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Il commercio fenicio

- Introduzione Lo storico dellantichit dispone di due strumenti per studiare il commercio e le relazioni di tipo economico tra i popoli: le informazioni fornite da fonti letterarie e la documentazione archeologica. Deve per tener presente due fattori: in primo luogo non pu separare lo studio del commercio antico dallo studio delle societ e delle mentalit; in secondo luogo deve tener presente che larcheologia non consente quasi mai lo studio del contenuto dei traffici, per la semplice ragione che la maggior parte dei prodotti (cereali, vino, olio, ecc) non si sono naturalmente conservati. Negli scavi archeologici ci solo consentita la speranza di ritrovare oggetti che hanno accompagnato la diffusione di tali prodotti o, nel migliore dei casi, i contenitori delle merci (anfore). Quanto alla loro concorrenza con i Greci nel commercio sappiamo che, prima delle guerre Mede e poi Puniche, i gruppi etnici del mediterraneo vivono fianco a fianco, pur con alcune inevitabili tensioni passeggere. - Il commercio con lOriente Una testimonianza particolarmente antica sullattivit commerciale dei Fenici ce la fornisce un racconto egizio della prima met dellXI sec. a.C., noto come <<Rapporto di Unamon>> che fornisce un gran numero di particolari sulle popolazioni della costa fenicia e, soprattutto, sul commercio che Biblo e Sidone praticavano con lEgitto. Altri riferimenti al commercio fenicio con lEgitto si trovano in Omero e in Erodoto. Per quanto riguarda la Siria, si pu dire che, gi nel XIII sec. a.C., una delle numerose tavolette cuneiformi trovate sul medio corso dellEufrate, fa riferimento a un abitante di Sidone che vi si trovava probabilmente per affari. Questa regione, allora protettorato dellImpero Ittita, fu sempre un centro di notevoli attivit commerciali con i Fenici. I re assiri, interessati agli animali esotici, ricevevano spesso coccodrilli e scimmie, insieme a metalli, avori e vesti variopinte di lino, sia in occasione dei loro soggiorni nelle citt costiere, sia quando risiedevano a corte in Assiria. La sottomissione delle citt fenicie allAssiria comportava certi obblighi, ma dovette per anche favorire un commercio di portata internazionale del quale i Fenici fungevano da intermediari. Non si pu per affermare che, sotto gli Assiri, il commercio fosse diventato unimpresa statale; al contrario, alcuni documenti sembrano indicare che i re assiri incoraggiassero le attivit individuali dei commercianti fenici. Gli scavi archeologici effettuati in anni recenti hanno rinvenuto un numero molto consistente oggetti di fabbricazione fenicia erano presenti nel IX sec. nella parte settentrionale della costa siriana. Qui inoltre sono stati portati alla luce vasi fenici dellVIII sec. accanto ad anfore locali, il che contribuisce a testimoniare una mescolanza tra popolazioni. Lisola di Cipro fu abitata da Fenici fin da tempi antichissimi e intratteneva rapporti commerciali con Egitto, Anatolia e isole del Mare Egeo. A Rodi, secondo Diodoro Siculo, Fenici cui Cadmo aveva affidato la missione di sorvegliare il tempio di Poseidone, si sposarono con fanciulle del luogo dando origine a un lignaggio ereditario di sacerdoti. Larcheologia ha confermato questa tesi poich, nella seconda met dellVIII sec., lo stile dei vasi da profumo fabbricati nellisola, prova la presenza stabile di immigrati fenici dediti in particolare al commercio degli oli aromatici. Per quel che riguarda Creta, durante lepoca minoica, citt fiorenti quali Ugarit e Biblo poterono beneficiare della sua ricchezza e, al tempo stesso, alimentarla. Successivamente, con lespansione micenea e quindi la fine del potere cretese, lisola tuttavia mantenne stretti rapporti con la costa Siro-Fenicia e divent perfino un centro di cultura orientale. Oggi si ritiene infatti che artisti orientali abbiano lavorato nellisola. - Commercio in occidente In occidente i Fenici commerciano con tutto il bacino del mediterraneo e si spingono anche oltre le Colonne dErcole, fino alle coste atlantiche dellAfrica e dellAndalusia e alle isole Britanniche. Le zone pi precocemente e intensamente frequentate furono la Sardegna e lAndalusia, ricche di metalli. Nel mar Egeo vi sono prove documentarie e archeologiche di frequentazioni fenicie a Rodi, Tera, Oliaro, Melo, Argo. Partners privilegiati del commercio nel mediterraneo furono gli Etruschi.

- Gli strumenti dello scambio I Fenici utilizzavano per gli scambi commerciali nellentroterra dOriente le vie carovaniere. In Occidente invece essi utilizzarono naturalmente la navigazione; la marineria fenicia infatti era come ben sappiamo particolarmente evoluta. - Il segno dello scambio La diffusione di vasi di ceramica uno strumento prezioso per valutare lesistenza di scambi commerciali tra zone diverse. Grazie ai frammenti trovati negli insediamenti e ai vasi scoperti nelle necropoli, larcheologo ha la possibilit di orientarsi cronologicamente, e anche di trarre informazioni sulla vita quotidiana, sui riti funerari e, soprattutto, su artigianato e commercio. I vasi fenici non presentano mai decorazione figurata; la loro decorazione si limita infatti a bande dipinte (color nero o ocra). Ogni tipo di vasellame ha naturalmente funzioni ben precise: piatti e terrine da cucina per mangiare, oinochoai per bere e mescere liquidi, anfore per trasportare vino, olio e conserve, anfore a collo largo per stoccare i cereali, lampade ad olio per lilluminazione. Per luso quotidiano dellolio si utilizzavano brocche speciali dallorlo a fungo, flaconcini per gli oli profumati. La provenienza dei vasi si pu stabilire in base alla loro decorazione e alla loro forma. Tipiche del vicino oriente sono gli oinochoai a pancia globulare; in occidente si riscontrano pi o meno le stesse forme che per si modificano progressivamente. Tra le forme della ceramica fenicia, il piatto quella che ci fornisce informazioni sicure per la datazione; stato infatti osservato che, con il trascorrere del tempo, nei siti fenici doccidente il piatto presentava un orlo sempre pi largo. Il vasellame quotidiano anche utilizzato per i riti funerari. Nelle tombe degli adulti si trova vasellame di uso quotidiano, vasellame specifico per il rito funebre, lampade ad olio. Unabbondante documentazione concernente le anfore stata fornita dalle necropoli; qui sono utilizzate come sarcofagi per i bambini morti in tenera et, come contenitore dei resti delle incinerazioni, come offerta funeraria. Si in grado di distinguere nelle ceramiche esemplari provenienti dalla costa del Vicino Oriente, da Cipro, dal Mediterraneo centrale, dalla Spagna. In Occidente il centro di produzione pi conosciuto quello di Pitecussa (Ischia), nel quale artigiani orientali fabbricavano anfore di tipo fenicio. Altri centri erano attivi probabilmente a Mozia, Cartagine e Sardegna. In Spagna si incontrano produzioni locali che si avvicinano molto a modelli orientali. - Il contenuto degli scambi Dei prodotti commerciati dai Fenici e dei luoghi con i quali essi li commerciavano abbiamo notizie negli scritti degli autori classici e negli scritti biblici. Ad esempio in Ezechiele (capitoli 26-27), in cui il Profeta predice la distruzione della citt di Tiro, si trovano numerosi riferimenti ai prodotti commerciati dalla citt e ai luoghi in cui si estendeva il suo commercio, dallOriente al Mediterraneo occidentale. Purtroppo, molti prodotti citati dalle fonti non hanno lasciato traccia; seppur siano stati rinvenuti i contenitori, spesso non possibile lidentificazione del contenuto. Un bene sicuramente oggetto degli scambi commerciali dei Fenici sono senza dubbio i metalli e ci dimostrato dal fatto che gli insediamenti fenici sono particolarmente densi in zone in cui i metalli abbondano. Cipro lisola del rame per eccellenza; vi si lavoravano inoltre oro, argento e ferro. La Sardegna il corrispettivo occidentale di Cipro, qui i minerali pi abbondanti sono argento, ferro, piombo, rame e zinco. La cosa pi rilevante lesistenza nellisola di una notevole attivit di estrazione e lavorazione del rame con la probabile presenza di artigiani metallurgici ciprioti insediati in loco. Anche la Penisola Iberica offre variet di metalli; qui il pi presente era largento. Prodotti di lusso, ninnoli e animali esotici sono illustrati nelle fonti con notevole accuratezza: manufatti in oro, metalli preziosi e avorio, essenze profumate, coccodrilli, scimmie e pavoni. Questi prodotti orientali vengono scambiati in occidente con lintento di procurarsi, almeno in parte, metalli. Tiro infine importante per il commercio di prodotti alimentari. La Galilea era ricca di olio, grano, orzo e vino. Molto probabilmente la maggior parte di questi prodotti veniva scambiata nellOriente mediterraneo, sia via terra, sia mediante piccolo cabotaggio, sino in Egitto. Non si pu inoltre escludere un commercio di lunga distanza che avrebbe trasportato vino e olio in occidente dalle coste fenicie. - La natura dello scambio Fino alla nascita della moneta nel V secolo a.C. naturalmente i mercanti antichi praticavano il baratto, ossia lo scambio di beni di natura diversa.

Non sappiamo con precisione le modalit con cui i Fenici effettuavano gli scambi commerciali poich, non essendoci pervenuti racconti degli stessi Fenici in proposito, le fonti che abbiamo forniscono evidentemente unimmagine deformata della realt. Erodoto di Alicarnasso in Storie ci narra come avvenivano, almeno in tempi pi antichi, gli scambi commerciali tra Cartaginesi e Indigeni dellAfrica. Secondo il racconto i Cartaginesi, arrivati sul luogo, dispongono le loro mercanzie sulla spiaggia, dopodich risalgono a bordo della nave e segnalano la loro presenza con una colonna di fumo. Gli indigeni quindi, visto il segnale, si recano sulla spiaggia e depongono sulla sabbia delloro come pagamento e si ritirano. I Cartaginesi a questo punto, se ritengono che il carico sia stato ben pagato, raccolgono loro e se ne vanno; altrimenti ritornano a bordo e restano in attesa. Allora gli indigeni ritornano e altro oro a quello gi deposto finch i mercanti non sono soddisfatti. Tutto avviene onestamente secondo i cartaginesi perch essi non toccano loro finch non sono soddisfatti e gli indigeni non toccano le merci finch i mercanti non hanno raccolto loro. Esemplare la procedura del baratto. I comportamenti sono ancora quelli della vendita ambulante (la mercanzia disposta sulla spiaggia), ma a colpire il cerimoniale: la colonna di fumo, landirivieni tra riva e mare, il silenzio. A contare sono gli atteggiamenti: il mercanteggiamento impersonale e avviene senza parole n gesti. Questa pratica non mette sullo stesso piano Cartaginesi e indigeni: i primi sembrano quelli che conducono il gioco, gli indigeni sembrano agire in funzione dellatteggiamento dei Cartaginesi. Tuttavia questo sistema di scambio ben altro che un banale mercanteggiamento: gli indigeni pensano in termini di dono e di scambio di regali, mentre il comportamento dei cartaginesi in funzione del valore di mercato. Sia mercanti che indigeni infatti sono soddisfatti: i primi hanno avuto oro a sufficienza, per i secondi lo scambio di doni ha funzionato. - Il luogo dello scambio A differenza dei Greci, i Fenici non hanno colonie. Gli insediamenti fenici in occidente sono stati concepiti come posti tappa in unottica commerciale per facilitare il contatto con le popolazioni limitrofe indigene. Il nucleo originario dellinsediamento fenicio era un santuario. Nellantichit il tempio non solamente un edificio o unopera architettonica, ma una struttura atta a favorire le transazioni grazie alla neutralit del luogo e grazie allimportanza che ha nella societ locale. Il santuario un elemento costitutivo dellemporion, termine che presso i greci designava un luogo attrezzato per lo scambio. Qualsiasi insediamento costiero che non fosse una colonia, un fortino militare, un abitato indigeno aveva la vocazione di diventare un emporion. Lemporion ha la funzione tecnica di scalo, ma il santuario ne costituisce la struttura fondamentale: custodiva la ricchezza, aveva forse funzione di magazzino delle merci e consentiva lesercizio della prostituzione sacra. I rapporti tra i fenici di Cartagine con gli Etruschi sono stati recentemente documentati in maniera particolare dagli scavi archeologici condotti a Pyrgi, uno dei porti della citt-stato di Cere. Questo porto, realizzato verso la fine del VII sec. a.C., fu anche un centro religioso importante. Gli archeologi vi hanno infatti scoperto due templi: Tempio A e Tempio B, di cui il secondo, il pi antico, ha attirato lattenzione degli storici dellantichit a motivo delle iscrizioni che lo menzionano. Nel 1964 sono state rinvenute infatti, nelle vicinanze del tempio, tre lamelle doro, di cui una scritta in fenicio e le altre due in etrusco, che spiegano che lopera architettonica fu edificata dal tiranno di Cere. Appare certo che il tempio B era dedicato alla divinit fenicia Astarte. LAstarte fenicia del testo identificata nelle iscrizioni etrusche con la dea Uni. Questo proverebbe che i fenici di Cartagine erano in una posizione di forza nella zona. I Fenici avevano quindi una grande importanza politica e commerciale in Etruria. - Commercio e coabitazione Gli scavi nel sito di Pitecussa (Ischia) sono uno dei pi grandi successi dellarcheologia. Qui sono state scavate infatti con estrema cura 1300 tombe e portati alla luce diversi settori periferici dellabitato. Nella necropoli si individuano riti funerari diversi: gli adulti vengono sottoposti a incinerazione, i neonati deposti in anfore o grandi vasi, i bimbi di qualche anno di et inumati in tombe costruite. Un certo numero di osservazioni permettono oggi di dimostrare che degli orientali sono stati seppelliti nella necropoli di Pitecussa. Nelle tombe si constata infatti la presenza di oggetti orientali: sigilli a forma di scarabeo, amuleti e piccoli oggetti ornamentali, scarabei egizi, piccoli vasi per olio profumato, anfore fenicie. Un altro elemento a favore un segno in scrittura semitica occidentale che indica una misura di capacit su unanfora greca utilizzata per seppellire un neonato e contenente anche uno scarabeo di steatite, per cui si portati a pensare che un semita dellovest abbia dato sepoltura al proprio figlio in unanfora greca di sua propriet secondo un rito greco.

Labbondante produzione locale di anfore fenice, parallela alla produzione di anfore greche, dimostra che Fenici e Greci convissero insieme sullisola e spesso si originarono matrimoni misti.

Il fenomeno orientalizzante
- Introduzione LVIII e il VII secolo a.C. sono testimoni di un grande fenomeno che anim la vita mediterranea: il Fenomeno Orientalizzante. Gli scavi dei grandi siti disseminati nellintero bacino del mediterraneo hanno registrato la presenza, a partire dalla met dellVIII secolo, di migliaia di oggetti che per forma, tecnica e stile denotano uninfluenza orientale. Larcheologo e lo storico incontrano notevole difficolt a individuare il luogo di fabbricazione di tali oggetti. Dire che un oggetto orientalizzante significa sottolineare che, senza essere necessariamente di provenienza orientale, rientra in qualche maniera in una moda orientale. La corrente culturale orientalizzante presuppone, tra Oriente mediterraneo (Vicino Oriente, Turchia, ed Egitto attuali) e Occidente (Grecia, Italia, Spagna) scambi di materie prime e prodotti lavorati, di modelli, di tecniche, uomini - artisti e artigiani in particolare - in quantit. Le domande che si pongono spesso gli specialisti sono: loggetto reperito in Grecia, Italia, Spagna frutto di una produzione importata dalloriente, oppure si tratta di materiale fabbricato in loco da un artigiano orientale immigrato, oppure stato fabbricato in loco da un autoctono che cercava di imitare un modello orientale in suo possesso? Nel caso si pensi a unimportazione dalloriente occorre poi tentare di precisare di precisare la zona di fabbricazione. - Le aree delle scoperte Oggetti orientalizzanti sono stati recuperati in Oriente, in Grecia, in Italia e in Spagna. In oriente si possono distinguere numerose grandi aree di ritrovamenti: Egitto, Urartu (attuale Armenia), Luristan (altopiano iranico), Assiria, Siria settentrionale e Turchia Meridionale. La Fenicia ha fornito scarsa documentazione, contrariamente a Cipro dove i ritrovamenti nelle necropoli sono molto consistenti. Lenorme numero di siti orientali pone il problema della zona di provenienza degli oggetti orientalizzanti. E tuttavia probabile che ci sia stata unincessante e consistente mobilit di artigiani orientali. Sin dallinizio le produzioni di questi artisti testimoniano una grande variet di tradizioni tecniche e artistiche che si mescolano per formare lambiente culturale originale del fenomeno orientalizzante. In Grecia, la documentazione proviene dalle necropoli e dai grandi santuari. In particolare a Rodi stato ritrovato un tesoro do oreficeria oggi conservato al Louvre. Ma a Creta che occorre rivolgere maggiore attenzione: nel 1885 lo scavo di una missione italiana port alla luce, in una caverna, di avori e oggetti di bronzo. Oggi si ritiene che, alla fine del IX secolo, siano sbarcati a Creta artigiani orientali, e che si siano sviluppate botteghe locali rimaste in attivit per oltre un secolo. In Italia la documentazione pi abbondante fornita dallEtruria. Le tombe principesche delle necropoli etrusche (Vetulonia, Cerveteri, Tarquinia ad es.) ci hanno restituito, numerosi oggetti orientalizzanti. Numerose scoperte sono state effettuate anche in Campania, Calabria e soprattutto in Sardegna. Nella Penisola Iberica lunica zona veramente toccata dallorientalizzante fu lAndalusia in particolare lentroterra di Cadice e fascia costiera tra Cadice e Huelva. Qui, come in Etruria, laristocrazia accumula nelle tombe oggetti coi quali dimostra ricchezza e potenza: oggetti in avorio, oro, bronzo. Cadice stato riconosciuto come il centro artistico pi prestigioso per la produzione di oggetti orientalizzanti in occidente in oro e avorio. - Unit e diversit delloggetto orientalizzante In Grecia gli oggetti non comuni provengono spesso dalloriente. Questi sono conservati nel luogo pi interno della casa, il talamos, e sono perlopi oggetti di minimo ingombro, che per contrassegnano il rango sociale di chi li possiede. Questi stessi oggetti finiranno nella camera funeraria a testimoniare limportanza del defunto. Tali oggetti si accumulano inoltre nei santuari, a prova di devozione verso gli dei. Ciascun oggetto rientra stilisticamente in una categoria, ma costituisce nello stesso tempo unopera darte originale se non unica, un piccolo capolavoro che testimonia virtuosismo e abilit tecnica dellartigiano che lha creata. Le opere orientalizzanti si caratterizzano in primo luogo per il valore elevato del materiale di cui sono fatte: bronzo, avorio, oro, argento, alabastro, steatite, faience, senza dimenticare supporti estetici quali uova, conchiglie, ecc. Il secondo aspetto che colpisce la sontuosit della decorazione, la ricchezza e la

profusione delliconografia. Questultima si organizza secondo schemi lineari e concentrici (sulle coppe) a partire da tematiche vegetali e animali: volute e palmette, trecce, rosette e spirali, utilizzate come riempitivi per valorizzare lanimale, vero e proprio re delliconografia orientalizzante. Oltre agli animali si trovano spesso figure mostruose composite: sfingi, grifoni, sirene, tori alati. La figura umana sembra occupare un posto meno importante. Tuttavia liconografia dellOriente raffigura anche signori e, in modo particolare, la Signora delle fiere (potnia theron), funzione che poi in Grecia verr assunta dalla dea Artemide. Molto presente la raffigurazione dellalbero della vita: due figure animali o mostruose speculari con al centro un albero. - Gli oggetti in bronzo: coppe, candelabri, incensieri, calderoni I bronzi orientalizzanti sono solitamente martellati e, pi raramente, fusi. La tecnica pi apprezzata per la decorazione era quella a sbalzo o quella della cesellatura (in particolare per gli elementi secondari). Vi sono numerose variet di bronzi: scudi, candelabri, incensieri, gli oinochoai. Loggetto di bronzo pi famoso il calderone, la grande marmitta utilizzata per la cottura delle carni bollite. Normalmente questo era montato su un treppiede o su di un supporto conico quando veniva offerto al dio in un santuario. La decorazione era imponente: gli attacchi delle anse recavano grifoni, sirene, tori, leoni. I calderoni orientalizzanti ci sono pervenuti soprattutto dai santuari: servivano da ex voto ma venivano probabilmente anche dati in premio ai vincitori di gare. Numerosi esemplari sono stati poi trovati nelle necropoli, dove servivano da urne per le incinerazioni. Il problema di identificare i centri di produzione di questi oggetti strettamente connesso alla variet delle tecniche, che possono mutare per uno stesso oggetto. - Avori e scarabei Lavorio, uno dei materiali pi preziosi per eccellenza, serve in primo luogo alla decorazione dei mobili e sgabelli, tavoli ed elementi di sostegno, cofanetti, letti e sedie (si pensi per esempio alla descrizione del trono di Salomone nel libro dei Re o della sedia di Penelope nellOdissea). In avorio si costruivano anche statuette, calici, piccole scatole, manici di ventaglio. La paccottiglia egizia o egittizzante uno dei principali indizi della diffusione dei prodotti orientali nel Mediterraneo. Centinaia di scarabei di steatite e faience, amuleti, vasi di alabastro, collane, flaconi, fiaschette di porcellana, testimoniano lesistenza di una moda egizia veicolata dai Fenici e diffusasi su tutte le coste del mediterraneo. Ci sono oggetti che non possono dirsi di fattura egizia; ci dimostrato dal fatto che, ad esempio, su diversi flaconi in alabastro rinvenuti in Italia e Andalusia, sono presenti iscrizioni in geroglifico menzionanti nomi di re o di faraoni di dinastie completamente al di fuori del contesto storico in cui gli oggetti sono stati prodotti; quindi evidente che lartista che le ha prodotte ha ricopiato segni che non sapeva leggere. Centinaia di scarabei sono stati ritrovati in Italia, in particolare a Pitecussa, nelle tombe infantili della seconda met dellVIII secolo; si pensa che i Fenici di Cipro e di Rodi abbiano avuto un ruolo fondamentale nella diffusione di questa merce. - Conchiglie e uova Tra gli oggetti esotici ritrovati in Grecia, Italia e Spagna ritroviamo delle conchiglie decorate. La conchiglia utilizzata la Tridacna, molto presente nel Mar Rosso. Queste conchiglie vengono decorate tramite incisione sulla parte esterna, mentre linterno rimane liscio, salvo il contorno; nel cardine delle valve raffigurata una testa di sirena. Tali conchiglie hanno una larghezza di circa 25-30 cm ed erano utilizzate per bere, per libagioni o come contenitori di unguenti. Probabilmente i centri di lavorazione erano numerosi, ma lo stile di certe incisioni mostra con chiarezza che si tratta di oggetti di lavorazione fenicia. Altro oggetto esotico di lusso sono le uova di struzzo decorate. Queste uova provengono probabilmente dallalta valle del Nilo, ma il problema stabilire con certezza da chi furono decorate. Uova, intere o frammentate, sono state scoperte a Cipro, Egina, Naucrati, Cartagine, Huelva, Bitia, Mozia e Siracusa e, soprattutto in Italia centrale. Gli esemplari pi antichi risalgono allVIII secolo. E stata avanzata lipotesi dellesistenza di una bottega per la decorazione di uova a Cerveteri, ma chiaro che le decorazioni venivano effettuate da orientali residenti nella citt etrusca.

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