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Documenti di Cultura
a cura di
Carmine Ampolo
EDIZIONI
DELLA
NORMALE
29
SEMINARI
E CONVEGNI
Laboratorio
di Scienze
dell’Antichità
Il volume contiene:
Atti delle settime giornate internazionali di studi sull’area
elima e la Sicilia occidentale nel contesto mediterraneo
Erice, 12-15 ottobre 2009
Workshop «G. Nenci» diretto da Carmine Ampolo
Vol. II
Redazione a cura di
Chiara Michelini, Maria Adelaide Vaggioli
Sicilia occidentale.
Studi, rassegne,
ricerche
a cura di
Carmine Ampolo
EDIZIONI
DELLA
NORMALE
© 2012 Scuola Normale Superiore Pisa
isbn 978-88-7642-451-9
Indice
Abbreviazioni ix
Per un’analisi della igura di Eracle in Sicilia: dal VII sec. a.C.
all’età romana
Michela De Bernardin 305
MNHMHS cARIN
Vincenzo Tusa
Sebastiano Tusa 349
Illustrazioni 353
Autori antichi
Opere generali
Periodici
quella che sarebbe divenuta l’area sacra del Kothon, Alla metà del VI secolo a.C. il Tempio C5, come
probabilmente a ridosso del primo stanziamento molti altri ediici di Mozia, fu completamente di-
fenicio sull’isola, identiicato con una serie di strut- strutto (Fase 6). Arredi, installazioni e materiali uti-
ture e di pozzi immediatamente al di sotto del cd. lizzati nel culto furono sepolti nella grande Favissa
Quartiere di Porta Sud degli scavi britannici degli F.1680 (già in uso dalla Fase 8), localizzata subito a
anni Sessanta del Novecento, in un tratto esplorato Nord del tempio (ig. 305). Nello strato superiore
proprio a ridosso del Kothon e tra questo e le mura della favissa sono stati rinvenuti kotilai proto-co-
(Settore C SudOvest degli scavi attuali)11. La ragio- rinzie, coppe ioniche e oferte rappresentate da ossa
ne di questo stanziamento e, contestualmente, della animali, conchiglie, vaghi di collana, e il frammento
fondazione del tempio, fu, con ogni probabilità, l’af- di un dinos a igure nere (ig. 321)19.
ioramento in questo punto dell’isola, in una piccola
depressione, della falda freatica, con una polla di ac- 2.2. La ricostruzione dell’area sacra del Kothon alla
qua dolce che alimentava un piccolo stagno, a poche metà del VI secolo a.C.
decine di metri dalla spiaggia che costituiva un facile Dopo la distruzione della metà del VI secolo a.C.,
approdo, nelle acque chiuse e poco profonde dello le rovine del Tempio C5 furono livellate con uno
Stagnone12. Si trattava di una situazione particolar- strato di argilla grigia e ceneri spesso mediamente
mente favorevole che attrasse i naviganti fenici (nello 0,3 m (Fase 6). L’intera area fu ricostruita secondo
Stagnone c’era anche disponibilità di pesce e di sale). un nuovo progetto complessivo, che comprendeva
Tra i più antichi resti individuati nei primi strati di un nuovo tempio (Tempio C1), una piscina sacra
utilizzo dell’area del Tempio C5 sono degni di nota rettangolare (successivamente chiamata ‘kothon’),
una brocchetta askoide sarda13, diversi frammen- in cui l’acqua dolce venisse raccolta e collegata diret-
ti di Red Slip orientale (tra cui alcune cd. «Samaria tamente con la corte del tempio, ma soprattutto un
bowls»), e due anfore di tipo cipriota con precisi grande recinto circolare (il Temenos) che includesse
confronti a Tiro al-Bass e a Tell Rachidiyeh, databili al centro la piscina sacra (ig. 306) e una serie di altri
tra 770 e 750 a.C.14. Il primo ediicio15, costruito con ediici collegati, tra i quali il Sacello C4-C6 (già in
grosse pietre e blocchi di calcare locale solo rozza- uso dalla Fase 7).
mente sbozzati, aveva una planimetria rettangolare
tripartita cui era aggiunta una navata a Est, secondo 2.2.1. Il Kothon
lo schema levantino dei cosiddetti «Four-Room Bu- Lo schema planimetrico utilizzato per la realizza-
ildings» del Ferro II palestinese16. L’ingresso princi- zione del bacino rettangolare del Kothon, basato sul-
pale era decentrato verso Ovest sul lato meridionale, la proiezione della diagonale del quadrato costruito
mentre nella corte centrale trovavano posto un poz- sul lato breve per ottenerne il rettangolo, fu lo stesso
zo sacro e tre monumenti eretti (due stele e un obe- utilizzato per la nuova più regolare planimetria del
lisco). La navata settentrionale ospitava il fulcro del Tempio (ig. 310); le due strutture vennero inoltre
luogo di culto costituito da un adyton (ig. 304) con collegate da una banchina pavimentata con grandi
un altare, iancheggiato da una piccola stele centi- lastre di calcare, nella quale era inserito un canale20.
nata di fronte alla quale si disponevano due mattoni Il Tempio fu orientato a 110°, verso il punto in cui
e un’installazione circolare utilizzata come eschara. sorgeva Orione/Baal al solstizio d’inverno, disassan-
Al lato dell’altare era un inghiottitoio costruito con dolo, pertanto, leggermente rispetto all’orientamen-
lastre disposte a raggiera obliquamente, un mundus to del Kothon, disposto secondo i punti cardinali21.
attraverso il quale si entrava in comunicazione con La vasca rettangolare venne in parte scavata nella
il mondo sotterraneo17. Nella parte più meridionale roccia marnosa che contraddistingue questa parte
della navata orientale sono stati distinti due diversi del suolo moziese, e in parte costruita utilizzando
piani pavimentali del Tempio C5, relativi rispettiva- blocchi squadrati di calcarenite disposti per lungo
mente alla prima fase d’uso, caratterizzata da un pa- ino a cinque corsi sovrapposti lungo il perimetro
vimento lastricato con resti di installazioni cultuali su tutti i lati (successive attività di spoliazione e il
e carboni, e alla seconda, datata tra 650 e 550 a.C., reimpiego del bacino come peschiera e salina hanno
contraddistinta da un pavimento in ine acciottola- modiicato la struttura originaria del Kothon). L’in-
to18. vaso misurava 36,75 × 51,97 m, corrispondenti a 70
209 Scavi e restauri dell’Università di Roma ‘La Sapienza’ a Mozia, 2007-2009
× 99 cubiti (1 cubito = 0,525 m)22. La diagonale mag- diverse misurazioni del raggio (123 cubiti = 64,575
giore della piscina era allineata con l’asse Nord-Sud, m) lungo la circonferenza interna. Nel Settore C
mentre circa a metà del lato settentrionale una serie Ovest, il muro deviava dalla circonferenza, piegan-
di sette blocchi aggettava verso l’interno del bacino. do decisamente verso Sud-Ovest, probabilmente per
Questa struttura non può essere spiegata in una dar- la presenza di un ulteriore ediicio di culto. L’alza-
sena, poiché sarebbe estremamente pericolosa per to originario del primo Temenos (M.2307) doveva
qualsiasi natante, mentre trova un confronto nella raggiungere almeno 2 m. Il muro venne ricostruito
piattaforma aggettante sul lato settentrionale della nella Fase 4 (M.1703), rasandolo alla quota di 1,2
piscina sacra di Amrit, in Siria settentrionale23, un m, e pareggiandone la sommità con piccole pietre;
complesso sacro che è pressoché coevo (seconda sopra di esse vennero messe in opera pietre calca-
metà del VI secolo a.C.) e che, con la piscina ret- ree e blocchetti calcarenitici di forma e dimensioni
tangolare aiancata da un tempio, appare molto si- irregolari.
mile a quello del Kothon di Mozia24. La struttura a
blocchi aggettanti era collegata con la falda freatica 2.3. Il Tempio C1 (Fase 5, 550-480 a.C.)
e attraverso gli stessi blocchi di calcarenite, l’acqua Alla metà del VI sec. a.C., il Tempio del Kothon
dolce era captata nello strato marno-argilloso per fu ricostruito in forme monumentali (ig. 311), ma
trasudare nel bacino (ig. 307); la stessa falda d’acqua sempre secondo lo schema del «Four-Room Buil-
dolce era attinta dal pozzo sacro posto al centro della ding», con l’asse maggiore disposto sull’asse 110°27.
corte del tempio. Il completamento dello scavo del- Il settore centrale comprendeva tre lunghi spazi,
la banchina orientale del Kothon ha mostrato come iancheggiati da una navata trasversale sia a Est sia
questa fosse strutturalmente collegata al tempio, che a Ovest28. L’entrata principale venne ricostruita in
si apriva verso la vasca sacra attraverso un portico forme monumentali, con una soglia larga 2,8 m, in-
aiancato alla navata occidentale. I due ediici, come quadrata tra due lesene o semicolonne, sormontate
si è detto, non erano concordi nell’orientamento, da capitelli proto-eolici, e con un architrave corona-
tuttavia erano strutturalmente e architettonicamen- to da una cornice a gola egizia29. Su entrambi i lati
te collegati, frutto di un unico progetto25. del passaggio trovavano posto due pilastrini, secon-
do una tipica tradizione dei templi fenici30.
2.2.2. Il Temenos Circolare Il vestibolo d’ingresso introduceva in una cor-
Il Kothon era il fulcro geometrico e simbolico te centrale nella quale era allineata una serie di
dell’intera area sacra, come è stato dimostrato dal- installazioni cultuali31: il pozzo sacro, con un’im-
la scoperta del Temenos Circolare, il grande recin- boccatura quadrata (e gli angoli orientati secondo
to sacro di 118,65 m (226 cubiti) di diametro, il cui i punti cardinali), un obelisco, accanto al pozzo, e
centro coincide con quello dell’invaso rettangolare due stele, questi ultimi tre monumenti eretti in al-
(all’incrocio delle diagonali)26, che inscrive e incor- lineamento sull’asse mediano maggiore della corte.
pora tutte le diverse strutture cultuali, compreso il Ciascuno, inoltre, incorporava o era connesso con
Sacello C4-C6 nel Settore C Nord (questa struttura, fori per libagioni; dai fori alla base dell’obelisco un
preesistente, fu modiicata per essere ricompresa nel canale correva sotto la pavimentazione della corte
Temenos, che inizialmente presentava un’interru- e dell’adiacente navata Ovest per riemergere nella
zione ampia circa 6 m), una struttura in antis, con banchina orientale del Kothon. Due serie di pilastri
una nicchia centrale in fondo alla cella. Gli scavi paralleli separavano la corte centrale dalle due cel-
proprio in quest’ultimo settore (C Nord) e nel Setto- le settentrionale e meridionale. Sul lato Nord era la
re C Sud, davanti alla Porta Sud, hanno rivelato che cella principale, con una piattaforma rialzata all’e-
il Temenos fu costruito nella Fase 5 in forme monu- stremità orientale, che aveva inglobato e sostituito
mentali (con uno spessore che varia tra 1,5 m presso l’altare del Tempio C5. Sul lato meridionale la cella
il Tempio del Kothon e le altre strutture maggiori ospitava un mundus, segnato da un blocchetto fora-
a Ovest, e 0,8 m nel lungo tratto settentrionale), al- to a croce, e due banchine. Due ali trasversali com-
ternando nella faccia vista esterna piedritti vertica- pletavano l’ediicio sacro. Quella occidentale era
li e, in quella interna, blocchi diatoni, disposti per pavimentata con lastre e si apriva verso il Kothon
testa a distanza regolare di circa 3 m, a marcare le con un portico, mentre quella orientale, più larga,
210 Lorenzo Nigro
aveva a sua volta tre stele allineate sull’asse maggio- 3. Zona B. La strada sulle pendici sud-orientali
re Nord-Sud e si apriva con due porte simmetriche dell’Acropoli
verso Est (ig. 308).
Nel 2008 sono riprese le attività di scavo nella
2.4. Il Tempio C2 (Fase 4, ca. 480-397 a.C.) Zona B, alle pendici sud-orientali dell’Acropoli, dove
Una vasta distruzione, che coinvolge anche il una strada principale con orientamento Est-Ovest
Tempio del Kothon, segna la ine della Fase 5 ed è era stata portata alla luce nelle campagne del 1989 e
seguita da una nuova ricostruzione dell’ediicio di 199134. Sul lato Nord della plateia, un ediicio di note-
culto, che viene eretto con pochi ma signiicativi voli dimensioni è stato esplorato nella XXVIII (2008)
cambiamenti32. Le celle settentrionale e meridiona- e XXIX (2009) campagna, esponendo alle spalle di
le vennero separate dalla corte centrale attraverso un’installazione idraulica con una vasca intonacata
la chiusura degli interstizi tra i pilastri che le spar- e un pozzo quadrato, una serie di vani disposti su
tivano (ig. 312). La cella settentrionale rimase l’am- più ile. Nel vano centrale dell’ediicio, denominato
biente di culto principale, terminando all’estremità «Casa del pozzo quadrato», nell’anno 2009 è stato
orientale con un adyton rialzato; la cella meridiona- scavato uno strato di crollo con un ricco repertorio
le fu ricostruita, aggiungendo due banchine sui lati ceramico e alcuni reperti degni di nota tra i quali un
orientale e occidentale e ricostruendo, nel quadrante louterion con bordo decorato da un’impressione a
sud-occidentale del vano, l’installazione per libagioni cilindretto, una testa femminile in terracotta del tipo
costituita da un blocchetto forato (mundus) inserito noto come ‘geloa’, uno stampo per il pane sempre
nella pavimentazione33. Nella corte, la stele centrale in terracotta e un’arula in terracotta con una singe
fu aiancata da una bassa piattaforma con un foro alata iancheggiata da due stendardi sormontati da
per libagioni sul lato Nord, mentre la terza stele ven- palmette (ig. 322). Questi reperti, come anche diver-
ne dismessa e il suo posto venne preso da un altare si elementi architettonici (i piedritti e gli stipiti delle
addossato al lato Est della corte. La navata Ovest del porte, i rivestimenti e il complesso sistema idrauli-
tempio venne ricostruita con un nuovo piano pavi- co), nonché l’estensione stessa dell’ediicio, suggeri-
mentale in battuto di marna argillosa, nel quale tre scono che questo fosse abitato da un personaggio di
fondi di brocche furono inseriti per servire da fori rango ragguardevole.
per libagioni davanti ad un piccolo altare. La navata
orientale fu nuovamente pavimentata, continuando
ad ospitare tre stele/obelischi allineati lungo l’asse 4. Zona D. La «Casa del corno di conchiglia» e i
maggiore Nord-Sud. Il principale cambiamento nel- sondaggi stratigraici sulle pendici sud-occidentali
la Fase 4 fu, tuttavia, l’aggiunta di un’intera nuova dell’Acropoli
ala tripartita sul lato orientale, costruita in lastre di
calcare irregolare e priva della fondazione continua Dopo aver completato lo scavo e la pubblicazione
a blocchi di calcarenite che caratterizzava il Tem- della «Casa del sacello domestico» e del «Basamento
pio C1. L’elemento principale dell’ala Est, suddivisa meridionale»35, le indagini archeologiche nella Zona
in tre ambienti (quello più meridionale a sua volta D sono state concentrate sull’ediicio a Sud della stra-
spartito tra un disimpegno e un vestibolo d’accesso da L.261, denominato Ediicio D3, o «Casa del corno
all’area sacra), era il portale monumentale al centro di conchiglia», risalente al V secolo a.C. Questo edi-
della facciata, iancheggiato da pilastri e ortostati, icio è stato al momento portato alla luce limitata-
che serviva da propileo d’ingresso all’intera area sa- mente ad una serie di tre ambienti che ne formano
cra, poiché il corpo aggiunto dell’ala Est si legava al il lato Nord, nel quale sono stati rinvenuti diversi
Temenos Circolare (ig. 309). L’apertura lasciata in reperti nello strato di crollo (la ceramica includeva
quest’ultimo, più a Nord del tempio, per far posto anfore puniche, skyphoi a vernice nera, coppe, baci-
al Sacello C6 venne inoltre chiusa in questa fase e il ni, crateri e brocche). Una grande conchiglia marina
luogo di culto fu ridotto nella larghezza (Sacello C4), era stata deposta in una nicchia delimitata da piccole
con la costruzione di un nuovo muro orientale. In tal lastre disposte di taglio nell’angolo interno del vano
modo l’ingresso al Tempio era anche per tutto il lato centrale dei tre scavati dell’Ediicio D3 (ig. 315). Si
orientale, l’ingresso al Temenos. trattava di una Charonia Tritonis nodifera, inemente
211 Scavi e restauri dell’Università di Roma ‘La Sapienza’ a Mozia, 2007-2009
lavorata ad una estremità, dove presumibilmente si (2002-2006), perseguendo due obiettivi: da un lato,
inseriva un bocchino metallico, e con un foro rom- continuare l’esplorazione del grande ediicio deno-
boidale praticato sul dorso inalizzato all’emissione minato Fortezza Occidentale, ino ai suoi limiti me-
del suono, ainché la conchiglia potesse servire da ridionale e occidentale; dall’altro, portare a compi-
strumento a iato o corno navale (ig. 316). La natu- mento l’esplorazione del luogo di culto identiicato
ra votiva della deposizione era confermata, oltreché nella porzione nord-occidentale dell’area, inserito
dalla nicchia, da un piccolo deposito comprendente all’interno della Fortezza stessa, denominato Sacello
una punta di freccia di bronzo, un piccolo skyphos a di Astarte.
vernice nera, un kotyliscos inciso, una brocchetta a
vernice nera con ossa di uccello e conchiglie all’in- 5.1. La Fortezza Occidentale
terno, nonché una piccola coppetta e l’orlo di una La Fortezza Occidentale (ig. 317) è un ediicio ret-
lekythos (D.2205). Un pomello in osso lavorato e una tangolare (26,5 x 21 m), collegato alla Porta Ovest e
palmetta di piombo, come pure un incensiere in ce- comprendente il torrione quadrangolare che proteg-
ramica e altri oggetti, provenienti sempre dallo stes- geva la porta sul lato occidentale (scavato nel 2002-
so ediicio, ne testimoniano la natura di residenza di 2005)38. L’ingresso, posizionato presso l’angolo Sud-
lusso, del tutto analoga a quella dell’adiacente ‘Casa Est dell’ediicio, nel punto più protetto, introduceva
del sacello domestico’. in una corte rettangolare (15,4 x 4,4 m), con una ci-
sterna e un pozzo circa al centro del lato occidentale.
4.1. Il Sondaggio III Due ile di ambienti rettangolari, tra i quali alcuni
Nella metà settentrionale della corte della «Casa magazzini, separavano la corte d’ingresso da un se-
del sacello domestico», un sondaggio profondo è sta- condo spazio aperto orientato NordOvest-SudEst, a
to scavato sino a raggiungere i livelli preistorici36. Lo sua volta circondato da vani.
strato immediatamente sottostante il pavimento più La Fortezza fu eretta assieme alle mura urbiche alla
antico del V secolo a.C. era uno spesso riempimento metà del VI secolo a.C. e subì due ricostruzioni prin-
di cenere grigia riconoscibile come il pareggiamento cipali, all’inizio e nella seconda metà del IV secolo
della distruzione della metà del VI secolo a.C. Que- a.C.39. Dopo la distruzione dionigiana del 397 a.C., fu
sto sigillava una struttura muraria con una soglia ricostruita e in parte destinata a funzioni di culto40,
(L.2222), che separava due stanze (L.2216, L.2220), dal momento che nella porzione nord-occidentale
con ceramica del VII-VI secolo a.C., tra cui alcuni dell’ediicio un piccolo sacello era già in uso dall’epo-
frammenti di Red Slip e alcune coppe ioniche. Lo ca della sua fondazione (par. 5.2).
strato ancora sottostante comprendeva delle fosse del
VII secolo a.C. con materiali di risulta dell’VIII e VII 5.2. Il Sacello di Astarte e la testa della statua di
secolo a.C. Queste fosse avevano tagliato uno strato divinità
preistorico in buono stato di conservazione con una La porzione nord-occidentale della Fortezza ospi-
coppa pressoché completa e diversi altri frammenti tava, su una sorta di podio rialzato circondato da un
d’impasto, attribuibili alla facies hapsos - Milazzese muro di rifascio in mattoni crudi, un piccolo sacel-
(XIV sec. a.C.)37. Al di sotto si poteva distinguere una lo formato da un vestibolo (L.1969), un’antecella
struttura in pietra (M.2283), spessa circa 0,8 m, con (L.1968) e una cella (L.1938) con una nicchia (ig.
un pavimento (L.2280) e una piastra, appartenenti 318)41. Un corridoio separava il lato meridionale del
ad una fase precedente (facies Rodì - Tindari -Valle- sacello dal resto dell’ediicio. L’ingresso era iancheg-
lunga, XV sec. a.C.). giato da due blocchi rettangolari. L’antecella aveva
una banchina in mattoni crudi intonacati sul lato
NordOvest, mentre un muretto, o una banchina, la
5. Zona F. La Fortezza Occidentale e il Sacello di separavano dalla cella vera e propria. Alle estremi-
Astarte tà di questo muro, lungo la sua faccia Sud, due fori
rettangolari nella pavimentazione potrebbero essere
Gli scavi nella Zona F sono stati condotti nelle considerati le impronte di due arredi mobili, for-
campagne XXVII-XXIX (2007-2009) in prosecu- se due singi in pietra, delle dimensioni, se non del
zione dei lavori svolti nel precedente quadriennio tipo degli esemplari scolpiti sul tronetto rinvenuto
212 Lorenzo Nigro
nel Sacello A del Tofet, come ricostruito da Antonia superiore sotto il livello agricolo conservava i resti
Ciasca42, di una delle quali si è trovata una zampa di due forni, databili all’epoca Bizantina; nello strato
(MF.07.5) nella vicina stipe scoperta tra il muro di sottostante, erano un pavimento e il rivestimento di
rifascio del podio del sacello e la faccia interna delle un ambiente con intonaco, databile al IV secolo a.C.
mura, a ianco della nicchia della cella stessa. Resti di una corte con ambienti domestici del V seco-
La nicchia, che era il centro del culto, si apriva lo a.C. erano gli elementi costitutivi lo strato succes-
nell’angolo NordEst della cella, delimitata da due sivo, che insisteva su una serie di piani pavimentali
piccole ante contrapposte. Inserito nell’intonaco del risalenti dal VI all’VIII secolo a.C., e che hanno re-
lato Ovest della nicchia era un deposito di fondazio- stituito ceramica proto-corinzia e ceramica Red Slip.
ne costituito da una brocchetta dipinta di rosso nella Queste più antiche installazioni fenicie, a loro volta,
parte inferiore. Schiacciata sul pavimento della cella erano state erette sopra un signiicativo strato di oc-
si trovava, invece, una statua in terracotta (MF.07.1, cupazione preistorica.
ig. 323) di un personaggio femminile panneggiato
privo di testa e di braccia, probabilmente una divi-
nità43. 7. Il Tofet - indagini e restauri nell’anno 2009
Nella stessa stipe tra il muro NordOvest della cel-
la e la cortina interna delle mura è stato trovato un Un impegno speciale è stato dedicato dalla Mis-
gruppo di arredi sacri, tra i quali: una serie di aru- sione della Sapienza, sempre in collaborazione
le in terracotta, alcune con decorazione a stampo con la Soprintendenza Regionale di Trapani e con
della faccia anteriore; la già citata zampa di marmo la Fondazione G. Whitaker, alla riabilitazione del
probabilmente di una singe; e la testa di una statua Santuario del Tofet, grazie ad uno speciico inan-
femminile in calcarenite (MF.05.95), che, sebbene ziamento concesso dalla Provincia Regionale di Tra-
fortemente erosa, può essere ricostruita come la testa pani. Il monumento era stato protetto con una serie
di una statua di Astarte44. La scultura mostra chiara- di coperture provvisorie nel 1993 dopo gli ultimi
mente riconoscibile l’iconograia di questa dea, come scavi di A. Ciasca, propedeutici ad un intervento di
è nota da diverse raigurazioni, tra cui la celebre musealizzazione che non era stato mai realizzato. I
statuetta di bronzo dal Santuario del Carambolo in lavori di restauro e le indagini archeologiche ad essi
Spagna45, che reca appunto un’iscrizione con il nome collegate, comprendenti anche il riordino delle stele
di questa dea (la stessa iconograia ricorre a Mozia su (circa 1200 esemplari) e dell’amplissimo repertorio
una serie di protomi in terracotta dal Tofet). La testa ceramico nei magazzini di Mozia, sono stati condot-
di Astarte da Mozia ha un volto allungato e volumi ti durante la primavera e l’autunno dell’anno 200948
resi con cura, con incavi destinati ad ospitare i bulbi (ig. 319).
oculari e anche la pelle realizzati ad intarsio (presu- I lavori sono stati concentrati nel settore centra-
mibilmente quest’ultima in lamina d’oro o d’argen- le originario del Santuario, tra il basamento del più
to). Il suo stile suggerisce una datazione al VI secolo antico sacello quadrangolare e l’ediicio rettangolare
a.C. per questo simulacro femminile, che fu dunque che chiudeva il campo di urne sul lato occidentale.
conservato nel sacello ino al 397 a.C., quando, dopo Diverse strutture murarie sono state nuovamente
la distruzione siracusana, fu recuperato e deposto esposte e si è pertanto approittato per rivedere il ri-
nella stipe, al momento della ricostruzione inale del lievo complessivo del monumento, con particolare
piccolo luogo di culto46. attenzione alla scansione stratigraico-temporale del-
le installazioni. L’ediicio b49 è stato nuovamente esa-
minato e restaurato, identiicando nel muro orien-
6. Zona L. Il sondaggio sull’Acropoli tale le basi dei pilastri che delimitavano l’apertura
verso il campo di urne, consentendo di ricostruirlo
Nella primavera e nell’estate del 2007, uno scavo con un portico. Nell’estensione occidentale, il restau-
di salvataggio è stato condotto sotto l’egida della So- ro del Sacello A50 e del suo muro di temenos ha con-
printendenza di Trapani sulla sommità dell’Acro- sentito di identiicare un’ampia apertura a ianco del
poli, circa 100 m a NordOvest della Zona E47, nella sacello a Nord, con una monumentale soglia in la-
Zona L, per un’estensione di tre quadrati. Lo strato stre calcarenitiche, poi murata (ig. 320). Inine, nella
213 Scavi e restauri dell’Università di Roma ‘La Sapienza’ a Mozia, 2007-2009
porzione settentrionale del santuario, due ulteriori ultimo, Id. 2010a, con una sintesi della sequenza stratigraica
ediici o installazioni cultuali sono stati identiicati, dell’area del Tempio del Kothon ino alla campagna 2009.
denominati E1 ed E2, appartenenti rispettivamente 2
Per una sintesi sul ruolo delle aree sacre nello sviluppo urba-
alle fasi B e A della Ciasca51. Queste nuove evidenze no di Mozia dall’VIII al IV secolo a.C. si veda Id. 2009e.
hanno permesso una più completa ricostruzione del 3
Per una sintesi sulle fasi stratigraiche e costruttive del
Santuario-Tofet tra i meglio esplorati del Mediter- Tempio del Kothon si veda da ultimo Id. 2010a, oltre a: Mozia
raneo, suggerendo un ulteriore ampliamento delle X 2004, 68-86; Mozia XI 2005, 93-124, piante IV-VII; Nigro
ricerche indirizzato al chiarimento del rapporto tra 2009e, 254-259.
il Tofet e la città (igg. 313-314). 4
Id. 2010a, 8-14.
5
Ibid., 15-27.
6
Ibid., 28-37.
8. Conclusioni 7
Ibid., 38-40.
8
Nigro 2009e, 255-257; Id. 2009d, 83-84.
I rinnovati scavi dell’Università di Roma ‘La Sa- 9
Mozia XI 2005, 93-124; Nigro 2009e, 257-259; Id. 2009d,
pienza’ a Mozia, nelle campagne XXVII-XXIX 84-85.
(2007-2009), hanno proiettato una nuova luce su al- 10
Mozia X 2004, 45-51, 53-67, igg. 2.11, 2.14-2.27, Mozia XI
cuni problemi centrali per l’interpretazione storico- 2005, 39-47, 60-92; igg. 2.79-2.116; Nigro 2009b.
archeologica di Mozia (come la fondazione del pri- 11
Nell’area antistante la Porta Sud (Nigro, Lisella 2004;
mo stanziamento fenicio nella prima metà dell’VIII Mozia XI 2005, pianta IV), a partire dal 2007, sono stati por-
secolo a.C., la struttura e funzione del Kothon e dei tati alla luce i resti delle strutture antecedenti la costruzione del
connessi Tempio e Temenos Circolare, la apparente- Temenos Circolare (Nigro 2010a, 8-11), in un’area già esplora-
mente non paciica sottomissione di Mozia a Carta- ta dalla missione Britannica diretta da B.S.J. Isserlin (Isserlin
gine e, inine, la sempre articolata e feconda relazione 1970, 573-579; Isserlin, du Plat Taylor 1974, 50-68).
con gli elementi elimi e greci), fornendo una messe di 12
Nigro 2006; Id. 2009e, 255, 259-261; Id. 2009d, 86-93.
nuovi dati materiali, che rendono necessario un ul- Sulla relazione profonda tra le sorgenti d’acqua dolce e i luoghi
teriore approfondimento e ampliamento della ricer- di culto nel Mediterraneo antico e, specialmente, in Fenicia, si
ca sul campo, in modo da poter descrivere in modo vedano Groenewoud 2005; Peri 2005, con bibliograia prece-
appropriato la parabola storica di questa importante dente. Le città fenicie e, più precisamente, i principali santuari
città fenicia e punica nel cuore del Mediterraneo. della Fenicia sorsero in connessione diretta con importanti fonti
d’acqua dolce, come esempliicano i casi di Biblo con l’Encein-
Lorenzo Nigro te Sacrée (Dunand 1973, 235-241, ig. 143, tav. J,c; Id. 1982,
195; Sala 2007, 47-58), Sidone, con il Santuario di Bostan esh-
Sheikh (Stucky 2005), Arwad/Arados con il Ma’abed di Amrit
(Dunand, Saliby 1985) e ‘Afqa (Rouvier 1900). Tale relazio-
L’Autore desidera esprimere il suo più profondo ringrazia- ne discende da una delle più tipiche concezioni vicino-orientali
mento alle Autorità della Regione Siciliana, al personale della antiche, quella che collegava le acque sotterranee, nel Levante,
Soprintendenza di Trapani, in particolare al Soprintendente come in Mesopotamia, alle acque primordiali della Creazione; le
Prof. Sebastiano Tusa e al suo predecessore, Dr. Arch. Giuseppe stesse acque dalle quali, per un atto divino, la civiltà umana era
Gini, al Presidente della Fondazione G. Whitaker, Prof. Ange- potuta emergere. La loro stessa presenza e il loro prorompere dal
lo Falzea, ai Consiglieri e al Segretario (Dr. Maria Enza Carol- sottosuolo conferiva da sé ad un luogo lo status sacrale. Durante
lo) della stessa istituzione. La più sentita gratitudine è rivolta al l’espansione fenicia questa attenzione verso le acque sotterra-
Rettore dell’Università di Roma ‘La Sapienza’, Prof. Luigi Frati, nee venne trasmessa al Mediterraneo occidentale, come è anche
al Vice-Preside della Facoltà di Filosoia Lettere Scienze Uma- testimoniato dalla consueta presenza di fonti di acqua dolce in
nistiche Studi Orientali, Prof. Roberto Nicolai, al Direttore del connessione con i primi templi fenici di Melqart e di Astarte in
Dipartimento di Scienze dell’Antichità, Prof. Gilda Bartoloni e al Occidente (Bernardini 2003, 112-119).
suo successore Prof. Gian Luca Gregori, per il sostegno sempre 13
La datazione più bassa proponibile per la brocchetta askoi-
oferto alla Missione. de è ai primi decenni dell’VIII secolo a.C. (Lo Schiavo 2005a;
1
Si vedano i volumi Mozia X 2004, Mozia XI 2005 e Mozia Ead. 2005b); sulla cronologia della ceramica nuragica si veda
XII 2007; Nigro 2008, 2009b, 2009e, 2009d, 2009c, 2010c; da Bartoloni 2010.
214 Lorenzo Nigro
14
Nigro 2010a, 12-14, 16-24. 23
Dunand, Saliby 1985.
15
Id. 2009e, 255; 2009c, 551; Id. 2010a, 15-16, 25-34. 24
Nigro 2009d, 91-93.
16
Lo schema planimetrico detto «Four-Room Building» 25
Id. 2006; Id. 2009e, 259-265; Id. 2009c, 551-552; Id. 2010b,
è adottato in vario modo durante l’Età del Ferro nel Levan- 17-18.
te nell’architettura pubblica e monumentale (Shiloh 1970; 26
Id. 2009d, 86-89.
Wright 1985, 275-280; Nigro 1994, 203-291, 436-452; Sha- 27
La planimetria del Tempio C1 (Id. 2009e, 255-257; Id.
ron, Zarzecki, Peleg 2006), ed è attestato anche nell’archi- 2009d, 79-84, 93-96) riproduce quella del Tempio C5.
tettura religiosa (Ottosson 1980, 66-71), con antecedenti che 28
Mozia XI 2005, 56-57, pianta VI.
risalgono addirittura all’Età del Bronzo, come mostrano ad 29
Nigro 2009e, 256-257; Id. 2009d, 81-83. L’ingresso prin-
esempio a Cipro il Tempio 1 di Kition (Karageorghis 1981) cipale del Tempio del Kothon è, così, non molto diferente dalle
o il Tempio di Afrodite a Kouklia/Palaepaphos (Maier, Ka- rappresentazioni degli ingressi di templi sui naiskoi ittili del Le-
rageorghis 1984, 81-102). In Palestina lo stesso modello può vante (e.g. I Fenici 1988, 163, 589, n. 34), ovvero da quelli rappre-
essere ravvisato nei luoghi di culto di Megiddo, rispettivamente sentati come edicole scolpite sulle stele puniche, come illustrato
negli Ediici 2081 (strato V, metà del IX secolo a.C.; Loud 1948, da alcuni esemplari da Mozia stessa. Alcune di queste rappre-
45-46, ig. 388; Kempinski 1989, 91-92, 126-127, ig. 40:14), e sentazioni su stele di ingressi di templi iancheggiati da pilastri
338 (strato IV, seconda metà del IX-inizi dell’VIII secolo a.C.; sormontati da capitelli proto-eolici possono essere citate a titolo
ibid., 165-166), oltreché nel Tempio 650 di Khirbet el-Muqanna/ esempliicativo: la stele S 285 (Mozia VI 1970, 87-93, tav. XLIX,
Tel Miqne, la ilistea Ekron (Kamlah 2003). Più chiaramente 1-2, 115-116, n. 21, tav. LXXIX, 2; Moscati, Uberti 1981, tav.
connesso ad un possibile predecessore cipriota è il Tempio meri- XLIX, n. 316); le stele S 12 and S 172, nelle quali, oltre all’ingresso
dionale di Beth Shan, databile all’XI secolo a.C. (Upper Stratum del tempio, si vede anche all’interno un betilo/obelisco (ibid., 181,
VI; Rowe 1940, 22-30, tavv. III, X). Lo schema deriva proba- tav. XCIII, ns. 611 e 612); la stele S 128, per la rappresentazione
bilmente dal modello classico dell’architettura domestica palesti- della facciata del luogo di culto con all’interno un altare a tre betili
nese dell’epoca, quella detta appunto della «Four-Room House» (ibid., 193, tav. XCIII, n. 677); e la stele S 257 nella quale è scol-
(Braemer 1982; Netzer 1992), che mostra tre ambienti lunghi pito un sacerdote nell’atto di adorare un betilo/obelisco (Mozia
paralleli giustapposti con un quarto disposto trasversalmente ai VI 1970, 87-93, tav. LXVII, 1; Moscati, Uberti 1981, 243, tav.
loro lati brevi esteso per l’intera larghezza della casa. I «Four- CLXIV, 1, n. 922).
Room Buildings» levantini del Ferro II, inoltre, si caratterizzano 30
I più famosi predecessori di questi pilastri sono la coppia di
per l’impiego della tecnica a blocchi squadrati disposti alterna- colonne di bronzo, chiamate Yachin e Boaz, che iancheggiavano
tamente per testa e per taglio, considerata tipica della tradizione l’entrata monumentale del Tempio di Salomone a Gerusalemme
edilizia fenicia (Shiloh 1979, 50-69; Stern 1992, 302-304). (secondo la descrizione biblica fornita dal I Libro dei Re, 7,15-22;
17
Nigro 2009d, 83-84; Id. 2010a, 25-26. Nel mondo meso- 2 Cron., 3,15-17; Busink 1970, 299-321). Una notorietà simile
potamico la presenza divina era speciicamente segnalata dall’e- fu raggiunta dalle due colonne, una d’oro e l’altra di smeraldo,
mergere del tempio – la casa del dio – dalle acque primordiali del descritte da Giuseppe Flavio ai lati dell’ingresso principale del
mondo sotterraneo (Matthiae 1994, 7-11). Tempio di Zeus (Baal Shamin) a Tiro (C.Ap.,1,112-127); gli
18
Nigro 2010a, 27, 33-34. stessi pilastri d’oro e smeraldo, secondo Erodoto che visitò l’i-
19
Ibid. 35-37. sola fenicia (2,44,1-3) iancheggiavano l’ingresso del Tempio di
20
Mozia XI 2005, 125-129, igg. 2.174-2.178; Nigro 2006; Id. Melqart. Da un punto di vista archeologico, le evidenze più pros-
2009e, 259-265; Id. 2009c, 551-552. sime a queste descrizioni si possono rintracciare in ambito siro-
21
Id. 2010b. palestinese nei centri cananei di Hazor (Tempio degli Ortostati:
22
Il lato breve del Kothon misura 70 cubiti (36,75 m), la di- Ottosson 1980, 29-32, ig. 5C-D1; Matthiae 1997, 138-139,
mensione attorno alla quale è generato l’intero impianto plani- e «Palace A»: Ben-Tor et al. 2010), Qamid el-Loz (Matthiae
mentrico del complesso sacro, corrispondente anche a circa 125 1986, 122-128; 1997, 118-119; Metzger 1991, 151-159, 209-
piedi attici (37 m); il lato lungo del bacino, con una lunghezza di 212, tavv. 8:2, 9, 42-43), o, come già sottolineato spesso, nei
99 cubiti (51,97 m), coincideva esattamente a 175 piedi attici. Le templi di Tell Ta‘yinat, Building II (Haines 1971, 53-55, tavv.
due dimensioni della vasca rettangolare, pertanto, utilizzavano 80-82, 103) e di ‘Ain Dara (Abu Assaf 1990) in Siria settentrio-
entrambi i sistemi metrici, quello fenicio e quello greco, in tal nale. Si tratta di una lunga e ferma tradizione dell’architettura
modo testimoniando anche al livello dell’architettura pubblica religiosa levantina, che, trasmessa all’Occidente, seppe trovare
monumentale la forte vocazione integrata della cultura moziese una serie di nuove letture nel linguaggio architettonico fenicio e
della metà del VI secolo a.C. punico. Esempi più prossimi ai pilastrini del Tempio del Kothon
215 Scavi e restauri dell’Università di Roma ‘La Sapienza’ a Mozia, 2007-2009
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303. Veduta aerea del settore
sud-occidentale dell’isola,
con il Tempio e il Kothon,
all’interno del Temenos
Circolare e della Porta
Sud.
A destra:
Mozia.
304. Tempio C5: l’adyton del
più antico Tempio del
Kothon (C5), l’altare
M.1582, la stele e le
installazioni destinate alla
combustione di profumi
ed oferte, l’eschara e
l’inghiottitoio P.2164.
305. A sinistra la Favissa
F.1680 (Fasi 8-7); in
primo piano, la Favissa
F.864 con i blocchi del
dismesso Tempio C1-C2,
in secondo piano.
306. Il Temenos Circolare,
da Ovest; sullo sfondo, il
Kothon e il Tempio del
Kothon.
Lorenzo Nigro
Lorenzo Nigro
Mozia.
307. Il Kothon: l’apprestamento in
blocchi aggettanti sul lato Nord del
Kothon; da NordOvest.
308. Veduta generale del Tempio
C1-C2; in primo piano, la
navata orientale del Tempio del
Kothon con la base per una stele
quadrangolare.
309. Veduta generale del Tempio C1-
C2 e del Kothon, con in primo
piano l’ala Est aggiunta nel V
secolo a.C. (Fase 4), con il portale
monumentale iancheggiato da
ortostati; da Est.
Lorenzo Nigro
Mozia.
310. Schema planimetrico del Kothon e del Tempio
del Kothon ispirato al modulo quadripartito
noto nel Levante come «Four-Room Building».
311. Ricostruzione tridimensionale prospettica
del Tempio C1 (Fase 5, VI sec. a.C.); vista da
NordOvest.
Lorenzo Nigro
Mozia.
312. Ricostruzione tridimensionale prospettica del Tempio C2 (Fase 4, V sec. a.C.); vista da SudEst.
313. Ricostruzione tridimensionale del Tofet di Mozia nella Fase A (VIII-VI sec. a.C.); vista da SudEst.
314. Ricostruzione tridimensionale del Tofet di Mozia nella Fase B (VI-V sec. a.C.), con l’ediicio porticato,
il pozzo quadrato e il Sacello A; vista da SudOvest.
Lorenzo Nigro
Mozia.
315. La conchiglia lavorata (corno navale)
MD.09.200, deposta in una nicchia delimitata da
piccole lastre all’interno dell’Ediicio D3 (Area
D), ine del V sec. a.C.
316. La conchiglia lavorata (corno navale) MD.09.200.
317. Veduta aerea della Fortezza Occidentale, con
l’annesso Sacello di Astarte, esplorati all’interno
della cinta muraria a Ovest di Porta Ovest.
Lorenzo Nigro
Mozia.
318. Veduta da Ovest del Sacello di
Astarte con il vestibolo L.1969,
l’antecella L.1968 (a destra) e la
cella L.1938 con la nicchia sul
fondo (a sinistra).
319. Veduta generale del Tofet dopo
i lavori di scavo e restauro
condotti nel 2009; da Est.
320. Tofet: la soglia dell’ingresso
posteriore al recinto del Sacello
A, da NordEst.
Lorenzo Nigro
Mozia.
321. Frammento di dinos
corinzio a igure nere
(MC.07.1685/1) con
una scena di cavalieri
gradienti.
322. L’arula MB.09.190
rinvenuta nella «Casa
del pozzo quadrato»
(Area B), ine del V
sec. a.C.
323. La statua in terracotta
MF.07.1 rivenuta
nella cella (L.1938)
del Sacello di Astarte,
i frammenti di arule
in terracotta e la testa
di statua femminile in
calcarenite (Astarte).
Finito di stampare nel mese di dicembre 2012
presso le Industrie Grafiche della Pacini Editore S.p.A.
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