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Quaderni

dell’Antiquarium

III

Torre del Monumento

1
Comitato scientifico

Luca Alessandri
Gemma Carafa Jacobini
Laura Chioffi
Maria De Francesco
Michelangelo La Rosa
Gijs Tol

Il Sindaco
Alessandro Coppola

L’Assessore alla Cultura


Camilla Ludovisi

Il Dirigente area I
Margherita Camarda

Stampato da
Tipografia Tofani
Nettuno

Novembre 2020

2
Con molto piacere introduco questa terza edizione dei
quaderni dell’Antiquarium che questa volta trattano un tema
diverso dalle precedenti edizioni.
Questo terzo quaderno, infatti, si focalizza su un
monumento funerario distante dal centro della città, a volte
dimenticato, ma spesso oggetto di studio ed indagini.
Con questo quaderno si intende valorizzare un monumento
fuori dai canonici circuiti di visita, riscoprendolo come
patrimonio unico del nostro territorio, che sicuramente
necessita di un’intesa attività di riqualificazione. Questa
pubblicazione vuole esserne un punto di partenza.
L’attività di studio e di riscoperta di luoghi distanti dal
centro merita di essere promossa, anche e soprattutto per avere
un’idea più completa della storia della nostra Città.
Ringrazio la Direttrice del museo Antiquarium Prof.ssa
Maria De Francesco, il suo staff, l’Ufficio Cultura e la
dirigenza dell’Area I del Comune di Nettuno per il lavoro
svolto per queste tre edizioni dei Quaderni e confido nella
realizzazione di ulteriori edizioni, con l’obiettivo di dare
ancora più visibilità alle bellezze, ai reperti ed ai monumenti
del nostro territorio.

Il Sindaco della Città di Nettuno


Alessandro Coppola

3
Sono orgogliosa di presentare, in questo terzo numero dei
“Quaderni dell’Antiquarium” lo studio della mia
collaboratrice, dott.ssa Arianna Ciarla, su Torre del
Monumento. Io so quanto tempo e quanta fatica le sia costato
e con quanta passione lo abbia portato avanti. Il lavoro
completo, del quale qui possiamo apprezzare una sintesi, è
stato oggetto della sua Tesi Magistrale circa un anno fa e le ha
procurato il massimo riconoscimento con la lode.
Torre del Monumento, in contrada Cadolino, è una
possente struttura funeraria, elevata sul percorso che in età
romana collegava il territorio di Nettuno ai Colli Albani. La
costruzione è stata per centinaia di anni un faro nell’immensa
ed impenetrabile foresta conosciuta come “selva di Nettuno” e
per questo sempre presente nelle mappe antiche e nella
moderna cartografia. Il monumento funerario ha suscitato
l’interesse di molti studiosi negli ultimi secoli, a partire dal
Volpi (1700), che lo hanno descritto e disegnato e, in alcuni
casi, hanno proposto una ricostruzione. L’acquisto dell’area da
parte del Comune di Nettuno fu avviato nel 1997, su proposta
dell’allora Direttore Tecnico dell’Antiquarium, Arnaldo
Liboni, mentre l’acquisizione definitiva del terreno (circa
1.000 mq) avvenne il 29 ottobre 2001 (Rep. n. 8366, anno
2001. “Comune di Nettuno. Contratto di compravendita per
l’acquisizione di terreno con sovrastante immobile detto
“Torre del Monumento”).
Ci si augura che in un prossimo futuro possa essere
approntato un progetto per la realizzazione di un parco
archeologico su questo sito, con foto, disegni e ricostruzioni
degli archeologi nelle varie epoche.

Maria De Francesco

4
Indice

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
Un breve excursus storico-archeologico . . . . . . . . . pag.
Torre del Monumento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
Il contesto epigrafico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag.
Esisteva un tracciato viario nei pressi di Torre del
Monumento? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.

5
Introduzione

Per poter studiare Torre del Monumento è stata approntata


un’analisi autoptica in situ, che ha condotto alla redazione di
un rilievo della pianta del mausoleo. I documenti fotografici
sono stati di notevole aiuto per individuare gli interventi e le
condizioni del mausoleo prima del restauro della
Soprintendenza nel 2004. D’altro canto, le ricognizioni
effettuate tra la primavera e l’autunno del 2019 hanno
consentito di avanzare nuove ipotesi e chiarire alcuni dubbi
che riguardavano l’edificio funerario. Tuttavia, a causa della
presenza di numerose proprietà private non è stato possibile
effettuare un survey per determinare se intorno all’edificio
fossero ancora esistenti emergenze archeologiche, individuate
dall’ex direttore dell’Antiquarium Comunale di Nettuno
Arnaldo Liboni, osservate tra la fine degli anni ’80 del
Novecento e gli inizi del Duemila. Per compensare tale
difficoltà è stato necessario utilizzare foto tratte dall’IGM
dell’Aereonautica Militare italiana datate al 1936 e al 1954,
che hanno permesso di scoprire un tracciato antico che
collegava la Via Selciatella al mausoleo; mentre le
elaborazioni satellitari di Google Maps del 2019 hanno
appurato il totale sconvolgimento del sito e l’impossibilità di
riconoscere le emergenze archeologiche sopracitate. Per
rendere completo lo studio del sito, si è rivelato fondamentale
l’esame di una serie di reperti archeologici, raccolti dal
Groningen Institute of Archaeology (GIA), in una serie di
survey condotti sul sito di Torre del Monumento fra il 2001 e
il 2010. I reperti hanno permesso di datare la struttura e le
attività antropiche in un periodo compreso fra la prima età
imperiale (dalla dinastia giulio-claudia) sino alla caduta
dell’Impero.

6
Un breve excursus storico-archeologico

Torre del Monumento è un monumento funerario situato a


circa 6 km dal centro del Comune di Nettuno, presso il
quartiere di Cadolino. Il territorio del mausoleo oggetto di
questo studio, secondo le indagini del GIA (Groningen
Institute of Archaeology), condotte fra il 2001 e il 2012,
potrebbe essere identificato con il suburbio settentrionale
dell’antica città di Antium1.
Le prime fonti che attestano la presenza di Torre del
Monumento nel territorio di Nettuno in età moderna sono due
carte geografiche: la prima è di Giacomo Filippo Ameti “Il
Lazio con le sue più cospicue strade antiche e moderne e’
principali casali, e tenute di esso” e viene datata al 1693: nella
mappa, Torre del Monumento [Fig. 1] è raffigurata come una
semplice torre medievale2.

Fig. 1 (da AMETI 1693)

1
ATTEMA, DE HAAS, TOL 2011, p. 24; TOL 2012, p.14.
2
AMETI 1693.
7
La seconda pianta è di Giovanni Battista Cingolani
“Topografia dell’Agro Romano”, che venne stampata tra il
1692 e il 1704 [Fig. 2]: anch’egli mostra il monumento
funerario come una torre, dalla quale parte una strada che
collega la campagna alla costa3.

Fig. 2 (da CINGOLANI 1704)

Nel 1726 Giuseppe Rocco Volpi redige l’opera “Vetus


Latium profanum et sacrum”. L’autore descrive con una certa
accuratezza il monumento funerario: “[…] alterum vero
sepulcralis moles mille & quingentis passibus a Neptunio
oppido distans in diverticulo olim Viae Appiae in fundo olim
Gentis Signerae nunc Nunniae sita, utriusque imaginem
accurate expressam hic damus”4. La stampa che il Volpi
3
CINGOLANI 1704.
4
VOLPI 1726, p. 50, TAB. III. “… un altro monumento sepolcrale, distante
1.500 passi dalla città di Nettuno, è situato su un diverticolo della via Appia in
8
utilizza nello studio è incisa da Ridolfino Venuti e pubblicata
in un periodo compreso fra il 1726 e il 1750, successivamente
con una versione del 17715. L’immagine è affiancata da una
breve didascalia: Tab. II “Moles vetustissima mille et
quingentis passibus procul ab Oppido Neptuno sita, quae ab
incolis Turris Monumenti dicitur.” [Fig. 3]6.

Fig. 3 (da VENUTI 1771)

un terreno una volta della famiglia Segneri, ora Nunnia, di ambedue ora diamo
un’immagine accuratamente disegnata”.
5
VENUTI 1771. “Un monumento antichissimo è situato a 1.500 passi dalla città
di Nettuno, il quale è chiamato dagli abitanti Torre del Monumento.
6
Vedi nota 4.
9
Intorno al 1750, il padre gesuita Francesco Eschinardi in
‘Descrizione di Roma e dell’Agro Romano, fatta già ad uso
della carta topografica del Cingolani’ testimonia che: “Un
miglio e mezzo lontano da Nettuno è da vedersi un antico e
curioso Sepolcro con sue colonne, e pilastri, situato nei beni
dei Sig.ri Nunez, per eredità dei Segneri di Nettuno detto dai
Paesani Torre del Monumento, essendo gran disgrazia che vi
manchi il luogo dell’Iscrizione, che è diruto”7.
Nel 1833, Giovanni Battista Rasi in “Documenti in Sommario
al Discorso Istorico sul porto e territorio di Anzio” redige un
rendiconto delle vicende di acquisizione dei terreni della
famiglia Nunez, tra i quali vi era sicuramente Torre del
Monumento: “Un terreno denominato Vigna Segneri della
quantità di rubbia dodici per tanto quanto è a corpo e non a
misura posto nel territorio di Nettuno in vocabolo S. Angelo,
confinante da Levante a Tramontana colla macchia di Nettuno,
detta di Tinozza, da Scirocco con una vigna di Nettuno, e da
Ponente colla strada romana. Il suddetto terreno trovasi
gravato dell’annuo canone di sc. 18 a favore del signor
Pasquale Ricotta, e che scade il dì 25 decembre di ciascun
anno come da istromento per gli atti del Ferruzzo e Ricci
rogato nel dì 17 marzo 1764.” In base alle carte notarili
analizzate da Rasi, sappiamo che al 1764 i terreni attorno alla
città di Nettuno appartengono al duca Filippo Corsini, ed essi
vengono ceduti in uso a diverse famiglie locali. Il nome dei
Ricotta è determinante per la comprensione della successione
dei proprietari di Torre del Monumento, poiché “Torre Ricotta
o Torraccio” 8 era uno dei nomi con il quale era stato
battezzato dai cittadini locali. Si può azzardare l’ipotesi della
successiva cessione della proprietà di Torre del Monumento
nelle mani di Pasquale Ricotta dalla famiglia Nunez, per
volgere il terreno alla produzione di vigneti.
7
ESCHINARDI 1750, pp. 322-323.
8
FOGAGNOLO -VALENTI 2005, p. 109.
10
Per il XIX secolo si hanno maggiori informazioni, Antonio
Nibby nel 1849 scrive che: “Ritornando a Nettuno e
riprendendo la strada diretta di Roma può andarsi ad osservare
un magnifico monumento antico sepolcrale, che volgarmente è
chiamato la Torre del Monumento, o Torraccio. Questo è 3
miglia circa a settentrione di Nettuno, lasciando dopo il primo
miglio la strada romana a sinistra, e seguendo l’andamento di
una via antica di comunicazione, della quale incontransi di
tratto in tratto vestigi, e che probabilmente era quella che
andava a raggiungere l’Appia presso Tres Tabernae, dove
ancora si vede la diramazione. Il monumento appartiene agli
ultimi tempi della repubblica ed è costrutto di un reticolato,
analogo a quello di Astura, con legamenti di tegole alternate
come fu notato in Anzio alla villa Corsini. Esso presenta tre
corpi diversi uno sovrapposto all’altro: il basamento è un gran
dado quadrato di 20 piedi per ogni lato, sul quale sopra un
zoccolo innalzasi una mole rotonda, e sopra questa una specie
di tempietto, pure rotondo, esternamente decorato di mezze
colonne: esso terminava in una calotta, o cupola sferica: tutto
intonacato di stucco in modo da indicare, come se fosse
costrutto di pietre: nel lato occidentale poi, dove passava la
via, rimane ancora la incassatura della iscrizione, che aveva 3
piedi antichi di lunghezza e 2 di altezza. È affatto incognita la
persona, alla quale fu eretto; che se per la costruzione della
mole può dirsi contemporanea di Cicerone, non oserei mai
dire essere di sua figlia Tulliola, da lui tanto amata,
mancandone affatto le prove, anzi dalla serie delle lettere ad
Attico del libro XII, e del libro XIII. potrebbe desumersi il
contrario”9.
Lo studioso descrive con particolare dovizia il monumento,
osservandone i particolari: la presenza di intonaco sul
paramento murario, l’incasso dell’iscrizione sul lato ovest e la

9
NIBBY 1849, pp. 408-409.
11
presenza un antico tracciato di fronte ad essa. La descrizione
di Nibby conferma per una parte i documenti di Rasi sulle
proprietà dei Nunez di Torre del Monumento e della vigna ad
essa inerente10.

Fig. 4 (da ASHBY 1896)

10
RASI 1833, p. 74. “…confinante da Levante a Tramontana colla macchia di
Nettuno, detta di Tinozza, da Scirocco con una vigna di Nettuno, e da Ponente
colla strada romana …”
12
A fine XIX secolo, il 7 aprile 1896, il grande archeologo
Rodolfo Lanciani visita Torre del Monumento ed insieme a
Thomas Asbhy padre e H. F. Pelham11 posa per una foto di
gruppo [Fig. 4], rilasciando successivamente alcuni appunti e
un rilievo del monumento. La foto è un documento prezioso: i
protagonisti sono in posa sul lato nord del monumento, in
quanto come sappiamo da Nibby l’incasso dell’epigrafe era
posto ad ovest. Si può notare che nella parte superiore del
tamburo si erge il terzo corpo di fabbrica accennato da Nibby
ed Eschinardi, di cui rimane una parte della cortina muraria e
una semicolonna. Gli appunti di Lanciani confermano le
descrizioni di Volpi, Eschinardi e Nibby: “…mausoleum
ingens ex opera lateritis-reticulato aevi Hadriani, cum basi
quadrata et superiori parte rotunda. Descripsi et delineavi die
septima aprili a. 1896 in media sylva Neptunensi paulo ultra
tertium lapidem a porta Lanuvina Antii”12. Lanciani nella
Carta [Fig. 5] segnala la presenza di ruderi di notevoli
dimensioni, forse appartenenti ad una villa, situata verso S,
lungo il lato occidentale della strada, ancora sul lato ovest del
monumento vennero visti i resti un acquedotto, che correva
parallelo alla strada, costruito in reticolato e filari di laterizi13.
Anche Giuseppe Tomassetti pubblica, nel 1911, un
resoconto su Torre del Monumento: “Nel territorio di Nettuno
si trova un avanzo così rispettabile che ha conservato il nome
di “torraccio del monumento”. Secondo il Tomassetti, la via
che vide il Nibby nelle vicinanze del monumento era stata
distrutta per farne un breve tratto di selciato. Il monumento era

11
WISEMAN 1986, pp.126, nota 54.
12
LANCIANI Manoscritto 86-1, pp. 280-282. “… un grande sepolcro in reticolato
e laterizio di epoca adrianea, con base quadrata e parte superiore rotonda. Ho
descritto e disegnato il 7 aprile 1896, nella selva di Nettuno, poco oltre il terzo
cippo dalla porta lanuvina di Anzio”.
13
DE ROSSI 1981, p. 102.
13
un dado quadrato di circa 5,85 metri e sormontato dal
tamburo.

Fig. 5 (da LANCIANI 1896)

14
Nel suo studio, Tomassetti pubblica una foto [Fig. 6],
nella quale si nota la presenza di quello che egli identifica
come un tempietto decorato con mezze colonnine laterizie:
“La parte meridionale del monumento è rovinata; la
settentrionale (riprodotta in foto) è conservata, men che
un’enorme breccia è stata aperta un giorno nel tamburo, per
vana ricerca forse di tesori nascosti. Nella parte di ponente si
vede la incassatura del titulus ora scomparso per disgrazia.
[…] Numerosi frantumi di esso stanno attorno e tra questi ho
veduto un bel pezzo di cornice di travertino lunga m. 0,76”14.

Fig. 6 (da TOMASSETTI 1910)

14
TOMASSETTI 1910, pp. 343-345.
15
Fig. 7 (da GIOVANNONI 1943)

16
Gustavo Giovannoni visita per la prima volta Torre del
Monumento nel 1937; tornatovi dopo sette anni per effettuare
un rilievo, di cui pubblica i risultati preliminari nel’43 [Fig. 7],
riscontra eventi di natura distruttiva, sia ad opera umana
(constata infatti che alcuni contadini avevano utilizzato la
breccia nella cortina muraria est come stalla per maiali), sia
per cause naturali: in particolar modo le piante rampicanti
avevano disgregato alcuni tratti della cortina muraria.
Ulteriore danno era avvenuto nel coronamento dell’edificio,
che lo studioso chiama lanterna: all’epoca era ancora
circondata da semicolonne, come avevano già confermato
Eschinardi, Lanciani e Tommasetti, ed era crollata qualche
tempo dopo la prima visita di Giovannoni. Lo studioso
continua la conta dei danni affermando che i limiti della base
non sono più riconoscibili, forse a causa dei crolli o per gli
accumuli di terra che circondano ancora oggi il monumento.
Egli tuttavia ne tenta una ricostruzione: suddivide il
monumento in un primo basamento a pianta quadrata, su cui si
eleva un tamburo a pianta circolare, sul quale si imposta una
“lanterna” a semicolonne come terzo corpo di fabbrica, mentre
a coronamento del monumento ipotizza una cuspide, del tipo
delle tombe monumentali di Sarsina, ma non scarta l’ipotesi
che al posto della cuspide ci fosse un coronamento con un
tetto conico. Giovannoni sostiene che “[…] La struttura in
opera reticolata con filari di mattoni e strati di tufelli
interposti" può essere datata tra la fine del I sec. a.C. e il
principio del I sec. d.C.15
Trent’anni dopo, intorno al 1976, alcuni cittadini locali
fanno un piccolo reportage fotografico sulle condizioni di
Torre del Monumento. In una delle fotografie [Fig. 8] si può
osservare che la vigna che circondava il monumento era stata
sradicata per far posto a coltivazioni agricole (i vigneti

15
GIOVANNONI 1943, p.14-15.
17
vennero sostituiti probabilmente alla metà del ‘900). Il
monumento stesso si trovava in condizioni precarie di
stabilità: all’epoca risultava privo di recinzioni a protezione da
eventuali vandalismi, come conferma il proprietario delle due
fotografie, mentre all’angolo nord-ovest vi cresceva una
quercia che con le radici ne intaccava le fondamenta.

Fig. 8 (foto: Gianni Gregorovich)

18
Nel 1981, Giovanni Maria De Rossi pubblica in
“Ricognizione archeologica. Nuove ricerche per il Lazio”16
uno studio inerente a un tracciato viario che collegava la città
di Lanuvio al litorale di Anzio. De Rossi in ricognizione
presso Torre del Monumento individua a tre metri dallo
spigolo N-O un muro di laterizi affiorante sul terreno, che
ipotizza appartenere ad un altro monumento. Sostiene inoltre
che vi fosse un cunicolo, con paramento reticolato e fodera di
cocciopesto, posto a circa 30 metri ad O del mausoleo, che si
poteva osservare sino a dieci anni prima della redazione dello
studio. Un altro piccolo rudere, forse un sepolcro, era indicato
nella pianta redatta da Lanciani [Fig. 5], che De Rossi utilizza
per il tracciato in analisi, situato a circa 300 m. a S sul lato
occidentale della strada.
Nella stessa ricognizione del 1896, Lanciani trovò resti
di notevoli dimensioni di una villa a non molta distanza dal
mausoleo verso sud e nella stessa direzione vennero
riconosciuti i resti di un piccolo sepolcro a 300 m. lungo il lato
occidentale della strada17. La presenza di più strutture
monumentali funerarie e i resti di una villa possono
confermare l’esistenza di un insediamento, volto allo
sfruttamento agricolo del territorio, databile intorno al I-II sec.
d. C.18. I resti della villa vennero osservati da Arnaldo Liboni
ex direttore dell’Antiquarium di Nettuno, che nel 1989 vide la
totale distruzione di alcuni ambienti mosaicati situati a 10
metri ad est di Torre del Monumento, mentre del secondo
monumento funerario non esiste più nulla.

16
DE ROSSI 1981, pp. 100-103.
17
LANCIANI Carta.
18
DE HAAS 2011, pp. 189-198.
19
Torre del Monumento
Torre del Monumento è un monumento funerario costituito
da tre corpi di fabbrica sovrapposti in muratura ordinaria; gli
elementi si differenziano in: un crepidoma con zoccoli in
laterizi, un dado di base in opus reticulatum e testaceum,
infine un tamburo cilindrico innalzato secondo la stessa fattura
della base. Un quarto corpo di fabbrica che coronava il
tamburo era esistente fino al 1937 e viene identificato come un
monoptero cilindrico chiuso con semicolonne, probabilmente
corinzie, addossate al corpo, come osserva Giovannoni nella
pubblicazione del 194319. Il Venuti e il Giovannoni
sostengono l’esistenza di un quinto corpo: il primo completa il
rilievo con una piccola cupola20, il secondo con una cuspide21.
Uno dei primi elementi architettonici che è necessario
osservare in Torre del Monumento è il crepidoma, posto sotto
la base, che venne edificato in laterizi e tegole con ala a vista.
Questo primo corpo è costituito da tre elementi: due zoccoli e
una modanatura superiore semplice (Fig. 9 e 10).

Fig. 9 e 10 (Primo e secondo zoccolo. Foto


dell’autore)

19
Giovannoni 1943, pp. 14-15
20
Venuti 1771
21
Giovannoni 1943,pp. 14-15
20
Complessivamente il crepidoma ha un’altezza di 1,06 m., di
cui solo 49 cm. sono visibili sul lato ovest, est e sud. In
seguito al saggio di scavo della Soprintendenza nel 2004
presso l’angolo nord-ovest del monumento, si è appurata
l’esistenza del primo zoccolo rivestito da cocciopesto di colore
grigio-rosato e dello spessore di 2 cm. Lo zoccolo in questo
settore ha un’altezza di 57 cm. e una larghezza variabile tra i
11,4 cm. e 9,5 cm.
A causa della presenza di una quercia cresciuta presso
l’angolo nord-ovest del monumento e di un muro che fa da
contrafforte al terrapieno creato dall’albero, le dimensioni del
primo zoccolo sul lato nord e ovest sono minori rispetto al lato
est e sud. Il lato sud ha una lunghezza di 6,55 m., mentre il
lato est risulta pari a 6,50 m. Il lato ovest ha una lunghezza di
4,64 m., mentre il lato nord misura 5,56 m. Il secondo zoccolo
in laterizi si erge sul primo e ha un’altezza di 26 cm. per una
larghezza di 5 cm. nella sezione restaurata. Al di sopra del
secondo zoccolo venne eretta una modanatura in opus
testaceum di soli laterizi che ha un’altezza di 23 cm. e
un’ipotenusa variabile tra i 29 cm. e i 28,5 cm.
Il secondo corpo di fabbrica è un dado in opera laterizia e
reticolata con un nucleo in opus caementicium che si individua
nelle sezioni superiori della cortina crollata e in una nicchia
artificiale sul lato est. Il nucleo è rivestito da un apparato
murario in fasce di opus testaceum (mettendo in posa tegole
alternate a laterizi) e fasce di opus reticulatum con cubilia di
forma romboidale in arenaria locale. Il dado presenta
dimensioni notevolmente differenti dovuto al restauro
effettuato intorno al 2004 dalla Soprintendenza: il lato sud ed
est hanno una larghezza di 5,88 m.; il lato ovest ha una
larghezza di 5,93 m., mentre il lato nord risulta essere di
dimensioni inferiori di circa 5,83 m. (Fig. 11 e 12).

21
Fig. 11 (opus reticulatum; rielaborazione da foto dell’autore)

Fig. 12 (opus testaceum; rielaborazione da foto dell’autore)

Per analizzare l’apparato murario di Torre del Monumento è


stato necessario comprendere l’evoluzione che il mausoleo ha
subito in seguito al restauro: per il lato nord [Fig. 13] è
necessario sottolineare che il terreno si innalza di circa 1 m.
rispetto ai tre lati. Questa differenza viene causata dal crollo
del monoptero e dall’accumulo degli strati di terreno, pertanto
l’altezza reale della facciata nord è di 4,32 m. dal piano di
calpestio; i 57 cm. che appartengono al primo zoccolo,
ritrovato nella sezione di scavo, portano l’altezza della parete
nord a 4,89 m.
In base alle fotografie del 2019, si rilevano dieci fasce fra
reticolato e opera laterizia; analizzando la fascia di opus
22
reticulatum è stata appurata un’altezza di 46 cm., mentre per
l’opus testaceum risulta di 43,5 cm.
La sezione di scavo sopracitata è di forma quadrangolare e
non raggiunge ragguardevoli dimensioni: ad ovest è delimitata
dal muro di contrafforte della quercia e si estende per una
lunghezza di 1,59 m., a nord la sezione è di 1,21 m., la parete
est è di 1,57 m., mentre il lato sud della sezione che ha
permesso la scoperta del primo zoccolo è di 1,27 m. Lo strato
di cocciopesto scoperto nella sezione ricopre totalmente il
primo zoccolo e una parte del secondo, e ha uno spessore di
2,5 cm.: il composto è di colore rosa-grigio chiaro con tracce
di inclusi di pozzolana di medio e piccolo spessore.

Fig. 13 Lato nord (foto dell’autore)

23
Il lato ovest [Fig. 14] è composto da dieci fasce di opus
reticulatum e opus testaceum, ed ha un'altezza di 4,97 metri
dal piano di calpestio. La particolarità di questa parete è la
presenza di un incasso, probabilmente dell’epigrafe, situato
presso la quarta fascia di opus reticulatum a quota 3,63 m. dal
terreno. In base alle misurazioni effettuate l’incasso ha
un’altezza di 35 cm. e una larghezza di 1,24 m.

Fig. 14. Lato ovest (foto dell’autore)

L’effetto finale della cortina muraria vede un’alternanza tra


le fasce di reticolato e di testaceum; per la precisione si
osserva che la fascia di reticulatum ricostruito ha un’altezza di
circa 46 cm., mentre quello originario varia dai 40 ai 43 cm.
24
Le fasce di testaceum ricostruito risultano avere le stesse
dimensioni di quello reticolato 46 cm., quello originario che
ha un’altezza di 41,5 cm. Sulla parete ovest vi sono tre
importanti presenze di cocciopesto di colore rosa-grigiastro
con un’alta concentrazione di inclusi di pozzolana; è
interessante osservare che anche Nibby riuscì ad individuare
dell’intonaco intorno al 184922. La prima traccia di
cocciopesto è situata presso l’angolo nord ovest e risulta
essere a circa 1,90 m. dal piano di calpestio, ha una larghezza
massima di 53,5 cm. e un’altezza massima di 37,5 cm. La
seconda traccia di cocciopesto si trova nell'angolo O-S ad
un’altezza di circa 2,58 m. dal terreno. Questo strato ha
un’altezza di circa 86,2 cm. e la larghezza è di 88 cm. La terza
presenza di cocciopesto è situata fra il primo e secondo
zoccolo del crepidoma e si ritiene che, come per la sezione
dell’angolo nord, sia presente per una profondità di 57 cm. Le
dimensioni sono ragguardevoli: una lunghezza massima di
4,25 m. per un’altezza massima di 23 cm.
Il lato sud [Fig. 15] presenta un apparato murario fortemente
esposto a restauri, ciò è dovuto al parziale crollo della prima,
della terza e della quinta fascia di opus testaceum, nonché
della seconda e quarta fascia di opus reticulatum.
Su questo lato, i restauri hanno consolidato e
definitivamente fermato il cedimento della cortina muraria,
che aveva condotto alla formazione di un arco di crollo
naturale. L'apparato murario ha attualmente un’altezza di 4,74
m. dal piano di calpestio: il paramento murario per il lato sud è
attualmente costituito da circa tre fasce integre di opus
testaceum, eccezion fatta per pochi frammenti di tegole e
laterizi sopravvissuti alle estremità di un ricorso; per l’opus
reticulatum sono presenti due fasce fortemente restaurate,
mentre una terza ha subito un parziale cedimento.

22
NIBBY 1849, pp. 408-409
25
Fig. 15. Lato sud (foto dell’autore)

L’altezza dell’opus testaceum è di 43 cm. e quella dell’opus


reticulatum è 42 cm. All’angolo S-E è presente uno strato di
cocciopesto situato a circa 3,76 m. dal suolo che ha un’altezza
di 38,5 cm., una larghezza 24 cm. e uno spessore di 1,5 cm.
Presso la seconda fascia di testaceum vi è un foro di forma
quadrangolare di circa 15 cm. di altezza.

Fig. 16. Resti di piccolo muro (Foto dell’autore)


26
Di fronte al lato sud, a circa 88 cm dal secondo zoccolo, si
ergono i resti di un muretto (Fig. 16) costruito con materiali di
risulta dal monumento e con frammenti di cubilia e malta,
largo 43,5 cm. e della lunghezza di 1,60 m.

Fig. 17. Lato est (foto dell’autore)

Il lato est [Fig. 17] ha un’altezza di circa 4,87 m. ed è


completamente costituito in opus testaceum; tuttavia, ciò che
caratterizza questo lato è l’ingombrante presenza di una cavità
che occupa tre quarti della suddetta parete. La cavità o
“nicchia” ha una forma absidata con la presenza di una
mensola sul fondo della parete che sporge verso l’esterno poco
più di 20 cm., per un’altezza di 50 cm. Sull’arcata e sulle
pareti si osservano segni di scalfittura dall’alto verso il basso
27
causati dall’uso di un piccone che ha permesso l’estrazione del
materiale dal nucleo del monumento in opus caementicium. Si
ipotizzava che questa cavità, considerata tradizionalmente la
cella che custodiva le ceneri del defunto, sia artificiale e da
datare in tempi estremamente recenti, come conferma l’ex
direttore dell’Antiquarium Comunale di Nettuno Arnaldo
Liboni, che agli inizi degli anni ’80 scoprì l’utilizzo della
nicchia come laboratorio caseario da parte di un agricoltore
locale, come supportano le tracce di fumo lasciate sulla volta.
Giovannoni nel 1943 testimonia che il vano era stato
trasformato in rifugio, per la precisione in una stalla per
maiali23. L’estradosso della “nicchia” ha una altezza dal piano
di calpestio di 3,16 m., mentre l’ambiente risulta essere alto
2,27 m. per una larghezza di 3,25 m. dai punti massimi
dell’apparato murario restaurato, in quello originario è 2,80 m.
Il vano artificiale ha una profondità di 2,97 m. Al di sopra
dell’arcata sono presenti quattro cavità quadrangolari di
piccole dimensioni decentrate verso nord rispetto alla
“nicchia” e localizzate ad un’altezza di 3,26 m. da terra, tutte
poste su un unico filare di tegole. Le dimensioni sono variabili
dagli 8-10 cm. di altezza ai 10-12 cm. di larghezza. Una teoria
riguardo la presenza di fori può essere ritenuta quella di un
loro utilizzo come sostegno strutturale per una tettoia, le cui
tracce si rilevano sulla cortina muraria per la presenza di una
scanalatura pendente verso sud a circa 30 cm. dai fori. Una
seconda teoria potrebbe riguardare la presenza di una
particolare decorazione, come una finta porta in materiale
lapideo, in questo caso l’uso dei fori sarebbe il punto
d’aggancio delle grappe metalliche che legavano la
decorazione all’apparato murario. Di fronte al lato est, a circa
2,10 m. dal crepidoma, si trova una fossa circolare, forse un
pozzo rivestito di pietrame di tufo di 15 cm., le dimensioni

23
GIOVANNONI 1943, pp. 14-15
28
sono di 1,70 m. da N-S e di 1,75 m. da O-E, per una
profondità di 45 cm. (Fig. 18).

Fig. 18. Pozzo lato est (foto dell’autore)

In base ai dati finora analizzati possiamo affermare che la


caratteristica preminente dell’apparato murario di Torre del
Monumento è l’alternanza di due tecniche murarie differenti:
l’opus reticulatum e il testaceum. Di quest’ultima opera
muraria si potrebbe ritenere che l’uso delle tegole non derivi
da un loro impiego per migliorare le capacità statiche
dell’edificio, ma probabilmente potrebbero essere state estratte
da un edificio crollato nelle vicinanze e riutilizzate in cortina
con il lato dell’ala in facciata. In questo caso, è possibile che
lo strato di malta posto fra un filare di laterizio e uno di tegole
possa essere più spesso, quindi, si potrebbe ritenere che al
momento della messa in possa i costruttori abbiano deciso di
reimpiegare nell’impasto di malta i frammenti di laterizi e
alette di tegole per aumentare il volume e migliorare
l’aderenza.
Nell’analizzare il terzo corpo di fabbrica è necessario
sottolineare le difficoltà accorse in situ, sia a causa dell’altezza
29
sia per lo stato selvaggio a cui è tornato il territorio a seguito
delle forti piogge primaverili. Dal reportage fotografico, si può
osservare come il tamburo rimane intero solo per un quarto
della sua interezza fra il lato est e nord. La particolarità di
questo elemento architettonico è la presenza di un enorme
breccia circolare, probabilmente causata da scavatori illegali
alla ricerca della cella funeraria; l’azione di distruzione
avvenuta già in antico ha divelto la cortina muraria ed ha
intaccato il tamburo per più di 1,50 m. La breccia ha una
forma quasi circolare ed interessa la cortina muraria e il
nucleo cementizio del tamburo per più di 1,50 m. di larghezza
per un’altezza di circa 2 m. Dalle osservazioni presso il lato
nord, ovest e sud del secondo corpo architettonico, possiamo
affermare che il tamburo sia stato eretto con le stesse
modalità: con un nucleo in opus caementicium e una cortina
muraria con fasce alternate in testaceum e reticulatum.
In base a recenti studi, il corpo del tamburo viene delimitato
da uno zoccolo e da una cornice: lo zoccolo presenta una
modanatura a toro, che rimane per una parte della sua
interezza presso l’angolo nord-est. In base alle dimensioni dei
laterizi e al numero dei filari rimasti (cinque) si calcola che
possa avere un’altezza di circa 17,5-18 cm. Un listello
costituito da due filari di laterizi alto circa 8 cm. separa la base
dal tamburo. L’altezza del tamburo è stata calcolata in modo
ovviamente approssimativo, utilizzando un metodo alquanto
semplice: moltiplicando l’altezza media dei laterizi e dei
cubilia per il numero dei filari delle singole fasce, prendendo
in considerazione anche l’altezza del letto di malta che varia
fra i 1,5 cm. e i 2 cm. Per questo motivo, si giunge alla
conclusione che il tamburo stesso possa avere un’altezza
approssimativa di 2,30-2,40 m.
Tra il tamburo e la cornice si osserva una sorta di listello
costituito da un filare di laterizi dell’altezza di 3,5 cm. che
delimita il terzo corpo architettonico. Al di sopra del listello
30
poggia una cornice che presenta ancora una modanatura a
toro: per erigere questo elemento vengono messe in posa
quattro filari di tegole, una variazione notevole rispetto all’uso
dei laterizi dello zoccolo del tamburo. In considerazione di
quest’ultimo elemento architettonico, possiamo desumere che
l’altezza complessiva del tamburo possa raggiungere i 2,70-
2,80 m. Ciò che rimane ad oggi delle reali dimensioni del
tamburo è un arco di una circonferenza, e si ritiene che potesse
raggiungere i 5,50 m. di diametro.
Del quarto corpo di fabbrica rimangono soltanto alcuni
lacerti individuati presso l’angolo nord-ovest al di sopra della
cornice del tamburo. Il monoptero o lanterna24 [vedi fig. 4]
viene documentato dal Venuti nel 1771, da Lanciani e Ashby
nel 1896, da Tomassetti nel 1911 e da Giovannoni tra il 1937 e
il 1943; quest’ultimo appura il cedimento della struttura e il
conseguente degrado del sito. In base alle fonti fotografiche si
osserva che il quarto corpo di fabbrica, i cui resti erano
localizzati presso gli angoli nord-est e nord-ovest, doveva
essere delle stesse dimensioni del tamburo o poco minore.
La cortina muraria venne eretta con le stesse modalità della
base e del tamburo: dalle foto di Ashby si osservano due fasce
di opus testaceum e uno o forse due di reticulatum, mentre
sull’apparato murario si attesta una semicolonna con una base
semicircolare sporgente per metà dalla cortina, forse anch’essa
rivestita di cocciopesto.
In considerazione degli elementi fin qui proposti, Torre del
Monumento può essere definito come un mausoleo funerario a
più piani, attualmente costituito da tre corpi di fabbrica. Per
conoscere l’altezza complessiva del mausoleo è stato
necessario rilevare la misura sul lato che preserva nel modo
migliore le caratteristiche degli elementi architettonici che lo
compongono: tramite calcoli di risulta dell’insieme

24
GIOVANNONI 1943, pp. 14-15
31
dell’altezza dei vari corpi, il lato nord di Torre del Monumento
raggiunge gli 8,58 m. di altezza, rilevati dalla sezione di
saggio del 2004 della Soprintendenza sino alla cornice del
tamburo cilindrico. Complessivamente, Torre del Monumento
avrebbe potuto raggiungere un’altezza dallo zoccolo alla
cuspide di 17 m.25
Da un punto di vista cronologico, Torre del Monumento
potrebbe essere datata, secondo la tipologia architettonica
funeraria (per una serie di confronti su monumenti funerari
edificati con le stesse modalità) e per l’utilizzo in cortina di
fasce di opus testaceum alternate a quelle di reticulatum, ad un
periodo compreso fra la prima metà del I sec. d.C. e gli inizi
del II sec. d.C. Tuttavia, un elemento che potrebbe restringere
ad un breve lasso temporale la datazione di Torre del
Monumento è un laterizio con bollo e figlina.

Fig. 19 (foto dell’autore)

25
VON HESBERG 1994, p. 156
32
Il bollo laterizio (TDM A0057) seppur segnalato all’interno
del contesto dei ritrovamenti del sito di Torre del Monumento
potrebbe non appartenere al mausoleo, ma alla villa che
sorgeva a qualche metro di distanza, sebbene sia il colore
giallo-ocra che l’altezza (3,5 cm.) del laterizio possano
indicarne una probabile appartenenza ai ricorsi di testaceum
delle sezioni crollate della base o del tamburo.
Il bollo presenta la seguente iscrizione: TI(beri) CLAUDI
AUG(usti) L(iberti) POTISCI, la figlina raffigura un caduceo
alato posto fra due mani e delimitato a destra e a sinistra da
due palme [Fig. 19]. 26
L’iscrizione abbassa notevolmente la datazione del
mausoleo o del sito ponendola tra il 61 d.C. e il 70 d.C., tra
l’età neroniana e quella vespasianea27. In questo contesto,
secondo le informazioni fornite dal bollo laterizio è possibile
ritenere che Torre del Monumento o il suo sito siano databili
alla seconda metà del I sec. d.C.

26
DE HAAS, ATTEMA, TOL 2011, pp.130-132.
27
CIL XV, S.641; CIL X, 8042, 79
33
Il contesto epigrafico

Torre del Monumento presenta sulla facciata ovest un


incasso che potrebbe aver accolto l’epigrafe funeraria [Fig.
20]; a seguito delle ricerche nella primavera 2019, si è
appurato che l’incasso di forma rettangolare si trova a circa
3,63 m. di altezza dal terreno, ha il lato maggiore di 1,24 m.,
mentre il lato minore è di 35 cm. e la profondità è di 10 cm.

Fig. 20 (foto dell’autore)

Il primo a misurare l’incasso fu Nibby nel 184928 e fu lo stesso


studioso a confutare una teoria in voga all’epoca che attribuiva
Torre del Monumento a Tulliola, la figlia di Cicerone29. La

28
NIBBY 1849, pp. 408-409: “[…] nel lato occidentale poi, rimane ancora la
incassatura della iscrizione, che aveva 3 piedi antichi di lunghezza e 2 di
altezza”.
29
Vedi nota 1: “È affatto incognita la persona, alla quale fu eretto; che se per la
costruzione della mole può dirsi contemporanea di Cicerone, non oserei mai dire
essere della sua figlia Tulliola, da lui tanto amata, mancandone affatto le prove,
anzi dalla serie delle lettere ad Attico del libro XII, e del libro XIII. potrebbe
desumersi il contrario”.
34
possibilità che Torre del Monumento possa essere appartenuto
a Tullia sono esigue se non improbabili: la figlia di Cicerone
morì nel 45 a.C., mentre il mausoleo di Nettuno viene datato
intorno alla metà del I sec. d.C.
Attualmente due epigrafi risultano interessanti per avanzare
l’ipotesi sul possibile proprietario di Torre del Monumento:
quella di Gaio Cassio Rufo e di Aulo Larcio Lepido
Sulpiciano, già studiate e presentate nel primo volume dei
Quaderni dell’Antiquarium.

Fig. 21 (foto: Maria De Francesco)


L’epigrafe di Caio Cassio Rufo, in marmo bianco (h. 32
cm.) [Fig. 21], fu trovata alla fine degli anni ’80 dello scorso
secolo, durante una ricognizione, da uno storico e un geometra
35
locali Giancarlo Baiocco e Arnaldo Liboni30 a 10 metri a sud
di Torre del Monumento. Laura Chioffi data il frammento tra
gli inizi del I sec. d.C. e la meta del I sec d.C.31.

Fig. 22 (C.I.L. X, 6659)

La seconda epigrafe è quella di Aulo Larcio Lepido


Sulpiciano che venne ritrovata nel 1748 presso Nettuno, come
sostiene Leon Rénier32. Negli anni successivi al ritrovamento
non si hanno notizie in merito alla lastra, fino al 1780 e 1781
quando Gaetano Marini la trovò custodita presso la dimora di
Carlo Giorgi33. Negli appunti di Marini conservati nel Cod.
Vat. Lat. 9123, f. 204 [Fig. 22], l’autore traccia uno schizzo
dell’epigrafe che permette di far riconoscere una lastra
marmorea di notevoli dimensioni, frammentata nella parte
superiore in tutta la sua lunghezza, rendendo mutilo il nome

30
Baiocco e Liboni sono stati i promotori della protezione di Torre del
Monumento con un muro recintato nel 2002, ogni notizia in merito proviene da
una testimonianza orale.
31
CHIOFFI 2017, pp. 56-59;
32
RÉNIER 1867, tomo 26, 1a parte, pp. 269-271.
33
CIL X, 6659 “[…] Carolum Giorgii Neptunensis fundi conductorem et Lolli
thesaurarium”, qui risulta esservi un errore di trascrizione o comprensione,
corretto da Solin, (SOLIN 2015, p. 1058).
36
del defunto, inoltre risulta mancante nella sezione laterale di
sinistra e per una parte di quella centrale. Sfortunatamente,
l’autore non rilasciò le misure per comprendere le reali
dimensioni dell’epigrafe34. Dallo studioso Luigi Borsari si
viene a conoscenza che pochi dopo anni la scoperta, l’epigrafe
era già scomparsa35.
In base ai dati forniti dalla professoressa Chioffi36 e dalle
ricerche di archivio fin qui citate, si può ritenere che sebbene i
personaggi di Caius Cassius Rufus e di Aulus Larcius Lepidus
Sulpicianus, da un punto di vista cronologico e
prosopografico, siano due fra i nomi papabili per identificare il
proprietario di Torre del Monumento, bisogna ammettere che
non ci sono certezze assolute, tanto più che il Tomassetti
riferisce di aver visto resti della cornice del titulus in
travertino37, mentre le epigrafi prese in considerazione sono in
marmo. Per quanto riguarda la lastra marmorea di Caio Cassio
Rufo, sebbene nelle dimensioni (h. 32 cm.) rientri nei
parametri di collocamento dell’incasso (h. 35 cm.), le sue
condizioni frammentarie non certificano la corrispondenza del
defunto con il monumento funerario di Torre del Monumento.
Per la lastra di Aulo Larcio Lepido Sulpiciano, la possibilità
che possa appartenere a Torre del Monumento sono minime.

34
SOLIN 2015, pp. 1058-9.
35
BORSARI 1898, vol. 26, pp. 36-37; si viene a conoscenza che Carlo Giorgi
possedeva un terreno, forse un sito archeologico, da cui ricava una serie di
marmi, tuttavia l’autore non specifica se fu lui stesso a scoprire la lastra di Aulo
Larcio Lepido: “Roma 10 febbraio 1787. Apertasi dal Sig.re Carlo Giorgi
affittuario di Nettuno una cava di antichità in quel Territorio, vi ha rinvenute sei
bellissime Colonne di Cipollino dell’altezza di palmi 27 e di diametro tre, che in
breve saranno trasportate in Roma. Sulla speranza poi che in quel sito vi possa
essere degli altri monumenti antichi, la Santità di Nostro Signore a tale effetto vi
ha mandato il suo Cavatore Vincenzo Pezzoli, acciò continui il cavo … ”.
36
CHIOFFI, 2020, pp. 14-15, 33-34
37
TOMASSETTI 1910, P.345.
37
Esisteva un tracciato viario nei pressi di Torre del
Monumento?

Durante la ricognizione effettuata tra la primavera e


l’autunno 2019 è stato possibile osservare all’interno della
recinzione del sito di Torre del Monumento, presso l’angolo
sud-est, un cumulo di basoli ricoperti da un canneto [Fig. 23].
Secondo le osservazioni di Arnaldo Liboni, i basoli che
provengono da una strada frontale al sito di Torre del
Monumento sono stati estratti dai proprietari di un terreno
limitrofo e successivamente posti all’interno della recinzione,
proprio durante gli interventi di restauro effettuati dalla
Soprintendenza intorno al 2004. In base alla testimonianza
oculare di Arnaldo Liboni, il cumulo di basoli appartiene con
certezza ad un tratto della via che costeggiava Torre del
Monumento ad ovest.

Fig. 17 (foto dell’autore)

38
Numerose sono le testimonianze che confermano la sua
esistenza: nel 1849, il Nibby sostenne che Torre del
Monumento fosse a: “[…] 3 miglia circa a settentrione di
Nettuno, lasciando dopo il primo miglio la strada romana a
sinistra, e seguendo l’andamento di una via antica di
comunicazione, della quale incontransi di tratto in tratto
vestigi, e che probabilmente era quella che andava a
raggiungere l’Appia presso Tres Tabernae, dove ancora si
vede la diramazione. […] nel lato occidentale poi, dove
passava la via, rimane ancora l’incassatura dell’iscrizione”38.
Nella ricognizione e nella seguente ‘Carta’ di Lanciani e di
Ashby del 1896, si osserva che la via che delimitava Torre del
Monumento viene posta ed est 39; probabilmente gli autori
segnalarono l’attuale via carraia di accesso posta nella stessa
direzione di quella presente nel disegno di Lanciani, oggi nota
come ‘Via Torre del Monumento’ [Fig. 24].

Fig. 24 (da Google Maps)

38
NIBBY 1849, pp. 408-409
39
GAROFALO 2007, p. 126, vedi nota 44-45.
39
Nella stessa ‘Carta’ di Lanciani si osserva come una seconda
via, “strada da Roma a Nettuno”, tagli diagonalmente il
tracciato rettilineo verso Lanuvio, mentre un acquedotto
delimita Torre del Monumento ad est e segue parallelamente il
tracciato sopracitato. Dagli stessi appunti dello studioso si
scopre che l’acquedotto venne costruito con le stesse modalità
di Torre del Monumento in reticolato e filari i laterizi 40 (dalle
ricognizioni effettuate e dalle analisi delle immagini satellitari
non è possibile affermare l’esistenza di questo acquedotto o i
suoi resti ad oggi).

Fig. 25 (Foto di Gino Perra)

40
DE ROSSI 1981, p. 102.
40
Attualmente l’unico tracciato antico esistente nel comune
di Nettuno, che possa avere una connessione con il sito di
Torre del Monumento e con il tratto viario Lanuvio-Anzio, è
la strada romana della Selciatella situata a 3 km. da Torre del
Monumento [Fig. 25].

Fig. 26 (da NEGRINI, 2004, vedi nota 59)

41
Nel 2004, lo studioso Claudio Negrini presentò un’analisi
particolare in merito alla via della Selciatella, analizzando un
tratto compreso nel quartiere Casale La Campana [Fig. 26]
dall’incrocio di via Padiglione verso nord fino a via
Spaccasassi41. “A 300 m. dall’incrocio di via Selciatella con
via Padiglione Campana, per circa 500 m., si nota un
affioramento di basoli in selce lavica che prosegue in
direzione nord. […] L’asse maggiore dei basoli misura
mediamente dagli 80 cm. ai 60 cm. La carreggiata è contenuta
da due file di blocchi squadrati di selce, lunghi 50 cm. e larghi
20-30 cm. Il percorso segue la morfologia del terreno con
dossi e avvallamenti, alla base dei quali si riscontra
un’interruzione della crepidine per favorire lo scolo delle
acque. […] Per lo stesso motivo, la strada mostra un profilo
arcuato a schiena d’asino. Il tratto in analisi ha una larghezza
di circa 4,50 m. compresa la carreggiata (4,10 m. equivalenti a
14 piedi romani) e la crepidine”42.
Riguardo alla Selciatella e al suo collegamento con Torre
del Monumento, Paolo Garofalo giunge a più mirate
conclusioni: “[…] La via Lanuvio-Anzio costituì un bacino
quasi inesauribile di materiale da costruzione subendo pesanti
distruzioni, di cui fu testimone anche Lanciani: “la strada
antica continuava verso Torre del Padiglione sotto nome di
Selciatella, l’hanno distrutta per costruire…”[…] Per tale
ragione dal sito di Torre Spaccasassi a Torre del Padiglione
(per 8 km.), le tracce della via sono sporadiche. […] La via nel
sito della Selciatella si presenta in discreto stato di
conservazione. […] In località la Campana l’antica via si
diramava: una parte procedeva rettilinea verso Antium,
dall’altra un ramo N-S muoveva in direzione della costa
41
NEGRINI 2004, p. 229: “La strada a nord di Casale La Campana fin quasi al
fosso di Quinto è stata recuperata e valorizzata dall'Amministrazione comunale
di Nettuno”.
42
Ibidem, pp. 230-231.
42
presso l’odierna Nettuno. […] Superato Fosso dello Sbirro, la
via raggiungeva ancora rettilinea il sito di Torre del
Monumento. All’inizio del secolo scorso Lanciani poteva
osservare, a circa 2,3 km. a S-E di Torre del Monumento, un
cospicuo tratto dell’antico lastricato (200 m.) in località
Pocacqua. Nel medesimo sito dalla via Lanuvio-Anzio si
diramava un ulteriore segmento in direzione di Nettuno che
ancora oggi porta il nome di Strada Romana”43.
In conclusione, si può affermare con certezza che vi fosse
una via che costeggiava Torre del Monumento, che con molta
probabilità si collegava direttamente con la via Selciatella. La
direttrice viaria Lanuvio-Anzio, passando per i tracciati
sopracitati, proseguiva verso il comune di Anzio, ma si
divideva presso la frazione di Pocacqua: “Circa km. 2,5 a S-E
del ‘quadrivium di Pocacqua’ l’antica via si inseriva
obliquamente, a causa del suo particolare orientamento, in un
piccolo varco visibile nell’antico vallum di Antium e oggi
scomparso”44.

43
GAROFALO 2007, pp. 126-127.
44
Ibidem, p. 127.
43
BIBLIOGRAFIA

Raccolte
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CIL X, 8042, 79
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