Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
ILPOLIGRAFO
il codice miniato in europa
Libri per la chiesa, per la città, per la corte
a cura di
Giordana Mariani Canova
Alessandra Perriccioli Saggese
ILPOLIGRAFO
Il presente volume viene pubblicato con il contributo di
Gli Autori e l’Editore ringraziano tutte le istituzioni che hanno gentilmente concesso
l’autorizzazione alla pubblicazione delle immagini. Le referenze fotografiche
sono state inserite, in caso di esplicita richiesta, a corredo delle singole immagini
o raggruppate alla fine di ogni contributo. Tutte le immagini
sono state fornite dagli Autori, sotto la loro responsabilità, libere da diritti.
Gli Autori restano a disposizione per qualsiasi eventuale ulteriore obbligo
in relazione alle immagini riprodotte.
progetto grafico
Il Poligrafo casa editrice
Laura Rigon
11 Presentazione
Giordana Mariani Canova, Alessandra Perriccioli Saggese
secoli ix - xiii
secolo xiv
secoli xiv-xv
secoli xv - xvii
1 Sul codice si rimanda alla scheda paleografica e storico-artistica della scrivente, con
bibliografia completa, in Il segreto dei segreti. I tarocchi Sola Busca e la cultura ermetico-alchemica
tra Marche e Veneto alla fine del Quattrocento, catalogo della mostra (Milano, 20 marzo - 24 giu-
gno 2012), a cura di L.P. Gnaccolini, Milano 2012, pp. 86-88, cat. 11.
2 M. PEREIRA, The alchemical Corpus attributed to Raymond Lull, «Warburg Institute
Surveys and Texts», XVIII, 1989; EAD., L’Oro dei filosofi. Saggio sulle idee di un alchimista del
Trecento, Spoleto (PG) 1992, pp. 87-101; C. CRISCIANI, M. PEREIRA, L’arte del sole e della luna.
Alchimia e filosofia nel medioevo, Spoleto (PG) 1996, pp. 68-75, 81-83, 189-202; M. PEREIRA,
Introduzione storica, in Il ‘Testamentum’ alchemico attribuito a Raimondo Lullo. Edizione del testo
latino e catalano dal manoscritto di Oxford, Corpus Christi College 244, a cura di M. Pereira e
B. Spaggiari, Firenze 1999, pp. IX-LXII; M. PEREIRA, Arcana sapienza. L’alchimia dalle origini a
Jung, Roma 2001, pp. 152-174; Alchimia. I testi della tradizione occidentale, a cura di M. Pereira,
Milano 2006, pp. 554-604; EAD., Vita vegetale e trasformazione alchemica, in Le monde végétal.
Médecine, botanique, symbolique, a cura di A. Paravicini Bagliani, Firenze 2009, pp. 207-229;
EAD., Ramon Llull e Gerolamo da Cremona, «FMR», XXXIII, 2009, pp. 130-140.
3 Alla base è la riflessione di Ruggero Bacone su alchimia «speculativa» e alchimia
«operativa», cfr. PEREIRA, L’Oro dei filosofi, cit., pp. 9-10, 48-56; EAD., Arcana sapienza. L’alchi-
mia dalle origini a Jung, Roma 2001, pp. 143-145.
535
laura paola gnaccolini
zione dei metalli, quel procedimento alchemico così segreto e insieme così
potente che consentiva di arrivare alla produzione del lapis philosophorum o
elixir, che trasmutava tutti i metalli in oro e poteva conferire la perfezione
a qualsiasi corpo materiale su cui venisse «proiettato», quindi in ultima
istanza era medicina di lunga vita4.
Le illustrazioni5, poco conosciute proprio a causa della complessità del-
le iconografie, a parte poche pagine sempre riprodotte, testimoniano di una
grande consonanza dell’artista con i complessi contenuti del codice, che
molto spesso vengono chiariti con tavole sintetiche. La decorazione si apre6
con una raffigurazione della Natura che si strappa i capelli (f. 19r/XVIr)
(fig. 1) e si dispera per chi vorrebbe farle violenza, mentre è disposta a sve-
lare i suoi segreti all’alchimista, il solo capace di farne un corretto uso7;
all’interno del capolettera è raffigurato Lullo in preghiera con la veste da
francescano, che riceve la rivelazione dall’alto, davanti a Tobia, che ritorna
con il fiele del pesce (in lamina d’argento) con cui guarirà gli occhi del pa-
dre8 (quindi un’allusione al risultato dei procedimenti alchemici). L’Arcan-
gelo Raffaele che lo accompagna è ugualmente allusione all’origine divina
della rivelazione: l’alchimista si sente investito di una missione salvifica e
interviene nella natura continuando per così dire l’opera creatrice di Dio.
Nel Testamentum, uno dei testi più importanti della raccolta, lo pseudo
Lullo introduce un’importante sottolineatura del parallelo tra l’opus alche-
micum e l’agricoltura9 (f. 21v/XVIIIIv) in quanto semina dei semi d’oro e
4 G. CARBONELLI, Sulle fonti storiche della chimica e dell’alchimia in Italia, Roma 1925 [rist.
an. Lavis 2003], pp. V-XI; M. PEREIRA, L’Oro dei filosofi, cit., pp. 2, 103-104, 111-112, 229-230; M.
PEREIRA, Teorie dell’elixir nell’alchimia latina medievale, in La crisi dell’alchimia, «Micrologus», III,
1995, pp. 103-146; EAD., Introduzione storica, in Il ‘Testamentum’ alchemico attribuito a Raimondo
Lullo, cit., pp. IX-XXIX. Per un percorso critico sulla storia dell’alchimia sono fondamentali L’arte
del sole e della luna, cit. e EAD., Arcana Sapienza, cit.
5 Sull’iconografia dei testi alchemici bisogna considerare almeno CARBONELLI, Sulle
fonti storiche della chimica e dell’alchimia in Italia, cit.; B. OBRIST, Les Débuts de l’imaginerie
alchimique (XIVe-XVe), Paris 1982; F. CARDINI, Faust e il Santo Graal. Nota storico-antropologica
al mito dell’Elixir, in Exaltatio Essentiae / Essentia Exaltata, a cura di F. Cardini, M. Gabrie-
le, Ospedaletto (PI) 1992, pp. 6-25 (solo l’apparato iconografico); B. OBRIST, Vers une histoire
de l’alchimie médiévale, in La crisi dell’alchimia, «Micrologus», III, 1995, pp. 3-44; B. OBRIST,
Visualization in Medieval Alchemy, «HYLE-International Journal for Philosophy of Chemistry»,
vol. 9, 2, 2003, pp. 131-170; M. GABRIELE, Alchimia e iconologia, Udine 1997; A. HAANING, The
Philosophical Nature of Early Western Alchemy, in Art and Alchemy, a cura di J. Wamberg, Cope-
naghen 2006, pp. 23-39; J. WAMBERG, A Stone and Yet Not a Stone. Alchemical Themes in North
Italian Quattrocento Landscape Imagery, in Art and Alchemy, cit., pp. 41-81.
6 In realtà c’è un’iniziale decorata precedente inedita, al f. 9r (Vr della numerazione
antica), che raffigura un’aquila in oro (ombreggiata in nero), che simboleggia il mercurio
filosofico, su un campo azzurro cielo.
7 La figura dell’angelo che regge il mondo nell’iniziale I[ste liber..] probabilmente allude
al passo nel testo dove si invoca l’«eterna prudencia» perché illumini le menti e le conduca «ad
cognisciendum veritate[m] fabbricata[m] p[er] antiquos».
8 Th 6, 1-9; 11, 1-13.
9 Parallelo introdotto per la prima volta nel trattato di Iside la profetessa a suo figlio Horus
(PEREIRA, Arcana sapienza, cit., pp. 39, 56; ID., Alchimia. I testi della tradizione, cit., pp. 30-34)
e ripreso nei testi ermetici di VII-VIII secolo.
536
girolamo da cremona e l’alchimia
10 PEREIRA, Arcana sapienza, cit., pp. 56, 160; EAD., L’alchimista come medico perfetto, in
Alchimia e medicina nel Medioevo, a cura di C. Crisciani, A. Paravicini Bagliani, Firenze 2003,
pp. 104-106 e nota 89. «La Terra Madre portatrice dei minerali embrioni», cfr. M. ELIADE, Arti
del metallo e alchimia, Torino 1980, p. 131.
11 L’alchimia come la musica produce «il principio che permette l’ascesa purificatrice
dalla terra al cielo», PEREIRA, Arcana sapienza, cit., p. 199.
12 Sul quale si rimanda alla scheda della scrivente nel catalogo della mostra Il segreto dei
537
laura paola gnaccolini
d’oro e d’argento17 (così come le nozze del Sole e della Luna)18 alludono alla
trasformazione dei metalli grazie alla pietra e le sette stelle ai vari gradi del
procedimento alchemico19.
La miniatura seguente, sulla destra (f. 115r/CCXIIr) (fig. 6, tav. XXXIII),
vuole essere illustrazione sintetica e pregnante di un testo apocrifo di Ari-
stotele (attribuito ad Alberto Magno) che si intitola Spera octo figurarum de
lapide philosophico liber super arborem Aristotelis20. In alto siede il «rerum
naturalium doctor» tra due adepti che sui cartigli21 recano massime rela-
tive alla figura del «drago», simbolo alchemico del Mercurio, che muore
solo con suo fratello e sua sorella (cioè viene ucciso dal Sole e dalla Luna,
allusione al fuoco e all’acqua) e si uccide deglutendo il proprio sudore (si
allude al primo gradino del processo alchemico, la morte o nigredo). In bas-
so a sinistra il re potente dice di non temere nessuno se non il dragone e a
destra l’alchimista è raffigurato come uomo povero e nudo, che però con le
sue forze saprà sconfiggere il dragone. Al centro dell’immagine il serpente-
drago con la testa d’oro e d’argento (è sempre il mercurio filosofico) con
cartigli che alludono alla morte/vita del drago e altre teste che rimandano ai
vari metalli. Intorno varie sfere che, dalla più interna verso l’esterno, riman-
dano ai quattro elementi: fuoco, aria, acqua, terra, con le loro caratteristiche
e l’esortazione a comprendere bene la lezione per ottenere la pietra dei filo-
sofi. Le tre sfere più esterne invece si riferiscono alla tempistica e alle fasi
delle operazioni alchemiche (utilizzando brani da testi sacri). Le iscrizioni a
sinistra e a destra della pagina sono rivolte direttamente al lettore che viene
esortato a vedere i volti inanimati tra i rami dell’albero e le tre facce che per
mano dell’artefice vanno a bere alla fonte e si congiungono alle cicogne
che le fanno deglutire acqua del ventre (quindi un’allusione al processo
digestivo, che era metafora del procedimento alchemico)22. All’inizio del
Codicillus di nuovo è ritratto Lullo in preghiera (f. 132r/CXXXr), a sottolinea-
re l’origine divina della rivelazione alchemica. Segue una raffigurazione di
17 L’oro e l’argento sono sostanze di partenza dell’opus, in quanto «risultato più perfet-
to raggiunto dalla natura nel dare forma alla materia inorganica»; come tali «possono – dopo
essere stati opportunamente manipolati – moltiplicare e trasferire questa perfezione venendo
a costituire il fermentum e, infine, la sostanza della trasmutazione (elisir)», cfr. PEREIRA, L’oro
dei filosofi, cit., pp. 104, 106.
18 Sull’argomento, cfr. PEREIRA, Vita vegetale e trasformazione alchemica, cit., p. 223 e nota 49.
19 CARBONELLI, Sulle fonti storiche della chimica, cit., pp. 39-42, 50; PEREIRA, L’Oro dei
filosofi, cit., pp. 87-112; EAD., Dottrine e correnti dell’alchimia latina, in L’arte del sole e della luna,
cit., pp. 69-70; EAD., Arcana sapienza, cit., pp. 59-61, 101-102, 137-139.
20 In proposito si veda PEREIRA, L’Oro dei filosofi, cit., pp. 40-41 e la scheda relativa
al manoscritto trascritto nel 1475 a Foligno, cfr. Magia, Alchimia, Scienza dal ’400 al ’700,
catalogo della mostra (Venezia, 2002), a cura di C. Gilly, C. van Heertum, Firenze 2005, II,
pp. 62-66, cat. 14 (di C. GILLY).
21 Per i testi delle iscrizioni si rimanda alla scheda della scrivente citata supra, nota 1.
22 C. CRISCIANI, Il corpo nella tradizione alchemica. Teorie, similitudini, immagini, «Mi-
crologus», I, 1993, pp. 189-233; PEREIRA, Il cuore dell’alchimia, cit., pp. 292-293 («la digestione,
ovvero la trasformazione del cibo in sostanza del corpo attraverso le diverse “cotture” che av-
vengono nelle sue cavità, metafora dell’intero processo di trasformazione governato dal calore
dei fornelli che l’alchimista assimila al calore naturale»).
538
girolamo da cremona e l’alchimia
Lullo tra i sapienti (f. 159v/CLVIIv), impegnati a vagliare con serietà gli ar-
gomenti proposti dall’alchimista. Il Libro dei segreti della natura o della quin-
tessenza si apre con la consegna del volume da parte dell’alchimista a un
monaco in veste bianca (f. 187r/CCXXXVIr, fig. 4): dalla foggia però si può
escludere che si tratti di un certosino, come ipotizzava Michela Pereira23,
mentre dovrebbe essere l’abito in lana bianca dei benedettini olivetani o
camaldolesi24. Ma su questo punto vedremo di approfondire tra breve.
Il Liber compendium artis magice (f. 214r/CCLIIIr) si apre con il pro-
cedimento della purificazione tramite il fuoco, che elimina le impurità
(i mostri che appaiono tra le nuvole) e separa le componenti di una sostan-
za. L’apparente stranezza dell’aver inserito due figure umane, chiaramente
tartari, nel «vaso alchemico» viene spiegata da Hartlaub25 come allusione al
«tartaro»26, sostanza da cui facilmente si ricava il mercurio filosofico, e da
Michela Pereira, specialista nella tradizione lulliana, come allusione all’ani-
ma vivente di tutto il mondo naturale, compresi i metalli27; così che persino
gli esseri umani possono essere allusione alla materia prima. Il trattato se-
guente, il Compendium animae transmutationis metallorum (f. 216v/CCLVIv),
raffigura in maniera molto suggestiva l’anima dei metalli, principio vitale
che si ottiene con l’opus, tra le mani dell’alchimista, con un’iconografia che
riecheggia quella classica del mito di Prometeo28; mentre nel Liber de in-
vestigazioni secreti occulti (f. 224r/CCLXXIIIr, fig. 5) l’alchimista incontra il
Papa, identificabile in Celestino V (con la volpe che gli fa cadere la tiara,
allusione a Bonifacio VIII secondo i Vaticinia de summis Pontificibus)29, e gli
mostra il vaso alchemico che contiene l’urina (la materia prima usata per
l’opus dall’autore di questo trattato)30 mentre tiene accanto a sé il fanciullo,
avrebbe sollecitato Lullo a scrivere questo trattato, cfr. M. PEREIRA, La sapienza alchemica fra
immaginario e filosofia, in Aspetti della sapienza tradizionale, ciclo di conferenze sul tema (Ter-
ranuova Pracciolini, 7-14 maggio 1996), introduzione di M. Mugnai, Terranuova Bracciolini
(AR) 1999, p. 32 e fig. 13.
24 Questa ipotesi sviluppa un suggerimento che mi è venuto da Ada Labriola, che desi-
dero ringraziare.
25 G.F. HARTLAUB, Opera chimica. Eine unbekannte Bilderhandschrift der italienischen
vino e viene indicato nel Liber de secretis naturae come sostanza particolarmente vicina al mer-
curio filosofico, cioè facilmente da essa si arriva tramite operazioni alchemiche al mercurio,
cfr. PEREIRA, Vita vegetale e trasformazione alchemica, cit., pp. 212, 217, 226-227.
27 Cfr. PEREIRA, Il cuore dell’alchimia, cit., p. 289.
28 O. RAGGIO, The Myth of Prometheus: Its Survival and Metamorphoses up to the Eighteenth
Century, «Journal of the Warburg and Courtauld Institutes», XXI, 1-2, 1958, p. 52, tav. 7cd.
29 Devo l’identificazione dell’iconografia alla gentilezza di Paola Guerrini, che desidero
ringraziare, cfr. P. GUERRINI, I diagrammi biblici di Giacchino da Fiore, in Cicli e immagini bibli-
che nella miniatura, atti del VI congresso di Storia della miniatura (Urbino, 3-6 ottobre 2002),
«Rivista di storia della Miniatura», 6-7, 2001-2002, p. 100 fig. 14.
Una raffigurazione analoga si trova nel Teleforo da Cosenza, Liber de causis (Modena,
Biblioteca Estense, Lat. 233) al f. 63r.
30 PEREIRA, L’Oro dei filosofi, cit., pp. 97-98.
539
laura paola gnaccolini
31 Ivi, cit., pp. 96, 108; PEREIRA, L’alchimista come medico perfetto, cit., pp. 103-110 (men-
struum è nome generico dei solventi che permettono l’effettiva creazione del lapis); EAD., Il cuo-
re dell’alchimia, cit., p. 292; EAD., Vita vegetale e trasformazione alchemica, cit., pp. 220-222.
32 PEREIRA, L’Oro dei filosofi, cit., pp. 64-67.
33 A partire dai primi decenni del XIV secolo si sperimentano sostanze diverse dai me-
talli e minerali come materia prima dell’opus: il testo che affronta per primo questi temi è il
Liber de secretis naturae seu quinta essentia, cfr. PEREIRA, Vita vegetale e trasformazione alchemica,
cit., pp. 207-229.
34 Cfr. PEREIRA, Vita vegetale e trasformazione alchemica, cit., pp. 215-216.
35 Ma il nome sembra aggiunto da altra mano, con inchiostro più scuro.
36 Il testo al f. 1v prosegue: «Qui queritis Solem. Facite luna[m]. de duabus aquis facite
una[m] et scitote q[uod] dico solvite ea prius, postea date inimico vestro biber[e] et videbitis
540
girolamo da cremona e l’alchimia
eu[m] mortuu[m]. Postea dabitis sepulcru[m] suu[m] et disolva[n]tur iuncture et o[mn]ia ossa
sua. Hoc faciatis more leonis antiqui. Postea aqua[m] terra[m] faciatis et perse multiplicabitis
lapidem. Ergo qui intelligit verba sub pedibus habet omnia Regna».
37 PEREIRA, L’Oro dei filosofi, cit., pp. 105-106.
38 Secondo la glossa di Olimpiodoro al testo di Zosimo «l’acqua divina, il più impor-
tante dei tre prodotti alchemici presenti nei testi di Zosimo» è l’acqua d’argento, di cui lo zolfo
è uno degli ingredienti; «l’acqua divina può così essere identificata con la materia prima dei
metalli. La sua estrazione mette in moto il processo operativo, i cui passaggi sono manifestati
dalla successione dei colori», cfr. PEREIRA, Arcana sapienza, cit., pp. 59-61.
39 Forse poteva per qualche verso riecheggiare un’immagine tipo queste: Manchester,
John Rylands Library, ms. germ. 1, prima metà XV sec, ill. in OBRIST, Les Débuts de l’imaginerie
alchimique, cit., pp. 152-157, 255, figg. 22, 93; Leida, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, cod. Voss.
Chym. F. 29, f. 95v, illustrato in Exaltatio Essentiae, Essentia Esaltata, a cura di F. Cardini e
M. Gabriele, Ospedaletto (PI) 1992, p. 197.
40 Si potrebbe pensare al monastero camaldolese di San Benedetto fuori Porta Pinti o
vonarola, medico padovano del secolo XV, Padova 1900; CARBONELLI, Sulle fonti della chimica,
cit., pp. 10, 153-157; A. SAMARITANI, Michele Savonarola riformatore cattolico nella corte estense a
metà del sec. XV, «Atti e memorie della deputazione provinciale ferrarese di storia patria», s. III,
XXII, 1976, pp. 1-95; D. JACQUART, Médecine et alchimie chez Michel Savonarole (1385-1466), in
Alchimie et philosophie à la Renaissance, atti del convegno internazionale (Tours, 1991), sotto la
direzione di J.-C. Margolin, S. Matton, Paris 1993, pp. 109-122; PEREIRA, Arcana sapienza, cit.,
p. 171; C. CRISCIANI, Il farmaco d’oro. Alcuni testi tra i secoli XIV e XV, in Alchimia e medicina nel
Medioevo, a cura di C. Crisciani e A. Paravicini Bagliani, Firenze 2003, p. 222.
Sul rapporto tra alchimia e medicina si veda C. CRISCIANI, M. PEREIRA, Black Death and
Golden Remedies. Some Remarks on Alchemy and the Plaghe, in The Regulation of Evile. Social
and Cultural Attitudes to Epidemics in the Late Middle Ages, a cura di A. Paravicini Bagliani,
541
laura paola gnaccolini
542
girolamo da cremona e l’alchimia
3. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, ms. B.R.52, Raimondo Lullo, Opera Chemica:
Girolamo da Cremona, f. 114v.
543
laura paola gnaccolini
544
girolamo da cremona e l’alchimia
6. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, ms. B.R.52, Raimondo Lullo, Opera Chemica:
Girolamo da Cremona, f. 115r.
545
laura paola gnaccolini
546
girolamo da cremona e l’alchimia
9. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, ms. B.R.52, Raimondo Lullo, Opera Chemica:
Girolamo da Cremona, f. 227r.
547
laura paola gnaccolini
mo, che si dedicò all’alchimia negli anni in cui Girolamo da Cremona era al
lavoro per la Bibbia di Borso44, proprio nel tentativo di affinare la sua scienza
medica, cercando rimedi contro la peste, fino alla distillazione dell’elixir di
lunga vita, l’acqua vitae nel senso etimologico del termine, non proprio elisir
dell’immortalità, ma rimedio contro molti malanni.
Anche Padova risulta, secondo gli studiosi di storia dell’alchimia, luogo
dove il dibattito su questa disciplina fu particolarmente acceso e si registrò
all’inizio degli anni sessanta una discussione pubblica in ambito universi-
tario sulle possibilità di trasmutazione della materia, con particolare atten-
zione alle ricerche miranti alla produzione dell’elixir alchemico di lunga
vita. Noteremo solo di sfuggita come in quegli anni Girolamo da Cremona
sia presente sicuramente in questa città, come le ricerche di Giordana Ma-
riani Canova hanno da tempo dimostrato, proponendo una provenienza
padovana, da un Antifonario per il monastero benedettino di Santa Giu-
stina, per due notissime iniziali con San Prosdocimo che battezza Vitaliano
(Parigi, Musée Marmottan, coll. Wildenstein n. 64) e la Disputa di Santa
Giustina firmata (Londra, Victoria and Albert Museum, inv. 817-1894)45, e
riconoscendo la probabile provenienza dal monastero benedettino femmi-
nile di Santa Maria della Misericordia, dello splendido Antifonario dei Santi
Cosma e Damiano (Londra, Burlington House Society of Antiquaries, ms.
450)46, la cui realizzazione dovrebbe correttamente cadere sulla metà del
settimo decennio del XV secolo. A questo stesso decennio, prima del sog-
giorno toscano47, spettano diverse altre commissioni per l’ordine benedet-
tino, come il Breviario per i benedettini di San Giorgio a Venezia (Londra,
F. Santi, Firenze 1998, pp. 7-39; PEREIRA, L’alchimista come medico perfetto, cit., pp. 77-108;
C. CRISCIANI, Il farmaco d’oro. Alcuni testi tra i secoli XIV e XV, in Alchimia e medicina nel Medio-
evo, a cura di C. Crisciani e A. Paravicini Bagliani, Firenze 2003, pp. 217-245.
44 Sull’intervento di Girolamo da Cremona nella Bibbia di Borso, individuato per la pri-
talogo della mostra (Padova, Abbazia di Santa Giustina, ottobre-dicembre 1980), a cura di
A. De Nicolò Salmazo e F.G.B. Trolese, Treviso, Canova, 1980, pp. 77-78, 376-377; G. MARIANI
CANOVA, Girolamo da Cremona in Veneto: una nuova ipotesi per l’Antifonario dei SS. Cosma e
Damiano, in Studi di storia dell’arte in memoria di Mario Rotili, Napoli 1984, I, pp. 337-338;
TONIOLO, Girolamo da Cremona, cit., pp. 554-555; EAD., Girolamo da Cremona miniatore alla corte
dei Gonzaga, in Andrea Mantegna e i Gonzaga. Rinascimento nel Castello di San Giorgio, catalogo
della mostra (Mantova, 16 settembre 2006 - 14 gennaio 2007), a cura di F. Trevisani, Milano,
Electa, 2006, p. 97.
46 MARIANI CANOVA, Girolamo da Cremona in Veneto: una nuova ipotesi per l’Antifonario
dei Santi Cosma e Damiano, cit., I, p. 338; da ultimo cfr. DE MARCHI, I miniatori padani a Siena,
cit., p. 228.
47 Come correttamente ritiene DE MARCHI, I miniatori padani a Siena, cit., pp. 235-236
nota 21.
548
girolamo da cremona e l’alchimia
Cremona miniatore alla corte dei Gonzaga, cit., pp. 98, 101, nota 16.
49 F. TONIOLO, in La Bibbia di Borso, cit., p. 447, figg. 198-199; EAD., Girolamo da Cre-
TONIOLO, Girolamo da Cremona miniatore alla corte dei Gonzaga, cit., pp. 222-224, cat. III. 10.
51 DE MARCHI, I miniatori padani a Siena, cit., p. 236, nota 21; TONIOLO, Girolamo da
Cremona miniatore alla corte dei Gonzaga, cit., p. 100, probabilmente da un Messale.
52 TONIOLO, Girolamo da Cremona miniatore alla corte dei Gonzaga, cit., pp. 98-99.
53 Formula per primo questa ipotesi C. DEL BRAVO, Liberale da Verona, Firenze 1967,
dovico (C. D’ARCO, Delle arti e degli artefici a Mantova, Mantova 1857, II, p. 12 doc. 12). Sull’Al-
dobrandini e i rapporti tra i Gonzaga e Firenze, cfr. AGOSTI, Su Mantegna, I, cit., p. 354, n. 178.
Trascrivo il testo, per comodità di consultazione: «Ill[ustrissi]me et Ex[cellentissime] D[omine]
mi singul[arissi]me. Post debitas co[m]mendat[i]o[n]es. Per Andrea Mantinea a giorni passati
ho avuto lect[er]e de la V[ostra] Ill[ustrisisma] S[ignoria] et per lui no[n] rescripsi sapiendo che
pel camino molto dovea tardare. Et p[er] q[ue]sta p[rop]hendo scusa se io no[n] avessi et a lui
et a Jeronimo suo compagno satisfacto quanto sarebbe stato mio desiderio p[er]che mi paiono
p[er]sone molto da b[e]n[e], et ho conosciuto che Andrea non solum nella pittura ma etiam in
molte altre cose havere perfecto ingegno, et optimo vedere, et parmi meriti grande com[m]
endatione [...] Florentiae V mensis july MCCCCLXVI, S[er]vitor Joh[ann]es Aldobradini».
55 AGOSTI, Su Mantegna, I, cit., p. 354, n. 178.
549
laura paola gnaccolini
56 La corretta data del documento viene letta per la prima volta da F. BISOGNI, Liberale
o Girolamo?, rec. a M.C. DUPRÉ, I corali del Duomo di Siena, Milano 1472, «Arte illustrata»,
VI, 1973, pp. 402, 407, n. 8; H.J. EBERHARDT, Die Miniaturen von Liberale da Verona, Giro-
lamo da Cremona und Venturino da Milano in den Chorbuechern des Doms von Siena: Doku-
mentation, Attribution, Cronologie, München 1983, pp. 35-38, 81-82, 247 doc. 145; ID., Sull’at-
tività senese di Liberale da Verona, Girolamo da Cremona, Venturino da Milano, Giovanni da
Udine e prete Carlo da Venezia, in La miniatura italiana tra Gotico e Rinascimento, atti del
II congresso di Storia della Miniatura Italiana (Cortona, 24-26 settembre 1982), a cura di
E. Sesti, Firenze 1985, I, pp. 422-426; DE MARCHI, I miniatori padani a Siena, cit., p. 231.
57 Mostra storica nazionale della miniatura, catalogo della mostra (Roma, Palazzo
Venezia, 1953), a cura di G. Muzzioli, Firenze, Leo S. Olschki, 1954, pp. 388-389, n. 619;
G. MARIANI CANOVA, La miniatura veneta del Rinascimento, 1450-1500, Venezia 1969, p. 119; TO-
NIOLO, Girolamo da Cremona, cit., pp. 552, 555. Si riteneva che la realizzazione della decorazio-
ne del codice cadesse solo in leggero anticipo sul Breviario per la chiesa di S. Egidio, annessa
all’Ospedale di S. Maria Nuova (Firenze, Museo Nazionale del Bargello, ms. 68), sottoscritto
dal copista «ANNO DOMINI MCCCCLXXIII IX KAL DECEMBRIS», opera in parte di bottega, che verrà
completata dopo la partenza di Girolamo da Firenze da due miniatori fiorentini (DE MARCHI,
I miniatori padani a Siena, cit., p. 237, nota 40).
58 EBERHARDT, Die Miniaturen von Liberale da Verona, cit., pp. 82-83; DE MARCHI,
I miniatori padani a Siena, cit., pp. 228, 233, nota 1; F. TONIOLO, in H.J. VON HERMANN, La mi-
niatura estense, cura, apparati e note di F. Toniolo, Modena 1994, p. 241; F. TONIOLO, Girolamo
da Cremona, in Dizionario biografico dei miniatori italiani. Secoli IX-XVI, a cura di M. Bollati,
Milano 2004, pp. 312, 314.
59 Si veda ad esempio la Pala per il Duomo di Pienza, cfr. L. CAVAZZINI, in Francesco di
550
girolamo da cremona e l’alchimia
60 È una nuova monumentalità, soprattutto nelle figure al f. 115r, a mio parere spie-
Notiamo che nel 1475 e nel 1476 da Venezia Girolamo è ancora in rapporto con la vedova, Lu-
crezia Tornabuoni (M. LEVI D’ANCONA, Postille a Girolamo da Cremona, in Studi di bibliografia
e di storia dell’arte in onore di T. De Marinis, Verona-Roma 1964, II, pp. 92 ss., docc. 104-105;
TONIOLO, Girolamo da Cremona, cit., p. 553).
62 Sulla diffusione dell’ermetismo in Italia si rimanda alle osservazioni della scrivente
Referenze fotografiche
Figg. 1-7, 9, tav. XXXIII, su concessione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del
turismo - Biblioteca Nazionale Centrale Firenze. Divieto di riproduzione.
551