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Rassegna bimestrale

Novembre 2014

di StudiTradizionali
Anno 3 n. 4

In questo numero parliamo di:


Rassegna bimestrale
di Studi Tradizionali

anno 3 n. 4
Novembre 2014
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Le origini della Tradizione


Editoriale

La Grande Madre

di Gandolfo Dominici

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16

22
30
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Dalla Dea Madre alla Vergine Maria


La Vesica Piscis

La Matrice
ovvero dell'amore ed altre storie
di Franco Ardito

Il seme

di Aldo Tavolaro

Gli stemmi araldici dei Cavalieri del Sole


di Elena Frasca Odorizzi (Arthea)

L'Arca dell'Alleanza
di Rino Guadagnino

La collaborazione
avviene dietro invito.
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La Direzione si riserva
di adattare testi e illustrazioni alle esigenze
della pubblicazione.
Le opinioni espresse
negli articoli impegnano solo gli autori e non
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Direzione

In copertina:
La Melusina in un capitello della chiesa di
Saint-Pierre a Bessujouls, sulla via per Santiago di Compostela.

gli stemmi
araldici
dei cavalieri
del sole
di Elena Frasca Ororizzi (Arthea)

urante le mie ricerche sui rapporti tra Araldica ed Esoterismo,


mi sono imbattuta negli Stemmi
Alchemici dei Cavalieri del Sole, un
gruppo di esoteristi francesi, passati
alla storia come amici e/o discepoli
di un misterioso personaggio di fine
ottocento, che firmava le sue opere
con l'enigmatico nome di Fulcanelli.
La storia di questi Stemmi affascinante, non solo perch ci rivela che
in epoca moderna gli esoteristi non
creavano pi i loro scudi personali rileggendo in chiave ermetica i simboli
araldici del proprio casato, ma anche
perch la loro origine collegata
alla vera identit di Fulcanelli e a un

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emblematico Stemma
Alchemico, che questi
fece apporre nell'ultima
pagina del suo famoso
libro Il Mistero delle Cattedrali, pubblicato nel 1926. Lo
Stemma fu realizzato dall'artista ed esoterista francese Jean
Julien Champagne (1877 1932),
che ne disegn anche la bellissima
copertina e poco prima di morire
esegu le illustrazioni del secondo e
ultimo libro di Fulcanelli, Le Dimore
Filosofali del 1931. (Tralasciamo qui
la questione di un ipotetico terzo
libro pubblicato postumo: il "Finis
Gloriae Mundi".)

Nell'immagine:
Stemma alchemico
realizzato da Jean
Jiulien Champagne e riportato
nell'ultima pagina
del libro "Il Mistero delle Cattedrali"
di Fulcanelli,

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Nella foto:
Ritratto di Jean
Julien Champagne.

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Lo stemma araldicoalchemico di Fulcanelli


Robert Ambelain, celebre esoterista del tempo (1907-1997), credette
di aver scoperto la vera identit di
Fulcanelli analizzando lo stemma
di Champagne, che classific come
arma parlante, un
tipo di scudo le
cui figure, per
nome o immagine, richiamano
pi o meno direttamente il nome
del proprietario.
Lo studioso
not, infatti, che
le immagini e
il motto Uber
Campa Agna
creavano una
perfetta omofonia con il nome
Hubert Champagne, giungendo
alla conclusione
che Fulcanelli
altri non era che
lo stesso Jean Julien Champagne.
Pare infatti che l'artista, nell'intimit
familiare, venisse chiamato Hubert e
che quindi avesse una sorta di terzo
nome segreto, assente dai documenti di nascita ma presente in quelli di
morte.
Ovviamente si tratta di una teoria
non dimostrabile, anche se araldicamente plausibile. Le ultime ricerche,
per esempio, vedono nello pseudonimo Fulcanelli una sorta di nome
collettivo, sotto il quale si celerebbe
un composito ambiente esotericoalchemico parigino di fine ottocento,
ma le due ipotesi non si escludono a
vicenda. Champagne, infatti, faceva
evidentemente parte di questo gruppo, al quale partecipava anche in
maniera piuttosto attiva se Fulcanelli
gli permise di apporre alla fine della

sua opera, a mo di sigillo finale, uno


stemma che richiamava il suo nome.
A riprova della sua teoria Ambelain sosteneva che, utilizzando la
Cabala Fonetica e anagrammando
il nome Fulcanelli, si otteneva l'espressione L'cu Final, cio lo Scudo
Finale, un
altro preciso richiamo a porre
attenzione allo
scudo in fondo al libro e
ai suoi multipli significati
nascosti.
L'idea che
un simbolo
possa celare
pi significati,
alcuni dei quali impossibili
da comprendere per i non
addetti ai lavori, era in effetti
uno dei cavalli
di battaglia di
Fulcanelli, che
nelle Dimore
Filosofali dedic un intero capitolo a
questo argomento spiegando in che
modo gli antichi alchimisti erano soliti usare rebus, anagrammi e giochi
di parole per occultare i loro nomi e
le loro conoscenze ermetiche.
Fulcanelli chiam quest'Arte Gaia
Scienza, Lingua Verde, Linguaggio degli
Uccelli o pi semplicemente Cabala
Fonetica e nelle Dimore Filosofali
la descrisse come un idioma fonetico
basato unicamente sull'assonanza. In
essa, quindi, non si fa alcun conto dell'ortografia, il cui rigore serve da freno per i
curiosi e rende inaccettabile qualsiasi speculazione imbastita al di fuori delle regole
della grammatica. Nel testo precis
anche che la Cabala degli Alchimisti
non andava confusa con la Kabbala
Ebraica, la cui etimologia comple-

tamente diversa. Il termine Cabala,


secondo Fulcanelli, derivava infatti
dalla deformazione della parola
greca Karbn (persona che biascica, o
parla una lingua barbara) e del latino
Caballus. Di conseguenza il Cabalista
Ermetico era un Cavaliere che parlava una lingua incomprensibile ai pi,
trasportando le sue conoscenze alchemiche su di un cavallo abituato alla
fatica del lavoro, un nobile destriero
mercuriale che possiamo paragonare a Pegaso, ma volendo anche a un
Ippocampo, cio a un cavallo marino.
Nello stemma vediamo un Ippocampo, un cavallo marino, posto in palo,
attraversante una campagna e cimato di
una Spiga. Ho letto blasonature (cio
descrizioni araldiche) diverse da
questa da me riportata, ma lo scudo
non pu essere considerato troncato
in quanto la linea non lo divide perfettamente a met, ed pi corretto
considerare l'Ippocampo come cimato,
piuttosto che sormontato o accompa-

gnato in capo da una Spiga, in quanto


quest'ultima appare a diretto contatto
con la testa del Cavalluccio. Va detto
poi che nel libro lo stemma originale
in bianco e nero, ma si vedono chiaramente i segni grafici che indicano
lo smalto rosso dello scudo (linee
verticali) e la campagna color oro
(puntini sparsi).
L'immagine piccola e non si
vedono bene i segni grafici sull'Ippocampo e sulla Spiga, che verosimilmente sembrano puntini e che
in natura sappiamo essere entrambi
color Oro. Ho trovato immagini che
riportano un Ippocampo color Argento, che per, anche se potrebbe essere
visto come il colore del Mercurio Filosofico, araldicamente sbagliato, perch va contro la regola di contrasto
dei colori, secondo la quale l'Oro non
pu stare sull'Argento e viceversa.
Una blasonatura ancora pi precisa potrebbe, dunque, essere questa:
Di rosso, allIppocampo doro, cimato da

Foto sotto:
Jean Julien Champagne nel suo
laboratorio. (1927)

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Nella foto:
La semina dell'oro,
miniatura tratta
dall'Aurora Consurgens, manoscritto alchemico
del XV secolo attribuito a Tommaso
d'Aquino.

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una spiga dorzo dello stesso, attraversante


su una campagna del secondo. Il Cavallo Marino e la Spiga ritornano nel
motto, Uber Campa Agna, traducibile
come il fertile (uber) Cavallo Marino
(campa) /diviene - il verbo essere
sottinteso - una spiga (agna).
La semplicit della traduzione non
deve trarre in inganno; per ottenerla
ci vogliono almeno due diversi vocabolari, anche se evidentemente le
immagini la confermano. Faccio questa precisazione perch, come per la
blasonatura, anche per la traduzione
mi sono imbattuta in versioni assai diverse tra loro.
Per intenderci Uber
un aggettivo, caso nominativo, che vuol dire
fertile, pieno e in senso lato
si trova anche con il significato di seno, mammella.
Nel Dizionario di Latino
Sandrone-Coda del 1897,
Campa un sostantivo maschile nominativo che vuol
dire sia Bruco che Cavallo
marino ma nel Dizionario
Castiglioni-Mariotti del
1986 viene tradotto come
Bruco e Verme, mentre il
significato di Ippocampo
non viene riportato. Per
quanto riguarda il termine Agna, nel dizionario
Sandrone-Coda vuol dire
semplicemente Agnella, termine che secondo i principi
dell'assonanza ermetica,
potrebbe avere richiami
con vari concetti alchemici, portando la fantasia
molto lontano (l'agnello
alchemico, il termine greco
Agnon, che vuol dire cose
pure e incontaminate e che
a sua volta ricorda il Dio
indiano Agni e quindi il
Fuoco Filosofico, ecc), ma
nel Castiglioni-Mariotti ha

anche un secondo significato, che


proprio quello di Spiga.
Il significato delle immagini nello
scudo e del motto ha quindi probabilmente a che fare con la storia
raccontata da Canseliet, (nel suo
libro Alchimia, simbolismo ermetico e
pratica filosofale), secondo la quale
lui e Fulcanelli, nel 1921, ottennero
una trasmutazione di piombo in oro
grazie all'uso del grano fisso, sviluppato, isolato e proiettato sul Mercurio
comune. Il Cavallo Marino, potrebbe
dunque indicare la Via, prima terre-

stre (la campagna) e poi marina. che


l'alchimista, pellegrino e pilota dell'onda viva, deve percorrere per trasmutare la Materia Una e Trina e ottenere
la Pietra Filosofale, Panacea Universale, ma anche Polvere di Proiezione (la
spiga piena di chicchi di grano, da cui
nasceranno nuove spighe e cos via).
Proprio nel Mistero delle Cattedrali,
Fulcanelli scrive che agli inizi tutti
gli Alchimisti sono a questo stadio. Devono compiere, col bordone come guida e
la merelle come distintivo, quel lungo
e pericoloso viaggio di cui una met

terrestre e l'altra met marittima. Prima


pellegrini, poi piloti [dell'onda viva]. In
sostanza esploratori di quegli stessi
giardini marini di cui parlava anche
l'Hortolanus, altro famoso alchimista
conosciuto solamente attraverso il
suo pseudonimo operativo.
Il Cavallo Marino ha poi la particolarit di essere una creatura androgina, come il Rebis Alchemico.
infatti sia Padre (Zolfo) che Madre
(Mercurio), portando dentro di s le
uova (l'Embrione metallico) della femmina. Immagine questa che fa subito
venire in mente quella del
1 Emblema dell'Atalanta
Fugiens, dove la personificazione del Vapore Acqueo porta in grembo un
piccolo embrione di forma
umana.
L'Ippocampo stesso
sembra egli stesso un piccolo embrione, che alchemicamente rappresenta
la Materia Prima nel suo
stato di trasmutazione da
uno stadio ad un altro,
e quindi il germe o forse
dovremmo dire il Seme
della futura Pietra Filosofale.
Troviamo una potenziale conferma a quanto
detto finora nel Dizionario di Alchimia e Chimica
Antiquaria nel quale il
grano di frumento rappresenta simbolicamente la
Materia base purificata
atta alla trasmutazione,
mentre il grano fisso dalla
materia viene descritto
come lo Zolfo o Fuoco
dei Filosofi, l'Agente interno
che digerisce la sua materia
mercuriale.
Per concludere ricordiamo anche ci che Pirofilo risponde a Eudossio,
a proposito del Grano e

Nella foto:
1 Emblema
dell'Atalanta
Fugiens: il Vapore
acqueo con l'embrione in grembo.

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del Seme filosofico, nel Trionfo Ermetico di Limojon de Sainct Disdier:

Nell'immagine:
Stemma alchemico di Eugne
Canseliet.

Porfirio: Fatemi ora la grazia di dirmi


se il paragone che il nostro autore fa del
Frumento con la Pietra dei Filosofi, a riguardo della loro preparazione necessaria
per fare del pane con l'uno e la Medicina
Universale con l'altra, vi appare molto
giusto. [] .
Risponde Eudossio: Come noi ci nutriamo del grano tale quale la natura lo ha
prodotto, ma siamo obbligati a ridurlo in
farina, a separarne la crusca, a mescolarlo con l'acqua, per farne il pane che deve
essere cotto in un forno per essere alimento
conveniente, cos prendiamo la pietra, la
trituriamo,
ne separiamo
con il

fuoco segreto ci che essa ha di terrestre,


la sublimiamo, la dissolviamo con l'acqua
del mare dei Saggi e cuociamo questa
semplice confezione per farne una medicina sovrana.

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lo stemma
dell'alchimista
canseliet
Eugne Canseliet (1899 - 1982),
che parlava di s come dell'unico
discepolo di Fulcanelli, contest
sempre le affermazioni di Ambelain
ma anche lui, che guarda caso scrisse
un articolo sull'origine alchemica del
Blasone, appose uno stemma alchemico alla fine del suo libro Alchimie,
Nouvelles tudes diverses de Symbolisme
hermtique et de pratique philosophale.
Per essere certo che nessuno dubitasse che si trattava del suo stemma
personale, lo fece accompagnare
anche da una massima ermetica,
Quand Sel y est, (lett. Quando c'
il Sale), che con un gioco di assonanze, come nel caso dello Stemma di Fulcanelli, non solo creava
unomofonia con il cognome
Canseliet, ma indicava le
preferenze operative del suo
Autore. Il simbolo del Sale
Alchemico, il Magnete, la
calamita universale, lo
Spirito Vitale che tiene uniti lo Zolfo e il
Mercurio, il Corpo
e lAnima, l'A lto e il
Basso per fare la cosa
sola, compare al
centro dello Scudo
di Canseliet sotto forma
di un Globo Crucigero (un
Cerchio sormontato da una
Croce), circondato da 3 stelle e 2 frecce. Questo Globo
Crucigero, che il simbolo
per eccellenza dell'A ntimonio (non quello puro, ma lo
Stibium, o Solfuro di Antimonio, detto anche Magnesia
Gebri), viene descritto anche
come il figlio legittimo del Sole e il vero
Sole della Natura.
Anche Fulcanelli ne parla nelle
Dimore Filosofali, spiegando che gli
Alchimisti che percorrono la Via

Secca (come Canseliet) rappresentano simbolicamente la


Materia Prima allo stato
caotico, con la figura
del Mondo sotto forma
di Globo ermetico o
microcosmo, Vaso
Alchemico che
contiene in s
tutti gli elementi
primordiali senza
ordine, forma,
ritmo e misura. Al
termine dell'Opera il Globo/
Vaso che contiene
il Caos si trasforma
in Globo Tripartito Crucigero, immagine utilizzata
prevalentemente nell'iconografia imperiale, per
simboleggiare l'unione
del potere temporale con
quello spirituale, e nella simbologia ecclesiastica, per indicare
il Potere Divino esteso sul Mondo.
Tradotto in linguaggio alchemico
il simbolo dell'A ntimonio rappresenta idealmente l'organizzazione (Cerchio) e la spiritualizzazione (Croce)
del Caos Primordiale e quindi l'unione tra la parte Terrestre e quella
Volatile della Materia Prima, una
volta che questa sia stata distillata,
purificata e trasmutata in Sostanza
Perfetta, con straordinarie capacit
universali e miracolose (nella pratica
si trattava invece di una sostanza
tossica, che poteva condurre alla
morte).
lo stemma
dell'alchimista laplace
La passione per gli scudi alchemici personali, basati sugli studi di Fulcanelli, coinvolse anche Jean Laplace
(1951 1996), discepolo di Eugne
Canseliet, che inser l'immagine del
Sole al centro del suo stemma alla
fine di un suo articolo (non firmato)

intitolato "Aperu vitriolique" e pubblicato, nel 1988, nel numero 31 della


rivista La Tourbe des Philosophes (fondata dallo stesso Laplace nel 1977).
I colori, invece, rappresentano simbolicamente concetti, fasi e
sostanze dell'Opera Alchemica. Il
Sole (Pietra Filosofale) infatti color
oro, come indicato dai puntini al
suo interno, e si trova al centro di
uno scudetto verde (le linee oblique,
Zolfo), posto a sua volta al centro e
all'interno di uno scudo color argento/bianco (assenza di punti e linee,
Albedo e Mercurio), fissato al centro e
all'interno dello scudo principale color nero (linee incrociate, Caos Primordiale e Nigredo).
Riguardo al motto, Donec Erunt
Ignes (lett. Finch Durer il Fuoco) si
tratta di una espressione utilizzata da
Fulcanelli per indicare il Fuoco Segreto,
l'Agente Spirituale Universale, l'Anima

Nell'immagine
Stemma alchemico di Jean
Laplace.

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quale possono giungere solamente gli


Alchimisti Operativi che sono riusciti a realizzare l'Opera, scoprendo le
giuste indicazioni disseminate lungo
la Via dai Maestri.
Canseliet, fregiandosi del titolo di
Cavaliere del Sole, sosteneva di farne
parte e invocando questa fantomatica
Comunit di Eletti, di Pellegrini e Fratelli
Caritatevoli, che Fulcanelli chiamava
lo status di cavalieri
Cabalisti Ermetici per la loro capacit di
del sole
L'equivalenza Sole - Antimonio - Sa- comprendere e seguire le tracce lasciale - Oro Filosofico - Fuoco Segreto - Anima te dai loro predecessori, sperava forse
di colpire nel vivo l'orgoglio e la curioMundi - Pietra Filosofale, ci conduce a
una serie di considerazioni finali, che sit delle future generazioni, invitandopotrebbero spiegare il motivo per cui le a continuare questa lunga tradizione
Canseliet nei suoi libri si rivolgeva ai di ri-cercatori della Pietra Filosofale (il
Graal degli Alchimisti). Ovviamente
Fratelli di Heliopolis e firmava sempre
con le iniziali FCH, cio Frre Cheva- non possiamo essere certi di ci, ma un
ulteriore richiamo a questa sorta di Calier dHliopolis.
valleria Ermetica Ideale possiamo vederlo
Heliopolis (lett. la Citt del Sole)
anche nell'utilizzo dell'Elmo Teutonico
evidentemente un luogo simbolico
(da confrontare con Adocentyn), una sullo scudo di Fulcanelli, di un Elmo
Coronato (sicuramente non regale, ansorta di utopica Terra Promessa alla
Mundi, senza la quale ogni Operazione vana. Nel suo libro Le Dimore
Filosofali scrive che senza questo Fuoco Segreto n la Vita esisterebbe, n
potrebbe evolversi: la nostra nascita il
risultato della sua incarnazione; la nostra
vita, l'effetto del suo dinamismo; la nostra
morte la conseguenza della sua scomparsa.

Nella foto:
Eugne Canseliet
nel suo laboratorio.

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che se frontale e aperto) sullo stemma


di Canseliet, e un Elmo semplice (anche
questo non regale e con incise 7 croci,
come le 7 operazioni alchemiche) sullo
scudo di Laplace. Trattandosi di stemmi esoterici non vi era, infatti, nessun
motivo di utilizzare elmi e corone, che
sono elementi esclusivi dell'araldica
nobiliare.
Concludiamo, infine, chiedendoci
se Canseliet non avesse mutuato il
titolo di Cavaliere del Sole dall'ambiente massonico francese. Accedendo al
XXVIII Grado del Rito Scozzese Antico
e Accettato si ottiene, infatti, il titolo
iniziatico-massonico di Cavaliere del
Sole. Si tratta del Grado pi alchemico e bello di tutto il R.S.A.A, anche
se purtroppo non pi praticato. Fu
ideato dal Barone Tschudy (1724-1769),
discepolo del famoso Raimondo de
Sangro, Principe di Sansevero, che
cerc di creare una tradizione massonica fondata sull'Alchimia Spirituale e
Operativa, nota come Ordine della Stella
Fiammeggiante. La Parola di Passo di questo grado era, guarda caso, Stibium, che
come abbiamo visto rappresenta l'Antimonio, simbolo alchemico che compare
proprio al centro dello scudo di Canseliet. Non solo: la descrizione del Fuoco
Segreto fatta da Fulcanelli e citata da
Laplace esattamente la stessa che il
Barone Tschudy, un secolo prima, aveva dato della Stella Fiammeggiante, altro
nome dello Stibium-Antimonio, descrivendola come la Quintessenza Celeste,
il Fuoco Centrale che funge da veicolo
dello Spirito Universale, per portare il
Soffio Divino nel Mondo e vivificare
ogni cosa.
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FABRIZIO DI MONTAUTO, Manuale di
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