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2 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – NIGREDO
Tutti i diritti letterari ed artistici sono riservati. È vietata qualsiasi riproduzione, anche parziale, di
quest’opera. Qualsiasi copia o riproduzione effettuata con qualsiasi procedimento (fotografia, microfilm,
nastro magnetico, disco o altro) costituisce una contraffazione passibile delle pene previste dalla legge 11
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ISBN: 9788894975819 (pdf) DIZ
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OM Edizioni, via I Maggio 6 – 40050 Quarto Inferiore (BO) – Italy /24
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Gianpaolo Giacomini
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10 Prefazione dell’autore
SEZIONE PRIMA
NIGREDO
LA GENESI DELLE
FERITE EMOZIONALI
16 Introduzione
18 L’inizio
22 Le Ferite Emozionali: un cammino che riguarda tutti noi
25 Le Ferite Emozionali: tra massa ed energia
36 La Ferita: un campo di disturbo
40 Solve et Coagula – L’Universo quantico: credere o sapere
46 La Grande Opera: uno strumento per la conoscenza del sé
50 Caos Deterministico e cambiamento di paradigma
54 L’Arte di separare il vero dal falso
60 La storia insegna (se contestualizzata)
70 I fondamenti dell’Arte
74 Le Tre Sostanze degli Alchimisti
81 I Quattro Elementi: le Forze della Vita
95 Da Energia a Materia: il processo incarnatorio
106 Lo Zodiaco: maestro di Archetipi
111 La visione quantica
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SEZIONE SECONDA
RUBEDO
LA GUARIGIONE
DELLE FERITE EMOZIONALI
ALBEDO
LE FERITE
EMOZIONALI E IL
RISVEGLIO DEI TALENTI
382 Ringraziamenti
DianaElenaOM EDIZIONI SNC11/24/2022 12:34:11 PM
10 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI
PREFAZIONE DELL’AUTORE
1 L’Accademia Sufìa (Accademia di Scienze Umanistiche e Filosofiche Applicate) di cui fa parte la Scuola di
NeoAlchimia, ha sede a Bologna ed è attiva dal 2008 nella formazione di operatori olistici specializzati in tecniche
NeoAlchemiche.
11
anche del corpo, dell’energia e dell’Anima, così come era per gli antichi
aO n Alchimisti. Così, la sezione dedicata alle Ferite Emozionali ed ai relativi
Ele a Talenti che scaturiscono dalla loro trascendenza è stata preceduta da
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quella dedicata alla visione del mondo e dell’uomo da parte degli antichi
alchimisti. Far conoscere il significato, la filosofia e la visione di questa
antichissima forma di “medicina” conosciuta come Grande Opera o Al-
chimia, è stato ed è, per me, un imperativo morale e scientifico. Ho cerca-
to, per quanto possibile, di attualizzare i concetti sostenuti dagli antichi
alchimisti dando loro un valore scientifico, rischiando altrimenti di essere
considerati deliri visionari di una scienza pseudo–magica. Il libro ha pre-
so così la forma di un trattato suddiviso in tre sezioni. La prima introdut-
tiva e storica, la seconda dedicata alla visione che gli alchimisti avevano
dell’uomo e della vita, la terza dedicata ai Talenti e alle Ferite Emozionali.
I lettori più “esigenti” spero mi perdoneranno per l’aver, alle volte,
semplificato molto i concetti ben più complessi legati alla Tradizione
Alchemica, alla Chimica e alla Fisica. I lettori più legati alla quotidia-
nità potranno trovare nella sezione dedicata alle Ferite Emozionali ed ai
Talenti veloci risposte alle loro problematiche interiori. Il libro può così
essere letto tutto, dall’inizio alla fine, come essere sfogliato alla stregua di
un manuale. Lungi dal voler redarre un trattato esaustivo riguardo una
materia così vasta e profonda quale è la “conoscenza alchemica”, per la
quale io stesso rappresento un umile “adepto”, spero, almeno, di poter
muovere nel lettore una feconda curiosità a riguardo, particolarmente in
colui che crede che l’Alchimia sia solamente una pratica occulta, propria
di visionari che cercavano di trasformare il Piombo in Oro.
Allo stesso tempo, così come questa ricerca è tuttora per me fonte di
stimolo e arricchimento interiore, mi auguro che le mie parole possano
smuovere un profondo lavoro di autocritica, autoanalisi e siano ricche
di spunti di riflessione.
Provo, infine, un sentimento di enorme riconoscenza nei confronti di
quei personaggi storici, ai più sconosciuti, che hanno dedicato la loro vita
intera all’Arte della Cura, al prezzo di pesanti angherie subìte da parte
dell’Inquisizione arrivando anche al punto di porre termine
alla loro vita condannati al rogo.
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TRATTATO DI
ALCHIMIA DELLE
EMOZIONI
IL RISVEGLIO DEI TALENTI
ATTRAVERSO LA
GUARIGIONE
DELLE
FERITE
EMOZIONALI
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14 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI
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SEZIONE PRIMA
NIGREDO
LA GENESI
DELLE FERITE EMOZIONALI
INTRODUZIONE
La stesura di questo trattato, frutto come sopra accennato, della IONI SNC11
a O M E DIZpas-
sione e di un duro lavoro di ricerca, studio Elen
Dianeasperimentazioni, è stata fon-
damentalmente intrapresa, per contingente necessità, quando, all’età di
sedici anni, ho iniziato a farmi delle domande riguardo la mia precaria
condizione di salute, fisica e psichica. Non sono mancati momenti di
dubbio, sconforto e rassegnazione nel corso degli anni dedicati allo stu-
dio della Medicina, intesa come Scienza Suprema dell’Essere Umano che
cerca, smarrito tra malattia e ignoranza, una risposta al proprio Esistere.
L’INIZIO
durano ore e che mi svegliano la notte assieme agli attacchi d’ansia. Niente,
tutto nella norma. La diagnosi è pronta e fatta: attacco d’ansia acuto da jet
leg. Stress da carenza di sonno; forse qualche attacco di panico, ma niente
di organico. La dottoressa orientale vestita di rosa mi dice che è normale,
ne soffrono tutti! Qualche pastiglia di ansiolitico e tutto ritornerà a po-
sto. Rimango ancora più confuso: cosa vuol dire ne soffrono tutti? Così
vengo dimesso: seicento dollari da pagare prima di lasciare l’ospedale e la
prescrizione per otto compresse di Lorazepam, – diciotto dollari. Non ci
posso credere, tutto qui? Non posso non avere nulla! Io sto malissimo!
La diagnosi non mi aveva convinto, non poteva essere semplicemente
uno stato di ansia generato dal fuso orario e dalla mancanza di sonno!
Ho viaggiato spesso da solo senza problemi. In Cina non ho mangiato
e dormito per diverse notti, ho attraversato gli Stati Uniti viaggiando in
autobus ed in treno per un mese; sono stato più volte in Brasile per se-
guire le lezioni di Alchimia del mio maestro.
Da studente ho trascorso notti intere senza dormire, magari operando
da volontario in ospedale, e mai mi sono trovato in una situazione come
questa! Qualcosa in me era cambiato o, forse, proprio “non cambia-
to”. Qualcosa mi diceva che quella “nuova” sensazione di angoscia che
provavo era già conosciuta dal mio inconscio. Cominciavo a percepire
che quello stato di malessere non era emerso improvvisamente, scatenato
da una situazione esterna ma, come un amico che non si incontra dai Di
tempi dell’asilo e del quale si ha ormai dimenticato il viso e il nome, era an
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qualcosa di già conosciuto che riaffiorava dai miei ricordi di bambino o
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forse anche prima. aO
Quella notte presi una compressa di Lorazepam e così feci per altre
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otto notti. Salii sul volo per San Paolo, riuscii a dormire tutto il viaggio,
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ma ormai ero certo che qualcosa di lì a poco sarebbe cambiato radical-
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mente nella mia vita. Così avvenne. SN
Mi ci vollero venti giorni per riprendermi da quel viaggio, e dei mesi,
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forse un anno o più, per riprendermi del tutto. Questa esperienza, però,
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si è poi rivelata fondamentale nel mio cammino nel mondo dell’Alchimia
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e, cosa più importante, ha fatto di me un terapeuta migliore, in quanto,
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per la prima volta, avevo fatto veramente un’esperienza consapevole delle
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L’INIZIO 21
quell’Io che fino a quel momento avevo definito “il mio Io”, ma, proprio
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in quel momento, nel dolore più totale e accompagnato dalla caduta dei
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miei ideali, ho affermato a me stesso che sarei arrivato, costasse quel che
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LE FERITE
EMOZIONALI
UN CAMMINO CHE RIGUARDA
TUTTI NOI
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Lo studio sulle Ferite emozionali è stato la conseguenza quasi ca-
suale di una mia personale esperienza. Ha trovato terreno adatto al
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suo sviluppo nella mia personale predisposizione a indagare e com-
prendere quale potrebbe essere la natura, l’origine mentale e/o spiri-
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tuale del problema che mi è stato esposto da una persona. Abbiamo
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accettato per anni che la religione si prende cura dell’Anima. “Carte-
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sianamente” parlando, abbiamo separato la scienza da tutto quello che
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è religio, collegamento col Divino e questo, inevitabilmente, ci impe-
disce una visione d’insieme. Nella pratica della cura e relazione d’aiu-
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to agli altri, trovo opportuno unire la parte densa, fisica e materiale con
la parte sottile e spirituale di un essere vivente. La separazione analitica è 11/24/2
senz’altro utile, ma è altrettanto fondamentale poi poter riunire il tutto.
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è quello di separare senza poi riunire. Questo ha dato origine alle va-
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Abbiamo la figura medica che cura lo stomaco, così come c’è la figura
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che cura il polmone; a volte facciamo fatica a relazionare un problema di
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stomaco con un problema di respirazione, perché nella medicina e nel-
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la scienza moderna è difficile che ci si metta a fare una somma aritme-
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tica o addirittura una moltiplicazione. Non sempre, infatti, la nostra
natura si manifesta come somma, ma può manifestarsi secondo tutte le
varianti aritmetiche: somma, sottrazione, moltiplicazione e divisione. Se
soffro di un problema allo stomaco e, contemporaneamente, ai bronchi,
non è detto che la risultante di questi problemi sia 1+1; potrebbe in-
vece essere 1x1, oppure 1–1 o ancora 1/1. Tutto ciò dà un valore diffe-
rente al nostro vissuto del problema, ed è questo vissuto a fare la differen-
za tra una persona ed un’altra, tra un problema ed un altro.
Nel prendersi cura degli altri, che tu sia medico, naturopata, psicolo-
go o terapeuta olistico, dovrebbero essere imprescindibili conoscenza,
attenzione, coscienza, consapevolezza e responsabilità. Al di là della basi-
lare conoscenza tecnica della materia, sarebbero altresì necessarie una se-
rie di capacità e virtù che trascendono dall’analisi scientifica e fanno parte,
invece, dell’umano “sentire”.
La medicina del domani dovrebbe andare alla ricerca della radice dei
problemi piuttosto che “accanirsi” nel voler trattare un sintomo a tutti
i costi. Gestire un sintomo quando è in pericolo la vita è un’ottima op- 3 55
portunità, ma non riconoscere le cause primarie di uno squilibro, soppri- 8
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mendo un sintomo, è una forte limitazione alle possibilità
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che l’essere ha di conoscersi,
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capirsi, cambiare. 34 :
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LE FERITE
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EMOZIONALI
TRA MASSA ED ENERGIA
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alla conclusione che la cosa più importante è entrare nel flusso della vita,
per poterla comprendere e fare della vita stessa un’esperienza consape-
vole. La vita è qualcosa che riguarda tutti e a cui tutti dobbiamo parteci-
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pare, perché tutti dobbiamo entrare nel suo flusso se vogliamo affermare
di essere vivi. Se osserviamo una pianta oggi, tra un mese essa sarà cam-
biata, perché la vita non si ferma, segue una sua propria legge evolutiva;
il che non vuol dire necessariamente andare avanti, ma può anche signifi-
care retrocedere, muoversi a destra, a sinistra e comunque non vi è alcuna
immobilità.
Nel lavoro sulle Ferite Emozionali il concetto di movimento ha un
ruolo fondamentale. Quando ci feriamo, ad esempio, la prima azione che
facciamo è non muovere la parte interessata, primariamente per evitare il
dolore. Il corpo sa cosa deve fare, perché se c’è movimento la ferita non si
rimargina né si chiude.
26 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – NIGREDO
Ogni ferita crea immobilità, localizzata o generale, sia essa una ferita
fisica, emozionale o sentimentale. In particolar modo, quando ci rife-
riamo ad una Ferita Emozionale, ci ricolleghiamo a quel grande lavoro
(Grande Opera) che qualsiasi essere vivente compie tutti i giorni per se-
guire il proprio flusso evolutivo.
L’Universo, di cui tutti noi facciamo parte, conosce una legge fonda-
mentale: quella del disordine, ovvero del Caos, che in fisica si definisce
Entropia. L’Entropia è una forma di movimento dell’energia che tende
al caos. Possiamo dire che l’Universo tende, per sua natura, al movimen-
to caotico, all’espansione e, quindi, alla perdita di coerenza, sinonimo di
disordine.
Tutto ciò che è vivo e deve mantenere dei confini stabiliti per poter
affermare, ad esempio, “io sono una pianta” deve, invece, seguire la legge
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contraria al caos, che è l’ordine. Ordine ed Entropia sono due variabili
che determinano quanto il mio essere sia più o meno vivo. Essere vivo
non vuol dire niente di per sé. Non possiamo dire che l’Universo non
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sia vivo, ma solo che ha una sua forma di vita che noi non concepiamo
perché non è organica, non è strutturata. La nostra, come quella di una
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pianta, è strutturata, così possiamo scegliere se seguire la legge del caos o
quella dell’ordine.
L’energia libera, una forma particolare di energia presente nell’Uni-
verso sconfinato, segue la legge del caos. Consideriamo l’energia lumino- 11/24
sa, ad esempio. Possiamo dire che la luce si trova in un luogo piuttosto
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come essa si insinui nel corpo e come possa poi essere memorizzata non
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solo nella psiche e nel campo energetico, ma anche nei muscoli, nelle fa-
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memoria e possiede una sua identità, e sono proprio le cellule che colla-
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Nella mia pratica terapeutica vedo persone con patologie legate alla
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guerra che hanno vissuto negli anni ’40 – ’45 e, pur comprendendo con
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molti anni prima, quando il corpo ha creato una ferita enorme e l’uni-
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dilatare i vasi, a rallentare il battito del cuore, a scaricare acqua. Sono far-
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ad eliminarne i sintomi.
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quelle cellule che si fissa il trauma e, non potendo certo rimuovere il mu-
scolo dal corpo, devo riuscire, in qualche modo, ad interagire con loro.
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che noi facciamo di tutto per essere felici e poi tralasciamo di risolvere
quelle poche situazioni che ci distolgono dalla felicità, che ci portano ver-
4/20
bilmente, a seguire la legge del caos; induce il mio stato fisico al disordine,
ovvero verso l’involuzione.
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32 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – NIGREDO
la particella che media tutti i conflitti tra il più e il meno, tra la luce ed il
buio, tra il maschile ed il femminile. Quando ben otto atomi di Idrogeno
a n
3
Ermete Trismegisto, nella Tavola di Smeraldo , una tavola leggendaria,
trovata in una tomba, dove in pochissime righe era sintetizzata tutta la
sintesi della conoscenza esoterica degli antichi egizi e babilonesi, scrive:
2 “C’è un concetto che corrompe e altera tutti gli altri. Non parlo del Male, il cui limitato impero è l’etica; parlo
dell’Infinito” (Jorge Luis Borges). L’infinito (dal latino finitus, cioè “limitato” con prefisso negativo in–, e solita-
mente denotato dal simbolo , talvolta detto lemniscata) in filosofia è la qualità di ciò che non ha limiti o che non
può avere una conclusione.
3 La Tavola di Smeraldo o Smeraldina (in latino tabula smaragdina) è un testo sapienziale che secondo la leg-
genda sarebbe stato ritrovato in Egitto, prima dell’era cristiana. Il testo era inciso su una lastra di smeraldo ed è stato
tradotto dall’arabo al latino nel 1250. Esso rappresenta il documento più celebre degli scritti ermetici ed è attribuito
allo stesso Ermete Trismegisto. La tradizione vuole che Ermete avesse inciso le parole della Tavola su una lastra verde
di smeraldo con la punta di un diamante.
34 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – NIGREDO
(...)
tutto questo per compiere i miracoli
di una cosa sola;
da questa unica cosa
tutto il mondo nasce per adattamento.
tanti, fuggendo per mezza Europa. Ripeteva sempre a tutti che tutto ciò
che esiste era composto di soli tre aspetti.
Come vedremo nel capitolo appositamente dedicato all’Alchimia,
oggi questo è dimostrabile, perché tutto ciò che esiste è fatto di atomi e
gli atomi sono fatti di protoni, neutroni ed elettroni. C’è differenza tra gli
atomi che compongono i capelli e gli atomi che compongono gli occhi?
Nessuna! In realtà qual è la differenza? È nel modo in cui gli atomi si
mescolano, si sommano e formano strutture e sostanze diverse.
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DianaElen LE FERITE EMOZIONALI: TRA MASSA ED ENERGIA 35
Attraverso la massa, che non è altro che Tre Sostanze, io posso cono-
scere l’energia fatta a sua immagine e somiglianza, la quale, nel processo
della vita, “anima” letteralmente la massa.
È possibile pertanto conoscere sia l’energia che vivifica la massa,
sia la massa che sta accogliendo
quell’energia.
36 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – NIGREDO
LAUNFERITA
CAMPO DI
DISTURBO
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Analizziamo ora più profondamente il concetto di Ferita Emozionale. C 1
Anzitutto dobbiamo comprendere che, spesso, è necessario che una
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rita, se grave, sia subito tamponata, disinfettata, coagulata edNeventual-
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mente suturata per salvaguardare la vita della persona; questo I ZI è il primo
intervento da fare, diciamo un pronto soccorso. ED
Il corpo stesso però sarebbe in grado di fare questo, M essendo dotato di
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strutture cellulari, proteiche e tissutali che favoriscono la chiusura della
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ferita attraverso la cicatrice, l’emostasi attraverso
E le piastrine e i fattori del-
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la coagulazione e la difesa dai batteri attraverso l’attivazione massiva del
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sistema immunitario, dimostrandoci D così facendo che noi siamo soggetti
alla legge dell’ordine, all’interno dell’Universo in cui vige la legge del di-
sordine. È un meccanismo innato in ogni essere vivente quello che porta,
una volta feriti, alla guarigione.
te”, vale a dire che si comportano come piccole batterie sempre cariche,
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Può succedere però che, di fronte a stimoli troppo forti o troppo ripe-
tuti (chimici, fisici, traumatici, immunitari o anche psichici) alcune cellu-
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TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – NIGREDO
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Queste cellule non sono più in grado di integrarsi con il tessuto cir-
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costante, quindi non funzionano più correttamente (stabilizzandosi in
una condizione di permanente “scarica”) in quanto privi del potenziale
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elettrico. Con il loro squilibrio elettrico queste cellule però costitui-
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scono un cosiddetto campo di disturbo, una zona, cioè, di interferenza
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nei riguardi del resto del corpo. Semplificando il discorso, è come se ge-
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nerassero continuamente “rumore”, una sorta di ronzio di fondo elettri-
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co, con effetti disturbanti su altri organi anche a distanza. Questa teo-
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ria neuralterapica è “sovrapponibile” alle considerazioni della Medicina
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Tradizionale Cinese che ha individuato quelli che sono i blocchi di flus-
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so nei meridiani energetici del corpo (volgarmente definiti meridiani di
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agopuntura), per cui inserendo vari tipi di aghi in punti definiti (i punti
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di agopuntura appunto) si crea una risposta neurovegetativa centrale che
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tende a ripolarizzare le cellule e a ripristinare il flusso lungo i “meridiani”.
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mo computer, nei cui circuiti però possono, per vari motivi, inserirsi dei
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segnali anomali. Tutto ciò, alla fine, può tradursi in dolori e disturbi di
ogni genere, in zone del corpo che, in apparenza, nulla hanno a che fare
con il problema di origine.
La Neuralterapia, ad esempio, agisce ripolarizzando e stabilizzando
il campo di disturbo, ripristinando il normale potenziale di membrana.
Ciò fa sì che il Sistema Nervoso Autonomo (Ortosimpatico e Parasimpa-
tico) possa correttamente funzionare secondo ritmi di salute, permetten-
do la guarigione dell’organo bloccato a valle della catena di interferenza.
Studiando e trattando la Ferita Emozionale come un medico tratterebbe
una ferita fisica, avendo l’accortezza di ripulirla, disinfettarla, drenarla e
solo successivamente, quando certo di aver eliminato ogni residuo con-
taminante, ricucirla, non incorreremo mai nei gravi problemi sopra citati.
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40 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – NIGREDO
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ET COAGULA
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L’UNIVERSO QUANTICO:
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CREDERE O SAPERE
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Per comprendere appieno il significato che le “ferite” rivestono nella
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nostra vita, dobbiamo assolutamente partire dalla base, dall’origine della
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filosofia, perché questa studia la Vita come un tutto. Il cammino della
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consapevolezza umana ha inizio quindi con la filosofia, “amore per il sa-
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pere”, poichè è impossibile comprendere un moto interiore e altrettan-
4:
to un evento esterno, senza conoscere veramente quali siano le forze, le
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regole e le dinamiche che reggono la vita e i suoi processi.
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La famosa domanda del bambino “… ma perchè?” riassume millenni di
35
evoluzione; senza la ricerca dei “perchè”, l’uomo non sarebbe definibile
8
tale. La conoscenza è il nostro potere che, se ben utilizzato, ci può far rag-
giungere consapevolezze elevate; può essere, bensì, anche la nostra rovi-
na, se perdiamo i limiti dell’umano buon senso nell’applicare le nostre
manipolazioni mentali, cominciando a credere invece che a conoscere. La
credenza infatti, ben diversa dalla conoscenza, non si basa sull’esperienza
diretta, sul verificare che semplicemente ciò che è lo è perchè è così.
La credenza può portare ad accettare teorie meravigliose ma mirabo-
lanti, spesso smentite nel corso degli anni, riviste o addirittura accusate
di aver provocato disastri su larga scala. È superfluo sottolineare come,
spesso, la mente “menta”, e così per sostenere teorie fantascientifiche as-
sistiamo a vere “acrobazie” da parte degli scienziati. Il metodo scientifico,
così tanto sostenuto oggi, è semplicemente una delle tante teorie che si
sono susseguite nel corso della storia con lo scopo di spiegare fatti, alle
volte, inspiegabili, perlomeno secondo gli schemi di giudizio attuali.
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4:
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È il giudizio, infatti, che segue sempre al tentativo di conoscenza: spe-
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rimento, cerco di comprendere, penso di conoscere, quindi giudico.
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Accadde la medesima cosa ai nostri “antenati” Adamo ed Eva, quando
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mangiarono la mela dell’Albero della Conoscenza del Bene e del Male;
una volta provato il gusto della conoscenza, si giudicarono nasconden-
11
NC
dosi, vergognandosi della loro nudità. Ciò che non avevano compreso
era che la conoscenza non è un qualcosa di cui ci si può cibare in un sol
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boccone, non è rappresentabile in un frutto proibito, perché è un pro-
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cesso in continuo divenire che nasce dall’osservazione attenta e costante
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dei fenomeni. Il mangiare la mela ha solo rappresentato la scelta di voler
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conoscere, andando oltre gli schemi delle credenze. Una volta superati-
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li, rimane l’esperienza che hanno iniziato a vivere dal momento in cui si
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sono “osservati veramente” per la prima volta, e si sono visti nudi.
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Giudizio
42 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – NIGREDO
Il loro vedersi nudi è stato il risveglio della coscienza accortasi che, fino
a quel momento, la mente aveva mentito e controllato ogni azione. Ciò
aveva provocato la loro vergogna, ma aveva permesso anche a chi desi-
derava ardentemente questa loro presa di posizione di lasciare agire nelle
loro vite il vero libero arbitrio della coscienza spirituale. Trovo molto in-
355
teressante la lettura dei testi sacri, in particolare della Bibbia, andando al
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di là degli schemi mentali imposti: come ogni libro antico riserva sempre
molte lezioni di vita. Ogniqualvolta noi pensiamo di conoscere, giudi-
chiamo ciò che pensiamo di conoscere, e ci denudiamo di fronte alla ve-
rità; il dubbio è, in questo frangente, automatico.
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Cogito ergo sum
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diceva Cartesio. “Cogito ergo dubito”, correggerei io. Ma sono solo opi-
nioni. Siamo semplicemente due menti differenti e ciascuno di noi mente
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to, alla “potenza” di una cascata, all’immensità del mare. Quante volte
abbiamo osservato il sorgere del Sole, assistito all’arrivo della primavera,
visto spuntare un germoglio dalla terra, e… quale stupore e meraviglia nel
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veder nascere una nuova vita? Tutto questo non ha bisogno di spiegazio-
ni per essere, semplicemente è. La Natura agisce. L’uomo potrà anche
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LA GRANDE
OPERA
UNO STRUMENTO
PER LA CONOSCENZA DEL SÉ
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Tale teoria, infatti, che non ha nulla a che vedere con lo stato caoti-
co che caratterizza l’energia libera, sostiene che l’evoluzione di un evento
segue leggi del tutto, almeno in apparenza, dettate dal caso, il cui punto
di partenza è determinato da una piccolissima forza attivante, che viene
anche definita effetto farfalla in quanto gli eventi successivi che si pro-
ducono seguono un’apertura esponenziale. Considerando che origina-
riamente la parola chaos non aveva l’attuale connotazione di “disordine”
DianaElenaOM EDIZIONI SNC11/24/2022
47
SN
ONI
LUCE
I
Maschile
IZ
ED
+
OM
SOLE
l e na
S
aE n
Dia
TENSIONE TRA I POLI
DIFFERENZA
DI POTENZIALE
LUNA
Femminile
BUIO
50 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – NIGREDO
CAOS
DETERMINISTICO
E CAMBIAMENTO DI PARADIGMA
Ele
Dian
a
L’ARTE
DI ILSEPARARE
VERO DAL FALSO
:3 4 :
Apparentemente in forma oracolare, vi sono contenute alcune con-
2 12
siderazioni basilari che alle luci della scienza moderna, iniziano a trovare
un fondamento scientifico.
202
/24/
Questo è il testo di cui parliamo:
C11
Acqua Aria
MERC.
SAL SULP.
Fuoco Terra
3
PM
:11
:34
L’ARTE DI SEPARARE IL VERO DAL FALSO 5712
0 22
Vediamo di analizzare nel dettaglio la prima parte di questo testo. /2 Ciò
che è in alto è come ciò che si trova in basso e viceversa. Ciò 2 4
1 1/ che si tro-
va all’interno è come ciò che si trova all’esterno. È unaCrelazione non di
uguaglianza, ma di somiglianza. Equivale a dire: I“Dio SN fece l’uomo a sua
immagine e somiglianza”. Questa relazione tra
I ON
le parti che compongono
Z
il tutto è alla base della teoria dei frattali,Iovvero dei sistemi e dei sotto-
D
E essendo parte dell’insieme stes-
sistemi che rappresentano l’insieme pur
so. È l’antica teoria dei sottosistemi
M
n aO antropomorfici della Medicina Tradi-
zionale Cinese, nella quale lsi e sostiene che le varie parti del corpo espri-
E
mono nella loro unicità
i a nail corpo intero. È così nella riflessologia plantare,
della mano, nella fisiognomica
D del viso, nell’analisi della lingua e dei polsi.
Studiando una particolare zona del corpo, si può studiare il corpo intero.
L’addominopuntura, l’auricolopuntura, la riflessoterapia del piede e del-
la mano si ispirano a questo assioma.
Non esiste cellula nel corpo che non sia in contatto con i vari sistemi
coordinanti delle funzioni organiche. Tale connessione vale anche per
la sfera psichica: un’immagine mentale, un’esperienza psichica o un vis-
suto emozionale si riflettono in maniera evidente e pesante su tutte le
strutture organiche, cellulari e biologiche del corpo. In questo modo, ad
un vissuto psichico si associa sempre un vissuto nervoso, una reazione
immunitaria, una attivazione endocrina e, quindi, una risposta cellulare.
58 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – NIGREDO
periferico e vegetativo ad attivare tutti gli altri sistemi per terminare poi
ena
trollati e veloci che il loro studio dettagliato potrebbe risultare quasi in-
M
uno stimolo già rappresenta la tappa finale di questa cascata di eventi che,
analizzata nei minimi dettagli, porterebbe al paradosso di una sequenza
apparentemente infinita di eventi. La realtà fisica, biologica, psichica ed
emozionale di una “ferita” è rappresentata da questa serie di fenomeni.
La ferita è probabilmente uno degli eventi più ricorrenti nella storia
della vita. Una ferita, ovvero l’interruzione dei tessuti causata da agenti
esterni, è più che sicuramente l’evento patologico – o non fisiologico –
più frequente nella storia evolutiva di tutti gli esseri viventi, ed essa in-
teressa tutti i regni della natura. Pensiamo al mondo minerale, dove per
un evento esterno si può determinare la rottura–frattura di un cristallo;
pensiamo al regno vegetale, dove per varie cause si ha la rottura di una o
più parti di una pianta; pensiamo al regno animale, nella lotta tra prede e
predatori. Possiamo ben considerare il fatto che più vi è movimento, più
vi è la possibilità di procurarsi una ferita. Una pianta, un cristallo, sono
immobili o quasi vittime degli eventi esterni: non hanno possibilità di
fuggire, spostarsi o considerare alternative. Già il mondo animale, anche
microscopico, può permettersi la fuga da una situazione in cui il perico-
lo di ferirsi è molto alto. Considerando la ferita in termini più filosofici,
possiamo fare delle considerazioni molto interessanti.
L’ARTE DI SEPARARE IL VERO DAL FALSO 59
55
viventi hanno la caratteristica di potersi opporre a questa forza che tende
3583
a separare. La vita è un eterno tentativo di opporsi alla legge del disor-
dine, e la peculiarità dei sistemi viventi è proprio l’ordine. Tutta l’energia
1 PM
necessaria ad un sistema vivente affinchè possa essere definito tale è im-
piegata per opporsi alla forza separatrice dell’Universo.
:34:1
La ferita, in quanto separazione di tessuti, rappresenta, in questo
senso, un percorso rivolto al Caos, una piccola parentesi involutiva in
un organismo che cerca, al contrario, di evolvere con tutte le sue forze.
2 12
Evoluzione è uguale al mantenimento di un ordine, e, se possibile, al mi-
/202
glioramento dello stato di omeostasi dinamica. Involuzione è uguale al
processo di disordine, alla perdita dell’omeostasi dinamica e alla cristalliz-
1/24
LA STORIA
INSEGNA
SE CONTESTUALIZZATA
e quando agisce (lo abbiamo visto più e più volte) non chiede il permesso
a nessuno. Fin dai tempi più antichi, l’uomo, mosso da una sete innata
di conoscenza e spesso da pura ammirazione verso i fenomeni naturali,
si è impegnato nella ricerca delle cause e delle modalità attraverso cui la
natura si esprime. Ciò che noi oggi chiamiamo filosofia, un tempo era
considerata qualsiasi attività rivolta alla conoscenza dei fenomeni na-
turali, cosmici ed umani. L’Alchimia si inserisce come un denominatore
comune in tutte queste correnti di pensiero dell’antichità. Conosciuta
61
D
a i
rola kimiyà che significa “pietra filosofale”, che, a sua volta, sembrerebbe
naE
discendere dal termine greco khymeia (χυμεία) che significa “fondere”,
le
“colare insieme”, “saldare”, “coagulare”. Un’altra etimologia la fa deri-
a n
O
vare dalla parola Al Kemi, che significa “l’arte egizia”; gli antichi Egiziani
M
chiamavano la loro terra Kemi (“il paese nero”, con riferimento al nero
ED
che esprimeva la totalità del creato. Ben note sono le scuole greche, dai
/2
che gli vengono attribuiti esercitò una enorme influenza sulle correnti
na
alchimistiche europee.
O
M
4
dioevo , la pratica e la cultura alchemica rifioriscono attraverso gli Arabi.
IZ
IO
NI
4 Il Medioevo è una delle quattro grandi epoche (antica, medievale, moderna e contemporanea) in cui viene
SN
tradizionalmente suddivisa la storia dell’Europa. Comprende il periodo dal V secolo al XV secolo. Segue la Caduta
dell’Impero romano d’Occidente nel 476 e precede l’Età moderna. Il termine Medioevo compare per la prima volta
C1
nel XV secolo in latino e riflette l’opinione dei contemporanei per cui tale periodo avrebbe rappresentato una devia-
1/
5 L’espansione islamica si verificò a partire dal VII secolo ad opera dei seguaci dell’Islam (dapprima arabi, poi an-
che Persiani, Turchi e Berberi) che riuscirono a conquistare un vastissimo impero, che proseguì nella sua espansione
fino al XVIII secolo grazie all’Impero ottomano e all’Impero Moghul. L’espansione vera e propria viene in genere
datata a partire dalla morte del profeta maometto nel 632 D.C., e avvenne nei tre continenti dell’Asia, dell’Africa e
dell’Europa.
6 Dopo la caduta del regno visigoto, la Spagna fu incorporata nel califfato arabo di Damasco e se gli arabi non
fossero stati fermati da Carlo Martello a Poitiers nel 732, lo sarebbe stata anche la Gallia. La penetrazione araba in
Sicilia ebbe inizio nell’827. Dopo la caduta di Palermo, avvenuta nell’anno 831, sorse un emirato siciliano. Mediante
una lenta penetrazione prolungatasi per tutto il secolo e completata nel 902 con la caduta di Taormina, gli Arabo–
Berberi si insediarono stabilmente sull’isola, sostenuti da una consistente immigrazione dal Nord Africa e da una
riuscita opera di islamizzazione delle popolazioni isolane, Nel resto del Meridione, ad eccezione dell’emirato di Bari
e di quello di Taranto, la presenza araba in Puglia e in Campania ebbe fondamentalmente vocazione predatoria.
Per questo i musulmani talora dettero vita a insediamenti stabili che potessero fungere da basi per sostenere le loro
azioni militari nell’entroterra e sui mari. La dominazione araba sulla Sicilia ebbe termine tra il 1061 e il 1091, nei
trent’anni che i Normanni impiegarono a riconquistare l’isola. Essa ebbe comunque influssi positivi sull’isola sia in
campo economico (l’introduzione di più avanzate tecniche di coltivazione e l’eliminazione del latifondo, portarono
a una maggiore produttività e contribuirono a dare un forte impulso ai già attivi commerci), sia in quello culturale.
Palermo, ad esempio, conobbe una splendida fioritura artistica e fu ricordata come la principale città islamica del
Maghreb, dopo Cordova, per l’alto numero di moschee, bagni pubblici (hammām) e istituzioni scolastiche.
LA STORIA INSEGNA (SE CONTESTUALIZZATA) 65
NI S
religioso in catalano. Culturalmente molto vicino al francescanesimo spirituale, fu un personaggio influente nelle
corti europee all’inizio del XIV secolo, consigliere del re d’Aragona, del papa e del re di Sicilia. Subito dopo la sua
morte, la sua personalità e studi gli conferirono fama di alchimista e mago.
NC
11/
10 Raimondo Lullo ( Palma di Maiorca, 1233 – 1316) fu un filosofo, scrittore, teologo, logico, mistico e mis-
24/
sionario spagnolo di lingua e cultura catalana, tra i più celebri dell’Europa del tempo.
11 Giovanni XXII, nato Jacques Duèze o d’Euse (Cahors, 1249 – Avignone, 4 dicembre 1334), 196º Papa della
202
21
Chiesa cattolica dal 7 agosto 1316 alla morte. La sua amministrazione fu caratterizzata prevalentemente da politiche
economiche tanto da attribuirgli l’appellativo di “Papa banchiere”.
2
12 Nicolas Flamel visse a Parigi nel XIV e XV secolo. Condusse due negozi come scrivano e sposò una vedova di
nome Perenelle. I due avevano diverse proprietà ed effettuavano cospicue donazioni alla Chiesa, comprese le commis-
sioni di diverse sculture. Una delle abitazioni appartenute a Flamel è ancora esistente, al 51 di rue de Montmorency.
È considerata la più antica casa in pietra di Parigi.
LA STORIA INSEGNA (SE CONTESTUALIZZATA) 67
13
Il nome più importante di questo periodo è, senza dubbio, Paracelso ,
il quale diede una nuova forma all’alchimia, spazzando via un certo oc-
cultismo che si era accumulato negli anni e promuovendo l’utilizzo di os-
Di
servazioni empiriche ed esperimenti tesi a comprendere a il corpo umano. na
El
en
aO
13 Philippus Aureolus Theophrastus Bombastus von Hohenheim detto Paracelsus o Paracelso (Einsiedeln, 14
M
novembre 1493 – Salisburgo, 24 settembre 1541) è stato un medico, alchimista e astrologo svizzero. Paracelso è una
delle figure più rappresentative del Rinascimento. Egli è anche noto per aver battezzato lo zinco, chiamandolo zin-
cum, ed è considerato come il primo botanico sistematico. Si laureò all’Università di Ferrara, più o meno negli stessiED
anni in cui si laureò Niccolò Copernico. Fino al 1500 la composizione e i mutamenti della materia erano spiegati IZ
sulla base della dottrina dei quattro elementi di Aristotele: acqua, aria, terra e fuoco. Paracelso, per la prima volta,
aggiunse ad essa una teoria che contemplava tre nuovi principi della materia (sale, zolfo e mercurio), contrassegnata
IO
dalla presenza di spiriti della natura responsabili delle sue trasformazioni e cambiamenti. Egli inoltre rifiutò l’insegna-
NI
mento tradizionale della medicina, dando vita a una nuova disciplina, la iatrochimica, basata sulla cura delle malattie SN
attraverso l’uso di sostanze minerali.
C1
1/
2
68 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – NIGREDO
I FONDAMENTI
2
24/
/
11
DELL’ARTE
C
SN
I
N
I O
IZ
ED
M
Come abbiamo già visto, la parola araba per definire l’Ars Regia o più
a O
E = m·c².
NI S EDIZIO
aE le n a O M
Dian
74 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – NIGREDO
LE TRE
SOSTANZE
DEGLI ALCHIMISTI
Dian
aEle
e–
naO
SPIRITO
Yang
M
atomo
EDIZ
Yin Yin/Yang
CORPO ANIMA
ION
IS
p+ MERC. n
NC1
3
1/24
sost.
SULP. SAL
/202
2 12
:34:1
1 PM
3583
Acqua Aria
55
4
elem.
Fuoco Terra
78 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – NIGREDO
Nel mondo orientale esiste una filosofia molto conosciuta che espri-
me questo concetto: il Taoismo. Nel Taoismo si crede nell’esistenza di
tre forze fondamentali nel mondo che, fondendosi vicendevolmente
tra loro, determinano tutte le forme viventi conosciute: lo Yin, forza
femminile legata alla Terra, lo Yang, forza maschile legata al Cielo e il
Tao, che è in realtà la risultante della convivenza tra Yin e Yang. Nella
rappresentazione taoista c’è tutta la sintesi delle forme viventi in natura,
IO
linearsi con le più moderne teorie scientifiche quali quella atomica mo-
aO
dei secoli passati furono attratti dalle teorie filosofiche orientali e della
aE
taoista cinese I Ching con la sua pubblicazione del 1697 Novissima sinica
14
(Ultime notizie dalla Cina) .
Si dice che tra il dire e il fare c’è di mezzo il… Sale. Il mare è un sale, è
una massa d’acqua che connette tutte le terre emerse ed è, casualmente,
una fonte enorme di sale. L’atomo è composto da un nucleo, il quale a
sua volta è costituito da due particelle elementari, il protone, che è dotato
di carica positiva, e il neutrone, di carica neutra.
14 Leibniz vide nel simbolismo dell’I–Ching (linea spezzata=0; linea unita=1) un perfetto esempio di numera-
zione binaria come illustrò nel suo saggio del 1705, Spiegazione dell’aritmetica binaria.
LE TRE SOSTANZE DEGLI ALCHIMISTI 79
Di
an Il protone ha la tendenza naturale a contrarsi e compattarsi nel nu-
cleo: ha il potere della contrazione. L’elettrone è, invece, una particella di
massa praticamente nulla e carica esattamente opposta a quella del pro-
tone; il suo movimento è di espansione, contrario a quello del protone.
Il neutrone è la particella che media il movimento di contrazione del pro-
tone e di espansione dell’elettrone.
Questa è la materia.
La materia è fatta di tre sostanze perchè tutto quello che esiste è fatto di
atomi, e la differenza che esiste tra atomo ed atomo risiede solamente nel
numero di protoni, elettroni e neutroni.
La Tavola di Ermete Trimegistro recita:
(non vi è dubbio)
I QUATTRO
ELEMENTI
LE FORZE DELLA VITA
Grazie alle più recenti scoperte scientifiche oggi sappiamo che l’atomo
si muove, “è vivo”. Un atomo privo di movimento si definisce in uno sta-
to di plasma, ovvero uno stato particolare della materia in cui le particelle
costituenti dell’atomo stesso si trovano in una condizione di separazione
che determina lo stato di caos. Protone, elettrone e neutrone esistono,
ma non vi è alcuna forza che ne determina il coordinamento reciproco.
Affinché un atomo assuma la configurazione tipica e definita con nucleo
e nube di elettroni attorno, è necessario che intervengano delle “forze”
o interazioni che mettano in moto sincronico tra loro le Tre Sostanze.
In pratica, la materia, una volta che si è formata in quanto manifesta-
zione fisica dell’energia, rimane immobile, soggetta alla legge dell’iner-
zia, il cui principio fu scoperto da Galileo Galilei e dettagliatamente de-
scritto in due sue opere, rispettivamente nel 1632 con il Dialogo sopra i
due massimi sistemi del mondo e nel 1638 con Discorsi e dimostrazioni
matematiche intorno a due nuove scienze attenenti alla meccanica e i
movimenti locali.
La sua prima enunciazione formale però è di Isaac Newton (Philoso-
phiae Naturalis Principia Mathematica) che afferma:
Ciò vuol dire che le Tre Sostanze dell’Alchimia – ovvero le particelle ele-
mentari della materia – protone, neutrone ed elettrone – nel momento
in cui non vengono sottoposte ad alcun tipo di forza, rimangono inerti.
Osservando il mondo, però, questo concetto appare paradossale, con-
siderando che, come già spiegato, dalla Terra che ruota attorno al Sole,
alle Galassie in via di espansione fino alle gesta compiute dall’uomo, tut-
to “scorre”, come sosteneva la scuola di Eraclito di Efeso, filosofo greco
pre–socratico. Egli diceva:
calda perché irraggiata dal calore ricevuto dal Sole – produce un succes-
len
sivo movimento verso il basso. Aria calda che sale, aria fredda che scende
a
Quattro più tre dà come risultato sette, valore numerico che esprime
la totalità delle possibili relazioni esperienziali dell’energia incarnata in
El
una massa. Percepiamo i sette colori, udiamo le sette note musicali, vi-
ena
briamo in sette frequenze differenti (i così detti sette livelli vibratori che
corrispondono ai sette chakras), abbiamo sette orifizi nel nostro corpo,
OM
sette sono gli astri del nostro sistema solare che si trovano all’interno del-
la cintura di asteroidi presenti dopo il pianeta Saturno, organizziamo la
E DIZION
IS
DIZIO aOM E
ia n a E le n
D
nostra vita in settimane e la gravidanza stessa, che altro non è che il pro-
cesso di costruzione della massa in cui il nostro Spirito andrà ad “abi-
tare”, si calcola in settimane.
La Legge del Sette è un’altra delle regole fondamentali nella co-
noscenza alchemica, assieme alla legge del Tre e del Quattro. Abbia-
mo quindi visto che l’atomo è una “forma vivente” composta da pro-
toni, elettroni e neutroni. Il movimento delle particelle costituenti
l’atomo è legato alle quattro forze basilari che muovono la massa, i
Quattro Elementi. La materia tende alla stabilità e, come abbiamo vi-
sto, in assenza di forze, la massa ritorna al suo stato originario secondo
il principio di inerzia. Nel momento in cui in un atomo interviene una
forza producendo un cambiamento di moto di un elettrone che ruota
attorno al nucleo, l’atomo si viene a trovare in uno stato detto eccitato.
Così è anche per noi: quando una forza, un evento, una persona,
un libro o una conoscenza intervengono nella nostra vita in qualche
modo ci “eccitano”, determinando in noi un moto rivolto ad un pro-
cesso o evolutivo o involutivo. La tendenza, però, nel momento in cui
la forza cessa, è il ritorno ad uno stato di quiete, precedente e staziona-
rio. Nel momento in cui l’elettrone di un atomo ritorna al suo stato sta-
zionario originale in seguito al cessare della forza che ha prodotto l’ecci-
tazione, emette una radiazione luminosa, definita fotone. Parliamo pro-
prio di luce, perché un’onda luminosa si diparte dall’atomo quando un
elettrone ritorna al suo stato primordiale, dopo essere stato “eccitato”.
Essendo lo spettro luminoso composto da sette frequenze fondamen-
tali – che noi percepiamo e vediamo nei sette colori – è presto dimostrato
come dall’interazione del tre (le Tre Sostanze) e il quattro (i Quattro Ele-
menti) nasca il Sette: quando il Tre viene stimolato dal Quattro, nasce il
Sette, la luce visibile, composta da sette frequenze principali.
I Quattro Elementi sono, quindi, quattro forze presenti nel cosmo,
non sono sostanze. Le sostanze sono massa e gli Elementi permettono
il movimento di questa massa. Possiamo osservare i Quattro Elementi
interagire nella struttura dell’atomo attraverso le così dette interazioni
atomiche. Queste interazioni, definite anche forze, sono quattro forme di
espressione dell’energia legate all’atomo.
I QUATTRO ELEMENTI: LE FORZE DELLA VITA 85
cleare forte, che permette alle mie idee e azioni di svolgersi nel mondo
ZIO
si attiva infine la forza nucleare debole, un’altra forza che permette l’inte-
razione tra l’essere e l’ambiente circostante.
Di
d’acqua, in particolare sotto forma di vapore acqueo che, con il raffred-
an
damento progressivo dell’atmosfera, iniziarono a condensare e quindi a
aE
precipitare dando origine all’era delle piogge: i mari e le acque presenti
len
sulla terra hanno iniziato a formarsi. Ecco sorgere l’elemento Acqua, ele-
aO
mento dell’adattamento, la cui presenza sul pianeta Terra è legata alla na-
M
scita delle primissime forme di vita.
ED
Questa è, per gli alchimisti, la Genesi degli Elementi.
IZ
IO
In tutti questi eventi troviamo delle coincidenze e dei parallelismi
incredibili riguardo le Ferite Emozionali. Quando ci feriamo, il primo
evento che osserviamo dopo la separazione dei lembi di tessuto è la fuo-
riuscita di sangue, al quale segue il rossore e il rigonfiamento dell’area.
L’elemento Fuoco compare sempre per primo, tanto è vero che il primo
sintomo della ferita è un grande bruciore. Immediatamente le piastrine
presenti nel sangue tentano di fermare l’emorragia richiudendo i vasi le-
sionati, iniziando a formare la crosta (Terra). L’elemento Aria si manife-
sta sempre sotto forma molto impalpabile, in particolare a livello nervoso
e neurovegetativo: è il discernimento che mi protegge dall’apertura acci-
dentale della ferita, costringendomi all’immobilità della parte lesa, dan-
domi l’accortezza di non toccare e proteggere la ferita e innescando tutte
le risposte neurovegetative e nervose.
Infine l’elemento Acqua, che è ben visibile dall’edema (rigonfiamen-
to) che si forma attorno all’area lesionata, con il fine di isolare la zona,
trasportare in loco sostanze utili alla rimarginazione, cellule immunitarie
SN
NI
IO
IZ
88 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – NIGREDO
ED
e molecole difensive, nonchè del delicato compito di rimuovere eventuali
M
O
residui derivanti dal danno subìto dalle cellule. Fuoco, Terra, Aria e Ac-
na
qua, questo è il processo attraverso cui una ferita guarisce! Ogni volta che
Ele
nel corpo si produce una separazione, ogni volta che l’ordine cede al caos,
a n a
una nuova genesi ha inizio.
Di
Così è in alto, così è in basso.
L’elemento Terra è forse il più importante nella nostra vita, visto che
rappresenta anche il grande organismo che ci ospita, ci nutre e ci proteg-
ge, che gli antichi impersonificavano nella figura di Gaia: la Terra appun-
to. È stato per questo motivo che, giunto ad un certo punto della mia
ricerca rivolta al trattamento delle Ferite Emozionali, ho sentito la neces-
sità impellente di creare un Kit di Essenze Floreali che avesse la capacità di
lavorare anche “fisicamente” su queste ferite. Non potevo più accettare
l’idea di poter risolvere delle situazioni emotive, ma ben radicate e soma-
tizzate nel corpo fisico, solamente attraverso l’analisi mentale e psichica.
L’esperienza vissuta durante il viaggio che tanto mi aveva segnato mi ave-
va mostrato che il corpo è dotato di una memoria: la memoria corporea,
fisica e cellulare della ferita. D’altronde, era proprio nel fisico, nella sof-
ferenza cellulare e nel corpo che la ferita, alla fine di tutto il suo proces-
so, andava a creare il suo massimo squilibrio. Allo stesso tempo, però, se
non vi è consapevolezza e discernimento (Elemento Aria), è altrettanto
Dia
na
improbabile che si possa risolvere veramente una situazione traumatica. Ele
Il discernimento e la riflessione portano a porsi domande fondamentali,
na
OM
quali ad esempio: “Per quale motivo ho subìto questa ferita?”, “Perché ED
sto vivendo proprio questa esperienza?”, “Quale è l’intenzione della mia
essenza, la mia voce interiore, attraverso questo vissuto così traumatico?”.
Attraverso un evento esteriore, sia esso un trauma, una Ferita Emo-
zionale o un’esperienza forte, in qualche modo il mio inconscio sta co-
municando con me: è mio compito vitale comprenderlo e rielaborarlo,
90 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – NIGREDO
1. Uno
2. Masc. Fem.
MERC. SULP.
3.
SAL
VOLONTÀ
Caldo – F. Gravitaz.
Bruciore
Fuoco REALIZZAZIONE
Secco – F. Nucl. forte
Crosta
4. Terra Aria
DISCERNIMENTO
Freddo – F. Elettromag.
Acqua Protezione
ADATTAMENTO
Umido – F. Nucl. debole
Edema
7. Manifestazione
a
an
Di
92 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – NIGREDO
Tra i Quattro Elementi, il più sublime e legato alla nostra vita materia-
le è l’Acqua: essa è l’elemento del fluire, della coesione. Di acqua noi ne
abbiamo tanta: costituisce l’80 per cento della nostra massa corporea, e
qualora togliessimo l’acqua dal nostro corpo, rimarrebbe solamente un
mucchietto di polvere. Essa è l’elemento che ci lega alla vita: direttamente,
in quanto tutto ciò che si muove dentro di noi è mosso dai fluidi cor-
porei, e indirettamente, in quanto il ciclo dell’acqua sul pianeta Terra è
quanto di più sublime possa esistere in una struttura complessa quale
un pianeta. Basti pensare che, ogni qualvolta si cerca un pianeta remoto
Diana nel cosmo che possa ospitare la vita, si cercano tracce d’acqua. L’acqua ci
fa percepire l’essere parte di un flusso, di un grande oceano dove le varie
particelle d’acqua sono solo apparentemente separate tra loro.
len
DA ENERGIA A MATERIA
aO
IL PROCESSO
M
ED
INCARNATORIO
IZ
IO
N IS
NC
11/
Allora Gesù chiamò a sé un bambino,
24
lo pose in mezzo a loro e disse:
/2
«In verità vi dico: se non vi convertirete
02
e non diventerete come i bambini,
2
12
non entrerete nel regno dei cieli.
:3
4:
11
Perciò chiunque diventerà piccolo
PM
come questo bambino,
sarà il più grande nel regno dei cieli.
35
83
(Matteo 18)
55
Come abbiamo già visto, gli esseri viventi sono fondamentalmente
una massa che contiene energia, la quale, per non perdere il contatto con
il suo potenziale, deve “registrare” in quella massa una memoria.
Chi sono? Da dove vengo? Dove voglio andare? Quali sono le mie
potenzialità? Quali le mie sfide? L’Energia deve impregnare la massa
di queste informazioni vitali; per questo motivo tutta la parte mate-
riale organica è costituita da strutture il cui ruolo primario è il conte-
nere informazioni sotto forma di memoria chimica ed elettromagneti-
ca. Nell’antica tradizione medica cinese, così come in quella egiziana e
indiana, si credeva che gli organi fossero depositari delle memorie lega-
te al mondo dell’energia ed avessero, pertanto, oltre alla funzione fisio-
logica naturalmente legata alle funzioni organiche, anche una funzio-
ne energetica. Si pensava, ad esempio, che il rene fosse il depositario
ED
O M
le na
96 n aE
Di a
TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – NIGREDO
Ogni struttura del corpo non è altro che un microchip fatto appo-
sta per memorizzare delle frequenze che risiedono nell’energia che ci ha
dato forma. L’energia libera, quando “sceglie” di vivere un’esperienza
materiale, si “incarna” nella formula: E = m·c². Questa formula rappre-
senta l’energia incarnata in una massa, relativamente ad uno spazio e ad
un tempo. Affinché possa dar vita ad una massa che sia ad immagine e
somiglianza di se stessa, bisogna che la stessa energia sia causa di se stessa,
altrimenti non avremo mai una relazione che si conformi all’uguaglianza.
Da questi due Princìpi, che simboleggiano le forze della luce e del buio
– ovvero del maschile e del femminile, lo Zolfo e il Mercurio, Adamo
ed Eva, il protone e l’elettrone, ecc... – nacque la vita come oggi la cono-
sciamo. Senza l’ordinazione dell’energia in questi due principi primor-
diali, che simboleggiano anche il bene ed il male, e la scelta che l’energia
deve operare per esistere nel piano materiale, la vita sarebbe impossibile.
sua esperienza materiale. Tutte le esperienze della nostra vita non sono
altro che il percorso che l’energia compie attraverso il conduttore rap-
IZIONI
un certo punto della sua esistenza, essa vuole fare l’esperienza di andare
4 /2
ginate una goccia dell’oceano che vuol fare l’esperienza di essere una goc-
12:34:11
Per fare questo percorso–esperienza, l’energia libera deve per forza in-
dicare un punto di partenza e un punto di arrivo: essa però non può an-
PM358355
dare da un punto ad un altro perché si trova già nel punto e nell’altro allo
stesso tempo, essendo ubiquitaria. Quanto tempo impiego per andare
da qui a lì? E quanto è lungo questo spazio? Tutto questo è misurabile.
DA ENERGIA A MATERIA: IL PROCESSO INCARNATORIO 99
Possiamo affermare, quindi, che siamo nati per essere dei conduttori.
E cosa conduciamo? Noi stessi! Dove? Da un punto ad un altro, durante
la nostra esperienza di consapevolezza. Ma, come avviene questo proces-
so apparentemente così complesso? Primariamente, se parto da un pun-
to per andare verso un altro punto dovrò necessariamente avere qualcosa
che stimola in me questo movimento. O il percorso è in salita, e quindi
qualcosa viene verso di me, o è in discesa e quindi io vado verso qualco-
sa; oppure ci deve essere qualcosa che mi spinge. Se il percorso è pianeg-
giante e non c’è nulla a spingermi, io non avrò la forza per muovermi da
un punto ad un altro. In fisica questo stato di squilibrio esistente tra due
15
punti in un determinato spazio si chiama differenza di potenziale .
15 La differenza di potenziale tra due punti immersi in un campo vettoriale conservativo corrisponde al la-
voro necessario per spostare un elemento di valore unitario dal punto potenziale più basso al punto con maggior
potenziale. In ambito elettrico, la differenza di potenziale è chiamata comunemente tensione o, più raramente (ed
impropriamente), voltaggio. Il prodotto del flusso e della differenza di potenziale è la potenza, che è il rapporto tra la
quantità di energia prodotta ed il tempo.
100 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – NIGREDO
Cos’è che fa sì che nella mia vita io abbia un motore acceso che mi
porta da un punto ad un altro? Non è certo ciò che già posseggo a stimo-
larmi, quanto quello che mi manca, che mi spinge a muovermi! Chi non
ha stimolo non cammina; generalmente, infatti, sono proprio le persone
che incontrano grandi difficoltà nella vita quelle che fanno più strada nel
proprio cammino evolutivo!
L’energia cerca di incarnarsi creando dei picchi e delle valli, delle dif-
ferenze di potenziale, per poter andare da un punto che abbia un voltag- 583
55
3
PM
gio verso un altro con un voltaggio differente; affinché l’energia si1arric-
chisca e aumenti il suo voltaggio, deve obbligatoriamente2fare :1
34esperienza.
1 :
2 0 22 una condizione di
Se non ci sono delle difficoltà, delle sfide, si verifica
/
stasi. Le Ferite Emozionali rappresentano
1 1 /24delle sfide importantissime
che hanno l’obiettivo di stimolare
I S NCl’essere a cercare delle soluzioni per
risolvere i problemi. La N
IOsoluzione o guarigione della Ferita Emozionale
I Z
M ED
rappresenta il movimento da un punto a basso potenziale verso un altro
punto O
naa potenziale maggiore: la conquista di un talento.
Ele
Diana
Le Ferite Emozionali, quindi, sono difficoltà pre–determinate dallo
Spirito (pre–destinate), con l’unico obiettivo di creare una differenza di
potenziale, quindi la tendenza al movimento, attraverso il quale noi pos-
siamo, superando quel dislivello, crescere ed evolvere.
– protone ed elettrone –
(l’atomo); dallo Yin e dallo Yang nacquero gli Otto Trigrammi e da questi
i 64 Esagrammi che racchiudono tutto quello che esiste nell’Universo,
perché sono identici ai 64 codoni del DNA.
MERC.
Acqua Aria
SAL
Fuoco Terra
SULP.
Dian
102 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – NIGREDO
È interessante notare come, sia nel mondo atomico, sia a livello bio-
logico, vale la regola apparentemente banale del “non c’è Due senza il
Tre”, che equivale alla frase pronunciata da Gesù
Sia la luce! Di
an
aE
Così, come nella Genesi, si crea il primo atomo del nostro nuovo cor-
len
po. Non è forse vero che un concepimento riproduce “in basso” ciò che
aO
è avvenuto “in alto”? M
ED
Rimane un mistero il capire come questa immensa energia sia riuscita
IZ
ad infilarsi all’interno di un ovulo e di uno spermatozoo proprio dentro
IO
l’utero di una donna. È una bella impresa!
NI
SN
C1
1/
24
/2
02
104 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – NIGREDO
dosi all’ecosistema del sistema solare, dovrà cercare dei punti di riferimen-
to esterni per formattare la sua energia e definire se stessa. È un po’ come
DIZI
nella navigazione in mare aperto, dove è necessario oltre che tracciare una
ONI
rotta, avere sempre dei punti di riferimento esterni sulla volta celeste,
quali la posizione del Sole di giorno e degli astri la notte.
SNC
di tunnel incarnatorio.
22 1
2:34
:11
S
NI
IO Z
DI
DA ENERGIA A MATERIA: IL PROCESSO INCARNATORIO
E 105
M
O a
Processo Creativo
en l E
na a
Di
FIAT LUX
Fem. MERC.
Masc. SULP.
Utero
CORPO
Gamete
Manifestazione
106 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – NIGREDO
LO ZODIACO
MAESTRO DI ARCHETIPI
Ammassi e gruppi di stelle molto differenti e lontani tra loro, per con-
venzione sono stati raggruppati fino a costituire le costellazioni e quindi
i Segni dello Zodiaco. Non è questo il luogo per redigere un trattato in
materia di Astrologia, ma è doverosa una spiegazione chiara e semplice
della differenza che esiste tra Astronomia, Astrologia, Astrologia mo-
derna e “antica”.
Nel corso dei miei studi, ho sempre percepito una grande ammira-
zione per l’indagine promossa dalla scienza astrologica, senza però mai
comprenderne il reale fondamento che la elevasse al rango di vera “scien-
za”. In realtà, dopo anni di studi della visione astrologica professata dagli
antichi alchimisti sumeri, ho compreso che nel mio schema di valuta-
D
modo, mi faceva pensare e credere che gli astri avessero una qualsivoglia
aE
guendo una forma pensiero che considerava l’uomo “vittima” degli even-
E
Capii, attraverso una serie di intuizioni rivelatrici, che forse non c’era
I S
interferenza alcuna da parte degli astri e dei pianeti nella nostra vita a
N C
4:11
Comprensione Fede Saggezza
: 3
III IV V
2
FERITA FERITA FERITA
/2 0 22 1
/24 11 NC
SAT.
SAT. GIO.
NI S
X
GIO. XI IX MAR.
XII VIII O ZI
EDI
MAR. I VII VEN.
OM
II VI
IV
aEle
MER. SOLE
LUNA
Dian
VII
FERITA
Gratitudine
I II VI
FERITA FERITA FERITA
355
vare sulla Terra. Essendo la vita relativistica dipendente dal tempo e dallo
spazio, un’influenza di tal tipo si manifesterebbe solamente in tempi bi-
PM358
blici, assolutamente incompatibili con la vita di un essere quale l’uomo.
:34:11
do affrontai lo studio degli argomenti della fisica quantistica; solo allora
capii, e compresi anche il motivo per cui Tommaso D’Aquino diceva:
022 12
Gli astri influenzano, ma
non costringono.
1/24/2
SNC1
ZIONI
M EDI
lenaO
DianaE
DianaElenaO
M
111
LA VISIONE
QUANTICA
Sia la luce che le particelle che costituiscono gli atomi – gli elementi
fondamentali che compongono la materia (quindi noi stessi e la realtà a
noi manifesta) – sono costituite da minuscoli concentrati di energia detti
“quanti”, aventi una duplice natura: ondulatoria e corpuscolare. Precisa-
mente, a livello subatomico, la materia presenta le caratteristiche tipiche
delle onde e solo all’atto dell’osservazione questa assume un comporta-
mento corpuscolare.
55
112 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – NIGREDO
83
35
Ad intuire la duplice natura, corpuscolare ed ondulatoria, della ma-PM
teria fu il matematico e fisico Louis De Broglie (1892–1987), che:1ot- 1
tenne il premio Nobel nel 1929. Le proprietà delle vibrazioni dell’onda
:3 4
2
quantistica furono descritte matematicamente dall’Equazione
2 2 1 d’onda di
4 / 0
Schrödinger, matematico e fisico austriaco, che per tale2scoperta nel 1933
fu insignito del premio Nobel.
1
Secondo la meccanica quantistica, le particelle
1/2subatomiche che for-
C
Nall’atto
mano la materia si manifestano soltanto S dell’osservazione. Fino
I
a quel momento, cioè fino a quando
I ON “qualcuno” non le osserva, esiste
IZ sotto forma di un’onda energetica, che
“solo” il potenziale della particella
D
E
contiene in sé tutte le possibilità. All’atto dell’osservazione, una particel-
la prende vita occupando
M
n aO una delle possibilità, solitamente quella che
ci aspettiamo in e
a El quanto osservatori “consapevoli”. L’aspetto sconvol-
gente, mananche illuminante, di queste scoperte, è che tutto l’Universo,
ia
inclusiDnoi stessi, siamo formati da particelle: le stesse particelle che esi-
stono come materia quando le osserviamo e che esistono anche allo stes-
so tempo come onde di possibilità quando non le osserviamo!
Gli altri stati, invece, non possono darne un valore definito, poiché
prevedono una rosa di risultati diversi (ciascuno con la propria probabi-
lità), e vengono detti stati di sovrapposizione. In termini estremi, possia-
mo dire che rispetto alla nostra osservabile energia, solo gli auto–stati
danno un valore “oggettivo” nella realtà fisica, mentre gli altri stati non
possono dare valori “oggettivi”, prevedibili e certi, pur descrivendo per-
fettamente il sistema quantistico in esame, ed essendo comunque possi-
bilità espressive dell’energia osservata (l’elettrone, nel caso dell’esempio).
Di
“l’elettrone è così veloce che non può essere localizzato in un punto ma
an
aE
appare distribuito in una nuvola elettronica”. Gli orbitali, infatti, assu-
len
mono l’aspetto di una sorta di “nuvola”, detta appunto nuvola elettro-
nica, con forme determinate. In realtà nemmeno tale descrizione, data
aO
per necessità di esposizione, è scientificamente corretta. Non è fisica-
M
mente esatto dire che “l’elettrone è così veloce che non può essere loca-
ED
lizzato in un punto, ma appare distribuito in una nuvola elettronica”.
IZ
IO
Sarebbe più corretto, invece, dire che l’elettrone è la nuvola elettronica
NI
stessa, ma anche questa descrizione sarebbe impropria. Fate attenzione.
S
NC
L’unica descrizione scientificamente valida è quella puramente ma-
1
tematica: gli orbitali atomici in cui esiste l’elettrone sono auto–stati
quantistici rispetto all’osservabile energia (quella cioè dell’elettrone in
potenza), ma non sono un auto–stato per l’osservabile posizione (ovvero
è possibile osservare l’orbitale elettronico, ma non osservare la posizione
esatta dell’elettrone). La possibilità di osservare l’elettrone in dato luogo
di un orbitale atomico non è quindi un auto–stato, ma bensì ciò che vie-
ne definito uno stato di sovrapposizione. In questo stato l’elettrone non
può avere una posizione definita, appare sparpagliato nello spazio ovvero
appare come una “nuvola elettronica”.
Dia
inaspettati rispetto alla fisica classica: una è appunto l’influenza dell’os-
na
servatore, che costringe lo stato a diventare un auto–stato, a manifestarsi
Ele
come materia; l’altra è la casualità nella scelta di uno tra i diversi possibili
naO
auto–stati, ciascuno con la propria probabilità di manifestarsi.
Il primo elemento inaspettato è la violazione dell’oggettività: l’osser-
ME
vatore, per la prima volta, assume un ruolo nella determinazione e nella
definizione materiale dell’oggetto osservato. Il secondo è l’indetermina-
DIZ
zione, che rappresenta un’inaspettata violazione della perfetta intelligi-
ION
bilità deterministica, che sostiene il fatto che, se un oggetto è in un luogo
in un dato momento, non può essere altrove. Entrambi gli elementi sono
I SN
estranei alla mentalità della fisica classica, cioè rispetto a quella conce-
zione ideale (galileiana, newtoniana e in parte perfino einsteiniana), che
C1
cuni scienziati negli anni ’20 del Novecento, includeva la figura dell’osser-
vatore come parte del sistema fisico osservato. In questo modo la figura
12:
S
LA VISIONE QUANTICA
NI
Questo rivela la strana situazione in cui gli scienziati si trovano
DIZIO
nell’analisi dei sistemi quantistici. Con la meccanica quantistica la scienza
sembra essere arrivata a rivelare quella misteriosa frontiera tra soggetto
ed oggetto, che in precedenza era stata del tutto ignorata a causa del prin-
E
aOM
cipio dell’oggettivazione. Fino agli inizi del ‘900, la realtà poteva essere
considerata del tutto “oggettiva” ed indipendente dall’osservazione di
eventuali esseri coscienti. Con la formulazione della meccanica quantisti-
en
ca sembrò che si dovesse tener conto necessariamente della figura dell’os-
E l
servatore cosciente, ovvero del soggetto che, osservando, determina la
Diana
materializzazione di uno tra i tanti auto–stati possibili in cui le funzioni
d’onda si possono manifestare.
che crea la forza gravitazionale, attirando luce e massa, crea una “nube”
le
processo della Genesi dell’Universo, nel processo della genesi della vita
E
02
effetti chi conosce un minimo dei concetti dell’Astrologia, sa bene che
/2
nello Zodiaco vi sono tre Segni di Fuoco, tre Segni di Terra, tre Segni
24
di Aria e tre di Acqua, per un totale di dodici archetipi. Ecco il moti-
1/
C1
vo per cui i Segni zodiacali sono dodici; essi riassumono, attraverso degli
SN
Tre Sostanze, mosse dai Quattro Elementi, non può che avere questo
IZ
1 PM
portanti), per poter configurarsi a immagine e somiglianza della mate-
:34:1
ria in cui andrà ad incarnarsi. In questo modo, quando sarà necessario
costruire, organizzare e coordinare ad esempio il processo digestivo,
lo Spirito attingerà all’intelligenza contenuta in uno solo dei 12 raggi,
2 12
quella dove risiede l’intelligenza materiale, corporea e l’archetipo di ciò
/202
che è “far mio”, possedere e in cui è chiaro il concetto di “proprietà”,
guadagnare e interiorizzare trasformando. Questi archetipi, ad esempio,
1/24
vengono trasmessi dal Segno del Toro e della Vergine, i quali coordinano
tutti i processi e le funzioni che hanno a che vedere con la gestione equi-
NC1
16 Secondo Platone l’Iperuranio è quella zona al di là del cielo (da cui il nome) dove risiedono le idee. Dunque,
l’Iperuranio è quel mondo oltre la volta celeste che è sempre esistito in cui vi sono le idee immutabili e perfette non
tangibile dagli enti terreni e corruttibili. È importante notare che nella visione classica la volta celeste rappresentasse
il limite estremo del luogo fisico: la definizione di oltre la volta celeste, dunque, porta l’Iperuranio in una dimensione
metafisica, aspaziale ed atemporale e, dunque, puramente spirituale.
17 Dal latino tardo diabŏlus = dividere.
LA VISIONE QUANTICA 121
SPIRITO
R E S P O N S A B I L I TÀ
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Capricorno –
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DianaElenaOM EDIZIONI SNC1
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IO Cancro TO
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CO
FA M I G L I A
CORPO
122 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – NIGREDO
lena
genetico, il terreno dal quale nasciamo e nel quale cresciamo. È la struttu-
OM
ra che ci dà forma materiale, che ci fornisce quel corpo come un abito da
“indossare”, per far si che la nostra energia spirituale possa vivere la sua
EDI
esperienza materiale. Il Cancro è l’acqua dalla quale la nostra vita prende
forma: l’archetipo dell’utero che ci concepisce, protegge e struttura. La
ZIO
consapevolezza spirituale si arricchisce quindi di informazioni ancora più
NI S
radicanti, che esprimono la sintesi della vita terrena.
L’esistenza dell’Ego (Ariete) e di un contrapposto Io (Bilancia); l’esi-
NC
stenza di regole, di responsabilità, di bioritmi (Capricorno), e la neces-
11/2
sità di ricevere un corpo dotato di un codice, il DNA, che rappresenta la
sintesi di tutte le esperienze materiali compiute dalla materia stessa fino a
4/20
quel punto evolutivo nella dimensione spazio/temporale (Cancro).
In questo processo vediamo nascere una struttura energetica consape-
22 1
vole che in Astrologia viene chiamata la grande croce cardinale, perché in
un certo senso fissa i cardini essenziali della vita terrena.
2:34
Questa è, in sintesi, la croce sulla quale Gesù stesso è stato crocifisso
:11
prima di risorgere ad una nuova vita spirituale: croce cui tutti dobbiamo
PM
rendere conto prima di elevare la nostra consapevolezza al di là dei limiti
materiali, per aprirci ad una consapevolezza spirituale e superare la dua-
358
lità tra Ego ed Io (Ariete e Bilancia), conoscere e rispettare le regole del-
355
la massa (Capricorno) e trascendere il nostro senso di appartenenza alla
famiglia materiale, liberandoci dal giogo del nostro DNA familiare (Can-
cro). Dopo questo passaggio fondamentale, lo Spirito inizia ad entrare in
risonanza con le altre otto informazioni del Cinturone Zodiacale, strut-
turando analogamente la sua energia ad immagine e somiglianza con le
frequenze risuonanti nel Cosmo.
Matrice
Volat.
Ego
VII
Io
I
Fisso
Famiglia
IV
126 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – NIGREDO
Nel nostro Sistema Solare, nella parte più interna rispetto alla cintura
degli asteroidi, esistono sette corpi celesti (pianeti) principali: Saturno,
Giove, Marte, la Terra, Venere e Mercurio. Attorno alla Terra ruota la
Luna, che non è propriamente considerato un pianeta, ma per il suo
impatto e la sua influenza nell’ecosistema terrestre, esercita comunque
un forte condizionamento. Esistono convenzionalmente altri tre pianeti,
al di là di Saturno, definiti dall’Astrologia moderna trans–personali, ma
essi non sono direttamente coinvolti nel processo incarnatorio.
Diana
Ele
L’INCONTRO CON GLI ARCHETIPI PLANETARI: LO SPIRITO NELL’OLIMPO DEI TALENTI 129
5
35
nel momento in cui avviene questa relazione tra energia ed essenza fisica,
C
una frequenza armonica, per poter infine comporre la sua melodia, la sua
verità personale.
na le
chetipi più vicini alla Terra sono quelli di Marte e Venere, spermatozoo e
ovulo, e sono anche quelli che ci educano alla convivenza: Marte insegna
la comprensione e Venere la connessione con il tutto. Tutti questi con-
cetti saranno trattati singolarmente nei capitoli relativi alle singole Ferite
Emozionali così da risultare più chiari.
Mercurio è il pianeta più vicino al Sole: esso conosce molto bene i mo-
vimenti dell’energia in forma luminosa e, proprio perché è il più vicino al
nucleo del nostro sistema solare, trasmette il suo archetipo che si mostra
nell’incarnazione. Immaginiamo la sua “voce” che dice: “Incarnati, corri
ad incarnarti, altrimenti rimarrai un elettrone e rischierai di perderti.”
130 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – NIGREDO
(…)
Il Sole è tuo padre,
la Luna tua madre,
il Vento ti ha portato nel suo grembo
e la Terra è tua nutrice e ricettacolo.
(…)
La sua potenza è intera
se manifesta in terra.
L’INCONTRO
CON I PIANETI
LA GENESI
DELLA FERITA
24/
Questa è, in sintesi, la grande svolta del pensiero degli alchimisti
11/
riguardo il nostro vissuto quotidiano in particolare relativamente ai trau-
NC
mi ed alle ferite. Se siamo una intelligenza spirituale che, incarnandosi,
esprime la sua potenza in terra ed esperisce il mondo attraverso un corpo,
NI S
non possiamo assolutamente credere che ciò che viviamo sia solamente
frutto della sfortuna o del caso, ma dobbiamo iniziare a comprendere che
IZIO
tutto ciò che si presenta nella nostra vita appartiene ad una scelta operata
ED
su mondi più sottili. Lo Spirito ha solamente un modo per assicurarsi che
il cammino che ha predestinato si compia nella sua interezza: crearsi delle
OM
sfide, che saranno tanto più difficili quanto più alta sarà la vetta da rag-
lena
giungere. Per ottenere un grande talento, è necessario superare una grande
sfida; per ottenere un grande risultato, è necessario un grande impegno.
naE
Tutti abbiamo vissuto tutte le Ferite Emozionali, perché semplicemente
noi tutti nel processo incarnatorio abbiamo incontrato ed affrontato
Dia
LE SEI CUCITURE
Sistema Solare. Come ora vedremo, nel momento in cui lo Spirito dovrà
a
con la materia.
ian D
mantenersi sempre coeso nei duplici aspetti della sua androgenicità: uno
5
83
all’espressione del sé; due quale reggente del Segno della Vergine, lega-
M
equilibrio senza una vera conoscenza, e non si può accedere alla cono-
:3
della stabilità e dell’armonia che deve regnare nella materia che possedia-
1
con gli altri ciò che siamo, possediamo e costruiamo (archetipo del Segno
SN
limiti legati al fatto che, in realtà, non possediamo nulla, tranne noi stessi.
O ZI
DianaE
cui si sublima la nostra fede, il nostro legame con l’interiorità più profon-
da, in cui risiede il nostro religioso silenzio che ci riconnette al Sé supe-
riore (Segno di Pesci), ed i grandi ideali che impregnano la nostra vita in
l
enaOM
quanto cammino di consapevolezza verso un obiettivo più grande di noi
stessi: l’umanità (Segno di Sagittario). L’archetipo caratterizza sia gli idea-
li individuali dell’essere, sia quelli dello Spirito, il quale deve sempre cre-
EDIZIO
dere in un progetto più grande di ciò che è limitato al singolo individuo.
Per non essere umiliato e spodestato dai suoi figli, Saturno li divorò
uno ad uno. Giove fu nascosto dalla madre, quindi risparmiato; una vol-
11 PM
ta cresciuto, spodestò Saturno e divenne re: colui che aveva potere su ciò
che era giusto. Saturno fu umiliato, ma ricevette la giusta ammenda poi-
ché a sua volta aveva umiliato.
35835
5
137
CONNESSIONE
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PR E
M
CO
VII
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VIII
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REMINISCENZA
LE SEI CUCITURE
SAGGEZZA
IV
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XII
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DianaElenaOM EDIZIONI SNC11/24/2022 12:34:11 PM358355
E NE
FED
COMPRENSIONE
138 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – NIGREDO
Prima di salire al potere, infatti, aveva evirato suo padre, Urano. Urano e
Saturno sono legati dalla stessa ferita; vedremo successivamente che en-
trambi sono interessati dalla Ferita dell’Umiliazione.
Quando nel corso della nostra vita viviamo una ferita, sia essa di
Rifiuto, di Abbandono, di Tradimento, di Ingiustizia o di Umiliazione,
questa, in qualche modo, serve a riportarci prossimi all’archetipo del pia-
neta. Dentro di noi si crea una lacerazione, una divisione, che ci mostra il
duplice aspetto dell’archetipo: l’affermazione e la negazione dello stesso.
Obiettivo delle nostre azioni è di tenere strettamente unite queste se-
parazioni, che si manifestano solamente nel mondo della materia ed ap-
partengono al fenomeno dell’illusione della massa.
Da questo discorso semplice e schematico, appare chiaro come avven-
ga, a livello spirituale, la fusione degli archetipi che andranno a costituire
i fondamenti anatomici, fisiologici, endocrini ed immunitari dell’essere.
L’energia libera si organizza in energia “di legame”; questa energia ha ne-
cessità di organizzare in temi sempre più universali la sua maestosa mole
di informazioni. Lo Zodiaco per questo si riduce da dodici a cinque ar-
chetipi più uno (la fusione di Sole e Luna), ciascuno coerentemente con
la vibrazione del pianeta a cui è associato.
Il sei – l’esagono – numero e figura geometrica “maestra” della mate-
ria, rappresenta la base strutturale dell’organizzazione molecolare della
massa e si ritrova anche nella struttura chimica del glucosio, fonte princi-
pale di energia di tutte le cellule animali viventi.
Dia
na
Ele
LE SEI CUCITURE 139
Dia
della massoneria e sono stati “rubati”
agli alchimisti perché il compasso è la misura
na
in gradi del cerchio dello Spirito e la squadra
Ele
è la misura in gradi degli angoli della massa.
na
OM
ED
IZI
142 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – NIGREDO
IL RUOLO
DI GAIA
L’ARCHETIPO
DELLA GRANDE MADRE
Di
an
Quando lo Spirito (il Mercurio) “perde le sue ali” diviene quella par-
aEle
ticolare forma di energia che chiamiamo energia incarnata e l’equazione
che riassume la vita ha inizio. Nel momento in cui Spirito e Corpo si
na
OM
fondono, nasce l’Io, il Sale, che rappresenta il Tre. Potremmo modificare
il noto detto dicendo:
ED
IZI
Non c’è due senza il tre, e l’Anima vien da sé!
ON
IS
Il pianeta Terra, nel nostro sistema solare, è situato tra Venere e Marte;
N
allo stesso modo l’Anima che sta per nascere si interpone tra ovulo (Ve-
nere) e spermatozoo (Marte). L’archetipo del pianeta Terra ha un ruolo
centrale nella guarigione delle Ferite Emozionali, in quanto rappresenta,
in moltissime culture, la grande madre che custodisce la vita e la salute dei
suoi figli. Gea o Gaia (in greco ionico) è, nella religione e nella mitologia
greca, la dea primordiale, quindi la potenza divina della Terra.
aE
con la ragione è difficile fare alchimia.
an
Di
144 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – NIGREDO
PERCORSO INIZIATICO
(Vangelo di Filippo)
NI SNC11/24/2022 12
La Via Crucis (dal latino, Via della Croce) è un rito della Chiesa catto-
lica con cui si ricostruisce e si commemora il percorso doloroso di Cristo
che si avvia alla crocifissione sul Golgota. La maggior parte degli storici
riconosce che Francesco D’Assisi è stato il primo ad attuare una pratica di
devozione specifica nei confronti della Croce e della Via Crucis.
finale del suo cammino. Poi il dove, il come e il quando, è di libero arbi-
D
chiedermi: “Perché sono nato? Cosa ci faccio qui? Dove voglio andare?”
O M
Il “Sia fatta la tua volontà” del Cristo sulla croce rappresenta l’atto di
E
D
ia
anno in cui avevo compiuto quel viaggio così trasformante, mi sono
na
ritrovato davanti alla TV a guardare il Papa ripercorrere la Via Crucis: il El
e
Cristo deriso, spogliato, caricato della croce; Cristo che cade più volte a
aO n
vazione del percorso della Via Crucis sulla base delle deduzioni che in
I O
N
Via Crucis. Essa rinvia con memore affetto al tratto ultimo del cammino
20 /
2 2
1 2
18 Calvario (dal latino Calvaria che significa “luogo del cranio”) è la collina appena fuori le mura di Geru-
3 :
salemme su cui, secondo la narrazione dei vangeli, salì Gesù per esservi crocifisso. Il luogo è anche detto Golgota
4 :
(dall’aramaico Gûlgaltâ con il medesimo significato di “luogo del cranio”). La tradizione antica vuole che esso sia il
11
punto dove vi è seppellito Adamo. In molte iconografie antiche, le crocifissioni venivano raffigurate con un teschio
PM
percorso da Gesù durante la sua vita terrena: da quando egli e i suoi di-
scepoli,
E
Le stazioni della Via Crucis, che è arrivata a noi come tradizionale,
M
sono le seguenti:
aO
naElen
1. Gesù è condannato a morte
2. Gesù è caricato della croce
3. Gesù cade per la prima volta
Dia
4. Gesù incontra sua Madre
5. Gesù è aiutato a portare la croce da Simone di Cirene
6. Santa Veronica asciuga il volto di Gesù
7. Gesù cade per la seconda volta
8. Gesù ammonisce le donne di Gerusalemme
9. Gesù cade per la terza volta
10. Gesù è spogliato delle vesti
11. Gesù è inchiodato sulla croce
12. Gesù muore in croce
13. Gesù è deposto dalla croce
14. Il corpo di Gesù è deposto nel sepolcro
11/24/202
I II III
SNC
VI V IV
stazione stazione stazione
OM
VII VIII IX
stazione stazione stazione
XII XI X
stazione stazione stazione
XIII XIV XV
stazione stazione stazione
19 Il nome pecora (lat. pecus “bestiame di piccolo taglio” passato poi a identificare un singolo animale) è riser-
vato all’adulto femmina, il maschio della specie si chiama ariete o montone, mentre il piccolo è denominato agnello
fino a un anno di età.
1 2 :3 2 022
150 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – NIGREDO
/
20
indosso un mantello porpora – la veste sacra, portata dagli alti sacer-
2 4
doti e dai regnanti – e portato fuori per essere crocifisso. A questo punto
1 /
Gesù dice:
1 S NC
Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso,
I
prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. (Lc 9, 23)
I ON
Questa è la vera guarigione dalla Ferita di Abbandono, ovvero afferrare
EDIZ
le proprie verità e liberarsi delle proprie maschere rimanendo però fedeli
e connessi a se stessi!
aOM
TERZA STAZIONE – Casa di Gemelli
len
Gesù cade per la prima volta sulle ginocchia e si ferisce le gambe. Fe-
DianaE
rendosi le gambe, porta l’inconscio collettivo ad espiare le Ferite di Rifiu-
to e di Abbandono, due ferite che hanno a che vedere con la famiglia.
Quando sarà crocifisso, ai suoi piedi ci saranno le “tre Marie”, che sono
parte della sua famiglia. In questa fase della Via Crucis, per analogia, vie-
ne lavorata la parte inferiore della pianta: per costruire il rimedio, sono
necessarie le sue radici, che vengono “ferite” per curare le nostre ferite.
20 “E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpo-
ra” (Gv 19,2). “Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora” (Gv 19,5).
LA VIA CRUCIS: UN PERCORSO INIZIATICO 151
Di
a
la nuora dalla suocera: e i nemici dell’uomo
a n
E
saranno quelli della sua casa.
le
Chi ama il padre o la madre più di me
na
O
non è degno di me; chi ama il figlio
M
o la figlia più di me non è degno di me;
DI E
chi non prende la sua croce e non mi segue,
IO Z
non è degno di me. (Matteo 10, 34 – 38)
NI
S
Gesù incontra quindi la Luna, la madre, reggente della casa di Cancro.
N C
1 1
QUINTA STAZIONE – Casa di Leone
/2
/ 4
Gesù viene aiutato dal buon samaritano. È la casa del segno di Leone.
20
2
archetipo del Sole che quando realizzato in noi porta al servizio degli altri.
12
34 :
:
21
no di lino che si tingerà di nero. Il suo sudore lascerà quell’impronta
35
83
indelebile sul panno che sarà poi riconosciuto come la sacra sindone. In
5
questo momento Gesù, grazie al panno, si libera dal carbonio (il nero) e
5
21 I guaritori Esseni usavano un panno di lino bagnato per togliere le tossine dal corpo. Il lino, in quanto fibra
naturale, possiede delle caratteristiche anallergiche. Il tessuto in lino è una materia sana, non irrita la pelle ed è stata
altresì dimostrata l’azione benefica che esercita per la remissione di talune affezioni dermatologiche.
152 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – NIGREDO
Svegliatevi, cambiate,
non pregate per me,
ma pregate per i vostri figli.
Egli vuole che capiscano che tutti siamo in grado di compiere ciò che lui
fa, basta semplicemente crederci, ricolmi di fede.
DianaE
Gesù cade per la terza volta e si ferisce alla testa. È la caduta del poli-
tico. La casa nove, la nona stazione, è la casa della politica, della legge giu-
sta, della legge filosofica illuminata. Gesù va ad espiare le Ferite di Ingiu-
l e
completa. La capra, quale simbolo della maturità del Fuoco sacro inte-
C 1
riore che alimenta il volere dello Spirito, e il pesce che rimanda alla visio-
1 /24/2
giudica, non è più però una realtà vissuta dallo Spirito che accetta il suo
destino e lo segue a cuore aperto, consapevole. La ferita successiva si ma-
nifesta quando viene inchiodato sulla croce; qui subìsce cinque ferite pro-
fonde, non solamente emotive, quindi espiate a livello collettivo, bensì
PM3
Esso è retto da due pianeti: Saturno, per il suo lato di legame con il passa-
to e Urano, l’apertura verso l’ignoto. In questo momento, l’umiliazione
subìta trascende in una possibilità infinita. Le ferite divengono potenzia-
li, i Talenti iniziano a sorgere. La crocifissione diviene come un portale
che, superando lo spazio–tempo, permette a Gesù di manifestare la sua
natura divina. an
Di
aE
DODICESIMA STAZIONE – Casa di Pesci na
le
L’ingiustizia. Questa stazione apre la porta alla Sesta Ferita perché,
O
dopo le cinque ferite vissute nel corpo, Gesù dice:
M
ED
IZ
Padre, allontana da me questo calice!
IO
NI
SN
e poi Padre perché mi hai abbandonato?
C1
1/
poco dopo ripete però
24
/2
02
Sia fatta la Tua volontà.
2
12
:3
Detto questo, spirò. Questo dubbio, che è una metafora di per sé, è quel-
11
4:
PM lo che viene chiamato il dubbio cristico, ed è quella che è identificata come
35 Sesta Ferita. Quando un essere ha già vissuto le cinque ferite e non trova
83 pace, è assalito dal dubbio che la sua vita non valga più nulla e non riesce
55 a trovare un senso nel continuare a vivere. Poco dopo aver dubitato, un
soldato romano ferisce Gesù al costato trafiggendolo con una lancia, e
dalla sua ferita (la sesta, dopo i chiodi e la corona di spine) sgorga un
liquido misto a sangue: la ferita si incarna nel corpo, nel momento in cui
la vive nell’Anima. Nel momento in cui viene ferito fisicamente accetta il
suo destino e dice:
Gesù muore con sei ferite: i quattro chiodi, la corona di spine e la ferita
inferta dalla lancia del soldato romano.
l E
iana D
Dian
aEle
naO
ME
:34:11 PM358
157
SEZIONE SECONDA
RUBEDO
NI SNC11/24/2022 12
LA GUARIGIONE
DELLE FERITE EMOZIONALI
DianaElenaOM EDIZIO
PM358355
DianaElenaOM E
DIZ LA FERITA
IONI SNC11/24/2
UNA PROFONDA SEPARAZIONE
022 12:34:11
la sua permanenza a volte per anni e, nella peggiore delle ipotesi, per
tutta la vita. La Ferita Psichica–Emozionale va trattata al pari di una ferita
fisica. Capiremo poi in quale modo e quali sono gli strumenti che posso-
no essere utilizzati nel trattarla, sia essa profonda che superficiale. L’atteg-
giamento che tende a distrarre per far sì che non la si percepisca non è evo-
lutivamente favorevole. Genera incoscienza, non consapevolezza, e oblio
nei confronti dell’accaduto. La cosa peggiore che possa accadere, e pur-
troppo avviene spesso, è che la Ferita Emozionale, mai realmente curata,
rimanga attiva e aperta ma non riconosciuta. Così genera molto dolore
e, spesso, condiziona la vita di una persona, senza, però, la comprensione
del perché di questi sentimenti. È terribile percepire dolore e non avere la
minima idea di cosa sia a procurarlo: è anti evolutivo!
M EDIZI
DianaElenaO
Una parte di noi, ferita, rimane legata al caos, alla separazione. La
nostra integrità può essere minata dalle fondamenta, così da sperimen-
tare il senso di caos in tutti noi stessi. Lo sappiamo bene: tutti abbia-
mo subìto almeno una ferita nel corso della nostra vita, e, quindi, spe-
rimentato quanto sia difficile essere se stessi e pensare ad altro quando
essa duole. A volte può essere necessario ricorrere al “pronto soccorso”
per tamponare, “tener duro”, distrarre l’attenzione onde avvertire meno
il dolore, ma deve essere un intervento momentaneo e contingente alla
situazione di emergenza. Successivamente, la ferita deve essere trattata a
modo: se profonda, andrà aperta, disinfettata ed, eventualmente, pulita
e drenata. La persona ferita probabilmente necessiterà di una copertura
antibiotica, locale o sistemica, in quanto tutte le ferite profonde sono
abbondantemente contaminate da batteri. Potrebbe formarsi del pus,
potrebbe esserci bisogno del drenaggio della ferita; tutto questo va fatto,
pena il peggioramento del quadro generale della persona.
Potrò mai “cucire” una ferita profonda
senza averla drenata, pulita
e disinfettata?
160 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – RUBEDO
PORTARE
LA CONOSCENZA
NELLA QUOTIDIANITÀ
Di
Nel corso del mio lavoro con i pazienti ad un certo punto mi sono
an
accorto che qualcosa non tornava; ho cominciato allora ad osservare i
aE
le
meccanismi inconsci che le persone mettevano in atto per liberarsi – solo
na
apparentemente – dai loro corpi di dolore dai quali altrimenti sarebbero
O
M
ED rimasti annientati. Una ferita, per quanto piccola – lo abbiamo speri-
IO
IZ mentato tutti – è, se non dolorosa, perlomeno molto fastidiosa.
N
La maggior parte delle persone che vedevo e a cui chiedevo di raccon-
tarsi, indossavano una o più “maschere”. La loro visione di se stessi era,
in qualche modo, distorta, come se, specchiandosi nelle loro azioni ed
esperienze, qualcosa ne falsasse la percezione. Quando chiedo di parlare
di loro stessi, descrivendosi ed esponendo i loro sogni e desideri, le loro
debolezze e frustrazioni, scopro che non stanno in realtà descrivendo se
stessi, ma una maschera.
Maschera è un termine la cui etimologia è incerta: una prima ipotesi
lo vorrebbe di origine preindoeuropea, da masca (“fuliggine, fantasma
nero”). Una seconda, non incompatibile con la prima, lo farebbe deri-
vare dal latino tardo medievale màsca, strega. Si trova traccia dell’origi-
ne del termine nell’antico alto tedesco e nel provenzale masc, stregone.
Dal significato originale si giunge successivamente a quello di fantasma,
larva, aspetto camuffato per incutere paura. L’evoluzione linguistica ha
portato, probabilmente, all’aggiunta di una “r” facendo assumere al ter-
mine la forma dapprima di mascra e successivamente di mascara. Alcuni
studiosi hanno suggerito una derivazione dell’etimo dalla locuzione ara-
161
a poco, iniziano a soffrire di patologie sempre più simili a quelle dei loro
D
all’altezza di…, non so come credere di essere capace a…”. È una situazione
en
a
L’ALCHIMIA
DELLE EMOZIONI
358355
ingiustizie ed angherie, compromettendo la sua integrità, pur di fonder-
si sempre di più con gli altri, per non sentirsi solo. Come vedremo poi,
potrà arrivare anche ad innamorarsi della maestra o dei compagni, ricer-
4:11 PM
cando disperatamente una “fidanzata” o un “fidanzato”, per zittire l’urlo
di dolore proveniente dalla sensazione di abbandono vissuta. Diventerà,
così, un “perfetto essere sociale”, capace di perdonare e di servire gli altri,
con l’unico scopo di non essere lasciato.
:3
Sarà poi questa la sua vera natura? O dovrà snaturarsi per divenire
1 2
qualcuno che non è, mentendo a se stesso?
0 2 2
Ma le emozioni non si possono fermare né tantomeno controllare.
/2
Perlomeno, così, semplicemente desiderandolo. La gestione delle emo-
C11/2 4
zioni richiede massima disciplina, un addestramento fuori dal comune
e, comunque, è possibile solamente dopo aver conosciuto nel profondo
le emozioni stesse. In molte culture e filosofie si sostiene che le emozioni
NI SN
debbano essere controllate, quasi azzerate, affinchè la vita sia felice e li-
bera dalla sofferenza. Niente di più difficile e deleterio, se non si utilizza
M EDIZIO
un metodo o una “tecnica”.
Ricordo ancora come fosse oggi un evento, apparentemente banale
ma per me ricco di spunti di riflessione, che mi cambiò la vita. All’età
di diciotto anni, qualche giorno dopo aver ottenuto il mio diploma di
liceale, partii con alcuni amici alla volta del Portogallo per inseguire un
O
sogno che mi aveva piacevolmente tormentato per degli anni: volevo im-
n a
Italia che, si sa, non è il luogo ideale dove trovare delle onde perfette, per-
a
lomeno in estate. Mi affascinava l’idea dell’onda che nella sua corsa verso
ia n
Ad esempio, la doma di un cavallo non significa far fare al cavallo ciò che
noi desideriamo, significa invece che noi stiamo sul cavallo, nonostante
quello che il cavallo può fare. In realtà, siamo noi a doverci domare: un
cavallo si può educare, ma siamo noi a doverci domare, non il cavallo.
Un cavallo ben educato non potrà comunque sopportare un cavaliere
non domato, emozionalmente instabile e incapace di gestire le proprie
emozioni.
LE FERITE
AGENTI
5
TRASFORMANTI
35
M358
4:11 P
2 12:3
Quando osserviamo una persona che si ferisce spesso, intendo fisi-
camente, ad esempio i bambini o anche un adulto, dobbiamo in realtà
chiederci dove si trovi la sua “vera” ferita. Possiamo affermare con una
4/202
metafora che anche la ferita ha un’“anima”, una forma sottile che dal
mondo dell’energia si incarna nel mondo della massa. Come abbiamo
C11/2
precedentemente visto, se qualcosa si verifica “in basso”, allo stesso tem-
po esiste anche “in alto”.
Da ciò si deduce che queste persone saranno sicuramente portatrici di
NI SN
molte Ferite Emozionali da risolvere anche dentro di loro, non solo fuori.
Persone, ad esempio, soggette a ripetuti interventi chirurgici (valgono
anche le ferite interne, diciamo organiche) spesso, inconsciamente, attra- DIZIO
verso quella ferita trovano un modo per “espiare” e alleggerire la ferita
emozionale che portano al loro interno in forma più sottile. Possiamo,
OM E
ta” attraverso la sofferenza della carne, vissuta nel corpo e il suo dolore
percepito più fisicamente e meno emozionalmente.
Abbiamo visto, infatti, come la massa rispecchi l’energia e viceversa,
pertanto per lo Spirito ha poco significato se scegliamo, più o meno in-
consciamente, di risolvere i nostri conflitti interiori attraverso la massa o
attraverso un lavoro introspettivo.
176 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – RUBEDO
(…)
E siccome tutte le cose sono e provengono da una,
Quel primo atomo, per adattamento, ha dato origine alla via Lattea,
al Sole, alla Terra, a quel famoso “brodo primordiale” nel quale attra-
verso una serie di eventi dalla scienza evoluzionistica definiti casuali, ha
preso origine il primo amminoacido, poi la prima molecola per arrivare
infine alla complessità molecolare di cui tutti i corpi sono composti.
A questo punto, dalle considerazioni precedenti, emerge una verità
entusiasmante e alquanto reale: come è stato definito da alcuni astronomi
moderni, siamo “polvere di stelle”, ovvero fatti della stessa sostanza di
quel grande Universo dal quale proveniamo e che possiamo considerare
in senso creativo il “nostro padre”. Siamo esseri “divini”, ovvero prove-
niamo direttamente dal processo creativo.
È per questo motivo che si dice che
Sia la luce!
IL TEATRO
DELLA
VITA
Quando affermiamo “io sono fatto così”, oppure “io non sono af-
fatto così”, “questa cosa io la faccio/non la faccio”, dobbiamo sempre
/2
C11
che mi spinge a fare qualcosa e non poterla vivere liberamente per paura
che una ferita, legata a quell’emozione, si riapra e mi faccia male, è un
OM
grande blocco che tutti noi viviamo nel corso della nostra vita. Pertan-
a
to iniziamo ad indossare una maschera alla quale noi stessi diamo for-
n
e ancora,
Dia
IL TEATRO DELLA VITA 183
Dia
Possiamo manifestare le nostre emozioni senza per forza essere dei
selvaggi! Chi confonde la rabbia con “la lotta” per mantenere il proprio
spazio, è ora che capisca che, a volte, bisogna anche arrabbiarsi; una cosa
è però essere arrabbiati con il mondo, e rivolgere la rabbia ciecamente al
di fuori di noi, altra è lottare per mantenere il proprio spazio vitale uti-
lizzando la rabbia come motore della nostra volontà d’Essere. Ci hanno
insegnato a reprimere le emozioni e questo determina le ferite più pro-
fonde, perché, fondamentalmente, ce le auto infliggiamo “auto–ingan-
nandoci”. Quante volte ci siamo arrabbiati, non tanto a causa dell’atteg-
giamento di una certa persona nei nostri confronti, quanto con noi stessi
per non essere riusciti a rispondere alla provocazione? Quante volte ci
siamo sentiti frustrati non tanto per la situazione vissuta, quanto per es-
serci resi conto che non siamo riusciti a reagire a tono? Quante volte, non
reagendo a causa di una convenzione sociale, buonista, ci siamo inflitti
delle ferite profondissime, affermando a noi stessi le nostre incapacità?
L’EMOZIONE
MAESTRA DI
VITA
Di
Quando avviciniamo la mano ad un oggetto rovente, quale ad esem-
an
pio la piastra di una stufa accesa, la percezione dell’intenso calore – ele-
aE
le
mento dannoso per l’integrità del nostro organismo – provoca un’at-
tivazione istantanea del riflesso di allontanamento. Tale gesto viene ar- na
ricchito di una sfumatura colorita rendendolo quadridimensionale, at- O
M
traverso la genesi di un’emozione, che si associa sempre all’arco riflesso ED
stesso. La paura di bruciarsi invade il corpo intero a livello emotivo, poi IZ
cellulare, e coinvolge tutti i sistemi legati al network psico, neuro, endo- IO
crino e immunitario (PNEI).
NI
S
Questo meccanismo innato ha l’obiettivo di associare all’esperienza
della scottatura, primariamente vissuta a livello cellulare, tissutale ed
organico (la mia mano si è bruciata) un particolare stato d’animo, che
“comporrà”, come in un mosaico, quel particolare ricordo che mi im-
pedirà di bruciarmi inavvertitamente di nuovo. In questo modo si crea
un “sentimento”, una forma di “sentire” che non è solamente dei cinque
sensi, ma anche della coscienza.
L’emozione rappresenta la voce del nostro inconscio che esprime la
sua partecipazione all’evento che si verifica nel mondo esterno.
186 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – RUBEDO
2
2 02
A quel punto la paura del cane si impadronirà nuovamente di me a tutti
i livelli: prima fisico, poi mentale.4 /
2
1/
Quando un ricordo non1elaborato a livello fisico ma solamente a livel-
N C
lo psichico riaffiora, mescolandosi alla realtà del momento, è possibile che
S
O NI
io ricada nel meccanismo emozionale che ha generato precedentemente
ZI in me. Il mio corpo inizia ad agitarsi. La memoria con-
la paura e il panico
I
tenuta nelleEDmie cellule si attiva, facendo sì che mentre questa volta sono
psichicamente
M ed emozionalmente tranquillo, il mio corpo inizi ad agi-
O
l na la mente è pronta ad affrontare tale situazione, ma il corpo non lo è.
tarsi:
eL’agitazione del corpo può scatenare, sempre per il medesimo meccani-
n aE
a smo, una risposta emotiva relativa a quell’esperienza che inizia a inva-
Di dere la mia mente conscia, inducendomi nuovamente uno stato di paura
emozionale. Così mi accorgo, dopo aver rielaborato e creduto (spesso per
degli anni!) di aver superato il trauma, che, in realtà, una parte di me non
si è mai mossa da quella posizione assunta in precedenza. La mente si
era semplicemente proiettata in una realtà nuova e alternativa, ma il mio
corpo intero era rimasto lì. Il circolo vizioso così ha nuovamente inizio.
Era, questo, un concetto ben chiaro agli antichi alchimisti che defi-
nivano questa particolare fase del processo terapeutico rivolto alla libe-
razione dalle tossine emozionali asepsia, ovvero “decontaminazione”.
/24
LA VIA DELLE
EMOZIONI S N C 11
IZIONI
SISTEMA LIMBICO,
IPPOCAMPO E
AMIGDALA
lenaOM ED DianaE
A LIMBICO
SISTEM
Ipotalamo Ipofisi
Amigdala
IV FERITA
II FERITA VI FERITA
Di
sperimentalmente negli animali è stato visto che questi perdono ogni im-
n a
Dia
noi stessi e alle persone che più amiamo. Pensiamo, ad esempio, ad una
na
memoria traumatica che, stimolando l’amigdala e i circuiti limbici dall’in-
Ele
terno del corpo attraverso una serie di mediatori chimici molecolari intra
n
ed extracellulari, scateni una reazione noradrenergica (eccitatoria) senza
aOM
che, all’esterno, ne esista minimamente il motivo. Pensate, per chi non ne
ha mai avuto uno, a come facilmente, in luoghi e condizioni impensabili,
E
un attacco di panico si scatena esplodendo da dentro e trascinando nella
DIZI
paura e nel caos totale la persona!
O
Gli aspetti multipli di un Ego irrequieto, insaziabile, volubile, capric-
N
cioso, offeso, timido, pauroso, frustrato, ribelle, testardo, sottomesso,
IS
aggressivo, passionale… in parole semplici, ferito, paragonabili al magma,
NC
allo zolfo e ai prodotti di un vulcano, costituiscono uno stato latente o
1 1
palese di potenzialità distruttive molto pericolose per la persona. Al pari
/24
inconsueti e non coerenti con la natura della persona ma, anche, costi-
21
la manifestazione della tua Energia (Spirito) nel corpo, oppure sei sola-
5 5
LE EMOZIONI
MESSAGGERE DELLA VITA
M EDIZIONI S
LA FERITA E IL
TALENTO
Dia
na La ferita è fondamentalmente una lesione della cute e delle mucose
con danneggiamento dei tessuti. Prenderò in esame sia le ferite profonde
Ele
na
O che quelle superficiali, pulite e/o contaminate, perché, come ben
sappiamo dall’esperienza diretta quotidiana, una ferita profonda si può
contaminare facilmente.
Le colonie batteriche tendono a generare forme pensiero, ovvero onde
vibratorie che modulano la crescita della colonia stessa, dipendentemente
dall’ambiente in cui queste sono inserite. Vale a dire che le colonie di
microbi crescono quando quelli che si trovano posizionati sulla parte
più periferica della colonia “comunicano” a quelli più interni (la cui
funzione è prettamente quella riproduttiva) che l’ambiente è idoneo ai
fini riproduttivi. I batteri cominciano a ragionare come un organo, non
più come fossero una singola unità; i nostri organi, d’altronde, si sono
formati grazie al fatto che le nostre cellule hanno cominciato a ragionare
assieme. Quando una ferita è contaminata, è necessario un antiparassitario
e una profonda detersione, altrimenti i batteri cominciano a riprodursi
e a nutrirsi.
Tutto questo processo riguarda, poiché così come è in alto è in basso,
le Ferite Emozionali profonde, ovvero quelle ferite che hanno lasciato un
profondo segno in noi. Nel momento in cui per superare un forte trauma
emotivo istintivamente rimuoviamo o cerchiamo di superare la situazione
senza un importante lavoro di consapevolezza, senza veramente risolvere
o rimuoverne la causa primaria, provochiamo la “chiusura” forzata di
una possibile ferita profonda. Abbiamo così potenzialmente creato una
colonia di batteri, quindi di forme pensiero, legate a quella ferita, che
non può far altro che, nel tempo, ingigantirsi.
199
La maggior parte delle persone pensa che un “talento” sia una capa-
cità di compiere un’azione, quale ad esempio il talento per la musica, la
pittura, la matematica eccetera.
Questa definizione di talento è solamente la derivazione di un signi-
ficato ben più profondo e intriso di una valenza universale. Dal greco:
tàlanton, che significava piatto della bilancia – peso, somma di denaro –
acquisendo prima il senso di inclinazione (nell’immagine dell’inclina-
zione della bilancia), e poi diffuso col pieno significato attuale attraverso
la parabola evangelica dei talenti.
NC11/24/2022 12:3 NI S
DianaElenaOM EDIZIO
200 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – RUBEDO
Il fatto che si creda che sia così difficile che le Ferite Emozionali pos-
sano essere suturate e guarite (quindi risolte), dipende proprio dalla lon-
tananza che abbiamo preso nei confronti dello sviluppo di questi talenti
innati nell’uomo. È la riappropriazione di un talento, infatti, che provoca
il superamento di una ferita. È il Talento stesso che, nascendo dalla Fe-
rita – il lato oscuro del Talento – afferma se stesso di fronte alla illusoria
separazione data dalla Ferita.
LE FASI DI
GUARIGIONE
DELLA FERITA
La prima risposta corporea che si verifica dopo aver subìto una ferita è
l’infiammazione. Essa si compone di una serie di eventi che coinvolgono
tutti i sistemi PNEI del corpo, dal livello psichico fino a quello immuni-
tario, endocrino e nervoso. Fondamentalmente, i sintomi chiave dell’in-
fiammazione sono i seguenti:
– gonfiore
– rossore
– calore
Di
– dolore
an
– perdita di funzionalità.
aE
len
come consone ai rapporti umani. È così che il corpo reagisce ad una fe-
11
Questo avverrebbe, però, solo a patto che voi siate ancora sensibili alla
/2
Ferita di Tradimento; nel caso tale ferita sia stata, nel corso della vostra
02
ed è legata all’archetipo del Fuoco, l’elemento che opera, per primo, la fase
alchemica del solve, come abbiamo visto precedentemente.
LE FASI DIGUARIGIONE DELLA FERITA 205
Fuoco
Terra
Aria
Acqua DO RE MI FA SOL LA SI
Acqua RISOLUZIONE
Aria
Terra PROLIFERAZIONE
Perdita di funz.
Dolore
Rossore
Gonfiore
Fuoco INFIAMMAZIONE
a n
Ele a
an
Di
206 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – RUBEDO
Ora immaginiamo che voi siate stati feriti da tale situazione ma, per
un qualsiasi motivo (la presenza di un figlio, ad esempio), non possiate
o riusciate, in quel momento, ad esprimere la fase di infiammazione.
Non manifestate, all’esterno, nessun gonfiore, né rossore, né dolore, né
calore né perdita delle vostre funzioni psichiche ma, dentro, avete l’in-
ferno. Come pensate che possa guarire una ferita, senza la sua primaria e
fondamentale fase di guarigione? Pensate che l’aver soppresso l’istinto in-
fiammatorio per mantenere buoni i vostri costumi sociali abbia in realtà
favorito o meno il processo di superamento di tale trauma?
E… pensate che tutto il movimento che questa ferita ha creato in voi,
non essendo stato manifestato all’esterno, sia quindi scomparso e il trau-
ma, magari successivamente mentalmente elaborato e chiarito, non abbia
lasciato traccia in voi? Forse per non perdere la faccia e compromettere
la stabilità familiare è meglio sorvolare, far finta di nulla, lasciando che
l’infiammazione si sparga in tutto il corpo come una metastasi compro-
mettendo, nel tempo, tutti i sistemi PNEI del corpo? È quindi meglio
ammalarsi, che infiammarsi?
Ma… non è forse vero che la reazione primaria del corpo ad una ma-
lattia è l’infiammazione? E se molte delle malattie di cui noi soffriamo
fossero in realtà Ferite Emozionali non espresse, non sfogate, che cerca-
no, attraverso il corpo, di farci vivere la fase di infiammazione per poter
iniziare il processo di guarigione? Certo, sarebbe bello e più producente
non permettere che le situazioni esterne ci ferissero, utilizzando i grandi
Talenti di cui parleremo successivamente ma, allo stato attuale, quanti
di noi hanno realmente raggiunto tali Talenti, che si attivano proprio
in quanto ultima fase di guarigione di una ferita? Non è possibile svi-
luppare un Talento se non attraverso la ferita. Ed è la ferita stessa che,
guarendo, apre le porte al Talento. Lasciar scorrere l’emozione legata alla
ferita è fondamentale per giungere, poi, alla guarigione della stessa poi-
ché, lo ripeto, la ferita guarisce solamente attraverso delle fasi, la prima
delle quali è l’infiammazione.
Non è possibile modificare questo percorso di guarigione. Ciò che po-
trebbe essere modificato, è il “quando”.
LE FASI DIGUARIGIONE DELLA FERITA 207
Ora, riflettiamo. Questo piccolo essere umano (piccolo solo nel cor-
po ma non nell’intensità del vissuto emotivo) che ha subìto una Ferita
Emozionale, ovvero, come sappiamo, una separazione interiore, e che ha
tentato in tutti i modi di auto guarirsi infiammandosi, caratterialmente
prima, fisicamente poi, e che è stato soppresso su tutti i fronti, come po-
trà reagire, un giorno, ad un altro tradimento? Semplice: se riuscirà ad
infiammarsi caratterialmente, farà una strage; se non esteriorizzerà que-
sto disagio, farà comunque una strage all’interno del suo corpo. In ogni
caso, la ferita dovrà passare attraverso la fase infiammatoria per guarire.
an
aE
len
aO
M
ED
IZI
O
TITOLO CAPITOLO 211
SEZIONE TERZA
ALBEDO
LE FERITE EMOZIONALI
E IL RISVEGLIO
DEI TALENTI
Diana
Elena
OM E
DIZIO
NI SN
C11/2
4/202
21
213
FERITA DI RIFIUTO
MERCURIO
ARCHETIPO Mercurio
Rifiuto
Fuga
Vuoto interiore
Introspezione
Assenza
PAROLE CHIAVE Distacco dal presente
Superficialità
Bisogno di essere
sempre prossimo
e/o vicino ad una via
di fuga
Piede/gamba
Dia
CHAKRA II
e n
CORRISPONDENTE III
aOM
DIZ E
N IO
I SN
1 C
1P 2:34:1
/2 0 2 2 1
/24 N C11
IO N I S
DIZ O ME
214 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO l e n a
ianaE D
La Ferita di Rifiuto è legata all’archetipo Mercurio, o meglio, quando
l’archetipo di Mercurio non viene integrato nella vita quotidiana, si vive
inevitabilmente la decadenza delle potenzialità del talento ad esso legato.
La persona che porta la ferita di Mercurio, Ferita del Rifiuto, avrà una
grande difficoltà proprio nel mettere in pratica questi archetipi: cercherà
la conoscenza, perdendosi in mille teorie che spiegano il tutto; tenterà di
praticare queste conoscenze nella quotidianità, spesso naufragando nel
mare delle proprie conclusioni intellettuali. Questa persona potrà corre-
re il rischio d’impazzire e, facilmente, di perdersi: siamo infatti in presen-
za di un carattere che tende ad essere dissociato e distaccato dalla realtà,
perdendosi nel groviglio delle sue teorie, congetture e conclusioni intel-
lettuali, che, spesso, non coincidono con la realtà oggettiva quotidiana.
2:3
È necessaria della materia dotata di struttura solida ed, allo stesso tem-
21
po, plastica, per incarnare l’archetipo di Mercurio. Così come é essenziale
02
la presenza del nucleo denso dell’atomo per far sì che l’elettrone non sfug-
4/2
ga errando.
1/2
C1
La Ferita di Rifiuto, normalmente, viene vissuta con il genitore dello
SN
stesso sesso: la donna con la madre, l’uomo con il padre. Questa è una
regola generale, ma, a volte, può accadere anche il contrario. È comune,
NI
O
quando osserviamo gli atteggiamenti di una persona e ne ascoltiamo il
IZI
vissuto emozionale, credere che una donna abbia subìto una Ferita di
ED
Rifiuto da parte del padre, oppure un uomo da parte della madre. È
probabile che alla base dell’evento scatenante la ferita, vi sia certamente
OM
un rifiuto, ma é ancora più probabile che tale rifiuto sia stato vissuto dalla
na
persona come un abbandono, ferita che analizzeremo successivamente.
Ele
Ciò che conta, infatti, non é l’analisi dell’evento in sé, ma come la persona
na
sona del nostro stesso sesso, come una particella respingerebbe un’altra
particella di egual carica. È altrettanto normale sentirci abbandonati da
qualcosa o qualcuno che riempiva il nostro vuoto, “la nostra metà della
mela”, al pari di una particella o molecola che si sente abbandonata quan-
do un’altra particella di carica opposta la lascia sola, priva di equilibrio.
– +
218 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
24 La placenta è un organo deciduo, quindi temporaneo, che si forma nell’utero durante la gravidanza. Essa è
deputata a nutrire, proteggere e sostenere la crescita fetale. Una sua parte ha origini materne (costituita dall’endome-
trio uterino modificato), mentre la rimanente ha origini fetali (formata dai villi coriali). La placenta, quindi, rappre-
senta le radici del feto nel terreno della madre. Dopo il terzo mese la placenta continua a crescere, fino a raggiungere,
poco prima del parto, i 20–30 cm di diametro, i 3–4 cm di spessore ed i 500–600 grammi di peso; nel suo insieme,
occuperà il 25–30% della superficie interna della cavità uterina.
220 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
len
ogni singola cosa esistente nel mondo.
aE
Senza la visione trascesa della fisica classica, ovvero quella quantistica
an
delle varie possibilità di manifestazione dell’energia, è quasi impossibile
Di
immaginare un sistema “spirituale” che regoli e/o sovrintenda un siste-
ma vivente materiale. Ma, d’altronde, come più volte spiegato preceden-
temente, la massa altro non è che energia rallentata, condensata, e l’ener-
gia – che allo stato naturale è infinita, in ogni tempo e luogo – quando
incarnata, segue inevitabilmente le leggi della relatività.
IO DIZ Avrà sempre mani e piedi freddi e sarà molto calda al centro, concen-
trando molto l’energia nel cuore. Questo batterà per sé, ma farà fatica ad
M E
naO
esteriorizzarsi, perché è come se egli vivesse in un suo mondo negando
a n a Ele
i
l’esistenza di un mondo esterno.
D
Il cuore rappresenta il legame con la vita e Mercurio rappresenta l’ar-
chetipo della prima caduta dello Spirito. Chi ha questa ferita percepisce
il rifiuto come una minaccia e fugge, rifiutando l’incarnazione: sa infatti
che, nel momento in cui si apre e viene rifiutato, non può permettersi di
rivivere quella ferita in quanto ne morirebbe di dolore.
CARATTERI FISICI
CARATTERI PSICHICI
Come abbiamo già detto, ognuno di noi porta con sé tutte le Ferite
Emozionali: o in maniera diretta, come vissuto esperienziale, oppure an-
che ereditate dalle proprie discendenze famigliari. Una ferita può addi-
rittura nasconderne altre più in profondità. I glifi di Mercurio rifiuto e
di Venere abbandono si somigliano molto, ma Mercurio ha le braccia
aperte al cielo e, nonostante centripeti l’energia, fugge e tende a schizzare
via, mentre Venere è diversa: lei è la contrazione e si fa in quattro per aiu-
tare gli altri, diversamente da Mercurio che fugge.
C1
aspettano, e rischia di perdersi completamente: la sua maschera diventa il
N
suo tormento e la sua malattia.
S
Cerca l’approvazione delle persone dello stesso sesso, non necessaria-
NI
mente del padre o della madre, anche se il transfert con la figura di rife-
ZIO
rimento e quello genitoriale è evidente. Più che altro, tende ad idealizzare
la figura del genitore dello stesso sesso, quasi fosse un idolo.
DI
È l’allievo che diventa uguale al professore, emulandolo, perché lo ha
M E
considerato come la sua immagine, mentre la sua personalità si è persa
naO
nell’immagine di un altro.
In realtà, sta semplicemente cercando di farsi accettare (è questa la ca-
le
ratteristica della Ferita di Rifiuto), da una figura che gli ricorda la stessa
E
iana
genitorialità dalla quale ha percepito o vissuto il rifiuto.
Cerca la perfezione per non sentirsi giudicato, perché il giudizio rap-
D
presenta una separazione, ed egli si trova già in uno stato dissociato.
Non appena percepisce il rifiuto, fugge. Cerca di non essere respinto da
nessuno, quindi non si riposa, non va in vacanza e se ci va studia, lavora,
fa qualcosa e la fa bene o almeno così pensa. Questo atteggiamento rivela
una personalità che confonde l’essere con il fare. Il mercurio è talmente
volatile che se non fa sempre bene è come se non esistesse.
Tende a far uso di alcool e di droghe per fuggire dalla realtà, non ne-
cessariamente fino alla dipendenza tossica, ma sicuramente ad uno stato
di assuefazione psichica stazionaria o stabile. Se non beve il suo bicchie-
rino, se non perde un po’ la testa, non si rilassa.
SQUILIBRIO FISICO
Ancor oggi è in uso il detto “si fugge come la peste” quando si vuol in-
a
anaE
La vita, sotto forma di ecosistema, non ammette tantomeno incer-
len
tezze; al fuggitivo viene rivolta la domanda biologica: “Ma sei sicuro che
a
vuoi rimanere qui?”. In questo frangente egli si potrà ritrovare affetto
OM
dalle più svariate patologie batteriche, virali (molto frequenti) e paras-
E
sitarie, poiché questo è il modo con cui l’ecosistema tenta di risanare un
DIZ
corpo – a tutti gli effetti figlio di questo ecosistema – che non segue le
ION
regole universalmente e biologicamente vigenti qui, sulla Terra.
La vera legge, se così possiamo chiamarla, non è certamente quella
I SN
imposta dall’uomo, poiché anche l’uomo stesso non può nulla verso le
scelte di madre natura.
C11
4 /2
affermava Voltaire.
1 2
: 3
tanta è stata la collera che ha dovuto produrre per mantenersi vivo e lega-
to all’ecosistema terrestre, che facilmente potrà poi perderne il controllo.
A questo punto, questa energia così forte ed incontrollata potrà incar-
narsi in strutture e funzioni organiche nelle quali si produrrà un così
grande caos da impedire lo svolgimento delle normali funzioni cellulari:
ecco nascere il disordine; ecco nascere un cancro.
Di
an
aE
le
na
O
M
ED
IZ
IO
TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
Dia
na Elen
a OM
ED I Z I O NI SN
C11 / 2 4/20
2 2 12:3
4:1
1 PM
3 5 8 35 5
230
231
IL TALENTO DI MERCURIO
L’INCARNAZIONE
DianaElenaOM
Quello dell’incarnazione è un concetto molto complesso se visto dal
punto di vista puramente fisico e materialistico. È al contrario un concet-
to semplice se considerato anche nel suo aspetto energetico. Incarnarsi
significa dar vita alla formula E = m·c². Incarnarsi esprime il bilanciamen-
to e il punto di contatto tra l’energia e al contempo la manifestazione
fisica di questa stessa energia. Questo avviene quando c’è allineamento
spazio–temporale tra ciò che è nel mondo dell’energia e ciò che è nel
mondo fisico. L’incarnazione è una pura questione di coerenza, in cui
ciascuna parte che compone il tutto altro non è che il tutto stesso. In
termini ancora più semplici, un essere si definisce incarnato quando la
sua energia costitutiva è pienamente ed integralmente presente, dando
forma ad una massa. Possiamo immaginare una mano in un guanto che
deve manipolare una sostanza pericolosa: quando tutte le dita compresi
palmo e dorso della mano sono inserite perfettamente nel guanto, allora
la mano può interagire attraverso di esso con il mondo materiale. Il guan-
to, che prima era un banale accessorio, prende vita e viene “animato” dal-
la mano, assumendo anche la sua forma a “immagine e somiglianza”. In
questo modo mano e guanto divengono fusi in una sola cosa e funzione,
senza però perdere la loro identità primordiale. Il guanto rimane guanto,
la mano rimane mano. La loro unione, però, dà origine alla possibilità di
svolgere un lavoro concreto.
Possiamo affermare che, nella personalità del fuggitivo, una o più dita
non si trovino all’interno del guanto, impedendo così da un lato l’espres-
sione delle piene potenzialità e della volontà della mano, dall’altro affer-
mando la nullità dell’esistenza del guanto.
232 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
Gesù diceva:
Quando Pilato però chiese a Gesù quale fosse la verità di cui parlava,
Gesù abbassò la testa e non rispose, perché lui conosceva la sua verità e
la sua Via, non quella altrui.
:11P
12:34
2
/ 202
1 / 24
1
S NC
IO NI
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M ED
aO
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i a na
D
234 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
:11 P
2:34
22 1
4/20
11/2
SNC
IONI
EDIZ
M
naO
aEle
Dian
235
FERITA DI ABBANDONO
VENERE
ARCHETIPO Venere
Abbandono
PAROLE CHIAVE Dipendenza
Mancanza interiore
Estroversione
Dia
na
Piede/gamba sinistra
OM
Vie respiratorie
IZI
Vie urinarie
ON
IS
CHAKRA III
IV
NC
CORRISPONDENTE
11
/24
/20
22
12
:34
:11
PM
3
58
3
236 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
non in camera con la madre, come sarebbe saggio fare. È opinione abba-
len
stanza comune infatti credere che, una volta nato, il bambino si orga-
a
nizzi come un essere indipendente nel corso di poche ore. Ciò non è pos-
OM
e il distacco prematuro – anche solo per poche ore – può generare una
IO Z
dall’“entità” del bambino stesso, dal suo carattere “spirituale” e dalla sua
S
costituzione energetico–biologica.
C1 N
para dal figlio prima che sia trascorso un determinato periodo, il quale è
/2
4
355
tutti gli altri come figli: sempre pronta a cucinare per gli ospiti anche im-
358
previsti, accoglie gli amici dei figli come fossero parte della famiglia, ha
sempre la porta aperta per tutti e tutta la famiglia ruota attorno a lei,
PM
creando in questo modo una dipendenza dalla sua figura.
11
Il pianeta che determina questa struttura caratteriale è Venere, con
34:
i suoi archetipi: la struttura, la forma, la stabilità del Toro e i rapporti
12:
equilibrati della Bilancia. La parola chiave è “equilibrio”: nella forma, nei
rapporti, tra massa ed energia. Venere (in latino Venus, Venĕris) è una del-
22
/20
tesi sulla nascita della dea. C’è chi sostiene che essa sia “uscita” dal seme
C11
di Urano, dio del cielo, quando i suoi genitali caddero in mare dalla ca-
strazione subìta dal figlio Crono (Saturno). Un’altra ipotesi è che essa sia
I SN
te, dio del conflitto. La sua unione con Marte (Ares per i greci) diede a
naE
Venere molti figli, tra i quali Eros, nella religione greca, il dio dell’amore
Dia
Nella cultura greca Eros è ciò che fa muovere verso qualcosa, un prin-
cipio divino che spinge verso la bellezza. È interessante analizzare tutto
questo agli occhi delle Ferite Emozionali e dei relativi talenti.
FERITA DI ABBANDONO – VENERE 239
lamente in questo modo c’è la possibilità che si formi una molecola che
NC
può scindersi e una delle due parti può vivere la separazione come una
1
sorta di abbandono.
1/
problema ritornerà per ricordarmi che la Vita è fatta per risolvere le que-
stioni, non per sfuggire ad esse. La “nascita” dei talenti è ciò che lo Spirito
“desidera”, è il motivo che spinge l’Anima a lottare per la vita. Ogni ferita
non deve essere considerata al pari di un blocco bensì di un’opportunità.
Lo Spirito ha estremo bisogno che il Talento emerga, affinché possa rea-
lizzare “in Vita” il suo progetto interiore.
Come già detto, quella di abbandono è una ferita frequente nel post
a
en
partum più che nel periodo intra–uterino. Il bambino che nasce prema-
l E
CARATTERI FISICI
Una delle caratteristiche che più salta agli occhi nel soggetto che soffre
una Ferita di Abbandono è il fatto che alcune parti del suo corpo ten-
dono a “cadere” (abbandono etimologicamente trae origine da ab–ban-
do, rilasciato, flaccido). Immaginate il concetto di abbandono riferito alle
parti del corpo: le braccia abbandonate, una postura flaccida e cadente,
un abbassamento (ptosi) degli organi ecc. Le deviazioni della colonna
vertebrale nel senso della caduta, il labbro che cade, gli occhi, i glutei,
la pancia, il seno, sono segni tipici della Ferita di Abbandono e la zona
corporea in cui osserviamo una “caduta” ci comunica dove si sta mani-
festando la ferita. Ogni zona del corpo dove si verifica una “caduta” sia
essa esterna (aree cutanee) che interna (ptosi degli organi) è la sede di una
probabile Ferita di Abbandono somatizzata. Non sempre infatti la Ferita
di Abbandono è tanto profonda da compromettere tutta la figura della
persona, ma può localizzarsi proprio in quell’area del corpo dove la fe-
rita è stata particolarmente sentita a formare una specie di “mosaico”. Se
una persona invece tende tutta a cadere, ciò significa che la Ferita di Ab-
bandono è stata molto profonda. L’archetipo di Venere del Toro gestisce,
infatti, la forma armonica e il tono muscolare, mentre l’equilibrio tra le
parti è retto dall’archetipo di Venere della Bilancia.
242 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
così la vittima della sfortuna, degli eventi avversi. In questo modo attira
E
fondo. Ciò che importa per l’abbandonato è avere attenzione, cura, sen-
ED
fa dimenticare alla persona il suo lato spirituale e il fatto che non esiste
2:3
:3
12
2
SQUILIBRIO FISICO
02
/2
24
La malattia stereotipata dell’abbandonato è il diabete, una patologia
1/
in cui gli zuccheri nel sangue aumentano raggiungendo valori a volte
C1
pericolosi per la salute. Se il glucosio non entra nelle cellule, rimane tutto
SN
nel sangue (che per l’Alchimia rappresenta il Sale), in questo modo il lato
NI
emozionale e sentimentale è sempre “nutrito” e pieno di dolcezza. Il dia-
IO
betico non permette alle cellule del suo corpo di cibarsi del glucosio che
IZ
ED
si trova nel circolo sanguigno, diciamo che in qualche modo non vuole
condividere con la sua massa il nutrimento, poiché ha paura di perder-
M
aO
lo. In realtà, questo meccanismo porta solamente ad accumulo di grassi,
len
mancanza di energia (gli zuccheri servono alle cellule per produrre ener-
aE
gia) e alla perdita del glucosio in eccesso presente nel sangue attraverso le
an
urine.
Di
Per non sentirsi solo, porta dentro di sé tutto ciò che si trova nell’am-
biente, inclusa l’energia delle persone negative ed è frequentemente infe-
stato da parassiti: batteri, funghi, virus e vermi intestinali. È assai fre-
quente riscontrare in un bambino con verminosi una Ferita di Abban-
dono. Queste verminosi sono spesso importanti e, in particolare, reci-
divano facilmente. Il mantenere un parassita all’interno del corpo è un
altro espediente inconscio per “non rimanere soli”. Il bisogno di com-
pagnia è talmente forte che preferisce essere “infestato” piuttosto che
rimanere da solo.
A causa della paura dell’abbandono, utilizza tutti gli strumenti a sua Ele
disposizione per tenere le persone vicine, incluso il sesso (questo tratto è Diana
più evidente, per una questione puramente culturale, nella donna). L’at-
to sessuale diviene quindi uno strumento per rendere il partner dipen-
dente. Nella donna questa strumentalizzazione inconscia del sesso è più
frequente rispetto al maschio.
Io stesso, ad un certo punto della mia vita, mi sono reso conto che
molti dei miei amatissimi hobby altro non erano che vie di fuga dalle mie
ferite. Per non soffrire e percepire la ferita, giravo attorno al problema
e perdevo del tempo. Non è sbagliato vivere le ferite o sfuggire ad esse,
ma, ad un certo punto, dobbiamo far emergere il Talento; così abbiamo
imparato a fare qualcosa di nuovo! Quell’attività, intrapresa inizialmente
per sfuggire al dolore della ferita, diviene uno strumento di crescita e non
più una via di fuga.
55
vuol dire lasciar andare qualcosa e dover condividere qualcosa di mio con
83
35
gli altri”.
PM
La sua grande tensione e il suo grande sforzo nel trattenere può portar-
:11
nel connettivo e negli organi nobili quali fegato, rene, cuore e cervello.
22
/20
gie da accumulo. Sarà molto difficile per lui abbandonare vecchi schemi,
ricordi e immagini mentali. In lui, più che in altri soggetti, il drenaggio
11
NC
dal corpo e dalle cellule delle memorie molecolari relative ai fatti trau-
matici vissuti sarà complesso e richiederà molto tempo. La sua partico-
IS
Ferita di Abbandono.
aE
an
Di
FERITA DI ABBANDONO – VENERE 251
2022 /24/
NC11 IS ION
EDIZ
aOM E len
Di a n a
252 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
DianaElenaOM EDIZIO
NI SNC11/2
253
IL TALENTO DI VENERE
LA CONNESSIONE an
Di
aE
len
aO
M
La connessione a cosa? Alla Terra, a se stessi.
ED
IZI
Un caro amico, che per una serie di casi fortuiti tra l’altro fu il primo a
ON
parlarmi delle Ferite Emozionali – teoria che era stata sviluppata da una
IS
autrice canadese in un libro – nel corso di un soggiorno in Brasile, du-
NC
11 26
/24rante una cerimonia religiosa con l’ayahuasca , ebbe una visione: si vide
sotto forma di un guerriero che andava in Tibet a chiedere a un maestro
/20
22
12 illuminato la via per l’illuminazione e la pace interiore. In questa visione
: da anni così tanto ricercata, il maestro gli rispose: “Ricordati che la Terra
ti ama”. Quando mi raccontò questa esperienza, era così scioccato e stu-
pito di tale semplicità!
26 La ayahuasca (ayawasca in lingua quechua) è una bevanda allucinogena utilizzata dai popoli amazzonici e
andini, preparata dagli sciamani o curanderi indigeni per i riti di visione e di comunicazione con il divino. Questa
bevanda viene prodotta miscelando in un decotto diverse piante, principalmente le liane polverizzate di Banisteriop-
sis caapi e le foglie di Psychotria viridis.
:11
:34
12
254 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
22
ai frutti della terra? Il sangue non è il distillato alchemico di ciò di cui
/20
l’uomo si nutre?
/24
Non dobbiamo mai dimenticare questa forte connessione con il no-
1
stro ecosistema, altrimenti iniziamo ad esistere come esseri disconnessi,
C1
soli, e in questo modo viviamo il senso di abbandono.
SN
N
IZIO
M ED
naO
le
naE
Dia
256 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
n e
El a n
ia D
355
8
35
PM
257
1 1
4:
FERITA DI TRADIMENTO
3 :
MARTE
1 2
2 2
20 / 4
/2
11
C
S N
I
N
IO
IZ
ARCHETIPO Marte
ED
M
Tradimento
aO
Rabbia
n e
Risentimento
El
PAROLE CHIAVE
na
Esplosività
ia
Controllo
D
SCHEMA CARATTERIALE Il Controllore
CHAKRA IV
CORRISPONDENTE V
258 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
IL DNA
LE DUE SERPENTI
DEGLI ALCHIMISTI
27 Precisamente, il DNA si trova nel nucleo delle cellule eucariotiche, nel citoplasma delle cellule procariotiche
e nei mitocondri di tutte le cellule animali.
260 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
Non una proteina qualunque, bensì una proteina dal grado di com-
plessità tale che gli permetta di “muoversi”, diciamo di essere in qualche
modo “viva” e attiva. La proteina nata da una particolare sequenza tra-
scritta dal DNA costituirà un vero e proprio messaggero/effettore cellu-
lare. La cellula si esprimerà attraverso questa struttura proteica, che ne
costituirà il suo linguaggio primario nella relazione con se stessa, con le
Dia
cellule vicine e l’organismo intero.
aEn
La sequenza di eventi, relativamente al mondo cellulare, che permette
len
ad una cellula di manifestare una sua particolare espressione genetica è la
aO
seguente: il DNA contenuto nel nucleo della cellula, principalmente sti-
molato da ormoni, neuro–ormoni e interazioni elettromagnetiche per-
venuti alla cellula per via ematica o da cellule vicine, si apre esponendo la
sequenza di basi azotate; una serie di enzimi permettono la copiatura di
questa sequenza in un altro “organismo” essenziale del mondo cellulare,
che è l’RNA messaggero.
L’RNA messaggero (mRNA), la copia perfetta di una sequenza di
basi (sequenza genetica o anche detta gene) subìsce ciò che è definita ma-
turazione, nel senso che da esso vengono tagliate parti della sequenza
che possono non essere richieste per la fase successiva. Il processo viene
chiamato splicing alternativo. Una serie di enzimi stimolati e coordina-
ti da messaggi intracellulari, che fanno capo a messaggi extra cellulari
provenienti dalle strutture psichiche, neuro endocrine ed immunitarie
dell’individuo, provvedono a formare – operando dei tagli nella sequen-
za dell’RNA – un RNA messaggero in grado di codificare la sequenza
corretta di amminoacidi che costituirà la proteina.
L’RNA maturo, infine, lascia il nucleo, entra nel citoplasma della cel-
lula, si accoppia con particolari strutture costituite da DNA e proteine
detti ribosomi, e da questo accoppiamento nasce una sequenza ammi-
noacidica. Diciamo che il ribosoma legge il codice scritto nell’RNA mes-
saggero in un modo assolutamente particolare, ovvero di tre basi in tre
basi. Perciò si dice che il ribosoma legge triplette di codice contenuto
nell’RNA messaggero.
C
SN
NI
IO
IL DNA: LE DUE SERPENTI DEGLI ALCHIMISTI 261
IZ
ED
Un’altra struttura, infine, detta RNA di trasporto (tRNA), così chia-
mato perché effettivamente trasporta singoli amminoacidi, si accoppia
M
aO
alla struttura di RNA messaggero/ribosoma e, una volta letta la tripletta
len
contenuta nell’RNA messaggero e fatta combaciare con la tripletta con-
aE
tenuta nell’RNA di trasporto, libera l’amminoacido ad esso legato, ini-
an
ziando a costituire a ridosso del ribosoma una catena di amminoacidi tra
Di
loro legati a formare legami peptidici.
Dia
si, in quanto Spirito – energia – nella carne, nella materia, nel mondo
molecolare. Per questo motivo gli antichi alchimisti, appartenenti a di-
n
aE
verse culture nel mondo, rappresentarono il potenziale genetico come
len
un dragone. Pur non conoscendo il DNA come noi oggi lo conosciamo,
aO
compresero il potenziale delle possibilità espressive dello Spirito attra-
verso la carne e l’immensa forza che si cela all’interno della materia cellu-
M
della vita. Il DNA, infatti, si trova solamente all’interno delle cellule, non
IS
La maggior parte di noi pensa che dentro il nostro corpo ci sia tut-
to: la mente, il DNA, il pensiero, l’anima. Ciò è assolutamente errato.
/20
che le cellule della retina riescono a percepire si crei una cascata di segnali
M3
DianaE
ticellulare che noi definiamo come il nostro corpo o organismo. Un ospi-
te d’onore, sicuramente senza il quale l’organismo stesso non sarebbe
esistito in quella sua perfetta sincronica coerenza che è tipica dell’orga-
nismo umano. Eppure è, e rimane, un ospite di una comunità cellulare
che, in nome di una intelligenza superiore, ha “scelto” di cooperare per
una missione più grande del singolo individuo: fornire un corpo ad uno
Spirito, molto evoluto, e poter evolvere grazie ed assieme a questo Spirito
evoluto. Ciascuno ha il suo guadagno in questo rapporto sincronico tra
energia e materia.
Il patto è questo: la materia si offre per dar struttura ad una cellu-
la, nata dalla fusione dei due gameti maschile e femminile, spermatozoo
e ovulo; lo Spirito – che è energia potenziale – fornisce la scintilla per
fondere queste due cellule tanto lontane e apparentemente opposte in
quanto a natura.
(…)
Questi sono i due serpenti attorcigliati
attorno al bastone di Mercurio, con cui egli manifesta
il suo immenso potere e riveste ogni forma che vuole.
Quando i due sono posti nel vaso della tomba
dei morti, si mordono l’un l’altro crudelmente e,
perdendo la prima forma originale, si rivestono di
una forma più nuova e più nobile.
Il motivo per cui voglio rappresentare queste due
serpenti come due dragoni,
è perché è grande la loro pestilenza
così come il loro veleno.
Grande forza nei dragoni, grandi potenziali, grande capacità dello Spirito
a manifestarsi nella carne, attraverso il DNA, ma... il DNA stesso può
manifestare il suo “veleno”, la sua pestilenza, la capacità egli stesso di in-
terferire nella vita comunitaria del gruppo cellulare, allorché una cellula
attraverso il suo DNA cominci a “ragionare” per conto proprio, ovvero
0 2
che tumorali?
C
SN
I
N
altro non sono che frammenti di DNA o di RNA? Riflettiamo bene sul
n
nell’animo più profondo, e rendiamoci conto che i virus sono dei fram-
D
Questo, certamente, non vuol dire che l’origine dei segnali, del pen-
siero e dei sogni sia all’interno del sistema di trasmissione dei dati anche
se ampiamente supposto. Sarebbe come affermare che l’energia elettrica
nasce nei fili o nell’interruttore di una lampada. È ovvio che lì si trova
elettricità, ma non per questo si suppone che il filo di rame sia l’origi-
ne del campo elettrico. La scienza ufficiale sostiene che il cervello sia la
sede delle emozioni, del pensiero logico ed analogico, il luogo in cui i no-
stri sogni vengono concepiti e dove risieda la memoria. Potrebbe essere
questo un errore permissibile, se si vuol continuare a considerare l’uomo
– ovvero ogni essere vivente – solamente in virtù delle parti anatomiche
di cui è composto. La mancanza di sistemi di analisi e di identificazione
nelle forme viventi di campi e strutture energetiche, in passato, ha porta-
to a queste errate conclusioni. Ma, se ricordiamo il fatto che ogni massa
Di
è allo stesso tempo energia, non possiamo non considerare tutta quella
anaE
parte mai esplorata dalla biologia che costituisce il campo energetico del
vivente. È qui, in questo campo relativistico e allo stesso tempo quantico
len
rimane silente, in attesa di essere aperto. Il suo potere, una volta aperto,
1 PM35
83
M EDI
enaO
IL DNA: LE DUE SERPENTI DEGLI ALCHIMISTI 267
El
acque”. Per questo motivo le funzioni del DNA vengono dagli antichi
a
Dian
alchimisti sempre legate all’archetipo di Marte: la rappresentazione fisica
del potere dello Spirito di manipolare la materia a sua immagine e somi-
glianza. Questo è il potere dello Spirito, manifestato nella carne e reso
al servizio della vita in quanto esperienza terrena dell’energia. A questo
proposito recita la Tabula di Smeraldo di Ermete Trismegisto:
(…)
La sua forza o potenza è intera
se essa è convertita in terra.
(…)
È la forza forte di ogni forza:
perché vincerà ogni cosa sottile
e penetrerà ogni cosa solida.
dovendo così rinunciare alla vita. Non è un caso che ancor oggi si senta
affermare il concetto di “carenza marziale” per definire uno stato dell’in-
dividuo caratterizzato da una carenza di ferro. Questa a lungo andare
dà origine all’anemia, condizione caratterizzata da apatia, svogliatezza,
debolezza immunitaria, respiratoria e psichica e, in senso lato, energetica.
Possiamo affermare che tale ferita, proprio per i fatti biologici sopra
citati, è praticamente ubiquitaria e si verifica in tutti gli esseri viventi,
na
mamente consapevole.
M
sua scelta dettata dal desiderio intrinseco della natura umana di cono-
N I
scere, se ne è vergognata.
SN
1 C
1 / 24
/2
270 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
Fem.
SPIRITO
Masc.
Di
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Fuoco Ar–
SAL
SAL –ia
SAL
–ra SAL
Acqua Ter–
Comunicazione Rna
355
358
M
1P
:1 271
FERITA DI TRADIMENTO – MARTE
4
12:3
Come già detto nella prima parte di questo libro, 2 non
2 è stato per il
0
gesto del cogliere la mela che Dio ha cacciato Adamo
/ 2 4/2 ed Eva dal Para-
diso, quanto per il fatto che, avendo scoperto
11 la prima Ferita Emozio-
nale umana – il tradimento – l’uomo
C
I SNè divenuto degno di essere crea-
tore e non solamente creatura! N l’uomo non avesse “tradito” la figura
OSe
Z I
DIuna delle qualsiasi creature del Paradiso.
del Padre, sarebbe rimasto
E
È molto interessante
M e simbolico il fatto che, a destare in Eva il deside-
O
l e na il frutto dell’Albero della Conoscenza del Bene e del
rio di conoscere
Male, siaE
i a na stato un serpente, attorcigliato ad un ramo dell’albero stesso,
animale
D simbolo millenario dell’eredità genetica, dell’elica del DNA e
dell’RNA messaggero. L’esperienza del frutto dell’Albero della Cono-
scenza del Bene e del Male ha portato l’uomo a conoscere il mondo del-
le emozioni, ed, inevitabilmente, delle Ferite Emotive (“il male”) e dei
conseguenti Talenti che da queste ferite emotive possono scaturire (“il
bene”). È tutto così interessante ed emozionante!
CARATTERI FISICI
l’archetipo del macho per l’uomo, e l’archetipo della civetta per la donna.
L’aspetto seduttivo, in questi soggetti, è tanto evidente quanto ostentato.
lenaOM
CARATTERI PSICHICI
EDIZIO
poter mai perdere tempo, quindi se lavora non mangia, o mangia in fret-
ta, o addirittura si “dimentica” di mangiare, poiché egli deve sempre di-
naO
uno dei suoi punti deboli: ha spesso problemi allo stomaco ed il fegato
intossicato da rabbia, rancori, cattiva alimentazione e bevande alcoliche
DIZ
La maschera che indosserà, per non dover più soffrire la Ferita di Tra-
NC1
dimento, è quella del controllore, anche se, di contro, odia essere control-
lato e sorvegliato. Questa maschera lo costringe ad essere ineccepibile, a
1/24
SQUILIBRIO FISICO
Il controllore può anche essere molto bravo ed efficiente nel suo la-
voro, ma è consumato dallo stress e la sua vita è una rincorsa costante
verso la perfezione.
Soffre di agorafobia; ha paura della stessa folla e di perdere il suo “con-
trollo” in mezzo agli altri, in quanto le situazioni caotiche e sociali gli
impediscono di avere totale controllo della situazione.
Spesso lamenta problemi alle ginocchia, per mancanza di flessibilità e
grande rabbia trattenuta. Le ginocchia rappresentano lo snodo articolare
attraverso cui ci genuflettiamo per “chiedere perdono”. Mai e poi mai
egli accetterà di aver sbagliato e chiederà scusa.
A causa della sua rigidità e tensione rischia anche la perdita di control-
Dian
Dian
aE len
aOM
ED
FERITA DI TRADIMENTO – MARTE
IZI ON
I SNC
11 / 2 4 /20 22
12 : 3 4 :11 PM
35 83
55
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278 Ele
TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
na
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NC
11
/24
/20
22
12
:3
D ianaE
279
lenaOM
IL TALENTO DI MARTE
LA COMPRENSIONE
EDIZIO
NI SNC
Qual è il talento che può permettere di superare la Ferita di Tradi-
mento? La Comprensione, dal latino cum–prehendere, ovvero prendere
11/24/2
insieme, contenere, includere, unire, abbracciare.
Nella parola comprensione c’è tutto il dramma della Ferita di Tradi-
mento. La comprensione si realizza davvero quando la tensione si allenta,
02
quando si molla la presa, quando si smette di tendere la corda; quando il
Sale connette e unisce lo Zolfo e il Mercurio, quando la persona riesce a
2 12:34
vivere il ritmo delle sue emozioni, quando il termine “controllo” perde di
significato e allora, si è davvero.
Chi conosce la verità sa di non sapere, quindi è aperto a qualsiasi espe-
:11 PM3
rienza e tutto diviene parte della vita. Non esiste il tradimento, esiste solo
l’esperienza della vita pura e semplice.
La vita non tradisce mai, piuttosto siamo noi a tradire noi stessi, dan- 58355
do retta agli schemi della nostra mente, non comprendendo il senso del
tutto, focalizzandoci solamente su noi stessi, sulle ristrettezze delle appa-
renti difficoltà legate in realtà ai nostri bisogni non soddisfatti. Quando
la comprensione inizia a fare parte della nostra vita, la tensione si allenta,
i rancori si dissolvono, rilassando il corpo, la mente e lo Spirito.
Entrare a far parte dei moti dell’Universo con consapevolezza, capen-
do il senso universale delle cose e degli avvenimenti, questo è comprende-
re davvero. Con chi e da chi posso sentirmi tradito se comprendo il flusso
delle cose? Chi posso tradire se ascolto il mio maestro interiore e vivo in
buona fede, rispettoso di non nuocere, secondo la voce del mio Spirito?
l
en Come già visto, il percorso del risveglio dei Talenti e della guarigione
aO
delle Ferite Emozionali è simile ad una scala, una “salita al calvario” se-
M
guendo i capitelli della Via Crucis. Le varie stazioni rappresentano le
ED
tappe da perseguire per raggiungere la pienezza espressiva del proprio
IZ
IO
Spirito in terra, nella carne.
NI
SN
Così come è in alto, così è in basso. A partire dagli archetipi planetari,
C1
il percorso si snoda seguendo il flusso di un cammino che parte dal Sole
1 /2
e termina con Saturno. Sole, Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno;
4
/2
come questi stessi pianeti si trovano in sequenza a partire dal centro del
022
sistema solare, così gli archetipi emergono in noi a partire dal nostro cen-
12
tro, il Sale/Sole che è rappresentato dal nostro Cuore.
:3
4:
La Ferita di Tradimento e il suo complementare Talento – la com-
11
Potrà mai un albero, così solidamente connesso alla terra, non com-
prendere la perfezione del creato e giudicare come tradimento il vento
d’autunno che, inesorabilmente, ne disperde le foglie, la tempesta che ne
spezza i rami e tutti gli altri esseri viventi che utilizzano la sua struttura
come tana? La natura non giudica,
la natura agisce.
a n
Ele a n
Dia
282 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
Dia
naE
len
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DIZ
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11/
24/
202
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283
FERITA DI INGIUSTIZIA
GIOVE
NC1
ARCHETIPO Giove
I S
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Ingiustizia
Rancore
ZI
Scelta
DI
PAROLE CHIAVE
Giudizio
M E
Rigidità
aO len
Collo e muscolatura
Gola
PORZIONE DEL CORPO, Occhi
LATERALITÀ Naso
Orecchie
Vie ORL
Ghiandola pineale
Emisferi cerebrali
CHAKRA V
CORRISPONDENTE VI
naO
aEle
284 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
Dian
L’archetipo di Giove è pervaso da un grande idealismo; è la meta che
ci spinge a viaggiare nella vita, è l’ideale che muove energia, massa, spazio
e tempo. Rappresenta, in sintesi, la consapevolezza del senso del nostro
viaggio terreno, il perché della nostra vita. Senza questo archetipo, tutto
in noi risulta vuoto e privo di ideali, senza un senso.
Giove è un archetipo che, astrologicamente parlando, regge il segno di
28
Sagittario, rappresentato dal centauro che scocca la freccia, e il segno di
Pesci, rappresentato da due pesci tra loro legati attraverso un filo. Appa-
rentemente così diversi, il Sagittario segno di Fuoco, Pesci segno di Ac-
qua, sono accomunati da un sentimento fondamentale: la fede.
La fede, dal latino fides, derivante dal greco peith persuadere, fidarsi e
ancora da fid legare. Per questo motivo la parola fides indicava anche la
corda di uno strumento musicale. Altra etimologia alternativa riferisce fi-
des alla radice sanscrita che significa osservare, conoscere, sapere. Rappre-
senta, nel mondo antico, la virtù che consiste nel mantenere la promessa,
osservare i fatti, adempiere esattamente ai propri obblighi.
Sagittario, archetipo degli ideali interiori più intimi dell’essere; Pesci,
che rappresenta gli ideali più profondi dello spirito. I due si integrano nel
corpo per far sì che l’energia incarnata possa esprimersi nella carne secon-
do le sue aspirazioni, i suoi sogni e le sue necessità evolutive.
Giove è da sempre rappresentato, in quanto pianeta più grande di
tutto il sistema solare, come l’archetipo del Re, del sovrano, di colui che
conosce le leggi, sia superiori (celesti) che inferiori (terrene) e per que-
sto motivo è posto a capo delle altre divinità. In terra, rappresenta la no-
stra capacità di seguire le leggi della nostra coscienza e del nostro spirito,
adeguandosi anche alle regole terrene della convivenza sociale, politica e
dell’ecosistema intero.
Il fatto curioso che la figura di Gesù sia stata spesso identificata con
29
il “Re–pescatore” pone l’accento sulla necessità di riunire, in un’unica
28 Il centauro è una creatura mitologica, metà uomo e metà cavallo. La sua particolarità è che possedeva tutti
i pregi e tutti i difetti del genere umano, portati però a livelli elevatissimi, tanto che nella mitologia gli sono stati
riservati ruoli completamente contrastanti: dall’estrema saggezza all’incredibile crudeltà.
29 Nella simbologia cristiana, il pesce simboleggia Cristo; i primi apostoli furono “pescatori di uomini”.
FERITA DI INGIUSTIZIA – GIOVE 285
Di
a
Il cielo stellato sopra di me
na
e la legge morale dentro di me.
El
n e
aO
Secondo la regola ermetica del “Come è in alto, così è in basso”, nel
M
mondo atomico l’atomo diviene altamente instabile se l’elettrone si
ED
espande allontanandosi troppo dal nucleo; allo stesso modo tenderà ad
IZI
implodere se il protone si contrae troppo nel nucleo.
O
NI
La personalità gioviana tende a non considerarsi del tutto umana: si
S
sente, infatti, un po’ investito dal potere di un dio e non tiene conto dei
N C
limiti della massa. Giove, in effetti, non aveva limiti: poteva trasformarsi
1
1
in pianta o animale, mutando la sua forma a piacimento. Nella dimen-
/2
4
sione terrena, però, Giove è soggetto a dei limiti: una cosa è lo Spirito,
20 /
altra è il corpo!
2 2
12
te dal giudizio, non sa scegliere: vuole fare tutto e non accetta di dover
fare prima una cosa e poi l’altra, producendo in questo modo un grande
caos. Questa persona pretende molto da se stessa, fino al punto da
esaurirsi e “bruciarsi”, come un gas che si infiamma e poi esplode. Tan-
to dà sempre il meglio di sé, quanto gli altri si aspettano molto da lui.
Considerazioni quali: “hai sempre preso trenta come mai questa volta hai
preso venti?” sono molto frequenti nella personalità del ferito da ingiu-
stizia. Egli dà sempre il meglio e non sopporta che questa posizione non
gli venga riconosciuta.
286 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
CARATTERI FISICI
CARATTERI PSICHICI
doversi fermare.
lenaOM
Questi, mortale, condannato per aver rubato il fuoco agli Dei, cedette al
centauro il proprio diritto a morire. Così Chirone passò a miglior vita.
Zeus, commosso, lo trasformò nella costellazione del Sagittario. Chirone
è infatti spesso rappresentato come un centauro che scaglia una freccia
dal suo arco, che è il glifo del segno di Sagittario.
Quando siamo nella nostra verità personale, che è una fonte inesauri-
bile di conoscenza e coscienza che proviene direttamente dal nostro Spiri-
to, allora il giudizio diviene superfluo. La conoscenza di sé è alla base del
non giudizio, così come la comprensione piena della nostra verità interio-
re: il senso del tutto inizia a svelarsi solamente quando apprendiamo il
senso di noi stessi, nei confronti del tutto.
Colui che indossa la maschera del rigido è dotato di una grande sen-
sibilità, ma appare freddo e insensibile poiché tiene questa caratteristica
ben nascosta. Non sentendosi apprezzato per ciò che è, e per il suo valore,
crede di non essere rispettato e di non ricevere quanto si merita. an
Di
aE
len
Il concetto di merito riveste in lui un ruolo fondamentale: crede fer-
aO
mamente nella meritocrazia a tal punto da considerare degno di essere
M
ED
solamente chi fa qualcosa di concreto. In tal senso, egli stesso diviene vit-
IZI
tima delle sue convinzioni incolpandosi nel momento in cui sente di non
ON
aver fatto abbastanza.
IS
NC
11
/24
/20
22
1
FERITA DI INGIUSTIZIA – GIOVE 289
Egli cerca la rettificazione a tutti i costi e pretende che tutto sia perfet-
to, nei limiti, nei valori. Teme l’autorità, non tanto per la freddezza che
questa comporta quanto per il fatto che l’autorità “ha sempre ragione”, e
lui, la ragione, non vuole perderla. In questo senso potrà sentirsi spesso
inquisito, giudicato e ingiustamente condannato dall’autorità.
È talmente legato all’idea di meritocrazia da non riuscire nemmeno a
ricevere un regalo o una promozione senza pensare se lo merita o meno.
Addirittura, inconsciamente, può mettere in atto degli atteggiamenti che
lo portano a perdere ciò che ha acquisito o ricevuto in quanto percepisce
il non merito. In questo senso si rivela un “estremista paranoico”, dato
che il suo linguaggio contempla spesso termini quali “sempre” o “mai”, e
i suoi aggettivi sono sempre superlativi o peggiorativi. Tutto per lui può
essere buonissimo, perfetto, ottimo o al contrario pessimo e cattivissimo.
La sua più grande fatica si risolve nello scegliere: ciò che è giusto e
ciò che non lo è sempre con la paura di sbagliare e di essere, per questo,
rinfacciato.
Vive in tensione costante, non si rilassa mai, dà sempre il suo meglio
pretendendolo anche dagli altri; questi, a loro volta, pretendono sempre
il meglio da lui, entrando quindi nel circolo vizioso dello stress; si sente
colpevole nel momento in cui si rilassa o deve fermarsi per cause esterne.
Molto spesso, questo soggetto rigido non accetterà nemmeno la malat-
tia, andando contro i limiti del suo corpo.
SQUILIBRIO FISICO
Dia
naE
lena
OM
293
EDI
ZIO
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NC1
1/24
/ 202
2 12
:3 4 :
11 P
M
294 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
1
22 12:34:
C11/24/20
ZIONI SN
aOM EDI
DianaElen
295
IL TALENTO DI GIOVE
LA FEDE
Trovarmi di fronte ad una sala vuota nel momento di iniziare una con-
2:
22 1
quello non era il momento giusto, oppure io non ero in quel momento
/ 2
sare una serata con la mia famiglia o con i miei amici o, perché no, una
1/ C1
Gli esseri umani hanno la pretesa di poter sempre fare tutto, in qual-
I
gli ormeggi della mente e lasciarsi trasportare dal flusso della corrente del-
na
FERITA DI UMILIAZIONE
SATURNO
ARCHETIPO Saturno
Responsabilità
Durezza
PAROLE CHIAVE Critica
Debito
Vergogna
Testa
Cranio
Cervello
Sistema nervoso
PORZIONE DEL CORPO, centrale
LATERALITÀ Sistema endocrino
Ipofisi e ipotalamo
Ghiandola pineale
Sistema riproduttivo
(parte ormonale)
CHAKRA VI
Dia
CORRISPONDENTE VII
na
Ele
naO
ME
D
300 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
Quante guerre, nel passato e purtroppo ancora nei giorni nostri, na-
scono da questa ferita! Quante volte, nella storia, abbiamo visto popoli
interi combattere a causa di una umiliazione subìta da altri! Nella Ferita
di Umiliazione si trova un grande senso di peccato, di errore, sensazione
molto forte e radicata in noi, basti pensare che, un tempo, per espiare
il peccato “originale” i componenti di alcune congreghe religiose si fru-
30
stavano e si martoriavano .
La Ferita di Saturno si distingue dalle altre per dei tratti molto parti-
colari. Saturno, Cronos per i greci, dio del tempo e nonno delle altre di-
vinità, il cui nome è da connettere con la radice indoeuropea sat–, da cui
derivano le parole latine satis e satur, che indicano pienezza, abbondanza,
ricchezza, soddisfazione, rappresentava la ciclicità della natura e il susse-
guirsi dei bioritmi naturali della vita. Viene, spesso, rappresentato come
“il seminatore” e per questo affiancato ai concetti di abbondanza e pie-
nezza. Il nome stesso riflette la natura peculiare del dio, caratterizzata da
pienezza di potenza, fecondità, abbondanza e ricchezza. Saturno avrebbe
infatti regnato su tutto il creato nella mitica età dell’Oro, quando, se-
condo le leggende, la primavera era perpetua, vi era abbondanza di ogni
frutto della Terra, uomini e dei vivevano insieme e non v’era necessità di
lavorare né distinzioni sociali. Saturno rappresenta la legge.
30 I flagellanti furono un movimento cattolico costituito da varie sette religiose durante il Medioevo, rimasto
attivo dal XIII al XV secolo. La flagellazione serviva non solo come pratica religiosa e mortificatrice ma anche come
mezzo attraverso cui ottenere da Dio la cessazione di catastrofi, guerre o epidemie.
Diana
Elena
OM E
DIZIO
NI SN
C11/
302 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
Di
an
chiara e porti ad una evoluzione, è Saturno, il padre, fra gli altri, di Cere-
aE
re, Giunone, Nettuno, Plutone e Giove, dal quale, secondo la tradizione
romana, venne poi spodestato. Saturno si pensava proteggesse i campi
e le sementi, mentre la moglie, Opi (equivalente di Rea), proteggeva il
raccolto. Nella Teogonia di Esiodo, Saturno, identificato come figlio di
Urano, il Cielo, e di Gea, la Terra, salì al potere evirando e detronizzan-
do il padre Urano ma, essendogli stato profetizzato che, un giorno, uno
dei figli lo avrebbe a sua volta detronizzato, per evitarlo, divorò tutti i
figli appena nati. La moglie Opi, però, nascose il suo sesto figlio, Giove,
nell’isola di Creta, dove fu cresciuto dalle ninfe e, al suo posto, offrì a
Saturno un grosso masso avvolto in fasce. In seguito, Giove detronizzò
Saturno e gli altri Titani, liberando così i suoi fratelli inghiottiti dal padre
e diventando il nuovo Re del Cosmo.
In memoria dell’antica età dell’Oro dell’uomo, era mitica durante la
quale Saturno aveva governato su tutto il creato, venivano celebrati gran-
di festeggiamenti chiamati Saturnalia, che avevano luogo nei mesi inver-
nali, all’incirca nel periodo del solstizio d’inverno. Durante tale periodo
era permesso non solo trasgredire a molte regole sociali ma anche, tem-
poraneamente, invertire i ruoli tra schiavi e padroni, e ciò rappresentava
per i primi una ascesa sociale, per i secondi una umiliazione, una caduta.
Come già detto, la Ferita di Umiliazione, nata dalla cacciata dal Pa-
radiso di Adamo ed Eva, è una tra le ferite più presenti, storicamente,
nell’umanità intera. Tutti noi occidentali, in un certo modo eredi della
cultura biblica, portiamo questa ferita fin dentro al nostro DNA “fisso”:
è infatti la ferita per cui si viene tuttora battezzati. Il battesimo rappre-
senta simbolicamente il lavaggio della Ferita di Umiliazione. Portiamo
DianaElen
Di
l’umiliazione diviene una ferita. Lo Spirito è libero (è Mercurio, l’elettrone
n a
dell’atomo dotato di ubiquità), può tutto e si esprime attraverso la mate-
a Ele
ria (Zolfo, protone) solamente se mediato dall’equilibrio dato dalla forza
na
dell’Amore, il neutrone. Quando Gesù diceva “ama il prossimo tuo come
O
M
te stesso” si riferiva all’energia del protone: quella forza che ci rende liberi
E
di essere tanto sognatori quanto attrattori di possibilità di realizzazione
DI
Z
nella nostra vita. Abbiamo visto precedentemente come l’attrattore sia
IO
necessario per guidare la dinamica dello sviluppo di un processo che se-
NI
gue la legge del caos, quale è la vita di un essere umano. Quando l’attrat-
N S
tore della nostra vita è la mente, seguiamo la legge del disordine, quando
C 1
quando invece di seguire l’amore per noi stessi, che a questa condizione, e
/ 4
20
ge e gli schemi proposti dalla nostra mente. La schiavitù nei confronti dei
12
umiliazione per lo spirito umano: non c’è cosa peggiore di divenire qual-
11 :
cosa o qualcuno che non ha niente a che vedere con la nostra identità
PM
Un altro termine, un po’ più antico, ma ancora oggi usato, per defini-
5 5
2 12
Questa disconnessione con l’ecosistema giorno dopo giorno taglia
i legami dell’uomo con il Tutto, lasciandolo solo. Fondamentalmente
202
l’orgoglio che nasce come risposta alla Ferita di Umiliazione è un “falso
orgoglio”, una maschera che l’essere utilizza per nascondere a se stesso la
4/
sua mancanza totale di libertà decisionale. È un passaggio necessario per
11/2
uscire dal vortice di questa ferita, ma non è il punto finale a cui aspirare.
È normale che una persona, dopo essere stata per anni umiliata e de-
SNC
nigrata, possa sviluppare una forma di autostima basata su alcune cer-
tezze che nel tempo si è venuta a creare per non cadere. Trattasi però di
ONI
false certezze, basate più sul saper fare che sull’essere, spesso rispondenti
DIZI
a schemi mentali socialmente diffusi quali l’emulazione di qualcuno o
qualcosa. Risulta sempre uno schema mentale, che porta alla prigionia
ME
dello Spirito nella carne. L’unica forma evolutivamente favorevole di
orgoglio nasce dallo Spirito che, riconoscendo se stesso nel mondo ma-
naO
teriale, fa valere la propria verità interiore, iniziando un cammino che
porterà l’uomo a realizzare la sua energia nella materia.
aEle
E DIZ possiamo
Se sostituiamo la parola “Padre” con la parola Spirito,
vedere un Gesù che esprime pienamente la sua propria verità, IOsegue il
NI
suo cammino e manifesta nei suoi atti quotidiani la sua essenza intera. SN
C
Le emozioni di umiliazione, vergogna e imbarazzo vengono considerate 11
/24
come appartenenti alla stessa “famiglia”, date le molte affinità fra loro. /20
In particolare, l’imbarazzo o la vergogna vengono provati in presenza di 22
situazioni spiacevoli, ma non sono in genere provocati da altri, come è
invece spesso nel caso dell’umiliazione pubblica, quando cioè vi è la vo-
lontà di un’altra persona di umiliarne un’altra, degradandola e renden-
dola ridicola agli occhi degli altri. Alcune persone sono particolarmente
sensibili all’umiliazione, così come alla vergogna. In questi casi, anziché
cercare di realizzare progetti che rafforzino la propria autostima e l’amor
proprio, ci si chiude nei propri confini, limitandosi spesso solo a conte-
nere le perdite. Questo atteggiamento è tipico della personalità evitante,
tendenzialmente pessimista, che anziché concentrarsi sui propri punti di
forza, si accontenta di minimizzare le proprie debolezze evitando i rischi
di una possibile umiliazione.
La paura di subìre umiliazioni si manifesta già in età molto giovane
ed è particolarmente diffusa fra gli uomini, specialmente per quanto
riguarda i rapporti con l’altro sesso. La riluttanza a stringere relazioni
personali e nuove amicizie deriva dall’esagerazione e dalla esasperazione
delle proprie potenziali difficoltà, oltre che all’importanza che viene data
al rifiuto dell’altro. Ci sono, del resto, persone che non si fanno scru-
poli nell’infliggere umiliazioni, al solo scopo di godere della dipendenza
e della soggezione esercitata nell’altro, distrutto nell’onore e nel rispetto
di sé, dequalificato come essere umano, per diventare niente più che un
oggetto, un attrezzo, un animale.
Il giudizio sprezzante, che arreca umiliazione, non riguarda un atto o
una parola, ma il valore stesso della persona, ritenuta incapace di agire in
altro modo, indegna di fiducia, di stima e di interesse.
Una forte Ferita di Umiliazione subìta rischia di lasciare una traccia
indelebile nella propria vita sia a livello psichico, modificando quindi il
comportamento della persona, sia a livello fisico, potendo essere causa di
malattie che si possono manifestare anche dopo molto tempo il trauma.
310 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
È bene ricordare infatti che nel momento in cui subiamo una Feri-
ta Emozionale, ogni cellula del nostro organismo subìsce quell’insulto,
portandone poi appresso la memoria. Non si tratta solamente dell’attiva-
zione di un asse psico–somatico, ma di una memoria fisica vera e propria!
len
Dobbiamo accettare che sia noi che tutti gli altri esseri viventi siamo
aE
qui per affrontare e risolvere delle sfide quotidiane, di fronte alle qua-
n
li tutti proviamo paura e atroci dubbi, ma che sono vitali per la nostra
Dia
evoluzione interiore personale. Senza queste sfide non esisterebbe un
processo evolutivo ma solamente staticità, inerzia e quindi un caos “sta-
tico”. L’unico vero e immenso aiuto che noi possiamo dare senza inter-
ferire nei processi di crescita degli altri esseri viventi è semplicemente “es-
sere noi stessi un esempio di ad–juvo”, ovvero far trasparire nei nostri atti
quotidiani quanto più possibile la voce del nostro Spirito.
A tal proposito trovo molto interessante questo passo dei Vangeli:
CARATTERI FISICI
destro, al quale tutto cade dalle mani e ogni angolo è buono per andarci
ON
incapacità a svolgere anche gli esercizi più semplici: per questo motivo
/24
Egli, in realtà, si sente prigioniero del suo corpo, della sua immagine e
dell’idea che gli altri si sono fatti di lui; percepisce infatti che il suo corpo
22
non è uno strumento idoneo alla sua realizzazione materiale e per que-
12
ironizzando sui suoi stessi limiti prima che lo facciano gli altri.
PM
molto forte che però non esprime e che tiene segretamente relegata all’in-
83
terno del suo corpo. Ha una carica interiore fortissima, data dalla totale
FERITA DI UMILIAZIONE – SATURNO 315
CARATTERI PSICHICI
L’essere umano, per affermare la libertà che gli è stata negata (o spesso
che si è auto negato), continua ad inseguire un falso mito di libertà che Di
an
porta ad affermare: “voglio essere libero di avere, non di essere”. QuestoaE
ha portato alla sempre più crescente necessità di avere e acquistare beni
le
materiali, spesso inutili, senza alcun limite, solamente per il gusto di
na
O
possedere. Il consumismo sfrenato deriva fondamentalmente dalla con-
M
dizione di decadenza di valori spirituali in cui l’uomo medio si trova.
ED
Quando lo Spirito non è espresso dalla materia e non è vissuto come
IZ
IO
valore quotidianamente, facilmente si perde la saggezza e il buon sen-
NI
so: allora si esorcizza la Ferita di Umiliazione con l’accumulo. La per-
SN
sona ferita accumula iniziando a dividere il suo spazio, la sua materia e
C1
1/
la propria vita con gli oggetti che possiede, non rendendosi conto che
24
in questo modo diviene egli stesso schiavo di ciò che possiede. Il fatto
02
/2
di poter possedere molti oggetti dà l’illusione di essere liberi e di po-
2
ter avere tutto ciò che si desidera, senza accorgersi che la schiavitù ini-
12
:3
zia quando possediamo più di ciò che realmente ci basta per vivere.
4:
11
PM
Il senso di colpa schiaccia il masochista, che si rende conto, almeno
35
inconsciamente, della sua condizione non libera. Egli, allora, cerca di li-
83
berarsi da questa oppressione diventando accondiscendente.
55
FERITA DI UMILIAZIONE – SATURNO 317
SQUILIBRIO FISICO
Saturno è il dio del tempo, pertanto tutto ciò che al tempo è legato
(bioritmi endocrini, immunitari, cellulari, gravidanza, ciclo mestruale
eccetera) segue la sua legge. Non è a caso che nella visione esoterica il
suo archetipo sia sempre stato legato, ad un livello vibrazionale, a due
strutture del cervello importantissime, da molti alchimisiti definiti Re e
Regina, riferendosi con questi epitoti alle ghiandole ipotalamo e ipofisi.
DianaElenaOM EDIZIONI SNC1
ogni ghiandola endocrina del corpo: dai problemi tiroidei, a quelli sur-
renalici, fino ai, come già detto, problemi legati alla sfera riproduttiva.
Saturno è un archetipo veramente “pesante”, particolarmente nella
sua espressione dis–equilibrata. Il metallo con cui questo archetipo veni-
va rappresentato dagli antichi alchimisti è il piombo. Possiamo ben capire
a cosa si riferissero, quando sostenevano la loro ricerca per conseguire la
trasmutazione del piombo in oro!
suale, lasciano segni ben definiti sulla pelle, dalla sifilide alla gonorrea.
Ecco come il ferito di umiliazione può vivere la sua maschera masochista:
OM E
che non va. Non tanto perché lo pensi davvero, ma perché ad un cer-
to punto della sua vita qualcuno gli ha fatto percepire questo. Pensate
NI SN
agli adulti. Questi sono tutti candidati ad una futura maschera di maso-
chista. Saranno persone che a causa di questa grande energia repressa
2 12:
34:
FERITA DI UMILIAZIONE – SATURNO 321
358355
Dovunque vi sia un problema fisico legato ad un blocco di espres-
sione, saremo di fronte alla Ferita di Umiliazione. Dalle tonsilliti pu-
rulente, alle dermatiti acute e croniche, alle cistiti femminili fino alle
34:11 PM
emorroidi. L’umiliazione, come già detto, è probabilmente la prima Fe-
rita Emozionale vissuta dall’uomo; per questo la sua presenza è ubiqui-
taria e si esprime attraverso il corpo e la psiche in modo forte, condizio-
nando tanto la vita di un essere umano. È per questo motivo che ciascun
essere umano cerca continuamente la libertà, la “sua” libertà, ma in realtà
/2022 12:
ne ha altrettanto paura: uscire dal vincolo mentale dato dalla Ferita di
Umiliazione è un’impresa molto ardua.
Siamo tutti vittime di schemi di pensiero radicati che ci portano ad
accettare in modo più o meno passivo la nostra schiavitù. L’umiliato di-
C11/24
viene schiavo delle sue stesse paure e degli schemi mentali che ha attuato
per il timore di affermare la sua immensa forza,
il suo immenso potere e la sua vera
IONI SN
natura spirituale.
M E DI Z
naO DianaEle
322
58355
P M 3
2:34:11
22 1
4/20
N C11/2
NI S
IO
EDIZ
TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
lenaOM
DianaE
323
IL TALENTO DI SATURNO
LA SAGGEZZA
Di
an
aE
len
aO
M
ED
IZ
I
IL TALENTO DI SATURNO: LA SAGGEZZA 325
M O
na le E
na
Dia
326 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
DianaE
lenaOM
EDIZIO
NI
327
LA SESTA FERITA
IL LOGOS
SOLARE
In generale,
tutto il corpo e le
PORZIONE DEL CORPO, funzioni PNEI
LATERALITÀ Emisferi cerebrali
e corpo calloso
Cuore
CHAKRA I
CORRISPONDENTE II
IONI
EDIZ
328 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
na OM
aEle
Sperimentai direttamente, ma senza riconoscerla, Dianla Sesta Ferita in
occasione del viaggio che feci nel 2012 alla volta del Brasile, allorché mi
“persi” in una sorta di selva oscura emozionale, come ho già raccontato
all’inizio di questo libro. Non compresi però il reale significato della pe-
sante realtà della Sesta Ferita fino a che non la “vidi” di persona davanti a
me, in carne ed ossa.
Circa sei mesi dopo l’esperienza (il viaggio) che aveva profondamente
segnato la mia vita e che mi aveva permesso di accedere alla conoscen-
za delle Ferite Emozionali, mi trovavo in ambulatorio e, come spesso
capita, stavo ricevendo la visita di una persona problematica, afflitta da
molteplici Ferite Emozionali, che mi chiedeva aiuto. Più che un aiu-
to, mi veniva chiesto un supporto, dato che il paziente era a tal punto
schiacciato dalla pesantezza del suo stato emotivo da non riuscire a tro-
vare una soluzione al suo stato di malessere. La mente si era impadronita
di tutto il suo essere, portandolo a credere di essere così disperato e sof-
ferente che nulla ormai poteva fargli cambiare idea. I suoi racconti, misti
a lamentele, riguardo al suo stato interiore mi stavano facendo percepire
un peso enorme a livello del petto, in un certo qual modo bloccando
il mio respiro. Mano a mano che procedeva la consulenza, mi sentivo
sempre più oppresso e impotente di fronte a tanta sofferenza. Sofferenza,
questa era la parola chiave. Il mio paziente mi stava letteralmente soffo-
cando di sofferenza. Questa sofferenza, però, non riuscivo a percepirla
come “sincera”, reale, derivata da esperienze toccanti e logoranti, quanto
da un incessante e probabilmente datato logorio mentale che lo aveva
portato a sentirsi una vittima della vita stessa.
Tentavo invano di riuscire a scorgere in lui una particolare ferita, ma
più cercavo di comprenderlo, più regnava il caos nella mia mente. Non
riuscivo ad identificare una Ferita Emozionale evidente in lui: in realtà,
lo stato in cui si trovava, era simile ad un dipinto in cui, avendo utilizzato
tutti i colori della gamma cromatica disponibili, era apparso infine come
ultimo colore il nero. Il Caos primordiale è uno stato molto simile alla
condizione in cui il mio paziente si trovava.
In lui ogni luce si era spenta, i colori della sua personalità si erano così
confusamente mescolati da portare alla nascita del colore nero, del buio.
LA SESTA FERITA – IL LOGOS SOLARE 329
Di
to di depressione e auto commiserazione infinita. Tra lacrime e lamentele
na a
alternate a sussulti e scoppi d’ira, ciò che emergeva dal suo stato di auto
E
commiserazione era, infine, il profondo smarrimento del senso della sua
en l
Vita. Egli non voleva più vivere in quanto la sua sofferenza era troppa.
O a
M
Io, invece, in questa situazione provavo un senso di impotenza misto a
E
rabbia: percepivo una grande “ostilità” nei suoi confronti e il suo con-
DI
tinuo incolpare gli altri per la sofferenza che gli era stata inferta, e che ora
IO Z
provava nella sua vita, mi infastidiva enormemente.
N I
“Soffro!”, diceva. “La mia sofferenza è così grande!”. E io che chiedevo
N S
“Ma qual è il motivo della tua sofferenza?”, senza avere mai una risposta.
C 1
i propri cari, alle guerre, epidemie, pestilenze… non trovavo però nessun
2 2
questa persona? Come può essere così irrispettosa nei confronti delle
83
Ero nel caos. Non capivo più nulla. La persona che avevo di fronte
non aveva nulla. Non aveva motivi per stare in quello stato. Le Ferite
Emozionali di cui soffriva erano sì attive, ma non giustificavano un simile
stato negativo. Tale stato presupponeva l’esistenza di una Ferita Emozio-
nale, anche remota, sottendente lo stato della persona, congiuntamente
a degli eventi esterni che avrebbero dovuto riaprire la ferita al momento
presente, cosa che non era capitata. Egli presentava, ad una attenta ana-
lisi, tutte e cinque le Ferite Emozionali attive nello stesso momento: una
condizione che non mi era capitata di trovare in nessuno, fino ad allora.
330 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
Mi giunse il ricordo, però, che Gesù, dopo essere spirato, subì un’altra
ferita, infertagli dalla lancia del soldato romano che si trovava ai piedi del-
la croce. Tale racconto è presente solamente in uno dei quattro vangeli,
quello di Giovanni, e tal ricordo smosse in me una improvvisa emozione
di incredulità.
“C’è una Sesta Ferita di cui non avevo compreso il senso e l’esisten-
31
za!” pensai. La ferita inferta dalla lancia al costato di Gesù , provocata
per valutarne la morte, era un altro tassello mancante della mia ricerca
e probabilmente una chiave di lettura della situazione che stava vivendo
D ian
in quel momento il paziente che si trovava di fronte a me. In quel mo-
a
mento tutto, in me, cambiò. Iniziai a percepire una fortissima calma e una
E l
enorme energia di amore e gratitudine. Pensai: il “Sia fatta la tua volon- en
a
tà!” affermato da Gesù nei momenti di dolore e di dubbio, era la chiave!
OM
L’uomo che avevo di fronte, travolto dal dolore e dalla sofferenza delle
E
Cinque Ferite Emozionali attive tutte allo stesso momento, aveva ceduto,
DI
Z
sotto la spinta della mente, all’affermare “Dio mio, Dio mio, perché mi
O I
la ferita del Logos Solare, in nome di colui che per primo aveva mostrato
12
Gesù, infatti, una volta divenuto il “Cristo”, era anche definito il Lo-
4:
Egli era la Luce del divino manifesta in Terra. Trascendenza totale nei
P M
31 La Lancia del Destino o Lancia di Longino è la lancia con cui Gesù sarebbe stato trafitto al costato dopo
5
essere stato crocefisso. La lancia è menzionata solo nel Vangelo secondo Giovanni (19:31–37): “Venuti però da Gesù
e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e su-
bito ne uscì sangue e acqua.” In una miniatura dei Vangeli di Rabbula, un manoscritto conservato nella Biblioteca
Laurenziana di Firenze e illuminato da un certo Rabulas nel 586 si trova il nome ΛΟΓΙΝΟC (Loghinos), scritto in
caratteri greci sopra il soldato che colpisce Gesù.
332 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
Essa richiede alla persona che la vive, per essere affrontata, la presenza
totale dello Spirito nella massa. Il superamento di tale ferita deve avere
una base solida radicata nella volontà intrinseca dello Spirito di seguire il
suo pre–destino nella carne.
Z
Essa, attraverso il Fuoco custodito all’interno del nostro cuore, viene
E DI
per ricordarci che la nostra Vita è un’Opera sacra, in cui dobbiamo vi-
M
vere il progetto spirituale nella massa, in totale Verità, particolarmente di
aO
fronte a noi stessi.
Elen
Il Fuoco che arde nel nostro Spirito calcina la falsità, cauterizza le no-
a
stre ferite, riduce in cenere le nostre maschere costruite ad hoc dalla men-
Dian
32
te: la stessa cenere dalla quale – come nel mito della Fenice – possiamo
far risorgere la nostra vita spirituale e vivere pienamente nella massa il
nostro pre–destino.
Dal piano spirituale, con sue le forze creative del mondo – mitologi-
camente riconducibili ad Urano (il Cielo) e Gaia (la Terra) – al piano
dell’Anima, con i lati maschile e femminile del nostro campo elettroma-
gnetico, al piano psichico con la suddivisione in emisferi cerebrali e lato
logico e analogico, fino al piano fisico del mondo cellulare, caratteriz-
zato dal DNA che si costruisce e sviluppa a partire dal seme maschile
e femminile. È quindi ovvio comprendere come questa ferita, che ab-
braccia l’Universo vivente intero, possa così destabilizzare la vita di un
32 La Fenice, spesso nota anche come Araba fenice, è un uccello mitologico noto per il fatto di rinascere dalle
proprie ceneri dopo la morte. Secondo la versione più diffusa del mito, essa è divenuta il simbolo della morte e
risurrezione, si dice infatti “come l’araba fenice che risorge dalle proprie ceneri”. Dopo aver vissuto per 500 anni, la
Fenice sentiva sopraggiungere la sua morte, si ritirava in un luogo appartato e costruiva un nido sulla cima di una
quercia o di una palma. Qui accatastava le più pregiate piante balsamiche, con le quali intrecciava un nido a forma di
uovo – grande quanto era in grado di trasportarlo (cosa che stabiliva per prove ed errori). Infine vi si adagiava, lasciava
che i raggi del sole l’incendiassero, e si lasciava consumare dalle sue stesse fiamme. Dal cumulo di cenere emergeva poi
una piccola larva (o un uovo), che i raggi solari facevano crescere rapidamente fino a trasformarla nella nuova Fenice
nell’arco di tre giorni.
/ 1
C1 N S
NI O
334 ZI
TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
DI E
essere umano. Essa colpisce tutti i livelli dell’esistenza umana, causando
OM a
una depressione importante di tutte le funzioni dall’alto al basso e dal
n
Ele
basso all’alto. Non si tratta quindi di una semplice depressione psichica,
a
an
spesso indotta da altre ferite, quali quella di abbandono o rifiuto, ma Di
di una depressione molto più profonda che attinge ai molteplici piani
dell’essere e si inserisce nel piano mentale boicottando totalmente l’esi-
stenza. Essa si manifesta sul piano spirituale, causando la mortificazione
dell’Io, sul piano dell’Anima, causando una separazione di archetipi; sul
piano mentale, con i sintomi di una classica depressione e, infine, sul pia-
no fisico, potendo determinare la separazione dei filamenti antiparalleli
della doppia elica del DNA.
Come abbiamo visto, infatti, nel capitolo dedicato alla Ferita di Tra-
dimento, il DNA è sempre presente nel nucleo delle cellule sotto forma
di coppia di filamenti saldamente associati tra loro e intrecciati a formare
una struttura definita doppia elica. I due filamenti sono accoppiati grazie
alla presenza di particolari legami chimici, definiti legami ad Idrogeno o
a ponte idrogeno. L’Idrogeno, l’atomo “primordiale” degli alchimisti, an-
cora una volta è protagonista dell’essenza della Vita. Esso rappresenta l’es-
senza delle Tre Sostanze, in quanto composto solamente da un protone,
un elettrone e un neutrone, e si inserisce in particolari legami chimici che
sono alla base della Vita animata come una sorta di ponte.
(…)
la sua forza è intera se convertita in terra
(…)
è la forza, forte di tutte le forze
(…)
ed essa penetrerà ogni cosa sottile e ogni cosa solida.
(…)
Quando, per una serie di motivi, siano essi interiori o causati da eventi
esterni, giungiamo alla nostra croce personale, è in questo momento, e
33
solo in questo, che possiamo scegliere (“… sia fatta la Tua volontà, non
la mia…”) se affermare la nostra vera identità, varcare la soglia dell’illusio-
ne e vivere la Vita per la quale abbiamo deciso di nascere.
Ciò che, apparentemente, può apparire come una morte (la crocifis-
sione della Sesta Ferita) è in realtà, se osservata dal punto di vista spi-
rituale, una rinascita. La rinascita della Luce, del principio del Sole, del
Logos Solare che, a partire dal nostro Caos interiore, proietta i suoi raggi
luminosi dal centro del nostro “Sale”: il Cuore.
Dia
na
A livello psichico, possiamo definire la Sesta Ferita con un termine più Ele
na
noto: melancolia. La melancolia è, infatti, una sindrome affettiva che ha OM
per note fondamentali una tristezza morbosa e ostinata, indipendente
dagli avvenimenti esterni, un pessimismo invincibile, un senso profondo
di sfiducia e di avvilimento, che paralizza l’azione.
33 Per “tua” volontà in termini alchemici si intende la volontà dello Spirito e non quella condizionata dalla
mente che, realmente, “mente” allontanandoci, spesso, dalle sfide e dalle prove che rendono la nostra vita “degna
di essere vissuta”.
336 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
34 La funzione immunitaria è soppressa negli individui clinicamente depressi ed anche in campioni non clinici
di individui con umore depresso (Herbert & Cohen, 1993).
I
ED
OM 337
na
LA SESTA FERITA – IL LOGOS SOLARE
Ele
Inoltre, lo stress fisico e psichico può ridurre l’attività delle cellule natu-
na
Dia
na
Ele
n
339
SNC
11/2
4/20
22 1
2:3
342 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
D
343
LA SETTIMA FERITA
GAIA
5 35
3 5 8
PM 1
4:1 3 2:
ARCHETIPO
21 02 Terra (Gaia)
/2
/24 11
Distacco
C
I SN
Mancanza di sostegno
N IO
PAROLE CHIAVE DIZ
Perdita del centro e E M
della direzione naO le
Desincronizzazione aE
ian D
SCHEMA CARATTERIALE Il Frustrato
CHAKRA VII
CORRISPONDENTE
344 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
Gea o Gaia (in greco ionico) è, nella religione e nella mitologia gre-
ca, la dea primordiale, quindi la potenza divina della Terra. La Teogonia
di Esiodo racconta come, dopo Chaos, sorse l’immortale Gaia, proge-
nitrice dei titani e degli dei dell’Olimpo. Da sola, e senza congiungersi
con nessuno, Gaia genera Urano (Cielo stellato), pari alla Terra; genera
quindi, sempre per partenogenesi, i monti, le Ninfe dei monti e il Ponto
Dian
(il Mare). Unendosi a Urano, Gaia genera i Titani, tra i quali, il più co-
nosciuto, è Kronos (Crono). Urano, tuttavia, impedisce che i figli da lui
aEle
generati con Gaia, i dodici Titani, i tre Ciclopi e i tre Centimani, vengano
alla luce. La ragione di questo rifiuto risiederebbe nella loro “mostruo-
naO
sità”. Ecco che la madre di costoro, Gaia, costruisce dapprima una falce
e poi invita i figli a disfarsi del padre che li costringe nel suo ventre. Solo
ME
l’ultimo dei Titani, Kronos, risponde all’appello della madre: appena
Urano si stende nuovamente su Gaia, Kronos, nascosto, lo evira.
DIZ
Qui riposerà, attenderà il tempo necessario per far sì che il suo sistema
corporeo reagisca e, una volta riacquistata l’integrità, sarà nuovamente
/2
4/20
en
Portare il corpo ad eseguire attività intense la sera è altamente contro-
l
aE
producente e quando pensiamo che una cosa ci faccia così tanto bene,
an
in realtà produce in noi a lungo andare squilibri profondi, fonte di ul-
Di
teriore stress. Certamente è normale pensare che, piuttosto che non fare
niente, è meglio farlo nel momento sbagliato. Tutti noi abbiamo bisogno
di fare attività fisica, mangiare e relazionarci con la nostra parte più fisica,
oggi ancor di più vivendo in una società che ci impone un lavoro men-
tale senza sosta. Il problema non è fare attività fisica, mangiare o altro, il
problema è quando fare una cosa o l’altra. Molti, ad esempio, iniziano
la giornata con una meditazione, colazione leggera, pranzo frugale, svol-
gendo poi l’attività fisica più intensa la sera, terminando la giornata al
ristorante con i compagni di palestra. Non voglio dire che sia sbagliato in
senso stretto, ci mancherebbe! Ciascuno di noi ha necessariamente biso-
gno di vivere la propria vita come meglio crede e sente, ma posso affer-
mare con certezza che tutto ciò è assolutamente contrario ai normali
bioritmi dell’ecosistema.
sole, meglio ancora se al levar del sole, pena il rafforzamento dello squi-
librio energetico nel corpo. Esistono interi trattati riguardanti la crono-
biologia dei punti di agopuntura e vari sistemi terapeutici che rispettano
le tabelle di apertura e chiusura dei relativi punti. Allo stesso modo, come
dicono i testi classici di Medicina Cinese, è opportuno rispettare i ritmi
delle stagioni ad esempio non sottoponendosi a pratiche intense in inver-
no, cercando di non disperdere sotto forma di sudore e calore l’energia.
È bene invece smuovere le energie in modo incisivo in primavera–estate,
che rappresentano appunto i periodi dell’anno corrispondenti – a livello
del microcosmo umano – al sorgere del giorno.
com’è in natura. Ciò che dall’uomo viene elaborato si distacca dallo stato
di natura e in qualche modo subìsce una “contraffazione”. Non tutti gli
alimenti “contraffatti” sono nocivi, ma sicuramente subiscono dei pas-
saggi che li allontanano dal loro stato naturale.
La via del Tao riconosce solamente ciò che “esiste” così com’è, e la via
del Tao è la via della verità della Natura. Se vogliamo ritrovare all’interno
022
di noi la vera natura spirituale e far sì che questa natura possa esprimersi
attraverso il nostro corpo nella vita quotidiana, dobbiamo assolutamente
1/24/2
allineare il nostro organismo al flusso della vita. Allora, e solo allora, la
vita prenderà veramente il senso che le è proprio.
SNC1
Il lavoro sulle Ferite Emozionali è forte, potente, in grado di cambiar-
ci radicalmente dentro: attraverso l’auto–osservazione e la messa a nudo
delle nostre maschere ritroviamo la vera natura del nostro essere interio-
ZIONI
re, spirituale (la nostra energia). Ma ciò, da solo, non è sufficiente. È an-
che necessario permettere al nostro corpo (alla nostra massa) di essere vei-
M EDI
colo di questo cambiamento, affinché nella quotidianità lo Spirito possa
affermare se stesso nella pratica. Gaia è, in quanto pianeta che ci ospita,
un “essere” portatore di energia equilibrata, costruttiva, sincronizzata e
lenaO
coerente ma, nel momento in cui la nostra energia non è allineata alla sua,
questa incoerenza diviene fonte di squilibrio.
In questo senso vedremo molte porte chiudersi, molte opportunità DianaE
venire meno, in quanto Gaia lavora attraverso l’inconscio collettivo e
non c’è posto per chi non si adatta ai suoi bioritmi. Molti pensano che
tutto ciò sia crudele, non giusto e che ciascun essere umano debba sem-
pre essere ben voluto, qualsiasi sia la sua scelta nei confronti dell’ecosiste-
ma. Ciò non è corretto. Ovvero, è corretto in senso morale, religioso,
sociale. Nessun essere umano ha il diritto di giudicare la vita degli altri
esseri viventi, ponendosi al di sopra del “fato” o di ciò che definiamo
giustizia divina.
È altrettanto normale che noi esseri umani vogliamo a tutti i costi
difendere la nostra “specie” a scapito – troppo spesso – di tutte le altre
forme viventi presenti in questo meraviglioso ecosistema. Facendo que-
sto però, non teniamo conto dell’“opinione” di una struttura energetica
350 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
consapevole che è la Madre Terra. La terra “ama” tutti i suoi figli incon-
dizionatamente, a patto però che questi rispettino le regole che sono in-
trinseche della vita materiale. Non ponendosi a giudice, il nostro pianeta
ha dettato fin dagli albori le regole della vita e, come ben sappiamo, tali
regole sono immutabili.
Spirito che, attraverso il sistema e gli assi PNEI, comunica con il corpo.
Nel momento in cui la voce del nostro Spirito si affievolisce, il corpo
rimane interamente sotto il controllo di Gaia. Se le nostre abitudini ci
M
cui si è affetti, tutte, nella loro fase acuta, hanno in comune dei sintomi
inconfondibili: la febbre (Fuoco), grande strumento di attivazione dei
/202
della sudorazione (Acqua), sia essa legata alla febbre, sia quella tipica-
PM3
Dia
a n
Ele
a n
OM
D E
I Z IO
IS N
C N
11
4 /2
/20
21 2
2:3
:1 4
1 PM3
5
LA SETTIMA FERITA – GAIA 353
DianaElenaOM
55
83
35
PM
11
4:
:3
12
2
TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
02
/2
24
1/
C1
SN
NI
IO
IZ
ED
M
aO
en
El
ana
Di
354
355
IL TALENTO DI GAIA
LA GRATITUDINE
Come nel caso della Ferita del Logos Solare, anche la Ferita di Gaia
va considerata sempre in un contesto generale, non necessariamente così
negativo ma dalle conseguenze a volte pesanti. Il distacco dai bioritmi
naturali dell’ecosistema è spesso causa di forti squilibri nell’essere uma-
no ed è fonte di grande frustrazione. Spesso ci chiediamo come mai la
Vita non ci dia ciò che chiediamo o di cui abbiamo bisogno, ma spesso
semplicemente chiediamo nel modo sbagliato o proprio non sappiamo
2 0 come comunicare con Gaia.
4/2 /2 1 La Terra ascolta non le nostre preghiere e richieste, ma percepisce il
C1nostro livello di amore e rispetto che abbiamo per la vita e per tutto ciò
N S
che è vivo. Tutto questo non ha nulla a che vedere con il “non fare nulla
NI
IO
di brutto” e quindi essere buoni con il mondo e gli altri, quanto con il
IZ
D
fare le cose con rispetto. Pensiamo ad esempio a tutte le tribù indigene
E
OM
delle Americhe che consideravano e vivevano la caccia come un gesto sa-
a
len
cro, un rituale dove sì c’era la cattura di un animale, ma quel gesto era
aE n
vissuto in modo profondamente grato all’ecosistema che disponeva di
Dia
cibo per la comunità. Niente era sprecato e tutto ciò che la natura offri-
va l’uomo lo prendeva ringraziando, ovvero rendendo quella stessa cosa
più bella, ricca e trasformata. Rendere grazie a Gaia non significa “pre-
gare” in ginocchio il cielo e la terra, ma valorizzare tutto ciò che esiste
nella nostra vita, sia esso giudicato buono o cattivo dalla nostra mente.
Valorizzare il nostro corpo, la nostra salute cercando di migliorarla ogni
giorno, gustare il cibo come un dono, a volte anche se in contrasto con il
nostro “credo” ideologico o religioso e percepire dietro ad ogni oggetto
o manufatto l’impegno di tutta la filiera di persone che si sono adoperate
per produrlo. Percepire ed essere grati per tutto questo è vera gratitudine.
356 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
GUARIRE LE
PROPRIE FERITE
CON LA CONSAPEVOLEZZA
Nei mesi successivi al viaggio che tanto aveva segnato la mia vita, cer-
cai assiduamente di trovare soluzione ai conflitti che erano emersi in me
e che, oramai automaticamente e senza volerlo, vedevo trasparire dagli
atteggiamenti, dalle storie e dal vissuto di tutte le persone che incontravo.
Non riuscivo più semplicemente a vedere una “persona” di fronte a
me, poiché percepivo sempre la maschera che indossava e che era sotte-
sa da una ferita. Mi chiedevo, a questo punto, dove stesse la verità nella
persona che incontravo: se nelle sue maschere oppure in una sperduta
Essenza che era stata ricoperta da più e più recite costruite ad hoc per
non soffrire ed adeguarsi al “solito”. Scorgevo ormai in modo chiaro il
movente degli atteggiamenti di chiunque incontrassi, alle volte anche
senza avere uno scambio verbale con questi. Ero ossessionato da questa
nuova visione e percepivo la profondità di una tale capacità di visione che
avevo acquisito tramite un’esperienza personale così importante.
Io, dal mio canto, mi davo da fare quotidianamente per scorgere in
me ferite e maschere: stanare ciò che “ero” da ciò che “fingevo di essere”
era divenuto per me un imperativo morale. Volevo, per la prima volta
nella mia vita, “agire”, non più “reagire”.
ian D
e attraverso vari “lavori” interiori, emergeva con una tale forza da im-
na
Dia
è il punto di partenza del processo di guarigione; esprime l’affermazione
naE
“Dio disse, sia la luce!” di tutto il processo terapeutico. Il risveglio del-
len
la volontà d’essere ha infatti un enorme impatto a livello immunitario,
determinando l’attivazione imponente di cellule di difesa, prima, e ri-
aO
costruttive, poi. Il Fuoco rappresenta l’attivazione dell’asse dello stress in
ME
senso “eu–stress”, ovvero “stress positivo”, rivolto alla risoluzione di un
problema.
DIZ
ION
Il secondo Elemento con cui lavorare è la Terra: la concretezza. È ne-
cessario che la nostra volontà risvegliata trovi un “terreno” su cui ope-
IS
rare e creare risultati tangibili. Non basta, infatti, voler “guarire”, ma è
NC
fondamentale intraprendere un cammino quotidiano in tale direzione.
Un ottimo modo per esercitare concretamente la propria volontà, ad
esempio, è il cambiare le proprie abitudini alimentari, abbandonando
quei cibi o modi di alimentarsi che sono deleteri per la nostra salute.
Può sembrare strano parlare di alimentazione in questo contesto
emotivo ma, se pensate bene a ciò che abbiamo detto fino ad ora, le ferite
non sono memorizzate solamente a livello di memoria emotiva, ma anche
corporea–cellulare. Un corpo ben nutrito, privo di tossine, o semplice-
mente più “pulito”, riesce a drenare molto più efficacemente ogni tipo di
tossina proveniente dalle memorie cellulari nel momento in cui, grazie
proprio al lavoro di consapevolezza che stiamo compiendo, queste diven-
gono materia per essere espulse dal sistema corporeo.
Non solo: un corpo pulito i cui organi e apparati si trovano in uno
stato di “igiene”, è molto più funzionale e non si corre il rischio di scam-
biare un atteggiamento caratteriale puro, per uno chimicamente indotto
da cibi o tossine derivanti dal loro metabolismo. Ricordate, le molecole
chimiche condizionano la psiche!
360 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
35 Dal greco: diaita, modo di vivere; nel secondo significato, dal latino: dies giorno. Nell’antichità della medicina
greca la dieta, nel senso di modo di vivere volto alla salute, prevedeva regole che disciplinavano ogni aspetto della vita
quotidiana: dall’alimentazione, all’esercizio fisico, al riposo. Non una terapia dimagrante straordinaria, ma un ordine
DianaElenaO
M EDIZIONI S
da osservare tutti i giorni con diligenza per aver cura costante della propria vita.
NC
GUARIRE LE PROPRIE FERITE CON LA CONSAPEVOLEZZA 361
36 Dal latino tardo câuma (m), dal gr. kâuma “calore ardente del sole”, indicando con questo l’assenza di per-
turbazioni.
362 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
38
Una volta preparato il “Laboratorio” e gli strumenti necessari per af-
frontare la trasmutazione di una Ferita Emozionale in un Talento, giunge
il momento di realizzare tale Opera. Il riequilibrio delle Tre Sostanze e
dei Quattro Elementi rappresenta già un grande lavoro, ma in realtà è
solo la parte preparatoria dell’Opera.
Quando tutto è pronto, la lavorazione inizia.
Innanzitutto mi resi conto fin da subito del forte impatto che il lavoro
sulle Ferite Emozionali aveva sulle persone – e su me stesso, prima di tut-
to – ma c’era qualcosa che non mi tornava. Il concetto di Ferita Emozio-
nale, in un certo qual modo, incuteva nelle persone un certo timore e
l’idea di dover “guarire” una ferita emotiva era alquanto destabilizzante.
Iniziai così a parlare di Talenti, piuttosto che di ferite. Così, in breve,
mutai anche il nome del Kit di Essenze Floreali che avevo creato, definen-
do finalmente il suo nome: così come il lavoro sulle Ferite Emozionali
si era tramutato nel lavoro per il risveglio dei Talenti, il Kit di essenze
cambiò nome in I Talenti. Il lavoro con queste essenze floreali, che pri-
mariamente hanno l’obiettivo di risvegliare la coscienza della Ferita nella
persona, congiuntamente all’attenzione dedicata alle tematiche legate ai
Diana
GUARIRE LE PROPRIE FERITE CON LA CONSAPEVOLEZZA 365
Di
an
attraverso il vissuto traumatico che la ferita stessa fa sperimentare.
aE
Così, armato di volontà e grande entusiasmo, ho iniziato a mutare la
len
mia posizione nei confronti della vita. Da osservatore passivo di ciò che la
aO
mia mente ordinava di fare al mio corpo, giorno dopo giorno ho tentato
M
di divenire sempre più protagonista attivo di me stesso, non delegando
ED
più ai fatti della vita la mia felicità o infelicità, ma assumendone la piena
IZ
responsabilità. Ho iniziato, così, a smettere di concentrarmi sulla falsa
O I
percezione del mio essermi sentito “rifiutato”, cercando di risvegliare in-
vece in me la percezione dell’essere “incarnato”. Come le dita calzanti in
un guanto, ho cercato, giorno dopo giorno, di risvegliare la mia coscienza
ai motivi che hanno reso la mia vita possibile, alla riscoperta della mia
“missione” personale, cercando di fare del mio meglio per esserci, qui ed
ora. Ho cercato di scorgere quei lati che, in me ed occultamente, in qual-
che modo mi facevano fuggire da me stesso, iniziando ad accettare, senza
nascondermi, tutte le sfide e le opportunità che la vita mi stava mettendo
davanti. Ascoltare la mente, senza giudicarla, e senza farmi invadere dalla
sua prepotenza, mi ha permesso di iniziare a percepire il sottile sussurro
del mio Spirito che indicava le direzioni da prendere per il mio cammino.
I SN DIZION
naOM E
DianaEle
GUARIRE LE PROPRIE FERITE CON LA CONSAPEVOLEZZA 367
Essere un pilota era stato per anni il mio sogno di bambino, abbando-
nato poi in età adolescenziale dalla nascita della passione per la medicina
e le terapie naturali. A questo punto della mia vita, però, avevo abbando-
nato ogni speranza futura di poter volare, anche solo come passeggero.
La sola idea mi raggelava il sangue.
Una sera di maggio del 2013, un amico istruttore mi propose un volo
con un piccolo aereo leggero sulle colline di Bologna: con la scusa e la
motivazione di fare delle foto aeree alle coltivazioni di piante medicinali
a forma di Mandala della mia azienda, accettai. Quando mi fece sedere al
55
posto del pilota, pensai che quello sarebbe stato, effettivamente, il “mio”
83
giorno e che tutto sommato poteva essere un bel modo per morire. Ne
35
PM
ero certo, in quel volo sarei morto: l’aereo sarebbe precipitato. Ero tal-
mente concentrato sul fatto che l’aereo sarebbe precipitato da un mo-
11
mento all’altro, che nemmeno mi accorsi di aver, anche se solo per un
4:
:3
breve periodo, pilotato io stesso l’aeroplano. Mai avrei pensato quanto
12
sarebbe cambiata la mia posizione nei confronti del volo da quel momen-
22
20
to. Nei due anni che seguirono, conseguii prima la licenza per il pilotag-
4/
gio di velivoli ultraleggeri e successivamente la licenza di pilota privato.
/2
11
impossibile. Si può pianificare tutto, dal meteo alla rotta, ma, quando
O
na
L’unico limite che esiste, è nel pilota. Così, anche nella vita di tutti
i giorni, è necessario non focalizzarsi nel controllare tutto e tutti, ma
“comprendere”, invece, il tutto. Questo fa si che voi possiate “essere”
l’aereo, non solamente colui che lo pilota. In questo modo, non è neces-
sario controllare qualcosa che si trova all’infuori di voi, ma è sufficiente
che, conoscendo voi stessi, i vostri limiti e capacità, possiate valutare le
55
situazioni che accadono con lucidità, senza tensione, potendo, in questo
83
modo, percepire qual è la soluzione corretta – e sempre ovvia – per risol-
35
vere ciò che si presenta. Il volo mi ha insegnato che nella vita è sempre
PM
meglio essere pronti a tutto, piuttosto che avere il controllo su tutto, il
1
:1
che è impossibile date le infinite variabili della vita.
4
:3
12
La Ferita di Tradimento si risolve quando scoviamo il nostro “auto–
2
02
inganno”, iniziamo ad osservarci “libera–mente” davanti allo specchio
/2
della vita e smettiamo di essere dei controllori delle situazioni che ci tro-
24
viamo di fronte. Essere consapevoli di ciò che accade, liberi dai condi-
1/
C1
immani compiuti nel corso degli anni di studio e nella pratica di arti mar-
le
aE
ziali, ero infatti convinto di essere portatore di una “fede” salda e chiara
an
all’interno del mio essere, la stessa fede che mi aveva portato ad affron-
Di
Ci volle poi la nascita degli altri due figli, Joshua e Joyce, per accetta-
re totalmente la presenza di una giustizia che esulava dalle mie convin-
zioni personali, ma era strettamente legata al flusso della vita e appar-
teneva, nelle sue svariate manifestazioni, al libero arbitrio di ciascun
370 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
La fiducia nella vita e nel fatto che la Natura ha un cammino per cia-
M3
quell’esperienza. Questo non vuol dire non prendersi cura degli altri, ma,
4:1
mente sono fonte di caos. Abbiamo dovuto rivedere molte nostre verità
2
e credenze per accettare che i nostri figli “volessero” nascere con un parto
0
4/2
flusso della vita e quando vogliamo bloccare tale flusso, veniamo investiti
N S
Mano a mano che proseguivo nella ricerca di tutto ciò che riguarda-
va le Ferite Emozionali, principalmente iniziando ad osservare in me e
nei miei schemi caratteriali quanto le ferite mi condizionavano, provavo
Dian
aEle
374 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
una sorta di vergogna per non riuscire, nonostante il mio impegno, a li-
berarmene. Compresi però, nel corso del tempo, che non era giusto pre-
tendere così tanto da me: superare le ferite solo per il fatto che ne avevo
consapevolezza era impossibile. La faccenda doveva essere affrontata in
un altro modo: il semplice impeto che porta a “lottare” a tutti i costi con
l’intento di risolvere un problema era inefficace, in quanto il problema
non erano le ferite, ma io stesso che mi stavo, senza rendermene conto,
auto–ingannando.
Il problema, in realtà, non esisteva!
55
583
Volevo a tutti i costi liberarmi delle mie ferite e paure, senza aver
M3
compreso che erano queste stesse la fonte delle mie passioni. La mitica
1P
saggezza del guerriero, tanto discussa in molte culture antiche, quale in
4:1
quella cinese, ad esempio, da Sun Tzu, nel suo testo L’Arte della guerra,
2:3
impone il riconoscimento delle proprie paure e dei propri limiti prima di
affrontare il nemico. Inoltre, il guerriero, investito di tale saggezza, si fa
21
forte proprio in virtù delle ferite e delle paure stesse che accompagnano
02
cuore, è il risultato dello sforzo che nasce in noi nel voler risolvere la sen-
SN
sazione del sentirsi affranti e schiacciati dai propri limiti mentali. Non è
certo semplice ammettere a se stessi di non essere in grado di superare le
NI
ZIO
ziai a sentirmi più leggero, libero e, cosa ancora più sconvolgente, piace-
aO
NC1 IZIONI S
LE SETTE CHIAVI
n a O M E D
Ele Diana
DELLA REALIZZAZIONE
INTERIORE
Se c’era una cosa che avevo ben compreso era come questo tipo di
“lavoro” non portasse semplicemente a dei momenti di vittoria tempo-
ranea e stabile, ma consisteva in realtà, inevitabilmente, in un impegno
costante o meglio in un atteggiamento interiore da adottare per il resto
della mia vita.
Le Ferite Emozionali, infatti, proprio per il fatto che sono delle sfide
scelte dallo Spirito per risvegliare in noi dei Talenti, non possono essere
considerate, come spesso avviene erroneamente, al pari di una febbre
passeggera che, una volta passata, lascia la persona “guarita”. Esse sono
la forza motrice della nostra Anima, o meglio, generano la differenza di
potenziale interiore che ci induce al miglioramento quotidiano e costan-
te, di fronte ai nostri blocchi. Senza ferite, la vita soffrirebbe inevitabil-
mente dell’inerzia data dalla mancanza di forze che inducono la massa a
muoversi. Esse sono il motore, il corpo è il veicolo e lo Spirito è colui che
conduce. Solo in questo modo, l’auto si “anima” e inizia il suo viaggio.
Ciò equivale a dire che il “treno” dei Talenti, fino a che non li posse-
diamo e li viviamo come una solida realtà dentro di noi quotidianamente
(il che equivarrebbe a dire che siamo “illuminati”), passa varie volte nel-
la nostra vita, manifestandosi sempre sotto forma di ferita o comunque
di sfida. Meglio ancora possiamo dire che mentre per chi sta disteso sui
binari il treno rappresenta un pericolo (ferita), per chi lo attende con-
sapevolmente sulla banchina rappresenta invece un’opportunità. Im-
maginate la differenza percettiva ed emotiva che può provare un viaggia-
tore che ansioso di partire attende il treno a differenza di una persona che
si trova incastrata tra i binari! Per poter costantemente mantenere uno
stato di “veglia consapevole” e non lasciare che l’inerzia e l’entropia (il
caos) dominino la nostra vita e le nostre scelte è necessario che la vita (il
nostro inconscio) ci desti in modo alle volte brusco.
La Vita è movimento, passione, forza motrice, vibrazione. Senza
queste caratteristiche entreremmo in quello stato amorfo che spesso vie-
ne definito limbo. La vita terrena è vibrazione tanto quanto lo è la vita
spirituale, l’unica differenza è nella frequenza in cui questa vibrazione
si manifesta. L’assenza di vibrazione si manifesta solamente per brevissi-
mi periodi, detti cambiamenti di stato, in cui, relativamente parlando, la
massa diviene energia e l’energia massa. Noi chiamiamo impropriamente
questi momenti morte o concepimento, ma sono solamente due momenti
di passaggio al pari di ciò che avviene nel cuore tra la sistole e la diastole o
negli organi respiratori tra inspirazione ed espirazione.
alla situazione.
n
aO
M
39
co , ma un intervento terapeutico operato da un professionista in grado
D I
39 Termine coniato da Samuel Hahnemann nel XIX secolo. Con esso il fondatore dell’omeopatia intendeva
l’utilizzo di princìpi farmacologi o azioni curative contrari a quelli che hanno provocato la malattia e volti a con-
trastarne i sintomi (secondo l’aforisma galeniano “contraria contrariis curantur”).
380 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
Lo Spirito (la nostra vera Essenza), offuscato da uno stato d’essere che
aOM
base della realizzazione interiore sono così vicini a noi, tanto da indurci a
/24/
al nostro equilibrio. Il comprendere gli eventi, che è alla base della tolle-
2 :34:
ranza. Il coltivare la fede, alla base del rispetto e, infine, la saggezza, quale
visione d’insieme e olistica della vita, che è la nostra maggiore respon-
11 P
RINGRAZIAMENTI
È difficile discernere chi, direttamente o indirettamente, nel bene e nel male, ha influito
sulla stesura di questo trattato. Essendo infatti questo scritto in buona parte frutto di espe-
rienze personalmente vissute, dovrei citare più o meno tutte le persone che ho incontrato
nella mia vita e che hanno lasciato in me un segno (e non sempre “positivo”).
Il mio primo ringraziamento va ai miei genitori, Carla e Sergio, senza i quali non sarei
qui e non potrei godere di questo mondo e della possibilità che mi è data di esprimermi. Un
particolare pensiero a mio padre Sergio che è riuscito, grazie al suo carattere tenace e sobrio
a trasformare molte Ferite in Talenti. È un vero alchimista e un grande cuoco e ha sempre
accolto me e tutti i miei amici come fossimo parte di una grande famiglia. Così, ora che
sono padre anche io, anche a me piace fare con i miei figli. A mia mamma Carla, per tutte le
volte che mi ha spinto, anche contro la mia volontà, a scegliere la strada che poi, alla fine, si è
rivelata quella giusta. A mia sorella Sara, che nei momenti bui della mia infanzia è arrivata a
tenermi compagnia (anche se ancora non parlava). A Roby, uomo di lettere, che per primo
ha corretto e ricorretto questo testo intero dandomi preziosi consigli. Se la mia famiglia di
origine ha permesso che arrivassi qui, non potrei non ringraziare la mia famiglia che adesso
invece “mi tiene qui”. A Katia, mia moglie, che tutti i giorni sopporta la mia parte profana
e supporta quella sacra e mi ha aiutato a vedere e confrontarmi con i miei lati più ombrosi e
bui. A Nik, i cui occhi manifestano la luce del suo Spirito, che possa sempre brillare del suo
genio. A Josh, i cui occhi esprimono ardore puro, che possa sempre lottare per la giustizia.
A Joyce, i cui occhi rappresentano la purezza, che possa sempre vivere la sua libertà.
Tecnicamente, il mio più grande ringraziamento va all’amico alchimista Joel Aleixo,
senza il quale la maggior parte delle informazioni contenute in questo testo non sarebbero
potute essere esposte. La sua conoscenza nel 2001 mi portò a scoprire in me l’amore per
l’Alchimia; i suoi corsi erano e sono tuttora delle fonti inesauribili di conoscenza, sapere e
amore. La sua dedizione all’Opera Alchemica è così assoluta da ispirare in me il desiderio
di seguire i suoi passi per tentare, giorno dopo giorno, di essere un buon praticante di
quest’Arte meravigliosa. Grazie, caro amico, per l’affetto e l’amore che hai sempre dimostrato
e per aver favorito in me il risveglio del cammino alchemico.
Grazie a Guglielmo Bianchi (ora Dottore in psicologia!), il compagno di viaggio che
qualsiasi viaggiatore vorrebbe avere al proprio fianco. Dalle mie prime curiosità a 16 anni
fino ad oggi è sempre stato un faro di sapienza e conoscenza. Da lui ho imparato concetti
e tecniche, ma il suo esempio di integrità morale e responsabilità è tutt’ora una sfida da
DianaE
len
5 5835
383
PM3
raggiungere per me. Abbiamo passato anni assieme a meravigliarci di fronte alle conoscenze
alchemiche apprese e notti intere a discutere, tra un caffè e l’altro, riguardo il senso della vita
:34:11
e delle cose.
Umanamente, il più grande ringraziamento va ai miei “soci” Pericle e Andrea. Assieme
abbiamo combattuto, festeggiato, litigato, costruito, rinnovato, creato, perduto, viaggiato,
1 2
dell’Arte alchemica, loro sono il sostegno e il conforto che ogni essere umano che stia com-
0 2
piendo una impresa ardua necessita. Senza di loro, probabilmente non ci sarebbe nemmeno
1/24/2
ha trascritto una parte di quest’opera! Grazie a tutti i pazienti, corsisti e curiosi, che con le
C
loro domande e i loro problemi mi hanno spinto a cercare soluzioni alternative, risposte che
NI S N
non conoscevo e ad approfondire le mie conoscenze. Che queste conoscenze possano essere
per voi ispirazione alla crescita e alla conoscenza di voi stessi. Grazie ad Ivana e Anna (che di
solito si addormenta durante le mie conferenze) per il loro sostegno nei momenti bui e di
ZIO
sconforto, grazie al loro carattere solare e al loro spirito guerriero e all’amore con cui hanno
EDI
sempre favorito la diffusione del sapere alchemico con la loro capacità comunicativa. Anna
grazie al suo “salotto” e all’accoglienza nella sua magica casa dove possiamo dire che “è inizia-
to tutto”. Grazie ad Andrea detto “Paracelso”, per i preziosi consigli riguardo questo trattato
M
e per la sua “francescana” presenza. Un fratello che quando i tempi si fanno bui per l’anima,
a O
ha sempre il tempismo perfetto per fare una telefonata e chiedere “Heylà, come statu?”. Che
en
Grazie a tutti gli alchimisti del passato, per me grandi ispiratori, sia di scienza che di
DianaE
coscienza. Mi auguro che questo trattato possa, anche solo minimamente, contribuire ad
aumentare la grandezza e la credibilità delle loro Opere. Grazie all’amico Jerri, prima socio e
poi compagno di esperienze e scoperte nel mondo parallelo dell’elemento Aria, con il quale
condivido la passione per il volo, esperienza per me maestra di vita. E grazie ad Enrico, che
per primo mi convinse a dare motore e staccare le ali da terra da solo e a comprendere che
non è il volo ad avere bisogno di regole e disciplina, ma noi stessi. Grazie al mio maestro di
Kung Fu Massimo, che mi ha accolto nella sua scuola come un figlio e mi ha insegnato a
non mollare mai e che in un combattimento il vero nemico da battere siamo noi stessi. Rin-
grazio l’editore Alfredo, per aver creduto in quest’opera letteraria: sono certo che la fiducia
verrà ripagata. Infine, ma non per importanza, ringrazio Lorella Pierdicca, che ha curato
la forma, editing e impaginazione di questo libro nonché alcune immagini e ha cercato di
riprodurre un testo che esprimesse l’Alchimia a tutti i livelli. Infine, Andrea Carella, per le
tavole iconografiche fatte a mano e per come è riuscito ad imprimere ad un foglio bianco
l’anima degli archetipi alchemici.
Grazie.
384 TRATTATO DI ALCHIMIA DELLE EMOZIONI – ALBEDO
D
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