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L’OFFICINA

DELLO SGUARDO
scritti in onore di
Maria Andaloro
a cura di
Giulia Bordi, Iole Carlettini, Maria Luigia Fobelli,
Maria Raffaella Menna, Paola Pogliani

I LUOGHI DELL’ARTE
IMMAGINE, MEMORIA, MATERIA
I volumi sono stati pubblicati grazie ai contributi di

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DELLA TUSCIA


DIPARTIMENTO DI SCIENZE DEI BENI CULTURALI, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DELLA TUSCIA

FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI VITERBO

DIPARTIMENTO DI LETTERE ARTI E SCIENZE SOCIALI,


UNIVERSITÀ DEGLI STUDI G. “D’ANNUNZIO” DI CHIETI

DIPARTIMENTO DI STUDI UMANISTICI,


UNIVERSITÀ DEGLI STUDI ROMA TRE

ASSEMBLEA REGIONALE DELLA SICILIA

TECNO-ART, ASCOLI PICENO

redazione scientifica
Simone Piazza
con
Michele Benucci
Chiara Bordino
Ivana Bruno
Daniela Sgherri

Elaborazione delle immagini


Domenico Ventura

©
Proprietà letteraria riservata
Gangemi Editore spa
Piazza San Pantaleo 4, Roma
w w w. g a n g e m i e d i t o re . i t
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pubblicazione può essere
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in Italia e all’estero anche in
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and ebooks, are available in Italy
and abroad.

ISBN 978-88-492-2753-6

In copertina: Pittura, architettura, paesaggio. Contaminazioni, abrasioni, innesti. Immagini, 2014 (particolare).
L’OFFICINA DELLO SGUARDO
Scritti in onore di Maria Andaloro
a cura di
Giulia Bordi, Iole Carlettini, Maria Luigia Fobelli,
Maria Raffaella Menna, Paola Pogliani

Volume 1

I LUOGHI DELL’ARTE
Indice

Presentazione 13
ALESSANDRO RUGGIERI
Maria Andaloro Sovrintendente della Fabbriceria del Palazzo Reale di Palermo 15
GIOVANNI TOMASELLO
«Si, viaggiare ...» 17
GABRIELLA CIAMPI
Maria Andaloro e la lunga durata delle ‘figure’ tra Occidente e Oriente 21
ARTURO CARLO QUINTAVALLE

I. DALLA SICILIA AL MEDITERRAEO


The Normans in the Italian South from Melfi to Palermo 57
WILLIAM TRONZO
Gli inserti figurativi nel mosaico pavimentale della Martorana come indicatori culturali 63
XAVIER BARRAL I ALTET
Alexander in the Cappella Palatina 69
JEREMY JOHNS
Il mantello di re Ruggero 77
CORRADO BOLOGNA
Bāb al-abnā’, Sant’Andrea in Kemonia e l’ingresso normanno del Palazzo Reale di Palermo 91
RUGGERO LONGO
Torre Pisana, sede di al-malik Rugâr a Palermo 97
VLADIMIR ZORIÇ
Lo Scibene di Palermo: una perla dimenticata 109
PIERO LONGO
Il Portale normanno della Cattedrale di Cefalù 115
FEDERICO C. GALUSSIO
The Norman Cathedral of Sant’Agata in Catania 121
CAROLINE BRUZELIUS
Sulle orme di Riccardo da Lentini, «prepositus novorum hedificiorum» di Federico II
di Svevia 127
PIO FRANCESCO PISTILLI
Gli Hodigoi in Sicilia 137
MICHELE BACCI
Per la pittura del Trecento nella Sicilia orientale 145
PIERLUIGI LEONE DE CASTRIS
Una fibbia barbarica decorata ad alveoli dal mercato antiquario della Sardegna 153
RENATA SERRA
Prime segnalazioni per la conoscenza e la conservazione delle cripte salentine 159
REGINA POSO
Puglia e Mediterraneo. Artefici, manufatti e modelli dal mondo islamico nei cantieri
e negli ateliers di età svevo-angioina 167
MARIA STELLA CALÒ MARIANI
Romualdo Grisone e la cappella di San Giovanni Evangelista nella cattedrale di Bari 175
GIOIA BERTELLI
Precisazioni documentarie e nuove proposte sulla commissione e l’allestimento
delle tombe reali angioine nella cattedrale di Napoli 185
VINNI LUCHERINI
Un autoritratto di Cristoforo Orimina? Postille alla Bibbia angioina di Lovanio 193
ALESSANDRA PERRICCIOLI SAGGESE
Il viaggio di Benedetto Croce nella penisola iberica 201
PAOLO D’ANGELO
Hércules, Sansón y Constantino: el Tapiz de la Creación de Girona como speculum principis 209
MANUEL CASTIÑEIRAS
Il portale della cattedrale di Maguelone e il classicismo ‘mediterraneo’ intorno al 1200 215
FULVIO CERVINI

II. ROMA E BISAZIO


«Anima naturaliter christiana»: la transizione dal mondo antico al Medioevo cristiano
a Roma negli scritti di Pavel Muratov 225
XENIA MURATOVA
L’abside piena, l’abside vuota. Arredi e decorazioni al tempo dei Costantinidi 229
FABRIZIO BISCONTI
Sul caso di un ipotetico ritratto pittorico incluso nella decorazione del Cubicolo
degli Atleti nelle catacombe dei Santi Marcellino e Pietro 237
CLAUDIA CORNELI
La memoria dell’oculus romano nelle cupole di Santa Costanza, della Rotonda di San
Giorgio e del Battistero degli Ortodossi 243
SIMONE PIAZZA
L’invenzione della nuvola 249
PAOLO LIVERANI
Il tempo e le sue immagini a San Paolo fuori le mura 257
GIUSEPPA Z. ZANICHELLI
Incensum et odor suavitatis: l’arte aromatica nel Liber Pontificalis 263
ANTONELLA BALLARDINI
Alcune riflessioni sulle travi lignee scolpite della Santa Sofia a Costantinopoli e sui
restauri dei fratelli Fossati 271
CLAUDIA BARSANTI, ALESSANDRA GUIGLIA
Santa Maria Antiqua. Prima di Maria Regina 285
GIULIA BORDI
I cicli cristologici del presbiterio di Santa Maria Antiqua 291
MANUELA VISCONTINI
Le chiavi di Roma. Un Leitmotiv narrativo in Procopio di Cesarea 297
PAOLO CESARETTI
Il monachesimo greco nel Lazio medievale 305
VERA VON FALKENHAUSEN
Le «nuove immagini» nel tempio di Bel a Palmira 315
MARIA RAFFAELLA MENNA
Tra Oriente e Occidente: dei, uomini e santi sulle colonne 323
RAFFAELLA PIEROBON BENOIT
Rome and Constantinople about the year 700: the significance of the recently uncovered
mural in the narthex of Santa Sabina 329
JOHN OSBORNE
Politica delle immagini al tempo di papa Costantino (708-715): Roma versus Bisanzio 335
MANUELA GIANANDREA
Le visioni dei profeti e le immagini sacre. Areta di Cesarea fra l’iconoclasmo bizantino
e le pitture della Cappadocia 343
CHIARA BORDINO
Della luna, della percezione e delle immagini a Santa Prassede 351
CARLES MANCHO
L’altra Madonna di Trastevere. La tavola della Vergine di San Cosimato 359
ROBERTO SCOGNAMIGLIO, LUCINIA SPECIALE
Una nuova tavola romana dell’XI secolo. Il Salvatore benedicente tra un angelo
e un santo militare di Aix-en-Provence 365
DANIELA SGHERRI
Le storie dell’Apocalisse a Roma: mito storiografico o realtà? 371
FRANCESCA ROMANA MORETTI
Sull’origine, e la funzione ‘politica’, dell’immagine del battesimo di Costantino
nel portico della basilica lateranense 375
MARINA FALLA CASTELFRANCHI
Il santo, l’icona e l’anatema. A margine di alcune raffigurazioni di Santo Stefano Iuniore
nella pittura monumentale bizantina 383
MANUELA DE GIORGI
La Santa Sofia di Costantinopoli come riflesso di un ‘regno delle ombre’ 389
MAURO DELLA VALLE
Un nuovo manoscritto miniato appartenuto a Manuele Angelo: l’Athous Dionys. 588μ 397
FRANCESCO D’AIUTO
Bernardo Daddi in Rome and other travellers 411
JULIAN GARDNER
L’immagine del beato Carlo di Blois nel Palazzo Caetani a Fondi 419
MARIO D’ONOFRIO
Medioevo fatto in casa. Tracce di decorazione laica privata a Roma tra XIII e XV secolo 433
WALTER ANGELELLI
Cola di Rienzo e l'Italia. Parole immagini simboli di un progetto politico 441
ANNA MODIGLIANI

III. TERRE D’ITALIA


La chiesa di San Giovanni a Vigolo Marchese, alcune aggiunte 449
ANNA SEGAGNI MALACART
Intorno alla ‘torre nolare’ di San Fruttuoso in Capodimonte: tre serie di quesiti in
attesa di risposta 457
COLETTE DUFOUR BOZZO
Un cavaliere per Genova 469
ANNA ROSA CALDERONI MASETTI
Lapicidi «lombardi» nella Tuscia: riflessioni e spunti di ricerca 475
LAURA PACE BONELLI, MASSIMO GIUSEPPE BONELLI
La breve rinascita del mosaico a Ravenna nel XII secolo 483
CRISTINA MORIGI
Ancora qualche notazione sulla Croce di Santa Giulia a Lucca, e la pittura in Toscana
fra il secolo XII e il XIII 487
ALESSIO MONCIATTI
Accanto a frate Francesco: i sacri tumuli della Basilica inferiore 493
LUIGI PELLEGRINI
Dai frammenti al documento: lavori in corso a Fossanova 501
MARINA RIGHETTI
L’antico altare del Duomo di Spoleto 509
BRUNO TOSCANO
Federico II e il battistero di Parma 521
ARTURO CALZONA
Sovrane devozioni. Per la committenza della croce-reliquiario mosana della Cattedrale
di Savona 529
CLARIO DI FABIO
I domenicani a Vercelli. L’articolazione duecentesca della chiesa di San Paolo 535
LUIGI CARLO SCHIAVI
Affreschi medievali in Santa Maria del Pertuso, presso Morino (L’Aquila) 541
ALESSANDRO TOMEI
Le travi dipinte della chiesa cistercense di Badia a Settimo 547
ENRICA NERI LUSANNA
Il canto VI dell’Inferno: Firenze e i disvalori della politica 555
ROBERTO MERCURI
Occhi lombardi su Roma 559
SERENA ROMANO
Una nota per Altichiero a Padova 565
TIZIANA FRANCO
Sui Crocifissi lignei attribuiti a ‘Giovanni Tedesco’: considerazioni e integrazioni
per l’Italia centrale 571
GAETANO CURZI

IV. PER ALTRI MODI


Le pitture murali del palazzo Tardo Calcolitico di Arslantepe-Malatya (Turchia) 581
MARCELLA FRANGIPANE, GIUSEPPINA FAZIO
Terre di caccia e paesaggi agricoli. Natura e simboli nelle più antiche comunità
contadine del Vicino Oriente 593
GIAN MARIA DI NOCERA
I quattro canopi del capo dell'anticamera Horiraa al Museo del Louvre 601
ROBERTO BUONGARZONE
La Cappadocia al tempo degli Ittiti 605
CLELIA MORA
Ninfee in Cappadocia 611
LORENZO D’ALFONSO
Sobesos Ancient City 619
MURAT E. GÜLYAZ
Un frammento di rilievo arcaico da Iasos 623
MARCELLO SPANU
Una valva di matrice per bottiglia cefalomorfa in vetro da Iasos 629
DANIELA BALDONI
La necropoli sud-est ‘Dört Yıldız’ di Kyme eolica (Turchia) 635
ANTONIO LA MARCA
Kýrie boéthe tòn doûlon. I cristiani a Tyana in Cappadocia 643
GUIDO ROSADA, MARIA TERESA LACHIN
Note sul primo cristianesimo in Cina 649
MARGHERITA CECCHELLI
Pittura sul pavimento. I due tableaux omayyadi da Qasr al-Hayr al Gharbi
nel deserto siriano 659
GERALDINE LEARDI
Ögödei, khaqan dei Mongoli (1229-1241) 665
ALFIO CORTONESI
Chirurgia per il sultano: le illustrazioni del Paris. Suppl. turc 693 (Amasya, 1465-1466) 673
GIULIA OROFINO
Le valli di luce: taccuino di viaggio in Baltistan 679
GIUSEPPE MORGANTI
UNA VALVA DI MATRICE PER BOTTIGLIA CEFALOMORFA
IN VETRO DA IASOS
Daniela Baldoni

Da un saggio effettuato nell’area a Est del Le head-shaped bottles, del cui sviluppo ti-
bouleuterion di Iasos proviene una valva di ma- pologico e cronologico E.M. Stein ha tracciato
trice fittile, rinvenuta integra nello strato di terre- un quadro dettagliato ed esaustivo6, presentano
no immediatamente soprastante il primo gradino un certo numero di varianti sia per quanto ri-
dello stilobate meridionale dell’agora (fig. 1)1. guarda le dimensioni e alcune caratteristiche
La matrice, in argilla di colore rosato2, com- della forma, sia per il repertorio iconografico,
patta e ricca di inclusi calcarei, riproduce in ne- la qualità e la colorazione del vetro.
gativo il volto di un bambino con le guance In base alla conformazione del corpo esse si
paffute, le labbra socchiuse e gli occhi allungati distinguono in due gruppi principali7: il primo,
a mandorla. La presenza sui capelli ricciuti che a testa singola, prodotto a partire dai decenni ini-
incorniciano il viso di una corona di vite con fo- ziali del I secolo d.C., il secondo, gianiforme, la
glie e grappoli, fa presumere che si tratti della cui comparsa è di pochi decenni successiva8.
raffigurazione di Dionysos fanciullo (fig. 2). Le bottigliette di entrambi i tipi sono per lo
Il tipo iconografico e le dimensioni dell’og- più dotate di un lungo collo cilindrico e di un
getto3 ne suggeriscono la pertinenza a una bot- orlo orizzontale estroflesso, ripiegato all’inter-
tiglia cefalomorfa in vetro soffiato entro stampo. no e infine appiattito; in alcuni esemplari più
I recipienti di questa classe rientrano nella tardi il collo imbutiforme termina con un orlo
forma 78 della Isings4, che comprende, oltre al- indistinto, tagliato e arrotondato. A volte una o
le coppe e alle bottiglie configurate a testa
umana, anche i vasetti a forma di dattero e di
grappolo d’uva. Si tratta di contenitori per so-
stanze oleose, unguenti ma soprattutto profu-
mi, come attestato dalla presenza di residui di
resina di pino, cedro o abete all’interno di un
esemplare rinvenuto in Egitto5. La loro produ-
zione ha inizio intorno al primo quarto del I se-
colo d.C. nelle officine vetrarie siro-palestinesi
e, nel corso del II e del III secolo, la loro pre-
senza sui mercati appare preponderante rispetto
a quella dei manufatti dello stesso tipo realiz-
zati in Occidente. Nei decenni immediatamente
successivi, tuttavia, le importazioni di questi
oggetti dalle regioni mediorientali subiscono
un progressivo decremento, fino a cessare del
tutto verso la metà del IV secolo, sostituite dai
prodotti degli ateliers dell’Europa nord-occi-
dentale, situati per lo più nella zona renana e FIG. 1 Schema planimetrico dell’agora di Iasos (disegno E.
in particolare a Colonia. Pagello)

629
FIG. 2 Valva di matrice per bottiglia cefalomorfa dall’agora di Iasos (foto M. Molinari; disegno A.M. Monaco)

due ansette verticali, a nastro o a tortiglione, circa tra i 7 e i 15 cm; esemplari di dimensioni
sono applicate dalla bocca alla spalla. maggiori parrebbero attribuibili alla fase più
Nella maggior parte dei casi il corpo dei re- tarda della produzione.
cipienti è ricavato da matrici bivalvi, a due se- Il vetro, di spessore variabile, è a volte na-
zioni verticali; la bocca, il collo e il piede, ove turale, trasparente e incolore o con riflessi ver-
presente, sono soffiati a parte, a canna libera, e dini e verde-azzurri, ma più spesso presenta
applicati successivamente. Le linee di sutura tra un’ampia gamma di colorazioni in cui predo-
le due valve sono nascoste fra i capelli della fi- minano il rosso e il violaceo, il blu e il verde,
gura: tra i riccioli e le ciocche in quelle confor- più o meno intensi, il grigio e il bianco opaco,
mate a testa singola, alla giunzione tra le due il giallo, nelle varie tonalità fino al marrone.
teste in quelle bifacciali. Le dimensioni degli La decorazione plastica del ventre consiste
oggetti sono in genere molto ridotte: nella mag- nella rappresentazione di teste maschili e fem-
gior parte dei casi l’altezza è compresa all’in- minili, di bambini e di giovanetti, di personaggi

630 DANIELA BALDONI


grotteschi e dai tratti negroidi, di divinità e di loro struttura diviene più semplice e, già nella
figure mitologiche, prima fra tutte Medusa, per seconda metà del I secolo d.C., la maggior par-
le sue qualità apotropaiche, Eros, Antinoo come te degli esemplari è formata da due sole valve.
Dionysos e Dionysos fanciullo, che spesso mo- Gli stampi sono realizzati per lo più in ter-
stra, nelle bottiglie bifacciali, un volto imbron- racotta o in gesso, materiali resistenti alle alte
ciato e uno sorridente sui lati opposti del vaso. temperature della massa vitrea incandescente
Le bottiglie raffiguranti Dionysos bambino soffiata al loro interno. L’uso della pietra è ben
si diffondono, soprattutto tra il III e il IV secolo, documentato soprattutto per i fondi delle bot-
nelle regioni del Mediterraneo orientale, area da tiglie a sezione quadrata, decorati o iscritti14,
cui proviene la maggior parte degli esemplari. mentre il rinvenimento di esemplari in bronzo
La loro produzione sembra essere iniziata in Si- e in rame attesta l’impiego di matrici in metallo
ria, e precisamente a Sidone dove, secondo una in epoca tardo-romana e medievale15.
suggestiva ipotesi di M.E. Stern9, il tema icono- Gli originali da cui le decorazioni a rilievo
grafico dovette godere di un particolare favore sono tratte non sempre sono creati dal vetraio;
in quanto, secondo un’antica tradizione, il dio spesso manufatti in metallo costituiscono i mo-
del vino avrebbe trascorso l’infanzia in quei luo- delli sui quali la materia duttile viene plasma-
ghi10. Si può supporre che gli artigiani siro-pa- ta16. La corrispondenza di alcune forme e
lestinesi abbiano adattato al vasellame vitreo un motivi ornamentali sembra infatti evidenziare
modello, mutuato dall’ambiente italico dove, fin una stretta dipendenza dalla contemporanea
dalla prima età imperiale, rappresentazioni ana- produzione toreutica del vasellame in vetro
loghe ispirate a prototipi tardo-ellenistici, ricor- soffiato a stampo, suggerendo che esso abbia
rono di frequente tanto nella scultura11, quanto costituito un surrogato della suppellettile in ar-
nella toreutica, e in particolare nella decorazione gento decorata a sbalzo.
del vasellame in bronzo, che mostra agli attacchi Rispetto a quello di altri prodotti in vetro il
inferiori delle anse maschere e altri motivi de- volume delle esportazioni di questi oggetti
sunti dal repertorio bacchico12. sembra essere stato relativamente ridotto; po-
L’introduzione della tecnica della soffiatura chi decenni dopo la loro comparsa, infatti, le
in stampo costituisce un importante passo avanti forme e il repertorio decorativo creati dagli ar-
nello sviluppo dell’industria vetraria romana. Ri- tigiani siro-palestinesi e destinati a un commer-
spetto alla soffiatura a canna libera l’uso delle cio a più ampio raggio vengono riprodotti, con
matrici consente, infatti, da un lato la riproduzio- la stessa tecnica, da piccole manifatture locali
ne in serie di una maggior quantità di oggetti in e smerciati in un ambito prevalentemente re-
minor tempo, dall’altro la creazione di vasi con gionale. Le numerose differenze riscontrate,
decorazione a rilievo e di altri a sezione poligo- per quanto riguarda la forma e le dimensioni
nale (bottiglie quadrate, rettangolari, esagonali dei recipienti, la qualità e il colore del vetro, lo
ecc.) in un’ampia gamma di forme, ancora più stile della decorazione e il modo di esecuzione
elaborate e complesse. Tale procedimento, tutta- dello stampo, confermano che essi erano stati
via, richiede una particolare abilità da parte del fabbricati da ateliers ubicati in aree diverse,
vetraio, sia perché il sottile strato vetroso deve con alcune caratteristiche peculiari dovute alla
aderire perfettamente alla parete dello stampo, richiesta del mercato locale e al gusto di una
sia in quanto l’alto rilievo della decorazione, au- clientela socialmente e culturalmente diversi-
mentando il rischio di sottosquadri, rende diffi- ficata. È indubbio, tuttavia, che i vari centri di
cile l’estrazione dell’oggetto finito dalle valve13. produzione abbiano mantenuto nel tempo con-
Le matrici presentano in negativo tutti i tatti abbastanza costanti, probabilmente favo-
particolari della decorazione che si vuole otte- riti da un lato dalle migrazioni di vetrai da un
nere in positivo sulla superficie esterna del va- luogo all’altro dell’Impero, con la conseguente
so. Nella fase iniziale della produzione esse circolazione di tecniche e di modelli, dall’altro
sono spesso costituite da tre o quattro parti, e dalla commercializzazione delle matrici da par-
includono la base del recipiente; in seguito la te delle officine originarie.

Una valva di matrice per bottiglia cefalomorfa in vetro da Iasos 631


vetrai itineranti. Si tratta di indizi estremamen-
te labili, per la mancanza di un’adeguata docu-
mentazione di scavo e per l’impossibilità di
verificarne a posteriori l’attendibilità, ma ai
quali il ritrovamento della matrice fornisce ora
una conferma sicura.
Un edificio situato in un’area suburbana a
Nord-Est della città, destinata all’uso cimite-
riale a partire dall’età del Bronzo e occupata,
tra il tardo ellenismo e l’età repubblicana, da
impianti produttivi di tipo artigianale e agrico-
lo-industriale, è stato identificato come officina
vetraria per la presenza di strati di cenere e di
FIG. 3 Elemento discoidale in terracotta (foto D. Baldoni) «numerosi avanzi di scorie di magma vitreo»
recuperati al suo interno19. Un’altra struttura,
di forma elissoidale, individuata nei livelli di
Per quanto riguarda l’Asia Minore, nono- riempimento del corridoio anulare del bouleu-
stante la generale convinzione che manifatture terion, è menzionata come «fabbrica di vetro»
locali siano sorte nella maggior parte dei siti, so- nelle note redatte al momento dello scavo20. Il
prattutto in età romana e bizantina, le attestazio- dato è particolarmente significativo in quanto
ni relative ad attività connesse alla lavorazione i resti messi in luce, forse riferibili a un forno
del vetro risultano piuttosto scarse e ancora in vetrario, sono stati rinvenuti a breve distanza
gran parte inedite. Si tratta in molti casi di ritro- dalla stoa meridionale dell’agora, ossia dal
vamenti di scorie vetrose, scarti di lavorazione luogo di ritrovamento della matrice. Dalla zona
e frammenti di crogioli, ma anche di un numero settentrionale della piazza proviene, inoltre, un
limitato di fornaci, per lo più di epoca tarda, i elemento discoidale in terracotta, forato al cen-
cui resti sono stati individuati principalmente a tro e annerito su una delle facce21, che potrebbe
Sardis e ad Anemurium, ma anche in altre loca- essere stato utilizzato per la chiusura dell’im-
lità della Turchia, come Afrodisias ed Efeso17. boccatura di una camera di fusione (fig. 3)22.
I forni vetrari di età romana, per lo più di Alcune fornaci, a pianta circolare e con ri-
piccole dimensioni, sono costituiti da due ca- vestimento interno in laterizi, avevano del resto
mere sovrapposte, separate da un piano forato occupato, in epoca imprecisata, parte del por-
per il passaggio del calore: quella inferiore (ca- ticato meridionale ma, in assenza di dati strati-
mera di combustione) dotata di un’apertura per grafici e di indicazioni relative ai materiali a
l’introduzione della legna; quella superiore (ca- esse associati, non è possibile definirne la cro-
mera di fusione) anch’essa provvista di una nologia, né precisarne la destinazione funzio-
bocca per l’immissione del vetro da fondere18. nale. La loro tipologia e le dimensioni piuttosto
Le loro strutture, costruite in materiale laterizio ridotte delle camere di combustione, tuttavia,
e pietre, sono in genere a pianta circolare, più richiamano impianti simili presenti in altri cen-
di rado ellittica o rettangolare. Essi sono per lo tri, che sono stati attribuiti con certezza all’at-
più ubicati in zone periferiche della città desti- tività di officine vetrarie (fig. 4)23.
nate alle attività produttive o, in epoca tardo- L’interesse della matrice rinvenuta a Iasos si
antica, sui crolli di edifici, ormai in disuso, deve soprattutto alla sua unicità: nessuno degli
all’interno del centro urbano. esemplari a tutt’oggi noti è, infatti, riferibile a
A Iasos l’ipotesi dell’esistenza di una ma- bottiglie cefalomorfe24, benché non sia da esclu-
nifattura locale di vasellame vitreo è suggerita dere che stampi analoghi provenienti da altri
dal rinvenimento di materiali e strutture di epo- contesti non siano stati identificati come funzio-
che diverse, attribuibili, con qualche incertez- nali alla realizzazione di oggetti in vetro.
za, all’attività di piccole botteghe o forse di Non è possibile precisare la forma dei con-

632 DANIELA BALDONI


tenitori che da essa erano ricavati, né stabilire
se si trattasse di vasi conformati a testa singola
oppure a due teste contrapposte. Anche la da-
tazione del manufatto, recuperato in uno strato
di terreno superficiale e avulso dal proprio con-
testo, è estremamente incerta e problematica,
in quanto basata essenzialmente su considera-
zioni di carattere tecnico e stilistico.
Si può osservare che lo stampo non include
la base del recipiente, come si riscontra negli
esemplari della fase iniziale della produzione,
ed è quindi probabile che esso risultasse aperto
sul fondo, caratteristica peculiare delle matrici
tra gli inizi del III e il tardo IV secolo, quando FIG. 4 Fornace rinvenuta nella stoa sud dell’agora di Iasos (foto
nell’Archivio della Scuola Archeologica Italiana di Atene)
diviene comune l’uso di applicare al corpo del
vaso il collo, l’orlo e il piede, soffiati separata-
mente25. Allo stesso ambito cronologico riman- schematicamente indicati da globetti. Come
dano sia le dimensioni dell’oggetto, maggiori nella figura in negativo plasmata entro lo stam-
di quelle dei prodotti più antichi26, sia il tema po, il volto riprodotto nelle due fiasche è carat-
iconografico di Dionysos bambino, particolar- terizzato da larghi occhi a mandorla, con
mente diffuso nelle regioni del Mediterraneo palpebre inferiori e superiori accentuate e pu-
orientale in questo periodo. pille infossate; il naso è ben delineato, le labbra
Un’attribuzione alla prima metà del III se- socchiuse, il mento arrotondato e la mascella
colo d.C. è ipotizzabile sulla base del confronto più larga della fronte. Sul capo è una corona di
con due fiaschette in vetro a testa singola: la vite con foglie cuoriformi, pampini e frutti ro-
prima, proveniente dalla regione siro-palesti- tondi, che ricadono ai lati del viso.
nese o da Cipro, riproduce un volto maschile L’assenza degli inclusi micacei che contrad-
idealizzato, forse di Dionysos; la seconda, pro- distinguono l’impasto del vasellame fittile di Ia-
dotta nell’area nord-occidentale dell’Asia Mi- sos e delle zone circostanti, induce a ritenere
nore, è conformata a testa di Antinoo come che il nostro manufatto non sia stato prodotto
Dionysos27. Malgrado la diversità del soggetto localmente, ma piuttosto importato da uno dei
raffigurato, entrambe presentano, per quanto ri- centri vetrari dell’area siro-palestinese o mi-
guarda lo stile della decorazione, notevoli af- croasiatica, oppure che sia giunto sulla costa
finità con la matrice iasia, particolarmente egea al seguito di un vetraio itinerante, che re-
evidenti nella resa ‘naturalistica’ della capiglia- cava con sé, insieme alla tecnica e ai modelli,
tura, che le distingue dai prodotti coevi o suc- anche gli strumenti di lavoro della propria bot-
cessivi, nei quali i capelli sono in genere tega originaria.

1
L’oggetto (inv. 3164) è conservato nel deposito della Oasis Project, ed. by G.E. Bowen, C.A. Hope, Oxford
Missione Archeologica Italiana di Iasos. 2004, pp. 291-310, in part. p. 293; A. ROSS, B. STERN,
2
Munsell 7.5 YR 7/4. A Preliminary Report on the Analysis of Organic Materials
3
Dimensioni della matrice: alt. 8,5 cm; larg. 8 cm; from Ismant el-Kharab, ivi, pp. 365-371.
6
spess. 0,8/1,5 cm; prof. 3,5 cm; dimensioni del corpo E.M. STERN, Roman Mold-blown Glass. The First th-
della bottiglia: alt. 7,5 cm; larg. 6 cm. rough Sixth Centuries, Roma 1995, con ampia bibliografia
4
C. ISINGS, Roman Glass from Dated Finds, Gronin- e confronti.
7
gen-Djakarta 1957, pp. 93-94. Più rare le bottiglie a quattro teste contrapposte.
5 8
C.A. HOPE, H.V. WHITEHOUSE, The Gladiator Jug La comparsa delle bottiglie gianiformi è stata di recente
from Ismant el-Kharab, in The Oasis Papers III. Proceedings collocata nel II secolo d.C. (S.B. MATHESON, Ancient
of the Third International Conference of the Dakhleh Glass in the Yale University Art Gallery, New Haven

Una valva di matrice per bottiglia cefalomorfa in vetro da Iasos 633


1980, p. 72, n. 188; D.P. BARAG, Catalogue of Western Studies», 29 (1987), pp. 22-29; M. STERNINI, La fenice
Asiatic Glass in the British Museum, London 1985, vol. I, di sabbia, cit., pp. 48-51.
19
p. 93, n. 118), ma l’evidenza archeologica suggerisce che P.E. PECORELLA, La cultura preistorica di Iasos in
la loro produzione sia iniziata già a partire dalla seconda Caria, Roma 1984, (Missione Archeologica Italiana di
metà del I (E.M. STERN, Roman Mold-blown Glass, cit., Iasos, I), p. 12.
20
p. 202). L’annotazione relativa al rinvenimento, effettuato nel
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Ivi, p. 233. 1967, è riportata nel giornale di scavo di P.G. Guzzo, con-
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Terpandros, autore greco del VII secolo a.C., afferma servato nell’archivio della Scuola Archeologica Italiana
che Dionysos seppellì la sua nutrice Nysa a Scythopolis di Atene.
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(odierna Beth Shean, Israele), città da lui stesso fondata Il disco (inv. 6703), rinvenuto erratico, ha un diametro
(Terpandros, Fr. 8); Nonno di Panopoli, nella seconda di 42 cm e uno spessore di 5 cm. Cfr. D. BALDONI, F.
metà del V secolo d.C., narra che il dio venne iniziato ai BERTI, Il vetro di Iasos (Caria) nel quadro delle produzioni
misteri dalla sua ancella Mystis, originaria di Sidone del Mediterraneo orientale, in Il vetro dall’antichità all’età
(Nonnos, Dionysiaka, IX, 98-131). contemporanea: aspetti tecnologici, funzionali e commerciali.
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Si veda, ad esempio, la statuetta di Dionysos fanciullo Atti delle 2e Giornate Nazionali di Studio AIHV – Comitato
proveniente dall’area degli Orti Farnesiani e conservata Nazionale Italiano, Milano 14-15 dicembre 1996, Milano
nell’Antiquarium del Palatino, a Roma. La scultura, inter- 1998, pp. 73-85, in part. p. 77 e fig. 24.
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pretata come Dionysos bambino tenuto in braccio da L. JACQUIN, in À travers le verre. Du moyen âge à
Hermes, è probabilmente una copia, rielaborata negli la renaissance, éd. D. Foy, G. Sennequier, Rouen 1989, p.
ultimi decenni del II secolo d.C., del gruppo scultoreo ori- 106, nn. 42-43.
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ginale greco, del V secolo a.C., attribuito a Kephisodotos. Alcuni esempi in M. STERNINI, La fenice di sabbia,
Cfr. M.A. TOMEI, Museo Palatino, Milano 1997, p. 116, cit., pp. 137-200; si vedano, inoltre, L. RIVET, Un quartier
n. 89, con bibliografia precedente. artisanal d’époque romaine à Aix-en-Provence. Bilan de
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S. TASSINARI, Digressions autour de vases domestiques la fouille de sauvetage du «parking Signoret» en 1991, in
en bronze, in Bronzes grecs et romains, recherches récentes. «Revue archéologique de Narbonnaise», 25 (1992), pp.
Hommage à Claude Rolley, éd. M. Denoyelle, S. De- 325-380, in part. pp. 349-356; M.D. POUILLE, F. LA-
scamps-Lequime, B. Mille, S. Verger, Paris 2012 (consul- BAUNE, L’atelier de verrier antique de Cesson-Sévigné,
tabile online: http: //inha.revues.org/4028). in La Route du verre. Ateliers primaires et secondaires du
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Sulle tecniche di lavorazione del vetro e sulla soffiatura second millénaire av. J.-C. au Moyen Âge. Colloque
a stampo cfr. M. STERNINI, La fenice di sabbia. Storia e organisé en 1989 par l’Association française pour l’Ar-
tecnologia del vetro antico, Bari 1995; C. MORETTI, Le chéologie du Verre, éd. M.-D. Nenna, Lyon 2000, (Travaux
tecniche di fabbricazione dei vetri archeologici. Riesame de la Maison de l’Orient méditerranéen, 33), pp. 125-146;
critico delle ipotesi avanzate, in Vetri di ogni tempo. D. FOY, M-D. NENNA, Tout feu tout sable. Mille ans de
Scoperte, produzione, commercio, iconografia. Atti della verre antique dans le Midi de la France, Musées de
V Giornata Nazionale di Studio AIHV, Massa Martana- Marseille 2001; H. AMREIN, L’atelier de verriers
PG 30 ottobre 1999, a cura di D. Ferrari, Milano 2001, d’Avenches. L’artisanat du verre au milieau du Ier siècle
pp. 57-70. après J.-C., Lausanne 2001 (Cahiers d’archeologie romande,
14
S.P. PÁNCZÉL, The Production of Prismatic Glass 87; Aventicum, XI); G. MAJCHEREK, Kom el-Dikka,
Bottles in Roman Apulum, in «Marisia», 31 (2011), pp. Excavation and Preservation Work. Preliminary Report,
175-185. 2004/2005, in «Polish Archaeology in the Mediterranean»,
15
M. STERNINI, La fenice di sabbia, cit., pp. 87-96, 17 (2007), pp. 21-34, in part. pp. 25-26; S. RAUX, J.-Y.
con un quadro complessivo dei rinvenimenti di matrici BREUIL, Y. PASCAL, Un four de verrier de la toute fin
per vasi di vetro. du IIe siècle ap. J.-C. sur le site du «parking Jean Jaurès»
16
Sulle tecniche di fabbricazione delle matrici cfr. K. à Nîmes (Gard), in «Bulletin de l’Association Française
HORNUNG-BERTEMES, D. KASSAB TEZGÔR, A. pour l’Archéologie du Verre», 2010, pp. 71-79; A. SE-
MULLER, Fabrication des moules, diffusion des produits BASTIANI, Nota su due strutture produttive tardo romane
moulés. À propos d’une «figurine-patrice» du Musée de nell’ager Rusellanus: la bottega di un mastro vetraio a
Volos, in «Bulletin de Correspondance Hellénique», 122 Spolverino (Alberese-GR) e l’officina metallurgica a Ru-
(1998), n.1, pp. 91-107. sellae (Grosseto), in «FOLDER», 221 (2011), www.fa-
17
Per le testimonianze archeologiche della lavorazione stionline.org/docs/FOLDER-it-2011-221.pdf.
24
del vetro in Asia Minore e sui centri di produzione cfr. Uno stampo in terracotta per bottiglie a forma di
C.S. LIGHTFOOT, M. ARSLAN, Anadolu Antik Camları: grappolo d’uva (tipo Isings 78d), databile al II-III secolo
Yüksel Erimtan Koleksiyonu /Ancient Glass of Asia Minor: d.C., proviene da Macquenoise, in Belgio. Cfr. R. CHAM-
The Yüksel Erimtan Collection, Ankara 1992, pp. 20-21; BON, L’histoire de la verrerie en Belgique du IIme siècle
V. LAUWERS, P. DEGRYSE, M. WAELKENS, Evidence à nos jours, Bruxelles 1955, p. 3 e figura in frontespizio.
25
for Anatolian Glassworking in Antiquity: the Case of Sa- La matrice è attribuibile al tipo MCT IX della
galassos (Southwestern Turkey), in «Journal of Glass Stu- Stern. Cfr. E.M. STERN, Roman Mold-blown Glass,
dies», 49 (2007), pp. 39-46, con carta di distribuzione dei cit., p. 204.
26
rinvenimenti e relativa bibliografia. In molti casi l’altezza dei recipienti della fase tarda
18
D. BALDONI, Una lucerna romana con raffigurazione della produzione è di 15-20 cm e oltre.
27
di officina vetraria: alcune considerazioni sulla lavorazione E.M. STERN, Roman Mold-blown Glass, cit., pp.
del vetro soffiato nell’antichità, in «Journal of Glass 228-232, nn. 147-148.

634 DANIELA BALDONI

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