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Textes et Travaux de ChrysopCEia

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Vincenzo Percolla

Auriloquio
Nel quale si tratta
dello ascoso secreto dell'Alchimia
Trattato manoscritto del '500 d'interpretazione alchemica dei miti greci et romani

Edizione e note a cura di

Carlo Alberto Anzuini

S.É.H.A. ARCHÈ
Paris Milano

1996
Scritto negli anni 1560-1570 dall'alto magistrato e alchimista palermitano
Vincenzo Percolla (morto in carcere nel 1572) e conosciuto attraverso un
unico manoscritto inedito, conservato a Napoli, l'Auriloquio rappresenta una
delle produzioni maggiori della tradizione d'interpretazione alchemica della
mitologia antica, principalmente illustrata da Pietro Bono, Giovanni
Bracesco, Michael Maier e A. J. Pemety.

L'importanza e l'unicità di quest'opera, che nel presente volume vede ora


la luce, non risiede soltanto nel numero considerevole di miti greci e romani,
che per la prima volta sono interpretati in modo sistematico e pressoché
esauriente (ben 209, ovvero il doppio di quelli che verranno analizzati nel
celebre libro di dom Pemety, Les Fables égyptiennes et grecques dévoilées),
ma anche nel metodo particolare adottato dali'autore, all'insegna
dell'operatività: nei suoi commenti mitografici, ai quali si aggiungono molti
capitoli teorici, Vincenzo Percolla spiega in modo preciso ogni tipo di
operazioni alchemiche. Basandosi sull'autorevolezza dei più famosi alchimisti
- "Geber", "Lullo", John Dastin, Cristoforo di Parigi, ecc. -, vengono
esposte così quelle che sono secondo Percolla le fasi principali della Grande
Opera.

Il testo è corredato, oltre che da un apparato di note che in particolare


analizza le fonti antiche dei miti interpretati da Percolla, altresì da un indice
delle favole, un indice dei personaggi mitologici e infine di un indice degli
autori.
Textes et Travaux de Chrysopceia
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Vincenzo Percolla

Auriloquio
Nel quale si tratta
dello ascoso secreto dell'Alchimia
Trattato manoscritto del '500 d'interpretazione alchemica dei miti greci et romani

Edizione e note a cura di

Carlo Alberto Anzuini

S.É.H.A. ARCHÈ
Paris Milano

1996
R I NGR AZI AMENTI
L'editore ringrazia particolamente i signori Roland-Marc Touitou e Michel Guérin
per il loro prezioso aiuto tecnico

© ARCHÉ, via Troilo 2, 20 1 36 Milano

ISBN 88-7252-179-3

Slampalo da
Grafiche Vadacca s.r.l.
Legatoria Bella
Introduzione

Il presente studio è dedicato all'edizione deii'Auriloquio, inedita opera d'alchimia e di


mitografia ermetica di Vincenzo Percolla. Il testo è contenuto in una miscellanea che
costituisce il manoscritto segnato Vlii-D-75 della Biblioteca Nazionale "Vittorio Emanuele
III" di Napoli. Tutte le opere della suddetta miscellanea sono di epoche assai diverse tra di
loro: alcune ci sono già note in altri esemplari manoscritti o in edizioni a stampa, altre
invece sono inedite e fino ad oggi ignorate. L'Auriloquio rientra appunto in queste ultime.
In esso l'autore si rivela con il solo cognome e riferisce solo alcuni scarni dati biografici.
Questi tuttavia, pur nella loro brevità, sono stati essenziali nel lavoro di ricerca per mettere
a fuoco con precisione le notizie sulla sua vita come pure la personalità. Tali dati a
disposizione erano: la dicitura sulla costa del ms.: "35 Auriloquio del Regente Percolla";
l 'accenno a c. l v.: "[ ...] procedendo ad alcuna di queste risolutioni in tenebre, ti hò
procurata l uce, non mi essendo conceduto per hora il ritorno à Casa"; il titolo nella stessa
c. l v.: "Auriloquio sottilissimo, et non meno, dilettevole, nel quale si tratta dello ascoso
secreto dell'Alchimia, composto per il Regente Percolla à giovamento di suo figlio. l
Perciòche la Maesta [sic] Cattolica vuole che tuttavia io preservi ne i suoi servigi in questo
suo supremo Consiglio [ ...]; l'accenno molto importante a c. 5r.: [ ...] et essendo passato in
essercitio spatio di due anni fui costretto di partirmi, et venire à questa Corte, chiamato da
S<ua> M<aes>tà Cattolica per servirla nel supremo Conseglio dell'Italia, dove dandomi
luogo qualche hora disoccupata [ ...]". Infine l'incipit stesso dell'opera che inizia con il
nome Cesare. Si è poi proceduto allo studio codicologico-paleo8rafico del manoscritto,
nonché alla ricostruzione della sua origine e della sua storia. Dall'analisi delle filigrane e
della scrittura si è accertato che il manoscritto è compreso in un arco di tempo che va
dall'ultimo quarto del XVI secolo fino a non oltre il primo ventennio del XVII. Essendo
una miscellanea e presentando evidenti errori di copiatura, 1 come pure lacune evidenziate

l . Lo scriba copista non solo commette frequentissim i errori nel copiare i nomi dei
personaggi delle diverse leggende mitologiche, ma giustifica le lacune, che evidenzia con punti
di sospensione, annotando a margine di varie carte la dicitura: "Defficit in textu ob dilaniatam
paginam." Valga per tutti l' errore di trascrizione più che evidente a c. 1 28r.; il titolo della favola
recita: "Della favola di 4. donne, nella quale il medesimo si contiene. C. 206." Si tratta in verità
del mito di Adone e sebbene i l nome del personaggio compaia preciso due righe più sotto, lo
scriba non si sente forse neanche in dovere di comprendere che si tratta della medesima persona.
Appare chiaro che egli abbia con fuso la "A" della parola "Adone" con il numero 4, cosi cché
risulta essere: "4. donne". Al tro marchiano errore di lettura che dimostra ancor più con evidenza
la totale ignoranza della cultura classica da parte del copista ricorre alla c. 53v., al cap. 82 dal
VI I NTR O D UZ I ONE

dallo scriba con punti di sospensione, si comprende che i l ms. Vlll-D-75 a noi pervenuto è
una copia evidentemente sia da copie che da originali precedenti forse in pessimo stato di
conservazione che qualcuno si è preso il compito di copiare e riunire in un solo
manoscritto.2
Per risalire all'identità del Percolla si è messa in relazione l'opera di un sovrano
spagnolo collocabile entro un arco di tempo precedente alla stesura della copia in nostro
possesso e in relazione con il "supremo Conseglio dell'Italia", nonché la sua politica nei
confronti degli Stati che componevano la Penisola. In tal modo si è appurato che il
monarca in questione è Filippo II. 3
Consultando poi le opere riguardanti il "Supremo Consiglio dell'Italia", l ' unico
Percolla che vi compare è Vincenzo Percolla che ricoprì la carica di reggente dal 1 562 al
1570, essendo già stato giudice della Magna Regia Corte del Regno di Sicilia.4

titolo: "Della favola della Tazza [ ... ]", in cui i l testo dice: "[ ... ] della pietra de filosofi si tratta
ampiamente nella favola della Tazza, nella quale si narra che i ncominciando à regnare in Francia
Demofonte, nacque subito tra mortali pesti lenza." É chiaro che lo scriba abbia letto il termine
"Francia" al posto di quello che probabi lmente doveva essere "Tracia", poiché la mitologia ci
dice che Demofonte era re della città di Eleonte, nel Chersoneso di Tracia (ossia la penisola di
Gallipoli e più precisamente la sponda settentrionale dello stretto dei Dardanelli); chiaramente
al l ' epoca non esisteva la compagine nazionale francese. Per i numerosi errori di trascrizione
operati in fase di copiatura, si rimanda all'apposito elenco contenuto in questo lavoro, a p. 263.
2. Per lo studio codicologico-paleografico del ms. V II I-D-75 v. infra p. XI.
3 . Su questo organismo v. C. Giardina, " I l Supremo Consiglio d' Italia", in Atti della Reale
Accademia di Scienze, Lettere e Belle Arti di Palermo, l ( 1 934), pp. 1 - 1 90, e Id.: "Sul governo
centrale spagnuolo e sull'anno di fondazione del Supremo Consiglio d ' Italia", in R e g ia
Deputazione di Storia Patria per la Sicilia Archivio Storico per la Sicilia, IV-V ( 1 938-1939),
pp. 52 1 -26. Questi due scritti del Giardina sono citati da: V. Sciuti Russi, Astrea in Sicilia. Il
ministero togato nella società siciliana dei secc. XVI e XVII, Napoli, 1 983, p. 69, nn. l e 2. Il
Percolla viene citato in quest' ultima opera alle pp. 93; 1 86; 1 94 e 23 1 ; v. anche G. Giarrizzo,
"La Sicilia dal Viceregno al Regno", in AA. VV., Storia della Sicilia, Napoli 1979, V I , p. 88.
4. V. in proposito: C. Giardina, Il Supremo Consiglio, cit., p. 26 e nn. 5 e 6: "Vincenzo
Percol la tenne la carica di reggente dal 1 562 al 1 570." e v. Auria, Historia Cronologica delli
Signori Vicere di Sicilia, Palermo 1 697, p. 302: "1 562. I l Dott. Vincenzo Percolla fù i l primo
Reggente eletto per Real Privilegio di 6 Decembre 1 562, esequuto in Palermo à 22 Marzo 1563."
Per i dati biografici su Vincenzo Percolla v.: A. Mongitore, Bibliotheca Sicula, Panormi 1714,
p. 292, con relativa bibliografia, in V. Sciuti Russi, Astrea in Sicilia, cit., p. 1 94, n. 6 ;
G . Evangelista Di B lasi, Storia cronologica de ' Viceré, Luogotenenti e Presidenti del Regno di
Sicilia, Palermo 1880, pp. 995-96 (prima ediz.: Palermo 1 790- 1 79 1 ), i n V. Sciuti Russi, Astrea
in Sicilia, cit., p. 1 86, n. 84 e dello stesso: Il governo della Sicilia, Napoli 1 984, p. XXII i n
nota; v. inoltre: Teatro genealogico delle famiglie nobili, titolare, feudatarie, et Antiche nobili,
del Fidelissimo Regno di Sicilia, viventi et estinte. Del Sig. Dott. D. Filadelfo Mugnos, Palermo
1 647-1670, I II, p. 87, in V. Sciuti Russi, A s trea , cit., p. XXI V in nota; A. M ango di
Casalgerardo, Nobiliario di Sicilia, Palermo 1 9 1 2- 1 9 1 5, I l , p. 60 (rist. anast.: Bologna 1970);
v. Palizzolo Gravina, Il Blasone in Sicilia, Palermo 1 87 1 - 1 875, p. 303 e tav. 58 (ri st. anastat.:
Bologna 1972); Rocco Gambacorta, Foro Christiano, Palermo 1 594, c. 395v., i n v. Sciuti
Russi, Astrea, cit. p. 94, n. 48; Nuovo Dizionario /storico, Bassano 1 796, tomo XIV, p. 279;
Pragmaticarum Regni Siciliae Novissima Collectio a cura di C. Fimia, R. Potenzano, P. De
Amico [d' Amico], Panormi 1 636, I l , § I l , pp. 1 -2; Giuseppe M ichele Mira, Bibliografia
siciliana, Palermo 1 875, I l , pp. 1 99-200, in: Luigi Ferrari, Onomasticon. Repertorio bio-
I NTR ODUZIONE vn

Ora, da quanto affermato dal Percolla, come appare a c. 5r. del manoscritto, egli fu
chiamato da Filippo II in Spagna "et essendo passato in questo essercitio spatio di due
anni", se ne deduce che alla data del 1562, anno di nomina a reggente del Supremo
Consiglio d'Italia, già dal 1 560 egli si dedicasse al magistero alchemico. Si può allora
ipotizzare che egli abbia composto l'A uriloquio in un periodo che inizi tra il 1 560 e il
1562 e termini nel 1 570, ultimo anno del suo mandato nel Supremo Consiglio d'Italia.5
Si può anche pensare che egli l'abbia scritto a Madrid indirizzandolo poi a suo figlio
Cesare. Duplice si rivela l'interpretazione di quel: "[.. ] non mi essendo conceduto per bora
.

il ritorno a Casa" se per "Casa" volesse egli intendere la Sicilia o Palermo, allora è
ragionevole supporre che lo affermasse mentre si trovava in Spagna e questo avrebbe anche
come valido supporto quanto Percolla dice tra la c. l v. e la c. 2r.,6 dove traspare il latente
timore di poter essere scoperto nella pratica di una disciplina invisa all'autorità imperiale.
Evidentemente l'alto magistrato conduceva una "doppia vita", grazie soprattutto
all'immunità e all'insospettabilità che la sua carica gli garantiva. La seconda interpretazione
del termine "Casa", per quanto meno plausibile, potrebbe alludere agli affetti familiari più
in generale, il che avrebbe allora relazione con il fatto che il Percolla finl·i suoi giorni nelle
prigioni di Palermo, spegnendosi il 4 febbraio 1 572. In tal caso l'A uriloquio sembrerebbe
una estrema esortazione morale per il figlio Cesare che forse non eccelleva per rettitudine e
che pare fosse stato la causa del la caduta in disgrazia del padre Vincenzo. Affiorerebbe cosl
l'ipotesi poco sostenibile che Vincenzo Percolla potesse comporre l'opera tra ill569-1 570,
al ritorno dalla Spagna e in un periodo immediatamente precedente l'incarcerazione o
persino durante la detenzione, ma non appare del tutto ovvio che egli, benché già figura di
spicco del potere imperiale, potesse in carcere avere a disposizione liberamente testi ed
opere sulla base dei quali poter elaborare l'Auriloquio. Alla luce dei dati emersi da questo
studio si può sostenere con certezza che l'Auriloquio di Vincenzo Percolla, composto
comunque nella seconda metà del XVI secolo, costituisca un'importantissima testimonianza
non solo della grande tradizione ermetico-alchemica del XVI secolo, ma soprattutto un

bibliografico degli scrillori italiani dal l 501 al /850, Mi lano 1 947, p. 529; Vi ncenzo Percol la
scrisse anche un' opera di carattere giuridico: "Adnotationes super Ritu Regni Siciliae", in:
Commentaria super Ritu Regni Siciliae, Panormi 1 614, pp. 1 67-88; l 'opera del Conversano è i n
A. Mongitore, cit., p. 292.
5. Mentre l' Auria nella sua Historia cronologica pone la data al 1 5 69, evidentemente i n
base al dettato della Pragmaticarum Regni Siciliae, ed ugualmente il Mongitore afferma:
"Panorrnum remeavit anno 1 569", il Giardina invece fissa la data al 1570.
6. "Perciòche la Maesta Cattolica vuole che tuttavia io preservi ne' i suoi servigi i n questo
supremo Consiglio, hò deliberato manifestarti tutto quello, che io i ntendo i n questo breve
compendio, che chiamo Auriloquio, nel quale dichiarandoti tutta la sostanzial theorica et pratica
di questa scienza, ti asconderò solamente il suo ordinato magisterio, et i veri nomi degli
individui, fuochi, tempi, et misure et quelli ti dichiarerò poi à bocca, et per cifra, accioche se
qualcuno caso questa opera perven isse in altrui mani, non possi esser io ripreso di aver palesato
quello, che niuno mai hà voluto mnnifestare: à te solo erede della sostanza mia, delle mie fatiche,
ordinandoti insieme sotto pena della mia disgrazia che, quando intenderai l 'ordinato magisterio,
lo tenghi segreto, e te ne servi a tuo modesto benefitio [ .. .]''.
VIII l NTR O DUZIONE

"eccezionale" precedente del filone mitologico che interpreta mediante favole ed allegorie le
diverse operazioni che costituiscono I'opus alchemico.7 Fatto ancor più importante è che
quest'opera precede di ben due secoli quella canonica e ben conosciuta dell'abate Pemety,8 ed
utilizza rispetto a quest'ultima un numero di miti quantitativamente maggiore del doppio e
per di più con una dovizia di dettagli tecnici, richiami e citazioni di autori disparati, tali da
rendere questa opera un'imprescindibile base di approfondimento per risalire indietro nel
tempo alla ricerca del binomio alchimia-mitologia. Già nel Medioevo diversi autori illustri
si erano cimentati, ma assai parzialmente nell'interpretare mediante le allegorie mitologiche
la trasmutazione dei metalli. Tra essi ricordiamo Pietro Bono da Ferrara che nella sua
Pretiosa Margarita Novella, opera composta a Pola nel 1 330,9 nel capitolo dedicato al
"fermento" inserisce otto miti greci, ma essi risultano essere un semplice corollario alla
trattazione più ampia di quel capitolo, cosicché l'autore limita le singole favole alla
funzione di pura metafora, senza alcun riferimento tecnico. Seguirà quasi due secoli più

7. V. per ordine cronologico di pubblicazione: C. W. Lemmi, "Mythology and Alchemy i n


The Wisdom of the Ancients", i n B . Vickers (ed.), Essential Articles for the study of Francis
Baco n , Hamden ( Conn.), 1 968, pp. 5 1 -92 ; H . J. Sheppard, ''The Mythological Tradition and
Seventeenth Century Alchemy", in Allen G. Debus (ed.), Science, Medicine and Society in the
Renaissance. Essays to honor Walter Pagel, New York 1 972, Il, pp, 47-59; Joachim Telle,
"Mythologie und A lchemie. Zu m Fortleben der antiken Gotter in der frilhneuzei t liche n
Alchemieliteratur", i n R . Schmitz e F. Krafft (ed. ), Humanismus und Naturwissenschaften, Bei­
triige zur Humanismusforschung, V I , Boppard 1 980, pp. 1 35-154; François Secret, "Alchimie et
Mythologie", i n Y. Bon nefoy (ed.), Dictionnaire des mythologies, Paris, 1 98 1 , I, pp. 7-9;
Sylvain Matton, "L' herméneutique alchimique de la Fable antique", i ntroduz. alla rist. anastat. di
A. J. Pernety, Les Fables égyptiennes et grecques dévoilées et réduites au meme principe ( 1 758),
Paris 1982 (28 ed. corr., 1 992); Id. , "Le Phénix dans l' reuvre de Miche! Maier et la littérature al­
chimique", introduz. alla rist. anastat. di Miche! Maier, Chansons intellectuelles sur la resurrec­
tion du Phami.t (éd. 1 758), Paris 1984, pp. 5-6 1 ; Id., "Variations alchimiques sur le symbole et
le mythe du labyrinthe", introduz. alla rist. anastat. del Filet d 'Ariadne pour entrer avec seureté
dans le labyrinthe de la philosophie hermetique (Paris 1 695), Paris 1 984; Achim Aurnhammer,
"Zum Hermaphroditen in der Si nnbi ldkunst der Alchemistcn", in C. Meinel (ed.). Die Alchemie in
der europiiischen Kultur- und Wissenschaftsgeschichte, Wiesbaden 1 986 (Wolfenbiltteler Fors­
chungen, Bd. 32), pp. 1 79-200; S. Matton, "L' Égypte et les 'phi losophes chimiques' de M aier à
Pernety", Les Études philosophiques, no 2-3 l 1 987, pp. 207-226; Jean-François M a i llard,
"Mercure alchimiste dans la tradition mytho-hermétique", i n M. M. de La Garanderie (ed.),
Mercure à la Renaissance, Paris 1 988, pp. 1 1 7- 1 30; Jacques Rebotier, "Le mythe d'H armonie et
ses interprétations alchimiques", Clrry.wpCl!ia, I l ( 1 988), fase. 4, pp. 39 1 -400; Antoine Faivre,
Toison d 'or et Alchimie, M i lano 1 990; S. Matton, "Alchimie, kabbale et mythologie chez
B laise de Vigenère: l'exemple de sa théorie des éléments", in Cahiers V. L. Saulnier, I l : Blaise
de Vigenère poète et mytlrof{raplre au temps de 1/enri 111, Paris 1 994, pp. 1 1 1 - 1 37; Id., "L'inter­
prétation alchimique de la mythologie", Dix-huitième siècle, XXV I I ( 1 995), pp. 73-87; Id., "La
figure de Démogorgon dans la l ittérature alchimique", in D. Kahn e S. Matton (ed.), A lchimie:
art, histoire et mytlres, Actes du premier colloque international de la Société d'Étude de l 'Histoire
de l 'A lchimie, Paris, Collège de France, 14-15-/6 mars 1991, Paris-Mi lan 1 995, pp. 265-346;
Letizia Pierozzi e Jean-Marc Mandosio, "L'interprétation alchimique de deux exploits d'Hercule
dans le De Magia naturali de Lefèvre d' Étaples", ChrysopCl!ia, V (in corso di stampa).
8. A. J. Pernety, Les Fables Egyptiennes et Grecques dévoilées, Paris 1 758.
9. V . al riguardo TC, V, pp. 6 1 4- 1 5 e BCC, Il, 42-43.
I NTR ODUZIONE IX

tardi la ChrysoplEia di Giovanni Aurelio Augurelli, edita nel 1 5 1 5 e dedicata a Papa Leone
X.111 Il bresciano Giovanni Bracesco, originario di Orzinuovi pubblica a Venezia nel 1 544
un'importante opera, L 'espositione di Geber Philosopho, in cui operando una rivisitazione
critica delle opere del grande alchimista, si serve quantitativamente di un numero ristretto di
miti, solo ventitre, per interpretare operazioni e sostanze inerenti alla cosiddetta "Grande
Opera". Ma pur rimanendo un lavoro di ristrette dimensioni, L'esposi tione di Geber
Philosopho si presenta ricca di spunti che costituiscono un importante ed ulteriore base di
approfondimento nel solco del connubio alchimia/mitologia.11 L'opera di Vincenzo Percolla
acquista un valore ancor più considerevole se si pensa che il tedesco Michael Maier
pubblicherà solo agli inizi del XVII secolo le due prime importanti opere riguardanti
mito/alchimia. Esse sono sono gli A rcana Arcanissima e Atalanta Fugiens, le quali
compariranno infatti rispettivamente nel 1 6 1 31 1 4 e nel 1 6 1 8,1 2 quindi con un ritardo di oltre
quaranta anni rispetto alla composizione deii'Auriloquio, se consideriamo il 1 570 come
estremo termine ante quem della sua stesura. Vanno poi annoverati, ma posteriormente alle
opere del Maier, l'opera di Pierre Jean Fabre Hercules Piochymicus, pubblicata a Tolosa nel
1 634, 13 divisa in trenta capitoli che narrano delle fatiche di Ercole, prese a pretesto per un
excursus in chiave alchemica, e i Fortuita di Jacob Toll (ovvero Tollius), opera edita ad
Amsterdam nel 1 687, 14 ma anche qui il riferimento all'aspetto tecnico e strettamente
operativo non regge affatto il confronto con l'opera del Percolla. Il binomio alchimia­
mitologia con il passare del tempo aveva finito con il creare una pura e semplice moda che
trovava il suo fondamento su di un cliché ormai adusato: in tale contesto trova luogo il
titolo dell'opera di David de Planis Campy, medico di Luigi XIII re di Francia, L'Hydre
morbifique exterminée par l'Hercule Chymique ou les sept maladies tenues pour incurables
iusques à présent, rendues guerissables par Art Chymique Médical, stampata a Parigi nel

I O. In TC, III, pp. 1 97-244.


I l . La espositione di Geber Philosopho di Misser Giovanni Bracescho da /orci novi nella
quale si dichiarano molti nobilissimi secreti della natura. in Vinetia [. .. ] 1 544. l m i ti di
quest'opera sono i seguenti, disposti per ordine di comparizione: Ercole e Anteo; Danae; Argo dai
cento occhi; Orfeo; Deucalione e Pirra; la Medusa; il ràtto di Ganimede; Dedalo e Icaro; il ramo
d' oro; Giove che evira Saturno; il carro di Fetonte; Minerva armata; Vulcano e Minerva; Io; il
ritorno di Teseo ad Atene; il diluvio; Marte e Giunone; Latona nell' isola di Delo; i l piccolo
Vulcano scagliato sull' isola di Lemno; Atalanta; Teseo e il M inotauro; la Fenice; Demogorgone;
il Chaos identi ficato quale Saturno.
1 2. Arcana A rcanissima [. . ] sex libris exposita, s.l.n.d. [London 1 6 1 3/ 1 6 1 4), vede
.

K. Figala et U. Neumann, "A propos de Miche! Maier: quelques découvertes bio-bibliogra­


phiques", in Alchimie: art, histoire et mythes, cit., pp. 65 1 -664; la seconda opera è: Atalanta
Fugiens [ . . . ], Oppenheimii 1 6 1 8. In questa sede è stata utilizzata la ristampa del 1 687
del l ' A talanta Fugiens, la quale ha un titolo di verso, ma conserva i nalterata la struttura i nterna:
Michaelis Maieri Secreta Naturae Chymica nova piane subtilique methodo indagata [. . ] .

secretioris naturae secretorum scrutinium chymicum [.. ] incisa, ingeniosissima emblema/a [ ..],
. .

Francofurti 1 687.
1 3. Hercules Piochymicus Petri Joannis Fabri, Tolosae Teçtosagum [ ...) 1 634.
1 4. V. i n proposito V. Verginelli, Bibliotheca hermetica, Firenze 1 986, p. 324.
x I NTRODUZIONE

1646.15 In quest' opera, i n fatti, il semidio greco assume simbolicamente i l ruolo di panacea
contro le sette malattie allora più diffuse e peraltro neanche è chiamato direttamente in
causa, poiché la trattazione si risolve solo in una lunga lista di rimedi terapeutici.

1 5. Questa opera di Planis Campy è contenuta nella sua opera completa edita appunto a
Parigi presso Moreau nel 1 646: Les CEuvres de David de Planis Campy, Paris 1 646; peraltro nella
collectanea del 1 646 compare anche l'opera più famosa di Planis Campy: L 'Ouverture de l'escolle
de philosopl;lie transmutatoire metqllique [... ], già pubblicata a Parigi nel 1 63 3 (rist. anast. Paris
.
197 9 ) .
I NT R O D UZI ONE XI

DESCRIZIONE DELL'ASPETIO ESTERNO DEL CODICE 16

Biblioteca Nazionale di Napoli; segnatura: VIII-D-75; cartaceo; sec. XVI exeunte-XVII


ineunte; coperta in pergamena; sul dorso è scritto: "35 Auriloquio del Regente Percolla";
dimensioni: a c. l, mm. 290 X 2 1 0; a c. 192: mm. 296 x 204; cc. I-IV+235+V-VI; mutilo
in fine; la numerazione delle cc. è recente, tracciata a lapis, eccetto da c. 171 a c. 209, nelle
quali figura anche una numerazione a penna tracciata dalla stessa mano che ha scritto
l'intero manoscritto; a c. 209 della nume-razione recente, la numerazione a penna termina
con il numero progressivo 78. Tale numerazione a penna è apposta in progressione sia sul
recto che sul verso da c. 1 7 1 a c. 209, per complessive pagine numerate 78, ragion per cui
essa segue l'ordine secondo le pagine e non secondo il r. e il v. delle carte; da c. 209 a
c. 235 si ritorna invece alla sola numerazione per carte e tracciata a lapis recente.

ESAME CODICOLOOICO-PALEOGRAACO

Cc. l-IV: un binione; cc. 1 -9: un quaternione; cc. 1 0-2 1 : un senione; cc. 22-29: un
quaternione; cc. 30-4 1 : un senione; cc. 42-49: un quaternione; cc. 50-60: un senione; cc.
6 1 -70: un quinione; cc.7 1 -80: un quinione; cc. 8 1 -90: un quinione; cc. 9 1 - 1 00: un
quinione; cc. 1 0 1 - 1 1 0: un quinione; cc. 1 1 1 - 1 20: un quinione; cc. 1 2 1 - 1 30: un quinione;
cc. 1 3 1 - 1 40: un quinione; cc. 1 4 1 - 1 49: un quaternione; cc. 1 50- 1 6 1 : un quinione, con la c.
160 che si appoggia tra le cc. 1 5 1 e 1 52, tra le quali evidentemente ce ne era una in più,
poi eliminata, per cui in origine si trattava di un senione; cc. 1 62- 1 69: un quaternione; cc.
1 70- 1 8 1 : un senione; cc. 1 82- 1 89: un quaternione; cc: 1 90-20 1 : un senione; cc. 202-208:
un quaternione con una carta eliminata tra le cc. 207 e 208; cc. 209-220: un senione; cc.
22 1 -225 originariamente un quaternione con cc. mancanti tra le attuali cc. 224 e 225; cc.
226-235: un quinione; cc. 229-232: un binione.

1 6. Premesso che: "[ .. . ] l ' arte della codicologia, a causa della varietà e multiformità delle
discipline di cui si vale, per l ' oggetto stesso della sua ricerca, sfugge ad una trattazione organica
e sistematica: come ogni arte, può essere acquisita soltanto con l ' esperienza." E. Casamassima,
"Note sul metodo della descrizione dei codici", in: Rassegna degli Archivi di Stato, 23 ( 1 963),
p. 1 83; per lo studio del presente ms. ci si è avvalsi del suddetto articolo: "Note sul metodo della
descrizione etc.", pp. 1 8 1 -205; inoltre: L. Gilissen, "La composition des cahiers, le pliage du
parchemin et l ' imposition", i n : Scriptorium, 23 ( 1 972), pp. 3-26; E. Falconi, L 'edizione
diplomatica del documento e del manoscritto, Parma 1 984, pp. 5-46; 63-75; 1 03- 1 04; ed i nfine:
A. Petrucci, La descrizione del manoscritto. Storia, problemi, modelli, Roma 1 984. Per un
approccio più organico allo studio dei mss. si veda anche: A. Dain, Les manuscrits, Paris 1 949 e
L. Gilissen, Prolégomènes à la codicologie, Gand 1 971; E. Ruiz, Manual de codicologia, M adrid
1 988, passim; per una bibliografia ragionata, v.: G. Cencetti , Paleografia ·Latina, Roma 1 978,
pp. 1 75- 1 76: L. N. B raswell, Western manuscripts from classica[ antiquity to the Renaissance.
- A handbook, New York-London 1 98 1 , cap. X l : "Codicology: the manuscript handbook",
pp. 235-266, nonché i l recente saggio: J. Lemaire, lntroduction à la codicologie, Louvain
1 989.
xrr I NTRODUZIONE

Carte contenenti lacune evidenziale dallo scriba con punti di sospensione: c. 1 79r.-v.;
c. 1 80r.-v.; c. 1 82v.; c. 1 84r.; c. 1 85v.; c. 1 87v.; c. 190v.; c. 194r.
L'esame delle filigrane ne rivela la presenza in tre tipi:11
l) a c. 25 filigrana di forma ovoidale sormontata da coroncina a tre apici di cui il
mediano è a croce; all'interno del disegno una croce e alla base di esso le lettere capitali "D"
e "P" che poggiano su una retta di base. I repertori consultati non riportano la presente
filigrana, ma essa presenta forti analogie con gli esempi riportati nel Briquet ai nn. 5680;
5683; 5684; 5688; 5690; 569 1 ; 5692;
Il) a c. 5 1 il secondo tipo di filigrana, la quale riprende il tracciato della precedente, ma
senza il dettaglio della coroncina e alla base presenta le lettere capitali "P" e "C". Anche
questa non compare nei repertori e come la precedente presenta analogie con gli esempi
contrassegnati dai numeri citati;
III) a c. 22 1 il terzo tipo di filigrana: essa è composta da tre cerchi sovrapposti in
verticale e tangenti l'uno all'altro. Il primo dall'alto contiene un arco di circonferenza; il
secondo, al centro, un motivo zoomorfo con uccello; il terzo, in basso, un arco di
circonferenza che sottende le lettere corsive "mc"; una filigrana analoga è presente anche alla
c. IV, D1fl leggermente diversa: anche qui vi sono tre cerchi disposti in verticale l'uno
tangente all'altro, ma il primo, in alto, sostiene un piccolo trifoglio esterno ad esso e che
forma un apice posto sulla sommità della verticale per i tre cerchi; il secondo, al centro,
presenta un motivo di uccello, però diverso dal precedente; il terzo, in basso, non contiene
arco di circonferenza ma le sole lettere corsive "mc". Questo terzo tipo di filigrana trova
analogie nel Briquet ai nn. 3248 e 3255.
Specchio di scrittura a c. 20r.: mm. 225 x 1 25. La rigatura delle cc. è a secco; scrittura
di una sola mano; forse di due se si considerano le note a margine delle cc. 7r.-v.; 8r. e 9r.;
"scrittura delle cancellerie italiane" ovvero "cancelleresca italica"; 18 a c. 1 79r. in nota a

1 7. Tra i repertori più importanti per il riconoscimento e la classificazione delle filigrane,


citiamo: N . P. Lichatschev, Paleograjitscheskoe znatschenje bumazhnych vodjanych znako, S.
Peterburg 1 899 (2 voli.); v. A. Moschin - S. M. Traljich, Vodeni znakovi X/11 i XIV vijeka,
Zagreb 1 957 (2 voli.); Charles-Moi'se B riquet, Les Filigranes, dictionnaire historique des
marques du papier dès leur apparition vers 1282 jusqu 'en 1600. A Facsimile of the 1 907 Edition
with Supplementary Materia!, edited by Stevenson, l-IV, Amsterdam 1 968 (4 voli.); G. Piccard,
Wasserzeichen, l-XV, Stuttgart 1 966 (opera tutt' ora in corso di formazione).
1 8. V. i n proposito: v. Federici, La scrittura delle cancellerie italiane dal secolo Xl/ al X VII,
Roma 1 934; v. inoltre: ''[ . . . ] ad essa si suole dare il nome di "italica" o di "cancel leresca italica"
o di "italica testeggiata", per la tipica voluta verso destra che chiude in alto le aste ascendenti.
Elementi individuanti di questa elegante e raffinata scrittura, passata poi nella stampa e divenuta
i l nostro corsivo tipografico, sono: l 'uso della "s" finale di tipo maiuscolo e del puntino sulla
"i"; la presenza di trattini complementari obliqui aggiunti al termine delle aste discendenti; la "g"
corsiva chiusa di ti po moderno." A. Petrucci, Lezioni di storia della scrittura latina (Corso
Istituzionale di Paleografia - Università degli Studi di Roma Facoltà di Lettere e Filosofia),
Roma 1 985, pp. 1 26- 1 27; v. anche A. S. Osley, Luminaria. An introduction to the ltalian
writing books of the sixteenth and seventeenth century, Nieuwkoop 1 972 e, del medesimo
autore: Scribes and Sources. Handbook of the Chancery Hand in the sixteenth century, London­
Boston 1980 (antologia di testi con traduzione inglese), citati da A. Petrucci, Lezioni di storia,
I NTR ODUZIONE xm

margine è scritto: "Deflicit in tcxtu ob dilaniatam paginam"; la stessa dicitura compare in


margine alle cc.: 1 80v.; 1 84r.; 1 85v. e 1 90v.

DESCRIZIONE IN1ERNA

C. IV v. reca scritto: "Chymica/ scansia 36 ordinis inf(erio)ris/ scansia h(?)à num(ero) 2


lib. 5 3 superioris; cc. l r.- l 70v.: lnc.: "Cesare figliuolo amatissimo, per non passare in
otio quelle bore [ ... ]; Il Expl.: [ ... ] percioche desidero, che per ogn'uno s'intenda la verità
della trasmutatione"; cc. l 7lr.- 1 75r.: lnc.: "Incomincia il libro chiamato Fiore de fiori di
Giovanni di Vascovia 19 sopra la Pietra de philosophi et la prattica sua."// Expl.: [ ... ] con
l'aiuto di Dio onnipotente, il qual sia sempre benedetto et, Iaudato Gratia Deo et Maria
Virgini semper. Amen."; cc. 1 75v.- 1 84v. Inc.: ''Opuscolo per componere il Lapis
philosophico dedicato solamente alli Sapienti."/1 Expl.: "( . . . ] à Jaude et gloria del nostro
Salvatore et B<enefattore> Giesu C<hristo> il nome del quale sia sempre glorificato per
infinita secula seculorum. Amen. Ora pro domino Alexandro. 1 547. Roma Paulo [Papae
tertio]. Finis. Laus detur Domino."; cc. 1 85r.- 1 9lv.: Inc.: "Raymundi Lulli ad discipulum
fidelem. De vera Lapidis compositione. Opera rara, et grande, la quale fù trovata nel
Colosseo di Roma, in una Cassetta di piombo."20 Il Expl.: ''[... ] et )audi Iddio in eterno, et
sia raccordevole dei poveri. Fine."
Cc. 1 92r.-1 94v.: Inc.: "lesus in corde, Maria in mente Don Paolo Francesco d'Assaro
Siciliano della vetustissima Città di Trahyna, et cittadino Napolitano [ . .. ]"; Il Expl.:"[.. . ]
Qui finisce il specchio della vera Alchimia composto in Roma nell'Anno dalla Incamatione
di N<ostro> S<ignore> Iesu C<hristo> M.CCCC.XL.III. à 1 4 di <Decem>bre. Laus
Deo"; cc. 1 95r.-208r.: Inc.: "Discorso sopra il lapis Philosophonim del S<ignor>
Gio<vanni> Thomaso Cavazza [ . . . ]"; Il Expl.: "[ . . . ] ma troppo lungo saria à voler à_parte
esponere tutti questi sonetti."; c. 208v. e 209r.-v. sono bianche; cc. 2 1 0r.-222v. : Inc.:
"Traslado del Libro del Tesoro. Del Tesoro libro primero [ .. . ]"; Il Expl.: "[ ...] Fallose este
libro entre los del Marques de Villena21 quedo en poder del S<eiior> Rey."; c. 223r.-v. non

cit., p. 1 30; K. A. Atkins, Masters of the /talic letter - Twenty-two exemplars from the Six­
teenth Century, Boston 1 988, con particolare riferimento alla scrittura di Giovan Francesco
Cresci, pp. 62-65. Si veda al riguardo l' opera del Cresci, Essemplare di più sorti lettere {. .. } dove
si dimostra la vera et nuova forma dello Scrivere Cancellaresco Corsivo [... }, Venezia 1 578 (ri st.
anast. London 1 968).
1 9. Ovvero Joannes de Vasconia; v. D. Kahn, "Les sept visions de Marie la Prophetesse sur
l ' a:uvre de la pierre des philosophes", in Chrysopa!ia, II ( 1 988), fase. 4, pp. 370-37 1 .
20. I l "topos" della cassetta o della fiala o della pisside d i piombo ricorre nella letteratura
alchemica: v. ad esempio nell ' Elucidario di Christophoro da Parigi: "Cum Romae essem, reperta
fui t in terra pyxis plumbea, et in illa vasculum vitreum optime munitum et clausum [ . . . ]",
Elucidarius Artis transmutatoriae /... } Christophori Parisiensis, in TC, VI, p. 2 1 1 e ibid. p. 219;
v. anche L. Thomdike, HMES, IV, p. 350.
2 1 . Questo autore è certamente Io stesso della "Carta de los veinte sabios cordoveses li D.
Henrrique de V i llena" pubblicata da José Ram6n de Luanco, La Alquimia en Espaiia, rist .
Barcelona 1 995, pp. 7-8.
XIV I NTR ODUZI ONE

contiene scrittura; c. 224r.: "lndex Authorum": lnc.: "Distinctio Alphabeti Raymundi


Lullij Il [expl.]: "Theoremata Artis philosophice metallorum transmutationis"; c. 225r.-v.
come detto poc'anzi: è bianca. cc. 226r.-235v. Inc.: "Et Serapio dicit quod proprie tollit
[ . . .]"; Il Expl.: "[ . . ] focate con un ferro tondo infocato, perche il morso del Cane
.

arrabbiato è foco, et l'un foco cava l'altro. Tracena [ . ]"(mutilo in fine).


. .

Note a margine di cc. : c. 7r.: "Che cosa è oro et argento et l'altri metalli"; "l'arte
nell'istessi dui modi imita la natura"; "l'imperfetti metalli hanno intrinsecamente sostanza
perfetta"; "e a'[?] perche il Mercurio non se fissi nella sua miniera, il zolfo urente congela";
"digesto che sia"; "similitudine dell'agricultore"; a c. 7v.: "il calore è quello che digerisce";
"l'un contrario si curi con l'altro contrario"; "anima d'oro detta"; a c. Br.: "questo istesso
disse Hermete similitudine del fermento"; a c. 9r.: "ciò chiaramente dice Arnaldo; ciò dice
Raij<mondo> et Sendevog<ius>".

BIBLIOGRAFIA

A. �usso, "Manoscritti d'interesse alchimistico esistenti presso la Biblioteca Nazionale


«V. Emanuele» di Napoli", in : Atti e memorie dell'Accademia di Storia dell'A rte
Sanitaria, 3 (1 982), pp. 1 53 -64,22

LINEAMENTI PER UNA STORIA DEL MS. VIII-D-75.

Il ms. VIII-D-75 è stato acquisito alla Biblioteca di Napoli il 9 Ottobre 1 865, come
risulta dal registro d'immissione della stessa23 e compreso in un fondo di trecentodiciassette
testi, 24 tra manoscritti e libri a stampa provenienti dalla libreria della chiesa di S. Efremo
Nuovo, detta della Immacolata Concezione, appartenente all'ordine dei Frati Cappuccini,
chiesa tutt'ora esistente nei cosiddetti Quartieri Spagnoli. Nella ricerca è stato anche

22. Non esistono ancora repertori a stampa di più fondi della B iblioteca Nazionale di
Napoli. Il ms. V lll-D-75 è riportato solo nel regesto della Sezione Manoscritti della B iblioteca.
Di esso come pure di altri mss. di contenuto alchimistico esiste solo l 'articolo citato. Allo stato
presente delle ricerche è perciò probabile che esso costituisca l ' unica voce bibliografica a l
riguardo. V a però detto che d a l punto di vista codicologico-paleografico esso presenta notevoli
lacune ed errori.
23. Registro d 'immissione dei manoscritti /86/-/869 [segnatura: I X-AA.51) a p. 28: "9
ottobre 1865 l Dalla libreria di S . Eframo Nuovo". Con questo titolo inizia l 'elenco dei manos­
critti provenienti da quella biblioteca. Alla p. 29 al n. progressivo I l , compare infatti:
"Auriloquio del Regente Percolla collocato a Vlll-D-75."
24. "Da codesta biblioteca pervennero alla Nazionale, 317 mss. di mediocre importanza,
opere a stampa i n gran numero in latino e in tedesco dei secoli XVI e XVII, che trattano di
Medicina, di scienze naturali, ed in i specie di A lchimia." Alfonso Miola, "La biblioteclt di u n
bibliofilo i n un convento di Napoli", i n : Legature di pregio storico ed artistico esistenti nelle
biblioteche napoletane, opera manoscritta del Miola, bibliotecario della Nazionale di Napoli,
composta a Napoli nel 1925, c. IOr. (segnatura: XX-21).
I NTR ODUZIONE xv

consultato il Repertorio di questa biblioteca,25 cioè un registro facente parte anch'esso del
fondo poc'anzi citato con il n. progressivo 122, ma in esso il ms. VIII-D-75 non compare
né sotto le diverse voci dei titoli che lo compongono quale miscellanea, né sotto i nomi dei
relativi autori. I dati più precisi ci vengono invece forniti da Alfonso Miola, biblio�ecario
della Nazionale negli anni Venti,26 il quale trovò notizie sulla biblioteca in una guida per i
viaggiatori deL Gran Tour in Italia scritta da Pompeo Samelli e pubblicata a Napoli nel
1772.27 La biblioteca, o per lo meno molti dei libri in essa esistenti, fu donata ai Frati
Cappuccini dal nobile genovese Giovan Battista Centurione,28 il quale nell'opera di ricerca
di manoscritti e testi rari si avvalse soprattutto dell'opera di un erudito napoletano, Antonio
Clarelli .29 Nella biblioteca del convento si trovava una lapide posta a memoria e in
ringraziamento del nobile gesto del Centurione,30 ma nel riportare l'iscrizione, il Sarnelli
non fa cenno alcuno di quando la donazione abbia avuto luogo. Il Miola osserva che la data

25. Repertorio della Libraria dei Padri Cappuccini dell'Immacolata Concetione di Napoli.
(segnatura: I X-B-58; cartaceo, di cc. 1 36, numerazione a lapis recente; coperta in pergamena; di
pi ù mani; scrittura della seconda metà del XVII seco lo. ) a c. l r.: "Repertorio della Libraria de
Padri Capocci [ ... ] dell' Immacolata Concettione di Napoli da non amoversi c;la detto Luogo sotto
pena di scommunica." Ad esempio a c. 72v. tra i numerosi titoli : "Maieri Michael de circulo
phisico quadrato l i b. 49 scan. N numero 3"; a c. 1 26v.: "Rulandi Martinus Dictionariu m
A lchemisticum tom. l . i n 4 . scant. N. numero 2 . Lib. 70. lnf."; a c . 1 27r.: "Thumeysseri
Leonardus. Onomasticum, Tom. l . in fol. scant. N. numero 4. l i b. 1 3 . lnferioris".
26. A. Miola, cit. v. supra.
27. Nuova guida de ' forestieri, dell 'istoria di Napoli, con cui si vede, e si spiegano le cose
più notabili della medesima, e del suo amenissimo Distretto; con annotazioni 'di tutto il circuito
del Regno, e numero delle Città, Terre, Casali, e Castelli d'esso; come pure de ' Fiumi, e Laghi;
Vescovati Regj, e Papalini, e il numero, e titoli de ' Baroni di esso Regno con una distinta
descrizione di tutte l'eruzioni da volta in volta fatte dal Monte Vesuvio, Raccolte da ' migliori
Scrittori da Monsignor l'Abate Pompeo Samelli, Napoli 1 772, pp. 278-279; v. Repertorio della
Libraria dei Padri Cappuccini, cit., v. nota 23. In proposito anche: Carlo Celano, Notizie del
bello dell'antico e del curioso della città di Napoli divise dall'autore in dieci giornate [.. ], Napoli
.

1 870, v. pp. 254-255.


28. L' identità del Centurione rimane ancora indefinita e resta da stabi lire quale membro della
famiglia egli fosse. l tennini post quem e ante quem per circoscrivere ed u bi care cronologica­
mente i l Centurione sono: il 1 572, anno di fondazione del monastero napoletano di S. Efremo
Nuovo e i l 1 626, anno di fondazione della biblioteca e anno di morte del Centurione.
29. Antonio Clarelli originario di S. Antimo e Lettore in Legge dello Studio partenopeo:
"Jus civile della mattina. [ ... ] Nel 1 646 vi nse il concorso Emanuele de Pino, dottoratosi a Padova
nel 1 639; ed alla sua morte, il 1 5 novembre 1 649 ebbe la cattedra Antonio Clarelli, che i l Celano
ci dice "uomo di gran letteratura", raccoglitore di libri per Giovan Battista Centurione, che poi
lasciò la sua grande biblioteca al convento di S. Efrem Nuovo. Alla sua morte, i l 7 settembre
1 658 fu nominato Aniello De Philippis [ ... ]." Nino Cortese, "L'età spagnola" in AA. VV., Storia
della Università di Napoli, Napoli 1 924, p. 338; v. in proposito anche: Romualdo Trifone,
L 'Università degli Studi di Napoli dalla fondazione ai giorni nostri, Napoli 1 954, p. 63 e Gian
Giuseppe Origlia, /storia dello Studio di Napoli, Napoli 1 754, Il, p. 102.
30. "D. Joanni Baptistae Centurioni Patritio Genuensi praeclarissimo, Neapolitanae
Provinciae Fratres Cappuccini ob donatam huic Coenobio lucupletissimam Bi bliothecam pro
virium imbecillitate, exiguum ad tam insigne beneficium hoc grati animi monumentum, aeternum
prl!l tam bene de se merito deprecaturi posuerunt.", P. Sarnelli, cit., ivi.
XVI I NTRODUZI ONE

non può essere comunque anteriore al 1 572, anno di fondazione del Convento di S. Efremo
(o Eframo) Nuovo, la cui chiesa fu intitolata alla SS. Concezione; questo viene confermato
anche da P. Bonaventura da Sorrento,31 che in suo scritto sui Cappuccini nella provincia
monastica di Napoli e della Terra di Lavoro fornisce dati ancor più precisi e dettagliati sulla
biblioteca: ( ...] l' anno 1 626 fu fatta la libreria, per sito e per manoscritti una delle prime
"

di Napoli."32 Dai dati in nostro possesso sappiamo che il Centurione morl in quello stesso
anno, infatti: [ ...] ecco alcuni creditori del Centurione fare il sequestro a detti libri, con
"

l'istanza che vendere si dovessero per coprire i debiti del defunto. Un patrizio napoletano,
molto generoso coi nostri, a nome Giandonato Turboli, apparve a nostra difesa, depositando
4000 ducati, ed attaccando lite contro i creditori. E la lite fu spedita nel 1 626, con sentenza
del 1 2 ottobre, favorevole ai nostri."33
Per quel che riguarda più propriamente la genesi dell'attuale copia, possiamo supporre
che essa sia miscellanea per il fatto che dovesse riunire più opere originali forse tutte in
pessimo stato di conservazione oppure che quelle si trovassero in luoghi lontani, da cui la
necessità di produrre una copia manoscritta di testi così rari ed inaccessibili. Dunque,
considerato che l'A uriloquio nasce in un periodo compreso tra il 1 560 e il 1 570 e che
l'attuale ms. VIII-D-75 è stato compilato con un tipo di scrittura che non supera il primo
ventennio del XVII secolo, si possono allora formulare tre ipotesi: a) già prima del 1 626
anno di nascita della biblioteca di S. Efremo Nuovo il manoscritto apparteneva al convento
e forse era conservato con altri testi in attesa di una costituenda biblioteca; b) il manoscritto
venne prodotto nel convento stesso, al quale erano pervenuti gli originali in pessime
condizioni; dopodiché fu inserito nella biblioteca all'atto di creazione di quest'ultima; c) il
manoscritto venne redatto e conservato altrove, per poi essere acquisito alla biblioteca in un
periodo posteriore al 1 626. Quest'ultima ipotesi sarebbe persino avvalorata dal Repertorio
della Libraria dei Padri Cappuccini dell'Immacolata Concetione che è un regesto manos­
critto databile senza dubbio a dopo il 1 626 e che non riporta tra i molti titoli l'Auriloquio
di Vincenzo Percolla, né tantomeno neanche una delle opere che costituiscono la
miscellanea stessa. La ricerca molto puntuale di P. Bonaventura da Sorrento ci dà un elenco
di libri che presero la via per Roma. Infatti: "[ ... ] il Sig. Cardinale Francesco Barberini,
avendo formata una buona Biblioteca in Roma, e sapendo dei nostri libri preziosi, per
mezzo d'un alto e dotto personaggio, D. Luca Ostend, Canonico di S. Pietro, fece doman­
dare al Provinciale di Napoli, P. Bonaventura da Potenza, alcuni libri da notarsi dal
Canonico, promettendo la reintegrazione con libri di più valore. Il Provinciale, per
deferenza al Papa Urbano VIII, accondiscese."34 I libri inviati a Roma, tra cui un

3 1 . "Il Convento cosl detto d i S. Eframo Nuovo, a distinzione del l ' altro detto S. Eframo
Vecchio, fu fondato l ' anno 1 572, i ntitol andosene la Chiesa a l l a -ss. Concez ione."
P. Bonaventura da Sorrento, l cappuccini della provincia monastica di Napoli e Terra di Lavoro
memorie storiche, S. Agnello di Sorrento 1879, p. 6.
3 2 . lvi .
3 3 . P. Bonaventura da Sorrento, cit., p. 5 1 .
34. lbid_., p. 52.
I NTR ODUZI O N E xvn

manoscritto con opere di S. Remigio, ammontavano a trentasei, mentre i libri inviati in


cambio da Roma al monastero napoletano erano novantaquattro. Del primo gruppo
abbiamo l'elenco completo e del secondo lo abbiamo solo per i primi trentaquattro, ma in
entrambi non compare il manoscritto di cui trattiamo. Pertanto è anche plausibile che la
miscellanea non abbia nulla a che vedere né con G. B. Centurione né con il Clarelli e che
perciò il suo ingresso nella biblioteca di S. Efremo Nuovo sia posteriore. In tal caso
resterebbe però da capire se i trattati di alchimia che costituiscono il ms. VIII-D-75
facessero tutti parte del medesimo gruppo in entrata alla biblioteca, oppure vi entrassero in
successive date separatamente, finché qualcuno non decidesse di copiarli tutti riunendoli in
un solo manoscritto. In definitiva, pur avendo datato la scrittura di quest'ultimo, non è però
detto che essa sia di produzione napoletana né tantomeno quel tipo di scrittura, peraltro
molto diffuso all'epoca, ci permetterebbe di circoscrivere l'area di provenienza della
miscellanea. Anche la ricerca da noi condotta presso l'Archivio di Stato di Napoli per
acquisire ulteriori notizie in merito, ha dato del pari risultati infruttuosi.
Cesare figliuolo amatissimo per non passare in otio quelle hore che m'hanno libere
concedute i studij legali, et i negotij occorrenti, mi diedi ad investigare la bella, et
sottilissima quistione della transmutatione de metalli, et non per avaritia, poiche piacque
alla bontà di Dio concordare in me il desiderio dell'utile con il contento della sufficenza, la
quale è stata sempre meco, et è venuta crescendo con gli honori, et con gli anni, che seco
portano occasione di spese maggiori, et sono ito con si poca ansietà considerando le
sostanze acquistate, che mai nessuno mi riputò parco. E' ben vero, che non le hò trascurate
in modo, che dagli amici ne sia giudicato ò prodigo, ò negligente, ma usatela secondo
l'honestà, et ordine della ragione, onde apertamente intenderai per il suo fine della scienza
haverla io desiderata, et amata, et non potendo il desiderio, et amore cadere in sano giuditio,
se non delle cose, che realmente si conoscono, essendo la mente nostra libera, vera
imagine, et specchio delle essentie reali, puoi con ogni chiarezza sapere, che ella è
realmente, perche amare, et desiderare le cose, e necessario s'intenda l'esser loro, et
conseguentemente s'intenda ancora, ch'è ragionevolmente buono, e quanto più prossimo
sarà conosciuto alla perfettione, tanto più sarà desiderato, et amato; et è impossibile, che
questa qualità della bontade non habbia per supposito il suggetto reale. Et se mi dirai molti
desiderarla, et amarla, che non intendono i suoi veri principij, et cause, onde è in vano ogni
loro operatione, ti dico, che questi, et altri à questi contrarij, che non la intendendo la
negano, hanno l'ingegno corrotto, perche i primi son vani, et simili à quelli che ambiscono
farsi invisibili, et altre impossibilità [fine c. /r.] che tale diviene a loro questa scienza; non
potendo l'artefice formare opera buona, che prima non habbia l'idea, et i secondi,
imaginandosi che, poiche l'intelletto loro non la capisse, non sia, sono superbi, et quasi
sordi, che attribuendo all'oggetto il vitio della loro sensitiva potenza, dannano la musica.
Desiderando io dunque, che tu mio carissimo figliuolo non venghi à ·cadere in alcuno
dei detti errori, ò in riprovare le attioni di tuo padre, ò ad imitarle come per ordinario
succede, e ti fosse l'uno, e l'altro di grandissimo danno, procedendo ad alcuna di queste
risolutioni in tenebre, ti ho procurata la luce, non mi essendo conceduto per hora il ritorno
a Casa.
2 V I N C ENZO PERC OLLA

A uriloquio sottilissimo, et non meno dilettevole, nel quale si tratta dello ascoso secreto
dell'Alchimia, composto per il Regente Percolla à giovamento di suo figlio.

Perciòche la Maesta Cattolica vuole che tuttavia io preservi ne' i suoi servigi in questo
supremo Consiglio,1 hò deliberato manifestarti tutto quello, che io intendo in questo breve
compendio, che chiamo Auriloquio, nel quale dichiarandoti tutta la sostanzial theorica, et
pratica di questa scienza, ti asconderò solamente il suo ordinato magisterio, et i veri nomi
degli individui, fuochi, tempi, et misure, et quelli ti dichiarerò poi à bocca, et per cifra,
accioche se qualcuno caso questa opera pervenisse in altrui mani, non possi esser io ripreso
di haver palesato quello, che niuno mai hà voluto manifestare; à te solo erede della sostanza
mia, delle mie fatiche, ordinandoti insieme sotto pena {fine c. lv.] della mia disgrazia che,
quando intenderai l' ordinato magisterio, lo tenghi segreto, e te ne servi a tuo modesto
benefitio, perche l'immoderate ricchezze sono impedimento nella via della virtù, divertendo
la mente dalla propria operatione speculativa, nella quale consiste la cognitione della morale
et naturale philosophica, suo vero ornamento. Et ti essorto che lasciando la stoica opinione
del disprezzo delle ricchezze, t' appigli alla peripatetica, che tiene s'habbiano da procurare
come instromento della virtuosa vita; poiche non si potrebbe usare magnificenza, liberalità
et altre virtù senza i necessarij beni et si può male elevare l' animo alle. contemplationi
astratte, strada che adduce alla felicità che si richiede quando è forza d' occuparsi à provedere
il sostentamento della vita, et volendoti peripatetico, di necessità ti prohibisco l'uso
epicureo, che generalmente ripone il sommo bene nel dilettevole, poiche i peripatetici
lasciati i vitij estranei, non vietano l' utile honesto, ne l'honesto delettabile, talche tenendo
per fondamento l'honesto, in tutto non penserai giammai per nessuna cagione servirti di
questa scienza in cosa che offender possa Iddio, per non mancare all' obligo che li dobbiamo.
Oltra che se bene intenderai il tutto appieno, operando con cattivi pensieri, non permetterà
la sua Maestà, che ti riesca e vedrai con gli occhi l' acque et i frutti di questa divina scienza
et non ti sarà permesso il gustarli, sicome dimostrano gli antichi filosofi sotto l'ombra
della favola di Tantalo, il quale essendo figlio di Giove et volendo far prova della divinità
delli Dei con dare loro à mangiare del proprio figliuolo, è condannato nell' inferno à patir
fame et sete perpetuamente e s&are in mezzo dell'acque {fine c. 2r.] et degli frutti et non poter
mai gustare il figlio di Giove et il discepolo figlio del vero artefice detto Giove, perche a
simiglianza di Dio dal Chaos de filosofi, crea questa pietra de filosofi chiamata Minor
Mondo, sicome Dio dal vero Chaos creò questo maggiore. Costui essendoli revelato dal
Maestro il secreto et vero magisterio, volle far prova della divinità degli Dei, volle
esperimentare questa divina scienza et compose del suo proprio figliuolo di suo sensuale

l . In merito a tale istituzione v. l ' introduzione al presente lavoro.


A U R I LOQUIO 3

appetito, non si governando con la ragione; perciò è condennato nel inferno nel continuo
essercitio del fuoco, nel quale (intendendo il secreto dell'arte, et l'ordinato magisterio) vedrai
la causa del Mercurio de filosofi, et i secreti de i solfori. Et non potendo condurre l'opera à
perfettioni, non gli potrà gustare. Ti contenterai dunque della scienza, per la tranquillità
dell'animo, la quale sarà la maggiore, che imaginar si possa, essendo proprietà naturale
conceduta da Dio à coloro che la posseggono, contentarsi della scienza, e dispregiar l 'effetto
delle ricchezze, che procede da lei, sicome dicono arico gli antichi filosofi, che cosi essi
esperimentarono nella favola di Apol line et Cassandra, quando dissero che Apolline insegnò
l'arte dell'indovinare à Cassandra, per la promissione che gli fece di congiungersi con lui.
Ma Cassandra fatta poi peritissima nell'arte, ricusò di adempire quell o che promesso gli
havea; per la qual cosa Apolline fece che non fosse creduta. Apolline sal terrestre è l'oro,
che insegna à Cassandra, alla filosofia, l'arte dell'indovinare, l'arte dell'Alchimia, arte
d'indovinare, per esser scritta sotto i velami degli enigmi et della favola. Nel principio lflne
c. 2v.] ogn'uno l'investiga con intentione di dover arricchire et questa è la promissione che

tà Cassandra ad Apollo di congiungersi con lui; ma poiche il filosofo possiede tutto il


secreto del la scienza, è così grande il contento suo, che dispregia l' uso delle ricchezze e si
contenta di provedere alla necessità della natura secretamente per evitar li pericoli. Et questa
è la cagione che non si vedendo quantità de ricchezze ne i filosofi non si crede à questa
scienza verissima, natura] filosofia; et solamente non si crede, ma è schernita e beffata,
come si contiene nella favola del Re Mida, inteso per l'oro, il quale dopo che hebbe da
Bacco, dalla quinta essenza del vino, la virtù che tutto quello che toccava disprezzando le
ricchezze, si ridusse à vivere nelle selve, e nel le ville con il suo filosofo, et gli parse molto
megliore il canto de Pane, di far solamente la proiettione per il pane quotidiano del filosofo,
che il canto di Apolline, della quantità dell'oro. Et perciò nacquero à questo Ré le orecchie
lunghe, l'essergli riputato a sciocchezza, et vanità. Egli si copre queste orecchie con il velo
delle favole, ma il suo familiare, il filosofo, che tutto vede, non si potendo contenere di
trattame sotto il suo proprio nome di Alchimia, lo discopre secretamente nella favol a delli
enigmi et da questa fossa nascono le cagioni delle spositioni degli ignoranti, per li quali si
dice questo Mida, questo Elissir, haver l'orecchie lunghe, se bene procede dalla
sapientissima filosofia, come lo dimostrano i savij nelle favole del nascimento di Minerva
et della lite c'hebbe con Mercurio in quella del suo nascimento, dicendo che Giove,
sentendo rumore nella sua testa, chiama Mercurio et veduto, gli ordina che col martel l o gli
apra il capo et ciò ha- {fine c. 3r. ] vendo fatto Mercurio, dall'aperta testa di Giove nasce
Minerva con la pioggia dell'oro. Per Giove intesero il sapiente Padre, percioche sicome si
disse à somiglianza di Dio del Chaos de filosofi, vuole creare questo Elissire detto
Microcosmos, sicome Iddio dal vero creò questo maggiore. Sente rumore nel la sua testa,
delle difficoltà grandissime di questa scienza; domanda Mercurio, cerca il Mercurio de'
philosofi, perche col martell o della sua investigazione gli apra l a testa, gli apra
l'intendimento. Veduto il mercurio, ritrovato il mercurio de' filosofi, per lui gli è aperta la
testa, gli è aperto l'intendimento col martello della investigatione; percioche sicome dice
4 V I NC EN ZO PER COLLA

H ermete, est in mercurio quicquid querunt sapientes, 2 et Ramondo, che questo mercurio è
quel che apre le porte per entrare à questa scienza.3 Et all'hora nasce Minerva, nasce questa
sapientissima filosofia, con la pioggia dell'oro, con questo celeste Elissir, che manda la
pioggia, l'abbondanza dell'oro nel mondo, in quella della lite. Si dice ch'edificata Athene
nacque quistione fra Nettunno et Minerva sopra l'impositione del nome della Città, volendo
Nettunno chiamarla dal nome suo et Minerva da quello di lei: il Collegio de gli Dei
determinò che di loro imponesse il nome colui, che cosa più utile facesse nascere. Percosse
la pietra Nettunno col tridente et fece nascere il Mare. Percosse la pietra Minerva con la sua
lancia et nascer fece l'albero dell'Oliva. Et fù da gli Dei determinato che il nome alla Città
imposto fosse da Minerva et chiamolla Athene dal suo nome. Che Minerva vuoi dire la
Città di Athene, che hà sette porte; è questa scienza, nella quale si entra per sette porti,
come intenderai: Nettunno è l'acqua, argento vivo de filosofi, il quale essendo la materia
della scienza, le vuole imporre il no- [fine c. 3v.] me. Minerva è l'arte, porta che informa
questo mercurio della forma del I'elissir; perciòche ancor ella vuoi fare il nome. Il Collegio
della turba de filosofi vuole che qual di loro fà produrre cosa più utile le imponga il nome:
Nettunno, l'argento vivo de' filosofi, percuote la pietra dell'oro, et la percuote col tridente;
percioche questo mercurio de fìlosoti hà in se tré denti: il mercurio; il solfore che l'acuisce;
et la media sostanza del mercurio vulgare che l'anima da questa percossa nasce, il mare dalla
solution dell'oro, riducendosi à prima materia, et liquore, il quale è il Chaos de filosofi,
materia dell'elissir, sicome dice Gebro nel capitolo 4 de inventione perfectionis, haec aqua
lapis noster est.4 Ma l'arte filosofica, che spezza questa pietra dell'oro con la sua lancia, con

2. "De quo Philosophus hoc versu: Est in Mercurio quicquid quaerunt Sapientes", in Hermes
Trismegistus, Tractatus de lapidis physici secreto, in BCC, l, pp. 407-408 e i n TC, I V , pp. 607 e
6 1 0.
3 . I n fase di riscontro non c i è stato possibile rintraèciare questo passo citato d a l Percolla;
evidentemente doveva essersi servito di testi manoscritti, considerando peraltro che l'opera di
Rai mondo Lullo è stata oggetto di molte manipolazioni, per cui è invalso l ' uso di parlare di
"Pseudo-Raimondo Lullo". Infatti molte opere oggi accreditate al maioricano sono i n realtà degli
apocri fi, tanto più che il vero Raimondo Lullo, pur avendo contatti molto stretti con la cu'ltura
islamica, non scrisse mai nulla di alchimia, anzi, al pari dell ' astrologia; la respinse : "Certes,
Lull fait un tri parmi les sciences occultes, rejetant notamment l ' alchimie, et s ' i l accepte
l ' astrologie, c'est en des termes plus exigeants meme que chez les intelleciuels musulmans [ . . . ]",
D. Urvoy, "Penser l ' lslam. - Les présupposés islamiques de l"' Art" de Lull", Études musulmanes,
23, Paris 1980, pp. 1 60- 1 6 1 . Su questo argomento si veda inoltre H. Kopp, Die Alchemie in
iilterer und neuerer Zeit, Heidelberg 1886, l, pp. 25-26 (rist. anast. Hi ldesheim 1 971 ) ; id.,
Beitriige zur Geschichte der Chemie, Braunschweig 1875, III, p. 104; id., Geschichte der Chemie,
Leipzig 193 1 , I , p. 7 1 ; F. Hoefer, Histoire de la Chimie, Paris 1 866 (rist. anast. Paris 1980), l,
p. 421; HMES, I I I , passim ; J. Ferguson, Bibliotheca Chemica, Glasgow 1 906 (rist. anast.
London 1 954), I I , p. 54; M. Gabriele, Il giardino di Hermes, Roma 1 986, p. 1 58, n. 30, e ora
soprattutto M ichela Pereira, The Alchemica/ Corpus attributed to Raymond Lull, Warburg
Institute Surveys and Texts, X V I I I , London 1989.
4. "Haec enim aqua lapis noster est, et argentum vivum de argento vivo, et sulfur de sulfure,
ex corpore spirituali abstractum et subti liatum, sive attenuatum, quae meliorari potest,
confortando in i psam virtutes elementales, cum aliis praeparatis, quae sunt ex genere sui
generis." (Geberi Arabis Philosophi solertissimi, rerumque naturalium (precipue metallicarum)
A U R I LOQ U I O 5

la incitazione della natura, fà che la pietra spezzata introducendosi in quei Ìa la forma del
solfore aureo, produca l'albero fruttifero dell'oliva, significante la pace; percioche questo
elisir è quello che mettendo pace tra gli elementi discordi del metallo imperfetto, ad equalità
riducendoli, gli converte in oro. E perche più utile è la pace che fa nascer Minerva, che il
mare del metallo soluto Chaos lite degli elementi, per sententia del Collegio de gli Dei, per
sentenza de savij filosofi, nasce il nome à questa Città Minerva, et chiamata Athene, che
Minerva vuoi dire. Ma non per questo intendo di prohibirti la revelatione dell'ordinato
magisterio, senza il quale entrandovi, non ne potreste uscire et percio avvertisco insieme
ogn' altra persona che per alcun caso questa opera leggesse, che non essendo erudito nella
natura! filosofia, non osi di entrare in questo laberinto, percioche non vi potendo poi uscire
{fine della c. 4r.] sarebbe alfine senza alcun dubbio dal mostro divorato.

Della cagion che indusse ad investigar questa scienza.


Capitolo primo.

Desideroso nella mia giovanezza di saper quello che mostravano in aere l'influssi de
corpi celesti, feci fare sopra il mio nascimento diversi giuditij: fummi pronosticato ch'io
dovevo scoprire alcuni occulti secreti di natura, sanar infermità incurabili et che doveva
esser fortunatissimo nelle dignità, conseguendone fra l'altre una di Consigliero ò Secretario
Regio. All'bora io mi feci beffe di cosi fatti pronostichi, impossibil cosa parendomi, che
essendo io dato agli studij legali perche n' acquistassi da poter vivere honoratamente, dovessi
poi diventar filosofo et medico, e tanto più diedi loro viva fede, quanto non hò mai creduto
à giudicij , à pronostici, sapendo che tutte insieme le forze de gli influssi celesti non
possono altro che inclinare. Ma poiche pervenni ad esser dottore e poi di mano in mano ne
conseguio [sic] tutte le dignità che si danno nella Patria nostra à letterati, non mi burlai
cosi come prima di questi pronostici, anzi mi diedi a pensare in che maniera si potesse
verificare quello dello scoprire occulti secreti di natura e del sanare infermità incurabili,
incominciando à credere che de corpi celesti per aventura ne fosse ciò che ne dicono alcuni,
che ne meno influiscono, ma solamente significano le cose, che la Maestà di Dio opera in
noi et quelle sole che à lui piace che siano significate; percioche come omnipotente, egli
solo può tutto et come volontario agente opera il tutto liberamente da se stesso e dà regola
et ordine all'agente necessario che è la natura, non si potendo {fine della c. 4v.] tuttavia delle
cose future saper cosa niuna certa, se non quel tanto che alla divina sua providenza piace
rivelarci. Et m'imaginai che essendo vera la scienza dell'Alchimia sicome ella è, io poteva

peritissimi {.. . ] Libellus, quem inscripsit de lnvestigatione perfectionis, incerto interprete, Cap.
V: "De praeparatione et melioratione corporum in genere" (non è dunque il 4° capitolo come dice
lo scrivente), in V AA, p. 1 1 6. Lo scrivente o forse l ' Autore, confonde qui il De investigatione
perfectionis con il De inventione veritatis sive perfectionis, il che compare anche a c. l l lr. (v.
infra, p. 1 32, n. 88), mentre invece a c. 14r. (p. 1 9, n. 27) si serve del titolo dell'opera giusta e
cioè il De investigatione perfectionis; per quest' ultima opera v. VAA, p. 116.
6 V I N C ENZO P E R COLLA

per mezzo di quella, quando così piacciuto fosse di me alla bontà di Dio, pervenire al
conoscimento degli occulti secreti dell a trasmutation de metalli et del componimento
dell'oro potabile, il quale è materia che sana le incurabili infermità. Et cosi con principij
ch'io hebbi nella mia adolescenza di Poesia, filosofia et Astrologia, incominciai ad
investigar la verità di detta scienza col mezzo di quanti libri mi capitomo nelle mani et con
farne insieme alcuno esperimento per chiarirmi della dubbietà che mi cagionava l'oscurità
loro. Et essendo passato in questo essercitio spatio di due anni, fui costretto di partirmi et
venire à questa Corte, chiamato da Sua Maestà Cattolica per servirla nel supremo
Conseglio dell'Italia, dove dandomi luogo qualche hora disoccupata, dopo li occorrenti
negotij, seguitai alcun tempo la investigatione di questa scienza, solamente con lo studio et
con l a consideratione, percioche la incommodità della stanza et de materiali mi vietava gli
esperimenti.

Del modo che tenni nella investigatione. C. 2°.

Attendendo alla detta investigatione solamente con la theorica, non havendo ritrovato
cosa in che mi fossi potuto fermare per l'oscurità grande et apparente contrarietà che si vede
ne i volumi et trattati della detta scienza, cascai in tanta confusione che deliberai del tutto
abbandonar l'impresa, parendomi c'havrei perduto il tempo et dubitai con lambiccarrni tanto
il cervello di diventar frenetico parendomi essersi compito per la maggior parte [fine della c.
5r.] il detto pronostico con quanto s'era visto delle dignità ottenute et non haver discoperto
dei secreti, che fino ad hoggi sono stati occulti al mondo. Il primo, la causa della variatione
della bussola del navigare del nostro polo settentrionale, esser perche il ferro della bussola
toccato dalla calamita risguarda il vero polo del mondo, il quale è nella decima sfera et non
vicina alla coda dei i' Orsa minore, come s'immaginano i naviganti. Il 2°. Le stelle erratici,
et fisse tener il lume da se stesse, percioche se dal sole lo ricevessero, mancariano d' apparir
interamente quando si ritrovano in altro aspetto che della oppositione del sole, sicome
manca la luna che da esso sole la luce riceve; ma poiche mi riccordai che il medesimo era
accaduto a molti di quegli c'hanno seguito et ritrovato il segno di questa scienza,
incominci ai col modo di Avicenna et di Alberto Magno e di Giovanni di Estin cosi da me
stesso ad investigarla, discorrendo nell'intelletto s'era vera, come potesse essere vera et se
falsa, come all' intelletto si potesse dimostrar falsa. Non essendo la verità altro che
uguaglianza della cosa all'intelletto, non si potendo quella in altro uguagliare, mi pareva
che se l a scienza era vera, non si poteva la trasmutatione in oro fare senon con oro et in
argento senon con argento et perche secondo il filosofo nel primo della generatione et
corrottione, le cose che si trasmutano insieme bi sogna ch'elle sieno d'una materia
medesima,5 incominciai ad investigar la materia de metalli et il modo della creation loro.

5. "Ne risu lta, in secondo l uogo, parimenti la necessità che materia e alterazione s i
condizionino reciprocamente: se, infatti, s i attua un'alterazione, anche il sostrato è un unico
elemento, nel senso che una sola è la materia di tutte le cose che hanno la possibilità di mutare
A U R I LOQ U I O 7

Della materia, et creatione de Metalli. C. 3°.

Secondo la dottrina de filosofi naturali ritrovai che tutti i metalli procedono da un


principio che è il solfore et l' argento vi- {fine della c. 5v. ] vo. Per solfore intendendo la
sottile sostanza terrea et per argento vivo la sottile sostanza acquea, dimanierache l'argento
vivo volgare e solfore, et argento vivo, et percio detto origine, sperma, seme paterno et
prima materia de metalli. Et il modo della generatione è che la natura intendendo sempre
generare oro, metallo perfettissimo, genera oro et argento per due modi, et per uno tutti i
metalli imperfetti. Il primo è quando nel principio della commistione del predetto solfore
non urente et dell'argento vivo non v'interviene mondezza di solfore estraneo urente, et
all'hora facendosi il congiongimento delle spetie convenienti in natura per la lunga
decottione del solfore urente causa del calore della miniera si genera oro. Secondo l'intento
della natura, quando avviene che il solfore non urente prima si digerisca che l'argento vivo
et argento quando innanzi si digerisce l'argento vivo convertendolo in sua natura e
bianchezza, come tà il mestruo nella creazione dell'animale all'hora che piu digesto si
ritrova et piu pura che il seme che converte, et si genera la femina. Et perche nella detta
decottione dopo la mistione prima vi si congiunge il solfore non concordante con la natura
di essi corpi perfetti, si cagiona in loro una confusione et imperfettione, che facilmente si
leva da loro per lo giuditio del cimento et dall'argento per Io giuditio dello nericio dopo i
quali · giuditij ogni oro et ogni argento si ritrova di equa! perfettione. Per questa
congiuntione nelle minere de metalli non si trova ne argento vivo, ne solfore, in sua natura
congelandosi l'argento vivo dal solfore et il solfore congiungendosi con l'argento vivo non
appare in sua natura il che non succede nelle proprie minere dell'argento vivo, dove non si
ritro- {fine della c. 6r.] va solfore, ne in quelle del solfore dove non si trova argento vivo.
Tuttavia se nella prima mescolanza si congiunge il solfore urente con l'argento vivo et
solfore non urente, vi si congiunge una confusione intrinseca et infirmità nella materia, la
quale congelandosi col mezzo del calor della miniera inanzi la sua digestione perfetta, per
virtù del solfore urente, si converte in diversi metalli imperfetti, secondo la diversità della
mescolanza, calore, purità ò impurità della miniera, alcuna volta molli, come sono piombo
et stagno, alcuna volta duri, come sono ferro, e rame; et perche dopo la detta prima
mescolanza si congionge il zolfo urente con la materia et in quel modo che si congiunge
con i metalli perfetti si cagiona in essi la impurità seconda, la quale per esser estrinseca si
può con leggiero artificio torr'via, non si potendo lor toglier la prima intrinseca per tale
artificio. Il secondo modo col quale la sagace natura genera oro et argento e che dopo haver
creato i metalli, che oro non sono, segue il suo intento di ridurli à perfettione digerendo la
materia del zolfo non urente e dell'argento vivo et cosi à poco à poco digerendo il zolfo

l ' una nel l'altra", Aristotele, Della generazione e della corruzione, lib. l (A), l , 3 1 4 b, 27-30-315
a, l , Opere, Bari 1983, p. 6 e anche: "Alcune poi - cioè quelle la cui materia è identica - sono
tra loro i n relazione di reciprocità, e sono disposte ad agire l'una sull' altra e a patire l'una da parte
del l 'altra; agiscono, i n vece, senza essere disposte a patire tutte quelle cose la cui materia non è
identica", ibid., lib. I (A), I O, 328 a-b, 20-23, pp. 55-6.
8 V I N C ENZO PERC OLLA

<.lell' argento la và converten<.lo in oro, perciò nelle miniere d'argento si ritrova alcuna parte
d'oro; e succede il medesimo negli- altri metalli, che digerend?si pian piano il perfetto della
commistione se in solfore si digerisce prima, convertirà à poco à poco il metallo in oro e
digerendosi inanzi l' argento vivo lo convertirà in argento; per la qualcosa nelle minere de
metalli imperfetti si ritrova alcuna parte d' oro et d' argento.

Come è possibile imitando la natura per l i medesimi modi far oro, et


argento. C. 4. [fine della c. 6v. ]

Non essendo dunque altro oro et argento che solfore et argento vivo digesti et i metalli
imperfetti zolfo et argento vivo indigesti congiunti con zolfo urente, possibil cosa giudicai
esser con la forza dell' arte la generatione dell'oro e dell' argento per questi modi medesimi
che la natura li genera, formando per il primo modo oro et argento dell' argento vivo volgare
et per il secondo trasmutando l a sostanza perfetta de metalli imperfetti in oro et argento
separandola dalla impurità del zolfo urente. Dandosi per l' arte all' argento vivo et alla
sostanza perfetta de metal li imperfetti la digestione perfetta l' argento vivo in sua natura
contiene in sé il suo solfore buono che è la sua parte secca ò l' argento vivo che è l' humida.
La parte secca non congela la humidità nella miniera per non si trovar nella sua miniera
zolfo urente, che col mezzo del calor della miniera congeli la materia et la digerisca et la
converti in oro et in argento. Ritrovandosi dunque mezzi con li quali se li possa dar la detta
digestione, si convertirà in oro ò in argento, percioche si come dice il Comentatore nel 4°
della Metheora,6 la digestione è la perfettione del generato, il che si vede per esperienza
nella vite, la quale, quando nell' inverno non ha maturata l' agresta, non le potendo dar più la
digestione per il mancamento del caldo, la lascia incompita et indigesta, complisce
l' agricoltore al mancamento del sole corricando la vite digerisce con acqua calda per il cui
mezzo la vite digerisce l' agresta et la matura compitamente in piu breve spatio che non tà
la natura: il medesimo potrà far l'artetìce dell' argento vivo col mezzo della quale dandogli la
perfetta digestione lo convertirà in {fine della c. 7r. ] oro, ò in argento secondo che lo darà alla
parte del solfore, ò dell'argento vivo, et farà oro, ò argento per il proprio modo aguisa della
natura, similmente farà per il secondo, quando introdurrà la caldezza nella mistione della
sostanza perfetta del metallo in perfetto, per la quale dandoli la perfetta digestione la
seperarà [sic] dalla sostanza terrestre, et immonda, et ciò succede per esperienza nel mosto,
che digerendosi in vino, s' apparta dalla sua terrestreità, et immondezza.

6. "Et certum est quod omne generatum habet unum modum mixtionis. Et sua perfectio, et
compl ementu m est eius digestio, et ideo, quoniam est digesta materia cuiuslibet generati,
explicata est eius inventio, et perfecta, et constai quod complementum, et explicatio materiae
mixtae, quod est digestio, est per calorem naturalem, et proprium in ilio generato", i n CAA, V,
cc. 2 1 4v . - 2 1 5r., § 1 5 .
A U R I LOQU I O 9

Come s i possa dar la digestione per la via medesima. C. 5°.

Essendo la medesima amministrazione del la natura, e la sanità come dice il Fil osofo
nel 7° del la Phisica proportione dello caldo, et del freddo,7 mi parve possibile per la via
del la medesima la introduttione della sopradetta digestione nell' argento vivo volgare, et in
quello di metalli imperfetti, perciò che abbonda in quelli la freddezza, essendo composti
principalmente di sottil terra e di sotti le acqua, mancando loro la caldezza sono infermi, si
saneranno però quando s ' introdurrà in essi la giusta proportione della caldezza dell' oro, e
del l ' argento, separandola della freddezza loro, et farassi oro, et argento, et a quel modo che
gli fà la natura, sanandosi l ' un contrario con l ' altro per la regola universale della medicina.
Ma tu mi dirai, come dicono molti, di questa caldezza dell' oro, et dell ' argento converteva
altretanta materia, quanta fù la fredezza [sic] che lasciò, si come dice haver esperimentato
[Cornelio Agrippa] :8 ti rispondo, che così a verrà; ma la detta caldezza essendo uscita dalla
materia, et natura metal lica, si può augumentare cosi in bontà, come in quantità; in bontà
per mezzo del fuoco, in quantità congiungendosi con argento v i vo, dimaniera, che l a
caldezza superi la freddezza digeren- [fine della c. 7v. ] dosi la mi stione per i l mezzo
del l ' istesso fuoco, succederà come habbiamo detto. Perciò essendo le sopradette materie
dislegate dal la natura metallica sono elle atte à ricevere la virtù del fuoco, operando l e
attioni nel patiente ben disposto, sicome dice Aristotele nel 2° l ibro dell'anima.9

Come si possa dare la digestione per via della fermentazione. C. 6°.

Possibile ancor mi pare, che per via naturale della fermentazione si potesse dar questa
digestione, poiche vediamo, che non si può fare il pane, se prima non si digerisce la pasta
con il mezzo del fermento, ch'è il frumento, et è cosa verisim ile et esperimentata, che
l ' origine del fermento nasce dal frumento corotto per l' humidità del la pasta, per l a qual
corrottione s' accresce il calore al frumento, che digerisce la pasta in modo, che la converte
i n fermento, et il fermento con l ' altra pasta in debita proportione la digerisce di maniera,
che cocendosi si fà pan e , e superando la caldezza del fermento superando l a freddezza della
pasta, la converte in fermento. Poss ibil dunque sarà ch' essendo l ' argento vivo pasta
dell'oro, e dell 'argento, mettendosi in esso debitamente oro, ò argento li corrompa. Si che
digerendosi per la caldezza di essi corpi perfetti, si converterà la mescolanza in fermento, il
qual amassato i n debita proportione col l ' istesso argento vivo, ò con quel de metalli

7 . "Le virtù del corpo, come la salute e la buona costituzione, noi le poniamo i n una
si mmetrica fusione di caldo e di freddo, sia in relazione a se stesse internamente, sia i n relazione
a ciò che le contiene", Aristotele. Fisica, lib. VII (H), 31, 246 b, 5-7, Opere, Bari 1 983, p. 1 80.
8. I l copista, dopo aver scritto il nome: "Cornelio Agrippa", vi ha tracciato una linea sopra
·

rendendolo in tal modo nullo.


9. "Di queste, scienza e salute sono la rigura e la forma, la nozione e quasi l' atto del
soggetto ricettore e cioè capace nell'un caso di sapere, nell ' a ltro di star bene (noi pensiamo in
effetti che è nel soggetto paziente e di sposto che si realizza l' atto degli agenti"), Ari stote l e,
Dell'anima, lib. I l (B), 2, 4 1 4 a, 1 0- 1 3 , Opere, Bari 1 983, p. 1 33.
IO V I N C ENZO PERCOLLA

imperfelli, per mezzo della dccollione li converte in oro, ò in argento secondo la natura del
fermento, ed amassato con sproportione gl i converte in fermento, et perche con l ' esperienza
gli antichi investigatori di ciò si certificarono, questi metall i corotti per i l mezzo del
preparato argento vivo, et uniti con lui, chiamarono fermenti: il rosso, fermento d' oro et i l
bianco, d'argento.

Come si possa dar la digestione per la ragione della materia et forma.


C. 7. [fine della c. Br. ]

Nel la generatione delle cose elementari secondo la commune openione de filosofi nel
primo della Fisica, w ritrovandosi tré principij: la privatione della forma sostanziale; la
istessa sostantial forma, et la prima materi a: è necessario che questi principij si ritrovino
nella generatione dell'oro, et dell ' argento: la prima materia prossima è l' argento v ivo la
privation del la forina et l'esser oro, et argento importa. La forma sostantiale è la virtù della
caldezza del zolfo, per cui s'introduce la forma sostantiale del l ' oro, e dell 'argento, la qual
d�po ch'è introdotta, ne più il zol fo è zolfo, né l ' argento vivo è argento vivo; ma per virtù
dell a forma si è generato nel la materia il metallo perfetto, se tu corromperai la detta
sostantial forma di oro, ò di argento, non sarà argento vivo in sua natura per la caldezza che
acquistò; ne sarà zolfo per la freddezza che tiene in se, essendo il zolfo perfetto, e digesto di
natura ignea; tuttavia digerendosi quella freddezza dal fuoco diventerà zolfo, e tanto più
perfetto, quanto si augumenterà di caldezza. Se adunque si aggiunterà questo zolfo non
urente con la sua prima materia prossima dell'argento vivo volgare, e de metalli imperfetti,
introdurrà loro la sostantial forma dell'oro, e dell' argento, secondo che sarà stato zolfo. Per
il bianco si genera argento, et essendo zolfo più digesto rosso per la sua perfetta digestione

l O. "Dunque se si considera la questione alla luce di queste osservazioni e di altre consimili,


risulterà logico affermare, come dicevamo, che tre sono gli elementi, e non più". Aristotele,
Fisica, Lib. l (A), 6-7, 1 89 b- 1 90 a, 1 5-20, Opere, B ari 1 983, pp. 1 7- 1 8; "La natura, poi, che
soggiace è conoscibile per analogia. [ . . . ] Essa, dunque, è un principio, benché non sia né un
ente, come il particolare; ma è l' unica di cui ci sia la forma, anzi è il contrario di questa, ossia la
privazione", ibid. 7-8, 1 9 1 a, l 0- 1 5, ci t., p. 2 1 ; "Ma la più notevole differenza sta proprio in
questo, giacché noi diciamo che materia e privazione sono due cose diverse, e che una di queste,
cioè la materia, è non-ente per accidente, mentre la privazione è non-ente di per se; stessa, e che
l' una è, in un certo senso, quasi una sostanza. laddove la privazione non lo è affatto"; ibidem, 8-
9, 1 92 a, 9- 1 3, cit., p. 23; "Essi, in vero, sono giunti ad affermare la necessità che qualche natura
faccia da sostrato, ma tale natura essi la concepiscono come una [ . . . ] i n fatti si è trascurato l' altro
aspetto della natura, [cioè la privazione]'', ibid., 9, 1 92 a, cit., p. 24; "Eppure nemmeno la stessa
forma può desiderare né se stessa, per il fatto che non ne ha bisogno, né il contrario (per i l fatto
che i contrari son tra loro causa di distruzione), ma tale desiderio lo hà la materia, come la
femmina ha desiderio del maschio [ . . . ]", ivi; "E i n un senso, essa si corrompe e si genera, in un
altro no. [ . . . ] Se, i n vero. fosse generata, occorrerebbe che le soggiacesse qualcosa, dalla cui
.
immanenza essa risullcrchhe; ma proprio questo soggiacere è la sua natura, e quindi essa è prima
di essere generata (giacché io chiamo materia il primo comune sostrato di ciascuna cosa)", ivi.
A U R I LOQ U I O Il

genererà pcrfeuissimo oro, et per questa ragione hanno chiamato i ti losoli la pietra rossa,
forma sostantial d'oro et la bianca, torma sostantial d'argento.

Come possa darsi la digestione per commistione del più che perfetto con
l ' imperfetto. C. 8°.

Se bene la natura hà fatto diversi metalli, e tutti d'un principio, e d'una materia, non
gli hà fatti però senon di due sorti perfetti, {fine della c. Bv.] che sono oro, et argento. Et
imperfetti : stagno, piombo, rame et ferro. Et perciò s'el perfetto si congiunge con
l ' imperfetto, non si farà misto perfetto, perche l ' i mperfetto cresce di perfettione, et i l
perfetto mancando egli del la perfettion sua, necessariamente i l misto sarà d i m inore
imperfettione, che l ' imperfetto. Et cosi ancora di manco imperfettione del perfetto, et non
potrà mai la mistion di perfetto, et imperfetto arrivare alla perfettione del semplice argento
et oro. Ma se con artificio s'augumenterà la perfettione de perfetti facendoli più che perfetti,
all' bora necessariamente la mescolanza del più perfetto con l ' imperfetto, diventerà metallo
perfetto, il che potrà succedere corrompendosi nei perfetti la natura metallica, per la quale i l
fuoco havendo i n essi attione, potra i n loro introdurre maggior callidità, e t farli più che
perfetti, percioche si come dice il Comentatore nel primo della generatione, et corrottione,1 1
quello individuo è più perfetto che l 'elemento del fuoco i n esso eccede g l i altri elementi,
essendo il fuoco di più nobil sostanza, e di più virtù, e di maggior operatione, che gli altri
per la influenza che prima degli altri, e maggiormente riceve dei corpi celesti.

Come si possa dare la digestione supplendo al meno, e togliendo i l


soverchio. C. 9°.

Potrassi di più dar questa diges�ione supplendo all' argento vivo, et ai metalli imperfetti
quel , che gli manca, e togliendo loro la solforeità che tengono superflua, l ' argento v i vo in
sua natura, et quel la de metalli imperfetti, se bene è corpo elementato. Tutta via essendo
composto di sottile acqua, e di sottil terra, abbonda di molta frigidità, havendo quella
del l ' elemento della terra, el quella dci i' elemento del l ' acqua una siccità della terra, et una

Il . "Causa autem in istis duabus nominationibus, scilicet quae sunt in substantiis, et quae
sunt in accidentibus, eadem causa est aliquo modo. lnveniuntur enim in eis duo modi, perfectus, et
non perfectus. Dicitur igitur quod in transmutatione ad perfectum, et ex perfecto in duobus modis
est generatio s i mpliciter, et corruptio simpliciter, et in transmutatione ad diminutum. et ex
dimi nuto aliqua generatio, et aliqua corruptio verbi gratia quod est in transmutatione ex igne, et
ad ignem, dicitur generatio simpliciter, et corruptio simpliciter, et in transmutatione ex terra, et
in terram, dicitur aliqua generatio, et aliqua corruptiò, cum igni sit perfectioris esse, quam terra.
Et transmutatio ex homine in hominem dicitur etiam aliqua generatio, et aliqua corruptio", in
CAA, V, c. 1 58v.; ''[ ] sicut i gnis, in quantum est ignis, non sufficit ut fieret ex eo corpus
. . .

artificiale, nisi artifex formare!, et correxerit eum, et ideo videtur hic quod per motum corporum
coelestium sufficit dare formas corporum mineralium cum elementis plantae autem, et animalia
videntur indigere alio motore", ibid., c. 1 78v.
12 V I N CENZO PERC OLLA

humidità del l ' acqua, et non è oro, ne argento in atto, perciòche non hà la equalità de gli
elementi come hanno i {fine della c. 9r. ] detti due metall i perfetta. Separandosi dunque della
terrestreità l'oro per subl imatione, per la quale ancora l ' elemento acqueo si convertirà i n
aere. Percioche si come dice il Comentatore nel 2° della generatione, e t corrottione,1 2 ogni
cosa sottile sarà sempre humida se ritroveranno in due caldezze, l ' una del fuoco et l ' altra
dell 'aere. Se in questa forma si congiungeranno con il detto argento vivo, havendosi i n
quello suppl ito due caldezze, u n a siccità, e t u n a humidità che mancavano loro, i l misto
necessariamente di verrà oro ò argento secondo la qualità del metallo perfetto, et l' argento
vivo degli imperfetti si separarà [sic] dalla solforeità combustibile, per la introduttione delle
dette qualità diventando metallo perfetto.

Come la corrottione de metalli perfetti non solamente è possibile, m a


necessaria. C . x o .

Non avendo tu fondamento di filosofia, et vedendo gli elementi non havere attione nei
metal li perfetti, t' imagi nerai come molti s ' imaginano, che la corrottione del la natura
metallica non sia possibile, ma io ti dico, che non solamente è possibile, ma necessaria, e
per ragion della materia, et per ragion dell a prima materia. Per ragion della materia è
corrotti bile, essendo ogni materia generabile, et corrotti bile per ragione della prima materia
è corotti bile non potendo alcuna materia ricever forma alcuna sostantiale, che tassar non la
possa, et perciò è la prima materia àssomigliata alla gran meretrice, che havendosi posto
sotto un' huomo, desidera di porsene sotto un'altro, e t si pone, et và sempre mutando
di versi congiungimenti, non si contentando mai del l ' ul timo, come si afferma per tutta la
scuola de filosofi nel primo libro del la Fisica, 1 3 et se ne vuoi authorità del la scrittura, la
ri troverai nel la prima Canonica di San Pietro, quando dice, Redempti estis non auro, et
[fine della c. 9v.] argento corruptibilibus. '4

Come si prova necessaria per via della [si c] augumento. C. Xl0•

Essendomi paruto possi bile per via della digestione, mi parve necessaria per via
del l ' augumento, essendo ferma conclusione dei filosofi nel libro dell ' anima, che ogni cosa
che hà essere per la natura, hà etiandio augumento et questo le avviene per esser ogni cosa
composta di quattro elementi, 1 5 li quali havendo separatamente augumentato è necessario

1 2 . "Omne ergo subti le est hu midum, sed non omne humidum est subtile, humiditas ergo est
ex humiditate, cum humiditas est prior ea natura", in CAA, V, c. 168v.
1 3. V. Aristotele, Fisica, lib. l (A), 1 92 a-b [cap. 9 passim], op. cit., pp. 23-25.
1 4. "Scientes, quod non corruptibilibus auro, vel argento redempti estis d e vana vestra
conversatione paternae traditionis", Epistola di S. Pietro Apostolo, l, 1 8.
1 5. "Quanti poi ammettono una sola causa e un solo elemento sostengono che anche
l'anima è formata di un elemento, ad esempio il fuoco o l'aria, mentre chi ammette una pluralità di
princlpi introduce pure nel l 'anima tale molteplicità", Aristotele, Dell'anima, lib. l (A), 2, 405 b,
A U R I LOQU I O 13

ch'egli v i si ritrovi quando sono tutti giunti nelle sostanze elementate, percioche sicome
dice Aristotile nel 6° della Fisica, quello individuo è tale che le sue parti sono tali, 1 6
essendo dunque tutte le parti de metal li augumentabili, tutta la forma del corpo metal lico è
necessario che sia augumentabile, et poiche si vede queste augumentarsi negli elementi, et
animanti, s'ha da credere ancora nei metal li, che stanno in mezzo degli elementi, e di detti
animanti, si come dice il dottissimo Marsilio Ficino nel capitolo quinto de vita coelitus
comparanda ove dice, sed qua res inter ea si elementa atque animantes generant aliquid sibi
simile suo quodam spiritu, cur lapides et metalla non generant, qua inter elementa, et
animantes media sunt, quia cum spiritus in eis crassiori materia cohibentur, qui si generice
secernatur, secretus conservetur, tanquam seminario virtus poterit sibi simile generare; si
vero materia cuidam adhibeatur generis eiusdem qualem spiritus phisici diligenter
sublimatione quadam ad ignem ex auro secernunt cui vis metallorum adhibebunt, aurum
efficient. 17 Et perche come dice il Comentatore nel X0 del la Metafisica, le cose sono

1 5-20 op. cit., p. l 09. In merito ai fi losofi che ritengono l ' anima ·essere composta da uno o da
quattro elementi in nota è riportato: "La ritengono un elemento Diogene, Eraclito, l ppone;
composta di pi ù elementi Empedocle, Crizia, Platone". n. 45, ivi . ; "Ora non si tratta solo degli
elementi, ma di molte e altre cose, anzi forse di cose innumerevoli che risultano dagli elementi.
Ammettiamo pure che gli elementi di cui si compone ciascuno di questi oggetti l ' anima l i
conosca e li senta, m a i l composto con che lo conoscerà o l o sentirà [ . . . ] ? [ . . . ] Perché ciascuno
di essi non consiste di elementi uniti a caso, ma secondo una certa proporzione e composizione,
come afferma Empedocle [ . . . ] Dunque non giova a nulla che nell' anima ci siano gli elementi, se
non ci saranno anche le proporzioni e le composizioni", ibid., 5, 409 b, 30-4 1 0 a, 5 - 1 0, cit.,
pp. 1 2 1 -22; "Per facoltà nutritiva i ntendiamo quella parte dell' anima di cui sono partecipi anche
le piante. [ . . . ] Per adesso basti questo solo, che l' anima è il principio delle suddette funzioni ed è
definita da esse e cioè dalla facoltà nutritiva. sensitiva, pensante e dal movimento", ibid., lib. Il
(B), 2, 4 1 3 b, 5- 1 0, op. ci t., p. 1 3 1 ; "Alcuni pensano che la natura del fuoco è in senso assoluto
la causa della nutrizione e dell'accrescimento, giacché esso solo tra i corpi e gli elementi par che
si nutra e s'accresca da sé: quindi si potrebbe supporre che anche nelle piante e negli animali sia
il Fuoco a produ rre queste operazioni. Può essere che il fuoco sia in qualche maniera concausa:
certo non è causa in senso assoluto: lo è piuttosto l' anima. Infatti l ' accrescimento del fuoco và
all' infinito, finché c'è combustibi le: per tutti i composti naturali, invece, c'è un limite e una
proporzione nell ' ingrandirsi e nell' accrescersi: ciò è dovuto all'anima e non al fuoco, alla forma
più che alla materia. Siccome la stessa facoltà dell ' anima è nutritiva e generativa, anche sulla
nutrizione è necessario fare dapprima qualche determi nazione", ibi d. , 4, 4 1 6 a, l -20, cit.,
p. 1 3 8 .
1 6. "Poiché l ' indivisibile è p,rivo di parti, necessariamente esso dovrebbe essere i n
contatto come intero con un intero: ma un intero che è i n contatto con un intero non sarà
continuo. Infatti il continuo presenta ora una parte ora un'altra, e si può dividere solo in cose che
siano di verse tra loro in questo modo e separate per luogo [ . . . ] Ma è chiaro che ogni continuo è
divisibile i n parti che siano sempre divisibili, giacché se Fosse divisibile in parti indivisibili, si
verificherebbe un contatto di un indivisibile con un indivisibile", Aristotele, Fisica, lib. V I (Z),
l , 23 1 b, 5-20, cit. , pp. 1 37- 1 38.
1 7. "Sed quaeres interea, si elementa atque animantes generant aliquid simile suo quodam
spiritu , cur lapides et metalla non generant. quae inter elementa et ani mantes media sunt? Quia
videlicet spiritus in eis crassiori materia cohibetur. Quasi quando rite secernatur, secretusque
conservetur tanquam seminaria virtus poterit sibi simile generare, si modo materiae cuidam
adhibeatur generis eiusdem, qualem spiritum physici diligenter sublimatione quadam ad ignem ex
14 V I N C ENZO P E R COLLA

alquanto trà di loro ordinate, sebene non hanno semplicemente i medesimi ljine della c. /Or.]
ordi ni,18 questo augumento di metallo si potrà regolare con lo aumento degli elementati
vegetabili, et animal i.

Come Metalli si possono augumentare à quel modo, che si aumentano


gli elementi più perfetti, fuoco, et aere.
c. 12°.

Di quattro elementi i due sono più perfetti et gli altri meno. I due più perfetti sono il
fuoco, et l ' aere. Sono piu perfetti peròche sono più semplici, et perciòche ricevono piu
propinquamente che gli altri la virtù celeste, et per contrario la terra, et l'acqua sono manco
perfetti per esser grossi, et perche ricevono da più lontano la celeste influenza. Per la qual
cosa i primi due hanno più della forma, i secondi della materia. Dovendosi dunque i metall i
perfetti assottigliare, et purificare delle terrestreità e t convertirsi in natura ignea, et aerea,
l ' augumento loro non si potrà egli regolare se non con l ' augumento de più perfetti,
percioche quando saranno ridotti alla detta natura ignea et aerea al l ' hora cosl come il fuoco
si aumenta ignificandosi il suo patiente ben disposto, cosl l ' oro aurificherà la sua prima
materia, et l ' argento l 'argentifichcrà. Et perciò ben dice Ramondo, sicut ignis se habet ad
ignificandum; ita aurum ad aurificandum, et argentum ad argentificandum, 19 et similmente
cosl come l ' aere s ' ingrossa con i vapori grossi , e terrestri, convertendosi quel li i n aere
condensato, così l ' argento vivo volgare, et de metal l i i mperfetti si convertirà in oro, et
argento condensato s'agluiterà con la detta materia aurea, ò argentea, aerea.

auro secernentes, cuivis metallorum adhibebunt, aurumque efficient", Marsi/ii Ficini [ . . . ] de


studiosorum sanitate tuenda, sive eorum qui literis operam navant, bona valetudine conservanda
- Liber de vita coelitus comparanda, compositus ad eodem inter Commentaria eiusdem i n
Plotinum, lib. 1 1 1 , cap. 1 1 1 ( e non il quinto come riporta l o scrivente): "Quod inter anima mundi et
corpus eius manifestum, sit spiritus eius, in cuius virtute sunt quatuor elementa. Et quod nos per
spiritum nostrum hunc possimus haurire", i n Marsi/ii Ficini { . . . ] Opera { . . . ], B asileae 1 56 1 ,
p . 535. V . ora S . Matton, "Marsile Ficin et l ' alchi mie: sa position, son i nfluence", i n J .-C.
Margolin e S. Matton (ed.), Alchimie et philosophie à la Renaissance, Actes du colloque
international de Tours (4-7 décembre 1991), coli. "De Pétrarque à Descartes", LVII , Paris 1 993,
pp. 1 23- 1 92.
1 8. V. in proposito CAA, V I I I , passim [c. 1 1 7r.-c. 1 30r.]: l' Autore allude qui ai concetti di
contrarietà e d i diversità lungamente trattati da Averroè nel suo commento all'opera dello
Stagirita.
1 9. Ad una verifica di questa citazione essa compare in verità nell' Elucidarius di Cristoforo
da Parigi, scppure in forma analoga, opera che Percolla conosceva mollo bene e che spesso eg l i
riporta nell ' Auriloquio ; v.: Elucidarius Artis Transmutatoriae metallorum SU/11/Ila maior de opere
vegetabili et minerali dictus Christophori Parisiensis Philosophi vetustissimi Raimundi Lullii
imitatoris [... ] , in TC, V I , pp. 2 1 0 e 2 1 8.
A U R I LOQ U I O 15

Come s i possa regolare con l'augumento d e vegetabili homogenei.


Cap. 13.

De vegetabili si ritrovano alcuni di tutte le parti simili, et perciò sono detti di natura
homogenea, come è il frumento, et al tri [fine della c. JOv.] altri frutti, che non per seme, ma
per loro medesimi si moltiplicano. Allri sono di parti dissimili, come frutti che tengono i l
seme i n se, et però detti heterogenei. I metalli per esser d i natura homogenea, essendo la
multiplicatione loro necessaria, si potranno multiplicare, et augumentare à quel modo che
l ' agricoltore moltiplica li vegetabili homogenei, noi vedemo, che l ' agricoltore, quando vuoi
mol tiplicare il frumento prepara la terra, e per virtù dell a pioggia, ruggiada d' irrigatione
corrompe il frumento, et lo riduce alla sua propria materia di herba, et cosi ridotto, fà che
digerendo la pioggia, irrigatione, e ruggiada col mezzo del cal or del sole la converta in sua
propria natura con moltiplicationc, et aumento diman iera che d'un grano se n ' hàveranno
molli. Il medesimo avverrà all'artclìce che prepara la sua terra foliata, et in quella seminarà
il corpo perfetto, et poi irrigandola con r acqua del mestruo la corrompe, e riduce al la
materia prima, il qual corpo irrigandosi con argento vivo volgare, ò di metalli imperfetti
con il mezzo della digestione del fuoco li convertirà con aumento nel la sua prima natura, et
per q uesta similitudine gli antichi sperimentatori dicono: seminate aurum in terram
foliorum,20 e chiamano la pietra loro, pietra vegetabile.

Come si possa regolar con l ' a umento degli animali. C. 14.

Si potrà anche regolare con la moltiplication degli animal i. L'animale quando vuoi
generare altro animale simile à se, et aumentare, et conservar la sua spetie, la genera col
mezzo del seme, il qual non è altro, che'l suo sangue più puro piu spiritale, et più digesto,
et buttandolo nel mestruo della fem ina si genera più ò minor quantità di animali secondo
che [fine della c. l l r.] serà più ò meno digesto il seme se con questa natura) similitudine
l ' artefice prenderà oro, o d' argento, e per solutione, e disti llatione gli assottiglierà, e per
sublimatione li purificherà, et piglierà la lor parte purissima, e spiritale, buttandol a nel
mestruo dell' argento vivo volgare, et degli imperfetti metalli potranno generare corpi simili
à quelli, da' quali il detto purissimo e digesto seme sarà stato tolto, per la qual similitudine
chiamano i fi losofi questa lor pietra animale, e per questo disse Ramondo: sicut homo
habet se ad homonijicarzdum; et leo ad leonificandum; ita se habet aurum ad aurificandum.
et argentum ad argentificandum.21

20. "Seminate aurum in terram foliatam, quare dicunt Phi losophi quod aurum nostrum non
est aurum vulgi", "Scala Phi losophorum - septimus gradus est et dicitur cibati:', in: A rtis
A uriferae quam clzemiam vocant, Basi leae 1 593, I l , p. 1 52; una variante di questo passo dà:
"Semi nate aurum in terram albam foliatam", in: De chemia Senioris antiquissimi philosophi,
libellus, ut brevis, ita artem discentibus, et exercentibus, utilissimus, et vere aureus [. ], s. d.
..

[Strasbourg 1 566], p. 4 1 e p. 1 1 5.
2 1 . V. supra n. 3, p. 4.
16 V I N C ENZO P E R COLLA

Come p rocedere all'investigazione de mezzi, che corrom pono metalli.


C. 15°.

Delle quattro Quistioni che si trattano nel 2° della Posteriora, se la cosa è; perche è et
che è, et come ella è,22 essendomi rissoluto della prima, provandola essere natura, entrando
nella seconda incominciai ad investigare i mezzi per l i quali la natura metallica si corrompe,
et ritrovando per la dottrina d' Aristotile nel primo della Fisica, ogni cosa corrompersi dal
contrario, essendo generati dal le qualitadi attive caldo e freddo per le qualità passive se
hanno à corrompere, 23 si come ragionando generalmente della corrottione essere,
espressamente i l Commentatore nel primo libro De causa longe, et brevis vita,24 m i
risolvei d i quello individuo nel quale predominaranno l e qualità passive siccità e t humidità,
sarà vero i nstromento della detta corrottione. Et per esser queste qualità passive contrarie,
giudicai, che non si possino ri trovare altri individui, nei quali abbondassero dette qualità
senon le acque, percioche essendo acque secche, sono ancor humide. Et se bene nel puro
elemento dell'acque, la freddezza è quella che predomi- {fine della c. /lv. / na nell'acqua secca
elementata predominerà l'h umidità cosi per rispetto della siccità, la quale per esser vera lima
del calore, ritrovandosi estratta dal la freddezza della terra, viene ad estinguere, et annul lar la
freddezza del l ' acqua, com� ancora, perche delle acque secche si estrae la humidità
flemmatica, q uando si hanno da operare per la solution de metalli, tal che i n la parte che
resta si ritrova abbondantemente la siccità, la humidità, et la frigidità in tanta quantità che
basterà sostenere la contrarietà delle dette qualità passive, dimaniera che predominando i n
loro le dette qualità, corromperanno facilmente l a natura metall ica, come si vede
nel l 'argento vivo volgare acqua secca, et nell 'acqua forte, la quale essendo �neo acqua secca,
e tlussibile, corrompe i metalli in acqua: et l ' argento vivo per essere più denso, l i corrompe
in pasta. Et con questo presupòsito havendo io havuto còmodità di stanza, cominciai à

22. V. Aristotele, Secondi Analitici, lib. I l (B), cap. l, 89 b, 2 1 -36, passim, in Aristotele,
Opere, Bari 1 988, p. 333 e cap. X, 93 b, 30-35, ibid., p. 49.
23. "Se, pertanto, ciò è vero, tutto quello che nasce, nascerà dai contrari, e tutto quello che
perisce, perirà nei contrari, o in qualcosa di intermedio. Ma ciò che è intermedio risulta anch'esso
dai contrari, come i colori che derivano dal bianco e dal nero; di conseguenza, tutte le cose che
per natura divengono, risulteranno o contrari o deri11ati da contrari", Aristotele, Fisica, l (A), 5
1 88 b, 20-25, op. cit., p. 1 5 ; "lnvero, quello che permane al di sotto è, insieme con la forma, u n
coefficiente della generazione, come la madre; m a l 'altro aspetto che pur fa parte della coppia di
contrari, se si volge il pensiero verso il Iato deteriore di esso, potrebbe risultare come affatto
inesistente. Difatti, essendovi un di vino e un bene e un ente desiderabile, noi da una parte
affermiamo che la materia è il loro contrario, ma dall' altra che essa ha la disposizione a
desiderarli e ad accoglierli in conformità con la propri a natura. Da ciò conseguirebbe che i l ·

contrario sia proteso alla propria distruzione", ibid., 9, 1 92 a, 1 5-20, ci t., p. 24.
24. "[ . . . ] quod generatio est quando virtutes activae dominantur in generatione super
passivas et corruptio accidit econverso, scilicet quando passivae dominantur super activas" i n
C A A , V I , c. 256r. , li nee 8- 1 1 ; "Corru ptio autem contingit individuis duobus modi s : aut
naturaliter, quando color naturalis consumit humiditatem naturalem, quae est in i l io individuo, et
dominatur in eo frigiditas et siccitas: aut accidentaliter, quando in eis generatur de superfluitatibus
digestionis, quod natura non potest distinguere", ibid., c. 256v., linee 7- 1 2.
A U R I LOQ U I O 17

metter i n pratica questa imagination mia, compartendo diverse acque secche, et con quelle
esperimentai le corrotioni di detti metalli.

Come composi un 'acqua secca, che corrompe la forma dell 'oro,


trasmutandolo in argento. C. 16°.

Con la detta considcratione io composi un acqua secca solvendo la terra b ianca


ponderosa per se stessa in acqua secca, senza altra mescolanza, et in quella havendo posto
l'oro battuto i n sottil piastra, e tagliato in picciolissimi pezzi, ritrovai che in spatio di hore
24 lo trasmutava i n argento di copella, et per tale giudicato era da gli Orefici alla prova, se
bene con la fusione ritornava nella sua propria forma di oro, et per questo percioche essendo
stata l a corrottion del la forma incrudativa, et non consumativa, come con la humidità, et
siccità dell'acqua perdeva la forma d'oro in- [fine della c. 12r. ] crudandosi, digerendosi poi la
crudità nel calor della fusione la ricuperava; tuttavia per chiarirmi s'ella era trasmutation
vera, composi per sol verlo in acqua un'altra acqua secca cavandola dall a medesima terra
bianca ponderosa, e dal succo del l 'abortivo del la lunaria et lo sol vea in color diverso da
quello che hà l ' argento soluto, che è verde, e da quello, c ' hà l ' oro soluto, ch'è cetrino,
diventando la solution di quel l 'oro trasmutato in argento in colore tra celeste, et pardiglio, e
cosi soluto, se bene non tenea il color dell'oro fatto però potabile, nel gusto e negli effetti,
lo giudicai esser oro potabile, e credei, che questo fosse accaduto per esser stato poco tempo
nell ' acqua secca, non l ' havendo possuto perfettamente incrudare in cosi breve spatio, et
perche l ' intento mio non era di fare argento di oro non segu itai questa esperienza,
bastandomi d'esser certificato che l'acque secche sono stromenti della corrottione incrudativa
de metal li.

Come composi u n ' acqua secca, che trasmutava metalli perfetti i n


piombo. C. 17°.

Seguendo io tuttavia i l compimento dell'acque secche, n e composi una del la terra nera
oculosa, e dell'ucello di Hermete, e l ' i ntrodussi la siccità per il mezzo del fumo bianco del
Jeon verde, et della terra rossa ponderosa, et con quella sperimentai la corrottione de corpi
perfetti, quali calcinati prima, e ridotti in polvere impalpabile, li posi separatamente in dett'
acqua, e si solverono subito l ' argento in acqua smeraldina, e l ' oro in acqua del suo color
proprio et havendo cavato didosso l ' acqua per distil latione, et havendoli poi fissi, si
trasmutorono in una materia simile al piombo, ritenendo i l colore, il peso, e la fusione del
piombo. Per questo sperimento mi confermai nel l ' openion mia, che i mezzi del la
corrottione in- [fine della c. l 2v.] crudativa de metal li erano le dette acque secche, et perche
in quest'acqua v'entravano individui corrosivi contrarij al componimento dell'oro potabile,
et reagentes [?] alla composition dell' altre acque secche, con mezzi et individui aromatici, et
amici della natura humana.
18 V I N CENZO PERC OLLA

Come con oro vivo disciolsi l 'oro, et si fece potabile. C . 18°.

Perche i n alcuni li bri di diversi esperimenti io havevo letto, che l ' oro come si
augumentava con l ' argento vivo volgare; cosi parimente si augumentava con l 'oro v i vo per
esser acqua secca condensata, deli berai di ridurlo in acqua secca flussibile, cavandone prima
la parte fredda, et flemmatica, et poi separandolo dalle sue terrestreità, pigliando l a sua
media, et con gran fatica cavai da lui questa media, sostanza la quale mi solve l ' oro
sotil mente calcinato i n acqua fl ussibile, e da quello cavai la detta acqua secca per
distillatione, et circondandolo nella quinta essenza del vino secondo l ' intention di Giovanni
di Rupescissa,25 feci oro potabile, dopoi aumentai in detta acqua secca le dette q ualità
passive, introducendole la siccità della sua propria terra sublimata, et maggior humidità per
l a via dell a circolatione, via assottigl iativa di tutte l ' acque; poiche per la sottil i tà
s' introduce la humidità, essendo ogni cosa sottile humida, come dice il Comentatore nel 2°
del la generatio ne, et corrottione, 26 con la quale con più agevolezza solvei tutti i metalli, con
quest'acqua secca feci oro potabile di maggior perfettione.

Come ritrovai il gran secreto dell 'acqua di mercurio. C. 1 9°.

Per la detta operatione del l ' acqua del l ' oro vivo, pervenni al conoscimento del gran
secreto del l ' acqua di mercurio, giudicando per la medesima ragione, sicome l' argento vivo
congiu ngendosi con metalli gli converte in pasta, per esser acqua secca condensata, {fine
"
della c. 13r.] cosl essendo rettificato in acqua liq uida, l i convertirà i n acqua liquida,
incominciai ad investigare i mezzi per rettificarlo, e ritrovai preparato prima con la terra
secca, et con il leon verde, et poi calcinato rarificarsi da se stesso in bagno, et senza tanta
preparatione, rarificarsi con la delta acqua secca dell'oro vivo faua acuta col suo zolfo, et
circolata. Et similmente rarificarsi con l ' acqua secca della lunaria bianca et nera tanto i nanti

25. "Et dixi quod quintam Essentiam creavit Altissimus, quae extrahitur de corpore n aturae
creatae a Deo cum artificio humano. Et nominabo eam tribus nominibus suis a Philosophis sibi
impositis. Vocatur aqua ardens, Anima vini seu spiritus, et Aqua vi tae. Et quando tu voles eam
occultare, vocabis eam quintam Essentiam, quia hanc eius naturam et hoc nomen suum summi
Philosophi nemini pandere voluerunt", loannis de Rupescissa qui ante CCCXX annos vixit, de
consideratione Quintae essentiae rerum omnium, opus sane egregium. A rnaldi de Villanova
Epistola de Sanguine lzumano distillato. Raymundi Lulli Ars operativa, et alia quaedam. Omnia ad
selectissimam materiam medicam, et morborum curationem, vitaeque conservationem mirabiliter
facientia [... ] Accessit Michaelis Savonarolae Libellus optimus de aqua Vitae va/de correctior
quam ante annos 27, Basi leae, [Pietro Perna, 1 56 1 ], "Canon secundus", p. 20; "Si vis nobilis­
sime deaurare aquam ardentem vel vinum, recipe calcem auri quam facere docui, et supram pallam
ferream, sed melius est in cochleari argenteo, pone ad igniendum, quam extingue in aqua ardente
vel vino, sicut supra dixi quinquaginta vicibus, et habebis liquorem tuum centies deauratum magis
quam per laminas haberes. [ .. . ] Et scito quod vinum non solum retinet proprietates auri, sed multo
forfiu s metallorum omnium", Cap. XVI "Scientia ad fortius et vivacius i mprimendum vi rtutes
Solis in caelo nostro", ibid., p. 57.
26. "Omne ergo subtile est humidum, sed non omne humidum est subtile, subtilitas ergo est
ex humiditate, cum humiditas est prior ea natura", in CAA, V, c. 1 68v., § I O.
A U R I LOQ U I O 19

entri negli intimi del mondo, quanto ancora dopoi che vi sarà entrato, et poi ne sarà uscito
per le sue parti secrete, di maniera che discoversi con ogni particolarità la perfetta
corrottione incrudativa di tutti i metalli; et percio pervenni alla vera intelligenza de trattati
di questa scienza, et credo, che non mi sia restata per la gratia del Signore cosa più ascosa.

Come ritrovai la Pietra dei Filosofi secondo l 'opinione di Gebro.


Cap0• 20°.

L a Pietra dei Filosofi secondo I'openione di Gebro non è altro, che il corpo metallico
soluto in acqua per la phisica et vera solutione,27 la quale non si fà con solvere i metalli
nelle sudette acque secche, come alcuni s' imaginano; percioche all' bora non sono i metalli
soluti in acqua, ma calcinati, e la calce entrando nei pori dell' acqua appare soluta. E che ciò
sia vero vedrai quando dopoi si disunisce per distillatione l' acqua della calce, il corpo del
metallo calcinato, e non soluto, et perciò questa solutione si chiama solution volgare, e
calcination fisica, poiche dopo questa fisica calcinatione si procede alla calcination fisica, la
quale si fà in due modi: il primo, quando si fà passar il carpo del metallo per lambicco,
all'bora non potendo passare che prima in acqua non si risolva, si dice il metallo
_
fisicamente {fine della c. 13v.] soluto, questa solutione Riccardo nel suo Correttorio chiama
solutione del metallo in acqua mercuriale. 28 Il secondo modo è quando il corpo fisicalmente
calcinato senza aiuto dell'acqua si solve per se stesso in acqua, over in oglio, e questa è la
solutione ch' insegna Gebro nel libro De investigatione perfectionis, nel cap. 5° dove poi
che egli hà preparato il corpo metallico, lo calcina� e dopoi Io solve,29 e sicome esso si
dichiara ne i capitoli seguenti fa la solutione nell'aria nel fimo, over nel bagno con l' aiuto
del sal armoniaco et commune, e dice che quest' acqua è la pietra de' filosofi, e con ragione,
percioche questa acqua calcinata converte i metalli in perfettissimo argento, et oro, et

27. "Primo hoc corpus purgatum et reductum est iterum calcinandum cum igne, et adiutoriis
mundativis praedictis, deinde cum his quae sunt solutiva solvendum. Haec enim aqua lapis noster
est [ ... ]", Geberi A rabis {. .. ] de lnvestigatione perfectionis [... ], cit., Cap. V� "De praeparatione
et melioratione corporum in genere.", in VAA, p. 1 1 5.
28. "[ . . . ] quoniam n i h i l con veni! rei, nisi quod propinquius est ei, cum sit medicina
simplicis, ac mineralis naturae, ex aqua Mercuriali producta, i n qua aurum et argentum priu s sunt
soluta. [ . . . ] Sic eodem modo si corpus non resolveris in Mercuri um per Mercurium, occultam
virtutem ex eo habere non potes, puta, sulfur digestum, et decoctum per opus naturae i n minera",
Richardi A nglici libellus rttilissimus [ . ] Cui titulum fecit, Correctorium
. . - Cap. Xl : "De
differentia sulfuris vulgi et Phi losophorum simplicis. non adurentis", in V AA, p. 2 1 3; "Duplex
est solutio corporum i n Mercuri um. Per Mercu riu m sci l icet i n Mercu ri um, et i n aquam
mercurialem. Prima solutio requi ritur ad particularia, secunda ad uni versalia. Prima solutio
corporum i n Mercurium, non est aliud, nisi congelati resolutio, id est, quod per solam solutionem
seratum aperitur, propter ingressum unius naturae in aliam, et ista resolutio est in particularibus.
Secunda solutio est i n aquam mercurialem, et haec est in universalibus, et ista non fìt per solam
solutionem sulfuris immaturi i n Mercurium, sed per putrefactionem corporis et spiritus i n calido
et humido", ibid. , Cap. XV : "Quod duo particularia tantum sint vera in hac arte, quorum primum
·

est in Mercurio", p. 2 1 8.
29. V . supra, n. 27 (c. 1 3v.).
20 V I NC ENZO P E R C OLLA

parimente converte l ' argento vivo. Quest'acqua quando è cavata dall'oro, ò dall'argento, è il
fermento preparato, e quando è cavata dal stagno è la pasta à bianco, e quando è cavata dal
piombo è la pasta al rosso. Questa solutione è chiamata da Riccardo solution del metallo in
mercurio, percioche non si ferma nel lambicco con risolversi in materia aerea, e dopoi si
congela in acqua, ma si riduce solamente in forma di mercurio, com'era prima che si fosse
convertita in metallo; et havendo io col mezzo della predetta acqua calcinato i corpi perfetti,
et imperfetti con l'aiuto del sale armoniaco, e commune, quali solvei et soluti li congelai et
solvei molte volte sino à tanto, che congelati si liquefacevano con fuoco lento aguisa di
cera. Chiama Gebro quest'acqua Pietra30 percioche ella è permanente nel fuoco come le
pietre, e non se ne và come l ' altr'acque, e questa è l ' acqua permanente dei filosofi, la quale
perche nel fuoco diviene pietra, è propriamente chiamata pietra da Gebro. E' pietra dei
filosofi, e non commune, perciòche le pietre com {fine della c. 14r.] muni non si liquefanno
al fuoco, ma questa pietra se bene si tritura e spezza come l ' altre pietre, liquefacendosi come
i metalli al fuoco, s i chiama pietra dei filosofi.

Come ritrovai lo aes, e ferro de' filosofi. Cap. 2 1 .

Leggendo nella turba dei filosofi, che non si, ritrova niuna figura vera eccetto nello aes
filosofico,31 investigai questo aes, e ritrovai esser la detta acqua permanente di color verde,
com ' è il rame soluto, e poi congelato in pietra, e ritrovai questo aes doversi trasmutare i n
danaro, cioè in l u i doversi imprimere l 'effigie del real corpo. Questo danaro è il lattone che
si hà da biancheggiare con l' Azoc, e con fuoco, e perciò dicono, lgnis et Azoc latonem
dealbant,32 i l qual latone biancheggiato appare del color del marmo si splendente, et all'bora

30. Idem.
3 1 . "Similiter et illi qui maiorum imagines componunt. Vos autem si praedicta intelligatis,
scietis utique me verum dixisse. Ideo iussi vos corpus comburere, ac in cinerem vertere. Nam si
subtiliter ipsum regatis, multa ab eo procedunt quemadmodum ab uniuscui usque minimo multum
procedit. Eo quod aes, ut homo, et corpus habet, et spiritum", Turba Philosophorum, ex antiquo
manuscripto codice excerpta, qualis nulla hactenus visa est editio - "Sermo Trigesimus
secundus", i n TC, V, p. 25; "Quidam enim sapientes alio modo, ubi generatur ei nomen
assumpserunt, quidam vero a colore quorum quidam viridem dixerunt lapidem, quidam lapidem
i ntensissimi spiritus ex aere, corporibus immixtibilem", ibid., Sermo Vigesimus, ci t., p. 1 7;
"[ . . . ] inti mandum est quae propinquitas i nter magnetem et ferrum, ea i nter aes et aquam
permanentem est u tique popinquitas [sic]. Si igitur aes et aquam regatis permanentem ut vos iussi,
fiet inde maximum arcanum hoc modo", ibid., "Sermo vigesimus secundus", cit., p. 1 9; "Et ille:
aes nostrum significaverunt, et aquam nostram permanentem quam tibi, coquite dixerunt leni
igne, quae ilio igne cocta fit lapis nummosus, de quo sapientes dixerunt, quod natura natura
laetatur, propter propinquitatem quam sciunt existere inter haec duo corpora scilicet aes et aquam
permanentem", ibid. , "Sermo vigesimus octavus", p. 23.
32. Una del le prime volte in cui compare nella letteratura alchimi stica latina il motivo
del l ' azione congiunta di fuoco e Azoth è nel l' opera di Morieno Romano: Liber de compositione
Alchemiae quem edidit Morienus Romanus, Calid Regi IEgyptiorum: quem Robertus Castrensis de
Arabico in Latinum transtulit, sta in BCC, I, p. 5 1 6. (Per una più estesa trattazione tecnica sul
ter&ine "Azoth", si rimanda alla nota addizionale al presente lavoro).
AUR I LOQUI O 21

il spirito s i congiunge con i l corpo mediante l'anima dci metal li, ch'è l a sudetta acqua
pennanenle. Quest' acqua convertila in terra percioche è verde, si chiama la terra delle foglie,
nel la quale si hà da serrar l ' oro, e l ' argento, e similmente il ferro dei filosofi è l ' acqua
permanente rossa del color del ferro saluto, il quale anche si hà da trasmutare in danaro,
i mprimendosi in lui la imagine reale: queste due acque di rame, e di ferro sono l ' acque
rubificate, che accelerano la rubificatione dell'Elisir, il quale inanzi la detta congiuntione del
spirito, et corpo, mediante l'anima del l'acqua pennanente si vede di molti, e diversi colori,
compresi tutti sotto il color negro. Dipoi segue il bianco, et ultimamente il color sirio,33 et
rosso, nel colore proprio del fior del papavero selvaggio. Di questo elisir trattano
ampiamente i filosofi nella detta turba, ma sotto tanti enigmi, e tante parabole, che non è
possibile intenderne cosa alcuna, senon quella che si vede prima con la operatione: [fine
della c. 14v.] i l quale elissir essendo il più breve, et il più facile è stato tanto occultato, che
da rarissimi è inteso, e da niuno dichiarato.

Come pervenni alla intelligenza di Ramondo Lullo. C. 22°.

E' tanta l'oscurità dei libri di Ramondo Lullo, che impossibil cosa par che sia potersi
intendere à punto la sua i ntentione, et che sia vero si vede apertamente, per quell o che
scrive di questo [sic] scienza Christoforo Parisino, perciòche egli dice di procedere secondo
l ' intention di Ramondo, e lo chiamava duce, et guida; e nondimeno le operationi dell 'uno, e
dell ' altro sono molto diverse in tutte le vie. Ramondo nelle vie minerali procede con le sue
acque forti pericolose, sicome egli medesimo dice, per la fuga dell i spiriti all ' aprir de vasi,34

3 3 . Qui lo scrivente confonde il termine "tyrius" (''di porpora", "purpureo") con il termine
"sirius". Il primo termine è ottenuto per metonimia dal nome della città di Tiro dove si produceva
la porpora estraendola da vari molluschi gasteropodi della famiglia dei muricidi, come ad esempio
il "murex brandaris". Il termine "tyrius" compare molto spesso nella Turba Philosophorum.
(Anche per l 'aspetto tecnico di questo termine si rimanda alla nota addizionale).
34. [ . ] quia semper timetur in minerali. ne spiritus in ablutione effugiant propter aperire
'' ..

vasa", Epistola Accurationis [sic] Lapidis Benedicti Raymundi Lulli, missa olim Domino
Roberto Anglorum Regi ab ipso. Anno Domini M. CCCC.XII, in BCC, l, p. 864.
Noi sappiamo che i l vero Rai mondo Lullo morì i l 29 giugno 1 3 1 5. Nel 1 4 1 2 non esisteva
alcun re d' Inghi lterra di nome Roberto, bensì Enrico IV ( 1 367- 1 4 1 3 ) e anche se fosse il 1 3 1 2,
sarebbe del pari i mpossibile, poiché a quella data regnava Edoardo I l ( 1 307- 1 327); esisteva
inoltre il Regno di Scozia, in cui regnò dal 1 274 al 1 329 Roberto l (alias Robert Bruce V I I I) e
infatti Hoefer così scrive: "R. Lulle avait promis au roi Edouard I l , et à Robert B ruce, roi
d' Écosse, qu'il croyait disposés à seconder ses projets, de leur apprendre le secret de la pierre
phi losophale" (F. Hoefer, Histoire &c., cit., I . p. 422) e a proposito della Epistola di Lul lo:
"Epistola accurtationis. C'est la réponse de R. Lulle à une lettre de Robert, roi d' É cosse, qui lui
demandai! des renseignements sur la préparation de l a pierre phi losophale", (ibidem, pp. 426-
427). V a al tresì detto che ancora in BCC, nel Rosarium Philosophorum ivi riportato, il
commento all'Epistola di Lullo ha il seguente esordio: "Raymundus Lullius ad Rupertum Regem
Franciae in Epistolam scribit.", B CC, I l , p. 1 1 6, i l che è in palese contrasto con il titolo della
esposizione completa dell' Epistola come appunto compare nel l volume, p. 863. Se poi si
trattasse di un sovrano francese, alla data del 1 3 1 2 regnava Filippo IV il Bello, sul quale
Rai mondo Lu llo i nuti lmente premette per la necessità di una crociata i n Terrasanta. L' autore
22 VI N C ENZO P E R C OLLA

le qual i acque Parisino non intese nella via vegetabile. Ramondo acuisce il menstruo
vegetabile con la sua propria terra, et Parisino lo acuisce con la sostanza dei fiori negli
animal i. Ramondo compone solamente i l solfore di natura animale da se stesso et Parisino
lo compone con l ' aiuto del mercurio, della lunaria. Parisino compone il suo menstruo, et
mercurio maggiore del succo delli due luminari, et cava la media sostanza del l ' argento vivo
e magisterio non scritto ne operato per Ramondo, et questo avviene à Parisino, percioche
non lesse mai l ' ultimo testamento di Raimondo, nel quale egli dichiara tutte l ' oscurità de
gli altri suoi volumi, col mezzo del qual testamento io con molta facil ità son pervenuto
alla vera intelligenza di tutti i volumi suoi.

Come pervenni alla intelligenza delle opere del Parisino. co. 23°.

Se bene Parisino non comprese pienamente l ' intention di Raimondo, tuttavia con la
sua esperienza ritrovò un modo bellissimo d'operare, anchorche molto tardo. Chiama egli la
via minerale quando procede con il mezzo del l ' acqua del mercurio del volgo; la vegetabile
quando procede con il mercurio del la lunària, acuito con la [fine della c. /5r./ sostanza de
fiori uniti , e l ' animale, q uando fà passar parte del succo della lunaria per il lambicco
dell' animale, e dopoi con la parte, che non è passata per tal lambicco, compone il suo
menstruo et zolfo animale; e parla con tanta oscurità, che non è ancor possibile intenderlo
senza il suo al fabeto apertoriale, col mezzo del quale io con poco fastidio pervenni
.
all' intelligenza di tutti gli altri volumi suoi, et m i son certificato, che ne Raimondo, ne
Parisino intesero la medesima d ' un sol vaso di una sola materia, e d ' un medesimo fuoco
solo, la quale è la più breve, et più fac ile d'ogni altra, ch'essi compongono, ne intesero
anche l ' acque m inerali , con le quali si fà l ' acqua permanente, ne Io intese il maestro
del l ' arte generale,3s poiche ancor egl i compone le sue acque quasi con le specie d i

del l ' A uriloquio a c . 1 67r. del la sua opera sembre poter sciogliere possibili dubbi : ''[ . . . ] et i l
sentimento delle favole travaglioso, et ambiguo, e la perfettione del detto ascosa, t i averrà quel
che avenne à Roberto da Napoli et al Prencipe Carlo suo figliuolo, ai quali fu da Rai mondo Lullo
palesato questa scienza perche facessero impresa contra gli I nfedeli par l ' acquisto del la terra
beata" I l Percolla si riferisce dunque a Roberto d' Angiò, re di Napoli, detto il Saggio ( 1 278-
1 343), fratello di San Ludovico da Tolosa e padre appunto di Carlo detto "l' Illustre". Tutto ciò
quindi per di mostrare che l ' autore della Epistola datata 1 4 1 2 no n è affatto i l vero Raimondo
Lullo, bensì uno degli imitatori che si impossessarono del suo nome. V. al rigu ardo M. Pereira,
cit. supra, p. 4, n. 3.
35. Il "Maestro dell' arte generale" di cui parla Percolla compare nell ' A uriloquio sette volte e
precisamente a c. 1 5 v. (p. 22); c. 20v. (p. 29); c. 4 l v. (p. 53); a c. 65v. (p. 82); alle cc. 1 60v.-
1 6 1 r. (pp. 1 85- 1 86) e a c. 1 62v. (p. 1 88). Appunto a c. 1 60v. inizia il cap. 252 dal titolo: "Delli
errori del maestro dell 'arte generale" che inizia cosl : "Havendo Parisino lodato molto il Maestro
dell' arte generale et detto che con la scorta del suo libro non si può errare." Ad una verifica nei
repertori a stampa di opere di alchimia tale autore non compare, ma proprio queste ultime parole
del Percolla danno una traccia per identificarlo attraverso l 'opera di Cristoforo da Parigi dal quale
l ' Autore attinse, e a sua volta Cristoforo da Parigi si servì dell'opera del detto "Maestro": "[ ... ]
quem mox alius secutus Magister totius Artis, qui librum edidit cuius principium vocatur "Studium
Florentinum", cuius doctrina quoquc aliquem, qui intellectu pollet haud facile errare fi nit",
A U R I LOQU I O 23

Raimondo, e dice che se non si operano subito, se ne fuggon li spiriti, e non si fà la


solutione; ma t'·a cque mineral i che opero io, oltre che si compongono in brevissimo
tempo, composte che sono, tengono i loro spiriti, e non se ne fuggono dall ' acque,
anchorche non si coprissero, e si turassero i vasi.

Della favola del Pomo d ' oro nella quale si contiene questa scienza star
ascosa nella poesia. co. 24.

Questo anche che hò detto si ritrova incluso nella favola del Pomo d'oro, nella quale si
dice che Giove mandò dal Ciclo un pomo d'oro nel quale erano scritte queste parole, il bel
pomo, il bel dono alla più bella si dia, e fece, che pervenisse nelle mani di M inerva,
Giunone e Venere, prendendolo ogn'una di loro, ne potendo accordarsi, ne fecero giudice
Paride. Minerva per ottenere il bel pomo promise à Paride la sapienza; Giunone l e
ricchezze, e Venere l a più bella donna del mondo. Paride vedendole tutte ignude, giu- [fine

Elucidarius Artis Transmutatoriae metallorum summa maior de opere vegetabili et minerali dictus
Christophori Parisiensis Philosophi vetustissimi Raimundi Lulli imitatoris in theoricam et
practicam distinctus, in TC, V I , p . 1 96; v. anche: ibid., p. 202 e p. 290. Cristoforo da Parigi i n
sostanza parla di un "incipit" e ad u n riscontro si tratta proprio dell'opera d i alchimia che i nizia:
"Studio namque fiorenti philosophico quandam phylosophiae [ ... ]", v . in proposito:
L. Thorndike - P. Kibre, A Catalogue of lncipits of Medieval Scientijic Writings in Latin,
London 1 963, col. 1 529; 1 569-70 poiché in queste due ultime colonne si riparla della medesima
opera, ma nella versione Textus alkimiae [. . . ] studio namque; H MES, 1 1 1 , pp. 1 33-34; p. 1 82 ss.;
pp. 688- 9 1 e infine J. Van Lennep, Alchimie, contribution à l 'histoire de l 'art alchimique,
Bruxelles 1 985, p. 443. L'opera è anche conosciuta con il semplice nome di Textus Alkimie.
L'unica versione a stampa giunta fino a noi si trova in TC, IV, pp. 94 1 -56; una versione manos­
critta di quest'opera è contenuta ad esempio nel ms. 3 1 4 della Biblioteca Angelica di Roma [ms.
cartaceo di cc. 58, numerato a lapis recente; di più mani; numerazione a lapis recente; a c. l r. :
l nc. : "Testus Alkimie l Rubrica i ncipit liber de magni l apidis compositione et operatione
prologus. l Studio namque fiorenti philosophico [ ... ]"; Expl.: "[ . . . ] Et hoc tamdiu agunt donec
fiat lapis et sit liquidum. Deinde accipiunt ipsum et terunt de parumper [ ... ]" (mutilo in fine),
scrittura antiqua tonda con largo uso di abbreviazioni; a c. 55r. i nizia trattato mutilo di alchimia
scritto i n una corsiva di certo di mano di una persona di ottimo livello culturale e non di certo un
semplice scriba come per le prime 54 cc. ; tale manoscritto chiaramente risale all'ultimo quarto
del X V secolo.] Ad una collazione tra la versione manoscritta e quella a stampa riprodotta i n TC,
quest'ultima risulta essere notevolmente più breve. Percolla a c. 20r. dice: "[ . . . ] percioche si come
dice il M aestro del l ' arte generale nel cap. 64 tutto il secreto dell' arte consiste in saper ridurre i l
corpo dei metalli alla prima loro materia d i zolfo e d i argento vivo", m a tale passo non compare
né nella versione a stampa del Theatrum Chemicum in cui non c'è suddivisione in capitoli, né nel
manoscritto preso in esame, del l ' A ngelica di Roma, nel quale invece il testo è ordinato per
capitoli, ma al cap. 64 tale passo non compare. Qualcosa di simile risuona a c. 32r.: "Aikimia est
substantia corporea ex uno sci licet argenti vivi et unum sci licet sulphur composita", oppure
quanto compare a c. 9r. : "Ex hiis colligem quod ex substantia argenti vivi et sulphuris purissima
et subtilissima et ex terra nostra elixir componitur et lapis consisti!"; ed ancora a c. 36r.: "Quia
argentum vivum tenet in se naturam sulphuris et ideo est in ipso materia omnium metallorum quae
creantur ex argenti vivi et sulphure." Da tulto quanto precede si può i potizzare dunque che
Vi ncenzo Percolla rispetto alle sue citazioni riguardanti il c. d. "Maestro dell ' arte generale" si sia
servito d i una versione manoscritta del citato Textus Alkimie l Studio namque fiorenti.
24 V I NC ENZO P E R C OLLA

della c. 15v.] dicò Venere esser la più bella, e le diede il bel pomo, e Venere à lu i la più
bel la donna del mondo. Per il bel pomo d' oro s'intende lo El issir, pomo perciò che come
pomo, è rotondo, e sferico, essendo passato per la circolation degli elementi, e d i oro
percioche della vera sostanza di oro si compone: fù mandato da Giove in terra; percioche dal
Sommo Iddip fù rivelato à gli huomini. Lo diede nel le mani delle tre immortali Dee; delle
tre immortali scienze. Capitò nelle mani del la Filosofia detta Minerva per la sua sapienza;
della medicina detta Giunone dal giovamento della poesia detta Venere, per esser dishonesta,
e lasciva: nel le mani della filosofia capitò quando per i l suo mezzo da Dio fù rivelato a i
filosofi: capitò nelle mani della medicina, quando con questo Elissir i filosofi curavano loro
medesimi di tutte l ' infirmità: capitò nelle mani della poesia, quando di lei scrissero sotto i l
velo delle favole di queste tre scienze ogn' una pretendeva questo elissir dover esser i l suo.
La filosofia pretendeva come i nventrice di doverlo dimostrare ella per le fisiche, e naturali
ragioni. La medicina pretendeva trattarne per contenersi in quello l'oro potabile medicina
vera, universale, e perfettissima. La poesia ancor essa pretendeva dover sola trattarne, come
trattato havea del l ' altre parti della naturale filosofia, e de gli altri secreti dell a natura.
Vennero al giuditio di Paride; del prudente filosofo, il quale per far buono giuditio della
bellezza, loro, le volse contemplare ignude; percioche non è buon ti losofo, medico ne poeta
colui, che non l e vede spog l iate delle poetiche vesti, attendendo all ' in versione del
sentimento. La filosofia li promise la sapienza, perche se per la filosofia se ne fosse scritto
facendosi notomia delle quattro qualità elementari {fine della c. 16r.] e del la quinta essenza, si
haverebbe acquistata la vera, e dimostrativa sapienza delle cose naturali, la medicina
trattandosi per lei prometteva le ricchezze percioche i n esse si studia per il guadagno, e non
per l 'amor della scienza, ma la poesia prometteva la più bella donna del mondo, percioche
ascondendosi nelle sue piacevolissime favole, sarebbe stata nel mondo cosa rarissima
com ' ella è. E se il raro è pretioso, il rarissimo havea da esser pretiosissimo, e gli havrebbe
dato la rarità, la qual 'è la più bella qualità, che nel mondo si ritrovi . Paris giustissimo
Giudice, giustissimo filosofo, dovendosi quello dare alla più bella, Io diede alla poesia, l a
quale occultandolo nel la soavità del le favole gli diede la rarità, la più bella donna, la più
bei la qualità del mondo.

Della favola del Minotauro nella quale si contiene il medesimo.


Cap0• 25°.

Trattarono il medesimo solto l ' ombra della favola del Mi notauro quando dissero che
Pasife moglie di Minos inamorata del toro per opera di Dedalo artefice lignario pentissimo
serrata nella vasca di legno, e congiunta con l ' amato animale i ngravidata -da lui partor'l i l
Minotauro, il qual venuto all ' età perfetta fù messo e rinchiuso dentro del Labirinto per i l
medesimo Dedalo fabricato, nel qual labirinto divorando quel li che quivi entravano si
nodriva di carne humana, sino a tanto che Theseo col consiglio, et filo di Arianna ammazzò
l 'animale, et ottenuto la vi ttoria abbandonò Arianna per la bella Fedra sua sorella. Per
AUR I LOQ U I O 25

Pasi fe moglie di Minos intendono la purissima sostanza del l 'argento vivo detta Pasi fe, à
passim, che vuoi dire per tutto, et pharias, perciò che questa purissima [fine della c. 16v.]
sostanza, è sempre venenosa, e per questa cagione non entra nella compositione del l ' oro
potabile, dicesi moglie di Minos giudice del l ' Inferno, percioche hà da esser fissa, e star
quieta nel fuoco si come lo dichiara Geber nel cap0• 63. della sua somma.36 Innamorasi del
Toro, del l 'oro, detto Toro, perche feconda il mondo d'ogni cosa, si come il. Toro feconda e
tà ricca la terra arandola; innamorasi del Toro, quando desiderando naturalmente di prender la
natura aurea, che prender non può nella min iera per il mancamento del zolfo urente. Per
opera di Dedalo fabro lignario, per opera del l ' artefice, che con i l legno dell'abero [sic]
fisico, opera. Si congiunge con l ' oro fabricandosi per l'artefice la vacca di legno, la quinta
essenza vegetabile dell'albero fi sico. Dicesi Vacca, percioche si come la Vacca si congiunge
col Toro, al medesimo modo se gli congiunge la quinta essenza. La Vacca prima monta sul
Toro, e lo provoca à lussuria, dopoi il Toro monta sopra di lei, e la impregna. Mettesi
Pasife dentro di questa Vacca di legno, solvendose nella quinta essenza: all'hora la vacca che
tiene Pasife dentro monta sopra il Toro; sol vendo l ' oro e riducelo à sua natura di mercurio.
Il Toro poi, lo detto mercurio fissandosi, monta sopra la vacca, et fassi i l coito, e
s ' ingravida Pasife. E partorisce nella sublimatione il Minotauro, i l zolfo di natura, mezzo
huomo, e mezzo Toro per la parte del la pura sostanza dell ' argento vivo, detta Pasife. Nasce
huomo, e Toro per la parte dell 'oro. Venuto all ' età perfetta, compito il perfetto elixir si
dice Minotauro, Tauro di Minos, Tauro generato nel fuoco, et è quel Toro, che faconda [sic]
il mondo d' ampissime ricchezze, per la cui guardia il medesimo artefice significato per
Dedalo, fabrica il laberinto, et quivi l ' asconde, ascondendo l a sua vera operatione
nel l ' i n tricatissimo laberinto del la conversione delle favole, [fine della c. 17r. / nel quale
laberinto molti ch' entrati vi sono, rimasero da questo Minotauro divorati; e però si dice
pascersi di carne humana. Ma Theseo il valoroso inquisitor di questo occulto secreto, col
consiglio d'Arianna, della filosofia, sorella di Fedra lasciva, la Poesia, entra nel laberi nto,
guidato dal filo ch' Arianna li diede; dal lì lo del la fisica magisterio: ritrova il Mi notauro, et
ottiene la vittoria, compiendo l'elixir; ritorna indietro per il medesimo filo del detto
magisterio, debi litandolo per poter far la proiettione. Ma ottenuto il suo intento, fatta la
proiettione, abbandonata Arianna, che del la vittoria fù cagione, si marita con la lasciva
Fedra; scrive le sue operationi con arte poetica, lasciando da parte la verità della natura!
filosofia, col mezzo del la quale fù da lui ritrovata.

3 6. "Non est autem mediocris il lorum substantia, perfectionis corporum vel Argenti v i vi
causa, nisi figalur: quae cum non fixa sit, licet illius impressio non moveatur, tamen de facili
stabiliter perpetuatur", Caput 1: "De Sulphuris et Arsenici Essentia", in BCC, l, p. 540.
26 V I N C ENZO PER C OLLA

Della favola di Theseo nella quale si vede, che di questa filosofia, si


scrive per la Poesia. co. 26.

Che di questa filosofia si scrive per la Poesia, lo ritroverai nella favola di Theseo, nella
quale si legge, che Egeo Ré d' Athene consultò con l ' oracolo in che modo potesse haver
figliuoli maschi; et fugli risposto che prima che in casa ritornasse, con Donna si
congiungesse. Ritrovata Etra, che con Netunno s'era inanzi congiunta, si congiunse con
lei, e l ' ingravidò di Theseo. Vedendo Egeo gravida Etra, le lasciò la sua spada, acciò che
nato i l figliuolo, e fatto grande s' armasse di quella. Nato e cresciuto, Theseo s' arma della
spada del Padre et và à ritrovarlo. Ammazza alcuni !adroni per la strada e ritrovalo in tempo,
che la moglie Medea gli dà il veleno del vomito di Cerbero: riconosce i l Padre i l figliuolo
alla spada: non beve la bevenda [sic] velenosa e s' abbraccia col padre. Fugge et sparisce
Medea. Si fanno sacri ficij alli Dei e si cantano i gesti di Theseo. Egeo Ré d'Athene è l 'oro
calcinato. Ré d' Athene, che [fine della c. 17v. j Minerva vuoi dire Ré di questa scienza,
essendo quel la fi losofia, che nasce con la pioggia dell 'oro; dice di voler generare prole
virile, di voler generare I ' Eiixir: Aureo Zolfo egli è detto, che prima che ritorni à casa,
innanzi che ritorni alla sua metal lica forma, si congiunga con Donna, con acqua secca
solutiva. Ritrova Etra, la risplendente' qu inta essenza, stuprata da Netunno, ani mata
dell ' argento vivo, congiungendosi con lei nel la solutione et s'impregna Etra da Egeo nel la
imbibitione. Gli lasci.a la spada del la sua fortezza, del l' essuberato mercurio et oglio
incerativo, acciò che quando sia nato il figliuolo, e fatto grande, Io armi del la detta spada.
Nasce Theseo, il zolfo di natura cresce nella rubificatione e fermentazione; cingesi la spada
della fortezza, dell'oglio incerativo et và à ri trovar il Padre, l ' oro della proiettione. Ritrova
molti ladri per la strada, ritrova molti zolfi urenti dei metal li imperfetti , che tengono
rubbata la sostanza perfetta del l ' argento vivo, et l ' ammazza nella proiettione. Ritrova i l
Padre, ritrova l ' oro suo Padre. Medea, la moglie del Padre, ch'è l a prattica per conoscere
s'egli è vero oro, gli dà da bevere del poto velenoso che nasce dal vom ito di Cerbero:
l ' acqua forte, vomito di Cerbero trifauce, fatta delle tré spetie, vitriolo, salnitro, et allume,
perche lo ammazzi; lo salva, non essendo vero oro. E' conosciuto dal Padre alla spada, è
conosciuto esser vero oro alla sua fortezza, resistendo all ' acqua forte e perciò non Io beve e,
finendosi la pratica, fugge e di spare Medea. Si fanno sacrificij al li Dei, si ringrazia la
Maestà Divina del componimento dell'opera, et si cantano i fatti di Theseo, le operationi di
questo oro artificiale col dolce et soave canto della Poesia.

Della favola di Linceo, nella quale si contiene {fine della c. 18r./ la sua
occultatione nella Poesia. C0• 27.

Trattasi anco di questa occultatione nella favola di Linceo Ré di Scithia convertito in


lupo cervi ero. Dicesi che andando Cerere cercando Proserpina per lo mondo fù al loggiata da
Celeo padre di Tritolemo, e per la buona accoglienza che Celeo gli fece, mandò Tritolemo
suo figliuolo per il mondo à dimostrar il modo di moltiplicare il frumento e mandollo nel
A U R I LOQ U I O 27

suo carro tirato da due serpenti alati. Costui alloggiato da Linceo Ré di Scithia, per
appropriar Linceo à se medesimo la gloria del modo del moltiplicar i l fromento, procurò
d' ammazzarlo, il che vedendo Cerere, convertì Li nceo i n l upo cerviero, l ' urina del quale
diventando pietra pretiosa e da lui ascosa sotto la terra, perche gli huomini non godano di
lei. Cerere è il pane: và cercando Proserpina, lu na terrestre, la sostanza del l'argento, per lo
mondo, per la strada di questa Pietra de' filosofi detta minor mo ndo. Acciò la converta i n
oro, è alloggiata d a Celeo, dal mercurio. E ' cielo de filosofi col quale si purifica i n
sottilissima terra fol liata et vegetabile. Et per i l buon ospitio che da Celeo riceve, manda
Tritolemo suo figliuolo, il suo mercurio acuito con questa sua terra foliata, che dal cielo de
fi losofi procede à dimostrar l 'arte di moltiplicar l'oro fatto vegetabile. Chiamasi Tritolemo,
perciòche tre volte si rettifica nella acuitione. Mandalo nel suo carro che da due serpenti
alati è tirato, i l qual carro è la media sostanza del l ' argento vivo, con la quale si ani ma; e
tirato da due serpenti alati, da due metalli perfetti soluti in argento vivo e fatti volatili, con
li quali per la strada di questo minor mondo discorrendo, sublimandosi in zolfo di natura. E'
al loggi ato da Li nceo Ré di Sc ithia, dal corpo del l'oro Ré di Scithia, Ré dei Metalli,
errabondo {fine della c . 18v.] come i Scithi nella ferrnentatione, il quale per appropriarsi la
lode della moltipl icatione, percioche al fermento s' attribuisce, vuole ammazzare Tritolemo
sublimato in zolfo di natura, ma Cerere, la virtù solfurea, qual è detto zolfo di natura,
converte Linceo, l'oro, in lupo cerviero, percioche solvendosi s'an ima et fassi animale
bianco per la mistione del zolfo di natura e dell' argento vivo macchiato del l ' oro, si come è
il lupo cerviero l ' urina del quale, la sua solutione, che con l ' oglio incerativo si fà, si
converte nel la pretiosissima pietra de fì losofi, quando dopo la solutione si congela. Et
accioche gli huomini non godessero questa pretiosissima pietra, ne la vedessero, l ' asconde
sollo la vaga et tlorida terra, l ' asconde souo la vaga et tlorida Poesia.

Della favola di Cippo nella quale si contiene che questa scienza stia unita
alla Poesia. ca. 28.

Nella favola di Cippo si di mostra che in questa scienza si contengono l a filosofia e la


Poesia. Narrasi che Cippo Cittadin Romano uscito dalla Ci ttà per amministrare una guerra
et acqui stata la vi ttoria, volendo entrare nella Città, gli nacquero due coma su la testa. Si
consultò sopra ciò con gli Indovini e gli dissero ch'entrando in Roma si sarebbe fatto
Signore della Città, egli non volendo insignorirsi della sua patria, non vi entrò, per l a qual
cosa il senato Romano gli diede tanto terreno quanto può lavorare un lavorante un giorno e
fecero i cardini della porta di Roma di bronzo e posero la imagine di Cippo con le corna
sopra la porta. Per Roma Signora del Mondo intesero questa scienza, Signora deli 'Elissir
detto minor mondo. Cippo suo cittadino è il filosofo che seguita questa scienza; esce fuor
della filosofia per far guerra all'oscurità delle favole et enigmi, entrando nella Poesia, i n cui
sta serra- {fine della c. 19r.] ta la sua operatione. Ottiene la vittoria, intendendo perfettamente
ogni s uo magisterio. Volendo entrare in Roma vittorioso, volendone scrivere per la
28 V I NC ENZO P E R C OLLA

filosofia. Gli nascono due corna su la testa, si gli vengono a manifestare i due E lissir, i l
bianco et i l rosso ch 'egli hà nella testa. Consulta con g l i Indovini, con g l i antichissimi
filosofi, c h ' indovi narono gli enigmi e le favole: gli dicono che s'egli entra in Roma, se ne
fa Signore; la dà come fanno i Signori del le robbe loro, ma essendo quella scienza dono di
Dio et i filosofi guardiani, e non patroni, egli non vuole entrarvi et perciò i l Senato
Romano, la turba dei filosofi, g l i dà tanto terreno quanto un lavoratore in un giorno può
lavorare, g l i dà facoltà di lavorar tant' oro quanto huomo hà bisogno à smaltire per tutto i l
giorno della sua vita. Mette la fi gura della sua testa con le corna su l a porta d i Roma, pone
il suo nome sù la porta di questa scienza nella sua scrittura, con l ' imagine delle corna, con
la similitudine di questi due Elissir. Et à questo modo fa i cardi n i , che mantengono questa
porta di bronzo, di due sostanze metal l iche, di rame e di stagno abbracciati in uno: dell a
filosofia, ch'è l ' aspero rame e della Poesia ch'è i l molle stagno. E sicome l o stagno occulta
i l rame in questa congiuntione del bronzo, cosi la Poesi a occulta le operationi filosofiche
con le sue dolcissime favole.

Della favola del Pegaso, nella quale anco si dimostra, che questa scienza
si tratta per mezzo della Poesia. co. 29.

Poc la favola del Pegaso cavallo -alato similmente si vede come di questa scienza se ne
tratta per mezzo della Poesia. Dicesi che di Nettunno e di Medusa Gorgona nacque i l Pe­
ffine della c. 19v.] gaso, i l quale volando i n Hel icona monte di Grecia consecrato al Sole et
alle nove Muse e percotendo la pietra, ne scaturì il fonte Caball ino, del quale chiunque
gustava, divenia Poeta; ma dopoi fastidito il Pegaso dalle cose terrestri, se ne volò al Cielo,
dove affisse i piedi nel circolo estivo lucidissimo fra l ' altre stelle. Si dimostra di Nettunno,
dell'acqua mercuriale e di Medusa Gorgona, che vuoi dire terrea, della terrestreilà del solfore,
percioche Gorgon, terra vuoi dire. Nasce i l Pegaso caval lo alato, i l mercurio de fil osofi,
cavallo per la parte del zol fo et alato per le ali che hà del volatile. Mercurio vola nel monte
d ' He li � ona monte di Grecia, nel monte di questa scienza de' Greci filosofi, perche in loro
dopo Hermete fi losofo egittio fiorì . Monte consecrato al Sole, all'oro detto Sole et alle
Nove Muse, alle nove sue principali operation i . Per C l io, detta gloria, intendono la
distil l atione, perche in quella si glorificano gli individui, separandosi dell e parti loro i mpure
e terrestri. Per Erato, detta amore, intendono la solutione nella quale per l ' amor grande ch'è
tra il secco e l ' humido, si fanno tutte le solutioni cosi congiuntive come assottigli ative.
Per Talia detta sempre verde, intendono l ' acuitione del l ' acqua del mercurio con il zolfo,
mediante la quale diventa acqua di vita sempre viva come l ' herbe. Per Melpomene, detta
modulatione del l a circulatione dei Ciel i . Per Tersicore, che dilettatione vuoi dire, intendono
la calcinatione, nella quale si di letta il filosofo rompendo le terre dei metal l i si come si
di letta l ' agricol tore q uando con il vomere rompe la terra. Per Pol innia, che immortal
significa, intendono l ' animatione, per la quale acquistando la potestà di generare si cagiona
la immor- [fine della c. 20r. ] tal i tà dell a pietra dei filosofi . Per Euterpe che vuoi dire
A U R I LOQ U J O 29

giocondi tà, intendono la rubilicatione: apporta come il fuoco giocondità el allegrezza. Per
Urania che è celeste, si dice la inceratione, imperoche incerata la materia, diventa celeste,
di ven tando celeste qui nta essenza. Per Cal iope, che soavità di nota, i n tendono l a
moltiplicatione i n bontà e t quantità c h e soavemente e t senza travaglio si opera q uesto
Pegaso percotendo la pietra dei metall i ne fà sorgere il fonte Cabal l ino del l ' argento v i vo de
argento vivo e del zolfo de zolfo del qual fonte chiunque gusta diventa poeta, diventa vero
fi losofo, percioche sicome dice i l Maestro dell ' arte generale nel capitolo 64 tutto i l secreto
dell ' arte consiste in saper ridurre il corpo dei metalli alla prima loro materia di zolfo e d i
hi
argento v i vo.36 s Fastidito questo Pegaso del l e cose terrestri, passato c h ' è per tutte l e
operationi della parte elementare, di ventando quinta essenza e t Elissir perfetto, se ne sale i n
Cielo e ferma i piedi nel circolo estivo conservandosi l a miniera del detto El issir nel fuoco,
percioche compito ch'eg l i è in medicina, mantenendosi continuamente nel fuoco quella
parte che si gli toglie via per fare la proiettione di mese in mese se gli supplisce l ' argento
vivo et à questo modo continuamente sta aflìsso nel circolo estivo.

Della favola del Sagittario nella quale il medesimo si contiene. C. 30.

Oltre che sette sono le vie degli individui, sicome intenderai a l ungo, sono però tante
d i verse, et di verse ancora le loro operationi, che la di versità dei filosofi diversamente
n ' hanno ragionato, componendo le favole secondo la proprietà degl i i ndividui et delle
operationi loro, s'i come vederai in questa favola di Sagi ttario. lfine della c. 20v. ] Et nel
,
discorso di tutte l'altre dicesi nella favola del Sagittario figliuolo del la nodrice del le Muse,
che con esse tal conversatione et amicitia hebbe, che pregarono Giove à darli l uogo nel
Cielo et Giove esauèdendo le Muse, lo trasmutò in Centauro con l ' arco in mano et con le
saette, percioche egli era stato cacci atore et lo collocò in Cielo, i nquel segno celeste che
Sagittario chiamano. Croto, fi g l i uolo del l a nodrice delle Muse, del l ' argento v i vo,
pri mogenito di questa scienza, percioch'egli è il principale individuo, senza il quale non si
può far sorte alcuna di medicina, come lo mani festa Christoforo Parisino nel suo lucidario
nella d ichiaratione del la terza cagione secreta.37 Dicesi questa scienza nodrice delle nove
Muse per esser quella che nodrisce le nove operationi dell a prattica. Ha conversatione et

3 6bis. V. supra, nota 35.


37. "Liquor i ste maxi mam habet convenientiam et concordantiam cum spmtu coelesti
Qui ntae Essentiae, et insuper optime convenii cum rebus corporalibus, quia est Mercurius, aut
aqua ci orporea Mercurialis, extracta de Minera nostri Mercurii aut argenti vivi mineralis. Et
oleum suum est materia elementala sicut aurum et argentum. Concludimus igitur, quod sihe i lio
corpore, nullo modo possumus procedere ad medicinae compositionem nec primi, nec secundi
neque terti i ordinis". Elucidarius artis transmutatoriae melallorum summa maior de opere
vegelabili el minerali dictus Chri.uophori Parisiensis Philosophi veluslissimi Raimundi Lullii
imitatoris, In theoricam el pracricam distinctus, et duplici appendice utilissimo ante hac nunquam
vi.w, ex manu.fC:ripto auctori.f auctu.f, Lih. l , Appendix Theorica: "Revelatio lerlii secreti seu
causae secretae est unio Quintae Essentiae, quomodo seu per quam rem Mediam Quintae Essentiae
spiritus, cum materia idonea et metallorum propria sit conjungendus", in TC, V I , p. 227.
30 V I NC ENZO PERC OLLA

amicitia con quelle, quando passa per le dette operationi. Tratta con l ' acuitione detta Talia,
quando si acuisce con li spi riti del vitriolo, sal commune, overo sal di Pietra con la
calci natione detta Tersicore, quando si riduce in calce bianchissima con la solutione detta
Erato, quando si sol ve in prima materia con la distillatione detta Clio, quando soluto che è
si distilla il suo elemento acqueo, detto l atte virginale, con l a circolatione detta
Melpomene. Quando q uesto latte v irginale passa per la circolatione et ritorna alla
conversatione di Erato detta solutione, quando sol ve i corpi perfetti oro et argento et quando
sublima le terre di questi due metalli separati dai loro exuberati mercurij in zolfo di natura,
solvendosi il corpo della detta terra et fissandosi lo spirito del detto latte virginale con la
rubificatione della detta Eulerpe, quando si rubifica la parte di questo zolfo che si hà da
convertire in medicina rossa con l ' animalione detta Pol innia, quando la parle [fine della c.
2/ r. } rubilicata anima l ' amalgama del l ' argento, e la rubilicata dell 'oro che fermentatione si
dice et al l ' hora esso spirito si congiunge con il corpo del metallo perfetto per il mezzo del
detto zolfo anima de i detti metal li con la inceratione, detta Urania, quando con la sua
medica sostanza fissa et il mercurio del metallo perfetto, si compone l'oglio per incerare le
due sostanze et con quello s' incerano con la moltiplicatione, con le Muse. Quelle pregano
Giove, il fuoco, che gli dia luogo nel Cielo, che lo facci quinta essenza et Elissir perfetto.
Giove, il fuoco, solvendolo e congelandolo, insino à tanto che congelar non si possi, lo
converte in Centauro, mezzo huomo e mezzo cavallo, in corpo spiritale e leggiero. E
percioche cacciatore era slalo, cacciando i mercurij e i zol tì de' detti metal li, lo colloca in
Cielo, lo converte in quinta essenza et Elissir perfetto, con l ' arco e con le saette nel le mani
à mostrar la prontezza che tiene in ferire i metalli e far sopra di loro la proiettione.

Della favola della morte di Polisena e Polidoro nella quale si contiene il


medesimo. Cap. 31.

I l medesimo ritrovasi nel la favola della morte d i Polisena e Polidoro. Narrasi i n quella
che havendo i Greci con incendio conquistato la Real Città di Troia, restarono alla Reina
Eccuba una bel l issima figlia chiamata Polisena el un bel lissimo giovanetto chiamato
Polidoro, il quale on il suo thesoro si ritrovava alla guardia del Ré di Trac ia. Avvenne
ch' essendo la bella Polisena sacrificata al sepolcro del morto Acchi l le et il sepolcro
bevendosi il sangue di Polisena, ella ne restò morta. Il qual corpo prendendo Eccuba sua
madre, lo portò à lavar nel mare, dove ritrovò anco morto Pol idoro ammazzato [fine della
c. 2 /v. ] dal Guardiano per guardare il thcsoro. Eccuba cavò gli occhi al guardiano e seguita

dagli Traci si convertì in cane. l Greci che con incendio conquistarono la real Ci ttà di Troia,
furono i Greci filosofi che con la prattica dell'artificio del fuoco conquistarono questa rea)
pietra de filosofi. Eccuba Reina di questa Città è l ' arte reina di questa pietra. Restarono due
figliuol i : una bell issima femina, Polisena, la medicina bel l issima bianca et lunare et un
bel l issimo maschio, Poli doro, l ' elixir rosso e solare. Venendosi alla proiettione è
sacrificata Polisena al sepolcro del morlo Acchille, al sepolcro del morto argento vivo
AUR I LOQ U I O 31

sepe l i to nel zolfo urente del l ' i mperfetto metallo. Bevendosi i l sangue d i Pol i sena, i l
sepolcro d i Acchille resta morta Polisena, resta morta l a medicina bianca, convertita in
argento. La madre Eccuba, l ' arte, và à lavare e purificare i l corpo morto al mare del
ceneritio per chiarirsi della sua perfettione. Ritrova nel mare del ceneritio morto Polidoro,
l ' elixir rosso. Percioche il Guardiano, il tìlosofo, che lo tiene in guardia per restarsi con
l ' oro suo thesoro, l 'ammazzò facendo la proiettione, dicesi il filosofo Ré di Traci a che
aspera vuoi dire perche con l'asprezza dello studio e delle aspere operationi viene al fin della
proiettione. Fatta la proiettione Eccuba lo priva degli occhi, Jassando nelle tenebre del
secreto, percioche il filosofo fatta la proiettione hà da simulare e coprire la cosa. I Traci che
la seguitavano, sono g l i Inquisitori che per l ' asprezza predetta la seguono. Ma e l l a s i
.
converte i n cane, l a c u i proprietà è di mostrare l a caccia occ ulta nel le tane latrando,
percioche à questo modo con il latrare, con verso dimostra la caccia deii ' Eiissir bianco e
rosso serrata dentro le tane delle favole. [fine della c. 22r.]

Della favola di Dedalione, nella quale il medesimo si contiene. C0• 32.

I l medesimo rinchiuso troverai nella favola di Dedal ione nel l a quale si narra che
Dedalione generò una bel lissima figliuola della Chione, della quale essendosi i nnamorato
Mercurio et Apolline, Mercurio assalitala nel sonno si congiunge con lei et la fece partorire
Autol ico )adrone. Et Apol l i ne ingannatala con prender forma di vecchia n ' hebbe un
figl iuolo detto Filomena m usico eccel lentissimo. Ma Chione i nsuperbita dal l ' haver
partorito figliuoli dei Dei, volse contender con Diana et l a Dea le tagli ò la l ingua e l ' uccise.
Per la qual cosa Dedalione suo padre da diverse furie aggitato, salì sul monte Parnaso e t
quindi precipitandosi fù convertito in sparaviere, i l quale, cavatosi la fame con un buon
pasto, non procura nuovo cibo finché non l i ritorni la fame. Per Dedalione intendendo i l
filosofo che genera Chione bel l issima donna, l a bell i ssima e chiarissima acqua secca
animale, con l a q uale si compone in piu breve tempo la medicina, che con l ' acqua
vegetabile è amata da Mercurio e da Apolline, dal Mercurio volgare depurato e dall ' oro.
Prima l ' assalta Mercurio et ritrovandola nel la quiete del soave balneo si congiunge con lei
et la fà partorire Autolico !adrone, il mestruo animato !adrone, che spoglia i metall i degli
suoi mercurij, ma Apo l line poi trasformato i n vecchia, cioè in terra bianca per l a
calc inatione filosofica, s i con gi unge ancora con lei e t n e genera Filomena m usico
eccellentissimo, il sale armoniaco dei filosofi et zolfo di natura. Diventa Chione superba
per aver partorito fig l i uoli del l i Dei ru bificandosi et si antipone alla quinta essenza
vegetabile detta Diana Dea dei boschi, percioche in più breve tempo sublima {fine della
c. 22v.] il detto zolfo. Ma Diana, la detta quinta essenza, fissandola nel la circolatione, l e
tag l i a l a l i ngua, cioè l e toglie l a parte mercuriale, percioche essendo prima zol fo e
mercurio, zolfo, perche era terra, e mercurio perche subli mava, fissandola le taglia la parte
mercuriale. Dopoi l ' ammazza q uando con l 'oglio incerativo del piombo negro, fimo dei
fi losofi, la incera et all' hora, compita la medicina, Dedalione il filosofo volendo descrivere
32 V I N C ENZO PER CO LLA

le dette operationi, è agi tato da diverse furie poetiche su ' l monte Parnaso occultando la
scienza sotto l ' ombra del la poesia et si precipita al basso, alla h um i l vita filosofica.
Di venta sparviere, il quale tanto caccia quanto è necessario per sodisfare al bisogno della
natura e non più sicorne i l buon fi losofo, che tanto si serve della scienza quanto li basta per
la necessità della vita sua.

Della favola di Annio nella quale si con t iene che le quattro medicine
particolari per timor dei Tiranni stanno ancora nelle favole ascose.
co. 33.

Non solamente la med icina generale e grande, che d icono star per tema dei Tiranni
ascosa nell e favole, ma anche vi stanno le quattro medicine particolari, che sopra i quattro
metal l i imperfetti fanno la proiettione, facendola ogni medicina particolarmente sopra i l
proprio metallo del quale serà composto i l zolfo di natura che, incerato con l'oglio del l ' oro
ò dell 'argento, serà convertito i n medicina perfetta come si vede nella favola d ' Annio
i ndovino à cui, avendo Apollo conceduto l 'arte del l ' i ndovi nare, g l i nacquero q uattro
bel l issime figliuole al quale Bacco per la loro bellezza concedé che ogni cosa [fine della
c. 23r. ] c h ' e l l e toccavano d i ventasse biade, vino, ogli o . Venendo questo à notitia d i
Agarnenone Ré vuole pascere i l suo essercito con l a virtù d i queste quattro sorelle; m a esse
per fuggir dalle mani del Ré tiranno si convertirono in colombe. Annio è il filosofo che da
Apol lo, dal l ' oro, riceve l ' arte dello i ndovinare le al legorie del li enigmi, sotto il velo dell a
quale stà scritta l a verità di questa scienza. Genera quattro belle figliuole, quattro medicine
particolari, alle quali il Dio Bacco dà la virtù che tutto quel lo che toccano si converta i n
biade, vino et ogl io. Il Dio Bacco è l a celeste quinta essenza del vino dei filosofi, che dona
la virtù della trasmutatione dell 'oro come lo dichiarò Raimondo nel l ' epistola accurtatoria
quando dice che lo spirito del la quinta essenza amplifica la tentura del fermento38 con la
quale ampl itìcatione tutto quello che toccano queste medicine si converte in biada, vino et
oglio. Percioche per l'oro si cagiona l 'abbondanza delle cose necessarie al viver humano.
Che per il Pane, vino et oglio s ' intendono il Re Agamenone che vuole pascere i l suo
essercito con la virtù di queste sorelle è il Ré tiranno che cerca di far guerra con la virtù di
queste medicine; ma esse fuggendo dal Ré tiranno si convertono in colombe, l a cui
proprietà è d ' ascondersi ne gli oscuri bosch i per l a paura de gli ucceil i di rapina come si
ascondono nell' oscurità delle favole per tema della rapacità dei tiranni.

38. ''Tota enim via mineralium consistit in duabus aquis, quarum una facit lapidem volatilem
sine labore et periculo: alia autem eum fixat, et secum fixatur cum peri culo: quia h aec aqua
extrahi tur, ut nostri ex quodam menstruali foetenti immassati ex rebus quatuor. Et fortior est aqua
mundi et moralis: cuius spiritus totam tincturam fermenti ampliat", Epistola Accurationis [sic]
Lapidis Benedicti Raymundi Lulli, missa olim Domino Roberto Anglorum Regi ad ipso. Anno
Domini MCCCCXI/ , in BCC, l, p. 863.
A U R I LOQ U I O 33

Della favola della Lepre, nella quale s i vede come per l ' appetito
disordinato degli Inquisitori, occulta stà nella favola. co. 34.

Il disordinato appetito degli Inquisitori di farsi tiranni, e di sa- [fine della c. 23v.) tiare i
pravi et ingordi desiderij loro è cagione ancor di questo ascondimento, i l che hanno anche
mostrato nel la favola della Lepre, dicendo che nel l ' Isola di Bero non si ritrovando niuna
lepra, uno di quel l ' isola invaghi to d i questo animale venne posto una di fora, la quale im­
pregnatasi da se stessa, partorì molti lepri et vedendola gli altri Isolani il medesimo fecero.
Impirono l ' isola di lepri, l i q uali poi moltiplicarono tanto che parendo agl i Isolani
c ' havrebbono potuto torniare tutta l ' Isola le buttarono tutte nel mare e per memoria del l a
liberatione di quel danno è stata posta la lepre nel Cielo e t i l cane che la seguitava continua­
mente et non l ' arri vava giammai. Per l ' Isolano di Bero intendono Hermete isolano del l a
terra circondata dall ' Oceano egli portò q uesta pietra lepre, percioche s i come l a lepre hà l ' un
e l ' al tro sesso, così l ' hà questa pietra, sendo zolfo maschio agente et argento vivo femina
patiente. Et si come la lepre da se stessa s ' impregna e partorisce. Gli altri Isolani ch' empi­
rono l ' Isola di lepri furono gli al tri fi losofi che ad im itatione de lepri fecero gli altri filosofi
di Hermete: impirono l a terra di molti e d i diverse medicine e pietre de filosofi. Dubitando
dopoi che' l mondo cominciò à macchiarsi de vitij che queste lepri non operassero la rovina
del l a terra, le sommersero tutte nel mare, li sommersero nel gran mare dell a poesia e per
memoria di questo posero la lepre nel Cielo seguita dal cane, il quale si come dicono i natu­
rali hà continuamente la infermità del bellissimo, ch'è un appetito di mangiare più del ne­
cessario e di mangiare cose nocivi. I l cane inquisitor che disordinatamente appetisce d ' ussur­
par g l i stati d ' altri, d i satiarsi di cose nove, costui seguita questa {fine della c. 24r.) lepre e
se ben non cessa di seguitarla di notte e di giorno non la prende giammai, ne se l a avvicina.

Della favola della Vergine n�lla quale si contiene che questa scienza s'è
andata sempre nascondendo. C. 35.

Che per la malitia de gl i huomini sia stata questa verissima scienza da filosofi occul tata
si vede apertamente nella favola della Vergine Astrea l a quale nei primi secoli, quando era i l
mondo nella sua gioventù e d i poco tempo creato, fù mandata. dal Cielo à conversar frà i
mortal i e fel i c i quel la prima età Aurea, nel cui tempo gl i huomini fel icemente vi veano
senza patire inferm ità ò necessità alcuna. Doppo quella età succede l ' età d' Argento, la JErea
et la Ferrea, nella quale di mano in mano dec l i nando g l i huomini e divennuti maligni e
scelerati fù forza la Vergine, non potendo soffrire tanti mali che nel mondo vedea, à partirsi
dalla terra et volarsene in Cielo dove alata nel segno della Vergine, segno sterile a canto alla
l i bra ornata di molte stelle e di nove più principali e dell ' altre più ! uccide i nsino al di
d ' hoggi si ritrova questa vergine Astrea che venendo dal Cielo ad habitar frà gli huom i n i
fece q u e l l a prima età Aurea e conservò gli Antichi nostri senza necessità ne i n fermità
alcuna. Fù questa scienza da Dio agl i antichi filosofi amatori della virtù rivelata, i q ua l i
34 V I NC ENZO P E R C OLLA

preservò dalle inlirmità con lo El issir c con la virtù delle qui nte essenze animal i vegetabili
et minerali e da necessità con lo Elissir grande e per l ' abbondanza dell'oro che facevano per
mezzo del grande Elissir chiamarono quel tempo età Aurea. Incom inciando dopoi la m al i ti a
à discoprirsi, occultando l o El issir grande, discoprirono un magisterio particolare che
solamente l ' argento tras- {fine della c. 24v.] mutava in oro, il qual componevano solvendo
in mercurio fisso ò fusibile et i ncerandolo poi con l ' oglio dell ' oro et solvendoli i n sieme
con l ' acqua corrosiva, levando li da dosso la detta acqua et ritornandovela sette volte et
riducendo poi tutta la mistione in corpo si ritrovava oro finissimo. Et perche questo si
faceva col mezzo del l 'argento chiamarono quel l 'età Argentea. Ma crescendo tuttavia la
mal itia occu ltarono ancora questo particolare et ne manifestarono un ' altro di manco qualità,
i l quale facevano convertendo il rame in argento con l ' oglio dell ' argento, al medesimo
modo che convertivano l ' argento in oro solvendo il rame in mercurio fisso et fusibile et
incerandolo con l 'ogl io del l ' argento, dandoli l ' acqua corrosi va, cavandola sette volte et
riducendo tutta la mistione in corpo si ritrova fi nissimo argento. Et che questo magi sterio
si faceva con il mezzo del rame, chiamarono quel la età JErea. Passando tuttavia la maliti a
inanzi, occul tarono anche questo modo di trasmutare i l rame i n argento e t incominciarono à
manifestare come il subietto di q uesta scienza era nel ferro e questo perche solamente i
prudenti i ntendessero il secreto et il volgo ne fosse escluso, come avvenne dopoi che Gebro
scrivendo di qJ.Iesta scienza magni ficò il ferro. Et questo tempo chiamarono età Ferrea, nel
quale ascondendosi la scienza à gli ignoranti, dissero che senza la Vergine Astrea partita
dalla terra, da g l i huomini bassi el andata ad habitare in Cielo nell ' altezza del l i bel l i
i ngegni, non convenendo i ntrare dentro questa filosofia, s e non con ingegno atto alle
considerationi divine et intellettuali et mente conservativa dell ' honesto et non correttiva di
quello come è la gente grossa e rozza dove ornata di molte stelle, di mol te operationi et
[fine della c . 25r. ] delle nuove sudette piu lucide et principali nel segno sterile del la Vergine
si fermò, segno sterile percioche a rarissime persone influisce le sue v irtù et alata perche
con le ali del l ' i ntelletto hà da esser investigata, sendo scienza ch'ai sottilissimi ingegni che
volano, altamente si manifesta. A canto la libra, à dinotar ch'ella non influisce à caso l e
s u e v i rtù, ma ponderando i pensieri d e g l i inquisitori e ritrovandoli g iusti n o n manca,
benche sia steri le, di communicarsi loro, sendo sterile per l i rari sogetti et non per suo
di letto. Col u i dunque che di sotti l e ingegno serà ed honesti pensieri si moverà ad
i nvestigarla speri di ritrovarla. Occultossi questa scienza q uando si soppose nel ferro,
percioche non si sapendo il suo secreto, che naturalmente tiene, et impossibile ritrovarsi
come narra Gebro nella somma, nel C0• 34. dove parlando del marte dice i l suo secreto
essere secreto della natura, w tiene in se argento finissimo di ceneri ti o e di maggior
perfettione cavasi con artificio, dissolvesi et sublimasi in zolfo di natura fermentandosi con
oro et si compone la medicina senza solutione assottigliativa di oro et d ' argento. E perciò

39. "Martis vero narratio et secretum eius totum est ex opere naturae", Caput XXII "De
Marte", in BCC, l , p. 529.
AU R I LOQUJ O 35

dice Gebro che questi due metal l i perfetti si calci nano et solvono senza uti l i tà,40 onde ben si
vede come i n questa nostra età Ferrea questa scienza non si ritrova nella terra dei bassi
i n geg n i , ma nel Cielo, ne g l i i n gegni s u b l i m i , ornata del l e sue operat i o n i et
precisamente delle nove principali, che t'hò generalmente manifestato et particolarmente ti
manifesterò.

Della favola di Glauco nella quale si contiene questo secreto del Ferro.
C . 36. [fine della c. 25v.]

Questo secreto del Ferro ritrovandosi in alcune favole ascoso, per la dichiaratione d i
esse ti darò l a sua vera cognitione, j l secreto del l a natura del ferro s i come t i hò manifestato
et contenere i n se una sostanza purissima di argento q uello del l ' arte cavar questa sostanza e
separarla dalla sua immonda et corruttibile solforeità. Consiste questo secreto del l ' arte i n
componer u n ' acqua forte d i natura contraria alla commune, l a quale prenda i n se g l i altri
metalli et non prende l ' argento come fà l ' acqua forte commune del l'oro, separandola da g l i
altri metalli pigliando quel li in s e e lasciando l 'oro nel fondo del vaso. I n questa acqua forte
si hà da buttare il ferro, la quale non tenendo attione nel l ' argento dissol verà tutta la sostanza
impura del ferro ricevendola in se et lascierà la parte dell ' argento in una minutissima et
l ucidissima pol vere come diamantinirsi hà da buttare argento vivo volgare i n q uesta
solutione, il q uale conquassandosi i l vaso, si pigl ierà l ' argento in se della sua natura et
lascierà questa im mondezza estranea da parte. Ma perche l ' acqua forte non corrompa
l ' argento vivo se gli hà da buttar prima acqua di fonte. Questa sostanza purissima è del l a
finezza del l ' argento d i ceneritio con vantaggio per la sua molta fissione. Questo è q uello
che dice Gebro cap0• 30. del la somma, parlando del l ' argento vivo, Marti vero non adheret
nisi per artijicium; ex hoc itaque artificio maximum elicias secretum della composi tione
della sua medicina del terzo ord ine. Percioche non sublimando questa sostanza in zol fo di
natura et fermentandola co' l zol fo incombustibile si compone questo magisterio che si
contiene nella favola di Glauco pescatore, i l quale havendo preso alcuni bel l issimi pesci, l i
pose insieme i n certe herbe, e t [fine della c. 26r.] toccati dal succo d i quelle, ricuperando i l
perduto spirito saltorno nel mare. Glauco vedendo i n quelle herbe contenersi divina virtù
gustò ancor egli del succo del l 'herbe e diventò arrabbiato e buttandosi nel mare fù ricevuto
per Dio marino. Innamorandosi d i Scil la ricorre per aiuto à Circe figlia del sole: Circe
s ' i nnamora di Glauco et Glauco fugge, ma Circe rivolgendo lo sdegno contra Scil l a onge i l
terreno ove ella dovea passare di velenoso l iquore, i l qual toccandola diventar l a fece cane
dalla c intura in giù abbandonando il mare sicil iano nel qual molti navigli sommerso havea
nello scoglio che Sci l l a si chiama si convertì, dal quale i naviganti si guafdano molto. Per
Glauco Pescatore intendono l ' argento vivo del clavico dal suo colore. Dicesi pescatore

40. "Et invenitur eius minera determinata: aliquoties habetis confusam mineram cum aliis
corporibus, et illud non est sic nobile. Calcinatur autem similiter et solvitur labore maximo cum
nulla utilitate", ibid., Cap. XVIII "De Luna", p. 528.
36 VI N CENZO P E R C OLLA

percioche in questa operatione pesca gli attorn i della purissima sostanza del ferro quando si
solve la sua solforeità urentc et combustibile con la detta acqua forte. Questi attorni sono i
pesci che G lauco pesca; dopoi sono posti à gustar del l ' acqua vegetabile cavata del succo
del l' herbe et gustando di questo succo, si vivi lìcano riducendosi à prima materia di argento
v i vo entrando nel mare del la detta acqua vegetabile. Glauco, l ' argento vivo, vedendosi
questa vivificatione, gusta del succo del l ' herbe preparandosi et assottigl iandosi con l ' acqua
vegetabi l e d i venta arrabb iato; subli mandosi si butta nel mare; solvendosi in acqua
merc uriale d i venta Dio marino d iventando acqua celeste et glorioso, q ui nta essenza
minerale. E' l ume delle perle, con i l quale Raimondo solve le perle e dimolte piccole ne fà
perle grande.4 1 Innamorasi di Scil la, di questa medicina, che Scilla si dimandava, come al
basso i n tenderai. Ricorre per ai uto à Circe figliuola del sole, alla calce dell' oro, fig li uola
del l'oro detto sole, perche senza oro non s i può co mpire questa medicina à rosso. L' oro
[fine della c. 26v.] abbraccia Glauco, abbraccia quest'acqua d'argento vivo. Fugge Glauco,
fuggendo il suo glauco colore, diventando citrino. Distogliesi Circe q uesta aurea materia a
dannificar Scilla; unge i l terreno per dove hà da passar Scilla, unge la terra fol iata del l a detta
pura sostanza del ferro, per la quale hà da passare questa medicina; con veneno, con l ' oglio
della media sostanza fissa del suo argento vivo composto col mercurio del l 'oro quando con
detto oglio si tà l ' inceratione, al l ' hora restando dal la metà in sù donna. Doventa [sic] della
metà i n giù cane. Resta donna per l a parte del l' oro, che come più perfetta tiene i l l uogo
superiore. È della metà a basso cane, per le parti che tiene i l ferro metallo immondo.
Abbandona al l ' hora il mare di Trinacria, il mar del magisterio di questa scienza detta
Trinacria, per tener tré vie principali mi nerale [sic] . vegetabili et animali delle quali l ' altre
procedono in questo mare. A molti naviganti hà dato morte: molti che non l ' hanno intese
hà mandati in rovina et indotti à misera morte. Conversi nello scoglio, nella pietra de
filosofi dices i Scil la, à s i l ve, percioche sicome la pietra percossa dagli imperfetti metall i
genera oro i gnea natura. Da questo scogl io conviene che si guardino i naviganti che per
questo mare di Sicilia navigano. Percioche se danno in esso non i n tendendo i l suo ascoso
secreto, senza dubbio alcuno sommersi nelle miserie resteranno.

4 1 . In merito alla "compositio perlarum" in Pseudo-Raimondo Lu llo v.: Compendium


Animae Transmutationis Artis Metallorum Ruperto Anglorum Regi per Raymundwn transmissum
ai capp.: "De compositione Perlaru m" e "De compositione Perlarum per aliam viam" i n TC, I V ,
p p . 1 92-93, e inoltre nel: Raymundi Lullil compendiwn Animae Transmutationis A rtis
Metallorum, Ruperto Anglorum Regi transmissum Aliud exemplar ["De compositione per larum ] " ,

in BCC, l, p. 862. Per ulteriori notizie sulla composizione delle perle v.: Saint Thomas d' Aquin,
Traité de la pierre philosopha/e .wivi du traité sur l'art de l 'alchiÌnie, M i lano 1 978, con note
inedite di Grillot de Givry, n. I l , p. 1 1 7, in cui vi sono accenni alle fonti classiche e i noltre
M. Berthelot, Les Origines de l 'alchimie, Paris 1 885 (rist. anast. Osnabriick 1 966), passim;
Idem, La Chimie au Moyen Age, Paris 1 893 (rist. anast. Osnabriick-Amsterdam 1 967), passim ;
E. O. v. Lippmn nn, Entstelwng und Aushreitrmg der Alchemie, Berlin 1 9 1 9 (rist. anast.
Hi ldeshei m 1 978), passim; per le strette connessioni fra la tradizione greca e quella araba i n
merito a questo argomento v . H . P . Renaud - G . S . Colin, Tulifat al-Ahbab, glossaire de la matière
médicale marocaine, Paris 1 934, p. l 09; J. Schtinfeld, Ober die Steine, Freiburg 1 976, pp. 35
sgg. e 1 38 sgg.
A U R I LOQ U I O 37

Della favola d ' Acchille nella quale s i contiene i l medesimo secreto d i


Marte. c o . 37.

Del medesimo secreto del M arte si tralla nel la favola d ' Acchille. Dicesi che ha vendo
Thetis generato Acch i l le bel giovane dal forte Peleo, i n tese da Protheo indovino che
andando all ' espugnatione di Troia vi rimarebbe morto e perciò ella lo vestl da {fine della
c. 27r. / donna et portollo à servigi del Re di Sciro, dove i n tal habito fem inile s tuprò
Deidam i a fi g l i uola del Re et la ingravidò di Pirro, il quale cercando il savio Ulisse per
menarlo alla guerra di Troia. Frà l ' altre cose donnesche portò certe armi à dimostrarle ad
Acchi l l e che era vestito da donna. Egl i stese la mano a l l ' armi et conosciuto per q uesto
segno da Ulisse, fù menato vestito da huomo i nsieme col figliuolo Pirro al la guerra d i
Troia, dove essendo da Paride ucciso, Troia rimase distrutta. Thetis che genera Acchille è l a
praticha [sic] che genera i l zolfo d i natura. Peleo dal fonte v i vo intende da Proteo indovino,
dal l ' ordinato magisterio, ch' indovina gli enigmi e le favole. Come nella guerra, com ' è frà
Grec i a e Troia, andando egli ad espugnar Troia vi resterà morto, quantunque Troia è l a
guerra ch'è fra l a filosofia e l a povertà, percioche l a filosofia è povera s i come s i dice e non
si arricchisce mai senon quando compone questa sua pietra. Et all ' hora si distrugge Troia, la
sua inimica, la povertà che travagliava. Thetis veste Acchille d ' habito di donna quando lo
solve in acqua. Accende la sua acqua vegetabile. Posta alli servigi del Ré, del l ' oro Ré. Egl i
i n habito d i donna, in habito d ' acqua. Stupra Deidamia figl iuola del Ré, l a calce dell ' oro
fi g l i uola del l ' oro. E la ingravida di Pirro, del mercurio del l'oro. Viene i l savio Ulisse à
ritrovar Acchille, viene i l savio filosofo à ritrovar questo zolfo dentro dell ' argento v ivo,
cosa pecul iare di donne. Dimostra arme, dimostra i l uc idissimi attorni del purissimo
acciaio. Acchille prende l ' armi solvendo gli attorni, è cognosciuto per Acchille, per il forte
zolfo vegetabi le. In habito d ' huomo, subl imandosi i n zolfo di natura con la detta sostanza
purissima del ferro. Giuntamente con Pirro suo figliuolo {fine della c. 27v. j aiutandosi con
l ' oglio i ncerativo, diventando Elissir perfetto. Viene contro Troia, contra la povertà.
Ammazzato da Paride dal metal lo imperfetto nel la proiettione, perdendo la vita vegetabile
c ' haveva, restando corpo morto de' metal l i , ma al l ' hora la Grecia distrugge Troia, la
filosofia d istrugge la miseria del tilosofo e scaccia da lui la odiata et inimica povertà.

Della favola del Corvo, nella quale si tratta della medicina, che con
questa sostanza si compone. co. 38.

Della medicina che con la della purissima sostanza del ferro si compone, si tratta anco
nella favola del Corvo nella quale si legge che havendo il sole di Coronide bellissima ninfa
generato Esculapio medico eccellentissimo. Coronide s' i nnamorò del figliuolo di Caleulo,
con il quale congiuntasi in presenza d'un Corvo, ne diede il Corvo notitia ad Apolline, i l
quale ritrovandoli congiunti insieme gli uccise e diede à quello per rimuneratione del
servigio l uogo nel Cielo, dove come uno [sic] delle celesti imagini fra l ' altre stelle si
ritrova. Per Coronide i n tendono l ' acqua bellissima del mercurio mestruo maggiore, la quale
38 V I N C ENZO P E R C OLLA

dal sole, dall ' oro, genera Esculapio, l ' oro potabile eccel lentissimo medico, pcrciochc tutte
l ' inferrnita e di qual si voglia maniera egli sana. E perche prima s'hà d' attendere alla salute
et poi alle ricchezze, dopo haver fatto l ' oro potabile s ' attende alla compositione del l ' Elissir
con i l mezzo di q uesta nobilissima acqua e con l a pura sostanza del ferro, argento di
maggior pcrfettione che il naturale. Si dice Coronide inamorarsi del figliuolo di Calcolo, di
questo argento figliuolo del ferro. Calcolo vuoi dir pietra che tenga in se sottile e ! uccida
lsic] terra, come tiene i l ferro la della sostanza dell'argento e perciò si dice figliuolo del
ferro. [fine della c. 28r. ] Congiungendosi con Coronide, con la detta acqua, i n presenza del
solfore animale, il quale si chiama Corvo per esser uno degli uccell i di Herrnete et fassi
questa congiontione in sua presenza per facilitar la solutione per la poca potenza che tiene
la detta acqua et per la forte fissione del detto argento. Il corvo congiunti che li vede
i nsieme, nella subli matione del zol fo d i natura lo avisa al sole, al l ' oro, i l q uale
fermentandoli et i ncerandol i con suo ogl io incerativo gli uccide. E perche il Corvo, i l zolfo
animale è cagione di questa medicina attribuendosi à lui, si dice che i l sole gli dà l uogo nel
Cielo e gli fà u na celeste imagine con vertendolo i n q u i nta essenza, una delle celesti
medicine.

Della favola del Pesce Australe nella quale si contiene la detta medicina.
C0• 39.

Nella favola del Pesce Australe si ragiona de fla detta medicina. Dicesi che i popoli della
S iria che ri veriscono i loro Dei in forma di pesce, ne posero uno nel la parte australe del
cielo, il quale ricevendo splendore dai Raggi del sole lucidissimo frà tutte l ' al tre celesti
i magini si ritrova. I popoli di S iria sono i veri fi losofi. Si dicono popoli di S iria per la
quiete e tranquill ità della lor mente, sendo la Siria la più temperata parte della terra. Questi
filosofi che Genti l i furono, riverirono i Dei, i metall i sotto il nome di lor Dei in forma di
pesc i. Soluti in prima materia nel l ' acqua, l i qual i d i ventano vegetabili stando nel l ' acqua, l i
ch iamarono Pesci. Et per memoria del hiato loro n e posero uno nella parte Australe del
Cielo che è cal l ida et humida e questo è l ' argento tratto dal ferro, che per esser l ' una
finissima, è humido per esser grandemente fisso {fine della c . 28v.] calido saluto ch' egli è,
di ventando pesce, lo mettono nel Cielo, nella parte superiore della boccia sublimandolo i n
zolfo di natura. Dove dopo' ricevendo l a i l lustratione dal sole, dal l ' og l io dell ' oro nell a
fermentatione e t inceratione tra le altre celesti imagini, tra l e altre q u inte essenze e celesti
medicine lucidissimo si dimostra.

Della favola della Nave chiamata A rgos, nella quale si contiene l a


medesima medicina. c o . 40.

Di questa medesima medicina si tratta nella favola della Nave detta Argos nella quale si
narra che Iasone nipote d i Peleo Ré di Tesaglia figliuolo di suo fratello Esone, preparandosi
di andare in Colco a l l ' acquisto della pelle d 'oro, Argos fabro ligniario espertissimo g l i
fabricò u n a bella Nave dentro l a quale s i pose Iasone con i suoi compagni e con l ' aiuto
A U R I LOQUI O 39

della saggia Medea conquistò l ' aurea pelle et rapita Medea da Colcos e poslala sopra la
Nave, si ritornò con la cara preda. Et per esser stata questa Nave cosi famosa, meritò luogo
nel Cielo, dove in mezzo del l ' altre stelle lucidissima si dimostra. Iasone nipote del Ré d i
Tesagl i a è l ' argento cavalo d a l ferro. E perciò suo figli uolo nipote del R e d i Tesaglia,
del l ' oro Ré di questa scienza detta Tesaglia, percioche in lei si ripara la generatione de i
metal li: è figliuolo del ferro, fratello del l ' oro, sendo tutti i metall i fratelli, figli del zolfo e
del l ' argento vivo. Preparandosi Iasone nella calcinatione, per andare alla conquista della
pell e d ' oro. Argos fabro l igniario espertissimo, l ' espertissimo filosofo, che per la v i a
vegetabile dei legni et arbore filosofico vuoi operare, g l i fabrica la Nave, l ' acqua secca
vegetabile. Nave perche riceve in questa na- [fine della c. 29r.] vigatione del l ' operatione
Iasone et i suoi compagni che sono gli altri indi vidui n ecessarij . Chiamasi questa nave
Argos, che velocità vuoi dire per essere fatta più veloce et leggiera del l 'altre et era Iasone
con i suoi compagni in questa nave, con gli al tri individui che servono à cavar il zol fo di
natura da questo argento che sono gli spiriti del mercurio, del vetriolo e del sale di pietra et
altri. Arriva in Colcos compito c h ' è il zolfo di natura, arriva alla fermentatione detta
Colcos dal fiore croceo del la Parrazza che Colchio42 si domanda et q u i vi con l ' aiuto dell a
savia Medea, della sapiente prauica acquista la pelle del l ' oro, la calce dell'oro, detta pelle
per l a sua siccità, non tenendo carne per non esser più malleabile. Acqu istala la pel le,
ridotto l ' oro à prima materia et solvendolo congiuntivamente e fermentando i l detto zolfo s i
fa perfetta medicina col mezzo del l ' inceratione. S i d a l uogo nel Cielo à questa Nave,
diventando celeste quinta essenza. Lucidissima infra tutte l ' altre stelle, infra tutte l ' al tre
medicine.

42. Si tratta della parrazza o porraccia, nome volgare dell' Asphodelus ramosus L. , erbacea
perenne della famiglia delle Li liacee. La bibliografia in merito è molto estesa; v . : O. Penzig,
Flora popolare italiana, raccolta dei nomi dialettali delle principali piante indigene e coltivate in
Italia, Genova 1 924, p. 43 1 ; Enciclopedia Agraria Italiana, Roma 1 952, I. ad vocem; A. Fiori,
Nuova Flora A nalitica d'Italia, Fi renze 1923-25, p. 24 1 e pp. 276-277; O. Targioni Tozzetti,
Dizionario Botanico Italiano che comprende i nomi volgari italiani specialmente col
corrispondente latino botanico, Firenze 1 825, p. 222. Essendo Vincenzo Percolla palermitano e
designando l ' asfodelo con un termine dialettale, se ne è fatto un riscontro su repertori del dialetto
sici l iano: v. M acaluso S toraci , Nuovo vocabolario siciliano-italiano e italiano-siciliano
contenente le voci, le frasi e i proverbi d 'u.ço più comune, Siracusa 1 878, ad vocem: "Purrazza,
pianta nota, Asfodi l lo"; A. Trai na, Vocabo/arietto delle voci siciliane dissimili dalle italiane,
Palermo 1 888, ad vocem: "Purrazza, Porran:o, asfodil lo"; v. Nicotra, Dizionario siciliano­
italiano, Catania 1 883 (rist. anast. Bologna 1 974), ad vocem: Purrazza: " pianta che ha lo stelo
semplice, frondoso, alto quasi due braccia; le foglie trilatere striate; i fiori gialli, Asfodi llo,
Asfodelo, Astuta regia".
È chiaro dunque che l'Autore confonda l'Asphodelus ramosus L. con il Colchicum autumnale
L., i l quale appartiene anch'esso alle Li liacee, ma non ha i l termine dialettale sopra incontrato.
Per una verifica v. V. Bertoldi, "Un ribelle nel regno dei fiori - i nomi romanzi del Colchicum
Autumnale L. attraverso il tempo e lo spazio", in Biblioteca del i Archivum Romanicum, 4
'

( 1 923). Percolla fa dunque confusione tra le due specie di fiori.


40 V I N C ENZO PER C OLLA

Della favola di Minos, nella quale il medesimo si contiene. C.0 4 1 .

Nella favola di Minos s i tratta p ure della detta medicina. E t dicesi che Minos di Giove
et Europa fig l i uolo per haverg li i Magaresi ucciso Androgeo suo fig l i uolo mosse loro
guerra et con l ' esserc ito assediò Megara dove ritrovandosi Scil l a fig liuola di Niso Re d i
M cgara, salì sopra l a torre cdi ficata dal suono del la lira d'Apol l in e e t vedendo M inos
s'inamorò di l u i . Et perchc N iso havea dal fato che non poteva esser preso, mentre entrando
nella Città prese N iso, il quale per la pietà d'Apol li ne fù convertito in smerig lio. M inos
poi come era g i ustissimo abbandonò Sci lla, l a quale fu convertita in lodola è ammazzata
dallo smeriglio suo [fine della c. 29v.] padre. Minos fig l i uolo di Giove e di Europa è i l
mercurio vegetabile animato figliuolo del Cielo de' filosofi inteso per Giove e dell a pura
sostanza del l ' argento vivo che lo anima detto Europa, ch'è la terza parte del mondo, la terza
parte di questa pietra detta m inor mondo sendo tré le sue parti principali : oro, argento e
mercurio. Và Minos questo Mercurio e mestruo ani mato con tra i Magarensi che ucci sero
Androgeo suo figliuolo, contra i metalli che ammazzarono il sottil vapore del l ' argento vivo
fissandolo i n metallo. Và con l ' essercito degli individui à ritrovar Megara, la prattica d i
questa scienza i c u i Cittad i n i sono i metalli c l i l Re Niso che forza vuoi dire è i l ferro più
forte del l'oro che gli domina tutti operandosi tutti gli altri col ferro. La torre che i n questa
Città è fabricata è il lambicco. Il suono del la lira d ' Apoll i ne che la edifica sono i q uattro
fuochi che procedono dal calore et compongono la lira sonora; i l fuoco del primo grado è i l
basso, del secondo è i l tenore, del terzo i l contralto, del quarto i l canto. I l fuoco del terzo
grado abbraccia la cosa e la converte in cenere. Il fuoco della fornace del quarto grado l a
converte in vetro ; i l fuoco del secondo e del primo grado, formato ch'è il lambicco, lo
tempera accioche per la mutatione subita dal caldo nel freddo non si spezzi. La figliuola d i
N i s o è l a terrestre sol foreità e sco ira [sic] c h e da l u i s i cava questo sale su la torre, nel
lambicco distillandosi in acqua forte et per esser acqua m inerale. Vedendo il detto mercurio
et mestruo animato ama di con giungersi con l ui , percioche ogni cosa ama i l suo simile.
Quest'acqua leva la chioma dall i capelli di Niso, gli leva la sua superfluità, lassandoli l a
parte purissima del l ' argento e t a l l ' hora Minos, i l detto mestruo, l o prende senza [fine della
c. 30r.] chioma e s ' adempie i l suo fatai destino, percioche al l ' hora della terrestreità sua
privato i l mercurio et mestruo ani mato lo prende solvendolo et spog l i alo della sua
terrestreità dannata che resta nel fondo del vaso. Ma per la pietà di Apolline, dell ' oro
fermentandolo et incerandosi converte i n smeriglio, in corpo volatile El issir perfetto. Sci lla
è scacciata da M inos, percioche quest'acqua forte non serve più, ma havendosi à fare l a
proiettione sopra gli imperfetti meta l l i liquefacendosi i l fuoco, Scil la, l a solforeità loro
combusti bile, si converte i n uccel lo, in argento vivo. Et perche è ammazzata dallo
smerig l io del i ' Eiissir, percio è detta lodola, il qual smeriglio pigl iandosi la parte buona del
metallo et convertendola in oro, lassa morta la detta sol foreilà e terrestreità immonda del
metallo.
A U R I LOQ U I O 41

Della favola d' Eaco nella quale si contiene il medesimo. co. 42.

Trattasi ancora di questa medicina nella favola d ' Eaco e narrasi come Eaco figlio di
Giove e di Egina andò ad habitare nell 'Isola di Ennone e del nome di Egina sua madre la
nominò. Avvenne nell ' Isola per ira di Giunone una gran peste, la qual fece tutti g l i
habitanti morire. Vedendo dunque Eaco l ' Isola dishabitata et molte formiche al pie' d ' u n
grande albero, pregò Giove suo padre c h e per ristoro dei morti Isolani convertisse q uelle
formiche in huomini e donne et fù da Giove essaudito e diventarono le formiche donne et
huomini. Questi poi andarono i n compagnia del forte Acchille alla guerra di Troia, dove
Acchille morì prima che la Città espugnata fosse. Et questi popoli furono detti Mirmidoni,
percioche le formiche in lingua greca mermices si domandano. Eaco figliuolo di Giove e di
Egina [fine della c. 30v. / è lo artefice figl iuolo del fuoco e della fi losofia. Viene ad habitar
nel l ' isola di Ennone, viene al la prattica di questa scienza, chiamala dal nome dell a m adre,
chiamandola occulta fi losofia. Et viene peste nel l 'Isola che non è altro che corrottione
d ' aere e perciò si dice venire par ira di Giove, pigliandosi Giunone per l ' aria, Giove per i l
fuoco, Nettunno per l'acqua e t Plutone per l a terra. Ammazza tutti g l i habitatori del l 'Isola,
ammazza tutti i solfori vegetabi l i et animali et misti, accuendo per aerea risolutione loro
mercurij et acq ue. Esse sono le femine, le quali ancor ammazza Giunone nel l ' aerea
risolutione della circolatione trasmutandoli in quinta essenza e cielo de filosofi; all ' bora
vestì Eaco. L' artefice morti gli habitatori dell 'Isola, morti i zolfi et i mercurij vedendo i
grani dell 'argento vivo che si pigliavano gli attori della pura sostanza del ferro, che mice si
domandano, sendo l a mica la pol vere sottilissima che dentro l a rena l uce, li chiamò
formiche, à ferendo m icas e vedendole al pie' del l ' albero del mercurio vegetabi le, pregò
Giove suo padre, il fuoco, che convertisse quelle formiche in huomini e donne. Et così
facendo Giove li convertì, solvendoli nel mercurio et acqua vegetabile acuita i n zolfo et
argento vivo, mascoli e femine e ristaura la prattica de' zolfi e d'argento vivo e si ristaura
l ' Isola d ' abitatori, i quali preparati che sono in zolfo di natura, vanno col forte Acchi l le, col
fortissimo oro, alla distruttione di Troia, alla destruttione della povertà. Muore prima
Acchi l le, il mercurio dell'oro nella fermentatione et inceratione e dopoi si espugna Troia
facendosi q uantità di oro con la proi ettione. Et questi popol i che si trovarono a l l a
distruttione di Troia si chi amarono Mir- /fine della c. 3/r.} midoni, dalle form iche c h e i n
l i ngua greca mermice s i chiamano.

Della favola di Anassarate nella quale si tratta del medesimo. C0• 43.

Del ferro metallo vile farsi la bellissima pasta del lo Elissir, si d imostra nella favola di
Anasarate, la quale essendo bellissima e nobi lissima dispregiava ogni amante et Itis se ben
vil lano e disuguale à lei che per l ' amor suo innanti le sue porte s'appicò et essendo portato
alla sepoltura e lei guardandolo tuttavia con gli occhi asciutti, Venere la converti in pietra.
Anassarate bel lissima che tutti d ispregiava è la sostanza affi nata del puro oro che sprezza
tutti i metall i , rifutando di congiungersi con essi loro, perche nel cimento gli abbandona
42 V I N C ENZO PER C OLLA

tuili. Ma llhis vil lano, il ferro metallo rustico, e disuguale a l le conditioni loro, desiderando
di congiungersi con lei inseparabilmente, si sospende innanti le sue porte alla sua presenza,
'
nell officina del l 'artefice, si sospende in sua presenza sublimandosi la sua sostanza
purissima in zolfo di natura, portandolo alla sepoltura della fermentatione di Anassarte stà
con gli occhi asciutti, stà l ' oro asciutto calcinato, asciutto d ' humori nell a calcinatione
volgare e perciò Venere, la cognitione, congiungendo il secco della detta calce con l 'humido
del mercurio volgare e del detto zolfo, fennenta i l detto zolfo e congiungendo la m ateria
fermentata con l 'oglio incerativo del l' oro, converte la calce del l ' oro et fennalo nella p ietra
dell i veri et perfetti fi losofi .

Della favola di Vulcano nella quale utilmente si contiene questo secreto


del M arte. co. 44.

Nel la favola di Vulcano ritroverai u ltimamente q uesto Elissir composto {fine della
c. 3/v. ] con questa purissima sostanza del Marte. Dicesi che del congiungimento d i Giove
et Giunone sua sorella e moglie solamente nacque Vulcano, i l quale per esser zoppo fù
gettato dal Cielo. Ma venendo in potere di Thetide, fù nodrito da lei e fatto grande e fabro di
Giove, si marita con la bel l i ssima Venere. Per Giove i n tendono l ' oro fi sicalmente
calcinato, il quale doventando dello stagno si chiama Giove. Giunone sua moglie e sorella è
la purissima sostanza del l' argento cavalo dal ferro, è sua moglie legitima, percioche lei sola
si congiunge in separabi lmente, la dove con tutti gli altri metal l i inseparabil mente s i
congiunge, !asciandole tutto i l giudicio del cimento. M a questa purissima sostanza non
lascia mai una volta che si congiunga con lei: è sua sore l l a, percioche è nata dai medesimi
parenti dell'oro e dal zol fo e dal la purissima sostanza dell ' argento vivo. Le congiuntioni che
fanno sono artificij di fuochi et fanno solamente un figliuolo che è Elissir perfetto. Costui
nasce zoppo, percioche nasce imperfetto per poter far la proiettione; ma essendo bisogno
debi li tarsi è buttato dal Cielo et cade nelle mani à Thetide, che per l ' acqua del mare
s'i ntende. Quando è buttato nel l' argento vivo per debil i tarsi all ' hora diventa grande, cresce
in quantità, tuttavia resta zoppo, perche come hora fa il zoppo cresce in bontà et poi scema
della bontà quando si augumen terà in quantità; di maniera che monta et scende aguisa del
zoppo. E' fabro di Giove non operando la sua proiettione nel fuoco, eccetto per servi tio d i
Giove e t per servitio di Dio. Mutarsi con la lasciva e t bellissima Venere congiungendosi in
matrimonio con l a poes ia, si come in q uesto auriloquio si vede. &c. {fine della c. 32r.]

Come Parisino non intese le operationi del ferro di Gebro. C. 45.

Da q uesto c ' hò detto, necessariamente segue che Parisino ponendo tré cagioni
necessarie, senza le quali imaginandosi non si poter fare sorte alcuna di Medicina, che sono
i corpi perfetti d ' oro e d ' argento, il succo della lunaria e del l ' albero filosofico, lo argento
vivo del volgo, che oglio minerale domanda, non intese i l secreto del ferro di Gebro, ne
A U R I LOQ U I O 43

anco la via minerale di Raimondo, ne la materia di Rinaldo, percioche Gebro compone la


medicina bianca e rossa senza solutione d' oro e d 'argento. Ramondo compone la m inerale
con acqua meramente minerale senza succo di lunaria et similmente Rinaldo con l ' acqua
dell 'argento vivo, pur senza succo di Lunaria compone la medicina bianca et rossa del suo
rosario e la sua via m inerale quando egli sol ve i metall i con mistioni ò animali ò vegetabili
ò m isti inanzi del detto mercurio volgare et contra l 'operatione di Ramondo, i l q uale non
m u ta nome alla via per l ' animatione e perche esso prepara il mercurio del volgo necessario
i n ogni medicina con l ' acqua vegetabi le e con quel la ancora estrassi i mercurij et solfori
animali con li quali procede alla via vegetabile et animale. Dice ancora senza quest'acqua
vegetabile non si poter comporre sorte alcuna di medicina, ma io c h ' intendo di dichiararti lo
intento di tutti i filosofi ch'à mia notitia sono venuti, non resterò di farlo. Di Parisino i l
q uale s i fondò sopra l e dette tré cagioni, come s i fondarono molti antichi filosofi e t i
dichiarerò l e favole delle tre dette cagioni ingegnosa e vagamente ragionando.

Della favola della venuta d ' Esculapio in Roma, nella quale si vede [fine
della c. 32v. ] l'oro dei filosofi procedere dall'oro del volgo. C0• 46.

Nella favola della venuta d ' Esculapio in Roma si contiene l ' oro de' filosofi procedere
dal l ' oro del volgo. Dicesi che venendo una gran pestilenza in Roma Signora del Mondo,
hebbe riccorso al l 'Oracolo d ' Apolli ne, il qual rispose che la pestilenza cesserebbe levandosi
Esculapio dal i ' Epidauro. Mandorno i Romani una Nave per portare Esculapio, ma negando
Epidauro di darlo, egl i , convertito in serpe, entrò nel l a Nave de Romani e venuto
nei i ' I soletta ch' i n mezzo del fiume Tevere era, quivi si fermò, ma di frondi e d i virg u l ti s i
coprì i n modo c h e non s i vedendo, quel l uogo fu domandato l uogo del Dragone. La
pesti lenza che venne in Roma Signora del Mondo {; la correttione che viene in q uesta
scienza delle sofistiche operationi, signora dello Elissir M inor Mondo. Vanno i Romani
dal l ' Oracolo d ' Apolli ne, vanno gli Inquisitori à studiare la scrittura di questa scienza detta
Oracolo d ' Apol l i ne, per parlare di oro et per quello intendono che si deve cavar Esculapio
medico, fig l i uolo d ' Apol l ine, dal i ' Epidauro, che cavar si deve l ' argento vivo dal l ' oro
potabil e che sana tutte le i n fermi tà. Da i i ' Epidauro, dal vero et volgare oro, percioche
Epidauro si compone del l ' Epir, che vuoi dire manifesto et aurum, oro, perche non si erri
con la turba deg l i ignoranti, che dicono l ' oro dei filosofi s ' afferma, i quali dicono il vero,
poiche l ' oro dei filosofi s ' i ntende dopoiche dai filosofi è operato et vivi ficato et al l ' bora
non è oro del volgo in natura metal lica. Ma non ritroveranno mai gl i ignoranti che i
filosofi neghino l ' oro dei filosofi procedere dal l'oro del volgo. Havendosi dunque à cavar
da {fine della c. 33r.] Epidauro, dal vero manifesto oro, và la Nave dai Romani , da Epidauro,
và l ' acqua secca vegetabile de filosofi nel vero oro per dissolverlo fisicalmente. Chiamasi
nave per esser composta del zolfo e mercurio. Del l ' albero filosofico Epidauro ricusa di dar
Esculapio, di dar questo mercurio, percioche tarda alquanto questa solutione. Ma Esculapio
convertito di ssolvendosi in argento vivo, entra nel la nave, entra nel la dett' acqua secca
44 V I N C ENZO P E R C OLLA

vegetabile. Và a ritrovar l ' Isola del fiume Tevere, la sostanza che stà in mezzo del liume,
del l ' argento vivo ch'è l a sua media sostanza et quivi si ferma fermentando questa media
sostanza et comprendesi in Elissir perfello. Si asconde nelle frondi, nei virg u l ti del l e
piacevolissime favole e t argutissimi enigm i e non si vedendo è nominato quel l uogo, del
Dragone, percioche non si vedendo questo Elissir, diventa Dragone, si d ivora tutti quelli che
lo cercano e non lo vedono &c.

Della favola di N a rciso nella quale si contiene il medesimo. C0• 47.

Che l ' oro sia il subietto di q uesta scienza l 'hanno ancora dimostrato gli antichi filosofi
nell a favola di Narciso, dicendo che Narciso figliuol del fiume per l 'estrema bellezza sua fù
da Echo bel lissima ninfa ardentissimente amato, la quale disprezzata vedendosi da l u i s i
m urì d i maniera c h e convertendosi i n pietra solo l a voce ritenne. F ù anche Narciso amato
generalmente da tutte le ninfe et egli fù da Teresea indovino pronosticato, che à mal partito
si vederebbe, quando egl i à cognition della sua bellezza venisse. Avvenne specchiandosi i l
giovane i n una chiarissima fonte, d i se stesso s ' accese i n modo che languendo sù l a detta
fonte si morì et pianto dalle n i n fe sue sorelle et seppelito da loro medesime, ne fù
trasformato nel fiore purpureo che dal suo no- [fine della c. 33v.] me si chiama. Echo che
ama Narciso è questa scienza, che altro non brama che l ' oro, individuo bellissimo, figliuolo
del fi ume, dell 'argento vivo, viene ad esse disprezzala da lui, operandosi con altri individui,
si amacrisce e diventa pietra, non si cavando da lei succo alcuno et al tro non l e resta che la
nuda voce, al tra cosa non le restando che le ciancie che de lei si predicano. Et Narciso amato
non dimeno da tutte le ninfe, l ' oro amato da tutte le donne, da Theresia indovino, dal vero
filosofo eh' indovina gli enigmi et le allegorie delle favole, è pronosticato e manifestato che
sarà à mal partito quando la sua bell ezza conoscerà, q uando vedrà la sua solutione
assottigliato i n argento vivo nella quale di viene di tanta bellezza che acqua gloriosa si
domanda, perche da questo magisterio segue la sua morte, la sua putrefattione. Solvendosi
vede la sua bell ezza et volendo goderla, volendosi trasmutar in Elixir, resta ammarcito,
putrefatto et morto. Et pianto dalle ninfe sue sorelle quando si disti lla. Et seguono l 'altre
operationi per mezzo del l ' acque mercurial i sue sorelle et u l timamente seppelendosi per
l ' acqua mercuriale i ncerativa, si converte nel fiore purpureo, nel purpureo Elixir, chiamato
dal suo nome Narciso.

Come dall'oro fatto per artificio non si può comporre


la pietra de filosofi. C. 48.

Se bene l ' oro fatto per l ' arte è megl iore in bontà che l 'oro dell a natura, tuttavia d i lui
solo non si può comporre la pietra de filosofi et ciò è per essere oro nuovo e non haver
acquistato la potenza di generare oro à se simile come i n terviene agl i animali che non
generano mentre sono di poca età et come veggiamo neg l i alberi che nei primi anni non
A U R I LOQ U I O 45

producono frutto, l'oro della fline della c. 34r. / nalura essendo stato dopo la creatione molto
tempo nella m i n iera, hà con i l tempo acquistata questa virtù generativa. Hanno ciò
man i festato sotto l ' ombra della favola di Apolline e Fetonte et dissero che Apolline generò
Fetonte da Climena, il quale venuto à parole con Epafo, gli fù da Epafo detto trà l ' altre
ingiurie, che egli con falsità si faceva chiamar figlio di Apolline. Per certificarsi della
verita, Fetonte andò da sua madre et pregolla che di ciò non gli ascondesse il vero. Ella non
solo g l i disse che certo era figliuolo di Apolline, ma lo mandò alla presenza di l ui perche ne
restasse certissimo, il quale gli disse che l ' accettava per suo figlio, sicome egli era, et gli
concedé i n segno di ciò ch'egli potesse menare il proprio carro una volta per tutto i l
zodiaco. E t havendo Fetonte i ncomi nciato à discorrere et arrivato c h e fù al segno d i
scorpione, spaventato da quello animale, abbandonò tutto disanimato l a briglia ai cavall i , i l
quale andando senza ordine hor alto hor basso e t avvicinandosi a l l a terra molto pi ù del
dovere, cominciarono i fiumi et i fonti a seccare e la terra ad ardere et infiammarsi tutta. I l
che vedendo Giove, per dar rimedio à tanto danno, percosse Fetonte d ' un fulmine e l o fé
cadere morto nel fiume Eridano. Et poi per memoria d i si notabil caso lo traspose i n s ieme
con la figura del fiume in Cielo et fù una delle imagini celesti deLta Eridano. Per Apo l line
intendendo l' oro, il qual con i l suo carro di quaLtro cavall i , che sono i quattro fuoch i del
primo, secondo, terzo et quarto grado, rivol tando il zodiaco passa per Ariete segno di Marte,
quando nel forte fuoco s 'affina. Per il segno di Tauro, quando si riduce in minutissima terra,
calcinandosi volgarmente. Per i l segno di Gemi ni segno di Mercurio, con Mercurio
fisicalmente si calcina, segno di retrograda- {fine della c. 34v.] tione quando si solve
ritornando à prima materia d' argento vi vo. Per Leone suo proprio segno quando si essubera
(come dicono) i l suo mercurio et ritorna nel suo colore aureo. Per i l segno della Vergine
sterile segno d i Mercurio, quando con i l mercurio si calcina et prepara la sua secca terra. Per
la Libra segno di Venere, quando il suo essuberato mercurio si congiunge con l ' amata terra.
Per lo Scorpione segno d i Marie, quando col forte fuoco di subl imatione si sublima i n
zolfo d i natura. Per l o Saggittario segno di Giove, quando s e gli fissa sopra l a clemenza del
Cielo de filosofi, intesa per Giove. Per Capricorno segno di Saturno, quando s' incera con
l 'oglio di piombo fino de filosofi , detto Saturno. Per il segno d ' Acquario, quando si tà l a
proiettione sopra argento vivo, acqua secca. Per l ' u l timo del Pesce, quando nel l ' al tra
operatione si moltiplica in grandissima quantità, come si moltipl icano i pesci. Gen erato
che hà Fetonte di Cii mena, cioè che hà generalo oro dell ' arte da Epafo ch'è il calunniatore è
dello non esser vero oro e perciò ricorre à Climena sua madre, la q uale Io certifca esser
veramente oro, per lo ccncri Lio, cimenLo, ,igni lìcatione et suscettione facile del l ' argento
vivo, segni per li quali si conosce il vero oro. Et per maggior certezza lo manda al Padre, lo
congiunge con l 'oro della min iera, il quale stando con esso in tutti i giuditij lo certifica
esser suo vero figl iuolo et per darne chiaro segno, non contento di ciò, vuoi guidare il carro
del Padre per i l zodiaco. Volendo componere l a pietra de filosofi menalo bene insino a l
segno di scorpione, sublimandosi i n zol fo d i natura. E non potendo solo compire i l corso,
abbandona la briglia ai caval l i passando il magisterio inanzi. Seccano i fiumi et le fonti,
46 V I NC ENZO PERCOLLA

arde e si brugia la terra et i fi umi. {fine della c. 35r. ] Et i fonti che si seccano sono i
mercurij e la terra che si brugia sono i zol fi . Et percio volendo Giove, che è I ' artetlce,
conservare i mercurij et i zolfi, fulmina Fetonte buttandolo nel tlume Eridano, buttando
nell ' acq ua del l ' oro mi nerale et congelandolo et solvendolo lo trasferisce in Cielo
assottigliandolo in quinta essenza et medicina et lo alloca quivi per una delle celesti
imagini, per una delle pietre dei tllosotì. Et questo per memoria degli inquisitori di questa
scienza, perche non presumono dell'oro dell' arte, senza l ' aiuto dei naturali, comporre sorte
alcuna di medicina.

Della favola di Laomedonte nella quale si contiene che l 'oro fatto per arte
è buono per la comositione [sic] dell'oro potabile. C0• 49.

Se bene l' oro fatto per arte non è à proposito per lo fennento della medicina, per la
sudetta ragione non dimeno per esser oro più perfetto et pur igneo et sottile del naturale,
l'oro potabile composto della sua sostanza sarà di maggior perfettione. Et percio li antichi
t11osot1 speravano l 'oro dell ' arte per la medicina dei corpi humani, si come si contiene nella
favola di Laomedonte, il quale al tempo che le mura di Troia Città Regia, edificar volle,
Nettunno et Apolline li promisero d ' edi ficargliele per prem io di gran somma d'oro.
Edificate le mura di Troia, Laomedonte negò di voler pagar l'oro promesso. Per la qual cosa
sdegnati li Dei , Nettunno gli mandò innondatione del l 'acqua et Apolline la pestilenza.
Laomedonte ricorse all' Oracolo e li fù detto che bisognava che egli esponesse sua tlgliuola
Esione ad esser divorata dal mostro marino et così fece. Ma passando il forte Ercole in quel
mezzo, ammazzò il mostro et li berò Esione per la [fine della c. 35v. ] promissione che li fece
Laomedonte di dargli i cavalli del seme divino procreati. Laomedonte ne questa promessa
osserva et percio Ercole rovina la sua città et dà Esione l iberata dal mostro à Telamone suo
compagno per moglie. Laomedonte è il lilosofo che vuoi editl car le mura di Troia Città
Reale, che vuoi comporre la real medicina dell'oro. Gliela edi flcano Nettunno et il mestruo
soluti vo et Apolline l'oro calci nalo: ed ificano le mura di q uesta Città Regia ambidue
sublimandosi in zolfo di natura et oglio incerati vi. Laomedonte non vuoi dare il promesso
oro non potendo far proiettione della medicina, la quale essendo perfetta non genera nel
principio oro, ma medicina et percio Nettunno, l ' argento vivo, v i manda l'i nnondatione
debili tando la medicina. Et Apolline l' oro che produce la debita medicina gli manda la
pestilenza, nella proiettione, per la quale la medicina muore convertendosi di cosa viva et
vegetabile in morto metallo. Laomedonte ricorre all ' Oracolo dell'arte per certificarsi se l 'oro
che hà fatto è vero ò sofistico. L'Oracolo gli dice che dia sua figliuola Elisione al mostro
marino ch'è l a sostanza dell' oro che l ' hà generato, l ' amalgama con l ' argento vivo,
percioche per la facile ò difficile apprensione del l ' argento vivo, si conosce il vero oro dal
sofistico. Egli la espone al mostro et esposta, il forte Ercole, l ' acqua forte del mestruo
mi nerale che le mette il fi losofo per ricuperare il suo oro, ammazza il mostro, solve
l' argento vivo et lo separa da Elisione, dalla calce dell'oro el perche non gli vuoi dare i
A U R I LOQ U I O 47

caval li procreati dal seme divino, non li vuoi dare più zielli d'oro procreati del seme divino.
Deii ' Eiissir si rovina Troia, resta ro- {fine della c. 36r. ) vi nata e distrutta questa scienza non
se le dando credito, ma Esione figliuola di Laomedonte, la calce dell ' oro dell ' arte, si da per
moglie à Telamone compagno d 'Ercole, al mestruo vegetabile compagno del minerale per
la compositione del l 'oro potabile.

Della favola di Hemo et Rodopeia, nella quale si contiene esser la


materia deli'Eiissir bianco et rosso, i due metalli perfetti. C0• 50.

Che la sostanza dell'oro et dell' argento sia la sostanza delle due medicine generali rossa
et bianca, l ' han dimostrato nel la favola di Hemo Re di Tracia, dicendo che Hemo Ré
potentissimo prese per moglie Rodopeia sua sorella et vennero ambidue i n tanta audacia e
superbia, che Hemo si fé adorare per Giove et Rodopeia per Giunone. Per la qual cosa
Giove li convertì in altissimi et nevosissimi monti, detti Hemo et Rodopea. Hemo Ré di
Tracia è l ' oro Ré di questa scienza, detta tracia, che aspera vuoi dire, per l 'asprezza grande
de' suoi enigmi et similitudini . S i marita con Rodopeia sua sorel la, con la sostanza
dell 'argento sua sorel la, percioche ambidue procedono dal zolfo e dall ' argento vivo. Hemo,
l'oro convertito in Elissir, si là adorare per Giove, per il gran Dio e Rodopea, l ' argento
convertito i n medicina, per la gran Dea sua moglie, per che da tutti gli huomini come
loro benfaltori sono seguiti. Ma Giove l ' artefice depprimere volendo la superbia loro l i
convertì in altissimi monti e t li copre d i candidissima neve. L i convertì in altissimi monti
scrivendone altissimamente et li copre di candidissima neve, coprendoli della candidissima
{fine della c. 36v.) poesia, perciò come la neve abbarbaglia la vista degli occhi esteriori , così
parimentc la Poes ia abharhaglia la vista <.lcll'intcl letlo alli i nvestigatori.

Come nella allegoria del nodo gordiano si contiene la qu inta essenza


dell 'arbore filosofico seconda causa secreta di Parisino. C0• 5 1 .

Quinta essenza vuoi dire qui nto essere, oltre dei quattro elementi et perciò s'intende per
la sostanza purissima più souile che tutti i quattro elementi et questa si genera nell ' arte i n
due modi: il primo per l a separatione degli elementi, il secondo per l a conversione, come
discorre Platone nel Thimeo,4� quando Dio creò il mondo dal Chaos, separato questo quinto

43. "Se alcuno accetta questa dagli uomini prudenti come la pri ncipale cagione della
generazione e del l ' universo, l ' accella molto rettamente. Perché dio volendo che tutte l e cose
fossero buone e, per quant'era possibile, nessuna cattiva, prese dunque quanto c'era di visibile
che non stava quieto, ma si agitava sregolatamente e disordinatamente, e lo ridusse dal disordine
a l l ' ordine, giudicando questo del tutto migliore di quello." Platone, Timeo, VI, 29-30, Opere
complete, Bari 1 985, p. 369; "Ma abbiamo detto noi rettamente che uno è il cielo oppure era più
rello dire che sono molti e infiniti? Uno è il cielo, se è stato fatto secondo il modello. Perché non
può essere secondo con un altro quello che comprende tuili gli animali intelligibi li: se no, a sua
volta vi dovrebbe essere un altro animale, che contenesse quei due, che sarebbero sue parti, e
allora non già a quei due, ma a quello che li contiene si direbbe più rettamente che questo mondo
48 V I N CENZO P ER COLLA

essere che stava confuso con i quattro elementi et ne formò il Cielo e la parte etherea à
questo modo dal Chaos de filosoti ch'è i l succo della Lunaria cavato dal albore filosofico.
Separando l ' arte fece una sostanza purissima e sottilissima. Dai quattro elementi ne crea la
quinta essenza e Cielo de filosofi secreto occultissimo dell'arte et istromento molto prin­
cipale d'ogni secreta operatione, dalla quale gli antichi et sapienti sacerdoti del tempo di
Gordio per occultarla al volgo et mani l'cstarla alli figliuoli della scienza trattarono sotto la
similitudine del Gordiano nodo, la cui forma era un circolo partito egualmente per due
diametri che si segnavano in forma di croce. E dissero che colui che snodasse quel nodo
saria stato Signore dell'Asia. Per il nodo intesero il Chaos de filosofi, nel quale si trova la
quinta essenza, ch'è la parte purissima et sotti lissima signilicata per il circolo che abbraccia
i quattro elementi, si come la quinta essenza celeste è parte etherea {fine della c. 37r. ]
abbraccia il fuoco, J ' aere, l'acqua e la terra. Per ogni braccio della torre intesero una delle
quattro qualità: caldezza, freddezza et humidità, i quali bracci componendo quattro, ogn'uno
participando di due qualità contiene uno elemento, come si puo vedere in questa figura
descritta nel la imagine; scioglielo colui che separa la quinta essenza del Chaos e dopo
separa i quattro elementi levando prima la parte del freddo et humido, ch'è l'acqua. Dopoi
quello del caldo et humido, ch'è l'acre et ultimamente quello del caldo et secco ch'è il fuoco
separandolo dalla parte del freddo et secco, ch'è la terra. Chi saprà far questo magisterio
saprà ancor far l ' acqua secca vegetabile per solver i corpi perfetti e ridurli à prima materia et
coprendo la pietra de filosofi haverà il dominio dell'Asia, il qual consiste in haver ricchezze
d' oro e d 'argento c di pietre prctiosc e di sempl ici medicinali, poiche con la detta qui nta
·
essenza havrà quanto oro et argento vorrà, comporrà ogni sorte ili pietre pretiose, come
l ' insegna Ramondo nel suo lapidario, et haverà oro potabile, medicina sopra tutte le
medicine. Per il secondo modo della conversione degli elementi genera l' artefice la quinta
essenza, quando dopo in haver convertito il corpo perfetto di natura terrea in natura di fuoco,
lo assottiglia con le solutioni et congelationi et all 'hora, perche trascende per la gran
sottilità il fuoco, si chiama con proprio et vero nome essentza [sic] quinta.

somigliasse. Affinché dunque questo mondo, per esser solo, fosse simile all'animale perfetto, per
questo i l fattore non fece né due né infiniti mondi, ma v ' è questo solo unigenito e generato cielo,
e ancora vi sarà", ibid., 3 1 , ci t., pp. 370-7 1 ; "Se dunque il corpo del l ' universo doveva essere
piano e senz'alcuna profondità, un solo medio bastava a collegare sé e le cose con sé congiunte:
ma ora, poiché conveniva che il corpo del l 'universo fosse solido (e i solidi non li congiunge mai
un medio solo, ma due ogni volta), perché dio mise acqua e aria fra fuoco e terra, e proporzionati
questi elementi fra loro, per quant'era possibile, nella medesima ragione, di modo che come stava
il fuoco all'aria stesse anche l ' aria all'acqua, e come l ' aria all'acqua l ' acqua alla terra, collegò e
compose i l cielo visibi le e tangibile. E in questo modo e di così fatti elementi, quattro di numero,
fu generato i l corpo del mondo, conèorde per proporzione, e però ebbe tale amicizia che riunito
con sé nello stesso luogo non può essere disciolto da nessun altro, se non da quello che l ' ha
legato. La composizione del mondo ricevette per intero ciascuno di questi quattro elementi.
Perché l' artefice fece i l mondo di tutto il fuoco e l'acqua e l ' aria e la terra, senza lasciare fuori
nessuna parte o potenza di nessuno di essi, 1 . . ]", ibid. , VII, 32, cit., pp. 371 -72.
.
A U R I LOQU I O 49

Della favola di Crisitone nella quale si tratta il medesimo. C0• 52.

Di questa seconda causa secreta chiamata Ile, che bosco vuoi dire, ne trattarono nella
favola di Crisitone, dicendo che Crisitone dispregiator delli Dei rovina il bosco consecrato à
Cerere, che al- {fine della c. 37v.} bergo era delle ninfe. Andorno fino all'ultima parte della
Scithia à pregar la fame, che facesse perpetuamente ch'egli fosse cruciato et fù tale che
Crisitone dopo l' haver consumato per vivere tutta la sostanza ch' aveva, fù astretto à vendere
Mestia sua figliuola, la quale per liberarsi dall 'esser serva, ottenne da Nettunno che in varie
forme trasmutar si potesse, onde vedendola il padre, più volte si satiava col prezzo di lei. Et
alfine discoperto per tutto l ' inganno, ne ritrovando il miserabil huomo modo di poter
vender più la figl iuola, si morl di fame. Crisitone dispregiatore del l i Dei è l'operatore che
viene al magisterio di questa scienza con cattiva intentione; rovina il bosco de filosofi, non
lo sapendo operare, et facendo della bel l a farina brutto pane, sicome con la bell a
simi l i tudine lo dice Parisino nel suo lucidario.44 Et è questo bosco consecrato à Cerere, al
pane, percioche il suo eccellentissimo mercurio acuisce col zolfo di natura del pane. Le
ninfe che habitavano in detto bosco sono tutte le al tre acque del magisterio, percioche à
tutte influisce le sue virtù. Usano dunque queste ninfe quando s i serra i l magisterio
all 'ulti ma Scithia, allontanandosi dalla vera strada, il più che allontanar si possano, perche
non si accertando il magistcrio di questa quinta essenza, tutte le altre acque s'allontanano dal
vero fine magisterio. Et à questo modo cagionano la fame all 'artefice, il quale, consumando
ne i suoi errori tutto il patrimonio, resta famelico et mendico et per satiarsi la fame s i
rivolta alla v i a sofistica che ritrova et questa è. Mestia sua figl iuola vendela agli ignoranti
et si satia la fame, ma non essendo la sua alchimia vero oro alla prova, si muta in al tra
forma. Questo accade per lo aiuto di Nettunno, del l'acqua forte del partire et se bene [fine
della c. 38r. ] per alcun tempo inganna molti con questa sofistica alchimia et si satia, alfine
discoperta per tutto la cosa, non la ritrovando più à vendere, si muore di fame, sicome
l 'esperienza ogni di ci mostra.

Della favola di Galante, nella quale si contiene la terza causa secreta.


co. 53.

Che senza argento vivo volgare non si possa conporre la medicina per l a trasmutatione
degli imperfetti metall i è stato man ifestato nell a favola di Galante, quando d issero che
in' amorato Giove di Alchmena per potere goder la sua bel lezza, prese la forma del marito et
in detta forma congiungendosi con Ici, la ingravidò di Hercole. Ma venuto il tempo del

44. "Hoc animadverte et necessi tatem istius secundi mysterii et fondamenti adm i rare et
intelliges, qua ratione ignari et crassae Minervae homines pessimum panem conficiant cum
pulchra et optima fari na, quia partem crassam cum subtili componunt", Elucidarius artis
transmutatoriae etc., "Liber secu ndus seu practica scientiae arboris philosophalis", Caput Il:
"Quo medio spiritus et forma separentur per simplicem disti llationem quam per B. signilicamus,
ut A . i l lud, B. vocari mereatur", in TC, VI, p. 23 1 .
50 V I N C ENZO PERC OLLA

parto e non potendo partorire percioche Giunone s'era posta alle sue porte con le mani
serrate et l ' impediva, Galante ancill a d' Alchmena disse el la haver già partorito, onde
Giunone quasi per dispiacere et meraviglia aperte le mani credendo alle parole della serva
Galante et Alc hmena tolto l ' i mpedimento partorl tosto. Ma Gi unone dell' inganno d i
Galante avedendosi, l o convertl i n mustella, acciò che s i come con l a bocca haveva fatto
partorire Alchmena, cosi ancor ella per la bocca partorisse. Giove, che s ' innamora d i
Alchmena, ch'è l ' oro fisicalmente calci nato, percioche diventa i n color d i stagno,
s ' innamora di Alchmena, che forte vuoi dire del la forti ssima quinta essenza del vino,
moglie d i Anfrione, del suo sol fore vegetabile, con i l quale acuisce Giove, si trasforma in
Anfrione, s i copre del detto zolfo vegetabile triturandosi con lui et in questa forma si
congiunge con Alchmena e solvendosi la ingravida del fortissimo Hercole, del fortissimo
solfore di natura del l ' oro, cresciuto il feto del ventre del l ' imbi bitione, del mercurio
esuberato, overo de i tré elementi acqua, aere {fine della c. 38v.] et fuoco, non può partorire,
perche Giunone, che stà alle sue porte, la virtù aerea, tiene le mani serrate per la fissione,
precedente fatta sopra la terra et non lascia nascere Hercole, il zolfo di natura i n fante.
All'bora Galante ancilla di Alchmena, la prattica ancilla della quinta essenza fà aprire le
mani à Giunone col mercurio, che per la parola s ' intende aggiuntando nella mistione alcuna
parte ò della sua media sostanza ò del suo latte verginale. All' bora le mani s'approno alla
virtù sublimatoria aerea, subl imandosi il zolfo di natura et nasce Hercole infante; del che
avedutasi Giunone, l ' elemento dell'aere et oglio incerativo, converte Galante, la prattica
componendosi la med icina, in mustclla, la cui natura è partorire per la bocca, acciò che si
come per la sua bocca partorir fece Alchmcna, cosi ancora ella partorisca per la bocca i suoi
figl iuol i, facendo la proiettione sopra il mercurio volgare et sopra i metalli imperfetti
convertiti in mercurio col mezzo della liquefattione.

Della favola di Venere et Marte nella quale si contiene questa terza causa
secreta. co. 54.

Di questa terza causa secreta si tralla del l'amoroso congiungimento di Venere et Marte,
quando dissero che Vulcano si maritò con la libidinosa et impudica Venere, la quale essendo
congiunta in amorosi abbracciamenti con Marte, il sole gli vidde, ne diede a viso à Vulcano
et gli chiuse ambidue in una rete invisibile et à quel modo legati gli mostrò al Collegio
del l i Dei, li qual i pregarono Vulcano à scioglierli e dislegare et Vulcano mostrò à Mercurio
il modo et egli gli sciolse. Et sciolta, Venere partorì di Marte armonia. Vulcano è i l calore
sotterraneo delle min iere; si marita con la libidinosa et impudica Venere, con la prima ma­
ffine della c. 39r.] teria, prossima dei metal li, l ibid inosa et impudica, percioche non s i
_
contenta del congiungimento d'un solo, m a aguisa d i meretrice à diversi congiungimenti s i
dona. Abbracciasi con Marte, col zolfo urente, i l sole eccita questo calor minerale e per
questo si dice avisarne Vulcano. Gli lega Vulcano nel la rete invisibile natura metall ica et si
cagiona di questa congiuntione il metallo imperfcllo. Legati insieme gli mostra al Collegio
A U R I LOQ U I O 51

delli Dei, gli mostra a l Collegio dci ii lìlosolì, i quali veduta c' hanno questa congiuntione,
veduta et considerata c'hanno la generatione del metal lo imperfetto et già scoperto il secreto
della generatione. Vulcano, questo calore, pregato da gli Dei, indrizzato dai filosofi, insegna
à Mercurio, al volgare mercurio, il modo di dislegarli, che è, che prima egli preparato animi
il mercurio vegetabile et poi sol uto l 'oro e subl imi il zolfo di natura, fermenti questo zolfo
et ultimamente l ' i nceri et al l ' hora compito in Elissir perfetto, facendo sopra i l metall o
i mperfetto l a proiettione, sciogli Venere dalla congiuntione di Marte, separi questa materia
prossima del purissimo argento vivo dal zolfo urente, la quale separata ch'è, partorisce
armonia, partorisce l ' oro detto armonia, dall'armonia et concordanza dell'equalità ch'in se
contiene dei quattro elementi.

Della favola del discenso d 'Enea nell 'inferno nella quale si contengono
tutte le tre sopradette cause secrete. co. 55.

Dell6 sopradette tré cause secrete, che sono la materia del purissimo oro, il mercurio
vegetabilc che lo solve et il mercurio volgare che l ' anima, lrallarono gli antichi filosofi
nella favola del discenso d' Enea, figliuol d' Anchise e di Venere deliberando {fine della
c. 39v. ] di andare nel l ' inferno à ritrovar l ' anima di suo padre. Pregò la sibilla Cumea che ve

lo guidasse. La sibilla l i rispose che per penetrare i l Regno di Pl utone necessario era ch'egli
togliesse i l ramo aureo della selva di Giunone et con quello vi sarebbe da lei guidato. Volse
Enea il ramo et con la scorta del la sibilla ritrovò nell'inferno l'anima del morto Padre, dalla
quale intese che i suoi discendenti edificarebbono Roma, Città ch'havea da essere come
Patria. Havendo dunque Enea ricevuto da questa saggia sibilla tanto benefitio le offerse di
dedicarle sontuosissimi Tempij et ella rispose, che à lei, sendo mortale, non convenivano
questi honori et che Apollo innamorato di lei le promise di darle quello che pi ù desiderasse
et ella con le mani piene di arena gli dimandò tanti anni di vita quanti erano gli attorni di
quel l 'arena et le furono conceduti. Tuttavia non havendo voluto consentire al suo
congiungimento, se bene di cosi lunga vita si ritrovava, non Ii era restato altro che la voce.
Enea figliuolo d' Anchise e di Venere è l ' oro figliuolo del l 'argento vivo che per Anchise
habitatore de gli antri s' intende e di Venere, del la siccità del zolfo, che desiderando
congiungersi con l ' humido, libidinosa Venere si domanda, vuole andare nel l ' inferno, nel
magisterio di questa scienza, che operandosi con fuoco continuo, Inferno si chiama. Và à
ritrovare l ' anima del padre, l ' anima del l ' argento vivo, la sua purissima sostanza astratta
dalla terrestreità del corpo, senza la quale, come hò detto, non si può fare sorte alcuna di
medicina. Et domanda esser guidato dalla saggia sibil la, dalla saggia filosofia, senza la cui
guida andare non si può à questo magisterio. Intende dalla filosofia esser necessario il ramo
[fine della c. 40r. ] aureo, è il ramo del albero filosofico, dal quale si cava i l mercurio et
mestruo vegetabile; hà da essere aureo havendosi à sol vere l'oro i n lui; hà da esser del la
selva che è la selva e chaos de fi losolì. Di Giunone, hà da passare per aerea solutione,
intendendosi Giunone per l'aria con questo ramo- et con la guida della Si bilia ritrova l ' anima
52 V I NCENZO PERC OLLA

del l ' argento vivo, la sua purissima sostanza, ch'è l 'anima, questo oro. Intende da lei come i
suoi discendenti che sono il zolfo et il suo mercurio. Hanno da edificare la gran Città di
Roma commune patria di tutte le sorti del li individui minerali, vegetabili et animati. Et
hanno ancora questi suoi discendenti à conquistare il mondo, à conquistare I'Eiissir, detto
microcosmos, cioè minor mondo. Il voler Enea per le gratie ricevute dalla Sibilla editicare i
Tempi, s ' intende la incli natione che si hà far da cose grandi con questo Elissir. Ma la
saggia filosofia ricusa li tempij et gli onori e dice che essendo i l filosofo huomo mortale
starà al pericolo di morte manifestandosi et perciò congiunge alla filosofia che non havendo
voluto arricchire, se hà lunga vita et viverà lunghissi mamente, tuttavolta altro non li resta
che la voce, ch'è la dottrina, poiche i filosofi si servono della scienza per la cognitione della
verità e dei secreti naturali, dalla qual nasce la quiete dell'animo.

Della favola di Teges nella quale si contengono le dette tré cause secrete.
c. <5>6.4 5

Si contengono anco le sopradette cause secrete nella favola di Teges nella quale s i dice
che arando in Toscana uno agricoltore un giorno alzò con l ' aratro una gleba, la quale si
convertl i n un bellissimo giovane, che Teges fù detto e [fine della c . 40v. ] fù quello
ch' insegnò l ' arte d' indovi nare à i popoli di Toscana. L' Agricoltor di Toscana è il fi losofo
che lavora per la pratica del mercurio vegetabile e minerale che sono le due cause secrete,
perciòche Toscana stà in mezzo di due fiumi della Marca e del Tevere. E'l di che l avora la
terra con l 'aratro, e'l di che fermenta il zolfo di natura del ferro sostanza finissima d'argento.
Alza la glebe della terra quando sublima la calce del l'oro con questa sostanza purissima
cavata dal ferro et in bellissimo giovane si converte, in bellissimo Elissir et i nsegna à i
popoli di Toscana l ' arte del l ' indovinare, i nsegna l a theorica d i questa scienza, arte
d'indovinare, percioche non si può mai perfettamente intendere senon compita la pietra
mediante la pratica. Insegnata ài popoli di Toscana, à gli inquisitori, che stanno in mezzo di
questi due fiumi, del mercurio vegetabile e minerale, che sono l e due cause secrete et con la
terza oro et argento cavato dal ferro vengono alla perfettione di quest' arte e scienza, cioè
d' indovinare l' enigme e le allegorie delle favole antiche.

Come la prattica s'hà da cominciare dalla distillatione. co. 57.

Delle quattro predette quistioni necessarie per la vera cognitione del la cosa di che si
tratta, se la cosa è perché è come è et perchc ella è havendosi dichiarato le due e dimostrato
l ' Alchimia essere vera scienza fondata su la filosofia naturale et essere per le cagioni
sopradette. Segue ch ' io ti dichiari la terza, come ella è, cioè come si procede con la pratica
della sua operatione. Diciamo dunque che il principio della pratica è la solutione, i n tesa
dalli antichi per Clio Musa, perciò che havendosi à solvere i metal li et ridursi à prima

45. Il copis�a ha del tutto dimenticato di scrivere la cifra "5".


A U R I LOQ U I O 53

materia, si hanno da preparare /.fine della c. 4/r.] le acque secche, le quali non essendo acque
communi, ma sotti lissime acque filosofiche e depurate dalle loro terrestreità per poter
ricevere in se stesse la terrestreità dei metalli, bisogna che siano acque distillate, sicome
Gebro nella sua somma nel capitolo della disti llatione dichiara che se ben egli non la pone
per la prima operatione, questo procede percioche non volse scri vere la sua pratica
ordinatamente, per nasconderla agli imprudenti.46 Ma il Maestro dell'arte generale, che nella
sua v i a m inerale ordinatamente procede, incomincia l ' operatione dell a disti l latione,
distillando la sua acqua e mestruo fetido dalle quattro spetie, dal zolfo bianco fisso e
del l 'argento vivo et distillata quest'acqua procede alla solutione dei due metall i perfetti, oro
et argentoY Et similmente Parisino procede nel suo lucidario nella sua via mista vegetabile
et animale, il quale dopoi nel primo capitolo della prattica, c'hà dimostrato i l Chaos, che
altrimente non è il succo della l unaria,48 nel secondo capitolo procede alla separatione del
zolfo et del mercurio mediante questa operatione del la distillatione. Et Ramondo nell a
epistola accurtatoria, nell a via m inerale ordinatamente procede. Due acque distilla: una per
calcinare i metalli perfetti fisicalmente e l ' altra per solverli. Et nella via vegetabile
incomincierà dal la distillatione del detto succo della l unaria, quando dice accipe nigrum
nigrius nigro et ex eo partes decem et octo et distilla.49 Et quando procede per la via m ista
vegetabile e mi nerale dice, distillato lapide vegetabili, accipe vitrioli,50 et del animale, se
bene in detta epistola egli non dice cosa chiara. Lo troverai nel vademecum, quando insegna
à distil lar l a urina del vivo giovane,51 ne à questo contradice Rinaldo, quando nel suo

46. "Causa generalis inventionis cuiusl ibet distil lationis, est purificatio liquorosi a facce et
sua turbulentia, et conservatio illius a putrefactione. Videmus enim rem distillatam, quocunque
distil lationis genere puriorem effici, et melius a putrefactione custodiri. Causa vero specialis
inventionis i l lius, quae per ascensum sit in Alembicum, est scilicet inquisitio aquae purae sine
terra: cuius experientia est, quod vides aquam distillatam nullam faecem habere", Cap. X I I - "De
distillatione triplici, sci licet per A lembicum, per Descensionem, et per Filtrum", i n B CC, l,
p. 5 3 5 .
47. V . supra p. 22, n. 35, e p. 29 [c. 20v.]
4 8 . Elucidarius artis transmutatoriae, cit.: "Appendi x Theorica: Declaratio de oleo
philosophorum, de reductione tri plici corporum in primam materiam et de discrepantia eius inter
Philosophos", in TC, V I , pp. 2 1 4- 1 5 e ibid., "Quatuor columnae Scientiae Philosophicae",
pp. 222-26; ibid. Caput l, A.: "De Caho seu materia prima Philopsophica (sic). Et de loco, ubi
Mercurius Phi losophorum inveniatur, eiusque di versitate", cit. , pp. 228-30 e, ibid., Caput I l :
"Quo medio spiritus et forma separentur", cit., pp. 230-3 1 .
49. "Accipe nigrum nigrius nigro, et ex eo partes octodecim distil la in vase argenteo, aureo,
vel vitreo, per modum dictum in Testamento", Epistola accurtationis, cit., in BCC, l, p. 864;
frase analoga ricorre nel Testamentum Novissimum dello Pseudo-Raimondo Lullo: "Recipe
nigrum nigrius nigro, et destilla totam aquam ardentem in balneo, et i llam rectificabis quousque
si ne p hlegmate si t", Testamenti Novissimi Raymundi Lulli Maioricani Regi Caro/o dicati -
Liber p rimus, ibid., p. 790.
50. "Distillato lapide vegetabi li, usque in eam distil l ationem, quod tota aqu a super
phlegmate, sit: et hoc in quinta vice contingere solet. Tunc habeas vitrioli bene lucidi", ibid.,
p. 865.
5 1 . "Nec minus tamen adhuc i psam imbibere debes paulative et postea calcinare suaviter, ut
argenti vivi sequestretur aquosi tas, sub conservatione tamen i l lius ut sit urina i n fantis,
54 V I N C ENZO P E R COLLA

Rosario nel quarto capitolo incomincia l' opcratione [fine della c. 4/v.] sua del la solutionc,
percioche egli parla della detta prima operatione fisica e tutte le operationi antecedenti à
questa chiama volgari,52 ma potresti dire Rinaldo nel detto Rosario incomincia l' operatione
volgare della subl imatione del mercurio minerale sicome si vede nella seconda parte del
Rosario nel capitolo Quomodo depuretur mercurius.53 Li rispondo che Rinaldo non mette
l' operatione del detto mercurio ordinatamente, perciòche nella detta depuratione hà da entrare
il mercurio vegetabile et bassi à purificare per distillatione, dimodo che non vi resti parte
alcuna d' acquosità et subli mato il mercurio s'hà da far bollire per due hore almeno, dentro al
detto mercurio et bassi à vivificare facendosi prima passare per lambicco l'acque vegetabili e
dopoi s i hà da far passare i l mercurio vivificato e questo acciò se gli infondi la virtù
vegetativa, perche quando si hà per solutione à congiungere col metallo si comunichi la
detta virtù. Inanzi dunque che s ' i ncominci la sublimatione, s'hà da distillare il mercurio
vegetabile et ridistillare, percioche se vi restasse una minima parte di flemma, corromperia
subito i l mercurio, siche per questo discorso manifestamente s i vede come si hà da
cominciare per questa prattica della distillatione.

Della favola delle Fetontide et del Cigno nella quale si contiene la


distillatione di tutti gli individui minerali, vegetabili et animali e t
spetialmente del antimonio. c o 58.

La distillatione di tutti gli i ndividui minerali vegetabili et animali et particolarmente la


distillatione dell ' antimonio si contiene nella favol a delle Fetontide et del Cigno. Le

albi licans, dissolvens et vivificans lapidem pretiosum, cuius quidem urinae virtus seu veneni
sublimati multiplicatur per resolutionem in eadem. Et cave quod assatio lapidis non sit multum
fortis, ne corpus solutum età ad naturam spiritus redactum ratione suae sublimitatis et acumine
ignis vertatur in fugam et pereat magisterium. [ . . ] et posi decoctionem illud in digestione dimitte
.

et cum digestum fuerit et congelatum, conforta per virtutem eius sequestrando superfluam urinam
naturalis humidi iam conversi per assationem naturalem", Codicillus seu Vade Mecum aut
Cantilena Raymundi Lulli [ ] ... - "De Fixatione", in BCC, l, p. 899; v. in merito anche gli
Experimenta Raymundi Lulli Maioricani : "Accipe ergo in nomine Domini urinam puerorum , qui
ab octavo anno i n duodecim ultra non evadant etc. ", ibidem, pp. 829-30 e Testamenti Novissimi
Raymundi Lulli [... ] Regi Caro/o dicati liber primus, dove dice: "Quod cognosces quando in fundo
vasis videbis hypostasim ad modu m urinae iuvenis bene complexionati, et erit · clara et
resplendens ut stella coeli ", ibid., p. 792.
52. [ ... ] unde soluta prima corporis forma in mercurio i mmediate introducitur nova forma,
''

corrupta ipsorum forma, quae quidem forma est i n colore nigra, in odore foetida, et in tactu
subtilis, et discontinuata et hoc est signum perfectae dissolutionis corporum, quia calor agens i n
humido primo generat nigredinem. Quae quidem nigredo est caput corvi, sed est principium operis
nostri, quod est dissolvere lapidem nostrum in mercurium, vel in acquam mercurialem. Modo
habes primum regimen operi s", Thesaurus Thesaurorum, Rosarius Philosophorum, omnium
secretorum maximum secretum, de verissima compositione naturalis philosophiae qua omne
diminutum reducetur ad Solificum et Lrmijicum verum Arnoldo de Villanova authore Lib. I I ,
-

Cap. I V : "De inhumatione lapidis", i n V AA, p. 45.


53. lbid., Cap. I I I : "Quomodo depuratur mercurius, et purgatur", pp. 44-45.
A U R I LOQ U I O 55

Fetontide {fine della c. 42r. j tre sorelle figliuole del sole e di Cl imena veduto fulminato
Fetonte lor fratello da Giove et caduto nel fiume Eridano, piangendolo amaramente et
lavando il suo corpo si convertirono in pioppi et Cigno lor parente entrando parimente nel
detto fiume et, piangendo l'istesso caso, nel l' uccello che Cigno si chiama fù trasformato.
Fetonte figlio del sole e di Cl imena è l ' oro figliuolo del sole e del la terra, il q uale
volendolo I 'Eiissir detto minor mondo illustrare, fulminato da Giove, dal l ' elemento del
fuoco nel suo affi namento, cade nel fi ume Eridano, nel l ' argento vi vo, con quello
amalgamandosi per calcinarsi. Le tré sorelle sono le tre spetie degli individui m inerali
vegetabil i et animali, figl iuole anco del sole e della terra per farsi l 'acque secche solutive,
incominciano à distillare et piangere Fetonte convertendosi in pioppi, percioche sicome i
pioppi all ' apparire et al tramontar del sole mutano i l colore, così anche questi individui
convertiti in acque solutive si citrano al l ' apparir del sole nella solutione et rubificatione et
all' occaso quando compito il corso del l ' operatione si convertono in Elissir perfetto.
Similmente Cigno parente di Fetonte, l ' antimonio parente dell'oro, per procedere dal zolfo
e dall ' argento vivo, entrato nel fiume Eridano, aggiuntato con l ' argento vivo, piangendo,
distillandosi, di venta Cigno, diventa sale bianchissimo fusibile e volatile. E' perciò detto
Cigno, dal quale si compongono diversi mercurij et mestrui minerali per l ' operatione et
magisterio deii 'Eiissir mi nerale. &c.

Della favola di Acis nella quale si contiene la distillatione


dell ' A n timonio. co 59.

Frà l ' altre acque che in questo magisterio si distil lano è l ' acqua [fine della c. 42v. j
del l ' antimonio, la quale serve con l'altre acque per la solutione de metalli et essendo uno de
secreti di questa scienza, ne han ragionato nella favola di Acis, dicendo che Acis figliuolo
d'un Fauno e di Semetide amando Galatea ninfa dalla quale amato era ancor egli, avenne che
un di standogl i in grembo Galatea et uscendo i l cieco Pol ifemo dal la spelonca d i
Mongibello, vede Galatea d a l u i grandemente amata nelle braccia d i Acis, per la qual cosa
aventò loro un sasso e Galatea presto si buttò in mare. Ma Acis fuggir non potendo, vi fù
colto et vi rimase morto, il cui sangue fù da Giove convertito in un de fiumi di Trinacria, i l
quale v à ad aggiuntarsi con Gal atea nel mare. Acis figliuolo d i Fauno et d i Semetide è i l
regolo del l ' antimonio, nato dal l ' antimonio; Fauno mezzo huomo e t mezza capra, mezzo
zolfo et mezzo argento vivo et di Semetide, della terrestreità che non conviene con la sua
natura con la quale si genera; ama Galatea, la calce del l' argento vivo detta Galatea del color
bianco et latteo che galarcis si domanda, si pone nel grembo di Acis quando si aggiuntano
insieme. II Ciclope che con l a pietra viene ad assal targli dall ' antro di Mongibell o è i l
filosofo ch'è d i Trinacria, di questa scienza perito, detta trinacria per haver tré vie principali
minerali, vegetabili et animali. Habita nel l ' antro di Mongibello, nel l uogo segreto del
magisterio, dove si trova il fuoco continuamente et perciò i Ciclopi si chiamano ministri di
Vulcano, tengono un occhio solo, che uno occolto vuoi dire; percioche tutti hanno i l
56 V I NC ENZO P ER C OLLA

medesimo occolto secreto, chi amandosi ciclopis, da cicoplos che quanto c i r- /fine della
c. 43r. ] colo suona. Pcrcioche i filosofi ne ll'operatione dei i ' Elissir circolano l i elementi .
Vedendo dunque il Cicloplo [sic]. il filosofo Acis che tiene Galatea in grembo, butta à loro
adosso la pietra, triturandosi i nsieme. Sopra il mar muore con una forte e dura pietra.
Galatea fugge in mare convertendosi in sua natura acquea et di argento vivo, ma Acis, i l
regolo, resta morto, resta sol u to e t d a Giove per l ' elemento del fuoco distillandosi, è
convertito in fiume, in acqua chiarissima. Và à ritrovare Galatea, và à coprire l 'operationi et
doventando Elissir perfetto, per i l modo che l ' insegna Ruggiero B acone,54 ritrova i n mare
Galatea, ritrova q uesto argento vivo in sua natura acquea, per far la proie ttione, per esser i l
p i ù perfetto che ritrovar si possa, per questo effetto sendosi purgato della parte flemmatica,
che nella solutione del regolo s'aggiunta, con lui rimanendo la parte più ventuosa et più
atta à congelarsi et convertirsi i n metallo corporeo.

Della favola di Cigno figliuolo di N ettunno, nella quale si ragiona della


distillatione del regolo del l 'antimonio. co. 60.

Ne11a favola de l l ' altro Cigno fi gliuolo di Nettunno questa medesima distillatione si
contiene. Narrasi che Cigno fi g l i uolo di Nettunno venne à combatter con il forte Acchil le,
il q uale era i v i per conquistare la rea) Città di Troia et combattendo e non potendo esser
ferito Cigno, adoperò Acchille la mazza et lo fece cadere et poi stringendolo lo soffogò. Ma
al levar del l ' arme ecco che salta Cigno convertito � n bianchissimo uccello et carico di molte
piume. Li rimase il nome Cigno fig l iuolo di Nettunno et il Regolo del l ' antimonio
figl iuolo del l ' antimonio che Nettunno si dice, percioche si liquefà i n mercurio al modo che
si liquefano [fine della c. 43v. ] i metal l i . Viene il forte Achille à combatter con lui per
conquistare la Città Regia di Troia, viene il fortissimo argento vivo sublimato per acquistar
la real medicina. Non lo può ferire, nel combattere prende l a mazza della pietra e
triturandolo lo fà cadere dal suo lucido colore. Et struggendolo lo ammazza, lo solve, vuole
spogl iarlo del l ' arme, della sua sol foreità; et al l ' hora d i mezzo di q uella salta per l a
d i st i l l atione nel rec i pi en te i n bianch i ssimo e t pi umatissimo C igno, s a l ta i n u n
bianchissimo e t p iumatissimo sale fusi bile et volatile.

Della solutione delle parti terrestre [si c] che restano nella distilla tione
degli ind ividui. C0• 61.

Compita la disti llatione dell i sopradetti individui e t separata la parte mercuriale dalla
parte solfurea d ' alcuni di loro, resta nel fondo del vaso l a detta parte solfurea di gran valore
et chiamasi corpo morto sendog l i cavato lo spirito et questo corpo si hà da solvere. Ma

54. V. Rogerii Baclum i.� De Alchemia Libel111s, CIIi Titulum fecit, Spec11lum Alchemiae,
Cap. I I I : "Ex quibus propi nquius Materia Elixiris sii elicienda", in BCC, l. p. 6 1 4 e Cap. VII: "De
Modo projiciendi Medicinam su per quodlibet imperfectorum", ibid. , p. 6 1 6.
A U R J LOQ U I O 57

prcparasi prima cosi il corpo come lo spirito, rcllificandosi questo c calcinandosi quello et
preparati à questo modo si hà da i mh i here al corpo lo spiri to et hassi da fissare sopra il
corpo et fisso si hà da subl imare, nella qual sublimationc in una operatione medesima si
solve il corpo del la terra diventando zolfo di natura spiritale et lo spirito si fissa non
potendo più passare per lambicco come prima passava, ne meno essalare al fuoco come
esalava, dimanierache in questa operatione filosofica del zolfo di natura si solve i l corpo et
si fissa lo spirito in una medesima operatione. Et questa solutione si domanda congiuntiva,
percioche in essa si congiunge il corpo con lo spirito et questa operatione è equiperata
sconciamente alla resurretione dei corpi glorificati. Percioche glorificato lo spirito quando si
v iene un' altra volla ad {fine della c. 44r. ] un ire col corpo, che morto l asciato havea
communicandogli le sue doti lo tà corpo spirituale.

Della favola della Venere di Dedalo, nella quale si contiene la solutione


di questa terra. co. 62.

Essendo questa solutione secreto importantissimo non hanno mai gli antichi filosofi
ragionato di Ici, scnon solto il vclarne delle oscurissime favole, come nel la favola della
Venere di Dedalo potrai vedere, nella quale magnificandosi le grandi operationi di Dedalo
fabro lignario ingegnosissimo, si dice che frà l 'altre sue meravigl iose operationi fece una
Venere di legno et havendole posto del mercurio dentro la fece movere. Per Dedalo fabro
lignario ingegnosissimo intesero il fi losofo, che opera per la via del legno dell ' arbore
filosofico: costui fra l 'altre sue opere fa la Venere di legno quando del l 'arbore filosofico
cava questa terra et calcinandola la fa secca. Et perciò detta Venere libidinosa, che desidera il
coito del suo humido mercurio, mettele dentro il mercurio predetto fissandolo sopra la detta
secca et venerea terra et la tà muovere nel la subl imatione, sublimandola in solfore di n atura
e terra foliata nella quale si solve detta terra diventando spiritale et s i fissa lo spirito
diventando zolfo.

Della favola del nascimento di Cupido nella quale il medesimo si


contiene. co. 63.

Nella favol a del nascimento di Cupido il medesimo si contiene. Dicesi che Giove
inamoratosi di Venere si congiunse con lei et nacque Cupido fanciullo alato et cieco. Per
Giove intendendo lo spirito igneo del sopradetto mercurio, il quale Parisino nel suo
l ucidario chiama fuoco depurato in forma.55 S ' inamora di Venere, della terra calcinata, che

55. Cristoforo da Parigi dedica I n seconda parte del suo Elucidarius alla Practica Scientiae e
per moti vi pratici si serve di un alfabeto di 23 lettere, con ciascuna delle quali designa i nomi
delle operazioni, delle sostanze e dei pianeti che spesso ricorrono nella sua trattazione. Alla
lettera 8 fa appunto ri ferimento il richiamo del nostro Autore: "8 est ignis depuratus i n forma,
vel spiritus coelestis, cum artista scit quomodo debeat spiritum coelestein et arden�e m separare
58 V I N C ENZO PERC OLLA

secca essendo, desidera di congiungersi col detto spi- [fine della c. 44v.] rito celeste di natura
ignea, congiungensi insieme et ne nasce il fanciullo Cupido, i l zolfo d i natura, fanciullo
bel l issimo spogliato delle immonde terrestreità, al ato, fatto volatile, perche sublima nel
vaso. Nasce cieco senz'occhi, che occolti si chiamano, percioche all 'bora che nasce costui
non restano cose più occolte nel magistcrio et perviensi facilmente al compimento d ' ogni
perfetta operatione.

Della favola dei Compagni di Diomede nella quale si contiene la


sublimatione dei zolfi di natura, vegetabili, animali et misti. C. 64.

Della sublimatione di tutti i zolfi di natura, vegetabili, animali et misti si tratta nella
favola dei Compagni di Diomede. Dicesi che Diomede dopo l'esser stata conquistata la Real
Città di Troia, ritornando à sua moglie, non fù da lei raccolto et fù perciò forzato andar per
il mondo errando e travagl iando insieme con i suoi compag ni, I i quali perche
incominciorno à biasmar Venere, furono da lei convertiti in uccelli bianchissimi molto
simili ai Cigni. Diomede è il valoroso filosofo, che và à conquistare la real Città di Troia,
và à cooquistare questa real scienza. Appartasi dalla moglie, dalla lìlosofia. Acquistata la
scienza ritorna alla moglie, alla filosofia, ma egli non lo raccoglie, percioche le operationi
della prattica sono scritte nella poesia, per la qual cosa egli và errando per il mondo; và per
Io m agisterio dei i 'Eiissir detto mi nor mondo. I suoi compagni sono gli i ndividui che
l ' accompagnano per il mondo, per il magisterio dell'Elissir detto minor mondo; biasmano
Venere quando si appartano i mercurij delle loro ve"neree terre zolforee. Ma Venere [fine delw
c. 45r. ] la congiuntione, congiungendoli insieme l i converte i n uccelli bianchissimi, simili

al Cigno, i n bianchissimi zolfi di natura vegetabili, animali et misti, simili al sale, fusibili
et volatil i dell' antimonio, percioche molto s'assomigliano insieme nella bianchezza et
negrezza delle piume.

Della Acu itione. C. 65.

Sublimato ch'egli è, il zolfo di natura, s'hà da procedere alla accuitione dell i mercurij .
Percioche sendo essi acque, solver non possono i metalli, se all'humidità del l ' acqua non
s 'introduce la siccità del zolfo, la quale in trodotta nel l ' acqua mercuriale và à ritrovar la
siccità del corpo metallico calcinato. La siccità del l ' acqua aggiuntandosi con quell a del
metallo tà entrare dopo' che la humidità, la quale, entrata, è cagione che il metallo si sol va.
E' vero che questa acuitione si può fare con molti e diversi i ndividui, come discorre
Parisino nel luc idario, nel primo capitolo del l ' acuitione et egl i loda l'acuitione de fiori
uniti, la quale è assai b Ùona, ma molto megliore è quella ch'egli medesimo i nsegna
nell 'alfabeto apertoriale del zolfo de' frori uniti. Tutta volta Raimondo suo maestro come

per simplicem distillationem", Eluçidarius, cit.: "Ciavis seu explicatio alphabeti, Quo opera­
tiones Artificis diversae abbreviationis causa denotantur", in TC, VI, p. 269.
AU R I LOQU I O 59

egli confessa acuisce col zol fo della propria terra dalla quale cava il mercurio et q uesta
acuitione et ancor quel la eccellentissima è.56 Potrai dunque servirti di quella ti piacerà e ti
tornerà più à comando d'operare.

Della favola di Meneide, nella quale si contiene l'acuitione dell 'acqua


minerale. co. 66.

Acuendosi l ' acqua minerale col mestruo vegetabile et animale che chiamarono Bacco, di
lei ragionando nella favola delle {fine della c. 45v. ] Meneidi et dissero che venendo Bacco i n
Thebe, Alcitoe, Leucothoe e t Minea sorelle, figliuole di Mineo, non vollero honorare
Bacco sicome ordi nato havea Thiresia indovino. Ma disprezzando le sue feste, si posero à
fi lare et à contar favole, tenendo per loro Dea Minerva. Sopravenendo Bacco, s ' abbrugiò
loro la Casa; i fil i si convertirono in viti et uve et elleno in pipistrelli. Thiresia i ndovino i l
qual vuole che à Bacco si faccia honore è i l filosofo, che vuole che s i componga l a pietra de
filosofi per mezzo del mercurio et mestruo vegetabile et animale detto Bacco sendo
figl iuolo di Giove, del l ' ardente et igneo spirito del l ' albero filosofico et dissimile dalla
sostanza animale de fiori uniti semimel. Ma le Meneide, le tre sorelle, la terra bianca
Alcitoc maggiore; Lcucothoe la seconda è rossa e Mi nea è la più giovane, la verde,
disprezzano Bacco pretendendo far loro I' Eiissir senza l ' ai uto di Bacco et vogliono honorar
Minerva, la sapiente natura, che con minerali solamente crea l'oro. Si pongono à filare et
loro tré elementi nella distillatione et tìlando narrano favole, procedendo secondo l ' ordine
del la distillatione nelle favole contenute. Sopraviene Bacco in Thebe per haver sette porte
edificate da Theseo et Anfione per haver sette vie edi ficate da Zeto, dal zolfo e da Anfione,
dall'argento vivo. All'hora acuendo queste tre spetie m i nerali tutta la Casa s'accese di
fuoco, percioche quest' acque sicome dice Theseo filosofo, sono tanto horribili, che non sia
che presumi di stargli inanzi quando si aggiuntano perche buttando fuoco con molto impeto
i fili si convertono in viti et uve, convertendosi nel l ' arbore filosofico dell' uva, della quale

56. "Quidam vegetabilibus usi , ut sunt herbae, radiees, flores et semina tibi eognita, quae i n
s e potentes Mercurios habent. Hi nc est quod, q u i i l lum hoc modo tractarunt, formam eius
vegetabilem potius augmentarint, quam ut sol ubilem reddiderint. Quidam flores un itos, ad
acuendum adhibuerunt, qui modus principalis et nostrae intentionis est, qui in Alphabeto nostro
A pertoriali invenitur. [ . . . ] Verum fatcor, cum tecum essem in ilio tempore quo primum solvendi
initium fecimus, Raymundum Lullium in hac parte di ssolutiva nondum intelligebamu s, sed
postquam i l lum ad studia redeuntes re legissemus practicantes, orantes, et jejunantes, perfecta
nohis accessi! ill uminalio mentis", Elucidarius, cit., Caput I I I , C.: "Modus subtiliandi B. ad
solubi litatem cum florihus nostris unitis acquirendam" [non si tratta dunque del primo capitolo
come scrive l ' Autore l. in TC, V I , pp. 23 1 -32. Laddove per "B." abbiamo visto cosa si intenda,
mentre per "C." si vuole intendere: "C. Ex B. lìt C. per artistae laborem, et vocatur menstruum
acutum, quia ex forma Mercurii nostri acuitur. Modus autem, quo artista spiritum nostrum
coelestem ardentem acucre et penetrabiliorem reddere debet, hic est, ut accipiat tlorum unitorum,
id est, mellis recentis substantiam, et separato phlegmate spiritum distillet, et sal ex residua terra
extrahat. Cum quo sale B . solubi lis deducitur i n actum, et cresci! sua forma sine fine i n
infinitum", "Ciavis seu explicatio alphabeti", cit., ibid. , p. 269.
60 V I NC ENZO PERC OLLA

nasce Bacco, acquistando la vcgctatione et elle si convertono /fine della c. 46r. } i n


pipistrelli acquistando l a virtù animale e t restano acque secche minerali, vegetabili et
animali. Si convertono in pipistrelli, si perche sono animali terrestri et volatili ; si ancora
perche vanno di notte all'oscuro, per esser questo mercurio il più secreto, è da filosofi più
celebrato, col quale procedono al mestruo solfureo, che dei due metalli perfetti oro et
argento si compone et con quello alla compositione del lo Elissir grande dell a più alta
proiettione d'ogni altro.

Della favola del Viandante convertito da Cerbero in pietra, nella quale il


medesimo si contiene. co. 67.

La medesima acuitione del mercurio mi nerale col mercurio vegetabile si contiene nella
favola di Cerbero, quando fù da Ercole cavato dal l 'Inferno, il. quale portato alla presenza d ' un
viimdante, fù tanta la paura che gli pose che si convertì in sasso. Cerbero trifauce è i l
mercurio minerale che hà tre velenose teste, le dette tre terre, la bianca, la rossa e la verde;
cavato che l ' hà Ercole dal l ' i nferno, cavato che l ' hà il valoroso filosofo dal fuoco nella
distillatione, contempla il viandante che camina per lo mondo, il mercurio vegetabile che
camina per le vie del i ' Eiissir, detto minor mondo et è tanto il terrore et il romore che gli
viene dalla presenza di Cerbero quando si aggiunta seco per acuirlo che tremando si converte
i n pietra, convertendosi in quel gelo che insegna à far Lacinio nel suo metodo, di mente di
RaimondoY

Della favola di Dedalo et d 'lccaro suo figliuolo nella quale si tratta [fine
della c. 46v. } di due diverse acuitioni. C0• 68.

D i due diversi modi di acuitione si tratta nella favola di Dedalo et d' Iccaro suo
tìgliuolo. Si dice che Dedalo temendo l ' ira di Minos deliberò di fuggire dalla sua presenza et
dal l ' Isola di Creta insieme con Iccaro suo figliuolo bell issimo giovane et come
eccellentissimo fabro fabricò l ' ali ad Iccaro et à se medesimo et le congiunse e le l igò con
cera et fuggito da Minos, Iccaro volando in alto, il calore del sole liquefece la cera e
disgiunte le penne egli cadde nel mare e si sommerse et Dedalo se ne passò salvo à terra
ferma. Dedalo fabro lignario et eccel lentissimo è il mercurio vegetabile fatto dal l ' arbore
fi losofico, eccellentissimo instromento di questa scienza. Hà il suo figliuolo lccaro il zolfo
et sale armoniaco animale da lui generato; vuoi fuggire da Minos giudice del l ' inferno, vuoi
fuggire dal fuoco, vuoi fare anco fuggire il figl iuolo stando in Creta sita nel mare, nella

57. Percolla allude qui alla Preziosa Margarita Novella di Pietro Bono da Ferrara, trattato
alchemico la cui editio princeps è del 1 546, a Venezia, ad opera di Janus Lacinius Therapus. La
ristampa, sempre a Venezia, è del 1 557. A meno che Vincenzo Percolla non si" fosse servito di
una copia manoscritta, è chiaro che egli aveva in possesso una o entrambe queste edizioni,
considerato che, come abbiamo di mostrato nell'introduzione al presente lavoro, l' A uriloquio fu
composto da Percolla tra il 1 560 e il 1 570.
A U R I LOQ U I O 61

boccia conservasi nel balneo Dedalo. Acconcia l e ali al suo figliuolo infondendogli parte del
suo mercurio: lega queste ali con cera, con la sostanza de fiori uniti de quali egli è generato;
fabrica ancora l'ali à se stesso del fumo del incenso et legale con la cera de fiori uniti; si
partono dalla boccia, volano fuggendo da Minos, dal fuoco, per passare nel recipiente.
Dedalo sendo mercurio passa salvo, in terra ferma, nel recipiente acuito dal fumo
dell ' i ncenso et de fiori uniti. Ma ad Iccaro liquefacendosi i legami de fiori uniti nella
sommità del capel lo, per lo calore del fuoco cascano l ' al i del mercurio à basso et egli cade e
si somerge nell'acqua nella quale si sol ve acuendo i l predetto mercurio. [fine della c. 47r.]

Della favola d ' Anteo nella quale si tratta del l' acuitione del mercurio
vegeta bile col zolfo animale. co. 69.

Del l ' acuitione del mercurio vegetabile con il gagliardissimo zolfo animale trattarono
nella favola d' Anteo, il quale sendo nato nella terra dell ' ardente Libia venne à singolar
battaglia et alla lotta con Ercole, il quale Anteo sempre che toccava la terra sua madre, non
poteva essere da Ercole superato; ma di ciò avvedutosi, Ercole l ' alzò da terra et sopra i l
petto i n aria stringendolo, l ' affogò frà le braccia et hebbe l a vittoria. Anteo che dall a terra
nel l ' ardente Libia nasce gigante è i l zolfo di natura animale; nasce nel l ' ardente Libia,
ne l i ' ardente officina del filosofo; nasce gigante, perche nasce alto sublimandosi nel
lambicco et è gigante di tanta fortezza et valore che con lui ogni operatione si fà più breve
tempo lo Elissir, riesce di piu alta proiettione. Viene alla lotta con Ercole, col valoroso et
forte mercurio vegétabile detto Ercole, percioche di Giove nasce e di Alcimena, nascendo dal
fuoco e dal forte succo della lunaria, che Alcimena vuoi dire. Mentre ch'egli è in terra, nel
fondo dell a boccia, non lo può Ercole superare aiutandolo la natura terrea, ma
sospingendolo il mercurio in alto, nella sommità del lambicco, lo sol ve et convertendolo in
acqua lo soffoga et ottiene la vittoria di lui et si fà perfetta la operatione di q uesta
bellissima operatione.

Della favola di A ntigone nella quale il medesimo si contiene. C. 70.

Del l'acuitione che si fà del lo spirito vegetabile con la terra foliata animale si ragiona
nella favola di Antigone, dicendosi che Antigone {fine della c. 47v.] bellissima donna perche
si vantava di superar di bel lezza Giunone, fù da Giove convertita in cicogna. La bella
Antigone è la bella terra foliata del l ' animale rationale e percio detta antigones, quasi ante
omnes, per esser la più perfetta di tutte l' altre terre foliate, si vanta di superare Giunone di
bellezza, moglie et sorella di Giove, di superare la terra foli ata vegetabile, sorella et moglie
di Giove, del l ' ardente et igneo spirito vegetabile et perciò ch'ella è più bella et più perfetta.
Giove il detto igneo spirito, la converte in cicogna, in uccello che ottura il suo nido con
fortissimo luto, peroche acuendosi il detto ardente spirito con questa terra fol iata, si fà
uccello, facendosi volatile et serra il suo nido, i l lambicco quando si distilla, col fortissimo
luto della sapienza.
62 V I NCEN ZO PERC OLLA

Della fa vola di Pigmea nella quale si tratta della acuitione che si fà con
la terra foliata animale irrationale.
c. 71.

Della acuitione che si fà con l a terra fol i ata animale irrationale s i tratta nella favola d i
Pigmea. Dicesi che Pigmea fù di tanta bellezza che s i vantò d ' esser assai più bel l a di
Giunone et che à lei maggiori honori che à Giunone s i convenissero, onde ne fù da Giove
convertita in Grua. Pigmea bel lissima donna è la terra fol i ata del l ' animale irrationale,
bell i ssima terra fol i ata chiamasi Pigmea percioche non si alza, ma resta àguisa di Nave non
s i sublimando. Anteponesi à Giunone, sorella et moglie di Giove, alla terra fol iata
vegetabile, sorella et moglie del l ' igneo ardente spirito vegetabile, con la quale si congiunge
nel l 'acuitione. Per la qual causa da Giove, dal l ' ardente et igneo spirito, è convertita in Grua,
acuendosi questo mercurio con [fine della c. 48r. ] lei, la converte in uccello di altissimo
volo, facendola salire et volare sù la testa del lambicco et si come la Grua tiene la pietra
nell a mano, ella tiene la pietra de filosofi in suo potere.

Della Circolatione.
C0• 72.

Acuito ch'è il mercurio, s ' hà da circolare et all' hora si chiama veridicamente Cielo de'
fi losofi et qui nta essenza, percioche circolandosi s ' assottiglia in modo la sua igneità che
passando la sottigliezza del fuoco di venta qui nta essenza et Cielo de sapienti fi losofi.
Devesi circolare per spatio di 60 giorni in una cucurbita di vetro in pellicano et nei vasi che
gemini hanno chiamato, overo i nsino à tanto che faccia una hipostasi, come fà l ' urina, et
all' hora s ' hà da levare da questa operatione et consecrarsi in balneo fisso alle sequenti
operationi.

Della favola di Marsia nella quale si tratta di questa c ircolatione.


c. 73.

Nell a favola di Marsia Tibicino, trattando di questa circolatione quando dicono che
temerariamente provocò Apolline al canto et al suono dell a sua zampogna, onde Apolline
vincendolo l o scorticò et piangendolo i Latini e le ninfe, ne nacque i l fiume M arsia
Tibici no, intendendo l ' individuo ch' entra nel lambicco per distillarsi, provoca col lambicco
Apol l ine, il calore, dal quale è superato e scorticato cavandosi la sua terra dannata che non
serve nel la operatione. Piangono i satiri et le ni nfe la morte sua et nascene il fi ume Marsia
dal le lagrime loro, ch'è l'agiuntamento de' solfori et mercurij che si fà nell ' acuitione, dove
distillandosi insieme, piangono et nascene il fiume del mercurio acuito. En- {fine della
c. 48v. ] tran poi nel fi ume Menandro che ritorna nel proprio fonte, è l ' entrar nel detto
magisterio della circolatione, dove ritorna nel proprio fonte dal quale si distilla.
A U R I LOQ U I O 63

Della favola delle Bellide, nella quale si contiene questa circolatione.


c . 74.

Di questo magistero della circolatione si tratta anche nel la favola delle Bellide. Dissero
gli antichi filosofi che Egittio Re d ' Egiuo hebbe cinquanta figl iuol i et Danao Re di Acaia
altrettante figliuole, le qual i diede per moglie ad instigatione d'Egitto suo fratel lo ai loro
cugini e tuttavia sendoli stato pronosticato che di mano d ' uno dei generi doveva esser
morto, persuase le figlie che di notte nel letto tutti i mariti uccidessero. Quelle essequendo
il commandamento del Padre, da l permesta infuori che Linceo suo marito uccider non volle,
ammazzano tutti i mariti, per il qual delitto condennate furono nello inferno à portar acqua
nei vasi sbusati. Linceo alla fi ne uccise Danao e tol �egl i il suo Regno. Il Ré d'Egitto è
l ' elemento della terra c'hà cinquanta fi gliuoli, quaranta gradi de sol fori, per esser l ' Egitto
paese secco et il Re d' Acaia suo fratello è l ' elemento del l'Acqua, per esser Acaia Isola
circondata dal l ' acqua; tiene al trettante acque de mercurij . Questi elementi sono fratelli
percioche da un solo Chaos nascono. L'elemento terreo vuoi congiunger i suoi solfori con
l ' acque de mercurij, perche il secco appetisce l 'humido et cosi à compiacenza del secco si
contenta l ' humido dar le sue acque ai sol fori . Ma le acque de mercurij ad instigatione
del l ' humido, per virtù del l ' humidità la notte, che insieme si congiungono con i mariti et
con [fine della c. 49r. ] i zolfi, gli ammazzano nel la loro acuitione, solvendoli come ti hò
dim ostrato et pcrche dopo l ' acu itione è necessario circolarsi al calor del fuoco nei vasi
busati, nei pellicani, ovcro gemini, empiendo! i et evacuandoli contin uamente, dicono esser
condennati nel l ' i nferno à portar acqua nei vasi perforati . Solamente lpermestra non
ammazzar [sic] Linceo suo marito et è che il zolfo fisso, che non può essere soluto
dal l ' acqua del mercurio non acuito, anzi egli essendo fisso uccide il suocero, l' elemento
acqueo fissandolo in medicina perfetta et lo priva del Regno, percioche dopoi ch'è fatta
questa medicina cessa il mercurio, essendo la medicina propriamente zolfo agente e non
mercurio patiente, il quale agendo nel· mercurio volgare et in quello dei metal li imperfetti,
genera il metallo perfetto.

Della favola del Leone, nella quale si tratta della circolatione del zolfo
vegeta bile. C. 75.

Quei fi losofi ch' hanno voluto attribuire la solutione al zo l fo han ragionato


principalmente delle operationi e perciò nella favola del Leone trattano la circolatione [del]
zolfo et non del mercurio et dicono che nella selva Nemea era un Leone che rovinava i l
paese tra Argos e Thebe i l quale fù ammazzato da Ercole. Per memoria di questa sua prima
fatica et per haver combattuto disarmato, onde questa vi ttoria fù molto insigne. Giove suo
padre è i l leone nel Cielo; i l Leone della selva Nemea è il zolfo di natura vegetabile.
Chiamasi leone per la sua fortezza, sicome il zolfo scende fisso si chiama per la fortezza
sua Leon verde della selva Nemea d' Acaia, percioche del Hile et selva de' filosofi Greci è
cavalo. Rovina i campi che sono tra Argos. Si dice ab agro ch'è il prin- [fine della c. 49v. ]
64 V I N C ENZO PERC OLLA

cipio del la pietra vcgctabilc c Thcbc il fine, ch'è la Ciuà compita per Zelo et Anfione, per
il zol fo de solfori et argento vivo d' argento vivo come di sopra ti hò dimostrato. Ercole è
l' ardente et igneo spirito del mercurio vegetabile; è disarmato percioche non è ancora acuito
e cosi disarmato ammazza questo Leone solvendolo et armandosi della sua pelle. Dopoi
passa l ' altre fatiche, ma Giove suo padre, i l fuoco, che l ' hà generato, volendo celebrare
questa vittoria, portar volendo questa generatione alla debita perfettione, questa acuitione,
mette nel Cielo il morto Leone, percioche circolandosi nel fuoco lo fà quinta essenza et
Cielo de prudenti et sapienti filosofi.

Della favola di Ganimede, nella quale si contiene il medesimo.


co. 76.

Di questa circolatione si tratta anche nella bella favola di Ganimede, quando dicono che
Ganimede fanciullo fù di tanta bellezza dotato che Giove se n' invaghi di maniera che per
vederselo sempre intorno lo fé rapire da un'Aquila et portar sù nel Cielo dove mettendo lo
nel segno di Acquario se ne servì di Coppiero. Per Gan imede bellissimo fanciullo
intendono il zolfo di natura vcgetabilc, il quale è di tanta bellezza che supera l ' argento et il
christallo. E' fanciullo perche non può durare molto ad operare. Piace tanto à Giove,
ali ' artefice, che per vederselo sempre attorno, per conservar la sua virtù, lo fà rapire
dall' Aquila, lo là rapire dall'acqua della lunaria spirito volatile quando acuendosi del detto
zolfo lo porta in aria, nel la testa del lambicco. Collocalo Giove nel Cielo, quando sopra
quei pol i che sono i due vasi detti gemini, overo le due braccia del pellicano, lo circola
come si circola il Cielo sopra i due poli [fine della c. 50r.] del Mondo et convertendolo i n
quinta essenza et Cielo de fi losofi, è fallo coppiere d i Giove, del l ' artefice. E' segno
d' Acq uario, perche con esso l ' artefice sol ve i metalli et gli imbeve et subl ima e cosi
compisce la pregiata medicina.

Della favola della Can icola nella quale si tratta della circolatione
dell'acqua secca vegetabile et animale.
c. 77.

Per mezzo del mercurio vegetabile si cava il zolfo et mercurio animale dei q uali si
spone l ' acqua secca vegetabile et animale con la quale si procede brevemente et
perfettamente al componimento dell 'Eiissir grande del la circolatione della qual ' acqua si
ragiona nella favola della Canicola. Narrasi in quella che quando Paride andò in Grecia à
rubar He"llena e la menò seco alla Città Regia di Troia, Helena haveva una bellissima
cagnolina da lei nodrita et avenne che dopo alcun giorno di navigatione la cagnolina cadde et
annegò nel mare. Helena perciò che carissima l'era pregò Giove suo padre che li desse
luogo nel Cielo et cosi fù fatto. Paride che và à rubar Helena et menala seco alla rea) Città
di Troia è il filosofo che dalla scuola de filosofi greci rapisce la bellissima pratica di q uesta
A U R I LOQ U I O 65

scienza per condurla nella rcal Cillà di Troia, pcrcondurla alla real medicina dell'oro. S i
have Helena questa bel li ssima prallica nodrita l a bella cagnolina, la bel la terra bianca
Animale. Nel viaggio verso la real Città di Troia cadde nel mare del mercurio animale et
vegetabile: dicesi mare perche procede dall 'acque salse et cascando in dette acque si muore
quel le acuendo. Helena, la detta prattica, prega Giove suo padre, i l fuoco: da lui procede à
darli luogo nel Cielo farla quin- [ji11e della c. 50v.] ta essenza; è Cielo de' filosofi mediante
la circolatione, come i n effetto diviene.

Della favola d 'Endimione nella quale si tratta della circola tione di q uesto
mestruo maggiore. co. 78.

Della circolatione del mestruo maggiore per il componimento del vero oro potabile
composto dal succo di due lunarie senza in tervento della media sostanza dell' argento vivo si
tratta nell a favola d'Endimione, il quale essendo bellissimo Pastore fù dalla Luna cotanto
amato che lasciando le sue operationi se ne venne à lui nel bosco e quivi ritrovandolo
ignudo anch'ella ignuda in braccio se gli diede. Del che ricevé tanto contento che ottenne da
Giove suo padre che conceduto à lui rosse tutto quello che più desiderasse et chiedendo farsi
immortale, con un sonno perpetuo gli fù da Giove concesso. Endimione bellissimo pastore
è il bellissimo succo del l'oro detto Pastore, percioche pasce di se stesso gli infermi, se bene
non già nel la vera perfettione, percioche i l perfettissimo è quello che si solve con questo
mercurio menstruo maggiore. E' amato dalla luna, dalla sostanza del l'argento vivo; lascia le
sue operationi volgari et viene nel bosco, nel mercurio vegetabile cavato dai i ' Hile et bosco
de' filosofi per solversi in quello et congiungersi con questo del Pastore. Soluta ch'ella è, si
spoglia de' suoi vestimenti, del la sua terrestreità, !asciandola nel fondo del lambicco. Et
ignuda si abbraccia con l ' i gnudo Pastore, col mercurio dell'oro, i l quale hà lasciato
anch'egli nel fondo del lambicco la veste della terrestreità et solforeità sua per il gusto che
vi riceve. Prega Giove suo padre, l 'elemento del fuoco, che l i conceda la desiderata
immortalità et con perpetuo sonno Giove, i l fuoco, circolandolo insieme con lei, lo
converte in quinta essenza immorta- [jine della c. 5/r./ le et, copiendoli il suo calore citrino,
d' uno perpetuo sonno lo tà plaudamente adormentare.

Della favola di Castore e Polluce, nella quale il medesimo si contiene.


c. 79.

Della circolatione d i questo menstruo et mercurio maggiore trattorno anco nella favola
di Castore et Polluce e dissero che Giove innamorato di Leda per conseguire il suo intento
prese forma di Cigno e con questo mezzo generò di lei un ovo donde nacque Helena, la cui
bellezza avanzò ogn ' altra. Et Castore e Polluce fratelli si amomo tanto, che mentre vissero
regnano sempre insieme et morto Castore domandò gratia degli Dei di potergl i dar la metà
della vita sua et l 'ottenne, dimaniera che quando l'uno moriva, l 'altro vivea et in segno di
66 V I N C ENZO PERC OLLA

tale bcnivolcnza et fratellanza furono trasferiti nel Ciclo dove stanno abbracciati. Per Giove
innamorato di Leda s'intende l' artelice innamorato del la scienza, perche è assomigliato da
Hermete à Dio, quando dice, quod est inferius est sicut quod est superius ad perpetranda
miracula rei unius 58 et vuoi dire per queste parole che è come Dio nel miracolo ch'egli fece
della creatione del mondo da un sol Chaos, pere i oche l'artefice da un sol Chaos genera la
pietra de' filosofi miracolo della natura, detto minor mondo. Innamorato della scienza, per
conseguir l ' intento suo, gli bisogna haver la mente pura, fuor d'ogni avaritia e d' altri v itij
et cosi si trasforma nella candidezza del Cigno et quel l i che pura non l ' hanno compagni
d' Uiisse, cioè della malitia, sono da Circe figliuola del sole e da Perse ni nfa, da questa
scienza che nasce dall'oro e dal l ' acqua secca, convertiti in porci, permettendo Iddio che
diventino cosi {fine della c. 5/v. ] ciechi che non intendono l'uovo de filosofi s'intrighino et
si rivolghino come porci nel fango del li fetidi et immondi individui. Questi anche sono li
Cecropij che per la loro falsità et inganni furono convertiti in scimie da Giove, percioche
non essendo filosofi come scimie vanno imitando le attioni humane della ragionevol
filosofia et per la malitia loro non permette Iddio che faccino cosa perfetta. In forma di
Cigno genera l ' artefice da Leda, dall'arte, quell'uovo del quale parla Pandulfo nella turba dei
fi losoli dicendo onmes filosofi in arte excellentissima ovum descripserunt exemplum suae
operi posuerutlt ex quo quatuor coniuncta suflt. Cortex apparens est terra, à qua cortex
tenuissima corrici coniuncta. Rubeum est ignis cortex rubei, hoc est album aer aquam
separans ab igne. 59 La scorza prima è la terra bianca foliata vegetabile; la seconda scorza è
lo spirito vegetabile: congiungesi con la prima quando si acuisce con iei. D ' ambidue si
genera l ' acqua secca vegetabi le amalgamandosi la terra con l ' acqua. Chiamasi quest' acqua
Helena, da Helle sorella di Friso, sotto l ' ombra della quale trattorno dell'artificio sudetto.
Friso è il detto spirito et Hel le la detta terra foliata sorel la di Friso, percioche ambedue
nascono dal l ' arbore filosofico, passato da Europa in Asia sopra il montone di oro quando si
distillano et passano sopra il fuoco, detto Ariete d'oro, essendo Ariete segno di Marte et del
color del l' oro. Friso che è lo spirito, passa salvo, e la terra t'oliata convertendosi in acqua si
annega. A questa terra annegala muta il nome et da Hel le si chiama Helena, cioè Helle
natante, la cui bel lezza avanza la bellezza di tutte {fine della c. 52r.] l'altre acque come ben
prova Parisino nel di scorso della seconda causa secreta. Del bianco genera Castore,
generando il succo dell' argento detto Castore per la bianchezza, la quale significa la castità.

58. Tabula Sma rag dina Hermetis Trismegisti, in TC, IV, pp. 497-98 e i n BCC, l, p. 3 8 1 .
59. "[ . . . ] libenter faciam: exemplum est ovum, i n quo quatuor conjuncta sunt, ejus cortex
apparens est terra, et albedo aqua, cortex vero tenuissimus cortici junctus est separans inter
terram et aquam sicut signi lìcavi vobis, quod acr est separans terram ab aqua. Rubeum quoque ovi,
est ignis, conex qui ruheum continet. est acr, aqua separans ab igne, et utrumque est unum et idem,
aer fri gida separans, terram videlicet et aquam ab invicem, spissior est aere al ti ore . A!!r ve ro
altior est rarior, et subti lior. nam est i gni propinquior aere inferiore. In ovo igitur facta sunt
quatuor, terra, aqua, aer, et ignis: solis autem punctus, his exceptis quatuor, in medio rubei, qui est
pullus. ldeoque omnes Philosophi i n hae excellentissima arte ovum descripserunt exemplum,
quod ipsum suo operi posuerunt", Turba Plrifosophorwn, ex all liquo martuscripto codice excerpta,
qualis nulla hactenus visa est Editio Senno Quartus, in BCC, ) , p. 446.
AUR l LOQ U l O 67

Dal rosso genera Polluce, i l succo del l 'oro, detto Polluce perche porta l uce e splendore.
Regnano insieme perche di ambedue si compone questo menstruo. Muore Castore quando
vedendosi insieme il color citrino fa disparire quello del l ' argento. Presta Polluce la metà
della sua vita à Castore, quando circolandosi il colore citrino dell'oro si converte i n color
bianco et vive Castore e doventando ambidue quinta essenza, abbracciati insieme sono posti
i n Cielo, essendo divenuti Cielo de filosofi.

Della favola di Dafne et Giacinto, nella quale il medesimo si contiene.


C0• 80.

Il medesimo incluso ritroverai nella favola di Dafne et Giacinto, nella quale si narra che
Apoll ine s'innamorò di Dafne figliuola del fiume Fineo, bellissima donna et seguitandola,
ne potendo ella fuggire, fù convertita in lauro. Similmente invaghito Apolline di Giacinto
bel l issimo giovane giuocando con lui al desco et restandovi morto, lo convertì nel fiore
purpureo di Giacinto et per esser stati i l lauro et il Giacinto amati da Apol line, i veri Poeti
s i fanno la corona di fronde di lauro e di fiori di Giacinto. Per Apolline intendono l ' oro
vivo i l quale ama Dafne la bellissima donna, la bellissima sostanza della calce dell 'argento,
tigli a del fiume Fineo, figlia deli' argento vivo. Apolline seguita Dafne nella solutione,
Dafne fugge et convertesi in lauro, percio che nella operatione gli altomi della calce
dell'argento fuggono dall'acqua {fine della c. 52v.} secca dell'oro vivo, fuggendo si risolvono
in color verde et se le dà la vegetatione. Apolline ama anco Giacinto bellissimo giovane,
l ' oro calcinato col disco che è la pel le ritonda, buttando gli attorni dell'oro calcinato
nel l ' aria, ammazza Giacinto sol vcndo l ' oro et convertendolo nel fiore purpureo et gli dà
anche la vegetatione. l veri Poeti, i veri arlelici per esser quest'arbore el questo fiore dedicati
alla Deità d' Apol li ne, all'operalione del l ' aureo Elissir, compongono la corona loro,
compongono questo mestruo et mercurio maggiore circolandolo insieme questi due liquori.

Della favola delle figliuole d ' Echione nella quale si contiene la


circolatione del mercurio et menstruo maggiore. C0• 8 1 .

Del mercurio et mestruo maggiore si tratta anco nella favola delle figliuole d'Echione.
Narrasi che essendo venuta la pestilenza in Thebe, hebbero li Cittadini ricorso all'Oracolo
d'Apol l i ne per saperne che cosa potessero fare accioch' ella cessasse, fù loro risposto che se
due giovani s i sacrificassero cesserebbe. All 'hora due figli uole d ' Echione vol lero esse
medesime sacriticarsi, dalle quali sendo morte et brugiate nacquero due fortissimi giovani et
furono chiamati Corone et costoro poi celebravano l ' essequie delle madri. Echione è
l ' argento v i vo che due sorelle genera, le due sostanze dell ' oro e del l ' argento. V iene
pestilenza in Thebe, viene la opcrationc in questa praltica detta Thebe per le selle porte che
sono le sette vie degli individui, la quale à guisa di pestilenza ammazza gli individui. Per
compire il mercurio acuito circolalo et animato si ricorre all' Oracolo della scrittura di questa
68 V I N C ENZO P E R C OLLA

scienza et s'intende che sacri fican- {fine della c.53r. ] dosi due vergini cesserebbe la pesti lenza
et perciò queste due sostanze si sacrificano et ammazzano vulgarmente calci nandosi. Dopoi
postesi sopre i l fuoco, solvendosi fisicalmente et passando i lor mercurij per lambicco
appaiono due fortissimi giovani , i due essuberati mercurij li quali sono chiamati Corone,
però che giuntamente si circolano et circolati celebrano I ' essequie delle lor madri. Quando
volendosi passar inanzi alle operationi preparano le dette terre e restano separati li mercurij.

Della favola della Tazza, nella quale si tratta della circolatione del
mestruo maggiore animato. C. 82.

Della compositione et circolatione del menstruo maggiore composto del vino bianco ò
rosso, del succo di due luminari, ani mato con argento vivo per la compositione della pietra
de fi loso fi si tratta ampiamente nella favola della Tazza, nel l a quale si narra che
incominciando à regnare in Francia Demofonte, nacque subito tra mortali pestilenza per la
quale si mandò all ' oracolo d' Apolli ne per saper come à tanto male rimediar si potesse. Fù
risposto dal l ' oracolo che ogn 'anno si sacrificasse una fem ina del Regno. Vuole Demofonte
che ciò si faccia à sorte et che nella sorte non entrino le sue figl iuole. Et contradir volendo
Matusio, Demofonte irato gli fà ucc idere la figliuola et simulando lo sdegno, Matusio
divenne molto famigliare à Demofonte et un di havendo Matusio convitato Demofonte con
due sue fi gliuole, gliele ammazzò et fatto del sangue loro una bevanda in una Tazza gli la
diede à bere, il che sendo parso à Giove ragionevol vendetta [fine della c. 53v. ] per sua
memoria collocò questa Tazza piena di questo l iquore nel Cielo dove fra l'altre stelle celesti
risplendente si ritrova. Per Demofonte intendono l 'argento vivo, à Demon etfons che savio
fonte vuoi dire, percioche del la sua saviezza tutti i metalli procedono. Incominciando à
regnare in Tracia, detta aspera, incominci ando à regnare questa scienza, venne l a
mortal issima pestilenza degli i ndividui, con l a quale s i purifica et acuisce et sublima e
volendosi passare inanzi l ' operation sua per cavarne la sua media sostanza, si ricorre
al l'oracolo d'Apol l i ne alla vera pratlica. Oracolo d' Apol line, oracolo dell ' oro, i l qual
risponde ch'ogn'anno si debba sacri ficare una femina del paese, che per ogn'anno et
circolatione, che per ogni operatione di questa pietra de filosofi, si sacri fichi et ammazzi
una femina del paese, una terra foliata per acuire i mercurij . Demofonte vuole che per sorte
si sacrifichi la fem ina et che nelle sorti non entrino le sue fig liuole: vuole che si facci
questa acuitione con terra foliata di animal i vegetabili minerali et non vuole che si faccia
con le terre foliate de metal li sue figlie. Matusio il mercurio vegetabile detto matusio à
matuta Aurora, percioche egli è il primo individuo che si hà da operare: vuole ch'entrino
ancor nelle sorti le altre terre foliate de metalli per unirsi con terre più perfette. Ma
Demofonte, l ' argento vivo, fà ucc idere la figlia di Matusio, la sua terra bianca fol iata,
facendosi I ' acuitione con detta terra. AII ' hora Matusio si fà familiare di Demofonte,
s' approssima più al magistero, cavando da l ui la sua media sostanza et à questo modo Io
convi ta, ammazzandogli due bellissime sue figliuole, le due bel lissime sostanze di oro e di
A U R I LOQU I O 69

argento et sol- {fine della c. 54r. ] vendole ne cava il sangue, il succo degli essuberati
mercurij et con il vino del l ' istesso mercurio gli lo dà à bere, imbibendone l a sua media
sostanza nella Tazza dal vaso. E parendo à Giove, all 'elemento del fuoco, questa vendetta
fatta con questa operatione ben fatta, colloca questa tazza piena di liquore nel Cielo, quando
per la circolatione lo converte in quinta essenza et cielo de filosofi.

Della favola della Deificatione di Romolo e di Hersilia sua moglie, nella


quale si contiene la circolatione del menstruo solfureo.
c. 83.

Della compositione et circolatione del menstruo solfureo si tratta nella favola della
Deificatione di Romolo et di Hersilia sua moglie. Dice si che Romolo Ré di Roma hebbe
per moglie Hersilia et che, regnando, Marte ottenne da Giove che fosse Deificato et venne
in terra et Deificollo et volendo Giunone compiacere à Romolo, scesa ancor ella in terra et
prese Hersilia che stava piangendo la perdita di Romolo e postala dentro l 'arco celeste l a
lasciò sopra un colle, dove sopravenendo Romolo i n forma di risplendente stella, la portò
seco in Cielo. Romolo et Hcrsilia Re et Reina di Roma sono l ' oro et l ' argento, Ré et
Reina di questa scienza detta Roma, signora deii'Eiissir, minor mondo detto. Marte è i l
fortissimo mercurio et menstruo misto minerale vegetabil e e t animale: ottiene d a Giove,
dal fuoco, il deificar Romolo, i l deificar l ' oro, di corpo, convertendolo in spirito e
solvendolo et facendolo passar per lambicco lo deifica. Hersilia, la sostanza dell ' argento,
sua moglie, deificato Romolo piange, solvendosi i n liquore, ma Giunone l ' aerea
rivol u tione la prende [fine della c. 54v.] nel circolo del l ' arco celeste, nel circolo della
disti llatione che mostra il color del l ' Iride et la porta nel colle di Quirino, la fà passar nel
recipiente dove passò Quirino suo marito et all ' hora viene la lucida stella di Quirino l ' oro
deificato fatto già spiritale e l ucidissimo. Così aggiunta con l ' argento et ambidue se
n'ascendono in Cielo circolandosi il mercurio et menstruo maggiore solfureo et cielo de
veri et perfetti filosofi.

Della favola d i Mammone, nella quale si contiene la circolatione del


mercurio della marchesita. C0• 84.

Frà l' altre acque secche che in questo magistero si adoprano si opera ancora l ' acqua
secca della marchesita, la quale similmente si circola. Trattasi di lei et della sua circolatione
nella favola di Mammone figliuolo dell'Aurora e di Titone. Andando alla guerra in favor di
Troia contra Agarnenone Re de Greci, fù dal forte Achille ammazzato et che Giove à prieghi
del l 'Aurora sua madre convertì le sentinelle del Regno di Mammone in uccelli, i quali del
morto Mammone raccordandosi ogni anno nel proprio l uogo ammazzano l ' un l ' altro et
·
fanno sacrificio all ' anima del morto corpo. E l'Aurora sua madre, piangendo, converte
continuamente le sue lagrime i n rugiada. Mammone è i l basilischo dei filosofi, figliuolo
70 VI NC ENZO PERC OLLA

del l' Aurora, del la marchesi la detta Aurora dai di versi colori che hà. Come l ' Aurora nel
principio dell ' operatione è negra et fosca, dopoi bianchissima et all ' apparir del sole, nella
solutione dell ' oro, rubiconda. E' figliuolo anco di Titone, del romore che quando si genera,
si cagiona, viene alla guerra di Troia contra i l Re Agamenone, viene alla guerra {fine della c.
55r. ] di questo magisterio de filosofi Greci contro l'oro Ré de metalli per solverlo et
ammazzarlo; però ch'egli è ammazzato dal forte Achille, dal forte sublimato, solvendosi per
quello. Giove, il fuoco, à prieghi del l ' Aurora, della Marchesita, per compire la sua
operatione, converte le sentinelle del Regno di Mammone morto in uccelli, tà passare per
lambicco tutte le luci, tutte le sentinelle del morto Mammone, le quali ogni anno, cioè
ogni rivolutione del lambicco, nel proprio l uogo, nel medesimo lambicco, si ammazzano
solvendosi in acqua et fan sacri ficio al l'anima del morto Mammone et si sacrificano al la sua
acqua, all ' anima de metalli, quando si ritrovano tutti morti, tutti convertiti in acqua. Piange
l 'Aurora piange la marchesita nel magistero della circolatione che àguisa di pianto si
dimostra et converte le sue lagrime in rugiada, percioche come la rugiada si circola, caduta
eh' ella è in terra nel giorno, dopo dal c al or del sole è levata in aria et un'altra volta
al l ' aurora ricade in terra, à questa foggia le sue lagrime cascano nel vaso circolatorio et,
cadute, sono levate in aria dal calor del fuoco cl ritornano un'al tra volta à cader nel vaso.

Della fa vola di Sisifo nella quale si contiene la circolatione dell'oro.


co. 85.

Per questo magistero della circolatione passando ancora l a pietra dell'oro, se ne ragiona
nella favola di S isi fo. Dicesi che Sisi fo figliuolo d'Eolo era si crudele che ammazzava gli
ospiti ò con pietre ò con calci, buttandogli nell'acqua et amalgamandoli. Per la qual crudeltà
fù condennato da Giove à portare una pietra alla sommità del monte e di là lascian- {fine
della c. 55v. ] dola cadere al basso, di nuovo reitera la fatica. Sisifo figliuolo d ' Eolo è i l
mercurio acuito nato dal vento nell'aerea rivolutione. Ammazza gli ospiti, i metall i che ad
allogar vanno con esso lui, alcuni con pietre, colle pietre di zolfi d i natura, triturandoli con
quelli et parte con calce, nella sua propria acqua soffocando! i. Per la qual cosa da Giove, dal
fuoco, è condannato à portar sul monte, alla testa del pell icano, overo cucurbita la pietra
dell'oro, donde la lascia cadere et di nuovo poi alla testa la riporta et continuamente reitera
il magistero, fino à tanto che si compisca l'oro potabile et l ' oglio fisso incerativo.

Della animatione. co. 86.

Circolato che s'è il mercurio acuito, se con quello proceder si vuole alla solutione
assottigl iativa dell'oro, per farlo potabile, non è bisogno ani marlo, ma quando si hà da
procedere al componimento dell ' Ei issir, è di bisogno anim are il mestruo acuito col
mercurio volgare purificato delle sue terrestreità e della sua parte intiam f!labile et fuggitiva,
pereioche si come dell ' uovo della gal lina senza il seme del gallo non procede il pollo, così
A UR I LOQUI O 71

parimente l ' uovo fisico composto della prima terra bianca, ch'è il solfor di natura, e t del la
seconda tenue, ch 'è l ' acqua del mercurio, è del bianco, che è l ' argento, e del rosso che è
l ' oro. Non produce il pollo del lo Elissir senza questo seme dell'argento vivo et perciò è
detto seme paterno. Chiamasi questo seme anima, percioche così come senza i l seme del
gallo l ' uovo del la gal lina si chiama uovo di vento senz'anima, cosl simi lmente questo
uovo fisico sarà egli uovo di vento senz'anima, quando non v' intervenga questo seme [fine
della c. 56r.] paterno, del seme del gallo, infonde l ' anima nel l ' uovo et all ' bora si chiama
uovo animato et al calore produce il pollo. A questo modo anche infondendosi nell ' uovo
fisico questo seme paterno col calor del fuoco, si produce I 'Eiissir, et è di più utile questa
animatione, percioche le terre de metal l i imbevute del mercurio et cielo de filosofi et del li
loro essuberati mercurii senza mercurio volgare non si sublimeranno in zolfo di natura. Ma
quando sarà i l mercurio (che imbevute le terre de metalli) animato, si farà la subli matione
in quella perfettione, che dall' artctice è desiderata et cercata.

Della favola di Eritonio nell a quale si tratta di questa animatione.


c. 87.

Di questa ani matione si tratta nella favola di Eritonio, nella quale si dice che havendo
Vulcano fabricato i folgori al tuonante Giove, gli domandò in gratia di potersi congiungere
con Minerva, di che fù Giove contento, con conditione però ch' ella difender volendosi, lo
potesse fare. En tralo dunque Vu lcano di notte nella camera di Minerva per goderla et ella
difendendosi, riscaldato Vulcano trà i l combattere, e ' l desiderio, seminò in terra quello
ch' altrove intendea di seminare, onde dal seme sparso et dalla terra nacque Eritonio, che la
metà d i sopre era huomo et la metà di sotto era serpente, i l quale venuto negli anni e
volendosi coprire, fabricò un bel carro e vi si pose dentro, imitando il sole. Per l a qual cosa
Giove lo pose in Cielo per una delle celeste [sic] imagi ni, che l 'Auriga del Cielo s i
domanda. Vulcano che fabrica i folgori al tonante Giove è i l caldo vapore che genera i tuoni
et i folgori nell'aria. Priega Giove Iddio, la natura naturante che gli permette di [fine della
c. 56v.] congi ungersi con Minerva che nacque con la pioggia dell ' oro, cioè che la natura

naturata si converte in oro, percioche ogni vapore e prima materia desidera arrivare alla
perfettione del l'oro. Giove gli Io concede con conditione che non possa violentar Minerva,
la natura, ma che habbia à procedere con la sua volontà, con l'ordine naturale. Vulcano
dunque entra di nolte nella camera di Minerva, entra questo vapore nella miniera, camera di
Mi nerva, del la natura. Dicesi entrar di notte per esser le min iere nelle parti sotterranee et
oscure. Combatte con Minerva volendola forzare et violentare; volendo generare oro invita
Minerva che non vi sia zol fo urente. Minerva repugnando, Vulcano sparge i l seme in terra,
cade la sottigliezza del vapore nel la sottil terra del la miniera e nascene Eritonio mezzo
huomo et mezzo serpe, l' argento vivo volgare, la metà zolfo incombustibile e buono et per
ciò huomo e la metà serpe, la metà argento vivo dei filosofi ; serpe per la sua fl ussibilità .
Venuto à gli anni, venuto à perfettione, cavato nel la miniera, si fabrica i l carro di legno e t
72 V I NC ENZO PER C OLLA

arbore filosofico, ch'è il mercurio vegetabile acuito, le cui ruote sono l ' anima e il spirito,
.et i l fusto il corpo. Lega questo carro à due cavalli dei gemini par circolarsi et vedendo
Giove che và imitando il sole, vede ndo i l fuoco che si vuoi far oro, lo col loca in Cielo, lo
fà quinta essenza circolandolo et si chiama Auriga del Cielo, percioche conduce tutti i
pianeti che sono i metalli alle altre stelle, gli altri individui alla perfettione del vero et
perfetto Elissir.

Della favola del serpe d' Esculapio nella quale del medesimo si ragiona.
C0• 88.

Della medesima animatione si tratta nel la favola del serpe d' Esculapio. Dicesi che
Apolline generò da Coronide ninfa Esculapio {fine della c. 57r.] il quale divenne cosi
eccellente medico che tutte l ' i nfermità curava. Questi anche volendo ritornare in vita
lppol ito morto et in pezzi per la malignità della matrigna, percioche all'appetito di lei non
havea voluto consentire, andò à cercare I' herba, la quale I ' havea da risuscitare. Gli venne
innanzi un serpe con l ' herba in bocca et con quella Esculapio diede la vita ad lppolito. Per
la qual cosa Giove lo fulminò et poselo in Cielo con il serpe nelle mani per una delle
celesti imagini. Apoll ine è l ' oro sole terrestre che da Coronide, dal l'acqua secreta che
descrive Parisino nel fine del suo lucidario,611 genera Esculapio, il suo mercurio essuberato
del l ' oro, medico eccel lentissimo che cura tutte l ' i nfermità, oro potabile, che qual si voglia
infermità sana, risuscitar vuole lppolito morto et dismembrato per non haversi voluto
congiunger con la matrigna, risuscitar vuole l' argento vivo volgare et farlo oro morto nella
min iera, pcrche quivi non hà vegelatione. È dismembrato perche in pezzi si disgrega et
questo per non si esser voluto congiungere con la solforeilà conbustibile [sic] sua matrigna,
di natura estranea et non gia della sua non potendo da se stesso solo. Cerca l ' aiuto
dell' herba del la l unaria, la ritrova in bocca del serpente nel preparato et sublimato argento
vivo con la lunaria et al l' hora subli mandosi i l suo zolfo d i natura et incerandosi risuscita
Ippolito morto, il detto argento vivo e dag li l ' aurea vita. E perciò Giove, il fuoco,
assottigliandolo con le solutioni et congelationi, Io fulmina, Io fà a guisa d'un fulmine che
in un' istante fà l ' operatione et lo colloca congiunto col serpe nel Cielo per una delle celesti
imagini, per una delle celesti medicine. [fine della c. 57v.]

60. "Accipe igilur corpus tale calcinalum, quod voiueris, secundum modum in capite E
praescriptum et imbibe i l lud, cum quinque partibus aut pi u s de aqua secreta, dissolvendo,
,

distil lando et desiccando super Z [ I gnis Cinerum] levibus. Deinde fac u ltimam dissolutionem et
desiccationem huius corporis in fornace ci nerum temperata per horas I 2. Su per hoc corpus
Physicum et dissolutum (non !amen ita solutum ut in primam materiam fuerit redactum) superfunde
tantum aquae secretae, ut ad quatuor digitos supernatet, deinde pone in Y [Balneum Mariae] per
dies 1 5 . [ . . . ] In illa aqua sunt duo Elementa videiicet aer et ignis", Elucidarius, ci t. : "Praxi s huius
postremi capitis", in TC, VI, p. 266.
A U R I LO Q U I O 73

Della Calcimatione. C0• 88. [sic]

Animati i mercurij si procede alla Calcinatione de metalli, li quali si calcinano acciò si


faciliti la solutione volgare et fisica. La solutione volgare si facilita percioche essendo
l ' acqua seccha [sic], c'hà da fare la solutione humida et secca, si disecca il metallo col
mezzo del la calcinatione, perche la siccità del l'acqua ritrovando la siccità del metallo
s' abbracci con lei et con il suo mezzo s' introduce l 'humidità dell ' acqua, la quale introdotta
nel metallo lo solve et riducelo in acqua perche secondo l'openione di Empedocle, sicome la
causa della generatione dell'elemento è la concordia delli quattro elementi, cosi la corottione
loro si causa dalla discordia di essi.61 Superando dunque l' humidità, che se le introduce per l i
elementi del l ' acqua e del l ' aria ingagl iarditi corrompono la fisica ancor s i faci lità [sic],
percioche soluto il corpo del metallo, volgarmente è atto à ricevere la putrefattione nel
balneo, mediante la quale dopoi passa per lambicco et solvesi fisicalmente. Così ancora si
sol ve da se stesso, ricevendo la virtù dell'aria con l 'aiuto del sale commune et armeniaco, la
quale non potria ricevere nel la natura metal lica per haver i pori chi usi. Ma dopoi che i l
metallo soluto volgarmente, restano aperti i suoi pori et entrandovi, la virtù del l ' aria lo
risolve et riduce in prima materia di mercurio. Et sicome la frigidità doppo l ' attione del
fuoco lo congela in detta natura metallica, cosi parimente dopo l ' anione del la siccità,
l ' humidità dell'acre lo riduce alla sua prima materia.

Della favola di Pelia Ré di Tesaglia nella quale si tratta della


calcinatione dell'oro. C. 90. {fine della c. 58r. ]

Di questa calcinatione dell ' oro si tratta nella favola di Pelia Ré di Tesaglia dicendo che
havendo Medea per virtù de decottioni d' herbe convertito in agnello un ariete, i figliuoli di
Pel ia pregarono Medea che volesse al medesimo modo ringiovenire i l vecchio Pelia lor
Padre. Medea rispose loro ch'era bisogno ammazzarlo, tagliarlo à pezzi et cuocerlo al fuoco.
Et havendo ciò esseguito i ligliuoli di Pelia, Medea se ne fuggì. Medea è l'acqua vegetabile
della lunaria che per virtù della decottione dell' herbe, per virtù del zol fo di natura vegetabile,
che della decottione di pi ù herbe si compone, acuendosi con quello riduce l ' ariete, l ' argento

6 1 . "Duplice è la generatione delle cose mortali, e duplice la morte; l poiché l ' i ncontro di
tutte le cose produce e distrugge l ' una, l e l'altra di nuovo essendosi riunite le cose disperse, le
dissipa", vv. 64-66, "Frammenti del I Libro della Natura", in E. Bodrero, Il principio fonda­
mentale del sistema di Empedocle, slltdio preceduto da 1111 saggio bibliografico e dalla traduzione
dei frammenti empedoclei, Roma I 905, p. 26; "Cosl egualmente quante cose sono più adatte alla
mescolanza l si amano reciprocamente. riavvicinate da Afrodite. l Le nemiche invece si scostano
sopratutto l ' una dal l ' altra, ripugnando alla mescolanza/ per origine per composizione e per
l ' impressa effigie, l affatto refrattarie ad unirsi ed assai da compiangere, l poiché essendo nate
dalla discordia, hanno tristi tendenze". Lib. l , vv. 265-270, ibid., p. 37; "Con la terra infatti
vediamo la terra, e con l ' acqua l ' acqua, l e con l'etere il divino etere, ma col fuoco il fuoco
invisibi le, l e con l' amore l'amore, e la discordia con la discordia funesta; l poiché di questi tutte
le cose constano armonicamente, l e con questi pensano e godono e soffrono", Lib. I l , vv. 378-
382, ibid., p. 44.
74 V I N C ENZO PERCOLLA

vivo detto ariete ab ara, perche si hà da sacrificare in questo magistero, in agnello, in prima
· materia. I tìgliuoli di Pel i a sono gli artefici che tengono l'oro per Padre, che gli provede del
necessario, ma poiche meglio proveder gli potesse, vorrebbono ringiovenirlo, ridurlo à
prima materia. Pregano Medea, l ' acqua vegetabile, che al medesimo modo ringiovenir
voglia Pelia, l 'oro. Medea vuole che prima sia Pelia morto ammalgamandosi con argento
vivo, sia lacerato in pezzi triturandolo et lo cuocono al fuoco scaldandolo nel vaso terreo,
come l o i nsegna Raimondo à calci nare nel libro primo De Quinta Essentia, nel sesto
canone,62 percioche fuggendo l ' argento vivo resta in minutissima polve l'oro calcinato.
All'hora Medea, l'acqua vegetabile con la quale a purgar si hà dell' argento vivo, se ne
fugge, percioche si mette la calce dell'oro dentro l ' acqua vegetabile et se gli da fuoco, la
quale ardendo consuma il ressiduo del l' argento vivo et resta l'oro calcinato et separato dalla
mistura del l ' argento vivo atto à pote 1 si ringiovenire et ridursi à prima materia. {fine della
c. 5 8 v. ]

Della favola di Cerbero, nella quale si contiene la calcinatione d i due


metalli perfetti. <C0.> 9 1 .

Della calcinatione di due metalli perfetti trattarono i filosofi nel la favola d i Cerbero e
di ssero che desiderando Peritoo, il bianco, prender Proserpina per mogl ie discese
nel l ' i nferno con Teseo, il flavo et fù di vorato da Cerbero trifauce restandovi ancor Teseo
lacerato et carcerato et acciò che vi restasse ancor morto ò preso, Hercole fù mandato da
Euristeo à menar legato Cerbero. Andò Ercole, legollo e menollo alla regione Pontica, dove
vomitando si morì e dal suo vomito nacque l ' acconito herba venenosa che nasce nelle pietre
aspere et grandi, che accone si domandano. Per Peritoo, il bianco, che si vuoi congiungere
i n matrimonio con Proserpina, intendono l ' argento che desidera farsi medicina bianca,
argento depuratissimo nel fuoco et perciò detta Proserpi na. L'una nel l ' inferno discende,
nell' inferno, nel fuoco, con Teseo il flavo, con l'oro, quando ambedue si purificano nel
fuoco, l ' argento nel ceneritio et l'oro nel ci mento, congiunte per fusione, dando nelle
trifauci di Cerbero, nel l ' acqua forte calcinativa composta di tré spetie: di salnitro, sal di
compasso et grasso di vetro. E' divorato Peritoo da Cerbero percioche l'acqua forte Io divora
pigliandolo in se stessa et Teseo, l ' oro, resta carcerato et lacerato, calcinato, restando in
mi nutissima calce. Et à questa fatica và Hercole, il mercurio vegetabile, che per Hercole
s'intende in questo magistero percioche figliuolo di Giove, del fuoco e d' Alchmena, che
fortezza vuoi dire, dal fortissimo succo della lunaria, è mandato da Euristeo, dal li artefici, à
legar Cerbero et questo perche dopo' questa calci natione questo mestruo non serve {fine della

62. v . : Raymundi Lui/i doctissimi et celeberrimi plrilosoplri de secretis naturae seu de


Quinta essentia liber wms in tres distinctione.f divi.fus, omnibus iam partibus ab.çolutus. A diecta
est eiusdem epistola ad Regem Roberwm de Accurtatione lapidis Plrilosoplrorum, cui adiunctus
est tractatus de aquis ex scriptis Raymundi super Accurtationis epistolam ad Artis studioso
collectus. Canon VI De calcinatione metallo rum, Coloniae 1 567, pp. 34-36.
AU R I LOQ U I O 75

c.59r. / piu, ma resta legato da Hcn:olc, pcrciochc innanzi di questo magistero esso è l'acqua
forte de' fi losofi, con la quale si hanno da sol vere i metal li calcinati. Portasi alla regione
Pontica, nel Ponte di lambicco, dove vomitando la calce del l ' argento si muore et resta acqua
morta senza spirito. Il vomito si convertì in acconito herba venenosa che nasce nelle pietre
aspere et grandi, nel veneno dei filosofi, che è la medicina perfetta, la qual nasce dalle aspere
pietre et grandi dc' lìlosoli, aspere nella opcratione et grandi per la loro eccellenza. Dicesi la
medicina esser veneno, percioche sicome il veneno separa l 'anima dal corpo cosi parimente
separa la medicina sopra l' argento vivo dal metallo imperfetto ch'è l'anima sua dal corpo,
dalla solforeità combustibile, convertendolo in metallo perfetto.

Della favola di Adrasto, nella quale si contiene la detta calcinatione :


C0• 92.

Questa calcinatione di questi due metalli perfetti, potendo ella ancor farsi separatamente
con diverse acque forti, di lei ancora si ragiona nella favola di Adrasto, il quale havendo
generato due bellissime figl iuole, Argia et Deifile, sognò che maritava l ' una in un leone et
l 'altra in un lupo. Et vedendo doppo il sonno Polinice vestito di pelle di leone et Tideo di
pelle di lupo, à Polinice diede per moglie Argia et à Tideo Deifile. Adrasto è il fi losofo che
genera due bellissime figliuole, la sostanza del l 'oro purificato nel Ceneritio. Vidde nel
sonno dell'enigme c'hà da congiunger l ' una con il leone et l' altra con un lupo, con due
fortissimi menstrui, uno della voracità del leone et l ' altro del lupo. Vidde dopo' haver
inteso l' enigme, Polinice vestito di pelle del leone, il menstruo acuito con il [fine della c.
59v.] Ré de' minerali, è per la sua forza detto leone, che in greco Ré vuoi dire e gli da per
moglie Argia, la sostanza del l'oro, con la quale congiungendosi, la sol ve et separandosi per
distillatione la lascia calcinata in minutissima et quasi impalpabile polvere. Vidde anche
Tideo con la pelle di lupo, menstruo accuito con l ' i ndividuo che dopo' il leone tiene il
secondo luogo, che lupo vuoi dire leopos, cioè post leonem e dagli per moglie Deifile, la
sostanza del l'argento, perc ioche in un subito la solve et passato il mestruo per lambicco
resta argento calcinato in minutissima polvere.

Della favola d i Penteo, nella quale si contiene la calcinatione d ' ogni


metallo. co. 93.

Per la calcinatione d'ogni sorte di metalli si compone un acqua calcinativa, di specie


minerali , et fra l ' al tre specie vi entra l' argento vivo volgare et perche calcinato il metallo
per alcuni filosofi si procede alla solutione per quello mercurio vegetabHe et animale che
Bacco si nomina, figliuol di Giove, dell'ardente et igneo spirito del vino et della sostanza
animale e di li ori uniti detta Semele, cioè semimel per esser sostanza in parte dolce. Questi
Filosofi hanno ragionato di questa calci natione nella favola di Penteo e dicono che Penteo
andando à ritrovar Bacco per ammazzarlo, fù dalla madre e dalle sorelle della madre sue zie
76 V I N CENZO P ER COLLA

infuriate nei giuochi bacchanali dismcmbrato in mi nutissimi pezzi. Penteo è il metallo


figliuolo del l' argento vivo e nipote del l' altre sostanze minerali. Và à ritrovar Bacco, il detto
mercurio et menstruo vegetabile et animale per ammazzarlo, per fissarlo; ma innanzi che
ritrovi Baccho, la madre, l 'argento vivo et le tré sorelle della /fine della c. 60r.] madre, l ' al tre
spetie minerali infuriate de giuochi baccanali, convertiti in furiosa acqua forte, per celebrare
i giuochi et le operationi di Bacco, di questo mercurio et menstruo vegetabile et animale
con calcinarlo, lo separano in minutissimi pezzi.

Della sol u tione assottigliativa de metalli.


C0• 94.

Calcinati i metalli si procede alla loro solutione assottigliativa perche sendo terrei et
passando nel l ' elemento acqueo si convertono in liquore e si assottigliano. Dicesi anche
questa solutione assottigl iativa, à differenza del la cong iuntiva, percioche in questa si
assottiglia solamente (come ti hò detto) il corpo metallico, passando dal l'elemento della
terra à quello dell'ac4ua et l ' argento vivo che lo solve resta spirito com' era innanzi la
solutione e se ben si unisce con li metalli soluti vi s' unisce separabil mente, poiche per la
di sti llatione si separano, sempre che l ' artefice gli voglia separare. Ma nel la sol utione
congiuntiva la terra, che corpo si domanda, si congiunge con lo spiritò e lo spirito con i l
corpo dimodo che si là un corpo spiri tale e t u n spirito corporeo. Et à questa solutione han
dato li Filosofi altri nomi come appresso intenderai.

Della favola del Capricorno, nella quale si tratta della detta solutione.
<C0.> 95.

Di questa solutione del l'oro trattorno i Filosofi nella favola del Capricorno e dissero
che, ritrovandosi un giorno una buona parte degli Dei i n Congregatione i n Egitto, v i
sopragiunse Tifeo Gigante lor nemico onde tutti si trasformorno in diverse forme fra quali
Pan buttandosi in un fiume si trasformò nel mostro Capricorno, mezzo capra e mezzo
serpe, la qual ' imagine sendo parsa à Giove mollo bizzarra, la collocò [fine della c. 60v.] nel
Cielo et la fece uno dei due solstitij dove il sole si arriva et si ritorna. I Dei che si
congregano in Egitto sono gli i ndividui che si congregano nell'officina del l ' artefice detta
Egitto per esser sempre piena di calore. Diconsi Dei, percioche mai moiono, se bene d' una
in un'altra forma si trasmutano finche sagliano in Cielo convertendosi in una essenza.
Tifeo gigante che appare nel la congregatione è il lambicco gigante galeata, che perseguita
la diversità degli individui prendono diversa forma secondo l ' intento dell 'operante. Et i l Dio
Pan, il pane sublimato in zolfo di natura e deificato, si butta nel fiume, nel mercurio della
lunaria per accuirlo e diventa capricorno, mezzo capra et mezzo serpente. Capra si dice,
percioche come capra salta nella sublimatione, et serpente per la parte del mercurio ch'è i l
A UR I LOQ U I O 77

serpente del l' enigma che dice, l!.'st fons in limis cuius anguis latet in imis. 6·1 ma Giove, il
fuoco, vedendo questa bi zarra imagine la mette nel Cielo elevando et circolando questo
mercurio acc uito et lo fà Cielo de filosofi et solstitio, dove il sole arri va et ritorna,
arrivando quando si sol ve et ritorna quando à prima materia si converte.

Della favola del Granchio, nella quale si tratta di questa solutione.


co. 96.

D i questa solutione del l ' oro han trattato gli Fi losofi nella favola dei Tropici e dissero
del Granchio che ritornando Giove del convito degli Ethiopi et vedendo sù l a ripa del
Pragade Fiume della calorosa Africa Garamantide bellissima donna, acceso subito di lei l a
incominciò à seguire et ella à fuggire e si sarebbe liberata da Giove s e non fosse stato un
Granchio che nel piede mordendola la ritenne e d iede tempo à Giove da poterla arrivare et
congiungersi con lei. Per la qual cosa fù questo Granchio posto {fine della c. 6/r.] nel Cielo
del Tropico estivo dove il sole arriva e dopoi ritorna. Per Giove che viene dal convito delli
Ethiopi intendendo l ' oro che venendo dalla filosofica calci natione, viene dal l ' ardente
Ethiopia in forma di Giove, di stagno, percioche nel fuoco della detta calcinatione diventa di
color di stagno. Vede sù la ripa del fiume d' Africa calorosa, Caramantide bella donna, vede
conservato nel bal neomaria la bella terra bianca foliata animale. Acceso dalla sua bellezza la
seguita nel l a trituratione per congiungersi con lei, ma ella fugge, congiunger non si
potendo calce con calce. Viene il Granchio mestruo et la morde nel piede, morde et solve la
sua parte terrestre et all'hora Giove, l'oro, si congiungne [sic] con lei solvendosi i nsieme in
acqua gloriosa et per questa operatione è posto questo Granchio nel Cielo e detto Cielo de
Filosofi . È solstitio, percioche l 'oro, detto sole, in lui arriva nella solutione et ritorna,
ritornando nella sua prima materia d'argento vivo.

63. Si tratta di un verso di cui insieme ad altri non esistono versioni a stampa. Nei d iversi
mss. i n cui compare, ora viene attribuito a un non meglio identificato Hermes, ora a Geber - del
quale u ltimo ci fu una pletora di imitatori che si servl del suo nome - ora a ar-Riìzi. v. al riguardo:
L. Thorndike - P. Kibre, A Catalogue of lncipits [ . . . ], cit., col. 509. Il Borel nel suo repertorio
recita laconicamente: "Hermetis versus, est Fons il limis, &c.". Ragione vorrebbe che accanto ci
potesse essere la dicitura : "M.S." cioè manoscritto, con cui l' autore distingue le opere a stampa,
di cui dà luogo di edizione e data, da quelle non pubblicate, ma in tal caso si limita a quanto detto.
Peraltro l'opera del Borel, pur essendo la prima del suo genere e avendo una sua certa organicità,
purtroppo presenta spesso notevoli lacune ed errori , nonché trascuratezza. v. in proposito
P. Bore l, Bibliotheca chimica [ . . ], ci t., p. l 09. È probabi le dunque che Percolla di sponesse di
.

una copia manoscritta in cui comparivano quei versi. Nell'Auri/oquio essi ricorrono q uattro
volte: a c. 6 1 r. : a c. 93v.; a c. 1 2 1 v. e a c. 1 44r. L'Autore parla solo di "enigma" e la loro pater­
nità rimane sconosciuta.
78 V I NC ENZO PERCOLLA

Della favola della Corona australe, nella quale il medesimo si contiene.


C0• 97.

Facendosi questa solutione per diversi modi, sicome ti hò dimostrato e dimostrerò sotto
diverse favole, l ' hanno gli antichi occoltata et perche si fà ancora con i l mercurio vegetabile
et an imale celebrato da Parisino in questa soluti one,64 ne ragionano nella favola della
Corona australe. Narrasi in quel la che andando Bacco figliuol d i Giove et di Semele
nel l ' i nferno per cavarne Semele sua madre, pose la corona dell ' oro, che Venere data le
havea, nelle porte dell'i nferno, non volendovi entrare con quella. Ma dopoi che ricuperata
hcbbc la madre, pose 4uclla corona nel Ciclo. Per Bacco figliuol di Giove, del l ' ardente et
infuocato spi- {fine della c. 6/v. ] rito e di Semele, della sostanza d i fiori uniti semi mel,
percioche in parte è dolcissima. Quando Bacco nasce, muore Semele restando terra foliata: è
posta nel l ' i nferno, nel lambicco à conservarsi nel fuoco del balneo. Bacco suo figliuolo,
questo menstruo vegetabile et animale hà una corona d'oro datali da Venere; tiene in ordine
la sostanza dell 'oro calcinato, riceve la Venere dalla l i bidinosa siccità che i l coito
del l' humido appetisce. Non la fà entrare nel l ' inferno, nel magistero del fuoco, ma la lascia
all ' entrata, la tiene preparata. Entra nell 'inferno, nel lambicco et ne cava la madre, cava
questa terra bianca di fiori uniti dal lambicco nel rec ipiente accuendosi con lei . E dopoi
colloca questa corona in Cielo, nel suo mestruo circolato, è fatto cielo de filosofi, perche
compisca la sua solutione.

Della favola della morte di Didone, nella . quale si contiene la solution


dell'oro. C0• 98.

Del la solution dell 'oro si ragiona similmente nella favola della morte di Didone. Dicesi
che andando il profugo Enea per lo mondo et passando per Cartagine, Didone Reina
s ' i n namorò di lui et seco si congiunse. Ma volendo Enea seguire il suo viaggio, ella
vedendosi dal l'amato suo abbandonare, con una spada si uccise. Il profugo Enea è l ' argento
vivo che sempre stà in movimento per la vivacità sua. Arri va in Cartagine calorosa quando
si prepara i l calor del fuoco, sicome l ' insegna Geber nel capitolo 69 del la sua sum ma.65
All' hora la Reina Didone s'i nnamora di lui et si congiungono amalgamandosi. Ma solcando
le onde Enea entrando nel mare dell'acqua forte et restando Didone abbandonata, restando
calcinata con la spada dell ' acqua secca solutiva, solvendosi s' ammazza. [fine della c. 62r.]

64. Elucidarius, cit., Lib. l , capp. VI e V I I pass im ; "Appendix Theorica De o l eo


Phi losophorum etc.", ibidem, passim; "De tribus Secretis seu causis etc:", ibid., passim ;
"Quatuor Columnae Scientiae Philosophicae", ibid., passim; Lib. I l , capp. l , Il e Xl, ibid. ,
passim, in TC, V I .
65 . " [ . ] e t i l lud ideo, quoniam c u m fugitivum sit Argentum vivum, de facili absque
. .

inflammatione aliqua medicina eget, quae subito, ante fugam eius, in profundo illi adhaereat, et
illi per minima coniungatur, et illud inspisset, et sua lìxione i llud in igne conserve!, quousque
adveniat i l li maioris ignis tolerantia, eius humiditate consumentis", Caput X : "De Medicinis
Argenti vivi et i ngressu earum", i n BCC, l, p. 552.
A U R I LOQ U I O 79

Della favola d i Alatrione, nella quale il medesimo s i contiene.


C0• 99.

Di questa solutione del l ' oro facendosi anche con il mercurio vegetabile accuito con il
sale dell' animale rationale trattorono nella favola di Alatrione e dissero che volendo Marte
sollazzarsi con la sua amata Venere di notte acciò che Febo sopravenendo non gl i vedesse,
pose alla guardia Alatrione suo amico, il quale essendosi alla venuta di Febo addormentato e
vedendo Febo Marte et Venere congiunti, lo disse à Vulcano, il quale gli prese e legolli con
la rete. Per il che Marte convertì Alatrione in Gallo, che fin da mezzanotte annuntia la
venuta del sole. Per Marte intendono lo spirito purificato della lunaria, detto Marte per esser
spirito di tanta igneità, ch'è chiamato fuoco depurato et per Venere che nacque dalla spuma
del mare intendono la terra bianca foliata che nasce dalla spuma dell'acque salse dell'animale
rationale. S ' amano percioche il mercurio ama la sulforeità et si aggiungono insieme d i
notte nella secreta operatione de filosofi. Marte lascia alla guardia Alatrione, perche avisi l a
venuta d i Febo, lascia l'oro volgarmente calcinato, accioche fisicalmente si calcini. Alla
venuta di Febo, dell'oro vivo, Alatrione si addormenta, discolorandosi et facendosi di color
di stagno. Febo annuntia à Vulcano, al fuoco, la congiuntione di Marte con Venere.
Vulcano lega con la rete dell'accuitione ambidue, restano legati in acqua secca, all ' bora
Marte, il detto spirito igneo accuito et aggiunto con Venere converte Alatrione in Gallo,
facendolo argento vivo volatile, e dicesi ancor Gallo per ii colori del gallo, che nell'oro
soluto si veggono, il quale nella mezza notte, nella secreta operatione {fine della c. 62v. ]
del l ' artefice annuntia la venuta del sole, dei i ' Eiissir, vero sole de prudenti et sapienti
filosofi.

Della favola del Caduceo di Mercurio nella quale si contiene q u �sta


solutione dell'oro per mezzo del mercurio et mestruo maggiore.
C0• 100.

Soluti che sono i metalli perfetti, oro et argento dai loro essuberati mercurij et mestruo
vegetabile mediante la circolatione, si compone i l mercurio et mestruo maggiore e t con
questo solvendosi l'oro amalgamato con la media sostanza dell'argento vivo si fà Elissir
grande et di questa solutione trattano i Filosofi nella favola del Caduceo di Mercurio
narrando che aggiuntandosi in amicitia Apolline et Mercurio, Apol line gl i fece dono del
Caduceo ch' era una verga al la quale stavano involti i n più circoli due serpi, un maschio et
una femina. Apoll ine che si congiunge in amicitia con Mercurio è l ' oro calcinato che si
amalgama et Lrilura con la media sostanza del mercurio volgare et volendosi solvere dona à
Mercurio questa media sostanza. I l mercurio è mestruo maggiore ch'è una verga del
mercurio vegetabile et ramo dell' arbore filosofico. Tiene congiunti due s�rpi, uno maschio
et una fem ina; due mercurij : il mercurio del sole è maschio et il mercurio della luna è
fem i n a avil uppati i nsieme in più circoli, legati i nsieme dall a circolatione et ricevendo
Mercurio questo caduceo, l 'oro amalgamato si solve.
80 V I N C ENZO PERC OLLA

Della favola di Cadmo et Ermione, nella quale si contiene la solutione


del l 'oro e dell 'argento. co. 101.

Nella favola del la conversion dj Cadmo et Ermione sua moglie in serpenti si contiene
la solutione dell'oro e del l 'argento per mezzo del mercurio et mestruo vegetabile. Dicesi che
pervenuti Cadmo et Ermione Ré et Reina di Thebe alla vecchiezza, veduti gli infor- [fine
della c. 63r.] tunij successi in Thebe per la venuta di Bacco se n' andorno in Schiavonia e
quivi pregarono Giove che gli convertisse in serpenti et fù loro concesso. Furono ambidue
convertiti in quel la spetie di serpe che sono amici degli huomini che cervoni si chiamano,
utili à molte medicine. Cadmo et Ermione Re et Reina di Thebe sono l ' oro et l' argento, Ré
et Reina di Thebe che tiene le sette porte edificate da Zeto et Anfione Re et Reina di q uesta
scienza che tiene le sette vie per le quali s'entra in essa, invecchiate nella calcinatione
fisica, nella quale doventano di canuta bianchezza. Veduti gli infortunij successi per la
venuta di Bacco, veduti gli infortunij della trasmutatione fatti per la venuta di Bacco, del
vin negro et bianco de filosofi. Vanno in Schiavonia e quivi priegano Giove, l 'ardente et
i gneo spirito del l ' arbore filosofico fallo Cielo de filosofi, che li converti in serpenti, l i
solvi in lor primiera materia d'argento vivo et Giove l o concede loro e l converteli in quel l i
serpi, in quel li argenti v i v i ch'amici son d e g l i huomini, della natura humana, percioche
questi argenti vivi son huoni per medicina alli corpi humani et massimamente quando i n
essi si solve l 'oro. Dicesi farsi questo i n Schiavonia, peroche l a l ingua schiavona se parla
s ' intende per molti altri paesi, à dimostrare che, intesa questa solutione, si possiede la
intell igenza delle diverse lingue et dei particolari di questa scienza, affermandosi per tutti i
filosofi, che intesa questa solutione di due corpi perfetti, faci lmente s' intende et opera i l
rimanente.

Della favola del nascimento di Marte, nella quale si contiene la solutione


dell'oro et del l 'argento cavato dal Marte. co. 102.

Nella favola del nascimento di Marte nato per emulatione di Mi nerva, si contiene l a
solutione del l ' oro e dell 'argento cavato dal ferro. [fine della c. 63v.] Narrasi che avendo
inteso Gi unone, moglie et sorella di Giove, che senza congiuntione di donna haveva
Giunone generato Minerva, desiderò ancor ella partori re senza congiungimento et andando
per ai uto all' Oceano, s'incontrò nella Dea Flora, moglie di Zefiro vento et narratogli il suo
intento, Flora gli disse che figli havrehhe senza congiungimento di Giove quando ella
andasse à ritrovare et ritrovato toccasse il fiore dci campi Oleni. Andata dunque Giunone e
toccato il detto fiore, partorì Marie. Giove è l'oro lisicalmente calcinato, il quale diventando
di color di stagno si chiama Giov� ; sua moglie et sorella è la sostanza purissima cavata dal
ferro soluto mediante la congiuntione dell 'argento vivo in aere. Con il mezzo del calor del
fuoco appare questa purissima sostanza e si dice esserne Giunone nata dal l'aerea risolutione
dell' argento vivo, sorella del l'oro, procedendo ambidue di buono zolfo e di buono argento
vivo et sua moglie, perche l'oro con questa sostanza si unisce inseparabilmente et non lo
A UR J LOQU J O 81

abbandona nel giudicio del Ci mento, come là l' argento cl Lulli gli altri metalli. G iove
sentendo rumore nella sua testa, volle che Mercurio armatosi d ' un acuto martello lo
percotesse dove sentiva il rumore et cosi facendo Mercurio, nacque Minerva, con la pioggia
del l 'oro. Giove, l ' oro volgarmente el fisicalmente calcinato, essendo in essa molta siccità
introdotta, si è perturbata la concordia de gli elementi, che prima era in lui et perciò sente il
rumore, la discordia di quel l i. Vuole che Mercurio armato d'acuto martel lo, vuole i l
Mercurio minerale bene accuito, l i percuota l a testa nella quale sente i l rumore, vuole gli
percuota la sua natura metal l ica, nella quale per l a calcinatione è venuto il romore.
Mercurio gli percuote la natura metallica, dalla qual percossa solvendosi l' [fine della c. 64r. }
oro et riducendosi à prima materia, nasce Mi nerva, nasce la prima operatione fisica,
percioche tutte queste operationi, che precedono questa volgare, si chiamano Primum
nanque [sic] opus Philosophorum dice Rinaldo nel capitolo 4 del suo Rosario, est solvere
lapidem in mercurium66 et nasce Minerva con la pioggia d'oro, percioche in q uesta
soluti one la fortezza del mercurio minerale accuito, pigliando in se gli attorni dell' oro, gli
butta solvendoli in liquore nel l ' aria et si vede appunto una pioggia d'oro che dura per tutto
il tempo della solutione et questa bellissima et fortissima acqua filosofica d'oro chiamarono
Minerva e dissero che ciò intendendo Giunone, la detta calce dell ' argento cavato dal ferro,
volse ancora ella senza marito generar prole et andando à ritrovar l ' Oceano, il mestruo
soluti vo, perche l ' aiutasse à produrre questa prole desiderata, s' incontrò con la Dea Flora,
con l ' acqua della sostanza dei fiori uniti, della per la sua soavità Dea Flora e moglie del
vento Zefiro, del piacevolissimo animale volatile che à guisa di vento per tutto vola, della
quale sendo calcinato fisicalmente, è mandata à toccar i fiori dei campi Oleni, il fiore del
mercurio vegetabile dei campi Oleni dagli odoriferi campi terre et acque vegetabili prodotto
el toccando ella il fiore del detto mercurio vegetabile, nacque Marte il sol fureo, mercurio
della purissima sostanza del ferro e per esser sulfureo liquore di molta fissione, si chiama
Marte e l ' acqua dell'oro per esser acqua d 'argento vivo, del quale maggiormente partecipa
l'oro, si chiama Minerva. Ma perche ambidue sono i più valorosi liquori del magistero,
sono detti Dei della guerra, che si fé nella conquista del mondo, dei i ' Eiissir detto
Microcosmos, che picciol mondo à nostra lingua vuoi dire. [fine della c. 64v. }

Della favola di Talos, nella quale si contiene la solutione di tutti


metalli. co. 103.

Della solutione generale di tutti i metal li si tratta nella favola di Talos, nepote di
Dedalo, figliuolo della sorella. Questi si pose giovanetto à servigi del zio fabro lig nario
peritissimo et favorito di mirabile ingegno: ri trovò il compasso. Mosso da invidia, il zio
deliberò di ammazzarlo et menandolo seco in un' alta torre, indi Io precipitò. Ma da

66. "Opus nanque philosophorum est dissol vere lapidem in suum mercurium, ut in primam
reducatur materia m", Rosarius Philosoplzorum, ci t., li b. l, Cap. IX: "Quid si t opus primum phi lo­
sophicum", in VAA, p. 4 1 .
82 V I NC ENZO PERC OLLA

Mi nerva aiutato, prima ch'egli giugnesse à terra, fù convertito in Pernice, il qual uccello
volando d'intorno ritrova l ' uova degli al tri et gli cova. Per Dedalo peritissimo artefice
lignario intendono il mercurio vegetabile. Fabro lignario per esser fabro di questo magistero
nato dal vegetabile legno del arbore filosofico. Ha per nipote Talos, il zolfo di natura
vegetabile, nato di sua sorella, della terra della lunaria sua sorella. E' bellissimo giovanetto,
però chiamato infante dai filosofi. Ritrovò i l compasso, la gi usta proportione degl i
elementi, percioche i n l u i s i concordano tutti e t per questo s i chiama anco sale arrnoniaco.
Dedalo Io vuole ammazzare, volendosi con lui accuire. Lo mena nella sommità della torre,
alla testa del lambicco; cade al basso e per l ' aiuto d i M inerva, della sapienza prattica, si
converte i n pernice, in mestruo accuito, che và vo i ando d ' intorno, va circolandosi et
ritrovando l ' uova degl i altri, ritrovando gli attorni de' metall i calcinati. Li cova et
converteli in uccelli, in argenti vivi, volatile secondo la loro natura: q uel l i dell' oro in
mercurio de oro et quel li del l' argento in mercurio d' argento et cosi anche quei degli altri
metalli. {fine della c. 65r. ]

Della favola di Mecilio67 nella quale il medesimo si contiene. C0• 104.

Di questa solutione di tutti i metalli si tratta nel la favola di Mecilio nato i n Argos, i l
quale essendo ammonito da Hercole, che abbandonando l a patria fù menato al giudicio et
succedendo de diversi pareri, si venne à ballottare de calcoli negri et bianchi, li quali posti
tutti in un vaso con l 'aiuto d' Hercole diventarono tutti bianchi. Liberato dunque Micil io se
ne venne per mare al fiume Esaro et quivi in riva del fiume edificò la Città di Taranto.
Macilio della Città di Argos è il zolfo del la l unaria calcinato, detto Micilio à micis et da
argos, che ab agris s i dice, percioche nacque nel campo, essendo individuo vegetabile.
Hercole il suo mercurio, figlio di Giove, figlio del fuoco, Io ammonisce che abbandoni la
patria e vadi ad habi tare appresso il detto fiume Esaro, che si facci minerale aiutandosi con
l ' argento ·vivo minerale detto fiume Esaro à Sarone Dio acquatico. Si mette in camino
preparandosi con i l suo mercurio, ma perdte vuole abbandonare la patria et farsi minerale, è
menato al giudicio del fuoco, incominciandosi ad assare fis icalmentc. Nasce dubbio s ' egli
deve morire ò scampare, percioche questa operatione è molto pericolosa et muore quando si
brugia la sua virtù vegetativa. Viensi al giudicio dci calcoli negri et bianchi, per li quali è
giudicato se hà da morire ò scampare, perche non si bianchendo le sue miei, e restando
negre, muore; che non riesce la sua operatione biancheggiandosi, scampa dalla morte. Et
questo è quello che dice il Mastro del l ' arte generale quando di questa terra vegetabi le
trattando, dice, terra nigra citò [sic] recipit albas maculas,68 con Io aiuto d' Herco- {fine della
c. 65v.] le, di detto mercurio tutti i calcoli negri diventino bianchi, biancheggiandosi la

detta terra per il detto mercuriÒ . All' hora l iberato seguita il suo v iaggio per i l mare
dell ' acqueo mercurio subli mandosi in bianchissimo zolfo di natura vegetabile et

67. Si tratta di Miscelo.


68. V. supra, p. 22, n. 35, e p. 29 [c. 20v.].
A U R J LOQ U I O 83

circolandosi nel la sferica regione del mare dell'acqueo mercurio viene à ri trovare il fiume
Essaro il mercurio volgare e gi unto à lui riducendo à prima m ateria, edifica Taranto, che
vuoi dire molle, riduce tulli i metal li à prima materia convertendolo nel la mol le natura
dell'argento vivo.

Della favola di Teseo cavato dall 'Inferno per Hercole, nella quale si
contiene la solutione fisica dell 'oro. co. 105.

Quando il metallo soluto non sarà passato per lambicco, overo cavatogli da dosso,
l ' acqua soluta non si sarà da se stesso senza aiuto d'acqua soluto in l iquore, si chiama
soluto volgarmente; ma passando per lambicco ò da stesso soluto senz' acqua, si chiama
soluto fisicalmente. Della prima solutione fisica dell'oro trattorono nella favola di Teseo,
cavato dall' inferno per mano d' Hercole, quando andò Hercole all ' inferno à legar Cerbero,
ritrovò qui vi Teseo, il flavo, carcerato et lacerato da Cerbero, come di sopra s'è detto nel l a
favola d i Cerbero, nella quale si contiene ne fl a calcinatione dell'oro per detto Teseo lacerato
da Cerbero, il q uale Teseo Hercole figliuolo d i Giove et di Alchmena, il mercurio
vegetabile, figliuolo di Giove, del fuoco et di Alchmena, che forte vuoi dire, del forte fuoco
del la Junaria, và à ritrovar giù nel l ' inferno entrando nella boccia posta sopra il fuoco del
balneo et solvendolo et digerendolo lo fa uscire seco nel recipiente, nel fuoco di cenere.
[fine della c. 66r. ]

Della fa vola di Poro, nella quale il medesimo si contiene. C0• 106.

Nella favola di Poro Dio dcll'inlluenza si contiene questa solutionc dell'oro. Si dice che
sendo nata Venere li Dei furono in convito et vi fù ancora Poro e bevve tanto nettare che se
ne andò à dormire nel giardino di Giove et che havendolo veduto Penia povera, la quale era
andata al convito per haver qualche cosa, si corcò à canto lui, sperando di rimanerne, come
ne rimase, ingravidata et partorì l' Amore. Nata che è Venere nel l ' intelletto dell' artefice,
intesa che si è àpieno la poesia, in che la pratica di questa scienza stà occulta, i Dei, i
metalli, che nominati sono Dei, nomi del li Dei, vanno al convito del magistero et Poro
Dio dell' influenza, l'oro detto Sole Dio dell'influenza, sendo quello ch'influisce ogni bene
di questo magistero. Dopo' l ' haver mangiato, dopo' l 'essersi calcinato volgarmente con i l
pasto dell' argento vivo, bevve tanto del nettare, del l ' acqua dolcissima secreta, calcinandosi
fisicalmente, che và à dormire nel giardino di Giove, che và à dormir discolorandosi
nell' aureo colore et và al giardino di Giove, và al colore dello stagno detto Giove. All'hora
l a povera Penia che vede il tutto, vedendo Poro adormentato [sic] và à coricarsi con lui. La
povera Penia è l ' acqua solutiva per esser procreata di cosa di poca stima et valore. Và al
convito al magistero per haver dagli Dei, dai metalli, qualche cosa, vedendo addormentato
Poro, vedendo fisicalmente calci nato l ' oro si corea con lui et Poro si congiunge con lei,
congiungendosi con quest'acqua e la ingravida solvendosi et venuto il tempo del parto
84 VI N C ENZO PER C OLLA

partorisce nella disti llatione l ' Amore, il mercurio essuberato dall'oro potabile, il quale
riducendo à concordia gli humori discordi del corpo humano et per ques- {fine della c. 66v. ]
ta salute meritamente è nominato Amore.

Della favola della n egrezza del Corvo nella quale si contiene


la solutione fisica dell 'oro.
c. 1 07.

D i questa solutione fisica si tratta nella favola della negrezza del Corvo. Si narra che
dovendo Apoll ine sacrificare mandò il Corvo, che all'hora bianchissimo era come Cigno, à
portar dell 'acqua d ' un fonte, però che questo uccel lo fù sempre suo famil iare. Il Corvo
andando per l ' acqua vidde un aroore di fi chi, i cui frutti non erano ancor maturi e tanto
dimorò quivi, fi oche i fichi si maturorno et empiendosene il ventre, portò l ' acqua ad
Apolline, il quale sdegnato lo fece diventar si negro. Ma Giove perche restasse nel mondo
la memoria del castigo per essempio de pigri pose questo corvo nel Cielo. Apol line che
vuoi sacrificare è l ' oro, che operar vuole la pietra de' Filosofi; manda i l corvo suo
famigl iare uccello bianchissimo, il zol fo <.li natura animai bianchissimo per torre dell ' acqua
llella fonte, del m ercurio accuito. Il Corvo ritrova la pianta dc fichi, la pianta della calce
dell' oro che non hà maturato ancora i suoi pomi, che non si sono ancora calcinati i pomi
degli attorni fisicalmente e gli stà guardando fioche maturino e si facciano bianchi per la
detta calcinatione fisica. Et al l ' hora se n'empie il ventre, mangiandoseli nella trituratione;
poi porta l ' acqua del mercurio accuito. Apol line lo riprende nella solutione e si tà per la
riprensione rosso, rubi ficandosi per la solutione dell'oro. Dopoi nella putrefatione nel fimo
lo fà tutto negro. Ma Giove, il fuoco, perche s' habbia memoria della pigritia, distillandolo
lo colloca nel Ciclo lo con verte in aurea quinta essenza et è la nera quinta essenza et oro
potabile che sana tutte le infcr- {jiue della c. 67r.] mità et fa più lunga la vita.

Della favola di Coronide, nella quale si contiene la solutione


fisica dell' oro.
C0• 108.

Di questa solutione fi sica del l ' oro si ragiona nella favola di Coronide figliuola di
Coroneo, la quale essendo bel lissima se n' accese Nettunno et le volle far violenza, ma da
Minerva aiutata si con vertì in Cornacchia. Coronide figliuola di Coroneo è la bel lissima
calce dell'oro volgarmente sol uta dal mercurio de filosofi circolato et perciò detto Coroneo.
E' amata da Nettunno, dall'acqua del oal neo e la violenta nell'atto della putrefattione, ma da
Minerva, dalla savia pratica, è convertita in Cornacchia, in uccello negro come la
Cornacchia, percioche la negrezza è vero segno della solutione fisica et al l ' hora aguisa
d'uccello vola et passa dal lambicco al recipiente.
AUR I LOQ U I O 85

Della favola di Egina nella quale il medesimo si contiene. C. 109.

Questa solutione dell'oro si contiene parimente nella favola d'Egina et si dice che da
Egin a bellissima figliuola del Fiume fortemente si accese Giove, il quale andando l a
giovane à caccia à tempo d i neve, per ingannarla s i trasformò i n fiamma, onde
accostandovisi, ella per riscaldarsi men tre del la fiamma che da se stessa ardeva si
meravigliava, ritornato Giove nella propria forma, sodisfece al desiderio suo et !asciandola
gravida di Eaco e Radamanto se ne partì . La bellissima Egina figl iuola del fiume è la
bellissima calce del l ' oro figliuola del fiume, del l ' argento vivo. Và à caccia del l ' Eiissir
ritrovandosi dentro del la neve, ritrovandosi congiunta con parte di argento vivo, che l ' hà
calcinato. Giove l ' ardente spirito della Lunaria, dal quale è amata, si trasforma in fiamma:
all' hora vi s' appressa Egina per riscaldarsi, per purificarsi; nella fiamma. Riscaldata ch'ella
{fine della c. 671'. / è, Giove appare in propria forma nel la sua maestà, appare accuito et
animato et la stupra co ngiungendosi con lei, riducendola à prima materia. Si parte
appartandosi per distil latione. La lascia pregna di Eaco el Radamanto, dell'essuberato
mercurio el del zolfo di natura che dopoi partorisce.

Della favola de gli Asini, nella q uale si tratta della solutione fisica d i
d u e metalli perfetti pe r l o componimento d e l mercurio e t mestruo
solfureo. C. 1 1 0.

Solvendosi questo magi stero, i metall i perfetti della solutione fisica integramente
devono passare per lambicco per comporsi d ' ambidue e del mestruo misto m i nerale
vegetabile et animale. Il mestruo solfureo con il quale si procede al componimento della
medicina generale bianca et rossa solvendosi di nuovo i metalli perfetti per essere uno dei
mestrui maggiori, hanno scritto di lui nella favola de gli Asini, nel la quale si dice che
volendo far guerra Giove à i Giganti, comandò che tutti gli Dei lo aiutassero, onde vi
comparirono i Satiri sopra gli Asini . Fecero tanto strepito che gli nemici si posero i n fuga
et hebbesi la vittoria. Per la qual cosa, in memoria di si notabil rotta, son posti questi
Asini nel Cielo. Giove che vuoi far guerra al li Giganti è l ' igneo et ardente spirito della
Lunaria. Vuoi far guerra ai Giganti, .ai maggiori et perfetti metal li, oro et argento.
Comanda che venghino à servirlo in questa guerra tutti gli Dei, tutti gli individui minerali,
vegetahi li et animal i . Vi compariscono i Satiri sopra gli asini, vi compariscono i mezzi
mi neral i , che è zol fo el argento vivo, contengono mezzi capri et mezzi huomi n i et
v ' i n tervengono à cavallo su gli asini congiunti con g l i i ndividui animali. Ordi nato
J 'esserci to, composto il mestruo misto [fine della c. 68r. j mi nerale vegetabile et animale el
volendosi incom inciare la battaglia, la solutione, gli asini fanno strepito et rumore,
percioche questo mestruo misto è tanto gagliardo, che postovi dentro i metal li bolle subito
fortemente et tà strepito e romore solvendosi i metal li volgarmente fuggono passando per i l
lambicco nel recipiente e s i solvono fisicalmente. Mettonsi questi asini nel Cielo, quando
86 V I N C ENZO PERC OLLA

congiunti con i metalli perfetti soluti fisicalmente nella circolatione son fatti mercurio et
mestruo maggiore solfureo.

Della favola di Acete, nella quale si contiene


la solutione fisica de tutti i metalli.
C0• 1 1 1.

Facendosi la solutione fisica di tutti i metalli calcinati per quel mercurio et mestruo
vegetabile et animale, che Bacco domandano, per esser figlio di Giove e di Semele,
del l 'ardente spirito del l ' arbore fi losofico et del la sostanza de fiori uniti semi mel, di lei
ragionano nel la favola di Acete patron di Nave, il qual portando nella sua Nave Bacco et i
marinari vedendo cosi bel giovane, s'innamororno di lui, per la qual cosa Bacco gli convertì
in Delfini, che saltando vanno nel mare. Acete è il Filosofo che porta nella sua Nave, nella
boccia posta nel m are del balneo, Bacco questo mercurio vegetabile et animale. I marinari
che sono dentro la Nave sono gli auomi de metalli calèinati. Amano Bacco essendo secchi
atomi, amano l ' humido del delto mercurio et perciò Bacco solvendosi, discomponendoli
del la prima forma, li converte in delfini, in gocciole di mercurij, li quali aguisa di Delfini
saltano nel m are, saltando di dentro il mare del lambicco nell'acqua del mercurio, che prima
di l u i è entrato nel recipiente.

Della favola di Titone, nella quale il medesimo si contiene.


C0• 1 1 2.

Il medesimo si contiene nella favola di Titone. Narrasi che prepa- [fine della c. 68v.]
randosi Minos à far guerra contro Athene, Titone donna dell' Isola d' Arne vicina di Athene
corrotta per oro, tradì la patria sua, per la qual cosa fù da Giove convertita in monetula, la
quale avida della moneta d'oro et argento et d'altri metal li, la invola et volando con quella
l' asconde. Per Mi nos i ntendono il Filosofo. Dicesi M inos percioche egli g i udica
nell ' Inferno giudicando frà i qlfattro del primo, secondo, terzo et quarto grado coi quali hà da
operare, si prepara à far guerra ad Athene, che Minerva vuoi dire, si prepara à far oro per arte
et superare M inerva, la sapiente natura. Corrompe Titone Donna dell'Isola d' Arne vicina ad
Athene con oro, accuisce la q uinta essenza vegetabile con l'oro vivo. Dicesi del l'Isola,
percioche è cavata di mezzo del mare, del succo della Lunaria. Dicesi esser vicina ad Athene,
alla n atura, percioche questa qui nta essenza della vegetatione, tradisce la sua patria, dando
honore alla sostanza animale, potendosi accuire col zolfo di natura de suoi elementi. E'
convertita perciò per questa accuitione in monetula, in acqua secca volatile et chiamasi
monetula, percioche si come la monetula rubba [sic] la moneta che trova et volando
l' asconde, cosi quest'acqua secca ruba·i metalli che trova, solvendoli et volando con essi sù
la terra del lambicco, nel recipiente se gli porta et asconde.
A U R I LOQ U I O 87

Della favola d i Ciane nella quale s i contiene l a solutione fisica della


sostanza metallica, che per se stessa si solv e in mercurio. <C0 .> 1 13.

Dell a solutione fisica, quando la sostanza metallica da se stessa senza compagnia d i


mestruo s i sol v e in mercurio, ragionano nella favola di Ciane Ninfa d i Trinacria, moglie d i
Anapo Fiume, la quale volendo Plutone, che menar volea Proserpina nell ' inferno, s e g l i
oppose. Ma essendo Pl utone passato via, ella piangendo s i con vertl [fine della c. 69r. ) nel
lago Ciane, uno dci laghi di Trinacria. Ciane ninfa d i Trinacria la sostanza meta l l ica
calcinata fisicalmente del mestruo fetido, Fiume Anapo pur di Trinacria, percioche la
sostanza metallica et il mestruo sono e ninfa e fiume di questa scienza detta Trinacria per le
tre vie principali con le quali si opera. Questa ninfa, la detta sostanza metallica, vedendo
Plutone, il fuoco sotto il fornello, che menar vuole Proserpina nel l' inferno, che vuoi fare l a
medicina per arte e costituire Rcina del l ' inferno, Reina d i questo magistero, che con fuoco
si opera, se gli oppone nel la solutione, che senza fuoco si fà nel l ' aria. Pl utone, i l fuoco,
passa innanzi alle sue operationi et Ciane incomincia à piangere et lagrimando solvendosi à
poco à poco tulla si solvc et con vertesi nel lago del mercurio de Filosofi, convertendosi i n
argento vivo et i n zolfo d i zolfo uno dci laghi d i questa scienza.

Della favola di Egeria nella quale si contiene la solutione fisica.


C0• 1 14.

Questa solution fisica che si fà da se stessa nel l ' aria, si trova ancor nella favola di
Egeria. Dicesi che Numa Pompilio hebbe per moglie l a bel l a Egeria, la quale essendo
morto il marito incominciò à lagrimare tanto che non si poteva consolare, onde Diana l a
con vertì i n fonte. Egeria è l a calce dell 'oro, che si marita con Numa Pompilio, col mestruo
minerale quando si congiungono et fassi la sua solutione. M u ore quando il mestruo se ne
separa per distil latione, percioche resta senza lo spirito et resta corpo di acqua morta.
Al l ' hora Egeria incomincia à piangere, incomincia à inhumidirsi. Ma Diana mettendosi la
notte a l l ' aria, la l una solvendola, la converte in fonte, la converte tutta i n l iquore. {fine della
c. 69v.)

Della sublimatione. co. 1 15.

Compita l a prima sol utione fisica assottigl iativa, si procede alle due solutioni
congiuntive per la compositione della medicina. La prima è quando due elementi, acqua et
aere overo tré : acqua, acre e fuoco passano per lambicco con aiuto del mestruo e si
preparano i due elementi che restano, fuoco e terra e s ' imbevono di due ò tré elementi e se
l i fissano addosso e dopoi si procede alla subl imatione del zol fo di natura. E' vero che
Raimondo fà passare tutti quattro gli elementi del meta l l o per lambicco e poi sopra l a
preparata terra, passata per l ambicco, fissa tré elementi e t à questo modo i l zolfo d i natura
riesce più sottile e fa la medicina di più alta proiettione e questo è quel lo ch'intende Geber
88 V I N C ENZO PERC OLLA

nel capitolo 64 del la summa, quando dice, studeas argentum vivum in commistione
superare et si per solum argentum vivum peificere poteris pretiosissima perfectionis
indagator eris et eius perfectionis quae natura vincit opus. 69 percioche quando la terra non
passa per lambicco meschia l ' argento vivo col . zolfo, intendendosi per argento vivo tutto
quello che passa per lambicco et per zol fo quel lo che non è passato; passando dunque ancor
-
la terra si tà media sostanza e si sublima tutta la mistione di zolfo di natura del l 'argento
vi vo, perc ioche come l 'argento vivo si sublima in bianchissima et l ucidissima sostanza,
cosi la seconda sol utione congiuntiva si tà dopoiche la sostanza del detto zolfo di natura
cavata del corpo che morto resta nel fondo del vaso subl imatorio, si fermenta con oro ò
argento, amalgamando con mercurio puri ficato per fare la medicina grande et a l l ' hora
solvendosi il corpo del mercurio perfetto si accuisce inseparabilmente con lo spirito del l ' ar­
/Jine della c. 70r.] gento vivo mediante quest'anima del zol fo di natura estratta dal corpo
dell ' immonda terrestreità, la qual mistione incerando poi con l 'oglio incerativo si conduce
alla perfettione del la medicina grande generale.

Della favola del lupo nella quale si contiene la sublimatione del zolfo di
natura dell 'oro. c o . 1 1 6.

Della subl imatione del zolfo di natura dell ' oro trattano nel la favola del l upo, nell a quale
si narra che la Vergine Astrea essendo stata costretta à partirsi dalla terra et andarsene in
Cielo, seppe Giove che nella terra si viveva in ogni sorte di mal itia, per la q ualcosa
pigl iando forma di huomo scese dal Cielo et venne à visi tar la terra et arrivato in Casa d i
Licaone R e d 'Arcadia, gli fù d a Licaone dato à mangiare un ostaggio c h e tenea d i Molosia
et vedendo Giove tanta crudeltà, accesa lasciando la casa di Licaone, se ne partì et Licaone
attonito e sbigottito se ne fuggì in una selva, dove fù trasmutato in l upo et per memoria de
si grande sceleragine fù posta in Cielo la figura del l upo, dove i l l uminato dal sole, fra le
al tre ste l l e l ucidissimo si mostra. Essendosi partita da terra la Vergine Astrea, q uesta
scienza, per la malitia deg l i huomini, sicome inteso hai dell a sua favola, nella terra s i
comettevano molte ribalderie, molte operationi sofistiche, che venendo à notitia d i Giove,
alla q uinta essenza vegetabile, fuoco depurato, è percio detto Giove, pigl iato forma di
huomo, animandosi con l a purissima sostanza del mercurio, discese à visi tar la terra de i
metal l i per compire i l vero Elissir. Và ad alloggiare col Ré d 'Arcadia, percioche q u i vi si
ritrova l a pietra inestingui- /.fine della c. 70v.] bile, essendo l ' oro pietra che nel fuoco non si
consuma. Licaone gli da à mangiare l ' ostaggio, i l sale armoniaco, col quale i l mercurio è
qui nta essenza vegetabile. Solve i metal l i . Dicesi ostaggio et securtà essendo vero ostaggio
et vera securtà della filosofica solutione. Dicesi esser di Molosia, à molendo, percioche si

69. "Studeas igitur in omnibus tuis operibus, Argentum vivum in commixtione superare, et
si per solum Argentum vivum perficere poteris, preciosissi mae perfectionis i ndagator eris, et
eius perfectionis, supra quam naturae vinci fopus", Caput VII: "De Veneris Essentia", in BCC, l ,
p . 543.
A U R I LOQ U I O 89

hà da triturare col corpo di meta llo che si hà da solverc. Giove vedendo questa crudeltà,
compita questa operatione, incende la casa di Licaone, mette il lambicco al calore dei ceneri
overo balneo per solversi. Partesi Giove di Casa di Licaone, passando il mercurio per
l ambicco et resta Licaone attonito et sbigottito, restando soluto i n forma di melaccio.
Fugge alla selva, passar facendosi per lambicco col mercurio vegetabile cavato dai i ' H i le et
selva de' fìlosofi ; d i venta lupo d i voratore mangiandosi e di vorandosi il suo corpo del la terra
i tré elementi: acqua, acre et fuoco. Per memoria del la sua crudeltà è pos to i n Cielo. Per l e
sudette s u e operationi si viene à sublimare i n zolfo d i natura, nella quale subl imatione
sag l i e da terra in Ciclo, sagliendo nel la parte superiore del la boccia, dove ricevendo il l ume
del sole, i l l ume rubicondissimo, oglio dell ' oro incerati vo, frà le al tre stelle, frà le al tre
medicine, l ucidissimo si dimostra ai veri et savij filosoti.

Della favola di Dafnide pastore Ideo, nella quale si contiene la


sublimatione del zolfo di natura del l ' oro. co. 1 17.

Di questa subl imatione s i tratta ancora nella favola d i Dafnide fig l i uolo d i Mercurio et
pastore Ideo, il quale essendo amato dall'altra ninfa Idea, fù da lei veduto amarne un'al tra et
con g i ungersi con lei, onde lo con vertì in pietra. Tal ia n i n fa Idea è la qui nta essenza
vegetabile del monte Cretense dove si ritrova di grandissima perfettione. Ama Dafnide
fi gli uolo di Mercurio, l'oro lì gl iuolo del l ' ar- {fine della c. 7/r.] gento v i vo, pastore Ideo,
fatto pastore commesti bile et potabile et si dice Ideo, per virtù del la detta Idea q ui nta
essenza, la qual vedendo che Dafnide ama un' altra n i n fa, che ama la media sostanza
del l ' argento v i vo volgare et si cong iunge con quella, lo converte in sasso del zol fo d i
natura.

Della favola di Celmo, nella quale il medesimo si contiene. C0• 1 1 8.

Il medesimo ri troverai nel l a favola di Celmo, il quale havendo nodrito Giove, g l i fù,
mentre era fanciul lo, oltremodo caro. Ma poi fatto grande lo convertì i n di amante per haver
detto che egli era mortale. Celmo nodri tore di Giove è l ' oro calcinato che nodrisce Giove,
lo ardente spiri to vegetabi l e quando l o fissa sopra di se. Essendo picciolo Giove ama
Celmo, ma fatto grande, ingrandito nell a fissione, dicendo Celmo ch'eg l i è mortale, che già
è fisso tutto q uello che s ' hà da fissare, lo converte nella bel l a pietra del l ucidissimo e
bianchissimo zolfo di natura, bianco risplendente come i l chiaro diamante.

Della favola del nascimento di Venere nella quale si contiene la natività


della terra foliata dell'oro. co. 1 1 9.

Nella favol a del nascimento della bel l issima Venere si contiene la nati v i tà del l a
bell issima terra fol i ata del l 'oro. Narrasi che Giove tagliò à Saturno suo padre con una falce
90 V I NC ENZO PERC OLLA

i genital i. Cadde i l sangue nel mare c del la spuma del mare e de.l sangue nacque Venere, la
quale ignuda và per il mare natando i n una conca et è fatta Dea del l ' amore. Per Giove
intendono l ' ardente et igneo spirito vegetabile. Si arma della falce del l a rossa terra fol iata
vegetabile, con la quale si arma nel l ' accuitione. [fine della c. 7/v.] A l l ' hora ritrova Saturno,
l ' oro fisicalmente calcjnato in color di piombo e perciò detto Saturno. E g l i tagl i a i
genitali, h1 virtù generativa riducendolo à prima materia de argento vivo d' argento vivo e di
zolfo d i zolfo. Cadde il sangue in mare, cadde la solutione nel mare del preparato argento
vivo volgare nell a sublimatione. Del l a spuma del mare, della spuma che sublima
dell ' argento v i vo e del sangue del l a solutione dell 'oro, nasce l a bel l issima Venere, la
bel lissima terra foliata. Nata ch'ella è, và ignuda nuotando i n una conca nel mare, percioche
in u n a boccia, i g n uda come nacque, si mette à conservar nel mare del balneo e Dea
d ' Amore, percioche in lei non si trova altro che amore et amicitia concordando con tutti gli
elementi. Con la terra fissa, con l ' acqua solvc, con il fuoco tinge, con l ' aere incera et è
quell a che fà amare et congiungere il corpo del l ' oro con i l spirito dell ' argento vivo nella
fermentalione.

DJ!Ila favola di Cirice711 nella quale si contiene la su blimatione


dell 'argento cavato dal ferro. C. 120.

Della sublimatione del zolfo di natura del l ' argento cavato dal ferro, si tratta nel la favola
di Circie. Narrasi che Cirie [sic] figl iuolo d i Lucifero sol l icitò di trovare il fratel lo, volle
andare a l l ' oracolo d ' Apoll i ne, ma dall a moglie Alcione fig liuola di Eolo fù ritenuto,
promettendogli poi di ritornare alla moglie infra due mesi. Lo lasciò andare. S' imbarca in
una Nave, la quale nel viaggio, dalla tempesta del mare fù sommersa et si sommerse ancora
Cirete. Nel sonno avvertila Alcione che il marito è morto, ne và al lito et veduto i l morto
marito, piangendo e sospirando, per la bontà di Giove è convertita in uccello del suo nome.
Và sopra il corpo del morto marito [fine della c. 72r. / et con suoi dolci baci lo fomenta i n
modo che nel maschio della sua spetie l o lrasmula. Tengono questi alcioni istinto naturale
di far nidi nel tempo della fortuna et schiudere i polli in tempo della quiete, percio che i
giorni quieti del mare, et senza fortuna, si chiamano i giorni del l i Alcioni. Circe7 1 figliuolo
di Lucifero è l 'argento che dall a parte lucida del ferro si cava e però figliuolo di Lucifero.
Sollicito di ritrovare l ' oro suo fratello vuole andar a ritrovar l ' Oracolo d' Apo l li ne, i l
mercurio del l ' oro, che oraco lo, parola del sole, s i domanda, col mezzo del q uale
fermentandosi i l suo zol fo di natura, ritrova l ' oro suo frate l l o generando oro nell a
proiettione. Ma Alcione figl iuolo [sic] d i Eolo, sua moglie, l a sostanza del l ' argento vivo
con l a quale adherisce quando si cava dal ferro, lo ritiene abbracciandosi con lui. Dicesi
questa sostanza esser figliuola d ' Eolo, percioche si hà d a far passare per lambicco per

70. Si potrebbe anche leggere: "Circie"; si tratta di Ceice, figlio di Lucifero (alias Eosforo o
Fosforo) e marito di Alcione.
7 1 . Si tratta di Ceice (v. nota alla c. precedente).
A U R I LOQU I O 91

conoscersi esser vero argento vivo c non sofisticato el per questo s i domanda fig l i uola di
Eolo, figl iuola del vento, nascendo dal vento nel la distil latione, promettendo però d i
ritornare infra due mesi alla operatione della subl imatione, ne l o lascia andare, appartandosi
l ' argento v i vo da questa sostanza et restando calcinata in minutissima polve. Imbarcati
Circie nella Nave, mettendosi nella terra bianca vegetabile e Lriturandosi con essa. Chiamasi
Nave per esser del legno del l' arbore filosofico. Viene la tempesta del mare, del mestruo
solu ti vo. Sommerge la nave et insieme Circie, solvendosi ambidue in l i q uore e di ciò
avi sata Alcione in sonno, q uando questa sostanza gia preparata et condensata nell a
subl i matione. E t a l l ' hora dorme stando quieta. Và a l t i to, alla operatione del mercurio
vegetabile con il quale si depura. A l l ' hora sospira et piange; sospira risol- [fine della
c. 72v. ] vendosi in aria et piange distillandosi in goccie et per l a bontà di Giove, del fuoco,
è convertita in uccello et ridotta alla sua media sostanza che vola subl imandosi, vola questo
uccello sopra il morto corpo di Circe congiungendosi con i suoi elementi nella fissione d i
q uel l i . Bac i a i l marito e t con i suoi baci mediante q uesta congiun tione Io risuscita
animando la materia in uccello di sua spetie in zolfo d i natura volatile et perche in tempo di
questi ucce l l i fanno i lor nidi innanzi si schiudono i pol li dei nuovi metalli perfetti, lo
artefi ce stà in gran travag li o et pensiero per la incertezza del l ' havcr à venire l ' opera alla
perfcuione vera. Questo tempo si chiama tempo di fortuna et cosi al contrario nati i pol l i
d e ' metalli perfetti, vedutosi l a proicllionc, stà i n tranq u i ll ità e t q uiete. S i chiamano i
giorni Jel l i A lcioni, giorni fel i d Jc l l a proiett ionc.

Della favola del Pastor di Puglia, nella quale si tratta della sublimatione
del zolfo di natura, del l ' imperfetto metallo. C. 121.

Sublimandosi ancora i l zol fo di natura dei metal li i mperfetti incerato con l ' og l io de
perfetti, produce i frutti secondo la natura dell 'oglio si come l ' o l i vastro sopra i l quale
inserendosi l ' oliva non produce più olivastri, ma perfette olive, secondo l a natura del ramo
inserto. Questo secreto si tratta nella favola del Pastore pugliese. Si narra che nella Regione
di Lavinia era un luogo ombroso d ' alberi che possedeva Pan figliuolo di Mercurio, dove
conservando le n i n fe , il Pastore di Puglia con parole le spaventò. Ma le ninfe del l a sua
audac ia vendicandosi {fine della c. 73r.] Io convertirono in oli vastro. La Regione di Lavinia è
l a prattica di q uesta scienza, detta Lavinia perche in essa si lavano et depurano tutti g l i
individui d e i minerali, vegetabil i et animal i. Il l uogo ombroso deg l i alberi è i l mercurio
vegetabile cavato dal hile et bosco de filosofi. Habita in questo l uogo Pan figliuolo d i
mercurio d e filosofi con i l quale s i cava. Vi habitano ancora l e n i n fe, v i habitano l e
di versità del le bel l e terre bianche fol i ate vegetab i l i e t animali che q uesto mercurio
acc u i scono. II Pastore di Pug l i a, il metal l o imperfetto calci nato secchissimo come la
Puglia, spaventa con parole queste ninfe, triturandolo col mercurio nel la sua solutione. Ma
esse solvendolo et sublimandolo in zol fo di natura lo convertono in olivastro. Chhtmasi
olivastro percioche sopra di lui si inserisce il ramo del mercurio, del metallo perfetto et
92 V I NC ENZO PERC OLLA

inserto. Produce frulli secondo la natura dell'i nserto ramo et non secondo quella che in lui
era prima.

Della favola degli Amati, nella quale si contiene la sublimatione di tutti


i zolfi dei metalli. co. 122.

Della sublimatione del zol fo di natura di tuili i corpi metall ici, si tralla nella favola
degli Amati popoli di Venere, i qual i havendo in uso sacrificare nel l ' altare di Giove i
forastieri, furono da Venere per questa sceleratezza convertiti in giovenchi. Gli amati popoli
di Venere sono gli amati mercurij che dalli amati l oro terre fol iate et preparate ricevono
l'accuitione quando insieme negli atti venerei si congiungono, li quali nel l 'altare di Giove,
nel lambicco, al tare del fuoco, sacrificano gli forastieri, i metalli et estranei della loro
natura. Ma Ve /fine della c. 73v. ] nere per questa sceleratezza, ma la solutione congiuntiva
-

per q uesta ultima operatione del la solutione assottigl ia, converteli in giovenchi, buovi
giovani , percioche aggiuntandosi al giogo coi buovi vecchi, con i metalli perfetti nell a
fermentatione arando i campi del l' argento vivo e dci ii imperfetti metal li, gli fanno produrre
bellissime biade d'oro e d' argento cl quelle continuamente moltiplicano.

Della favola di Esone, nella quale si contiene l a sublimatione del zolfo di


natura d eli ' oro et di tutti i metalli. co. 123.

Del la sublimatione del zol fo di natura dell'oro e di tutti i metall i loro prim a et
pross ima materia, si ragiona nel la favola di Esonc padre di Iasone. Dicesi che lasone pregò
Medea sua moglie che far volesse ringiovenir suo padre. Per compiacerlo raccolse molte
herbe et fiori di diverse regioni et simi lmente molti animali et pietre et quel l i cuocendo
insieme in un vaso n ' estrasse un liquore et postovi dentro un ramo secco, per rimenare i l
liquore, diventò subito verde et frutti fero et quel la parte d i liquore che cadde i n terra fece
ch'ella producesse subito fiori d' essa herba. Veduta Medea la perfettione del l i quore,
adormentato Esone, l'amazza et cavatogli il sangue vecchio gli infuse il nuovo con dello
liquore et à questo modo gli rendé la prima sua giovanezza. Questo vedendo Bacco pregò
Medea che ringiovenir facesse le sue nodrici et ella al medesimo modo fece quel le ritornare
giovani . lasone è il filosofo che vuoi fare che si ringiovenisca l ' oro vecchio suo padre che à
guisa di padre lo provede del necessario accioche ridotto à gioventù, à sua prima materia
prossima deii ' Eiissir lo possa mol- {fine della c. 74r. ] to più e meglio provedere chiamasi
Esone, che divoratore vuoi dire, percioche l 'oro divora ogni cosa. Prega la maga Medea sua
moglie, la pratica di questa scienza, maga naturale sua moglie, con la quale si è sposata,
che gli lo riduca. La pratica, per compiacerlo, cerca diverse herbe et fiori, animali e pietre,
cerca gli individui minerali, vegetabili et animal i e di quelli nel fuoco compone il liquore
del m estruo solutivo triturandolo con il ramo secco del l ' argento vivo sublim ato et
diseccato. Si converte in ramo verde et fruttifero, si riduce à prima materia et fassi
A U R I LOQ U I O 93

frutti fero, percioche all' hora è il seme piccino che dà i frutti della moltiplicatione. Quel che
cade in terra, nella terra dell'oro calcinato, tà che la terra produca florida herba, solvendosi la
terra dell'oro et acquistando la virtù vegetativa. All ' hora Medea che vede la perfettione del
liquore, fà addormentare Esone nel balneo, meuendolo al dolce sonno della putrefattione.
Ammazzalo cavandogli i l sangue vecchio, il suo mercurio essuberato per la distillatione et
in l uogo di questo sangue vecchio gli infonde il nuovo. Con liquore gli fissa i l detto
mestruo m isto m inerale vegetabi le et animale et fal lo, sublimandolo, ringiovenire. Lo
riduce alla prima materia prossima ch'era i nanzi che fosse metallo et prim a materia
prossima dei i ' Eiissire. Il che vedendo Bacco, il zolfo di natura del vino, il quale è nodrito
nella trituratione delle terre degli altri metal l i , prega Medea, la detta pratica, che al
medesimo modo ringiovenir faccia queste sue nodrici. Et Medea al medesimo modo cavando
loro i l sangue vecchio et infondendo loro del liquore, l i torna giovani, li riduce alla prima
materia prossima dei metall i et deii 'Eiissir. [fine della c. 74v.]

Della rubificatione. co. 1 24.

Dopo' la subl imatione del zolfo di natura, quando si vuoi procedere alla medicina rossa
et i l zolfo di natura è fatto della terra del l'oro e del l' elemento dell'acqua overo del le terre
dell ' oro et del l ' argento e degli elementi acquei, ambidue è bisogno rubificarsi prima che si
fermentino et si fa�cia la seconda solutione et questo accioche la parte aerea del fuoco che
non se gli è fisso nella sublimatione se gli fissi addosso nella rubificatione et à questo
modo si congiungono insieme tutti i quattro elementi del metallo perfetto. E' più lodato
questo modo, percioche si congiungono questi due elementi in tempo che la terra del
metallo perfetto è sottilissima essendo sublimata et separata dalla sua metallica terrestreità.

Della favola di Anchise, nella quale si contiene questa rubificatione.


C0• 125.

Contiensi questa rubilìcatione nella favola d' Anchise, il quale sendo habitatore di grotte
tù da Venere sommamente amato et congiungendosi con lui ne nacque il valoroso Enea, che
nel l ' i ncendio di Troia sopra le sue spalle salva il padre dal fuoco. Anchisc habitator delle
grotte è il mercurio dell'oro essuberato, che passando dal lambicco nel recipiente habita
nelle grotte de i recipienti. E' amato da Venere, dalla terra calcinata de metall i perfetti, la
q uale sendo diseccata et arrida, desidera molto il coito del suo mercurio essuberato.
Congiungesi con lei Anchise et fassi il coito quando i l suo elemento acqueo si fissa sopra
la detta terra. Nasce Enea da Venere, nascendo i l zolfo di natura nella sublimatione, i l quale
havendosi à rubificare nel l' incendio di Troia, nel forte fuoco della subl imatione, salva i l
padre sopra le spalle sue /fine della c. 75r. / sopra d i se ricevendo i l detto mercurio essuberato
et sublimandosi et ascendendo nei lati del vaso sublimatorio col mercurio addosso, Io salva
dal l ' incendio del fuoco restando rubificato.
94 V I N C ENZO PERCOLLA

Della favola di Peridimeno, nella 'lualc si contiene il medesimo. C0• 126.

Questa rubificatione anche ri troverai nel la favola di Peridimeno dove si narra che
havendo Peridimeno havuta podestà da Nettunno di potersi in varie forme trasformare,
venne à com battere con Hercole et cosi trasformandosi combatté. Per iscampare
ultimamente dalle mani d' Hercole si mutò in aquila, ma non però gli riuscì il suo pensiero,
percioche HercQie con le sue saette lo ferì et ammazzollo. Peridimeno è l 'oro, che da
Nettunno, dal l ' argento vi vo, acquista podestà di potersi in varie forme trasformare,
amalgamandosi con lui e rompendosi in minutissimi atomi nella calcinatione volgare et
varie e di versi colori nella calcinatione fisica. Viene à combattere con Hercole, viene nella
solu tione à combattere col m ercurio vegetabile fig liuolo di Giove, del fuoco, e di
Alchmena, della lunaria. Si trasforma in varie forme, in tutte le forme che si veggono dell a
solutione fino alla subli matione i n cui si trasforma in aquila, nella terra foliata del zolfo di
natura. Dicesi aquila per esser l ' uccello d' Hermete et uccello che dal real corpo del l'oro
procede. A l l ' hora Hercol e vedendo l ' uccello, lo fere con le saette, con le gocciole del
mercurio del l 'oro et ru bificandolo l ' ammazza privandolo del suo bianchissimo et
risplendente colore. [fine della c . 75v. /

Della favola di Crati et Simbari fiumi di Puglia nella quale si


contiene il medesimo. Cap0• 127.

Rubificandosi anchora il zol fo di natura col mercurio del ferro, il quale si come dice
Gebro nel capitolo nono De investigatione perfectionis, mirabilmente augumenta il colore
deii ' Eiissir.72 Finsero gli antichi Filosoti che in Puglia sono due fiumi che fanno i capelli
di color d'oro Crati et Simbari. l capelli sono i zolfi di natura de metalli, percioche in q uelli
si veggiono sottilissimi fili aguisa di capelli. Questi si tingono in color d' oro con le acque
di questi due mercurij, fiumi della secca Puglia, fiumi di questa calorosa et secca pratica et
con q uesta rubificatione diventando i zol fi di colore aureo tingono maggiormente gli
Elissiri. Questi aurei capelli sono i capelli che tingono i metalli et non sono cape l l i
del l ' huomo quei che tingono i n color d'oro come credono alcuni scioccamente e t quando i
Filosofi parlano dei capelli, intendono di questi zolfi, capelli d' oro et capelli rubitìcati con
l ' acque di Crati e di Simbari.

Della favola della morte d' Achille, nella q uale si tratta della seconda
solutione congiuntiva detta fermentatione. C0• 1 28.

Rubificato il zol fo di natura dci perfetti metal li si hà da fermentare con lo corpo


dell 'oro, vero fermento, amalgamandosi con lo argento vivo purificato et fassi la seconda

72. "Solutum honora. aquam videlicet sulfuris fixi, mirabi l iter colorem Elixiris augmen­
tantem", Geberi Arabi.f Philosophi solertissimi [. . . ] de lnvestigatione perfectionis, cit., Cap .

IX: "De praeparatione Martis", in V AA, p. 1 1 6.


A UR J LOQUJ O 95

solutione del corpo dell' oro congiuntiva, della quale trattorono gli antichi nella l'avola della
morte di Achille, dicendo che Nettunno sdegnato con Achil le, per havergli ammazzato
Cigno suo figliuolo, pregò Apol line che non permettesse che Achi lle vi vesse piu. Apolline
à prieghi di Nettunno viene al campo et indrizza le saette di Paride contra {fine della c . 76r.]
Achil le, dimodo che restò morto. Cigno tigli uolo di Nettunno è il zolfo di natura figliuolo
del l ' argento v i vo, percioche senza lui non si può sublimare. Viene Achil l e i l
sanguinolente, i l mercurio essuberato rubicond issimo del l ' oro e t ammazza Cigno
rubificandolo et fissandolo. Per la qualcosa Nettunno, l ' argento vivo, prega Apolline, i l
corpo dell'oro amalgamandosi con lui, che non permetta vivere Achille, i l zolfo rubificato.
Apolline, il corpo del l'oro, indrizza la saetta di Paride, il bastoncino del l ' arte, fece nella
trituratione della detta amalgama con zolfo, talche resta morto il rossore del la detta
amalgama et à questo modo il corpo del metallo resta soluto et lo spirito dell ' argento vivo
fisso, mediante l ' anima di questa sostanza del zolfo di natura cavata dal morto corpo della
terra dannata.

Della favola dell'incesto di Giove, nella quale anche si contiene


la fe rmentatione. co. 129.

Della fermentatione si tratta anche nella favola del l ' i ncesto di Giove et si dice che
Giove innamorato di Cerere generò Proserpina et che dopoi inamorato della figliuola, per
congiungersi con lei si trasformò in serpe et in tal forma godé di lei. Giove innamorato di
Cerere è l ' oro fisicalmente calcin ato di color di stagno et perciò detto Giove. S ' innamora di
Cerere, del la bella terra foliata di Pane, congiungendosi con Cerere nella fiOlutione. Genera
Proserpina la bella terra foliata dell'oro. S ' inamora della figliuola et per goderla si trasforma
in serpe, si cuopre del l 'argento vivo et all' hora fermentandoli si congiunge con la detta terra
foliata dell 'oro et cornette lo incesto cuoprendo questa operatione della fermentatione.

Della favola di Stelles, nella quale [fine della c. 76v. ] si contiene


il medesimo. co 130.

Questa fermentatione ritroverai anche inclusa nella favola di Stelles nella quale si narra
che andando Cerere per il mondo cercando Proserpina sua figliuola, fatigata dal calore,
hebbe sete e tanto avidamente bevé che Stelles giovanetto se ne rise. Per l a qual cosa Cerere
buttandogli addosso la bevanda, lo convertì i n steli ione. Cerere è la terra dell'oro che và per
il mondo, per le strade deli ' Ei issir, detto m inor mondo. Và à ritrovar Proserpina sua
figliuola, la pietra dc Filosofi, sua figliuola fatigata dal calore discccata nel la calcinatione.
Hà sete, beve avidamente, amalgamandosi con l ' argento vivo. Vedela Stelles giovanetto, il
zolfo di natura del l ' oro, detto infante � Al legrasi et ride, rubitìcandosi. Ma Cerere gli butta
addosso la bevanda del l ' amalgama et fermentandolo lo converte in stellione, percioche
96 V I NC E NZO PER C OLLA

aggiuntandosi il bianco del l'amalgama col zol fo di natura rubificato, si macchia tutto di
stel le et si dice anche stcll ione, perciochc si nodriscc della rugiada, nod·rendosi nella
seguente operatione del l'oglio i ncerativo, che come la rugiada si circola.

Della inceratione. C0• 131.

Compita l 'operatione della fermen tatione, si procede alla inceratione, i ncerandosi la


mistione col mercurio dell ' oglio fisso del metallo perfetto, overo della marchasita, perche
nel la fcrmentatione si hà tante volte da subli mare, finche resti fissa et non subl imi più et
non havendo ingresso nei metalli et nell ' argento vivo per la sua fissione e durezza s ' incera
questa materia con i detti ogl i, accioche per I'humidità di quel l i se gli introduca una
l iquefattione à modo di cera, medi ante la quale [fine della c . 77r. ] hà ingresso et
congiungendosi coi metal l i imperfetti et con l' argento vivo, li converte in oro ò in argento,
secondo che sarà stata la preparatione.

Della favola della cetra, nella quale si contiene


la inceratione. C0• 132.

Di questa inceratione trattarono nella favola del la Cetra di Mercurio et d issero


ch' essendosi congiunti in amicitia Mercurio et Apoll ine, gli donò Mercurio una bella Cetra
ch'egli havea fatta. Et Apoll ine che di venuto era Pastore lasciando la zampogna,
i ncominciò con quella soavemente à sonare. Mercurio che si congiunge in amicitia con
Apolline, è il mercurio quando si amalgama con l'oro; Mercurio al l ' hora gli dona la bel la
Cetra fatta da lui, la terra foliata del l ' oro che per lui si sublima, Cetra sonorissima,
percioche in lei si ritrovano le quattro voci, i quattro elementi accordatissimi et perciò detta
sale annoniaco. Et si fà la fermentatione et Apol line fatto pastore, l' oro fatto oglio potabi le
et incerati vo, l ascia l a zampoglia, la distillatione del l ambicco. Suona questa cetra
soavemente incerandola à goccia à goccia et convertendol a in perfetta medicina et pietra de
Filosofi .

Della favola del Delfino nella quale i l medesimo


si contiene. co. 133.

Trattasi ancora del la detta inccrationc nella favola del Del fino, dicendo ché Arione,
musico ecce llentissimo, havcndo seco molte ricchezze et ritrovandosi sopra una nave nel
mare di Trinacria, trattarono i suoi servidori di ammazzarlo et guadagnare le ricchezze et lo
buttarono perciò in mare. Ma ritrovandosi qui vi un Delfino, che venuto era alla dolcezza del
{fine della c. 77v. ] suono, ricevendolo sopra di lui, lo portò in terra à sal vamento et per
memoria d i cosi notabil successo, fù posto questo Del fino nel Cielo per una delle celesti
imagi ni. Arione eccellentissimo musico è il zolfo di natura dei metalli. Dicesi esser m usico
A UR I LOQ U I O 97

ccccl lcnlissimo, pcrciochc tiene in se la concordanza dci quallro clementi. E per questo è
dello anchora sale armoniaco. Ritrovasi nel mare di Trinacria sopra la nave, quando nel
balneo Maria, nella nave del la boccia, dove si conserva, si ritrova. Chiamasi questo balneo
Mariae mare della Trinacria, prallica di questa scienza detta Trinacria, per le sue vie
principali, minerali, vegetabi li el animali . I suoi servidori sono gli artefici che lo vogliono
uccidere per guadagnare le sue ricchezze, le ricchezze dello Elissir che in potenza tiene e
percio lo gettano in mare della amalgama dell ' argento vivo. Viene i l Delfino che questa
armonia seguita, l ' oglio et mercurio incerativo, che seguita I' operatione del zolfo di natura
ricevendolo sù le spalle, congiungendosi con Arione, lo porta in terra à salvamento,
conducendolo alla vera perfettione. Et perche mediante questa operatione questo oglio et
mercurio incerativo diventa Elissir perfetto. E' posto ·nel Cielo, è fatto qui nta essenza et
una delle celesti imagini, una delle celesti medicine.

Della favola della resurretione di Pelope, nella quale si contiene la


inceratione. co. 134.

Nella favola della resurrellione di Pelopc si contiene questa inceraLionc. Narrasi che
Tanlalo havcndo generalo Pelopc, per esperimentare la divina sapienza, lo ammazzò. Và
l ' anima all 'Inferno et lui cuoce il corpo e lo dà à mangiare al li Dci, dei quali sol Cerere
mangiò la spalla deslra. /jine della c. 78r. / Ma per la bonla loro è ristorata à Pelope la spalla
d ' avorio et è mandato Mercurio al l ' inferno per l'anima et portata et infusalagli nel corpo,
risuscita. Tan taio che genera il figliuolo· Pelope, è il mercurio de Fi losofi , che l ' oro de
fi losofi genera, riducendolo à prima materia d' argento vivo e di zolfo. Di zolfo, redutto che
l ' hà, l ' amazza quando ne cava l ' anima dell'oro solulo. Và questo mercurio e quest'anima
all ' in ferno à conservarsi nel fuoco. Cuoce il corpo degli elementi, che restarono superati
nel la sua preparalione. Dal lo à mangiare alli Dei, lo dà à mangiare à Netlunno nella
imbibilione, che si là con lo elemento dell'acqua et non lo mangia. Dallo à mangiare à
Giunone, all ' elemento del l'acre, imbibendolo con quello c non lo mangia. Dallo à mangiare
à Giove allo elemento del fuoco et non lo mangia, tutti lo conservano. Ma Cerere la virtù
aerea della sublimatione, che là che la terra germ ini, gli mangia la spalla destra, la forte
terrestreità che Io tenea in natura metallica, sublimandosi senza questa terrestreilà in zolfo di
natura. Al l'hora gli rende questa terreslreità metal lica d'avorio dell'amalgama bianca dell 'oro
amal gamato con argento vivo, fermentandolo il corpo di Pelope, i l zolfo di natura. Et si
manda Mercurio al l ' i nferno et si sublima mercurio et purificasi cavandoli la sua media
sostanza. Et piglia l ' anima di Pelope, mercurio essuberato detto anima et fissandola i n
oglio incerativo, l ' i nfonde al corpo d i Pelope incerando; e t all' hora risuscita Pelope morto,
l'oro morto in Elissir perfettissimo.
98 V I N C E NZO PERCOLLA

Della fa vola d ' H ippodamia, nella quale si contiene l 'i nceratione.


C0• 135. [fine della c. 78v. }

Di questa operatione dcll'i nceratione si tratta nella favola d'Hippodamia et si dice che
Enomao Re di Lidia generò Hipodam ia et sendogli stato predetto dall' Oracolo che dal
genero dovca essere ucciso, ordinò che colui fosse suo genero et hereditasse il suo Regno
che lo superasse nel corso et che venendo à questa prova superato restasse, fosse da l u i
morto. Molti vi vennero e t n o n l ' havendo vinto v i rimasero estinti. Venne all ' impresa
Pelope ch'havea la spalla et il braccio destro d' avorio et corrotto con promesse Mertilio
auriga d' Enomao, fece si che posti al carro gli assi deboli, nel corso cadde Enomao et si
morì, et passando innanzi , Pelope si maritò con Hipodamia et hereditò i l Regno. E nomao
Re d'Eiidia è i l mercurio del l ' oro, Ré per esser estratto dal real corpo del l ' oro, dicesi
d'Eiidia, ab elido elidis, che vuoi dire abbattere, perciò che egli è colui ch'abbatte gli spiriti
fissandogl i , come dice Gebro nella Somma nel capitolo De auro, Cum ipso fragnatur
spiritus magno ingenio quod non pervenit ad artificem dare cervicis et pectoris. 1� Costui
genera della sua terra Hipodamia, la terra t'oliata dell'oro. E gli è stato predetto dall' Oracolo,
dalla scrittura di questa scienza, che sarà morto dal genero, percioche l ' argento vivo s'hà da
congiungere con questa terra l'o liata. L'hà da ammazzare nel l ' inceratione, egli dopo' l' haver
superato et fissato molti spiriti. Nel corso, venne al conflitto del correre con Pelope c ' hà la
spalla et il bracc io destro d'avorio, con l ' argento vivo, c'hà la sua media sostanza spalla et
braccio destro donde procede la sua fortezza, di avorio, del splendore eburneo. Costui
corrompe Mirtilio auriga, che conduce il carro dei gemini, intesi per li due ca- [fine della
c. 79r. } val l i con promissione de ll' Elissir perfetto. Mirti lio mette al carro gli assi debilis,

il zol fo et il mercurio del l ' arbore filosofico. Debole, assottigliati et purificati corrono
insieme nel magistero del la circolatione per compirsi l ' oglio incerativo. Con li assi d i
legno, del mercurio vegetabile accuito con i l zolfo. S i rompono nella circolatione. Cade
Enomao dal le teste di gemini et muore fissandosi in ogl io incerativo. All 'hora Pelope, i l
detto argento vivo, s i marita con Hipodamia, con l a detta terra foliata dell'oro incerandola,
et ottiene il Regno d 'Eiid ia, la podestà di abbattere et separare l a imperfetta et adustibile
sol f'oreità del li metalli imperfetti et convertirli in perfetlissimo oro.

Della favola di Alchate, nella quale si contiene la inceratione. C0• 136.

Del la inceratione si tratta di più nella favola di Alchate et si dice che il Ré Megaro
figliuolo del sole havendo generato un figliuolo et una tìgl iuola, venne un leone e divorò il
figli uolo. Et egli promise per moglie la figliuola e ' l Regno à colui ch' ammazzasse i l

73. Cum ipso simi liter commiscentur spiritus, et figuntur per ipsum, maximo ingenio,
"

quod non pervenit ad artiricem durae cervicis.", Cap. XVII: "De Sole", in BCC, l , p. 528; parole
pressoché simili ricorrono anche in un passo di Arnaldo de Vil lanova, v. in proposito i l suo
"Rosarius Philosophorum", Cap. V: "Quod argentum vivum continet in se sulfur suum", in VAA,
p. 39.
A U R I LOQ U I O 99

leone. Questo inteso da Alchale, che ammazzato havea il fratello, fù à ritrovar Megaro et
poi andò ad ammazzare il leone et ammazzandolo hebbe la figliuola et il Regno di Megaro.
Megaro figliolo del sole è l ' oro calcinato, figliuolo d'oro havendo generato un figliuolo et
una figliuola, il zolfo di natura e l ' acqua mercuriale incerativa. Viene il leone, il mercurio
del ferro, mercurio rubificante et rubificando il zolfo l'ammazza. Viene Alchate, i l mercurio
volgare che hà ucciso il fratello, c'hà ucciso il vitriolo et s ' è purificato con lui et ritrova
Megaro, l ' oro calci nato et con esso si amalgama. Và et ammazza il leone, fermen- {fine
della c. 79v. ] tandolo. All ' bora se gli dà per moglie l a figliuola di Megaro, l'acqua incerativa
dell' oro et i ncerandosi in perfetto Elissir ottiene i l Regno di Megaro, ottiene il regno
dell'oro fatto per arte.

Della favola del Pellicano nella quale si contiene il medesimo. C0• 137.

Di più ritroverai occolta questa inceratione nella favola del Pellicano nella quale si dice
che il Pellicano è un uccello che nasce nella solitudine del Nilo et che quando lascia i polli
nel nido, andando alle rive del fiume à procacciar loro il cibo, và il serpente al nido e gli
uccide et egl i si cava il proprio sangue e con quello bagnando i proprij tigli morti, gli
ritorna in vita. Il Pell icano uccello nasce nel la solitudine del Nilo: è l ' oro ridotto à prima
materia d' argento vivo che nasce nella solitudine, nella secretezza del balneo, dove si riduce
à prima materia et si fa uccello doventando volatile. Genera nel nido del vaso sublimatorio i
suoi polli, quando genera il suo zolfo di natura in più e di versi pezzi che per tutto i l nido
del vaso si veggono et questi sono gli uccelli di Hermete, mentre che egli và à procurar loro
il cibo al Nilo, mentre eh' egl i và alla putrefattione nel balneo per dare il cibo à i suoi pol li.
,
Và il serpe al nido, l' argento vivo amal gamato con oro. Egli li ammazza, fermentandoli.
All'bora ritornando il Pellicano dal la pu lrefattione et vedendo morti i Pellicanotti dal
serpente fermentato, vedendo il zol fo di natura, si cava il sangue del suo mercurio
essuberato et bagnando i Pellicanoui morti con le gocciole del sangue suo, incerandoli à
goccia à goccia, ritorna in vita, nella vita del perfetto Elissire.

Della Perifeta nella quale si contiene la inceratione della media sostanza


dell 'argento vivo. C0• 138. {fine della c. BOr. ]

Della inceratione della media sostanza del l'argento vivo si tratta nella favola di Perifeta
figliuolo di Vulcano, il qual ammazzando gli ospiti che in Epidauro venivano, con la mazza
fù ucciso da Theseo il llavo et fù fatta sicura la Regione Epidauria. Perifela figliuolo di
Vulcano è l ' argento vivo de' Filosotì, cavato dall a sostanza dell' argento vivo volgare e dal
filosofo è detto Vulcano, perche spera 'hel fuoco et perc iò anchor suo figliuolo come
l ' insegna Gebro nel capitolo XXVIIII della Somma, quando dice, Consideratio pura
substantia argenti vivi est materia qua ex materia illius assumpsit originem et ex illa creata
est; non est autem argellfum vivum in natura sua, nec in tota sua substa11tia sed est pars
1 00 V I N C ENZO PER C O LLA

illius, 74 pcrcioche il Filosofo ne cava il buono et il perfetto et getta via la parte terrestre et
infiammabile. Questi con la mazza del l ' acqua secca vegetabile, mazza di legno dell 'arbore
filosofico, amazza gli ospiti et i metal li et che vanno in Epidauro alla generatione dell ' oro,
percioche Epidaurum si dice da epi, che manifesto significa et aurum, oro. E gli ammazza
con detta mazza quando la piglia nelle mani quando l 'anima et percuote con quella tutti i
metall i solvendoli i n mercurio. All'hora viene Theseo il tlavo, il flavo mercurio essuberato
dell ' oro et ammazza Perifeta, questo puro et fisso argento v ivo, rubificandoli et
convertendoli in Elissir perfetto. Et morto Perifeta si rende sicura Epidauro agl i ospiti,
percioche all' hora tutti i metalli habitano sicuramente in Epidauro, in manifesto oro
verissimo.

Della moltiplicatione deii'Eiiss i r. C0• 139.

Compita la incerationc si procede alla moltiplicatione così in [fine della c. BOv. ]


quantità come in bontà et fassi questa moltiplicatione con diversi modi et con di verse
spetie. Fassi con tutti gli mercurij et mestrui solutivi, con tutti li zolfi di natura; con tutti
li mercurij essuberati dci metalli, fassi con argento vivo volgare et I ' Eii ssir rosso si
moltiplica con lo Elisir bianco. Trà queste moltiplicationi vi è di fferenza: alcune spetie
moltiplicano I ' Eiissir in quantità, alcune altre se bene lo moltipl icano in quantità, lo
dimin uiscono di bontà. Moltipl icasi lo Elissir di bontà quando essendo soluto senza
aggiungervi altre spetie si congela et si sol ve finche più non si può congel are et all' hora è
moltiplicato i n tutta quella bontà ch'egli moltipl icar si può. Et quando I'Ei issir serà i n
pietra fusibile solvendosi in oglio e t dopoi congelandosi un' altra volta in pietra, s i
moltiplica i n bontà e t questa moltipl icatione i n bontà che si fà per la solutione et
congelatione è certa et determinata, pcrcioche ogni volta che si congela et sol ve, overo si
solve et congela cresce la sua bontà in proportione di colpa, per modo che se lo El issir
faceva la proiettione d' un' oncia sopra un' altr'oncia di metallo imperfetto, overo di .argento
vivo, la farà sopra diece. Et se un' altra volta si solverà et congelerà al medesimo modo, farà
la proiettione di una parte sopra cento. Et se un' altra volta la farà d'una parte sopra mille et
cosi s 'anderà moltiplicando finche piu congelar non si possa. Ma l ' altra che si tà in quantità
con aggiungervi le sopradette spetie, non hà regola certa, percioche mancherà di bontà et
non mancherà secondo la qualità et quantità del le spetie et del la digestione del fuoco et
augumenterà parimente nella sua bontà quando I ' Eiissir rosso che solamente fà la
proiettione sopra argento v ivo si moltiplicherà sopra I'Eiissir bianco et sopra i {fine della

74. "Consideratio vero rei , quae ultimo perfi cit, est consideratio electi onis purae
substantiae Argenti vivi, et est Medicina, quae ex materia il lius assumpsit originem, et ex illa
creata est. Non est autem ista medicina Argentum vivum i n sui natura, nec in tota substantia, sed
fui t pars illius." (è nel proemio al secondo l ibro e non come dice l 'Autore il cap. 29°), in BCC, l,
p. 530; queste parole ricorrono pressoché uguali in un passo di Arnaldo de Vil lanova, v. in
proposito il suo Rosarius Philosophorum, lib. l, cap. VII: "Ex quibus extrahitur lapis philoso­
phicus", in V AA, p. 40.
A UR I LOQ U I O IOI

c. Blr.] zolfi di natura dei metalli, percioche al l ' hora non solamente i n quan tità s i
moltipl icherà, m a i n bontà, percioche farà l a proiettione sopra tutto quel lo che faceva
I 'Eiissir bianco quando sopra lo Elissir bianco serà moltipl icato et sopra tutti i metalli
quando sopra il zolfo di natura dell'oro ò sopra il zolfo d i natura dell'oro et argento serà
mol tipl icato, quando sopra il zol fo di natura dell ' argento cavato dal ferro. Ma quando si
mol tiplicarà sopra i l zolfo dell i allri metal li, farà la proiettionee di più sopra il metallo del
quale serà composto il zolfo di natura.

Della fa vola della H ieria/� nella quale si contiene il medesimo della


moltiplicatione. co. 140.

Compita la medicina per la inceratione, sogliono i Filosofi conservare la medesima


quantità in questo modo: mettono la medicina in un lentissimo fuoco di polvere di carbone
overo di secatura d i legna cavandone una ò duodecima parte per fare la proiettione et
suppl iscono il peso che n ' hanno cavato con alcuna delle sopradette spetie con le quali s i
moltipl ica. E t compita u n a rivolutione del l ' u na reiterano a l medes imo modo l a
moltipl icatione, dimanicra che fanno quasi una perpetua miniera. Et questo modo d i
mollipl icare fù occollato nella favola della Hiera dicendo ch'ella è un animale che fatto che
hà l ' officio di femina per un anno, finito quello, lo fà di maschio et à questa guisa usa
servirsi del sesso scambievolmente. Favoleggiano anchora ch'ella è animale ch'inganna con
la sua voce gli huomini et gli uccide el che genera una pietra, che chi la porta sotto l a
l ingua s i fà indovino. La Hiera è questa medicina, l a quale quando fà l a proiettione, fà
l' offitio di femina patiente, peroche nel la proiettione ella si trasmuta in metallo et i n quello
patisce. [fine della c. 8/v. ] Ma finito l ' anno sopra l ' anno et rivolutione lunare, che è i l
mese, diventa maschio agente. Mentre che age in convertire i n sua natura l a quantità che se
gliè posta per fare la moltiplicatione, dipoi ritorna femina, ritorna dalla proiettione et poi
maschio nella moltipl icatione et in questa foggia è femina e maschio, scambievolmente è
animale che con la sua voce inganna gli huomini et gli uccide ingannando gli i nquisitori,
che morti et sepolti restano nel l i travagli et nelle miserie quando non sanno conoscere la
sua voce. Genera la pietra del l'oro, facendo la proiettione che chi la tiene sotto la l ingua,
colui che la tiene secreta e non la publica è lilosofo, indovino, vero intell igente delle favole
et enigmi.

Della via della Conversione delli Elementi. c o. 141.

La via della conversione degli Elementi chiamano i Filosofi quando il metallo s i fà


terra per la calcinatione, acqua per la solutione, acre per la sublimatione, fuoco per la
inceratione, perche convertito il metallo perfetlo in Elissir bruciando all ' hora il suo
praticare ben disposto, lo converte i n sua natura d' oro come fà il fuoco di legno et di ogni

75. Trullasi della iena.


1 02 V I N C ENZO PERC OLLA

ben disposto patiente et quinta essenza per la moltipl icatione poiche per quella si fà
incorrottibile et dopoi ritorna oro come prima nella proiettione. Et à questo modo l ' oro
sagliendo in Cielo et ritornando in terra si circola et questa via s ' i ntenda quando non si
separano gli elementi del metallo soluto, perche all'ora si entra nella via della separatione
de gli elementi, via di più alta proiettione.

Della favola deii'Hermafrodita nella quale il medesimo si contiene.


co. 142.

D i questa moltipl icatione s i tratta ancor nella favola dell' Hermafrodita fingendosi che
dando luogo Venere à Mercurio à gli amo- {fine della c. 82r.] rosi diletti, ne nacque un
bellissimo giovane, del quale i nnamoratasi Salmace ni nfa al tempo che i l giovane nell a sua
fonte entrò à lavarsi, l' abbracciò strettamente per adempire il suo desiderio. Ma ricusando il
giovane, Salmace pregò Giove à far d ' ambidue loro u n corpo stesso et cosi fù fatto,
)asciandovi non dimeno il sesso intiero cosi del l ' uno come dell ' al tro, onde ne fù chiamata
Hermofrodita, ch'è maschio et femina vuoi dire. Quello Hermofrodita ottiene da Mercurio et
Venere suoi parenti, perche si conservasse questa spetie di Hermofrodita che chiunque
entrasse in quel fonte hermofrodita di ventasse. Per Venere s ' intende la terra et il metallo
calcinato, la quale per la siccità che nella calcinationc acquista diventa lasciva et venerea,
desiderosa del l'humido del mercurio et percio si congiunge l ' amato mercurio dei filosofi con
la amata Venere, dalla qual congiuntione nasce il bellissimo giovane, il zolfo di natura, si
mette nel balneo Maria fonte di Sal mace ninfa, fonte dell 'oglio incerativo, nel quale
solvendosi dopo la congelatione, riceve la sua perfettione. Entra Salmace ancor ella nel
balneo et abbracc ia il giovane, penetra il zolfo distendendosi sopra quello, ma non si fà
perciò la vera congiuntione, resistendo il giovane, i l zolfo nell ' humidilà del balneo. Prega
_
adunque Salmace Giove, il fuoco secco dei Ceneri, la congiunga con il giovane in un sol
corpo et l ' è conceduto, percioche diseccandosi il zolfo, si fà del zolfo del l ' argento un corpo
stesso di perfetto Elissir. Ritiene questo Elissir l ' uno et l ' altro sesso, essendo femina
patiente per la virtù che tiene di fare la proiettione e maschio agente per la virtù della
moltiplicatione con le sudette spetie. Questo hermofrodita priega Mercurio suo padre,
dissol vendosi in mercurio et Venere la sua ma- [fine della c. 82v.] dre, la siccità, conge­
landosi in zolfo finche resta in fonte et non si può congelar più, moltiplicatosi in bontà in
tutto quello che si è potuto moltiplicare, perche si conservi la spetie dell ' hermofrodita che
non venghi à mancare mai per la proiettione che chi unque in questo fonte en trerà
hermofrodita diventi e gli è concesso et tutte le dette spetie che di mano in mano entrano in
questa fonte di questa miniera, supplendosi la parte che se ne cava per la proiettione, diventi
Elissir perfetto con l ' uno et l' altro sesso, con la potenza di far proiettione et, con quella, del
moltipl icarsi continuamente.
A U R I LOQUI O 1 03

Della favola di Titio nella quale si contiene il medesimo. C0• 143.

Questa parimente si contiene nella favola di Titio. Narrasi che havendo Giove fatta
gravida Elira figliuola di Orci meno Fiume, l ' ascose nella terra per timor di Giunone.
Partorl Elira et nacque Titio Gigante grandissimo. Et perche fù la madre ascosa nella terra,
si disse esser figliuolo della terra. Questi fatto grande et facendo violenza à Latona madre di
Apolli ne fù dalle sue saette percosso et rilegato anco n eli' inferno dove gli avoltori
continuamente gli divorano il fegato et perche serà sempre in pena, il fegato divorato se gli
riproduce di nuovo et con quello nodrisce continuamente gli avoltori. Giove è l ' ardente et
igneo spirito dell ' arbore filosofico. Fà di se gravida Elira figliuola del fiume, l a terra
dell ' urina quale hà figura di fiume quando la sublima e converte coi suoi spiriti i n terra
foliata. Egli la occulta in terra, nella terra e calce dell'oro e nella terra dei ceneri per tema di
Giunone, per tema del l ' aria, che Giunone significa, non impedisca l a solutione et
sublimatione del zolfo di natura che il feto che tiene in se venuto il tempo del ljine della
c. 83r. ] parto, della subl imatione, nasce Titio gigante, nasce il zolfo di natura del l ' oro,

gigante per essere il maggiore et il meglior zolfo d'ogni al tro metal lo et si dice fig liuol
della terra, dall'oro fatto maggiore nel la imbibatione del la rubiticatione violenta. Latona
madre di Apol line, l 'amalgama d' argento vivo. Madre d' Apolline, madre del l ' oro compien­
dosi la ferrnentatione et ciò vedendo Apoll ine, l ' oro, che stà dentro all ' amalgama, lo
percuote con le saette sue incerandolo con le goccie del suo mercurio et oglio incerativo et
compito in Elissir perfetto, lo rilega nel l ' inferno, nel continuo fuoco, facendolo perpetua
m iniera d'oro, dove gli avoltori, i metal li l iquefatti, convertiti in avoltori, in mercurij , et il
mercurio volgare gli devorano i l fegato, la parte che se gli cava per far la proiettione del
proprio calore purpureo del fegato. Et pcrche questa parte che se gli cava, se egli supplisce
con altre spetie. Come s'è detto gli rinasce il fegato, il qual continuamente divorato si
produce sempre et fassi la perpetua min iera.

Della favola di Dirce nella quale si contiene l a moltiplicatione. co 144.

Alcuni Filosofi composta la medicina l ' hanno separata et posta una parte alla
moltipl icatione et l ' altra han tenuta per l a proiettione et q uando è venuta à diminuirsi la
parte della proiettione hanno scambiato le operationi, cioè han posto alla moltiplicatione la
parte che stava per la proiettione et levata la parte moltiplicata dal fuoco per la proiettione
et questo modo hanno occoltato nel l a favola di Dirce, dicendo che Dirce Reina di Siria
s'innamoro d ' un bel giovane, ma inferiore del suo grado reale da cui partorl Semiramis
abbandonata [fine della c. 83v. ] dalla fortuna, le colombe la nodriscono et ella in un lago
buttandosi, si converte in pesce dalla testa à basso et li Sirij l ' edificorono un Tempio
adorandola per loro Dea. Sem i ramis nodrita dalle colombe fù Reina molto tempo, ma
volendolo scacciare dal Regno il figliuolo che da lei nacque fù dalle colombe sue nodrici
convertita in colomba. Dirce è la calce del l'oro, Reina di Siria dove si ritrova la porpora
dei i ' Eiissir. S'innamora del bel giovane inferiore al suo reale stato, s' innamora del mercurio
1 04 V I N C ENZO PER C OLLA

dei fi losofi inferiore alla sua aurea natura. Partorisce di lui Semiramis, la sua terra bianca
fol iata. La espone alla fortuna, quando della sommità del lambicco la butta à basso. Dirce
pentita del fatto, ad altra operatione proceder volendo, si tuffa nel lago del l 'argento vivo,
diventa pesce, diventa amalgama bianca et lucida come pesce. Ritiene la testa di Donna, la
parte principale d'oro. I Sirij et filosoli l 'edi ficano il Tempio del lambicco per adorarla per
Dea, per deificarla et farla pietra immortale dei filosofi. Semiramis esposta, è nodrita dalle
colombe, dai mercurij del ferro et del l ' oro, che la nodriscono rubificandola, fennentandola
con detta amalgama et incerandola finche fatta maggiore si fà Reina, si fà medicina perfetta.
Procrea il figliuolo quando una parte si separa per mol tiplicarsi et ella, in questo m ezzo,
regna facendo la proiettione. Cresciuto il figli uolo, moltiplicato che gli è il figliuolo, vuoi
regnare esso, vuoi far proiettione. La madre gli lascia il Regno, abbandona la proiettione et
le colombe sue nodrici et detti mercurij del ferro et del l'oro facendola volare insieme con
essi nella circolatione, la conversero in colomba, percioche vol a con [fine della c. 84r. ] i
detti mercurij nel detto magistero el à questo modo si fà la moltiplicatione quando con una
parte dei i ' Ei issir quando con altra.

Della favola delle Sempleadi nella quale si contiene il medesimo.


C0• 145.

Questo medesimo modo di moltipl icatione ritroverai nella favola delle Sempleadi, le
quali furono due Isole, che si muoveano et aggiuntaronsi insieme; dopoi si appartarono
l ' una dall ' al tra et da indi in poi restarono immobili et cosi si veggono dai Marinai. Queste
due Isole sono le due pietre, l ' una del zolfo di natura et l ' al tra del l ' amalgama, le quali si
vanno ad aggiun tare insieme nel magisterio della fennentatione et inceratione et fannosi
uno Elissir perfetto. Dopoi si separano in due Isole et si fermano, si separano in due parti
et si fermano, si fanno immobil i, percioche l ' una parte si moltiplica et l ' a ltra fà la
proiettione et quando viene à mancare si fà la proiettione con l ' altra parte et questa si
moltiplica et cosi alternativamente facendo si sono fatte immobil i et immobili si veggono
sempre mai dai Marinai, dai veri filosofi che in questo mare del perfetto magistero
navigano.

Della favola di Ascalafo, nella quale si contiene il medesimo.


C0• 1 46.

Nella favola di Ascalafò si ritrova parirnente questo modo di moltipl icare et perciò si
narra che Cerere generò da Giove la bella Proserpina, la quale rubba Plutone et Cerere per
aviso di Aretusa, fonte di Trinacria, la ritrova nel l 'Inferno, dove essendo giunta faticata,
gusta dei frutti del l 'Inferno et magna di alcuni grani di granato. Và à ritrovar Giove [fine
della c. 84v. ] per cavar Proserpina del l ' In ferno, ma perche fù veduta da Ascalafo d' haver
gustato dei frutti dell'Inferno non ottenne di cavarla per sem pre ma si fù uno accordo che
parte stia nell 'Inferno et parte fuori. Ascalafo che il tutto discuopre è convertito in Gufo che
A U R I LOQ U I O 1 05

con l 'urlo predice male à quel li che l ' odono. Cerere è l a calce del l' oro, che da Giove
dall' ardente spirito lunària [sicj genera la bella Proserpina, la bella terra fol iata. Rubbala
Plutone, il fuoco secreto del balneo, nel quale si conserva Cerere per l' avi so d' Aretusa fonte
di Trinacria, la ritrova nell'Inferno, la calce del l'oro per aviso del fonte del mercurio volgare
fonte di questa scienza detta Trinacria per le sue tre vie principali amalgamandosi la ritrova
nell'inferno, nel detto fuoco del balneo et fassi la fermenlatione. Ma faticata gusta dei grani
del granato incerandosi con le gocciole del rubicondo aglio incerati va, si compie I ' Elissir, à
ritrovar Giove, l' ardente spirito, per far la moltiplicatione et cavar Proserpina dal l'Inferno
questa compita medicina dal fuoco et Giove moltipl icandola, percioche ha gustato dei grani
del granato, perche è stata fatta la inceratione. Fà l 'accordo che Proserpina parte stia
nel l ' i n ferno et parte fuori del l ' i n ferno, che una parte stia nel fuoco nel la moltiplicatione et
parte fuor del l 'inferno con la madre et parte stia facendo la proiettione con sua madre, con la
sostanza del l 'oro sua madre. Et à questa foggia quando l ' una parte viene à mancare, si fà la
pro iettione con l ' altra et quella si mette alla moltiplicatione. Et Ascalafo che di scopre i l
fatto, i l Fi losofo che discuopre et vede i l compimento deii ' Ei issir, è convertito i n Gufo, i n
uccello che và d i notte e predice i l /jine della c. 85r. ] male à quel l i che odono g l i urli
predicendo à gli inquisitori che odono solamente il suono del l ' urlo delle favole e travagli et
infortunij che vengono loro addosso.

Della fa vola di Loto Ninfa nella quale si contiene la moltiplicatione.


co. 1 47.

Della moltipl icatione con argento vivo che più facilmente et più ordinatamente si è
usata fare, si tratta nella favola di Loto. Si dice che Priapo figliuolo di Li bero e di Venere
amò ardentemente Loto Ninfa et seguitandola, un dì l'hebbe nel le mani. Ma ella pregando
Giove, che di ciò la liberasse, fù da lui convertita nel l ' arbore allricano dal suo nome
chiamato Loto, i cui frutti cosi soavi et dolci sono che mantengono g l i Africani et i
forastieri per la loro dolcezza. Abbandonati le parti loro, avenne che convertita Loto in
quell' arbore, Driope per dilettare à suo figliuolo, ne sbrancò un ramo et perche consegrata
era à Giove, fece Giove che Driope affissa restasse nel ramo et nel medesimo ramo si
convertì tutta e diventò arbore di Loto. Priapo figliuolo di Libero è i l mercurio vegetabile
del vino e di Venere, della terra secca sol furea nella quale si accuisce. S ' inamora di Loto
ninfa del l ' amalgama del l ' oro. Dà nelle mani di Priapo quando, come dice Rinaldo, questa
amalgama si butta nell'acqua di vita per solversP6 et ella prega Giove che dalle mani d i
Priapo la l i beri e t Giove, il fuoco, solvcndola e t sublim andola in zolfo d i natura et
rubificandola et circolandola la libera et la converte nell' arbore africano Loto, dal suo nome,
nell 'arbore africano del perfetto Elissir, percioche egli è un arbore che nasce nel la calorosa

76. "Cum autem cuprum fuerit optime coniunctum, pone ipsum in bona quantitate aquae
vitae, hoc est 12 partibus sui de aqua vitae", Liher Perfecti Magisterii, qui Lumen Luminum, cit.,
in TC, 1 1 1 , p. 1 3 1 .
1 06 V I N C ENZO PER C OLLA

Africa [fine della c. 85v. / nella c � lorosa prattica. Produce i suoi frutti soavissimi et
dolcissimi d' oro, dci ii quali si mantengono gli Africani, i veri Filosofi et i forastieri e
litterati nel l ' altre scienze per conseguirli abbandonando l e loro scienze nelle quali sono
divenuti grandi. Accade che essendo compito questo Elissir, si hà da moltiplicare et percio
Driope, l ' argento vivo, per dar piacere à suo figliuolo, al l'oro suo figlio, per far quantità
d'oro ne sbranca et prende un ramo, onde da Giove, dal fuoco, affissa resta nel medesimo
ramo et convertesi nel proprio arbore di Loto, nel proprio Elissir et fassi facilmente questa
molliplicatione in quantità et se bene I'Ei issir manca di bontà, per la digestione del fuoco,
la riceverà poi et l ' accresce con le solutioni et congelationi, come si è detto.

Della favola della Fenice nella quale si contiene la moltiplicatione


degli Arabi Filosofi. co. 148.

Havendo la schuola degli Arabi Filosofi ritrovato on bel modo di moltiplicar I 'Eiissir,
lo coprirono con la favola della Fenice dicendo che nell 'Arabia si ritrova l ' unico uccello,
detto Fenice, di purpurco colore, il quale al l'hora che vicino alla morte si vede, prepara un
nido di odoriferi legni et postovisi sopra, riguardando il sole et percuotendo l 'acre con l ' ali,
diventa fenice et rinovasi sempre à questo modo, quarrdo vicino alla morte si ritrova.
L' uccello è I 'Eiissir per esser corpo spiritale; chiamasi Fenice per [fine della c. 86r. / esser
del feniceo et purpureo colore et vicino al mondo. Percioche ella è una sola pietra à cui cosa
estranea non si aggiugne. Ritrovasi nell' Arabia, nella dottrina degli Arabi Filosofi, i l quale
vedendosi vicino alla morte, vedendosi mancare, quando per le proiettioni fatte poco ne
avanza, si prepara i l nido del pell icano, vaso circolatorio et empielo di legni odoriferi, della
quinta essenza vegetabile accuita col suo vegetabile zolfo et circolata di legni, percioche del
legno et arbore filosofico si cava, l' odore del la quale supera ogn'altro odore. Postasi questa
Fenice sopra questi legni, risguardando il sole affi n di generar oro, detto sole, percioche, si
come dice il filosofo, ogni agente nella sua attione riguarda il fine et percuotendo l' aere con
le al i , percuotendo l ' acre nella distil latione con le al i, che fà nelle braccia del pellicano,
accende le legna, rubifica l ' ignea qui nta essenza et si brugia tutto e fassi cenere
congelandosi tutto in terra. Da questi ceneri nasce il vero quando si solve et congela fi nche
più congelar non si può et resta meglio, all 'hora gli nascono l'ali che se gli aggiuntano del
mercurio volgare purificato per debi litarsi, percio essendosi moltiplicato in bontà per le
sol ution i et congelationi, non potrebbe altrimente far proiettione, all' hora diventa Fenice
come prima et si rinova à questo modo ogni volta che per la proiettione venendo à mancare
si approssima alla morte.
A U R I LOQ U I O 107

.
Della favola d i Thieste e t di Atreo, nella quale s i contien e l a
moltiplicatione. C0• 149. [fine della c . 86v.]

La molliplicatione che si fà col zolfo et mercurio vegetabile si contiene nella favola di


Thieste et Atreo. Si dice che havendo Pelope generato due figliuoli, Thieste et Atreo, nel
Regno di Micine regnavano à vicenda quel di loro regnando che teneva j) monton d 'oro, i l
'
qual montone parimente à vicenda come i l governo del Regno tenevano. M a corrotta Erope
moglie di Atreo dal fratello, del Monton d' Oro s' impatronì. Intendendo ciò, Atreo ammazzò
à Thieste due figliuoli et cottone la carne, glie la diede à mangiare et diedele anche à bere del
sangue loro. Thieste consultò con l ' Oracolo d' Apol l ine in che maniera di questa offesa
vendicarsi potea. L' Oracolo rispose, facendo egli una molla sceleratezza, onde stuprò
Pelopeia sua figl iuola et ne nacque Egesto, il quale ammazzò Atreo et Agamenone suoi
fi gl iuoli. Thieste et Atreo figliuoli di Pelope sono i due mercurij subli mati : il mercurio
naturale et volgare et il mercurio della lunaria anchor sublimato et fatto zolfo di natura
d' argento vi vo. Figliuoli di Pelope, del l ' artefice. Regna nel Regno del Padre Pelope, nel
magistero del Filosofo, à vicenda hor l ' uno hor l'altro. Ma regna di loro quel che tiene i l
monton d ' oro, l ' oro vivo detto montone d' oro, percioche egli è quel che pascendosi d i
metalli perfetti genera montone d i oro. Corrompe Europe moglie d i Atreo, purificandosi
con q uella; il che vedendo, Atreo ammazza due figliuoli di Thieste, solve i due metall i
perfetti, oro e t argento e t gli d à à mangiare la carne cotta, li d à à mangiare l e loro terre
preparate quando si sublima in terra foliata et gli dà à bere del sangue di ambedue quando
anima i l mercurio maggiore composto del sangue d' ambedue i metall i perfetti. Et beve
nell'opera della circolatione del detto mercurio maggiore [fine della c. 87r.] Volendo Thieste
vendicar tanta ingiuria, domanda all 'Oracolo, alla scrittura di questa scienza, ò Oracolo di
Apolline, Oracolo da far oro, i n che modo se ne hà da vendicare, in che modo trapassar
inanzi il magisterio. Dicesi che commettendo un'al tra volta pari sceleratezza si vendicherà
del fratello. Egli commette l ' incesto contra Pelopeia sua figlia congiungendosi con l a detta
terra foliata. L'i mpregna di Egisto, del perfetto Elissir. Nasce Egisto nel le sol utioni et
congelationi, inti n che congelar non si può . All'bora moltipl icar volendosi, uccide Atreo,
i l detto zolfo vegetabi le, in perfetto Elissir convertendolo et simil mente amazza
Agamenone suo figliuolo, il mercurio vegetabile nato del zolfo e dell ' acqua vegetabile. &c.

Della favola di Creusa, nella quale si contiene la moltiplicatione


deii 'Eiiss i r rosso col bianco. C0• 150.

Del la moltipl icatione deii'Ei issir rosso col bianco trattarono nella favola di Creusa e
dissero che lasone dopo' l ' haver generato due figliuoli di Medea figliuola del Ré di Colchi,
l ' abbandonò per Creusa figliuola di Creonte Ré de Corinti et che Medea per vendicarsi,
mandò una corona di oro à Creusa sotto nome di Iasone, la qual tenea condition fatale che
vedendo il fuoco s' abbrugiava con tutto quello ch'à lei si ritrovava vicino. Postosela Creusa
l a sera delle nozze per gli fuochi che le si avicinavano s' abbrugiò la Corona Creusa
1 08 V I N C ENZO PERC OLLA

et Creonte suo padre et Medea seguendo tutta via la vendetta, ammazzò gli figliuoli che di
Iasone havea partoriti l ' uno dopo l ' altro et postasi poi sopra il carro da due dragoni tirato,
se ne andò in aria à ritrovar Egeo Ré di Athene, dal quale fù raccolta et presa per {fine della
c. 87v.] moglie. Iasone è il mercurio et mestruo solutivo dei filosofi che con Medea si
marita figliuola del Ré di Colcos, con la calce dell'oro et di Colcos Ré del color croceo et
citrino che dal fiore colchio citrino77 colcos si chiama. Procrea di lei due figliuoli, il zolfo
di natura et l ' oglio tisso incerati vo, dopo' abbandona Medea per Creusa, abbandona la calce
del l 'oro. Per Creusa, per la calce dell'argento e perciò fig liuola di Creonte Re di Corinto,
che stà in mezzo del mare del color bianco, Medea per vendicarsi, manda in nome di Iasone
à Creusa l 'elemento della sua terra che avanza. Compito il zolfo di natura et l ' oglio
incerativo à Creusa, all'elemento terreo della calce dell' argento, il quale ha conditione fatale,
che veduto il fuoco si abbrugia con ogni cosa che gli è vicina, che si abbrugia con l ' altre
cose che s' avicinano à lei nel la sublimatione. Accendendosi il fuoco nelle sue nozze, nelle
sue operationi, si brugia la corona et insieme Creusa, sublimandosi il zolfo di natura. Et
brugiasi pari mente Creonte, l ' argento, fermentando il detto zol fo et incerandosi et
compiendosi in Elissir perfetto, percioche all ' hora ogni cosa diventa fuoco, perche
argenti fica il paziente ben disposto, sicome il fuoco ignirica il suo. Medea all' hora
ammazza i suoi f"igliuoli l ' u no dopo l ' a l tro, am mazza prima i l zol fo di n atura
fermentandolo et dopoi l'aglio incerativo, la materia fermentata incerandosi. Sale sopra il
carro del lambicco, portato da due Dragon i , da due fuochi del balneo et delle ceneri,
solvendosi nel balneo et congelandosi nei ceneri, fioche più congelar non si possa. Và in
aria, si converte in oglio aereo. Và à ritrovar Egeo, I ' Ei issir bianco, detto Egeo ab egeo
eges, che ha bisogno della medicina rossa per di ventar perfetto, è ricevuto da lui e
congiungendosi con Medea, {fine della c. 88r. ] con questa medicina rossa. Si marita Medea
con Egeo et si fa questa moltiplicatione.

Della fa vola di Piramo e Tisbe, nella quale si contiene il medesimo.


C0• 1 5 1.

Del rosso l iquore del la marcasita percioche contiene in se argento vivo volgare è di
liquor d'oro, giunti insieme si compone la medicina che fà la proiettione sopra l'argento
vivo quando si vorrà moltipl icare in bontà che faccia proieuione sopra tutti li metall i et in
quantità si può moltipl icare sopra la medicina bianca et sopra tutti l i metal li farà la
proiettione si come nella favola di Piramo e Tisbe si contiene, nel la quale narra che Piramo
e Tisbe Cittad ini di Babilonia amandosi insieme ardentissimamente, appuntano di
aggiuntarsi i n un l uogo soli tario dove era i l sepolchro del Ré et una fonte et un'albero di
Celso bianco. Essendovi prima arrivata Tisbe, riscontrò un leone et scampandone gli cadde

77. Qui lo scrivente si riFerisce con precisione al Colchicum autumnale. L. ; i n proposito v.


supra c. 29v. (p. 39, n. 42) e c. 1 43r. (p. 1 65, n. l 03).
AU R I LOQ U I O 1 09

l a veste, la quale il Icone l<.�ccrò e t im hrallo d i sangue che gli veniva tinto. Giunse dopoi
Piramo e ritrovò la veste di Tisbe lacerata et imbrattata di sangue, credendo che Tisbe fosse
da fiere di vorata, con la sua propria spada si uccise. Ritornando Tisbe et ritrovando Piramo
ucciso, ancor ella si ammazzò con la propria spada et il sangue d'ambidue si sparse sopra
l ' arbore del Celso et fece che come prima produceva i frutti bianchi, da i ndi in poi rossi gli
produsse. Piramo è l ' oro calcinato detto Piramo che focoso vuoi dire, da pir piros, peroche
è stato lacerato nel fuoco. E' Tisbe la marcasita cosi detta da tis, che vuoi dir tu habes otto,
perc ioche ella contiene otto ind i vidui, che sono i sei metal l i et l ' argento vivo voi- {fine
della c. 88v. ] gare in potenza e l a propria sua sostanza di marcasita in atto. Il grande amore
che è frà di loro si vede negli abbracciamenti che si fanno quando insieme si aggiuntano.
Sono Cittadini di Babilonia, che confusione di lingue vuoi dire, perche i ndividui sono d i
questa scienza del l'alchimia, che al tro non è che confusione d i l ingue, trattandosi sotto
di verse et varie enigme, similitudini et favole. Non si aiutano nelle Case loro, nell e loro
miniere, tenendoli distinti. Inpuntano di ri trovarsi insieme in luogo sol i tario dove è i l
sepolcro del Ré, la fonte et i l Celso bianco, nel l' Officina del vero artefice, luoco solitario e
secreto dove sepolto il Ré di Babilonia si trova, dove ascoso si trova, ri trovandosi i n
potenza e t non in allo i n questa opcrationc il vero Elissir rosso, Re di questa scienza, la
fonte et i l balneo maria, nella quale si conserva I'Eiissir bianco, ch'è il celso, che tà i frutti
bianchi d' argento. Viene prima al luogo la marcasita, ri trova i l leone arrabbialo, il pignatto
infuocato e perforato, in cui s ' hà da sublimare per discenso. Fugge ella per pertugi del
pignatto et lascia al leone la veste lacerata, lascia la sua terrestre solforeità, tutta lacerata et
insanguinata del sangue minerale col quale si sublima. Viene dopoi Piramo, l 'oro calcinato
alla Officiria et vedendo la marchasita subl imata, s'ammazza con la sua propria spada, con
l ' acqua secca, sua propria spada si solve, ritorna poi Thisbe al magisterio et vedendo l'oro
fisica! mente soluto, con la medesima spada s' uccide ancor el la, con la medesima acqua secca
si solve. Il sangue d ' ambidue, i due loro rossi mercurij giunti insieme, cadono sopra
l ' arbore del Celso bianco, sopra lo Elissir bianco, che celsi bianchi faceva, che produ- {fine
della c. 89r.] ceva frutti di argento et produceli rossi, producendo frutti d' oro, et à questo
modo questa medicina rossa di questi mercurij si moltiplica in bontà et quanti tà.

Della favola di Procuste nella quale si contiene la moltiplicatione.


C 0 • 1 52.

Di questa operationc della moltiplicatione che s i tà generalmente con i zolfi e t con l i


mercurij si contiene nel la favola di Procuste. Narrasi che Procuste fù si scelerato che gli
ospiti ch'egli aloggiava faceva tutti colcare in un letto e quelli ch'erano più corti che il
letto stendeva per forza finche col lello gli aguagliava et i piu lunghi con tagliarli i piedi
parimente uguagliava. La qual cosa in tendendo, il valoroso Teseo l 'uccise. Procuste è
I ' Eiissir che nel Ietto del vaso al loggia i suoi ospiti, gli i ndividui con cui s i moltiplica.
Quell i che corti sono e non si estendono per tutto il letto, per tutto il vaso, per esser zolfi
I lO V I N C ENZO PER C OLLA

terrestri, gli stende incerandol i . Et à i rncrcurij pcrche sono troppo lunghi, che volatili
sono, taglia loro le gambe, gli lìssa e tutti gli ospiti aguaglia estendendo i zollì et fissando
i mercurij. Ma sopra viene Teseo il flavo, il metallo liquefatto e l ' amazza convertendolo in
morto metallo di oro.

Della favola della morte di Androgeo, nella qual e si contiene la detta


moltipl icatione. co 1 53 .

Di questa mol tipl icatione con l i sette zolfi d i natura e con i sette mercurij s i tratta nella
favola dell a morte di Androgeo figliuolo di Minos. Dicesi che Minos figliuolo di Giove per
vendicar la morte di Androgeo suo figliuolo ucciso dali i Atheniesi mosse guerra contra loro
et vinti che gli hebbe impose tributo che al nono anno dessero sette belle fanci ulle et altre
tante fanciul le {fine della c. 89v. ] per pascere il suo Minotauro. Minos figliuolo di Giove e
di Europa, i l fuoco depurato, è mercurio de filosofi animato et perciò figliuolo di Giove
ch'è il fuoco depurato e di Europa, la terza parte del mondo, dell ' argento vivo terza parte
deii ' Ei issir, detto mi nor mondo. Và à far guerra alli A theniesi, ai metal li cittadini di
Athene, che Minerva vuoi dire, cittadini di questa mi nerva, di questa sapientissiina et
occolta filosofia, l i qual i gli ammazzorono Androgeo, il zolfo di n atura vegetabile, nato dal
suo vegetabile mercurio nella solutione volgare di essi metalli. Vince gli Atheniesi, nella
solutione fisica, facendoli passare per lambicco. Pone loro addosso il tributo di sette bel le
fanciulle, di sette lor zolfi di natura, sei dei metalli et l ' altro di due metalli perfetti e delle
sette fanciulle, del le sette cssuberate acque di mercurio. Li sei Dei, sei metall i e l ' al tra
del l ' acque de mercurij dell'oro e del l' argento, detta acqua del mercurio maggiore, i quali
debbono dare al nono anno, al nono magistero della moltiplicatione, per nodrire il suo
Mi notauro, il suo Elissir, accioche, mangiando di questi zolfi, di queste acque mercuriali,
cresca in quantità et si faccia la detta mol tiplicatione. &c.

Della fa vola di Niobe, nella quale il medesimo si contiene. C0• 154.

Del la moltipl icatione che si tà con li detti zolfi et mercurij et di quella che anco si tà
col mercurio volgare e col merc urio vegetabile, cosi dei i ' Eiissir rosso come del bianco, si
tratta nel la favola di Niobe et Anfione, essendo nati sette fratelli e sette sorelle. Manto
indovina ammonì i Thebani che offerir dovessero sacri lìcij à Latona vera madre del sole et
della l una. Ma insuperbita Niobe per la beltà, per lo che generata haveva, ubedir non volle
alla indovina, anzi volle {fine della c. 90r. j che à lei si dessero gli honori dei sacrificij, onde
ad istanza del l ' adirata madre, Apolline e Diana convertì di nebbia, ucci sero tutti i detti
fratelli et sorelle e ne seguì anche la morte d' Anfione e di Niobe, la quale convertirono in
marmo che piange. Per Niobe intendono l ' acqua di vite et per Anfione il mercurio volgare
soluto à sua prima materia. Di questi due indovini nascono i sette fratel l i che sono i
sopradetti sette zolfi de metalli e t le sette sorelle, le sopradette sette acque dell i essuberati
A UR I LO Q U I O lll

merc urij . Manto indovina la prattica di questa scienza che indovina gli enigmi et le
allegorie sotto le qual i stà scritta. Ammonisce i Thebani, gli individui, che sacrifichino alla
vera m adre del sole e della luna, alla via generale, vera madre di generar sole et luna, oro et
argento. Ma Niobe, l'acqua di vite, insuperbita d' haver fatta cosi bella generatione, non se
ne acqueta e vuole ella l ' honore di sacrificij, volendo ella compire per la via accortata, la
medicina rossa et bianca fissandosi sopra li detti zolfi et i ncerandosi con i detti mercurij.
Ma Appolline et Diana, coperti di nebbia, l'oro et l ' argento coperti della forma deli' Eiissir,
amazzano questi fratelli et queste sorelle, moltiplicandosi con essi. Et ne muore anco
Anfione, l ' argento vivo, moltiplicandosi con lui. Muore similmente Niobe, l'acqua secca
vegetabile fissandosi per le dette in medicina et si converte in pietra di marmo corruscante
rossa, che è la porporeità et bianca che è la corall itica nel la pietra rossa e bianca dei
Filosofi, la quale conservandosi in luogo humido, piange risolvendosi in liquore.

Della favola di Orfeo, nella quale [fine della c. 90v.] si contiene l a


moltiplicatione. co. 155.

Alcuni Fil oso li compiuto l' Elissir hanno voluto nel la moltipl icatione comporre diece
di versi Elissir e di più dichiarare come non si può far moltiplicatione con oro e tutto questo
hanno incl uso nella favola d' Orfeo, dicendo che Orfeo figliuolo d' Apolline e di Cal iope
Musa dopoi che Apol line suo padre gli diede la cetra, che data l 'havea Mercurio da lui
medesimo fabricata di una testudine, dalla quale ne cavò la carne et vi lasciò i nervi per
corde, suonando questa cetra superò ogni altro musico et amando la bella Euridice et goduta
si bella donna, avenne ch'essa morsicata da un serpe si mori et andando nell' Inferno, egl i
per suo amore calò à trovarla e t fulle conceduto à goder di lei fuor del l ' inferno. M a l e fù
velata mentre nel l ' inferno si trovasse, esso non potendo astenersi, ivi la vuole godersi. Ma
Euridice disparve et egl i percioche non può la morte Euridice abbracciare et godere, se dà
agli abbracciamenti dci bel l i giovanetti, onde fù dalle donne baccanti à gravi colpi
ammazzato et di smem brato. Apparve dopoi un serpe suggendole il sangue, il quale fù
convertito per Apol li ne in pietra et per Bacco convertiti i n diversi arbori le sue baccanti.
Ma le Muse raccolti tutti i pezzi del morto Orfeo, lo seppellirono et posero la sua cetra nel
Cielo ornata di diece stelle. Orfeo figliuolo d'Apolli ne e di Call iope Musa è il mercurio
del l 'oro figliuolo d'Apolline, del l'oro e del l'acqua secca del succo de fiori uniti detta
Calliope, che soavità vuoi dire per esser soavissima sostanza. La cetra che Mercurio fà della
testudine è il zolfo di natura, che il mercurio [fine della c . 9/r.] volgare subl ima della
testud ine, della calce dell'oro cavandone la carne della grossa terrestreità et lassandovi i nervi
di tré elementi affissi alla terrestreità pura et sottile et fanno l ' instromento sonorissimo
del la cetra, che quattro accordatissime voci contiene, i quattro accordatissimi elementi, la
terra il basso, l ' acqua il tenore, l ' aria il contralto, il fuoco il canto. Sono queste voci cosi
bene accordate che se tu hai bisogno di terra per fissare, questa cetra fisserai per solvere, con
la medesima potrai solvere. Se di aere per incerare, con questa cetra si fà il piu perfetto
1 12 V I N C ENZO PERC OLLA

oglio incerativo che nel magisterio si trov i. Se cercherai il fuoco per tingere, egli è la vera
e rubicondissima tintura. Questa cetra è data da Mercurio ad Apolline nella fermentatione,
quando i l mercurio si congiugne con l'oro nel la amalgamatione e gli dà questa cetra d i
questo zolfo di natura ad Apol line all' bora, perche la fermenti. Apolline la d à poi ad Orfeo
suo figliuolo, al mercurio dell'oro fissato in oglio incerativo, il quale questa cetra suonando
nella i nceratione in perfetto Elissir compiendo, vince ogni altro musico, ogni altro
mercurio, percioche egl i da vera armonia, la qualità degli elementi agli imperfetti metall i et
all' argento vivo et al l ' argento vivo gli converte in oro adequando gli elementi che i n
disugualità s i trovano in loro. Ma perche compito I ' Elissir riesce d i tanta perfettione che
non può far subito proiettione se non l ' argento vivo non si debilita. Si dice che Orfeo ama
la bella Euridice, la bella sostanza del l'argento vivo purgata et si marita e congiugne con
lei. All ' bora essendo con questa parte debi litata à fare la proiettione nel metallo liquefatto,
s i dice che il serpente la morde {fine della c. 9/v. ] et l ' ammazza convertendola di medicina
spiritale in morto metallo et perc iò si dice che si và à serrare nel l ' inferno, perche si serra
dentro alla natura metall ica. Orfeo và all'Inferno et vi ritrova Euridice morta; g l i è
conceduto goder di lei fuor del l ' inferno, fuor della natura metallica soluta à prima materia.
Ma egli volendo godere di lei nel la natura metal lica, disparve Euridice, percioche s i
abbrugia e non s i fa moltipl icatione, non potendo godere della morta moglie. S i d à à gli
abbracciamenti de' bel li giovani, dei belli zolfi di natura et fannosi piu sorti d i Elissiri . Si
congiugne col zolfo di natura d i due perfetti metalli col zol fo di natura di oro, con quel
del l' argento cavato dal ferro, col zolfo di natura dell'argento, con quello del ferro, con quello
del rame, con quello del piombo, con quello del stagno et con quello del l ' antimonio. Per i l
che l e donne, l'acque mercuriali incerative della natura d'ogni zolfo, baccanti cavate per i l
mercurio vegetabilc et ani male, detto Bacco, à bastonate l'ammazzano. Ogni propria acqua
mercuriale à gocci a à goccia incerando il proprio zolfo, lo portano in piu pezzi, in di versi
Elissiri. Viene i l serpe del mercurio et lo sugge i l sangue per debilitar I'Eiissir, accioche far
possa la proiettione. Et Apol line, la virtù del l ' aureo fermento, lo converte in pietra de
filosofi, perche all'bora che debilitato serà potrà fare la proiettione e Bacco, i l mercurio
vegetabile et animale, figliuolo di Giove, dell 'ardente et igneo spirito della l unaria e di
Semele e della sostanza de' fiori uniti semimel la converte i n arbori diversi, moltiplicandoli
nella circolatione in diversi Elissir, percioche quel zolfo d'ambidue i metalli perfetti, serà
Elissir d ' al ta proiettione et serà la pro- [fine della c. 92r. ] iettione sopra tutti i metal li.
Dopo' questo lo farà quel del zol fo di natura del l ' argento cavato dal ferro, poi quello
del l 'oro; li altri la faranno sopra i metal li dai quali sarà stato cavato il zolfo di natura et quel
del l ' antimonio sopra l'antimonio et piomho et à questo modo son convertiti in d iversi
arbori . Ma prod ucono tutti soavissi mi frutti <.li oro. Le Muse, i Poeti, raccolti tutti questi
pezzi, questi Elissir, li seppell iscono in questa favola et col locano la sua cetra, il fonte di
questo Elissir, dal qual son proceduti gli altri nel Cielo per una delle celesti imagi ni, ornata
di diece stelle delle dette diverse me<.licine, che da lui procedono.
A U R I LOQ U I O 1 13

Della favola d i Pieride nella quale s i contiene l a moltiplicatione.


co. 156.

Della moltipl icationc di più si lralla nella favola delle Picrid i . Dicesi che Eupipc et
Pirro suo marito, nacquero in Pconia che stà in mezzo della Grecia, hebbe nove figlie
bell issime, le quali cosi soavemente cantavano, c'hebbero ardire d'andar al monte d'Elicona
et anteporsi alle nove muse dicendo che per ragione ad esse toccava il monte consacrato al
Sole et havendole provocate à can tare, fecero giudici le ninfe. Incominciarono prima le
Pieride et cantarono la paura c' hebbero li Dei in Egitto per Ti feo gigante, quando Giove si
converse i n montone, Apolline in corvo, Bacco in becco, Diana in gatta, Giunone in vacca,
Venere in pesce et il Mercurio in Jbi; ma Cal iopc per ordine di tulle le muse incomminciò
le lodi di Cerere per la moltiplicatione, in segno del fru mento et vinte le Pieride da Cal iope,
furono convertile in Gazze et falle Gazze habitano nel monte d 'Elicona et sono vedute da
Minerva quando [fine della c. 92v. / và à ritrovar le muse. Eupipe è l ' acqua mercuriale et
Piero suo marito è il zolfo, dai quali, in Peonia, in questa scienza, che stà in mezzo della
Grecia, in mezzo della schola de Greci Filosofi, nacquero le nove sorelle, le nove acque
secche sol ulive, la mi nerale, la vegctabile, l' animale et la minerale vcgetabilc cl animale, la
vcgetabile et animale et l'acqua secca del mestruo sol fureo et l ' acqua secca del mercurio
maggiore. Queste nove sorelle essendo acque mercuriali cantano cosi bene, fanno cosi belle
opcrationi che si antepongono alle nove muse, alle nove principali opcrationi et
pretendendone il Monte di Elicona con sacrato al Sole, il Monte del l ' alto magistero
consacrato all 'oro, dicendo toccar ad esse et non alle nove muse el perciò vengono in
Elicona nel magisterio ad anteporsi alle muse et contrastare con loro. Fanno Giudici le
Ninfe, le belle terre bianche folialc di lulli gli individui, li quali ascoltano il canto di queste
e di quelle, passando per loro operationi, incominciano à cantare le Pieride et dicono le loro
operation i, come per la paura di Tifeo gigante, come per la paura del lambicco, gigante
galeata. Giove l ' ardente spirito della lunaria si trasforma in montone, si tà duce del greggi,
degli individui di questa scienza procedendosi con la sua guida. Apolli ne, l ' oro, in corvo,
percioche l 'oro mediante queste acque secche si putrefa e diventa del colore negro del corvo e
per questo si dice il principio della operatione fisica esser la testa del Corvo, che quando
l ' oro si putrefà, di venta del colore del corvo el al l ' hora passerà per lam bicco et
incominciaria la solutione lisica, principio della fisica opcralione. Bacco, il mercurio misto
vegetabile et animale, dello Bacco per esser figl iuolo di Giove, dell 'ardente spirito della
lunaria e della sos- /fine della c. 93r. / stanza de fiori uniti, detta Semele. Si trasforma i n
becco quando l'anima e l al l ' hora pcrche il suo sangue, il suo liquore spezza l a dura pietra
del l ' oro calcinalo e fallo sopre di natura bianco e lucido come il diamante, non dimeno
frangi bile, si dice trasformarsi in becco. Diana in galla si trasforma, è l' argento detto luna,
che per le delle acque secche si sol ve et si nnimn et diventando lcggiero, si dice trasformarsi
in gatta, percioche salta da basso alla testa del lambicco et poi passa per il boccalino del
cappel lo et entra in quel lo del recipiente, come la galla. Giunone, sorella e mogl ie di
Giove, che si converte in vacca è la bella et bianca terra foliata vegetabile, sorella di Giove,
1 14 V I NC ENZO PERC OLLA

del l ' igneo spirito, perciochc amhiduc nascono alla lunaria, e del fuoco c sua mogl ie,
pcrciochc con questo nn.lcntc spirito si congi ugnc nella accuitione. Trasformasi in vacca,
quando congiungendosi con l 'oro, detto toro, perche faconda il mondo, come il toro la terra:
s'aggi untano insieme per rarsi la sua solutionc. Vcncrc, il rame si trasmuta in pesce, in
animale acquatico quando si sol ve in liquore, percioche soluto esso in l iquore et fisso zolfo
che t inge l ' Eiissir in infinito, il mercurio volgare si trasforma i n Ibi, i n uccello che di
serpenti si pasce, q uando solu to si pasce del serpente, del l 'ardente spirito, contenu to
nell'en igma che dice, "Est fans in limis cuius anguis latet in imis et volat in primis nisi
clausis undique rimis. "78 Ma Call iope, l a moltiplicatione, per ordine d i tutte le sorelle, di
tutte l ' altre operationi, canta l 'eccellenza della sua moltiplicatione, cantando le operationi di
Cerere, ch'è l a moltiplicatione del fermento, i ntrodusse nel mondo, cantando, il suo
magistero nell 'introdurre la moltipl icatione nel i ' El issir, m i nor mondo, mediante la qual
moltipl icatione, l ' operati- [fine della c . 93v. ] one dell ' Ei issir è fruttuosa, perche senza
moltiplicatione, di poca uti l ità sarehbe ò di ni una, poiche tanto si spende nella sua
compositione che poco si guadagneria nella proiettione, se non s i moltiplicasse cosi in
quantità come in bontà e per ciò si da la sentenza in favor delle Muse e per Calliope, per la
mollipl icatione, son convertite queste nove sorelle Pieridi in gazze, i n medicina, per esser
uccell i di varij colori e di quei colori che nel magistero della moltiplicatione si veggono et
sono uccelli che fessamente parlano, parlando nell i enigmi e nelle favole. Habitano nel
Monte d'Elicona consecrato al sole, habitano nel monte di questo sublime magisterio
consecrato all'oro. Son vedute in questo quando Minerva và à ritrovar le muse, al l ' hora
quando la Filosofia và à ritrovare queste nove operationi. &c.

Della favola del Monte Chimera, nella quale si contengono le tre vie
principali di questa scienza. co. 1 57.

Se bene l ' acque secche solutive c@n le qual i si procede alla solutione de metalli et alla
moltipl icatione del l ' Ei issir sono nove, tutte non dimeno procedono da tre spetie minerali,
vegetabi l i et animal i. Si dice che nella prattica di questa scienza per tre vie si procede et
questo si contiene nella favola del Monte Chimera, nella quale dicono che Bellerofonte
Ismo fù mandato di Corinto in Licia dove trovando il Monte Chimera che buttava fuoco et
era inacessibile per l i serpenti, che vi erano nelle parti basse, per gli asprissimi boschi nel
mezzo e per li leoni nel la sommità, con la diligenza et industria sua lo ridusse à coltura et
ne cavò grandissimo frutto. Per Bellerofonte lsmo volsero intendere l ' artefice che con la
notitia {fine della c. 94r.] dci quattro elementi, due acquei e due terrei, venne in Licia, in
questa licita et lodevole scienza. Trova il Monte Chimera inacessibile, che butta fuoco,
ritrova il magisterio che con molta difficoltà si opera con fuoco pieno di minerali vegetabili
et animali et i serpenti nel basso, che sono gli individui m inerali e boschi, nel mezzo, gli
individui vegetabili et i Leoni nella sommità, gli individui animali. Riduce tutto i l Monte

78. V. sup ra, p. 77, n. 63 [c. 6 1 r.]


A UR I LOQU I O 1 15

à coltura, l ' artc q c� quando per tutte le delle vie esperimenta la prattica c fanne la pietra di
Filosofi, dalla quale per la proiettione, grandissima utilità ne riceve.

Della favola del Monton d 'oro nella quale si contiene il medesimo.


C0• 158.

Havendo Friso portata quasta scienza i n Colcos et quivi lasciata l a sua prattica scritta,
coprendo l ' istoria con l a favola, dissero che Friso portò in Colcos un monton d 'oro et
essendo stato dal Ré benignamente raccolto et accarrezzato, lo sacrificò, nel qual sacrificio
essendo stato à gli Dei assai grato, trasferirono il montone scorticato nel Cielo et in Colcos
lasciò la pelle, dove fù ben guardata fino al tempo che gli Argonauti l ' acquistorono et da
quella scorticatura nasce, che i l segno del Montone nel Cielo non luce, ma accioche g l i
Astrologi vedere e t conoscere la possino, Giove le pose sopre il triangolo che I o dinota. Per
i l Montone di oro i ntesero la sostanza dell'oro, che per l ' artificio di Friso genera oro simile
à se stesso come fà i l montone, per mezzo del quale artificio si scortica et si sacrifica
quando se gli leva la pelle metall ica, solvendosi et riducendosi à prima materia d ' argento
vivo. Si sacrifica quando si /fine della c. 94v.] digerisce nel fuoco et per questa digestione
qui nta essenza diventando, sale al Cielo, perde Io splendore, scorticato e sacrificato, d 'oro
diventando, di colore purpureo scuro. La pelle che restò i n Colcos fù la scrittura della
scienza scritta i n carta di montone, la quale perche à fare oro insegnava, chiamarono
Montone d ' oro. E' acquistata dagli Argonauti, dagli investigatori di questa scienza, ma
Giove, il gran Dio accioche questo Montone posto i n Cielo sia dagli Astrologi veduto et
conosciuto, perche sia da gli i nquisitori, che le cose terrestri abbandonano, la mente
tengono indrizzata alle celesti, gli pose queste tré vie, per le quali si discopre et conosce.

Della favola di Encelado, nella quale il medesimo si contiene. C0• 1 59.

Si come Iddio hà posto il triangolo, accioche gli Astrologi, quelli dico che la mente
tengono astratta et volta alle cose celesti, possano questo Elissir scoprire, si parimente con
un triangolo ascoso l ' hà à coloro ch'eternamente lo cercano, cioè à quegli investigatori che
per le ricchezze et altri fini terreni et bassi procurano di trovarlo. Et perquesto si dice che
Titan generò Encelado gigante grandissimo et potentissimo, il quale volendo fare guerra à
Giove, che fù da lui coperto con l 'Isola di Cicilia triangolare et però delta Triquetia. Titan è
i l Sole, l ' oro che genera Encelado, questo Elissir gigante altissimo, per essere d ' altissima
consideratione potentissimo per la potentia grande ch'egli hà di generare l ' oro. Vuole far
guerra à Giove, quando si cerca per far opere dispiacevoli à Dio et percio Giove lo copre con
l 'Isola triangolare, con queste tré vie. l triangoli di questa [fine della c. 95r. ] isola sono
Peloro, Lilibeo che fà la val le di Mazzara si trova la quantità grande et la gran perfettione
della vegettabile l unaria, che have il primo luogo tra i vegetabili. In Pacchiano, che fù l a
116 V I N C ENZO PERC OLLA

valle d i Noto si trova in quantità l ' ape celebrata assai da Virgilio nella Gcorgica,79 ani male
principalissimo che in questa via si opera. Stando dunque Encelado coperto di queste tré
val l i ni uno potrà esser così possente che levandogl i di dosso la Sicilia veder l o possa
sollcrra cl perciò bisogna hc l ' i nquisitore diventi astrologo, che lo cerchi per le cose celesti
e per servirne Dio et à questo modo l i potrai ritrovare.

Della favola delle Sirene nella quale si contiene il medesimo. co. 160.

Che per queste vie i buoni c ti morosi di Dio ritrovino questo Elissir et i cali vi non
solamente ritrovar non lo possano, ma mettendosi nella sua investigatione rovinati ne
restano, si contiene nel la favola del le Sirene. Dicesi che d' Acheloo fiume et huomo e di
Call iope Musa nacquero tré sorelle am icissime di Proserpina, la quale ritenuta essendo
nel l ' in ferno et havendola esse cercala per la terra senza ritrovarla, volsero cercarla per la aria,
ove Giove concesse loro l ' al i , ne ivi la ri trovarono et entrando à cercarla nel mare d i
Triquatia dove incom inciorno à cantare et col soave canto adormivano i naviganti e gli
rubbavano et poi ivi li sommergevano, avenne che navigando Ulissc per questo mare fece
ouurar l 'orecchie ai compagni et egli si fece l igare al l' arbore del la nave et passando salvo et
senza pericolo, le Sirene si precipitorono dal Monte nel mare et ivi si sommer- [fine della
c. 95v.] sero. Di Acheloo fi ume et huomo, del mercurio dei fi losofi fiume, argento vivo et
huomo animale terrestre, terrestre zol fo et di Cal l iope Musa che suavità vuoi dire, dalla
soave media sostanza del l 'argento vivo con la quale si anima et nascono le Lré sorel le, le tre
acque secche dcbitamcnJ.c preparate minerali, vegctabi l i cl an imal i . Sono amicissime di
Proscrpina, che da Plutone è ritenuta solto terra, dalla medicina ritenuta nel l ' i nferno, nel
magi stcrio del fuoco. La cercano nella terra quando calci nano et so l vono volgarmente l e
terre del l i metal li, non l a ri trovando, cercar l a vogliono per l ' aria e perciò Giove, il fuoco,
concede loro l ' ali della solutione filosofica et del le sublimationi del zolfo di natura. Non l a
ri trovando ne anche, l a cercano nel mare del l 'amalgama e dell 'oro cl argento v i vo e t
fermentandosi l a materia, di ven tano Si rene donne nel l a parte superiore, aggiungendosi
l ' anima del zol fo d i natura col corpo del l ' oro, che è la parte principale cl superiore. El la
inferiore di pesce, di argento vivo. Vengono al mare del l ' ogl io incerativo, mare d i Triquelra,
mare di questa scienza triangolare, pcrcioche in tuili i suoi promonlorij si trova que l l ' ogl io,
componendosi per lutle le tre dette vie el in questo mare si fermano, compiendosi i n
perfette medicine, i n questo mare del perfetto Elissir. Incominciano à cantare dolcemente
promettendo ricchezze; si che intrando i naviganti in questo mare, odono il dolce lor canto,
al quale s ' addormentano non abiando la mente alle cose celesti e d i vine. E dorme loro
l ' i ntelletto in modo che penetrar non lo possono il vero sentimento de i la scienza e perciò
sommessi nel l ' ignoranza sono da queste Sirene rubbati , restano le loro facoltà dissipate. Ma

79. "Pacchiano" è l'alluale Pachino a sud del la città di Noto, nella Sicilia sudorientale:
"Pachinum, Pachinus, Pachynum: Pachino Pr. Siracusa (Sicilia)", in Graesse Benedict- Piech l,
-

Orbis Latinus, Braunschwcig 1 972, 1 1 1 . p. 90; v . Virgi lio, Georgiche, lib. IV (Le api), vv. 1 - 1 27.
AU R I LOQU I O 1 17

{fine della c. 96r. / l ' astuto U l i ssc, il savio inquis itore, quando entra nel mare del l a
investigationc d i questo Elissir, ollura l 'orecchie al l i compagni suoi, a l l i disordinati suoi
desiderij che aguisa dc compagni sogliono star sempre con esso noi . Et egli si lega
al l ' arbore della nave, che Malo si chiama, per li mali, cioè per l i pomi che tiene allorno,
legando i l male del l ' avaritia, che con esso l u i molti altri mal i tiene legati et pensa
d ' investigare et ritrovar questo El issir per amore dell a filosofia et di scoprire l i secreti
profondissim i del la natura et a l l ' hora intende il canto dell e Sirene, intendendo le sue vere
operationi et passa salvo senza pericolo compiendo la medicina per tulle le delle tre v ie et
al l ' hora le S irene sagliono al monte del la poesia et sommergonsi nel mare delle seguenti
favole.

Della favola di Agenore, nella quale si contiene


i tré ordini della medicina.
c. 161.

Queste tre v i e non sono i tre ordini delle medicine che manifestò Gebro nella sua
somma, dei quali ragionano i Filosofi nel la favola di Agenore, nel la quale si dice che
Agenore hebbe una bellissima figliuola della Europa e tre altri figliuoli mascol i : Celcie,
Fen ice et Cadmo. Delle bel lezze d ' Europa Giove s ' accese i n modo che commandò à
Mercurio che trasformasse lui in toro e lo menasse in quel la forma al luogo vicino al mare,
dove Europa andar soleva à d iporto et cosi essendo stato da Mercurio esseguito et vedendo
Europa si bel Toro, se gli appressò et ritrovandolo mansueto et piacevole, vi montò sopra.
Ricevuto il loro l ' amata adosso et intrato nel mare, la condusse in Creta sua patria et quivi
nella propria sua forma ritornato, tolse di lei q uell' {fine della c. 96v. } ul timo d iletto, che
tuili gli amanti desiderano. Per i l contento che ricevve di q uesto fatto, chiamò la terza parte
del Mondo Europa et co llocò nel Cielo la forma del toro per una delle celesti imagini.
Agenore perduta Europa, manda i tré suoi figliuoli fratel li d i lei à cercarla, con ordine che
non la trovando non ritornino à casa. Celice non l ' havendo trovata si ferma in C i l i tia et
Fenice i n Fenicia. Ma Cadmo entra nel Tempio d'Apolline e dal suo Oracolo gli è detto che
ivi si fermi et habiti dove la vacca giovane che incontreria si fermasse. Et seguitando una
vacca, che uscito di là incontrò fat igata e stracca, l a vidde cadere nel cami no, a l l ' hora
volendo sacrificare la vacca, mandò li compagni ad una fonte per acqua, i quali ritrovato un
serpente, furono da quello ammazzati ; Cadmo poi uccise il serpente per ordine di Minerva et
semi natone i denti nella terra, nacquero molti huom ini armati et combattendo i nsieme
s ' ammazzano l ' un l ' al tro da ci nque i n fuori, i quali furono fatti principi di quel paese.
Agenore è il lì gliuolo che la bel l issima calce del l ' oro genera per far la medicina dei corpi
human i . Giove che se n ' i n fiamma c desidera di goderla è l ' ardente et igneo spirito del l a
l unaria. Desiderando d i congiugnersi con lei, dal mercurio del l ' oro vivo s i tà trasmutare i n
toro, i n zolfo animale che h à due corna di due mercurij vegetabili et animali . E ' condollo
1 18 V I NC ENZO PERCOLLA

alla presenza d i Europa, della detta calce et vedendo quella si bello animale, se gli appressa
aggiuntandosi con lui. Vi monta sopre nella trituratione: a l l ' hora il toro entra nel mare che
vicino si trova nel mare del l ' acqua secca vegetabile. La conduce in Creta sua patria, la fà
potabile come è la sua patria, i l succo del l a Lunaria, essendo chiama- [fine della c. 97r. ] to
detto succo soavissimo poto et succo che inebria, come i l succo dell a Lunarìa. S i
congiugne dopoi con essa in propria forma. Per farsi oro potabile d i maggior perfettione s i
sol ve meglio et mette i l segno d e l toro n e l Cielo, facendolo vera e t perfetta quinta essenza
vegetabil e et animale. Non è perfetta se in lei non si ritrova il real corpo et all ' hora sana
tutte le infermi tà. Chiamasi Europa la terza parte del mondo, deii' Eiissir, detto M inor
Mondo, però che le altre sue parti sono la malgama et il zolfo di natura, con le quali
congiungendosi quest'aglio, si comprende tutto i l mondo, tutto il compimento deii'Eiissir.
Questa medicina è chiamata di nome di donna, percioche in lei non entra solforeità d'oro
maschio agente, ma entravi solamente l a sostanza del suo argento vivo, femi na patiente.
Agenore et i fratelli di Europa la perdono, volendo alla trasmutatione dei metalli procedere,
procedendosi per le lor vie con l ' argento vivo volgare et si perde questa via della medicina
dei corpi humani, percioche aggiuntandosi in questa medicina argento vivo in luogo d i
sanità, darebbe loro l a morte. Ordina Agenore à i tre figliuoli maschi, a l l i tré ordini della
medicina de metall i che la cerchino per lo mondo, per lo Elissir detto minor mondo. Non l o
ritrovono operandosi c o n argento vivo. Vuole Agenore che, non la trovando, non ritornino
à Casa; vuole che, operando l ' argento vivo, non ritornino indietro, ma debbiano passare
innanzi. Celice non ritrovando Europa per la operatione del l ' argento v i vo, non ritorna
indietro, và in C i l icia, che turbatione vuoi dire. R itrova la medicina del primo ordine,
ch'altro non fà che turbare et al terare i metalli. Fenice non la trovando ancor, egli non {fine
della c. 97v. ] vuoi ritornare, seguita il suo viaggio, và in Fenicia, che avena et finto orzo
significa, và a l l a medicina del secondo ordine che non fà vera, ma pall iata et finta
trasmutatione. Cadmo, il terzo ordine, non la ritrovando, preparando similmente l ' argento
vivo, entra nel Tempio del Sole, nella perfetta contemplatione del generare oro, perche
tempio, à tuendo et contemplando, si dice quello che per tutto operatamente si vede et di qui
nasce, che, il Cielo, tempio si chiama, intende del suo Oracolo, dal la scrittura di q uesta
scienza, che si fermi dove vedrà la vacca fermatasi che gli verrà incontro, ritrova la vacca
giovane, la calce del l ' oro che nasce del l ' oro, detto toro, perche feconda il mondo, come fà i l
toro la terra; seguela nella lisica calcinatione, dove cade del suo aureo colore diventando
bianca. Vuole sacrificarla, la vuole ammazzare solvendola et brusciarla nel sacrificio della
sua operatione. Manda i compagni suoi, il vitriolo, il sale della fonte di Mercurio sol utivo.
Ritrovano il serpente, l 'argento vivo in sua natura che gli ammazza imbevendosi di quell i .
Cadmo, vedendo i compagni morti dal serpente, uccide il serpente, sublimando per ordine d i
Minerva, savia prattica. Cava i denti a l serpente, la sua bianchissima media sostanza che
morde, non mordendo la sua immonda terrestreilà nella sua superflua acquosità
combustibi l e e la semina nel la terra del detto oro fi sical mente calcinato, facendo
l ' amalgama fisica et la inacqua con l ' acqua del fonte del mercurio solutivo et q uesto è quello
A U R I LOQ U I O 1 19

che dice Rinaldo in più l uoghi "Cupro amalgamato proijce in magna quantitate aquae
v i tae" ,"11 nascono molti huorn ini armati et combattendo insieme s' /fine della c. 98r. ]
ammazzano tutti, eccetto cinque che restano vivi. Nascono le diverse parti dei i ' Ei issir in
questo magistero dopo' questa solutione, nascono armati d i boccie e lambicchi e griscioli, i
quali s' ammazzano l ' un l ' al tro fino alla proiettione, percioche il mercurio, l a terra d i
metal lo nel la fisica solutione, la terra che resta, ammazza i tré elementi fissandosi sopra d i
s e e sublimandola in zolfo d i natura; il mercurio del l ' oro ammazza questo zolfo di n atura,
rubificandolo, l ' amalgma del l ' oro e del l ' argento vivo ammazza questo mercurio nella
fermentatione, l ' oglio i ncerativo ammazza questa fermentatione riducendola i n E lissir
perfetto. I cinque meta l l i che s ' hanno con quel lo à trasmutare in oro ammazzano questo
Elissir et essi soli restano vivi et essendo nobil itati del l a real dignità del l ' oro sono fatti
principi di questo bellissimo paese della medicina del terzo ordine.

Della favola delle Gorgone nella quale si contengono tré altre vie, che
magisterij si domandano. C0• 162.

Avertirai ancora c � e tré al tre vie si ritrovano diverse dalle prime tré che de gli individui
si dicono et dal le predette che ordini di medicine chiamarono e si domandano le tré vie de i
magisteri, percioche per diversi magisteri si operano et per tutte si viene à ri trovar questo
Elissir. La prima è la via del la fissione degli elementi; la seconda della conversione; la terza
della separazione di essi elementi, delle quali si tratta nella favola delle Gorgone. Dicesi che
dal l e Foci e dal Mostro Marino nacquero tré sorel le: Medusa, Stennio et Euriale, che
haveano tutte tré un occhio solo et era si fiera la vista loro [fine della c. 98v. ] che chi unque
guardavano convertivano in pietra. Per il Mostro Marino intendono il mercurio sol utivo,
che dall ' hum idità dell ' acqua e la siccità del zol fo; le Foci vacche marine, ani mali che
vivono in terra et in mare sono le spetie de' metalli che v i vono in terra sendo terrestri et in
mare liquefacendosi in mercurio nella loro fusione. Da questi nascono le tre sorel le, le
predette tré vie de' magisterij. Hanno u n ' occhio solo, che occulto vuoi dire, perche tutte
queste tré vie hanno un solo secreto et occolto mercurio de filosofi, col quale qualunque
individuo riguardano minerale, vegetabile et animale, lo convertono nella pietra de' filosofi.
Per Medusa la maggiore, alla quale principalmente s' attribuisce la conversione in sasso d i
quel li c h ' e l l a riguarda, s' intende l a v i a dell a fissione, percioche per questa via, i confusi
elementi si fissano nel sasso deii ' Eiissir. Per Stennio intendendo la via del l a conversione
degli alimenti , detta Stennio à stel, che circolo e conversione significa. Per Euriale la terza
via della di visione degli elementi, detta Euriale ab Euro vento, percioche la divisione deg l i
elementi si tà convertendosi i n vento il corpo sol uto et dipoi tingendosi i n acqu a s i
separano l ' u n del l'altro tutti i quattro elementi contenuti nel detto corpo elementato.

80. V . supra p. 1 05, n. 76 [c. 85v.].


1 20 VI N C ENZO PER C OLLA

Della favola d i Medusa, nella quale si contiene la medicina per q uesta via
della fissione. co 163.

Del l a medicina per questa via della tìssione si tratta nella favola di Medusa. Et dicesi
ch'essendo ella bell issima donna et havendo bel l issimi dorati capelli, Nettunno s ' accese
fortemente di lei et prese la fomm di cavallo et pastosi sopre [fine della c. 99r. ] Medusa se l a
portò per mare in un'altra terra, dove presa l a s u a vera effigie, n e l Tempio d i Minerva gode
di lei. Per la qual cosa Minerva converti quei suoi bel l i e dotati cape l l i in serpenti et vol l e
c h e chiunque l a sua vista guardasse, convertito rimanesse in pietra. L a bel l issima Medusa
con i dorati capel li è l a bel lissima calce del l ' oro, che hà i suoi bellissimi atomi aurei. Se
n ' i nliamma Nettunno, l ' elemento del l'acqua et si trasforma in cavallo e la prende sopra d i
s e . E t questo è quando il balneo maria s' empie d i limo d i cavallo e t ponesi l a boccia del l a
calce del l ' oro sopra questo tìmo. La porta per l o mare del la prima acqua calcinativa dell a
quale parla Raimondo nella sua Epistola accurtatoria quando dice, Tunc cum post primam
calcinationem et petrifationem, que fiunt per primam aquam bene limpidum et clarificatum,
viginti diebus, minori autem tempore nihil fieri potest. Portala in terra quando la separa da
q uesta acqua calcinativa et resta la calce dell 'oro fisicalmente calcinata et quel che seguita
Raimon �o. Posrea separetur pulvis color"is sanguinis. Hl Arrivato in terra Nettunno prende la
prima forma distillandosi l a seconda acqua sol utiva et nella boccia tempio d i M inerva,
tempio di questa sapiente prattica, Nettunno in sua propria forma la seconda acq ua secca
minerale sol utiva. Si congiunge con Medusa e se l e fissa sopra, nel le ceneri, reiterando
molte volte il coito per la qual cosa Minerva, la sapiente prattica, assottigl iando l a materia
con le solutioni et congelationi, con vertì i bei capelli di Medusa, quei bellissimi atomi, i n
chioma d i clivi serpenti, i n medesimi minerali, la quale {fine della c. 99v.] s ' intende per l i
serpenti, come s'è dello della favola del monte Chimera e t fà che la vista d i Medusa à
qualunque mercurio volgare et metallo impcrfctlo riguarda, lo converti in dura pietra, l a
facci a durissimo metallo, all' hora quando si fà con questa medicina l a proielliol)e.

Della favola di Aglauro nella quale il medesimo si contiene. C0• 1 64.

La medesima medicina si contiene nella favola di Aglauro, come s'è detto nella favola
d ' Eritonio, q uando Vulcano volle s forzare Mi nerva et buttando il seme in terra ne nacque
Eritonio, il quale Minerva pose in un cesto et cuopri llo e diello in mano di tré sorelle:
Aglauro, S terse e Pandorosa82 sue servitrici, prohibendo loro il discuoprimento del cesto.
Ma Aglauro, prosuntuosa, lo discoprì et mostrò alle sorelle. Dopai avenne che Mercurio

8 1 . "[ . . . ] tunc solum post primam aquam bene li mpidam et clari ficatam vigi nti diebus:
mi nori autem tempore nihil fieri polest .", Epistola Accurtationis, cit., in BCC, l , p. 864;
"Postea semper pulvis colore sangu i n i s sui, cl disti llclur sccunda aqua summo i ngen io ne ,

spiritus evadant secundum ingenium dalum in Testamento nostro.", ivi.


82. Si tratta chi aramente di Agi auro, Hcrse c Pàndroso figlie di Cecrope re dell' Attica e di
Aglauro, a sua volla figlia di Atteo, che il milo presenta come i l primo re dell' Altica.
AUR I LOQ U I O 121

i namorato d i Sterse si volle servire del l ' aiuto d i Agl auro et ella s'offerse d ' aiutarlo con
promissione però di quantità grande di oro. M i nerva ciò vedendo, mandò la invidia ad
infondere il suo veleno ad Aglauro et havendo invidia à sua sorella, volle esser ella l' amata
t.
d i Mercurio, onde venendo Mercurio à ritrovarla, lo abbraccia et e l l a lo converte i n p ietra
l i vida. Ciò fatto, se ne và nel l ' aria c dal l ' aria al Cielo. Vulcano che sforzar vuole M inerva
et buttando i l seme in terra, genera Eritonio, è il caldo vapore, che contro la volontà di
Mi nerva vuoi generare metal lo et genera l ' argento v i vo. Minerva la sapiente n atura
aviandolo in parte, ove sia zolfo urente, lo mette in questo cesto et lo cuopre del la natura
metal l ica, convertendolo in oro. Dallo in mano delle tré sorelle {fine della c. JOOr.] sue
servitrici, del le tré acque minera l i , vcgctabili et animali, sono servitrici di Minerva, se bene
sono e l l e acque arti ficiali, percioche l ' arte in questa operatione è ministra e servitrice della
natura. Dà nell e mani di Sterse, la vcgctabile, quando l a purifica del l ' acqua forte.Va i n
mano d i Pandorosa, l ' animale, quando lassa e t calcina filosoficamente. Minerva vieta loro i l
discoprirlo, i l sol verlo. Però che questa sol u tione è contraria a l l ' operatione naturale,
rovinando i n questa solutione l' arte quello che l a natura hà fatto. Aglauro, l ' acqua prima
m inerale, della quale fà mentione Raimondo nel l ' epistola accurtatoria.8J Lo discopre, Io
riduce à prima materia et mostralo alle sorelle, insegnalo à discoprire et l ' altre acque
vegetabili et animal i. Al l ' hora Mercurio, l 'oro ridotto in mercurio, desidera di congiungersi
con Sterse, con l ' acqua vegetabile per esser la più bel la delle sorelle. Domanda a i u to ad
Aglauro, alla mi nerale, perciò che i ntrodotta la siccità mi nerale, facilmente si congiunge
con l ' acqua vcgctabilc. El la gli lo promette, per la promissione dell a gran quantità del l ' oro,
per l a promissione di moltipl icarla nci i ' Ei issir, che là gran q uantità di oro. Ma Minerva
manda la Invidia ad Aglauro, che di serpenti si pasce, ma la natura per far compir più tosto
I ' Eiissir, manda l ' accuitionc ad Agl auro che de serpenti uniti nel Cinabrio si pasce, et fassi
la seconda acqua minerale. Abbracc ia Mercurio, l'oro ridotto in mercurio et Mercurio Io
converte in pietra l ivida, in color fosco purpureo, fissandolo sopra di se, poi se ne và per
l ' aria solvcndosi et congelandosi, linche più congelar non si potendo, resta in natura aerea
di ogl io {fine della c. JOOv. } et se ne và in Cielo diventando q u i nta essenza e celeste
medicina.

Della fa vola del Toro Cretense nella quale si contiene il medesimo.


C 0 • 1 65 .

Il medesimo si contiene nell a favola del Toro Cretense. Si tratta che Minos figliuolo di
Giove, volendo sacri ficare à Ncttunno, desiderò una vittima degna di tanto Dio. Nettunno
gli diede un bellissimo Toro et g l i vedendolo cosi bel lo, lo volse conservare. Per la qual
cosa Nettunno sdegnato manda il furore al Toro, il quale perturba tutto i l suo Regno. In

83. "Tum ut petitioni tuae acquiescam. dico, viam Mineralium longam et periculosam fore.
Tota enim via mineral ium consisti! in duabus aquis. quarum una facit lapidem volatilem sine
labore et periculo.", t.ìJiswla A ccurtationis, cit., in BCC, l, p. 864.
1 22 V I NC ENZO P E R C OLLA

questo mezzo è mandato Hercole da Euristeo à domarlo et Ercole glie lo mena legato.
Euristeo lo scioglie et i l toro sciolto vedendosi, i ncomincia à rovinar la R�gione Attica.
Ma sopravenendo Teseo i l flavo lo ammazza. M inos figliuolo d i Giove è il mercurio
vegetabile figliuolo del fuoco. Si vuole sacrificare à Nettunno, vuole solvere il metallo à
prima materia di Mercurio e perciò à Nettunno vuole sacrificare i l mercurio volgare. G l i dà
i l bel Toro, g l i dà l ' oro calcinato: egli non lo ammazza, non lo solve, ma conservalo,
purificandolo del mercurio volgare. Nettunno sdegnato infuria il Toro, lo solve nel furore
del detto primo mercurio et i n furiato, soluto, perturba i l Regno di Minos, i l magisterio
vegetabile. Vieneliercole, mercurio accuito, figliuolo d' Alchmena, che fortezza vuoi dire.
Mandato da Euristeo, dal Filosofo, à legare il Toro, à fissarlo. Hercole lo lega et lo mena à
Euristeo, al Filosofo, percio che questo secondo Mercurio fissa i l mercurio dell'oro et s i
fissa con quello. Euristeo, i l Fi losofo, lo scioglie, solvendolo i n o g l i o et a ll ' bora l a
Regione Attica, l a Regione Littorale del l ' argento v ivo, per debil i tarsi e t poter far
proiettione, patisce rovina, ma sopraviene Teseo, i l flavo, il [fine della c. /Olr.] metallo
liquefatto nel fuoco et lo ammazza nel la proiettione, convertendolo in morto metallo d i oro.

Della favola di Certione, nella quale il medesimo si contiene. C 0 • 1 66.

Conliensi anche la medicina per questa via della fissione nel la favola di Certione.
Dicesi che Certione con tutti quelli che per il suo paese passavano combatteva et perche
robustissimo era et gagliardo li vinceva et vinti gli ammazzava. Venne à ritrovarlo Teseo i l
flavo e t ammazzollo. Certione è i l mercurio minerale, i l quale con tutti i fragmenti dell ' oro
calcinato, che per il suo magisterio vanno à passart:, vuoi combattere, solvendoli. Vinti che
gli hà, poi che gli hà soluti con la spada della sua accuitione, accuendosi bene, g l i
ammazza, fissandosi sopra quelli i n Elissir perfetto. Viene à ritrovarlo Teseo i l flavo, i l
metallo l iquefatto e t ammazzalo nella proiettione, convertendolo in morto metallo d i
perfettissimo oro.

Della favola di Perseo, nella quale si contiene I 'Eiissir per questa via
della fissione con le sue moltiplicationi. co 167.

Di q uesto El issir, che per q uesta via dell a fissione si compone con le sue
moltiplicationi, trattorono nell a favola d i Perseo, quando dissero Erisio84 haver generato
una bella figliuola detta Danae, la quale perche gelosissimo era serrò contro sua voglia i n
u n a forte Rocca. M a i namorato Giove della bellezza sua, vi entrò con yertendosi in pioggia
d' oro et l ' ingravidò et nacquene Perseo. Costui fù nodrito dalla madre,finche fù già grande.
Andò ad haver v ittoria di Medusa, che convertiva in sasso chiunque riguardava. Andò in
questa impresa armato de tallari, [fine della c. JOJv.] dell ' a l i et del la spada di Mercurio,
coverto dello scudo di Minerva et ottiene l a vittoria tagliata la testa à Medusa. Del suo

84. Si tratta di Acrisio re d' Argo e mari.to di Euridice.


A U R I LOQUI O 1 23

·
corpo esce i l sangue dal quale si genera il Pegaso. Perseo monta sopra il Pegaso alato con
l a testa d i Medusa, andando per il mondo. Sù la terra d ' Affrica cascarono gocciole del
sangue di Medusa et si convertirono in serpenti. Ritrova Atlante, che ricusando albergarlo è
da lui convertito con la testa di Medusa, nel l ' altissimo monte della calorosissima Africa
detto Atlante. Ritrova anco Andromeda ligliuola di Cefeo e di Cassiopea in pericolo d 'esser
di vorata dal Mostro Marino, con la testa converte il mostro in pietra et la libera e prendela
per moglie et converte con le gocciole del sangue molte verghe legate insieme in coralli.
Volendoli Fineo poi con i suoi compagni torg l i l a moglie Andromeda, con la medesima
testa li con verte in pietra. Sag l ie ultimamente in Cielo con l a moglie Andromeda, con
Cefeo suo socero et con Cassiopea sua suocera, dove tutti quattro frà le altre imagini celesti
risplendono. Per Erisio che genera la bel l a Danae, intesero l 'artefice, che genera la bell a
acqua minerale. La serra contra sua voglia nella Rocca, serrandola nella bocci a ben serrata
per l a voglia che hà, essendo .acqua sottil issima piena di spiriti, d' andar à ritrovare l a parte
del l ' aria sotti l issima. Giove inamoralo di l ei è l ' oro bruciato dal fuoco nella calcinatione
volgare e fisica, nella quale in color di stagno trasformandosi si chiama. Giove entra nella
rocca fatto pioggia d' oro, percioche entrando l ' oro calci nato nel l a boccia, si genera una
pioggia d 'oro per quel tempo che dura l a solutione, perche l a fortezza del l ' acqua, solvendo
g l i atomi dell ' oro, g l i butta in aria et cascando sopra di se si genera la pioggia dell 'oro.
S ' impre- [fine della c. /03r. ] gna Danae, l 'acqua per distil l atione. Nodriscelo Danae, l a
medesima acqua mi nerale bene accuita e t preparata, imbevendola del suo latte, de' suoi
spiri ti , finche se li fissi sopra tanta q uantità d ' Eiissir quanta serà il suo peso et q uesto
reiterandosi per diece volte, diventando maggiore, viene à detta perfetta età. Và ad haver
vittoria di Medusa, và à complire in Elissir per questa via del l a fissione, detta Medusa. S i
arma d i tal lari, del l ' ali e della spada di Mercurio, s'aggiunta con l a media sostanza sette
volle sublimata del mercurio, c h ' è la sua spada, la sua fortezza. I tallari e l ' a l i sono g l i
spiriti del vitriolo e sale fisso nel la detta media sostanza. Cuopresi dello scudo di Minerva,
del Luto della sapienza et sublimandosi sette volle, alla vittoria di Medusa si compie in
El issir, per questa via detta Medusa. Separa l a testa di Medusa dal corpo, separa una parte
per l a moltipl icatione, che nel l a testa dal corpo dell ' altra parte che g l i resta per far l a
proiettione et percio del corpo uscendo i l sangue, l e gocciole d i questa parte, s i genera i l
Pegaso cavallo alato, l'oro velocissimo che per tutto vola, sopra i l quale potendosi soffrir
l a spesa, và per tutto i l resto del mondo, và per tutte l ' altre operationi della sua
moltipl icatione che gli restano à compire. Le gocciole che cadono sopra la terra della
calorosa Africa, sono le gocciole di questa medicina reservata per questa mol tiplicatione,
che cascano sopra la terra fo liata vegetabi le et animale. Ne nascono i velenosi serpenti, i
velenosi ogli fisici et I ' Elissir, moltipl icati che ammazzano l ' argento vivo et l e sol foreità
deg li imperfetti metal l i . Ritrova Atlante, i l zolfo di natura del l ' oro, gigante per esser più
[fine della c. /02v.] alto del lo zo l fo de g l i altri metal l i , che ri fi uta riceverlo n e l l a
i nceratione, percioche questa inceratione si fa con residenza d e l zol fo et con l a testa d i
Medusa i l converte nel l ' altissimo monte d'Africa i n quel l 'altissimo el perfettissimo E lissir
1 24 V I N C ENZO PERCOLLA

che nell a calorosa Africa, nella calorosa patria si ritrova. Trova Andromeda fi g l i uola di
Cefeo e d i Cassi opea, la medicina bianca. Fig liuola d i Cefeo, del zolfo di natura
del l ' argento. Col Mostro Marino che dcvorar la vuole con l ' argento vivo preparato à
moltiplicarla converte i n pietra di filosofi Il Mostro Marino, l ' argento v i vo e si prende
Andromeda per mog l ie, cong i ungesi con la medicina bianca e con quella si moltipl ica.
Trova le verghe legate, il zolfo di natura del l ' antimonio, che sono i suoi ti l i legati insieme
nel suo zol fo di natura et converteli in pietra di coralli, nella pietra rossa dei filosofi. Fineo
che pretende maritarsi con Andromeda, è il zol fo di natura del l ' argento cavato dal ferro, i l
quale stà preparato par moltiplicare l a medicina bianca. M a sopravenendovi I ' Ei i ssir rosso,
al rosso hà da moltipl icare e perciò Fineo con la testa di Medusa è convertito in pietra de
Fil osofi et così parimente i suoi compagni, g l i altri zol fi di natura degl i altri meta l l i ,
ultimamente moltiplicandosi i n bontà, solvendosi e t congelandosi, fi nche congelar n o n s i
possi. Sale i n cielo c o n s u a mogl ie Andromeda, moltipl icandosi anco à questo modo
Andromeda e similmente nel Cielo il suo suocero Cefeo, il zol fo d i natura del l ' argento,
incerandolo et solvendolo al detto modo. Et Cassiopea sua suocera, l ' acqua mercuriale
i nccrativa del l ' argento, con vcr- {fine de'Ila c. /03r. / tendo in Elissir et moltipl icandola in
bontà al medesimo modo et à q uesta foggia tutti quattro moltiplicati in tulta quella bontà
che moltiplicar si possono, son col locati per imagini celesti, per qui nte essenze et celesti
medicine.

Della via della conversione degli elementi. C0• 1 68.

La via della conversione degli elementi chiamorono i Fil osofi quando il metal lo si fà
terra per la calcinatione, acqua per la solutione, aere per la subl i matione, fuoco per l a
inceratione, perche convertito i l metallo in perfetto Eli ssir, brugiando a l l ' hora i l suo
patiente ben di sposto, lo converte in sua natura di oro, come tà il fuoco del legno d ' ogni
ben d i sposto patiente, qui nta essenza per la moltipl icatione, poiche però q uello s i fà
incorrouibile et dipoi ritorna oro come prima nel la proiettione et à questo modo l ' oro
sag l iendo in Ciclo et ritornando in terra si circola el q uesta via s ' i ntende quando non si
separano g l i elementi del metallo soluto, perche all ' hora si entra nella via del la separatione
degli elementi, via di più alta proiettione.

Della favola di Proteo, nella quale si contiene la medicina per questa via
della conversione degli elementi. co. 1 69.

Del la medicina che si compone per questa via del la conversione deg l i elementi
trattorono nel la favola di Proteo fi gliuolo del l ' Oceano e d i Ti theos, i l quale inamorato di
Pomona, dea de' frulli , per ottenerla, s i trasformò in ogni cosa et al tine nella prima figura
godendo lei. Proteo è l 'oro generato dall ' Oceano, dall ' acquosità del l ' argento vivo e da
Titheos, dell a terra sol furea. S ' i namora di Pomona Dea de' [fine della c. 103v. f frutti, di
A U R l LOQU l O 1 25

questa medicina Dea, qui nta essenza che dona frutti d 'oro per conseguirla. Si trasforma i n
ogni cosa, si trasforma i n tutti g l i elementi e t nel la quinta essenza che suona ogni cosa,
poiche ogni cosa consiste neg l i elementi, corpi elementati e nel l a eterea qui nta essenza.
E g l i si trasforma in terra calcinandosi, in acqua solvendosi, in aere sublimandosi, in fuoco
i ncerandosi, in qui nta essenza moltipl icandosi. In prima figura gode di Pomona, q uando
nell a proiettione ritornando oro, è compito tutto il magisterio et congiuntosi con questa
Pomona, che pomi d 'oro produce.

Della favola dei pesci, nella quale il medesimo si contiene. Cap0• 1 70.

Nel la favola dci pesci, che la rossa cl bianca med icina contiene, si dice che stando un di
Vcnere et Cupidine SU(\ figl iuolo solazzandosi alla ripa del fiume Eufrate, che passa per
B a b i l o n i a et en tra nel mar rosso, lor sopragiu nse T i feo gigante, per la c u i paura
trasformatosi i n pesce si buttorno nel fiume et per memoria di questo fatto, questi pesci
furono posti nel Cielo. Per Venere i ntendono l a sostanza dell ' argento calcinato et per
Cupidine suo fi gl iuolo, l ' oro fig l i uolo del l 'argento, perciò che dal l ' argento digesto nasce
l 'oro. Chiamasi Cupidine, percioche da tuili è sommamente desiderato. Stanno alla ripa del
fi ume Eufrate, a l l a ripa del mercurio accu i to et animato, solutivo. Fiume di Babilonia di
q uesta scienza della Babilonia et confusion di l i ngue. Entra al line nel mar rosso, in aureo
El issir con vertendosi. Appare T i fco giganlc, il lambicco, giganlc galcalo, pcrche si segua
l ' operalione. Si bullano ambiduc nci i ' Eufralc, nel /fine della c. /04r. j mercurio sol u t i vo et
si trasformano in pesce, in animali acquatici, havendo ricevuto l ' anima vegetabile nel l a
solutione et conversione in acqua. Sagl iono a l Cielo passando prima per la regione del l ' aria
subl imandosi in zol fo di natura, per quel la del fuoco incerandosi in perfetto E l i ssir. Nel
Cielo pervenendo, facendosi i ncorrollibilc q u inta essenza per la mol tipli catione nel l a
proiettione, ritornati nella lor forma prim iera di Venere e Cupidine, d i oro e t argento.

Della favola di Pitagora, nella quale si contiene la medicina per la via


della conversione. C0 171.

Questa medicina per l a via della conversione deg l i elementi s i contiene anche nell a
favola d i Pitagora. Si dice che quando Etolide, figliuolo d i Mercurio, morì, l ' anima sua
entrò nel corpo di Euforbo et morto Euforbo nel la guerra di Troia percosso da Menelao,
l ' anima entrò nel corpo del fi gliuolo che Mercurio hebbe da Samia meretrice et morto
quel lo, l ' ani ma entrò nel corpo <.li Pilagora Filosofo. Etolido, figl iuol di Mercurio, è l ' oro
calci nato, fig l i uol di Mercurio, calci nandosi per lo volgar mercurio e fassi terra, muore
nel l a disolutione fisica, quando si separa l ' anima dal suo esuberato mercurio, detta anima
del l ' oro, dal corpo del la terra et fassi acqua. Quest'acqua entra nel corpo di Euforbo, del
purifi cato argento vivo, per farsi aereo, subl im andosi in zol fo di natura. Euforbo percosso
da Mcnclao nella espugnatior1 di Troia, nella cspugnation del l a povertà. Percosso da
1 26 V I N C ENZO P E R C OLLA

Menelao e fissato dall ' elemento della terra. Muore separandosi l ' anima del l a terra fol iata et
si allontana dal corpo della terres- [ji11e della c. /04v.] treità, convertendosi in sostanza aerea.
Questa a n i m a entra nel corpo del fi g li uolo di Mercurio e di Samia meretrice,
del l 'amal gamato mercurio il qual nasce dal mercurio volgare e dalla calce del l ' oro. Samia
meretrice, terra meretrice, perciò che essendo calce e terra secca, appetisce i l
congiungimento del l 'humido. Entra quest'anima in questo figliuolo di mercurio, quando si
tà l a fermentatione. Muore nel la inceratione et all ' hora essendo l a materia in perfetto Elissir
convertita, è detta fuoco. Si separa in due parti, per l a moltiplicatione. L'anima sua entra
nel corpo di Pi tagora, del metal lo imperfetto e nasce Pitagora Filosofo, nasce l ' oro
procreato dal la lìlosolia e questa nel fuoco si brugia e diventa quinta essenza incorrottibile,
l ' altra che là la proieuione.

Della via della d ivisione degli elementi. C0• 172.

La via del l a divisione et separatione deg l i elementi è molto artificiosa, lunga et


d i fli cile, se bene per quella I ' Eiissir riesce d ' alla proieuione, percioche l a perfettione
deii ' Eiissir consiste nella sottigliezza e perche separati gli elementi tanto piu si depurano et
assotigliano, I 'Eiissir per questa via di perfettione riesce et quando questa separatione d i
elementi, che s i fà pri ma per l a subl imatione d e l zol fo di natura, d i poi per farsi l a
fermentatione si reitera nell ' istesso zolfo d i natura, composto di tutti quattro g l i elementi,
I ' Ei issir riesce d ' a l tissima proiettione, tuttavia potendosi q ual si vogl i a Elissir d i poca
perfettione et proiettione mol tipl icar in bontà per le sol utioni et congelationi, molti
Filosofi hanno escusato questo travaglio di questa eccel lentissima via et sonnosi contentati
del l a precedente, se ben non restarono di scrivere [ji11e della c. 105r. ] di questa ampiamente,
come vedrai nella seguentè favola.

Della favola delle Predite, nella quale si contiene questa via della
divisione degli elementi. co. 173.

Di questa via si ragiona nel l a favola delle Predite figliuole di Preto Re d' Arcadia, nella
quale si narra, che i l dello Preto hebbe quattro bellissime figliuole, le quali soverchiamente
del v i no bevendo, di si fatta maniera s'i mbriacorono, che s'antiposero à Giunone, per l a
qual cosa l a Dea mandò loro i l furore, onde non solamente non piu simil cosa ordirono, m a
pensavano perche diventate erano vecchie, volendo per ciò Melampo medico e t indovino
guarirle con herbe incantate, diede loro la medicina e quello che buttorono fuora, getto in u n
fonte, del quale qualunque beve u n a volta, abborisce i l vino per sempre. Preto Re d'Arcadia
è l 'oro del Regno d' Arcadia, dove si trova la pietra incombustibile, Ré del Regno di q uesto
mag i sterio, in cui si trova la pietra incombustibile dei fi losofi. Genera quattro figl iuole
bel l issime e quattro suoi elementi, terra, fuoco, aere et acqua, le quali bevendo del vino,
del l a quinta essenza del vino, s ' imbiancano, empiendosi del l a detta q uinta essenza et si
A UR I LOQ U I O 1 27

antepongono à Gi unone, alla medicina, percioche tutti sono oro potabile di virtù grande
medicinale. Ma Giunone volendo far la medicina per sanar i metalli, manda loro addosso i l
fiume del l ' argento vivo sublimato e depurato, per i l quale i l zolfo d i natura subl imandosi,
non si antepongono più à Gi unone, non sono più medicina dei Cllrpi humani, ma stimano
d'esser deventate vecchie, par loro esser pregne del fuoco deii 'Ei issir. Melampo medico, che
h à medicato con detti elementi et indovino che intende et indov i n a l ' enigma del l ' oro, l a
medicina /fine della c. 105v. ] del l ' herbe incantate del mercurio vegetabile, herba incantata,
herba conversa in mercurio et bevuta che hanno questa medicina fissato che s ' è l ' oro
addosso q uesto mercurio. Quel che purgano, quel che si risolve, butta nella fonte
del l ' argento vivo per debil i tarlo, nel la qual fonte all ' hora che questa facendo la proiettione
abbhorisce il vino, abbhorisce la faticosa operatione del la quinta essenza del v i no , non
havendo più bisogno di quella, ne per reiterar I ' Ei issir, ne per moltipl icarlo, potendo piu
fac i lmente con argento vivo moltiplicare.

Nella favola del l ' Absi rto, nella quale si contiene il medesimo. co. 174.

Nel l a favola di Absirto il medesimo si contiene. Narrasi che havendo lasone con l 'aiuto
del l ' i ncanto di Medea acquistato l ' aureo vello volendosene ella poi andar con lui, si prese
Absirto suo fratel lo, ma seguendola il padre, amazzò Absirto et lo gettò in pezzi per l a
strada, acciò che intrattenendosi i l padre nel raccoglierlo, e l l a havesse possuto compire i l
suo viaggio. Medea, l ' acqua vegetabile figliuola del fuoco, costei aiuta col suo incanto, col
suo mercurio lasone, l ' argento vivo volgare, riducendo a l l a sua media sostanza, perche
prenda l ' aureo vello, l ' oro vivo, vel lo d' oro per esser mol le come i l velo, percioche
havendo l ' acqua vegetabile, animandola, Iasone prende questo velo d'oro. Medea, preso che
hà Iasone il vello d'oro, vuoi fuggire, vuoi passare oltre per tutto il magisterio. Prendesi
Absirto suo fratel lo, l 'oro calcinato ancora col fuoco e perciò suo fratello. Ma seguendolo i l
padre, i l fuoco, ella ammazza Absirto, solve l ' oro calci nato e per trattenere i l fuoco e t ella
poter compire i l suo viaggio verso i l {fine della c . /06r. ] perfetto Elissir l acera et il frate l lo e
in quattro pezzi lo dà al padre, al fuoco, perche lo rettifichi dandog l i prima l ' elemento
del l ' acqua, poi del l ' aere, poi del fuoco et ultimamente quello del l a terra e trattenendo i l
fuoco i n l e rettificationi , l a passa i nnanzi et arriva alla patria del suo marito, a l l a patria
del l ' argento vivo, co' l quale, debilitandosi, arriva al destinato l uogo del perfetto Elissir.

Della favola di Atheone, nella quale si contiene la via della divisione


degli elementi. Cap0• 175.

D i questa via della divisione del li elementi si tratta nella favola di Atheone. Dicesi che
lavandosi Diana in un fonte, vi sopravenne Atheone cacciatore et postosi à contemplarla, la
Dea g l i buttò addosso del l ' acqua e lo convertì in cervo e fù da suoi proprij cani l acerato.
Diana che si lava nella fonte è l ' argento v i vo, che nella fonte del mercurio acc u i to e
1 28 V I N C ENZO P E R COLLA

circolato si solve. Vi sopravi ene Atheone, l ' oro calci nato. Cacciatore, essendo quel
cacci atore che piglia ogni cacc ia. Stà contemplando Diana, quando s' avvicina al mercurio
accuito et animalo per solversi. Diana li butta addosso del l ' acqua del fonte, li butta sopre i l
mercurio sol utivo; fatto cervo, l o solve et là leggiero animale, perciò che soluto salta et
passa per lambicco. E' da suoi cani l acerato, da suoi fuochi, con i quali s' affina et caccia
tulto quello che vuole: col fuoco del primo, quando si lacera putrefacendos i ; con quel del
secondo se li cava l 'elemento del l'acqua; con quello del terzo se li cava l 'elemento dell ' aria;
con quello del quarto se gli cava l ' elemento del fuoco et restano tutti gli elementi separati.
[fine della c. 106v.]

Della favola di Sa turno nella quale il medesimo si contiene. co. 1 76.

Di questa separatione del l i elementi hanno ancor trattato nel l a favola di Saturno,
dicendo che Saturno, cosi detto dal saturarsi de figliuoli, generò di Ope quattro fig liuoli:
Plutone, Nettunno, Giunone et Giove, i quali scacciando i l padre si divisero il dom i n io del
mondo. A Pl utone toccò la terra, à Nellunno il mare, à Giunone l ' aria, à Giove la regione
del fuoco. Per Saturno in tendono il mercurio dc filosofi che genera più figl iuol i , p i ù zolfi
di natura et sali armoniaci , la media sostanza del l'argento v i vo. Satiasi di quel li accuendosi
et animandosi con esso loro. Di Ope, dal l'oro detto opes e richezze, genera quattro figliuol i ,
i quattro elementi scacciano i l padre dal Regno, dai i ' Eiissir, percioche di questi elementi s i
compone. Plutone s i piglia la virtù del la terra fissando, Nettunno del l ' acqua lavando, G iove
del fuoco tingendo et Giunone del l ' aria incerando et à questo modo si dividono le quattro
parti in quattro magisterij del Mondo, dei i ' Elissir, detto minor mondo.

Della favola di Attalanta nella quale si contiene il medesimo. C0• 1 77.

Della med icina accortata per la via della separatione degli elementi ragionarono nella
favola di Attalanta, la quale essendo bellissima, volle sapere del l 'oracolo di Appoll ine s'ella
era per torr' marito. Li fù risposto che fuggir dovesse i l nodo coniugale e che fuggir non lo
potendo viva havea à restar priva di se stessa, onde spaventata di tal risposta, per fuggir i l
matrimonio, sola s i vivea nel le selve. Tuttavia es- [fine della c. 107r. } sendole fatta molta
istanza dal li amanti, per torsene di pensiero, essendo ella nel corso velocissima, pose una
legge, che colui che la dovesse haver per moglie, che nel corso l a superasse; ma chi da lei
restasse vi nto ne dovesse esser morto. Vennero molti amanti alla prova et ve ne furono de
vi nti et de morti. Venne ultimamente Hipomene che discendea da Nettunno et pregò Venere
che l ' aiutasse all ' i mpresa. Venere g l i diede tré pomi d' oro del suo giardino et l ' insegnò i l
modo d i ottenere l a viltoria. Incominciorono à correre e t passando innanzi tornando poi
Attalanta, Hippomene g l i bultò dinanzi un pomo d' oro el volendo Attalanta prenderlo,
Hippomene passò in nanzi. Tornando poi Attalanta à passare, Hippomene le buttò l ' altro
pomo et accadendo il medesi mo, tornò à gettarle i l terzo, quando essendo già v i c i no al
A U R I LOQ U I O 1 29

term i ne llel corso, perche Attalanta fece llcl terzo pomo come degli altri , Hippomcne restò
vincitore et hebbe Attalanta per moglie. Ma essendosi insieme congiunti nel tempio della
gran madre dci i i Dei , furono ambidue convertiti in Leone l ' uno et l ' al tra in Leonessa.
Attalanta bell issima è la bel lissima sostanza dell' argento v i vo in sua natura, la quale non è
maritata non si essendo congiunta con metallo alcuno. Consulta l ' Oracolo di Apo l l i ne, l a
scrittura di q uesta scienza, oracolo del l ' oro, s e fosse per toglier marito, s e s i havesse ad
aggi untare con alcuno metallo. L'è ri sposto che fugisse il coniugai nodo, il qual fuggir non
volendo, priva sarebbe di se stessa, haverebbe ad esser mutata in altra forma. Ella
spaventata d i ciò và alla selva del fortissimo et vegetabi l e acceto per depurarsi, come l o
i nsegna Gebro nel capitolo 5 9 fiùze della c. 107v.] della s u a Sum maKs seguendola molti
amanti, v i triol i , mette la legge del corso, corrono i vitrioli con lei nelle molte e t reiterate
subl i m ationi, ella passa innanzi sublimandosi et dà la morte ai vitrioli, restando morti nel
basso del lambicco. Compare Hippomene, i l mercurio veggetabile accuito e circolato detto
H i ppomene, percioche hà corso nel l a distillatione et nel l a accuitione. Discende d a
Nettunno, percioche discende dal l i cerasi della l unaria. M a prima che venga a l l a pugna,
prega Venere ad aiutarlo, prega la venerea solutione nella q uale l ' humido si congiunge col
secco, che l ' aiuti Venere del suo giard ino, della sua operatione. Gl i dà tre pomi d ' oro, gli
separa li quattro elementi dell'oro, sono però tre pomi, tre elementi del color d 'oro, però
che l 'elemento del l ' acqua nel l ' oro non vi compare, perche s'u nisce col mercurio vegetabile
insegnato da Venere. Viene a t r i mpresa del corso, finche s'arrivi al term ine del perfetto
El i s s i r. Corrono insieme q uanllo col m erc urio vegctahile dopo' le reiterat i o n i e
subli mationi si cava la sua media sostanza et al l' hora passa innanzi Attalanta. H ippomene
le butta un pomo d ' oro, huttanllolc l ' elemento del l a terra del l ' oro. E l l a lo prende,
animandosi la terra del l ' oro et triturandosi insieme et. al l ' hora Hippomcne passa innanzi al
magisterio i n fondendoli sopra la terra ani m ata l ' elemento del l ' acqua. Ma Attalanta
fissandolo, torna à passare innanzi. Hippomene butta il secondo pomo, l ' elemento del l ' acre
et passa egl i innan zi. Ma Attalanta fissandolo et subli mandosi i n zol fo di natura, torna à
passar innanzi. Hippomene butta il terzo pomo, l 'elemento del fuoco; Attalanta il prende
rubi fi candosi , al l ' hora postasi nel la cucurbita [fine della c. /08r.] per circolarsi, c h ' è i l
termi n e del perfetto El issir. Passa innanzi H ippomene et salendo alla testa del la cucurbita
ottiene l a vi ttoria et si congi unge con Attalanta, fissandosi amhidue et convertendosi i n
perfetta medi ci na. Ma essendosi falla questa congiuntione nel vaso circolatorio, tempio

85. "Dicimus igitur. quoniam Argentum vivum mundatur dupliciter. aut per suhli mationem, à
cuius attulimus modum. aut per lavacrum, cuius modus hic est. Fundatur Argentum. vivum in
patella vi trea vel lapidea. et supcr ipsum aceti quantitas aspergatur, quae sufficiat ad i llud
cooperiendum. Dcinde super lentum ignem ponatur, el calefieri permittatur, in tantum, ut digitis
se lractari permittat. Deinde digitis agitetur. quousque in partes mi nutissi mas, i n pu lveris
simi litudinem, dividatur, et tam diu agitetur, quousque acetum totum, quod in ilio infusum est, sit
consumptum. Deinde vero, quod in eo terrcitatis inventum est, lavetur cum aceto, et abjiciatur, et
toties super i l lud opus reiteretur, quousque terreitas i l lius in caelestinum mutetur colorem
perfectissimum, quod perfectae lavationis est signum.", Caput XVIII: "De Mercurii lavacro", i n
BCC, l , p . 548.
1 30 V I NC ENZO P E R C OLLA

del la gran madre dciii Dci, della pratica di questa scienza che genera i Dci, gli individui, che
come Dei si trasmutano da una in un'altra forma, che saleno in Ciclo, finche si convertano
in cel este q u inta essenza. Li converte in Leone et in Leonessa, la pratica divide q uesto
Elissir in due parti, l ' una per far la proiettione et per questa parte patisce et partorisce oro
Re dei meta l l i , è detta Leonessa. Et l 'altra parte per farsi la mol tiplicatione et perche
conserva in se il seme del Leone, il seme del l ' oro si chiama Leone.

Della favola di Demorgone, nella quale il medesimo si contiene.


C0• 1 78.

Del medesimo si ragiona nel la favola di Demorgone, il quale sentendo il Chaos


tumul luare in se stesso, con la sua mano lo costrinse à partorire et costretto gemendo e
lagrimando, partorì la lite, le Parche e Pane. La l ite fugge in alto, Pan è dato à nodrire alle
Parche sue sorelle. Ritorna la l i te in terra e Pan combatte con Amore, è vinto et costretto
ad amar Siri nga ninfa di Diana, la quale fugge da lui. E' ritenuta dal Fiume Laudonio, si
converte in cannuccia e di Ici Pan compone la sua siringa sonata da sette fistole. Per
Demorgone intesero il sapiente filosofo id est à Demon, che sapiente significa et gorgon,
che terra vuoi dire, percioche bisogna ch'egli sia sapiente della terra de metalli perfetti [fine
della c. 108v.] da cui hà da crear il Chaos, che è il metallo soluto et putrefatto col mestruo e
mercurio de filosofi . All' hora ode il romor della lite, del le contrarie qualità delli elementi.
Costringe il Chaos à partorire, gemendo et lagrimando partorisce però che nella disti l latione
et separation dell i elementi quando la materia si risolve in aere. Sospira quando in acqua
lagrima. Separati g l i elementi, la l i te salta in alto, appartandosi dagli elementi et nascono
le tre Parc he, l ' elemento del l'acqua, del l ' aria et del fuoco che si mantengono in vita et per
queste sono dette Parche, consistendo la vita nostra nel calor naturale, ci cooserva in v i ta, i l
quale h à d a esser congiunto con l 'elemento dell ' acqua, accioche i l calor naturale non lo
consumi tosto, si come nel legno verde si vede che per l ' humidità dell ' acqua ch' è in lui, i l
fuoco tarda à consumarlo. L'elemento della terra è Pan, i l quale è nodrito dal le sue sorelle,
fissandosi in tré elementi sopra la terra con le cui fissioni Pan si nodrisce e diventa
maggiore et la lite torna in terra per la congiuntione del l i elementi. Combatte Pan con
'
Amore, col magi stero del la sol utione congiuntiva per la quale si sublima la materia et
vince Amore sublimandosi Pan, l ' elemento del l a terra con zolfo di natura et sale armoniaco
senza l i te in cui stando g l i elementi in concordia non essendo questo zolfo ne caldo ne
freddo ne secco ne humido, ma una quinta essenza che tutte le qualità contrarie si concorda.
Si dice haver vinto Amore et costretto Pan nella circolatione ad amar Siringa ninfa di Diana
l ' acqua secca vegetabile la qual fugge nel la circolatione, ma è ritenuta dal fiume Laudonio,
dal fuoco del balneo che la fissa però con l ' aiuto dell ' altre ninfe, del le gocciole del l ' og l io
incerativo, del piombo fino negro dei filosofi. E' convertita in cannuccia, i n medicina
perfetta, la quale essendo corpo spiritale et spirito fisico, è assomigliata alla cannuccia, che
è corpo pieno d ' acre. Di q uesta cannuccia si fà la siringa sonora d i Pan, l a proiettione
A U R I LOQ U I O 131

sonora dei i ' Ei i ssir, composta di sette fistole, facendo sette proiettioni sopra i c in q ue
meta l l i : argento, piombo, stagno, ferro e rame et sopra argento vivo e t sopra i l detto
piombo negro fino de filosofi et à q uesto modo suona la siringa di Pan soavissimamente.

Delli enigmati di Platone, nelli quali si contengono le sette vie.


C0• 1 79 .

Mescolando Platone le tré vie sudeue degli individui m iner.al i vcgetabi l i el an imali, le
a l l argo fino a l numero di sette, percioche variandosi l a mistione per quattro modi, si
ritrovano tré vie semplici et quattro miste del le q uali ragionò Platone nella risposta che fece
à Zenone suo discepolo quando dimandato da· lui in che maniera ritrovar potesse l a fel icità
del mondo, gli rispose che la fel icità del mondo egli havrebbe se mobil itasse l a terra con l a
terra, congelasse l ' acqua con l ' acqua, pacificasse i l vento col vento, estinguesse i l fuoco col
fuoco, empiesse la l una con l a l una, oscurasse il sole col sole, et Saturno con Saturno
vivificasse et per queste parole volle egli dire che haverà la felicità della pietra detta m i nor
mondo se per l e tre vie sudette com porrà la detta pietra, percioche nella via minerale si
mobi l i ta l a terra del l a marcasita {fine della c. 109v.] con l a terra del mercurio volgare,
peroche congiunte, queste terre si solvono et mobilitano, passando per lambicco. Nell a
vegetabile s i fissa l ' acqua del spirito della Lunaria con l ' acque che restano nel lambicco i n
solfurea terra convertendosi et si fissa sopra d i lei l ' acqua del detto spirito et s i sublima
dopo' della fissione in zolfo di natura vegetabile. Nella via animale si pacifica il vento con
altro vento contrario, percioche di due animali contrarij rationali et irrationali si compone i l
mercurio accuito d e fi losofi. Dell ' i rrationale s i co mpone l ' acqua del rationale, i l solfore, et
accuendosi il sol fore l ' acqua col sol fore; all' hora due contrarij venti, due contrarij vapori si
levano nel l ambicco et si pacificano congiungendosi ins ieme nel l ' acqua secca animale
accuita. Nell a mista minerale, vegetabile et animale si estingue il fuoco nel l ' acqua m inerale
et ani male col fuoco del l ' acqua vegetabi le, percioche aggiuntandosi ambidue, il fuoco
del l ' una et l 'altr'acqua, esalandosi, si convertono giuntamente in un gelo et à q uesto modo
il fuoco del fuoco si estingue nel la via minerale e vegetabile. La luna, il mercurio maggiore
del l a l unaria et dell a luna, solvendola, et ricevendola i n se nel l a m inerale et animale,
componendosi i l mercurio m aggiore del l ' oro v i vo et dell ' oro morto, vero oro del la Luna
intervenendo in quello due soli et una luna, si chiama sole che oscurasi col sole solvendosi
et putrefacendosi col sole, con questo mercurio maggiore nella vegetabile et animale.
Vivificasi Saturno con Saturno, percioche l ' oro fisicalmente calcinato, diventando al color
di Saturno, si dice Saturno. Et solvendosi col mercurio vegetabile accuito del zolfo animale
et del mercurio animale suoi fig liuoli procreati da l ui, perche q uesti suoi fig l i uoli si
mangia, Saturno si chiama et si vivifica Saturno, l 'oro calcinato i n color d i Saturno {fine
della c. l /Or.] ritornando à prima natura di argento vivo con Saturno, con questo mestruo,
che aguisa di Saturno si hà mang iato i ligliuoli.
1 32 V I N C ENZO PERC OLLA

Del la favola d i Zeto et Anfione nella quale si contengono


q ueste sette vie. co. 1 80.

Il medesimo si contiene nel la favola di Zelo cl Anrione nella quale si dice che Giove
s' i n namorò di Antiopa fig l i uola di NereoK6 fi gli uolo di Nettunno, et d' Amaltea. Per
possederla si trasformò in satiro et in questa forma con lei congiungendosi l a fece partorir
Zeto et Anfione. Antiope se ne fuggi per le m i naccie del padre et i gemelli furono dati à
nodrire ad un pastore. Ma il padre Nereo per questo accidente si mori. Al levati dal Pas tore, i
gemell i vanno à ritrovar la matre, la qual ritrovata, circondano di mura la Città di Thebe.
Col dolce suono della l ira, fabricando le sette bel l issime porte per le quali s'entra nella
Città di Giove, intendono la qui nta essenza vegetabile et cielo de Filosofi per esser sicome
dice Parisino nel suo Lucidario fuoco depurato,87 che à Giove si attribuisce, come à
Giunone l 'acre, à Nettunno l ' acqua, à Plutone la terra. Giove i l quale per congiungersi con
Antiopa, con la calce del l ' oro, figliuola di Nereo di Nettunno fig l i uolo, fig l i uola dell a
sottile acqua del l ' argento vivo et del la Lunaria, del l a sottile terra sol furea, che alma tellus
vuoi dire, cioè terra divina poiche tal sostanza produce. Si con verte i n Satiro unendosi con
la pura sostanza del l ' argento vivo vol gare et a l l ' bora si là membro genitale, che Satir si
domanda in lingua greca, dal quale i satiri per la lussuria loro presero il nome et q uesto
pcrcioche la pura sostanza del l ' argento vivo [fine della c. l /Ov.] volgare et il seme paterno
che genera la pietra de' Filosofi. All' hora comprimendo Antiopa, la detta calce genera
solvendola Zelo et Anlionc, il zol fo et argento vivo dc lìlosofi, si come Gebro la man i festa
nel capitolo quinto De lnventione pcrfcctionis, quando d ice, haec aqua lapis noster est
argentum vivum de argento vivo et sulfur de sulfur.88 Partorito che hà questi gemell i fugge
Antiopa, percioche di venta argento vivo fu ggitivo e volatile. Sono dati q uesti gem e l l i à
nodrire al Pastore, al Filosofo, pcrcioche di questa operatione i nnanzi incominciano le
fisiche operationi. Chiamasi i l Filosofo Pastore, perche pasce i meta l l i et nodrisce l l i ,
finche pervengono alla grandezza del perfetto E l issi r. Per questo successo morì Nereo padre
di Antiopa, percioche la natura acqua del l ' oro si lìssa nel zol fo di natura. Nodrisce il Pastore
questi due gemelli, il zolfo in zol fo di natura e l ' argento vivo in oglio fisso incerati vo. Et
al l ' hora Zeto, i l zol fo di natura, fermentandosi con la calce del l ' oro ritrova la madre el
simil mente i ncerandosi la materia infermentata con ogl io incerativo. Anfione la madre
ritrova, l a qual ritrovata, complita la medicina, circondata l a Città di Thebe di mura, q uesta
scienza Città di Grecia, dei Greci Filosofi, di mura di bel l issime favole. Et questo con i l

86. Evidentemente l' Autore confonde Ncrco con Nittco, essendo quest'ultimo accreditato
dalla leggenda quale geni tore di Antiope. Altre fonti i nvece dicono essere Antiope figlia del
fiume Asopo.
!!7. Si tratta della medesima citazione già incontrata a c. 44v., v. supra, p. 57, n. 55
[c. 44 v . ] .
88. È l a stessa citazione già incontrata a c . 4r., v. supra, pp. 4-5, n . 4 [c. 4r.] . L'Autore
confonde anche qui il De investigatione perfectionis con il De ùrventione veritatis sive perfec·
tionis, il che compare anche a c. 4r. (pp. 4-5, n. 4), mentre a c. 1 4r. (p. 20, n. 30) Percolla non
menziona il titolo dell'opera di Geber.
A U R I LOQ U I O 1 33

suono della lira, con la soavissima poesia. Lasciano aperte le sette porte, che sono le sette
vie per le quali s' entra in questa Ci ttà, che sono l i tré sempl ici e pri ncipali mi nera l i ,
vegetabi l i et a n i m a l i e t l i quattro mi sti : m ineral i , vegetab i l i e t ani mal i m i neral i e t
vegetab i l i , minerali e t animali vegetab i l i e t animali come nel suo l uogo intenderai. [fine
della c. l I l r. l

Della favola della chioma di Berinice nella quale si tratta


di q ueste sette vie. co. 1 8 1 .

Trattasi anco d i queste sette v i e n e l l a favola del la chioma d i Berinice. S i narra che
volendo il savio Tolomeo conquistare i l dominio d'Asia, Berinice sua mog l i e fece voto à
Venere di darli l a sua chioma se Tolomeo l ' Asia conquistasse. Ottenuta che fù l a vittoria,
offerse Berenice al Tempio di vencre la sua chioma, la quale poi ornata di sette ste l le fù
trasferita al Cielo. Il savio Tolomeo è i l savio Filosofo che acq uistar vuole i l dom inio
d'Asia consistente in ricchezze d ' oro e d' argento, pietre pretiose et sempl i c i medicinali ,
volendo acqu istar questa occolta filosofia che i l medesimo contiene come s ' è detto nella
al legoria del Gordiano Nodo. Sua mog l i e Berenice, la prattica 11losofica, sua moglie fa
voto, che se i l marito ottiene la viuoria, ella sacri ficherà la sua chioma, le sue sottilissime
operationi ben composte et ord inate, poichc chioma altro non è che capelli ben ordinati al
tempio di Venere, alla contemplatione del la poesia, percioche Tempio, contemplatione vuoi
dire et Venere Poesia. Ottiene la vittoria, compie l 'operatione deii ' Elissir d i pietre pretiose
e del l ' oro potabile, medicina sopra tutte le medicine. Compie i l voto, esseguisce la sua
intentione con occoltar questa scienza nella Poesia. Mette la chioma al tempio di Venere,
traua le sue sottil issime et ordinatissime operationi con la contemplatione poetica et perciò
ornata di sette stelle, del le dette sette vie, saglie al cielo, se ne serve tant'alto, che senza la
celeste e d ivina gratia non la può l ' ingegno humano comprendere.

Della fa vola dell 'A ltare, nella quale il medesimo si contiene.


C0• 182. [fine qella c. l l lv. ]

Del le medesime vie s i ragiona nel la favola del l ' Altare. Narrasi che preparandosi i
Giganti à far guerra à gli Dei, i Ciclopi fabri di Vulcano, fabricorono uno Altare sopra i l
quale g iurarono tutti g l i Dei esser uniti per ottenere l a vittoria, l a quale ottenuta fù questo
Altare per memoria del la Vittoria posto nel Cielo ornato di sette stelle. I Giganti sono l i
lambicchi, diconsi giganti galeati. Moveno guerra agli Dei, à g l i i ndividui m inerali
vegetabi l i et animali, detti Dei immortal i, percioche non morono nella operatione, ma
d ' una form a in u n ' al tra à guisa de' Dei s i trasformano, finche sagliono in Cielo, finche
d i ventino qui nta essenza, i C i c lopi Fabri di Vu lcano, i perfetti operanti, fabbricano
u n ' Altare, che Ara, ab ardendo, si chiama, un'ardente prattica, sopra l a quale vengono tutti i
Dei à giurare, tutti g l i individui vengono à solversi et far brodi e mercurij. Et perche col
1 34 V I NC ENZO P ER C OLLA

mcz1.o di questa prattica h�:hh�:ro gli individui la villoria del pcrfcllo El issir, rovinati
restando i lambicchi, per memoria di questa vittoria è posto l ' Altare, questa prattica ornata
di sette stelle, delle sette vie, nel Cielo, nella providenza divina che la concede e la n i ega à
gli huomini secondo la sua volontà, si come lo afferma Gebro nel capitolo ottavo del l a sua
somma.89

Della favola delle Pleiadi, nella quale si contengono le sette vie col
pericolo della minerale. co 183.

Delle dette sette vie per le quali si compone la detta pietra, la minerale è molto
pericolosa, si come lo mani festa Raimondo nell a pistola accortatoria90 e ciò si contiene
nell a favol a del le Pleiadi. Dicesi che Atlante, gigante d ' Africa e di Pleione [fine della
c. l 12r. ] n i n fa nacq uero sette bel l i ss ime sorel le, del l a bellezza dell e quali Giove l u n go
tempo godette. Dopoi per honorarle le converti in stelle et posele tutte giu nte nel Cielo,
delle quali le sei sempre appariscono et l ' una alle volle si vede alle volte si asconde stando
sotto i l gi nocchio del Toro . Sono stelle pluviali, infeste à Naviganti et influiscono cecità à
coloro che le tengono nei loro ascendenti. Atlante Gigante d'Africa è i l zolfo, detto gigante
d ' A frica, cioè nato dalla terra, nato dal la parte terrestre degli i ndividui; d'Africa calorosa,
dell a calorosa officina de Filosofi e di Pleione, ninfa del l ' acque del l ' argento vivo, dei quali
nascono queste bellissime sorelle, queste sette bell issime vie, della bellezza delle quali gode
Giove, ne gode l ' artefice somigliato à Giove per tutto il tempo dell a operatione et al fine
del lo Elissir, le converte in stelle, le là star ferme, perche stel le à stando, si dice, però che
composto I ' El issir per queste sette vie, non è bisogno caminar per quelle moltipli candosi
I ' E I I issir in infinito. Collocale in Cielo lasciando alla divina providenza per concederle et
negarle quando et à cui le piacerà come s'è detto. Una delle quali alle vol �e si vede apparire
et alle volte nò, perche l a mi nerale alcune volte riesce et alcune non riesce per la fuga degli
spiriti nel l ' aprire dei vasi. Sono col locate sotto il ginocchio del Toro, del l ' oro detto toro,
che faconda i l mondo, come i l toro la terra arandola, essendo tutti sottoposti al l ' oro. Sono
ste l le piovose, operandosi con la pioggia de sti l l attioni e del l e c i rcolationi. Sono
i n fortunate ai naviganti, per lo gran mare di quel magistero, nel quale si sommergono gran
parte dei naviganti. Sono cagione di accecare gli huomini che l ' hanno nei loro ascendenti,
essendo cagione [fine della c. l 12v.] che quel l i nascono con inclinatione di seguirle et non
i n tendendo l ' operationi loro di verse, s'occecano et ingarbugliano in modo che caminando
fuor d i quelle cadono nella miseria et nell a disperatione.

89. "Nec etiam adinvenire n itaris sophisticam operis melam: sed soli sis complemento
intentus: quoniam ars nostra in potentia Dei servatur, et cui vult eam largitur et subtrahit, qui est
gloriosus, et sublimis, et omni iustitia et bonitale rep letus. Forte enim ex sophistici vindicta
operis tibi artem denegarci, et i n devio erroris te detruderet, et ex errore i n i nfelicitatem et
miseriam perpetuam.", Cap. V: "De his quae oportet Artificem considerare", in BCC, l, p. 52 1 ; v.
anche ibid., p. 557, "Operis totius in una summa recapitulatio".
90. Citazione già i ncontrata, v. supra, c. I OOv. (p. 1 2 1 , n. 83).
AU R I LOQ U I O 1 35

Della favola d i Cerere et Nettunno, nella quale s i tratta della via


mi nerale. co. 184.

Della via mi nerale trattarono gli antichi Filosofi sotto l'ombra della favola di Nettunno
e di Cerere, quando dissero che Nettunno s' i nnamorò di Cerere et che Cerere per levarsi d i
q u e l l a molestia s i trasformò i n Cavalla et s e n ' andava pascendo per l i campi et che
Nettunno, i l qual ciò seppe, per poterla godere s i trasformò anch'egli in cavallo et à questo
modo usò con lei. Cerere ingannata vedendosi, sospirando et piangendo, vestita di negro s i
serrò i n una grotta, dove ritrovandola Pane l a manifestò à Giove, i l quale perche quell a non
cessasse dell a sua operatione, le mando le Parche, per le cui persuasioni lasciando i negri
vestimenti ritornò a l l ' agricoltura et moltiplicando in grandissima quantità il frumento ne fà
godere i l mondo. Per Nettunno intesero l 'argento vivo i n sua natura acquea. S ' inamora d i
Cerere, ch'è l a siccità della marcasita, perche ogni humido appetisce naturalmente i l secco.
Ricusa Cerere q uesto congiungimento per il zol fo immondo che hà in sé, contrario a l l a
natura dell ' argento v i vo. Convertesi i n cavalla, alleggerendosi d e l l a detta siccità terrestre,
col mezzo dell a sublimatione che si fà per descenso. Nettunno che è l ' argento vivo i n sua
natura, ancor esso si tras forma i n caval lo subl imandosi per ascenso et cosi sublimato si
congi unge con Cerere trasformata in Ca- /fine della c. / 1 3r.] valla, che è la marcasita
sublimata e lassando l ei i l suo seme, la parte sua più sottile se ne và al l a sommità dell a
bocci a et Cerere sospirando e t piangendo, vestita di vestimenti negri entra nella grotta et
questo dicono, percioche l a marcasita si solve et convertendosi in negrezza, distillandosi
sospirando et piangendo entra nel recipiente. Ritrovala Pan ch'è il senso del l 'artefice,
conoscendola per l a pietra dei Fil osofi al color negro, al l 'odor fetido et al tatto sottile e
disconti nuo. Ne dà noti tia à Giove, ne certifica l ' artefice, i l qual poi per li detti segni
conosce esser la marcasita de fi losofi e fattone certo, segue l 'operatione mandandole l e tré
Parche, che sono la terra verde, la rossa et l a bianca sorelle et Parche per esser minerali et
velenose. Per queste vie n fuori del l ' antro et purilicandosi et accuendosi con loro fassa i
negri vestimenti convertila i n acqua celeste e g loriosa et à q uesto modo ritorna
a l l ' agricoltura et moltiplica i l frumento, c h ' è l ' oro, corrompendolo et convertendolo i n
pietra d e filosofi, d i che i l Mondo, cioè l 'huomo minor mondo che è l ' artefice, gode et
gioisce.

Della favola di Io, nella quale si contiene la via minerale. C0• 185.

I Sapienti d ' Egitto operando per questa via minerale, se bene per altro modo del
precedente coprirno questo lor modo nell a favola d ' lo, dicendo che Io figliuola del Fiume
Inaco superando di bellezza tutte l ' altre, fù amata da Giove, il quale copertala d ' una nube
godé dell a sua bellezza. Ma sopravenendo Gi unone, disfatta la nube, Giove l a convertì i n
vacca, perche conosciuta non fosse. Giunone l a vuole e t Giove glie l a concede e t e l l a l a dà
in guardia ad Argo, che hà cento occhi, per guardarla {fine della c. 1 /Jv.] da Giove, il quale
volendo Io l i berare, mandò Mercurio ad ucc idere Argo. Col suono gli addormenta tutti g l i
1 36 VI NC ENZO PERC OLLA

occhi e t addor m i lo l' uccide. Giunone per lo scrvitio ricevuto du Argo, lo là coda del suo
pavone et alle furie del l ' inferno conunandò che conci tassero la vacca ad errare per lo mondo.
La vacca fuori se' n ' và errando per tutto et arrivata ul timamente in Egitto, fù da Giunone ad
istanza di Giove ritornata nella sua forma primiera et fù deificata et ricevuta da g l i Egittij
per loro Dea sotto nome d i Iside. Partorì Epafo, i l quale g l i Egi ttij adorarono
s i m i l menteper Dio sotto nome di Apis. Per Io fig l i uola del fi ume Inaco intendono l a
sostanza del l ' oro figl iuolo del l ' argento vivo, l a più bel l a d e tutti i metall i . E ' amata da
Giove, dallo elemento del fuoco, intendendosi il fuoco Giove, Giunone l ' aria, Nettunno
l ' acqua et Plutone la terra. La cuopre del l a nube del l ' argento vivo et si congiunge et s i
congiunge con l e i quando s i fa l ' amalgama c o l fuoco. Giunone disfà l a nube, risolvendosi
l ' argento vivo in aria. Giove, i l fuoco, trasmuta la sostanza del l ' oro in vacca, percioche
restando calcinato perde il suo aureo colore et diventa di color leonato. La vacca è data da
Giove à Giunone q uando il fuoco la dà alla calcinatione fisica, la quale si fà nell a assatione
essalatione per aerea revolutione. Dicesi darla Giunone in guardia ad Argo che hà cento
occhi, al zol fo bianco oculoso perche non si congiunga con Giove, percioche mentre stà
v i vo, q uesto zol fo non và Io a l l ' operatione del fuoco. Ma Giove che con Io desidera
congiungersi et perciò liberar lo vuole della guardia di Argo, manda Mercurio sublimandolo
ad ammazzar Argo, il zolfo bianco occuloso. Mercurio gli tà adormentare tutti gli occhi al
suono [fine della c. l /4r.] della triturazione oscurandoli l a Iucidezza degli occh i . Dopoi
l ' uccide solvendolo et riducendolo alla sua prima materia. Morto Argo Giunone lo converte
in coda del suo pavone, perche poi passando per aerea disti llatione, quel che congelato resta
riceve in se la diversità del colore e degli occhi del la coda del pavone e tnanda le furie
del l ' i nferno, l 'operationi del magisterio à fare errare la vacca per tutto il mondo, à far passar
per tutto il magisterio della pietra dei Filosofi, detta minor mondo. Venuta ultimamente i n
Egitto, fine del la terra e t ultima parte del mondo, nel fine del magisterio. Giunone, l ' oglio
aereo incerativo ad istanza di Giove istigato dal fuoco, la ritorna nella forma primiera, in
aurea natura. E' deificata e fatta spirituale e di maggior perfettione che prima non era, è
tenuta et venerata per la Dea Isis del l ' Egitto, per la Dea che dava à gli Egittij le ricchezze.
Partorisce Epafo, l ' oro nella proiettione, il quale honorarono per loro Dio sotto nome di
Apis, del Bue, per esser quel lo ch' abbonar faceva l ' Egitto del necessario et questo si vede
nel la historia di Suida, che nel l a vita di Diocletiano afferma che gli Egittij per l a quantità
del l ' oro che per mezzo di questa scienza facevano, si ribe l larono da Diocletiano, i l q uale
superandoli perche confidati in questa scienza altra volta non si ribellassero, volle che g l i
dessero tutti i l ibri che d i questa scienza trattavano e t l i fece pubblicamente abbrugiare.91

9 1 . Hi c Diocletianus homo vaecors, et Christi osor, ira et furore percitus, contra eos qui in
"

Aegypto res novas moliti erant, non moderate neque humaniter potestate usus est; sed pros­
criptionibus et caedibus il lustrium virorum polluendo provinciam pervasit eodemque tempore
veterum scripta de fusione argenti atque auri conquisita combussit, ne ex i l la arte dilati Aegyptii ,
e t pecuniae freti copiis, i n posterum rebellarent.", in Suida, Historica caeteraque omnia quae ulla
ex parte ad cognitionem rerwn spectant, Opus iucunda rerum varietate et multiplici eruditione
refertum [. .. ], Basi leae 1 58 1 , col. 246.
AU R I LOQ U I O 1 37

Della fa vola d ' I n o e t A la m an t a , nella lJ Ua·te s i contiene questa via


m i n erale. C0• 186.

Di questa via minerale Lratlorono i filosofi nella favola de lno el Alamante e dicono che
odiando Gi unone [fine della c. 1 141'.] è Ino per esser sorella di Semele, concitò Tes i fone
furia dell ' inferno con tra Atamanle suo marito et contra di lei, accioche rovinassero i nsieme
Clearco et Melicerta loro figl i. Infuriata Atamante prende C learco dal petto della madre per
un piede et rotandolo ammazza Ino, tenendo il furore di suo marito el infuriata ancor ella, si
butta i n Mare con Mel i certa in braccio. Ma Venere havendo pietà di loro priega Nettunno à
farl i Dei Marini et Neuunno concedendogl ielo le dei fica el nomina lno Matuta et Mel icerta
Portunno. Et essendo andate alcune donne appresso ad lno piangendo et la crudel là d i
Giunone biasimando, parte d i esse furono convertite in pietra e t parte in uccell i . Ino sorella
di Semele è la terra del l ' oro m i nerale sorella del l 'oro v ivo detta Semele, semi mel di
Atamante, del mestruo minerale detto Atamante, dal fiume Atamante, c h ' i ncende il legno
che v i si pone dentro, percioche questo menstruo incende il legno del mercurio vegetabile
quando dentro se gli pone. Prende due figliuol i : Clearco, il mercurio essuberato del l 'oro et
Melicerta, i l zol fo di natura. Giunone l ' aerea pratt ica, che con l e sue aeree ri vol utioni
procede, hà i n odio Semele et Ino sua sorella et tulli gli individui che nel magisterio si
operano, perche tutti gli corrom pe. Concita Tesifone, la igneità del carbone, una delle furie
del l ' i n ferno, essendo l ' altre due la igneità delle legna et quella della lucerna contra Atamante
et lno. La igneità infuria Atamante, il menstruo minerale e dal petto de lno sua madre di
mezzo sostanza del l a calce del l ' oro ne cava l ' aereo del mercurio essuberato suo figli uolo;
ruotolalo nel vaso circol atorio finche l ' ammazza. [fine della c. /15r.] Fugge lno, la calce
del l ' oro, fugge et congiungendosi col fu ggitivo mercurio e prende Melicerta, il zol fo di
natura suo fi g l i uolo nel le braccia fermentandolo e si butta nel mare di detto oglio
incerativo. Venere l a libidinosa siccità disseccandolo, priega Nettunno, i l balneo maria, che
solvendol i li faccia Dci Mari ni . Et Nellunno, il balneo Maria, dando loro ingresso del
perfetto Elissir, li converte in Dci marini, uno maschio ch'è Portunno el un' altra femina,
che è Matuta, perc ioche si di vidono in due parti: una per la proiettione, ch'è la t'e mina
patiente et l 'altra maschio agente per la moltipl icatione. Le donne che seguitano lno, sono
le preparate sostanze del l ' argento vivo, che con le lagrime del l e lor gocciole seguitano Ino,
delle q uali per Giunone, per la detta prima parte, la convertisce in pietra di duro oro et parte
in uccel l i , in Elissir et incombustibili mercurij .

Della favola di M irra, che contiene la via minerale. C0• 187.

La v i a m inerale che dal l ' acqua del l ' argento vivo volgare procede, si contiene nel l a
favola d i Mirra. Dicesi che i l R é Cinara della sua legitima mog lie hebbe l a bel l i ssima
Mirra, la quale cosi fortemente s'accese del padre c ' havendo la sua nodrice pietà di l ei, l a
menò al padre i n tempo ch'egli stava n e l letto: congiungesi i l padre con l a fig l i uola non
sapendo chi ell a era. Ma poi a l l 'apparir del Sole di scopcrta, Mirra se ne fuggi in Arabia,
1 38 V I N CENZO PERCOLLA

dove da Giove fù convertita in alberò del suo nome mirra. Partorì Adone generato dal padre,
non meno bello et legiadro che Cupidine. Il Ré Cinara è l ' oro fisicalmente calcinato, Ré
per esser corpo real d ' oro; chiamasi /fine della c. l 15v.] Cinara per i l color cineritio che
acquista nell a detta calcinatione della sua legitima moglie, del l ' acqua secca dell 'argento vivo
vol gare. Sua l egi tima moglie, della sua propria natura del l ' argento v i vo. Procura l a
bellissima Mirra, l a bellissima terra foliata. S ' accende Mirra dell ' amor del padre e t desidera
di congiungersi con lui per fermentarsi. La prattica sua nodrice la soccorre, la conduce al
padre nel tempo ch'egli si stà nel letto dell ' argento vivo quando si amalgama. Con quello si
congiunge, con Mirra et fermentandola l a ingravida del bell issimo Adone, del bel lissimo
oro. Sopravenendo il sole, sopravenendo l ' oglio sole incerativo, incerata Mirra, se ne fugge
alla calorosa Arabia, nella calorosa miniera, dove per Giove, per i l fuoco, debilitandosi et
argento vivo si converte nel l ' albero del suo nome Mirra, in perfetta medicina. Chiamasi
Mirra, percioche si come le sue lagrime e gocciole preservano i corpi morti, così d i lei da
putrefattione, così parimente con le gocciole di quest'albero unti g l i imperfetti meta l l i
mercurij, si preservano dal la corrottione. Nella proiettione nasce i l bellissimo Adone, cosi
bello et leggiadro come Cupido, nasce il bel l issimo et leggiadrissimo oro dell ' arte come
Cupido, come il desiderato oro naturale.

Della favola di Cacco, nella quale si tratta della medicina rossa et bianca
per la via minerale del latte virginale del mercurio volgare. C0• 1 88.

Del l a medicina rossa et bianca per la via minerale del latte virginale del mercurio
volgare, si tratta nella lfine di'l/a c. l 16r. / favola di Cacco fi g l i uolo di Vu l cano,
famosissimo ladrone, il quale rubbava gli armenti e tirandoli per la coda li metteva in una
sua grotta al lìne havendo à questa foggia rubbato ad Hercole buovi et pecore et non gli
havendo Hercole per le pedate al roverso suo potute trovare, accade che gli animali serrati
nella grotta, desiderosi della compagnia degli altri, muggendo come sogliono, si fecero
udire, onde discoperto il furto, Hercole cavò Cacco fuor dell a grotta et l' appiccò et aggiunse
insieme tutti g l i armenti. Cacco ladrone figliuolo di Vulcano è l ' argento vivo non in natura
sua, ma generato nel fuoco et fatto latte virginale et perciò detto fig l i uolo di Vulcano.
Costui tirando per la coda i buov i et pecore d'Hercole, del valoroso artefice, li rubba et
mette nella grotta. I buovi di color rubicondo sono le terre del l 'oro. Le pecore bianche sono
quel le del l 'argento. Tirate per l a coda, facendole caminare i n dietro, riducendole à prima
materia d ' argento vivo. Mettene parte nella grotta, passar facendo per lambicco l a parte
mercuriale. Et parte ne lascia, lasciando le terre solfuree. Hercole, l ' artefice, và cercando dei
mercurij l i quali desiderosi di aggiuntarsi con le terre preparate lor compagne, si fanno
sentire dal l 'artefice, quando rettificati si dimostrano; all' hora l 'artefice prende Cacco, il detto
latte verginale et l' appicca sublimandolo con le terre in zolfo di natura et rubificando una
parte del detto zol fo col mercurio del l ' oro el incerandolo con l ' oglio incerati vo et l ' altra
parte con l 'oglio i ncerativo del l ' argento, mette insieme g l i armenti, i buovi con buovi et
A U R I LOQ U I O 1 39

compisce la medicina à rosso. Et le pecore con le pecore et compisce la medicina à bianco.


[fine della c. l /6v. ]

Della favola d i Aretusa, nella quale s i contiene l a medicina che s i fà per


la via minerale d 'oro, et della media sostanza dell'argento vivo. C0• 189.

Per questa via minerale componendosi la medicina del l a intiera sostanza dell ' oro et del l a
media dell' argento vivo volgare, d i lei ragioneremo nell a favola d i Aretusa bell a n infa.
Essendosi dedicata à Diana, un giorno per il caldo ch'el l a sentiva, si pose à nuotare dentro
al fi u m e A l feo et avvedutasi sentendo romore, che A l feo l a seguitava Iasciandovi i
vestimenti se ne fuggì ignuda seguitandola Alfeo. Ella pregò Diana che l ' aiutasse et l a Dea
l a copri di nebbia, dentro alla quale incominciò à sudare. Si convertì tutta in acqua et
seguitandola tuttavia Alfeo per aggiun tar l ' acque sue con quell e d'Aretusa, Diana fece aprir
la terra et entrandovi l a fonte di Aretusa, passò sotto terra al l ' Isola di Trinacria dove diede à
bere delle sue acque à quei popoli di Trinacria. Aretusa bell a ninfa è l a sostanza dell a calce
del l ' oro, la q uale si da à servigij di Diana, calcinandosi con l ' acqua dell a terra bianca
ponderosa et d i venta di calce d ' argento. Si dice ch'ella si dedica à Diana; al tempo del caldo
si butta à nuotare nel chiaro fiume di Alfeo, nel chiaro menstruo minerale, mentre stà ella
nuotando, scopre i l romore di A l feo quando la calcina filosoficamente. E l l a fugge et lascia
la veste bianca d i ventando ign uda nel suo proprio aureo colore et si apparta dall ' acque
calcinati ve. E t Alfeo la seguita, percioche l a vorrebbe sol vere et fissarsi con [fine della c.

1 1 7r. ] lei al modo del l a sudetta operatione. Ma ella priega Diana, la castità, peroche sol a
senza congi ungimento d i mestruo vuoi procedere el Diana l e manda l a nuvola del sale
armoniaco e sale commune, del l a quale coperta, incomincia à sudare in fin che tutta si
converta in color d' oro. A l feo ancor la seguita con l e sue acque pretendendo tuttavia di
congiungersi con Aretusa e fissarsi sopra di lei. Ma Diana, l a castità, che vuole che q uesta
medicina senza congiungimento di mestruo si faccia, apre la terra del l a media sostanza fissa
del l ' argento vivo et in quella entrando Aretusa và à scaturire fonte nell ' Isola di Trinacria, và
à scaturir fonte di Elissir di questa scienza detta Trinacria, dove concede i l bere dell e sue
acque à gli acuti Sicil iani et ai veri et perfetti Filosofi.

Della favola di Oleno e Letea, nella quale si contiene la via vegetabile.


C0• 190.

La via vegetabile si contiene nel la favola di Oleno e Letea sua moglie. Si dice che
Oleno si maritò con la bellissima Letea, la quale per la bell ezza sua cosi altiera divenne che
dispregiava insino gli Dei. Ma l a colpa del l a moglie attribuendo Eleno92 à se stesso, furono
dall i Dei convertiti ambidue in pietra. Oleno è l'odori fero mercurio vegetabile detto Oleno

92. Leggasi: "Oleno"; i n fatti Eleno era figlio di Priamo e di Ecuba fratello gemello di
Cassandra.
1 40 V I NC ENZO PERC OLLA

dal suo soavissimo odore. Costui hà per moglie la bell issima Letea, l a bell issima terra
!oliata vegetabile, con la quale si congiunge nella sua accuitione. Costei per la sua bel lezza
dispregiava g l i Dei, dispregia i metalli e l ' argento vivo chiama per nome di Dei nella
sol utione. Ma Ol eno attribuisce à se stesso l a colpa [fine della c. 1 1 7v.] del dispregio,
accioche egl i aiuta la moglie nella detta solutione. Ma i Dei et detti mineral i disprezzati,
sol uti con vertono Oleno e sua moglie in pietra, nel l ' eccellentissima pietra dei veri et
perfetti Filosofi.

Della fa vola di Nittimene, nella quale si contiene la via vegetabile.


co. 191.

D i questa via vegetabile s i rag iona similmente nel l a favola di Nittimene. Si d i c e che
Nereo fig l i uolo di Nettunno generò Dal matea ninfa Cretense la bel la Nitimene, la quale
inamoratasi del padre essendo egli adormentato si congiunse con lui. Ma fattosi manifesto
il fal lo, fù da Minerva impiumata et convertita in Ci vetta et Minerva servesi di l e i per
guida. Per Nereo figliuolo di Nellunno, intendendo l ' oro figl iuolo dell 'argento vivo. Costui
di Dalmatea ninfa Cretense della acqua secca vegetabile ninfa di Creta, acqua della cretense
l unaria, percioche in Creta perfettissima si trovava generata la bella Nittimene, la bel l a terra
fo li ata del l ' oro. Costei del l ' oro suo padre s ' inamora et trovandolo addormentato nella
malgama del l ' argento vivo si congiunge con lui nella fermentatione. E discopertovi i l fal lo,
comp iu ta la fermentatione, è per opera di Mi nerva, per opera del l a natura agiuntando i l
secco con l ' h umido, impiumata del l e piume del mercurio e t oglio incerativo et convertita i n
uccello corpo spiritale, si chiama Ci vetta. Per esser uccello che v à d i notte sicome e l l a v a
nel l 'eni gme e t nel le favole. M a tuttavia è guida d i Minerva, peroche per questa pietra si
viene alla vera et demostrativa cogni tione delle cose natural i.

Della fa vola della perduta Deità d'A polline nella quale si tratta
della medicina. C0• 192. /Jine della c. l / Br. ]

Della medesima via trattarono nel la favola del la perduta deità di Apoll ine, dicendo che
per haver discacciato Apolline et ammazato i Ciclopi , fù percio da Giove privato dell a
divinità, onde si pose à guardar g l i armenti del Ré Admeto e dilettandosi u n d i del la melodia
del la sua zampogna, s 'appartò un poco dagli animali, i quali vedendo Mercurio lontani dal
suo pastore gli rubbò et si ascose in un bosco vicino et esso mentre gli rubbava, veduto da
Abattro, perche non rivelasse il furto,g l i promise una bell issima vacca et per vedere se
l ' havesse tenuto secreto, si trasformò in pastore et inti n gendo di cercare i suoi armenti
perduti, promise al medesimo se gli havesse saputo mostrare la bel l a vacca et di più il toro.
Abbatto per l a cupidità di gu adagnare aneo il toro, gli narrò ogni cosa et per ciò fù da
Mercurio convertito in quella pietra che indice chiamiamo, la qual discopre l a perfettion
dell ' oro. Apolline che discaccia et ammazza i Ciclopi è l 'oro vivo, dal quale appartandosi la
A U R I LOQUI O 141

sottile terrestreità sua occulosa, discaccia el ammazza quelli monoculi, per l a qua l cosa
perde la divinità, la dolcezza grande ch'egli in se tiene e diventa accerbo e percio pastore à
guardar gli armenti del Ré Admeto. Và à calcinar i metall i perfetti, oro et argento, armenti
dei Ré. Calcinati che g l i hà suonando la sua zampogna, si allontana dall i armenti, percioche
distillandosi per la fistola del l ambicco resta in d isparte dai metall i . A l l ' hora mercurio,
l ' acqua di mercurio ch'animato hà l ' acqua secca vegetabi le, rapisce g l i armenti, dissolve i
meta l l i , g l i asconde nel bosco vicino, nel l ' acqua vegetabile congiunta à se, cavata dalla
selva et bosco de' Filosofi, mettendoli dentro della detta acqua. Abatto che è l ' artefice, che
an ti vede questa solutione, al q uale per tacere {fine della c. l /Bv./ Mercurio promette la
bellissima vacca, l a medicina e pietra de filosofi bellissima, essendo della sostanza del l ' oro.
E ' vacca perche genera l ' oro detto toro i n q uesta scienza come hò detto di sopra, volendosi
perciò l ' artefice arricchire d'oro, non si contenta dell a vacca solamente, ma volendo della
vacca e del toro, viene à far la proiettione, per la quale è da Mercurio convertito nella pietra
indice, la quale dimostra l i gradi della perfettione dell 'oro, d imostrando questa somma
perfettione che tiene di convertirsi in metall i imperfetti e l ' argento vivo i n sua natura.

Della favola del Dragone, nella quale il medesimo si contiene. C0 1 93.

Di q uesta via vegetabile si tratta anco nel la favola del Dragone. Dicesi che Giunone
nella calorosa Mauritania un giardino havea che produceva pomi d'oro et che essendo à quel
l uogo vicino le tre sorelle Esperidi figliuole di Atlante: Egle, Eretusa et Esperma, errorno
nel giardino e rubborono di questi pomi, per la qual cosa Gi unone vi pose i n guardia i l
vigilante Dragone, i l quale inimico del sonno teneva sempre g l i occhi aperti et guardava i
pom i , finche mandato Hercole da Euristo à tor' di quei pomi, ammazzò il Dragone e g l i
colse e diedeli ad Euristo. Giunone per remunerare i l Dragone l o pose i n Cielo, dove frà le
altre celesti imagi ni l ucidissimo appare et Giove essendo stato presente al valor d i Hercole
suo fig l i uolo, vi pose Hercole insieme alla battagl ia del Dragone. Giunone è la medicina
detta Gi unone dal g iovamento. Hà il suo giardino del vegetabile mercurio nella calorosa
Mauritania, nella calorosa officina, che pomi d' oro produce, che produce le gocciole dell 'oro
potabile, con le quali {fine della c. 11 9r./ tutte le i n fermità si curano. Le tré sorelle Esperidi
per la vicinità che tengono al detto giardino figliuole di Atlante, sono la media sostanza
dell ' argento vi vo. La calce del l ' oro è la sua terra fo liata, che g i untamente fatta l a
fermentatione, entrano in q uesto giardino e rubbano i detti pom i , l e dette gocciole,
incerandosi la materia. Ma G iunone che vuoi far la medicina, per sanare i metal l i
i m perfetti, v i mette alla custodia i l vigi lante Dragone, i l vivacissimo argento v i vo. In
questo mezzo, Euristo, il metal lo imperfetto, manda i l forte Hercole per questi pomi d 'oro,
manda questo Elissir detto Hercole figliuol di Giove, del fuoco e d' Alchmena, che forte
vuoi dire, della forte prattica, per torre queste gocciole d 'oro, colle quali si vuole arricchire,
vuole diven tar oro. Hercole s' anima al l ' i mpresa solvendosi et congelandosi, finche più
congelar non si può. Trova il Dragone che guarda questi pomi, l ' ammazza et con l ui si
1 42 V I N C ENZO PERCOLLA

debi l ita i n modo che può far la proiettione. All' hora prende dei pomi d ' oro, dell e sue
gocciole et gli porta ad Euristeo, al metallo imperfetto el fassi la proiettione et lo tà ricco
d' oro, lo tà diventare oro. Giunone, la medicina dei metalli imperfetti, pone questo morto
Dragone nel circolo, mette la parte debilitata nel Cielo per una delle celesti imagini, per
una delle celesti medicine. Et Giove, padre di Hercole, i l fuoco che l ' hà generato, stando
presente al combattere, a l l a debil i tatione fatta, mette Hercole i nsieme nel Cielo al l a
battagl ia col Dragone, mette ia parte non debilitata alla moltiplicatione, combattendo col
Dragone, col detto argento vivo, col quale continuamente si moltiplica. {fine della c. 1 1 9v.}

Della favola di Thetis nella quale si tratta del medesimo. C0• 1 94.

D i q uesta via vegetabile si tratta anco nel la favola d i Thetis fi gl iuola di Hereo,93
fig l i uolo del l ' Oceano e di Thiteos, la quale essendo bel lissima se ne i namorò Giove. Ma
perche da Proteo indovino le fù detto che doveva Thetis partorire un figliuolo maggiore che
i l padre, Giove si vol le congiungere con lei, ma ordinò à Peleo suo nipote, figl iuolo d i
Eaco, c h e l a prendesse per moglie. Peleo l a ritrovò in u n a grolla, l ' abbracciò e t l a strinse.
Ma Thetis di ffendendosi, si con verti prima in al bero et dopoi in uccello et ul timamente
convertita in tigre, Peleo la lasciò andare. Ma avvertito poi dall ' indovino Proteo, che
assaltar la dovesse quando quieta et addonnentata la vedesse et la legasse, che à questa foggia
potrebbe al suo desiderio sod isfare. Peleo assalta Thetis addormentata, la l ega et si
congi unge con lei e l ' i mpregna e nascene Ach i l le, il quale nodrito dalla madre et fatto
grande và contra Troia et vi nta restando Troia, egli vi resta morto. Thetis fig li uola di
Hereo, figl iuola del l a calce del l'oro, figliuolo dell 'Oceano, del l ' argento v i vo e di Thiteos,
della incombustibile sulforeità. Giove, l ' ardente et igneo spirito del l a Lunaria, l ' ama quando
la purifica dopo la calcinatione et con lei si vorrebbe congiungere, ma perche Proteo
indovino, i l filosofo è l ' artefice, che indovina l ' enigme e le favole nelle quali questa scienza
stà inclusa, dice che Thetis hà da partorire un figliuolo maggiore che il padre, maggiore
d'ogni mercurio. Giove, questo ardente spirito, abbandona l ' impresa et ordina à Peleo suo
Nipote, figliuolo di Eaco, che 1,a prenda per moglie. Eaco figliuolo [fine della c. 120r.] di
Giove, è il sale vegetabi le. Genera Peleo, il mercurio et menstruo vegetabi l e animato.
Costui ritrova Thetis nella grotta del la boccia apparecchiata alla solutione. L' assal ta et
abbatte solvendola. Ma ella resistendo e rifiutando di congiungersi del vero congiungimento
inseparabile, s_i trasforma prima in al bero acquistando la virtù vegetativa, poi in uccello,
di ven tando Corpo aereo nella putrefattione venendo sopra i l mestruo et ul timamente
passando per lambicco et acquistando velocità in tigre, si trasforma la parte del suo
essuberato mercurio et al l ' hora il mercurio s ' a l lon tana da Thetis separandosi nell a
disti l l atione. Proteo indovino ammonisce Peleo, che · assalta Thetis q uando e l l a sia
addormentata et l a leghi. L' artelice ammonisce il mercurio ch'assalti l a terra di Thetis, che
dorme nel fondo del la boccia preparata, ch'egli la leghi fissandosi sopra di lei, a l l 'hora si

93. S i legga: "Ncrco".


A U R I LOQ U I O 143

aggiunge con lei inseparabi lmente facendosi il vero congiungimento et la ingravida et


nascene per la subl imatione il forte Achil le, i l forte zol fo di natura, il quale rubificandosi,
fermentandosi et incerandosi si tà maggiore, si compie in Elissir perfetto. Và contra Troia,
contra la povertà e la distrugge facendola proiettione. Ma egli vi resta morto convertendosi
nel la proiettione di viva natura spiri tale in morto metallo.

Della favola di Peleo nella quale il medesimo si contiene. C0• 1 95.

I l medesimo si contiene nella favola di Peleo. Dicesi che Peleo havendo ammazzato
Foco suo fratel lo, fù dal padre mandato in essilio et andò con sua moglie Thetis ad ha- {fine
della c. 120v.] bitare nelle terre del Ré Cice et in quel tempo v i fù un lupo che g l i d ivorò
tutto i l suo gregge. Per la qual cosa saglrendo egli e Thetis in una torre placarono con
prieghi l ' ira dci i i Dci et fù il lupo convertito in pietra. Peleo, c h ' ammazza Foco suo
fratello, è il mercurio vegctabi lc, che nel la accuitione ammazza Foco, il zol fo di n atura
vegetabile suo fratel lo, percioche procedono ambiduc da una medesima lunaria et da un
medesimo artefice et per questo è mandato dal l ' artefice suo padre in essilio ad habitare in
altre terre egli con Thetis sua moglie, con la pura media sostanza del l ' argento vivo con la
quale s' animava alle terre del Ré Cice, alle terre dell ' oro calcinato et solvendosi et
sublimandosi in zolfo di natura, appare il lupo, che post leonem si dice, l ' argento v ivo. Et
si dice l upo, doppo i l leone, dopo' l ' oro, il quale d ivora i l gregge di Peleo, l a parte dell 'oro
c'hà lasciato dissolvere per fars i l ' amalgama et la fermentatione; all'hora con l a sua moglie
Thetis salendo alla torre, alla lesta de lla cucurbita vaso circolatorio, fissandosi sopra una
parte di zol fo di natura in ogl io incerativo, corr lor preghiere, con questa operatione
fermentando l ' altra parte con la della amalgama et incerandola, convertono il l upo in pietra,
convertono l ' amal gamato et fermentato argento vivo nel l a vera et perfettissima pietra de
fi losofi.

Della favola della guerra Troiana, nella quale il medesimo si contiene.


co. 1 96.

Di q uesta via vegetabile si tralla simil mente nella favola dell a guerra Troiana. Dicesi
che volendo Agamenone {fine della c. 12 /r. ] Ré de Greci andar contro Troia, sacrificando à
gli Dei fù veduto uscir d ' una fonte un serpente, il quale sagliendo sopre un platano ritrovò
un nido di olio aquilotti el un'aquila grande e le di vorò tulle, ma di vorale che l ' hcbbe si
convertì in pietra, sopra la qual visione domandato Calcante i ndovino, disse le nove aquile
esser nove anni al fin dei quali entrando i l decimo Troia resterebbe espugnata. Accadde che
havendo Agamenone ammazzato una cerva di Diana, per l a qual cosa venne tempesta e
pestilenza a l l ' essercito, domandato sopra cio Calcante indovino che cosa si dovesse fare,
rispose doversi sacri ficare la fi gl iuola del Re, la quale essendo sacrificata si converti in
cerva. Per il Ré Agamcnone che và à far guerra à Troia, intendono l ' oro Ré di tulli i
144 V I N C ENZO PER C O LLA

metal l i , che và à far guerra alla povertà nel sacrificio dello magisterio. Viene i l serpe del l a
fonte del vino, del q ual dice l ' eni gma, Estfons in limis cuius anguis latet in imis,94 q uesto
serpe saglie sopra il platano al bero senza frutto, sopra l 'argento v i vo volgare che non hà
fatto frutti de metalli et animato con quello di vora le nove aqui le, le nove operationi, le
quali compite si converte i l serpente in pietra, nella pietra de Filosofi. Calcante indovino, i l
filosofo indovino, dichiara dover passar nove anni et che entrando i l decimo Troia sarebbe
espugnata. Passati i nove magisterij, entrando i l decimo della proiettione, Troi a resta
espugnata, resta vinta la povertà. Ammazza Agamenone la cerva di Diana, è doversi i n nanzi
la proiettione debilitar I ' Eiissir con l 'argento vivo e perci ò Agamenone, l 'oro, doventando
{fine della c. / 2 / v. ] El issir, ammazza la sostanza dell ' argento v i vo, cerva, per l a sua
v ivaci tà, d i Diana, per esser argento che si chiama Luna, detta ancor Diana q uando si
debil ita per far la proiettione. Viene per questo la tempesta della liquefattione dei metal l i
imperfetti, convertendosi i n mercurij e t viene la pestilenza, l a proiettione ch' ammazza l a
natura i mperfetta d i essi metal l i e l a sol foreità loro combustibi le: A l l ' hora Calcante
indovino, il Fi losofo, consu l ta quello c ' hà da fare et risolvesi doversi la fig l i uola
d' Agamenone sacrificare, questa pietra de Filosofi , figlia del l ' oro, doversi brugiare sopra il
fuoco convertendola in continua et preparata min iera et cosi sacrificandola, s i converte i n
cerva, l a cui natura è, che quand.o è grossa s ' asconde per tema de cacciatori et à questo modo
per cagione de i Ré e signori che cacciando la vanno, ella s ' hà da occoltare e tenere ascosa.

Della favola di Ti resia nella quale si contiene il medesimo. C0• 197.

Nella favola di Tiresia si contiene il medesimo et si dice che Tiresia essendo maschio,
perche percosse due serpi, che congiunti stavano nel coito, diventò.fem ina et che dopo'
sette anni percuotendo u n ' al tra volta due altre serpi che al medesimo modo congiunti
s ' erano, ritornò al sesso pri miero. Avenne in questo tempo che G iove et G iunone del
dilettamento vennero ragionando; affermava Giove che la donna in quel l ' atto sentiva
maggior piacere dcl l ' huomo cl Giunone diceva che l ' huomo lo sentiva maggiore et fecero
giudice del con trasto Tircsia che del l ' uno et del l ' altro /fine della c. 122r. / piacere havea
fatto pruova, il qual disse ch 'egl i maggior piacere sentiva quando era donna. Giunone per
questo l o fé di ventar cieco et Giove gli diede l ' arte del l ' i ndovinare. Thiresia maschio è l ' oro:
trova due serpi insieme congiunti nel coito, l ' ardente et igneo spirito del la lunaria mercurio
vegetabile e mordente, serpe congiunto con la media sostanza del l ' argento vivo, quando che
per l e i s ' è animato. Li percuote quando si butta in mezzo di loro. Diventa femi n a,
riducendosi à prima materia d' argento vivo. Stà sette anni femina, stà sette annui i et c ircol i
di l u n a dopo' la so lutione à compirsi in perfetta med icina, ri trovando doi serpi congiunti
insieme, i l zolfo et l ' argento vivo del metallo imperfetto. Quando slan congiunti in.sieme l i
percuote; quando sopra quel l i s i vuoi far la proiettione, doventa maschio come prima,
diventa oro come prima. All'hora avviene che l ' intelletto del l ' artefice entra in contrasto con

94. V. supra, p. 77, n. 63 [c. 6 1 r. j .


AU R I LOQ U I O 1 45

la volontà sua moglie e sorella, mogl ie per esser congiunti insieme in un'anima di cui
sono padre e sorella per esser ambedue d ' un padre di Dio lor Creatore quando crea et manda
l ' anima al corpo. Qual sia più il piacere quando Tiresia è donna, quando è posto l/oro
nell'operatione e si veggono gli ammirabili secrcti della natura. E quando è huomo, q uando
nella proiettione diventando maschio si vede l'effetto e la quantità del l'oro, la volontà dice
quando era maschio, l ' intelctto quando è donna. Thiresia, l 'oro, dice quando è donna, perciò
che non si vede contento nei ricchi del l 'oro, ma ben si vede dei filosofi che possederono i l
vero magisterio della scienza e percio l a volontà tà cieca Tiresia del lume d e g l i occhi
privandola {fine della c. 1221'.] quando al l'in telletto obbedendo occolla la tiene et l ' intel letto
gli dà l ' arte del l ' i ndovinare, d'antivedere i futuri pericoli, nei quali quando si publicasse,
s' esporebbe, perche come prudente indovino tenendosi occolto non dà nelle mani ài potenti.

Della fa vola di Prometeo, nella quale il medesimo si contiene. C. 0 198.

Nella favola di Prometeo il medesimo si contiene. Dissero che Iapeto, figliuolo del
Ciclo e della terra, generò di Asia sua ninfa Prometeo, che fù di tanto ingegno et sapere,
che di fango primo formò l ' huorno, ma però senza spirito, per il qual magisterio M inerva
_
lo portò nel Cielo dove ritrovato il Sole, al lume dei suoi raggi una fiaccoletta che seco
haveva e posto questo fuoco nel petto dell' huomo fabricato da lui senza spirito, gli
introdusse lo spirito vitale, dal quale huomo discesero_ poi gli altri huomini. Ma vedendo
ciò, Giove fece legar Prometeo ignudo nel monte Caucaso e gli pose addosso un 'Aqui la,
che si pascesse continuamente del suo petto et mandò la febre et la pestilenza à gli
huom ini. Iapeto, fig liuolo del Ciclo e della Terra è il mercurio vegctabile accuito, figl iuolo
del Cielo, della qui nta essenza della Lunaria e della terra foliata, col quale s' accuisce. Genera
Prometeo, i l mercurio disol uto à sua prima materia, con cui s'anima. Di Asia, ninfa
del l ' argento vivo vol gare, detto Asia, la terza parte del Mondo, per esser l ' argento vtvo la
terza parte dei i' Elissir detto mi nor mondo. Costui per i l suo sapere delle leghe dei metalli
ch' oro non sono, genera l ' huomo, il zol fo di natura de' metalli detto microcosmos senza
spirito, Elissir senza fermento. La qual cosa vedendo la sapiente Minerva, la sapi- {fine della
c. 123r.] ente prattica, lo porta al Ciclo, alla circolatione dell'oglio incerativo dove ritrova i l

Sole, i l mercurio dell'oro. Accende l a fiaccola del mercurio vegetabile, fissando sopra i l
detto mercurio dell'oro, componendo l 'oglio incerativo. E ' posto questo fuoco nel petto
dell 'huomo senza spirito, incerando et fermentando il zolfo di natura di metal lo con questo
oglio e fermento che senza esso si ritrovava. Gli infonde lo spirito et lo tà huomo perfetto
et lo fà microcosmos et perfetto El issir, dal quale procede la moltipl icatione de g l i
huomini, l a sua moltipl icatione. Et vedendo ciò Giove, i l fuoco, volendo far l a proiettione,
lega Prometeo ignudo, l ' argento vivo puri ficato et lavato nella boccia et lo mette nel monte
Caucaso, nel monte del fornello et mettcl i addosso l'Aquila, che lo di vora, la detta medicina
spiritale che lo di vora continuamente, facendo sopra quello la proicllione. Manda anco la
febre ai metalli imperfetti, rubi ficandoli nel la fusione e la pestilenza della medicina che gli
1 46 V I NC ENZO PERC OLLA

ammazza, ammazzando l 'oro l ' i mpcrfeua natura convertendol i i n oro perfettissimo meglior
che quello della min iera.

Della favola di Tu rno nella quale si tratta della via vegetabile e medicina
rossa e bianca generale e della rossa accurtata. C0• 199.

Per questa via vegetabile havendosi medicina generale rossa e bianca et particolare
abbreviata rossa, di tutte queste tré si tratta nel la favola d i Turno. Dicesi che facendo i l
profugo Enea guerra contra Turno Re di Ardea per Lavinia che à Turno era stata promessa
per moglie, [fine della c. 123v.] Turno fé appicciar fuoco alle navi di Enea. Ma l a gran
madre deg l i Dci pcrciochc queste navi erano degli al beri del Monte Ida à lei consccralo,
ollenne da Giove che per aumentare il nu mero delle Dcc Marine in Ninfe el Dee Marine
fossero tras formate. Enea adiralo di ciò. ammazzò Turno el abbrugiò la sua Ciuà Ardea
dove egli habitava cl ridolla in cenere. Nacque dci ceneri l ' uccello ch'Ardea si chiama di tre
spetie: la prima della Astrca, d'altissimo volo, della aslrca per esser di color aureo delle
stel le. La seconda della Laucolca, d'altissimo volo ancor el la, ma bianchissima et percio
della Laucotea vuoi dire. La terza Pcola, di poco volo el pcrcio detta Peola, da per se, che
d' appresso signilìca. Enea il profugo che là guerra contra Turno Re di Ardea è l ' argento
vivo fuggitivo che contra l ' oro Ré di Ardea, Ré del fuoco, perciò che in lui gode et s i
purifica ardendo tà guerra per Lavinia. per l a perfetta medicina dci i ' Ei issir, della Lavinia à
lavando, percioche lava et purga gli impcrfeui metalli delle impurità loro, convertendol i i n
perfetti metal l i , promessa d a lutti i Filosofi veri à lei, i l quale volendosi preparare per
ollenere la promessa sposa là buuar fuoco alle navi di Enea, fabricale de i legni del Monte
Ida consacrato à Cibele madre dc gli Dei, là dal l ' artefice bullare i l fuoco del l ' igneo spirito
alle navi di Enea, alle terre foliatc vegetabili et con quelle accuendosi le brugia. Et per esser
queste navi, con le q uali l 'argento vivo si depura, fabricate dei legni del Monte consecrato à
Cibele madre de gli Dci, per esser questi legni et alberi [fine della c. 124r. ] fisici, alberi di
monte peroche questi si approbano dalla prattica madre deg l i Dci, madre che deifica et
purifica tutti gli individui con l ' ai uto di Giove, del fuoco, circondandoseli, con verte i n Dee
marine, in qui nte essenze et acque dissol utive. Irato Enea, quando si fa velenoso nella
sublimatione, si prepara alla morte di Turno, solvendosi i n acqua et animandole, ammazza
Turno, sol ve l'oro. Brugia la sua Ciuà d 'Ardea, la sua natura metallica, nel l a quale habitava
et la converte in cenere, in terra fol iata, dalla quale nascono tre sorte di Ardea: nasce
l ' Aste l i a del colore de lle stelle, quando questo zol fo si rubi fica col succo de l l ' oro et s i
fermenta con l a sua calce, col suo oglio s ' i ncera. E' uno uccello di gran volo, Elissir d'alta
proiettione. Nasce anco da queste ceneri la seconda spetie d'Ardea, chiamata Laucona che
bianchezza vuoi dire, la medicina bianca d ' alta proiettione, quando queste ceneri s i
fermentano con la calce del l ' argento el zolfo et oglio s' i ncerano. Nascene ancora la terza,
della Peola, cioè d' appresso, quando questa terra foliata si rubitica con il succo del l'oro et se
le fissa sopra la quinta essenza vegetabile et a l l ' hora facendo solamente proiettione sopra
A U R I LOQ U I O 1 47

argento vivo vol gare si chiama Peola, uccello di poco volo, tutte però sono dette Ardee, ab
ardendo, percioche sicome i l fuoco converte il legno i n sua natura di fuoco, così q ueste
medicine brugiando l ' argento vivo e gli imperfetti metalli, gli convertono in natura di oro
et d' argento.

Della Deificatione di Enea nella [[me della c. J 24v. ] quale si contiene la


medicina accurtata per la via vegetabile.
C0• 200.

Nella favola della deilicatione d' Enea ragionarono della via accurtata vegetabile dicendo
ch' Enea lìgliuolo di Venere e di Anchise ch'eg l i scampò sù le spalle del l ' incendio di Troia,
fù da sua madre lavato nel lì ume Laurete et à preghi di l u i Giove la tè i mmortale. Enea
figliuolo di Venere e di Anchise è il zol fo di natura del l ' oro, sicome io hò dimostrato di
sopra nel l a operatione del la rubi ficatione. Hà sal vato i l padre nell a rub i fi catione
del l ' i ncendio della subl imatione. Venere sua madre, la congiuntione, lo lava nel fiume
Laurete, nel mercurio vegetabile. Chiamasi Laurete per la vedetta del lauro quando gli mette
addosso i l detto mercurio per fissarlo sopra i l zolfo nella c i rcol atione. All ' hora l a
congi untione priega Giove suo padre, il fuoco che Io prod uce, che faccia im mortale Enea,
lo faccia Elissir perfello et Giove, il fuoco fissandoli il dello mercurio et solvendo i n
balneo e t congelandolo i n cenere, reiterando j l magisterio in lìn che p i ù non s i conge l i , l o
fà i mm ortale, percioche moltipl icandosi in quantità non more giammai.

Della favola di Bibli nella quale il medesimo s i contiene. co. 20 1 .

Del la medesima medicina accortata per l a via vegetabile s i tratta nella favola d i Bibli.
Dicesi che Mi lete figl iuolo del Sole e del la fig l i uola del fiume Menendro, generò due
figl i uo l i , una femina detta Bibli et un maschio Cauno. Bibli s ' accese fortemente dell ' amor
di Cauno suo fratello et havendoli per lettere manifestato il suo desiderio, ricusando Cauno
di contentarla, se ne fuggi et ella lo segui tò [fine della c. 125r.] per i l mondo. U lt imamente
venendo in Caria confine di Menandro suo avo piangendo, quivi se ne mori et morta per l a
bontà delle n i n fe in una fonte i nsigne ch' abbonda sempre d ' acqua fù convertita. M i l eto
fi gl i uolo del Sole è l ' oro, fisicalmente calci nato, che dal sole del l ' oro procede, dell a
figliuola d i Menandro che discorrendo ri torna poi nella propria forma e si circola. Genera
due fig l i uoli, una lem ina, Bi b l i , l a sua terra solfurea et fol iata, et un maschio, Cauno, i l
suo essuberato mercurio. Bibli s ' accende del l ' amor d i Cauno, percioche l a terra fol iata
solfurea appetisce il suo essuberato mercurio. Per lettere m an i festa B i b l i la sua vog l i a di
congiungersi con lui quando il morto mercurio l i manda, poiche del Ré altro che morte
parole non sono, accioche il mercurio suo fratello si prepari in oglio incerativo. Cauno
fugge nella circolatione che à somigl ianza di Menandro si opera et qui vi piangendo s i morl
circolandosi, quivi s i fissa e morta ch'ella è, per l a pietà delle ninfe, del le sol utioni, s i
1 48 V I N C E NZO PER C OLLA

con verte in fonte del i ' Eiissir, il quale d i continuo scaturisce el non manca mai per la virtù
del l a molliplicationc.

Della favola della Corona d ' A rianna nella quale il medesimo si contiene.
C0• 202.

Del la medesima medicina accurtata trattarono nella favola del la Corona d ' Arianna,
dicendo che Vulcano fece una bella Corona et la donò à Vcnere et quella la donò poi ad
Arianna, la quale ri trovando Bacco nel l ' Isola abbandonata da Teseo, la tolse per moglie et ad
honor d i l e i pose questa Corona i n Cielo per una del l e celesti imag i n i . Vulcano è i l
Fi losofo che fabrica l a bella Corona, l a terra [fine della c. 125v.] fol iata vegetabi le. S i
chiama corona che è aguisa d i corona, subli ma i n terra, i n torno al lambicco. La dona à
Venere, alla l ibidinosa calce dell 'oro, triturandosi con questa corona et chiamasi Venere. La
dona ad Arianna, al l ' acqua secca vegetabile, con la quale si là la dissol utione. Arianna si
congi unge con Teseo nel la solutionc, pcrciochc il Mercurio del l 'oro, detto Teseo i l fl avo, si
congi unge con Ici et congi ungcsclc anco dopoi che vanno insieme nel camino dcii ' Eiissir
quando subli rnata in zolfo di natura con la terra del metallo si converte in terra fol iata et si
rubili ca dal detto flavo mercurio. È da Teseo abbandonata nel l ' Isola, quando rubificata si
conserva nel balneo. Dicesi che Teseo l ' abbandona, peroche questa medicina non s ' i ncera
con l 'ogl io flavo dcl l ' oglio inccrativo, ma se l i fissa sopra i l mercurio vcgctabile che
perche dal vino che Bacco si chiama è perciò da Teseo abbandonata, la prende Bacco per
mog l i e, se l i congiunge fissandosi sopra la materia nel l a circolatione et solvendosi in
liquore per solutione. Bacco col loca questa corona passata per le sette operationi per una
delle celesti imagini, per una delle quinte essenze et medicine celesti.

Della fa vola d ' Asteria nella quale il medesimo si contiene. C0• 203.

Questa medicina accortata per questa via vegetabile, si contiene similmente nel la favola
d ' Asteria, la quale bel l issima essendo, fù amata da G iove. Ma negandogli e l l a gli
abbracciamenti amorosi, eg li prese forma di un aquila et storzandola et scguitandola, ella fù
per pietà de g l i Dei {fine della c. 126r.] convertita in Coturnice et Giove vedendola i n mare,
la convertì in pietra et à questa foggia nuotando, ultimamente si fermò et se ne fé un'Isola
detta Delo, dove nacque Apoll i ne. Asteria bellissima è la bel l issima calce del l'oro, detta
Asteria per esser aurea del color delle stel le. E' amata et vagheggiata da Giove, dal l ' ardente
spirito, quando poi che si è calci nato si purifica con questo ardente spirito, ma non l a
movendo e t al terando si dice c h e riceve l ' amor d i G iove, i l quale per complire i l suo
desiderio prende forma di aq u i la, di spirito leggiero, prende il corpo del la terra fol i ata
accuendosi et del la media sostanza del l ' argento vivo animandosi et fassi aquil a, corpo
volat i l e. In questa forma assalta Asteria et la s lorza congiungendosi con lei, riducendola à
prima materia et sforzata che l ' hà, l a seguita fissandosela adosso. Ma per l a bontà d i
A U R I LOQ U I O 1 49

Venere, dell a solutione congiuntiva e di Giunone, del l ' aerea subl imatione e del rubicondo
Marte, di rubicondo colore, si con verte in Coturnice, in terra foliata lionata del color della
coturnice, la quale mentre sul mare del Balneo Maria vola, Giove, l ' ardente spirito, l ' assalta
et nella c ircolatione fissandola, la con verte in pietra, ma mobile percioche si solve et
congela per moltipl icarsi in bontà, fi nche più non si può congelare et a l l ' hora la fà Isola
congi ungendola in mezzo del mare del l ' argento vivo col quale si tissa in pietra et si fà Isola
di Dclo, min iera circondata sempre d ' argento vivo, dove nasce Apolline, il perfettissimo
oro nella proicttionc.

Della favola di Cinerosa, nella quale si contiene la medesima medicina


accurtata per la via vegetabile. C0 204. [fine della c. /26v.]

Si tratta nel la favo la di Ci nerosa, nodrice di Giove quando scampato dalle mani del
padre, perche non lo di vorasse, li fù dato in Creta à nodrire et poi che nodrito I ' hebbe, fatto
egli grande, pose C inerosa in Cielo per una delle celesti imagini et la fece l ' orsa m inore.
Giove è l ' oro amalgamato col mercurio suo padre in forma bianca di Giove, scampa dal
mercurio nel la calci natione appartandosi dal Mercurio e calcinato restando i n mi nutissima
polvere e dato à nodrire à Cinerosa di Creta, alla terra bianca foliata vegetabile di Creta
percioche in Creta e nel monte Ida nasce la-perfettissima Lunaria del le feccie brugiate delle
quali si genera e perciò detta Ci ncrosa, generata di Cenere. Cinerosa riceve G iove
triturandosi con l ' oro calci nato. Nodriscelo del suo latte, del suo animato mercurio. Fatto
Giove grande, subli mato in zol fo di natura et ru bificato, col loca C inerosa nel C ielo,
circolandola dissoluta nel suo mercurio. E' medicina perfetta et la pone nel Cielo per una
delle celesti imagini, per una delle quinte essenze et celesti medicine età i n forma di Orsa,
che ab urgendo si dice, perciòche stringe l 'argento vivo et lo condensa i n perfettissimo oro.
Chiamasi Orsa Minore à di fferenza della maggiore che è l ' amica sua Calisto.

Della favola di Calisto nella quale il medesimo si contiene. co. 205.

Il medesimo si contiene nella favola di Calisto, figliuola di Licaone d ' Arcadia, il q uale
essendo stato da Giove convertito in lupo, restando Calisto abbandonata dal padre, entrò alli
servigi di Diana. Ma ingannata da {fine della c. 127r.] Giove che i n forma di Diana l a baciò e
dopoi l a stuprò in forma propria, fù fatta gravida d' Arcade et lavandosi fù conosc i u to lo
stupro, onde da Diana scacciata, partorito Arcade, fù da G iunone convertita i n orsa et
vedendola poi Arcade suo figliuolo, non la conoscendo, la vol le ferire et seguitandola nel
tempio di Giove per ammazzarla, tolse Giove la madre et il figliuolo e gli pose nel Cielo.
Licaone padre di Calisto è l ' argento vivo Re d'Arcadia, Re di questa scienza dove si ritrova
la pietra incombustibilc, la pietra dc Filosofi. Padre di Cal isto, padre del l 'aurea sostanza
con l a quale stà amalgamato, dopoi che Licaone è da G iove convertito in l upo, dopoi
ch'egli è soluto et fatto mercurio per l ' ardente et igneo spirito del l a Lunaria. Resta Calisto
1 50 V I NC ENZO P E R COLLA

sola abbandonata dal padre, calcinata restando in minutissima polvere e separata dall ' argento
v i vo. Suo padre dassi à servire à Diana; si fa bianca di color di argento nella calcinatione
fisica. Giove la incontra in forma di Diana, coperta della terra (oliata vegetabile della Diana
nella quale è ascosa et la bacia, triturandosi insieme con esso lei. Poi la stupra, in forma
d' ardente igneo spirito et la ingravida di Arcade, del suo essuberato mercurio nel lavare
q uando si mette nel balneo maria. E' conosciuta esser pregna, è da Diana scacciata,
lasciando il color d 'argento et pigliando il proprio suo colore aureo. Partorisce Arcade, che
Boote voc i feratore si chiama, partorisce il suo essuberato mercurio. A l l ' hora Giu none,
l ' aerea subli matione, la con verte in Orsa, in terra foliata. Chiamasi Orsa ab urgendo,
percioche ella solve, fissa, tinge et incera. Vedendola Arcade suo figliuolo, non la conosce,
convertita in terra fol iata et la vuole ferire, {fine della c. 127v. / la vuoi rubificare. La seguita
nel tempio di Giove, nel lambicco tempio del l ' ardente spirito et ferendola, rubificandola,
Giove, I '.ardente spirito, fissando sopra di loro, li porta in Cielo, li tà quinta essenza et
celeste medicina et gli colloca separatamente, gli separa in due parti, l ' una per l ' inceratione
che è I ' Orsa femina paliente e l ' altra per la mollipl icatione che è Arcade maschio agente.

Della favola di quattro donne95 nella quale il medesimo si contiene.


C0• 206.

Di questa medicina accurtata per questa via vcgctabilc si tralta ult imamente nella favola
di Adone nato per lo congiungimento della bellissima Mirra col padre, del cui amore godé
Venere, ma dopoiche fù dal Cinghiale ammazzato e privatone Venere, lo converti nel tiore
Adoneo di purpureo colore. Mi rra bellissima che si congiunge col padre, è la bell issima
calce del l ' oro che si congiunge con l' argento vivo suo paLre soluto nel l'acqua vegetabile.
Nascene il bel l issimo Adone, il bel l i ssimo mercurio essuberato de l l ' oro. E ' amato
grandemente da Venere, dalla sua bella terra solfurea et fol iata, la quale gode di Adone, di
questo essuberato mercurio, congi ungendosi nella rubificatione urente, il porco salvatico, i l
mercurio vegetabile del la selva et I l e dc Filosofi. Et ammazzalo Addone, solvendo i l detto
mercurio g i a congelato. Vencrc lo piange molto nel la c i rcolatione et poi fissandolo, Io
converte nel purpureo et sanguigno tiore Adonio, nel purpureo el sanguinoso Elissir.

Della favola di Hebe nella quale si contiene la medicina di sale, argento


vivo fatta per questa via vegetabile. C0• 207. [fine della c. 128r.]

Facendosi per questa via vegclabilc una medicina che di solo argento vivo si compone,
di lui ragionarono gli antichi nel le seguenti favole et primo in questa di Hebe e dissero che
havendo Apollo fatto à Gi unone un convito di latuche agreste, ella le mangiò con tanta
avvidità che ne divenne gravida e partorì Hebe, la quale fù da Giove per la sua bellezza fatta
Dea del la sanità et sua Coppiera et che essendo andato Giove ad un convi to in Etiopia,

95. Leggasi : "'Adone". In merito a questo errore di copiatura v. supra, I ntrod., p. V, n. l .


A UR I LOQU I O 151

mentre faceva Hebe i l suo olli tio della coppa, passando per un l uogo molle sdrucciolò e
cadde e mostrò le parti secrete. Per la qual cosa Giove la privò del l 'o llicio e, fatto poi
Hercole Dio, glie la diede per moglie, la quale à prieghi del marito ridusse à gioventù Gelao
suo compagno. Per Giunone s ' i n tende la terra bianca foliata vegetabile aerea che per la sua
subl imatione s ' alza dalla terra; è con vitata da Apo l l i ne, dall a calce del l ' oro quando s i
triturano i nsieme. L e dà à mangiare del le latuche agresti , i mercurij vegetab i l i d i molta
agrezza, dei quali parla Gebro nella Somma nel capi tolo de solutione;96 li m angia
avvidamente, percioche la terra sol furea vegetabile foliata appetisce i mercurij vegetab i l i
d e l l a sua natura. S ' impregna della solut ione che si là del l ' arte e t nascenc Hcbc, l ' acqua
del l 'oro potabile. Per la sua bel l ezza, Giove, il fuoco, la là sua Coppiera, c ircolandola con
la q uinta essenza, fissandola e poi solvendola per incerar la medicina. Et la là Dea della
giovanezza, oro potabile d i tanta perfettione, che là i vecchi ritornare giovani. Và Giove al
convi to del l 'argento vivo in Etiopia, nel forte calore del le sue subl imationi per cavar la sua
media sostanza, la {fine della c. 128v. / quale cavata Hebe usando il suo oflìcio d i Coppiera
passò sopra i l luogo molle, sopra questa media sostanza di argento vivo cadde, la v i rtù
del l ' oro potabile aggi untandosi con l ' argento vi vo, però d iscuopre i suoi secreti della
trasmutatione del l ' argento vivo dovcntando medicina trasmutatoria nella moltipl icatione. E'
data per moglie ad Hercole, al mercurio vegetabile figliuolo d i Giove e di Alchmena, che
forte vuoi d i re, del forte succo della lunaria, et si congiungono i nsieme nella circolatione,
fissione e solutione ad istanza d' Hercole fatta, cioè la moltipl icatione. Fà giovane Gelao
suo compagno canuto, i l bianco mercurio mi nerale in sua natura riducendolo à color
rubicondo et gioven ile del l ' oro, quando sopra di lui si là la proiettione.

Della favola della Saetta, nella quale il medemo si contiene. C0• 208.

Trattasi della medesima medicina di solo argento vivo nella favola della Saetta. D i cesi,
che havendo Prometeo del fango creato l ' huomo et col fuoco del sole i n fusoli l o spirito,
con l ' aiuto di M inerva, Giove lo legò nel Monte Caucaso e gli pose addosso l ' Aq u i l a che
continuamente del suo petto si pascea et che andando Hercole à torre dei pomi d ' oro del
giardino di Giunone et passando per detto monte, g l i fù da Prometeo i nsegnata la via per
ri trovare i detti pom i . Per la qualcosa Hercole lo sciolse, et con una saetta am mazza
l ' Aquila e la Saetta in memoria di questo fatto fù posta nel Cielo per una del le celesti ima­
gini. Hercole che và per li pomi d 'oro del giardino d i Gi unone, è il valo- {fine della c. 1 29r. j
roso artefice che per la via del giardino, per la via vegetabile e di G i u none, per l ' aerea
rivolu tione, và à torre dci pomi d ' oro, come i pomi, i l seme dei pomi . Trova Prometeo che

96. "De dissolutione sermo noster ampliatus. innuit Solutionem rei siccae in aquam esse
reductionem, quoniam omnis solutionis perfectio adducitur cum aquis subtilibus, et maxime acutis
et acribus, et ponticibus, faecem nullam habentibus, sicut est acetum disti llatum, et uva acerba et
pyra m ultae acritudinis et mala Granata similiter distil lata, et his simi lia.", Caput XV: "De
Solutionibus", in BCC, l, p. 537.
1 52 V I N C ENZO P E R COLLA

del fango formò l ' huomo et con la face accesa al sole gli infuse lo spirito, ritrova l ' argento
vivo, che del l uto del la terra formò il metallo e col fuoco del zolfo sale dei Fi losofi
stromento della forma del metallo. Gli infuse lo spirito, g l i diede la forma del metallo. Lo
ritrova legato nel Monte Caucaso con l ' Aquila che lo stà contin uamente divorando, l o
ritrova nel forno legato, nel lambicco con l'aquila che l o di vora, con l ' acqua vegetabile detta
aquila, per l a leggierezza et velocità sua che lo di vora, purilìcandolo della parte sottile
combustibile et della immonda terrestreilà, per cavarne la sua media purissima sostanza. Lo
dislega del lambicco cavando questa media sostanza. Uccide l ' aq u i la con l a saetta del
mercurio del l ' oro fisso, l ' acqua vegetabile con la saetta di questo mercurio et ne compone
l ' oglio incerativo. All ' hora Giove, il fuoco, questa media sostanza i ncerando, compiendola
in Elissir perfetto, pone q uesta saetta dell ' argento vi vo dell 'oro nel Cielo per una dell e
quinte essenze e t celesti medicine d i solo argento vivo, perciò che in questa non entra zolfo,
ne terra de' metalli, ma solamente sostanza dell 'argento vivo e l 'argento vivo dell ' oro.

Della favola del cornocopia nella quale il medesimo si contiene.


C0• 209.

D i questa materia di solo argento vivo si ragiona nel la favola del Cornocopia. Dicesi
che Deianira essendo per la bellezza sua da molti richiesta per moglie, tù ordinato [fine della
c. 129v.] che ella fosse data à colui che i n singolar battaglia la guadagnasse. Comparvero
alla battagl ia due rivali, Acheloo fiume et Hercole. Acheloo, combatlendo, vedendosi di
forza inferiore si trasformò in serpente alato et non gli g iovando questo, si trasformò i n
toro e t alla fi ne restando vinto, Hercole gli cavò u n corno et egli senza i l corno ritornò alla
primiera sua natura di fiume et Deianira fù dala per mog l ie ad Hercole. Il corno fù dall e
ninfe preso e t ripieno di gran copia d e frutti e t Cornocopia fù nominato. Deianira figli uola
di Re, bel l issima donna domandata per moglie da molti rival i, è la calce bel lissima, che
del l ' oro Re suo padre procede et procurata da molti mercurij, compariscono Acheloo fiume,
il mercurio in sua natura, et Hercole il mercurio vegetabi le figliuolo di Giove, del fuoco e
d' Alchmena, del succo del la l unaria della Alchmena, cioè forte, per la fortezza del succo
suo, moglie di Anfione, mogl i e del la !ancella che anforon si chiama, della quale s i
cava.Vengon i nsieme à battag lia et combattendo Acheloo s i trasforma i n serpente al ato
subli m andosi molte et molte volte. Dopoi l i nascono due corni che sono le due parti, l a
fissa e l a n o n fissa, e diventando per ciò toro, animai terrestre, vinto, si converte i n fiume,
si di ssolve la parte non fissa col mercurio vegetabile e s'anima con questa parte. A l i ' hora
Hercole dopo' questa vittoria si marita con Deianira, si congiunge con la calce dell ' oro et le
n i n fe, l e tre acque g i unte i n sieme i n oglio incerativo, l ' acqua vegetabile, l ' acqua
del l ' argento vivo volgare et l ' acqua del mercurio del l ' oro, riempiono i l corno del toro,
i ncera- [fine della c. /30r. ] no la parte fissa dell ' argento vivo et lo riempiono di gran quantità
de fru tth percioche all ' hora egli rende gran quantità di frutti d 'oro et è detto corno di copia,
Como di abbondanza d 'oro.
A U R I LOQ U I O 1 53

Della favola dell ' I d ra, nella quale il medesimo si contiene.


C0 2 1 0.

Di questa medicina di solo argento vivo, per questa via vegetabi le, si tratta ancor nel l a
favol a del l 'Idra del Lago Lerna, l a quale difticoltosa cosa era d a uccidere, percioche all' hora
che una testa se gli tagliava più teste le rinascevano. Fù Hercole figl i uolo di Giove e di
Alchmena mandato ad uccidere q uesto animale et con saette et con fuoco l ' uccise et per
memoria di così notabile vittoria Giove suo padre pose questa Idra nel Cielo, dove lo
splendore del sole ricevendo, frà l 'altre celesti imagini lucidissima si dimostra. L' Idra del
Lago di Lerna alla quale una testa tagliandosi, più teste le rinascevano, è l ' argento v i vo che
q uando si vuole morti ficare ritorna sempre vi vo, con più capi, disgregandosi i n più
gocciole. Dicesi del Lago di Lerna, del lago del l ' acqua forte, nel quale si butta sublimato
ch'egli è, per accuirsi et depurarsi del la sottigl iezza sua combustibile et mondezza terrestre
ch'egli lasciò. Viene Hercole fi g l i uolo di Giove e d' Alchmena, il mercurio del la Lunaria,
fi gl iuolo di Giove e di Alchmena, il mercurio della Lunaria figliuolo di Giove, del fuoco e t
della Lunaria detta Alchmena, c ioè forte. Et con 1e saette del spirito del vetriolo e d e l sale
l ' ammazza, morti ficamlola, cavandone la sua media sostanza, la quale non si riducendo più
in corpo si {fine della c. !30v.] dice esser morta. Giove, padre di Hercole, il fuoco, colloca
questa Idra in Cielo, la tà quinta essenza, la quale ricevendo lo splendore del sole del l ' oglio
incerativo del l ' oro, compiuta i n medicina, frà l ' al tre celesti imagini, fra l ' altre q ui n te
essenze et perfette medicine à tutti i perfetti Filosofi si dimostra.

Della favola di Clitia nella quale si contiene il medesimo.


c. 211.

I l medesimo trattarono nella favola d i Cl itia e di ssero che restando il sole mal contento
di Clitia sua amica, l ' abbandonò. Per la qual cosa Clitia molto s'afflisse et pianse et per i l
dolore stette nove d i senza cibo, onde s i estenuò tanto, che s e n e morì et il sole vedendola
morta, per pietà la convertì in E l i tropia, detto da heli, che vuoi dire soii et trapè,
conversione. Clitia amica del sole, è l ' argento vivo, col quale l ' oro più volontieri, che con
qual si voglia metallo si aggiunta. E' abbandonata dal sole, perciò che i n questa operatione
non è necessario animarsi il mercurio vegetabile per la solutione del l 'oro. S 'affligge C l i ti a
nella s u a preparatione, che s i fà per l e sublimationi, depurandosi in quelle. Piange quando
s' imbeve di mercurio vegetabile col quale si prepara. Stà nove di senza cibo, quando che
nove vol te senza altri individui da stesso si sublima. S ' estenua tanto che muore, nel la
fissione et fissato il sole, il suo essuberato mercurio incerando questa media sostanza fissa, ·
l a converte in quel l ' herba ch'Elitropia si chiama, in mercurio vegetabile, detta E l i tropia,
percioche nel l a sua proiettione si converte in sole, convertendosi in perfettissimo oro. {fine
della c. 13/r.]
1 54 V I N C ENZO PERC OLLA

Della favola della deificatione di Hercole, nella quale si contiene il


medesimo. C0• 1 12. [sic]

Del medesimo si tratta n e l l a favola della deificatione di Hercole. Narrasi c h e volendo


Hercole con Deianira sua moglie passar un fiume, Niso centauro s'offerse passar sopra di se
Deianira. Ma poiche l ' hebbe sopra, volendosene fuggire et portarsi via Deianira, Hercole
l ' amazzò con le saette avvelenate del sangue dell 'Idra et gli morendo, disse à Deianira che
del suo sangue componesse un unguento, col quale se l a veste d'Hercole ungesse, non
l ' abbandonerebbe per altra donna giammai. Avenne che essendosi Hercole al lontanato da
Deianira, pensò ella che per lole lasciasse lei et tinta la veste di Hercole del sangue d i N iso,
postasela Hercole addosso, sentendo l ' ardore et il tormento, che il sangue velenoso g l i
cagionava, messosi i l fuoco sopra, per consiglio dell 'oracolo, disparve e t salì a l Cielo, dove
frà l ' a l tre celesti imagini molto risplendente si vede. Hercole che và con Deianira sua
mogl i e è il mercurio vegetabile accuito et circolato et animato, fig l i uolo di Giove, del
fuoco e d i Alchmena, del la Lunaria, che và con l a terra fol iata vegetabi le, và con sua
moglie, vuoi passare il fiume della solutione dei metal li. S ' offerisce Niso Centauro, l ' oro
calcinato detto cen tauro, quasi auro di mol li fermenti. Costui la prende sopJa d i se
ai utandosi con la detta terra fol iata nella trituratione; s e ne vuoi fuggire con l a bel la
Deianira, passar vuole innanzi alla operatione dei i ' Eiissir. Et perciò che Hercole con le
saette del le gocciole l'ammazza, solvendolo. Egli dà à Deianira che componga un onguento
del suo sangue, che del suo {fine della c. 13/v.] sangue componga l ' onguento, fissandolo in
oglio incerativo et che ne unge la veste di Hercole, la media sostanza dell 'argento v i vo,
dell a q uale si veste questo mercurio vegetabile nel l ' accuitione. Deianira vedendosi da
Hercole abbandonata, pcrchc con la terra vcgetabile non si congiunge più dopoi che con lei
l ' accuisce et là la solution dell' oro. Ma và per Iola, per la terra bianca t'oliata dell'argento et
ammazza Eutrite suo padre, dissolve l ' argento padre del la detta terra foliata, per darla per
moglie à suo fi gliuolo, ai i ' Eiissir, per far la mol tiplicatione. Ella unge la veste di Hercole,
la detta media sostanza del l 'unguento composto del sangue del Centauro et oglio incerativo
et si compone la medicina d el l ' argento v i vo, la quale vestendosi Hercole n e l l a
moltiplicatione intende dall'oracolo, dalla scrittura d i questa scienza, ch' accenda fuoco e t vi
si metta dentro et egli acceso il fuoco et postovi dentro, circolandosi disparve fissandosi et
non apparendo più sale al Cielo, d iventando quinta essenza et moltiplicata in quantità questa
medicina di solo argento vivo.

Della favola di Cini nella quale si contiene la medesima medicina di solo


argento vivo per la via vegetabile. C0• 1 13. [sic]

Nella favola d i Cini il medesimo si contiene, quando si dice ch'egli abbassava due
alberi et alla cima di quel l i legava i passeggieri che g l i capitavano nelle mani et poi
)asciandoli ritornare in sù con la lor violentia, ammazzava quel l i i n felicemente facendoli in
AUR I LOQ U I O 1 55

due parli di videre. Costui a l l a fine fù da Teseo, il Flavo, ammazzato. Cini è i l volgar
mercurio depurato, il quale abbassa due alberi, il zolfo vcgetabile /fine della c. 132r. / et il
mercurio vegeta bile, q u ando g l i a n i m a iì q uel l i . Lega i metalli che passano per il suo
magisterio, quando volgarmente li solvc, alzandosi gli alberi nella distil lationc se ne fanno
due pezzi, uno del mercurio cssuberato c l ' altro del zol fo. Vi sopraviene Teseo, il navo,
l ' oglio incerativo et acciochc Cini, questo mercurio volgare puri ficato fisso insang u i nan­
dolo et incerandolo in perfetto Elissir di solo argento vivo.

Della favola di Scirone, nella quale il medesimo si contiene. C0• 214.

Il medesimo si contiene nella favola di Scirone, che menava i passaggieri in u n luogo


alto e g l i buttava nel mare. Qui sopravenendo Teseo, precipitò l u i à quel modo c h ' eg l i
s ol e v a g l i altri precipitare et l ' ossa si convertirono in scogli, i l detto mercurio volgare
purificato et preparato. Mena i passaggieri, i metall i che per questo magisterio passano sul
monte della testa del lambicco, a l l ' hora che fisicalmente li solve et qui vi li butta et annega
nel mare, facendoli dopoi passare per l ' acqua secca et cascare in quel le urine. Teseo il navo,
i l mercurio essuberato del l ' oro et alla medesima guisa nel magisterio del la circolatione
ammazza Scirone, levandolo sù la testa del la cucurbita et buttandolo al basso si convertono
le sue ossa, la sua parte bianca ò fissa, in più scogli, in più pietre de fi losofi, perciò che
l ' una serve per la proieuione et l ' altra per la molliplicatione.

Della favola della Porca Heremionia nella quale si contiene il medesimo.


co. 115. [sic]

Di questa medicina di solo argento vivo si ragiona tuttavia nel la favola dell a Porca
sel vatica Hermoniona, la quale [fine della c. /32v. / fù di tanta ferocità che tutto il paese
rovinava et produsse due cignali che rovinavano medesimamente ogni cosa, i quali furono i l
Porco Calidonio et I 'Erimanto. I l Calidonio, mandato d a Diana et ammazzato d a Meleagro
et I ' Erimanto da Hercole. Questa Porca selvatica è l a media sostanza del l ' argento vivo,
Porca del la selva et che dal l ' al bero fìlo�ofico hà dal la luna I ' Eiissir et la media sostanza
alberi filosofici. Genera i due cignali che rovinano il paese, predavano, i quali sono i Dei
Elissir, il Calidonio, mandato da Diana, bianco, che procede dall ' argento, che tutti i campi
rovina, tutte le terre de metalli per le qual i egli và facendo la proiettione. E' ammazzato da
Meleagro nella mollipl icatione, che si fà col mercurio animale et vegetabile. Meleagro,
dolce et agro, è I ' Erimanto, I ' Elissir rosso Erimanto e scoperto et filosofico, coperto l ' oro.
Porco che parimente rov ina i campi per dove passa, che rovina tutte le terrestreità dei
metalli imperfetti, che non sono del la natura deii 'Eiissire. E' ammazzato da Hercole, dal
mercurio vegetabi l e nella sua moltipl icatione. La Porca lor madre, la detta medicina
sostanza del l ' argento vivo, che rovina ancor egli il paese per dove passa, le terre dei metalli
subli m andoli i n zol fo di natura. E' ammazzato da Teseo, il Flavo, quando s ' i ncera con
1 56 V I N C ENZO PER CO LLA

l' og l io tlavo i ncerativo, con l ' oglio del l'oro, é per ciò detto Teseo et componesi q uesta
medicina di solo argento vivo.

Della favola della Sfinge, nella quale si tratta della via animale.
co 1 16. [si c]

Della via animale trattarono sotto l'ombra della favola della [fine della c. /33r.] S finge,
fingendo d 'esser venuto d i Libia in Thebe un mostro che haveva la faccia di donna, i piedi
di Leone et il mezzo d' uccello, stando alto sopra una rocca. Domandava à viandanti quale
era l ' animale che prima caminava con quattro piedi et dopoi con due et ultimamente con tré;
et qualunque entrava nel l ' i mpresa della dichiaratione di ciò non l ' indovinava, gli dava la
morte et à chi lo avesse dichiarato gli haverebbe dato in premio Iocasta Reina di Thebe con
tutto il suo Regno. A molti che mancarono nella dichiaratione del l' enigma, diede lor l a
morte e t à Edippo, c' havea ucci&,o i l padre non conosciuto, i l quale le seppe dichiarar
l 'enigma, dicendo che quel l ' an imale era il Microcosmos, g l i diede per moglie l a Reina
Iocasta sua madre non conosciuta cl gli diede insieme il suo Regno. Per questa favola
volsero significare che venne i l mostro, che è la pietra de filosofi, animale mostro, essendo
mistura d'oro di due diversi animal i di Libia ardente, perche nasce del fuoco in Thebe, nelle
tre parti del mondo, Asia, Africa et Europa, pcrche tre sono state le Theb è , una in Egitto,
in Affrica; una in Cilicia, i n Asia cl l ' altra in Boetia, in Europa. Hebbe il mostro tré parti
di d iversi animali dimostrar che con tre diversi individui si opera per la faccia di donna,
intendono la terra bianca fol iata animale cavata da quel l ' animale ch'essendo maschio hà la
faccia di dÒnna. Per la parte d ' uccello, lo spirito cavato dall 'animale che vola. Per li piedi d i
leone, fondamento di questa pietra, i l corpo perfetto del l ' oro, deuo leone, per [fine della
c. l 33v. ] esser egl i signore di tutti gli altri metall i , i l piu forte d i loro. Nel giuditio del
fuoco l a terra bianca foliata accuisce lo spirito. Lo spirito accuito solve l'oro e di tutti tré
questi individui si compone questa pietra animale, la quale propone à viandanti per q uesto
modo l ' eni gma del Microcosmos. Preponelo nel la sommità del la Rocca, per denotarli
l ' al tezza della operatione sua del la morte à quegli ch'entrano nel la sua inquisitione e non
intendono il suo parlare enigmatico, percioche consumando il tempo, passa lor tutta la vita
senza alcun frutto. Edippo che dichiara l ' enigma è l ' artefice, che intendendo i l parlare
enigmatico, i ntende i l parlare di questa pietra, il qual secreto intender non si può senza
queg l i che uccide il padre non conosciuto, che corrompe l ' oro, il quale aguisa di padre ci
provede d ' ogni cosa necessari a. Non conosciuto, non si solvendo, che prima non sia
tìsicalmente calcinato et diventando per calcinatione di color di piombo e di stagno non s i
conosce per oro, all ' hora s i marita l ' artefice con Iocasta s u a madre non conosciuta, perche
incomincia à discoprire il secreto occoltissimo della natura sua. Ma dopoiche come perviene
alla cognitione di questa operatione, faci l mente intende l 'enigma di tutto il resto et ottiene
il Regno della madre ottenendo la potestà di generare oro, argento et pietre preziose, s i
come l i genera la natura istcssa; chiamasi questa pietra Microcosmos, per la somiglianza
A U R I LOQ U I O 1 57

che hà con l' huomo, generandosi di seme et di mestruo nella boccia, come l 'huomo di seme
et di mestruo nef ventre della donna. Il seme è l 'oro et il mestruo è l a detta acqua {fine della
c. 134r. / acc u i ta, corrompesi i l seme del mestruo et s ' i ncomi ncia la generatione, se
l ' i n fonde l ' anima nel le prime imbibitioni mediante lo spirito animato come se l ' infonde da
Dio Ìl l l ' huomo. Si nodriscc nel ventre del la boccia con le continue im bibitioni, come si
nodrisce l ' huomo del mestruo nel ventre della madre, le q uali imbibitioni compiute, nasce
l ' i n fante sublimandosi la materia in zolfo di natura, chiamato infante. Nato ch'è camina con
quattro piedi, come camina l ' huomo quando è infante, dividendosi in q uattro elementi; poi
con due come l ' huomo, fatto maggiore retti ficandosi in due elementi acquei, acqua e terra
i ns ieme et cosi due terrei, terra et fuoco. Ultimamente con tré, come l ' huomo nel l a
vecchiezza, unendosi tutto insieme in anima con oro corpo e t argento vivo spirito nel la
fermentatione, per la quale dopoi l ' i n fantia et giovanezza perviene a l l ' ultima età del l a
vecchiezza e t sua perfettione e t questo è i l microcosmo c h ' i ndovina et dopo' sotto l a
sembianza del l'huomo.

Della favola di Androgeo nella quale si contiene il medesimo. C0 2 1 7.

Platone nel suo convito�7 in nome di Aristisone solto l ' ombra della favola di Androgeo
insegna il componimento del lo Elissir per questa via ani male et dice che Giove creo
Androgeo maschio et fem ina i nsieme congiunto in uno et era si gagl iardo che ardì d i
contendere con Giove. Ma Giove non volendo i l genere humano distruggere, commandò ad
Apollione [sic] che lo partisse per mezzo e di una ne facesse due, ammonendosi che se con
Giove più contendessero, gli d i v ideva un'altra volta et resterebbono in q uattro pezzi. Il
maschio si congiun- [fine della c. 134v. f ge con la femina. Ma perche le membra geni tali
restarono nel la parte di dietro, Giove, perche generare potessero, fece loro porre i genitali
di nanzi et da quel tempo in poi la generatione humana si moltiplicò. Androgeo è l ' oro,
maschio et fem ina, zolfo et argento vivo, cosi gagliardo era che contendeva con Giove,
perche per l'oro si contraviene al voler di Dio, acquistandosi con rapine et homicidij et con
altri dishonesti mezzi et perciò volendo Giove mostrare al mondo che per honesta via d i
q uesta scienza del l ' alchimia si poteva acquistare del l 'oro, mandò Apoll i ne l ' oro vivo
prodotto dal l ' animale, che con la spada della media sostanza, del mercurio col quale si
accuisce et s'anima il suo sccrcto mercurio divide per mezzo Androgco, cavandogli à parte il
zolfo di natura maschio e l ' acqua mcrcuriale femina, le quali si abbracciano insieme nel la
inceratione. Ma perche hanno di dietro le membra genitali, hanno addietro lasciati i meta l l i
imperfetti, sono posti loro inanzi nella proieuione et al l ' hora generano c la generatione loro
si moltipl ica, facendosi quantità grande d ' oro, ma sono avvertiti che se contradicono à
Giove, saranno divisi ogni uno in due et dividendosi i n quattro pezzi questa moltipl icatione
si farà in d iservitio di Dio, saranno divisi in quattro pezzi, anderà lo Elissir in fumo et i n
rovina, risolvendosi nell i quattro elementi.

97. Platone, Simposio, XIV , 1 89 e - XV, 1 92 d, a cura di R. Luca Firenze 1 985, p. 3 1 3 .


,
1 58 V I N C ENZO PERCOLLA

Della favola di Canente, nella quale si tratta della medesima via animale.
co. 2 1 8.

Della medesima via animale si tratta nella favola di Canente moglie di Pico Re del
Latio. Dicesi che essendo andato /fine della c. 135r.] Pico con l i suoi compagni à caccia,
vedendolo Circe figliuola del Sole, s ' i nnamorò di lui. Ma ricusando il suo amore, Ci rce lo
convertl in uccel l o del suo nome et li suoi compagni in d iversi animali , onde piangendo
Canente il marito et li compagni, si risolse in aura nel fiume Tevere et diede i l nome d i
Canente à quel luoco d e l fiume. Pico Ré di Latio è l 'argento che stà ascoso n e l ferro, Re
che domina tutti gli altri metalli et dicesi Latio, à latitudo, perche stà ascoso nel ferro. Sua
mog l ie Canente è la calce del l ' oro fisicamente calcinato e chiamata Canente dalla
bianchezza. È sua moglie, perciòche con niuno altro metall o si unisce inseparabilmente che
con questo argento dal quale ne anco si separa nel cimento reale. Circe figliuola del Sole
che s ' innamora di Pico quando andar lo vidde à caccia dell 'Eiissir è la terra fol iata animale
figliuola del l 'oro vivo. Costei cerca di congiungersi con lui nella trituratione. M a Pico
ricusa non si facendo congiuntione nella trituratione. Ella con i suoi incanti nella sua acqua
secca, acqua secreta di Parisino, lo con verte in uccello, in zolfo di natura uccello di Hermete
et parimente in altri animali convertì gli altri metal l i suoi compagni : A l l ' hora Canente,
l ' oro fisical mente calcinato, và à ritrovare il marito et i compagni, và al magisterio per la
dissol utione et convertendosi in oglio incerativo, piange il marito, incerandolo à goccia à
goccia et à questa foggia piangendo anco i suoi compagni, tutti g l i altri zolfi incerando, s i
risol ve d a s e stessa in aura e t soave medicina, muore e d ispare et quel luogo ove ella
disparve, si accende, prende i l nome di [fine della c . 135v.] Canente da lei, perciò che nella
canente poesia si nasconde.

Della favola di Ciparisso, nella quale si contiene la via animale


accortata. C. 2 1 9.

Nella favola di Ciparisso si contiene questa medicina animale accortata. Dicesi che
Ciparisso, bel giovanello nel l ' Isola di Chio, amato grandemente da Apolline, un di d ' estate
à caso ammazzò un suo cervo, che carissimo gli era et vedendolo morto i ncomi nciò à
sospirare et piangere et procurò di darsi la morte col veleno. Ma ottenne da Giove di esser
convertito i n arbore del suo nome Ciparisso, che i n l i ngua nostra c ipresso si chiama.
Ciparisso isolano di Chio è i l sale armoniaco, che di mezzo delle acque salse, del la urina s i
cava. Amato d a Apolline, dal l ' acqua secreta animale dell'oro vivo, c o l quale s i accuisce nel
tempo estivo al calor del fuoco del balneo. Ammazza il suo caro cervo, l 'oro calci nato fatto
leonato, d i color di cervo, perciò che aguisa del cervo asconde la sua medicina, che sono le
corna quando le muta, acciò che non siano da g l i huom i n i ritrovati, la sua solutione
ascondendo l ' eccellentissima medicina, perche gli huomini non la ritrovino solvendola, poi
sospira et piange, distillandosi et restil landosi, finche si fissi sopra il metal lo. Procura di
morire con veleno, agggiuntandosi col mercurio subli mato et depurato. Ma da Giove, dal
AUR I LOQU I O 1 59

fuoco, ottiene che solv c mlosi cl congelandosi, in sin che piu congelar non si poss i, si
converte i n arbore di cipresso, in El isir et quinta essenza non subietta à putrefattione, come
il cipresso che sana il flusso, sanando la lluss ibilità del l ' argento vivo con farlo star sal do al
martello, convertendolo in perfettissimo oro. /fine della c. /36r.]

Della favola di Aquilone, nella quale si contiene il medesimo. co 220.

La medicina animale accortata incerata con l 'ogl io di piombo negro fino de filosofi si
contiene nel la favola di Aquilone vento boreale, il quale inamorato di Oritia figliuola del Ré
di Athene, non la potendo ottenere con prieghi, la rapì et menol la seco in Tracia, q u i vi la
i n gravidò et le fece partorire due gemel l i , Zeto et Calimis, li quali per esser fig l i uo l i del
vento, al l ' hora che furono di età, nacque loro le ali et alati andarono i nsieme con l i
Argonauti a l l ' aureo vel lo. Furono per l o camino raccolti dal R é Fineo e t l o liberorono dal l e
Arpie, che gli mangiavano l e vivande e t gli imbrattavano l e mense. M a a l l a fine furono dal
forte Hercole uccisi. Aqui lone vento boreale è i l mercurio animale accuito et animato et
nasce dal più pri ncipale animale volatile che si \)peri in questo magistero e perciò detto
Aqu i lone dal l ' Aquila Ré dc g l i uccel li. E' detto vento boreale per esser freddo et secco.
S ' inamora del l a bella Oritia, della bel l a calce del l ' oro, figliuola del Re di Athene detta
Minerva, Ré di questa scienza detta filosofia, non la potendo con suoi prieghi ottenere, con
la sua terra l'o liata mercuriale de filosoli con la quale si hà da triturare. La rubba; solvendola
la mena in Trac ia, detta aspera dal l ' asprezza del le altre operationi . Concipe di Aq uilone et
partorisce due fratelli, il zol fo del l ' oro et il mercurio, à i quali venendo in età nascono le
al i : al zol fo quando vola subl imandosi in zol fo di natura et al mercurio quando si essubera
et passa per lambicco. Et vanno in sieme quando s ' aggiunta i l mercurio col zo l fo
rubicandolo. Vanno gli Argonauti con le /filZe della c. 136v. / gocciole del mercurio
vegetabile, nav igano quando si circolano e se l i fissano addosso. Trovano Fineo Ré
d ' Arcadia, l 'oglio rubicondo del piombo negro et ferro. Ré di Arcadia dove si trova la pietra
incombustibile, Ré del la pietra i ncombustibile de filosofi, pietra incombustibile, essendo la
sua i nceratione la più perfetta d'ogni al tra et sono raccolti benignamente, incerandosi con
questo oglio à gocciola à gocciola. Li berano Fineo dalle Arpie, l ' ascondono à gli falsi
Alchimisti, Arpie che si mangiano le vi vande del l ' oro e del l ' argento et g l i imbrattano l a
mensa dell 'operatione e t dopoi l asciano i l fetore delle loro sofisticherie et immondezze.
Ulti mam e n te dal forte Hercole, dal forte metallo i mperfetto, sono ammazzati n e l l a
proiettione, nel la quale morono della vita vegetabilc convertendosi i n morto metal lo.

Della favola del Centauro, nella quale si contiene per questa via animale
l a medicina di solo argento vivo. co. 221.

Nella precedente medicina animale il mercurio si cava dell ' animale irrationale. Il zolfo
l ' accuisce; dal rationale fassene u n ' altra al contrario col mercurio del l ' animale irrationale et
1 60 V I NCEN ZO PERCOLLA

col zol fo dci i i animali i rrationali et è medicina di solo argento vi vo, della quale si tratta
nella favola di Cherone Centauro. Dicesi che Sa turno i namorato d i Fil era figliuola d i
Oceano hebbe d i lei u n figliuolo centauro, mezzo huomo e t mezzo cavallo, detto Chirone.
Costui d ivenne medico eccel lentissimo et rù maestro d ' Esculapio, il quale alloggiando
Hercole, che veni va d 'haver ammazzato l ' Idra con le saette et con il fuoco, alla q uale
tagliata una testa ne nascevano più, et cascandoli addosso la saetta, che [fine della c. 137r.]
morto havea l ' Idra, i nsanguinata dal velenoso suo sangue, l ' avvelenò in modo che non
poteva più sanare, ne poteva morire per esser della stirpe dcii i Dei e per ciò Giove l o
trasferì i n Cielo per u n a delle celesti imagini, dove tiene inanzi l ' altare p e r sacri ficare i l
lupo. Saturno inamorato è l'oro lisicalmente calci nato del colore d i Saturno. S ' inamora d i
Fil lara, del l ' acqua salsa, animale, composta del mercurio animale e t del sal e animale.
Genera Fil iera Chirone, i l mercurio del l ' oro, medico eccel lentissi mo, oro potab ile di
grandissima perfettione, si come dichiara Raimondo nel l ' Epistola accortatoria, quando dice,
"in animalia autem lapide est summa medicina si ex sanguine humano extrahitur. "98 È
maestro d ' Esculapio, del l ' oro potabile fatto col mercurio vegetabile, percioche ad imitatione
sua si compone l ' oro potabile per la via vegetabi le. Nasce mezzo huomo et mezzo cavallo,
percioche la metà è huomo cl la metà è animale irrationale, così chiama cavallo per la sua
leggierezza. Hercole che viene ad uccider l ' Idra da mortiticare, l 'argento vivo, sef'Ì>e del lago,
serpe acquatico, il quale non si potendo mortiticare, quando se gli tronca una testa, g l i ne
rinascono molte, però quando g l i artefici credono di haverlo mortificato, appare disgregato
i n molti grani che sono le teste che si moltipl icano. Il mercurio vegetabile detto Hercole
co m e ti hò dechiarato, come venne da mortificar l ' argento vivo con la saetta del spirito del
vitriolo et col fuoco del la subl imatione, cavando la sua media sostanza, viene ad alloggiar
con Erione, viene ad unirsi con questo mercurio et Io ferisce con la saetta i nsanguinata del
sangue dell ' Idra, {fine della c. 137v.] con lo spirito del vi triolo; i nsangui nata della detta
media sostanza del l ' argento vivo, la della sostanza incerandola, per il qual sangue velenoso
perfetto, d i modo che non può sanare, né può servire alla sanità per lo veneno del l ' argento
v ivo, ne può anca morire essendo Elissir, per la potenza che hà di mol liplicars i , per la q ual
cosa Giove, il fuoco, la mette nel Cielo per una delle celesti imagini. Tiene il l upo innanzi
che sopra l ' altare vuoi sacri ficare, l ' argento chtr sopra l ' altare del corigiolo [sic] vuoi
sacrificare et brugiarlo per convertirlo in oro perfeuissimo megliore che l 'oro del la miniera.
Dicasi l ' argento esser l upo, leo post leonem, percioche- egli è dopo' l 'oro, leone et Ré d i
tutti i metall i . Non si può intendere i l l upo per i l metallo i mperfetto, percioche l a medicina
d i solo argento vivo non tà proiettione sopra altro che argento et argento vivo. &c.

9 8 "In animali autem lapide aliquando est summa medicina corporibus humanis, ut si ex
sanguine extrahatur.", Raymundi Lulli doctissimi et celeberrimi philosoplti de secretis naturae
etc., cit., pp. 359-60; invece il Manget rende la frase come segue: "In animali autem aurum est
summa medicina corporibus humanis, ut si ex sanitate extraheretur.", in BCC, l, p. 864.
A U R I LOQU I O 161

Della fa vola del Diluvio, nella q uale s i contiene l a via mista minerale,
vegetabile et animale. C0• 222.

La via mista vcgetabi lc et animale incl usa ritroverai nel la favola del Dil uvio. Si narra
che Giove vedendo l ' avaritia grande degli huomini et che per la cupidità del danaro gravi et
enormi dclilli si commcllcvano, in modo che non si vedeva nel mondo sccurtà alcuna,
mandò sopra la terra il Diluvio et di tutti g l i huomini et delle donne camparono dall a morte
soli Deucalione et Pirra sua sorella e moglie, dei quali perche il genere humano non perisse
del tutto, andorno all' Oracol o della Dea Themis che rispondeva oscuramente per intendere
come potessero la generatione humana moltipl icare. Rispose la Dea che discinti et velati
b uttassero l ' ossa del l a madre d ietro le spalle. Et cosi i n tendendo per l ' ossa del la terra,
raccogl ien- [fine della c. 138r.] do pietre e discinti e velati, dietro le spalle buttandoli, delle
pietre di Deucalione nacquero maschi et di quelle di Pirra le femine. Dopoi mancate et
secche l ' acque, del fango che v i restò nacque i l Dracone Pithone che fù poi morto da
Apoll ine et ritornò Pithone in terra, come era innanzi. Quanto in questa favola s i contiene
et che vedendo Iddio la cupidigia grande che gli huomini haveano dell ' oro, per la qual e
di versi e t enormi et abominevo li dcl iui tutto il d i commellevano, deliberò d i manifestare al
mondo che per via lecita si poteva acquistare del l'oro et mandò il Diluvio sopra la terra,
dalla q uale coperti sono i minerali vcgctabi l i et gli animali, convertendosi tutti tré in acqua,
sal vossi Dcucalionc che è il zol fo c Pirra che è l ' acqua del l ' argento vivo de filosofi,
composta di tré individui minerali, vegetabil i et animal i. Sua sorella, percioche ambedue
nascono dei medesimi individui, et moglie perche si congiungono insieme nella accuitione
et nel la solutione. All' hora volendo la generatione, l ' oro moltiplicare per fare abbondanza di
zol fo e di argento vivo, vanno a l l ' Oracolo del la Dea Themis, che dà le risposte oscure,
all' Oracolo di questa scienza che dà oscure le sue risposte come ogn'un vede, intendendo che
moltipl icheranno la lor generatione se discinti et velati butteranno l ' ossa della gran madre
in dietro, in tendendo che se discinti deUa hipostasi che stà cinta con l 'oro, la quale si separa
nell a circolatione et velati del velo del mercurio, quando col detto velo si tà I ' animatione,
raccogl iendo l 'ossa della gran madre, i duri metalli, ossa del la terra gran madre de tutti, gli
butteranno {fine della c. l 38v.] dietro le spalle, g l i riduranno à prima materia di zol fo e di
argento vivo, facendo indietro ritornare quanto la natura hà fatto, così esseguendo, i l zolfo
sol ve i l zol fo dai metalli e l ' argento vivo l ' argento vivo. Et à questo modo Deucalione
genera i maschi e Pirra le femine si come dichiara Gebro nel capitolo quinto De lnventione
perfectionis, quando parlando del metallo ridotto à prima materia dice, "haec aqua lapis
noster est argentum vivum de argento vivo et sulfur de sulfure. "99 Di questo fango dal
Di l uv io cagionato, nasce il Dracone alato, il zolfo di natura dei metal l i che vol a nella
subl imatione. Chiamasi Dracone per esser velenoso, per l a materia velenosa dell ' argento
vivo che v'entra. E' ammazzato da Apolline, quando dal mercurio del l ' oro si rubifica del l a

99. V. supra, c. 4r. (p. 4 , n . 4).


1 62 V I N C ENZO PERC OLLA

sua terra, si fermenta. et del suo oglio s ' ingcnera. Dopoi ritorna i n terra come pri ma et
ritornando metallo nel la proiettione come era prima.

Della favola di Tereo nella quale si contengono le medicine grandi,


bianca, rossa, per q uesta via mista minerale, vegetabile et animale.
c . 223.

Per questa via mi sta d i tutte le tré vie s i compone i l mestruo solfureo col quale si
procede alle due medicine generali che fanno la proiettione sopra tutti i metal l i . Questo
mestruo si chiama sol fureo, à di fferenza del mestruo mercuriale maggiore, che si compone
solamente del l e parti mercurial i dei due metalli perfetti e questo delle parti mercurial i e
zol fo per mezzo del mestruo fetente minerale di quattro spetie composto e del mes truo
animale e vegetabi le. Questi due ultimi mestrui si ag- {fine della c. 139r.] giuntano i nsieme
et si con vertono i n oglio et dopoi in acqua et con quest'acqua si solvono i due metal l i
perfetti et facendosi passare per lambicco s i fanno mestruo solfureo. Con questo mestruo si
procede alle dette medicine, delle quali si tratta nel la favoJa di Tereo. Costui essendo Ré di
Tracia si maritò con Progne e di lei generò Itis. Haveva Progne la bel l i ssima sore l l a che
Filomena haveva nome, desiderosa della sua vista pregò Tereo che glie la menasse in Casa
et andato Tereo per lei et vedutala di si fatta maniera, se ne accese et sforzandola ottenne i l
suo i n tento. E t perche Filomena n o n potesse i l fallo narrare, l e tagliò la l i ngua et nei
stabul i continuamente la vedeva. Filomena per un velo scritto manifestò il tutto à Progne,
la quale l ' andò à vedere et tagliò la testa à Itis et cotto il corpo et fattone v ivanda, la derno à
mangiare à Terco c domandò Tereo de ltis mostrando la testa, gli dissero che il resto era nel
suo corpo. Per la qual cosa Tcrco perseguitò ambe due le sorelle per ammazzarle. Ma per la
pietà di Giove furono tutti quattro convertiti in ucce l l i : I tis i n Fasano; Tereo in Upupa;
Progne in rondine et Filomena in rossignuolo. Il Ré di Traci a Tereo è questo mercurio
solfureo e però dello Tereo, cioè terreo e solfurco. Ré per esser figliuolo del Ré e della
Regina de metal l i . Chiamasi Re di Tracia, cioè aspera, percioche con violenza et asperità
procede. Si marita con Progne; partorito Itis desidera di veder Filomena sua sorel la, desidera
di congiungersi con la calce del l'oro sua sorella. Priega Tereo g l i e l a meni i nnanzi,
accendendosi Tcreo del suo amore. La corrompe sforzandola nel la solu- {fine della c. 139v. ]
tione. Le taglia la l i ngua, cavale il suo essuberato mercurio e la melle nei suoi stabuli, nei
bagni d i fimo per preparar le sue terre e preparando le ri vede continuamente. Filomena
preparata ch'ella è, accusa à Progne per un velo scritto tutto i l successo. Manda col velato
et accuito mercurio à prcpararla. Si aggiuntano insieme, aggiuntandosi insieme queste terre
preparate ammazzano ltis, tissandolo sopra di loro. Lo danno à mangiare à Tereo, tissandolo
sopra questo mercurio e sublimandosi in zolfo di natura. Tereo domanda ltis et egli ne
mostra la testa, la parte restata per servire per oglio i ncerativo. Egl i le vuole ammazzaree le
perseguita per compire l a medicina e per farsi dopoi la fennentatione. Ma per l a bontà di
Giove, del fuoco, sono convertiti i n uccell i , i n mercurij. La testa de ltis i n Fagiano, in
AU R I LOQ U I O 1 63

oglio incerativo verde e l ustrante come il fagiano. Tereo con la l ingua d i Filomena, con i l
suo mercurio, i n Upupa, i n oglio reale di oro, perciò h à l a corona e l e pi ume sanguigne.
Progne la calce del l ' argento fermentando una parte del detto zolfo di natura et incerandosi lo
detto suo oglio, si converte in rondine bianca et nera, percioche questa medicina diventa di
color pardiglio, che partecipa del bianco et del nero et è uccello di gran volo, però che fà la
proiettione etiandio sopra tutti i metalli imperfetti convertendoli in argento. Filomena, la
calce del l ' oro, fermentando l ' altra parte del zolfo di natura rubificato col detto oglio
i ncerativo rosso, si converte in rossignuolo che canta più soavemente che ogni altro
uccello, cantando canti del {fine della c. 140r.] perfettissimo oro megliore d i quello della
miniera.

Della favola di Semele nella quale si contiene la medicina per la via


mista mineral e , vegeta bile et animale. co. 224.

Di questa medicina medesi ma fatta per mezzo del mercurio et mestruo maggiore si
tratta nella favola di Semele. Si narra che Giove inamoratosi di Semele, si congiunse con
lei più volte et domandandogli Semele che con lei si congiungesse à quel modo che con
G iunone sua sorella et moglie si solea congiungere, la qual dimanda ella fece, persuasa da
Giunone, in forma tras formatasi della sua nodrice. Giove perche inanzi ch'ella le palesasse
la sua domanda gli prom ise di non negarle q uel che gli domandasse, fù s forzato à
congiungersi con lei à q uel modo et nel l ' atto della congiuntione et ai tuoni et ai folgori
Semele non potendo resistere, restando di Pacco [sic] gravida, si morì. Giove, accioche non
si morisse anco i l figliuolo nel ventre, ne lo cacciò fuori, lo pose nel grembo, dove lo
tenne i n sino al tempo debito del parto et poi nato lo diede à nodrire alle ninfe. Dopoi fatto
grande andò per il monc)o, facendo delle cose meravigl iose et u l timatamente fù ricevuto per
Dio e fatto i mmortale. Per Semele s ' i ntende la sostanza de fiori uniti, cioè semi mel,
essendo sostanza mezzo dolce e mezzo i nsipida. E' amata da Giove, dal l ' igneo et ardente
spirito del vino. Si congiunge con lei più volte, facendosi la sua accuitione con la detta
sostanza. Ma percioche questo Giove et igneo spirito si congiunge con la sua sorella et
moglie in forma di terra /fine della c. 140v. ] bianca foliata et subl i mata. E' detta Giu none
sorella et moglie; vuole ancor ella in terra bianca foliata congiungersi con esso l u i et
accuirlo et questo fà à persuasione di Giunone in forma del la Ruggiada nodrice di Sernele,
quando la vede circolare in forma di ruggiada è nodrita Semele della ruggiada e perciò è
chiamata Celidonia, dono veramente del Cielo, sicome dice Virgilio nella Georgica 1 110 et
preparandosi Semele per fars i terra bianca foliata, congiungendosi con Giove nella
preparatione, soffrir non potendo i tuoni nella trituratione et i folgori dei forti fuochi della
calcinalione, muore, brugiamlosi et per li tuoni et folgori morendo la sua dolcezza resta
pregna del suo prelios issimo sale animale. Giove lo cava del ventre della madre, estraendolo
dalle sue terrestreità perche non è compito i n mestruo. Lo mette nel suo grembo,

1 00. "Protinus aerii mellis caelestia dona exsequar", Virgi lio, Georgiche, IV, vv. 1 -2.
1 64 V I N C ENZO PERCOLLA

accuendosi con detto sale e terra bianca foliata. Se lo mette nelle sue viscere, lo partorisce
perfetto mestruo dessoluto. Compito i l tempo del parto, compito il tempo del l a sua
circolatione, chiamasi Bacco, percioche dal vino procede, dalla parte del Padre vegetabile et
per Semele sua madre del l ' animale. Dallo à nodrire alle ninfe, lo dà à nodrire a l l ' acque
del l ' oro e del l ' argento che per lo suo mezzo si cavano dalla calce del l 'oro e del l ' argento. Et
giunti insieme, fatto maggiore circolandosi in mercurio et mestruo maggiore. Và per i l
mondo, per i l magisterio dello Elissir dello m inor mondo. Fà opere maravigliose delle
solutioni, subl imationi e fermentatione; ul timamente è ricevuto per Dio et fass i honor tale;
è fatto ultimamente per la virtù del la inceratione è fatto [fine della c. 14/r. ] Elissir celeste et
per ciò Dio et immortale per la virtù hà da moltipl icarsi et mai non morire.

Della favola di Pigmaleone, nella quale si contiene la medicina per la via


mista m i � erale vegetabile et animale.
co. 225.

Di questa medicina mista per tutte le tre vie principali trattarono anco gli antichi nel la
favola di Pigmaleone, quando dissero che le Propetide figl iuole di Amatunta facendo
essercitio di meretr.ici nei l uoghi pubi ici furono da Venere convertite in pietre; per la qual
cosa al ricco Pigmaleone vennero le fem i ne i n abbhorrimento et fabricossi per l o suo
di letto una bella i magine eburnea di donna del cui amore cosi fortemente s ' accese poi che
pregò Venere che l ' animasse et gliela desse per mogl ie; onde Venere le i nfuse l ' anima e
diedela per mogli e à Pigmaleone, il quale la ingravidò et nacquene Pafo che edificò la Città
di Pafia, per c u i fù Venere detta Pafia. Le Propetide di Amatunta, dell a siccita che per
Amatunta venerea s ' intende, desiderando il congiungimento del l ' h umido. Sono meretrici
nei tri vij, con i mercurij so lutivi composti per tutte le tre vie m i nerale, vegetabile et
animale, onde Venere la prauica che là la congiontione del l 'humido et del secco li converte
in pietre, sublimandole nelle pietre della terra bianca fol iata. Per questo à Pigmaleone, i l
ricco, vengono in abbhorrimento le !emine, le sue terre et perciò quelle abbandonandosi,
essubera il suo mercurio et in aglio incerativo si converte. Fabrica una imagine eburnea di
Donna, la bella et bianca amalgama {fine della c. /4/v.] dell ' argento v i vo. S' accende tanto di
lei, che desidera di torla per moglie, di congiungersi con l u i . Priega Venere, la detta
prattica, che l'animi et glie la dia per moglie. Venere l ' i n fonde l ' ani ma, la terra bianca
foliata anima dei metal l i et si là la fermentatione. Dagliela per moglie, dandola al suo olio
incerativo. Nascene Paro, l ' elissir perfetto suo figliuolo, figliuolo dell 'oro che la C ittà di
Pafia ed ifica, la m i niera della medicina mantenendosi à fuoco lento et soplendosi sempre
d ' argento vivo la parte che muore nella proiettione aguisa delle C ittà si mantiene et Venere,
la prattica, è detta Pafia dal l'elissir Pafo figliuol del ricco Pigmaleone, del ricco oro.
A U R I LOQ U I O 1 65

Della favola di Iasone nella quale s i contiene l a medicina per l a via


minerale, vegeta bile et animale. co. 226.

Della sudetta medicina si trana ancor nella favola di lasone. Narrasi che Iasone figl iuolo
di Esone, persuaso da Polia1111 suo zio, fratello del padre, percioche del suo regno temeva, se
n'andò all ' impresa dell ' aureo vello et menò seco cinquanta giovani, frà i quali furono Calen
et Thetj l02 figlioli di Borea, c ' haveano l ' ali. Et giunti al Regno di Fineo lo trovorono cieco,
vecchio et afflitto dalle arpie, dalle quali Cal i n e Theti lo l i berorono cacciandoli dal suo
regno. lasone in Colcos domandò al Ré l ' impresa del vello d ' oro; egli la concesse e diedeli
anco dci denti viperini che seminò Catlmo per far la medesima prova che egli fece. Medea
fig l i uola del Ré i namorata di lasonc, gli diede herbe et i ncanti, perche havesse à rimaner
vinci tore. Entrato dove erano i tori, ch'haveano i nasi di diamante e i piedi di rame,
i ncomi nciorno ad essalar fuoco et muggire et zappar l ' arena. lasone con gli [fine della
c. 142r.] incanti di Medea gli rcndé mansueti el congiunseli al giogo et con essi ara l a terra
et vi seminò i denti vi peri n i dai quali nacquero huomini armati, l i quali andando verso di lui
per combaltere, egli tirò una pietra trà loro e essi s'ammazzarono l ' u n l ' altro. Andò poi al
Dracone et lo fece con gli incanti di Medea addormentare, onde prese sicuramente il vello
del l ' oro. Iasone è l ' ardente el igneo spiri to del la l unaria, tig l i uolo di Esone, del fuoco
di voratore et mandato di Pelea suo zio al l ' acquisto del vel lo d'oro, per tema che haveva del
suo regno, è mandato dal l ' elemento del l ' acqua suo zio, frate l lo del fuoco suo padre, per ciò
che vuoi star sicuro nel suo acqueo Regno, senza igneità alcuna. Alla conquista del la pelle
d 'oro, che hà la lana ancor d'oro, deii ' Ei issir pelle d' oro, zolfo d 'oro e lana d'oro, argento
vivo d 'oro et questo succede pcrochc havcndo questo igneo spirito, hà d' andare à q uesta
conqui sta bisognosa che si retti fichi et si apparti da ogni sostanza acquea cl flemmatica.
Mena seco cinquanta giovani, quantità grande d ' i ndividui mi nerali vcgctahili et animali, fra
i qual i mena Calin et Thcti, alati figliuoli di Borca, il mercurio del l ' ani male irrationale e t i l
zolfo del medesimo animale, con i l quale s ' accuisce. Volano con le ali quando si circolano.
Sono fi g liuoli di Borea, vento del l ' ani male che vola come il vento. Sono alloggiati da
Fineo, dall ' inquisitor di questa scienza; lo ritrovano cieco, non havendo ancor veduto q uesto
merc urio de fi losofi ; lo ritrovano vecchio, perciòchc dopo' molto tempo et molti
longh issimi esperimenti viene l ' inquisitore al conoscimento di esso; aftli tto dalle Arpie
{fine della c. /42v.] dai falsi Alchimisti che aguisa d ' Arpi e l i mangiano et rubbano l e
vivande e g l i lasciano l a casa piena di fetore delle loro sofistiche et immonde operationi, i
quali sono scacciati da Calin e da Zetia, dal zolfo di natura e dal l 'argento vivo dei filosofi
che volati l i sono. Và lasone à ritrovar il Ré di Colcos, và à ritrovar il color ci trino, perciò
Colcos è il color citrino del tì or della porrazza.Un Domanda l ' impresa del l ' aureo vello
quando citrino vuoi diventare. Medea figl iuola del Re de Colchi è la terra sol furea foliata del

1 0 1 . Si tratta di Pclia riglio di Tiro c di Poseidone.


l 02. S i tralta di Calaide e Zctc figli di Borea ed Ori7.ia, chiamati i Boreadi.
1 03. V . i n proposito c. 29v. (p. :w. n. 42) e c . 88r. ( p. 1 08, n. 77).
1 66 V I N C ENZO P E R COLLA

mercurio vegetabi le. Così quando entra negli intimi del mondo, come quando non v i entra,
nasce dopo' l' elemento croceo del l ' acre, la quale si prepara col mercurio et ella è composta
di sottil mercurio et di terra sotti le et questa è che opera la vera et fisica solutione dei
metall i . Ammazza Esone, questo igneo et ardente spirito. Gli dà herbe incantate, la sostanza
composta del l ' herba della l unaria incantata con le parole, con i mercurij, per far la solutione
dei metall i , per ottener la vittoria. Entra Iasone dove sono due tori, i due metall i perfetti ;
tori perche facondano i l mondo delle cose necessarie. Hanno i nasi d i diamanti che solo col
sangue del becco si rompe; hanno i loro zol ti di argento vivo che solamente col mercurio
de' fi l osofi si sol vono. Carninano con i piedi di rame, percioche eglino sono i l rame de'
filosofi nella affinatione del forte fuoco del cimento et cineritio. Buttano fuoco zappando le
arene, convertendosi in mi nuta arena nel la calcinatione. Doma lasone questi tori , cavandone
i loro mercurij essubcrati . Ara la terra, rompe /fine della c. 143r.] la terra del l ' oro et v i
semina i denti viperi ni, l a bianchissima media sostanza del l 'argento vivo volgare che morde
non mordendo le sue parli estreme, che sono la sua grossa terrestreità et l ' acquosità sua
i n fiammabile. Questi denti sono d i quel li che seminò Cadmo, il quale al medesimo modo
compì questo magistero, come hai già inteso. Nascono huomi n i .armati, nascono le d iverse
parti dell ' Ei i ssir, armale delle armi del le bianche boccie et dci ii corisuoli. Si avviano contro
lasone, contro questo igneo spirito c gli bulla in mezzo di loro, si fissa et fassi pietra. Ciò
fatto si ammazzano l ' u n l ' altro, peroche la terra del l'oro ammazza tutti gli altri elementi
fissandoli sopra di se, con vertendosi in zol fo di natura. E' questo zolfo d i natura ammazzato
dal suo mercurio nella rubi ricatione. Il mercurio che hà rubificato i l zolfo è ammazzato
dal l ' amalgama della calce del l'oro et del mercurio volgare nella sua fermentatione. La massa
fermentata è amm azzata dal l ' ag l io incerativo et è fatto mercurio et per esser E l i ssir
d' altissima proiellione, non può far proiettione se non si debilita et perciò con l ' incanto di
questo parlare, d i q uesto mercurio, che da Medea procede, fà adormentare il Dracone
del l ' argento vivo vol gare, fissandolo in Elissir perfello che può far la proiettione et all ' hora
sicuramente, senza alcun pericolo, prende I ' Elissir pel le et lana d ' oro, zol fo di zol fo et
argento vivo d ' argento vivo di sollilissirno et di purissimo et perfellissimo oro.

Della favola di Latona, nella quale si tratta della medicina bianca [fine della
c. 1 43v. ] et rossa per la via minerale et vegetabile. C0• 227.

Della medicina generale bianca et rossa per la via mista minerale et vegetab i le si tratta
nella favola di Latona. Si dice che Giove in amorato di Latona la i ngravidò, onde ella venne
in disgratia di Gi unone e la fece da Pithone �erpente per tutto il mondo perseguitare.
Errando dunque di quà e di là, venendo in Licia et havendo sete, arrivando ad u n lago volse
bevere et li fù falla resistenza. Per la qual cosa, ad istanza sua, Giove convertì i resistenti i n
ranocchie che continuamente cantano e t e l l a poi bevve quanto vol le. Venendo i l tempo del
parlo, partorì prima Diana et poi con l ' aiuto di Diana partorì Apoll inc, da cui lù ammazzato
il serpente Pithonc. Per Latona matlre del Sole e della Luna intendono l a sostanza
A U R I LOQU I O 1 67

del l ' argento v i vo che gli produce. Giove che di lei s ' i namora è il fuoco che far vuole l a
medicina del la s u a sostanza. L'i ngravida subli mandola con l i spiriti del v i triolo e d e l sale.
Viene in disgratia di Giunone, della medicina detta Giunone, giovando perc iò ch'ella è
sostanza velenosa et alla sal ute contraria. Manda Phitone [sic] serpente à perseguitarla,
l ' ardente spirito della lunaria detto serpente nel l ' enigme, "Est fons in limis, cuius anguis
Latet in imis", 1114 perciò che nella persequtione di questo serpente, errando per il mondo, per
i l magisterio di questa pietra dei filosofi detta minor mondo, si prepara. Preparata ch'el l a è
viene in Licia porto, essendo compitamente preparata viene al l uogo dell ' acqua secca
soluti va. Hà sete del succo dei metal l i perfetti che resistono nel la solutione, perciò che
questa solutione si fa contento. Giove [fine della c. 144r.] il fuoco, li con verte in ranocchie
animali acquatici, in acqua di mercurio, solvendosi, cantando come ranocchie quando nel
vaso c i rcolatorio si circolano i n mercurio e mestruo maggiore mi nerale et vegetabile,
perc i oche contin uamente cascano nel vaso perche cantino à quella foggia. Fatta q uesta
circolatione et soluti con q uesto mestruo l ' oro et l ' argento si satia di bere di q ueste
solutioni con essi incerandosi. Partorisce prima Diana, l a medicina bianca. Dopoi con
l ' ai uto di Diana, à sua s i m i l i tudine partorisce Apo l l i ne, l ' e l l i ss i r rosso d ' oro et
moltipl icandosi l ' clissir rosso col dello ardente spirito et lissato dell 'cl issir, è perciò Pitone
ammazzato da Apolline, questa medicina è di ventata perfettione, che tà la proiettione sua
una parte sopra m i l le, cosi sopra argento come sopra tutti li imperfelli metalli.

Della favola di Atis, nella quale si contiene l a medicina a bbreviata per


q uesta via minerale et vegetabile. co 228.

Della medicina abbreviala per questa via mi nerale cl vcgctabile trauano nella favola di
Alis dicendo che egli fù cosi bel giovane che inamoralosi di lui Cibcle rnatre dci ii Dci, si
congiunse con lui cl sapendo poi che Alis si era congiunto con Sagaridc ninfa, adi rata fece
ch'egli convitato dalla furia in lcrnale si castrasse et poi sagliendo i n un monte fù da Cibele
convertito in Pino, che produce gocciole del suo l iq uore, li quali si convertono i n Elettro
pietra preziosa del color de l l ' oro. Atis bellissimo giovane è i l bellissimo mercurio
vegetabile circolato et accuito. Di lui s ' inamora Cibele, l a terra del l ' oro, che per l e sue
ricchezze è chiamata [fine della c. /44v. ] Ope. Congiungesi con Atis et all' hora diventa terra
fol i ata madre dell i Dei, materia prossima et propinqua de metal l i che delli nomi dell i Dei
sono detti. Atis si congiunge con Sagaride Ninfa, con l ' acqua minerale et al l 'hora diventa
solfureo. Per la qual cosa Ci bele, la terra fol i ata, s ' infuria di gelosia rubificandosi et
rubificata manda l a furia infernale, i l fuoco del bagno, à contentar Atis et egli solvendosi in
acqua chiarissima, si taglia i genitali, l a virtù sua solfurea. Saglie s u ' ) monte, della testa
del la cucurbita nella circolatione et cascando sopra la terra, Cibele, per la detta terra fol iata
rubificata, è convertito in albero di Pino, in Elissir perfetto che nella proiettione converte le
sue gocciole nel la pretiosa pietra del vero oro.

1 04. V. supra, p. 77, n. 63 [c. 6 l r.j.


1 68 V I N C ENZO PERC OLLA

Della favola di Cenis nella quale si contiene la medicina accortata per


q uesta via minerale vegeta bile dell'altissima proiettione. co. 229.

Di questa via mista minerale et vegetabile si compone la medicina accortata, ma di


altiss ima proiettione e di lei si tratta nella favola di Cenis, la quale essendo la più bella che
nel suo tempo si trovasse, Nctlunno con forza et violenza la stuprò et in ricompensa dello
stupro lo lrasmutò in maschio et chiamasi Cineo. E gli diede che non potesse esser ferito.
Di ciò venuto superbo, Cineo non voleva sacri ficare à Giove et Giove per castigarlo lo fece
alle nozze di Peri leo el Epidamia1115 interven ire, dove essendovi stati inv itati i Centauri,
Curito 1116 centauro im briacatosi facendo violenza alla sposa, fù guerra tra i centauri et i
l upisti 1117 popul i di Piriteo et essendovi stati occisi molti del l ' una e del l 'al tra parte lfine
della c. /45r.] i Centauri diedero addosso à Cineo et vedendo che non lo potevano ferire g l i
diedero tante delle bastonate che lo ammazzarono, m a Netlunno ricordandosi tuttavia del
piacere che quando era femina ne ricevvé, lo convertì in aquila. La bella Cinis che supera di
bellezza tutte l ' altre del l 'età sua è la bella calce del l 'oro. La stupra con forza et violenza:
Ncttunno la solve, il forte mestruo misto minerale et vegctabilc, discese à stuprarl a con
forza et violenza, pcrciochc per la congiunlionc del mestruo minerale si là la solulione con
forza cl violenza. In ricompensa del stupro la con verte in maschio, i n zo l fo d i natura
agente, percioche i nanzi essendo oro, metal lo di argento vivo abbondante, si dice fem i na.
Chiamasi Cineo zo lfo. Diventa per questo superbo quando col suo mercurio si rubifica non
volendo à Giove sacri ficare a l l 'ardente et igneo spirito del la l unaria non lo volendo fissare
nel la circolatione per compire la medicina à quel modo che si compie per la via vegetabile.
El per cio Giove, i l fuoco, lo fà intendere alle nozze di Periteo, i l bianco, e di Epidamia,
all'accuitione del l ' acqua vegetabile detta Epidamia per il corso della sua velocità con Periteo
il bianco, col zol fo vegetabilc. Sono à queste nozze convenuti i Centauri, i sol fori et i
mercurij. Assalta Hippodamia, l ' acqua vcgetabi le et minerale, mezzi huomini zolfi et mezzi
cavall i , mcrcurij, veloci come i caval l i . Curito Centauro capo dci Centauri imbriacato,
accuito ch'egli hà l ' acqua sua forte fatta di zol li e mercurij , assalta Hippodamia, l ' acqua
vegetabile accuita. Si fà guerra trà amenduc l ' acque vegetabile et m inerale, percioche
aggiu ntandosi ins ieme queste acque {fine della c. 145v.] combattono el pcrche q uesta
mescolanza si là à poco à poco per la violenza et per il romore che queste acque fanno, si
dice che molti centauri el molli lupisti combauono et s'am mazzano insieme, percioche si
fissano et congelano i n un gelo, ma subito solvendosi i l gelo nel bagno, i Centauri, la
virtù del l ' acqua minerale, assale Cines nel vaso circolatorio et non lo potendo ferire essendo
rubicondo, gli danno delle bastonale con le gocciole che gli cadono addosso, dove interviene
il bastone del l ' albore filosofico vcgetabile e tante g l i dà bastonate, che l ' ammazzano, che

l 05. Si tratta di Piritoo eroe tessa lo, figlio di Zeus e di Dia, o secondo altri di Dia e
d ' l ssione, appartenente per parte di padre alla stirpe dei Lapiti, e di sua moglie lppodamia figlia
di Adrasto e di Anfitea, considerata spesso tiglia di Bute e dunque nipote di Borea.
l 06. Si tratta di Eudto (o Eurizionc).
1 07 . Si tratta chiaramente dei Lapiti, mitico popolo del la Tessaglia.
AUR I LOQU I O 1 69

fissandosi sopra del zol fo lo congelano. A l l ' hora Nettunno, l ' oglio incerativo del piombo
nero fino dei Filosofi incerando lo, lo converte in aquila, in medicina perfetta e d'altissima
proiettione. Et si chiama ancora aquila per haver la proprietà dell'aquila, la quale dà la caccia
à coloro che seguono, dando la caccia alla proiettione, ai filosofi, perche con lo studio et
con i travagli dell ' operatione la segui tano.

Della favola di Bellerofonte, nella quale si contiene la medicina per la


via minerale et animale. co. 230.

Del la medicina composta per la via minerale et animale si tratta nel la favola di
Bellerofonte quando dicono che Bcllerofonte di Corinto andò à i servigi del Re et dell a
Rci n a delli Argivi et che l a Reina ina moralasi di lui, vedendo ch'alle s u e voglie consentir
non volea, lo diede in mano al marito contandogl i il fatto al contrario et fù mandato con
lettere al suocero, perche da l u i fosse ucciso. Andato à servire al suocero, che à questo
effetto g l i disse che lo man- [fine della c. 146r. ] dava, g l i fu da lui ordinato che andasse à
combattere con la Chimera perche fosse morto dal mostro. Andò à combattere; armossi et
montò sopra i l pegaseo Cavallo alalo et combattendo valorosamente, vinse il mostro et
l ' uccise. Bellerofonte di Corinto !stimo è i l mercurio animale detto Bellerofonte, cavato dal
bel fonte del l'oro cuito et di Corinto !stimo è l ' animale detto Bel lerofonte del l ' oro vivo et
di Corinto istimo che stà in mezzo del la terra e del mare, percioche questo mercurio si hà da
cavar dalla media sostanza di questo oro vivo havendosi à separare dalla sua acqua e dalla sua
parte terrestre. Et questo mercurio è l ' acqua secreta che Parisino nel l ' ultimo capitolo del suo
l ucidario magnifica. 111K Và à servire alla Rcina et al Ré degli Argi vi, và à cavar l ' acqua del
mercurio del l ' oro Re degli Argivi, dei filosofi greci. La Reina si vuole congiu ngere con lui,
ma egli ricusa allontanandosi per disti l latione quando questo mercurio si rettifica. Lo dà in
mano al Ré suo marito, rcttificandolo anco i l mercurio dell ' oro, il quale rettificato lo manda
con l ettere al suocero col volgare mercurio ani mandosi et c ircolandosi in mercurio et
mestruo maggiore. Ri trova il suocero, l ' argento, si mette ai suoi servigi, sublimandolo i n
zolfo di natura, venendosi alla fermenlatione con argento amal gamato. Appare i l mostro
Chimera che hà la testa di leone, del forte argento; la coda di Dragone, di argento vivo et i l
mezzo d i capra, del detto zol fo d i natura. Capra perche salta nel la subli matione, come le
capre, et egli è l ' anima dei metal li, il mezzo del congiun gere il corpo {fine della c . 146v.]
del l ' argento con lo spirito. Butta fuoco, percioche con fuoco nasce et conservasi. Và sopra
il cavallo alato, sopra l 'oglio incerativo cl combattendo con questo mostro, incerandolo, lo
amazza, convertendolo in perfettissima medicina bianca et restane vittorioso. Questo E lissir
bianco si trasm u ta in rosso cori l ' oglio incerativo del l ' oro et per questa via si compone
I ' Ei issir d'altissima proiettione.

l 08. Abbiamo già i ncontrato questa citazione alla c. 57v.; v. supra, p. 72, n. 60.
1 70 V I N C ENZO P E R COLLA

Della favola di Leucotoe, nella quale si tratta della medicina accurtata


per la via minerale et animale. co. 23 1.

La med icina accurtata per questa via minerale et animale si contiene nella favola di
Leucotoe. Si narra che Venere costrinse i l Sole all' amor di Leuocotoe [sic], i l quale per
haver i l suo intento prese forma di Eurino. 1119 Ma sua madre et nella finta forma l o baciò et
poi lo stuprò nella propria et continuando tuttavia gli amorosi abbracciamenti. Elicia1 1 0
amica del Sole se n' avvidde et per gelosia la palesò ad Orcomo1 1 1 padre di Leucotoe, i l quale
la seppelì sotto terra. Ma havendo il Sole pietà del l ' amata, la con vertì nel l ' al bore
del l ' i ncenso. Venere che costringe il Sole a l l ' amore di Leucotoe è i l Rame detto Venere,
che con l ' oro per calci narsi, amalgamandosi, lo dispone all 'amor di Leucotoc, della madre
sostanza della marcasita, fi gliuola di essa marcasita e di Oceano, del Filosofo, che di lei la
genera. Si trasforma, calci nato c h ' egli è, per Venere in forma della marcasita, quando il sale
armoniaco si tritura et fassi del colore {fine della c. 147r.] della marcasita. In questa forma la
ritrova et l ' abbraccia quando giuntamcnte si triturano e nella propria forma la stupra, quando
in una sostanza medesima si congiungono nella subl i matione, reiterano tanto q uesti
abbracciamenti della subl imatione che Clitia, l ' acqua minerale, composta di spctie m inerali
c del sale armoniaco che dal s ud o re c da l l ' urina del l ' h uomo procede, accuita. Se n' avvede
a l l ' hora che gli discuoprc uniti insieme nella solutionc. Lo palesa ad Orcamo suo padre, al
Filosofo, il quale vedendo stuprata Leucotoe dal Sole, la sotterra, pcrcioche questa medicina
hà da star sotto terra quaranta giorni et al l ' hora essendosi la materia digesta, i l sole del
fermento la con verte in albero d ' incenso, la converte in medicina perfetta. Chiamasi questa
medicina albero d' incenso, percioche sicome l ' incenso si brugia solamente in honor d 'Iddio,
cosi parimente non per al tro che per honor divino si hà questa medicina d ' abbrugiare nel la
sua proiettione.

Della favola di Orione nella quale si contiene la via mista vegetabile


et animale. C0• 232.

Della medicina che per la via mista vcgetabile et animale si compone, ragionato hanno
i Filosofi nella favola di Orione dicendo che lrco pastore al loggiò in casa sua Giove,
Nettunno et Mercurio et poi sacrificò à loro un bue ch'egli havea, in ricompensa del quale
servigio, volendo i detti Dei dargli quel lo ch'egli desiderasse, il Pastore che desiderava uno
fi gl iuolo per altra via che del la natura non potendo haverlo naturalmente, fecero dunque
{fine della c. 147v.] portare innanzi i l cuoio del bue sacri ficato e tutti tre urinandovi dentro
dissero al pastore che sotterrasse il cuoio et lo conservasse sotto terra per spatio di dieci
mesi, al fine dei quali ritroverebbe i l lìgliuolo ch 'egli desiderava. Cosi fece; tinito il decimo
mese ri trovò nato il fanciullo che chiamollo Orione dal l ' Orina e dopo' alcun tempo si mutò

l 09. Si tratta di Eurinome, madre di Leucotoe.


I l O. Si tratta di Cii zia.
l l l . Si tratta di Orcamo, padre di Leucotoe.
A UR I LOQ U I O 171

i l nome in Arione. Nodrito et cresciuto i l fanciullo ad età perfetta, diventò cacc iatore e
divenne di ciò così superbo che si vantò che la terra non haverebbe possuto produrre un cosi
forte animale che egli non lo vi ncesse. Per questa superbia adirati li Dei, fecero che la terra
producesse lo scorpione, da cui fù Orione grandissimente ferito et u l timamente tentando di
stuprar Diana, fù da lei morto et poi per memoria del successo fù nel Cielo per una del le
celesti imagini trasferito et parimente lo scorpione per uno dei segni celesti . Per Hirco, 1 12
intesero il Filosofo che desidera di haver figl iuolo per altra via che per la naturale, che
desidera di haver oro per arte, non ne potendo haver dal l a natura, poiche non attende il
filosofo all'acquisto del l ' utile. La qual cosa desiderando, hà da alloggiare i n casa sua Giove,
Nettunno, Mercurio; hà tener preparati nel la officina l 'ardente et igneo spirito della l u naria
detto Giove, accuito con sale del l ' acque salse. Della urina intesero per Nettunno animato
col depurato mercurio al l ' hora da sacrificare il bue perche facondi la Città d ' ogni cosa come
il bue arandola. Hà da prender il cuoio, la calce del l 'oro, detto cuoio. Hà da mettere i detti
liquori del l ' urine del sale della urina per esser distil late come la urina. Hà da star per diece
medi sotto terra, havendo da star per questo spatio la boccia sotto le ceneri fin- {fine della c.
148r. / che al fi ne del decimo mese la materia sublimi in zol fo di natura e nasca i l figliuolo
dello Orione, dal la urina; dopoi nodrito con fermcntatione, inceratione, pervenuto ad età
perfetta si muta il nome et chiamasi Orione, dal l'oro che genera oro d ' Orione si dice esser
aurato. Di venta cacciatore facendo la proiettione di tutti i perfetti metall i , ammazzando
vantasi del suo valore quando si vuoi moltiplicare. È morsicato dal scorpione, dal velenoso
argento vivo con cui si moltipl ica. Resta ferito et lo scorpione, salio del suo sangue,
diventa El issir et veleno che ammazza i mettall i [sic] volendosi ancor mol tipl icare con
l ' acqua secca vegetabi le detta Diana. È da lei morto, perciò che si solve et à questa foggia
muore per mano di Diana. In memoria di questo fatto lo scorpione è posto nel Cielo per
uno dei segni celesti, per uno degli Elissiri . L'Orione morto da Diana congelandosi è posto
in Cielo per una delle celesti imagini, essendo una delle celesti medicine col Cielo et quinta
essenza de Filosofi.

Della fa vola di Mida, nella quale si contiene la medesima via vegetabile


et animale. co. 233.

Del la medesima via vegetabi l e et animale si tratta nel la favola di Mida nel l a quale si
dice che Bacco andando à ritrovar Mida, trovò ch'egli haveva raccolto et tenuto seco S ileno
suo nodritore, per la qual cosa volendogli Bacco tutto quello che desiderasse concedere, gli
concedé che tutto quello che toccasse di ventasse oro et convertendosi ogni cosa ch 'egli
toccava in oro, fino il cibo, si vidde vicino alla morte et pregò Bacco che l ' ai utasse, i l quale
g l i disse che si fosse andato à l avare nel suo fiume Pattolo, dove l avandosi lasciò la

1 1 2. Si tratta sempre di lrieo il pastore padre di Orione, qui definito "Hirco" (in latino
"hircus" significa: "capro", "becco").-Ad esempio Ovidio nel V libro dci Fasti, v. 499, t rasli ttera
dal greco rendendo: "Hyrieus".
1 72 V I NC ENZO PERC OLLA

generation {fine dt!lla c. 148v. / del l 'oro nel fi ume, il quale cominciò à convertere in oro le
arene. Sileno nodritor di Bacco è l 'argento vivo volgare che nodrisce. Bacco, i l mercurio et
mestruo vegetabile et animale figliuolo di Giove del l ' ardente et igneo spirito del l a Junaria e
d i Semele, della sostanza di fiori uniti, Semi mel, animandolo ritrova i l Ré Mida che hà
raccolto Si leno quando con lui amalgamandosi si è calcinato. Bacco per questo l i concede
quel lo che desidera, l ' oro desiderando generar generar [sic] oro; desidera che tutto quello che
tocca in oro si converta; che i metal l i et l ' argento vivo volgare con i quali si mescola si
convertono in oro et Bacco solvendolo, sublimandolo et incerandolo glie lo concede et ogni
cosa che tocca, facendosi oro, si vede mancando ve nir à morte. Prega Bacco che g l i dia
rimedio. Bacco lo là lavare nel suo fiume Pattolo, nel l a sua quantità grande dello spirito
della qui nta essenza del vino et al l ' hora circolandosi è detta q ui nta essenza. Fissando in
El issir si moltiplica et non muore et resta nel fiume, nel l a quinta essenza, l a v i rtù di
generar oro et in oro converte le arene, convertendo le arene delle terre dei metalli imperfetti
in perfettissimo oro.

Del l a favola di Esaco nella quale si contiene la medicina per la medesima


via vegetabile et animale. co. 234.

Della medicina per questa via vegetabil e e del rationale animale si tratta nella favola d i
Esaco, nato d i Priapo [sic] e del la figliuola di Crebi ni 1 1 3 fiume, furtivamente sotto i l Monte
Ida, il quale abbandonate le Città si pose à travagliar nelle selve, dove vedendo Eperia
bel l issima se ne accese. Ma fuggendolo Eperia et egl i seguendola, tù morsicata da {fine della
c. 149r. / un serpente et se ne morì. Per la qual cosa subito Esaco da un monte si precipitò
in mare, dove non morì gia, ma in Mergo si trasm utò, detto cosi, perche si som merge
nel l ' acqua. Esaco nato di Priapo e del la figlia del Fiume furtivamente sotto i l Monte Ida è i l
Pi sero fiume, che dal l ' amalgama fig l i uola del fiume, che nasce alle ripe del fiume di
Priapo, ascosamente nasce di sotto a l l ' huomo, alto monte. Và ad habi tar nell e sel v e del
mercurio vegetabile cavato dali ' I l e et sel va de' filosofi, dove amando l a fatica prepari i l
mercurio vegetabile et convertesi in sale armoniaco. Và al cospetto d ' Eperia bel l i ss ima,
dell a bell issima calce del l ' oro. Amala, triturandosi con quel la. Ricusa Eperia non si potendo
far la solutione senza l ' i ntervento del preparato mercurio vegetabile, i l quale è i l serpente
che sopravenendo ammazza Eperia, solvendola volgarmente et fisicalmente. Per la qual cosa
Esaco, il detto sale armoniaco, sale sul monte del lambicco, sublimandosi con le terre del
metallo in zol fo di natura, precipi tandosi nel mare del l ' amalgama del l ' oro e dell ' argento
v i vo et compiendosi la fermentatione non more, percioche egli è anima et dà la v i ta
a li ' El issir. Si converte in Mergone, percioche si sommerge nell ' aglio incerativo et i n

1 1 3 . S i tralla di Esaco. figlio in verità d i Priamo e d i Arishe figli a d i Merope il veggente.


Esaco amò appassionatamente Asterope figlia del fiume Cebreno. L' Autore evidentemente
doveva conoscere il passo delle Metamorfosi di Ovidio, li bro Xl, vv. 749-795, in cui appunto si
dice: "[ . . . ] Hesperien patria Cebrenida ripa [ . . . ]", da cui: "Eperia".
A U R I LOQ U I O 1 73

Elissir perfettissimo si converte. Et dopoi si sommerge nel l ' acqua del l ' argento vivo e del
metallo liquefatto, quando con l u i si tà la proiettione.

Della favola di Perimele, nella quale si contiene il medesimo. C 0 • 235.

Traltasi anchor il medesimo nella favola di Perimele. Dicono che Achcloo fiume et
huomo, amando Perimele, la stuprò con {fine della c. /49v.] forza et violenza. Per la qual
cosa il padre la trattò male et la precipitò i n mare. Ma Acheloo, inteso questo, pregò
Nettunno à sal varla, i l quale la convertì nel l ' Isola Acheloida del nome del l ' amante.
Perimele è l a calce dell'oro. E' amata da Acheloo fiume et huomo. La stupra con forza et
violenza et percioche questo mercurio per l ' accuitione del fortissimo sale armoniaco, solve
con forza et violenza il padre, l ' argento vivo, fermentandola. Acheloo priega Nettunno,
preparando l 'oro incerativo che la salvi, che à salvamento la conduchi alla perfetta medicina.
Neltunno, I 'oglio i ncerativo, i ncerandola la converte in Isola, in terra solforea, circondata
dall ' aureo mercurio e medicina perfetta, in Isola delta d el nome dell ' amante Acheloida,
medicina m ista, vegetabile et animale.

Della favola di Meleagro, nella quale si contiene questa medicina per la


via vegetabile et animale. co. 236.

Del l a medicina che per q uesta via vegetabile et ani male per la via dell ' an imale
rationale, si tratta anchora nella favola di Meleagro. Dicono che Oneo 1 14 Ré di Celidonia 1 1 5
et d'Altea sua moglie, essendo nato Meleagro, apparvero appresso i l fuoco alla madre le tré
Parche con un ramo di albero et assignarono à Meleagro la vita di quel ramo. Avvenne che
fatto grande Meleagro havendo Oneo suo padre dispregiata Diana, ella mandò un porco
selvatico che tutti i campi li ruvinava. Meleagro ammazzò i l porco ma perche Atalanta
fi g l i uola degl i Arg i v i g l i d iede la primiera ferita à l u i diede l a testa del porco et
volendogliela torre, i fratel l i d'Altea furono morti da Meleagro et egli se ne morì et
piangendolo molto le sue sorelle, furono da Giove in gall ine africane convertite e dal nome
del fratello chiamate furono Meleagride. À neo Ré di Cel idonia è il sale et zol fo dell a
Celidonia. Al tea sua moglie [fine della c. 150r. / l ' alta acqua del succo del li agri vegetabili
che mette Gebro nella somma nel capitolo de solutione1 16 dei quali nasce Meleagro, i l
mercurio detto Me/agro, percioche dal dolcissimo animale e da gli agri vegetabili procede,
overo mele agro da m iele e dai vegetabili che ne gli agri si producono. Quando egli nasce
compariscono tré Parche appresso il fuoco, le tré retti licationi nelle qual i nasce all ' hora che

1 1 4. Si tratta di À neo, re degli Etoli di Calidone e marito di Altea sorella di Leda. Forse
anche qui l' Autore potrebbe essersi servito delle Metamorfosi dì Ovidio, il quale nel li bro VIli,
v. 273, dice: "Oenea namque ferunt pieni successibus anni [ . . . ]", da cui si potrebbe supporre la
resa in lingua italiana di: " À neo".
1 1 5. Si tratta di Calidone paese del l ' Etolia situato a nord del golfo di Corinto.
1 1 6. È la stessa citazione già incontrata a c. 1 28v.: v. supra, p. 1 5 1 , n. 96.
1 74 V I NCENZO PERC OLLA

si fà la sua accuitione. Gli <.!anno la vita del ramo, li danno per vita il tempo del la sua
vegetatione. Oneo dispregia Diana facendosi la accuitione col zol fo animale, lasciando da
parte l'accuitionc <.Ici vcgctabili dedicati ad honor della luna per la qual cosa manda Diana, la
via vegetabi le, i l porco selvatico, il zolfo d i natura vegetabi le, porco di selva che nasce
nel l a selva et Ile dei Fil osofi, à rovina dei campi, del Ré, del le terre dei metall i , per
sol verli . Và Meleagro ad ucciderlo, và ancora Attalanta figliuola del Ré de gli Argivi et ella
gli dà la primiera ferita, và l a calce del l 'oro, figliuola del Ré degli Argivi, figliuola dell'oro
Ré dei greci fil osofi. Gli dà la prim icra ferita, trilurandosi con zolfo. Meleagro l ' ammazza
sol vcndolo dalla testa del porco. Và da Allalanta, dalla sua medicina! virtù, alla calce
del l 'oro, facendolo oro potabile. Gli la vogliono togliere i frate l l i d ' A l tea, i l mercurio
mi nerale et il mercurio del la lu naria, col quale si prepara per animare la pietra. Mel eagro
uccidegli, solvendo i l mercurio preparato per animare la pietra nelle imbibitioni. Per la qual
cosa Altea ammazzò Meleagro, abbrugiando il ramo della sua vita, q uando fissandosi
Meleagro sopra la terra dei metalli et sublimandosi in zolfo di natura dando alle terre dei
metal l i la sua [fine della c. /50v. / virtù vegetativa resta morto i n natura metal lica
convertendosi et dicesi che ciò fà Altea, percioche si là col mezzo del l ' acqua del mercurio
vegetabi l e. Le sorelle che lo piangono sono le acque degli ogli incerativi che l ' incerano.
Piangonlo perche questa inceratione si là a guisa di lagrime, à gocciola à gocciola. Sono
convertite per Giove, per i l fuoco, solvendosi nel bagno et congelandosi nei ceneri i n
galline d ' Africa, dette Meleagride, dal nome del fratello, i n medicine m iste, composte d i
mele e d ' agri vegetabili. Gall ine, percioche si come l e gal l i ne discovano i pol l i del l a scorza
del l 'ovo, cosi queste medicine discovano la sostanza buona del metallo imperfetto,
convertendolo in oro et separandola del la scorza del zolfo adustibile. Sono della calorosa
Africa, della calorosa miniera dove con fuoco si conservano.

Della favola di Filemone, et Gauci 1 1 7 nella quale si contengono l e


medicine generali rossa et bianca per questa via mista vegetabile e t
animale. C0• 237.

Dell a medicina rossa et bianca che si compongono insieme per questa v i a m ista
veggetabile [sic] et animale ragionano nella favol a di Filemone e Gauci rustici, dicendo che
Giove si trasformò in huomo et similmente Mercurio per esperimentar la ben ignità de gli
habitatori d i Frigia dei quali non vi fù chi volesse raccog liere se non Filemone et Gauci
marito e moglie contadini, dai quali essendo stati l i Dei benignamente raccolti manifestando
loro la lor divinità, conservarono l ' Oca che in honore di essi volevano ucc idere e gli fecero
ascendere con esso loro alla sommità d'un Co lle e di quivi di mostrando tutto [fine della
c. 15/r. / i l paese fatto un lago et lor Casa fatta un Tempio, dissero loro che domandassero
quello che d i maggior desiderio havessero. Domandarono che fossero sacerdoti del tempio e
che morir non si dovessero l ' un l ' altro et fù loro conceduto. Venendo Filomone [sic] alla

1 1 7. Si traua di Bauci, donna frigia, sposa di Filemone.


A U R I LOQ U I O 1 75

vecchiezza, fù convertito in quercia c Gauci in tiglio. Giove che si tà huomo è l' ardente età
igneo spirito della Junaria che accuendosi col sale armoniaco della urina humana, si dice che
si fà huomo et parimente Mercurio si fà huomo ancor egli quando l ' anima. Vogliono far
prova del la benignità degli habi tatori di Frigia, dei metalli habitatori del freddo argento
vivo. Sono solamente raccolti da Filomone e Gauci marito e moglie, del l ' oro e dell ' argento
della congiuntione, dei quali nascono questi due Elissir. Sono cittadini rustici, percioche gli
trova fisicamente calcinati in color di metall o imperfetto. Sono benignamente ricevuti nella
sol u tione vol gare e fisica e se gli man i festano Dei, gli manifestano l a lor virtù
trasmutatoria. Gli conservano l ' oca, animale acquatico et volati le. Gli conservano lo
essuberato acqueo et volatile Mercurio. Gli fanno salire su' l col le, sublimando le lor terre
in zolfo d i natura. Vedono tutto il paese fatto un lago, vedono i l l ago del l i mercurij , co'i
quali s'hà da rubificare la parte per lo Elissir rosso e de gli ogli i ncerati vi, co' i q uali
s'hanno da incerare dopo' l a fermentatione, vedendo la loro Casa fatta un tempio, vedono il
lambicco grande nel quale s 'hanno à fare le seguenti operationi. Domandano che sieno fatti
sacerdoti di q uesto tempio e che non si vedano la morte l ' u n l 'altro. E' concedutoli, perche
habitano in q uesto tempio et venendo in senetute, al fin del magisterio, Fi lomone
convertito in quercia, in una min iera che fà i frutti d ' oro, come le ghiande {fine della
c. 15/v.] et Gauci in tiglio, in al bero i cui rami sono operati per farsene le belle imagini i n
albero e t m i niera che produce i rami d ' argento del quale s i fanno l e bel le imagini del le
monete.

Della favola di Cefalo, nella quale si contiene la medicina abbreviata


bianca e rossa per la via vegeta bile et animale irrationale. co. 238.

Componendosi per questa via del vegetabile et irrationale animale la medicina accortata
bianca e rossa, di lei trattarono nella favola di Cefalo, i l quale si maritò con Proci , 1 1 8
fi gliuola del Ré degli Atheniesi, amandosi insieme grandemente. L'Aurora ch'amava Cefalo
per mettere discordia fra loro persuase à Cefalo che in altra forma ritrovasse la moglie et
vederebbe ch'ella non gli era fedele. Cefalo entrato, la moglie in altra forma e la ricusò al
principio. Ma alfine acconsentì e palesandosi Cefalo, Procri se ne fuggi al Monte e diedesi
à servire à Diana. Cefalo la ritrova et riducela seco in Casa et Procri gli dà un cane et u n
dardo c h e non dava m a i i n fal lo. Avvenne i n q uesto tempo che dando la Dea Themis
figliuola del Cielo e della Terra le risposte oscure à gli Atheniesi, era da loro dispregiata,
onde la Dea mandò una Volpe à rovinar tutti i campi e g l i orti degli Atheniesi. La qual
cosa, vedendo Cefalo, le lanciò addossò il cane e le tirò il dardo, col quale ambedue furono
in pietra convertite. Dopoi Cefalo travagliandosi nel la caccia i nvocava l ' Aurora et per
questo Procri andò à ritrovarlo e t ascondendosi, Cefalo le tirò un dardo et la ferì, la qual
venendo à morte per quel la ferita, pregò Cefalo che con l ' Aurora non si mari tasse. Cefalo
fig liuolo di Eolo, il vivo oro, figliuolo del l ' animale che vola. Si marita con Procri ti- {fine

1 1 8 . Si tratta di Procri, figlia del re di Atene Eretteo.


1 76 V I NC ENZO PER CO LLA

della c. 152r.] gl iuola del Ré di ALhene, con l ' acqua vegetabile fi gliuola del l ' albero dei
filosofi Ré di Athene, di questa scienza detta Athene, detta Mi nerva, detta filosofia,
percioche egli è il principale instromento, del quale tutte le vie si servono. Et si congiunge
con Cefalo, accuendosi dal l ' oro vivo. L'Aurora che ama Cefalo, la prima operatione del
giorno, del la prattica, che molto ama l ' oro. Lo persuade che i n altra forma di congiugnersi
con Procri sua moglie. Egli con Ici si congiungne [sic], trasformato d' oro vivo, in forma di
sale armoniaco. Ricusa nel principio Procri, percioche questa accuitione si tà con intervallo
di tempo. M a alfine si congiugne con l ' oro vi vo, fatto sale et si compone J ' accui tione.
A l l 'hora fatto il sale mercurio, Procri lo viene à conoscere et se ne fugge al monte nella
circolatione, fuggendo sù la testa del la cucurbita et vaso c ircolatorio. Và ài servigi d i Diana,
và à sol vere et subli mar la luna in zol fo di natura. Ritrovala Cefalo, subl imata ch'egli è
con la luna in zol fo di natura con Ici aggiuntandosi el menala i n Casa, fissandola nel la
medicina pcrfclla bianca accortala, la quale fà la proietLione sopra argento vivo et perc iò
Procri gli dà la cane [sic] el i l dardo che mai non dà in fallo, la parte del la medicina per far
l a proiettione, per cacciare argento. In questo tempo l a medicina bianca havendosi à
comporre l a rossa, l a Dea Themis fig l i uola del Cielo e del l a Terra, l a medicina rossa
figl iuola del Cielo dc fìlosoli e del la terra del l'oro dispregiata dag l i Atheniesi, perche dà le
risposte oscure, disprezzata essendo dai tilosofi, perche incominciando la medicina bianca et
lasciando la rossa per la oscurità delle sue risposte, della sua scrittura, perche è più [fine
della c. /52v.] facile à comporre la bianca el sopra quella come vuole Gebro nel capitolo 74
della Summa componere l a rossa. 1 19 Manda la Volpe, la calce del l ' oro del color l eonato
della volpe, la quale rovina i campi e gli orti degli Atheniesi, le terre foliate et i mercurij
vegetabili, sol vendosi i n quel li. A l l ' hora Cefalo manda la cane, l ' argento vivo per comporsi
l ' oglio i ncerativo del l 'oro et composto questo oglio butta il dardo, butta una parte della
medicina bianca sopra la volpe et converte la volpe et i n cane l ' oglio incerativo i n pietra,
nella pietra rossa de filosofi. Dopoi Cefalo fallo Elissir, Lravaglioso nel cacciar oro, in voca
l ' Aurora del l ' ambitione pensando di manifestarsi con le ricchezze et perciò Procri sua
mogl ie, l ' acqua Vegetabi le, viene à ritrovarlo per far mollipl icatione; entra nel virgullo
del la [sicjl2° Cefalo le butta il dardo, la parte dei i ' Eiissir rossa, la ferisce insanguinandola et
ella per q uesta ferita và alla morte, và alla fissatione. Mentre ch'ella si và fissando,
ammonisce Cefalo che non si mariti con l ' Aurora, non si mariti con l 'aura del l ' ambitione,
manifestandosi al mondo per il pericolo dei Prencipi.

Della fa � ola di lssione nella quale si contiene il medesimo. C0• 239.

Del la medicina accortata per questa via vegetabi le et animale, si tralla anco nella favola
d ' lssione, dicendo che si maritò con Dia figliuola di Ioneo 1 2 1 et che venendo il suocero à

1 1 9. Ca put V I : "De medicinis Lunae in primo ordine", passim, in BCC, l, pp. 550-5 1 .
1 20. Lacuna nel Lesto con punti di sospensione.
1 2 1 . Si tratta di Dcionco, "il distruttore", chiamato anche "tonco".
AUR I LOQ U I O 1 77

ritrovarlo per ricever gli doni, che promesso gli havea, gli preparò un fuoco ascoso in una
fossa coperta di minuta polve, nella quale cascando, loneo si morì et Issione non ritrovando
che d i questo del itto pagar lo potesse, lo purgò Giove [Jine della c. l 53 r.] et lo fece salire i n
Cielo, dove incominciò ad amare e desiderare Giunone e trasformata una nebbia i n forma di
Gi unone, si congiunse con quella, per la qual temerità Giove lo rilegò nel l ' i nferno, sopra
una ruota legato, con la quale rotando continoamente, seguita et fugge se stesso. lssione è
l 'oro calci nato, che con Dia si marita, con la terra fol iata animale, fi g l i uola d i Ioneo,
figl iuola del spirito vegetale et ani male,quando con detta terra fol iata si tritura.· Si marita
con Ici Ioneo, lo và à ri trovare per la promissione del suo essubcrato mercurio. Gli prepara
il fuoco della fissione, coperto dci ceneri nel secreto fornel lo, casca in quella et l ' ammazza,
fissandolo si come dice Gebro nella sua Summa nel capitolo de auro, "Cum ipso figuntur
spiritus maximo ingenio, quod non pervenit ad artificium durae cervicis et pectoris."122 Non
trova chi di questo delitto purgar lo voglia. Ma Giove, il fuoco, subli mandolo delle sue
terrestreità, lo purga et conducelo in Cielo, nel la parte superiore del vaso subli matorio.
Incomincia ad amare et desiderare Giunone, l 'acqua aerea dell'oglio i ncerativo. Giove g l i dà
la nebbia del mercurio essuberato in forma di Giunone, i n forma di oglio incerativo et s i
congi unge con l a nuvola rub i ti candos i . Ma vedendo questa temerità i l fuogo l o relega
nel l ' i n ferno, al fuoco legato del pelicano, ò vero del la cucurbita, alla ruota del la vegetabile
quinta essenza, nella quale velocemente ruotando et circolando, se stesso seguita et fugge.

Della favola di Anfiamo12.1 nella quale si contiene la medicina di solo


argento vivo per la via mista dei due mercu rij vegetabile e t
[fine della c. /53v.] dell'animale irrationale. C 0 • 240.

Del la medicina di solo argento vivo fatta per la via m ista vegetabile e dell ' animale
irrationale, si tratta nella favola di Anfiamo. Dicesi che Etocle e Pol l inice volendo andare
alla conquista di Thebe et sapendo che non vi fosse andato Anfiamo, non lo havrebbono
possuto mai prendere, la pregarono che vi andasse con essi loro, ma egli sapendo che
andandovi v i dovea esser morto, non volse andarc i . Per la qual cosa Etocle e Pol in ice
corruppero Auritile124 sua moglie con una corona d'oro, perche ve lo facesse andare. A venne
che, l itigando per il dominio del Regno, Anfiareo et Andrasto fratel lo d 'Auri file, fatta
Aurifile giudice del la lite, diede i l regno ad Anfiarao con conditione che vada a l l ' im presa di
Thebe, i l quale vi andò, m a ordinò prima ad Alcmonio suo figl i uolo che lasciò con
Aurifile, che s'egli resterà morto in Thebe, vendichi la sua morte ammazzando l a sua
madre. Andato Anfiarao in Thebe et quivi inghiottito dalla terra con il suo carro di due
cava l l i , Alcmonio suo figliuolo am mazzò Aurifile sua moglie. Etocle et Pol i nice frate l l i
sono i d u e mercurij, vegetabile et animale irralionale del l ' oro vivo. Si preparano per andar

1 22. Si tratta della medesima citazione già incontrata a c. 79r. : v. supra, p. 98, n. 73.
1 23. Si tratta di Anfiarao, figl io di Ecle e di l permestra.
1 24. Si tratta di Eri file, figlia del re d'Argo Talao e sorella di Adrasto.
1 78 V I NC ENZO PERCOLLA

giunti alla conquista di Thebe, si preparano giuntamente accuendo l ' animale vegetabile,
circolandosi per la conquista di Tebe, della pietra de' filosofi da Zeto et Anfione edificata,
dal solfore del zolfo et dall ' argento vivo d 'argento vivo, sapendo che senza Anfiarao non si
poteva conquistare, senza lo argento vivo. Lo ricercano, ma egli essendo spirito fugittivo
[sic], ricusa nelle preparationi sapendo che vi dovea morire egli. Corrompeno Aurifile, la
c. 154r.] volontieri che
sostanza del l ' oro, sua moglie, che con lui s'aggiunta più [fine della
con l ' oro circolato et aurato mercurio, accuito dell ' oro v i vo et la corrompono, i l suo
essuberato mercurio cavandone. Litiga Anfiarao con il fratello d' Aurifile sopra i l Regno.
Questo l itigio è il Regno della pietra dei filosofi. Hà da esser del zolfo dell ' argento e del
zolfo dell ' argento v i vo ch'è la sua media sostanza fissa. Aurifile, i l mercurio essuberato
dell 'oro, è giudice, si accosta al marito e l i dà il Regno con conditione che vadi à Thebe,
che vadi alle operationi. Egli si prepara et lascia i l suo fi g liuolo Al imonio con la moglie,
componendosi l ' oglio incerativo e gli dà ordine che, morto l u i , ammazzi Aurifile. Và
Anfiarao à Thebe e quivi è dall a terra inghiottito con il c arro di due suoi cavall i ; andando
a l l a operatione si converte in terra con g l i spiriti del vitriolo e del sale et muore nelle
reiterate subli mationi in terra solfurea, fissandosi. A l l 'hora Alimonio suo fig li uolo che
restò con Auri file fissandola sopra la madre sostanza fissa del l ' argento vivo con l o mercurio
essuberato, ammazza Aurilìle et componesi la medicina di solo argento vivo.

Della favola delle Naiadi, nella quale si contengono le cinque medicine


particolari che per questa via vegetabile et animale si compongono.
C0• 24 1 .

Componendosi per questa via l e cinque medicine particolari sopra argento, rame, ferro,
stagno e piombo, d i l oro gli antichi filosofi ragionando nella favola delle cinque Naiadi,
dissero che Acheloo fiume et huomo vedendo cinque Naiadi, cioè cinque ninfe de' fonti che
disprezzando l u i altri Dei honoravano, le convertì in cinque Isole et passando Teseo per i l
suo paese [fine della c. l 54v.] fù da Acheloo raccolto et g l i mostrò le due Isole che dal l or
nome Naiadi furono nominate. Acheloo fiume et huomo i ntendono i l sudetto mestruo
vegetabile accuito col sale del l ' urina humana et animato d al l ' argento v i vo. Vede le cinque
n i n fe dei fonti. Vedendo le c inque sostanze dei metal li, ninfe de' fonti, perciò che si
convertono nella liquefattione in mercurij che altri Dei honorano e non lui, però l ' argento
honora Diana,il rame Venere, il ferro Marte, i l stagno Giove, il piombo Saturno. Le
converte i n Isole, in terre fo l i ate. Isole perche nel balneo Maria si conservano. Viene
Theseo il flavo, l ' oro d ' al loggiar con Acheloo nella solutione. Gli dimostra le dette Isole,
quando col suo oglio le fermenta et incera et all' hora solvendole et congelandole, in s i n che
più congelar non si possano, sono chiamate Naiade, ninfe de fonti, poi che sono gia Isole,
essendo i n argento vivo soluti.
J\ U R I LOQ U I O 179

Come per providenza d ivina questa scienza è stata coperta sotto l a


Poesia. c o . 242.

Havendo la divina bontà et providenza ordinato le i n fennità et l a morte immatura per


corrottione et castigo dell ' huomo et anco per suo beneficio, onde dice I'Ecclesiasto che
niuno è buono à saper l ' infenni tà et la morte prematura125 cosi nostra come de nostri amici
cari et parenti, ci sono da Dio mandate per castigarci dei peccati, ò vero perche ci faccia con
questo mezzo caminare per la strada dell a nostra salute et havendo similmente ordinato che
la terra, la diversità dei metal li i mperfetti producesse per la necessità del vivere et parimente
i perfetti per uso delle monete, accioche questa sua providenza impedita non fosse dal
conoscimento di questa scienza, l ' hà inspirato et inspira à chi hà piacciuto alla divina sua
Maestà di mani- /fine' della c. l55r. / festarla per conoscersi fra tanti doni et grati e
ch'al l ' huomo hà conceduto questo altissimo dono lo tenghino secreto et ne scrivino di tal
maniera che non tutti giovar se ne possano, ma solamente coloro ài quali piace à lei di
concederla, perche di età in età men tre durerà i l mondo, conosciuto sia questo dono,
imperoche se questa scienza si sapesse e fosse per tutto operata, non ci sarebbeno tante
morti premature d ' i n fermità et si morebbe ordinariamente per mancamento dell ' humido
radicale, ne si patirebbono l ' i n fermità che si patiscono con l ' uso dell ' oro potabile e
dal l ' altra parte verrebbe impedito il modo del vivere, percioche convertendosi in oro ogni
meta l lo non si troverieno deg li al tri metal li et in tal caso per necessità dei meta l l i
imperfetti, i l metallo più v i l e per cagione della rarità, estimato sarebbe il p i ù nobile e di
maggior prezzo et ancor questo è trattato dagli antichi phi losophi nelle favole.

Della favola di Cinara nella quale si contiene che questa scienza contiene
in se la cognitione della vera et perfetta medicina. co 243.

Questa scienza è quel la che hà l a perfetta cognitione della medicina, perciò che l a vera
medicina consiste in uguagliare gli humori del corpo humano et ni uno elemento può dare
queste equalità, se non l 'oro, poiche al tro ch'egli in se non la tiene, onde s'egli non sarà
soluto et fatto di natura vegetabile ò animale, penetrando potrà i nostri humori aguagli are et
perche solverlo e darli questa v irtù altri non lo può fare che questa scienza. E l l a sola è
quella che entra perfettamente nella vera speculatione e contemplatione della medicina, si
come si contiene nell a favola di Ci nara Re di Assiria, il quale havendo molte [fine della
c. J55v. ] fi gl iuole bell issime generalo, usarono quel le d ' anteporse à Giunone e perciò
furono convertite in Gradi per li quali si sale et s'entra nel suo tempio et Cinara lor padre fù
convertito in pietra, che tutti questi gradi abbraccia et contiene. Cinara Ré è i l real corpo
del l ' oro, Ré d ' Assiria, Ré del l a purpura che in Assiria fù ri trovata, essendo egli quello che
in color di porpora tinge tutti gli imperfetti metal li. Genera bellissime figliuole, bell issime

1 25. "Nescit homo fi nem suum: sed sicut pisces capiuntur hamo, et sicut aves laqueo
comprehenduntur, sic capiuntur homi nes in tempore malo, cum eis extemplo supervenerit.",
Libro dell 'Ecclesiaste, IX, 1 2.
1 80 V I N C ENZO PERCOLLA

qu inte essenze, vcgctuhili cl unirnali cl miste gcncran<.lolc vcgctahili del vino <.lcll' agrcsla,
del li ceron i, del pane e del sangue humano e dell'api l ' animale e della mescolanza di queste
le miste, le quali si antipongono à Giunone, alla publ ica medicina, detta Giunone à
giovando, percioche essa contenendo in se la sostanza dell'oro soluto, l i communicano la
virtù vegetabile et animale di poter entrare nel li humori et entrate quelle, .ridurre al l'equalità
et perciò s 'antipongono à Giunone, alla puhlica medicina. Sono di lei convertite in gradi
del suo tempio, in gradi per l i qual i si sagl ie et entra al tempio, alla perfetta
contemplatione, che tempio si chiama, della medicina. E Cinara lor padre gli tiene tutti
abbracciati, percioche senza il corpo reale, le dette quinte essenze da se stesse non essendo
dalla sostanza dell'oro abbracciate, non potrebbono dare questa equalità.

Come quest'oro fatto potabile è di virtù vegetativa et animale et è la


equalità del circolo al quadrato. C0• 244.

Di questa equalità de gli humori con la sostanza dell'oro fatto potabi le e di virtù
vegetati va et animale, quando col mezzo .della circolatione fissa queste qui nte essenze
vegetabi li, animali et miste sopra di se, ragionarono gli antichi quando dissero {fine della
c. 156r.] che la equalità del circolo col quadrato è vera, se bene non si trova persona che la
dimostri, percioche l'oro circolato sopra la qui nta essenza tiene in se le quattro qualità in
equa! concord ia et equa le quallro qualità et ti umori del corpo humano alla sua cqualità
riducendoli et perche la divina providenza ad un certo modo non è da alcun filosofo
dimostrata e non parlarono dell a equalità del circolo e del quadrangolo de Mathematici,
perciò che quella non è possibi le, si come si prova per la 1 5a et 1 3a prepositione del 3°
libro di Euclide, 126 nel quale appare come la linea curva giunta con la reua non può haver
proportione con le li nee rette del quadrangolo, ne del triangolo, perche se dentro del circolo
per q ual s i voglia sua parte lo di viderai per linea retta, ò in equal proportione, ò in
maggiore, ò in minore, non troverai angolo equale al retto et lo troverai sempre maggior
del retto, ò minore et cosi parimente sarà se stenderai queste linee fuor del circolo, perc ioche
formerai angoli contrarij à quel li di dentro. Et se tirerai sopra la l inea curva la diretta
contingente, farai angoli minori et maggiori di tutti gli altri angoli reuilinei acuti et non ne
potrai mai fare equali à quelli et questa proportione d'angoli mancando, è imposibil cosa
provar equalità di circolo al quadrangolo. Non è dunque scibile, per dir così, questa equalità,
manifestamente si vede che quando dicono che la quadratura del circolo è cosa vera et
sci bile, se bene non si sappia intendere di questa quadratura de gli humori del corpo humano
et ancor di quella <.Ici metal li che oro non sono, pcrcioche non esscn<.lo oro, non hanno
l'equal ità degli clementi in se stessi, ma convertendoli per l'oro circolato in oro se li dà la
equalità et à questa foggia sanandosi i [fine della c. 156v.] metalli dcll'infcnnità loro, si là la
equatura del circolo.

1 26. V. in proposito Euclidis Eleme/llorum Libri XV accessit XVI [ ... ] auctore Christophoro
Clavio Banbergensi, Romae 1 589, l, pp. 344-48 e pp. 349-5 1 .
A U R I LOQ U I O 181

Della favola d i Arachne nella quale s i contiene che Dio vuole che
questa scienza stia occulta. co. 245.

Il voler d i Dio che questa scienza stia occulta sollo i l velame del le favole e delle
parabole e delle enigme perche la di vina sua providenza ad un certo modo non si venghi à
turbare è dai Fifosoli dimostrato nella favola di Arachne donna d'India, la quale contrastar
volendo con la sapiente Minerva sopra l' arte del filare e del tessere, tù çla quella convertita
in Aragna. Arachne donna della riva Lidia, percioche ha in se l 'aureo fiume Patolo, è q uesta
ricca scienza, che tiene in se il fiume aureo del perfetto Elissir. Viene à contender con
M i nerva sopra l ' arte del tìlare e del tessere. Del filare, dell ' assottigliare gl i individui
minerali, vegetabil i et animal i e del tenere con quelli le tele dell 'oro potabile e dell ' Eiissir,
volendo ella sanar l ' infermità cosi degli huomini come ancor quella dei metalli. Volendo la
Maestà divina che siano infermi e per maturatamente si moiano e i metal li imperfetti
servino come imperfetti. Arachne questa scienza in Aragna, che compone le tele sue del le
favole dove intoppano le Musche delle genti di rapina che cercano di scirparsi il mondo con
questa scienza e qui restano avil uppati e l' Aragna succia loro il sangue delle loro facultà.

Della favola d ' Esculapio nella quale il medesimo si contiene.


co 246.

Nella favola di Esculapio nella quale il medesimo narrano, quando dicono che Apolline
genero di Coronide ninfa Esculapio medico famosissimo che tutti ·gli amalati sanava e
risuscitava i morti. Fra gli altri risuscitò lppolito tagliato à pezzi per haver recusato di
congiungersi con Fedra sua madrigna {fine della c. 157r. ] et Androgeo, ma vedendo Giove
che la sua providenza gli perturbava, la fulminò. Apolline che di Coronide ninfa genera
Esculapio, è l ' oro chiamato sale che di Coronide ninfa, del l ' acqua della quinta essenza
genera Esculapio, medico famosissimo, l ' oro potabile e I ' Ei issir perfetto, che tutte le
infermità sana cosi degli huomi ni come dei metal li, dando la equalità à gli humori del corpo
humano et à gli elementi degli infermi et imperfetti metal li, ancora risuscita lppolito morto
et in pezzi, percioche Fedra sua madrigna non si vuole congiungere; suscita l ' argento vivo
in pezzi disgregandosi, perche con l ' urente solfureità sua madrigna che della sua natura non
è, non si vuole congiungere, è per ciò molto [sic] 1 21 dalla natura metallica. Risuscita
parimente il morto Androgeo, il morto antimonio, percioche egli è abortivo di metallo,
non si compiendo in metallo, per difetto del calor del la miniera e perche turbava l a
providenza di Giove, l o fulmina, l o fa pietra di fulmine, l a quale s e bene è vera, non però si
ritrova.

1 27. Lo scriba evidentemente ha posto: "molto", anziché: "morto" come la conseguenza del
di scorso vorrebbe.
1 82 V I N C ENZO PER C OLLA

Della fa vola di Occiroe nella lJUale si contiene il medesimo, che di sopra


s'è detto. C0• 247.

Quanto hò detto di sopra si contiene nella favola d ' Occiroe i ndovina, fig l i uo l a d i
Chirone Centauro medico peritissimo e maestro d i Esculapio, i l quale havendo predetto che
suo padre si partirebbe dalla terra e che sarebbe portato in Cielo et che Esculapio da Giove
sarà ful minato, fù convertita i n cavalla, che Equa si chiama. Occiroe i ndovina è questa
scienza Alchimica che indovina l ' enigme, le favole et le parabole degli Antichi e sapienti
Filosofi, fi g liuola del Centauro medico peritissimo, che nasce dal magisterio ani male,
medico che sana tutte {fine della c. 157v.] l ' infermità humane e dei meta l l i . Maestro
d'Esculapio, percioche egli è il più perfetto facendosi del sangue humano, come lo afferma
Raimondo nell ' Epistola accortatori a,128 perche essendo della propria sostanza del sangue
humano, penetra più nelle vene et fà più mirabile effetto. Predice che suo padre sarebbe da
Giove levato da terra e portato a l Cielo, percioche sicome dice Gebro nel 7° capitolo dell a
s u a somma 1 29 e t lot (?)DO detto d i sopra, questa scienza stà i n Cielo, sta nella divina mano,
che q uando et à chi conviene l a porge secondo alla sua somma misericordia et giustizia
piace. Et Escu lapio suo discepolo, l ' oro potabile et El issir perfetto fatto per a ltre v ie, è
fulminato da Giove, è fatto pietra di fulmine, la q uale se bene è vera, ella non si trova et
per ciò è convertita in equa che equa il quadrangolo degli h umori del corpo humano e quel l i
deg l i elementi dei meta l l i i mperfetti a l l ' oro circolato et convertito per mezzo del l a
circolatione in quin ta essenza medicinale e trasmutatoria.

Della favola dei Giganti, nella quale il medesimo si contiene. co. 248.

Il medesimo ritroverai nella favola dei Giganti. Dicesi che per haver Minerva superata
l ' Alcida, fi g l i uola del l a terra, essa terra produsse i Giganti, che mossero guerra à Giove et
_
g l i a ltri Dei e ponendo i tré grandissimi monti Peli a, Olimpo et Ossa l ' un sopra l ' al tro,
pensarono di scacciarli dal Cielo. Ma fulminati ne furono da Giove, si come si è detto di
sopra. L'Aie ida è questa pietra prodotta dall a terra come m adre dell a terra, è da Minerva,
dall a fi losofia, superata e perciò la terra de metalli perfetti produce molli [fine della c. 158r.]
giganti, molti grandi mercurij , detli mercurij maggiori di mirabile forza. Questi mettendo
tré monti l ' uno sopra l ' altro, il monte del l a sanità sopra il monte delle ricchezze et il monte
del l a sapienza sopra di ambedue, perciò che con questo mercurio maggiore le perle
solvendosi, accuisce di modo l ' i ngegno che ad ogni scienza diverrà habilissimo colu i che
prenderà di questo liquore, se bene innanzi fosse stato di rozzo ingegno et per ciò volevano
discacciare Giove et g l i altri Dei dal Cielo, volendo dare essi ricchezze, sanità et bontà

1 28. È la medesima citazione già incontrata a c. 1 37v.: v. supra, p. 1 60, n. 98.


1 29. È la medesima citazione già incontrata a c. 1 1 2r.: v. supra, p. 1 34, n. 89.
1 30. Sembra proprio che il copista, dopo aver ini ziato a scriver il nome, non sia molto
sicuro di leggerlo chiaramente e così lo ha lasciato mezzo cancellato tracciandovi sopra un rigo a
semicerchio come si usava nelle abbreviature per contrazione.
AUR I LOQU I O 1 83

d ' ingegno, doni di Dio. Et son fu lmi nati da Giove, son falli pietre di fulmine, le quali
benche siano vere, non si vede persona che le dimostri.

Come per li errori di veri operanti, si rende questa scienza difficilissima.


co. 249.

L' ultima cagione della difficoltà di questa scienza si cagiona dagli errori de i veri
operanti, i quali havendo bene operato et compito il componimento del vero Elissire,
imagi nandosi non si poter compire per altra strada et con al tri individui non operati da loro,
hanno reprobate tutte l ' altre operationi de gli altri, di maniera che quel che un vero operante
approva, è reprobato da un' altro, che per altra via e con altri individui il perfetto Elissir hà
compiuto, si che non sapendo i poveri inquisitori à cui debbiano credere, operano sempre
con dubbietà et quando i segni ritardano et essi non li conoscono, pensano d'haver errato,
i mperfetta lassano l ' operatione et cascano nella desperatione della scienza. Volendo io
dunque che tu pervenghi al conoscimento della sua verità et che la intendi, come dice
Hermete nella sua [fine della c. 1581'. / epistola, senza bugia non è forza avertire di questi
errori, onde è più chiaramente vera adesso la verità dal tuo intelleuo eompresa. L11

De gli errori di Ruggiero Bacco ne. co. 250.

Ruggiero Baccone procede al componimento dei i ' Eiissir per la via del l ' antimonio,
solvendolo et purificandolo dalla sua immonda solforeità et ne cavò gli altri rossi et bianchi
et quelli fennentando con oro et argento con lunga decottione compì la sua medicina rossa
et bianca et perciò intese la m ateria del la pietra essere il sudetto antimonio et i l suo
fennento l 'oro et l ' argento et pensando che con altri individui compir non si potesse,
reproba gli indi vidui animali et vegetabili e tutti gli altri minerali, dai quali si cavano
mestrui che faranno il medesimo effetto che fanno g l i olei del l ' antimonio et più
perfettamente lo farà il mercurio et mestruo maggiore cavato dai corpi perfetti et potranno
essi metal l i perfetti servire et per materia dei i'Eiissire e perfettamente et i metalli imperfetti
per materia et in questo errore cascò Baccone per non haver intesa la solutione dei metalli i n
acqua mercuriale, nella quale lascia nella terrestreità l ' oro et purissime anco doventano di
maggior purità et perfettione che gli ogli dell ' antimonio non sono. Et credendo Baccone che
la m ateria deii 'Eiissir rossa doveva esser più pura del l ' oro e del bianco, più pura
dell ' argento, purificato l'antimonio, non sapendo purificare i metalli, li qual i solvendosi i n
acque mercuriali s i depurano dalla loro terrestreità e t solvendosi in mercurij per l e
congelationi et reiterate solutioni si purificano e t s i asso- [fine della c. 159r. / tigliano i n
modo che escusar s i può la puritìcatione del l 'antimonio, il quale per l a sua crudezza ri tarda
molto la digestione deii'Eiissir, reprobando dunque Baccone tutti gli individui per la materia

1 3 1 . In sede di riscontro non è stato possibile rintracciare la fonte di questa citazione; è


probabile che Vincenzo Percolla si sia servito di un'opera manoscritta.
1 84 VI N C ENZO PER C OLLA

della pietra, che antimonio non sono, massimamente l ' oro e l 'argento, errò grandemente, è
stato cagione che molti la sua rcprohatione non intendendo esser solamente per la materia
dei i ' Eiissir et non per fermento, dicono che nel i ' Elissir non hà da entrare oro, ne argento.
Questa via di Bacconc è v i a d i fissione dc gli clementi, pcrciòchc egli nel depurare g l i
antimonij ne cava l i ogl i , ncl l i quali vi ri trovano l i tré elementi, acqua, aere e t fuoco et
questi og l i fermenta con le terre dci metalli perfeui et fissati sopra di q ue l l i nella l unga
decottione, i qual i ogli solvendo i metal l i perfetti et à prima materia reducendoli si
aggiuntano insieme et si compie I 'Eiissir bianco per più lunga decottione dell ' Ei i ssir rosso.

De gli errori di Riccardo. C0• 25 1.

Riccardo nel Cap. 5 et l O del suo Commentario dice che dei minerali che non hanno
origine dall ' argento vivo non si può far metal lo per arte 1 32 et lo provò per il Filosofo,
quando disse che le spetie dei metalli trasmutar non si possono, se non riducendosi à prima
materia et non havendo i detti metal l i origine d 'argento vivo non si possono ridurre à prima
materia, il che fà che per arte trasmutar non si possono. Ma s ' ingannano, percioche i
metal l i , soluti che sono, acquistano la vegetatione et crescono, imbevendosi del l ' acqua
minerale • et à questo modo si riducono à prima materia d'argento vivo et convertiti i n
Elissir nella proiettione i n perfettissimo oro, ò argento {fine della c. /59 si conver-tono
secondo la natura dei i 'Eiissire et questo non solamente accade nelle acque m i nerali, ma
ancora nel l i vegetabili animali et misti, percioche l ' argento vivo essendo composto di
sott i l i ssima acqua e sottil issima terra, ogni acqua sottile et purificata diventando, faci lmente
si converte in sostanza d' argento vivo per la parte sottile terrestre, che nel metallo si
ritrova, la quale è cagione della congelatione come per esperienza si vede nella liquefattione,
nella quale i l metallo si fà di natura acquea, si come al caldo si liquefà i l gelo e t
congelandosi l ' argento vivo i n metallo d a perturbatione del calore, dal freddo, dal fuoco suo
contrario nel l i c. 25 et 26 due soli esser l i veri partico lari,LU per li quali senza la medicina
perfetta si può fare i n oro la vera permutatione, cioè sopra argento vivo et sopra argento e t
mercurio et sopra altri metalli imperfetti potersi fare e t la ragione s u a è , percioche d a
estremo ad estremo passar non s i può s e non per l o mezzo e t i l metallo imperfetto n o n s i
può per i l mezzo passare che è l ' argento per i l zol fo i mperfetto c h e tiene. Non s i può
dunque trasm utare l ' oro, come si trasmuta l ' argento vivo et l ' argento che zolfo imperfetto
non hanno. Et in questo parimenle s ' ingannano, percioche l ' oro soluto ferma l a sostanza
perfetta del metal lo imperfetto, q uando che è dissoluto anco lui si costringe co'l fermento et
all ' bora convertendo il d uro dell ' i mperfetto metallo in oro, si fà la confusion vera et non

1 32. v.: Rich.ardus Anglicus {... ] Correctorium, cit., Cap. V: "De Metallis, quae originem
ducunt ex Mercurio in genere", passim e Cap. X: "Quod i mpossi bile sit media minera l i a
arti ficialiter fieri meta Ila", passù11, in V AA, rispelt. p . 208 e p. 2 1 1 .
1 33. Si tralla dci capitoli XV e XVI del Correctorium di Riccordo Anglico: Cap. XV: "Quod
duo particularia tantum sint vera i n hac arte; quorum primum est in Mercurio" e Cap. XVI: "De
secundo particulari, quod est in Luna", in V AA, rispett. p. 2 1 7 e p. 2 1 9.
A UR I LOQ U I O 1 85

conflullualc et la materia del zol ro estraneo resta congiunta conllullualmcntc et nel cimento
e nel cineritio se ne và via. Non osta la regola predella che non si può passar da estremo ad
estremo senza passar {fine della c. 160r. ] per lo mezzo, per due ragioni. La prima, percioche
sicome di sopra s'è detto, la natura non sempre genera oro dal l'argento, perche quando il
zolfo è più digesto che l 'argento vivo si genera oro se si fà passar per lo mezzo dell'argento
et à questa foggia piu digesto essendo il fermento della terra pura del metallo i mperfetto si
generano et vedesi nella proiettione, quando con I' Eiissir perfetto si converte i l metallo
imperfetto et l ' argento vivo subito in oro et si vede anco nell'istesso particolar di Riccardo
sopra argento vivo, percioche l'oro dissoluto lo converte in oro naturale convertendo prima
in argento. La seconda ragione si è, percioche la detta regola non è sempre vera come si
prova nella 1 2a et 30a propositione al 3° libro d ' Eucl ide, ' 34 dove si passa dal l ' angolo
m inore del retto al maggiore, non si passando per lo equale al retto che è il mezzo. Il 3°
errore di Riccardo si è che il mercurio crudo hà solamente potestà di solvere i metalli,
percioche il mercurio di essi metalli non lo può solvere et la ragione che à questa opinione
lo move è percioche la solutione si cagiona dalla crudezza della terra del mercurio et i l
mercurio de' metalli havendo perduta questa crudità, all ' hora che in metallo si congela per la
prima attione del calore, non potrà per ciò fare la solu tione detta. Ma egli erra non
avertendo che quando il metallo à prima materia di mercurio si riduce per la crudezza delli
mestrui solutivi riacquista la crudità perduta e perciò facilmente riduce tutti i metalli à
natura di mercurio.

Dell i errori del maestro dell'arte generale. ca 252.

Havendo Parisino lodato molto il Maestro dell'arte generale135 et detto che {fine della c.
/60v.J con la scorta del suo libro non si può errare, necessaria cosa hò giud icato essere
I ' avertire de' suoi errori. Saprai dunque che il detto Maestro, se bene parla di tutte le 7 vie
principali, altra non intese che la mi nerale et la opera col mestruo fetente composto di
quattro spetie, cioè del mercurio volgare, del zolfo verde non fisso, del zolfo verde fisso e
del zolfo bianco fisso, dove non intervenendo altro, è molto pericolosa l 'operatione,
percioche il mestruo serra in se li spiriti di dette spetie et all'aprire et serrare de' vasi, li
spiriti essendo volatili se ne fuggono et resta il mestruo senza virtù et perciò egli vuole che
tosto che sia composto si operi per la solutione dei 2 corpi perfetti oro et argento. Errò i n
questo, perciò che non seppe fissar li spiriti li qual i s i fissano accuendosi i l mestruo per l a
solution dell'oro con la terra bianca ponderosa et per quella del l 'argento con grasso di vetro.
Il 2° suo errore è haver reprobato la sublimatione dei corpi metallici, mosso per l 'autorità di
Aros filosofo, male intesa da lui quando disse, "corpora insipientium ressident tantum in
elambico sursum, hoc est in coopertorio ve/ summitate vasi [sic] vasis" et perciò egli
doppo' l ' haver narrato tutte le sue operationi, dice, "hic colligitur à quolibet subtiliter

1 34. v.: Euclidis Elementorum Libri X V, cit., p. 344 e pp. 425-26.


1 35 . V. supra, p. 29, n. 36bis [c. 20v.].
1 86 V I NCENZO PER C OLLA

intuemi, quod corpora in ope ration ibus 11ostris modo reside111 ;, alambico sursum, sicut
corpora fatuorum" 1 36 Ares excellentissimo fi losofo non reproba la sublimatione, ma
volendo dimostrare che i l zolfo di natura de' corpi metal l i c i si hà da fissare, dice quel l a sua
autorità, perche restando volati le I ' Eiissir composto della sua sostanza fuggiria nella
proiettione, perciò che li prudenti filosofi lo fi ssano ò da per lui per reiterate sublimationi ò
con l 'oglio fisso incerativo. Il 3° suo errore consiste in l 'havere ap- [fine della c. 16/r.]
plicato molti detti de Filosofi alla sua operatione, che d'altre operationi trattano et d i quelle
che più i mportano ti avertirò, come si è la dichiaratione del detto di Morieno, 1 37 quando
disse à quel Ré ch'egli era la m i niera della pietra de Filosofi, dicendo che Moriei10 parlò per
simi litudine et s'ingannano i n questo grandemente, perc iò che Morieno parla dell a p ietra
dell ' animale rationale, della quale il corpo humano è la m i n iera et si produce questa pietra
dal sangue humano e del l ' urina humana et perciò dicono veramente trovarsi nel l i sterq u i l in ij
e t bu ttata nelle vie, peroche cosi accade del sangue e del l ' urina. Per questo d icono i
Filosofi, che la lor pietra si ritrova in ogni l uogo et si ritrova i n ogni huomo, essendo che
Adamo la portò seco dal Paradiso Terrestre et con quel la s i seppelì et non parlano in questa
prec iso i Filosofi dell ' oro che si ritrova nel l ' huomo solamente, poiche cosi anco si ritrova
i n ogni altro individuo per la virtù della prima materia, la quale trasmutando si và sempre,
acquistando nove forme et acquistera fra l ' oltre [sic] la forma dell'oro e non è verisimile che
l
potendosi verificare i l detto loro per la materia in atto, havessero inteso della forma, ò vero
che non ogn i sangue humano et ogni urina farà l 'effetto, ma solamente i l sangue et l ' urina
d i quel l ' huomo, i l quale haverà usato magnare del l a Lunaria et bere del suo succo et per
questo errore egli non intese la via animale et quando scrive di quella, tutto là per dare ad
intendere al mondo ch'egli la intese. Errò parimente nel la via vegetabi le, non perche non l a
sapesse nel la vegetabile lunaria, m a errò nella operatione, perciò che non seppe cavar d i
quel la i l zol fo d i natura per v ia della subli matione dei filosoti , non [fine della c. 16/v.] esser
la subli matione vol gare à simil itudine della subl imatione del l ' argento v i vo, perciò che è

1 36. Questa frase in versione pressoché uguale compare nel trattato Studio namque fiorenti
ovvero Textus Alkimie contenuto nel ms. 3 1 4 della Bibli oteca Angelica di Roma, opera
attribuita al c. d. "Maestro del l ' arte generale" (v. supra, p. 22. n. 35). I l ms. 3 1 4 a c. 4 1 v.
contiene i l capitolo che si intitola: "Rubrica quod omne de quousque fil lapis nomine mercurius
nominatur Rubrica 75." ed il passo cosl recita: "Ex his omnibus a principio dictis usque hic
colligitur a quolibet subtiliter intuenti quod corpora nostra in operibus nostris non resident i n
alembico sursum sicut corpora fatuorum d e quibus dicit Aros Corpora insipi ent um resident tamen
in alembico sursum hoc est in coopcrtorio vel summitate vasis."
1 37 . "Rcx Calid: Quo in loco, vcl in qua mincra quaeritur hacc res, doncc inveniatur? Ad hoc
Morienus obticuit et fronte dcmissa, diu cogitavi! quid Regi. possct respondcre: tamdem erexit se
et dixit: O Rex verum tibi conli teor, quod haec res divino nutu in sua creatione magis configitur.
Omnis enim qui a Deo creatur, sine ea persistere non potest.", Liber de Compositione Alchemiae,
quem edidit Morienus Romanus Calid Regi !Egyptiorum quem Robertus Castrensis de Arabico in
Latinum iranstulit, in BCC. l , p. 5 1 5; "Sapientes autem disposuerunt. et dixerunt, quod si hoc
quod quaeris in sterquilinio inveneris. i llud accipe: si vero in sterqui linio non inveneris, tol le
manum a marsupio.", ivi; "Nam hoc in viis projicitur, et in sterquiliniis suis calcatur, et multi
iam i n sterquiliniis foderunt, ut hoc ab eis extraherent, et in hoc decepti sunt.", ivi.
A U R I LOQ U I O 187

chiamato il zolfo d c filosoli zo l fo d i natura, cioè d i nat ura d 'argento vivo sublimando
secondo la natura dell' argento vivo.

Degli errori di Rinaldo. co. 253.

Ri naldo fi losofo eccellentissimo errò in rcprobarc il zo lfo urcnle, percioche la sua


media sostanza è quel la ch'cssalta Gcbro nel suo capi tolo Dc sulphur11" et in molli l uochi
del la sua Summa, ben è vero che solo senza il mesco lato fermento non può fare la
trasmutatione e per ciò Gebro quando reproba i sopponenti l ' arte nel zolfo, non li reproba,
perche operino i n debita materia, ma perche la suppongono solamente nel zolfo et perche
non ne sanno cavare la terrestreità immonda, la infiammatione et la fuga et !asciarle la
fusione, come egli insegna quando ne cava la sua media sostanza et con l ' oglio dei corpi
perfetti la fissa et incera et questo è quello che intende Gebro quando dice, "Et cum suo
'
compari fit tintura et dat pondus unicuique metallorum"139 intendendo in questa luogho per
il metallo perfetto, ridotto à prima materia di argento vivo et non per l ' arsenico, poiche egli
medesimo si dichiara nel capitolo seguente del l 'arsenico, 140 dove conclude che il zolfo e
l ' arsenico da se compire, non possono la medicina senza altra mescolanza ch' è l 'argento
vivo dei corpi perfetti et oltre questa operatione nella via minerale esso zolfo come ottimo
indi viduo entra cosi nel componi mento dello mestruo fetente, come anco nell a sua
accuitionc.

Degli errori di Raimondo Lullio. C0• 254.

Raimondo Lullio se bene superò tutti i medesimi filosofi, tuttavia non intese anche
egli perfettamente la via minerale, perciò /fine della c. /62r.} fissar non seppe li spiriti del
mestruo fetente et perciò dice la via minerale esser pericolosa per la fuga dell i spiriti
nel l ' aprire dc' i vasi. Non intese mcdcsimamente la medicina minerale che della media
sostanza del l 'argento vivo si compone, ne quel la che in un sol vaso si opera. Non intese
l 'operatione del mestruo maggiore. Errò anche affermando l ' elissir perfetto non esser buono·

1 38. "Qui ergo quaerunt ipsum calcinare, non perdendo de i llius substantia aliquid, de quo sit
curandum, in vanum laborant, quoniam non calcinatur, nisi per magnam industriam, et muhum de
il li us substantia dissipatur, ex centum enim partibus, vix tibi tres sufficienter reservas, post
ipsius calcinationem. Figi simi liler non potest, nisi prius calcinetur, commisceri attamen, et
aliquantulum i llius fuga retardari , et illius potest adustio reprimi, et cum commixto facilius
calcinatur.", Cap. XIII: "De Sulphure", in BCC, l, p. 527.
1 39. "Qui ergo quaerit ex eo opus elicere illud, per se praeparando non eliciat, quoni am cum
commixto perficitur, et sine i lio protelatur magisterium usque ad desperationem, et cum suo
compari fit tinctura, et dat pondus completum unicuique metallorum, et ipsam faeditate depurat et
i l l ustrai.", ivi.
140. "Non autem suni Sulphur et Arsenicum medicina perfectiva huius operis nec completio:
sunt autem adminiculum perfectionis in casu, eligitur autem lucidum et squamosum, et scissi le.",
Cap. XIV: "De Arsenico", ivi.
1 88 V I NC ENZO PERCOLLA

per la salute dci corpi human i , perc iò che in quello entra l 'argento vivo volgare, il quale
essendo in Elissir perfetto convertito, è molto più degno che l ' oro, onde ragionevolmente
hà da dare maggior giovamento alla salute dei corpi humani, che non fà l ' oro saluto, perciò
che passar non può in Elissir, che prima nella natura dell ' oro non si converta, non essendo
I'Eiissir altro che l'oro fatto spiritale e di maggior digestione et perfettione et vederai questo
ch' io dico nel Rosario di Rinaldo, il quale componendo i l suo Elissire di oro, di argento et
di argento vivo l'approva per la sanità et narra le sue proprietà in sanar tutte l ' infermità14 1 et
cosi anco ritroverai che dice i l detto maestro del l ' arte generale, il quale compone i l suo
Elissir con argento vivo1 42 e tutti i fi losofi affermano questa openione, da Raimondo
infuori, et Parisino che seguitò l'opinione di Raimondo. E' vero che l 'oro fatto potabile
solamente non complito in medicina perfetta si sarà fatto potabile con intervento d' argento
vivo, sarà veneno, perciò che al l 'bora non sarà digesto.

Degli errori di Parisino. co. 255.

Christophoro Parisino gran Filosofo, del quale io molti buoni secreti di questa scienza
hò i mparato, hà opinione che l ' oro potabile solo, senza mescolanza di argento vivo
volgare, far non [fine della c. 162v.] possa la trasmutatione. Et Rai mondo suo duce, dice i l
contrario. La ragione d i Raimondo è manifestissima, perciò che l 'oro potabi le essendo oro
risoluto et incrudato, è di natura d' argento vivo et cosi l 'esperienza ci hà dimostrato ben
vero, che l ' oro potabile trasmuta l ' argento vivo, non gia come Elissire, che trasmuta
subito, ma per la via del la mistione del perfetto con l ' imperfetto, percioche essendo all 'bora
ambedue d ' una medesima natura si congiungeranno perfettamente et cosi anco i metalli
perfetti · saluti et ridotti pari mente à natura di argento vivo, il qual modo chiamano i
Filosofi via particolare. Et questo oro potabile non si può dire che sia medicina, perche non
si può moltiplicare, si come si dimostra nella favola che Temistio filosofo compose del
generato Amore, dicendo che havendo Venere partorito da Giove il bellissimo Cupidi ne,
vedendolo sempre esser fanciullo, et non crescer mai, andò à consigliarsi con l a Dea
Themis, che dava le risposte oscure, l a quale disse che partorisse da Giove un' altro
Cupidine, che poiche fossero due, che l ' uno e l ' altro crescerebbe et congiungendosi Venere
con Giove, partorì l' altro Amore, i quali giuntamente tenuti insieme divennero maggiori.
Venere è la terra dell 'oro calcinata, che per la sua sicè ità appetendo il coito del l ' humido si
chiama Venere, da love, dall ' ardente mercurio vegetabile. Genera Cupidine Dio dell 'Amore,
genera il mercurio dell' oro Dio del l' amore, essendo quello, che riduce li discordi humori del
corpo humano ad amarsi e star bene insieme et cosi anco i discordi elementi dell' argento
vivo vol gare e di metal li imperfetti . Ma è piccolo essendo particolare di poco uti le, e
crescer non può, non si potendo moltipl icare /fine della c. 163r.] perciò Venere, questa calce

1 4 1 . V. in proposito: [... ] Rosarius Plzilosophorum [... ] A rnoldo de Villanova authore, c i t ,


.

li b. l, capp.: V, passim; VIII, passim; li b. Il, cap. l, passim, in VAA.


1 42. V. supra, nota 35 [c. 20v.].
A U R I LOQ U I O 1 89

dell ' oro, ricorre alla Dea Themis, che dà i risponsi oscuri, ricorre à questa scienza, la quale
gli d i ce che generi un'altro nuovo Amore et gli congiunga insieme el a l l ' hora ambedue
cresceranno. Ella da Giove genera un' altro Amore, il zolfo di natura e sale arrn o niaco che
Amore si chiama, concordando con tutte le quattro qualità et con tutti i q uattro elementi.
Aggiuntali insieme nella inceratione et all' hora diventano Elissir perfetto, si moltipl icano
et crescono in quantità. Errò anco Parisino i ntorno alla intelligenza delle vie, chiamando
m inerale l a vegetabile, quando nel mestruo vegetabile interv·iene argento vivo disoluto, i l
quale i n tervenendo nel l ' an imatione d ' ogni mestruo segui rebbe che ogni via s i dovesse
chiamare minerale.

Perche questa scienza si chiama A lchimia. co. 256.

Essami nata la prima questione se l ' Alchimia è accioche la seconda perche ella è,
complitamente si essamini, mi resta man ifestarti perche è detta Alchimia. Lassando dunque
da parte le false opinioni, ti dico havendola i Greci chiamata Chimia, che i n latino vuoi dire
fusoria, perciò che ella i nsegna la faci l fusione de metall i aguisa di cera et essendosi poi
questa scienza ampliata ne gli Arabi, si servirono del nome chimia et secondo i l costume
loro v i aggiunsero l ' articolo "al", cioè in l ingua nostra Italiana. Finalmente i Latin i per
chiamarla di nome di meglior suono la chiamarono Alchimia; per questa dichiaratione
potrai intendere come per il Sal mista nel salmo si là menzione di questa scienza, quando
dice "Eloquia Domini eloquia casta, argellfum igne examinatum, probatum ter- [ fine della
c. 1 63v.] rae" 143 dicono che nel la lingua hebrea si dice probatum in fusorio et volle David
per l 'essempio di questa scienza dimostrar che la parola ò legge di Dio è monda, come
l ' argento puri ficato per l ' arte del l ' Alchi mia, il quale argento sicome per la sua mondezza
converte tutti i metalli imperfetti in argento perfettissimo, cosi parimente la parola d i Dio
converte tutte le anime imperfette alla vera perfettione, come ancora il medesimo Profeta
nel salmo 1 8 Io manifesta, dicendo "Lex immaculata convertens animas "144 et perciò quando
egli d ice "Eioquia dom ini eloquia casta" che nel l ' hebrco suona "Eloquia domini eloquia
munda, argentum igne examinatum", come l ' argento essaminato nel fuoco, che è l ' argento
più fi no chiamato volgarmente di copella, probatum terrae cementalo nell a fusoria nell a
quale si mondiftca, sublimandosi i n zolfo d i natura e t perche dopo' d i quel lo s i separano g l i
elementi e t si rettificano sette volte, � i dice purgato settuplum et a l l ' hora fermentandosi,
converte i metalli imperfetti in perfcllissimo argento. Ma tu mi dirai per aventura essendo
l ' oro più perfetto che l ' argento, perehe la parola di Dio non si compara all ' al l ' oro [sic], ti
rispondo che questo è con molta ragione. Il Salm ista prende l a comparalione del l ' argento,
perche la parola di Dio non ne converte, quale è la sua, ma in quella che sa bene e l l a è
perfetta i n comparatiò nc alla sua, si può chiamare i mperfetta, s i come è la perfettione
del l 'argento, che rispetto alla pcrfcttione del l ' oro si chiama imperfetto et à comparatione

1 43. Libro dei Salmi, X l , 7.


1 44. Libro dei Salmi, XVIII, 8 .
1 90 V I NCENZO PERC OLLA

degli imperfetti s i dice perreuo, per la qual cosa lob, nel capitolo XV, disse che i Cieli non
sono mondi nel cospello di Dio, il quale ne gli Angeli islesi ritrova anco difetto. 145 &c.
[fine della c. 164r.]

Della deffinitione dell' Alchimia. C0• 257.

Venendo ultimamente alla dichiaratione della terza q uistione nostra che è di intendere
che cosa sia Alchimia, dico ch'ella altro non è che scienza delle proprietà e passioni dei
meta l l i ritrovati per arte e scienza per quel modo che scienza è la medicina, per essa
insegnandosi la medicina che sana i corpi humani, gli perfetti metalli e l ' argento vivo delle
proprietà dei metall i s' intende per la operatione che tengono in agendo, come è quel l a dei
perfetti in convertire gli imperfetti, l 'argento vivo gli allri minerali vegetabili et animali i n
sua natura, e t sanare l a infermità; è quella degl i imperfetti d i vetrificare i vasi fi geli l e
passioni dei perfetti i n vetriticarsi i n pietre preziose e puri ficarsi i n maggior perfettione et
sottig liezza le passioni degli i mperfetti in vetrificarsi e purificarsi et trasmutarsi i n altra
spetie ritrovati per arte à differenza del l' attione et passione che tengono di lor natura, del l a
condiuione dei quali, perche all a mani resta filosofia s i appartengono, ne parlò Aristotele nel
quarto libro del l a Metheora146 et dopo' lui il Commentatore et gli allri espositori, percioche
questa scienza comincia dove la natura hà finite le sue operationi. Molte altre deffinitioni
ritroverai dell ' Alchimia, ma tutte al parer mio imperfette, come potrai per te stesso con la
operatione di q uesta considerare, che io per non far un d iscorso più l ungo di que l che
bisogna, in cosa che poco imporla, lo lascio et bastami haverti dimostrato q uesta mia
deffinitione, la quarta quistione, come è questa Alchimia essendo il suo ordinato magisterio
con i veri nomi degli individui dei pesi et delle misure et dichiarerò à bocca e per cifra come
ti hò detto di voler fare. [fine della c. /64v.]

Della cagione perche si trovino cosi di raro veri et perfetti operatori.


co. 258.

Sogliono molti maravigliarsi, perche essendo questa scienza vera che sopra la natural
fi losofia fondata molto rari et in diversi tempi son stati coloro che l ' hanno intesa et cosi

145. "Ecce inter sanctos eius nemo immutabilis et caeli non su nt mundi in conspectu eius.",
Libro di Giobbe, XV, 1 5 e: "Ecce qui serviunt ei, non sunt stabiles et in angelis suis reperit
pravitatem.", Libro di Giobbe, IV, 1 8; v. anche in proposito Lettere di S. Pietro, Il, 4.
1 46. "È chiaro dunque che alcuni fattori sono attivi, altri passivi. Ciò stabilito dob-biamo
esaminare le azioni prodotte dai fattori attivi e le forme assunte da quelli passivi. Per prima cosa
dunque in generale la generazione assoluta ed il mutamento naturale sono opera di questi fattori ,
cosl come l'opposto fenomeno della corruzione secondo natura; ed esse riguardano l e piante, g l i
animali e le loro parti. L a generazione naturale assoluta è u n mutamento prodotto d a questi
fattori , quando siano in giusta proporzione, nella materia che è sostrato di ciascu n corpo
naturale, e questa materia consiste nei l'allori passivi già indicati.", Aristotele, Meteorologica,
378 b - 379 a, a cura di L. Pepe, Napoli 1 982, pp. 1 43-44.
A UR I LOQU I O 191

rari ancora quell i che hoggi l a posseggono. Onde io credo che te ne maraviglierai ancor tu et
desidererai di saper di ciò la cagione. Ella è perche essendo questa scienza dono di Dio, non
è data se non ai veri filosofi, il cui fine è la virtù et la notitia delle cose humane e divine et
perche pochi sono stati e sono gli investigatori del le scienze et massimamente d i questa
parte di filosofia con q uesto proposito è forza ch'ella da pochi sia posseduta et che e l la sia
dono d i Dio chiaramente te l 'ho dimostrato provando che da sapienza procede l ' acq u isto,
della quale l ' anima nostra i ntel lettiva ottenere non può senza lume divino, percioche se
bene ella è un raggio del la luce superna e creata da Dio et ad i magine et à similutudine sua
et nondimeno dalla tenebrosità della materia offuscata per essere congiunta al rozzo corpo et
non può pervenire ai l ucidi concetti di questa parte, ne d ' a l tra di sapienza, se d a
sopranaturale splendore n o n è i lluminata et è simile all ' occhio humano, che ben che da se
stesso egli sia chiaro, non è però possente à vedere l'oggetto senza estrinseca luce, la quale
distribuita in lui nel l 'oggetto n e l l ' aria che vi è mezzo, cagiona l ' attuale visione, impedita
dunque l 'anima nostra, quantunque da se chiarissima, dalla ruvidezza della materia corporale,
hà bisogno del divino lume, che i l luminando la potentia i ntellettiva et la discorsiva et la
materia et opera- [fine della c. 165r.] tione dei i ' Eiissir faccia ch'ella venga à conseguire
questo atto di sapienza et che q uesto dono si conceda da Dio ài veri tilosotì, e mani festi,
essendo egli dono di sapienza, poiche nelle sacre lettere habbiamo che nell ' an i ma maligna
non entra, onde coloro i quali alla investigatione dele cose humane e divine hanno inteso,
se maligni sono non sapienti, ma calidi sono chiamati. Investigando dunque i l vero filosofo
questa scienza come necessario stromento ad altri gradi d i sapienza et al l ' esserci ti o deg l i
habiti honesti et virtuosi, Iddio g l ie l a concede, essendo dalla bontà sua ordinato l ' uti l e per
lo d i l lettevole lsic:] acciò che col mezzo del le ricchezze g01.kr si possino quegl i honesti
di letti, che alla natura hum ana necessarij sono à sostentamento del corpo, i l quale
conservandosi sano, sia ministro del l ' anima allo acquisto della sapienza suo vero cibo
honoramente e d i letto et all'acquisto delle virtù morali per l a fel icità propria, quella che
haver si può in questo mondo per il giovamento del prossimo alla vera et perfetta fel icità
ottimo mezzo et i ntendendo tutto ciò bene, i veri et perfetti filosofi, massimamente i
filosofi veri christiani, parimente la manifestano à quelli sol i, che essi conoscono virtuosi
et fann o giuditio, che sieno per di ventar degni figliuoli dell a filosofia, aftinche non i mpediti
dalla fame e da altri incomod i , che porta seco la povertà, restino l iberi à fi losofare, et
i l lustrino la parte del l ' huomo più nobile ad altra chiarezza et perfettissima avicinandola et
convertendo i l corpo, fragi l e vaso di corrottione, i n i ndumento honorevole d'angelica
spirituali tà, al l ' incontro occulta viene q uesta scienza negli i ntrichi del fango delle cose [fine
della c. 165v. ] terrene ambiscono le ricchezze per dishonesto fine, per avaritia ò per appetito
sfrenato del d ilettevole ò per superbia spinti da desiderio d i regnare et l a mente creata
a l l ' altezza celeste opprimono et con sensuali bassezze. Mi dirai forse che dice anche l a
divina scrittura, che Iddio è quella luce che il lumina ogni huomo che viene in questo mondo
et che da ciò segue che questa i lluminatione del l ' anima s i a dono che si dà à tutti g l i
huomi n i et non a i sol i filosofi, si risponde che egl i è vero che Iddio quanto à s e i l lumina
1 92 V I N C ENZO PERCOLLA

l ' intel lettiva et discorsiva di ogni anima con l 'altre potenze e la materia è l ' operatione
dell ' Eiissir che . . . . . . . . . 147 l 'oggetto, ma traviando l ' huomo dalla strada della virtù alla
bruttezza del vitio della cupidigia del l ' utile per la sete del dilettevole ò per l'enfiamento
della speranza del dominare si tà meno atto à ricever la luce per diffetto di lui, non di lei, si
come interviene à col ui ch' entrando in qualche forte imaginatione ne viene in estasi i n
modo c h e s e bene è all ' bora a l l ume d e l sole e con l ' occhio suo i l luminato, non dimeno
non vede oggetto alcuno che egli habbia innanzi et però si dice c h ' l l ume d i vino verso
l ' humano è simile alla luce del sole verso la luna, la quale i l l us trata da l u i si tà una sua
i mmagine e sempre per la metà i l luminata, ma quando i loro corpi nella via dell'eclitica,
l ' uno nel capo e l ' altro nella coda del Dragone opposti si ritrovano, l ' ombra della terra che
in mezzo vi si interpone, cagiona che la luna eclissata et oscura resti. Hor cosi d unque
l ' huomo che viene in q uesto mondo fatto ad imagine e s im il itudine di Dio per l a
illuminatione del l a metà di l ui che è l ' anima, all'bora che s i d à i n preda a l senso, s 'oppone
à Dio {fine della c. 166r. ] direttamente nella via della virtù e la scurezza dell a sensualità i n
mezzo d i loro interponendosi tà rimaner l ' anima d e l d i v i n o l ume ecclissata et oscura.
Dobbiamo dunque figliuolo fuggire da ogni attione, anzi da ogni pensiero, che di cosi
nobile stato privar si possa del l ' esser atti à ricevere i raggi d'Iddio eterno sole risplender
dinanzi à l u i et agli huomini ornati di virtù e di sapienza con li quali ottimamente passata
questa vita presente da questo stato di gratia si sarà quello dell'eternità e della gloria.

Del modo tennero [si c] gli antichi Filosofi per manifestare questa scienza
ai veri figliuoli della filosofia. co. 259.

Gli antichi Filosofi, che all' atto di questa parte di sapienza divennero volendola alli veri
figliuoli della filosofia manifestare et àgli altri occultare sotto figure et coprimenti di
favole, l a trattarono convenendosi ad essi questo genere d � componimento, come dice
Aristotile nella rethorica non dovendosi publicare in secreti la divinità dell a filosofia alla
plebe ignorante, 1 48 questo si vede esser stato cosi fatto da tutti fino al tempo di Aristotile,
si come anco in Platone in molti luoghi si legge e chiaramente nel Fcdonc, dove del l ' anima
stessa disputa con questo stile 1 49 et usorono in ciò artificio cosi maraviglioso, che i n una
medesima favola di verse cose significarono appartenersi alla naturale filosofia et alla morale
et anco a l l ' astrologia et giuntamente nelle medesime favole i nsegnarono questa divina

1 47. Lacuna nel testo con punti di sospensione.


148. "Le favole sono appunto adatte ai discorsi pubblici; e presentano questo vantaggio:
che. JUenlre è difficile trovare dei falli simili realmente accaduti, è invece facile inventare dell�
favole; e bisogna comporle come le parabole, solo cioè se si sanno vedere le analogie, il che è
più faci le partendo dalla filosofia. Gli argomenti che sorgono con le favole è più facile
procurarseli, però sono più util i a deliberare quelli che sorgono per i fatti realmente accaduti ;
poiché per lo più futuro assomiglia al passato.", Aristotele, Retorica, lib. I l (B), 20, 1 394 a, 1-8,
·

Opere, Bari 1 986, p. I l O.


1 49. V. Platone, Il Fedone, capp. IV, V, e XXXVII e dal cap. LVII al cap. LXII; in questa sede
ci si è serviti dell'edizione critica curata da G. Capone Braga, Firenze 1 986.
A UR J LOQU J O 193

scienza come d i quelli pri ncipali instromenti risplendendo. Dunque, come ti hò detto, i
lì g l i uo l i della filosofia la luce divi na, l a quale mentre rischiara l ' an ima, le agevola i l
sentimento del la favola et là che arrivar si possa al vero [fine della c. 166v.} et u l ti mo
conosc imento di questa scienza, succedendo appunto il contrario à coloro che per haver
l ' animo a l l 'avaritia, ai dishonesti piaceri, ovcro a l l ' ambitione privati del lume dei divini
ragg i , i n pena et in castigo del cattivo lor proposito menano tutta l a v i ta in curioso
travagl i o et alla fine al tro guadagno che la perdità [sic] del la loro facoltà non riportano.
Onde volendo io insegnarti questa scienza, è per forza ch'io entri nella poesia in che ella stà
ascosa et la vera intel ligenza delle favole ti palesi, le qual i in diversi authori hò ritrovata l a
vera i ntelligenza, dico che quelle cose che à questa scienza s i appartengono lasciando quell e
d a canto, le quali dal la naturale e t moral filosofia et astrologia s i ragiona, poiché d a altri s i
ritrovan dichiarate. M a ti avertisco figl iuolo che benche io t i dichiari le dette favole, s e tu
serai un di quelli che allontanandosi dal la chiarezza divina nel l i i ntrichi della oscurezza
terrena si aviluppano, il che non piaccia à Iddio, non ti sia possibile che tu la conseguisca
giammai, perciò rimanendosi l ' ani ma tenebrosa et oscura et il sentimento delle favole
travaglioso et ambiguo c la pcrl'cltionc del detto ascosa, ti a verrà quel che avcnne à Roberto
da Napoli et al Prencipc Carlo suo figliuolo, ai qual i fù da Raimondo Lullo palesato q uesta
scienza,1S<' perche facessero impresa contra gli Infedeli per l ' acquisto del la terra beata. Ma
perche 1 5 1 si risolsero, si accecorono in modo che Iddio non permesse [sic] loro
che potessero il desiderato fine conseguire giammai.

Della favola de Il ' Alcida nella quale si contiene che questa scienza s i
[fine della c. 167r. } concede solamente a i veri Filosofi. C0• 260.

Quanto di sopra hò detto ritroverai nella favola di A le ida. Si narra che la terra produsse
l' Alcida fiera stupenda che vomitava fuoco el che discorrendo per tutto il mondo brugiava et
rovinava ogni paese, alla fine perche dagli huomini non poteva essere s uperata, postasi
Minerva a l l ' impresa con la sua sapienza et la sua forza la superò. La terra comune madre d i
tutti , c h e genera l ' Alcida è l a natura madre d e tutti che genera questa pietra de' fi losofi,
percioche l ' arte solamente la prepara, la materia et la natura la genera. E' fera stupenda
essendo indomita e di stupendi e maravigl iosi effetti , v om i ta fuoco continuamente,
operandosi con continuo fuoco, con la quale discorrendo per tutto il mondo ogni paese
rovina, per donde e l l a passa rovina le sostanze deg l i huomi n i ch' i n todono [sic] al suo
magisterio. Et non la potendo g l i huomini terreni superare, conseguir non la potendo gli
huomini che per l e cose terrene si pongono ad i nvestigarla. Si mette all ' i mpresa Minerva,
la vera filosofia, la quale con la sua sapienza, con l 'habito delle scienze e del le virtù i n che

1 50. Si tratta appunto di re Roberto d'Angiò detto il Saggio ( 1 278- 1 343) e di suo figlio
primogenito Carlo d' Angiò duca d i Calahria det to l'I llustre ( 1 291!- 1 321!) a cui lo Pseudo­
Raimondo Lullo si rivolse con la E-'pistola Accurtationis. Al riguardo v. supra, p. 22, n. 34.
1 5 1 . Lacuna nel testo senza punti di sospensione.
1 94 V I NC ENZO PERCOLLA

el la consiste, non si potendo ritrovare sapienza senza le virtù morali con la fortezza sua,
con l ' habito del l 'operar manualmente la prauica imitando la natura, la supera. Ne ottiene la
desiderata villoria pienamente conseguendola.

Della fa vola di Pite nella quale si contiene la medicina di solo argento


vivo fatta per la via vegetabile. C0• 261.

Nella favola del la bel l a Pile i l medesimo si contiene. Narrasi in quell a che Pile
bell issima donna amata fù da Borea et havendolo ingannato, da lui fuggendo trà monti e
boschi, fù ritrovata da Pane, il quale essendo parimente inamorato di lei, la persua- [fine
della c. 167v.] se d ' intrare con lui in una groLLa, dove si dettero amoroso piacere, del che
adirato Amore come quello dall a detta Piti havea ricevuto oltraggio, li mandò il sonno e li
fece ambidue profondamente donnire. A venne che Apell iote vento di levante passando sopra
d i loro, ne diede notitia à Borea, il quale pieno di rabbia e di gelosia venne e soffiò tanto là
verso la misera Piti sbattendola per li monti alpestri, che l ' ammazzò. Del che mosso à
pietà, Giove l a convertì in un arbore di pino, la quale sempre mai che Borea soffia stride
raccordandosi de fatti suoi piange e con voce lamentevole riceve il furor di quello. La bella
Piti è la bel l a sostanza del l ' oro e amata da Borea, dallo argento vivo spirito frigido e secco
come Borea ama Piti, quando l ' abbraccia nel l ' amalgama inganna Borea e fugge da lui nella
calcinatione volgare. Fugge per li monti del marmore e del porrido, dove triturandosi si
apparta dal l ' argento vivo e fugge per li boschi, quando per mezzo del l 'ardente spirito dell 'Ile
et bosco de fi losofi si apparta di talmente dal detto argento vivo e resta volgarmente
calcinata in minutissima pol vere. E' ritrovata da Pane Satiro si.Jo inamorato, è ri trovata dal
mestruo calcinativo che ama la detta terra del l 'oro, composto dal sale annoniaco volgare et
dal sale nitro et perciò satiro mezzo huomo et mezzo capra, procedendo il sale armoniaco
del sudore e della urina degli huomini et il salnitro delle urine delle capre. La persuade per
calcinarla fisicalmente ad entrare nella grotta della Boccia, dove si danno amoroso solazzo
congi ungendosi insieme, solvendosi vulgannente et calcinandosi fisicalmente. Amore, i l
fanciullo alato del sale armoni aco vegetabile, come {fine della c. 168r. ] t'hò detto nella
favola del suo nascimento, perche riceve oltraggio da Piti essendo soluta l a detta calce dopo'
della calcinatione volgare, preparasi alla solutione fisica col mezzo del detto sale annoniaco
vegetabile et perche si prepara calcinandosi fisicalci namente [sic] 152 con detto mestruo per
facilitarsi la detta solutione fisica ne riceve o ltraggio et·li manda il sonno, perciò cavandosi
l ' acqua del detto mestruo di sopra l a calce, restano congiunti insieme in una placida
mistione et l i tà dormire profondamente, quando triturandoli d ispare l ' aureo lor colore. Il
che vedendo Apelliote vento di levante, i l spirito del la quinta essenza vegetabile vento di
levante, perciò come il detto vento passa per l a l i nea equinottiale, posta trà il freddo della

1 52. L' avverbio allude alla calci nazione fisica, cioè alla coniunclio operata dal dio Pan nei
confronti della ninfa Pili: ''[ . . . ] per calcinarla fisicalrnente", il che compare di nuovo a c. l 70r.
·

(linea 8) in cui l ' Autore narra di nuovo questa favola.


AUR I LOQU I O 195

tramontana et il caldo del mezzo giorno, cosi lo detto spirito passa per la temperanza del l a
equalità, n o n essendo n e frigido n e calido passando sopra d i loro, componendosi l 'oglio
incerativo. Da notitia à Borea, a l l ' argento vi vo, il quale empie di rabbia et gelosia,
subl i m andosi tante volte infocandole, perfinche resti in lui solamente l a sua media sostanza
et cosi preparata soffia là verso la m isera Piti, nel l a fermentatione et fissione, che
sbattendola nel monte, sublimandosi nella sommità del vaso subl imatorio tante volte ,
perfinche fissandola l ' ammazza. Per il che mosso à pietà Giove, mosso à pietà il fuoco,
solvendola nel balneo et congelandola ne i ceneri, reiterando i l magisterio, perfinche più
congelar non si possa, la converte nel l 'albero del Pino, l a converte nella miniera vegetabile
che produce li cetri ni pinoli del l ' oro, nella scorza dei quali stà ascosta la virtù sua
vegetativa, serrata dentro la natura /fine della c. 168v.} metallica, si cqme stà l a virtù
seminaria et vegetativa dci ii pignuoli serrata nel suo pomo che primo chiamiamo. Questo
arbore sempre che borea soffia, stride sempre; è l ' argento vivo posto nel crisuolo; soffia,
essalando stride, sguillando nel far delle proiettioni. Raccordandosi degli fatti di Borea,
raccordandosi di esser lei composta della sua sostanza, piange buttando le sue gocciole sopra
di q u e llo con voce lamentevole, con soave romore et . . . . . . . . . . . . . . . . . i n purissimo
oro . . . . . . . . . 1 53
. . . .

Come con l ' esperienza si cognosce il sudetto essere verissimo. C0• 262.

Questo discorso và intorno alla creatione de' metal l i . Si veri fica in gran parte per
l ' esperienza et chi si tenesse patienza in soffrire il tempo necessario ad esperimentare i l
resto, fermamente giudico c h e i l compimento ritroverebbe. Che l i metalli i mperfetti
proced ino da argento vivo et zolfo urente si vede che con la pratica in argento vivo et zolfo
si risol vono sempre che tu giu nterai il metallo imperfetto con zol fo urente con fuoco
proportionato del modo e quantità sarà dichiarato nel l ibro del l ' ordinato magisterio. Vedrai
il zolfo urente congiungersi con il zolfo urente dei metalli i mperfetti et il resto del metallo,
convertito in argento vivo dell a propria forma, non può fare questa esperienza con oro et
argento, percioche questi metal li perfetti non tengono zo lfo urente. Passando avan ti, se
piglierai questo argento vivo ò il commune cavato dalla m iniera et lo metterai dentro due
pignatte ben lutate, l ' una sopra l 'altra, per modo che il pignatto di sot ffine della - c. /69r.]
to tenga piena la sua metà di zolfo urente e di sopre il zolfo per due dita, sia il detto argento
vivo sospeso dentro ad una pezza di lino sospesa con un filo di ferro ben legati li pignalti e
darai fuoco lento per quindeci di, di maniera tenga l iquefatto i l zol fo, empiendo lo pignalto
ogni ventiquattro hore di nuovo, perche sublimi e non darai lo suo furno convenientemente
all ' argento v i vo. Finito detto termine, troverai lo detto argento vivo congelato et fisso
come sopra in purissimo argento. Dopoi la sua infusione, percioche il vapore, il zol fo
urente . . . . ... . . . . . . . . . . . . . . 1 54

1 53. Lacune nel testo con punti di sospensione.


1 54. Lacuna nel testo con punti ùi sospensione.
1 96 V I N C ENZO PERCO LLA

Della favola di Piti, nella quale si tratta della medicina di solo argento
vivo, che per la via minerale si compone. C0• 263.

Nella favo la del la bel l issima Piti ascosa si ritrova la medicina di solo argento vivo
composta per la via mi nerale, nella quale si narra che di Piti bellissima donna s ' i namorò i l
vento Borea e t come i nnamorato d i lei l a faticava assalendola et ici volendosi l i berare degli
assalti di B orea si andò et ascose in una grolla, dove ritirandosi il satiro Pan mezzo huomo
et mezza capra, la stuprò. Partitosi Pan dal la grolla, sali anco ella violata et stuprata et
ritrovandola Borca, le pose le mani addosso et la trattò male et nel fine la convertl
nel l ' arbore del Pino, la quale solamente è agillata dal detto vento, s ' ode soavemente
lamentare. Per la bel l issima Piti intendono la bel li ssima sostanza dell ' oro, la q uale è
segui tata dal vento B orea, dal l ' argento vivo {fine della c. /69v.] volgare, vento per esser
spirito e borea per esser frigido et secco. Seguita l ' argento vi vo nel la operatione, q uesta
bel lissima sostanza, calcinandola volgarmente el lei se ne fugge nell a grotta della boccia
calcinata che è vol garmente dove ritrova Pane, il mestruo calcinativo composto con sale
armoniaco et saln itro et perciò mezzo huomo, componendosi il sale armoniaco del l' urina et
sudore del l ' huomo et i l sale n i tro del l a uri na delle capre. La stupra, calcinandola
fisicamente. Partesi Pan dal la grolla quando se l i cava da dosso questa mistura calcinativa.
Sale l ei dal la grotta, cavasi della boccia. Et a l l ' hora la ritrova Borea, il mestruo minerale et
latte virginalc cavato dal mercurio volgare dello Borea. Pone le mani addosso, solvendola el
cavandone il succo, oglio i ncerativo et con quello fermentando la sua media sostanza, la
converte nel l ' albore di Pino, l a fà medicina che produce l i citrini pinol i, vel li del l ' oro, l i
quali tengono i n sé serrata la seminaria virtù, resta i n scorza dell a natura metall ica, si come
la tiene in se il pomo del Pi no. Questo arbore solamente si sente quando soffia borea,
quando si mette l ' argento vivo nel crisuolo al fuoco, insino à tanto che sgri l l a facendo
romore aguisa di vento borea, il quale intoppando con questo arbore, con questa medicina,
s 'ode soavemente lamentare, perciò che buttandosi sopra il dello argento vivo nel l a sua
congelatione et fissione, s'ode uno dolce et lamentevole suono et perche questa medicina
buttata sopra gli altri metalli liquefalli non fà motto alcuno, ne strepito nel trasmutar, si
dice solamente si ode quando dal vento Borea è assalita et non solamente quando per altri
venti è agi tata, quando con l i metal l i [fine della c. I lOr. ] l iq uefalli et fatti mercurij
"
s ' intoppa, ha digeri to la parte mercuriale e t acqua del dello argento v i vo, atta prim a à
ricevere la decott ione. E tengo per cosa certissima che continuandosi la detta operatione, i l
detto zolfo con spatio però d i l u ngo tempo e di gerendo l a parte sol furea del dello argento
v i vo, l o convertirà in purissimo oro. Ti meravigl ierai che t' habbi posto chiaramente
l ' ordinato magisterio del l ' u ltimo del l i due sopradetti secreti che parerà di maggiore
importanza e ti habbi occultato il primo di minore, perche mi pare i l contrario, percioche
con il primo si può usare fraude per vendersi l ' argento vivo artificiale affetto del la
immonditia del zolfo urente per il naturale et in tutto. E quando questo libro venisse come
ti hò detto per alcun caso nelle altrui mano serà la nostra conscienza posta in pericolo di
A l!,R I LOQU I O 1 97

haver dato cosa perla quale si sofisticasse i l mercurio. Ma del secondo non si hà da far
molto conto, percioche desidero che per ogn ' uno s' intenda la verità della trasmutatione.
[fine della c. 170v.]
ELENCO DEI M IT I CONT ENUTI E INT ER PR ETA T I IN C HIAVE
ALC H E M ICA N ELL' A UR /LOQU/0 DI VINCENZO P ER COLLA

(Di ogni mito si dà la carta relativa nel manoscritto VIII-D-75)

P a g.

-"Della cagion che indusse ad investigar questa scienza - capitolo


primo", c. 4v. 5

-"Del modo che tenni nella investigazione. C. 2°.", c. 5r. 6

- "Della materia, et creatione de Metalli. C. 3°.", c. 5v. 7

-"Come è possibile imitando la natura per li medesimi modi far oro et


argento. C. 4.", c. 6v. 8

- "Come si possa dar la digestione per la via medesima. C. 5°.", c. 7v. 9

- "Come si possa dare la digestione per via della fermentazione. C. 6°. ",
c. 8r. 9

-"Come si possa dar la digestione per la ragione della materia et forma.


c. 7°.", c. 8r. IO

-"Come possa darsi la digestione per commistione del più che perfetto con
l'imperfetto. C. 8°.", c. 8v. Il

-"Come si possa dare la digestione supplendo al meno, e togliendo i l


soverchio. C. 9°.", c . 9r. Il

-"Come la corrollione dc metalli perfetti non solamente è possibile, ma


necessaria. c. X0.", c. 9v. 12

- "Come si prova necessaria per via della [sic] augumento. C. Xl0.",


c. l Or. 12

- "Come i Metalli si possono augumentare à quel modo, che si aumentano


gli elementi più perfetti, fuoco et aere. C. 12° .", c. IOv. 14

- "Come si possa regolare con l'augumento de vegetabili homogenei.


C0• 13.", c. l Ov. 15

-"Come si possa regolar con l'aumento degli animali. C. 14.", c. I l r. 15

-"Come procedesse [sic] all' investigatione de mezzi, che corrompono i


metalli. Cap. 15°. ", c. l l v. 16

- "Come composi un'acqua secca, che corrompe la forma dell'oro,


trasmutandolo in argento. C. 16°", c. 12r. 17
248 ELENCO DEI MITI

-"Come composi un'acqua secca, che trasmutava metalli perfetti in


piombo. C. 17°.", c. 12v. 17

-"Come con oro vivo disciolsi l'oro, et si fece potabile. C0• 18.", c. 13r. 18

- "Come ritrovai il gran secreto dell'acqua di mercurio. C. 19°.", c. 13r. 18

- "Come ritrovai la Pietra dei Filosofi secondo l'opinione di Gebro. Cap.


20°.", c. 13v., 19

-"Come ritrovai lo acs, c ferro de' filosofi. Cap. 21.", c. 14v. p. 20

- "Come pervenni alla intelligenza di Ramondo Lullo. C0 • 22°. " c. 15r. 21

- "Come pervenni alla intelligenza delle opere di Parisino. C0• 23. ",
c. 15r. 22

- "Della favola del Pomo d'oro nella quale si contiene questa scienza star
ascosa nella poesia. C0• 24.", c. 15v. 23

- "Della favola del Minotauro nell01 4uale si contiene il medesimo.


Cap0• 25°.", c. 16v. 24

-"Della favola di Theseo nella quale si vede, che di questa filosofia si


scrive per la Poesia. C0• 26.", c. 17v. 26

-"Della favola di Lincco, nella quale si contiene la sua occultatione nella


Poesia. C0• 27. " c. l gr. 26

-"Della favola di Cippo nella cjuale si contiene che questa scienza stia
unita alla Poesia. C0• 28.", c. 19r. 27

-"Della favola del Pcgaso. nella quale anco si dimostra, che questa scienza
si tratta per mezzo della Poesia. C0• 29.", c. 19v. 28

-"Della favola del Sagittario nella quale il medesimo si contiene. C. 30.",


c. 20v. 29

-"Della favola della morte di Polisena, e Polidoro, nella quale si contiene


il medesimo. Cap. 31. ", c. 2 l v. 30

-"Della favola di Dcdalionc nella quale il medesimo si contiene. C0• 32. "
c. 22v. 31

-"Della favola di Annio nella quale si contiene che le quattro medicine


particolari per timor dci Tiranni stanno ancora nelle favole ascose.
C0• 33.", c. 23r. 32
ELENCO DEI MITI 249

-"Della favola della Lepre, nella quale si vede, come per l'appetito
disordinalo degli Inquisitori, occulta slà nella favola. C0• 34. ", c. 23v. 33

- "Della favola della Vergine nella quale si contiene che questa scienza s'è
andata sempre nascondendo. C. 35.'', c. 24v. 33

- "Della favola di Glauco nella quale si contiene questo sccreto del Ferro.
C. 36.'', c. 25v. 35

-"Della favola d'Acchille nella quale si contiene il medesimo secrelo del


Marte. C0• 37.'', c. 27r. 37

- "Della favola del Corvo, nella quale si tralla della medicina, che con
questa sostanza si compone. C0• 38.", c. 2 8r . 37

-"Della favola del Pesce Australe, nella quale si contiene la della medicina.
C0• 39.", c. 28v. 38

- "Della favola della Nave chiamata Argos, nella quale si contiene la


medesima madicina [sic]. C0• 40.", c. 29r. 38

- "Della favola di Minos, nella quale il medesimo si contiene. C0 4 1.",


c. 29v. 40

- "Della favola d'Eaco nella quale si contiene il medesimo. C0• 42.'',


c. 3 0v. 41

- "Della favola di Anassarate nella quale si tralta del medesimo. co. 43."
c. 3 1 v. . 41

- "Della favola di Vulcano nella quale utilmente si contiene questo secreto


del Marie. C0• 44.'', c. 31 v. 42

-"Come Parisino non intese le opcrationi del ferro di Gebro. C0• 45.'',
c. 3 2v. 42

- "Della favola della venuta d'Esculapio in Roma, nella quale si vede l'oro
dei filosofi procedere dall'oro del volgo. C0• 46.", c. 32v. 43

- "Della favola di Narciso nella quale si contiene il medesimo. co 47.",


c. 3 3 v. 44

- "Come dall'oro fatto per artificio non s1 può comporre la pietra de


filosofi. C. 48.", c. 34r. 44

- "Della favola di Laomedonte nella quale si contiene che l'oro fatto per
arte è buono per la comositione [sic] dell'oro potabile. C0• 49.", c. 35v. 46
250 ELENCO DEl MITI

- "Della favola di Hemo et Rodopeia, nella quale si contiene esser la


materia deii'Eiissir bianco et rosso, i due metalli perfetti. C0• 50. "
c. 36v. 47

- "Come nella allegoria del nodo gordiano si contiene la quinta essenza


dell' arbore filosolìco seconda causa secreta di Parisino. C0• 5 1. ", c. 37r. 47

-"Della favola di Crisitone nella quale si tralla il medesimo. C0• 52.",


c. 37v. 49

- "Della favola di Galante, nella quale si contiene la terza causa secreta.


C0 53. ", c. 38v. 49

- "Della favola di Venere et Marte nella quale si contiene questa terza causa
secreta. C0• 54.", c. 39r. 50

- "Della favola del discenso d'Enea nell'inferno nella quale si contengono


tutte le tre sopradelte cause secrete. C0• 55.", c. 39v. 51

- "Della favola di Teges nella quale si contengono le dette tré cause secrete.
C. 6 [sic].", c. 40v. 52

- "Come la prattica s'hà da cominciare dalla distillatione. C0• 57.", c. 4 lr. 52

- "Della favola delle Fetontide, et del Cigno, nella quale si contiene la


distillatione di tulti gli individui minerali, vegetabili, et animali, et
spetialmente del antimonio. C0• 58.", c. 42r. 54

- "Della favola di Acis nella quale si contiene la distillatione


dell'Antimonio. C0• 59.", c. 42v. 55

- "Della favola di Cigno figliuolo di Nettunno, nella quale si ragiona della


distillatione del regolo dell'antimonio. C0• 60.", c. 43v. 56

- "Della solutione delle parti terrestre [sic] che restano nella distillatione
degli individui. co. 6 1.", c. 44r. 56

-"Della favola della Venere di Dedalo, nella quale si contiene la solutione


di questa terra. C0• 62.", c. 44v. 57

- "Della favola del nascimento di Cupido, nella quale il medesimo si


contiene. C0• 63.", c. 44v. 57

- "Della favola dei Compagni di Diomede, nella quale si contiene la


sublimatione dei zolfi di natura, vegetabili, animali, et misti. C. 64.",
c. 45r. 58

- "Della Acuitione. C. 65.", c. 45v. 58

- "Della favola di Meneide, nella quale si contiene l'acuitione dell'acqua


minerale. C0• 66.", c. 45v. 59
ELENCO DEI MITI 25 1

- "Della favola del Viandante convertito da Cerbero in pietra, nella quale il


medesimo si contiene. C0• 67.", c. 46v. 60

- "Della favola di Dedalo, et d'Iccaro suo figliuolo, nella quale si tratta di


due diverse acuitioni. C0• 68.", c. 47r. 60

-"Della favola di Anteo nella quale si tratta dell'acuitione del mercurio


vegetabile col zolfo animale.C0• 69.", c. 47v. 61

-"Della favola di Antigone nella quale il medesimo si contiene. C. 70.",


c. 47v. 61

-"Della favola di Pigmea nella quale si tralta della acuitione che si fa con
la terra foliala animale irrationale. C.71.", c. 48r. 62

-"Della Circolatione. C0• 72.", c. 48v. 62

- "Della favola di Marsia, nella quale si tratta di questa circolatione.


C. 73.", c. 48v. 62

- "Della favola delle Bellide, nella quale si contiene questa circolatione.


c. 74.", c. 49r. 62

- "Della favola del Leone, nella quale si tratta della circolatione del zolfo
vegetabile. C. 75.", c. 49v. 63

- "Della favola di Ganimede nella quale si contiene il medesimo. co 76.",


c. 50r. 64

- "Della favola della Canicola nella quale si tratta della circolatione


dell'acqua secca vegetabile, et animale. C0• 77.", c. 50v. 64

-"Della favola d'Endimione nella quale si tratta della circolatione di questo


mestruo maggiore. C0• 78.", c. 51r. 65

- "Della favola di Castore e Polluce, nella quale il medesimo si contiene.


C. 79.", c. 51 v. 65

- "Della favola di Dafne, et Giacinto, nella quale il medesimo si contiene.


C0• 80.", c. 52v. 67

- "Della favola delle figliuole d'Echione nella quale si contiene la


circolatione del mercurio, et menstruo maggiore. co. 81.", c. 53r. 67

-"Della favola della Tazza, nella quale si tratta della circolatione del
mestruo maggiore animato. C. 82.", c. 53v. 67

- "Della favola della Deificatione di Romolo, e di Hersilia sua moglie,


nella quale si contiene la circolatione del menstruo solfureo. C. 83.",
c. 54v. 69

-"Della favola di Mammone, nella quale si contiene la circolatione del


mercurio della marchesita. C0• 84. ", c. 55r. 69
252 ELENCO DEI MITI

-"Della favola di Sisifo nella quale si contiene la circolatione dell'oro.


C0• 85.", c. 55v. 70

-"Della animatione. co. !lo.", c. 56r. 70

-"Della favola di Eritonio nella quale si tratta di questa animatione.


C. 87.", c. 5 6v . 71

- "Della favola del serpe d'Esculapio nella quale del medesimo si ragiona.
C0• 88.", c. 57r. 72

-"Della calcinatione. C0• RH !sic 1. , c. 5Hr.


" 73

- "Della favola di Pelia Ré di Tcsaglia nella quale si tratta della calcinatione


del-l'oro. C. 90.", c. 58r. 73

-"Della favola di Cerbero, nella quale si contiene la calcinatione di due


metalli perfetti. <Cap.> 9 1.", c. 59r. 74

-"Della favola di Adraslo, nella quale si contiene la detta calcinatione.


C0• 92.", c. 59v. 75

- "Della favola di Pcnteo. nella quale si contiene la calcinatione d'ogni


metallo. C0• 93.", c. 60r. 75

-"Della solutione assottigliativa de metalli. C0• 94.", c. 60v. 76

-"Della favola del Capricorno, nella quale si tralla della detta solutione.
<Cap > 95.", c. 60v.
. 76

-"Della favola del Granchio, nella quale si tralla di questa solutione.


C0• 9 6. ", c. 61 r. 77

-"Della favola della Corona australe, nella quale il medesimo si contiene.


C0• 97.", c. 61v. 78

-"Della favola della morte di Didone, nella quale si contiene la solution


dell'oro. C0• 98.", c. 62r. 78

-"Della favola di Alatrione, nella quale il medesimo si contiene. C0• 99.",


c. 62v. 79

-"Della favola del Caduceo di Mercurio nella quale si contiene questa


solutione dell'oro per mezzo del mercurio, el mestruo maggiore.
C0• 100.", c. 63r. 79

-"Della favola di Cadmo, el Ermione, nella quale si contiene la solutione


dell'oro, e dell'argento. C0• 101.", c. 6 3r. 80

-"Della favola del nascimento di Martc, nella quale si contiene la solutione


dell'oro, et dell'argento cavato llal Marte. C0 102.", c. 63v. 80

- "Della favola di Talos, nella quale si contiene la solulione di tutti i


metalli. co 103.", c. 65r. 81
ELENCO DEl M l TI 253

-"Dcllu fuvolu di Mcdlio nclluquulc il mcdcsimù si conlicnc. C0• 104.",


c. 65v. 82

- "Della favola di Teseo cavato dall'Inferno per Hercole, nella quale si


contiene la solutione fisica dell'oro. C0• 105.", c. 66r. 83

- "Della favola di Poro, nella quale il medesimo si contiene. C0• 106.",


c. 66v. 83

- "Della favola della ncgrezza del Corvo nella quale si contiene la solutione
fisica dell'oro. C. 107.", c. 67r. 84

- "Della favola di Coronide, nella quale si contiene la solutione fisica


dell'oro. C0• 108.", c. 67v. 84

- "Della favola di Egina, nella quale il medesimo si contiene. C. 109.",


c. 67v. 84

-"Della favola dc gli Asini, nella quale si tratta della solutione fisica di due
metalli perfetti per lo componimento del mercurio et mestruo solfureo.
c. 110.", c. 68r. 85

-"Della favola di Acete, nella quale si contiene la solutione fisica de tutti i


metalli. C0• Ili.", c. 68v. 86

-"Della favola di Titone nella quale il medesimo si contiene. C0• 112.",


c. 68v. 86

-"Della favola di Ciane nella quale si contiene la solutione fisica della


sostanza metallica, che per se slessa si solve in mercurio. <Cap.> 113.",
c. 69r. 87

- "Della favola di Egeria nella quale si contiene la solutione fisica.


C0• 114.", c. 69v. 87

- "Della sublimatione.C0• 115.", c. 70r. 87

-"Della favola del lupo nella quale si contiene la sublimatione del zolfo di
natura dell'oro. C0• 116.", c. 70v. 88

- "Della favola di Dafnide pastore Ideo, nella quale si contiene la


sublimatione del zolfo di natura dell'oro. co. 117.", c. 71r. 89

- "Della favola di Celmo nella quale il medesimo si contiene. C0• 118.",


c. 71 v. 89

-"Della favola del nascimenlo di Venere nella quale si contiene la natività


della terra foliata dell'oro. C0• 119.", c. 71v. 89

- "Della favola di Cirice nella quale si contiene la sublimatione dell'argento


cavato dal ferro. C. 120.", c. 72r. 90
254 ELENCO DEl Ml TI

- "Della favola del Pastor di Puglia, nella quale si tratta della sublimatione
del zolfo di natura, dell'imperfetto Metallo. C. 12 1.", c. 73r. 91

- "Della favola degli Amati, nella quale si contiene la sublimatione di tutti


i zolfi dei metalli. C0• 122.", c. 73v. 92

�"Della favola di Esone, nella quale si contiene la sublimatione del zolfo


di natura dell'oro, et di tulli i metalli. C0• 123.", c. 74r. 92

-"Della rubificatione. co. 124.", c. 75r. 93

- "Della favola di Anchise, nella quale si contiene questa rubificatione.


C0• 125.", c. 75r. 93

- "Della favola di Peridimeno, nella quale si contiene il medesimo.


C0• 126.", c. 75v. 94

-"Della favola di Crati, et Simbari fiumi di Puglia nella quale si contiene


il medesimo. Cap. 127.", c. 76r. 94

-"Della favola della morte d'Achille, nella quale si tratta della seconda
solutione congiuntiva della fermentatione. C0• 128.", c.76r. 94

- "Della favola dell'incesto di Giove, nella quale anche si contiene la


fermentatione. C0 129.", c. 76v. 95

-"Della favola di Stelles, nella quale si contiene il medesimo. C0• 130.",


c. 76v. 95

-"Della Inceratione. C0• 13 1.", c. 77r. 96

-"Della favola della cetra, nella quale si contiene la inceratione. C0• 132.",
c. 77v. 96

-"Della favola del Delfino nella quale il medesimo si contiene. co. 133.",
c. 77v. 96

- "Della favola della resurrettione di Pelope, nella quale si contiene la


inceratione. C0• 134.", c. 78r. 97

-"Della favola d' Hippodamia, nella quale si contiene l'inccratione.


C0• 135. ", c. 78v. 98

-"Della favola di Alchate, nella quale si contiene la inceratione. C0• 136",


c. 79v. 98

- "Della favola del Pellicano nella quale si contiene il medesimo. C0• 137",
c. 80r. 99

- "Della Perifeta nella quale si contiene la inceratione della media sostanza


dell'argento vivo. C. 138.", c. 80r. 99

- "Della moltiplica7.ionc deii'Elissir. C0• 139.", c. 80v. 100


ELENCO DEl Ml TI 255

- "Della facola della Hieria. nella quale si contiene il medesimo della


moltiplica-zione. C0• 140.", c. 8 1v. 101

- "Della via della Conversione dciii Elementi. C0. 141.", c. 82r. 101

-"Della favola deii'Hermofrodita nella quale il medesimo si contiene.


C0• 142.", c. 82r. 102

- "Della favola di Titio nella quale si contiene il medesimo. C0• 143.",


c. 83r. 103

- "Della favola di Dirce nella quale si contiene la moltiplicatione.


C0• 144.", c. 83v. 103

- "Della favola delle Sempleadi nella quale si contiene il medesimo.


C0• 145.", c. 84v. 104

- "Della favola di Ascalafo, nella quale si contiene il medesimo. C0• 146.",


c. 84v. 104

- "Della favola di Loto Ninfa nella quale si contiene la mohiplicationc.


C0• 147.", c. H5v. 105

- "Della favola della Fenice nella quale si contiene la moltiplicatione degli


Arabi Filosofi. C0• 148.", c. 86r. 106

- "Della favola di Thieste, et di Atreo, nella quale si contiene la


moltiplicatione. co. 149.", c. 86v. 107

- "Della favola di Creusa, nella quale si contiene la moltiplicatione


deii'Eiissir rosso col bianco. C0• 150.", c. 87v. 107

-"Della favola di Piramo, e Tisbe, nella quale si contiene il medesimo.


C0• 151.", c. 88v. 108

-"Della favola di Procuste nella quale si contiene la moltiplicatione.


C0• 152. ", c. 89v. 109

-"Della favola della morte di Androgeo, nella quale si contiene la della


moltiplicatione. C0• 153.", c. 89v. 110

- "Della favola di Niobe, nella quale il medesimo si contiene. co. 154.",


c. 90r. IlO

-"Della favola di Orfeo ; nella quale si contiene la moltiplicatione.


C0• 155.", c. 90v. 111

- "Della favola di Pieride nella quale si contiene la moltiplicatione.


C0• 156.", c. 92v. 113

- "Della favola del Monte Chimera. nella quale si contengono le tre vie
principali di questa scienza. C0• 157.", c. 94r. 114
256 ELENCO DEI MITI

- "Della favola del MonlOn d'oro nella quale si contiene il medesimo.


C0• 158.", c. 94v. 115

-"Della favola di Encelado, nella quale il medesimo si contiene. C. 159.",


c. 95r. 115

-"Della favola delle Sirene nella quale si contiene il medesimo. C0, 160.",
c. 95v. 116

-"Della favola di Agenore, nella quale si contiene i tre ordini delle


medicine. C. 161.", c. 96v. 117

-"Della favola delle Gorgone nella quale si contengono tré allre vie, che
magisterij si domandano. C0• 162.", c. 98v. 119

-"Della favola di Medusa, nella quale si contiene la medicina per questa via
della fissione. C0• 163.", c. 99r. 120

-"Della favola di Aglauro nella quale il medesimo si contiene. C0• 164.",


c. IOOr. 120

- "Della favola del Toro Crctcnsc nella quale si contiene il medesimo.


C0• 165.", c. IOir. 121

-"Della favola di Certione, nella quale il medesimo si contiene. C0• 166.",


c. IO! v. 122

- "Della favola di Perseo, nella quale si contiene I'Elissir per questa via
della fissione con le sue moltiplicationi. C0• 167.", c. IO! v. 122

- "Della via della conversione degli clementi. C0• 168.", c. 103v. 124

�"Della favola di Proteo, nella quale si contiene la medicina per questa via
della conversione degli elementi.C0• 169.", c. 103v. 124

- "Della favola dci pesci, nella quale il medesimo si contiene.Cap0• 170.",


c. 104r. 125

- "Della favola di Pitagora, nella quale si contiene la medicina per la via


della conversione degli clementi. C0• 171.", c. 104v. 125

- "Della via della divisione degli elementi. C0• 172.", c. l 05r. 126

-"Della favola delle Predite, nella quale si contiene questa via della
divisione degli elementi.C0• 173.", c. 105v. 126

-"Della favola dell'Absirto, nella quale si contiene il medesimo. C0•


174.", c. 106r. 127

-"Della favola di Atheone, nella quale si contiene la via della divisione


degli elementi. Cap0• 175.", c. 106v. 127

- "Della favola di Saturno nella quale il medesimo si contiene. C0• 176.",


c. l 07r. 128
ELENCO DEl MITI 257

-"Della favola di Allalanta nella quale si contiene il medesimo. C0• 177.",


c. 107r. 128

-"Della favola di Demorgone, nella quale il medesimo si contiene.


C0• 178.", c. 108v. 130

- "Delli enigmati di Platone, nelli quali si contengono le sette vie.


C0• 179.", c. 109v. 131

- "Della favola di Zeto, et Anfione nella quale si contengono queste sette


vie. C0• 180.", c. IIOv. 132

-"Della favola della chioma di Berinice, nella quale si tratta di queste sette
vie. C0• 181.", c. Il l v. 133

-"Della favola dell'Altare, nella quale il medesimo si contiene. C0• 182.",


c. l l l v. 133

- "Della favola delle Pleiadi, nella quale si contengono le sette vie col
pericolo della minerale. C0• 183.". c. 112r. 134

- "Della favola di Cerere, el Nettunno, nella quale si tratta della via


minerale. C0• 184.", c. 1 13r. 135

- "Della favola di lo, nella quale si contiene la via minerale. C0• 185."
c. 113v. 135

-"Della favola d'lno, el Atamanta, nella quale si contiene questa via


minerale. C0• 186.", c. 1 14v. 137

-"Della favola di Mirra, che contiene la via minerale. C0• 187.", c. 115v. 137

-"Della favola di Cacco, nella quale si tratta della medicina rossa el bianca
per la via minerale del latte virginale del mercurio volgare. C0• 188.",
c. l l 6r. 138

- "Della favola di Arelusa, nella quale si contiene la medicina che si fà per.


la via minerale d'oro, et della media sostanza dell'argento vivo. C0•
189.", c. 117r. 139

-"Della favola di Oleno, e Letea, nella quale si contiene la via vegctabile.


co. 190.", c. 117v. 139

-"Della favola di Nittimene, nella quale si contiene la via vegetabile.


C0• 191. ", c. 118r. 140

- "Della favola della perduta Deità d'A polline nella quale si tratta della
medicina. C0• 192.", c. 118r. 140

-"Della favola del Dragone, nella quale il medesimo si contiene.


C0• 193.", c. 1 19r. 14 1
258 ELENCO DEI MITI

-"Della favola di Thetis nella quale si tratta del medesimo. C0• 194",
c. 120r. 142

-"Della favola di Peleo nella quale il medesimo si contiene. C0• 95.",


c. 120v. 143

- "Della favola della guerra Troiana, nella quale il medesimo si contiene.


C0• 196.", c. 121r. 143

-"Della favola di Tiresia nella quale si contiene il medesimo. co. 197.",


c. 122r. 144

- "Della favola di Prometeo, nella quale il medesimo si contiene.


C0• 198.", c. 123r. 145

- "Della favola di Turno nella quale si tratta della via vegctabile e medicina
rossa, e bianca generale c della rossa accurtata. C0• 199.", c. 123v. 146

-"Della Dcificationc di Enea nella quale si contiene la medicina accurtata


per la via vegetabile.C0• 200.", c. 125r. 147

- "Della favola di Bibli nella quale il medesimo si contiene. C0• 201",


c. 125r. 147

- "Della favola della Corona d'Arianna nella quale il medesimo si contiene.


C0• 202.", c. 125v. 148

- "Della favola d'Asteria nella quale il medesimo si contiene. C0• 203.",


c. 126r. 148

- "Della favola di Cinerdsa, nella quale si contiene la medesima medicina


accurtata per la via vegetabile. C0• 204.", c. 126v. 149

- "Della favola di Calisto nella quale il medesimo si contiene. co. 205.",


c. 127r. 149

- "Della favola di 4. donne lsicj, nella quale il medesimo si contiene.


c. 206.", c. 128r. 150

-"Della favola di Hebe nella quale si contiene la medicina di sale, argento


vivo fatta, per questa via vegetabile. C0• 207.", c. 128r. 150

- "Della favola della Saetta, nella quale il medesimo si contiene. C0• 208.",
c. 129r. 15 1

-"Della favola del cornocopia nella quale il medesimo si contiene.


C0• 209.", c. 129v. 152

- "Della favola dell'Idra, nella quale il medesimo si contiene. C0• 2 I O.",


c. 130v. 153

- "Della favola di Clitia nella quale si contiene il medesimo. C. 211.",


c. 131 r. 153
ELENCO DEI MITI 259

- "Della favola della Deificatione di Hercole, nella quale si contiene il


medesimo. C0• l I2lsicj", c. 13 Iv. 154

- "Della favola di Cini nella quale si contiene la medesima medicina di solo


argento vivo per la via vegetabile. C0• 113. [sic]", c. 132r. 154

- "Della favola di Scirone, nella quale il medesimo si contiene. co. 214 ", .

c. I32v. 155

- "Della favola della Porca Heremionia nella quale si contiene il medesimo.


C0• 115 [sic].", c. 132v. 155

- "Della favola della Slinge nella quale si tratta della via animale. C0• 116
[sic].", c. 133r. 156

- "Della favola di Androgco nella quale si contiene il medesimo. C0• 217.",


c. 134v. 157

- "Della favola di Canente, nella quale si tratta della medesima via animale.
C0• 218.", c. 135r. 158

- "Della favola di Ciparisso, nella quale si contiene la via animale


accortata. C. 219.", c. 136r. 158
- "Della favola di Aquilone, nella quale si contiene il medesimo. C0• 220.",
c. 136v. 159

- "Della favola del Centauro, nella quale si contiene per questa via animale
la medicina di solo argento vivo. C0• 221.", c. 137r. 159

- "Della favola del Diluvio nella quale si contiene la via mista minerale,
vegetabile et animale. C0• 222.", c. I38r. 161

- "Della favola di Tereo nella quale si contengono le medicine grandi


bianca, rossa, per questa via mista minerale, vegetabile, el animale.
C. 223.", c. 139r. 162

- "Della favola di Semele nella quale si contiene la medicina per la via


mista minerale, vegetabile, et animale. co 224.", c. 140v. 163
- "Della favola di Pigmaleone, nella quale si contiene la medicina per la via
mista minerale vegctabile et animale. co 225.", c. 14Iv. 164
- "Della favola di Iasonc nella quale si contiene la medicina per la via
minerale, vegetabilc, et animale. co. 226.", c. 142r. 165
- "Della favola di Latona, nella quale si tratta della medicina bianca et rossa
per la via minerale, et vegctabile. C0• 227.", c. 143v. 166
- "Della favola di Atis, nella quale si contiene la medicina abbreviata per
questa via minerale, et vegetabile. co 228.", c. 144v. 167
260 ELENCO DEI MITI

-"Della favola di Cenis nella quale si contiene la medicina accortata per


questa via minerale vegetabile dell'altissima proiettione. C0• 229.",
c. 145r. 168

-"Della favola di Bellerofonte, nella quale si contiene la medicina per la


via minerale, et animale. C0• 230.", c. 146r. 169

-"Della favola di Leucotoe, nella quale si tratta della medicina accurtata per
la via minerale, et animale. C0• 23 1.", c. 147r. 170

- "Della favola di Orione nella quale si contiene la via mista vegetabile, et


animale. C0• 232. ", c. 147v. 170

- "Della favola di Mida, nella quale si contiene la medesima via vegetabile,


et animale. C0• 233.", c. 148v. 17 1

- "Della favola di Esaco nella quale si contiene la medicina per la medesima


via vegetabile, et animale. C0• 234.", c. 149r. 172

- "Della favola di Perimele, nella quale si contiene il medesimo. C0• 235.",


c. 149v. 173

- "Della favola di Meleagro, nella quale si contiene questa medicina per la


via vegetabile, et animale. C0• 236.", c. 150r. 173

- "Della favola di Filemonc, et Gauci nella quale si contengono le medicine


generali rossa, el bianca per questa via mista vegetabile et animale.
C0• 237.", c. 15Ir. 174

- "Della favola di Cefalo, nella quale si contiene la medicina abbreviata


bianca, e rossa, per la via vegetabile, et animale irrationale. C0• 23 8.",
c. 152r. 175

- "Della favola di lssione nella quale si contiene il medesimo. C0• 239.",


c. 153r. 176

-"Della favola di Anfiamo, nella quale si contiene la medicina di solo


argento vivo per la via mista dci due mercurij vegetabili, el dell'animale
irrationale. C0• 240.", c. 153v. 177

- "Della favola delle Naiadi, nella quale si contengono le cinque medicine


particolari, che per questa via vegetabile, et animale si contengono.
C0• 241.", c. 154v. 178

- "Come per providcnza divina questa scienza è stata coperta sotto la


Poesia. C0• 242.", c. 155r. 179

- "Della favola di Cinara nella quale si contiene che questa scienza contiene
in se la cognitione della vera, et perfetta medicina. C0• 243. ", c. 155v. 179

-"Come quest'oro fatto potabile è di virtù vegetativa, et animale, et è la


equalità del circolo al quadrato. C0• 244.", c. 156r. 180
ELENCO DEl M l TI 261

-"Della favola di Arachnc nella quale si contiene che Dio vuole che questa
scienza stia occulta. C0• 245.", c. 157r. 181

-"Della favola d'Esculapio nella quale il medesimo si contiene. C0• 246.",


c. 157r. 18 1

-"Della favola di Occiroc nella quale si contiene il medesimo, che di sopra


s'è detto. C0• 247.", c. 157v. 182

- "Della favola dei Giganti, nella quale il medesimo si contiene. C0• 248.",
c. 158r. 182

- "Come per li errori di veri operanti, si rende questa scienza difficilissima.


co 249.", c. 158v. 183

- "De gli errori di Ruggiero Bacconc. C0• 250.", c. 159r. 183

-"De gli errori di Riccardo. C0• 25 1. ", c. 159v. 184

-"Dciii errori del maestro dell'arte generale. C0• 252.", c. 160v. 185

-"De gli errori di Rinaldo. C0• 253", c. 162r. 187

-"De gli errori di Raimondo Lullio. C0• 254.", c. 162r. 187

-"Dciii errori di Parisino. C0• 255.", c. 162v. 188

-"Perche questa scienza si chiama Alchimia. C0• 256.", c. J63v. 189

-"Della dellinitione dell'Alchimia. C0• 257.", c. 164v. 190

-"Della cagione perche si trovino cosi di raro i veri, et perfetti operatori.


C0• 258.", c. 165r. 190

- "Del modo tennero [sic] gli antichi Filosofi per manifestare questa
scienza ai veri liglioli della rilosofia. C0• 259.", c. 166v. 192

- "Della favola dell'Alcida nella quale si contiene, che questa scienza si


concede solamente ai veri Filosofi. C0• 260.", c. 167r. 193

- "Della favola di Pite nella quale si contiene la medicina di solo argento


vivo fatta per la via vegetabile. C0• 26 1.", c. 167v. 194

- "Come con l'esperienza si cognoscc il sudctto essere verissimo.


C0• 262.", c. 169r. 195

- "Della favola di Piti, nella quale si tratta della medicina di solo argento
vivo, che per la via minerale si compone. C0• 263. ", c. 169v. 196
INDICE DEI MITI LETII E TRASCRITII ERRONEAMENTE DALLO SCRIBA
COPISTA DALL'ORIGINALE ALLA COPIA COSTITUITA DAL MS. VIII-D-75.

Pag.

Absirto (C0 174; c. I06r.) =Apsirlo 127


Alatrione (C0• 99; c. 62v.) =Aleurionc 79
Alchate (C0• 136; c. 79v.) =Alcaloo 98
Alcida (C0• 260; c. 167r.) =Egida 193
Androgeo eco 217; c. 134v.) =Androgino 157
Anfiamo (C0• 240; c. 153v.) =Anfiarao 177
Annio (C0• 33; c. 23r. Anio 32
Aquilone (C0• 220; c. 136v. ) =Borca c Orizia 159
Bellide eco. 74; c. 49r.) = Danaidi 63
Cadmo e Ermione eco l O l ; c. 63r.) =Cadmo e Armonia 80
Cenis eco. 229; c. 145r.) =Cineo 168
Cemauro eco. 221; c. 137r.) = Chirone 159
Certione (C0. 166;c. l 01v.)=Cercionc 122
Cigno eco. 60; c. 43v. ) =Cicno 56
Cinara (C0• 243; c. I55v. )=Cinira 179
Cinerosa (C0• 204; c. 126v. ) =Cinosura 149
Cini (C0• 213; c. 132r. ) =Sini !54
Cirice (C0• 120; c. 72r. )=Ceice 90
Corvo (C0• 38; c. 28r.) =Coronide 37
Crisitone (C0• 52; c. 37v.) =Erisiuonc 49
Dafne e Giacinto (C0 80; c. 52v.) =Apollo e Dafne; Apollo e Giacinlo 67
Dajnide pastore Ideo (C0• 117; c. 71r.)=Dafni e Nomia 89
Delfino (C0• 133;c. 77v.) = Arione 96
Demorgone (C0• 178; c. 108v.)= Demogorgone 130
Diluvio (C0• 222; c. 138r.) =Dcucalionc e Pirra 161
Dirce (C0• 144; c. 83v.) = Dcrcclo 103
Eritonio (C0• 87; c. 56v.) = Eriltonio 71
Fetontide e del Cigno eco 58; c. 42r.) =Eliadi 54
Figliuole di Ec:hione (C0• 81; c. 53r.) =Coronidi (figlie di Orione.) 67
Galante (C0• 53; c. 38v.)=Galinzia 49
Gorgone (C0• 162; c. 98v.) =Gorgoni 119
264 INDICE DEI MITI ERRO NEAMENTE TRANSCRITTI

Hemo e Rod opeia (C0• 50; c. 36v.) =Emo c Rodopc 47


Hieria eco. 140;c. 8 1 v.)=Iena 101
Leone eco. 75;c. 49v.) = Leone Ncmco 63
Linceo eco. 27;c. 18r.) =Linco 20
Loti eco. 147; c. 85v.) = Loti<.le 105
Lupo eco. 116;c. 70v. )= Licaone 88
Mammone eco. 84; c. 55r.) =Mcmnone 69
Mecilio (C0• 104; c. 65v.) = Miscclo 82
Miniade (C0• 66; c. 45v. )= Miniadi 59
Mome Chimera eco. 157;c. 94r.) = llcllcrof'onte 115
Montan d'oro (C0• 158;c. 94v.) = Frisso 115
Occiroe (C0• 247;c. 157v.) =Ocirroe 182
Pastor di Puglia eco. 121; c. 73r.) =Apulo 91
Peridimeno eco . 126;c. 75v.) = Pcriclimeno 94
Perifeta eco. 138; c. 80r.) = Pcrifetc 99
Pigmea (C0• 71; c. 48r. )=Gerana 62
Porca Heremionia (C0. 215;c. 132v.) Fea (ovvero "Scrofa di Cro inmio")
= 155
Procuste eco. 152;c. 89v.) = Procruste 109
Sagittario (C0• 30;c. 20v.) =Croto 29
Stelles (C0• 130; c. 76v.) Ascalabo
= 95
Tazza eco. 82; c. 53v.) =Demifontc c Mastusio 68
Teges eco. 56; c. 40v.) =Tagcs 52
Titone eco. 112; c. 68v.) =Arnc 86
Toro Cretl'llse (C0• 165; c. IO l r. )= Minotauro 121
Vergine (C0• 35; c. 24v. ) =Aslrea 33
INDICE ANALIT ICO DEI MITI CONTENUT I NELL ' AUR /L OQU/0
DI VINCENZO P ERCOLLA
(Ogni voce è seguita dal numero di pagina dell'edizione)

A Ascalafo: l 04
Acete: 86 Asini: 85
Achille: 37 Asteria: 148
Achille (morte di-): 94 Astrea: 33
Aci: 55 Atalanta: 128
Adone: 150 Atamante e lno: 137
Adrasto: 75 Atteone: 127
Agenore: l 17 Attis: 167
Aglauro (Erse, Pandroso e ): 120
-

Alcatoo: 98 B
Alettrione: 79 Ballo: v. sub "Apollo privato della sua
Altare dei Ciclopi: 133 divinità"
Anassarate: 41 Bcllerofonte: l 15, 169
Anchise: 93 Bcrcnit:c: 133
Androgeo: I l O, 157 Bihli: 147
Androgino: 157 Borea e Orizia: 159
Antìarao: 177
Antìone (e Zelo): 132 c
Anio: 32 Caco: 138
Anteo: 61 Caduceo di Mercurio: 79
Antigone: 61 Callisto: 149
Apollo (privato della sua divinità ovvero: Canenle: 158
Batto): 140 Canicola: 64
Apollo e Cassandra: 3 Capricorno: 76
Apollo e Dafne: 67 Castore e Polluce: 65
Apollo e Giacinto: 67 Cefalo e Procri: 175
Apsirto: 127 Ceice: 90
Apulo: 91 Celmo: 89
Aracne: 181 Cerhcro 60: 7 4
Aretusa: 139 Cercione: 122
Argos: 38 Cerere e Nettuno: 135
Arione: 96 Cetra di Mercurio: 96
Arne: 86 Chirone centauro: 159
Ascalabo: 95 Ciane: 87
266 INDICE ANALITICO DEl MI TI

Cicno: 56 Emo e Rodope: 47


Cineo: 168 Encelado: 115
Cinira: 179 Endimione: 65
Cinosura: 149 Enea (deilicazione di -): 147
Ciparisso: 158 Enea nell'Ade: 51
Cippo: 27 Ercole (deificazione di -) Lovvero Nesso
Clizia: 153 centauro]: 154
Cornucopia: 152 Ercole e Cerbero: 74
Corona Australe: 78 Erisittone: 49
Corona d'Arianna: 148 Eriuonio: 71
Coronide figlia di Coroneo: 84 Ermafrodita: 102
Coronide figlia di Flegia: 37 Erse (Aglauro, Pandroso e-): 120
Coronidi figlie di Orione: 67 Esaco: 172
Corvo: 37, 84 Esculapio: 43, 72, 181
Crati e Sibari: 94 Esone: 92
Creusa: 107
Croto centauro: 29 F
Cupido (nascita di-): 57 Fea: 155
Fenice: 106
D Fetonte: 45
Dafni e Giacinto: 67 Filemone e Bauci: 174
Dafni e Nomia: 89 Frisso: 115
Danaidi: 63
Dedalione: 31 G
Dedalo e Icaro: 60 Galinzia: 49
Dedalo e la Venere !ignea: 57 Ganimede: 64
Demifonte e Mastusio: 68 Gerana: 62
Demogorgone: 130 Giasone: 165
Deucalione e Pirra: 161 Giganti: 182
Didone (morte di -): 78 Giove e Cerere: 95
Diomede: 58 Glauco: 35
Drago del Giardino delle Esperidi: 141 Gorgoni: 119
Granchio: 77
E
Eaco: 41 I
Ebe: 150 Idra: 153
Egeria: 87 Iena: 101
Egida: 193 Ino e Atamante: 137
Egina: 85 Io: 135
Eliadi: 54 lppodamia: 98
INDICE ANALITICO DEI MITI 267

lssione: 176 Orfeo: Ili


Orione: 170
L
Laomedonte: 46 p
Latona: 166 Pandroso (Agiauro, Erse e ): 120
-

Leone Nemeo: 63 Paride (Giudizio di -): 23


Lepre: 33 Pegaso: 28
Leucotea: 170 Peleo: 143
Licaone: 88 Pelia: 73
Linceo: 26 Pellicano: 99
Lotide: 105 Pelope: 97
Penteo: 75
M Periclimeno: 94
Mammone: 69 Perifete: 99
Marsia: 62 Perimele: 173
Marte (nascita di -): 180 Perseo: 122
Medusa: 120 Pesce Australe: 38
Meleagro: 173 Pesci: 125
Memnone: 69 Pieridi: 113
Mida: 5, 171 Pigmalionc: 164
Minerva (nascita di -): 3-5 Piramo e Tisbe: l 08
Miniadi: 59 Pitagora: 125
Minosse: 40 Piti 194: 196
Minotauro: 24, 122 Pleiadi: 134
Mirra: 137 Polissena e Polidoro: 30
Miscelo: 82 Pomo d'oro: 23
Poro: 83
N Pretidi: 126
Naiadi: 178 Procruste: l 09
Narciso: 44 Prometeo: 145
Nesso centauro (ovvero: Deificazione di Propetidi: 164
Ercole): 154 Proteo: 124
Nettuno e Minerva: 4
Niobe: 110 R
Nittimcne: 140 Romolo ed Ersilia: 69
Nodo di Gordio: 47
s
o Saetta: 151
Ocirroe 182: Sagittario: 29
Oleno e Letea: 139 Saturno: 128
268 INDICE ANALITICO DEl MITI

Scironc: 155 Teseo: 6


Semelc: 163 Teseo nell'Ade: 83
Scmiramitlc: l 03 Teti: 142
Serpe di Esculapio: 72 Tieste c Atreo: 107
Sfinge: 156 Tiresia: 144
Simplcadi: 104 Tizio: 103
Sini: 154 Troia (guerra di -): 143
Sirene: 116 Turno: 146
Sisifo: 70
Stelles: 95 v
Vencre (nascita di-): 89
T Vcncrc c Marte: 50
Tages: 52 Vulcano: 42
Talos: 81
Tantalo: 2 z
Tcrco: 162 Zelo c An lione: 132
INDICE DEGLI AUTO R I E DEI P E R SONA G G I NON MITOLOGIC I

(Dal presente indice sono esclusi gli autori in quanto fonte di miti)

A Bodrero, Emilio: 73
Agri ppa von Nettesheim, Heinrich Boelle, U.: 199
Cornelius: 9, 203, 2 17 Bonaventura da Potenza: XVI
Alberto Magno: 6 Bonaventura da Sorrento: XVI
Alessio, Giovanni: 23 1 Bore), Pierre: 77
Anassagora: 202 Bracesco, Giovanni: VIII, 234
Angiò, Carlo d'-: 22 Braswell, Laurei Nichols: XI
Angiò, Roberto d'-: 22 Briquet, Charles Mo'ise: XII
Arabi, Muhi 'd-Din lbn -: 216 Burckhardt, Titus: 216
Aristotele: 7, 9, IO, 12-14, 190, 192,
203, 213, 216
Arnaldo da Villanova: XIV, 18, 43, 53, c
54, 81, 98, 105, 119, 187, 188, 205, Capone Braga, G.: 192
206, 210 Carlo d'Angiò, l'Illustre, duca di
Aros Filosofo: 185, 186 Calabria: 22, 193
Assaro, Paolo Francesco d'-: XIII Casamassima, Emanuele: XI
Atkins, Kathryn A.: XIII Castelain, Maurice: 233
Augurelli, Giovanni Aurelio: VIII Cavazza, Giovanni Francesco: XIII
Auria, Vincenzo: VI Celano, Carlo: XV
Aurnhammer, Achim: VIII Cencetti, Giorgio: XI
Averroè: XVIII, Centurione, Giovanni Battista: XV-XVll
Avicenna: 6 Charbonneau-Lassay, Louis: 217-228
Azo, R. F.: 222 Christophorus Clavius Banbergensis: 180
Clarelli, Antonio: XV, XVII
B Conversano: VII
Bacon, Francis: VIII Colin, George S.: 36, 222
Bacone, Ruggero: 56, 183-184 Conrad de Mure: 233
Barberini, cardinale Francesco: XVI Conti, Natale: 234
Barthélemy, Pasca! e: 20 l Corbin, Henry: 225
Basilio Valentino: 205, 221 Cortese, Nino: XV
Battisti, Carlo: 231 Cresci, Giovan Francesco: XIII
Benedici, Friedrich: 116 Cristoforo da Parigi: XIII, 14, 20-23, 29,
Berthelot, Marcellin: 207, 222, 337 42, 43, 47, 49, 53, 55, 72, 78, 132,
Bertoldi, Vittorio: 39 169, 185, 188- 189.
Boccaccio, Giovanni: 233 Crizia: 13
270 INDICE DEGLI AliTORI E DEl PERSONAGGI NON MITOLOGICI

D Fiori, Adriano: 39
Dain, Alphonse: XI Freytag, Georg Wilhelm: 206
Darmstaedter, Ernsl: 205, 206, 222
Dastin, John: 6, 199 G
De Amico, Pietro: Il Gabriele, Mino: 4, 216
Debus, Allen G.: VIII Gambacorta, Rocco: VI
Della Riviera, Cesare: 234 Geber: IX, 4, 19, 20, 25, 34, 35, 42, 77,
Democrito: 202 78, 87, 94, 98, 99, 129, 132, 134,
De Philippis, Aniello: XV 151, 176, 177, 187, 200-202, 206,
Descartes, René: 14 222
Di Blasi, Giovanni Evangelista: VI Giardina, Camillo: VI, VII
Diocleziano: 136 Giarrizzo, Giuseppe: VI
Diogene: 13 Gilissen, Léon: XI
Dittberner, Helga: 207, 225 Giovanni di Estin: v. Dastin, John
Dorn, Gérard: 202, 228 Giovanni di Vascovia (ovvero di Vasco-
Dozy, Reinhart Pieter Anne: 206, 222 nia): XIII
Duveen, Denis Jan: 215 Glauber, Johann Rudolf: 220
Goltz, Dietlinde: 206, 207, 218, 222,
E 225
Edoardo II d'Inghilterra: 21 Graesse, Johann Georg Theodor: 116
Egidio de Vadis: 214 Graves, Roberl: 217
Empedocle: 13, 73, 202 Grillot de Givry, Émile Jules: 36
Enrico IV d'Inghilterra: 21
Eraclito: 13 H
Esiodo: 215 Hall, A. Rupert: 220
Espagnct, Jean d'-: 2 14 Hallcux, Robcrt: 220
Euclide: 180, 185 Hcrmcs Trismcgistus: XIV, 4, 66, 77,
244
F Hermete: 38, 183
Fabrc, Pierre Jean: IX Hoefer, Ferdinand: 4, 2 1, 207
Faivre, Antoine: VIII Holmyard, Eric John: 199, 201, 203, 220
Falconi, Ettore: XI
Federici, Vincenzo: XII I
Ferguson, John: 4, 215 Igino, Caio Giulio: 234
Ferrari, Luigi: VI lpponc: 13
Ficino, Marsilio: 13, 14
Filalete, Ireneo: 214 J
Filippo II di Spagna: VI, 3 Jabir ibn Hayyan: 200, 291
Filippo IV il Bello: 21 Johnson, William: 202, 204, 205, 228
Fimia, Cataldo: VI Josten, C. H.: 20 l
INDICE DEGLI AUTORI E DEI PERSONAGGI NON MITOLOGICI 271

Jung, Cari Gustav: 215, 216 Maier, Michael: Vlll, IX, XV, 229, 244,
245
K Maillard, Jean-François: VIII
Kahn, Didier: Vlii, Xlii, 20 l · Mandosio, Jean-Marc: VIII
Khunrath, Heinrich: 215 Manget, Jean�Jacques: 160
Kibre, Pearl: 23, 77 Mango di Casalgerardo, Antonino: VI
Kopp, Hennann Franz Moritz: 4, 215 Margolin, Jean-Claude: 14, 201
Krafft, F.: VIII Matton, Sylvain: VIII, 14, 201, 229, 234
Kraus, Paul: 216 Meinel, Christoph: VIII
Miola, Alfonso: XIV, XV
L Mira, Giuseppe Michele: VI
Lacinius, Janus: 60 Mongitore, Antonino: VI, VII
La Granderie, M. M.: Vlii Mondolfo, Rodolfo: 199
Lagercrantz, Otto: 224 Moreau: X
Landi, Carlo: 233 Moreschini, Claudio: 212
Lane, Edward William: 206 Morieno Romano: 20, 186, 205
Lattanzio, Ceci l io Firmiano: 199, 200, Moshin, Vladimir A.: XII
216 Mugnos, Filadelfo: VI
Lemaire, Jacques: XI Munckerus, Thomas: 234
Leone X (papa): IX Mylius, Johann Daniel: 220
Leucippo: 202
Libavius, Andreas: 205 N
Lichatschev, Nikolaj Petrovich: XII Needham, Joseph: 221
Lindsay, Jack: 203 Newman, William R: 201, 218
Lippmann, Edmund Oskar: 36, 20 l , 296, Nicotra, Vincenzo: 39
207, 222, 232
Luanco, J. R. de -: Xlii o
Luigi XIII di Francia: IX Origlia, Gian Giuseppe: XV
Ludovico da Tolosa (san): 22 Osley, Arthur S.: XII
Lullo (= Pseudo-Lullo), Raimondo: XIII, Ostend, Luca: XVI
XIV, 4, 14, 15, 18, 21-23, 29, 32, Ovidio: 171-173
36, 43, 48, 53, 54, 58, 59, 60, 74,
87, 120, 121, 160, 187, 188, 193, p
207, 211, 214, 243 Palizzolo Gravina, Vincenzo: VI
Panteo, Giovanni Agostino: 205, 211
M Paolo da Perugia: 234
Macaluso Storaci, Sebastiano: 3 9 Paolo lii, papa: XIII
Macrobio, Ambrogio Teodosio: 213 Paracelsus: 206
Maestro dell'Arte Generale: 22, 23, 29, Penzig, Otto: 39
53, 82, 185-188, 206 Pepe, L.: 190
272 INDICE DEGLI ALITORI E DEl PERSONAGGI NON MITOLOGICI

Pcrcolla, Cesare: VII, XVII, 11}1} Roth-Schollz, Fricdcrich: 204


Percolla Vincenzo: VI, VII, IX, XI, XIII, Ruiz, Elisa: XI
XVI, 4, I 4, 22, 23, 39, 60, 77, 132, Ruland, Martin: XV, I99, 202, 204, 210,
I83, 200, 202, 206, 210, 223, 234 216, 228
Pereira, Michela: 4, 22, 208 Rupescissa, Johannes de- (Roquetaillade,
Pernety, Antoine-Joseph: VIII, 199, 204, Jean de -): 18, 207
206, 215, 234 Ruska, Julius: 201, 207, 220, 222, 224,
Pesce, D.: 200 225
Petrucci, Armando: XII Russo, Andrea: XIV
Piccard, Gerhard: XII
Pierozzi, Letizia: VIII s
Pietro apostolo (san): 12, 190 Sa1mon, Guillaume: 199
Pietro Bono da Ferrara: VIII, 60 Sarnclli, Pompeo: XV, XVI
Pino, Emanuele de -: XV Schmitz, R.: Vlll
'
Planis Campy, David de -: IX, X, 202, Schonfeld, Jutta: 36, 217
220 Sciuti Russi, Vittorio: VI
Platone: 13, 47, 131, 157, 192, 203, Secret, François: Vlll
212, 213, 257 Sendivogius, Michael: XIV, 214

Plechl, He1mut e Sophie Charlotte: 116 Senior Zadith: 205
P1essner, Martin: 20 l Seznec, Jean: 233
Plinio il Vecchio: 232 Sheppard, H. J.: VIII
Plotino: 14 Siggel, Alfred: 206, 220
Plutarco: 217 Singer, Charles: 220
Potcnzano, Rocco: VI Sommcrhoff, Johanncs Christopher: I99,
Pronapide: 233 202, 228
Stapleton, Henry Ernest: 205, 220, 222,
R 224
Riìzi (ar-): 77, 220 Steingass, Francis Joseph: 206
Rebotier, Jacques: VIII, 224 Stevenson XII
Remigio (san): XVIII Suida: 136
Renaud, Henri Pau! Joseph: 36,
Riccardo Anglico: 19, 20, 184, 185, 261 T
Rinaldo: v. Arnaldo da Villanova Targioni Tozzetti, Ottaviano: 39
Ripley, George: 210 Telle, Joachim: VIII
Roberto l di Scozia: 21 Temistio filosofo: 188
Roberto d'Angio, "Il Saggio", re di Teofrasto: 232
Napoli: 22, 193 Thorndikc, Lynn: XIII, 4, 22, 23, 77,
Roberto di Sicilia: 233 201, 228
Robertus Castrensis: 20, 186 Thurnheisser, Leonard: XV
Roscher, Wilhelm Heinrich: 367. Tommaso d'Aquino (san): 36
INDICE DEGLI AUIDRI E DEI PERSONAGGI NON MimLOGJCJ 273

Traina, Antonino: :w Vcrginclli, Vinci: IX


Traljich, Seid M.: XII Vickers, B.: VIII
Trifone, Romualdo: XV Vigcnère, Blaise de -: VIII
Turboli, Giandonalo: XVI Vi !lena, marchese di -: Xlii
Virgilio: 1 16, 163
u Vullers, Johann August: 384.
Urbano VIII (papa): XVI
Urvoy, Dominique: 4 w
Wicdcmann, Eilhard: 220
v Williams, Trevor 1.: 220
Van Lennep, Jacques: 23, 201, 228
Vasconia, Joannes de -: v. Giovanni di z
Vascovia Zenone: 131
INDICE GENERALE

INTROD UZIONE v

Il codice: Descrizione dell'aspetto esterno - Esame codicologico­


paleografico - Descrizione interna Bibliografia - Lineamenti per
una storia del ms. VIII-D-75

AUR/LOQU/0

Note addizionali 199

Elenco dei miti contenuti e interpretati in chiave alchemica 247

Indice dei miti letti e trascritti erroneamente dal copista 263

Indice analitico dei miti contenuti nell'Auriloquio 265

Indice degli autori e dci personaggi non mitologici 269

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