spettorarsi.
sarà stancato. Scidaisi “ 12, destarsi, svegliarsi.
Plur. Snos heus a cansai ec. ci stanche Smin cirisi º 15 , disdirsi .
remo ec. os heis a cansai ec. vi stan Spistoraisi, scheggiarsi.
cherete ec. s” hant' a cansai, ec. si Stantissaisi, di venir vieto, stantio.
stancheranno ec. Strumaisi “14, abortare, sciuparsi, scon
Infinito presente. Cla TS1 .
“Cansaisì, stancarsi. Passato: essirisì can Tranquillizaisi, tranquillarsi.
sau, o cansada, essersi stancato , o
stancata . Gerundio : canseudusì, stan C A P O X X I X.
candosi : essendusì cansau, essendosi
stancato. pe VERBI IM PERSONALI .
Simili a questo si coniugano i seguenti, e
gli altri neutri passivi. S, recano alcuni esempi dei nostri verbi
VAberririsì (parlando di legname, o mu impersonali, de quali altri si coniugano
ro) screpolare, far pelo. col verbo hai, altri col verbo essiri .
Accoitaisì * 1 , affrettarsi. Arrosinat * 15, spruzzola, hat arrosi
Accugurraisì , ( del filo assai torto) ag nau , ha spruzzolato.
grovigliarsi, aggrupparsi. Dexit * 16 , sta bene .
Allacanaisì “2 , illanguidire. Lampat * 17, balena, lampeggia .
Ammacchiaisì “3, impazzire. Niat * 18, nevica, hat miau , ha nevicato.
Arnaisì , ( del legname) intarlare. Orbescit * 19, si fa giorno, est orbesciu,
Attuffais?, pigai attifu, intanfare, pi si è fatto giorno,
gliar di tanfo. Proit “2o, piove, hat propiu , ha piovuto.
A redaisì “4, ( come il latte , e simili Scurigat “21 , annotta, si fa notte .
cose ) inforzare, e inforzarsi. Ironat “22, tuona, hat tron au, ha tuo
Azzicaisì , e assustaisì “5 rimescolarsi, natO .

* . Forse da porraº phoitao, impetuose eo mutato 4 in c. *2 Da ºaxay (º lacha


mizo, languesco. “3 Da uckxeº makkao. insanio, come maccu pazzo viene da
Pºs makos. Dorico, per porcos mokos, stultus. * 4 Da acesco. *5 Da assu
starse sp, “6 Da º pvrai karykai, ſlaccesco, langueo . “7 Da enfadarse sp., e
sembra derivarsi da opada o sphadazo, irascor. *8 Da pok (o krokizo, cro
ceum colorem sumo. *9 Da tupir sp. “io Dapodrirse sp. * 1 1 Da desabrocharse
sp. * 12 Da excitari. * 13 Derivato da mentior. * 14 Da ex popua ektroma,
abortus , º 15 Da ros, o rorat . * 16 Da decet. * 17 Da Nºro lampº splendeo.
“ 18 Da ningit. * 19 Da albescit, mutata a in o. *2o Da pluit. *2. Da ob
scurari. *22 Da tonat.
p A R T e P a 1 M A 37
C A P O X X X. Indic. pres. sing. naru, e nau, dico: na
ras, e nas, dici : marat, e nat, dice:
DE' veRBI ANoMALI . plur. maraus, e naus, diciamo: narais,
e nais, dite: narant, e nanta, dicono.
Anno , o irregolare chiamano i Gra Pend. sing. naramu, diceva: maràsta, di
matici quel verbo, che nella sua coniu cevi : naràt, diceva: plur. maramus,
gazione si diparte dalle comuni regole de dicevamo: marastis, dicevate: naranta,
gli altri verbi. Qui apporteremo solo quelle dicevano.
persone, ch'escon fuor di regola. Imperat. sing nara tui, di tu: nerit issu,
dica egli : plur. n areus, diciamo: na
ANOMALI DELLA PRIMA CON I U GAZIONE . rài, dite: nerint, dicano.
dovAI , DARE , Conium. pres. sing dei neri, io dica: tui
neris, tu dichi: issu nerit, egli dica :
anomalo in quattro tempi. plur. narèus, diciamo: narèis, diciate:
indic. pres. deu dongu, io do . nerint, dicano.
Imperat, donghit issu, dia egli : plur. Imperf. sing. naressi, dicessi : maressis,
ongheus, e domeus, diamo: donghint, dicessi: naressit, dicesse: plur. nares
dièno, o dèano. simus, dicessimo: maressidis, diceste :
Coni. pres. sing. donghi, dia: donghis, maressi nt, o narendu, dicessero, o di
dii : donghit, dia : plur. dongheus, cendo.
diamo : donghèis, diate: donghint, die Partic. nau, nada, detto, detta . Il re
no, e dèano. sto come i verbi della prima.
Imperf. sing. donghessi, dessi : donghes Stai “4 stare,
sis, dessi : donghessit, desse : plur. irregolare in quattro tempi.
donghessimus, dessimo: donghessidis, Pend. sing. stemu, stava : stìasta, stavi :
deste: donghessint, dessero. stiat, stava : plur. Stemus, stavamo :
Labai º 1 , guardare. stestis, stavate : stiant, stavano .
Questo verbo, il cui infinitivo è in di Imper. sing. stai tui, sta tu : stetatissu,
suso, oltre d'essere anomalo, è anche di stia egli plur. stetàus, stiamo : sta aci,
fettivo, perchè ha in uso il solo impe state : stètanta, stièno, o stèano.
rativo. Coniun. pres. sing. steta, stia : stetas,
Sing. la , o laba tui, guarda tu : lebit stii stetat, stia: plur. stetàus, stia
issu, guardi egli : plur. ( 1. persona mo: stetàis, stiate: stetant, o sten
manca ) labai bosat., guardate voi: le du , stièno, stèano, o stando.
bint issus, guardino eglino. Imperf. sing deu stessi, io stessi: tui stes
Lassai “2, lasciare, sis, tu stessi: issu stessit, egli stesse:
regolato fuorchè in due tempi. plur. stessimus, stessimo: stestis, o stes
Imperat. sing lessit issu, lasci egli : plur. sidis, steste : stessi nt , stessero.
lessint issus, lascino eglino Il resto come l'anomalo andai.
conium. pres. sing deu lessi, io lasci : Istruzione Pe' crovANETTI.
tui lessis, tu lasci : issu lessit, egli la
sci: plur. issus lessint, eglino lascino. Anomali della 1. coniugazione de'Tosca
Nai sincope da narài “3 dire, mi sono Audare, Dare, Stare. I composti
irregolare in cinque tempi. del verbo Andare, come Riandare, Ira

*, Da Aao lao, video. Le voci poi lallalai, e lallaralà da noi non si usano come
verbo, ma adopransi nel canto a foggia di versi intercalari, e derivano da ºzosº
lalagheo, cano, e questo da aneo laleo, loquor : Unde lallare dicuntur infantes,
quos nutrix carmine sopit. V. Corn. Schrev. *2 Da Argº lixo, desino, o da
neNo leipso, linquo, o dallo stesso ital. *3 Da narro lat. “4 Da sto lat. , o da
erao stao, io sto, deu stau.
3s re E L L A 5 I N T A S. S I

sandare secondo l'uso moderno non seguo Imperf. cozzessi, cuocessi : eozzessis ec. ,
mo in tutto le voci del semplice, benchè leg e così in tutte le persone .
gasi rivada per riandi “1, e trasvanno per Partic. cottu, cotta , cotto, cotta. Pari
brasandano “2 . menti coniugasi il verbo pòdiri, pote
Frequentissimi sono poi gli errori, che re, e il composto recòiri, ricuocere, e
gli Scolari commettono circa gli altri due protrt, piovere .
verbi, dicendo » dasti, dammo, daste, Crèiri, credere.
» dassi, dasse, dassimo, dassero, per desti, Imperat. cretat issu, creda egli : plur. cre
» demmo, deste, dessi, desse, dessimo, des tàus, crediamo : creèi, credete : cre
» sero: così pure stasti, stammo, staste, tant , credano.
» stassi, stassimo ec. in vece di stesti, stem Coniunt. pres. creta
, cretas ec., così in
» mo, steste, stessi, stessimo ec. E riprova tutte le persone.
» to pure il dire, diano, e stiano, per dieno, Imperf. cretessi, credessi : cretessis ec.:
» e stièno. - -
plur. cretessimus, credessimo: creestis,
e cretessidis, credeste : cretessint, o
ANOMALF DELLA SECONDA . creendu, credessero, o credendo.
Partic. crètiu, crètia , creduto, creduta.
Bàlliri, valere. Similmente coniugasi il verbo screirisi,
Indic. pres. deu ballu , io vaglio . discredersi.
Imperat. sing. ballat issu, vaglia egli . Cirriri “3 , correre.
plur. ballàus, vagliamo : ballant, va
gliano. Indic. pres. deu curgiu, io corro. Il re
Il coniuntivo presente ha doppia ll in tutte sto regolare, come curris, currit ec.
le persone di ambi numeri. Le persone de Imperat. curgiat, corra . plur. curgiàus,
gli altri tempi hanno l semplice. Lo stesso corriamo : curgiant, corrano.
dicasi del verbo bòlliri, volere. Coniunt. pres. curgia, corra : curgias, ec.
Bèniri, venire . così in tutte le persone.
Pres. indic. deu bengu, io vengo . Imperf. curgessi, corressi : curgessis, o
º" sing. bengat issu, venga egli : plur. currendu ec.; così in tutte le persone.
engaus, venghiamo: bengant, vengano. Partic. curtu, curta, corso, corsa . Così
Così parimente tutte le persone del presen coniugansi i composti » accùrriri, con
te, e imperfetto del coniuntivo, p. e. deu » cùrriri, discùrriri . »
benga, io venga; dei benghessi, io venis Fai, fare .
si . Partic. bèniu , bènia, venuto, venuta. Indic. pres. sing. fazzu , fo; faccio poet.:
Simili a questo coniugansi i suoi compo fais, fai: fait, fa; face P. : plur. feus,
sti, » avvèniri, cunvèniri, o cumbèniri, facciamo : feis, fate : faint, fanno.
» discunvèniri, o discumbèniri, intervè Pend. sing femu, faceva : ſiasta, facevi :
» miri, provvèniri . - - fiat, faceva : plur. femus, facevàmo:
Còiri, cuocere. festis, facevàte: ſiant, facevano.
Indic. pres. sing. deu cozzu, io cuoco. Imperat. sing. fai, fa tu : fazzat, faccia:
Imper. sing. cozzatissu , cuoca egli : plur. Plur. fazzàus, facciamo: fei, fate: faz
cozzàus mosat., cuociamo noi: cozzant zant, facciano.
issus, cuocano eglino. Conium. pres. fazza, fazzas, fazzat, o
Coniunt. pres. cozza, cuoca; cozzas, cuo felida, faccia, facci, faccia, o facendo:
chi: cozzat, cuoca: plur. cozzàus, cuo e così al plurale.
ciamo: cozzàis, cuociate : cozzant, o Imperf. fazzessi, facessi : fazzessis ec. ee.
coendu, cuocano, o cuocendo. Partic. fattu , fatta , fatto, fatta. Così
º, Dante, Inf. cant. 28. *2 Convit. pag. 178. *5 È superfluo il recare l'etimolo
gie di quelle voci, che chiaramente rilevasi, onde ripetano la loro origine, come
p. e cirriri, e i composti addotti da - curro, fèrriri da ferio, apèrriri, da ape
a rio, appòrriri da Porgo, pòniri, da pono, sòliri da soleo » ec.
p A R T E r R 1 M A 59
van coniugati i composti cunfai, e cum IsTRvz1oNE PE' GrovANETTI .
faisi, con farsi, convenire; refai , e re
faisi, rifare, e rifarsi; sfai att. disfare, Anomali della seconda de' Toscani sono
sfai neut. , versare . -
º cadère, dovère, parère, potère, sapè
- Fèrriri, ferire, º re, sedère, solère, tenère, vedère, vo
irregolare in cinque tempi. lère. » Irregolari della terza sono ad
Indic. pres. sing. fergiu , ferisco, e fero: durre dall'antico additcere con altri simili :
feris, ferisci : ferit, ferisce : plur. fe º bere, càpere, conoscere, dire dall'an
rèus, feriamo (poco uso ) : ferèis, fe º tico dicere, fare dall' antico fàcere ,
rite: ferint, feriscono. º porre, dall'antico ponere co' loro com
Pend. sing: ferèmu, feriva; ferìasta, ferivi: º posti: scègliere, sciògliere, spègnere,
ferìat, feriva: plur: ferèmus, ferivamo : "tògliere, e vòlgere co loro composti. .
ferestis, ferivate : ferìant, ferivano. V. il Buomm. Avvert. gram.
imperat. feri tui, ferisci tu : fergiat, fe Anomalo della terza dei nostri mettiamo
risca: plur. fergiàus, feriamo (poco uso): il verbo sciri, sapère, dal lat. scio. È ir
ferèi, ferite : fergiant, feriscano . regolare in tre tempi.
Coniun. pres. sing.fergia, o ferendu, fe Imperat, sing scippias, sappi tu: scippiat,
risca, o ferendo; così le altre persone, sappia : plur. scippidus, sappiamo scip
Imperf fergessi, e feressi, ferissi ec.; così Plais, sapete : scippiant, sappiano.
del resto. -

Coniun. pres. sing deu scippia, io Sappia:


Partic. fertu, ferta, ferito, ferita. tui scippias, tu sappi: issu scippiat, egli
Similmente coniugansi » abèrriri, o apèr sappia : plur scippiaus, sappiamo: scip
» riri, appòrriri, cobèrriri, cumpàrriri, Piais, sappiate : scippiant, o scienda,
» infèrriri, mòrriri, offèrriri, parriri, e sappiano, o sapendo .
» scobèrriri . Imperf. sing. scipiessi, sapessi: scipiessis,
Pòniri, porre . sapessi: scipiessit, sapesse; e talora le
Indic. pres. sing. deu pongu, io pongo . voci regolari sciessi, sciessis ec.: plur.
Imperat. sing pongat, ponga : plur. pon scipiessimus, sapessimo: sciestis, o sci
gaus, ponghiamo : pongant, pongano. piessidis, sapeste : scipiessint, sapessero.
coniun. pres. ponga, ponga: pongas, pon Partic. scipiu , scipia, saputo, saputa.
ghi : pongat, o " , ponga , o po ISTRUzzoNE PE' G1or ANETTI.
nendo ; e cesì al plurale. -

Imperf. ponghessi; ponessi : ponghessis, Anomali della quarta de' Toscani sono
ponghessit, e talora le voci regolari po » morire, salire, venire, udire, uscire »
messi, ponessis ec.; e così al plurale. co' loro composti ec. V. il Buomm. e il Soav.
Partic. postu, posta, posto, posta. C A P O X X X I.
Similmente coniugansi i composti, º cum
» pòniri, disponiri, espòniri, imponiri 5
DE' veRB1 DIFETTIv1 .
» interpòniri, oppòniri, pospòniri, pro
pòniri, repòniri, Inoltre il verbo pre Diettivo dicesi quel verbo, cui manca
miri, empiere, e il verbo tèniri, avere co qualche voce, o tempo. I nostri difettivi
suoi composti » astèniri, contèniri, detè sono i seguenti: Essiri privo di partici
» miri, mantèniri, ottèniri, trattòniri. » pio, e il prende in prestito dal verbo Stai:
Sòliri, solere . Hai lo prende dal verbo Tèniri, e Boc
Indic. pres. deu sollu, io soglio. . ciri dal verbo Mòrriri. Quindi è più usato
-

Coniunt pres. sing deu solla, io soglia: tui hapu mortu , che hapu bocciu , ho urc
sollas, tu sogli: issu sollat, o solendu, ciso. Anche i Toscani usano in senso attivo
egli soglia, o solendo i plur. sollaus, so il passato del verbo Morire . . . Vedestila ?.
liamo : sollais, sogliate : sollant, so » Rispose Calandrino : e imè sì ; ella m' ha
pliano. Negli altri tempi è regolare. » morto “ . » - -

º Bocc. g. 9. n. 5.
4o p E L L A S I N T A S S I

Il verbo labài “1 vedere, ha le sole per Andai abbarra abbarra , andar ferma n
sone dell' imperativo, eccetto la prima del dosi, o fermarsi tratto tratto .
plurale, come altrove si è veduto . Andai circa circa, andar cercando .
Di Sòliri abbiamo que tempi, che hanno Andai curri curri, correr di tanto in tanto.
gl' Italiani. Gli altri si suppliscono da noi Andai sàrtia sàrtia, salteltare .
pure col verbo essiri, e la voce solitu, p. e. Portai furria furria, o portai furriendu,
seu solitu, sono solito. portar voltolando, rivoltar sovente .
Il verbo Ammègu voce di contado, e pres Portai murìga murìga, rimenare, rime
so i Logodoresi ammègo, e ammèlo “2 ha Star sovente .

solo in uso il presente indicativo, ed il pen Stai canta canta, canticchiare.


dente; ma quì ci serviamo in sua vece del Stai scupi scupi , o scupìri fattufattu ,
verbo Stai con un gerundio. Ecco il modo sputare di tanto in tanto.
di servircene: deu ammègu de fai, o stau Stai tussi tussi, tossire spesso ec.
fendu, io sto facendo: tui ammègas descri Notisi, che anche gl' Italiani per espri
ri, o stas iscriendu, tu stai scrivendo: issu mere i loro frequentativi si servono, come
ammègat de liggiri, o stat liggendu, egli noi, or del verbo andare col gerundio, or
sta leggendo, e così del resto. Onde appare d' un avverbio, che esprima la frequenza
non esser altro, che un verbo simile al Cu dell'azione verbale, e talora della ripeti
ro, e Satago de Latini : p. e. ammègu de zione del verbo, come si legge ne' loro di
accabbai, sto terminando, curo perſicere. zionari. Ecco come spiegano i frequentativi
.Te “3, piga, piglia tu. Di questo verbo de Latini : auctito, as, andar crescendo;
si usa questa sola voce. Lo stesso diciamo clamito , as; gridare spesso; dictito, as,
di allo, che va sempre congiunto colle par andar dicendo; itito, as, andare spesso ;
ticelle pronominali dau, dda, cioè allod quaerito, as, andar cercando i saltito, as,
du, allodda, eccolo, eccola, di cui ci ser saltar sovente ec.
viamo nell'atto di trovare una cosa, che C A P O X X X I I I,
cerchiamo, ed equivale nel senso a ddu ten -
gu, dda tengu. Il medesimo significa la vo DELLA CosTRUzIoNE DE' verB1.
ce greca, onde probabilmente deriva “4.
IsrR UzioNE PE' GrovANETTI . Dal nominativo è governato il verbo, e
da questo vien regolato generalmente l'uso
I verbi difettivi de' Toscani, i quali oggi
giorno non hanno in uso, che pochissime degli altri casi. Ma poichè non tutti i verbi
voci, sono » arrògere per aggiugnere, di cui hanno comune reggenza, attesa la loro di
» si usa arrosi, e arrogendo: caggère, per versa natura, e l'estension dell'azione, si è
» cadère ha in uso caggio, caggia, caggen creduto più opportuno il distribuirli in va
» do: calère ha cale, caleva, calse, è calu rie classi, esponendo regolatamente il ter
» to, calerà, e carrà, calesse, calerebbe, e mine della loro azione.
» carrebbe: licère ha solo lice: olire per ren
» dere odore ha oliva, olivi, olivano : re C A P O X X X I V.
» dire ha riedi, riede, e Dante usò anche
» redissi. » Le voci use del verbi gire, ire, DELLA costRUzIoNE DE' verBI ATTIv1.
solere veggansi presso il Buomm.
C A P O X X X I I.
Satta l'accusativo paziente sia l'unico
caso, che reggono di lor natura i verbi atti
DE' veRBI FREQUENTATIvI - vi, pure possono ammettere altri casi, se
condochè più , o meno si estende la loro
Ecco la maniera d' esprimere i verbi fre azione, e giusta quest'estensione fa d'uopo
quentativi del nostro dialetto. spartirgli in diversi ordini, come segue.
*, Da Aao lao, video. *2 Da º exo melo, curo, satago; fatto ammèlo per pro
tesi. “3 Da ra te, cape, accipe, imperativo del verbo Tao tao, capio, accipio
apud Homer. “4 Da xAo alo, habeo, teneo,
r A a r E P R I M A 41

- PRIMo orDINE DEGLI ATTIvi . SEcoNDo or DINE DEGLI ATTIVI .


s

Gli attivi di quest'ordine reggono dopo I verbi di quest'ordine oltre l'accusative


di se un accusativo paziente; tai sono i se paziente hanno un genitivo, ch'esprime la
guenti . materia dell'azione del verbo : p. e.
Aforrai “i una giubba, soppannare una Adornai un altari de floris , ormare un
giubba . altare di fiori. -

Allardiai “2 s” arrustiu, pillotar gli ar Culpai : de custu no mi culpèis , di ciò


rosti. - - non m'incolpate.
Attravai “3 una bèstia , impastojare una Prèniri unu ziru de meli, empiere un
bestia. -
orcio di mele .
Bordai “4 unu bistiri, ricamare un abito. Reprendiri algunu de vilesa, rimproc
Cascai “5 una còscinera, gualcire una ciare alcuno di viltade ec.
fèdera.
TERZO o RDINE DEGLI ATTIVI -
Cunfittai “6 olia, condire olive.
Domai “7 unu cu addu , scozzonare un
cavallo. . I verbi di quest'ordine ammettono un da -
Frigai “3 su streacu de coxina, strofinar tivo di persona insieme coll'accusativo pa
le stoviglie. ziente, come i verbi latini.
Imbidonai “9 sa tocca, dar l'amido, ina Donai sa ghetta da a sa balanza, dare
midare il soggòlo. il crollo alla bilancia. -

Incingiai º 1 o unu bistìri, rinnovare un Donai maletta a unu, far celia ad uno.
abito. Poniri sa trobea a unu , dare ad uno il
-

Così pure imbrambulai, careggiare, inco gambetto. -

vonai, imbucatare, sbambiai , dissalare, Così pure attribuiri, attribuire, congediri,


scoviai, ridire, sfilicitai, sfilacciare, spi concedere, mandai, mandare, reccuman
storai, smozzicare, spumai, spazzolare ec. dai, commettere, significai, significare ec.
Notisi, che alcuni verbi, i quali si co
struiscono neutralmente, non di rado da noi isrRvz1ove pE' GrovANETTI -
s' usurpano come attivi al par de' Toscani;
eccone alcuni: – Son degne da sapersi certe maniere di
Abitai una domu, abitare una casa. Bocc. dire molto leggiadre, proprie de' Toscani,
Cenai pezza salida, cenare carne salata. Id. relative a quest'ordine: così p. e. » Apporre
Cresciri una gittadi, crescere una città. » una cosa ad uno pigliasi per incolpare a
Gio. Vil. » torto: Aprire per manifestare : Attenere
Curriri s'arringu, correre l'aringo. Bocc. » per osservarla "i, Coglier cagione
Giogai ispipìus, baloccare i bimbi. » ad uno per incolpare: Disdire una cosa ad
Morriri (nel tempo passato), chini da' hat » uno per proibirgliela : Render la grazia
mortu ? chi l'ha morto ? Bocc. » per perdonare: Servire una cosa ad uno
Serhiri is meris, servire i padroni: Bocc. » per restituirgliela: Tener credenza ad uno
Talora notiamo, come i Toscani, l'accu » per tener segreto: Tener favella ad uno
sativº paziente col segno del genitivo p. e. » per lasciar di parlargli per isdegno: Tene
ind hapu pagau de bellus dinais, ne ho pa » re entrata, porta, od uscio ad uno, per
gato di bei danari: indi tengu de bellas gio » vietargli l'ingresso. » Bocc. Giov. Vill.
jas, ne ho di belle gioie. Bocc. Nov ant. ec.

“1. Da aforrar sp. *2 Da lardar sp. *3 Da entraves fr., che noi diciamo travas
le pastoie. “A Da bordar sp., altri dicono brodai, e abbrodai . *5 Da ahajar
sp., aggiuntore il c per protesi. *6 Da conſitar sp. *7 Da domo, as. “8 Da
- - - -

frico, as. “9 Da almidonar sp. “io Da coenon voc. gr. novum . Gli Ebrei
chiamavano en cania la dedicazione di qualche cosa nuova; onde l' uso ha in
trodotta la voce enceniare per significare, che uno si veste d' un nuovo abito.
6
di 2 le E L L A -5 I N T A s s I

QUARTo ortDINE DEGLI ATTIv1. Segai nuxi *6 cun is dentis, schiacciare,


o stiacciar noci co' denti, ec.
I verbi di quest'ordine oltre l'accusativo Notisi, che alcuni verbi vogliono l'ablativo
p" hanno due dativi, uno di cosa, notato col segno del genitivo anche in Ita
altro di persona: p. e. liano, come p. e. arropai de ciattu, bat
Attribuìri una cosa a glòria a unu, at ter di piatto, piattonare : pagai de mala
tribuire qualche cosa a gloria ad uno. muneda , pagar di mala moneta : ferriri,
Imputai a macchiori alguna cosa a unu, ferire, chin de fèrru ferit, de ferru mòrit,
imputare ad uno qualche cosa a follia. chi di coltel ferisce, di coltel perisce ec.
Lassai alguna cosa in prenda a unu, la SETTIMO ORDINE DEGI.I ATTIVI.
sciar qualche cosa in pegno ad uno.
Offerriri a unu alguna cosa in premiu, I verbi di quest'ordine oltre l'accusativo
offerire ad uno qualche cosa in premio. paziente ricevono un ablativo, che significa
QUINTo o RDINE DEGLI ATTITI . segregazione d'una cosa dall'altra. Esem.
Bogai “7 de réxinis, svellere dalle radici.
I verbi di quest'ordine vogliono due ac Bogai de su mundu , cavar dal mondo.
eusativi, uno paziente , l' altro retto da Exentai “8 de pagamentu, esimer da pa
preposizione, che indichi fine, o moto ad gamento.
alcun termine: p. e. Liberai de perìgulu, liberar da pericolo.
Cunvertiri s' ira in rabbia , convertire Sceberai “9 su bonu de su malu , sceve
l'ira in rabbia. rare, scegliere il buono dal malo.
Elevai unu a postu magnificu, elevare Storrai º 1 o algunu de fai beni, stornare,
uno a posto magnifico. distorre, ritrarre alcun dal far bene ec.
Ghiai unu a sa possessioni , guidare, C A P O X X X V.
scorgere, scortare uno al podere.
Indusiri unu a su malu, indurre uno al DELLA cosTRUzIoNE DE' verB1 NEUTR1.
male ec.
SESTO ORDINE DEGLI ATTIVI .
I neutri in ciò differiscono dagli attivi,
che questi esprimono azione perfettamente
3'verbi di quest'ordine dopo l'accusati transitiva, quelli poi intransitiva, oppur
vo paziente s'accoppia un isº di mo transitiva imperfetta.
do, prezzo, stromento, e simili: p. e. PRIMo o RDINE DE' NEUTRI.
Bendiri una cosa a caru preziu, vender
una cosa a caro prezzo. - I verbi di quest' ordine richiedono due
Comparai a barattu, comperare a buon nominativi, uno avanti, e l'altro dopo det
mercato . to di accoppiamento. Esem.
Cravai º 1 una cosa cun tacitas “2, im Arribai “i i : nosu heus arribai cansaus,
bullettare , o conficcar con bullette. noi giugneremo stanchi .
Pagai “3 in muneda de plata, pagare Beniri “12 : bengu a ingùni solu, ven
in moneta bianca. go, o vado costì solo.
Pigai “4 una faina a scaràda , pigliare Cumparriri : medas giovanas no cumpa
un lavoro a cottimo. rint onestas a is ogus “13 de su mun
Sanziai su barzòlu *5 cum su pei, cullar du , molte giovani non compariscono
col piè, dimenar la culla col piè . oneste agli occhi del mondo.
*, Da clavar sp. *2 Da tachuela sp. *3 Da ara3 o apago, solvo, pendo, o dalla
stessa voce ital. “4 Da ztº piao, prehendo, aggiuntovi g, o da pigliare ital. *5 Da
berceau fr. º 6 " da seco, e nuaci da mux . *7 Forse da 7pº proago, pro
mo, educo , sub ato r per sinc. et metath. *8 Voce sp. *9 a scegerare .
º 1 o Da stornare . * 1 1 Da arribar sp., o da arrivare ital. *12 Da 6atrº bacno,
eo, o dal lat. venio. * 13 Da ojo sp.
r A R T E e R 1 M A 43

Nasciri : totus nascèus disugualis, e mo Assimbillai a unu, somigliare ad uno ;


rèus ugualis, tutti nasciamo ineguali, ritrarre da uno . -

e muoiano eguali . Fueddai “3 a subentu, a is mortus, par


Parriri: custu parit 6mini de beni, co lare al bacchio, a morti.
stui sembra uomo dabbene. Resistiri a s' impetu de is avversarius,
Torrai : forsis has a torrai allirgu, forse resistere all'impeto degli avversari .
ritornerai lieto ec. Zaccai: ti zaccant is ossus , ti scric
A quest'ordine appartiene il verbo sustanti chiolano le ossa.
vo essiri : unu est su veru Deus, una sa vera Zumiai “4: mi zumiant is drìgas *5, mi
fidi, uno è il vero Dio, una la vera fede. rombano, mi zùfolano gli orecchi.
Notisi, che noi accordiamo talora come
gl'Italiani le terze persone del singolare di IsTRvz1oNE PE' GIov ANETTI .
questo verbo con un nome plurale; p. e. su
prushat essiri ses mesis, al più sarà sei me Adoperano spesso i Toscani » garrire per
si: no est ancora quìndixi dis, non è an » isgridare: prendere per cominciare: pu
cora quindici di “ . . » tire per dispiacere: soprastare per indu
sEcoNDo orDINE De' NEUTRI . » giare: venire a grado per piacere: venire
» in concio per essere opportuno: usare per
I verbi di quest' ordine si costruiscono » frequentare . »
con un genitivo: p. e. QUARTo o RDINE DE' NEUTRI.
Abbisongiai, o teniri abbisòngiu de me
das cosas, abbisognare, o aver biso I verbi di quest'ordine oltre al dativo di
o di molte cose. persona ammettono un genitivo di cosa, che
Abbundai de ricchesas, abbondare di ric i Latini adoperano per lo più in dativo, e
chezze . secondo i verbi in ablativo; p. e.
Crepai de rabbia, crepar di rabbia. Essiri a unu de onori, de ornamentu de
Essiri de àpinioni, essere di opinione , lucru , de gloria, de infamia ec. es
Gosai “2 de su mundu, goder del mondo. sere ad uno d' onore, d' ornamento,
Mancai de fueddu , mancar di parola. di lucro, di gloria, d'infamia.
Morriri de morti improvvisa, morire di Fueddai: no mi fueddis de custu , non
morte improvvisa ec. mi parlar di ciò.
Próvvidìri a unu de is cosas necessarias,
IsTRvzIoNE PE” GrovANETTI . provvedere ad uno delle cose necessarie.
Serbiri a unu de consolu, de exemplu,
I Toscani usano » porre per deliberare : de scandalu ec., servire ad uno di con
» rifinare per desistere: usare per costuma solazione, d'esempio, di scandalo.
» re: soffrir l'animo, o il cuore per avere Trattai: trattaimì de totaturu , tratta
» animo: esser bene, o male di li per temi di tuttaltro ec.
» essere in sua grazia, o disgrazia: morire Pochi sono i neutri, che si costruiscono con
» di una cosa per esserne grandemente inva due dativi, così p. e. custu no mi giuata su
» ghito: fallir della promessa per mancar di stogumu, questo non mi fa bene allo sto
» parola. ” maco: mi nocita sa vista, mi fa male alla
TERzo o RDINE DE' Neutri. vista: mi torrata contu, mi torna a conto ec.
QUINTo o RDINE DE' NEUTR1 .
I verbi di quest'ordine esigono dopo di
se un dativo; p. e. I verbi di quest'ordine pigliano un accu
Arrenesciri : si m'arrenescit su 'ntentu , sativo non già paziente, ma esprimente la
se mi riesce l'intento. qualità del soggetto: p. e.
*1 Bocc. g. 8. n. 2. *2 Da gozar sp. *3 I Logodoresi dicono.faeddare da taº
phao, dico, loquor; oppur corrotto da favellare ital. *4 Da zumbar sp. *5 Da
oreja sp.
E F L L A S I N T A S S I
4)
Gosai una possessioni, godere un podere. Essiri in pensamentu, essere in solleci
Passai una vida miserabili, passare una tudine .
vita misera. Persistiri in s' opinioni sua , persistere
Respirai aria corrumpia, respirare aria nella sua opinione.
Corrotta . Pletai “5 cun algunu, litigare, piatire
Sonai oras, sonar ore. con alcuno.
Spirai s' anima, esalar lo spirito. Sanai de sa maladia, guarire della , o
Sudai sanguni, sudar sangue ec. dalla malattia “6.
sEsTo o RDINE DE' NEUTR .
C A P O X X X V I.
I verbi di quest'ordine hanno dopo di se
un accusativo retto da preposizione. DELLA costRUzIoNe DE' veRE 1
Andai in ruìna, in precipiziu , in ora NEUTRI - PASSIVI .
mala, andare in rovina, in conquasso,
in malora. -
I verbi neutri-passivi hanno sempre affissa
Beniri a conca “1 , venire in mente. al volgare infinitivo la particella si, e coniu
Ghettai: s'unioni de medas fluminis ghet gansi per mi, ti, nos ec., colle quali parti
tat in su Tirsu, la giunta di molti celle questi verbi non ispiegano alcun'azio
fiunti mette, sbocca nel Tirso. ne transitiva. Possono poi divenir neutri
Inclinai a unu parri , inclinare ad un passivi non solo i puri neutri, come dormi
parere. risì da dormiri, ma ancora pretti attivi,
Pendiri a una parti, pendere in verso come da fai faisì, faisì bonu, diventar
una parte . - buono. Gl'Italiani formano parimente» co
Resultai in dannu, risultare in danno. » ricarsi, disperarsi da'neutri coricare, dis
Torrai: a issus torrat s'infamia, in loro » perare; e distrarsi, farsi, frangersi ec. da
ridonda l'infamia ec. » gli attivi distrarre, fare, frangere, - e
questi pure possono talora divenir reciproci.
IsTRUzroNE PE' GIovANETTI .
PRIMo oRDINE DE' NEUTRI-PAssIv1.
I Toscani pigliano il verbo » pendere per
, inclinare: essere ad alcuno per venire da I verbi di quest'ordine hanno un nomi
» alcuno: pontare per ispignere con forza: nativo avanti, e un altro dopo.
» trarre per accorrere ec. » Ammaladiaisì viaggemdu, ammalarsi viag
giando.
sETTIM o oRDINE DE' NEUTR1. Corcaisì “7 bistìu , coricarsi vestito.
Dormirisì sezziu , dormirsi seduto .
I verbi di quest'ordine si costruiscono Faisì canu, incanutire, divenir cano.
con un ablativo retto da qualche preposi Faisì pallidu, impallidire, di venir pallide.
zione ; P. e. Faisì axedu, o axedaisì (parlando di vino),
Arritiri “2 de manus, cascar dalle mani.incerconire, infortire, pigliar punta.
Càpiri in pannus, capere in se stesso,Sonnatsì mortu , sognarsi morto.
Dependiri”3 de is aturus, dipender da Staisì chietu, starsi cheto, o quieto ec.
gli altri. sEcoND o o RDINE DE' NEUTRI - PASSIv1 .
Desviai “4 de su camminu derettu, tra
viare dal retto sentiero. I verbi di quest'ordine hanno dopo di
Desviai de sa virtudi de is Maggioris no se un genitivo; p. e.
stus, deviare, o diviare, degenerare, Acataisì de una cosa “8, accorgersi, av
tralignare dalla virtù de'nostri Antenati. vedersi di una cosa.

º 1 Da Kºyxoº konchos, calva capitis , et ipsum caput " Lycophronem. *2 Da


ruo. *3 Da dependeo. *4 Da desviar sp. *5 Da pleytar sp. * 6 Dante, Infer.
sant. 27. *7 Da corcarsi ital. ant. *8 Da acatar sp.
r A R T E p R I M A 45

Allirgaisi º 1 de is prospèridadis de is ata Cambiaisì , furriaisì : su prumbu no si


rus, rallegrarsi delle altrui prosperità . cambiatin oru, il piombo non si can
Amargaisì *2 de is malis allenus, ram gia in oro, non diviene oro.
maricarsi delle altrui sciagure - Imbattirisì ind' “7 unu scogliu , imbat
Arririsì “3 , beffaisì, burlais de unu, ri tersi in uno scoglio.
dersi, farsi beffe, burlarsi d'uno - Incontraisl cun s” emulu, avvenirsi, ab
Cuntentaisì de su pagu “4, contentarsi battersi, Bocc. ; scontrarsi, Passav. ;
del poco . intopparsi nel rivale; Novell. ant.
Glóriaisì de s' iniquidadi, gloriarsi dell' Internaisì ind' unu negoziu, internarsi in
iniquità. -
un negozio .
Lamentaisì de unu, lamentarsi, richia Torraisinci a sa patria, ritornarsene in
marsi di uno. patria, rimpatriarsi.
Lassaisì , staisì de alguna cosa, divez QUINTo o RDINE DE' NEUTRI-PASSIVI .
zarsi, o svezzarsi di alcuna cosa ec.
I verbi di quest'ordine hanno dopo di se
IsTR vz1oNE PE' GIovANETTI . un ablativo retto da preposizione.
Allargaisì “a de sa cittadi, allontanarsi,
I Toscani usano col genitivo molti verbi dilungarsi, discostarsi dalla città.
relativi a quest'ordine, p. e. » addarsi, e Bessirisinci “9 de domu , uscirsene di casa
» avvisarsi di una cosa per accorgersi: bri (più usato, che da casa).
» garsi per ingegnarsi: conoscersi di una co Fueddaisì cun algunu , abboccarsi con al
» sa per intendersene, averne perizia : gio Cll In O , -

» varsi per approfittarsi : ricredersi per pen Intendirisì , cunvenirisì riguardu a calin
» tirsi, o cangiar di sentimento ec. » Così cuna cosa, intendersi, convenire su
Franco Sacchetti, il Boccaccio, Brunetto qualche cosa.
Latini, ed altri . Primaisì , annugiaisì * 1o cun algunu ,
corrucciarsi con alcuno.
TERzo e RDINE DE' NEUTRI – PA ss1v1.
Reposaisi de su traballu “1 1 , riposarsi
I verbi di quest' ordine dopo di se vo dal lavoro.
gliono un dativo; p. e.
Assimbillaisì *5 a unu , assomigliare ad C A P O X X X V I I.
uno, ritrarre da uno .
Attaccaisì a unu parri, attaccarsi ad un DELLA costRUzIoNE DE' verE I
RECIPROCI ,
parere.
Avvenirisì a una cosa, avvenirsi ad una
COSd . I verbi reciproci, così detti dal reciproco
Avvesaisì *6 a una cosa, avvezzarsi ad si, che hanno affisso, sono pretti attivi,
ll Il d COSa , poichè spiegano azione transitiva in altri,
Cunfessaisì a anu, confessarsi ad uno. esigendo ordinariamente il reciproco in
Qu ARTo orDINE DE' NEUTRI - PASSIVI. quarto caso. E que verbi, che il vogliono
in terzo caso, hanno un accusativo paziente
I verbi di quest'ordine si costruiscono di cosa inanimata, come appare chiaro dagli
con un accusativo retto da preposizione es esempi latini, che quì soggiungo a maggio
pressa, che dènota un certo moto ad alcun re intelligenza del giovanetti.
termine ; p. e. - Su questo punto poca esattezza io scorgo
Andaisindi in fumu, andarsene in fumo. quasi in tutti i dizionari, e tanto i Vocabo
Arzaisì in superbia, levarsi in superbia. laristi, che i Gramatici confondono per le

*1 Da alegrarse sp., o da allegrarsi ital. *2 Da amargar sp; *3 Da reyrse sp.


*4 Da paucus. “5 Da assimilo . *6 Da avezarse sp., o dalla voc. ital. “7 Da
indu ini, ant. “8 Da alargarse sp: *9 Diciamo anche essiri da exire. “io Da
enojarse sp. * 1 1 Da travaglio ital.
46 ro. E n. L A S I N T A S S I
º

più i verbi reciproci co' neutri-passivi , Esponirisi a sa morti, esporsi alla morte,
mentre la particella si a questi affissa non è objicere se morti. Cic. -

reciproco, ma un puro accompagna verbi. Preparaisi a una cosa, prepararsi ad una


V'è miga gran divario tra partirsi v. g., e cosa, accingere se alicui rei. Liv.
ammazzarsi, poichè si dice sì occidere, in Presentaisi a unu , presentarsi ad uno ,
terficere, perimere se, ma non si dirà mai sistere se alicui. Cic. ec.
proficisci se, nè discedere se, o abire se . QUARTo oRDINE DE' Rec1 PRoc1.
PRIMO ORDINE De' vERB1 Rec1 PRocI. I verbi di quest'ordine esigono il recipro
co in terzo caso, e reggono un accusativo pa
I verbi di quest'ordine si costruiscono col ziente di cosa inanimata; tali sono p. e.
puro reciproco in quarto caso; p. e. . Acquistaisi onori, acquistarsi onore, pa
Adornaisi, cumponirisi, acconciarsi, ab rere sibi laudem . Cic.
bigliarsi, comere, comparare se . Cic. Addossaisi unu pesu, assumersi un peso,
Allichidirisi, sbrigarsi, expedire se. Cic. assumere sibi onus . Cic.
Cuntenirisi, contenersi, continere se. Cic. Attribuirisi alguna cosa, attribuirsi qual
Giustificaisi, giustificarsi, purgare se. Cic. che cosa, arrogare sibi aliquid . Cic.
Obbligaisi, obbligarsi, obligare se . Cic. Bistirisi sa corazza, porsi l'usbergo, in
Offerririsi, esibirsi, offerre se. Cic. duere sibi loricam. Liv.
Recreaisi, ricrearsi, recreare se. Cic. ec. Conciliaisi, guadangiaisi s'affettu de unu,
sEcoNDo or DINE DE' RECIPRoc1. cattivarsi l'altrui amorevolezza, conci
liare sibi benevolentiam alicuius. Cic.
I verbi di quest'ordine oltre l'accusativo on aisi sa morti, darsi la morte, con
reciproco hanno un genitivo, che i Latini sciscere sibi mortem . Cic.
vertono in ablativo: p. e. Così pure cingirisi sa spada, ponirisi s'el
Affliggirisi de is prosperidadis allenas, af mu ec., cingersi la spada, mettersi la cela
fliggersi delle altrui prosperità , angere ta, aptare sibi gladium, in duere sibi ga
se, o angi rebus alicuius prosperis. Cic. leam; oppur alla greca, cingi ferrum, in
Bistirisi de su propriu bistiri, vestirsi dello dui galeam . Virg.
stesso abito, porsi la stessa veste, in QUINTo oRDINE DE' RECIPRoc1 .
duere se eadem veste . Ter.
Spollaisi de is benis, spogliarsi de' beni, I verbi di quest'ordine oltre l'accusativo
spoliare se fortunis. Cic. -
reciproco ne reggono un altro, che accenna
Scusaisi de alguna cosa, scagionarsi, scu qualche qualità del soggetto: p. e.
sarsi di alcuna cosa, excusare se de ali Demostraisi discretu , mostrarsi discreto,
qua re . Caes. praebere se acquum. Cic.
Vantaisi de alguna cosa , millantarsi, ingirisi beccia, fingersi vecchia, simu
vantarsi di qualche cosa, jactare se de lare se anum. Ovid. -

aliqua re . Cic. Manifestaisi reu, manifestarsi, farsi reo,


Così pure » angustiaisì , arricchirisì , con prodere se reum .
» solaisì, intristaisì ec. » Mantenirisi sanu, mantenersi sano, prae
stare se incolumen .
TERzo orDINE DE' RECIPRoc1 .
Mostraisi bonu cittadinu, mostrarsi buon
I verbi di quest'ordine appiù dell'accu cittadino, praestare se bonum civem. Cic.
sativo reciproco hanno un dativo di cosa, o Pesaisindi strentaxu, rizzarsi in piedi,
di persona; p. e. tollere se arrectum . Virg.
Abbandonaisi a su prantu, abbandonarsi Portaisi umili, portarsi umile, gerere se
al pianto, dedere se la crimis. Cic. submissum . Cic. ec.
Applicaisi a sa storia, applicarsi alla sto sesto o RDINE DE' RECIPRocI -
ria, dare se historiae. Cic.
Donaisi totu a unu , darsi tutto ad uno, I verbi di quest'ordine oltre l'accusativo
tradere se totum alicui , Cic. reciproco ne ammettono un altro retto da
p A R T E P R 1 M A ' 47

preposizione, il quale dinota certo movi pretti attivi, altri puri neutri, ed altri neu
mento ad un termine: p. e. tri-passivi: eccone alcuni.
Cambiaisi: su mesugiornali s'est cambiau A TTIVI ASSOLUTI *
in ponenti, l'ostro si è cangiato in po
nente, auster vertit se in Africum . Buddiri a cròculus, crocolai, bollire a
“Cunvertirisi: is cosas dulcis si cunvertint scroscio , gorgogliare.
in bili, le cose dolci si convertono in Calai a filicitus, cascare a brani.
bile, dulcia vertunt se in bilem . Hor. Carcinai: custa scuppetta carcinat, quest'
Ghettaisi a su fogu, lanciarsi nel fuoco, archibugio sguancia.
conjicere se in ignem . Plaut. Còiri (fueddendu de fruttas), matura
Precipitaisi ind'unu fiumini, gettarsi in re, venire a maturazione.
un fiume, praecipitare se in flumen. Caes. Fai : in is terras nostas su caffè no fait,
Resolvirisi in acqua, risolversi in acqua, ne' nostri terreni il caffè non alligna.
resolvere se in aquam . Pettonai , metaf vale carcinai i custu
iStrumpaisi in terra, sdrajarsi in terra cuaddu solit pettonai, questo cavalle
prosternere se in terram . Col. suol tirar calci, o trarre, assol.
sETTIMo o RDINE DE' RECIPRoc1 . Pigai : custa planta no pigat, questa
ianta non appiglia, non attacca
I verbi di quest'ordine dopo l'accusativo s" sa pruna cumenzat a seberai,
reciproco hanno un ablativo retto da prepo le susine cominciano ad allegare.
sizione, che accenna separazione, o con Sparai: is cuaddus hanti sparau, i bar
giugnimento : p. e. beri han pigliate le mosse ec.
Astenirisi de una cosa, astenersi da una
cosa, abstinere se ab aliqua re. Cic. IsrRvz1oNE PE' GIor ANETrr.
Cuntenirisi de su prantu , contenersi dal
pianto, temperare “1 a lacrimis. Virg. I Toscani similmente adoperano molti
Distaccaisi de algunu, distaccarsi da "
de'loro attivi come neutri assoluti, così p. e.
cuno, seiungere se ab aliquo . Cic. rompere per far naufragio; se pigliasi per
Lassaisi de is gustus, distaccarsi da pia somiglianza di naufragio, si dirà, rompere
ceri, avocare se a cupiditatibus. Cic. in mare: arrossare per divenir rosso: adom
Pesaisindi de terra , levarsene da terra, brare per l'ombrar delle bestie: trarre per
tollere se humo. Ovid. tirar calci, e per accorrere, o concorrere,
Spiccigaisi de unu fastidiosa, sbrigarsi, Così Dant. Bocc. Passav. ec.
liberarsi da un rincrescevole, expedire NEUTRI ASSOLUTI -
se ab aliquo molesto.
Unirisi, collegaisi cun algunu, unirsi, Achichiai, balbuziai, balbettare, balbu
collegarsi con alcuno , conjungere se tire, tartagliare.
eum aliquo. Cic. ec. Aacedai ( parlando di pasta levitata ), le
vare in capo.
C A P O X X X V I I I. Bottai, sbottoneggiare, affibbiar bottoni
senz' occhielli .
DE' vERBI AssoLUTI . Cascai “2, sbadigliare, sbavigliare.
Certai “3, rissare.
Assolut diconsi quei verbi, che non hanno Curriri i currit araxi “4 frida, brezzeg
alcun caso dopo di se. Di questi altri sono gia, fa brezza.
* . Nelle frasi Virgiliane, quis temperet a lacrimis: nox coelo praecipitat, e simili,
si sopprime il reciproco se in forza della figura Ellissi, e lasciando da banda il
parlare ellittico si dirà, quis temperet se a lacrimis; noa coelo praecipitat se ec.
*2 Da exagºevº enchaskeyo, oscitor. *3 Da certo, as. “4 Forse da orage
fr., benchè il significato sia diverso, mentre questa voce significa vento impe
ruoso, e la voce Sarda piccol vento freddo. -
48 Io E L L A S I N T A 5 S I

Fai pillu (parlando di latte, e simili), C A P O X X X I X.


far panna, pannare. Lastr.
Fai sonu schinnìu , crocchiare. DELLA cosTRUzioNE De' venBI
Grumiai, digrumare. IM PERSONALI .

Ingraniri, granire.
Murrungiai, borbogliare, brontolare. I verbi impersonali, giusta il comun parere
Musciai “ 1 , bisbigliare, borbottare . de Gramatici, sono quelli, che non hanno,
Pillonai, germogliare : su trigu seminau se non la terza persona, de quali altri sono
a rau pillònat beni, e format grandu di terminazione attiva, altri passiva.
fundu, il grano seminato rado germo PRIM o ORDINE DEGL' IMPERsoNALI.
glia bene, e forma gran cesto.
Pillonai diciamo ancora quel vegetare inop I verbi di quest'ordine s'adoperano asso
portunamente degli agli , cipolle, e si lutamente, cioè senz'alcun caso espresse
mili, che a villaggi dicesi per lo più zeur avanti, nè dopo : p. e.
rai, impiolare, intallire. Arrosinat, làmica, spràzzola. -

Pizziai, spurtiri, mordicare. Lampat, balena, lampeggia .


Sciaculai: s'ou stantissu sciàculat, l'uovo Niat, nèvica .
stantio guazza, o " Orbescit, si fa giorno, s'aggiorna.
Sfexiai “2 , digerir la crapola , diseb Proit, piove.
briare e c. Scurìgat, annotta, si fa notte, o sera.
Sturru dai “3 , starnutare , starnutire . Spànigat, schiara, schiarisce.
Surruschiai, russare. Tronat, tuona ec.
NEUTRI - PASSIVI ASSOLUTI . sEcoND o o RDINE DEGL' IMPERsoNALI.

Arestaisì, faisì aresti “4 , inselvati I verbi di quest'ordine hanno avanti un


Care : nominativo di cosa per lo più espresso; v. g.
Discumbidaisi “5 , disimpegnarsi dell'in Ci andat sa vida, ne va la vita.
vito; disinvitarsi. V. Alber. Cumbènit, est bisongiu fai custu, con
Faisi viscosu , inviscidire, divenir vi viene, è uopo far questo.
scido. -

Nienti importat, nulla importa, monta,


In caboniscaisi, ingalluzzarsi. rileva, fa forza.
Sbignaisidda, svignarsela. Custu interessat, questo interessa .
Schinnirisi, screpolare. Ita est suggediu º che cosa è accaduta,
Smuccaisi “6, soffiarsi il naso. avvenuta è ec.
Talvolta in luogo di neutro-passivo ci
serviamo d'un neutro assoluto, p. e. custa TERzo onDINE DEGL' IMPER soN ALL.
linna zaccat, per si zaccat, questo legno
fende. Così pure usiamo callai per callaisi, I verbi di quest'ordine vogliono un no
quagliare, rappigliarsi: gelai per gelaisi, minativo avanti, ed un genitivo dopo; p. e.
gelare, congelarsi: impostemai per impo Ita s' ind' est fattu de fradi tuu ? che
stemaisi, impostemire, far capo, venire a se n'è fatto di tuo fratello ?
suppurazione: slangiai per slangiaisi, di Si fueddat mali de tui , si parla male
di te .
magrare, immagrire ec. -

I Toscani parimente usano » affogare per Ita si narat de nosaturus ? che si dice
º affogarsi: affondare per affondarsi: aggra di noi ?
» vare per aggravarsi s ammalare per amma Eccu su chi suggedit de is birbantis , ecco
» larsi: annegare per annegarsi : sbigottire ciò, che accade, addiviene, avviene,
* in vece di sbigottirsi ec. » interviene de facinorosi ec.

*. Da musso o mussito lat. “ . Da fer. “3 Da sternutare lat. o da estornudar sp.


“4 Da agrestis. *5 Da colubilar se. “6 Da muccus, moccio.
e A la r .. P R I MI A 49
oU ARTo o RDINE DEGL IMPER soNALI. C A P O X L.

I verbi di quest'ordine hanno un nomi DELLA cosTRUzioNE DE' ve RB1 LocALI.


nativo avanti, ed un dativo dopo: p. e.
A mei non toccat, no appartenit fai I verbi locali secondo l' uso comune di
cussu , a me non ispetta , non tocca ,
non appartiene ciò fare. ogni linguaggio sono quegli, a quali dansi
Custu non ti cumbenit, non ti stat be casi, che accennano luogo. Rispetto al luo
ni, non ti decit, questo disdice, è go hansi a distinguere tre cose, la quiete,
disdicevole, sconvenevole, disconviene il moto, e la distanza. La quiete, o di
a te . -
mora dicesi stato in luogo. Il moto divi
Nienti os importit de cussu , di ciò nulla desi in tre classi, Moto a , Moto da, Moto
vi caglia. -
per luogo. La distanza è l'intervallo, che
-

A s'avaru no faltat “, no mancat mo trovasi tra un luogo, e l'altro.


tivu de negai favori, all' avaro non
manca, non falla cagione di negar ser DEI, LO STATO IN LU o Go .
vigio ec.
I verbi di quiete, o dimora esigono il no
Q UINTó oRDINE DEGL IMPERsoNALI . me del luogo, proprio sia, od appellativo,
nel sesto caso colla preposizione in sempli
A quest'ordine crediamo con molti ap ce, o articolata; p. e. In su tempus, chi deu
partenere quei verbi di desinenza passiva, m'incontramu in Italia, sen stetiu algunas
i quali sebben possano essere personali, pu dì s in Roma, in Bologna, e in sa deliziosa
re nel senso, in cui qui s'adoperano, non gittadi de Florenzia; al tempo che io sog
hanno , che la terza persona , ed oltre il giornava in Italia, sono stato alcuni giorni
nominativo taciuto hanno dopo di se un a Roma, a Bologna, e nella deliziosa città
ablativo retto da preposizione: p. e. di Firenze. -

Si bandat narendu de gertusunus, si va Notisi, che a verbi di quiete, come an


dicendo da certuni . che a quei di moto, s'accoppiano alle volte
Si bolit de pagus, si vuole da pochi . avverbj in vece di caso, come sono, innòi
Si creit de algunus, si crede da alcunt. quì, quà : ingini, costi, costà : innì, co
Si confirmat de medas, si conferma da là, là, ivi ec.
molti .
Si narat de totus, si dice da tutti. IsTRvz1oNE PE' GIovANETTI -

Si pretendit de non pagus , si pretende A

da non pochi . - Gl'Intelligenti della lingua Toscana non


Si suspettat mali de pariccis, si sospetta adoperano miga a capriccio gli avverbi quì,
male da parecchi ec. quà, costì, costà, essendo molto diverso
il loro uso, come scorgiamo ne' loro scritti;
IsTR vzIoNE PE' GIovANETTI. del che appena può darsi regola certa. Il
Buonmattei tratt., 16. c 5. stabilisce, che
I Toscani usano talora aspettarsi per ap quando trattasi di luogo circoscritto, e de
partenere : buccinarsi per andar i", terminato, come camera, casa, città, tem
con riguardo: fare per importare: dicesi pio, villaggio, e simili, si usa quì, costì :
pure, ciò non fa per me invece di, ciò mi è quando poi si parla di luogo in confuso, ed
disutile: ricrearsi per far d'uopo: venire il indeterminatamente, come contrada, pae
destro per presentarsi l'opportunità: vo se, provincia e c., si fa uso del qua, e costà.
lersi per convenire . Così il Boccaccio in I Toscani nello stato in luogo usano spes
più luoghi, il Crescenzio, e il Salviati. so la particella a per l'in, ma soprattutto
col nome Casa, quando significa patria,
* Da faltar sp.
5e – e E L L A S I N “r A S S I

v. g. Se io fossi a easa mia, cioè, in mia Passai poprovingias vastissimas, pologus


patria. Nel significato poi di Casa, si dee disabitaus, passare per provincie vastissime,
sempre usare la preposizione in . Bocc. per luoghi disabitati : andai per is arru
DEL MOTO A LUOGO . gas “, andar per le strade.
Questo moto contiene tre sorta di moti, DELLA DISTANZA .
il moto a luogo propriamente detto, il moto
verso luogo, e il moto in fino a luogo giusta I verbi , che accennano distanza da un
le regole del Donato. - luogo all'altro, esigono il luogo in ablativo
I verbi di questo moto esigono il luogo in con de, e la misura della distanza in abla
accusativo colla preposizione a , la quale ri tivo senza prep. p. e. Sazzari cin cu dis est
sponde all'ad de Latini : p. e. hap andai a distanti de Casteddu, Sassari cinque gior
Livornu, a Pisa, a Florenzia, andrò a Li nate dista da Cagliari.
vorno, a Pisa, a Firenze.
Talora ci serviam pure della preposizione C A P O X L I.
in v. g. Chini cun tanti furia de Marti s'
arriscat de andai in Ispagna, o in aturus DELLA CoSTRUZIONE

esterus paìsus º chi con tanta furia di Marte DELL IN FINITO .

s'arrischia d'andare in Ispagna, od in altri


paesi stranieri? Soprattutto adoprasi l'in, Si accennano brevemente le diverse co
quando questo moto accenna una certa forza struzioni dell'infinito, e a maggior profitto
di andar dentro, come v. g. intrai in Cre de giovinotti si recano pure gli esemplari
sia, in domu, ind'una sala ec. entrare in in lingua latina.
Chiesa, in casa, in una sala. L'infinito governato da verbo finito: di
Il moto verso luogo esige l' accusativo sigiu sciri, bramo sapere, cupio scire.
collai" faccia, che corrisponde L'infinito attivo pigliato in senso passivo
al versus latino, p. e. heus naufragau navi anche da Toscani: º" intendiu intimai sa
ghendu facci a s'Asinara, abbiamo nau gherra, cioè intimaisì, abbiamo inteso in
fragato navigando verso l'Asinara. timar la guerra, Bocc. audivimus bellum in
Il moto in fino a luogo vuole l'accusativo dici .
coll'avverbio finzas, e colla preposizione a, L'infinito coll'articolo, o senza fa vece
p. e.femus arribaus ſinzas a is burgus de sa di sustantivo neutro: su mòrriri posa pa
gittadi, arrivammo fino a borghi della cit tria est decorosu, il morir per la patria è
tà. Talvolta si aggiugne la proposizione cosa decorosa, mori pro patria decorum est.
accanta, come fanno gl' Italiani, p. e ſiant L'infinito colla particella a, po, o de co'
andaus finas accanta de Tempiu, andarono verbi » pregai, exortai, avvisai, persuadìri,
fino presso a Tempio; infin vicin di Tem » cumandai, ordinai , indùsiri, obbligai ,
pio. Bocc. » proccurai ec. » va al coniuntivo coll'ut :
DEL MIO TO DA LUOGO . deu t'avvisu, t'exortu, ti pregu a fai cu
stu, t'ammonisco, ti esorto, ti prego a far
I verbi di questo moto vogliono il luogo queste, hoc ut facias, te moneo, hortor,
in ablativo colla prep. de , p. e. benendu de oro. Proccura de stai bonu, proccura di
Turinu mi fiat incontrau Semproniu, chi star bene, cura, ut valeas ec.
torràt de Genuva, venendo da Torino mi L'infinito col de dopo i verbi parriri,
venne all'incontro Sempronio, che ritor crèiri, sperai, e simili, parlando di cosa
nava da Genova. non per anco avvenuta, reca il soggiuntivo
DEL MOTO PER LUOGO . de Latini col fore ut: tui mi paris de ap
prendiri su chi t'imparu, tu mi sembri di
I verbi di questo moto richiedono il luogo apprendere ciò, che t'insegno, mihi videtur
in accusativo colla prep. po, o per, p. e. fore, ut discas, quae te doceo. Così pure:
* Da ruga, voce ital. antiquata piuttosto, che da rue fr. V. Alber.
r A R r E P R 1 M A 5,

i" , creu de partiri citn tui, spero, credo gerundio in dun coll'inter, inter dormien
i pai tir teco, spero, credo fore, ut una dum, inter coenandum . Quint.
tecum proficiscar; ovv. tecum proficiscar, Quella maniera di dire propria degl'Ita
ut spero ec. liani, cioè trovare alcuno a dormire, a leg
L'infinito col de non dopo i verbi timiri, gere ec. si risolve per participio in ns, of
du dai, guardaisì, e simili, parlando di co fendere aliquem dormientem, legentem, ec.
sa, che non si vuole, dà il sogg. col ne : ti L'infinito colla dopo i verbi congèdiri,
miasta de non t'assaltai is ladronis, teme » lassai, domai a fai, a portai, a bèndiri ec. -
vi di non assalirti i ladri, verebaris, ne te fassi gerundivo lat. uso passivamente: hìan
latrones invaderent. Se la cosa temuta si ta donau a fai algunas columnas, diedero
vuole, non dirà ne, ma ut, ovv. ne non . a fare alcune eolonne, nonnullas columnas
L'infinito col senza de , stando avanti al faciendas locaverunt.
tra negativa, dà il sogg. col quin: non par L'infinito col po dopo il verbo essiri, e
tas senza de fueddai cun mei, non partire col de dopo l'ausiliare tèniri, dà il partici
senza di abboccarti meco, ne discedas, quin pio in rus, il quale si può vertere in gerun
mecum loquaris. dio in dum da altri detto participiale: deu
L'infinito col de , attivo sia, o neutro, seu po partìri, o tengu de partìri, io sono
dipendente da nome sustantivo, oppur da per partire, od ho da partire, ego discessu
addiettivo nato da verbo di significazione rus sum, vel mihi discedendum est. La ri
attiva, fassi gerundio in di: eccu su tempus soluzione in tempo con debeo, es non dee
de seminai, ecco il tempo di far la sementa, aver luogo, se non vi si scorge un dovere,
o di sementare, en tempus serendi. Disi o una necessità di dover fare una cosa .
giosu de satisfai a sa Repubblica, bramoso Quindi, ego discedere debeo non si può
di soddisfare alla Repubblica, cupidus satis tradurre con esattezza, io sono per partire,
faciendi Reip.: Cic. ma io debbo partire.
L'infinito passivo col de , dipendente da Se il participio in rus ha espresso l'accu
nome sustantivo non può farsi gerundio in sativo paziente, non ha luogo il gerundio,
di : est tempus o de faisì sa paxi, o de si fai ma il gerundivo, che si accorda col nomi
sa gherra, è tempo o di farsi la pace, o di nativo, così p. e. tui tenis de fai medas co
farsi la guerra, tempus est aut pacem com sas, tu hai da fare molte cose, tu multa fa
poni, aut bellum geri. Liv. cturus es., vel tibi multa facienda sunt, non
L'infinito col cum, e in or reca il ge già tibi faciendum est multa, benchè tro
rundio in do , or il participio in ns, or il visi presso Varrone, e qualche altro.
gerundivo : hap'a satisfai a is accreado L'infinito con a , o de dopo gli altri verbi
ris cun su fatigai, e cun su ddus serbiri, d' ordinario rimane infinito: cumenzat a
soddisfarò a creditori col faticare, e col ser orbesciri, comincia ad aggiornare, lucere
vir loro, creditoribus satisfaciam laboran coepit: sighit a fai tortus, seguita a far tor
do, eisque inserviendo, ovv. laborans, eis ti, injurias facere perseverat : hat cessau
que inserviens . Coll'in : meda tempus si de pròiri, ha spiovuto, o ha cessato di pio
spendit in imparai is litteras, molto tempo vere, pluere desiit : no lessis de ti pentìri,
si spende in appararle lettere, multum tem non lasciar di pentirti, te poenitere non de
poris in sumitur in ediscendo literas, vel in sinat ec. -

e discendis literis. L'infinito attivo col segno dell'ablativo


L'infinito colpo, quando significa fine, reca il participio in dus: sa virtudi est de
accenna il gerundio in dum, che può risol alabai, su viziu de reprendiri, la virtù è da
versi ancora per l'ut al sogg.: su boi est ma - commendare, il vizio da biasimare, virtus
sciupo arai, su cani po circai, il bue è nato laudanda, vitium vituperandum est.
per arare, il cane per investigare, ad aran L'infinito con a, dopo i verbi di moto
dum bos, ad indagandum canis est natus . vuole il supino in um : andai a camminai,
Cic. Quando diciamo, in s'attu de dormiri, andare a passeggiare , ire deambulatum :
in su mellus de cenai e c. nell'atto di dormi bengu a dimandai sa paxi, vengo a chieder
re, nel più bel del cenare, può farsi anche la pace, venio petitum pacem. E questo si
52 B E L L A S I n t A s s r

può risolvere in più maniere. Per participio è la stessa. Cogli affissi » mi, ti, si, mosì, osì»
in rus: venio petiturus pacem . Per l'ut col usasi l'uno, e l'altro, come hendumì, o hen
sogg. : venio, ut petam pacem. Per infinito dumì, avendomi ; biendisi, o bien du sì, ve
alla greca: venio petere pacem. Per gerun dendosi ; dormendinosì , dormendoci ; re
dio in di: venio causa petendi pacem. Per gordenduro sì, ricordandovi ec. Colle par
gerundi vo: venio causa petenda pacis . ticelle poi » ddu, dda, ddus, ddas, ddis -
Per gerundio in dum: venio ad pelendum non si adopera mai il gerundio in du. Quin
pacem . Per gerun divo con ad : venio ad di diciamo sempre amendiddu, amendidda,
petendam pacem. amandolo, amandola, maremdiddis, dicendo
Notisi, che certi modi di parlare, come loro ec. Sºode ancor da molti » amendi rid
p. e. bandu a nai, bengu a creari, e simili, » du , amenduriddus ec. »
non additano alcun moto, mentre vagliono
nau, dico, creu, credo, non già vo a dire, C A P O X L I I I.
vengo a credere, le quali sono espressioni,
che secondo il Soave deturpano una colta IoELLF PARTICELLE
scrittura. -

dette
L'infinito attivo, o passivo dipendente
da nomi addiettivi, come sono p. e. » diffi accom PA GNA VERBI -

» Gili, facili, grai, increibili, indignu, or


» rendu ec. » ci rende il supino in u : fagili Dopo
aver parlato del verbo, e della sua
a cumprèn diri, difficili a fai, o a faisì , costruzione, conviene accennare anche l'
facile a capire, difficile a fare, o a farsi, fa uso di quelle particelle, che sogliono ac
cile captu, arduum factu : cosa orrenda a compagnare i verbi. Dodici son quelle del
si mai, cosa orrenda a dirsi, horrendum di nostro dialetto, »mi, ti, si, nos, os, si,
ctu ec. » ddu, dda, ddi, ddus, doas, ddis, º le
Il volgare dell'infinito passato col de dopo quali rispondono alle italiane » mi, ti, si,
l'avverbio de pustis, chiama il participio ci, vi, si, il, lo, la, gli, li, le, loro. »
dello stesso tempo sì dei verbi passivi, che Le prime sei chiamano i Gramatici prono
de' deponenti, e comuni: de pustis de hai mi primitivi; le altre secondo il Varchi pro
liggiu is litteras tu as . . . dopo di aver lette nomi relativi, poichè fanno eco a cosa già
le tue lettere . . . tuis literis lectis . . . su detta. Queste diconsi particelle spiccate,
Capitanu de pustis de hai exortau is sor qualora vengano preposte a verbi; se però
dais donat su signali de sa battaglia, il s'affiggono ad essi in fine, son chiamate af
Capitano dopo di aver esortati i soldati dà il ssi. Ove occorre, le raddoppiamo come
segno della battaglia, Dua coli ortatus mili gl'Italiani, p. e. middu megas, melo nieghi.
tes dat signum praelii. Caes. Uso DELLE PARTICELLE SPICCATE .

C A P O X L I I. Ita mi donas ? che mi dai? ddu tengu


deu , l' ho io : ddi nau , gli dico, (se è
Di L GE RUN DIO .
donna) le dico: daus biu, gli veggo ec.
Il nostro gerundio ha due desinenze, una USO DEGLI AFFISSI .

in i come » amendi, liggendi, º l'altra in Naramì in grazia , dimmi di grazia:


u, » amendu, liggendu. - Spesso s'aggiu cunservati a mei, e a tui, conservati a me,
gne a primi la sillabari, e agli altri ru; così ea te: diverteiosì, e scrieinosì, divertitevi,
. e. » amèndiri, liggèndiri, e amènduru, e scriveteci: donaiddi, su chi bollit, date
liggènduru, - e così degli altri; ma que gli, (se è donna) date le ciò, che vuole :
sti son propri del discorsi famigliari. saludaiddus, e maraiddis, chi . . . saluta
u SO DEL GER UN DIO . tegli, e dite loro, che ... ec.
Spesso gli affissi, e le particelle spiccate
Da noi è frequentato sì il gerundio in di, trovansi unite alle riempitive inci, indi, le
che in du, ma la maniera di adoperargli non quali cangiano l'i finale in e, semprechè
r- A R T E Y- R I M A 53

vanno congiunte colle relative ddu, daia, PARTI CI PJ DI TEMI po PRESENTE .

ddi ec. così p. e. o m'indi andu, o t in di


andas, o me ne vado, o te ne vai: s'indi Amanti, amante, dependenti, dipen
andat; bandissindi, se ne va; vadasene: dente, dominanti, dominante, lavoran
andausmosindi; andiamoene: barriosinci, ti, lavorante, nascenti, nascente, occu
andatevene : torrainceddu, tornatecelo: bo panti, occupante, pazienti, paziente ec.
gaino sinci, cavateci di quà : indeddi do
mais? gliene date? donaindeddi, dàteglie PARTICI PJ DI TEM Po PAssA To .
ne eC.

Amau “, amada, amato, ta: bintu,


uSO DELLE PARTICELLE RADDOPPIATE . ba, vinto, ta: dormirt , dormida , dor
mito, ta: frittu, ta, fritto, ta: primau,
Tidd' hap'a mai, te lo dirò , dirolloti: ada, corrucciato, ta: studau, ada, spen
no si dau dongu, non glielo do : donai to, ta: suttu , ta , poppato, ta ec.
siddu, dàteglielo : osidd' hap a donai,
ve lo daro, darovvelo, o darollovi ec. PARTIcIPs DI teM Po futuro ATTIvo .

IsTR vzioNE PE' GrovANETTI . Abbiamo soltanto i participi futuru, e


ventitru, che corrispondano a participj in
Le particelle » me, te, ce , ve, se » rus de Latini : in su futuru, in su tem
avanti le relative » lo , la, gli, li , le , e ne, » pus venturu, per l'avvenire .
non patiscono alcun cambiamento , p. e.
» me lo credo, te la canto, ce gli darà, da PARTICIPI DI TEMPo FUTURo PAssIvo.
º rovvela, prestarsele, darvelo ec. » Ma se
le prime si pospongono alle seconde, quelle Adorandu, adorando, detestandu, de
cangiano l e ini, »mi, ti, ci , vi, si, testando, laureandu, laureando, ordenan
come p. e. » la vi darò , o darollavi; lo ti du , ordinando, venerandu , venerando,
» dirò, o dirolloti; le miserberà ; per far vitandu , vitando ec.
º loci: per prestarlesi; per levarneci ec. » Di quei participi, che rispondono agli
V. il Sor. lez. 1o. uscenti in bundus de Latini, abbiamo solo
in uso famigliare moribundu . Molti altri
poi sono in uso presso i nostri Poeti, come
C A P O X L I V. » furibundu, gemebundu, pudibumdu ec.
DEL PARTI CI Plo . C A P O X L V.

Il participio è una voce, che partecipa di DELL' AvverB1o. -

nome, e di verbo, poichè declinasi come i


nomi, e regge il caso del verbo, onde nasce. Siamº l'addiettivo fa conescere le qualità
Egli dividesi in participio di tempo presen del sustantivo, così l'avverbio spiega gli ac
te, di tempo passato, di tempo futuro atti cidenti dell'azione del verbo. Molti sono i
vo, e di tempo futuro passivo. Quì addur modi avverbiali della Sarda favella, e trop
remo solamente alcuni dei participi formati po nojoso sarei, se volessi tutti annoverar
dallo stesso loro verbo senza intervento di gli. Quindi basterà accennare le principali
verbo ausiliare, giacchè de' volgari partici partizioni delle più usitate significazioni, e
iali abbiamo fatta qualche menzione par queste sono 1. in avverbiº positivi, compa
io della costruzione dell'infinito. » rativi, e superlativi: - 2. in avverbj , di
* Pronunzia propria ancora di alcuni Italiani, e Spagnuoli. Fra gl' Italiani i Vene -
ziani pronunziano amao, servìo per amato , servito ec. ; e tra gli Spagnuoli gli
stessi Castigliani pronunziano preguntao, dormio ec. in vece di preguntado,
dormido.
54 D E L L A S I N T A s S I

» tempo, di stato, e moto : 3. d'ordine, De immòi innantis, d' ora innanzi , da


» di quantità, e numero : » 4. in avverbj quì avanti - -

» di affermazione, di negazione, o dub De pressi “7, precipitadamenti, in fret


» bio, e di comparazione. ta, di fretta, precipitatamente.
De pustis, o a pustis “8, di poi, dap
A V. V E RB J poi, dopo . -

Dinnantierisèru, avantieri : s atara di ,


Positivi, Comparativi, e Superlativi.
jer l'altro.
Beni, mellus, ottimamenti, bene, me Finas; finzas a immòi, fino ; finora, si
glio, ottimamente. no adesso.
Brevementi, prus brevementi, brevissima Finzas a insàras, sino allora.
menti, brevemente, più brevemente, Hoindì, oggi di oggi giorno.
brevissimamente. Immòi, ora, adesso: moi moi “9, or ora.
Mali, peus, pessimamenti, male, peg Insàras, intandu, allora.
gio, pessimamente . In su passau , per l' addietro: in su ve
Meda , prus, medissimu , molto, più , nidèru, per, o nell'avvenire ec.
moltissimo.
Pagu, mancu, paghissimu, poco, me AvvERBJ DI STATo , E MoTo.
no, pochissimo ec.
A undi, dove : aundisiollat, aundisisiat,
AVVERBJ DI TEMPO . dove si voglia, dovunque .
undi, onde, donde, quindi.
A mengianu, di mattina: de bonu men innòi, di quà, da qui, quinci .
gianu, di buon mattino, per tempis innì , da colà, di là, di lì , indi .
Sl InO . - accanta, da vicino, da appresso.
A merì * 1 , a pusti prangiu, di , o al allargu, de atèsu * 1 o, da lontano,
dopo pranzo. da lungi .
Arisèrn, o erisèru *2, jeri: hoi “3, oggi. De aintru “ 1 1 , de foras * 12, di den
Cras “4, dimani: pusti cras, posdomani tro, di fuori.
A dedì, di giorno: a su notti, o a de De asùba, de appizzus, da sopra, da su.
notti, di sera . De asutta, de basciu , di sotto, da giù,
A mesudì in puntu, sul punto di mezzo da basso.
giorno . De ananti, de palas, d'avanti, di dietro.
A s orbescidróxu, sul fare, sullo spun De dogmia parti, dappertutto. -

tar del giorno: a su scurigadroxu, sul De ingùni, de cussu l" da costà, da


farsi notte, o sera. costì .
Chizzi , “5, in tempus, per tempo, a De aturu logu, altronde, d' altrove.
buon'ora. Facci a intru , verso al di dentro .
De meda “6, de meda tempus, da molto, Facci a susu, facci a basciu, verso su,
da gran tempo. verso glu .
De pagu tempus a immòi, da poco tem Facci a innì, verso là i" a inndi,
po in quà : de immòi, d' adesso. verso quà : facci a undi, verso dove.
*1 La radice si scorge in meridies, sebben da questa voce differisca la nostra nel
significato. *2 Da heri sero. *3 Da hodie . “4 Voce pretta latina. *5 All'altro
Capo chito da cito lat. “6 Da º era mega, multum , valde, mutato il 5 in d .
*7 Da rpnoro o presso, irruo, celeriter eo; donde deriva pure il prissa, o priessa
sp., il pressa ital. antiquato, e il prescia uso da Dante. “8 Da postea . “9 Da
mox. * 1o Da quest'avverbio formiamo stesiai, allontanare, scacciare, da ºpeo
otheo, expello, che fa al futuro º ºmo o otheso, o secondo altri othiso. * 1 1 Da
intro lat. * 12 Voce pretta latina.
r A R T E r R 1 M A 55

racci a ingini, verso costà, o costì. Senz' aturu, senz'altro.


Ingini º 1 , costi, costà ; vicino : ddu Senza duda, senza dubbio.
tenis ingùni, e no dau bis, lo hai Sì, prusprestu, sì, piuttosto ec.
vicino, e non lo vedi.
Innì , colà , là, ivi , quivi. AvverBI DI NEGAzIoNE, E DUE B1e .
Innòi, quì, quà : in aturu logu, altrove.
Inninsusu , lassù, colassù . De niscina manera, in misciunu modu,
Innimbasciu, laggiù, colaggiù. in nessuna maniera, in verun modo
Innoinsusu, quassù innoimbasciu, quag Ne, nè : nè mancu, nè pure, nè meno.
glu . No, no: nienti de su totu , niente affatto.
Inguninsusu , costassù : ingunimbasciu , Po accasu, por ventura, per avventura.
costaggiù . Forsis, forse : comenti ? come ? ec.
Infatu , o avàtu, dietro.
Po innòi, per quà, o quì : po undi, per AVVERBJ DI COMPARAZIoNE .
dove .
Po ingiani, per costi, per costà ec. Aici “3 , così : aici comenti, siccome:
comenti “4, come .
AvverBI D' ortDINE . Comentº e chi fessit, come se fosse.
De beni in mellus, di bene in meglio.
A proa de pari, a gara. De mali in peus, di male in peggio ec.
A borta a borta, a vicenda. Noi pure formiamo come gl'Italiani alcu
Avatebàri, insieme . - mi avverbj col geminare o lo stesso avver
In finis, in conclusioni, finalmente, alla bio, od un nome addiettivo, così p. e.
fine. Chietu chietu per tranquillamenti, cheto,
Pari pari, vicendevolmente, scambievol cheto.
melì te . Innantis innantis per primeramenti, in
Successivamenti, successivamente . nanzi innanzi. Bocc.
Ultimamenti, ultimamente ec. Lestu lestu per lestamenti, ratto ratto. D.
Prestu prestu per prestamenti , presto
AvvERB3 DI Q
QUANTITA',» E NUMERo . l'eSto .
si subitu, o laegu laěgu, tosto to
Aturettanti, altrettanto : avvoglia, ab Sto eC. Avvertimento.
bastanza: meda, molto, assai .
A cantaccantu, alquanto. L' Avverbio non è nato a reggere alcun
Meda pagu , assai poco. caso, e se talora gliene siegue appresso, sarà
Medissimu , assaissimo. sempre retto o da verbo, o da preposizione
Pagheddu , pochetto. sottintesa. Quindi se non si bada al senso,
Pagheddeddu , pochettino. non sarà molto agevole a giovanetti 'l di
Totalmenti, totalmente. stinguere, se una voce sia avverbio, oppur
Totu Paris, tutto insieme ec. preposizione, mentre osserviamo, che in
ogni lingua certe particelle si travisano fa
AVVERBJ DI AFFERMAZIoNe . cendo le veci or d'avverbio, or di preposi
zione, e talor anche di congiunzione. Sono
Antisbeni, anzis, anzi ; benisì, bensì . di questa fatta le particelle Sarde » accanta,
Certu , certamenti, certo, certamente. » amanti, asùba, foras, de pustis ec. » e le
De accordu, d'accordo: de bonu gustu, italiane º accanto, appresso, avanti, circa,
di buon grado: cum praxeri, volentieri. º dopo, fuori, vicino ec. » Così pure le la
Ei “2, sì . tine º ante, contra, coram , palam, post,
Seguramenti, sicuramente. » prope, secus, ultra ec. -
*, I Villani dicono ingii da ex) vs engùs, prope, juxta. “2 Da etsy eien , este
particella afferm. “5 Simile all'ainsi fr. * 4 Simile anche al comment fr.
56 E E L L A S l N T A S S I -

IsrRvz10NE PE' GIovANETTI . A facci, o a facci a facci “ de Cresia,


dirimpetto alla Chiesa.
La lingua Toscana ha certi modi avver A ingiriu de su casteddu, attorno, intorno
biali, che meritano particolare attenzione. il , o al castello.
Se ne recano alcuni, onde possano gli sco A intru , e foras de is murus, dentro,
lari farne quell'uso, che richiede la deli entro le , o alle mura; fuora, e fuor
catezza di essa lingua. delle mura.
» A mio, tuo, suo senno vale a mio , Ananti miu , avanti me, o a me .
a tuo, suo piacere. Passav. Fiore piglia si Ananti de totus, davanti tutti, o a tutti.
» per niente, o punto. Non ne hanno pun A palas mias, dietro a me.
« to, nè fiore. Sen. Pist. Guari per lo più A prus de su depidu, oltre il , o al de
» colla negativa vale molto. Non istette bito . -

» guari, che trapassò . Bocc. » Talor fa vece A rasenti de su ponti, rasente il , o al


di sustantivo, e di addiettivo: » Non pre ponte .
» ser guari d'indugio. Id. Dopº non guari Asuba de sa teulàda, sopra, sul tetto,
» spazio passò della presente vita. Id. In in su, o d' in su l tetto.
» pruova si usa per apposta. Passav. Lad Asutta de su sostri, sotto del , O al sof
» dove per purchè . Bocc. Per innanzi vale fitto . -

» in avvenire. Id. In quel torno vale circa. Basciu sa pena de ec., sotto la pena di ec:
» Testè vale in questo punto, o poco avan Contra a o de totus, contra tutti, con
» ti . Bocc. Posta pigliasi in due sensi: a tra a , o di tutti : contro a tutti .
» posta di alcuno vale a suo piacere. Bocc. Cum mei, cun tui, meco, teco : cun is
» A posta fatta vale a caso pensato. Gio. sus, con esso loro : intercediri cun Deus,
» Vill. Punto senza negativa vale qualche intercedere presso Dio. -

» poco. Chi ha punto di sentimento. Passav. De pustis de mei, o a pustis miu , ava
» Senno col verbo fare vale far saviamen tu miu , dopo me, o di me, dietro
» te. Farete gran senno. Bocc. » a Im e .
Facci po facci, dirincontro.
Facci a s'oru de mari, verso il lido.
C A P O X L V I. Foras de is limitis de su giustu , oltre i
limiti del retto.
DELLA PRE POSIZIONE . Foras, o foraschè custu, eccetto questo.
Foras, che deu , e tui, da me, e te in
Non si parla quì delle preposizioniinse fuori.
parabili, cioè che vanno sempre congiunte In is arrùgas, nelle strade.
con nomi, o verbi, come » cumposizioni, In circa de tres mesis, circa a , intorno
» intercessioni, dedusiri, propòniri ec. » a tre mesi .
Si tratta soltanto di quelle, che separata Innantis de sa partenza, avanti, innanzi
mente soglion preporsi a nomi, ed hanno la alla, o la partenza, prima della par
reggenza de casi obbligui, e queste secondo tenza .
i Gramatici si dividono in preposizioni di In poderi miu , presso di me .
» Stato, moto, modo, cagione, stromen Intre totus, fra , tra tutti.
» to, privazione ec. » Brevemente accen In cantu a custu, su questo, intorno a
niamo l'uso delle più comuni senza fare al questo .
cuna distribuzione. Per is prazzas, per le piazze.
Accanta mia, appresso, accanto a me. Segundu s'usanza, secondo, giusta il
Accanta de domu , vicino a casa. COStume .
- A custa, a cudda parti de su fiumini, Senza bussa, e senza dinai, senza bor
di quà, di là dal fiume. sa, e senza danari ec. -

* Modo d' esprimersi proprio anche de Latini, facie ad faciem ; degl' Italiani, in
faccia ai e de Francesi, vis-a-vis de .
»A R T e P R 1 M A 87
Avvertimento. Polta “i º perchè ? poita, perciocchè.
Poita chi, perchè: po chi, acciò, ac
Abbiamo un'altra specie di preposizioni ciocchè, affinchè .
formate da nomi, che usiamo co verbi di
moto, le quali consistono in geminar lo COMPA RATIVE .
stesso nome, e corrispondono alle Toscane
» lungo, lunghesso, e rasente, º ed alle No aturu, che, non altro, che .
latine » juxta, pone, prope: » eccone al Ne prus, nè mancu , nè più , nè meno.
cuni esempi: andai arriu-arriu, andar lun Osinò, altrimenti.
ghesso il fiume : passai or'oru de flumini, No fai diversamenti, nen fare altrimenti.
passare lunghesso la sponda del fiume: or' Totaturu de, tuttaltro da .
oru de mari, radendo il lido: costa-costa, Prusprestu che, piuttosto che.
sempre costeggiando: cresura-cresura, lun
go la siepe: monti-monti, lunghesso il mon CONDIZIONALI -
te : muru-muru, rasente il muro ec.
Candu ſi , quando fosse.
Casu chi, caso che : postu chi, posto che.
C A P O X IL V I I. Mentras “2, mentre ; purchè .
Si, se : si no, se non .
DELLA CONGIUNZIONE -
CONCLUSIVE .

L. congiunzione è una voce, che con De innòi nascit, quindi nasce.


giugne tra loro le parti del discorso. Le con De sorti chi, laonde, onde.
giunzioni si dividono in º avversative, au De manera, in guisa : de modu chi, di
» mentative, diminutive, causali, com modo che . - -

» parative, condizionali, conclusive, co Duncas, segundu cussu, adunque, dunque.


» pulative, dichiarative, disgiuntive, ec Po tantu i" tanto : po cussu, perciò.
» cettuative, sospensive, dubitative, in Sicchè, onde, per lo che.
-» congiunzioni di tempo, d'ordine, e di CO PU LA TIVE .
tramS1Z1Olle .

CON GI UN ZIoNI A V VERSATIVE . Non solu, non solamenti, non solo, non
solamente .
Ancora chi, ancorchè, mancai, benchè, Ma, ma : ancora, ancora.
sebbene, nienti de mancu, nulla di meno. Nè, nè : e *3, e, ed .
Ma, ma : puru, pure: si no, se non . DICHIARATIVE .
\

AUMENTATIvE, E DIMINUTIve. Comenti, come : comente chi, come se.


Est a sciri, cioè, vale a dire.
Ancora , anche, ancora, eziandio. Appuntu, appunto.
A prus de cussu, inoltre, oltracciò, ol DISGIUNTIve .
trechè . -

A su mancu, almeno: de prus, di più: O, o : o puru, oppure: ovveru, ovvero.


Prus e prus, più , e più : de mancu , di Eccettu ATIVE .
meno . e -

CAUSALI - »
Ancora chi, ancorchè, quantunque .
Salvu chi, salvo che .
Attendiu chi, atteso che : già chi, giac Si no est chi, se non è che .
chè, poichè. Si no che, se non che .

“ Da 7ºrº pote, curnam º per epentesi . *2 Da mientras sp. *3 Questa congiun


zione si cangia in i, quando segue dizione, che comincia da e per evitar l'iato,
così P. e. bellu, i ermosu; plantas, i erbas ec.
9.
58 D E L L A S I N T A S 3 I

sospensive , E DUBITATIvE . C A P O X L I X.

DELLE PARTICELLE DI RIPIENO .


Forsis, forse: si, se : sì, o no, sì, o no.
Si per casu, se per accaso, se per av
Ventura , -

Le particelle dette riempitive, sebben non


coNGIUNzIoNI DI TEMPo, sieno di pura necessità alla tela gramaticale,
E D' orDINE. pure danno un non so che di maggior gra
zia, e lustro al discorso, il fiancheggiano,
Appenas, appena. e 'l rendono più energico, e robusto. Pre
Candu, allorchè, allorquando. scindendo i" divisioni, che di esse fanno
Finas de candu, fin da quando. i Gramatici, mi avanzo ad accennar breve
Finzaschì, finchè, sino che mente il loro uso.
Finzas a tantu chi, fintantochè. Bellu : cust' aneddu mi costat bellus deri
Pinzas a immoi, finora, sino adesso. scudus, quest'anello mi costa be' dieci
Finzas a insàras, a intandu, sino allora. scudi.
In su mentras chi, nel mentre che. Bonu : tui camminas dormìu e bonu, tu
Subitu chi, luegu chi, tostochè. cammini dormito .
CONGIUNZIONI DI TRANSIZIONE . Ci : ci seu , ci sono.
Cindi : cindi bolit, ce ne vuole.
De s' aturu , de s' arrestu, del rima Inci: inci andit issu, vi vada egli : ba
mente, del resto. xinci, andatevi.
De una borta, d'una volta. Indi: indi tenèis ? ne avete ? faindi, fan
De fattu, in fatti. ne : feindi, fatene : t” ind' has a pen
In cantu però, in quanto poi . tiri, te ne pentirai.
In ordini a intorno a, su di ec. Incindi: incind' esti, ce n'è, o ve n'è:
incind' hat ? ve n' ha è
C A P O X L V I I I. Chi s' indi andit, che se ne vada.
Mai: sempiri mai, sempre mai.
DELLA INTERIEZIONE . Totu : totu sturdlu , tutto sbalordito :
tot' e is duus, tutti e due ec.
L. Interiezione è una voce, che serve ad Unu, e una presso i Sardi ancora sono voci
esprimere diversi affetti dell'animo, sieno di ripieno, come presso gl'Italiani, ed altre
di allegrezza, o di dolore, di disprezzo, di Nazioni; Le rigetta però sempre la lingua
maraviglia, o di timore ec. - greca, e la latina. Sogliono queste voci pre
porsi a nomi, onde son dette accompagna
Esempi . nomi: p. e. un " una femina
Ah ! ah ! ahi de mei ! ahimè l onesta, un uomo prudente, una donna one
Alta º 1 , o eita non fessit ! il ciel vo sta: i Latini direbbero, vir prudens, mulier
lesse, che fosse ! homesta . - -

Alla *2 ! càppita. rsTRUzIoNE PE” GrovANErrr.


Avìa, orvia, su via ! avissa, sul
Avìa duncas ! orsù dunque!
º" i" "i
'
ll -
càpperi, cappiterina!
eil - mll 1 -
1 I più esatti Scrittori della lingua Toscana
fanno distinzione tra le particelle di ripieno
Miserinu de tui, misero te ! guai a te : ci, e vi , poichè adoperano la prima per ad
disgraziau de issu ! guai a lui ! ditar luogo vicino, e vale quì, quà, e l'al
Oi ! ( cell o stretto) oi, e ohi ! tra per indicar luogo lontano, e vale colà,
O ! o ! oh ! oh ! oibò l oibò! o là ! o là ! l 9l . -

r
*, In Logodoro aite da erºe eite, o atºs aite poet., utinam ! *2 Dall'antico oaxa
alla, voce di ammirazione.
p A R T E P R I M A - 59

Le particelle ci vi, o ce ve, e ne congiunte 2. Il nominativo taciuto; ita fais? si sott.


co” verbi di stato, o moto accennano il luo tui. Si sottintende pure il nominativo ne'
go, ove uno sia, o donde venga, o vada, verbi impersonali, lampat, niat, proit ec.
così º; e. c'è vale est hic; vi andrò vale il- e in questi altri, si bivit, si dormit, si so
luc ibo ec. natec. ne quali secondo i Gramatici vi s'in
I Toscani per venustà, e pienezza di stile tende il nominativo Cognato, come nel lat.
adoperano invariabilmente le voci egli, es vivitur si sott. vita, in peccatur peccatum ec.
so, come v. g. » Egli non sono ancora molti 3. Il verbo finito taciuto: ita signali s'es
» anni passati, che ec. Bocc. Che caldo fa siri tui in noi º cioè ita signali esti? a ita fi
» egli ? Id. Rise con esso lei : insieme con ni custu º si sott. nau, fazzu ec. Gl'Italiani
- esso loro, Id. Così pure, con esso meco, dicono, a che fine questo º cioè dico, for
» con esso teco, con esso noi ec. » Il Boc o fai: maraviglia, che sei savio, si sott. è:
caccio disse anche con essa lei. e presso i Latini: me miserum sup. sentio :
en miserum hominem sup. vide: mehercule,
C A P O L. medius fidius, edepol, sup. adjuvet, cioè
me Hercules, me Deus i" me Deus
DELLA SINTASSI FIGURATA . Pollux adjuvet.
4. Il verbo infinito soppresso: custu no si
podit, cioè fai, questo non si può, si sott.
Fena, è la lingua Sarda di modi figu fare : no 'ndi pozzu prus, sa vida , cioè
rati, di cui daremo in questo capitolo una aguantai, non posso più la vita, si sott.
qualche idea, onde possano i nostri giova reggere ec. I Latini dicono, ſi dibus didici,
netti apprendere più agevolmente gli ele sup: canere : scit latine, sup. loqui: pro
ganti modi, e ſa vaga disinvoltura della To misi ultorem, sup. me fore ec.
scana favella, e conoscere, quando il parlare 5. L'accus paziente taciuto: no pozzu
sia semplice, e quando figurato. incontrai (cioè algunu ), a chini donai is
Riduciamo a sei le figure gramaticali, delle litteras, non posso trovare (cioè persona ),
quali fa uso il nostro dialetto, e sono la El cui consegnar le lettere. Ellissi de'Latini :
lissi, cui appartiene la Zeugma, il Pleona solvere a portu, sup. navem: ira' leniunt,
smo, la Sillessi, l'Iperbato, l'Enallage, venti posuere, sup. se ec. Per non esser mol
e l'Ellenismo. Servono queste veneri a da to prolisso, passo in silenzio l'ellissi dell'
re, oltre una maggior brevità al parlare, an articolo, della congiunzione, dell'interie
che un non so che di vaghezza, e di orna zione, e del pronome, a noi molto feriale.
mento.
DELL' ELLIss1 DELLA FIGURA ZEUGMA .

L'Ellissi voce greca, che vale difetto, La figura Zeugma, o sia unione, fassi,
consiste in sopprimer nel discorse qualche quando si uniscono più addiettivi ad un sol
cosa, da capirsi facilmente, e ciò fassi in vari sustantivo, p. e. issu est un omini riccu, e
modi, come appresso. liberali, egli è un uomo ricco, e liberale:
1. Il sustantivo soppresso: Est fagili a si o quando s'adatta un solo addiettivo a più
mai, si sott. cosa, è facile a dirsi: est de sustantivi, p. e. boscus, e campagnas deli
meda, si sott. tempus, è da molto; così pure ziosas, selve, e campagne deliziose: o quan
a de dì, a de notti, cioè a tempus de di, ec. do s'accoppia un sol verbo a più soggetti,
di giorno, di notte: pigai unu a bonas, o p. e. is litteras, e s onori adòrnanta s”
a malas ec. Presso gl'Italiani troviamo, le — omini, le lettere, e l'onore adornano l'uo
varsi tardi, si sott. letto; cader da alto, si mo. Zeugma de Latini; Sociis, et Rege
sott. luogo: vender caro, si sott. prezzo, recepto: ille timore, ego risu corrui ec.
durar molto, si sott. tempo. Presso i Lati DEL PLEON ASMO e
ni, varium, et mutabile semper foemina,
sup. negotium : triduo abste nullas accepe Il Pleonasmo, o sia abbondanza, hassi,
ram Cic. sup. literas ec. qualora qualche parola è di soverchio, la
So e L L A S I N T A S s I

quale può ommettersi senza detrimento del » parterri : si pulisce i giardini : si separa
senso, e fassi in più modi. » gli agnelli e c. » V. il Lastr. Corso d'Agri
1. Pronome ripetuto senza necessità; tui, coltura t. 2. -

tui ses, tu, tu sei. Presso gl' Italiani disse Nè mancano Autori del buon secolo, che
il Bocc. io me non posso poco lodare io. hanno fatto uso di questa sorte di silessi:
Sono pleonasmi ancora, essolei, esso loro, » Ne avanzò dodici sporte, Bocc. Riluce in
con esso meco, con esso seco, lunghesso in » essa le intellettuali, e le morali virtù, D.
vece di lungo ec. Presso i Latini Salustio » Per ciascun di questi si corrompe le biade.
disse: urbana plebs ea vero praceps ierat; » Cresc » - -

ea è superfl. 3. Sillessi del genere, e del numero; v. g.


2. Pleonasmo col verbo Bèniri, v. g. po parti crucificcàus, parti espostus a is feras,
culpa tua bengu a partìri tardu, cioè partu parte messi in croce, parte esposti alle fiere,
l ardu. Lo stesso col verbo Dèpiri: Si creiat, pars in crucem acti, pars bestiis objecti;
ehi Tiziu depessit partiri custu mengianu, ove gli addiettivi mascolini acti, e objecti,
eioè Tiziu partessit. Così pure ha usurpati sebben pajano discordar con pars femm. e
questi verbi il Boccaccio in più luoghi. sing., pure concordano col nome homines
3. Co verbi Andai, e Stai uniti a gerun supposto nel nome pars. La sillessi del gen.
dio d'altro verbo: bandu discurrendu, stau presso i Latini trovasi in questi esempi.
considerendu ec. cioè discirgiu, considèru. Capita conjurationis virgis caesi. Liv. Duo
Presso i Latini leggiamo: malo potius, ma millia crucibus affiaci. Curz. Sillessi del num.
gis beatior, praesensit prius, sic ore locuta Missi uterque legati. Hor. Ut domos su as
est ec. ove le voci potius, magis, prius, ore quisque discederent. Corn. Nep. ec.
sono superflue, come lo è pure l'accusativo I Poeti Toscani talora hanno fatto uso
in questi esempi , vivere vitam , gaudere della sillessi della persona, come in quel
gaudium, furere furorem ec. di Virgilio: divellimurinde Iphitus, et Pe
lias mecum, cioè mecum in vece di ego, con
DELLA SILI.ESSI ,
cui supponesi concordare divellimur prima
ersona. Il Minturno nella sua Poetica Tosc.
La Sillessi, o sia congiunzione, consiste " 4. ha tradotto questo luogo di Virgilio
in una certa discordanza delle parole, non nella maniera seguente:
già del senso, il quale si concepisce altri » Quindi oi ci partimmo
menti di quello, che portano le parole, e si » Ifito, e elia meco. »
fa in più maniere. -

1. Sillessi del genere. Il meme bestia, se Nè pure la lingua Sarda ributta una tal
si riferisce a maschio, vuole l'addiet. ma º sillessi. Noi pure talora ne facciamo
SOrta

scolino, p. e. non ti fidis de cudda bestia, uso, come p. e. Tui, e Caju cun mei heus
su quali estsempiri mali intenzionau, non abbàttiri is avversarius, tu, e Cajo mece
ti " di quella bestia, il quale è sempre abbatteremo gli avversari.
male intenzionato. Diciam pure, salvu sa
domu, salvo la casa, o eccetto la casa; sal DELL' IPERBATo.
vu is cosas tuas, salvo le tue cose. Lo stesso
uso fanno i Toscani delle voci bestia, e per L'Iperbato, o rovesciamento, consiste in
sona parlando d'uomo. V. il Cortic. una certa confusione nell'ordine delle pa
2. Sillessi del numero. Spesso al nomina role. Cinque specie riconoscono i Gramatici
tivo del plurale s'accorda il verbo del sin nell'iperbato, e sono l'Anastrofe, la Tme
golare, p. e hat occurtu casus; hat sugge si, la Parentesi, la Sinchisi, e l'Anacolu
diu medas disgrazias; ind'hat andau al ton . Noi facciamo qualche uso dell'ana
gunus ec. Questa specie di sillessi è molto strofe, e della parentesi. Le altre tre, e
famigliare a Toscani, i quali dicono: » Si quante mai ne posson fingere, ed inventare
» semina i fiori: si faccia i margotti: si se i capricciosi Gramatici, stanno meglio alla
» menta alcune specie di semi : si rivolta, e lingua latina, di cui sono leggiadre, e va
e lavora i terreni: si tosa le cerchiate, e i ghissime veneri.
Y- A R T e r R 1 M A º 6a

L'Anastrofe, o trasposizione, ſassi tras 2. L'addiettivo per l'avverbio : ti nau


portando una parola ad una sede non sua; p. claru su chi sentu, ti dico chiaro ciò, che
e, un omini de perversus costuminis, e ma sento, cioè claru, per claramenti.
lignus; la figura togliesi dicendo, un omini 3. Il numero plur. per lo singolare: Deus
ei e costuminis perversus, e malignus. Ana bonu, perdonaimì, Dio buono, perdona
strofe è ancora il mettere il nominativo do temi ; cioè perdonami, perdònami . Così
po il verbo, come, ita fait issu innòi º che pure voi usurpato per tu, e ve, vi per te, ti,
ſa egli quà ? ec. v. g. ve lo darò per te lo darò ec.
In virtù di questa figura gl'Italiani dico A. L'infinito per lo coniuntivo: non c'
no, lo vi darò ec. per ve lo darò; ed i La esti, chini comparai, vale chini còmpirit,
tini, qua dere, per de qua re, quamobrem non c'è chi comperare, cioè chi comperi:
per ob quam ren, e così mecum, nobis non ci fiat, chini t'avvisai, (cioè t'avvi
cit m eC. sessi), non c'era, chi avvisarti, (cioè l'
La Parentesi hassi coll' interrompere un avvisasse ) ec.
senso per frapporne un altro breve, il quale 5. L imperfetto dell'indic. per lo piuc
per lo più racchiudesi tra due linee curve, chè perfetto rimoto del coniuntivo: bolemu
come p. e. bandu a giardinu (s' ora est innantis essiri mortu , che hai offendiu a
tarda ) no manchis de sighìri. Così in quel Deus, cioè hem'hai boſiu, vorrei prima es
verso di Virgilio : Sensibus haec imis (res ser morto, che avere offeso Iddio, vorrei
est non parva ) reponas; e quell'altro: Ti per avrei voluto.
tyre, li redeo, ( brevis est via l pasce 6. L' imperfetto rimoto del coniuntivo
- - - 1 - - -- - -

capellas, Titiro, finchè io ritorni (la stra per lo presente dell' indic. : hem' a bolliri
da è breve) pasci le capre, Titiru, finzas sciri, cioè bollu sciri, vorrei sapere, cioè
chi torri, (su camminu est brevi) pascimi ora voglio sapere: ita hiast 'a disigiai ? che
is crabas. brameresti ? Cioè ita disigias ? che brami?
Presso gl' Italiani trovasi talora usa la I Latini adòperano, velim per vellem, va
tmesi, come p. e. acció dunque che veggia lebis per vale. Cic. Excussisse Deum Virg.
te, per acciocchè dunque: e presso i Lati per excutere : Promisi dare Plaut. per me
ni; quo me cumque rapit ... cioè quo cum daturum. Pudeat tenuisse bidentem .. tar
que: jamque adeo superunus eram, in vece dos increpuisse boves: Tibull. in vece di te -
di ego unus supereram ec. nere, un crepare ec.
All'iperbato posson ridursi que modi di
parlare, in cui il relativo si prepone al di DELL' ELLENIsMo.
mostrativo p. e. timu, chi, su chi ti parit
amigu, cussu propriu non ti traixat, temo, Sotto il nome di Ellenismo, o sia Greci
che, chi ti pare amico, quel medesimo non smo comprendesi generalmente qualunque
ti tradisca. Presso i Latini leggiamo: Quos locuzion greca. Ma quì per Ellenismo in
amisimus cives, eos Martis vis perculit, non tendo solamente quei modi di parlare, che
ira victoriae. Cic. pro Marcel. ; così pure sono in tal guisa propri della greca Sintassi,
pro Lig. e nelle sue Pistole famigliari. che non possono conformarsi alle regole della
Sintassi fi sebbene i Latini grecizzando
DELL' EN ALLAGE .
si sieno talora alle regole de' Greci con buon
L'Enallage, o permutazione, figura molto gusto, e garbatezza uniformati.
feriale a Sardi, consiste nel cambiare una Scarsa è la nostra lingua di tai greche lo
parte dell'orazione in un'altra, come quan cuzioni, le quali non può imitar tutte, se
do pigliasi p. e. l'infinito per lo verbale, l' non un idioma, che abbia, come il latino,
addiettivo per l'avverbio, un numero, un flessibili i casi de' nomi, e perciò i Latini
modo, od un tempo per un altro; maniere han potuto accattarne molte da Greci.
di dire assai famigliari a Toscani. Presso i Sardi è frequente quel grecismo,
1. L'infinito per lo verbale: medas fuinti che consiste in dare il genitivo ad un ad
su traballai, cioè su traballu, molti fug diettivo pigliato sustantivamente, p. e. Prus
gono il faticare, in vece di fatica. de indulgenzia, più d'indulgenza, plus in
ga pELLA 5 IN TASSI PARTE PRIMA

dulgentiae : Meda de macchiori, molto di tempora lauro, cioè circum tempora: os,
follia, multum stultitiae : Ita de nou nosihumerosque Deo similis, cioè quoad os, hu
maras º che ci racconti di nuovo? quid no merosque. Virg. Così pure, lacerus ora, in
vi nobis narras ? In su prus oscuru de sa dutus galeam. Id. Hirsuta capillos. Ovid.
notti, nel più cupo della notte, sub obscu Religatus brachia. Tib. Rogatus senten
rum noctis ec. E ancora un puro Ellenismo tiam. Cic. ec.
l'accoppiare ad un verbo passivo l'accusativo Questa specie d' Ellenismo si è anche
detto alla greca. Noi talora in vece di dire, adottata dagl' Italiani, da cui dicesi: Cinto
M'hapu cintu sa spada, diciamo, mi seu d'alloro le tempia: Simile a un Dio gli
cintu sa spada ; così pure, mi seu bistìu sa omeri, e il viso ec. e il Petrarca trionf. 1.
camisa; mi seu fasciau sa conca cun bendas cap. 1. disse
ec., cinctus sum tempora vittis. E con lei Marte
Ognuno poi sa, quanto famigliare sia un
tal grecismo a Poeti Latini, come cinctus Cinto di ferro il piè, le braccia, e 'l collo,
P A RT E SE C O N D A
D E L L' O R T O L O GI A,
O S S I A

Della Maniera di pronunziare il Dialetto Sardo Meridionale.

C A P O I.
º

L anima d'un linguaggio è la pronunzia. cernenti la svariata pronunzia di esse lettere


Il compilar la gramatica d'una lingua senz' presso i Toscani. Inoltre molte dizioni equi
accennare le regole di pronunzia, non è altro, voche raccolte dal Gigli, da Spadafora, e
che tessere gramatica d' una lingua morta dal dizionario Italiano-Francese d'Alberti,
per gli stranieri. Che offesa non reca a no onde possano in qualche modo evitare i loro
stri orecchi 'l Sardo in bocca d'un forestie
frequenti inciampi cacologici. Chè ? pos
re? Che sconcerto non risulta dal pronun siam noi forse gloriarci d'esser men soggetti
ziar coll'elarga p. e. la voce Deus in questa a degli spropositi di Toscana Ortologia?
roposizione? Est necessariu creiri in Deus. Parlando di pescagione, sentesi spesso la
t" Sardo in questo caso apprende una pro voce pesca proferita coll'e larga, essendo
posizione eretica, poichè ciò, che distin stretta presso i Toscani, e dicendo p. e. ho
gue il numero del meno dal numero del più, fatta buona pesca, un Toscano intende
è la sola pronunzia dell'e, stretta al singo buona persica, mentre pesca coll'e aperta
lare, e larga al plurale. Trattando Spadafora significa un tal pomo: Udiam pure pronun
nella sua Prosodia italiana del vario suono
ziarsi ferialmente coll'o aperto la voce roc
delle vocali e, o, così parla : » Questa di ca, strum: da filare, e se in presenza d'un
» versità di pronunzia cotanto ineerta, ed Toscano dicessimo ad una donna: voi non
» ignota del tutto a forastieri cagiona loro sì sapete ancor portare la rocca in mano, ap
» nel leggere, come nel favellare fatica non prenderebbe un paradosso, poichè rocca
» ordinaria; ed agli orecchj de paesani scon coll'o aperto vale fortezza, cittadella, leg
« tento grandissimo, e grave offesa; niente gier peso da regger sulle mani. Sì fatti spro
» meno di quel, che riesce a un orecchio positi crediam noi, che gli orecchi de fore
» musico, e delicato il distuono, che rende stieri non rigettino con fastidio? senza dub
» un b molle intonato per b quadro, od al bio: offenduntur enim ... nec aequis acci
» contrario. » Quindi sì per non sembrar di piunt animis.
trasmettere alle straniegenti una lingua mor Certo è, che non ci troveremmo in sì fatte
ta (benchè inutile stimisi anche animata), angustie, se i Gramatici di lingua Toscana
sì ancora per trattenere la curiosità di quei provvedute avessero le loro gramatiche delle
forestieri, che avendo quì stabilito il loro regole ortologiche. Ma nè gli stessi Tosca
domicilio, volessero apprenderne la pro ni, nè i Veneti, nè i Forlani, nè i Lombar
nunzia, recherò le regole più principali di, nè i Marchigiani, nè i Romagnuoli, nè
sulla nostra Ortologia, accennando gli acci i Siciliani, nè i Ragusei, i quali tutti del
denti, e l'energia di ciascuna lettera dell' Tosco idioma han tessuta la tela gramati
alfabeto.
cale sì elegantemente, che al dir del Gigli
Ma acciò questa seconda parte riesca gio competono co Toscani medesimi, si son de
vevole ancora nostri giovani studiosi, par gnati comunicarci senza riserva questo sì
lando del vario suono di queste tre lettere e, mobil linguaggio. Che se taluno desideran
o, z, apporterò alcune regole generali con do appagar le comuni brame ha formate del
d4 » E L L' O R T o L o G I A

Toscano le regole di pronunzia, io non sa E


prei giudicare, se una fatica sì enorme equi
vaglia al non avervi punto provveduto, at Questa vocale ha doppio suono, largo
tesa la gran moja, e disagevolezza, che in uno, e stretto l'altro. Questo vario suono
contrasi in apparare l'immenso numero di dipende generalmente dalla prima vocale,
174: e più regole, e quasi di altrettante ec che vien dietro all'e, senza far conto delle
CeZlOIl l . consonanti. Ma siccome la pronunzia di
Adriano Franci Sanese tentò il primo in questa vocale varia secondo la sede, che oc
cupa nella dizione, è uopo parlar prima
trodurre nell'alfabeto italiano l'epsilon e , i". prepositiva, e occorrente tra voce, indi
e l'omega o de' Greci, sebben come sua ab
bia pretesa il Trissino quest'invenzione in dell'e penultima sillaba, ultimamente della
certa sua lettera a Clemente VII. Il Franci fu finale. Nel S. 1. si parlerà dell'elarga, nel 2.
della stretta.
poi seguito dal Gigli. Volevano costoro ac S. 1.
cennare l'aperta pronunzia delle vocali e, o
con esse lettere greche, la chiusa poi colle DELL' E LARGA.
medesime vocali dell'alfabeto italiano. Il
REGOLA I.
che se fossesi universalmente adottato, si
sarebbe appieno provveduto, e tolta sareb L' E prepositiva, e occorrente tra voce
besi ogni difficoltà a chiunque di strania fa
vella. Ma per non deformare forse il carat si pronunzia generalmente larga, qualor le
tere, l'esito non corrispose a voti dell'in segua a : o, od altra e larga, come p. e. in
ventore . - e dadi , l'età, errori, l'errore, eredadi,
Per la Sarda pronunzia di queste due vo l'eredità ec. Tra voce come in arenga
cali si pensò accennare il suono stretto coll da “ 1, la salaca, terrori, il terrore, cer
accento acuto, come p. e. in Deus, Dio, e nera, la cerniera ec. Così pure arreca da “2,
dónu, il dono; il largo poi senz'alcun se l'orecchino, porceddana (specie di terra),
gno, come v. g. deu, io, e boi, il bue. Ma la pozzolana, beranu “3, la primavera, se
siccome questo carattere si è trovato assai dazzu “4 , lo staccio, sbentai, sventare,
mancante di vocali segnate con tal accento, impeorai “5, peggiorare, subressada, i so
siamo nella dura circostanza di dover molti prassati “6 ec.
plicar regole. REGOLA II.

L' E, quando è penultima sillaba (com


C A P O I I. prese le voci bisillabe) sarà sempre larga,
seguendole a, ovv. i, come avviene ne'no
DFL suo No , E DEGLI ACCIDENTI mi della 2 decl., ne verbi, ed avverbj; P.
DELLE VOCALI , e.fairedda, i baccelli, gerda, il cicciolo,
giminera “7, il cammino, lepa “8, sorta
A di coltello, netta “9, la nipote, ossera º no,
il carmajo, peca “i 1, il neo posticcio, sce
ta, la cannella da botte, scerpa, la ciarpa,
Pesso i Sardi difficilmente si sente di sorixedda erb, la robbia, sparedda (pesce),
questa vocale più d' un suono. lo sparo, sucella, il palombino, tega “12,
* 1 Da harengades fr. *2 Da arraeada sp. *3 Da verano sp. Il Madao l'origina da
e capivos earinos, vernus . * 4 Da Setaccio ital. *5 Da empeorar sp. “6 V. la Ta
riffa delle gabelle di Firenze. “7 Piuttosto da chimenea sp., che da cheminee fr.
*8 Da ? 7 epis, onde º º lepizo, decortico, e questi coltelli presso i Sardi
servono per lo più a scorticar gli animali. “9 Da neptis lat., o da mieta sp.
* 1 o Da ossuarium lat., o da ossero sp. ” a 1 Voce sp. “12 Da º theghe, va
giua, onde i Latini han fatto theca. a
p A R T e S E C o N D A 65

il baccello, guscio del legumi; e così per S. 2.


dat, perdantec. Seguendo i come in bre DELL' E sTRETTA ,
bei “i, la pecora, meli “2, il mele, e così
in » meri, plaxeri, poderi, tenis, creit , REGOLA I.
» perdint, comenti ec. »
L' E, che comincia dizione, ed occorre
Eccezione. tra voce, è generalmente stretta, sempre
chè le segua i, ovv. u, così p. e. in Enniu,
Da nomi della 1. decl. tranne murtetta, esiliu, emulu, ec. Tra voce, come in me
la mortellina, vajetta, la bajetta, voretta, linu “9, falbo, sorta di mantello di caval
l'orlo, e alcun altro simile. Dai nomi della lo, nerbiazza erb., la passerina spazzafor
2. tranne quei di vari mestieri, o gradi, fi no, perdingianu, la petronciana, sbentiai,
niti in eri, come obreri 3 de festas, il fe svaporare E aregumu erb. , il rigamo, ter
stajòlo, passamaneri, il maestro di passa nura “1o, la tenerezza, e così cerexia,
mani, e così Scudieri, Cavalieri, ingin Cresia, centuria, genugu ec. Parimenti
neri ec. Cui aggiugni boveri “4 specie di lu ne verbi, quando è sillaba d' aumento,
maca grande, il buò volo, Matt., derre come in amessimus, liggessimus ec.
ri*5, l'arcion di dietro della sella, gruxeri, Eccezione.
la crociata d'una Chiesa, rebuseri, il truf
fatore, sindreri “6, il ceneràcciolo, rideli, L'E antepenultima negli sdrùccioli è lar
o arrideli alb., la fillirèa, ei avv., sì, me ga, benchè segua i od u (tratto trèbi
rì, il dopo pranzo, e Predi, sexi, tre ci. ni, il treppiè), come in ºpèttini, sè
Da verbi tranne le persone aberi, aberis, » mini, bèndiri, dèpiri, intèndiri, of
aberit, aberint, e così beni, feri, senti ec. º fèndiri, lèpuri “ , 1 º ec. Così pure prima
e ne' loro composti. Parimenti è stretta l'e, dei dittonghi ia (tratto saliegia, il lustri
quando è sillaba d'aumento (tratto il pen no “12 ) , io, ed ua, come in ſleccia, la
dente), come in bolessis, liggessisec. fleccia, leggia, brutta, quesciosa ” 15, la
gnosa, egua “ 14 , la cavalla, e così nelle
A EGO LA III. persone del verbi, come » abèrgiu, abèr
» gias, fèrgiu, fèrgias ec. »
L' E finale da noi pronunziasi sempre
larga, come in armuè, il moerro, Alb., E EGO LA II.
lanchè, l'anchino “7, perpetuè, la per
petuella, pichè “8, la trapuntina, e così L' E, penultima sillaba, ne' sustantivi,
i monosillabi est, ses, tres ec. e addiet della 5. declin., è quasi sempre
stretta al sing., e larga al plur. così p. e.
N in bacceddu , plur. bacceddus, le grucce,
canzellu , canzellus, le bussole, cossied

* 1 Ha molta affinità col brèbeton gr., ma più col brebis fr. I Logodoresi dicono
berve che , e gerve che, da verver, cis, il castrone, che anticamente significava la
pecora secondo Eccardo, citato dal Muratori Dissert. 33. Dell'origine della Ling.
Ital., Verveces cum agnis octoginta. *2 Dalla voce ital., o da aea meli, mel.
*3 Da Obrero sp. “4 Dalla stessa voc. ital. *5 Da derriere fr. *6 Da cendra
catal: la cenere . “z Anchino è nome corrotto, e propriamente dee dirsi tela di
Nankin . Così il Tozzetti parlando del cotone all'opera altrove citata. “8 Da pi
qué fr. trapuntato. Da noi pigliasi sustantivamente, come anche rape per signifi
care il tabacco raspato. “9 Da melinus lat. porto da e ex vos melinos, luteus.
“io Voce sp. * 1 1 Da lepus, oris. “12 V. Alberti alla voce Jais. Dicesi anche
pietra, gagate da Gagi fiume di Licia. La voce sabegia è porta da azabache sp,
“13 Da querosa sp “14 Da equa, a . -

9 * -
66 m E L L' o R T e L o e I A

du, cossieddus, le conchette, curreu, cur ISTRUZIONE I, PE' GIov ANETTt


reus, i corrieri, Deus, Dio, is Deus, gli
Dei, tempus, il tempo, is tempus, i tempi, Sulla Pronunzia dell' E Toscana.
e così feu “i, molto brutto, mesu “2,
mezzo, murdeghu “3, il cistio (frutice), Nelle voci, che hanno l'accento acuto
muscellu, il mosciamà, piscialettu, il pu sull'e antepenultima, (purchè l e non de
gnitopo, o rusco (suffrut.), schesciu, la rivi da i latino, come cembalo da cymba
barbatella, o tallo, suercu, l'ascella, suer lum ) l'e è aperta, così in ºmédico, méri
i"iu,“4,il sughero alb. ec. Così pure in mel » to, mistério, pélago, pèrgamo, pettine,
e peus “5 in ambi numeri, e nelle » régola, sécolo, términe, Venere, zéfiro º
persone del verbi, quando è sillaba d'aumen ec. Le voci poi uscenti in esimo, ed evole
to, come in bièus, liggèus. ec. hanno l'e chiusa, così » battesimo, cresi
Eccezione. » ma, cristianesimo, medesimo zagevole,
» amichevole, dilettevole » ec. Tranne i
Da' nomi tranne alcuni sustantivi finiti in nomi ordinativi, in cui si pronunzia aperta,
ettu, ed eu , come asulettu, l'indaco, bil come » vigesimo, trigesimo, centesimo º ec.
lettu , il biglietto, buchettu “6, mazzetto Le voci finite in ele, ente, ere hanno l'e
di fiori, Cadetti, il Cadetto, filettu, il fi penultima aperta, come in º Abele, fiele,
letto, ec. cruculèu volat., la passera, cucu i miele e dente, dolente - cavaliere, scu
mèu, la civetta, mausoleu “7, il mausoleo, » diere » ec. Così pure le finite in erio, o
museu “8, il museo ; cui aggiugni guetu, ero, esso, ed etto, come » cimiero, cimi
e nemus *9. Ne verbi tranne le persone del » terio, e cimitero, imperio, e impero,
pendente, come liggemu , sentemu, ed i » monisterio, e monistero = adesso, presso,
gerundj, come amendu, liggendu. » sesso - alletto, aspetto, rispetto - ee.
Notisi, che vi sono molte voci, che pos È parimenti aperta l' e nel dittongo ie
sono essere nomi, e verbi, come v. g. ar (tolto schietto) come in bieco, Chiesa,
restu, l'arresto, deu arrestu, io arresto, » diede, dietro, fieno, lievito, niega,
decretu, il decreto, deu decretu, io decre » Piega » ec. v

to, progettu , il progetto, deu progettu , ISTRUZ 1 ON E II,


io progetto ec. Occorrendo questi equivoci,
l'e penultima si pronunzia sempre stretta L' E, che trovasi sotto accento grave, è
ne' nomi, e larga ne verbi. d'ordinario stretta, così in º Cesàreo, ec
ALTRE vo CI E QUI voCHE . » cèlso, ferò ce , pensòso, reàle, velòce »
ec. Similmente è chiusa l'e de Toscani, che
E Stretta . E Larga. deriva da i latino (eccetto poche voci), così
Beni verb. Beni nom. e avv. in » cenere, detto, egli, ella, esso, fede,
Benis verb. Benis nom. » freddo, legno, lettera, menomo, messa,
Cobèris da cobèrriri. Cobèris da coberai. » messo, mettere, pero alb., pesce, e i de
Generu nom. Genèru verb. » rivati pesca, pescare, pescagione ec., quel
Lìberu add. Libèru verb. - lo, questo, segno, selva, semola, Teve
Merì, il dopo pranzo. Meri, il padr., la padr. » re, vedova » ec. Quelle voci poi, in cui i
Seu, il sevo. Seu, il Duomo, e Toscani han cangiato in Sl'X de Latini,
1O SOno . hanno aperta l'e precedente all's, e la sus

-, Da patos phaeos, foedus, a , um, o da feo sp. *2 Da uéorov meson , medium .


s3 Presso i Logodoresi mudeju, che il Madao porge da ºvºatº mudaio , hume
ctO »stillo, dall'umore resinoso di questo frutice. *4 Da melius lat. “5 Da pe
ius lat. *6 Da boaquet fr. *7 Sepolcro di Mausòlo, Re di Caria, costrutte da
Artemisia sua Consorte con tanta magnificenza, che fu annoverato tra le sette
meraviglie del mondo: *8 Da uso e or museion, museum, locus musis, et stu
dis consecratns. “9 Da memo.
P A R T E S E C O N D A
67
E Chiusa. E Aperta .
seguente come in º esito, esame. esequie,
» esempio, esercito º ec. Legge, n. Legge, v.
Riguardo a verbi l'e si pronunzia chiusa i" lesse, add. Lessi, lesse, v.
1. nel presente indic. della 2., e 3 coniug., Mele plur. di mela. Melesing., il miele.
come » avete, cadete, dovete ; credete, Menalo, v. col pron. Menalo, n. propr.
» leggete, scrivete » ec. 2. Ne' pendenti, e Mercè , avv. Merce , n.
passati di dette coniugazioni, e in tutti i fu Mesce, da mescere. M' esce da uscire.
turi, così » aveva, avevamo, leggeva, leg Messe plur. Messe sing. -

gevamo - avemmo, aveste, leggemmo, Meta, escremento. Meta, termine.


º leggeste Eamerò, anerai, avremo, avre Mezzo, passito, add. Mezzo, metà .
» te, leggeremo, udiremo » ec. 3. Negl'in Pero, pera, pere, Pero, pera, pere,
finiti della seconda, come » avere, cadere, peri, nom. . peri, v. da perire.
» potere, sapere, vedere º ec. Pesca, pescagione, Pesca, persica, frutt.
Si pronunzia aperta in tutte le voci rimote m. e V.
dell' imperfetto del soggiuntivo, come Pesta, peste, n. e v. Peste, pestilenza.
» amerei, avresti, leggerebbe, udirebbero » Tema, v. e n. fem. Tema, n. masc.
ec. Così pure ne passati accorciati, come Temi, v. Temi, n.
» ebbi, lessi, seppi » ec. e ne distesi, come Veggia, v. Veggia, n.
» godetti, vendetti, dovetti » ec. Tranne Vena, canale del sang. Vena, erba .
» bebbi, crebbi, increbbi ». Venti , n. numer. Venti, plur di vento.
L' E finale presso i Toscani è aperta se I
condo il Gigli. I monosillabi poi hanno l'e
chiusa, come » che, e, fe', me, te, se, Re, Di questa vocale ci serviamo in principio
» tre, ce, ne, ve ». Tranne e congiunz. , di voce, che comincia da simpura, v. g. in
è verb., nè, me', de 'verb. piè ec. V. Spad. iscola, in iscuola ec.
VOCI - ITALIANE IsrRvzioNE PE' GIova Nerti.
Equivoche nella Pronunzia .
I Toscani adoperano questa vocale in vece
E Chiusa . E Aperta. di li articolo, quando la voce comincia da
Accetta, nome sust. Accetta verb. e partic. consonante semplice, come i monti, i venti.
Affettare, tagliare a Affettare , bramare la voce comincia da simpura, o da vo
fette. ansiosamente. cale, non si usa li, magli, v. g. gli uomini,
Affetto, verb. Affetto, nom. gli studi. Si raddoppia l'i nel plur. di que”
Allega i denti. Allega , adduce in nomi, che hanno al sing la penultima ac
testim. centata, come desii da desìo, restìi da re
Ammezzare, appas Ammezzare, sparti stio ec.; in que nomi poi finiti in io, che
sire . re in mezzo. non hanno la penultima accentata, l'uso ha
Bei per bevi , v. Bei per belli add. surrogato al doppio i l' j , come studi da
Becca, n. Becca, v. studio, vari da vario ec. L' i'apostrofato
Capello, pelo. Cappello, lat. galerus. vale io, i dissi, i posi.
Cera, lavoro d'api. Cera, per aspetto. O
Colletto , dim. di Colletto , veste, e
colle. add. La pronunzia di " vocale è simile
Creta, specie di terra. Creta, isola . quasi in tutto a quella dell'e. Lo svariato
De' artic. De' verb. per dee. suono dell'o dipende pure dalla vocale, che
Dessi, desse, pron. Dessi, desse, verb. ha più vicina dietro a se, e dalla sede, che
Desti, deste, add. Desti deste, v. occupa nelle voci. Quindi prima tratteremo
Esca, n. Esca, v dell'o prepositivo, e tra voce; indi dell'o
Essi, pron. Essi v. per si è . enultima sillaba, ultimamente dell'o fina
Lega, n. , e v. Lega, misura di 3. e. Nel S. 1. si parlerà dell'o aperto, nel 2.
miglia. del chiuso.
sº » E 1. L' o R T e L o G I A

S. 1. loni erb., l'asfodillo, camingioni erb. , la


roELL' O APERTo cicèrbita, ciningioni, il capèzzolo, galo
ni * 12, il gallone Alb., macioni (pesce),
“REGOLA I. il ghiozzo, mangòni * 13 volat., il fenicòt
tero, mustaioni, lo spaventacchio, perdi
L' O prepositivo, e tra voce si pronunzia gòni, il pallino, pistilloni, la tarantola,
generalmente aperto, seguendo a , e larga, scaparroni, lo scàmpolo, sciscilloni, il
od altro o aperto, v. g. orba da * 1, il vo raspollo, titioni erb., lo smilace, unfrò
mero, organu, l' organo, orrori, l'orrore ri” i 4 , l'enfiato, o tumore; e così in do
= Monarca “2, il Monarca, Potecariu “3, mit, donghit, ponit ec.
lo Speziale, rocchettu, il roccetto, roma Eccezione.
na, la stadera, rocali, il tordo di mare,
sciottàda “4, la caduta, voraviva, il vi Da' nomi tranne gomma, la gomma, abidi
vagno; così pure allomborai “5, aggomi erb., lo stècade, Antoni, Antonio, Gre
tolare, coberai, esigere, sciorai, fare goriu º 15 , Gregorio, Loi “16, Eligio,
ostentazione ec.
picotti, drapo a grani, il petigrèn fr. 7,
REGOLA II. sazzaròi erb. , l' aro, o gichero ec. Da”
verbi tranne le persone del presente indic.
L' O, quando è penultima sillaba, si pro de'verbi della terza, quando segue i, come
nunzia generalmente aperto, qualor segua boccis, boccit, boccint da bocciri * 18; e
a, odi, come occorre ne nomi della prima, così ne verbi dormiri, ingroghìri, ordir,
della seconda declin., ne verbi, e avverbj, ec., cui aggiugni le suddette persone de'
così p. e. in arcòva “6, alcovo Alb., alcova verbi appòrriri “19, e mòrriri della seconda.
Rob. capicciòla, la filosella, cassarola “7, 2R EGO LA III.
la casserola Alb., corniòla, l'uva galletta,
gatticiòla , il nòcciolo, me la “8, la maci L'O finale pronunziasi apertosi nelle voci
ma, mussòla “9, il pesce nocciòlo Alb., sa ascitizie, che nelle nostre, come in burò “2o,
bòga “ io, la cheppia Cett., tremulosa lo scrittojo, commò “21, il cassettone, drap
(pesce), la torpedine; e così in domas, pò “22, il drappello, o insegna, ",
donas, pongas, fogosamenti ec. Seguendo uva, l'alamanna “23 ; e così girò, no, per
i, come in baddidoni, il bugliuolo, bo rò, po ec. Ma blo “24, il color turchino,
boi * 1 1 (voce fanciullesca ), chicca, cadil e ponsò “25, color di fuoco hanno l'o chiuso.
» , I Logodoresi dicono alvàda, voce porta dal gr. ººººº alphadion, vomer,
onde il verbo logodorese alvatare, fender la terra col vomero la prima volta,
che noi diciamo brabatai, e brabatu, o brebatu dal lat. vervactum , campo la
sciato sodo da seminarlo l'anno vegnente. *2 Voce grec. composta da uovo e
monos, solus, e da apyº archo, impero. “3 Da boticario sp. *4 Forse da
chute fr. *5 Da adglomerare lat. , come pure làmburu da glomer, o glomus .
“6 Dallo sp., o dall'ital. V. Rober. tom. 3. Lett. sul prender l' aria al Sole.
“7 Da cassero le fr. *8 Da mola, a . “9 Da emisole fr... * 1o Voce sp. *, i Da
bonbon fr. * 12 Da galon fr. * 13 Secondo il Madao è voce porta dal greco
ta) o avevo manganeyo, onde i Latini han fatto mangonizo, varia inter se misceo,
fucum facio, illudo, perchè quest'uccello co' vari, e vivi cºlori delle sue penne
illude la vista. * 14 Da enfture fr. * 15 Vose greca, che vale vigilans dal verbo
3 propeº gregoreo, vigilo. * 16 Forse da Eloi fr. “12 Voce franzese composta da
petit piccolo, e da grain grano. “ 18 Ne villaggi dicesi anche occìri sincopato
dal latino occidere. * 19 Da porrigo lat. *2o Da bureau fr. “21 Da commode fr.
*22 Da drapeau fr. *23 Quest'uva dicesi alamanna da Alamanno Salviati, che
la portò dalla Grecia, dov' è chiamata Dumastos, e fin dal Levante si reca an
passita
ghero. col
*24nome di Zibibbo;
Da bleu fr. *25 cui certamente
Da ponceau fr.
non cedono i nostri zibibbi di º
re A R 'I E S n. C O N D A 69

S. 2. ròlu ( malore, che sorte al nepitello dell'


grLL' O CHI uso occhio), l'orzajuolo, faristòlu “9, il leg
gio, figliolu “ro, il figlioccio, mancosu,
REGOLA I. mancino, matapriogu erb. “ 1 1, la stafisà
gra, muccosu “i2, moccicoso, orrà “ 13 fru
L' O prepositivo, e tra voce, seguendo tice, il rovo, piriciòlu, l'acquerello, piz
i , od u , è per lo più chiuso, P. e in obl zicorru de pani, orliccio di pane, rescottu,
la * 1 , il chiodo, ogliari “2 , il dente oc la ricotta, soru º 14, il siero, tolu de gor
chiale, o canino, orzia da , l'ortica di ma teddu, la còstola del coltello, vardaròlu
re, ottimu , ottimo - cortina (de porta ) , volat., il verdòne ec. Totu ha l'o chiuso an
la portiera, cocciula “5, l'arsella, cossiu, che al plurale, e domu l'ha aperto in ambi
la conca, curridoriu (de ferru,o de linna), Il llImel l . Eccezione.
il poggiuòlo, gimi toriu, il cimiterio, lo
stincu , o lestincu “4, le còccole di lenti I nomi sustantivi finiti in ottu hanno per
sco, moddizzi, alb., il lentisco zortulamu,lo più l'o aperto, come paperottu “15, il
l'ortolano, oscuru, oscuro, làmburu, il go cartoccio, redingottu 6, il ferrajuolo, o
mitolo, scròpula (pesc.), la scorpèna; e così pastrano Alb., lottu, il lotto ; e così ottu
in » bocciri, dormiri, corrùmpiri, costurai » ec., cui aggiugniº bosu, nosu, bovu, bro
e C,
Eccezione. » du, coru, moru, insoru, potu, scotu, »
e qualche altro. Manigottu, il manicottolo,
Negl'infinitivi della a coniug., quando ha l' o chiuso. -

l'o è sillaba antepenultima, si pronunzia Notisi, che nelle voci equivoche, che oc
sempre aperto, come p. e. in obòlliri, mò corrono tra i nomi, e i verbi, l'o penul
» liri, mòrriri, pòdiri, pròiri, proponiri timo è sempre chiuso ne' nomi, ed aperte
xo

ec. Così pure, quando dietro all'o viene il ne verbi, così p. e. in consòlu, consolazio
dittongo ia, come in orgiàli volat., lo stril ne, consòlu, io consolo, perdonu, il per
lozzo, Cett., corcia, la coltre, loggia “5, dono, perdonu, io condono, sonnu, il so
il palchetto, Mongia “6, la Monaca ec. È gno, sonnu, io sogno, sonu , il suono, so
aperto similmente nelle persone del verbi, nu, io suono ec.
o siegua il dittongo ia, od iu, come in mor AI, TRE VOCI EQUIVO CHE .
gia, morgiu ec.
O Chiuso . O Aperto.
R EGO LA II.
Moi, n. il moggio. Moi, immoi, av., ora,
L' O ne nomi della terza, compresi gli Mori, v. muori tu. Mori, n. , viottola.
addiettivi, è generalmente chiuso al sing, Ohi, interiez. foi, avv., oggi.
e aperto al plur., p. e. in aciòu “7, il chio Oru * 17, orlo. Oru * 18, l' oro.
vo, aforru “8 de bistìri, il soppanno, bra Solu, add., solo. Sollu, v., io soglio.
*, Secondo il Madao da ognxos obilos, clavus, et omne instrumentum ferreum, li
gneum ec., quod sit in star obelisci acuminatum . *2 Da oeillere fr. occhiale; onde
pure par derivare ullieras, gli occhiali “5 Da chiocciola ital. “4 Da lentiscus
corrotto per metatesi. *5 Da loges fr. *6 Voce Catalana, che deriva dal greco
poverº monazo, solus dego . *7 Da chiodo per protesi, pronunziato il chi schiac
ciato alla Lombarda; così pure pronunziamo becciu da vecchio, che i Lombardi
pronunziano veccio . “8 Da aforro sp. “9 Da facistol sp. *ro Da figliòlo . -

* 1 . Voce sp. composta da matar uccidere, e da pioio pidocchio. “12 Da muc


cosus lat. * 13 Orrù , e ru da rubus lat. per apocope. * 14 Da serum, i . *, 5 Da
Papyrus lat. * 16 Da redingote fr., ma è voce porta dall' Inglese reding-coat.
V. Antonin. * 17 Da i pos oros, extremitas. “18 Il Madao ora l'origina dal greco
ero, oros, mons, quod aurum in montibus concreetur, ora dall'ebraico Or, aurum.
Ma più probabilmente deriva dal lat. aurum, che i prischi Latini ronunziavano
erum, come codex per caudex , e oricalchism per auricalchum . Columel. I.
22. c. 43. e Cels. l. 6 e 7,
7o - D E L L' o R T O L O G I A

IsTRUzIoNE 1. PE' GIovANETTI v. g. in º amò, amerò, acciò, leggerò, pe:


Sulla Pronunzia dell' O Toscano . » rò, può, vedrò » ec. e così i monosillabi
» do, ho, o, oh ,no, so, sto » ec. Ma lo ar
L'O, che comincia piede sdrùcciolo nelle tic., e co' prep. l' hanno chiuso. V. Spadaf.
voci semplici, è per lo più aperto così v. g.
in » avorio, collera, Canonico, Corsica, VOCI ITALIANE

» Cosimo, cottimo, gloria, cronica, ma» Equivoche nella Pronunzia.


» linconico, mobile, nobile, odio, otti
» mo, ozio, popolo, portico, storia, to O Chiuso. O Aperto
» glie, voglio, Zotico » ec. Tranne logo Accorre da accorrere. Accorre, o accogliere.
ro, che ha tutti gli o chiusi, e le parole Accorsi da accorrere. Accorsi da accorgersi.
composte, come ponemi, donaci ec. Accorto da accortare. Accorto da accor
E aperto ancora ne nomi finiti in osso, gersi.
ed otto, come sono » fosso, grosso, mos Addoppiare. Adoppiare, dar l'op
» so, posso z botto, cotto, dotto, lotto, 1C) .

» otto, perniciotto » ec. Tranne l'o, che Addotto da addurre. Aio da adottare.
deriva da u latino. Allora, avv. Allora, voce di scher
Inoltre è aperto l'o preceduto da rcon ZO .

altra consonante (purchè non provvenga da A loro, pron. Alloro, nom.


u latino), come in º crollo, croscio, frol Apporti da apporre. Apporti da apportare.
» lo, proda, prode, progresso, provo, trop Botte, sing. Botte, plur. di botta.
» po , trovo » ec. Cogli, prep. Cogli, ver.
ii è aperto nel dittongo italiano è" da colare. Cola da colere.
uo, come in “ buono, cuore, duolo, duo Colla, prep. Colla, n. , e v.
» mo, figliuolo, fuori, giuoco, nuora, suo Colle, colli, o cogli, Colle, colli, n.
»le, vuole » ec. così pure benchè ne sia spre rep.
muto l'u, come in mazzòla, pezzòla ec. Fi c" , preP. Collo, nom.
malmente è aperto, qualora nasca dal latino Coloro, v. Coloro, pron.
dittongo au, come in alloro, cosa, frode, Colpo, v. Colpo, n.
» godo, lode, Moro, nolo, odo, oro, poco, Colto da colere. Colto da cogliere.
» tesoro, toro » ec. Tranne coda, e foce. Coppa, cervice. Coppa, tazza.
Corre da correre. Corre per cogliere.
ISTRUZIONE II. Corsi, pret., e par- Corsi, n. prop., e v.
tic. di correre. per cogliersi.
I nomi terminati in one, onte, ore hanno Corti, n. sust., e add. Corti, v.
d'ordinario l' o chiuso, così in º Barone, Costa, v. Costa , n.
» cagione, canzone, divozione, magione, Doglio, n. Doglio, v.
» orazione, sprone E Conte, Fetonte, fonte, Doppio, caso retto. D oppio, obblig.
» fronte, monte, ponte, Sonofonte zamore, Folle, plur. Folle, sing.
» calore, dolore, errore, favore, onore » ec. Fora da forare. Fora per sarebbe.
L'O è similmente chiuso ne'nomi uscenti Foro, buco. Foro, piazza.
in orso, ed oso, come in º concorso, corso, Fosse, v. Fosse , n.
» discorso - ascoso, festoso, furioso » ec., Ghiozzo, pezzetto, Ghiozzo, pesce.
Così ancora, quando nasce da u latino, come Gotta, malatt. Gota, guancia.
in » bolla, bosso, colpa, correre, forca, for Gotto, bicchiere. Gotto, nom. propr.
» fora, giova, lordo, moglie, morchia, mor Importi da imporre. Importi da importare.
» mora, mosca, mosto, è mero, orcio, pol Imposta, dazio. Imposta, porta.
»lo, polpa, polvere, porpora, ricovero, ro Incolto, non coltivato. Incolto, accaduto:
» vo, solco, sordo, sorgo, tordo, torre, tos Indotto, partic. Indotto, add.
» se, tromba, tronco, volpe» ec. Lo , artic. L'ho , v.
L'O finale secondo il Gigli è generalmen Loro, pron. L'oro, n.
te chiuso. Tranne l'o finale accentato, come Morse nom. Morse da mordere,
re A R T e S E C o N e A 7a
O Chiuso . C Aperto. O Chiuso . O Aperto.
Mozzo, add., e v. Mozzo, pezzo. Somma, n. e v. Soma, n peso.
Noce, n . Noce v. P. per nuoce. Sommi, v., e add. Sommi, per mi sono.
Ora, n. , e avv. Ora, v. Sono da essere. Sono da sonare, e n.
Orno, v. Orno, n. Sorta da sorgere. Sorta, n. -

Ove per dove . Ovo, ova, n. Stolto, add. Stolto da stogliere.


Pollo . olo. Stoppa, nom. Stoppa, v.
Poppa della nave - Poppa, m ammella. Tocco, tocca, v. e add. Tocca , n. sust.
Porci da porre . Porci n. Torre, n. Torre, v.
Porrò , v. Porro, n. Torsi, n. da torso. Torsi da torcere, e
Porsi da porre . Porsi da porgere. da torre.
Pose, v. Pose, o pause, n. Torta n. sust. Torta, e storta, partic.
Posta, partic. Posta, n. sust. Torvi, add. Torvi, v.
Proposto, n. sust., Proposto n. di di Tosco, Toscano. Tosco, tossico.
e partic. gnità . Trota n. , e v. Trotta , v.
Ricorre da ricorrere. Ricerre per rico Volgo, n. Volgo, v.
gliere . Volto, n. Volto , partic. , e
Riporti da riporre . Riporti da riportare. volta, n.
Rocca strum. da filare. Rocca, fortezza. Voto, m. sust. Voto, add.
Rocchetta, dimin. di Rocchetta, piccola U
rOCCa . fortezza.
Bodano, v. Rodano, n. propr. Questa nostra vocale non differisce nel
Rodo, rodi, v. Rodo, rodi, n. propr. suono dall'u toscano “1 .
Rogo, frutice. Rogo, pira.
Rosa, partic. Rosa, mom. C A P O I I I.
Rozza, add. Rozza, sust.
Scola, v. Scola, o scuola, n. TroLI ACCIDENTI , e DELL' ENERsia
Scopo, v. Scopo, n. DEL LE CONSON ANTI .

Scorsi, pret. , e par Scorsi, pret. di scor


ticip. di scorrere. gere. -
B ,

Scorta, v. accorcia Scorta, altro v., e n.


Sole, sust. sing. , e Sole, P. v. per suo A
questa lettera è molto simile l'o conso
add. plur. le, e plur. di suola. nante, che da alcuni dicesi aspirato del b,
Soli, " di sole, Solj, plur. di solio. di cui noi frequentemente ci serviamo in
e di solo . vece dell' v *2, e diciamo p. e. bacca, be
Sollo, solla, add. Sollo, solla, per lo lu, bentu, binu, biviri per vacca, velu,
so, la so. ventu eC.

“ La desinenza in u de' nostri nomi della 3. declin. è una reliquia dell' usanza
de'prischi Romani. Ennio, Lucilio, Catone, ed altri si diedero a sopprimer
l'm , e l's finale, e scrivevano v. g. die' hanc per diem hanc . Cic. apud Quint.
1. 9. c. 13. Serenu, e dignu , per serenus, e dignus. Lucil. ap. Quint. ib. c. 4.
Confectu per confectus = nunc senio confectu quiescit. Enn. ap Cic. de senect.;
e finora sono in uso cornu, gelu, genu, penu : e ºeru .
*2 Certuni fansi beffe di questa pronunzia de Sardi. Ma non riflettono, che quest'
ancora è un vestigio d'antichità rimastoci fin da tempi de Romani, che adope
ravano anticamente il b per l' v all'usanza de' Greci, i quali in vece dell' o, di
cui manca il loro alfabeto, si servono del Bita. Chiaro ciò si rileva dalle voci
caballarius, caballinus, caballus, cabator ec., use da Giulio Firmico, da Plinio,
e da Lucilio in luogo di cavallarius, cavallinus, cavallus ec. Oltracciò in alcune
iscrizioni del medio evo presso il Bonfant troviamo uso Sylbius, bixit, requiebit
per Sylvius, vicit, requievit: finalmente noba per nove, come leggesi in una la
72 » E l l' o R E O L O G 1 a

Il nostro B nel suono non differisce punto binu, bonu Chimicu ec., e pronunziamo
dall'italiano, semplice sia, o doppio, così unu- Gherubinu, bonu- Ghimicu .
v. g. in abacu, abaco, abitai, abitare, ab REGOI, A II.
bàttiri, abbattere, abbandonu, abbando
mo, ec. Così pure, quando è prepositivo, Il Ce, Ci od in mezzo a voce, o prepo
come in basai “ , , baciare, basidui “2, ba sitivo (purchè non preceda vocale) adotta
cio, ec. Nelle voci poi abi “5 , la pecchia, per lo più la pronunzia italiana sonante, ed
abuleu, il puleggio, palaili, il papavero, aspirata, così v. g. in cenàbara “5, il ve
pibiri “A , il pepe, e in altri simili si pro nerdì, cia veste de Signori di Città, il luc
nunzia assai rimesso, come nella voce ita co, ciuliru, il vaglio ec.
liana subire. C Che se al Ce, Ci prepositivo precede di
zione uscente in vocale, piglia il suono dell'
Le seguenti regole dimostrano la svariata Sardo, cui noi diamo la stessa vibrazione
Pronunzia di questa consonante mutabile dell' i francese , con cui ha molta affinità il
nel suono. c, e g de' Toscani “6. Quinci scriviamo p.
- REGO LA I. e ossu de cereria, mòcciolo di ciriegia, su
celu, il cielo, su ci ciri “7, il cece ec., e
Il C colle vocali a o, u da noi si pro pronunziasi de acerexia, su celu, su xixiri.
nunzia con suono muto, e rotondo, come Eccezione.
dagli Italiani, purchè al cpre positivo non
" vocale: così p. e. in canina (pesce), Il C prepositivo unito a qualunque vocale
orata, coetta, volat., la cutrèttola, cu serba sempre la sua natural vibrazione, qua
cù, volat., il cùculo, cugumbiri, il ci lor preceda consonante, o alcuna di queste
triòlo ec. particelle a , e, nè , no, v. g. andai a cas
Qualora poi al ca, co, cu prepositivo sa, andare a caccia ; a chini scrisº a chi
preceda voce finita in vocale, il c piglia il scrivi? no cobèru, non esigo ec. Lo stesso in
suono di g dolce, come lo è nella voce ita tendasi delle altre lettere mutabili f. p, q, t.
liana ago, e nella francese egard. Quindi Nota.
scriviamo p. e. una cadìra, bellu colori,
ec. e pronunziamo una-gadira, bellu-go Il Ce, Ci, preceda, o no vocale, in non
lori. Lo stesso intendasi delle voci compo poche voci si pronunzia come lo z italiano
ste, come pruna cristi, spina da Crocifisso, gagliardo. Quindi scriviamo p. e. cella ,
studa candelas, spegnitojo ec. cittadi, e pronunziamo zella, zittadi . Ma
Il Che, Chi prepositivo parimenti pre per tor via qualunque equivoco, e per ser
cedendo vocale si pronunzia per ghe, ghi i" qualche uniformità colle voci italiane,
assai rimesso , come nella voce italiana e latine, che scrivonsi sempre con c , siam
aghetto. Onde scriviamo v. g. unu Cheru costretti accennare sì fatta pronunzia per
pide parimente del medio evo, che sèrbasi nella nostra Università : Et gaudia lu
cis nobae ipso dominante videre. Di questa risca ronunzia ulm a Valm ZO si scorge
anche presso gl' Italiani nelle voci antiquate O Ce , otare, boto per voce, votare,
voto, e al presente usasi indifferentemente nervo, e nerbo, servare, e serbare, vigliet
to , e biglietto. Gli Spagnuoli ancora pronunziano, e scrivono caballo, caballiero.
* 1 Da basio, as. “2 Da basium, ii. º 3 Da apis . *4 Da piper, eris . “5 Cenà
bara per cenù para, cioè coenam para, usurpato b per p., secondo l'uso de Sardi.
V. la lettera P. “6 Non è difficile il dimostrare, che questa pronunzia c' è stata
lasciata da Pisani. Essa per lo più si fa sentire, ove occorre il c, e g de' Toscani,
le quali consonanti in bocca a loro hanno un buon sentore dell' i francese - Così
v. g. in aredu da aceto, è rina da acino, o da acina lat., braxa da bracia,
brareri da braciere, coaina da cucina, cocineri da cuciniere, fori da foci, o
foce, facili da fucile, fuxilai da fucilare, voce dell'uso, cerexia da ciriegia,
cinixu da cenigia, reconi da ragione ec. *7 Da cicer, eris .

P A R r E 8 E C O N b A 73
mezzo del 9 francese, dandogli la stessa for = nieddu da nigellus, spremutone il g, co
za del sovraddetto z. Onde scriveremo a gel me nella voce italiana nero per negro.
la, cèdiri, gertu add., girimonia, gitai,
º gittadi, gittadinu, givili, decenti, pre L' F, tra voce sia, o prepositiva (pur
- gettu, Progediri, singeru, suggediri . ec. chè non le preceda vocale), serba sempre
Nelle seguenti voci poi, ed altre, che ab la sua soffiante natura, così p. e. in Efis, af
bandoniamo all'uso, il c si pronunzia o all' fari, fama, fogu ec.
italiana, o come z, così in acidu, celesti, Se ali'f prepositiva precede vocale, tras
» celibau, celibi, cembalu, censori, cen formasi in o nel favellare; onde scriviamo p.
» sura, cessai, cesura, cipressu, circon e bona fama, bella femina, unu flori ec. e
» cisioni, circulai, circulu , circulazioni, pronunziasi bona--pama, bella--vemina,
º circumstanzia, civicu , processai , pro unu--vlori “2 . G
» cessu, processioni, successioni » ec. Le
quali voci oggi di pronunziansi più comu Il G nostro soffre le stesse alterazioni,
nemente al gusto italiano - che il gitaliano. Ha suono rotondo in prin
cipio di voce, come v. g. in ganciu “3, il
Questa consonante ha lo stesso suono del gancio, o uncino, gorbatta “4, la gorgiera.
d italiano sì in principio, che in mezzo a Unito alle vocali e, i ha suono dolce, così
voce, come in dignu, donu, adattai, ador in genti, ingiriu, e ne dittonghi, come in
mai, ec. All'italiana parimenti pronunziamo gianchettu “5, giogu ec.
il ddoppio, "" ad, e sud, In mezzo a voce senz'altra consonante si
che viene da sub lat., s'incontrano con altro pronunzia rimesso, così p. e. in marragàu,
d, come in º addolorai, addoppiai, addos volat., la mèrope, puliga, volat., la folaga
» sai, addottorai, addottrinai, addùsiri, ec. Quando i" è doppio, o gli precede n,
» sudditu » ec.
os, sarà gagliardo, come in aggravai, ag
Nelle voci semplici poi il doppio d ha una gravare, arengu “6, pesce, l'aringa, disga
pronunzia propria de Sardi, del Siciliani, e na “7, la svogliatezza ec.
degl' Inglesi. º" consiste in appoggiar Gagliardo ancora si pronunzia il ghe, e
la lingua allo stesso sito, ove s'appoggia in ghi prepositivo, come in gherra, la guerra,
pronunziar le sillabe an , en, in , on , un . ghiani, morello, ghiru, volat., il pettiros
Così noi pronunziamo il doppio d in bad so: similmente quando gli preceden, come
didoni, il bugliuolo, casiddu, il secchio, in manghittu, il manicotto. Se però è sem
pòddini, la crusca ec. Così pure quando il plice, e senz'altra consonante, come in mu
dd deriva da tt italiano, come ne diminu gheddu, e pertighitta, si pronunzia rimes
tivi, o da ll italiana, o latina, come nelle so, come nella voce italiana aghetto .
seguenti voci : Angiuleddu, barrileddu, Il Gl colla vocale i rende sempre molle il
curioseddu , ec. da Angioletto, bariletto, suono, come p. e. in briglia, sbagliu, ta
curiosetto - º aneddu, Casteddu, coraddu, gliu, triglia ec. Il rende poi duro colle al
» cuddu * 1, moddi, nudda, sedda, stadda, tre vocali, come in glandula, Inglesu, glo
a sudda erb. » ec. da anello, Castello, coral bu, gloria ec.
lo, quello, molle, nulla, sella, stalla, sulla Il Gn si pronunzia sempre all'italiana.

* Dalla voce ital. quello, come custu da questo, fatta la sincope, e anticamente
i Sardi usavano anche cuestu . V. il Cambiagi Istor. di Sardegna, pag. 34. *2 In
questo siamo opposti a Tedeschi, i quali nel parlare cangiano l' º in f, e pro
nunziano Fater per Vater Padre, ſil per viel molto, foghel per vogel uccello ec.
*3 Dalla stessa voce ital., che par derivarsi dal gr. nau los kampsos, aduneus.
“4 Da cravatta ital. , o da cravate fr. “5 Da bianchetti ital. pronunziato alla
Genovese, come gianco per bianco. *6 Da harengus lat. “7 Da desgana sp.,
contrario di gana voglia, parimente sp., e ital., e sembra originarsi dal gr. 3ººs
ganos, voluptas, -
ne
74 DºE L L' o r T o 1 c o 1 A
II v. g. in » pani, pena, reparu, repudiu, ap
» penas, appuntu » ec.
Noi facciamo di questa mezza lettera Che se aſp prepositivo precede vocale,
l' uso, che ne fanno gl'ltaliani. piglia nel favellare il suono di b assai dolce,
J come lo è nella voce latina abire. Quindi
| scriviamo p. e. summa pena, somma pena,
Frequente è l'uso di questa consonante in nuxi perdosa, noce malescia, unu picin
mezzo a dizione, come p. e. in baju, bajo, nu *2, un giovine, sa prua “3, la prora ec.,
coj ai “1, maritare, gioia, la gioia, palaja, e pronunziamo summa-bena, nuaci-berdo
pesce, la sògliola, vajetta, la bajetta ec. Di sa, unu-bicinnu ec. Così pure pronunziasi
rado occorre in principio di voce, come in il p nelle voci composte, come in basapei
jaju, l'avolo. L erb., il tribolo terrestre, pigapiga erb.,
il gaglio appiccamàne ec.
La L sarda ha tutte le proprietà dell'ita Q
liana. Evvi solo da notare, che noi spesso
adoperiamo la doppia l , ove gl'Italiani usa Il qua, que, qui, presso i Sardi ha per lo
nO " come v. g. allu, aglio, callu, ca più la stessa equivalenza italiana, così p. e.
in » acqua, acquatili, quadernu, quadran
lio, consillu, consiglio, ſillu, figlio, fol
a, foglia, lullu erb., loglio, traballu , tra
» ti, quadru, quadrùpedu, quaranta, sili
» qua, squartai, acquedda, consequenzia,
vaglio, truvullu, erb. trifoglio ec. In altre
voci poi siamo uniformi agl'Italiani, come » loquela, quesitu, sequestru, equilibriu,
in » imbrogliu, migliari, sbagliu, scanda » equinoziu, quindixi » ec.
» gliu, scogliu, tagliu » ec. In molte voci poi il que, qui nostro equi
M vale al que , qui francese, e spagnuolo, e
per tor via l'equivoco, noteremo sempre tai
Questa consonante non cede nel mug voci coll'accento circonflesso, così p. e.
ghiare all'm italiana. » qèercu (da quercus), qòescia, qòesciai
N » sì, pasqſinada, qòintari, quistioni, qòi
» tai, qòitanza » ec.
L' N ha parentela coll'm, cui cede il po Ne seguenti vocaboli il qui si pronunzia
sto occorrendo le labiali b, p, come in im indifferentemente o al gusto italiano, o spa
biancai, imparentai. gnuolo: » acquistai, acquistu, aquila, equi
L' N prepositiva, come in nasu , neu, » librai, equilibriu , equinoziu, liquidai,
niu, ha suono forte ; sì ancora tra voce, » liquidu, quintessenzia, quintu, requisi
quando è doppia, come canna, danni . » tu, squisitu » ec.
Quando poi è semplice nelle voci sdruccio Il quo, che rado occorre, si pronunzia
le , come in gèneru, pòniri, tèniri, ha il all'italiana in acquosu, e ad arbitrio in li
suono alquanto più rimesso, come nelle quori . Avvertimento.
voci italiane genero, tènero.
Qualor trovisi sotto accento grave come Semprechè precede vocale al i" que,
in canàli e ne bisillabi, come in poni, pro qui " pronunziato all'italiana,
nunziasi all'italiana. La stessa dolcezza esi il q piglia il suono di g dolce, come si è
ge la prepositiva, precedendole vocale, co detto della lettera c. Onde si scrive p. e.
me p. e. cali negotiu, in custa notti ec. unu quadru, unu quesitu, numeru quindici,
P e si pronunzia unu-guadru, unu-guesitu,
ec. Quando poi il que, qui suona che, chi
Il P molto amico del b, sia tra voce, od italiano, si pronunzia per ghe, ghi assai
in principio (purchè non preceda vocale), dolce, così una quescia, una quistioni si
mantiene sempre il suo natural suono, così pronunzia una-ghescia, una-ghistioni.
*, Nel Logodoro dicesi cojuare dal lat. conjugo. *2 Da pisinnns lat., onde forse
il piccino ital. “3 Da prua ital, ant.
le A R T S E C O N o A 75
Nota . esempj: meloneddu santu, popone muschia
Scriviamo indifferentemente col c, o col to “2, cupetta serrada, lattuga cappuccia
q le seguenti voci: º cali, e quali, calidadi, Matt., lattuga a palla Targ., una sindria *3,
» e qualidadi, cantidadi, e quantitadi, pa llll COCO ImerO e C.
- scali add., e pasquali. » Altre poi sempre All'italiana pronunziam pure lo sce, sci,
col c, come » Callai, candu, cantu, calisi così scempiu, scisma ec.
» siat, caresima - ec. Nel che si scorge un lVota .
avanzo dell'antica ortografia de' Latini, i
quali primachè trovassero la lettera q, scri Quando in mezzo a dizione all's precede
vevano cando, chis, calis, cantus, cua - n, ovv. r, pronunziasi per lo più come z
rit, locuntur per quando, quis, qualis, italiano gagliardo, come lo è p. e. in senza.
quantus, quaeritec., come osserva il Grut Quindi scriviamo » cansai “4, consillu, pen
tero, ed avverte il Facciolati nella nozione » sai “5, sensibili, con cursu, discursu, ursu
della lettera Q nel suo dizionario latino. ec. e pronunziamo - canzai, conzillu, pen
Anzi sino al presente sono in uso locutus-, e » Zal » eC. T
loquutus, secutus, e sequutus.
R Il T somigliantissimo al d nel suono, è
l'ultima consonante mutabile, e l'unica
In questa lettera ringhiante cangiamo muta, poichè nelle terze persone de 'verbi
spesso la l italiana, così p. e. in artu da al numero del meno si sopprime affatto nel
alto, carcai da calcare, carcina, da cal favellare, se incontrasi con altra consonante.
cina, càrcinu da calcio, carza da calza, Onde scrivesi p. e. chini liggit sempiri, ar
carzai da calzare, gorteddu da coltello, sarrenescit dottu, e leggesi chini liggi'sempiri,
dai da saldare, sartu da salto ec. arrenesci” dottu , chi legge sempre divien
Forte pronunziamo l'r, quando è dop dotto. Nel S. 1. parleremo del tprepositivo,
pia, o prepositiva senza eccezione, come in e posto tra voce, nel 2. del subiuntivo, ossia
» arrestai, arrodai, raju, reu, riccu » ec. finale.
Quando poi è semplice, come in º arai, S. 1.
» arena , oru » ec. si sente molto dolce,
come nelle voci italiane bere, era ec. DEL T PREPos1TIvo,
E POSTO TRA VOCE .
S
Il T nostro, sia in principio (purchè non
La nostra S ha per lo più le sembianze preceda vocale), o in mezzo a voce, ha lo
dell'italiana, poichè e dolce sibila geminata stesso valore del titaliano, così p. e. in ta
tra voce, ed in principio (purchè non pre li, tianu, battiai, cattura “6 ec.
ceda vocale), come in lassa, ossu, souu, Che se al t º". precede vocale,
sorti ec.; ed aspra frulla semplice, come in piglia il suono di d dolce “7, come lo è nella
casu * 1 , rosa e c. voce italiana bada, o nella latina madidus.
Quando all' s prepositiva pura precede Laonde noi scriviamo p. e. unu moi de tri
voce uscente in vocale, si pronunzia aspra, gu, un moggio di grano, unu tianu, un te.
come nella voce ital. caso; così ne seguenti game, unu tidili, un cèrcine, unu ttau “8,
* 1 Da caseus, i .. “2 Dal Targioni è detto anche popone di Gerusalemme, chia
mato da Linneo cucumis dudaim . *3 Da sandia sp. *4 Da cansar sp. *5 Da
penso, as 6 Da cattura ital. *7 Usanza ancor de Romani, i quali hanno
adoperato indifferentemente queste consonanti, or sostituendo il d al t, come in
Cassandra, quadringentos per Cassantra, quatringentos; or il t al d , come in
atque, quotannis per adaue, quo dannis ec. V. Rais: Encycl. litt. T, e D. Ond'
è , che noi cangiamo spesso in d il t latino, come in edadi, ornada , virtudi ec.
* 8 Da titus, uso da Varrone per colombo selvatico, come nota il Madao , cui
Tullio, e Virgilio sostituirono la voce palumbes; e l'antico titus è tolto dal gr.
zi rus titus, columba. -
76 E E L L' o R T O L o G I A

un colombaccio, una titula, uno spicchio, Z -

unu titura, un matterello ec., e pronunzia Doppio suono diamo a questa lettera zir
mo moi de-drigu, unu-dianu, unu-dida ec. lante, uno aspro, e gagliardo, come lo è se
condo Spadafora nelle voci italiane mazza,
S. 2 zecca, zio; l'altro dolce, e rimesso, come
DEL T FINALE . in zanzara, zelo ec.

Quando al Tfinale puro, che occorre nelle S. 1.


terze persone del singolare, segue vocale, DEL Z GAGLIARDo .
cangia il suono in d dolce, come sopra si è
detto. Quindi scrivesi º e. Sdl pena persi Il nostro Z è gagliardo 1. in principio di
ghit is reus; hatamai, hat essiri ec., e leg voce, come p. e. in zaccadìnu, troncativo,
gesi sa pena persighid is reus; had amai ec. zàppulu de linu, il cencio, zerra, la volatica,
Il t finale con altra consonante, seguendo zichirla erb., l'anèto, o neto, zinìbiri abb.,
vocale serba lo stesso valore del tlatino; cosi il ginepro, ziringòni, il lombrico, zonca
p. e. in queste voci: »liggìast autorismo volat., l'assiuòlo, Cett., zudda, la sètola,
a dernus: est issu : sunt amigus : hant a zugu “7, il collo, zurlìu “8 volat., il chiur
» partiri » ec. lo ec.
Notisi, che quando alle persone del sin Si pronunzia rimesso ne'seguenti voca
golare, come lampat, luxit, proit e c. non boli: zara, erb., la vitalba comune, zelu,
vien dietro altra parola, si pronunziano làm lo zelo, zeru , lo zero, zinzulu “9, frutt. ,
pada, lucidi, pròidi. Alle persone del plur. la giùggiola, ziru “1o, l'orcio Targ., giarra
oi seguendo consonante, per ischivar la Alb., zironia, il nerbo, zumiai º 1 , frulla
ura pronunzia, s'aggiugne una vocale en re, zùmiu nom., il frullo, e alcuni altri.
elitica, che fa eco a quella, che precede il t. 2. Tra voce, quando è doppio, come p.
Onde scriviamo, e pronunziamo v. g. algu e, in corriazzu “12, tiglioso, cozza, il co
nus lìgginti meda, e impàranta pagu, al mio, o zeppa, lizzu, il liccio, luzzu “13,
cuni leggono molto, e imparano poco. Le (voce di contado ), l' orina, mazzared
voci hant, stant, sunt, seguendo conso du * 14, il bacchetto, mustazzu “15, la ba
nante pigliano sempre l'i, come hanti bi setta, niazzu, il nevazzo, pudazza major
stu, stanti beni, sunti salvus. china, il pennato, sizziacca, l'erba tèrtora,
V spizzulu, il pizzicotto, o pulce secca, piz
zianti erb., È" , tramazzu, arbosc., il
Questa nostra consonante ha la stessa tamarìce, o tamerìge ec.
equivalenza italiana. 3. Pronunziamo gagliardo, come gl'Ita
liani, il z semplice, che vien da tlatino,
Questa lettera, che noi usiamo sempre tra come in azioni, funzioni, nazioni ec.
voce, non differisce nella pronunzia dall' i
Francese, come in jamais, je, toujours ec. S. 2.
Così noi in arèdu, l'aceto, càlixi “ 1 , il ca DEL Z RIMEsso .
lice, gru ci “2; la croce, contrixu, l'avol
tojo, luºri *3, la luce, pari 4, la pace, pi Quando il nostro Z semplice provviene da
aci *5, la pece, perdiaci “6, la pernice ec. doppio italiano, come in agonizai, bizar
r, Da calix. *2 Da crux. *3 Da lux. *4 Da pax. *5 Da pix . *6 Da perdix.
*7 Da jugulum fatta l'apocope. *8 Da courlis fr. “9 Travisato da ziziphum -
* lo Ziro, vaso di terra leggo nella Tariffa delle Gabelle Toscane, stampata, a
Firenze. * 1 1 Da zumbar sp. * 12 Da coriaceus lat., o da coriace fr. * 13 Da
lotium, ii. * 14 Da mazzarello, voce popolare di Roma. * 15 Da uvata; mu
stax, superius labrum, et in eo nati pili . V. Corn. Schrev. La lettera greca v
da Latini vertesi in u, ed y, così da ºffrvf han fatto martur, e martyr.
r A R T e S e C o N to A ºr
» ru, duzina, gargarizai, lazarola, martiri da altri larghe: tai sono » baccello, bestia,
» zai, matrizai, organizai, orizonti º ec. si »stella - angoscia, sposa, sposo, torvo,
pronunzia sempre rimesso. Vi sono poi mol ed altre.
ti, che si dilettano di pronunziare simili
voci alla Spagnuola, cioè agonisai, gar voci Toscane

garisai ec. Di Pronunzia Equivoca nel Z.


Rimesso parimente pronunziasi nelle se
guenti, ed alcune altre voci: binzillu erb., Z Gagliardo. Z Rimesso.
e nel villaggi inzillu col z aspro, la vitalba Ammezzare, esser tra Ammezzare, divider
viticcio, brunzu, il bronzo, canzellu “i, la il maturo, e 'l fra- per mezzo.
bùssola; farzìa erb., il ca elvenere, frun cido.
za, la grinza, mazina, la fattucchieria, Azzimo, v. Azzimo, add. non
- sarzìri, rabberciare, sinzigliu “2, schietto, lievitato.
varzìa, volat., il rondòne ec. Bozza, bozzo, n. e Bozzo, pezzo di pie
v. voci ant. tra ec.
Avvertimento .
Bozzolo, n. appell. Bozolo, n. propr.
Sebben mi lusingo di possedere io, quan Ghiozzo, pezzetto. Ghiozzo, pesce .
to gli altri, la natìa pronunzia, nulla dime Gozzo, n; appell. Gozo, n. propr.
no non contento di una diuturna osserva Lazzo, add. Lazze, n. sust.
zione ho voluto in questa parte assoggettare Mezzo, add. passito. Mezzo, metà, e add.
il mio all'altrui parere, soprattutto di que” Mozzo, n., e v. Mozzo, pezzo di ma
" che si piccano di parlare scru teria spiccato dalla
polosamente, e coll' innato gusto il Sardo ITlaSSa .
Cagliaritano. Che se io, e costoro non fos Razza, stirpe. Razza, pesce.
simo in tutto uniformi al gusto di alcuni, Razzare, raspare. Razzare, raggiare.
ciò non dee far sensazione, poichè anche gl' Razzo per arazzo. Razzo, n. e v.
ltaliani, anzi gli stessi Toscani, come av Ràzzolo, v. Razzòlo, n.
verte Spadafora, non s'accordano nel genio Rozza, n. sust. Rozza, add.
sulla pronunzia di molte voci, che da al Zanne, denti d'ani- Zanni, contadino Ber
cuni si profferiscono colle vocali strette, male. gamasco.

* 1 Da canzel sp. *2 Da senzillo sp,


P A R TE T E Rz A
D E L L' O R T O G R A F I A.

O S S I A

Della Maniera di scrivere correttamente il Dialetto Sardo Meridionale.

C A P o I. a - -

L. grande affinità, che ha coll'italiana » che al presente ha l'Italiana, questa è d


favella la Sarda meridionale, si può da » uopo che confessi, che, se ha sorella nel
chiunque rilevare dalla sua Sintassi, e Or » mondo, essa non può esser altra, fuorchè
tologia. Chi è un po' intelligente della lin » la Sarda » *3 .
gua italiana, dee nel nostro dialetto assapo Tanto vagheggiamo la lingua di questa
rar di essa molte voci, il medesimo valore nobil Nazione, che presso noi è divenuta
delle consonanti, e quasi lo stesso sillabare. non che lingua degli studi, ma ancor delle
Nè le rivolte di più secoli, nè la lunga di conversazioni. Il che mi dà fondamento a
mora degli Aragonesi han potuto spegnere i sperare, che non sarò per meritar rimpro
vocaboli, e le riforme di lingua, che ci ap vero appresso alcuno, se nel fissare del no
portò l'influsso del Pisano Governo “1. Ol stro dialetto le regole Ortografiche ho sti
tre qualche avanzo di pronunzia “2, ser mato più opportuno l' attenermi a quelle
biam finora gelosamente di questa Nazione dell'italiana Ortografia.
molte voci, le quali leggiamo ne' dizionari Quindi semprechè le nostre voci avranno
italiani col contrassegno di antiquate. Tai una certa medesimezza coll' italiane, sarà
sono p. e. » avantare, branca, pappadore, er noi fisso, e costante lo scriverle secondo
» pappare, pappatoria, pararsi per fermarsi, 'ortografia italiana (purchè la pronunzia
-9paraula, pertuso, podare, prosutto, prua, non esiga altrimenti ) ; così p. e. » abitai,
» rezza, ruga per istrada, sciàpido, soga, » acidu, adorai, defendiri, agili, alienai,
» suppa ec. » E vero, che della lingua spa » comunioni, tèniri, derogai, desertu, ca
gnuola ci sono rimaste non poche voci. Ma » tarru , avanzai, azioni » ec. Similmente
le nuove riforme sul gusto italiano intro useremo la consonante doppia, ove tale so
dotte col dominio dell'Augusta Casa Re glia adoprarsi dagl' Italiani, come v. g. in
gnante, ed ora vieppiù accresciute per lo » abbàttiri, riccu, addossai, affliggiri, am
continuo traffico i" sono in tanta » mìttiri, annullai, appellai, arricchiri, as
abbondanza, che il dialetto Cagliaritano og » segurai, avvèrtiri, azzoppiai » ec.
gidì altro quasi non rassembra, che l'idio Dissi » purchè la pronunzia non esiga al
ma italiano sardizzato. » E come chè (dice » trimenti » mentre da essa dipende, e si re
» il Madao parlando di questo dialetto) la gola la scrittura, ed alla speditezza della
» nostra (lingua) sia spoglia dell'ornato, lingua dee sempre conformarsi quell'ancor
*, Oltre i tre secoli la Sardegna fu signoreggiata da Pisani. Nel 1 or 4. l' Isola fu
tolta dalla Rep. Pisana al preteso Re Musetto, Capo de' Barbareschi, ed in se
guito venne a lei data in feudo da Leone IX. Nel 1324. il Re d'Aragona ne scac
ciò intieramente i Pisani, e l'Isola restò in pieno possesso degli Aragonesi. V.
il Cambiagi, Istor. del Regno di Sardegna. “2 V. part. 2. pag. 72. nota 6.
*3 Ripul. della Ling. Sarda, osserv. 2. cap. 1. -
DELL' o RrogRAPIA PARTE TERzA 59
- - - - - A - - - a

della penna. E questº è la ragione, perchè » scia, inquilinu, quintari , quistioni, qui
gl' " spesso discordano i" nello » tanza » eC.
scrivere, poichè scrivono come pronunzia
no; così v. g.leggo, reggo, proteggo da ler ISTRUzrone PE' GIOVANETTI.

go, rego, protego, e comodo, comune,


comunione ec. da commodum, communis, Coll'accento grave distinguesi dagl'Ita
communio - - - liani dà verb. da da segnac., di nom. e verb.
Noi similmente scriviamo alcune voci con da disegnac. è verb. da e congiun., là avv.
doppia consonante, sebbene scrivansi con da la artic., lì avverb. da li artic., nè parti
semplice dagl' Italiani, come p. e. bòlliri cella negativa da ne riempitiva, si avverb.
volere, mollu il molo, ndccarra la nàcche da si potenza di verbo. Quà, e quì segnansi
ra ec. Per l' opposto rigetta la consonante per uso introdotto. Non mai però s'accen
doppia l'add. totu, il quale viene dal lat. tano i monosillabi, che hanno un solo sen
totus, e gli stessi Italiani usano con sempli so, come » fa, fe, fra, fu, re, sta, su, tra »
ce t i derivati di questa voce, così totale, ec. e dalla maggior parte neppure il reci
totalità, totalmente , proco se, come osserva il Soave.
In tutte quelle voci, che presso gl'Italiani,
hanno doppio z rimesso, noi adoperiamo C A P O I I I.
un solo z, così p. e. agonizai, duzina, mar
tirizai, orizonti ec. e ciò per torvia l'equi DELL' A PosTRoFo.
º
voco, che dovrebbe nascere dallo svariato
suiono di questa lettera zirlante. L apostrofo s'adopera in difetto d'una
vocale, che si elide, quando intoppa in al
- C A P O I I. tra vocale, così p. e. s'omini, l'uomo, s'
anima, l'anima.
DELL' AccENTo .
IsTRUzIoNE PE” GIovANETTI .

Noi facciamo uso dell'accento grave, e Il segnacaso di può aver l'apostrofo, se


del circonflesso. Il grave si adopera per ac guendo nome, che comincia da vocale, v. g.
cennare, ove posa la voce. Onde si dee porre d'altrui, d'uomini; il segno poi dell'abla
1. sull'antepenultima in tutti i vocaboli, in tivo non ammette mai troncamento così P.
cui occorre sdrùcciolo, per additare la breve e da altri, da autore ec.
quantità della penultima sillaba, come p. e. L'articolo gli non si apostrofa, che quan
in propòniri, retrogèdiri: 2. nella penultima dº comincia per i la parola seguente, come
de” verbi della terza coniug. come in descrì gl' Italiani, gl'intestini.
ri, fuìri: 3. sulla finale di alcuni monosil . Le vocali accentate in fine di voce non si
labi, e anche bisillabi, come dì, già, sì, elidono se non ne composti della particella
scrì, frì, bì, merì, arrì , innì ec. 4. per che, come "
chiarezza di distinzione in quelle voci, che Se alle sillabe ce, ge segue voce, che co
hanno diverso significato, come liberu add., mincia per a, o, od u, non ha luogo l'apo
e libèru verb., càrcinu nom., e carcìnu strofo, onde sarebbe manifesto errore lo scri
verb., frùscina nom., e fruscìna verb., lì vere dolc'amore, cilieg amare.
scinu nom., e liscìnu verb., stràccia verb., Le parole, che soffrono troncamento se
e straccia nom., stripiu verb., e strupìu guendo consonante, ommettono l'apestrofo
nom. ec. Così pure distinguono gl'Italiani anche seguendo vocale, come v. g » amor
bàlia nutrice da balia arbitrio, gia verb. da - casto, e amor impuro, cuor generoso, e
già avverb., stroppiccio verb. da stroppic CuOr amante » ec.
cìo mom. ec. La voce una seguendo vocale si tronca, e
Segniamo coll'accento circonflesso il que, s'apostrofa, come un'aquila, un'arte; la
qui in tutte quelle voci, in cui si pronunzia voce uno rigetta sempre l'apostrofo, come
come che, chi italiano, così p. e, in ° què un ente o un uome,

- -
3é E E L L' o R T o G R A F 1 A
C A P o I v. in " di voce, così p. e. » unu 'mbro
» gliu, su 'nferru, su 'nginneri, a conca 'nsu
PELLE FIGURE , CHE RIGUARDA No » su » ec. in vece di ” s'inferru, s'inginneri
l' ortoGRAFIA. ec., il che è proprio del dialetto settentrio
male. L'aferesi si fa spesso sentire ne'discorsi
Quattro sono le figure, che s'odono spes famigliari, come no da 'ollu per no ddu bol
seggiare nel nostro dialetto, la Protesi, l' lu, no tidd'ongu per no tiddu dongu. -

Aferesi, la Paragoge, e l'Apocope , alla


quale aggiugniamo la Sincope, che di rado IsrRvzioNE PE' GrorANErrr.
OCCOrre .
DELLA PROTES t.
Gl'Italiani sogliono far l'aferesi in quelle
La Protesi è un aggiugnimento di lette voci, che cominciano per i seguito da una
ra, o di sillaba in principio di voce. Occorre, di queste tre liquide l m n, come » chi 'l sa
questa figura in quel vocaboli, che comin pra, lo 'mperadore, lo 'nferno, a capo
2-

ciano da r, a quali preponiamo la vocale a, » ngiu » ec.


e raddoppiamo l'r, come » arrandai, arre Rigettano un tal troncamento le dizioni,
» galai, arresai, arriri, arròiri, arruinai » che hanno l'accento sulla prima sillaba, co
ec. in vece di randai, regalai ec. Le quali me impeto, impio, intimo. Così pure quan
voci, ed altre moltissime possono scriversi do la liquida è doppia, come in illustre,
d'una maniera, e dell'altra. Diciamo però immortale, innato, o benchè semplice, se
sempre arrogai, arropai, arrùiri, arrubiu, gue un altro i, come in Iliade, imitatore,
e simili altri, non già rogai, ropai ec. All' inimico. V. il Cortic. -

opposto benchè odasi tutto dì » Arremundu, i In forza di questa figura i Latini adope
» Arrita, arrocca, arroda, arrosa, arrunda » rano temno per contemno, e ruo in sensa
ec. debbesi ciononostante scrivere Remundu, attivo per eruo : ruit omnia late. Virg.
Rita, rocca ec.
9 “ Nota. DELLA PARAGOGE .

Noi abbiamo accattata questa maniera di La Paragoge fassi aggiugnendo una lette
parlare dagli Spagnuoli, della cui lingua ra, o sillaba in fine della dizione. Occorre
serbiamo finora gli avanzi, ed abbiam fatte questa figura nelle terze persone de' verbi
nostre moltissime voci di lei, come sono del num. plur, , come bengant, partant,
» arrecadas, arrancai, arremangaisì, arren le quali avendo l'affisso si scrivono coll'en
» dai, arrepentirisì, arrimai, arrenconaisi, clitica, v. g. bengantasindi, partantasì,
» arruinai, assumbrai, assussegai, assustai, retirintisì ec.
º atontai, atropegliai, averi guai» ec. Gl'Ita Così pure quando segue loro voce, che
liani ancora dicono » barbicare, e abbarbi comincia da consonante, come si è detto
» care, bendare, e abbendare, carezzare, e alla regola 3. del I' finale.
» accarezzare, lastricare, e allastricare, ro
» tare, e arrotare » ec. -
IsTRvz1oNE PE' GIovANErrr.
Protesi è ancora l'aggiugnere un i in prin
cipio delle voci, che cominciamo da simpu Presso gli Italiani troviamo la paragoge
ra nell'incontro di altra consonante, così v. nelle particelle a , e, o, su , cui aggiugnesi
g. andai de scogliu in iscogliu, is istudius e c. in fine una consonante per empiere l'iato,
Presso i Latini scorgiamo la protesi in che risulta dall'incontro di due vocali, co
gnatus, e tetuli, in vece di natus, e tuli. me : » senza far motto ad amico, od a pa
» rente *1 : ed ivi presso correva “2 : tro
DELL' AFEREsI. » vai uno scolajo sur un muletto bajo » *3 .
I Poeti aggiungono un e al nome di , edi
L'Aferesi, contraria alla figura preceden un o in fine de' passati uscenti in l accenta
te, consiste in troncare una lettera, o sillaba to, così die, dispartìo, unìe, uscìo ec.
*, Bocc. g. 3. *a Id. g. 8. *3 Brun. Lat. –

A º
P A R T E T E R Z A 81

I Latini aggiungono la sillaba er agl'infi debbon sostituirsi in loro vece » gli , degli,
niti passivi, come » avellier, dicier, den » agli , dagli , cogli, e negli º. Quindi è
s sarier, immiscerierigni » Virg. per avel riprovato lo scrivere v. g. » li stromenti,
li, dici, densari ec. -
» delli uomini » ec.
Inoltre fassi dagl' Italiani l'apocope in a'
DELL' ApocoPE. co”, de', ne', pe' in vece di ai , coi , dei,
nei, pei. I Poeti poi scrivono º die', e',
L'Apocope, opposta alla paragoge, hassi » ſe', furo, ma', me , qua', se', vo ec.
troncando una lettera, o sillaba in fine di » per diede, ei , o egli, fece, e fede, fu
voce. Spesso facciamo questa figura in al » rono, mali, meglio, e mezzo, quali,
cuni nomi di dignità, o facoltà liberale fi » sei verbo, voglio » .
niti in li, e ri , quando sono uniti al cogno - Non si fa troncatura colle voci finite in a,
me del soggetto, come » Cardinal Baroniu, ond' è biasimato il dire una sol volta per
Monsegnor Ligoriu, Professor tali » ec. Fac una sola volta . La voce Suora non am
ciam pur l'apocope troncando l's finale alla mette troncamento, se non quando pigliasi
voce parlgas, e ad alcuni nomi numerali ad come addiettivo, v. g. Suor Leta .
essa uniti, e in vece di dire, duas, tres, La voce Santo unita a nome, che comin
ses parigas, diciamo dua pariga, due paja, cia da pura consonante, ommette sempre
tre pariga, tre paja, ec. intiera la sillaba finale, e scrivesi San , o
Questa figura occorre sovente nel favella S. Biagio. Se il nome comincia da s impu
re, soprattutto negl'infiniti della seconda, ra, non si elide lettera alcuna, come Santo
poichè in vece di aberriri, coiri, creiri, ec. Stanislao, Santo Stefano . Secondo al
pronunziamo aberri', coi', crei'. Ma un tal cuni Gramatici dee osservarsi lo stesso co'
troncamento non s'accorda nello scrivere, nomi, che cominciano da z , come Santo
che a Poeti, qualora il verso il richieda, Zefirino, Santo Zenone. Se il nome poi
urchè la finale venga segnata coll'apostro comincia da vocale, si tronca la finale, e
i" per distinguere gl'infiniti dagl'impera vi si adopera l'apostrofo, come Sant'Ago
tivi, quando sono simili in tutto, come stino, "A", , non già San Ago
» cerri, coi, crei, discurri» ec. -
stino, nè San Antonio. Il medesimo usasi
co” nomi femminili, come Sant'Anna,
Sant' Eulalia .
ISTRUzIoNe PE' GIovANETTI .
Su gl' infiniti del verbi nulla avverte il
Soave. Il Corticelli però dice esser poco re
Gl'Italiani fanno la troncatura nelle voci, golato il troncar la finale di essi seguendo
ch'escono nelle vocali e, e non accentate, vocale, come legger alto, saper assai. Ri
purchè la lettera, che rimane, sia una di prova inoltre lo scrivere andiam avanti,
queste liquide l n r, come fedel servo, pan pan azzimo, e simili.
eotto, amor puro . Riguardo alle persone del verbi, suol farsi
Non si tronca la finale, se la liquida è il troncamento nelle seguenti persone :
doppia, come in anello, anno, " - » amiam, amavam, amerem , aman, ama
Tranne bello, capello, quello, e le par » van , ameran, amaron, amin, amasser,
ticelle collo , nello . » amerebber, amerebbon », e così negli al
Quello, e bello al plurale non ammettono tri verbi. La terza persona di singolare sof
troncamento seguendo vocale, simpura, o fre elisione in º cal, duol, suol , vuol ,
z; onde non si scriverà quei spiriti , bei oc » val, tien, vien » , ed in qualche altro ;
ehi, anzi nè pure quelli spiriti, belli occhi, i cui aggiugni han del verbo avere, e son pri
ma quegli spiriti, begli occhi. V. il Soave. ma persona del verbo essere. Negli altri
Si scrive però occhi belli. Lo stesso inten verbi la finale della prima persona non dee
dasi degli articoli li, delli, alli, dalli, e troncarsi, onde fu rimproverato al Tasso
delle particelle colli, e nelli, le quali non questo verso :
si usano colle voci, che cominciamo da vo
cale, da simpura, o da z, e in tal caso Amico, hai vinto, io ti perdon, perdona.
1 n.
32 D E r. L' o R r o G R A F 1 A

I Latini fanno l'apocope in . nemon, no persone del verbi quadrisillabe, come » ab


» stin, consili, imperi, peculi ec. per ne » bominu , consid èru, determinu, e c. » Le
» mone, nostine, consilii, imperii, peculii »: trisillabe alcune hanno la penultima breve,
come còmpuru, èrdinu ; alcune altre la per
Nec spes libertatis erat, nec cura i" e
nultima lunga, come cobèru, ordènu, ve
Virg. Ecl. 1. nèru; altre poi pronunziansi arbitrariamente,
come » animat, dominat, giudicat, pre
DELLA SINCOPE , » dicat, reputat, superat» ec.
La vocale seguita da x è ordinariamente
La Sincope consiste in toglier di mezzo lunga, come in abbruxat, apparixat, impi
alla dizione qualche sillaba. Noi facciamo la » xat, trottoxat, ec. Tranne calixi, "
sincope in alcune persone del verbo mai, » xi, dixi ilixi, pulixi,altro.
» e qualche quindixi, salixi, un
a

come nat, naus, mais, mant, in vece di


marat, maràus, naràis, marant. Al con Notisi, che in alcune voci è breve la vo
tado è in uso la voce Sera, nome di don cale seguita da due consonanti, come in Bò
ma, in vece di Severa, e così molti altri tidda, nome di villaggio, e naccarra, la nac
nomi . -
chera. Così pure " terze persone plurali
de' presenti, quando hanno l'enclitica, co
IsrR vzIoNE PE' GIovANETTI. me » àmanta, àminti, dòrminti, dòrmanta »
ec. In alcuni villaggi fanno breve la seconda
Gl'Italiani fanno la sincope in scevro, vocale in airra, l'arella, feurra, erb. la fe
» sgombro, adoprare, opra, sgombrare » ec. rula, e meirra, il merlo, e pronunziane
in vece di » scevero, sgombero, adoperare » aurra, feurra, mèurra.
ec. I Poeti usano merto, spirto, e simili,
per merito, spirito . IsTRvzIoNE PE' c1ovANETTI.
Presso i Latini troviamo la sincope in
circlus, oraclum, seclum, vincla, in luogo Gli scolari difettano spesso nel dar l'ac
di circulus, oraculum, seculum, vincula: in cento a certe voci italiane, ma soprattutto
Divum, Macedum, virum : per Divorum, alle persone del verbi, che constano di quat
Macedonum, virorum . similmente in nosti, tro, o cinque sillabe, facendo lunga una sil
petisti, obicit, operibat, derunt, possidat, laba breve, o all'opposto. Per iscansar dun
perisse ec per novisti, petiisti, objicit, ope que un tal difetto abbiano per regola fissa,
riebat, fleverunt, possideat, periisse. che la penultima sillaba, ch'è lunga, o breve
nella terza persona del sing., rimane ognor
C A P O V. lunga, o breve nella terza del plur., e per
v maggior chiarezza segneremo nelle seguenti
DELLA QUANTITA DELLE SILLABE. persone le sillabe lunghe coll'accento gra
ve. Persone, che hanno la penultima lunga
al singolare: » dinòta, plur. dinòtano, in
Generalmente parlando possiam dire d' » tòni, intònino, disereda, disèredano, di
aver noi adottato lo stesso modo di accen » sinvita, disinvitano » ec. Persone, che
tuare, o di misurar le sillabe, che hanno hanno la penult. breve al sing. : » dènota,
quelle lingue, ond' è a noi pervenuta la » plur. dènotano, dissipa, dissipano, desì
massa delle parole, che oggi forma il nostro » dera, desiderano, immàgini, immàgini
dialetto. Facilmente si rileva la quantità » no, persèvera, persèverano, qualifica, qua
latina in queste voci » committiri, dispò » lì ficano » ec.
miri, lìngiri, mòliri, transiri, obedì Nelle seguenti voci la penultima si pro
, ri, saliri » ec. Si ravvisa l'accento ita nunzia breve, benchè segua doppia conso
liano in º abbàttiri, resplèndiri, imbastì nante: »pòlizza, Lèpanto, O'tranto, Tàran
- ri, sturdiri » ec. Altre voci poi sentono » to. » Così pure in molte persone de' ver
del gusto spagnuolo, come affliggìri, che bi, quando hanno l'affisso, come » màrrasi,
diciamo anche affliggiri; ma sopratutto le » diconsi, pregàronti, vidersi, sarèbbonsi ec.
A P P E N D I C E
S U L L' O R T o G R A FI A I T A LI A N A.

L. scrittura dee sempre conformarsi alla 3. I nomi uscenti in ajo, ed ojo, come
ronunzia; epperò gl'Italiani pronunzian guajo, cuoio, al plur. si scrivono con un i
" molte voci diversamente de Latini, non vocale » guai, ferrai, operai, cuoi, º ec. Così
solo non han potuto adottare generalmente il Soave.
la loro ortografia, ma anzi in moltissime 4. I finiti in io, come ozio, al plur. si
parole usano una maniera di scrivere tutto scrivono meglio con i lungo, che con due
opposta a Latini, come p. e. in acqua, quat ii, così ozi, studi, uffizi ec. Ma se la voce
tro, legittimo, tollerare da aqua, quatuor, posa sull'i , come in pio, si debbono scri
legitimus, tolerare ; e per l'opposto, co vere con due ii, p. e natii, pii, restii e c.
modato, comodo, comune, comunità ec. 5. I nomi, in cui l'io è dittongo, come
da commodatum, commodum, communis in empio, al plur. vogliono un i corto,
ec. Ciononostante la cognizion dell'idioma così » empi, figli, occhi, orecchi, raggi -
latino molto conduce a scrivere terso il to ec. V. il Soave.
scano si riguardo alle voci semplici, che alle 6. La m seguita da n cangiasi in n , come
composte. Quindi nel tracciare alcune re andianne per andiamne.
gole generali sull'Ortografia italiana giove 7. La n seguita da m cambiasi in m, come
rà molto l'osservare certe permutazioni di tiemmi per tienmi.
lettere, che fa la lingua italiana nel conver 8. La x si ritiene in alcuni latinismi, co
tire in sue le voci i" . In primo luogo me ex abrupto, ex professo, ex proposito,
osserveremo l' uso di alcune i", indi e nel nomeproprio Xanto per distinguerlo
parleremo delle parole semplici, che am da santo add. -

mettono o no doppia consonante; ultima . Certe voci si usano indifferentemente


mente delle composte. collaz, o col c, come beneficio, e benefi
zio, e così » indicio, pacienza, ufficio » ec.
S. I. Ma oggi di è più comune l'uso della z.
DELL' Use D1 Alcune LETTERE . io. Si additano alcuni barbarismi, e certe
voci, che ama, o rigetta il parlar prosaico
1. L'h s'adopera in pochi interposti, co regolato, secondo avverte il Facciolati. Si
me ah, ahi, "i ec., e in alcune persone ha da usare » benediceva, malediceva, non
del verbo avere, ho , hai, ha, hanno, e ciò » benediva, malediva; dozzina, non doz
per non confondersi con o particella, con ai » zena, insieme, non assieme, magazzino,
articolo, con a prepos., con anno nome. » non magazzeno, milione, non miglione,
Alcuni scrivono è , è , ma l'uso dell'h se » potuto, non possuto, può, non puole,
condo il Soave è più comune. Può l'h om » voluto, non volsuto. Cerimonia è più col
mettersi, quando queste persone hanno l'af » to , che ceremonia, compiuto, che com
fisso, come avvi, avvene. » pito, conceduto, che concesso, dimenti
2. L'i innanzi all'e, quando ha un suono » carsi, che scordarsi, diminuire, che smi
sfuggito, come in oncia, al num. plur. si » nuire, dirizzare, che drizzare, fiele, che
ommette ancie scrivendo, come » cannuc » fele, mele, che miele, niuno, che nes a
» ce , cortecce, focacce, gocce, grasce, » suno, offero, che offro, ed offerisco, ope
» grucce, mance, once, picce, tracce, ci » ra, operare, che opra, oprare, adoprare
- f" , Piagge, piogge, sagge » ec. L'i » ec., ora, che adesso, paruto, che parso,
però si ha da scrivere, quando si pronun » perduto, che perso, possono, che ponno
zia separatamente dall' e, come in regie, » Voc. poet., Principe, che Prencipe, la
specie e c. » serpe, che il serpe, solio per trono, che
84 A e P e N D 1 c e
» soglio, state, che estate, veduto, che vi diphthongus il ph si è cambiato in t, dit
» sto, vidi, che veddi, non già viddi, ub tongo . - l

» bidire, che obbedire, uscir di casa, che 4. Gl' Italiani sostituiscono d' ordinario
» da casa ec. Greci si dice parlando d'uomi un solo talth latino, così in maneto, Are
» ni, grechi parlando di vini » . L'usar poi » tusa, Ateo, coturno, Etiope, metodo -
gli, o li per terzo caso del gen. masc. nel ec. Tranne cattedra, e cattolico co loro
num: del più è creduto modo di dire poco derivati ; » Catterina, Elisabetta, Matteo,
regolato. V. il Buomm. - » Mattia, Rettorica » e pochi altri. Atene,
e Pitagora si trovano anche con t doppio.
S. I I. 5. Le voci finite in chia, e chio hanno
quasi sempre il c doppio, come » cavicchia,
DELLE PAROLE SEMPLICI . » lenticchia, macchia, mulacchia, nicchia,
» bacchio, cavicchio, cocchio, finocchio,
Egli è pur malagevole il fissare regole ge » ginocchio, mucchio, occhio, orecchio,
nerali, ed esatte sulle parole semplici, at specchio, spicchio » ec.
tesochè le voci derivate non seguono sem 6. Le voci uscenti in cia , e cio, in cui
pre la loro radice, come veggiamo v. g. in l'i si pronunzia con un suono sfuggito, pi
- brutto add., e brutale, bruttezza, e bru gliano regolarmente doppio c, (purchè non
» talità, bruttare, e bruteggiare, brutta preceda al caltra consonante, come in cal
» mente, e brutalmente, debbo, e debito, cio) così in º accia, breccia, caccia, faccia,
» dubbio, e dubito, faccenda, e facendo, » feccia, goccia - braccio, capriccio, cartoc
» mellifluo, e mele, parrocchia, e parroco, » cio, fantoccio, laccio, moccio, riccio,
» reggia sust., e regia add., rifuggire, e rifu » straccio » ec. e così ne' loro derivati. Ci
» gio, seppellire, e sepolto » ed altre senza liccio scrivesi, e cilicio. Tranne gli astrat
numero. Nulla dimeno faremo quì alcune ti, come » audacia, fallacia, ferocia, te
osservazioni, onde possano i Candidati ap » nacia » ec , e quelli, in cui l'i si pronun
prendere un po' più di Ortografia. zia distinto, come in beneficio, giudicio,
1. Semprechè al ct, pt, e t semplice la - » lanificio, ufficio ec., cui aggiugni bacio,
tino segue alcuna di queste sillabe ia , ie, » cacio, e bracia per bragia: » -

io, iu, in volgare cangiasi in semplice z. 7. Gl'Italiani usano per lo più il gdop
(purchè non si ommetta l'i, come in prez
zo da pretium ) Così p. e. in lezione dº le – pio nelle voci, ch'escono in gia, e gio;
( purchè non derivi da g latino, come al
ctio, adozione da adoptio, vizio da vitium. num. 1 1.) così in foggia, pioggia, sag
Avvertasi però di non iscriver mai , come
» gia = coraggio, foraggio, maneggio, mot
fan certuni, dissenzione, presenzione, e º teggio, poggio, selvaggio, vantaggio ,
simili altri, non essendovi tme supini dis » viaggio, ec., e nel loro derivati. Tranne
sensum , e prasensum . » cenigia, minugia, fregio, e indugio º co.
2. Il ct, e pt latino seguito da una sola derivati. Avvertasi però, che fra i derivati
vocale (purchè non v'intervenga altra con ommettono il gdoppio quei nomi, in cui
sonante, come in sanctus) mutasi invaria dopo il gsegue ion, come in cagione; onde
bilmente in doppio tt, come cotto, detto, si ha da scrivere carnagione, benchè scri
da coctus, dictus, e atto, rotto da aptus, vasi carnaggio.
ruptus ec. 8. I nomi terminati in gine hanno d'or
3. Il ph, che i Latini han sostituito al p dinario il gdoppio, come balordaggine,
de' Greci, se trovasi senz'altra consonante, » dabbenaggine, fuliggine, lentiggine, mu
(. si cangia in f semplice, come » aforismo, » cilaggine, peruggine, piantaggine, pro
» Efesio, Efeso, Efisio, Efori, Ifito, Nicefo » paggine, ruggine, sfacciataggine º ec., e
s» ro, Profeta, Rafaele, Stefano, Teofilo, Ze così ne' loro derivati. » Cartaggine, far
» firino, e anche zefiro» benchè il diziona » raggine, e voraggine º trovansi scritti an
rio ce lo porga con f doppia. Che se il ph ha che con gsemplice. Tranne º borragine,
avanti un altro pr questo pure si muta in fo » caligine, cartilagine, immagine, lolligi
eome in Zaffiro da Sapphirus, e nella voce » ne, scaturigine », e qualche altro.
sv1.L' o RTo GRAFIA ITALIANA 85

». I peggiorativi, e diminutivi vogliono S. I I I.


sempre l' ultima consonante geminata,
quando è alcuna di queste tre cl t, come in DELLE PAROLE COM PoS Tr .

» cavallaccio, malaticcio, peduccio, mon


» toncello, femminella, magretto, bassotto » Sulle parole composte possono fissarsi al
ec. Tranne i diminutivi finiti in gnolo, co cune regole più costanti. Prima parleremo
me amarògnolo, giallògnolo. Inoltre av degli avverbi, e di altre voci, e particelle
vertasi di non confondere i diminutivi composte; indi delle particelle componenti.
uscenti in etto coi nomi del boschi, e selve,
i quali hanno sempre un tr come » canneto, DEGLI AVVERBJ , ED ALTRE vocr
» ciregeto , ficheto, mirteto , orticheto, COMPOSTE .
xxpalmeto, querceto, roveto, spineto » e C.
io. Stabilisce il Soave, che il gitaliano, che 1. Ella è regola fissa, e costante, che gli
nasce da d, o j latino, dee sempre esser dop avverbi, e le particelle, che hanno la finale
º" come » moggio, raggio, seggio » da mo accentata, come colà, già ec., esigono
ius, radius ec., e - maggio, maggiore, peg doppia la consonante, in cui comincia la pa
» giore, peggio » da majus, major ec., rola ad essi unita, come » colassù, giacchè,
i 1. Osserva il Soresi, che il gitaliano de » giammai, nemmeno, neppure, percioc
rivato da g, s, o t latino, è per lo più » che, piuttosto, quaggiù, sicchè » ec.,
semplice, come in º collegio, egregio, li cui aggiugni la particella su. Mercecchè tro
» tigio, naufragio, privilegio, suffragio, vasi pure con c semplice .
» vestigio E Ambrogio, Parigi, Luigi, Ata Seguono la stessa regola le persone de'
» nagio, Dionigi, ciriegia = palagio, pre verbi, che hanno l'accento sulla finale,
» gio, servigio ec. Tranne greggia, legge, dietro a cui segue qualche affisso , come
º reggia, spiaggia, faggio, puleggio » e » a mollo, dirolloti, saravvi, sarotti, udillo »
alcun altro. ec. Così parimenti le persone monosillabe,
Ma questa regola, soprattutto quanto al sieno, o no accentate, come dacci, dam
g, è poco stabile, poichè in moltissime al » mi , dimmi, etti, evvi, fammi , fuvvi,
tre voci troviamo doppio il g. italiano nato » havvi, sallo, statti, tranne, vanne » ec.
dag latino, così in tutti i derivati, e com 2. In quanto agli avverbj, che non hanno
posti del verbi » figo, fligo, frigo, fugio, l'accento sulla finale, da Gramatici non si
» lego, is, mugio, rego, rugio, struo, è fissata alcuna regola. Dice a questo pro
» tego », e qualche altro. posito il Facciolatti (Avvert. Gramai. ) :
Fra i derivati di fugio tranne rifugio, e » La convenienza, che passa, e dee passare
quelli, che dopo il ghanno la vocale a , » fra la scrittura, e la pronunzia, ha intro
come fugace, ie ec. Di lego » legis » dotto, che come si pronunziano insieme
» latore, legista, legale, legalità » e simili. » unite certe particelle, così unitamente si
Di rego solo il composto erigere. Quei poi, » scrivono. Non mancano però di quelli,
che nascono dal verbo ago, ritengono il g » che si dilettano d'andar per la lunga,
semplice, come » agire, esigere, transi » e scrivere tutto separato: e lo fanno senza
» gere, agente, agevolare, agevole » ec: » biasimo. » Quindi è, che molte particelle
Hanno pure um solo gi derivati da vagio. E insieme unite si scrivono or con doppia, or
quì notisi, che anche i composti di fero ers, con semplice consonante secondo la pro
e di gero is non raddoppiano mai la conso nunzia : Con doppia, come » acciò , affi
nante iniziale del verbo, come in º frugi » ne, allato, altrettale, altrettanto, appe
» fero, fruttifero, ghiandifero, armigero, » ma, appresso, appunto , attorno, chec
» morigerato » ec. » chè, dabbene, dacchè, daddovero, dap
E tanto basti pe' giovanetti riguardo alle » poco, dappoi, oppure, ovvero, sebbe
voci semplici. Del rimanente potranno ap » me, seppure, soprammodo, soprattutto »
prendere l'Ortografia più coll'uso, e con ec. Comecchè trovasi pure con c semplice.
una diligente osservazione, che con regole Con semplice, come º altresì, avvegna
vacillanti, e poco esatte. » chè, dipoi, mentrechè, oggi mai, poi
86 A Fº e E N D I C E

- chè, semprechè, tuttafata, tuttavia, » correggere ec. Tranne comare, o coma


» tostochè, tuttavoltachè, tuttochè » ec. » dre, comandare, e conoscere » co' loro
derivati. Ma comentare , e comiato si
DELLE PARTICELLE scrivono anche con m doppia.
coMrpo NENTI .
Notisi, che, quando alla particella con se
Particelle componenti si dimominano ue j , l'n non si raddoppia, come in con
quelle, onde son composti e nomi, e ver jugare. Se le vien dietro simpura, l'n giu
bi. Si parla di ognuna in particolare. sta l'uso più comune si ommette, come v. g.
A in » cospetto, costanza, costituire, costrin
» gere » ec. -

Questa particella, provveniente dalla la


tina a , o ab, raddoppia il b in » abbietto, Contra.
» abbiezione, abbisognare, abbominare, ab
» bondare, abborrire, abbortare, abbortire» Questa particella vuole doppie le lettere
con tutti i loro derivati, le quali voci tro b cd flm p st o, come in contrabbasso,
vansi anche con b semplice. Inoltre raddo » contraccambio, contraddanza, contraffare,
pia il c in accadere, e ne suoi derivati, e l's » contrallettera, contrammandato, contrap
in » assenza, assente, assolvere, assorbire » » peso, contrassegno, contrattempo, con
ec. Tranne abolire, e abusare co' loro de » travveleno » ec. Contraddire, e contrav
rivati. Alberti scrive anche abbolire, ma venire si trovano anche con semplice lette
non leggesi nella Crusca. ra, ma contravenire non si legge nella
Crusca.
A
Di
Questa particella corrisponde all'ad de'
Latini, e unita a voce, che comincia da Questa particella unita a dizione, che co
vocale, ritiene il d, come in º adagiare, mincia da vocale, piglia un s, come in º di
» adescare, adirarsi, adombrare, aduggiare » » sacerbare, disebbriare, disimparare, di
ec. Adiettivo si usa pure con due d', ma ad » sonorare, disusare » ec. Se Voce co

dirarsi, addirato, e addornare non sono mincia da consonante, raddoppia le lettere


da usarsi, nè leggonsi nella Crusca. fs, come in º differire, difficile, diffidare,
Quando poi è unita a voce, che principia » diffondere - disseminare, dissentire, dis
da consonante, esige doppie le consonanti » simile » ec. Si scrivono d'una maniera,
e d fg l m n prs t v z, come in º accinger e dell'altra » diffinire, disserrare, disser
» si, addoppiare, affasciare, aggiudicare, » vire, dissigillare, o dissuggellare. Tranne
» allastricare, ammettere, annuvolare, ap » di filarsi, disegnare, disellare, disennato,
» porre, arrotare, assedere, attrarre , av » disensato, diseppellire, disotterrare, e di
» volgere, azzuffarsi » ec. Colle voci poi, » sonnarsi co' loro derivati. V. la Crusca.
che cominciano da q , cangia il d in c, co Notisi : se la particella italiana di deriva
me in º acquietare, acquisizione, acqui dalla latina de; rigetta il raddoppiamento,
» stare » eC. così in º difendere, difetto, diformità,
Notisi, che » addarsi, addimandare, ad » disolare - ec. da defendo, defectus ec.
» divenire, affalsare, agguatare, agguaglia
» re, agguardare, avvantare, i"
» avvenire, e avversione » con tutti i loro
º E

derivati trovansi pure con semplice conso Se questa particella provviene dalla latina
mante, bensì poco in uso; anzi avelenare, e, raddoppia l'f, come in º efferato, effet
e avenire sono ommessi nella Crusca. » tivo, "; effluvio, effusione » ec. Se
nasce dall'ex , vuole cdoppio, come in
Co, o Con » eccedere, eccelso, eccesso, eccitare » ec.
Oltre al ctroviamo geminata l's ne' derivati
Questa raddoppia le lettere l m n r, come del verbo exsicco; Ma essecrazione, ed es
in » collegare, commendare, connettere, seguire non sono da usarsi. -
su LL' on To GRAFIA ITALIANA 8,
Fra ne intiera, come in oblazione, obumbra
re ec., non altrimenti che la particella ab
S" richiede doppia l'm in framme in abluzione, abrogazione ec.
scolare, frammettere, frammischiare, e La particella o ammette doppie le con
ne derivati: il p in frapporre, e ne deri sonanti b c fm p rst º, come in º obbe
vati : il t in frattanto, e frattempo. » dire, occorrere, offendere, ommettere,
» opprimere, orrettizio, osservare, ottu
- In » rare, ovviare » ec. Si scrivono anche con
b semplice » obbedire, obbietto, obbla
Questa particella unita a voce, che co »zione, obbumbrare, e ommettere » con
mincia da consonante, esige doppie le let un m, e così tutti i loro derivati.
tere l m n r, come in º illecito, illiberale,
» immagrito, immaturo, innato, innova Pro
» re, irrefragabile, irregolare º ec.
Colle voci poi, che cominciano da voca Con questa particella troviamo geminato
le, rigetta per lo più il raddoppiamento dell' il c in proccurare, e ne derivati : l'f in
n, come in º inabile, inajare, inefficace, fºſi , proffilare, e ne' lor derivati :
» inerme, ineternare, inetto, inimico, º in provvedere, provvenire, e ne' lor
» iniquo, inumidire, inurbano » ec. Tran derivati. Le quali voci tutte trovansi pure
ne innaffiare, innamorare, e le antiche voci con semplice consonante; ma provedere, e
innamare, innamicare. V. la Crusca. provenire sono poco in uso,
l seguenti verbi, ed i loro derivati tro
vansi con n semplice, e doppia: » inabissa Ra
» re, inacerbire, inacquare, inagrestire,
» inalbare, inalberare, inalzare, inamida Questa particella richiede sempre doppie
» re, inaridire, inanellare, inanimare, o le lettere b cd fg l m n p s t v , come in
» inanimire, inarpicare, inarrare, inarsic » rabbaruffare, raccapitolare, raddirizzare,
» ciato, inasprare, o inasprire, inebriare, º raffrenare, raggirare, rallentare, ram
» inerpicare, inobbedienza, inodiare, ino º memorare, rannicchiare, rapportare, ras
» liare, inoltrare, inondare, inorare, ino º somigliare, rattenere, ravvolgere » ec.
º strare, inubbidienza, inuzzolire. » V.
la Crusca. Ri

Infra Questa particella raddoppia la sola n in


rinnegare, e scrivesi anche rinegare.
Questa ammette doppia m in infram Notisi; la doppia n in - rinnaffiare, rin
mettere, e scrivesi pure con semplice. º namorare , rinnestare , rinnovare » e si
mili, non esigesi dalla particellari, men
Inter tre in tai voci rimane doppia anche senza la
particella, come in º innaffiare, innamo
Questa vuol geminata l'r in » interre » rare, innestare » ec.
gno, interrogare, interrompere » ec.
So
Intra
Questa particella corrisponde alla latina
Questa raddoppia il c in intracchiude sub , e vuole doppie le lettere b cd fg l m
re, e il t in intrattanto, e intrattenere. p q rs tv, come in " sobbollire, socchiu
» dere, Soddiacono, sofferire, soggiacere,
O º sollevare, sommergere, sopprimere, soq
º quadrare, sorridere, sossopra, sottrarre,
Questa particella provviene dalla latina º sovvenire » ec. soddisfare è più usato,
eb, la quale in alcune voci italiane si ritie che sodisfare.
-
se APPENDICE suLL' o RToGRAFIA ITALIANA

Sopra Tra

Questa raddoppia le lettere b c d fg m n Questa gemina il p in trapporre, che


prs tv, come in soprabbollire, soprac scrivesi pure traporre : il tin trattenere,
º carico, sopraddote, sopraffino, soprag e ne derivati, e in trattanto; e l'º in trav
» girare , soprammettere , soprannomare, veggola, e trovasi anche traveggola.
» soprapporre, soprarragionare, soprasse introd
» dere, soprattutto, sopravvenire» ec. Ri Trans Ura
getta il raddoppiamento colle voci, che co
minciano da simpura, come in sopra scri Questa latina particella unita a voce, che
vere, soprastare ec. Sopraddetto si legge comincia da consonante, secondo l'uso mo
anche con un d, e sopra raccontato può derno abbandona l'n , e in vece di transfe
scriversi pure con rdoppia. rire, transformare ec., usasi » trasferire,
» trasformare, trasgredire, trasportare » ec.
Sovra Con voce poi, che principia da vocale, or
ritiene l'n, come in transazione, transito,
Questa ammette doppio il c in sovracci transitorio, or la tralascia, come in tra
lio, sovraccrescere: il d in sovraddetto : sandare, trasordinare , trasumanare ec.
f m in sovrannaturale: il p in sovrap
porre . Eccezione.
Su
Rigettano il raddoppiamento delle conso
Deriva questa dalla latina sub , la quale nanti le particelle contro , de , intro, pre,
si conserva intiera unita alle voci, che co re, se, sotto , e stra. Si trova solo strac
minciano da vocale, come in º subalterno, curare in vece di trascurare ; le altre sono
» subentrare, subordinare, suburbano » ec. voci disusate.
Se però le segue consonante, richiede dop Notisi, che la prima sillaba del verbo
pie le lettere cd fg l m p q rst, come in seppellire non è particella componente, es
s succedere, suddividere, sufficiente, sug sendo verbo semplice, come appare dal la
» gerire, sullunare, sumministrare, sup tino sepelio, che ha la prima sillaba breve:
» porre, suqauadruplo, surrogare, sussi
» stere, suttrarre » ec. Seguendo i latino,
cui oggi si è surrogato l'i corto, piglia b Siqua meum sepelissent fata dolorem ..
doppio in subbietto, e subbiezione, " quali Prop.
voci si scrivono anche con b semplice; ma
subiugare, e subiuntivo non si leggono
con b doppio. Subbilioso ha due b .
T A V O L A

Delle Parti, e de' Capi contenuti nella presente Opera e


- -

Introd. Della definizione, e divisione della Cap. pag.


Gramatica . Pag. 1- XXXIV. Della costruzione del verbi
attl V1 . - - - - -
4O.
P A R T E I. XXXV. Della costruzione del verbi
neutri . - - - - -
42.
DELLA SINTASSI .
XXXVI. Della costruzione del verbi
Cap. ag. neutri-passivi - - - - 44.
I. fel Sardo alfabeto ri XXXVIl. Della costruzione del verbi
II. De' dittonghi - - 2.
reciproci - - - - - 45.
III. Delle parti del discorso . ibid. XXXVIII. De' verbi assoluti . -
47.
IV. Delle cose, che debbonsi con XXXIX. Della costruzione dei verbi
siderare ne' nomi - - ib. impersonali . - - - - 48.
V. Della declinazione de nomi 5. XL. Della costruz. de'verbi locali . 49.
VI. De' nomi indeclinabili 8. XLI. Della costruzione dell'infinito. 5 O.
VII: De nomi eterocliti . ib. XLII. Del gerundio - - . 52.
VIII. De' nomi difettivi . - . 9. XLIII. Delle particelle dette accom
IX. Del nome addiettivo, e della agnaverbi . - -
ib.
sua divisione - - . ib. x" Del participi 53.
X. Del nome accrescitivo, e dimi XLV. Dell'avverbio ib.
mutivo . - - - - 1 l . XLVI. Della preposizione 56.
XI. Del nome numerale, e quan XLVII. Della congiunzione 57.
titativo - - - - . 1 2. XLVIII. Della interiezione -

XII. Del pronome . - 13. XLIX. Delle particelle di ripieno. ib.


XIII. Del pronome addiett. i 4. L. Della Sintassi figurata - 59
XIV. Del pronome dimostrativo ib.
XV. Del pronome asseverativo 17. P A RT E II.
XVI. Del pronome relativo 18.
XVII. Del pronome di diversità . 2o. DELL' orToLoG1A -
XVIII. Del pronome di generalità. 21.
XIX. Del pronome indeterminato . ib. I. Introduzione - - - - 63.
XX. Del verbo, e della sua divisione. ib. II. Del suono , e degli accidenti
XXI. Delle cose, che debbonsi con delle vocali.. - - - -
64.
siderare nel verbi - - » 22. III. Degli accidenti, e dell'energia
XXII. Della formazione de'tempi ib. delle consonanti . - - -

XXIII. Della coniugazione del verbi . 25.


XXIV. Prima coniugazione . 28. P A R T E I I I.
XXV. Seconda coniugazione . 3 1.
XXVI. Terza coniugazione . 32. DELL' o RToo RAFIA .
XXVII. Coniug. de' verbi neutri 34.
XXVIII. Coniugazione de'verbi neu I. Introduzione
tri- passivi . - - - . 35. II. Dell'accento
79.
XXIX. De verbi impersonali. 36. III. Dell'apostrofo . ib.
XXX. De' verbi anomali. 37. lV. Delle figure , che riguardano
XXXI. De' verbi difettivi 39. l'ortografia - . 8o,
XXXII. De' verbi frequentativi 4o. V. Della quantità d le sillabe 82.
XXXIII. Della costruzione del verbi. ib. Appendice sull'ortografia italiana . 83.
i 2
ae

-
V. si stampi
Cagliari li 2. Agosto 181 .
SISTERNES DI OBLITES
Vic. Gen. Capit.
- --

V. si stampi
“Cagliari li 17. Agosto 18: 1.
CASAZZA R.
l
Errori Correzioni

Pag. 3. figlioru - figliolu -

ib. Romanas Romanus.


4. Si dongat Si donghit.
5. Reputu Si reputat.
ib. Reputo - Si reputa .
ib. Necessarium duco Necessarium ducitur.
ib. tettera lettera .
6. Manorba Manobra .
ib. Birderi Birdieri.
8. Tallabussas Tagliabussas.
no. d'ugaglianza d'uguaglianza.
ib. dilgente diligente.
ib. sò SO -

34. camminal camminai .


64. subressada, soprassati subbressada , soppressati.
7o. Zotico zotico.
85. i composti di fero fers. i nomi composti di fero fers
P R O G R A M M A

A' F I L O P A T R I

IL SACERDOTE VINCENZO RAIMONDO PORRU ,

- -

L amor della Patria è innato all' uomo. Egli sentesi


naturalmente spinto a secondarne gl'impulsi. Da quest'
amore nasce l'ardente brama di giovare a lei, e di sagrificar
per lei quanto l' uom possiede, e quanto egli è . Niuno
v'è dispensato dal protestarlesi interamente obbligato, sic
come non v'ha alcuno, che riconosca altronde che da lei
qualunque terrena comodità. Anzi è maggiore il debito,
che verso la Patria si contrae, che verso gli stessi Geni
tori. Riconobbero un cotal debito anche i Gentili “1, ed
ognuno n è persuaso nell'intimo senso.
Io mi riconosco non meno, che gli altri individui della
Nazione, debitore alla Patria; onde ho creduto prestarle
un qualche servigio, se della lingua nazionale imprendessi
a tessere la tela gramaticale. M accinsi all' opera, ed ec
comi giunto alla meta. Ella mi è sembrata un'impresa non
meno interessante la gloria, che l' utilità della Nazione.
La Sardegna ha dovuto in ogni tempo combattere coll'im
postura. Siccome non son mancati de malagurati Scrittori,
che ne denigrarono il clima accusandolo d'insalubre, e con
tagioso; così vi sono stati degli altri, che si studiarono
º 1 Maior ei profecto, quam parenti, debetur gratia, Cic, Fragm. Rep. iib. 1.
d' annerirne l'idioma tacciandolo di barbaro, e incolto “2.
Una sconsigliata deferenza a questi spiriti prevenuti ha fatto
sì, che altri ancora ingombrassero la lor mente di sì fatti
pregiudizi. A fronte di quest' Opera sparirà l'immaginaria
imputazione, ammutinà l'impostura, ed il linguaggio de'
Sardi si sottrarrà all' obbrobrio derivatogli dall'ingiusta ac
cusa di certuni falotici, che han voluto fisicare senz'averne
la menoma cognizione . Ma l' obbietto principale n è il
vantaggio della studiosa gioventù . Voi sapete , amatissimi
Compatrioti, quanta fatica durino i nostri giovani in ap
prender la lingua Latina colla scorta dell' Italiana a loro
non meno sconosciuta, che la Latina.
Non vorrei poi, che vi deste a credere, che, sebbene
quest' Opuscolo abbia in fronte il titolo di Gramatica Sarda,
pretenda dar precetti di parlare il Sardo a coloro, che lo
poppano insieme col latte. Esso ha per ispeziale oggetto
l'agevolare a Sardi giovani lo studio della Toscana favella,
che da noi si fa meritamente vagheggiare. Per me non
potrei rinvenire un mezzo più conducente all' intelligenza
del Toscano, che scortarvi i teneri Candidati sulle tracce
della lingua nazionale. Vedendo eglino quasi a un colpo
d' occhj il piano della Sarda Sintassi, da questa verranno
condotti quasi per mano alla Toscana, e questa gli guiderà
rapidamente alla Latina, attesa la loro strettissima affinità.
In tre parti è divisa quest'Opera, in Sintassi, Ortologia,
e Ortografia. La prima contiene ogni sorta di costruzione
sì Sarda, che Toscana con un sentor di Latino, e la pro
scrizione di moltissimi barbarismi di lingua Italiana, che
ferialmente corrono tra gli Scolari. Inoltre i verbi attivi,
neutri, neutri passivi, reciproci, assoluti, e impersonali,
º 2 Oltre Luca di Linda nelle sue Descrizioni del Mondo, ha sparlato anche
della Sardegna Fazio degli Uberti nel suo Dittamondo can 12. lib. 3 -
Costui dopo aver tacciato d' ammorbato il clima de Sardi, come fece un
tempo dispettosamente M. Tullio , volge la sua penna tinta d'amarezza a
screditare ancora il lor linguaggio con un tuono quanto franco, e ardito,
altrettanto ammodesto, e indecente ; ecco i suoi accenti :
Io vidi, che mi parve maraviglia,
Una gente, che alcuno non l' intende,
Nè essi sanno quel , che altri busbiglia,
distribuiti in più ordini secondo l'estensione della loro
azione, e la svariata reggenza, a quali tutti rispondono gli
esemplari di lingua Toscana. Contiene finalmente i nodi
figurati, di cui è feconda la Sarda favella, a qual pure
soggiungonsi gli esempi di lingua Italiana, e Latina. Nella
seconda si danno le regole di pronunzia , accennando gli
accidenti, e l'energia di ciascuna lettera del Sardo alfabeto,
e incidenten ente s additano - alcuni precetti generali sulla
pronunzia del Toscano. La terza parte finalmente tratta del
modo di scrivere correttamente questo nostro dialetto, e allo
stesso tempo s'apportano molte regole ortografiche sulla lin
gua Toscana. Ultimamente si parla della protesi, dell' afe
resi, della paragoge, dell'apocope, e della sincope sì del
nostro dialetto, che dell'idioma Italiano, e Latino. Quindi
mi lusingo, che non solo i giovani studiosi, ma ancor le
nostre donne, che si dilettano dell'Italiano, col solo sussidio
di questa gramatica potranno con molta agevolezza giugnere
a favellarlo, e scriverlo con tutta l'esattezza gramaticale.
Filopatri, questo mio lavoro riuscirà di niun giovamento,
se voi non lo stimerete degno della vostra assistenza. Ma
sarei iniquo a me stesso, se non vi credessi animati dallo
spirito di vero patriotismo ; quindi non posso non persua
dermi, che sarete per sostener le parti d' un Compatriota,
ch'è intento a giovar comunque alla Patria. Egli è vero, che
questa mia produzione, la quale ambisce il vostro sostegno,
e favore, verterà in niun vostro vantaggio: ma ella gioverà
certamente a vostri figli, a vostri nipoti, e pronipoti. Voi
nel favorir lei favorite la Patria, e le prestate un servigio
non inferiore al mio . Ella medesima sapravvene grado,
ed io ve ne serberò un eterna riconescenza.
Che se questo primo parto del mio scarso talento avrà
la fausta sorte d'incontrare presso voi accoglienza amore
vºle, o benigno compatimento, sarà questo per me motivo
d un validissimo stimolo per insistere ( se altro non fia di
me ) a premer le orme in un sentiero cotanto disagevole,
qual è il ridurre in forma di Dizionario il più bello, e il
Riu famigliare del dialetto Sardo Meridionale.
-
P R o G E T T o
Dell' Associazione.

- - º
Is indi -
-

l prezzo è soldi 3o. Queglino, che vorranno assocciarsi,


rizzeranno, in Cagliari Autore, le
all' od alla Rea
Stamperia in mani del Signor Giacomo Paucheville, cui
daranno nome, cognome, patria, e la metà del prezzo
soldi 15. dentro il prefisso termine di due mesi. Fuori di
Città potranno indirizzarsi a coloro che distribuiranno il
presente Programma, e tanto dall'Autore, che dagli altri
rispettivi ognuno per sua cautela riceverà contemporanea
mente la ricevuta in istampa del tanto, che avrà dato, da
presentarsi questa col residuo dell'associazione alla consegna
dell'opera, che ciascuno penserà ritirare, quando se ne
darà l'avviso.
A coloro poi, che non saranno concorsi all'associazione,
-

l'Opera si venderà per soldi 4o. Nell' edizione del Dizio


nario Manuale, Sardo-Italiano, e Latino, l'autore si farà
un dovere inviolabile di preferire gli Associati a quest'
Opera nel distribuirne le copie, che saranno scarsissime.

CAGLIARI MDCCCXI,
-

2ATLLA STAMPER IA REALE - -

son permissione. - - - -
De la liaye,

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