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126 pagine
14.8 x 21 cm.
Paperback
Disponibile in: italiano e spagnolo
Manuale di Quarta Via
Linsegnamento di G.I. Gurdjief f in pillole
Eva M. Franchi - Andrea Bertolini
ISBN 978-84-937668-4-9
ISBN 978-84-937668-5-6
Narrativa Sagistica
350 pagine
14.8 x 21 cm.
Paperback
IL PROFETA SENZA NOME
di Eva M. Franchi
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Approfondimenti del Sistema della Quarta Via
PERCH iniziare a LAVORARE su di s?
di Anna Di Giandomenico
Questo articolo di studio
estratto dalla dispensa n. 8
?
Da poco, una persona che mi conosce in profondit, mi ha scritto: Devi rattristarti soprattutto
perch la vita nostalgia e ci sar una fne ai tuoi giorni... Questo l'unico dolore profcuo.
Questo invito a mettere a fuoco la realt della morte fsica, per interrogarmi sulla mia vita attuale,
mi ha portata a ripensare quando, fn da bambina, investigavo sul senso della vita. Mi chiedevo:
Possibile che l'esistenza si svolga come la trama gi nota di un flm tra le scene ordinarie
della vita professionale, afettiva, ludica? Esiste una meta da raggiungere? Come posso
realizzare il mio Essere? Quale il signifcato del dolore?. (1)
?
(1) Prova a rispondere tu stesso a questa domanda.
(2) Quanto importante, secondo te, il Gruppo
di Lavoro?
?
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Come spendere bene l'unica vita che mi era
stata data?
Mi era stata concessa un'unica possibilit di giocare la
mia esistenza, preziosa possibilit che non avrei dovuto
sciupare.
L'incapacit di accontentarmi di un dj vu mi ha
sospinta verso una ricerca incessante, fnalizzata alla
scoperta del senso vero della vita. Anelavo a lasciare
con la mia esistenza un'orma, come la scia di luce
tracciata da un aereo nel cielo limpido del mattino
oppure una scia di essenza di rose...
Come arrivare a imprimere con il mio Essere
un'orma incancellabile? Come
evitare di accontentarmi di vivac-
chiare, dopo essere venuta al
mondo e di morire, lasciando
dietro di me solo qualche fore,
poche lacrime di chi mi ha amato,
con la prospettiva di essere presto
dimenticata?...
Ho percepito la necessit di lavorare su
di me per aspirare alla mia trasformazio-
ne, per realizzare il mio Essere autentico.
Il lavoro su di s pu essere paragonato a
quello del minatore che scava nella
roccia per estrarne minerali preziosi.
Quanto lavoro per scavare, eliminare
strati e strati di materiale ordinario, fno
all'estrazione dei floni d'oro che
giacciono nel ventre della terra... Per
analogia possiamo comprendere le
modalit e il senso del lavoro su se stessi.
Ogni aspetto di noi costituisce materia
prima per l'evoluzione personale. La
parte negativa di me, quella meccanica,
che vorrebbe ostacolarmi, se non addi-
rittura impedirmi di crescere, di evolver-
mi, di realizzarmi, materia prima del
lavoro su di me.
Intraprendendo questo lavoro, con la
guida di chi si gi evoluto - senza una
direzione impossibile conseguire un
reale cambiamento - e con l'aiuto di altri
compagni di viaggio che hanno preso la stessa decisione
di lavorare, mettendo in atto sforzi sistematici per
conseguire un'altra esistenza, ho imboccato un binario
preciso.
Infatti quasi impossibile lavorare da soli, perch gli
altri ci fanno da 'specchio', aiutandoci a mettere a fuoco
i punti da modifcare e forniscono ulteriore materiale di
lavoro su di noi. (2)
Mi vengono alla mente i primi tentativi messi in atto da
poco per imparare a praticare sci di fondo in montagna.
Ho dovuto imparare, per prima cosa, a tenermi in equi-
librio sugli sci, che scorrevano all'interno di un binario
tracciato nella neve; ho dovuto afrontare la paura che
mi investiva nell'imboccare le
ripide discese; ho efettuato
salite che richiedevano abilit
per non scivolare all'indietro;
ho imparato a rialzarmi dopo
ogni caduta... Tutto un eserci-
zio che, richiedendo concen-
trazione e sforzo, mi ha dato la
possibilit di scoprire paesaggi
di grande bellezza e di appren-
dere qualcosa di nuovo.
Il binario imboccato per il
lavoro su di me attiene proprio
alla capacit di porre in atto
sforzi coscienti e costanti,
accompagnati dalla facolt di
sofrire volontariamente, per
non sottrarmi all'impegno
richiesto, per non fermarmi di
fronte alle difcolt create dalla
parte di me pigra e restia ad
ogni cambiamento e dal mani-
festarsi dei miei molteplici io.
Ho sperimentato che ogni
nuova consapevolezza che si
raggiunge su se stessi, genera-
ta e accompagnata dal dolore
delle mille morti necessarie dei
vari io che mi animavano, che
altrimenti non avrebbero
lasciato spazio all'esile piantina
della mia parte essenziale, che
si sta sviluppando. Pensiamo
all'esempio della candela, dove
lo stoppino arde a spese della
Approfondimenti del Sistema della Quarta Via
di Anna Di Giandomenico Perch iniziare a lavorare su di s ?
?
?
?
(3) Sei disposto a "spendere" qualcosa di te per
crescere spiritualmente?
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cera che deve consumarsi... Senza questo spendersi,
la luce della consapevolezza e della conoscenza che
produce il cambiamento non risplenderebbe. (3)
Quante volte nel corso del lavoro ho ravvisato con
chiarezza la mia nullit, la mia meschinit e debolezze di
ogni specie; ho sperimentato, in modo evidente, le lotte
interiori tra i miei vari io, che si alternavano e si combat-
tevano, perdendo l'illusione di essere una interiormen-
te, sicura e coerente! Quante volte mi sono sentita preda
delle mie emozioni contrastanti legate ad opposte situa-
zioni esteriori e interne che non riuscivo a gestire e mi
sono dibattuta inutilmente nel tentativo di approdare a
decisioni consapevoli riguardanti le situazioni quotidia-
ne e le scelte necessarie da operare. Ho verifcato che, se
un momento mi sembrava di essere sicura rispetto alla
scelta da operare, un attimo dopo ero attratta dalla scelta
opposta e l'istante successivo da una scelta ancora del
tutto divergente!
Pi desideravo uscire dalla melma paludosa della mia
interiorit avviluppata, pi vi sprofondavo. Sempre per
ho sperimentato l'azione benefca della mia guida, che
mi ha aiutata ad avanzare nel lavoro di formazione di un
Centro in me. Senza fssarmi in quell'unico Centro, sono
come una ruota che corre ubriaca a sbattere a destra e a
sinistra. La costruzione di questo Centro in me d signi-
fcato al mio agire e al mio rapporto con uomini e cose.
Altrimenti tutto svapora e non capisco pi perch vivo.
Alcuni mesi fa, dopo anni di duro lavoro svolto, in un
momento in cui mi sembrava di aver smarrito il senso
del lavoro stesso e, soprattutto il senso della mia vita, mi
capitato di leggere un brano che mi ha restituito il
signifcato profondo della mia esistenza, del mio lavoro e
anche del mio dolore:
"La vita ci data per uno scopo elevato e tutti
insieme siamo tenuti a servirlo: in ci consiste la
nostra ragion d'essere ed il senso della nostra vita.
Tutti gli uomini senza eccezione sono schiavi di
questa 'grandezza' ".
G. I. Gurdjief, I racconti di Belzeb a suo nipote, Neri
Pozza, pag. 1015.
Ecco ho ri-compreso in maniera tutta nuova che lo
scopo elevato a cui tutti come uomini siamo chiamati
appunto quello della trasformazione personale, della
realizzazione della parte divina del nostro Essere.
Gurdjief scrive ancora:
Uomo! Che nome altisonante! La parola uomo,
in s, signifca corona della creazione.
Ma questo titolo si addice realmente agli uomini
contemporanei?
La verit che l'uomo, avendo in s la possibilit
di acquisire dati perfettamente simili a quelli del
Realizzatore di tutto ci che esiste nell'Universo,
dovrebbe essere davvero la corona della creazione.
Ma per avere il diritto di chiamarsi uomo, bisogna
essere un uomo.
E per esserlo, occorre anzitutto lavorare con
perseveranza instancabile... per acquisire una
conoscenza completa di noi stessi, lottando senza
tregua contro le nostre debolezze soggettive.
G. I. Gurdjief, I racconti di Belzeb a suo nipote, Neri
Pozza, pag. 1000.
A questo punto, qualcuno si domander:
Dove trovare la chiave per acquisire una cono-
scenza completa di se stessi, per conseguire il
Approfondimenti del Sistema della Quarta Via
di Anna Di Giandomenico Perch iniziare a lavorare su di s ?
?
?
(4) Prima di continuare la lettura prova tu stesso
a rispondere a queste domande.
?
(5) Commentate insieme la storia appena letta.
Cosa significa per ciascuno di voi?
Quali intuizioni suggerisce?
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Approfondimenti del Sistema della Quarta Via
compimento della propria esistenza?. (4)
Leggiamo un'interessante storia chassidica, dal titolo
"L dove ci si trova", che pu aiutarci a trovare la rispo-
sta:
Ai giovani che venivano da lui per la prima volta,
Rabbi Bunam era solito raccontare la storia di Rabbi
Eisik, fglio di Rabbi Jekel di Cracovia. Dopo anni e
anni di dura miseria, che per non avevano scosso la sua
fducia in Dio, questi ricevette in sogno l'ordine di
andare a Praga per cercare un tesoro sotto il ponte che
conduce al palazzo reale. Quando il sogno si ripet per
la terza volta, Eisik si mise in cammino e raggiunse a
piedi Praga. Ma il ponte era sorvegliato giorno e notte
dalle sentinelle ed egli non
ebbe il coraggio di scavare
nel luogo indicato. Tuttavia
tornava al ponte tutte le
mattine, girandovi attorno
fno a sera.
Alla fne il capitano delle
guardie, che aveva notato il
suo andirivieni, gli si avvici-
n e gli chiese amichevol-
mente se avesse perso qual-
cosa o se aspettasse qualcu-
no. Eisik gli raccont il
sogno che lo aveva spinto
fn l dal suo lontano paese. Il capitano scoppi a ridere:
E tu poveraccio, per dar retta a un sogno sei venuto fn
qui a piedi? Ah, ah, ah! Stai fresco a fdarti dei sogni!
Allora anch'io avrei dovuto mettermi in cammino per
obbedire ad un sogno e andare fno a Cracovia, in casa
di un ebreo, un certo Eisik, fglio di Jekel, per cercare un
tesoro sotto la stufa! Eisik, fglio di Jekel, ma scherzi?
Mi vedo proprio ad entrare e mettere a soqquadro tutte
le case in una citt in cui met degli ebrei si chiamano
Eisik e l'altra met Jekel!. E rise nuovamente. Eisik lo
salut, torn a casa sua e dissotterr il tesoro con il
quale costru la sinagoga intitolata "Scuola di Reb
Eisik, fglio di Reb Jekel.
Ricordati bene di questa storia - aggiungeva
allora Rabbi Bunam - e cogli il messaggio che ti
rivolge: c' qualcosa che tu non puoi trovare in
alcuna parte del mondo, eppure esiste un luogo
in cui la puoi trovare. (5)
M. Buber, Il cammino dell'uomo, Ed. Qiqajon, 1990,
pagg. 57-58.
Riporto uno stralcio dell'interessante commento di
Buber alla storia:
C' una cosa che si pu trovare in un unico luogo
al mondo, un grande tesoro, lo si pu chiamare
il compimento dell'esistenza. E il luogo in cui si
trova questo tesoro il luogo in cui ci si trova. La
maggior parte di noi giunge solo in rari momenti
alla piena coscienza del fatto che non abbiamo
assaporato il compimento dell'esistenza, che la
nostra vita non partecipe dell'esistenza autenti-
ca, compiuta, che
vissuta per cos dire
ai margini dell'esi-
stenza ovunque
tranne che l dove
siamo, l dove siamo
stati posti: ma
proprio l, e da
nessun altra parte,
che si trova il tesoro.
Nell'ambiente che
avverto come il mio
ambiente naturale,
nella situazione che
mi toccata in sorte,
in quello che mi capita giorno dopo giorno, in
quello che la vita quotidiana mi richiede: proprio
in questo risiede il mio compito essenziale, l si
trova il compimento dell'esistenza messo alla
mia portata. ...E' qui, nel luogo preciso in cui ci
troviamo, che si tratta di far risplendere la luce
della vita divina nascosta.
Nella Prefazione del testo citato, l'autore annota
che l'uomo per la sua crescita e per raggiungere
l'autenticit deve innanzitutto tornare a se stesso.
-va verso te stesso- ritrovare se stesso, raggiun-
gere il proprio destino, risalire alla sua fonte
L'uomo deve cio fare della sua vita un cammino,
rispondendo alla domanda: Dove sei? senza
tentativi di nascondimento o afermazioni di
impotenza.
Da questa prima tappa essenziale occorre pren-
dere coscienza che sta davanti all'uomo una via
particolare, sua propria...
di Anna Di Giandomenico Perch iniziare a lavorare su di s ?
?
(6) Commentate ci che avete letto.
?
(7) Che cosa pensi di fare per iniziare questo
percorso verso l'Unit?
Quali scelte potranno aiutarti?
Come iniziare?
20
Approfondimenti del Sistema della Quarta Via
Nel corso del cammino, grazie alla risolutezza e
alla fedelt, per l'uomo possibile infatti un'unif-
cazione di tutto il suo essere, corpo e spirito.
L'uomo un essere diviso, contraddittorio, com-
plicato, ma pu conoscere il miracolo dell'unifca-
zione mettendo la propria volont in sinergia con
la forza divina che giace nelle sue profondit. Solo
l'uomo unifcato pu compiere l'opera intera e
non operare rammendi
E' necessario allora, per compiere l'opera grande,
iniziare da se stessi, percorrere il cammino del
ritorno, e quindi raggiungere gli altri uomini con
la coscienza che un uomo autentico contribuisce
alla trasformazione del mondo solo attraverso la
propria trasformazione. (6)
E. Bianchi, "Prefazione", in M. Buber, Il cammino
dell'uomo, Ed. Qiqajon, Comunit di Bose Magnano,
1990, pagg. 8-9-10.
Concludo, riportando un'intensa esperienza vissuta
recentemente, dopo aver praticato sci di fondo per la
prima volta. Richiama alcuni passi gi riportati nell'arti-
colo ed esprime il cuore del lavoro su di s.
Una domenica pomeriggio,
ho praticato per la prima
volta sci di fondo insieme a
due amiche pi esperte.
Eravamo in una pista
tracciata sul fanco di una
montagna, da cui si godeva
la bellezza di un panorama
mozzafato.
E' stato bellissimo imparare
a tenermi in equilibrio sugli
sci; vincere la paura che mi
investiva nell'afrontare le
discese ripide; efettuare le
salite che richiedevano
abilit per non scivolare
all'indietro; rialzarmi dopo
ogni caduta, riprendendo
con tenacia... Tutto un
esercizio che richiedeva concentrazione e sforzo, ma che
mi procurava anche un grande piacere: ero a contatto con
la natura e potevo faticare per apprendere qualcosa di
nuovo. Stupendo.
Poi, tolti gli sci, ancora prese dall'ebbrezza del percorso
fatto, ci siamo sedute sulla neve, per leggere alcune
pagine interessanti sull'importanza di vivere il presente
con tutto se stessi, che, oltre a far assaporare realmente la
vita in tutte le sue sfumature, prepara a morire.
Improvvisamente, mi ha invaso la realt della morte, non
soltanto un pensiero, ma la consapevolezza profonda di
questa realt: ne scaturito un sentimento di intensa
nostalgia della vita, degli alberi, della neve, dei rapporti,
di tutto... Nostalgia dei momenti vissuti che non tornano
pi, dell'amore che non si pu pi dare... Un dolore acuto
eppur lieve mi ha invasa: ho cercato di non sfuggirlo, ma
di penetrarlo, di lasciarmene invadere, di sentirlo con
tutto il mio essere... Subito l'anima si messa in piedi,
avvertendo la caducit di ogni realt umana, eppure la
sua preziosit... Si orientata al momento attuale, diven-
tando pi presente a se stessa e a Dio. (7)
di Anna Di Giandomenico Perch iniziare a lavorare su di s ?
Martin Mordechai Buber 1878 1965:
stato un flosofo, teologo e pedagogista
austriaco naturalizzato israeliano. Si deve a
lui l'emersione alla cultura europea del
movimento hassidim, ma soprattutto a lui si
deve l'idea che la vita fondamentalmente
non soggettivit, bens intersoggettivit, anzi
per Buber soggetto e intersoggettivit sono
sincronicamente complementari e ne era
talmente convinto che non esit ad
afermare: "In principio la relazione".
LA CORRISPONDENZA CON I CERCATORI C
Gentile Giovanni
Una delle cose che lei mi ha chiesto nel nostro primo
incontro era come stavo con il mio compagno. Le ho
risposto che stiamo molto bene insieme e che rispet-
tiamo l'uno la vita spirituale dell'altro. Invece ora le
cose stanno cambiando. La realt che non riesco a
vivere molto bene il mio presente con lui. Sto assisten-
do al progressivo svuotarsi del nostro stare insieme.
Stiamo crescendo attraverso percorsi diversi, si
riducono i momenti di condivisione, si annebbiano i
contatti fisici e l'amore resta nell'aria come una sensa-
zione malinconica che non ci raggiunge. Sembriamo
entrambi consapevoli di quanto sta accadendo, ma
non riusciamo a far nulla per avvicinarci. Due colonne
dello stesso tempio. In questo momento non sento il
tempio, non vivo la partecipazione, ma l'esclusione.
Non mi sento amata e non riesco ad amare.
Quando mi "ricordo di me stessa" e mi osservo, allora
mi rendo conto che il mio star male fortemente
legato al fatto di pensare solo a me, di sentire solo i
miei bisogni, le mie aspettative, il mio desiderio di
amore. Il ricordo di me, sentire l'infinito sopra di me, mi
porta all'altro.
L'insoddisfazione porta l'attenzione solo su di me. E
cos mi arrabbio perch non ho le attenzioni di colui
che dico di amare. Come una bimba voglio sentirmi
coccolata, apprezzata e incoraggiata, se non lo sento
divento antipatica, mi immusonisco e faccio sapere
che sto male... sottointeso per colpa sua. Mi nego, mi
ritiro come una cosa preziosa che deve essere conqui-
stata. Ecco di nuovo che torno a presentarle il peggio
di me, le mie piccolezze. L.
Cara amica,
le storie d'amore, le nostre storie, sono quelle che racconta-
no meglio chi siamo. Abbiamo tanto bisogno di essere
amati, di essere coccolati, curati, incoraggiati. Abbiamo
bisogno di una persona che ci stimi e ci dica sei grande,
coraggioso/a, luminoso/a, Ti Amo. E poi ci aspettiamo
che non ci tradisca, aspettiamo che sia sempre coerente
con ci che dice, aspettiamo che sia esempio per noi. In
altri momenti, invece, diciamo di non aver bisogno di
niente e ci vantiamo di poter andare avanti da soli.
Se il mio partner vuole rimanere con me, deve accettare le
mie regole. Per la verit un'altra. Tutti noi aspettiamo
la stessa cosa. Aspettiamo che qualcuno ci ami. Si guardi
intorno: il suo vicino, la sua vicina di casa, la sua compagna
di classe o il suo collega d'ufcio. Aspettano tutti la stessa
cosa: la carezza di qualcuno di cui fdarsi. In fn dei conti
su questo si fonda il marketing, la pubblicit, il commercio.
Per sopperire a quella mancanza devi circondarti di tutto:
di una grande macchina, di una grande casa, di una
grande autorevolezza... che sia sufcientemente grande
per il tuo grande vuoto. Esso il nostro pi terribile fanta-
sma. Ma non possiamo non farci i conti, lui il contabile
sinistro che ci insegue sempre. Possiamo fngere di non
vederlo, di non dover fare i conti con lui. Un amante dopo
l'altro, una storia dopo l'altra, ci aiuter a procrastinare
quell'appuntamento. Fino a quando non daremo uno
"stop!" consapevole a tutto questo. Bisogna imparare ad
amare e a fare di questo lo scopo supremo. Tutti attendo-
no amore e nessuno fa il primo passo nella direzione di
dare amore. Tutti hanno paura di essere feriti e nessuno
mostra il coraggio di lasciarsi ferire. Amare avvicinarsi
a quella ferita che sanguina ancora. Decidere di lavorare
su se stessi vuol dire iniziare a cambiare rotta. Vuol dire
decidere di rompere il vetro che nasconde l'allarme e
amare per primi.
Amare nonostante il tradimento, amare comunque.
Portare un Amore che non il nostro, ma l'amore di un
amore pi grande. Il pensiero di Dio che mi ama non solo
mi utile, mi indispensabile. Sento la sua carezza, il suo
abbraccio e questo mi basta. Perch la carezza di Dio la
carezza dell'infnito intorno a noi. La carezza del sole al
tramonto, la carezza dell'acqua che bagna i nostri piedi
alla riva di un fume, la carezza del profumo di un fore
che ci raggiunge e ci rallegra. Sto facendomi bastare tutto
questo, cara L. E le assicuro che questo "bastare" non
poco. molto di pi delle mie miserie e delle mie
contraddizioni. Un caro saluto
Giovanni Maria Quinti
Gentile sig. Quinti, ho assistito ad alcune vostre
conferenze e so che la vostra scuola insiste molto
sull'importanza del maestro fisico, tuttavia non le
nascondo le mie perplessit. Ho la sensazione che il
pretesto del maestro sia unarma a doppio taglio
basata sulla necessit dell'uomo di sentirsi parte di
un branco e di avere un capo branco cui affidare la
propria vita, evitando cos di assumere la responsa-
bilit della propria. Certo pu essere utile all'inizio
avere una guida, ma un maestro che non porta al
contatto con il maestro interiore che celato in
ciascuno di noi non un vero maestro, un vero
maestro, se fosse tale, dovrebbe a un certo punto
spingere l'allievo a staccarsi da lui, anche qualora
questi fosse reticente, anche se fosse necessario
costringerlo a calci nel sedere (si dice che Gurdjieff
Invia la tue domande/a:
lateca@lateca.info
Risponde Giovanni Maria
C
RAPPORTO DI COPPIA E RICORDO DI S
IL MAESTRO, BISOGNA LIBERARSENE?
22
LA CORRISPONDENZA CON I CERCATORI C
l'avesse fatto con De Hartmann) e non trattenerlo. Mi
piacerebbe sapere qual la posizione del vostro
Istituto in merito. Cordiali saluti. P. F.
Gentile Amica,
La ringrazio per questa sua domanda, che mi permette di
afrontare un tema davvero molto importante: la relazione
maestro e allievo. In tutte le tradizioni, sia orientali sia
occidentali, la relazione maestro-allievo la base su cui
avviene la trasmissione dell'insegnamento: dal sufsmo
allo zen, dal monachesimo cristiano a quello tibetano,
vediamo che si riesce a raggiungere la maturit spirituale
grazie alla presenza di qualcuno che ci sostiene in tale
processo. Qui, quindi, non stiamo mettendo in discussione
l'importanza dell'aiuto che un vero maestro pu dare alla
vita spirituale di una persona, quello che dobbiamo mette-
re in discussione, per, come questa fgura sia intesa dalla
maggior parte delle persone. Quando lei mi dice che un
maestro un capo branco, qualcuno cui afdare la
propria vita, sta rappresentando un concetto del tutto
sbagliato sulla fgura e sull'utilit di un maestro. Natural-
mente sto qui parlando di qualcuno che ha realmente
raggiunto uno stato superiore di coscienza, non di un
ciarlatano (e purtroppo, come anche il Cristo ci aveva
preannunciato nel Vangelo, oggi sono molti che si vantano
di essere dei profeti e dei maestri, quando in realt non lo
sono).
Un ciarlatano potrebbe sicuramente essere felice di vedere
come alcuni esseri umani si consegnano a lui, e con essi
anche i loro averi, perch potrebbe essere totalmente schia-
vo del suo bisogno di controllo, di dominio, di potere.
Questi individui sono persone che vivono un grave disagio
psichico, essendo ancora del tutto arenate a una fase psico-
logica di tipo narcisistico, che le induce a presentarsi come
degli esseri perfettissimi ed infallibili che amano circon-
darsi non di esseri umani, ma di poveri schiavi che brillano
della loro luce rifessa. Sono persone fortemente disagiate,
che sofrono importanti problemi di relazione e che riesco-
no ad entrare in contatto con l'altro solo quando lo percepi-
scono di una certa "classe inferiore", perch un pari scate-
nerebbe quegli irrisolti sensi d'inferiorit che cercano di
nascondere anche a loro stessi (a questo scopo, daltra
parte, servono, appunto, gli allievi che con ossessione
cercano di veder crescere pi numericamente che qualitati-
vamente).
Se scartiamo momentaneamente questo tipo di persone
dal nostro discorso, allora potremo renderci conto che un
vero maestro non ha alcuna intenzione di "prendersi in
carico la vita dei propri allievi". Bens insegna all'allievo,
dandogli degli strumenti di natura spirituale, come diven-
tare protagonista della propria vita, riscoprendo su quale
base solida pu costruire una nuova identit, fortifcandosi.
Un vero maestro insegna ad un giovane discepolo che
esiste "un senso nascosto nel cuore delle cose" e che per
ascoltarlo, per conoscerlo e poterlo seguire bisogna intra-
prendere un viaggio verso se stessi, viaggio spesso difcile,
lungo ed estenuante. Quando l'allievo inizia ad incammi-
narsi su tale Via di autoconoscenza, opera una serie di
conquiste interiori che danno un nuovo valore alla sua vita.
Allora, comprender l'importanza del senso del viaggio
che avr compiuto (anche grazie alla presenza del maestro
e degli altri suoi compagni di viaggio, ma sopratutto grazie
al suo sforzo) e diventer capace di dare un senso "altruisti-
co" a quel lavoro che, dapprima, era del tutto interiore e
personale. Quando ci avverr, se sar stato capace di
superare i numerosi ostacoli che si trovano sul percorso di
autoconoscenza, non avverr quello che lei prevede nella
sua cortese missiva. Non vi sar nessuna separazione tra
maestro e allievo. Bens l'allievo si trasformer nel maestro,
cio vi sar un'unione profonda fra essi. In quel momento
l'allievo, arricchito dalla sua identit spirituale e dalla
nuova Coscienza sulle sue Origini, sar capace di liberarsi
dal suo atavico egocentrismo che inizialmente lo induceva
a lavorare solo per se stesso. Avr la capacit di comprende-
re, proprio grazie a tale nuova identit, che non vi nessu-
na diferenza fra lui e gli altri e che se desidera continuare
il suo Viaggio (perch mai si smette di imparare, ed anche
il maestro pi esperto solo un ingenuo allievo innanzi al
Maestro dei Maestri) dovr fare come il suo tutore
spirituale ha fatto con lui: insegnare con amore, pazienza,
spirito di sacrifcio, attenzione e Ricordo la Via che condu-
ce alla Vita e alla Verit. Allora, servendo i suoi fratelli
umani, secondo i suoi carismi ed il suo stile, conoscer il
senso ultimo del suo Viaggio...
Saluti cordiali
Giovanni Maria Quinti
Sono un ragazzo omosessuale e sieropositivo da
sette anni, quattro dei quali, i primi, di cura. In questo
momento sto abbastanza bene fisicamente, anche se
ho qualche dato che ogni tanto fa i capricci... Da un
po' di tempo frequento, e mi sono innamorato, di un
ragazzo di vent'anni. E' da tanto che non provavo le
molteplici emozioni del cuore, mi sentivo ben pi che
arido... spento. Pensavo di non dover amare pi per
non poter amare pi. E ho incontrato lui... Molte volte
in questi sette anni ho intrapreso rapporti e ho sempre
avvertito i miei compagni della mia situazione ricavan-
done risultati contrastanti, ma non mi importava
AMORE E INNAMORAMENTO
23
www.gurdjieff.es
LA CORRISPONDENZA CON I CERCATORI C
granch delle altrui opinioni, mi bastava essere in
pace con la mia coscienza. Ora diverso: lui lo amo.
Lo amo da impazzire e infatti sto impazzendo. Non
abbiamo rapporti completi, per fortuna, perch non
sono mai capitati, e anche se capitassero userei le
dovute precauzioni, ma sono tutte le altre centinaia di
cose che mi lacerano la coscienza, che non mi fanno
dormire, ma il mio piccolo paese di linfociti sta diven-
tando un paese di emigranti. Non mi resta che
amare... forse.
Innamorarsi davvero un'esperienza straordinaria. A
volte, per, le nostre esperienze amorose non ci aiutano ad
entrare con maggiore dolcezza dentro di noi, a vederci per
quello che siamo, a condividere quello che siamo, ad
aprirci totalmente. A volte, per un bisogno sessuale, per
un'attrazione fatale, per un bisogno afettivo straordinario
o soltanto perch il nostro partner ha 20 anni, un bel viso,
un bel corpo e ci stimola tanta passione ci dimentichiamo
che l'amore viene subito dopo: fnita la passione, fnito il
bel viso, fnito l'infnito desiderio dell'altro. Allora, e solo
allora, fanno capolino i veri sentimenti, quelli di cui io e
lei abbiamo bisogno davvero. Eppure, normale che
accada, siccome tali bisogni vengono raramente soddi-
sfatti ci si ferma ad accontentarsi di un fuoco che almeno
fa calore. Ed anche se fatuo che importa? L'importante
vivere, o forse, l'importante prendere calore da qualsi-
asi fonte che ne distribuisca almeno un poco in questo
grande freddo. Ma non questa la sua situazione, vero?
Ora si innamorato! Il vento dell'amore vero ha spalanca-
to le sue porte e le ha permesso di conoscere la voglia di
vivere, di condividere, di essere con l'altro.
Viva tutto questo fno in fondo. Ma si ricordi che l'amore
viene subito dopo, quando terminati gli entusiasmi lei lo
guarder in viso e gli confesser la sua sieropositivit. Sar
come la vita per un adolescente pieno di sogni e di
allegria: gli mostrer che esistono infniti silenzi dentro di
lei. Gli mostrer che esiste non tanto un dolore o una
paura, ma la consapevolezza di qualcosa di straordinario e
cio che la vita va vissuta ogni giorno, cogliendola
momento per momento, senza proiettarsi troppo in un
domani che non ci appartiene. L'unica cosa che rimarr,
quando decider che giunta l'ora di scoprirsi, saranno le
radici del vostro rapporto. Se sono salde, in salute e forti,
il vostro rapporto, assai probabilmente, durer per tanto
tempo. Se non lo sono, non abbia paura di guardare in
faccia ci che vero. E' meglio guardare la vita per quello
che , piuttosto che inflarsi in sogni immaginari che
verranno frantumati al nostro primo risveglio.
Auguri.
Giovanni Maria Quinti
Invia la tue domande/a: lateca@lateca.info
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Raccolta di 14 numeri
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