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ESTRATTO

B I B L I OT E C A DI «SIC ILIA ANTIQVA»


c ollana di retta da ernesto de miro

1.
UNIVERSITÀ DI PERUGIA

UNIVERSITÀ DELLA BASILICATA


scuola di specializzazione in arc heologia di matera

ENTE PARC O AGRIGENTO


SICILIA ellenistica,
C o N s u e t u d o i ta l i c a
ALLE ORIGINI D E L L’ A RC H I T E T T U R A
ELLENIST I C A D ’ O C C I D E N T E

spoleto
c omplesso monumentale di s. nic olò
5- 7 novembre 2004

a cura di
massimo osanna e mario torelli

ROMA
EDIZI ONI DELL’ATENEO
2006
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isbn 88-8476-104-2
SOMMARIO

Mario Torelli, Introduzione 11


Lorenzo Campagna, L’architettura di età ellenistica in Sicilia: per una rilettura del quadro generale 15
Massimo Osanna, Architettura pubblica e privata a Kossyra 35
Pierfrancesco Vecchio, Proposta preliminare di articolazione in fasi per l’abitato di Kossyra, Acropoli di S. Marco (saggi ix-x) 51
Thomas Schäfer, Decorazione architettonica e stucchi di Cossyra 57
Ernesto De Miro, Agrigento in età ellenistica. Aspetti di architettura 69
Gioacchino Francesco La Torre, Urbanistica e architettura ellenistica a Tindari, Eraclea Minoa e Finziade: nuovi dati e pro-
spettive di ricerca 83
Umberto Spigo, Tindari. Considerazioni sull’impianto urbano e notizie preliminari sulle recenti campagne di scavo nel settore
occidentale 97
M. Cecilia Parra, Note di architettura ellenistica a Segesta, intorno all’agorà 107
Rossella Giglio, Pierfrancesco Vecchio, Nuovi dati su Lilibeo ellenistica 123
Francesca Spatafora, Gilberto Montali, Palermo: nuovi scavi nell’area di Piazza della Vittoria 133
Chiara Pilo, La villa di Capo Soprano a Gela 153
Alessia Mancini, Architettura domestica a Morgantina 167
Chiara Albanesi, Architettura ellenistica a Solunto: un caso singolare di teatro-tempio? 177
Massimo Frasca, Centuripe ellenistica. Il quadro generale 193
Rosario P. A. Patané, Centuripe ellenistica. Nuovi dati dalla città 201
Enzo Lippolis, Ricostruzione e architettura a Taranto dopo Annibale 211
Fabrizio Pesando, Il ‘secolo d’oro’ di Pompei. Aspetti dell’architettura pubblica e privata nel ii secolo a.C. 227
Vassilis Tsiolis, Fregellae: il complesso termale e le origini degli edifici balneari urbani nel mondo romano 243
Jacopo Bonetto, Persistenze e innovazioni nelle architetture della Sardegna ellenistica 257
Massimo Frasca
CENTURIPE ELLENISTICA.
IL QUADRO GENERALE

P resso gli autori antichi Centuripe è ricordata come una


delle città più floride della Sicilia in età ellenistica. Cicerone
la definisce totius Sicilae multo maxima et locupletissima, 1 preci-
Soltanto negli ultimi anni la collaborazione tra la Soprin-
tendenza di Enna e la Direzione del Museo Civico di Centu-
ripe, esercitando un attento controllo sugli interventi edilizi
sando che nel i secolo a.C. la città avrebbe raggiunto una popo- nell’abitato moderno, ha consentito di impostare i problemi
lazione di 10.000 cittadini considerati tra i più ricchi dell’Isola. dell’urbanistica della città antica sulla scorta di dati verificati
Nelle affermazioni di Cicerone c’è probabilmente dell’esagera- stratigraficamente. 6
zione, ma di certo Centuripe nel ristretto numero di città del-
l’interno della Sicilia fu tra quelle che raggiunsero il più elevato Topografia e storia del sito
livello economico.
Alle origini della prosperità della città sono la posizione stra- La città di Centuripe è posta su un alto colle di forma articolata
tegica, che consentiva l’accesso e il controllo di aree coltivabili con cinque propaggini dai fianchi ripidi e scoscesi che incombo-
tra le più fertili dell’Isola, e i vantaggi derivanti dalla sottomis- no su altrettante profonde vallate, i valloni Difesa, Gelso, Bagni,
sione ai Romani nel corso della prima guerra punica (263 a.C.) Gelofia, Madonna (Fig. 1) che da ogni lato rendono difficoltoso
che le procurò la favorevole condizione di civitas immunis ac l’accesso alla sommità. L’insolita conformazione del colle ha ri-
libera. Ulteriori vantaggi verranno ai Centuripini dalla distru- chiamato ad alcuni la forma di una stella marina irregolare e ad
zione di Leontini ad opera di Marcello nel 214 a.C. ; il repentino altri, come Paolo Orsi, la zampa di un gallo.
declino della città calcidese favorirà gli agricoltori centuripini
che acquisiranno il possesso dei campi leontini, rinomati per la
loro fertilità. È ancora una volta Cicerone che ci ricorda come
l’attività degli honestissimi et locupletissimi aratores centuripini si
esplicasse in gran parte della Sicilia. 2
La prosperità della Centuripe ellenistica trova riscontri nella
vivacità delle sue produzioni artigianali, in particolare della co-
roplastica e della ceramica policroma, ma, come vedremo, non
trova adeguati riscontri nella documentazione archeologica, so-
prattutto per quel che riguarda l’urbanistica e l’architettura della
città. La sovrapposizione della città moderna su quella antica ha
costituito – e costituisce ancora – un serio ostacolo per indagi-
ni sufficientemente estese : l’attività di scavo si è così sviluppata
prevalentemente nelle necropoli dislocate all’esterno dell’abita-
to moderno e solo episodicamente all’interno di esso.
Paolo Orsi, cui si devono i primi scavi ufficiali a Centuripe
agli inizi del ’900, 3 si proponeva di raccogliere in una monografia
– mai realizzata – i numerosi dati che formano la frammentaria
documentazione archeologica centuripina. Fu merito di Guido
Libertini di aver dato seguito al proposito dell’Orsi con la pub-
blicazione nel 1926 di un volume monografico su Centuripe 4 Fig. 1. Carta topografica di Centuripe. Il retino indica l’ubicazione delle
dove trovano posto le notizie sui resti antichi sparsi nell’abita- necropoli.
to, in parte già resi noti dagli scritti dell’erudito locale Filippo
Ansaldi alla metà dell’800, 5 ma spesso privi di elementi che ne Il colle con i suoi 733 metri sovrasta con un panorama super-
consentano una precisa collocazione cronologica tra l’epoca el- bo sia la media valle del Simeto, con sullo sfondo il massiccio
lenistica e quella romana. dell’Etna (Fig. 2), sia a Sud la Piana di Catania che viene com-
presa dallo sguardo nella sua totalità. La sua posizione presso la
1
Cic., Verr. ii,4,50. In questo contributo non si fornirà un inquadramento stori- confluenza del Salso (Chrysas) con il Simeto, non lontano dalla
co-archeologico approfondito su Centuripe ellenistica ; per esso si rimanda ai lavori valle del fiume Dittaino (Kyamosoros) assicuravano al sito una
di R. Patanè (R. Patanè, Centuripe in età ellenistica. I rapporti con Roma, in Scavi e
ricerche a Centuripe, ed. G. Rizza, Catania, 2002, pp. 105-114 ; d’ora in poi, Patanè posizione unica per il controllo delle principali vie di comuni-
2002, ed in particolare quello presentato in questo stesso volume). Colgo l’occasione cazione della Sicilia centro-orientale. Centuripe era infatti un
per ringraziare Mario Torelli e Massimo Osanna per avermi invitato a partecipare al punto obbligato sia sulla strada che risalendo il corso del Simeto
Convegno, offrendomi così l’occasione per un ritorno a Centuripe e alla sua com-
plessa problematica archeologica. collegava Catania con la costa settentrionale dell’isola (la via
2
I legami tra i Centuripini, i Romani e i Lanuvini sono documentati oltre che Catania-Termini degli Itinerari romani), sia sul percorso che
dalle fonti storiche anche da una nota iscrizione rinvenuta a Centuripe ed edita da aggirava da Nord il massiccio dell’Etna lungo la valle dell’Al-
G. Manganaro, Un Senatusconsultum in greco dei Lanuvini e il rinnovo della cogna-
tio con i Centuripini, « RendAccNapoli », xxxviii, 1963, pp. 51-64. Sull’attività degli cantara, da Taormina verso la parte centrale dell’isola. 7 La posi-
aratores centuripini e sui rapporti di Centuripe con Roma si rimanda all’esauriente zione del colle era tale da controllare anche la via che conduceva
trattazione in Patanè 2002.
3
da Nord a Sud verso i campi leontini. 8
P. Orsi, Relazione preliminare sulle scoperte archeologiche avvenute nel sud-est
della Sicilia nel biennio 1/2 1905-1/2 1907, « NSc », 1907, pp. 491-494 ; P. Orsi, Reli-
6
quie di Centuripe Sicula, « mdai(r) », 1909, 90-99 ; P. Orsi, Sepolcri siculi di Centuripe, Vedi il contributo di R. Patanè in questo stesso volume.
7
« bpi », xxxix, 1913, pp. 92-98 (d’ora in poi Orsi 1913). G. Bejor, Tucidide 7,32 e le vie dià Sikelòn nel settentrione della Sicilia, « asnp »,
4
G. Libertini, Centuripe, Catania, 1926 (d’ora in poi Libertini 1926). iii, 3, pp. 741-765.
5 8
F. Ansaldi, Memorie storiche di Centuripe, Catania, 1871 (riedizione a cura di P. D. Adamesteanu, Note su alcune vie siceliote di penetrazione, « Kokalos », viii,
Cacia, Catania, 1981). 1962, pp. 199-209.
194 massimo frasca
Ancora in età imperiale Centuripe fu una delle più ricche città
dell’interno della Sicilia, come testimoniano tra l’altro i monu-
menti visibili ancora all’interno della città ed oggetto di ammi-
razione sin dal ’700 da parte di eruditi e viaggiatori, dal Principe
di Biscari all’Houel che ne ha lasciato alcune riproduzioni.
Al Castello di Corradino (Fig. 3) posto sulla propaggine me-

Fig. 2. Centuripe. Il vallone Difesa. Sullo sfondo, oltre la valle del


Simeto, l’Etna.

Tale posizione, altamente strategica, fu certamente all’origine


del formarsi del primo agglomerato sul colle verso la fine del-
l’viii secolo a.C., allorquando lo stanziamento dei coloni greci
lungo la costa suscitò nel mondo indigeno una sorta di sinecismo
spontaneo con l’aggregazione dei piccoli nuclei dislocati nel ter-
ritorio in siti strategicamente ubicati e naturalmente difesi. A Fig. 3. Centuripe. Veduta del Corradino.
Centuripe, i contatti precoci con i Greci sono resi evidenti dai
materiali importati presenti nei corredi della necropoli indigene ridionale, un mausoleo a pianta quadrata di età imperiale ; alla
poste sui fianchi del colle. 1 Dogana (Fig. 4), altra tomba monumentale a pianta rettango-
Della Centuripe indigena si conosce poco. I dati che posse- lare fino ai Bagni del vallone omonimo (Fig. 5), ritenuti da al-
diamo provengono esclusivamente dai ricchi corredi delle tom- cuni un Ninfeo e da altri un edificio termale – tutti monumenti
be di contrada Piano Capitano nel vallone Gelso, 2 di contrada già noti nel settecento – si è aggiunto, a seguito degli scavi del
Casino nel vallone Difesa 3 e di contrada Madonna. 4 Si tratta, Libertini negli anni 1950-51, il grande complesso di carattere
come di norma nelle altre necropoli indigene dell’isola, di tom- pubblico nell’ex Mulino Barbagallo (Fig. 6) in cui, per il rin-
be scavate nel tenero banco di arenaria nei fianchi del colle ed
utilizzate per lunghi periodi dalla fine dell’viii secolo fino al iv
secolo a.C. Nessun dato si ha sull’abitato indigeno che doveva
sorgere – come la città moderna – sulla sommità del colle.
Centuripe manterrà a lungo la sua fisionomia di città sicula :
ancora alla fine del v secolo Tucidide la definisce sikelikon poli-
sma. Ed anche da quello che si può giudicare dagli usi funerari e
dalla cultura materiale, in particolare dalla ceramica, Centuripe
conserva i tratti della cultura indigena più a lungo di altri centri,
nonostante gli intensi rapporti con le città greche e con Catania
in particolare, evidenziati dall’alto numero di vasi di produzione
greca presenti nei corredi.

Una cesura nelle vicende storiche e culturali della città si ha con


la probabile immissione di nuovi coloni provenienti dalla Gre-
cia operata da Timoleonte negli ultimi decenni del iv secolo. 5
Centuripe, perduta in parte l’originaria popolazione indigena,
entra nel novero delle città ellenistiche gravitanti nell’orbita si- Fig. 4. Centuripe. La Dogana riprodotta da J. Houel.
racusana.
Il conflitto tra Ottaviano e Sesto Pompeo segna un’altra im-
portante svolta nella storia di Centuripe. Strabone 6 accenna alla
riorganizzazione urbana della città da parte di Ottaviano Augusto
per ripagare la città delle sofferenze subite per la sua scelta di resi-
stere a Sesto Pompeo. Dal contributo di R. Patanè in questo con-
vegno si può osservare come questo dato può trovare significati
riscontri nella documentazione archeologica più recente.
1
V. La Rosa, Per il problema della ceramica di produzione siceliota, in Insediamenti
coloniali greci, Atti ii Riunione Scientifica Scuola di Perfezionamento in Archeologia
Classica dell’Università di Catania (Siracusa 1976), Palermo, 1978, pp. 64-68.
2
Per le campagne di scavi nella necropoli di Piano Capitano, vedi G. Rizza,
Scavi e scoperte a Centuripe nell’ultimo cinquantennio, in Scavi e ricerche a Centuripe,
ed. G. Rizza, Catania, 2002, pp. 21-25 (d’ora in poi Rizza 2002).
3
Orsi 1913.
4
G. Libertini, Centuripe. Rinvenimento di una tomba arcaica, « NSc », 1952, pp.
332-341.
5
R. Patanè, Timoleonte a Centuripe e ad Agira, « CronA », xxxi, 1992, pp. 67-
82. 6
Strabone vi, 4, 272C. Fig. 5. Centuripe. Il vallone Bagni con l’edificio romano.
centuripe ellenistica. il quadro generale 195
al i sec. d.C. Un’altra fornace (Fig. 7) è stata messa in luce e
6

parzialmente distrutta dall’ampliamento della strada provinciale


che percorre il vallone Difesa nei pressi della necropoli di con-
trada Casino. 7 La fornace fa parte di un vasto complesso che
attende ancora di essere scavato.

Fig. 6. Centuripe. Veduta dei ruderi dell’ex Mulino Barbagallo.

venimento di un’iscrizione e di diverse statue marmoree della


famiglia imperiale, si ritiene vada collocata la sede del Collegio
degli Augustali. 1
Fig. 7. Centuripe. La fornace del vallone Difesa.
Centuripe ellenistica
Anche per quel che riguarda l’urbanistica e l’architettura i dati fin
Passando ad esaminare la documentazione disponibile su Cen-
qui pubblicati non sono soddisfacenti. La città moderna utilizza
turipe in età ellenistica, dobbiamo innanzitutto osservare come la sommità del colle e le sue pendici, adattandosi alla confor-
il quadro che se ne ricava sia insoddisfacente e solo in parte mazione naturale del sito con stradine tortuose che raccordano
modificato dai nuovi rinvenimenti. le abitazioni poste sul dislivello naturale. La viabilità principale
Per quel che riguarda l’ubicazione e l’estensione dell’abitato, della città moderna, edificata dal conte Moncada nel 1548 dopo
gli unici dati su cui possiamo fondarci sono quelli ricavabili dalla tre secoli di abbandono, è sostenuta da due strade sulla sommità
dislocazione delle necropoli e dagli impianti artigianali che si del colle che seguono l’andamento arcuato dei suoi margini est
trovavano presso di esse, al di fuori dell’abitato. ed ovest. Non vi sono dati per affermare che questi assi pote-
Le necropoli ellenistiche sono ubicate in zone in parte uti- vano segnare la viabilità principale anche della città antica. Il
lizzate come aree sepolcrali già in età arcaica. La necropoli più lungo abbandono dal sito dal xiii secolo al xvi secolo potrebbe
estesa è quella di contrada Casino nel vallone Difesa ad Est, sca- aver segnato una profonda frattura nella continuità dei percorsi
vata a più riprese dall’Orsi e dal Libertini con il rinvenimento di stradali. Tuttavia, la presenza di ruderi della città antica ricorda-
centinaia di tombe che attendono ancora di essere pubblicate. La ti dai visitatori del 500 e la particolare conformazione del colle
necropoli era già utilizzata nell’età del ferro con insoliti sepolcri possono aver determinato una continuità dei tracciati, peraltro
“a circolo di pietre” destinate ad inumazioni plurime. 2 resi quasi obbligati dalla orografia del colle.
Un’altra vasta necropoli largamente saccheggiata dagli sca- Per l’edilizia pubblica, sono state formulate ipotesi sulla col-
vatori clandestini si trova a Nord-Est nel Vallone Gelso in locazione del ginnasio ricordato da Cicerone nella parte alta del
contrada Piano Capitano ed è stata scavata da G. Rizza e dai vallone Difesa, in prossimità dell’area a destinazione pubblica
suoi collaboratori dell’Istituto di Archeologia dall’Università di di età romana individuata nelle strutture superstiti presso l’ex
Catania tra il 1968 e il 1979. 3 Anche in questo caso l’area era Mulino Barbagallo. 8 Anche per l’edilizia sacra disponiamo sol-
già stata utilizzata come necropoli a partire dall’viii secolo a.C. tanto di ipotesi sull’esistenza di un santuario dedicato a Demetra
Sia nella necropoli di contrada Casino come nella necropoli di e Kore ubicato nella parte centrale del colle, dove ora sorge il
Piano Capitano sono comuni i sepolcri ellenistici a fossa con so- Duomo. 9
vrastruttura a gradoni, i cosiddetti epitymbia, tipo di architettura
tombale per il quale sono stati visti rapporti con l’Egitto nelle La “casa” ellenistica di Monte Calvario
necropoli di Hadra e Sciatbi. 4
Altre necropoli ellenistiche sono localizzate nel Piano Pozzi a Diversa la situazione per quel che riguarda l’edilizia priva-
Sud-Est, in contrada Biliuzzo a Nord-Ovest e nel vallone Bagni ta e per cui disponiamo di un interessante, quanto enigmatico,
a Nord. 5 edificio ubicato alle pendici del Monte Calvario.
Al di fuori dell’abitato, nelle immediate vicinanze della ne- Nel 1902 l’Orsi segnalò la scoperta non lontano dai ruderi
della Panneria dei resti di un edificio con affreschi e mosaici.
cropoli di Piano Capitano gli scavi di G. Rizza hanno riportato
L’edificio fu scavato qualche anno dopo, nel 1907, dalla Soprin-
in luce un’officina di vasai che in parte riutilizzava precedenti tendenza di Siracusa che ne diede una sistemazione provviso-
tombe a camera. Due tombe di età romana e i materiali rinvenuti ria proteggendo i ruderi con una tettoia. Lo scavo fu ripreso ed
indicano che l’officina fu attiva per un lungo periodo dal iv fino ampliato dal Libertini in occasione della pubblicazione della sua
1
monografia su Centuripe nel 1926. 10
Rizza 2002. L’edificio non fu indagato interamente ; di esso furono in-
2
Orsi 1913 ; G. Libertini, Centuripe. Scavi nella necropoli in contrada Casino,
« NSc », 1947, pp. 259-311 ; R. M Albanese Procelli, Sicani, Siculi, Elimi. Forme di dividuati in totale 7 ambienti, nuovamente interrati dopo lo
identità, modi di contatto e processi di trasformazione, Milano, 2003, p. 64.
3 6
Rizza 2002. Rizza 2002, pp. 29-36, con bibliografia precedente.
4 7
N. Bonacasa, Per una revisione della cultura figurativa ellenistica in Sicilia, in Rizza 2002, p. 36 sg.
8
Magna Grecia e Sicilia. Stato degli studi e prospettive di ricerca, Atti dell’incontro di F. Coarelli, M. Torelli, Guide archeologiche Laterza, Sicilia, Bari, 1984 (d’ora
studi (Messina 1996), edd. M. Barra Bagnasco, E. De Miro, A. Pinzone, Messina, in poi Coarelli-Torelli 1984), p. 344 sg. ; Patanè 2002.
5 9 10
1999, p. 263 sg. Patanè 2002. Patanè 2002. Libertini 1926, p. 52 sgg.
196 massimo frasca
scavo. Seri limiti si pongono pertanto alla piena comprensione grandi riquadri rettangolari di colori diversi (rosa e nero alter-
dell’edificio ed ogni discussione deve essere necessariamente nati) che facevano da sfondo per delle figure ; di esse al momen-
basata sulla descrizione fornita dal Libertini che ne ha data una to della scoperta si conservava traccia di una figura maschile con
pianta schematica (Fig. 8). calzari. Il vano era fornito di un pavimento in opus signinum con
I sette ambienti di cui abbiamo notizia erano costruiti con squame e meandro (Fig. 10).

Fig. 8. Pianta della “casa” ellenistica (da Libertini 1926).

conci di piccole dimensioni ed erano disposti con orientamento


est-ovest sfruttando il declivio naturale del colle. Dalla pianta
e dalle indicazioni del Libertini l’edificio sembrerebbe definito
solo sul lato ovest. Non ne conosciamo l’estensione sul lato est,
probabilmente posto su un livello più basso – dove almeno un
Fig. 10. Disegno del pavimento del vano i e dell’ingresso al vano v
altro ambiente sembra esser stato intercettato negli scavi del (da Libertini 1926).
1907 – ed incompleto sul lato nord, dove furono visti – ma non
scavati interamente – due ambienti.
L’edificio presenta una pianta simmetrica con triplice ordine Dal vano i si poteva infatti accedere a tutti gli altri ambienti
di stanze, di cui quello centrale si spinge più in profondità verso dell’edificio. A Nord e a Sud si fronteggiavano gli ingressi del
occidente. vano ii, di forma rettangolare e di dimensioni leggermente più
Il raccordo dei tre assi era costituito dal vano i. Si tratta di piccole e a Sud l’ingresso del vano iii di forma quadrata e delle
una stanza quadrata di m 5 per lato decorata da una zoccolatura stesse dimensioni del vano i. Anche di questo vano si conserva-
costituita da cancellata dipinta a losanghe (Fig. 9) e tracce di va parte della decorazione parietale formata da ortostati imitanti
il marmo posti sopra uno zoccolo grigio, su cui si sovrapponeva
una cornice composta da fasce di rettangoli orizzontali, di colore
giallo e verde alternati.
Un terzo ingresso, più ampio ed enfatizzato dalla presenza

Fig. 11. Decorazione parietale dell’ingresso al vano v


Fig. 9. Decorazione parietale del vano i (da Libertini 1926). (da Libertini 1926).
centuripe ellenistica. il quadro generale 197

Fig. 12. Decorazione parietale lungo la sezione dell’edificio (da Libertini 1926).

di due semicolonne che lo fiancheggiavano, consentiva l’acces- prattutto nella parete di fondo dove era una nicchia (profonda
so dal vano i a quella che appare essere la parte più importante 82 cm, larga 65 e alta 1,42).
dell’edificio per la sua posizione centrale e per le sue dimensioni, Nella fascia di base è raffigurato un drappeggio pendente da
formata dalla successione di due ambienti rettangolari. L’ingres-
so avveniva attraverso un piccolo andito con parete decorata da
una zoccolatura con meandro (Fig. 11) e fornito di un pavimen-
to in signino a reticolo.
I due ambienti avevano dimensioni diverse ; il primo, vano
v, più grande (m 4,89 x 3,63) era decorato come il vano iii da
ortostati marmorei su uno zoccolo grigio, con al di sopra una
fascia di rettangoli ; il secondo, il vano vi, il più interno dell’in-
tero edificio, aveva forma analoga ma dimensioni minori. Dalla
descrizione del Libertini e da una sezione prospettica pubblicata
dallo stesso Libertini (Fig. 12) è possibile avere un’idea della
decorazione della parete sud di questo ambiente. Non sappiamo
però se la decorazione si ripeteva identica nelle altre pareti e so- Fig. 13. Decorazione parietale del vano vi (da Libertini 1926).

Fig. 14. Siracusa, Museo di terracotta Regionale “Paolo Orsi”. Satiri-telamoni e menadi-cariatidi in terracotta.
198 massimo frasca
una zoccolatura grigia sormontata da una doppia cornice imi- questa stanza con il vano ii, ma non appare chiaro quale fosse la
tante marmi policromi, su cui si impostano quattro colonnine stanza con mosaico non più esistente che doveva trovarsi nella
scanalate : tre di esse poggiano su una base, la quarta diretta- parte antistante.
mente sulla cornice ; negli intercolunni sono pannelli di marmo Difficile l’interpretazione dell’edificio (Fig. 15). Libertini lo
variegato tranne nell’ultimo di destra dove Libertini ipotizzava riteneva un’abitazione, proponendo un’identificazione dei sin-
la rappresentazione di un’apertura (Fig. 13). goli ambienti che però non trova precisi riscontri nelle norma-
Gli altri due vani individuati dal Libertini, ma non scavati li abitazioni ellenistiche o romane. Proponeva di identificare il
interamente, erano in connessione con i due vani posti lateral- vano I per la posizione centrale in un atrio ; escludeva di poter
mente al vano i. A sud dal vano iii si accedeva ad un piccolo vedere nella sala successiva (vano v) il tablino, in quanto di di-
ambiente rettangolare orientato in senso nord-sud, il vano iv, (m mensioni modeste e non aperto su una veranda o peristilio, pro-
2 x1,50) con pareti decorate da conci imitanti il marmo, sormon- ponendo una sua identificazione con l’andron ; nella stanza suc-
tati da una fascia di losanghe bianche e nere oblique. cessiva, la più riposta dell’edificio, riconosceva il thalamos. Nel
Dal vano ii si accedeva ad un ambiente non del tutto scavato, vano iii ravvisava un triclinio e nella piccola stanza adiacente
la cui parete nord era costituita dalla roccia naturale (vano vii). un cubicolo. Nel lato settentrionale, infine, la per la mancanza di
La decorazione pittorica delle stanze era arricchita da stuc- decorazioni ipotizzava la presenza della cucina e di altri ambienti
chi. Problematica resta l’esatta collocazione delle due coppie di di servizio.
satiri-telamoni e menadi-cariatidi di terracotta (Fig. 14) trovati Le proposte del Libertini non appaiono convincenti ; in
in frammenti nel corso degli scavi eseguiti nel 1907 e che si sup- particolare lascia perplessi l’identificazione dei due ambienti
pone dovessero sostenere gli architravi di due porte. Il Libertini centrali con un andron e un thalamos. La successione dei due
riferisce la testimonianza dell’ispettore onorario dell’epoca Lui- ambienti, con l’ingresso enfatizzato e monumentalizzato dalle
gi Campagna che constatò personalmente il luogo di giacitura : due semicolonne, la nicchia sul fondo e la stessa particola-
due si trovavano « in una prima stanza adorna di un pavimento re decorazione pittorica dell’ambiente più occidentale, per la
a mosaico e che ora non esiste più e le altre due in una seconda quale sono stati avanzati confronti con gli affreschi del sacel-
stanza a sinistra di chi entra con la prima » ; 1 il Libertini identifica lo repubblicano sottostante il Capitolium di Brescia, hanno
1
Libertini 1926, p. 63. indotto gli studiosi a ricercare una diversa interpretazione

Fig. 15. Assonometria della “casa” ellenistica (dis. di E. Castiglione, da Patanè).


centuripe ellenistica. il quadro generale 199

Fig. 18. Catania. Decorazione parietale di un’abitazione all’interno del


chiostro occidentale dell’ ex Monastero dei Benedettini.

Fig. 16. Catania, ex Monastero dei Benedettini. Veduta del quartiere Senza entrare nel merito dei dati esposti nel contributo del
ellenistico-romano. collega Patanè, osserviamo come l’entità e la qualità dei rinve-
nimenti di Centuripe non siano ancora tali da consentire con-
siderazioni definitive nella ricerca di confronti per le soluzioni
urbanistiche adottate dai Centuripini. Una ricerca in tal senso
però, secondo noi, non può prescindere dall’esame della real-
tà rappresentata da Catania, città munita di un ottimo porto e
nella cui orbita Centuripe ha da sempre gravitato. Di Catania
fino a non molto tempo fa si conoscevano soltanto gli importanti
edifici romani, l’anfiteatro, i due teatri, le numerose terme, ma
nulla della città greca che si riteneva irrimediabilmente sepolta
dalle lave dell’Etna. Gli scavi eseguiti nei decenni scorsi sulla
collina di Montevergine sui cui sorge il Monastero settecentesco
dei Benedettini (Fig. 16), a ragione ritenuta l’acropoli della città
antica, hanno modificato sensibilmente lo stato dei fatti.
Tutta la collina di Montevergine era occupata in età ellenisti-
ca da un quartiere residenziale impiantato nella prima metà del
Fig. 17. Catania. Decorazione parietale di un’abitazione nel cortile orien- iii secolo a.C. ed utilizzato, con rifacimenti e adattamenti inter-
tale dell’ ex Monastero dei Benedettini. ni, per un lungo periodo fino ai primi secoli dell’impero, quando
gran parte dell’area fu destinata ad ospitare edifici di carattere
dell’edificio, come quella della probabile sede di una corpo- pubblico. 2 Le abitazioni erano fornite di pavimenti in signino e
razione. 1 avevano le pareti decorate da imitazioni delle crustae marmoree.
L’incompletezza delle indagini effettuate, che non hanno messo In un caso, in un piccolo ambiente porticato, la zona inferiore
in luce l’intera planimetria del complesso, e soprattutto l’assoluta raffigurava una transenna di canne (Fig. 17) che richiama, an-
mancanza di dati di scavo (mancano del tutto i dati stratigrafici e cor più di quella della stanza III di Centuripe, la balaustra dei
non si dispone neanche di un frammento di ceramica proveniente viridaria delle case pompeiane. In un altro ambiente rinvenuto
dallo scavo) inducono alla cautela per una soluzione definitiva del all’interno del Monastero, il motivo del drappeggio della stanza
problema della destinazione dell’edificio. Cautela che deve essere vi di Centuripe ritorna nella riproduzione di una tovaglia (Fig.
mantenuta anche per quel che riguarda la cronologia, stabilita nei 18) che pende da una tavola imbandita. 3
primi decenni del i secolo a.C. esclusivamente sulla base dello L’immagine che deriva dagli scavi sulla collina dei Benedetti-
stile delle pitture e dei telamoni in terracotta, confrontati con i ni di Catania è quella di un quartiere in cui le abitazioni, addos-
telamoni delle terme del foro di Pompei. sandosi l’una all’altra su livelli diversi, superavano le difficoltà
Dunque, un edificio di difficile identificazione e di cronologia dettate dall’orografia del colle, con soluzioni di indubbi effetti
incerta disposto sulle pendici del colle probabilmente su più ter- scenografici. Tutto ciò non può non richiamare la situazione che
razze con effetti scenografici, come nel caso di altri edifici cen- si va delineando a Centuripe.
turipini. 2
M. Frasca, Sull’urbanistica di Catania in età greca, in Damarato. Studi di Anti-
chità classica offerti a Paola Pelagatti, Milano, 2000, pp. 119-125.
1
Coarelli-Torelli 1984, p. 247. 3
M. G. Branciforti, in Studi in onore di Ernesto De Miro, Roma, 2003.
composto, in carattere fournier monotype,
impresso e rilegato in italia dalla
accademia editoriale ® , pisa · roma

*
Ottobre 2006

(cz2/fg13)

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