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1.
UNIVERSITÀ DI PERUGIA
spoleto
c omplesso monumentale di s. nic olò
5- 7 novembre 2004
a cura di
massimo osanna e mario torelli
ROMA
EDIZI ONI DELL’ATENEO
2006
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www.libraweb.net
isbn 88-8476-104-2
SOMMARIO
Fig. 12. Decorazione parietale lungo la sezione dell’edificio (da Libertini 1926).
di due semicolonne che lo fiancheggiavano, consentiva l’acces- prattutto nella parete di fondo dove era una nicchia (profonda
so dal vano i a quella che appare essere la parte più importante 82 cm, larga 65 e alta 1,42).
dell’edificio per la sua posizione centrale e per le sue dimensioni, Nella fascia di base è raffigurato un drappeggio pendente da
formata dalla successione di due ambienti rettangolari. L’ingres-
so avveniva attraverso un piccolo andito con parete decorata da
una zoccolatura con meandro (Fig. 11) e fornito di un pavimen-
to in signino a reticolo.
I due ambienti avevano dimensioni diverse ; il primo, vano
v, più grande (m 4,89 x 3,63) era decorato come il vano iii da
ortostati marmorei su uno zoccolo grigio, con al di sopra una
fascia di rettangoli ; il secondo, il vano vi, il più interno dell’in-
tero edificio, aveva forma analoga ma dimensioni minori. Dalla
descrizione del Libertini e da una sezione prospettica pubblicata
dallo stesso Libertini (Fig. 12) è possibile avere un’idea della
decorazione della parete sud di questo ambiente. Non sappiamo
però se la decorazione si ripeteva identica nelle altre pareti e so- Fig. 13. Decorazione parietale del vano vi (da Libertini 1926).
Fig. 14. Siracusa, Museo di terracotta Regionale “Paolo Orsi”. Satiri-telamoni e menadi-cariatidi in terracotta.
198 massimo frasca
una zoccolatura grigia sormontata da una doppia cornice imi- questa stanza con il vano ii, ma non appare chiaro quale fosse la
tante marmi policromi, su cui si impostano quattro colonnine stanza con mosaico non più esistente che doveva trovarsi nella
scanalate : tre di esse poggiano su una base, la quarta diretta- parte antistante.
mente sulla cornice ; negli intercolunni sono pannelli di marmo Difficile l’interpretazione dell’edificio (Fig. 15). Libertini lo
variegato tranne nell’ultimo di destra dove Libertini ipotizzava riteneva un’abitazione, proponendo un’identificazione dei sin-
la rappresentazione di un’apertura (Fig. 13). goli ambienti che però non trova precisi riscontri nelle norma-
Gli altri due vani individuati dal Libertini, ma non scavati li abitazioni ellenistiche o romane. Proponeva di identificare il
interamente, erano in connessione con i due vani posti lateral- vano I per la posizione centrale in un atrio ; escludeva di poter
mente al vano i. A sud dal vano iii si accedeva ad un piccolo vedere nella sala successiva (vano v) il tablino, in quanto di di-
ambiente rettangolare orientato in senso nord-sud, il vano iv, (m mensioni modeste e non aperto su una veranda o peristilio, pro-
2 x1,50) con pareti decorate da conci imitanti il marmo, sormon- ponendo una sua identificazione con l’andron ; nella stanza suc-
tati da una fascia di losanghe bianche e nere oblique. cessiva, la più riposta dell’edificio, riconosceva il thalamos. Nel
Dal vano ii si accedeva ad un ambiente non del tutto scavato, vano iii ravvisava un triclinio e nella piccola stanza adiacente
la cui parete nord era costituita dalla roccia naturale (vano vii). un cubicolo. Nel lato settentrionale, infine, la per la mancanza di
La decorazione pittorica delle stanze era arricchita da stuc- decorazioni ipotizzava la presenza della cucina e di altri ambienti
chi. Problematica resta l’esatta collocazione delle due coppie di di servizio.
satiri-telamoni e menadi-cariatidi di terracotta (Fig. 14) trovati Le proposte del Libertini non appaiono convincenti ; in
in frammenti nel corso degli scavi eseguiti nel 1907 e che si sup- particolare lascia perplessi l’identificazione dei due ambienti
pone dovessero sostenere gli architravi di due porte. Il Libertini centrali con un andron e un thalamos. La successione dei due
riferisce la testimonianza dell’ispettore onorario dell’epoca Lui- ambienti, con l’ingresso enfatizzato e monumentalizzato dalle
gi Campagna che constatò personalmente il luogo di giacitura : due semicolonne, la nicchia sul fondo e la stessa particola-
due si trovavano « in una prima stanza adorna di un pavimento re decorazione pittorica dell’ambiente più occidentale, per la
a mosaico e che ora non esiste più e le altre due in una seconda quale sono stati avanzati confronti con gli affreschi del sacel-
stanza a sinistra di chi entra con la prima » ; 1 il Libertini identifica lo repubblicano sottostante il Capitolium di Brescia, hanno
1
Libertini 1926, p. 63. indotto gli studiosi a ricercare una diversa interpretazione
Fig. 16. Catania, ex Monastero dei Benedettini. Veduta del quartiere Senza entrare nel merito dei dati esposti nel contributo del
ellenistico-romano. collega Patanè, osserviamo come l’entità e la qualità dei rinve-
nimenti di Centuripe non siano ancora tali da consentire con-
siderazioni definitive nella ricerca di confronti per le soluzioni
urbanistiche adottate dai Centuripini. Una ricerca in tal senso
però, secondo noi, non può prescindere dall’esame della real-
tà rappresentata da Catania, città munita di un ottimo porto e
nella cui orbita Centuripe ha da sempre gravitato. Di Catania
fino a non molto tempo fa si conoscevano soltanto gli importanti
edifici romani, l’anfiteatro, i due teatri, le numerose terme, ma
nulla della città greca che si riteneva irrimediabilmente sepolta
dalle lave dell’Etna. Gli scavi eseguiti nei decenni scorsi sulla
collina di Montevergine sui cui sorge il Monastero settecentesco
dei Benedettini (Fig. 16), a ragione ritenuta l’acropoli della città
antica, hanno modificato sensibilmente lo stato dei fatti.
Tutta la collina di Montevergine era occupata in età ellenisti-
ca da un quartiere residenziale impiantato nella prima metà del
Fig. 17. Catania. Decorazione parietale di un’abitazione nel cortile orien- iii secolo a.C. ed utilizzato, con rifacimenti e adattamenti inter-
tale dell’ ex Monastero dei Benedettini. ni, per un lungo periodo fino ai primi secoli dell’impero, quando
gran parte dell’area fu destinata ad ospitare edifici di carattere
dell’edificio, come quella della probabile sede di una corpo- pubblico. 2 Le abitazioni erano fornite di pavimenti in signino e
razione. 1 avevano le pareti decorate da imitazioni delle crustae marmoree.
L’incompletezza delle indagini effettuate, che non hanno messo In un caso, in un piccolo ambiente porticato, la zona inferiore
in luce l’intera planimetria del complesso, e soprattutto l’assoluta raffigurava una transenna di canne (Fig. 17) che richiama, an-
mancanza di dati di scavo (mancano del tutto i dati stratigrafici e cor più di quella della stanza III di Centuripe, la balaustra dei
non si dispone neanche di un frammento di ceramica proveniente viridaria delle case pompeiane. In un altro ambiente rinvenuto
dallo scavo) inducono alla cautela per una soluzione definitiva del all’interno del Monastero, il motivo del drappeggio della stanza
problema della destinazione dell’edificio. Cautela che deve essere vi di Centuripe ritorna nella riproduzione di una tovaglia (Fig.
mantenuta anche per quel che riguarda la cronologia, stabilita nei 18) che pende da una tavola imbandita. 3
primi decenni del i secolo a.C. esclusivamente sulla base dello L’immagine che deriva dagli scavi sulla collina dei Benedetti-
stile delle pitture e dei telamoni in terracotta, confrontati con i ni di Catania è quella di un quartiere in cui le abitazioni, addos-
telamoni delle terme del foro di Pompei. sandosi l’una all’altra su livelli diversi, superavano le difficoltà
Dunque, un edificio di difficile identificazione e di cronologia dettate dall’orografia del colle, con soluzioni di indubbi effetti
incerta disposto sulle pendici del colle probabilmente su più ter- scenografici. Tutto ciò non può non richiamare la situazione che
razze con effetti scenografici, come nel caso di altri edifici cen- si va delineando a Centuripe.
turipini. 2
M. Frasca, Sull’urbanistica di Catania in età greca, in Damarato. Studi di Anti-
chità classica offerti a Paola Pelagatti, Milano, 2000, pp. 119-125.
1
Coarelli-Torelli 1984, p. 247. 3
M. G. Branciforti, in Studi in onore di Ernesto De Miro, Roma, 2003.
composto, in carattere fournier monotype,
impresso e rilegato in italia dalla
accademia editoriale ® , pisa · roma
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Ottobre 2006
(cz2/fg13)
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