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DANTE ALIGHIERI. MAGO E INIZIATO


A I M I S T E R I D E I RO S AC RO C E

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24 Febbraio 2021

Da n t e A l i g h i e r i , m a go e i n i z i a t o a i m i s t e r i d e i Ro s a c ro c e
Nella Commedia segreti e simboli di un cammino antichissimo

Nell’intricato mondo dei simboli e delle iniziazioni si cela il segreto di uomini e personaggi di alto
lignaggio i quali, ricercando le radici dell’essenza magico-ermetica e di una tradizione millenaria, si
sono avventurati nei meandri della sapienza secretata. Tra questi il sommo poeta e iniziato ai Misteri,
Dante Alighieri, che militò a lungo nella cerchia ermetica dei Fedeli d’Amore, il cui maggiore esponente
e Gran Maestro era il poeta Guido Cavalcanti. Non a caso, in una sua prosa contenuta all’interno
dell’immortale Divina Commedia, Dante afferma: “O voi che avete gl’intelletti sani, mirate la dottrina
che s’asconde sotto il velame delli versi strani”. Il riferimento ad alcune verità nascoste di ordine
ermetico celate nell’opera dantesca appare evidente. Il poeta allude alla simbolica che egli stesso ha
inserito nel suo capolavoro, per nulla profano o semplicemente stilistico, bensì compiutamente
iniziatico. Le valenze occulte e sapienziali dunque, vanno rinvenute al di là del velo arcano che serra la
Verità a chi non è pronto a sollevare i sette veli isidei i quali, una volta discostati, lasceranno
intravedere (ma non ancora vedere), l’essenza più intima del Sapere.

Spiega il grande esoterista e studioso francese René Guénon che il testo dell’Alighieri, lontano
dall’essere totalmente compreso, abbisogna di una competenza fuori della norma: “Coloro stessi che
hanno intravisto questo lato esoterico dell’opera di Dante si sono molto ingannati quanto alla sua vera
natura, dato che, il più delle volte, non avevano capito la reale comprensione di queste cose, e dato che
la loro interpretazione risentiva dei pregiudizi che era loro impossibile evitare. Così Rossetti e Aroux,
che furono tra i primi a segnalare l’esistenza di questo esoterismo, credettero poter concludere
all’“eresia” di Dante, senza rendersi conto che così mischiavano delle considerazioni riferentisi a dominii
del tutto differenti; la verità è che pur sapendo certe cose, ve ne sono molte altre che essi ignoravano e
noi cercheremo di indicarle, senza avere affatto la pretesa di dare un’esposizione completa di un
soggetto che sembra veramente inesauribile” (René Guénon, L’esoterismo di Dante, Atanòr, Roma
2004).

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È noto che Dante fosse un Adepto rosicruciano, e come vedremo più avanti anche Eliphas Levi, il noto
occultista autore di importanti testi sulla dottrina magica, lo sostiene. Come è palese, questo ordine
occulto era di impronta ermetica e la sua storia rientra in quella tradizione legata agli ordini
cavallereschi. Nell’epoca che ci interessa, questa filosofia ermetica era custodita all’interno di
organizzazioni iniziatiche come quelle della Fede Santa e dei fedeli d’Amore, della Massenia del San
Graal (Massoneria ascetica i cui appartenenti si chiamavano Templisti), dei Templari e delle numerose
confraternite di costruttori preposti allora a rinnovare l’architettura del Medioevo. Non dobbiamo
dimenticare, da questo punto di vista, che la Massoneria moderna discende, a quanto consta, proprio
dalla Massenia del San Graal, nata dalla leggenda Arturiana e dalle gesta del profeta Merlino,
costruttore di un tempio in cui è conservata la Sacra Coppa. La denominazione di Fraternitas Rosae-
Crucis si concretò per la prima volta nel 1374 (qualcuno opta per il 1413), e la figura leggendaria di
Christian Rosenkreuz, presunto fondatore dell’organismo iniziatico, non fu costituita che attorno al XVI
secolo, anche se il simbolo della Rosa-Croce è molto più antico.

Levi, come accennato, nella sua Storia della Magia (Histoire de la Magie), descrive una interessante
teoria circa le connessioni tra Dante e i Rosa-Croce : “Si sono moltiplicati i commenti e gli studi
sull’opera di Dante, e nessuno, a nostra conoscenza, ne ha segnalato il vero carattere. L’opera del
grande Ghibellino è una dichiarazione di guerra al Papato con la rivelazione ardita dei misteri. L’epopea
di Dante è gioannita (Giovanni è stato considerato come il capo della Chiesa interiore) e gnostica; è
un’applicazione ardita delle figure e dei numeri della Kabbala ai dogmi cristiani e una negazione
segreta di tutto ciò che vi è di assoluto in questi dogmi. Il suo viaggio nei mondi soprannaturali si
compie come l’iniziazione ai Misteri d’Eleusi e di Tebe. È Virgilio che lo conduce e lo protegge nei cerchi
del nuovo Tartaro, come se Virgilio, il tenero e malinconico profeta dei destini del figlio di Pollione,
fosse agli occhi del poeta il padre illegittimo ma vero…”.

Nell’immagine: Dante e Virgilio, codice miniato di Priamo della Quercia (XIV sec., part.). Wikipedia

Se analizziamo alcuni aspetti della Divina Commedia, in particolare la divisione in tre mondi dell’opera
stessa, vediamo che essa è comune a tutte le dottrine insite nella Tradizione. In base a tale assunto i tre
regni sono i seguenti: gli Inferi, il Cielo e la Terra. L’infero è connesso con l’iniziazione, con la discesa
nelle zone buie e terrigene. Qui, nell’utero primigenio, la Terra (Magna Mater), l’iniziando deve morire
simbolicamente e, dopo avere subito la morte – della personalità profana – potrà risalire verso la luce
(Cielo). Da questo punto di vista i Cieli rappresentano gli stati superiori dell’essere, gli Inferi, invece, gli
stati inferiori, come ben spiegato nella Tavola di Smeraldo dove è scritto: “Ciò che sta in Basso è come
ciò che sta in Alto, e ciò che sta in Alto è come ciò che sta in Basso, per creare il mistero della Cosa

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Una”. Così l’autentica iniziazione, alla stregua di un viaggio, viene simboleggiata come un’ascesa
celeste cui le sublimi altezze sono configurate da una zona intermedia, il Purgatorio, la montagna sulla
cui sommità Dante colloca il Paradiso. La conquista degli stati super-umani, in poche parole, è al centro
della crescita iniziatica e della trasmutazione della natura più bassa.

Le tre fasi a cui si riferiscono rispettivamente le tre parti (o mondi) della Divina Commedia sono
riconducibili alla teoria Indù dei tre guna (le tre qualità o tendenze fondamentali mediante le quali si
manifesta l’essere umano). I tre guna sono: Sattwa – l’essenza pura dell’Essere, correlata alla luce della
conoscenza, simboleggiata dalla luminosità delle sfere celesti, o stati superiori; Rajas – l’impulso che
provoca l’espansione dell’essere mediante uno stato determinato; Tamas – l’oscurità commista
all’ignoranza, radice tenebrosa dell’essere. In questa sintetica spiegazione e ripartizione, Sattwa indica
la fase ascendente o gli stati superiori luminosi: i Cieli. Rajas è un insieme della Terra e del Purgatorio
(mondo corporeo e fisico), e infine Tamas, che simboleggia gli Inferi.

Nelle tre parti dell’opera dantesca rinveniamo costantemente il termine stelle, con cui il poeta
sottolinea l’indiscusso valore del simbolismo astrologico. Anche alcuni numeri assumono una certa
importanza: il sette, per esempio, numero sacro dalle valenze magico-ermetiche; il tre, che abbiamo da
poco analizzato, e il numero nove, il cui valore occulto e iniziatico è ben conosciuto. La loro presenza è
estremamente complessa e si ricollega direttamente alla scienza cabalistica. Lo spazio in questa sede è
insufficiente per poter approfondire questo aspetto. Tuttavia, al fine di fornire un valido esempio,
possiamo dire che il sette è legato al numero ventidue, visto che è l’espressione approssimativa della
circonferenza al diametro. In tal modo, il sette e il ventidue rappresentano il cerchio, la figura più
perfetta per Dante, come d’altro canto era per i Pitagorici. Non stupirà sapere a riguardo che la
divisione di ciascuno dei tre mondi da poco menzionati possiede questa forma circolare.

Dante compie il suo viaggio attraverso i tre mondi, nel periodo della settimana santa, vale a dire al
momento dell’anno liturgico corrispondente all’Equinozio di Primavera. In questo periodo, secondo il
parere di diversi ermetisti, si officiavano i riti d’iniziazione presso i Catari. Non meno interessante il fatto
che nel medesimo periodo tra i Rosa-Croce si celebrava la commemorazione della Cena del Giovedì
Santo. La ripresa dei lavori di questo organismo iniziatico, viceversa, avveniva il venerdì alle tre del
pomeriggio, esattamente nell’ora in cui morì il Cristo. La fine e il principio di questa settimana santa del
1300 poi, coincide con la Luna piena, fase durante la quale i Noachiti indicevano le loro assemblee.
Nulla è casuale nella scelta dei numeri e dei cicli cosmici con cui Dante elabora la sua visione iniziatica
e trascendente, trasfusa magistralmente nel suo capolavoro.

Autentico iniziato, egli porta avanti un piano preciso volto a racchiudere nella sua prosa segreti e
simboli di un cammino antichissimo, frutto di una Tradizione ancora oggi viva e interagente con il
tessuto nascosto delle grandi iniziazioni. Come scriveva il poeta, l’Amore, non quello mistico o profano,
ma l’amore che trascende i termini ridotti dell’essere è al centro di qualsivoglia realizzazione: “L’amor
che move il Sole e l’altre stelle”.

di Stefano Mayorca

Stefano Mayorca (Roma 7 marzo 1958) è uno scrittore, giornalista, artista, fumettista e poeta italiano,
unanimemente considerato uno dei maggiori esperti di esoterismo, ermetismo e filosofia occulta.
Studioso di simbolismo tradizionale, tradizioni antiche e sciamaniche, miti e culti misterici,
sperimentatore alchimico, è da molti anni preside dell’Accademia Romana di Ermetismo Magico La
Porta Ermetica (www.arkpe.it). Apprezzatissimo conferenziere e ospite di numerose trasmissioni
televisive Rai e Mediaset, collabora con le maggiori riviste del settore – tra queste Elixir Scritti della Via
Iniziatica, Magica e Arcana (Edizioni Rebis, Viareggio), Il Giornale dei Misteri, rivista storica con la quale

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collabora fin dal 1991 (I Libri del Casato, Grottaferrata, RM). Svolge periodicamente importanti corsi e
seminari esoterici. Le sue opere sono state tradotte in vari paesi europei, in Canada e in America latina.
Mayorca è docente di Alchimia ermetica sperimentale presso l’Accademia di Studi Simbolici e
Tradizionali di Padova. È stato iniziato da molti anni alla dottrina ermetica isiaca (Via-isidea-lunare) e a
quella osiridea (Via-alchimica-solare). Autore del libro “Dell’amore che risana“.

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