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Snt^ta^tone

alle
intense ©trulle

C o m u n o di Rom o - i.S.B .C .C .
BIBLIOTECA CORNELIA
Papus
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Papus

3fnt?ta?tone alle iktenje ©«ulte


^binamente air&utorealt^tone ilagtca
Le Scienze Occulte nell’Antichità - 1Grandi Misteri - Le Tra
dizioni Segrete - L’Iniziazione - La Sfinge - Le Piramidi e il
loro Significato Esoterico - 1 Tre Mondi: Fatti, Leggi, Prin
cipi - Microcosmo e Macrocosmo - Essenza dei Numeri - La
Vita Universale - L’Uomo secondo Pitagora - La Tavola di
Smeraldo - La Magia Egiziana - L’Alchimia - La Pietra
Filosofale e la Medicina dei Tre Regni - L’Astrologia - La
Chiave della Magia Operativa - 1 Pentacoli - 1 Talismani - Il
Sigillo di Salomone - Il Pentagramma - 1 Simboli Iniziatici

Nuova edizione a cura di Pier Luca Pierini R.

3)
$
-<*9
o\ P iter ciitf Mater eius
Sol. Luna.

Ifbl'ioteea Cornelia
Of:
Edizioni Rebis
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Viale Carducci, 25 - 55049 Viareggio (LU) - Italia
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iprietà della Casa Editrice Rebis, a tutti gli effetti di legge. È vietata la riproduzione anche
», .ve non autorizzata in forma scritta dall’editore, tranne per recensioni e citazioni.

tampare nel mese di giugno 2002 presso Ih Tipografia Massamsa Offset - Massarosa (Lu)
Introduzione

Il dr. Gérard Encausse, meglio noto con lo pseudoni


mo di Papus - nome corrispondente al Genio della M edi
cina nel Nuctemeron di Apollonio di Tiana - è stato auto
re tra i più prolifici e maestro tra i più validi della scuola
occultistica francese, in quel periodo fecondo di idee e ini
ziative che ha caratterizzato la storia dell’ermetismo tra la
fine del XIX secolo e l’inizio del successivo. Ispirato fin da
giovanissimo dalle opere di Eliphas Levi, coltivò con pari
entusiasmo l’interesse per la medicina e la vocazione per
%■
la magia, formandosi negli ambienti esoterici più rappre
sentativi dell’epoca. Fu iniziato al Martinismo da Henri
Delaage, con S.de Guaita e Peladan formò il Supremo Con
siglio della Rosa+Croce Cabalistica; successivamente det
te vita al Gruppo Indipendente di Studi Esoterici e nel 1897,
assieme a J.Castelot e Sedir, fondò la Scuola di Scienze
Ermetiche. La sua fama si estese rapidamente ben oltre i
confini della Francia e nel 1905 fu invitato in Russia dallo
stesso zar Nicola II, con il quale intrattenne per lunghi anni
un interessante e proficuo sodalizio. Eccezionale organiz
zatore, abile conferenziere e scrittore geniale, negli anni
della sua breve esistenza riuscì a pubblicare oltre duecen
to opere, senza considerare le numerose e importanti rivi
ste e i testi delle conferenze, nelle quali condensò e tra
smise una parte cospicua di una conoscenza e di una cul
tura esoteriche realmente straordinarie.
H J n t^ to n e
alle
(Occulte
PREMESSA DELL’ EDITORE

Non esiste iti Francia o in Italia un trattato


elementare di Scienze Occulte. Coloro che voles
sero dedicarsi a questo genere di studi sarebbero
costretti d’attingere gli elementi di loro conoscenza
in diversi autori che generalmente non hanno
scritto che per una cerchia ristretta di lettori:
quali sono Agrippa, Ragon, Elifar Levi ecc.
Da queste considerazioni si può dedurre tutto
l’interesse che il volume del Papus presenta
attualmente, anche se antico di cinquantanni. A
differenza delle opere di scienza profana, quelle
di scienza segreta, come le vere opere d’arte, non
invecchiano mai, poiché i princìpi su cui si basano
sono immutabili, non subendo la moda degli
uomini anche se sono uomini di scienza.
Questa moda, che specifica tanto bene quésta
fine d’epoca oscura in cui siamo, se non tange
i principi della Scienza tradizionale, che é la sin
tesi di tutte le leggi analogiche universali con le
relative trasposizioni simboliche, non sembra
nemmeno esistere per gli autori di Magia, per i
quali non v’è quel fatale flusso e riflusso della
gloria di cui si è occupato Leon Daudet.
Elifas Levi, Fabre d’Olivet, Ragon, Saint -Yves
d’Alveydre, Peladan, Stanislao de Guaita, Papus
Kremtnerz, per non parlare d’Agrippa, pare ab
biano veramente trovato il segreto di giovinezza
eterna. Vilipesi e derisi, perseguitati ed offesi da
vivi, umiliati da morti non tramontano mai defi
nitivamente e come fiammeggianti Fenici, non
solo rinascono dalle loro ceneri, ma hanno il po
tere di trasmettere agli altri la giovinezza, l'intel
ligenza e l’amore.
Chi non è rimasto infatti stupito dalle grandi
onoranze mondiali fatte a Paracelso, dopo tutto
il discredito in cui erano cadute le sue opere :
e chi non vede come la sua figura di Cagliostro
esca dalle nebbie dell’indecisione e deU’iumilia-
zione per prendere il suo posto nella storia !
A paragone dei libri di questi uomini grandi
e misteriosi, le opere moderne le più alte fanno
veramente l’effetto della morte accanto alla vita,
della vecchiaia accanto alla giovinezza, della te
nebra vista dopo il Sole, dell’ignoranza accanto
alla Saggezza, dei «pannicelli caldi a confronto
dell’amore platonico e dantesco ».
Tutto ciò che si scrive, si discute o si dice,
anche nel campo assoluto dell’idealismo puro, si
trova già come problema debitamente impostato
svolto e risolto nelle pagine lapidarie dei forò
lavori, dove tutti gli opposti apparenti, filosofici
ed etici, sono naturalmente conciliati, poiché sulle
vette adamantine della metafisica la dualità sva
nisce e non vi sono che i < complementari ».
Il Trattato Elementare di Scienze Occulte di
Papus che presentiamo allo studioso è fedele al
testo francese per tutto quanto v’è di essenziale
come documentazione e spiegazione. Sarebbe stato
viva intenzione dell’editore poter presentare que
sto meraviglioso lavoro in una traduzione esatta
ed integrale. Se per l’esattezza della versione
l’Editore può rendersi garante, diciamo subito
che l’opera è stata a volta largamente, ma intel
ligentemente riassunta, sicché il lettore non per
derà proprio nulla di quella messe delle conoscenze
universali, varie, sicure e tradizionali che formano
il pregio dei libri di Papus.
Ca pit ol o i.

La scienza d ell'an tich ità

Si è portati oggi a confondere facilmente la


Scienza con le Scienze. Tanto più l’una è immu
tabile nei suoi principi per quanto le altre variano
secondo i capricci degli uomini. Ciò che un se
colo fa era scientifico oggi sta per essere relegato
fra le fiabe, poiché le conoscienze su soggetti
particolari sostituiscono il dominio delle scienze.
Tutti sanno infatti che è proprio a questi sog
getti particolari che si rivolge lo studio degli
scenziati moderni, tanto da applicare alla Scienza
i progressi reali ottenuti in una quantità di rami
speciali.
L’errore di questa concezione appare allorché
si tratta di ricollegare il tutto e di costituire
realmente la Scienza in una sintesi che sia l’e
spressione totale della Verità eterna. Di questa
sintesi i moderni hanno talmente perduta la co
gnizione che dobbiamo apparire veramente audaci,
affermando che essa è effettivamente esistita, che
le sue leggi sono siffattamente vere da applicarsi
alle scoperte moderne che gli egiziani iniziati,
contemporanei di Mosè e d’Orfeo, la possede
vano tutta.
A rischio di farmi dare dell’ingenuo o del
sofista vorrei cercare di provare, in base ai resti
dei vecchi monumenti, ai simboli, ai geroglifici,
ai riti delle diverse iniziazioni, tutti documenti
d’inconfutabile originalità, la mia paradossale
pretesa.
Certamente non era cosa facile ricostruire
pezzo per pezzo negli autori antichi questa Scienza,
sicché dobbiamo tutta la nostra riconoscenza ad
un Duntens (l), ad un Fabre d’Olivet (2) ad un
Saint-Yves d’Alveydre (3), che hanno intrapreso
e condotto a termine l’opera colossale di ritrovare
in Pitagora, Platone, Aristotile, Plinio e Tito-Livio
ecc. la conoscenza vera dell’Antichità.
Non posso in questo capitolo che riassumere
questi autori, facendo osservare che bisognerà
sempre ricorrere ad essi per verificare le affer
mazioni che andrò esponendo.
In Astronomia gli antichi conoscevano il
cammino della Terra intorno al Sole, la teoria
della pluralità dei mondi, l’attrazione universale,

(1) Dutens, O rigine des Dècouveries attrib. aux Moder-


nes, 1825, 2 Voi. in 8.
(2) Fabre d’Olivet, Vers dorès de Pythagore. H istoire
philosophique de Vhumanitè.,
(3) Saint-Yves dAlveydre, M ission des J u lfs, eh. IV.
le maree prodotte dall’attrazione lunare, la costi
tuzione della Via Lattea e sopratutto la legge
riscoperta da Newton.
Plutarco, che ha conosciuto quasi tutte le
verità dell’Astronomia, ha anche intravisto la
forza reciproca che fa gravitare i pianeti gli uni
sugli altri e, in un suo scritto citato da Dutens
(1), dopo aver spiegato la ragione della tendenza
dei corpi terrestri verso la Terra, ne ricerca l’ori-
gine in attrazione reciproca fra tutti i corpi, per
cui la Terra fa gravitare verso di sè i corpi
terrestri e il Sole e la Luna fanno gravitare verso
di loro tutte le parti ad essi appartenenti e, per
una forza attrattiva, li mantengono nella propria
sfera particolare.
Lo stesso Dutens (2) riporta una lunga cita
zione di Pitagora sui rapporti dei suoni musicali,
nella quale s’intravede che l’Antichità conosceva
legge sui quadrati delle distanze.
Queste sono scoperte generali che la forza
dello spirito poteva bastare a far intuire, ma si
può presumere che quelle scoperte scientifiche
che hanno bisogno dell’esperimentazione e che

(1) D untens, I, p. 160, D e F a icein orbe lu m e (Plutarco).


(2) D utens, pp. 167 • 168, L o i du C arré d e s distan ces
(P itagora),
sono la gloria del secolo XIX fossero anche co
nosciute dagli antichi 7
Poiché ci occupiam o d’astronomia consultate
Aristotile, Archimede, Ovidio e Strabone soprat
tutto, e vedrete che nei loro scritti essi già par
lano del T elescopio, degli Specchi concavi, dei
microscopi, la rifrazione della luce, la scoperta
delPisocronism ò nelle vibrazioni del pendolo.
Non ho ancora parlato delle questioni più
importanti : il vapore, l’elettricità, la fotografia e
tutta la nostra chimica.
Agatia viveva nel VI secolo dell’Era nòstra
e nel suo libro De rebus Justis, ristampato nel
1660 a Parigi, voi potrete trovare la descrizione
completa del modo con cui Antemio usò il va
pore come forza motrice capace di spostare una
intera tettoia.
Gli elettrotecnici moderni farebbero una fi
gura alquanto meschina in confronto dei sacer
doti egiziani che manipolavano la folgore come
noi usiamo il calore e la facevano cadere a loro
piacimento, come si può vedere nel passo della
Hìstorie Ecclésiastique Sozomene, citato dal Saint
- Yves (1) nel quale si racconta che la corpora
zione sacerdotale degli Etruschi difendeva a colpi
di folgore contro Alasico la città di Narnia.

(1) S aint Yyes, M iss, d e s J u ifs, C ap. IV,


Tito Livio e Plinio ci narrano parimenti la
morte di Tullio Ostilio in seguito alla evocazione,
erroneamente fatta, della forza elettrica secondo
i riti del manoscritto di Numa.
Il capitolo IV della stessa Mission des Juifs
ci istruisce altresi sul manoscritto d’un monaco
dell’Athos, Panselenus, che tratta dall’applica
zione della chimica alla fotografia e nel quale
tutti i moderni procedimenti foto - chimici, la
camera oscura, gli apparecchi d ’ottica, la sensi
bilità delle placche metalliche vi sono precisa-
mente descritti.
Quanto alla chimica antica ha profonde ra
gioni per credere, alla luce delle mie conoscenze
alchemiche, che essa era superiore di molto teori
camente e praticamente a quella dei moderni.
Questa non è una mia personale opinione, poiché
nel libro di Dutens, già citato, si rivela che gli
egiziani conoscevano il modo di lavorare i me
talli, d’indorare, di tingere la seta, di fabbricare
la vetreria, come far schiudere artificialmente le
uova, estrarre gli oli medicamentosi dalle piante,
preparare l’oppio e la birra, la canna di zucchero,
distillare e produrre gli alcaloidi e gli acidi, men
tre Saint-Yves, compulsando le opere di Plutarco,
Erodoto, Seneca, Quinto Curzio, Plinio, Pausania
ha ritrovato in esse la spiegazione dei nostri
acidi, basi, sali, alcool, etere e traccie di una
chimica organica ed inorganica da noi moderni
attualmente ignorata.
Lo stesso Saint-Yves ci fa sapere che Ero
doto, Giustino, Pausania, Porfirio, Servio, Valerio
Fiacco, Giulio l’Africano descrivono, talvolta con
grande precisione, cannoni di bronzo e polvere
da sparo, proiettili ed altro • genere d'artiglieria
usati in guerra dai vari popoli dell'antichità.
In un altro ramo di conoscenza, relativo alla
medicina moderna, vediamo che la circolazione
del sangue per esempio, l'antropologia e la bio
logia generale erano perfettamente conosciute
dagli antichi. v
Qui bisognerebbe abbondare in citazioni,
ma vi menzionerò soltanto Democrito e le sue
scoperte perdute, fra l’altre la produzione artifi
ciale delle pietre preziose, quelle egiziane del
l’arte di rendere, mummificare, tingere in modo
indelebile una tela, spalmata di diverse vernici.
Meraviglierà pensare che noi siamo così poco
edotti di tutta questa Scienza antica, di cui esi
stono si precise téstimonianze, ma la colpa ricade
probabilmente sugli autori classici di storia, che
hanno l’abitudine di copiarsi scambievolmente
senza preoccuparsi di lavori estranei alla que
stione che li interessa : ma poiché questa Scienza
esisteva realmente è inutile dilungarci, poiché
dubitarne varrebbe disconoscere la testimoniati*
za degli uomini.
Dobbiamo invece sapere ora dove s’inse
gnava questa scienza. Nella Mission des Juifs è
spiegato come l’educazione, e l’istruzione ele
mentare era data dalla Famiglia, costituita reli
giosamente secondo i riti dell’antico culto degli
Ancestri ; l’edticazione l’istruzione professionale
era impartita dalla Gens, nome con cui gli an
tichi Italici chiamavano la Tribù, ma intesa nel
significato antico e oggi quasi sconosciuto.
Studi più completi erano il retaggio deilo
adulto, l’opera dei Templi e si chiamavano Pic
coli Misteri. Coloro che avevano acquisito le
conoscenze naturali ed umane in essi insegnate
prendevano il nome di Figli della Donna, Figli
dell’Uomo e possedevano certi poteri sociali
quali la Terapeutica, la Magistratura arbitrale ecc.
“ I Grandi Misteri - scrive Saint Yves -
completavano questi insegnamenti per mezzo di
tutt’altra gerarchia di Scienza e d’Arti, la cui
conoscenza dava all’iniziato il titolo di Figlio degli
Dei, Figlio di Dio secondo che il Tempio era o
no metropolitano e, altresì, certi poteri sociali
chiamati sacerdotali e reali
E’ dunque nei templi che si trovava rac
chiusa questa scienza che ora studieremo più da
vicino e cosi perverremo a quei Misteri di cui
tutti parlano ma pochissimi conoscono.
4

16 -

Ogni uomo chiunque fosse, poteva presen


tarsi e ricevere l’iniziazione ; a conferma del mio
dire basterà citare Fabre d’Olivet (1), da cui ap
prendiamo che le religioni antiche e quelle degli
egiziani erano piene di misteri.
* Una moltitudine d’immagini e di simboli
ne componevano il tessuto. Opera sacra d’una
interrotta catena di uomini divini che, interpre
tando volta a volta e nel Libro’della Natura e
in quello della Divinità, ne traducevano in lin
guaggio umano il linguaggio ineffabile. Coloro,
il cui sguardo stupido si fissava su quelle imma
gini, su quei simboli, su quelle sante allegorie,
e non riuscivano a vedere di là da essi restava
no nell’ignoranza, ma la loro era un’ignoranza
volontaria. Allorché ne potevano uscire, non ave
vano che a dirlo. Tutti i santuari erano aperti e
se si avevano la costanza e la necessaria virtù
potevano avanzare di conoscenza in cononoscen-
za, di rivelazione in rivelazione, fino alle più
sublimi verità. Potevano viventi e umani, a se
condo la forza della loro volontà, discendere ai
morti, elevarsi fino agli dei e penetrare tutto nella
natura elementare, poiché la religione abbracciare

(1) Fabre d’Olivet, La Langueh èbraique restituèe


pag. 7, volume II.
17

ogni cosa e niente di ciò che la componeva re


stava sconosciuto al sovrano pontefice*.
Da questa citazione è chiaro che per esser e
ammesso nei Templi non era necessario apparte
nere ad una classe privilegiata e, che quindi nes
suno si vedeva costretto a vivere nella ignoranza
voluta e sfruttata da iniziati reclutati in una
classe chiusa. Ma non si dava la conoscenza a
tutti vanamente e profanamente, ma per gradi e
soltanto a chi se ne fosse mostrato degno ed era
debitamente qualificato.
L’origine dei Misteri è alla base di ogni
grande civiltà antica ; solo per l’Egitto, la cui
iniziazione ha formato i più grandi uomini ebrei
greci e romani, possiamo risalire a più di dieci
mila anni, ciò che mostra sufficientemente quanto
siano false le cronologie classiche.
Si potrebbero citare molte prove di questa
asserzione, basterà ricordare, col Saint-Yves, che
Platone, Erodoto, Diodoro, Manetone, Beroso e
tutte le Biblioteche dell’India, del Tibet e della
Cina hanno tracciato le più rigorose cronologie
dell’antichità.
Tre generi di prove erano poste all’inizio di
ogni istruzione : prove fisiche, morali ed intellet
tuali. Giamblico, Porfirio e Apuleio fra gli anti-
2 — Trattato etem. di Scienza Occulta

¥
chi, Lenoir, ("1) , Christian (2), Delage (3) fra i
moderni descrivono esaurientemente queste prove
su cui credo inutile insistere.
Risulta da tutto questo che la Scienza era
sopratutto una Scienza segreta.
Per sapere ciò che s’insegnava nei Templi,
bisogna cercare i resti dì quegli insegnamenti
nei documenti che possediamo e che ci sono
stati in gran parte conservati dagli alchimisti. Se
riuscissimo a scoprire un metodo per poter spie
gare il linguaggio simbolico degli alchimisti e
contemporaneamente le storie simboliche antiche
della conquista del Vello d’Oro, della guerra di
Troia, della Sfinge potremmo affermare che posse
diamo veramente un frammento dell’antica scienza.
Vediamo innanzi tutto il modo come i mo
derni trattano un fenomeno naturale per meglio
conoscere, per opposizione, il metodo antico.
Che ne direste se un libro vi fosse così spiegato:
«Il libro che mi avete dato è posto sul camino
a due metri e quarantacinque centimetri dal ta
volo dove mi trovo ; pesa quarantacinque grammi
e otto decigrammi; é formato da centoquaranta-

(1) Lenoir, L a F rane-M afonnerie rendue à sa v i n t a bel


o rig in e (1814)
(2) H isto ire de M agie (1863)
(3) L a Seienee du vra i (Dentu 1881)*
due piccoli fogli di carta, sui quali esistono cento
diciottomila duecento ottanta caratteri di stampa,
per cui sono stati consumati cent’ottanta grammi
d’inchiostro nero *.
Ecco la descrizione sperimentale del feno
meno; se questo esempio vi colpisce, aprite i
libri della scienza moderna per vedere se essi
non rispondono esattamente come metodo alla
descrizione del Sole e di Saturno, dell’astronomo,
che descrive esattamente il punto, il peso, il
volume e la densità degli astri o alla descrizione
dello spettro solare del fisico che conta il nu
mero delle linee.
Ma ciò che v’interessa del libro non é il lato
materiale, fisico, ma invece ciò che l’autore ha
voluto esprimere in esso, ciò che vi è di segreto
sotto la sua forma, per cosi dire il lato me
tafisico.
(■metodi antichi sullo studio di un fenomeno
erano rivolti sempre al lato generale della que
stione, mentre i moderni restano a priori relegati
al dominio del fatto.
Per mostrare quale é effettivamente lo spi
rito del metodo antico riporteremo un passaggio
significativo di Fabre d’Olivet (1) sui due modi
di scrivere la storia:

(1) Vers d o rès d e P yth a g o re, pp. 26 e 27,


*1

- 20-
“ Bisogna ricordarsi che la storia allegorica
di quei tempi trascorsi, scritta con spirito diverso
da quello della storia positiva che ne è seguita,
non le rassomiglia affatto. Quella storia affidata
alla memoria degli uomini o conservata negli
archivi sacerdotali dei templi, in frammenti poè
tici staccati, non considerava le cose che dal lato
morale, mai occupandosi degli individui e vedendo
agire soltanto le masse, vale a dire i popoli, le
corporazioni, le sette, le dottrine, come altrettanti
esseri particolari che designava con un nome
generico.
“ Non che indubbiamente queste masse non
avessero potuto avere un capo che ne dirigesse
i movimenti, ma questo capo, considerato come
lo strumento d’uno spirito qualunque, era tra
scurato dalla Storia che non si interessava che
allo spirito.... Era l’idea morale di cui si esa
minava il cammino, si descriveva la nascita, il pro
gresso o la caduta ; la successione di essa so
stituiva quella degl’individui.
La nostra Storia positiva segue interamente
un altro metodo. Per essa gl’individui sono tutto,
e nota, con una esattezza scrupolosa le date ed
i fatti, che erano invece completamente trascurati
dall’altra „.
Riprendiamo ora il libro stampato che ci è
servito per stabilire il nostro primo paragone,
notando che vi sono due modi di considerarlo t
da ciò che vediamo: dai caratteri, dalia
carta, daU’inchiostro, vale a dire dai segni ma
teriali, che non sono se non la rappresentazione
di qualche cosa di più elevato : da questo ' qual
che cosa „ che noi non possiamo vedere tisica
mente: le idee dell’autore.
Ciò che vediamo manifesta ciò che non ve
diamo. 11 visibile è la manifestazione dell’invisi
bile. Questo principio, vero per il caso che ab
biamo esposto, lo è anche per tutti gli altri feno
meni della natura.
Ci accorgiamo cosi ancora più chiaramente,
della differenza fondamentale tra la Scienza degli
antichi e quella dei moderni ; la prima s’occupa
del visibile unicamente per scoprire l’invisibile
che rappresenta, la seconda s’occupa del feno
meno per sè stesso, senza interessarsi dei suoi
rapporti metafisici.
La scienza degli antichi è la scienza del na
scosto,9 dell’esoterico. m

La scienza dei moderni é la scienza del vi


sibile, dell’exoterico.
Riavviciniamo a questi dati l’oscurità voluta
dagli antichi nei loro simboli scientifici e potremo
stabilire tlha definizione accettabile della scienza
dell’antichità che è :
La scienza nascosta — Scientia occulta.
La scienza del nascosto — Scientia occultati.
La scienza che nasconde
ciò che ha scoperto — Scientia occultans.
Tale è la definizione triplice della

SCIENZA OCCULTA
Ca pit ol o II

Il M etodo nella Scienza antica.


L’Analogia

Dopo aver determinato resistenza nell’an


tichità d'una scienza reale, il suo modo di tra
smissione, i soggetti generali sui quali essa por
tava di preferenza lo studio, spingiamo ora più
profondamente la nostra analisi determinando
cosi i metodi usati nella scienza antica che è la
scienza occulta-
Lo scopo era la determinazione dell’invisibile
per mezzo del visibile, del noùmeno attraverso
il fenomeno, dell’idea oltre la forma.
Credo d’aver fatto capire con l’esempio del
libro, precedentemente enunziato, qual’era lo stu
dio del visibile, del fenomeno, paragonato allo
studio dell’invisibile, del noumeno.
Come possiamo sapere ciò che ha voluto
dire l’autore guardando i segni di cui si è ser
vito per esprimere le sue idee?
Perchè noi sappiamo che esiste un rapporto
costante fra il segno e l’idea che rappresenta,
- 24 -

vale a dire fra il visibile e l’invisibile. Come


possiamo, guardando il segno, dedurre sul posto
l’idea, cosi possiamo, guardando il visibile, de
durne l’invisibile immediatamente. Ma per sco
prire l’idea nascosta nel carattere di stampa, noi
abbiamo dovuto imparare a leggere, vale a dire
usare un metodo speciale. Per scoprire l’invisi
bile, l’occulto d’un fenomeno, dobbiamo parimente
imparare anche a leggere con un metodo speciale.
Il metodo principale della scienza occulta è
l’Analogia. Per mezzo dell’Analogia si determi
nano i rapporti che esistono fra i fenomeni. Dato
10 studio dell’uomo, tre metodi principali ci pos
sono portare allo scopo : si potrà studiare l’uomo
nei suoi organi, nelle loro funzioni : é io studio
del visibile, lo studio per induzione ; si potrà
studiare l’uomo nella sua vita, nella intelligenza,
in ciò che si chiama la sua anima : è lo studio
dall’invisibile, Io studio per deduzione ; si potrà
finalmente, riunendo i due metodi precedenti,
considerare il rapporto che esiste fra gli organi
e la funzione, o fra due funzioni, o fra due organi:
è lo studio per analogia. Così se consideriamo
11 polmone, la scienza dell’analisi ci insegnerà che
questo organo riceve dall’esterno l’aria, la quale
subisce in esso una certa trasformazione. Se con
sideriamo lo stomaco, la stessa scienza ci inse-

¥
25

gnerà che quest’organo serve a trasformare gli


alimenti che riceve dall’esterno.
Qui si ferma la scienza del fenomeno, essa
non va oltre la constatazione del Fatto.
L’analogia, servendosi di questi dati e usan
doli per generalizzazione, vale a dire con un
metodo opposto a quello dell’analisi» formula
così i fenomeni : il polmone riceve dall'esterno
qualche cosa che poi trasforma ; lo stomaco
riceve dall’esterno, qualche cosa che poi trasforma.
Allora polmone e stomaco, esercitando un’analoga
funzione, sonò fra loro analoghi.
Queste illazioni sembreranno piuttosto biz
zarre agli uomini votati allo studio dell’analisi; ma
essi debbono ricordare quel nuovo ramo dell’anato
mia che si chiama Anatomia filosofica, debbono
ricordare l’analogia perfettamente stabilita fra il
braccio e la gamba, la mano e il piede e vedranno
che il metodo che mi ha condotto alle conclusioni
precedenti non è che lo sviluppo di quella che
ha presieduto alla nascita dell’anatomia filosofica.
Se ho scelto come esempio l’analogia fra lo
stomaco e il polmone è stato per mettere in
guardia contro un errore che ha luogo spesso
e che impedisce per sempre la conoscenza dei
testi ermetici, quello di credere che due cose
analoghe sono simili. E’ intéramente falso: due
cose analoghe non son più simili del polmone
allo stomaco, o della mano al piede. Ripeto che
questa osservazione è importantissima per lo
studio delle scienze occulte.
Il metodo analogico non è dunque né la de
duzione né l’induzione ; è l’uso della chiarezza
che risulta dall’unione di questi due metodi.
Se volete conoscere un monumento avete a
disposizione due metodi :
1. — Girare o piuttosto salire sul monumento,
studiandone i minimi dettagli. Conoscerete così
la composizione delle sue minime parti, i rapporti
che stabiliscono fra loro ecc. ma voi non avrete
alcuna idea deU'insieme dell’edificio. Tale è
l’uso dell’induzione.
2. — Salire su un’altura e guardare il mo
numento come meglio vi sarà possibile. Avrete
così un’idea generale del suo insieme, ma senza
il minimo dettaglio. Tale è l’uso della deduzione.
L'errore di questi due metodi balza agli
occhi. Ad ognuno di essi manca ciò che l’altro
possiede ; riuniteli e la verità si mostrerà lumi
nosa. Unite il metodo del fisico a quello del
metafisico e voi avrete il metodo analogico,
vera espressione della sintesi antica.
Quando, parlando dell’analogia fra il polmone
e lo stomaco, abbiamo generalizzato i fatti sco
perti dalla scienza sperimentale o induttiva, noi
abbiamo fatto salire questi fatti d’un grado. Esi*
stono dunque dei gradi fra i fenomeni ed i nou
meni, mi domanderete ?
E’ sufficiente un poco d’osservazione per
accorgersi che una grandissima quantità di fatti
sono retti da un piccolo numero di leggi. E’ in
base allo studio di queste leggi, considerate sotto
il nome di cause seconde, che vertono i lavori
delle scienze.
Ma queste cause seconde sono a loro volta
rette da un numero limitatissimo di cause prime.
Lo studio di queste ultime è d’altronde perfetta
mente disconosciuto dalle scienze contempora
nee, che, relegate nel dominio delle verità sen
sibili, abbandonano ai sognatori di ogni scuola
e religione la loro ricerca.
Tuttavia è proprio là che si nasconde la
Scienza.
Per ora è sufficiente constatare resistenza
di questa triplice gradazione :
1. — Dominio infinito dei FATTI ;
. 2. — Dominio più limitato delle LEGGI o delle
cause seconde ;
3. — Dominio più limitato ancora dei PRIN
CIPI! o delle cause prime.
Riassumiamo tutto nella seguente figura : (1)

(1) Ricavata dalla M issione d e lu lf s , pag. 32.


Questa gradazione, basata sul numero Tre,
rappresenta una parte considerevole nella scienza
antica. E’ su di essa che è in gran parte fondato
il dominio dell’analogia. Perciò dovremo soffer-
mare la nostra attenzione sui suoi sviluppi.
Questi tre termini si ritrovano nell’uomo,
nel corpo, la vita e la volontà.
Una parte qualsiasi del corpo, un dito, per
esempio, può essere sottratto all’influenza della
volontà senza cessare perciò di avere vitalità
(paralisi radiale o cubitale) ; può anche essere,
per gangrena, sottratto all’influenza della vita
senza cessare di muoversi.
Ecco dunque tre dominii distinti : il dominio
del corpo ; il dominio della vita, che esercita la
sua azione per mezzo di una serie di speciali
conduttori (il gran simpatico, i nervi vaso motori)
localizzato nel globulo sanguigno; il dominio del
la volontà agente per mezzo di conduttori spe
ciali (nervi volontari) e che non ha influenza
sugli organi essenziali al mantenimento della vita.
Noi possiamo, prima d ’andare più innanzi,
vedere l’utilità del metodo analogico per illumi
nare certi punti oscuri ed ecco come :
Se una cosa qualunque é analoga ad un’altra,
tutte le parti di cui questa cosa è composta sono
analoghe alle corrispondenti parti dall’altra.
Così gli antichi avevano stabilito che l’uomo
era analogo all’Universo. Per tale ragione essi
chiamavano l’uomo microcosmo e l’Universo ma
crocosmo. Ne consegue che, per conoscere la cir
colazione della vita nell’Universo, basta studiare
la circolazione vitale nell’uomo, e, reciprocamente,
per conoscere i dettagli della nascita, della ere-
scita e delia morte d’un uomo, bisogna studiare
gli stessi fenomeni in un mondo.
Ascoltate ora due citazioni interessanti, poi
ché bisogna provare ciò che si asserisce, specie
in siffatte questioni : l’un;f sulle tre gerarchie
(FATTI, LEGGI, PRINCIPI!,) designate dagli antichi
col nome di TRE MONDI ; l’altra sul microcosmo
e il macrocosmo : esse sono ricavate dalla dot
trina di Pitagora esposte da Fabre d’Olivet:
* Quest’applicazione (del numero 12) all’Uni
verso non era affatto un’invenzione arbitraria di
Pitagora ; essa era comune ai Caldei, agli Egi
ziani ed ài principali popoli della Terra e aveva
dato luogo all’istituzione dello Zodiaco, la cui
suddivisione in dodici asterismi è stata trovata
dovunque esistente da tempo immemorabile.
“ La distinzione dei tre mondi ed il loro
sviluppo in un numero più o meno grande di
sfere concentriche, abitate dalle Intelligenze di
differente purità, erano ugualmente conosciuti
prima di Pitagora, che non faceva che diffondere
la dottrina che aveva ricevuto a Tiro, a Menti ed
a Babilonia. Questa dottrina era quella degl’indù.
Pitagora considerava l’uomo sotto tre modi
ficazioni principali, come l’Universo, ed ecco
perchè dava all’uomo il nome di microcosmo.
L’Universo considerato come un gran Tutto
animato, composto d’intelligenza, d’anima e di
corpo, era chiamato Pan o Phanes. L'uomo o ii
microcosmo era composto parimenti, ma in ma
niera inversa, di corpo, d’anima e d’intelligenza,
e ognuna di queste tre parti era a sua volta
considerata in tre modificazioni, talché il ternario,
regnando in tutto, regnava egualmente nelle sue
minime suddivisioni- Ogni ternario, da quello che
abbracciava l’immensità, fino a quello che costi
tuiva l’uomo più debole, era, secondo Pitagora,
compreso in una unità assoluta o relativa, e for
mava cosi il quaternario o la tetrade sacra dei
pitagorici. Questo quaternario era universale o
particolare.
Pitagora non era del resto l’inventore di questa
dottrina, che era diffusa dalla Cina fino al più
profondo della Scandinavia.
Cosi, secondo questa dottrina, l’uomo, con
siderato come una Unità relativa contenuta nella
assoluta Unità del gran Tutto, si presentava,
come il Ternario universale, sotto tre modifica
zioni principali di corpo, d’anima e di intelligenza.
L’anima, in quanto sede delle passioni, si pre
sentava a sua volta nelle tre facoltà d’anima
ragionante, irascibile e appetente. Ora, secondo
Pitagorica, il vizio della facoltà appetente del
l’anima, era l’intemperanza o l’avarizia ; quello
della facoltà irascibile, era la viltà ; quello della
facoltà ragionante, era la follia. Il vizio che si
. - 32 -

estendeva su queste tre facoltà era l’ingiustizia.


Per evitarli il filosofo raccomandava quattro prin
cipali virtù: la temperanza per la facoltà appe
tente, il coraggio per la facoltà irascibile, la pru
denza per la facoltà ragionante, e, per queste tre
facoltà prese insieme, la giustizia, che egli con
siderava come la più perfetta delle virtù dell’a
nima. Dico deil’anima, poiché il corpo e l’intel
ligenza, ^sviluppandosi ugualmente per mezzo
delle tre facoltà istintive o spirituali, erano, co
me l’anima, suscettibili dei vizi e delie virtù
loro propri».
Da dove viene dunque quest’uso del Tre
cosi diffuso nell’antichità?
Quest’uso, che si stendeva dal senso delle
scritture fino alla metafisica, e che, superando i
secoli, si ritrova in uno dei nostri più celebri
scrittori : Balzac ?
Esso proviene dall’uso d’una lingua speciale
che è completamente perduta dalla scienza at
tuale : il linguaggio dei numeri.
< Platone, che scorgeva nella musica ben
altro dei musicisti di oggi, vedeva anche nei
numeri un senso che i nostri matematici non
scorgono più. Egli l’aveva appreso da Pitagora,
che l’aveva ricevuto dagli Egiziani. Ora gli Egi
ziani non si professavano disposti soltanto ad
accordare ai numeri un significato misterioso. E’
- 33 -
sufficiente aprire un libro antico per convincersi
che, fin dai limiti orientali dell’Asia a quelliAc
cidentali dell’Europa, una stessa idea v’era sul
soggetto (Fabre d’Olivet)».
Non possiamo certamente ricostruire per
intero questa lingua dei numeri, ma possiamo
per Io meno conoscerne alcune leggi. Studiamo
innanzi tutto un fenomeno della Natura, nel quale
noi dobbiamo trovare il numero Tre e conoscere
il suo significato. Poi studieremo le operazioni
sconosciute dai moderni e praticate da tutta
l’antichità.
Vediamo se la formula degli antichi alchi
misti «tutto è in tutto » è vera nelle sue ap
plicazioni.
Esaminiamo il primo fenomeno che ci capita,
per esempio la luce del giorno, e cerchiamo di
ritrovare in essa leggi sufficientemente generali
per applicarsi esattamente a fenomeni d’ordine
del tutto diversi.
Il giorno si oppone alla notte per costituire
i, periodi d’attività e di riposo, che ritroviamo
nell’intera natura. Ciò che sopratutto colpisce in
questo fenomeno é l’opposizione fra Luce e
l’Ombra che vi si manifesta.
Ma questa opposizione è veramente cosi
assoluta ?
Guardiamo più da vicino e scorgeremo che
3 — Trattato clem, di Scienza Occulta
fra la Luce e l’Ombra, che sembravano per sempre
separate, esiste qualche cosa che non è nè Luce
nè Ombra, che si designa in fisica col nome di
Penombra. La Penombra partecipa e della Luce
e dell’Ombra.
Quando la Luce diminuisce aumenta l’Ombra.
L’Ombra dipende dalla più o meno grande quan
tità di Luce; l’Ombra è una modificazione b e l
Luce.
L’Ombra è della Luce in meno.
Tali sono i FATTI che possiamo constatare.
Per scoprire le LEGGI nascoste dietro que
sti FATTI bisogna uscire dal particolare (studio
della Luce) e considerare il generale ; bisogna
generalizzare i termini che qui sono particolareg
giati. Perciò usiamo uno dei termini più generali
della lingua italiana : la parola “ cosa „ e diciamo :
Due “ cose „ apparentemente opposte hanno
sempre un punto comune intermediario fra di esse.
Questo intermediario risulta dall’azione dei due
opposti l’uno sull’altro e partecipa dei due.
Due cose apparentemente opposte non sono
che gradi differenti d'una sola e stessa cosa.
Se queste LEGGI sono veramente generali,
esse devono applicarsi a molti fenomeni, poiché
abbiamo visto che ciò che caratterizza una legge
è la possibilità di spiegare da sola molti FATTI.
Prendiamo degli opposti d’ordine diverso e
A

- 35 -

vediamo se le nostre leggi vi si applicano.


Nell’ordine dei sessi, due opposti ben carat
teristici : il maschio e la femmina.
Nell’ordine fisico potremmo scegliere gli op
posti nelle forze (caldo-freddo, positivo-negativo
ecc.); ma poiché è stata una forza che ci è ser
vita d’esempio, consideriamo i due opposti della
materia, solido e gassoso.

LEGGE

Due opposti hanno fra loro un intermediario risul


tante dai due:
FATTI

Maschio - Femmina Stato solido - stato gassoso Padre - Figlio


intermediario intermediario: intermediario:
risultante dai due: Stato liquido Spirito Santo
Fanciullo
Altra LEGGE

Gli opposti non sono che la stessa concezione


a gradi differenti d’una cosa soia:

FATTI

Maschio Concezioni Solido Padre


a diversi La
gradi della Gas
Femmina Figlio i Dio
Materia
Fanciullo Famiglia Liquido Spirito Santo

Se, riprendendo l’esempio delia Luce e del


l’Ombra, noi lo studiamo ulteriormente, potremo
scorgere che la Luce agisce, l’Ombra s’oppone,
mentre la Penombra; neutra, ondeggia fra le due.
Riassumiamo questi dati :

L'Attivo e il passivo
(Luce) (Ombra)

producono per la loro azione reciproca il Neutro


(Penombra) che partecipa dei due.
Diciamo subito che avremmo dovuto allun
gare indefinitamente il nostro studio se avessimo
voluto citare tutti gli autori antichi e moderni che
hanno parlato, sotto il nome dei Tre termini che
la costituiscono, della LEGGE DEL TERNARIO.
Come questa legge deve dovunque applicarsi
cerchiamo i numeri che agendo l’uno sull'altró,
producono 3.
Questi numeri sono 1 e 2, poiché 1 + 2 = 3.
Possiamo subito intanto comprendere il si
gnificato dei 3 primi numeri.
Il numero 1rappresenta l’Attivo
il numero 2 „ il Passivo
il numero 3 * la Reazione dell’At
tivo sul Passivo.
Voi potete sostituire il termine ATTIVO con
la parola che- meglio preferite e vedrete subito
che, secondo il metodo analitico, il numero 1
rappresenta tutte le idee rette dal principio attivo,
vale a dire l’Uomo, il Padre divino, la Luce, il
Calore ecc., secondo che lo si considera in tale
o in talaltro dei Tre mondi.
Mondo Materiale : La Luce, lo Stato gassoso
Morale Morale o Naturale L’Uomo
Mondo Metafisico o Archetipo : Dio Padre
E’ parimenti per la parola PASSIVO, che voi
potete sostituire col 2 e NEUTRO col 3.
Vedete che i calcoli applicati alle cifre s’ap
plicano matematicamente alle idee nella Scienza
antica, ciò che rende i suoi metodi così generali
e perciò stesso cosi differenti dai metodi moderni.
Si tratta ora di vedere se l’antichità aveva
veramente applicato ciò che fin adesso ho detto
sui numeri per dimostrare che io non ho ricavato
i miei assunti totalmente dalla mia immaginazione.
Ritroviamo innanzi tutto queste applicazioni
in un libro ebraico, di cui M. Franck stesso non
contesta l’antichità (1) lo Sepher Jesirah.
"L ’Essenza divina essendo inaccessibile ai
sensi, usiamo per caratterizzarla, non il linguaggio
dei sensi, ma quello dello spirito, diamo all’in
telligenza o al principio attivo dell’Universo il
nome di monade o d’unità, poiché è sempre lo
stesso ; alla materia o al principio passivo quello
di diade o di moltiplicità, poiché è soggetto ad
ogni specie di cambiamento; al mondo infine quello
di triade poiché è il risultato dell’intelligenza e
della materia ,,
(Dottrina dei Pitagorici - Viaggi d ’Anacarsi)
" Mi basti dire che come Pitagora designava
Dio con 1, la materia col 2, egli esprimeva l’U
niverso col 12, che risulta dalla riunione degli
altri due (Fabre d’Olivet, les Vers dorès de Py-
thagore).
Conosciamo ora il senso che davano gli an
tichi ai numeri 1, 2, e 3 ; vediamo allora qualche
altro numero.
Si è potuto vedere nella nota di Fabre d’O
livet sul Microcosmo e il Macrocosmo che il
Quaternario riconduceva all’Unità i termini 1, 2, 3.

(1) Franck, La Kabbale, 1863.


4
~ 39

Parlerei cinese se non mi spiegassi con uri


esempio.
Il Padre, la Madre, il Figlio formano tre ter
mini nei quali il Padre è attivo e risponde al
numero 1, la Madre è passiva e risponde al nu
mero 2, il Figlio non ha sesso, è neutro e risponde
a 1 più 2, vale a dire al numero 3.
Quale è l’Unità che racchiude questi tre
termini?
E’ la famiglia.
Ecco la composizione del Quaternario : un
Ternario e l’Unità che lo racchiude.
Quanto diciamo una Famiglia, noi enunziamo
in nna sola parola i tre termini da cui è com
posta, è perciò che la Famiglia riduce il 3 a 1
o, per parlare il linguaggio della Scienza Occulta,
il Ternario all’Unità.
Se si capisce bene ciò che precede si vedrà
che 4 è una ripetizione dell’Unità e che deve
agire come agisce l’Unità.
Cosi nella formazione di 3, per 1 più 2, com’è
che è formato il due ?
Per l’Unità che s’oppone a se stessa cosi : J = 2.
Vediamo dunque nella progressione 1,2, 3,4:
prima l’Unità 1 ; poi un'opposizione j = 2; poi
l’azione dell’opposizione sull’Unità : 1 2 =- 3 :
poi il ritorno ad una unità d'ordine differente;
di un'ottava, se oso cosi esprimermi: 1.2.3*
4
La genesi dei numeri si ridurebbe dunque a
queste quattro condizioni e come, secondo il me
todo analogico, i numeri esprimono esattamente
delle idee, questa legge è applicabile alle idee.
Ecco quali sono questi quattro termini :
Unità o Ritorno Opposizione Azione deli’opposi
all’Unità Antagonisno zione sull’Unità
1 2 3
4 — —
—■ 5 6
7 8 9
10 11 12

0) (2) (3) ecc.


Ho separato la prima serie dalle altre per
mostrare ch’essa è completa in quattro termini e
che tutti i termini seguenti non fanno che ripetere
in un’altra ottava la stessa legge.
Poiché noi stiamo per scoprire in questa
legge una delle migliori chiavi per aprire gli an
tichi misteri, vado a spiegarla meglio, applicandola
ad un caso particolare qualunque, per esempio
lo sviluppo sociale deU'uomo,
Unità o Ritorno Opposizione Risultato di questa
opposizione
all’Unità Antagonismo Distinzione

1.- La prima mo 2. - Opposi 3. - Risultato.


lecola sociale, zione ad es- Figlio.
Puomo. 'sa. Donna.
4. - Unità d’or 5. - Opposi 6. - Distinzio
dine superiore. zione tra le ne tra le Fa
La Fa m i g 1i a famiglie. Ri miglie. Ca
riassumente i 3 valità di Fa ste,
termini prece miglie.
denti.
7 .-Unità d’or 8. - Opposi 9. * Distinzio
dine Superiore z io n e fra ne fra le
la Tribù, rias Tribù. Tribù.
sumente i 3 ter
mini precedenti
10. - Nazione Nazionalità.
1
Questa legge che ho dato in cifre, vale a dire
in formula generale, può applicarsi ad una quan
tità di casi particolari. II capitolo seguente del
resto lo mostrerà. Ma non notiamo qualche cosa
di particolare in queste cifre ? Che significano i
10 11 12
segni —j------ posti alla fine del mio
primo esempio?
Per saperlo bisogna un poco parlare delle
operazioni usate dagli antichi sulle cifre.
Due di esse sono indispensabili a conoscere :
1. — La riduzione teosofica;
2. — L ’Addizione teosofica.
1. — La riduzione teosofica consiste a ridurre
tutti i numeri formati da due o più cifre in nu
meri di una sola cifra e ciò addizionando le cifre
che compongono il numero fino a che non ve ne
resti che uno soltanto.
Cosi : 1 0 = 1 + 0 = 1
11 = 1 + 1 = 2
12 = 1 + 2 = 3
e per numeri più composti come per esempio
3,221 = 3 + 2 + 2 + l = 8,0666 =
6 + 6 + 6 = 18 e come 18 = 1 + 8 = 9
il numero 666 è uguale a 9.
Da ciò si desume una c/onsiderazione molto
importante è che tutti J numeri, qualunque sieno,
non sono che rappresentazioni dei primi nove,
come le prime nove cifre, e lo si può scorgere
dalle considerazioni precedenti, non sono che le
rappresentazioni delle prime quattro.
Ora queste prime quattro cifre non sono che
differenti stati dell’Unità. Tutti i numeri, quali che
siano, non sono che le diverse manifestazioni
dell’Unità.
- 43 -

2. — Addizione teosofica: quest’operazione


consiste, per conoscere il valore teosofico d’un
numero, ad addizionare aritmeiicamente tutte le
cifre dall’uno fino al numero stesso .
Così il numero 4 è uguale per l’addizione
teosofica : 1 + 2 + 3 + 4 = 10. La cifra 7 è
uguale : 1 + 2 + 3 + 4 + 5 + 6 + 7 = 28;
28 si riduce immediatamente a 2 + 8 = 10.
Se volete meravigliare un matematico pro
ponetegli la seguente operazione teosofica :
4 — 10
7 = 10
dunque 4 = 7
Queste due operazioni, riduzione e addizione
teosofica, non sono difficili ad imparare. Sono
indispensabili a conoscere per comprendere gli
scritti ermetici e rappresentare secondo i più gran
di maestri il cammino che segue, la natura nelle
sue produzioni.
Verifichiamo matematicamente la frase pre-
eedentemente menzionata.
Ridurre il Ternario per mezzo del Quaternario
alla semplicità dell’Unità.
Ternario = 3 Quaternario = 4
3 + 4 = 7
per riduzione teosofica:
7 = l + 2 + 3 + 4. + 5 + 6 + 7 —»
— 44 —

28 = 10 per l’addizione tesoofica e riduzione


del totale.
Infine : 10 = 1 -{- 0 = 1
L’operazione si scriverà così :
4 + 3 ■= 7 = 28 — 10 = 1
4/ -f- 3 = 1
Riprendiamo ora l’esempio cifrato dato in
primo luogo.
1» 2. 3
4. 5. 6
T 8. 9
10. 11. 12

0) (2) (3)
e facciamo qualche considerazione in merito usan
do i calcoli teosofici.
Notiamo prima che riappare l’Unità, vale a
dire che il ciclo riprende dopo tre progressioni
10 11
— — - ; IO, 11, 12 ecc. ridotti teosoficamente
ridanno 1 2. 3 ecc. (1).
Queste tre progressioni rappresentano i TRE
MONDI nei quali tutto è racchiuso.
Notiamo altresì che la prima linea verticale
1, 4, 7, 10, che ho considerato come rappresen

ti) V. per 1 applicazione di questa legge in Mosi»


Fabre d’Olivet La Lang, tub. rest.
tanti l’unità a diverse ottave, effettivamente la
rappresenta, poiché :
1= 1
4 = l + 2 + 3 + 4 = 10 = 1
7 = 1 + 2 + 3 + 4 + 5 + 6 + 7 = 28 = 1 0 = 1
10 = 1
13 = 4 = 10 = 1
16 = 7 = 2 8 = 10 = 1
Si può così continuare la progressione fino
all’infinito e verificare queste leggi matematiche
famose, che, lo so, sono considerate puramente
mistiche, per il semplice fatto che non se ne ca
pisce la portata. Consiglio coloro i quali credes
sero che si tratta di sogni nebulosi, la lettura
delle opere sulla fisica e la chimica di Louis Lucas,
dove troveranno la legge precedente designata
col nome di serie e applicata alla dimostrazione
sperimentale nei campi della chimica e della
biologia.
Prima di terminare questo capitolo, già molto
lungo, voglio segnalare un fatto estremamente
importante per comprendere il tetragramma sacro
degli Ebrei, di cui ci occuperemo in seguito.
La progressione: 1. 2. 3
4. 5. 6
7. ecc.
è formata da quattro cifre disposte soltanto su tre
colonne poiché la quarta cifra non é che la ripe-
tlzlone della prima. E’ còme se vi fosse 1, 2. 3 I
ecc. Gli ebrei esprimono il nome più augusto
della divinità con quattro lettere di cui una è ri
petuta due volte, ciò che riduce il nome divino a
tre lettere, cosi IEVE = IVE. Queste considera
zioni avranno il loro posto in seguito»
Siamo ora in possesso di metodi, che forse
ci permetteranno d’andare innanzi ; così non esi
teremo a penetrare con esse nei misteri antichi
per conoscere il grande segreto che gl’iniziati
hanno celato sotto un triplice velo.
CAPITOLO IH

La Vita Universale

In ultima analisi il corpo umano si riduce


alla cellula, l’umanità si riduce alla molecola
sociale che è l’uomo, il mondo si riduce all’astro,
l’Universo al Mondo : cellula, umanità, astro,
mondo, Universo non sono che delle ottave del
l’unità, sempre identica a sè stessa.
La legge seguita dalla natura é tanto vera
che dovunque noi la ritroviamo identica, qualche
sia l’estensione degli oggetti considerati.
L’uomo si riunisce per formare la famiglia,
la famiglia si riunisce per formare la tribù, le
tribù stabiliscono il raggruppamento gerarchico
per costituire la nazione, riflesso dell’umanità.
Vedete i satelliti disporsi intorno ai pianeti,
i pianeti intorno al sole per costituire i Mondi ;
i Mondi, che non sono essi stessi che cellule
dell’Universo, segnano in caratteri di fuoco nel
l’Infinito le legge eterne della Natura.
Dovunque v’è questa progressione misteriosa,
questo accomodamento delle unità inferiori din
nanzi all’Unità superiore, questa seriazione
universale che va dall’atomo, per salire dall’astro
al Mondo, fino a quell’unità Prima intorno a cui
gravitano gli Universi.
Tutto è anagolo : la legge che regge i Mondi
regge la vita dell’insetto. Conoscere il secreto
deila cellula è conoscere il secreto di Dio.
Dovunque è l’assoluto. Tutto é in tutto.
li metodo analogico si manifesta così in tutto
il suo splendore.
Perchè, se l’uomo è una cellula dell’umanità,
l'umanità non potrebbe essere l’apparecchio su
periore d’un essere animato che si chiama la Terra?
Perchè la Terra non potrebbe essere un
organo d’un essere superiore chiamato ii Mondo,
di cui il Sole sarebbe il cervello?
Perchè questo stesso Mondo non potrebbe
costituire la serie inferiore dell’Essere degli Esseri
del Macrocosmo di cui gli Universi sono gli
apparecchi ?
Tali sono le questioni che si sono poste
all’investigazione di tutta l’antichità.
Ma la vita che circola nella cellula e nell’uomo
da dove viene ?
La cellula umana è immobilizzata nell’organo,
ma ecco che la corrente vitale portata dal sangue
le passa rapidamente davanti ; essa prende da
questa corrente ciò che le bisogna e compie la
sua funzione ; la corrente è dovunque identica
- 49

ma ogni' cellula la trasforma differentemente.


E’ possibile dùnque che una stessa forza,
la vita, sia trasformata in forza di ordini differenti
e ciò per la diversa forma degli organi ?
A tali questioni l’Egiziano si rinchiude nel
laboratorio del tempio e scorge un fascio di luce
bianca frangersi contro un prisma, che la tras
forma in vari colori. I colori dipendono dallo
spessore del cristallo attraversato. Gli basta.
Capisce.
Tali sono le basi della Medicina Occulta. Ma
questa corrente vitale da dove viene ?
Dall’aria dove il globulo sanguigno va a
cercarla per condurla nell’organismo.
L’unità magnifica delle produzioni d’Osiride
-Iside appare ancor più meravigliosa.
Una stessa corrente vitale circola attraverso
il Pianeta e ogni cosa e individuo, dal minerale
all’uomo, aspira e trasforma la Vita in vita
particolare d’un organo o d’una specie.
Analogicamente la Terra attinge la sua vita,
e quella di tutto ciò che porta, in quella corrente
luminosa e vitale nella quale è immersa, corrente
che proviene specie dal Sole, il quale, a sua
volta, l’attinge per vivere e diffonderla dall’U
niverso stellare.
Allora il prete egiziano, comprendendo nel
suo insieme augusto la sintesi della vita, si
4 — Trattato Elementare di Scienza Occulta
prosterna e adora Dio in lui, Dio nel mondo,
Dio neirUniverso, Dio in Dio.
Egli adora la Vita che è in lui, questa Vita
che la Terra gli ha dato, questa Vita che il nostro
Mondo ha ricevuto dal Sole, che questo ha
attinto dall’Universo e che l’Universo ha avuto
dal centro misterioso e ineffabile dove l’Essere
degli Esseri, l’Universo dell’Universo, l’Unità Vita,
Osiride-Iside, risiede nella sua eterna unione.
La vita che abbiamo trovata diffusa in tutto
potrebbe sfuggire alle leggi comuni ?
Il fenomeno, qual che sia, rivela sempre e
dovunque la sua origine trinitaria. Le serie, per
quanto grandi possano apparire, si dispongono
tutte secondo la legge misteriosa:
Attivo-Positivo, Passivo-NegaUNeutro-Equilibrio.
-J- — 00
Quest’uomo che fa da padrone nella famiglia,
in cui rappresenta il positivo, Si piegherà dinanzi
alla legge della tribù e, così, diverrà negativo.
La Terra che attira e riunisce, nella sua as
sorbente unità, tutti gli esseri e tutti gli oggetti
situati sulla sua superficie, agendo così come attivo,
obbedisce passivamente all’attrazione del Sole,
suo superiore.
Vediamo apparire così l’assorbimento delle
serie inferiori per le superiori e di queste.
considerate come serie inferiori, per una serie
superiore ecc., all’Infinito.
Il caldo appare positivo nel caldo, negativo
nel freddo, equilibrato nel tiepido. La luce
appare positiva nel chiaro, negativa nell’ombra,
equilibrata nella penombra. L’elettricità si mostra
positiva nel positivo, negativa nel negativo,
equilibrata nel neutro.
Ma il calore, la luce, l’elettricità non rap
presentano le tre fasi d’una cosa che sta più
in alto?
Risaliamo sperimentalmente attraverso i
fenomeni ; dopo la fisica troveremo la chimica
e vediamo un’esperienza nota : l’ossigeno si di
sporrà al polo del Movimento, l’idrogeno al polo
della Resistenza e l’azoto a volte nell’uno talvolta
nell’altro di questi due poli, secondo la parte
che rappresenta nelle ,combinazioni. Vediamo
che è la stessa cosa per gli altri corpi metalloidi
o metallici ; dovunque ritroviamo il movimento
acidificante, il riposo alcalinizzante e l’equilibrio
fra i due rappresentato dall’azoto e dalle sue
sfumature.
Quando, di progressione in progressione,
d’Universo in Universo, avremo raggiunta la
più «alta astrazione* noi scorgeremo un’unica
forza opponentesi a sè stessa per creare nella
sua attività il Movimento, nella sua passività la
Materia e nei suo equilibrio tutto quello Che è
compreso fra la divisibilità e l’Unità, scorgeremo
gli scalini infiniti per i quali la forza risale dallo
stato solido fino alle forme le più elevate del
l’intelligenza, del genio, e finalmente alla sua
origine, Dio, di cui l’attività si chiama il Padre
o Osiride, la pàssività è il Figlio o Iside e
l’equilibrio, causa di tutto, imagine della Tri-Unità
che Lo costituisce, si chiama lo Spirito-Santo
o Horus.
Teniamo ora uno dei più grandi segreti del
Santuario, la chiave di tutti i miracoli passati,
presenti e futuri, la conoscenza di quell’agente
sempre lo stesso e sempre diversamente designa
to, il Telesma di Ermete, il Serpente di Mosè e
degl’indù, l’Azoth degli alchimisti, la Luce astrale
dei M arinisti e d’Elifas Levi, infine il Magnetismo
di Mesmer e il Movimento di Louis Lucas, che
ha scoperto le tre leggi che lo dirigono e ne ha
mostrato l’applicazione alle scienze positive con
temporanee.
Già conosciamo le diverse modificazioni per
le quali quest’agente universale diviene la vita
di ciascuno. Studiamo ora la sua evoluzione.
Questa emanazione seguirà universalmente
tre fasi di sviluppo :
In una prima fase* il passivo s’avvantaggerà
sull’attivo ed il Risultato sarà una passività, una
materializzazione, un allontanamento dall’Unità
alla Molteplicità. In una seconda fase, l’attivo e
il passivo si equilibreranno; la gerarchia, la serie
apparirà, gli inferiori graviteranno intorno al ter
mine superiore. In una terza fase, infine, l’attivo
s’avvantaggerà sul passivo, l’evoluzione della
Molteplicità sull’Unità si effettuerà.
Queste sono le tre leggi del Movimento.
Dal Centro misterioso nel quale si tiene lo
ineffabile, l’inconcepibile En Sulph-Parabrahm,
una forza emana nell’infinito.
Questa forza costituita attiva-passiva, come
ciò che vi ha dato nascita, produrrà un risultato
differente secondo che l’attivo o il passivo do
minerà nell’azione.
La forza s’allontana dall’Unità per divenire
la Molteplicità, la Divisione ; così il passivo,
creatore del Multiplo, dominerà. La forza rsi ma
terializza. L’intelligenza a poco a poco s’ispessisce,
provocando quella materia radiante che è la più
prossima alle essenze.
A questo momento una massa enorme attra
versa lo spazio. Sui pianeti inferiori, che essa
fende in corsa, gli strumenti si puntano e dallo
alto degli osservatori, i mortali annunziano: una
cometa attraversa il nostro sistema. Nei mondi
superiori, gl’immortali si prosternano e adorano
religiosamente la Luce divina, che compie il sa-
“ 54-
Orifizio, da cui dovrà nascere il ritorno all’Unità
ed esclamano : Lo Spirito di Dio attraversa il
nostro Mondo.
Tuttavia più la massa s’allontana dall’Unità,
più s’accentua la sua materializzazione. Lo scien
ziato che la scopre annunzia ai mortali una nebu
losa, la Nascita di un sistema planetario, mentre,
sempre nei Mondi superiori, l’Immortale conce
pisce la nascita d’un Dio.
Lo stato più passivo è nato, gli agglomerati
solidi nascono, ma contemporaneamente la forza
attiva si sviluppa, si libera a poco a poco e viene
ad equilibrare la forza passiva. La Vita si con
centra in un Sole, centro del sistema. E allora che
la forza attiva predomina» sulla passiva, i pianeti
si dispongono intorno al Centro preponderante,
l’essere vivente che si chiama un Mondo è nato ;
è organizzato e lentamente evolve verso l’Unità
da cui è venuto.
Su ognuno dei pianeti la legge che ha dato
origine al Mondo si ripete, identica. Il Sole agisce
verso i pianeti come l’UNITÀ-VITA ha agito verso
il Sole. Il pianeta é tanto più materiale per quanto
è più lontano da lui.
Sui pianeti, in ignizione prima, allo stato
gassoso e liquido poi e solido successivamente,
nascono i continenti. La forza attiva allora pre
domina. Consolidandosi i pianeti condensano nel
loro seno la forza ignea che prima li formava.
Questa forza vitale terrestre, che non è che una
emanazione della forza vitale solare, agisce sulla
Terra ed i rudimenti vitali si sviluppano costi
tuendo i metalli più inferiori.
Come questo Mondo evolve verso la Vita del
suo Universo creandosi un’anima, insieme di tutte
le anime planetarie racchiuse in lui ; come ogni
pianeta evolve verso l’anima del suo mondo,
creandosi la sua anima planetaria, insieme di
tutte le anime.che esso racchiude; cosi il metallo,
primo termine della vita sul pianeta, evolve at
traverso le sue diverse epoche un’anima verso
l’anima della terra. Questo metallo dapprima
inferiore si perfeziona sempre più, diventa capace
di fissare più forza attiva e cosi, col tempo, la
vita che circolava prima nel piombo ora circola
in una massa d’oro, il Sole dei metalli.
La forza vitale progredisce parimenti attra
verso il vegetale fino alla più elevata produzione
del continente, l’uomo, Sole dell’animalità.
Non bisogna dimenticare che al momento
della Nascita d’un Mondo, altri già esistevano,
che avevano compiuto, a gradi differenti, l’evo
luzione verso l’Unità. Così vi sono epoche differenti
nei pianeti e nelle loro produzioni.
Come esistono pianeti d’età diverse così, in
uno stesso pianeta, vi sono continenti d’età dif-
iff

- té -

ferente, su cui evolvono successivamente razze


d'uomini di varia evoluzione, sicché quando una
razza é già evoluta su un continente ed è nel
pieno del suo sviluppo intellettuale, su un altro
continente venuto più tardi, un’altra razza, ma
nifestatasi dopo, sarà più selvaggia, più abbrutita,
m a più vitale.
E’ lo stesso per la famiglia, dove vediamo
il fondatore, l’avolo, pieno d’esperienza, ma ab
battuto dalla vecchiaia, mentre i’ultimo nato è
tanto ignorante quanto pieno di vita. Si stabilisce
cosi questa gradazione e transizione: Figlio, Padre,
Nonno, Avolo che rappresentano nella famiglia
quell’evoluzione che ritroviamo in tutta la natura.
Gli esseri sono formati in ultima analisi da
tre parti : il corpo, la vita o spirito e l’anima.
L’evoluzione d’un corpo produce una vita,
l’evoluzione d ’una vita produce un’anima.
Verifichiamo questi dati applicandoli all’uomo.
Ogni continente si corona, lo ripeto, d’una
razza differente d’uomini, che rappresentano il
termine superiore dell’evoluzione materiale sul
pianeta.
In ogni uomo si mostrano tre parti : il ventre,
il petto, la testa. Ad ognuna di queste parti sono
attaccate delle membra. Il ventre serve a fabbri
care il corpo, il petto serve a fabbricare la vita, la
testa serve a fabbricare l’anima.
57 -

Lo scopo d’ogni essere creato dalla natura è •


di dare nascita ad una forza d’ordine superiore a
quella che riceve e ciò dal minerale aU’uomo.
La vita è data all’uomo perchè la trasformi
in una forza più elevata, l’anima. L’anima è una
risultante. Lo scopo dell’uomo è prima di tutto
quello di sviluppare in lui quest’anima che vi
si trova in germe. Questa idea nascosta ai pro
fani, si ritrova in tutti gli autori che sono
profondamente penetrati nei segreti della
natura.
« E’ così infatti che Dio stesso, per l’intima
conoscenza dell’assoluto che é la sua essenza,
identifica perpetuamente col suo sapere l’essere
che gli corrisponde nella sua essenza assoluta ;
ed è così che mànifestamente Dio opera incessan
temente la sua creazione o la sua immortalità.
Pér conseguenza, poiché l’uomo è creato ad im
magine di Dio, è con lo stesso mezzo che deve
conquistare la sua immortalità, operando così la
sua propria creazione con la scoperta dell’essenza
dell’assoluto, vale a dire delle condizioni stesse
dell’esistenza della Verità » (Wronski, Lettre aa
Pape). Fabre d’Olivet, nell’ammirabile riassunto che
fa della dottrina di Pitagora, ci mostra in qualche
pagina la sintesi della psicologia antica :
«Pitagora ammetteva due moventi alle azioni
umane, la potenza della Volontà e la necessità
del Destino; egli le sottometteva Tuna.e l'altra
ad una legge fondamentale chiamata Provvidenza^
dalla quale entrambe emanavano.
« Il primo di questi moventi era libero ed il
secondo dominato : sicché l’uomo si trovava fra
due opposte nature, ma non contrarie, indifferen
temente buone o cattive, secondo l’uso che sa
peva farne. La potenza della Volontà si esercitava
sulle cose da farsi o suiravvenire ; la necessità
del Destino sulle cose fatte o sul passato ; e l’una
alimentava continuamente l'altra, lavorando sui
materiali che si fornivano reciprocamente.
« Poiché, secondo quest’ammirevole filosofo,
è dal passato che nasce l’avvenire, dall’avvenire
che si forma il passato, dalla riunione d ’entrambi
che scaturisce il presente, sempre attuale, dal
quale hanno ambedue origine. Cosi, secondo
questa dottrina, la Libertà regna nell’avvenire, la
Necessità nel passato e la Provvidenza nel pre
sente. Niente accade per caso, ma dall’unione
della legge fondamentale e provvidenziale con
la volontà umana che la segue o la trasgredisce;
operando sulla Necessità.
« L’accordo della Volontà e della Provvidenza
costituisce il bene, il male nasce dalla loro op
posizione. L’uomo ha ricevuto, per condursi
sulla terra, tre forze appropriate ad ognuna delle
tre modificazioni del suo essere, e tutte e tre
incatenate alla sua volontà.
59 -

« La prima, legata ai corpo, é l’istinto ; la


seconda, all’anima devota, é la virtù; la terza,
che appartiene all’intelligenza, è la scienza o la
saggezza. Queste tre forze, indifferenti in sè
stesse, non assumono questi nomi che per il
buon uso che ne fa la volontà, poiché, nell’uso -
cattivo, esse degenerano in abrutimento, nel vizio
e nell’ignoranza.
«L’istinto percepisce il bene e il male fisico
dalla sensazione ; la virtù conosce il male ed il
bene morale esistente nel sentimento ; la scienia
giudica il bene e il male intelligibile che nasce
dal consenso. Nella sensazione il bene e il male
si chiamano piacere e dolore ; nel sentimento
amore e odio, nel consenso, verità e errore.
« La sensazione, il sentimento e il consenso
che risiedono nel corpo, nell’anima e nello spirito
formano un ternario che, sviluppandosi a favore
d’una unità relativa, costituisce il quaternario u-
mano o l’uomo considerato astrattamente.
« Le tre affezioni che compongono questo
ternario agiscono e reagiscono le une sulle altre
e si illuminano, o s’oscurano reciprocamente; e
l'unità che le lega, vale a dire l’uomo, si perfeziona
o si deprava, secondo che essa tende a confon
dersi con l’Unità universale o ad allontanarsene.
« Il mezzo che dispone per confondervisi o
per distinguersene, per avvicinarvisi o per al-
lontanarsene, risiede tutto nella sua volontà, che
per l’uso che fa dei suoi strumenti che forniscono
il corpo, l’anima e lo spirito, s’abbrutisce, si rende
virtuosa o viziosa, saggia o ignorante e si mette
in istato di percepire con più o meno energia, di
conoscere di giudicare con più o meno rettitudine
ciò che v ’è di buono, di bello e di giusto nella
sensazione, sentimento o consenso : di distinguere
con più o meno forza e luce il bene ed il male,
e di non sbagliarsi infine in ciò che è realmente
piacere o dolore, amore o odio, verità o errore.
« Pitagora ammetteva più esistenze e soste
neva che il presente che ci colpisce, e l’avvenire
.che ci minaccia non sono che l’espressione del
passato, che è stato opera nostra nei tempi pre
cedenti. Diceva che la maggior parte degli uo
mini perdono venendo sulla Terra il ricordo delle
esistenze passate (1); ma lui, per un favore par
ticolare degli Dei, ne conservava il ricordo.
«Così questa necessità fatale, di cui l’Uomo
non cessa di lagnarsi, è lui stesso a crearla con
la sua volontà ; egli percorre, a misura che
avanza nel tempo, la strada che si è da sè stesso
tracciata, e, secondo che la modifica nel bene

(1) Che non è necessario intendere da! punto di vista


« reincarnazionistico», che, malgrado le opinioni di Papus,
é un’impossibilità metafisica (N. del T).
o nel male, che vi semina le sue virtù od i
suoi vizi, egli la ritroverà più dolce o più penosa
quando sarà il tempo di percorrerla nuova
mente. » (1).
L’insegnamento del tempio si riduceva unica
mente allo studio della forza universale nelle
sue diverse manifestazioni.
Studiando prima la Natura naturata, la natura
dei fenomeni, l’aspirante all’iniziazione imparava
le scienze fisiche e naturali. Poi, constatato che
questi effetti dipendevano d’una sola serie di
cause, l’iniziazione gli apriva il Mondo delle
cause ed egli penetrava nello studio della Natura
Naturante, imparando le Leggi della Vita, che è
sempre identica nelle sue diverse manifestazioni :
la conoscenza della vita dei Mondi gli dava la
chiave dell’astrologia, quella della vita terrestre
gli dava le chiavi dell’Alchimia
Salendo d’un grado l'aspirante trovava nel
l’uomo la riunione della Natura, Naturante e
Naturata, pervenendo alla concezione della forza
unica. Alla pratica e conoscenza delle scienze
superiori, la Teurgia, la Magia, la Terapeutica
sacra e l’Alchimia, pochi pervenivano.
Saint-Yves dice che fra gli ordini della

(1) Fabre d’OIivet: Vers dorés pp. 249 e 251,


scienza antica, tre abbracciavano rispettivamente
la Natura Naturante, Naturata ed infine l’umana,
che*ad essa serve di legame e lo ierogramma
di questi ordini era EVE, la Vita.
Il quarto, rappresentato nella tradizione mosaica
dalla prima lettera della parola IEVE, corrispon
deva a tutt’altra gerarchia di conoscenze, ed era
caratterizzato dal numero dieci.
Si vede così che l’insegnamento della Scienza
antica si riduceva ai quattro gradi seguenti :
1. - Studio della forza univer Scienze fisiogoniche
sale nelle sue manifesta
zioni vitali
2. - Studio di questa forza Scienze androgoniche
nelle sue manifestazioni
umane
3. - Studio di questa forza Scienze cosmogoniche
nelle sue manifestazioni
astrali
4. - Studio di questa forza Scienze teogonìche
nella sua essenza e pratica
dei principi scoperti.
Ca p it o l o IV

L’esp ressio n e delie idee.


L’Alchimia.

Proseguendo fino in fondo al santuario il


nostro studio della scienza antica, noi abbiamo
successivamente affrontato le idee più generali
che racchiudeva.
Ma non bisogna ancora fermarsi.
L’idea, finché resta nel cervello del suo
creatore, è invisibile per il resto degli uomini.
Questi non potendo, in generale, comunicare
fra loro che attraverso i sensi, non s’accorgeranno
di queste'idefa se non quando sarà sensibilizzata.
L’idea è l’invisibile. Per rendere visibile
quest’invisibile, bisogna usare un segno.
Intendo per Segno ogni mezzo esteriore di
cui l’uomo disponde per manifestare le sue idee.
Gli elementi del Segno sono : la voce, il
gesto ed i caratteri tracciati ; i suoi materiali
sono : il suono, il movimento e la luce. E' lo
studio dei segni che dobbiamo intraprendere ora,
per scorgere il modo con cui il prete egiziano espri
meva le idee che aveva ricevute dall’iniziazione.
- 64 -

In qualunque maniera si consideri l’origine


del genere umano dobbiamo ammettere che il
germe radicale del pensiero è stato trasmesso
attraverso un segno che suppone un’idea madre.
Sentiamo qui il parere di Claude de Saint-
Martin e Fabre d’Olivet: «Si, se non erro per
deficienza di talento, mostrerò che le parole
che compongono le lingue in generale, e quelle
dell’ebraico particolarmente,' lungi dell’essere
prese a caso e formate per l’arbitrio d’un
capriccio, come si crede, sono prodotte al
contrario da una ragione profonda ; proverò che
non vi è una sola parola, che, in seguito ad
un’analisi grammaticale ben fatta, non possa
riportarsi a degli elementi fissi, d’una natura
immutabile per il fondo, quantunque variabile
all’infinito per la forma.
« Questi elementi, quali possiamo qui esa
minarli, costituiscono quella parte del discorso
alla quale ho dato il nome di Segno. Essi com
prendono, ripeto, la voce, il gesto ed i caratteri
tracciati. Risaliamo ancora nei tempi e vedremo
l'origine di questi segni.
«Ho designato come elementi della Parola
la voce il gesto ed i caratteri tracciati ; come
mezzi, il suono, il movimento e la luce ; ma
questi elementi e questi mezzi esisterebbero
vanamente, se non esistesse, nello stesso tempo,
65 -

una potenza creatrice, indipendente da essi, che


si trovi interessata ad usarli e capace di metterli
in azione. Questa potenza è la volontà.
« M’astengo di nominare il suo principio ;
poiché oltre ad essere difficilmente concepibile,
non è qui il luogo di parlarne. Ma resistenza
della Volontà non può esser negata, nemmeno
dallo scettico più ostinato poiché egli non po
trebbe metterla in dubbio senza volerlo e, per
conseguenza, senza riconoscerla.
« Ora, la voce articolata ed il gesto afferma
tivo o negativo, non sono e non possono essere
che l’espressione delia Volontà. E’ essa, é la
Volontà, che, impadronendosi del suono e del
movimento, li obbliga a diventare i suoi interpreti
ed a manifestare le affezioni interiori dell’uomo.
«Il suono ed il movimento, messi a disposi
zione della Volontà, sono da essa modificati.
Vale a dire che, per mezzo di certi organi appro
priati, il suono é articolato e cambiato in voce,
il movimento è determinato e cambiato in gesto.
Ma la voce e il gesto non hanno che una durata
istantanea, fuggitiva. 'Se importa alla Volontà
dell’uomo far si che il ricordo delle affezioni,
che essa manifesta sopravviva alle affezioni stesse,
e ciò le interessa quasi sempre, allora, non
trovando risorsa alcuna per fissare il suono,
essa s’impossessa del movimento, e, con l’aiuto
5 — Trattato elem. di Scienza Occulta
&
della mano, il suo organo più espressivo, trova,
a furia di sforzi, il segreto di disegnare sulla
scorza degli alberi o di incidere sulla pietra il
gesto che ha prima determinato.
« Ecco l’origine dei caratteri tracciati, i quali,
come immagine del gesto e simbolo dell’infles
sione vocale, diventano uno degli elementi più
fecondi del linguaggio ed estendono rapidamente
il loro dominio, presentando per l’uomo un
mezzo inesauribile di combinazioni.
« Poiché la forma, attraverso cui è fissato
il suono e il movimento, dipende dall’arbitrio
dell’individualità particolare delPuomo che disegna
o parla, essa ha avuto bisogno di convenzioni
per potersi generalizzare e assicurare la sua
autenticità. Tuttavia, malgrado che i caratteri
tracciati suppongano questa convenzione, non
bisogna dimenticare ch’essi sono il simbolo di
due cose che non la suppongono, l’inflessione
vocale e il gesto. Essi nascono dalla spon
tanea azione della Volontà, mentre i caratteri sono
il frutto della riflessione (1).
In possesso di segni, capaci d’esprimere la
sua idea, l’iniziato doveva ancora piegarsi ad
un’altra esigenza : la scelta del suo futuro lettore.
Bisognava creare una lingua che si fosse

(1) Fabre d’Olivet, Latig. hèb. re$t. cap. VI,


adattata d’anticipo all’inteliigenza di colui al
quale era destinata : una lingua tale che, se una
parola, per il profano non poteva avere signifi
cato, diventasse invece per il veggente una
rivelazione.
L’idea teorica che presiedette alia scelta di
questa lingua fu quella della gradazione gerar
chica ternaria, i Tre Mondi indicati anche da
Rabelais in una sua famosa citazione.
L’idea di racchiudere certe conoscenze in
un circolo speciale è talmente diffusa in tutte le
epoche, che noi vediamo,5 in questo secolo di
divulgazione ad oltranza, le comuni scienze
matematiche, di storia naturale ecc. adombrarsi
d’una quantità di parole speciali.
Riportiamoci al triangolo dei Tre Mondi
FATTI-LEGGI-PRINCIPII e noi vedremo l’iniziato,
in possesso di tre mezzi diversi per esprimere
un’idea attraverso il senso positivo, il senso
comparativo e il senso superlativo.
1. — L’iniziato può servirsi di parole da
tutti capite, cambiando semplicemente il valore
di esse, secondo la classe d’intelligenze che vuole
istruire.
Prendiamo un esempio semplice :
Un figlio ha bisogo d’un padre e d’una madre.
Rivolgendosi a tutti, indistintamente, lo
scrittore parlerà in senso positivo e dirà :
Un figlio ha bisogno d’un padre e d ’una madre.
Se egli vorrà escludere dalla comprensione
di questa idea il volgo, userà allora il senso
comparativo, salendo dal dominio dei FATTI a
quello delle IjEGGI e dirà :
Il Neutro ha bisogno d’un positivo e d’un
negativo.
L ’Equilibrio ha bisogno d ’un attivo e d ’un
passivo.
Chi è versato nello studio delle leggi della
natura, coloro che si designano generalmente alla
nostra epoca, scienziati, capirà facilmente il senso
di queste Leggi inintelligibili per un contadino.
Ma bisogna ora escludere dalla conoscenza
d’una verità questi stessi scienziati, divenuti teologi
o persecutori, e ?osì lo scrittore s’eleverà d’un
grado ancora entrando direttamente nel dominio
della simbolica, penetrando nel Mondo dei Prin
cipi e dirà :
La Corona ha bisogno della Saggezza e della
Intelligenza.
Lo scienziato, abituato a risolvere i problemi
che si presentano alla sua attenzione, capisce le
parole isolatamente, ma non può afferrare i rap
porti che le lega. Egli è capace di dare un signi
ficato a questa frase, ma la base solida gli manca,
non é sicuro d ’interpretare esattamente ; così alza
le spalle quando frasi simili a quella citata si
rinvengono nei libri ermetici e passa oltre, escla
mando : Misticismo o imbroglio !
2. — L’iniziato può usare segni diversi se
condo coloro ai quali vuole rivolgersi.
Era questo il modo che usavano di preferenza
i preti egiziani che scrivevano in geroglifici, in
lingua fonetica o in lingua ideografica, secondo i
casi 0 ).
Ma spieghiamo questo con esempi, per mag
gior chiarezza, usando la stessa frase del primo
caso :
Un figlio ha bisogno d’un padre e d’una madre.
Rivolgendosi alia massa, il prete disegnerà
semplicemente un figlio fra un padre e una ma
dre o dirà la frase testualmente.
Se vuol limitare il numero di lettori, egli
s’eleverà al Mondo delle LEGGI ed i segni alge
brici intesi dallo scienziato s’allinieranno così :
Sia il oo, che designi il neutro, il figlio, si
scriverà :
oo ha bisogno -f- e — o (+ ) + (—) = (oo)
Se vuole restringere ancora il dominio della
comprensione, s’eleverà ai segni ideografici cor
rispondenti ai principi e dirà :

(1) Fabre d’OIivet et Saint-Yvcs d’Alveydre.


— 70 —

astrologicamente : -j-) — o
o geometricamente I + | = +
Noi vedremo fra poco che questi segni, che
sono capaci d'esasperare il curioso, non sono scelti
a caso, ma al contrario hanno una ragione pro
fonda che ha presieduto alla loro scelta.
3. — L’uso della geometria qualitativa per
mette ancora un altro metodo : é l’uso di un solo
e stesso segno, che può essere preso in significati
differenti secondo la comprensione del lettore.
Così il segno seguente non rappre
senterà per l’illetterato che un punto in un cerchio.
Il sapiente moderno capirà che questo segno
rappresenta una circonferenza e il suo centro o,
astronomicamente, il Sole e per estensione, la
Verità (è raro che un sapiente moderno possa
andare oltre questo grado).
L’iniziato vi vedrà il Principio, il suo sviluppo,
l’Idea nella sua causa, Dio nell’Eternità,
Fra poco vedremo l’origine di queste inter
pretazioni.
I metodi di cui sto parlando hanno servilo
soprattutto a trattare i più segreti soggetti d'ini
ziazione ; se ne trova l’uso nei libri ermetici e
nei riti di Magia. Esiste un altro mezzo usato
da tutta Tanticiiita per trasmettere le verità sco-

J
k i
perle nel santuario, intendo i racconti simbolici.
Quale mezzo migliore per trasmettere una
verità di quello per cui è l’immaginazione ad essere
interessata e non la memoria ! Raccontate una
storia al contadino, egli la ricorderà e così le
avventure di Vulcano e Venere passeranno alla
posterità. Sarà lo stesso per le Leggi di Kepler ?
Ho dubbi ; poiché non mì immagino un bravo con
tadino, seduto in un angolo presso il fuoco, ad
enumerare le leggi astronomiche. I racconti sim
bolici contengono tuttavia verità molto più im
portanti.
Il contadino non vi scorge che un piacevole
esercizio d’immaginazione, il sapiente moderno vi
scopre con meraviglia le leggi del cammino dei
Sole, e l'iniziàto, scomponendo i nomi propri, vi
scorge la chiave della grande opera e così capi
sce i tre significati racchiusi nel racconto.
Bisogna ora ritornare su ognuno di questi
metodi fornendo certi elementi di sviluppo che
permettano di vederne chiaramente il modus
agendi.

I.

ÀI primo metodo si riferisce un riassunto


ammirabile della Scienza Occulta teoricamente e
praticamente, una sintesi luminosa dinnanzi alla

- 12 -

quale gli iniziati si sono sempre inchinati rispet


tosamente, intendo parlare della Tavola Smeral
dina, attribuita ad Ermete Trimegisto.
Analizziamo questa pagina e vi ritroveremo
le idee considerate nei capitoli precedenti ; ma
prima diamo il testo nei suo insieme.

TAVOLA SMERALDINA D’ERMETE

* E’ vero, senza menzogna, verissimo.


“ Ciò che è in basso è come ciò che é in
alto e ciò che è in alto é come ciò che è in basso
per fare i miracoli d’una sola cosa.
“ E poiché tutte le cose sono state e sono
venute da Uno, cosi esse sono nate in questa
cosa unica, per adattazione.
“ 11 Sole ne è il padre, La Luna ne è la madre,
il Vento l’ha portata nel ventre, la Terra ne è
la nutrice ; il padre di tutto, il Telesma di tutto
il mondo è qui ; la sua forza è intera, se è con
vertita in terra.
« Separerai la terra dal fuoco, il sottile dal
denso dolcemente con grande arte. Egli sale dalla
terra al cielo e poi discende in terra e riceve la
forza delle cose superiori e inferiori. Avrai cosi
tutta la gloria del mondo e l’oscurità s’allontanerà
da te.
“ E’ la forza forte di ogni forza, poiché essa
*
vincerà le cose sottili e penetrerà in quelle solide.
* Così è stato creato il mondo.
“ Da ciò usciranno e saranno innumerevoli
adattazioni.
Perciò sono stato chiamato Ermete il Tri-
megisto, possedendo le tre parti della filosofia
del mondo.
“ Ciò che ho detto dell’operazione del Sole
è compiuto e ultimato.

E ’ vero
Senza Menzogna
Verissimo.

La Tavola smeraldina principia con una Tri


nità. Ermete afferma cosi fin dalì’inizio la Legge
che regge l’intera Natura. Sappiamo che il T er
nario si riduce ad una gerarchia designata col
nome dei Tre Mondi. E’ dunque una stessa cosa
considerata sotto tre diversi aspetti che queste
parole ci presentano.
Essa è la verità e la sua triplice manifesta
zione nei Tre Mondi. :
E ’ vero. — Verità sensibile; corrispondente al
Mondo fisico. E’ l’aspetto studiato dalla Scienza
contemporanea.
Senza Menzogna. — Opposizione all’aspetto pre
cedente. Verità filosofica, certezza corrispon-
~~ 74 —

dente al Mondo metafisico o morale.


Verissimo. — Unione dei due aspetti precedenti,
la tesi e l’antitesi per costruire la sintesi.
Verità intelligibile corrispondente al Mondo
divino.
Si può vedere che la spiegazione che ho
precedentemente data del numero Tre trova qui
la sua applicazione luminosa.
Ma continuiamo :
Ciò che è in alto Ciò che è in basso
è come ■ e < è come
ciò che è in basso ciò che è in alto
per fare i miracoli d’una sola cosa.
Disponendo così questa frase ritroviamo
prima due Ternari o piuttosto un Ternario con
siderato sotto due aspetti positivo e negativo :

alto basso
Positivo analogo al negativo analogo
basso all’alto

Ritroviamo in seguito l’applicazione del me


todo della Scienza Occulta, l’analogia. Ermete dice
che il positivo (alto) è analogo al negativo (casso) -
si guarda bene dal dire che sono simili.
Infine vediamo la costituzione del quattro per
mezzo della riduzione del tre all’unità:

*
- 75 -

Per fare i miracoli d’una sola cosa


o del sette, per mezzo della riduzione del sei (i
due Ternarii) all’Unità.
Il quattro e il sette esprimono la stessa cosa,
si può dunque prendere con certezza l’una o l’altra,
delle due applicazioni.
Riavviciniamo la spiegazione della seconda
frase del testo di Ermete alla spiegazione della
prima, e vedremo :
Che bisogna considerare una Verità nel suo
triplice aspetto fìsico, metafisico e spirituale innanzi
tutto.
Soltanto allóra si può applicare a questa co
noscenza il metodo analogico che permetterà di
sapere le Leggi.
Infine bisogna ridurre la molteplicità delle Leggi
all’Unità per la scoperta del Principio o della Causa
prima.
Ermete affronta in seguito lo studio dei rap
porti fra il multiplo e l’Unità, o fra la Creazione
e il Creatore, dicendo :
E poiché tutte le cose sono state e sono ve
nute da Uno, còsi tutte le cose sono nate in questa
unica cosa per adattazione.
Ecco in poche parole tutto l’insegnamento
dei santuario sulla creazione del Mondo; la crea
zione per adattazione o per il quaternario svilup-
. — ?6 -

pata nel Sepher le sirah e nei dieci primi capitoli


del Boereschit di Mosè.
Questa cosa unica, da cui deriva tutto, é la
Forza universale di cui Ermete descrive la ge
nerazione :
Il Sole (positivo) ne è il Padre
La Luna (negativo) ne è la Madre
Il Vento (ricettatore) l’ha portata nel suo
ventre
La Terra (materializzazione
accrescimento) ne è la nutrice.
Questa cosa che Egli chiamaTelesma (volontà)
è d’una tale importanza che mostrerò alcune
opinioni di qualche autore sul soggetto :
“ Esiste un agente misto, un agente naturale
e divino, corporale e spirituale, un mediatore
plastico universale, un ricettacolo comune delle
vibrazioni del movimento e delle immagini della
forma, un fluido e una forza che si potrebbe
chiamare in qualche modo l’immaginazione della
natura.
r<Per mezzo di esso tutti gli apparecchi ner
vosi comunicano segretamente insieme ; di là
nascono la simpatia e l’antipatia ; provengono i
sogni ; per mezzo suo si producono *i fenomeni
della seconda vista e della visione soprannatu
rale. Quest’agente universale delle opere della
— 77 —

natura é Vod degli Ebrei e di Reichembach, è la


luce astrale dei M arinisti.
“ L’esistenza e l’uso possibile di questa forza
sono il grande arcano della magia pratica.
“ La luce astrale calamita,riscalda, rischiara,
magnetizza, attira, respinge, vivifica, distrugge,
coagula, separa, spezza, riunisce tutto sotto l’im
pulso di volontà potenti „ (El. Levi, H. de la M).
I quattro fluidi imponderabili, non sono che le
manifestazioni diverse d’uno stesso agente uni
versale che è la luce». (E Levi, H. de la M).
“ La luce universale, quando calamita i mondi
si chiama luce astrale ; quando forma i metalli
si chiama azoth o mercurio dei saggi ; quando
dà la vita agli animali, deve chiamarsi magne
tismo animale,, (E Levi).
* Il movimento é lo stato NON DEFINITO
della forza generale che anima la natura ; il
movimento è una forza elementare, la sola che
io capisca e di cui bisogna servirsi per spiegare
tatti i fenomeni della natura. Poiché il movimento
è suscettibile di più e di meno, vale a dire di
condensazione e di dilatazione, elettricità, calore,
luce.
* E’ ancora suscettibile di combinazioni, di
condensazioni. Infine vi si trova l’Organizzazione
di queste combinazioni.
“ II movimento supposto ATTIVO material-
mente e intellettualmente ci dà la chiave di tutti
i fenomeni* (Louis Lucas Medicine nouvelle pag. 25).
Dopo aver affermato l'esistenza di questa
forza universale, Ermete affronta l’Occultismo
pratico, la rigenerazione delPUomo per sè stesso
e della Materia per mezzo di questa rigenera
zione dell’uomo.
Non toccherò quest’argomento che su un
punto, quello della Filosofia ermetica:

DELL’ALCHIMIA

E’ grazie agli alchimisti che i dati della


Scienza Antica sono, in gran parte, pervenuti
fino a noi. Così non potrei occuparmi dei principii
che guidavano questi ricercatori senza studiare
tutta la Scienza Occulta. Mi limiterò dunque in
questo breve svolgimento a dare un’idea generale
della pratica sulla quale sono basati i racconti
simbolici.
Certe persone pensano che è impossibile
conoscere la pratica della grande opera senza
poter fabbricare la pietra filosofale : è un errore.
Gli alchimisti hanno descritto perfettamente le
operazioni che eseguivano. Essi non sono univer
salmente oscuri che su un punto, sulla materia
usata nelle operazioni.
Tuttavia prima di affrontare questo soggetto
bisogna risolvere due questioni :
1. — Che cos’è la pietra filosofale ?
2. — E’ una menzogna o si hanno delle
prove irrefutabili della sua esistenza.
Già da molto tempo cercavo delle prove
convincenti dell’esistenza della trasmutazione senza
poterle scoprire. I fatti certamente non mancano,
ma poiché erano stati eseguiti dagli alchimisti,
si poteva supporre che fossero furbe macchi-
nazioni e così erano risolutamente screditati di
fronte alla critica scientifica.
Sfogliando l’opera notevole di Figuer (1),
ho scoperto tre fatti che costituiscono delle prove
scientifiche irrefutabili del cambiamento dei
metalli vili in oro.
La pietra filosofale è una polvere che può
prendere differenti colori secondo il suo grado
di perfezione, ma che, praticamente, non ne
possiede che due : bianco e rosso.
La vera pietra filosofale è rossa. Questa
polvere rossa possiede tre virtù.
1. — Essa trasforma in oro il mercurio e
il piombo ; ho detto in oro e non in un metallo
che se ne avvicini più o meno, come l’ha creduto
uno scienziato contemporaneo, Berthelot.

(ì) L’Alchimie et les Alchimistes.


2. — Essa costituisce un depurativo energico
per il sangue e guarisce rapidamente, presa per
via interiore, qualsiasi malattia.
3. — Essa agisce ugualmente sulla piante,
facendole crescere, maturare e fruttificare in
qualche ora.
Ecco tré punti che sembreranno favolosi a
parecchi, ma gli alchimisti sono tutti d’accordo
su ciò.
Basta del resto riflettere per vedere che
queste tre proprietà non ne costituiscono che
una sola : rafforzamento dell’attività vitale.
La pietra filosofale è dunque semplicemente
una energica condensazione della vita in una
piccola quantità di materia ed agisce come un
fermento sul corpo in presenza del quale la si
pone.Basta un poco di lievito per «far crescere»
una gran massa di pane ; parimenti è sufficiente
un pò di pietra filosofale per sviluppare la vita
contenuta in una materia qualsiasi minerale,
vegetale o animale. Ecco perchè gli alchimisti
chiamano la loro pietra : medicina dei tre regni.
Vediamo ora la sua fabbricazione.
Ecco quali sono le operazioni essenziali :
estrarre dal Mercurio volgare uno speciale fer
mento chiamato dagli alchimisti Mercurio dei
filosofi.
- 81 -

Pare agire questo fermento sull’argento per


estrarne parimenti un fermento.
Fare agire il fermento del Mercurio sull’oro
per estrarne un altro fermento. Combinare il
fermento ricavato dall’oro con quello dell’argento
e il fermento mercuriale in un recipiente di vetro
solidissimo e in forma d’uovo, chiudere ermeti
camente questo recipiente e metterlo a cuocere
in un forno particolare chiamato dagli alchimisti
athanor, L’Athanor non differisce dagli altri for
ni che per una combinazione che permette di ri
scaldare lunghissimamente e in un modo specia
le il detto uovo.
E’ allora (durante questa cottura) ed allora
soltanto che si producono certi colori sui quali
sono basati tutti i racconti alchemici. La materia
contenuta nell’uovo diviene prima nera; ogni co
sa sembra putrefatta, questo stato è chiamato la
testa del corvo. Improvvisamente a questo colore
nero succede una splendente bianchezza. Questo
passaggio dal nero al bianco, dell’oscurità alla
luce, è un’eccellente pietra di paragone per
riconoscere un racconto simbolico che tratta
l’alchimia. La materia così fissata al bianco serve
a trasmutare i metalli impuri (piombo, mercurio)
in argento.
Se si continua la cottura si vede questo
colore bianco sparire a poco a poco, la materia
6 — Trattato E ltm . di Scienza Occulta
- 8 2 -

assume tinte diverse, dai colori inferiori dello


spettro (azzurro, verde) fino ai colori superiori
(giallo, arancione,) e finalmente si arriva al rosso
rubino. La pietra filosofale è allora quasi terminata.
Ho detto quasi, poiché a questo stato dieci
grammi di pietra filosofale non trasmutano più
di venti grammi di metallo.
Per completare la pietra bisogna rimetterla
in un uovo con un poco di mercurio dei filosofi
e ricominciare a riscaldare. L’operazione che era
durata un anno non richiede più che tre mesi
ed i colori riappariscono nell’ordine stesso della
prima volta.
A questo stato la pietra trasmuta in oro
dieci volte il suo peso.
Si ricomincia ancora l’operazione. Essa non
dura che un mese, la pietra trasmuta mille volte
il suo peso.
Infine si ritenta l’operaz/one per l’ultima
volta e si ottiene la vera pietra filosofale, che tra
smuta diecimila volte il suo peso di metallo in oro.
Queste operazioni sono designate col nome
di moltiplicazioni della pietra. Quando si legge
un alchimista bisogna dunque vedere di quale
operazione parla :
1. — Se parla della fabbricazione del mer
curio dei filosofi, nel qual caso sarà sicuramente
inintelligibile per il profano.
2, — Se parla della fabbricazione della pietra
propriamente detta, nel qual caso egli parlerà
chiaramente.
3. — Se parla della moltiplicazione ed allora
sarà chiaro totalmente.
Munito di questi dati, il lettore può aprire
il libro di Fiquier e, se non è nemico d’una
dolce gaiezza, leggere dalla pagina 8 a pagina 52,
Egli decifrerà facilmente il senso dei racconti
simbolici che sono così oscuri.
Portiamo come esempio la storia seguente.
« Bisogna cominciare al Messa nelmatrac-
calar del sole, quando il ciò in forma d’uovo
marito Rosso e la sposa dei due fermenti,
Bianca si uniscono nello attivo o Rosso, pas
spirito di vita per vivere sivo o Bianco.
nell’amore enella tranquillità
nella proporzione esatta
d’acqua e terra.
« Dall’ occidente avan Diverse grada
zati attraverso le tenebre zioni di fuoco.
verso Settentrione.
« Altera e dissolvi il Testa di corvo,
marito fra l’inverno e la colori dell’opera.
primavera, cambia l’acqua
in una terra nera ed elevati
attraverso i colori varii verso
l’Oriente dove si mostra la
Luna piena.
~ 84

Dopo il purgatorio appare Bianco,


il sole bianco e radioso ».
Considerando una storia simbolica bisogna
sempre cercare il senso ermetico che è il più
nascosto e che si trova quasi sicuramente. Come
la natura è dovunque identica, lo stesso racconto
che esprime i misteri della Grande Opera, potrà
ugualmente significare il corso del Sole (miti solari)
o la vita d’un eroe favoloso. Solo l’iniziato sarà
dunque in grado di cogliere il terzo significato
(ermetico) dei miti antichi (1), mentre lo scien
ziato contemporaneo non vi vedrà che il primo
e secondo senso (fisico e naturale, corso del Sole
Zodiaco, ecc.) ed il contadino non ne capirà che
il primo significato (storia dell’eroe).
Le avventure di Venere, Vulcano e Marte
sono celebri dal punto di vista fra gli alchimisti.
Da tutto ciò che abbiamo studiato risulta che
per fare la pietra filosofale bisogna avere tempo
e pazienza. Coloro che non hanno ucciso in sè il
desiderio dell’oro non saranno mai ricchi, par
lando alchemicamente.

II.

Abbiamo abbastanza sviluppata la prima

(1) Ragon, Fastes initiatiques.


~ 85 -

maniera che aveva l’iniziato per esprimere le sue


idee.
Ritorniamo ora sul secondo modo e svilup
piamo, come l’abbiamo promesso, l’uso dei segni
geometrici
Niente vi é di più noioso della lista dei
rapporti che intercorrono fra le figure geometriche
ed i numeri che si trovano un pò dovunque
negli autori che s’occupano della Scienza Occulta.
Questa aridità proviene dal fatto che essi non
hanno mai creduto opportuno di dare la ragione
di questi rapporti.
Per stabilire l’alleanza delie idee con le figure
geometriche, ci è necessario una base solida di
sviluppo, da noi già conosciuta. Il punto da cui
partiremo saranno i numeri.
E’ dall’Unità che partono tutti i numeri e
tutti non sono che aspetti differenti dell’Unità
identica a sè stessa.
E’ dal punto che nascono tutte le figure geo
metriche e tutte queste figure non sono che aspetti
differenti del Punto (1).

(1) La Kabbala è fondata sulla stessa idea. Tutte le lettere


nascono d'una soia, iod, di cui esse ne esprimono tutti gli
aspetti come la natura esprime i diversi aspetti del Creatore
(vedi il Sepher lèsirah).
L'unità 1, sarà analogicamente rappresentata
dal punto.
Il primo numero al quale dà nascità, 1, è 2.
La prima figura alla quale dà nascita il punto,
è la Linea.
Il due, 2, sarà rappresentato dalla linea____
semplice o doppia------ -------.
Con la linea un’altra considerazione si pre
senta, é la direzione.
I numeri si dividono in pari o dispari, come
le linee prendono due direzioni principali.
La direzione verticale | l’Attivo.
La direzione orizzontale --------- ilPassivo.
II primo numero che riunisce gli opposti 1
e 2 è il Ternario 3. La prima figura completa,
chiusa, é il triangolo.
Il tre, 3, sarà rappresentato analogicamente
dal triangolo.
A partire dal numero 3 sappiamo che le cifre
ricominciano la serie universale ; 4 é un’ottava
differente di 1.
Le figure seguenti sono dunque combinazioni
dei termini precedenti, e niente di più
li quaternario, 4, sarà rappresentato da forze
opposte a due a due, vale a dire da linee opposte
nella loro direzione a due a due.
87 —

2 forze attive |
4
2 forze p a s s iv e ____

Quando si vuole esprimere una produzione


prodotta dal 4, si fanno incrociare le linee attive
e passive in modo da determinare un punto centrale
di convergenza ; è la figura della croce, immagine
dell’ Assoluto.

Alla cifra cinque, 5, farà riscontro la stella a


cinque punte, simbolizzante l’intelligenza (la testa
umana) che dirige le quattro forze elementari
(le quattro membra):
- 88 -

I due ternarii, i’uno positivo, l’altro negativo.


Sette, 7, = : 4 + 3 = A
Otto, 8, = 4 -{- 4 — 1_1 ■_! o
Nove, 9, = : 3 - { - 3 + 3 = A A A
Dieci, 10 == il cerchio eterno = O
Ogni numero rappresenta un’idea e una
forma. Possiamo dunque stabilire i rapporti
seguenti :
NUMERO IDEA FORMA
1 Il Principio ■
2 L’Antagonismo -- --
3 L’Idea A
4 La forma. L’Adattazione +
5
6
Il Pentagramma
L’Equilibrio delle Idee
A
A ▼
7 La realizzazione. Alleanza A
della Forma e dell’Idea
*

8 L’Equilibrio delle Forme



9 Perfezione delle Idee
&
to Il Cerchio eterno 0
— 89 —

Per mostrare l’applicazione dei dati prece


denti, traduciamo in linguaggio geometrico le
prime frasi della Tavola Smeraldina :

La verità nei tre mondi

Ciò che è in alto


è come ▲
ciò che è in basso ▼

Per compiere miracoli d’una sola cosa

E’ come tutte le cose sono state e sono


venute d’un O
Così tutte le cose sono nate in questa
cosa unica per adattazione (La croce é il 0
segno dell’adattazione)

III.

Se noi volessimo parlare lungamente de*


racconti simbolici, terzo metodo usato nell’an tr
- 90 ~

chità, bisognerebbe rivedere tutta la mitologia.


Oltre al fatto che questo lavoro è stato già com
piuto (1), il quadro del nostro soggetto non ce
lo permette.
Tuttavia non vorrei lasciare questo capitolo
senza citare qualche estratto che ci mostri il
modo con cui i traduttori della Bibbia sono
caduti nell’errore prendendo i testi nel significato
materiale. Fabre d ’Olivet ha giustamente prote
stato contro queste pretese, Saint-Yves d’Alvey-
dre ci illuminerà maggiormente, riabilitando il
pensiero di Mosé.
« Per scagionare il legislatore degli Ebrei
dalle calunnie teologiche, cui è stato oggetto in
merito al Padre del Genere Umano, prego il
lettore di sollevare con me il triplice velo di cui
ho parlato.
«Simile a IEVE maschio e femmina come
lui, Adamo ha un significato molto più vasto di
quello che i natutalisti formulano, quando volendo
ésprimere la Potenza cosmogonica che specifica
l’uomo, in quanto individuo fìsico, chiamano que
sta Potenza Regno Ominale.
« Adamo è l’ierogramma di quel principio
universale ; rappresenta l’anima intelligènte del
l’Universo stesso, Verbo Universale che anima

(1) Ragon, Magonnerle occulte,


- é l

la totalità dei sistemi solari non soltanto nell’Or


dine visibile, ma soprattutto in quello invisibile.
« Poiché quando Mosè parla del principio
animatore del nostro Sistema solare non è più
Adamo che menziona ma Noah.
« Ombra di IEVE, pensiero vivente e Legge
organica degli Aelohim, Adamo è l’Essenza ce
leste da cui emanano tutte le Umanità passate,
presenti, future, non soltanto quij sulla Terra,
ma attraverso, l’immensità dei cieli.
« E’ l’Anima universale di Vita, Nephesh
Haiah, di quella sostanza omogenea che Mosé
, chiama Adamah, e che Platone chiama la Terra
Superiore.
« Ora io qui non interpreto affatto, ma esprimo
letteralmente il pensiero cosmogonico di Mosè ;
poiché, tale è l’Adamo dei santuari di Tebe e
del Baereschit, il grand’Uomo celeste di tutti i
templi antichi., dalla Gallia fino alle Indie » (1).
« 11 famoso serpente del preteso gardino
delle delizie non significa altro, «nel testo egiziano
di Mosè, che ciò che Geoffroy Saint-Hilaire ha
espresso (l’attrazione di sé per sé stesso): Nahash,
l’Attrazione originale il cui geroglifico era un
serpente disegnato in un modo particolare.
« La parola Haronne, a cui il legislatore de

fi) Saint-Yves d'Alveydre, p. 135. Adam,


92 —

gli Ebrei fa seguire il precedente ierogramma, é


il famoso Hariman del primo Zoroastro ed esprime
la tecnica universale della Natura Naturata, pro
dotta daj precedente principio (1).
«Quanto al preteso Eden, eccone il signi
ficato nel testo ermetico di Mosè, prete d’Oriside:
« Gan-Bi-Hèden, soggiorno d’ Adamo Èva,
rappresenta l’organismo della Sfera universale
del Tempo, l’Organizzazione della Totalità di ciò
che è temporale.
«I famosi fiumi che sono in numero di
quattro in uno, vale a dire che formano un qua
ternario organico, non esprimono il Tigre e
i’Eufrate propriamente detti più di quanto non
esprimano il Tevere, la Senna od il Tamigi, poi
ché, lo ripetiamo una volta ancora, i primi dieci
capitoli di Mosè sono una Cosmogonia e non
una geografia.
« Così questi pretesi fiumi sono in realtà dei
fluidi universali che, partendo da Gan, Potenza
organica per eccellenza, inondano la Sfera tem
porale, Hèden, il Tempo senza limiti di Zoroastro,
posta essa stessa fra due Eternità, Puna anteriore,
Kaedem, l’altra posteriore Gholim (2)».

(1) Saint-Yves d’Alveydre, Mission des Juifs. Ouroboros.


(2) Saint-Yves d’Alveydre, Mission des Juifs. Les Qua
tres fleuves.
Ca pi t o l o V.

Le tavole analogiche
La Magia. - L’Astrologia.

Nei metodi usati dall’iniziato per esprimere


le sue idee non abbiamo mai visto fin’ora la
forma generale d’esposizione subire il minimo
cambiamento ; solo il valore dei segni cambia.
Come fare allora per sviluppare in un insieme
armonioso i rapporti che esistono fra i soggetti
trattati ?
Vedremo frequentemente, scorrendo le pagine
di un trattato occulto, frasi come queste :
L'aquila si rivolge all'aria, frase incompren
sibile se manca la chiave per l’interpretazione.
Questa chiave risiede in un metodo d’espo
sizione, stabilito secondo il metodo generale della
Scienza occulta : l’analogia.
Esso consiste nelPesprimere le idee in modo
tale che. l’osservatore possa afferrare d’un solo
colpo il rapporto che esiste tra la legge, il fatto
ed il principio d’un fenomeno osservato.
Cosi, dato un fatto, voi potete scoprire la
legge che lo regge ed il rapporto che esiste fra
essa e una grande quantità di fatti.
Come due cose (FATTI), analoghe ad una
terza) (LEGGI), sonò fra loro analoghe, voi de
terminate il rapporto che esiste fra il fatto osser
vato ed uno qualunque degli altri fenomeni.
Questo metodo, lo si vede, analizza, illumina
i racconti simbolici, ed era usato nei templi sol
tanto fra maestro e discepolo. Esso era basato
sulla costruzione di « tavole * disposte in un
certo modo. Per scoprire la chiave del sistema,
tentiamo di ricostruirlo pezzo per pezzo.
Dopo aver letto un racconto simbolico ho sco
perto che racchiudeva tre sensi.
Prima un senso positivo espresso dalla stessa
trama del racconto : un figlio risulta d’un padre
e d’una madre; poi un senso comparativo espresso
dai rapporti dei personaggi ; rapporto della Luce,
dell’Ombra e della Penombra; infine un senso
ermetico e perciò generalissimo ; Legge di pro
duzione della Natura, il Sole e la Luna che pro
ducono Mercurio.
La legge che domina è quella del Tre. I
principi sono l’attivo, il passivo ed il neutro.
Per scoprire i rapporti che esistono fra
questi tre fatti : produzione del Figlio, produzione
della Penombra, produzione del Mercurio, trascrivo
i termini l’uno sotto l’altro, specificando quale è
- 95

il principio attivo il principio passivo (—)


ed il principio neutro (oo^ come stgue:
— (oo)
Padre Madre Figlio
Luce Ombra Penombra
Sole Luna Mercurio
Basta un colpo d’occhio per vedere come i
rapporti siano meravigliosamente indicati. Tutti
i principii attivi dei fatti osservati sono disposti
sotto lo stesso segno + che li governa*
E’ lo stesso per quanto riguarda i principii
passivi ed i principii neutri.
Tutti i fatti sono ordinati nella stessa di
sposizione, seguendo una linea orizzontale ; talché
leggendo la « tavola * verticalmente * si vede
il rapporto dei principii fra loro ; leggendola
orizzontalmente «« si vede il rapporto dei fatti
coi principii, e scorrendone tutto l’insieme si
vede scaturire la legge generale.

Una consider azione importante che risulta

0
96 -

da questa disposizione è che, come tutti i fatti


sono governati dalla stessa legge, questi fatti
sono analoghi fra loro e possono essere sostituiti
gli uni con gli altri, avendo cura di scegliere,
per sostituire una parola, un’altra parola retta
dallo stesso principio.
Ciò provoca una certa confusione nella mente
di. chi vede due fatti, apparentemente discordanti,
accomunati l’uno all’altro, come nella frase :
Il nostro mercurio androgino è figlio del Sole
e della sua compagna, la Luna.
Quale rapporto può esservi fra questo metallo,
i pianeti e la generazione ad essi attribuita ? É
tuttavia un’applicazione delle «tavole* analogiche,
poiché :

Mercurio androgino
è il Neutro
Il Sole
(Padre) è l’Attivo
la Luna compagna
(Madre) è il Passivo

ed ecco i loro rapporti :


+ — 00

Sole Luna Mercurio


Padre Madre Figlio
Oro Argento Argento vivo
- 97 -

Cosi l'alchitnista voleva dire, se si sostituisce


il Sole col suo equivalente l’Oro e la Luna còl
suo equivalente l’Argento :
Il nostro Mercurio androgino è figlio dell'Oro
e dell'Argento.
Riferiamoci a quello che abbiamo spiegato
nel capitolo precedente sull’Alchimia e capiremo
perfettamente.
Altre frasi sono anche facili a spiegarsi per
chi conosce i rapporti, mentre per i profani re*
steranno affatto incomprensibili.
Cosi l’Alchimista non dirà mai : cambiare il
solido in liquido, ma invece : convertire la terra
(solido) in acqua (liquido).
Da ciò risulta che molti, prendendo alla let
tera le frasi alchimiche, e leggendo :
Cambierai l’acqua in terra e separerai la terra
dal fuoco, si sono rovinati prima d’aver trovato
il mezzo, per cambiare l’acqua in humus o per
separare la terra dal fuoco.
Perciò non bisogna meravigliarsi di trovare
persone istruite che professano seriamente l’idea
che la fisica degli antichi si riduceva allo studio
dei quattro elementi, terra, acqua, aria, fuoco.
Sono proprio queste persone che trovano cosi
oscuri i libri alchemici, nè potrebbe essere
altrimenti.
Se si è ben capito l’uso del metodo analogico,
7 — Trattato Eleni. di Scienza Occulta

&
si vedrà subito l’importanza delle « tavole » che
indicano immediatamente i rapporti fra i diversi
oggetti.
Questi rapporti erano d’una utilità estrema
nella pratica di certe scienze antiche, fra le quali
la Magia e l’Astrologia.
Esistono pregiudizi cosi inveterati sulla
prima di queste scienze da rendere indispensabile
qualche parola di spiegazione.

LA MAGIA

La Magia era la pratica delle proprietà psi


chiche acquisite durante i diversi gradi della
iniziazione.
Gli antichi, avendo dovunque constatato la
esistenza della vita, avevano anche notato l’in
fluenza universale esercitata dalla volontà.
Lo sviluppo della volontà è dunque lo scopo
che deve perseguire ogni uomo che si propone
di comandare le forze della Natura.
Mi domanderete : si può dunque comandare
queste forze ? Certo. Ma poiché quest’asserzione
colpisce profondamente le idee contemporanee,
vado ad esporre le seguenti spiegazioni a titolo
di semplice curiosità senza partecipare pro o contro.
11 Mondo sensibile sarebbe penetrato da
ogni parte da un altro mondo, il quale sfugge
- 9 9 -

all’azione dei sensi ed è puramente spirituale ;


il mondo visibile sarebbe doppiato da un altro
mondo, l’invisibile.
Questo mondo invisibile sarebbe popolato
d’esseri spirituali, di più categorie.
Gli uni insensibili al bene come al male, e
che possono diventare strumenti dell’uno come
dell’altro, sono designati col nome di spiriti
elementari o Elementali.
Gli altri, residui vitali d’uomini imperfet
tamente sviluppati, di volontà perverse e di
suicidi, sono designati col nome di Larve. Essi
sono spinti da una cosa soltanto, dal desiderio
non mai appagato.
Infine questo mondo invisibile sarebbe ancora
popolato dalle nostre idee, agenti come esseri reali.
« Ogni pensiero d’uomo passa, nello stesso
momento in cui è sviluppato, nel mondo inte
riore, dove diventa una entità attiva a causa
della sua associazione, e potremmo chiamarla
fusione, con un ELEMENTALE, vale a dire con
una delle forze semi-intelligenti dei regni della
Natura. Esso sopravvive come una intelligenza
attiva, creatura generata dallo spirito, durante un
tempo più o meno lungo secondo l’intensità ori
ginale dell’azione cerebrale che l’ha prodotto.
« Cosi un pensiero buono è perpetuato come
un potere attivamente benigno; uno cattivo come
un demone maligno, sicché l’uomo popola con-
100 -

tinuamente con la sua influenza lo spazio d’un


mondo a parte, dove s’affollano le creature delle
sue fantasie, dei suoi desideri, dei suoi impulsi
e delle sue passioni ; questa influenza reagisce
in proporzione della sua intensità dinamica su
tutta l’organizzazione sensitiva o nervosa che è
in contatto con essa » (1).
L’agente, attraverso cui si opera su queste
forze intellettuali, è la Volontà ! Si può scorgere
nel III Capitolo che le facoltà umane sono, per
sè stesse, indifferenti al bene o al male e la loro
azione varia secondo l’impulso della Volontà.
Assolutamente lo stesso avviene per questi esseri
elementari.
Avviene sovente che esseri umani abban
donino completamente l’uso della loro volontà
e cerchino di mettersi in rapporto col Mondo
Invisibile. E’ allora che le creazioni perverse, le
Larve, troverebbero il mezzo per aumentare la
loro debole vita accaparrandosi quella di quegli
uomini che, anticamente, costituivano gli Stregoni
ed attualmente, costituiscono i Medium degli
Spiritisti.
La differenza fra il mago e lo stregone è che
il primo sa quello che fa e ciò che ne risul
terà, mentre il secondo Pignora assolutamente.

(1) Kout-Houmi, (Sinnet, Monde Occulte pag. 170).


— 101 —

L’importante è dunque la Volontà e tutte le


tradizioni sono unanimi su questo punto, come
lo dice Fabre d’Olivet: «Jerocle, dopo aver
esposto questa prima maniera di spiegare i versi
di cui si tratta, tocca appena la seconda, dicendo
che la votontà dell’uomo può influire sulla Prov
videnza, quando, agendo in un’anima forte, è
assistita dal cielo e opera con esso.
« Ciò era una parte delia dottrina insegnata
nei misteri e di cui si proibiva la divulgazione
ai profani. Secondo questa dottrina, di cui si
possono trovare esempi notevoli in Platone, la
Volontà, sostenuta dalla Fede, poteva vincere la
stessa Necessità, comandare la Natura ed ope
rare miracoli. Essa era il principio sul quale ri
posava la magia dei discepoli di Zoroastro. Gesù,
dicendo parabolicamente che la fede smuove le
montagne, seguiva la tradizione teosofica, da tutti
i saggi conosciuta.
« La purezza del cuore e la fede trionfano
di ogni ostacolo» diceva Kong-Tze; «ogni uomo
può uguagliare i saggi e eli eroi di cui le na
zioni venerano la memoria, diceva M en g -T ze;
non è mai il potere che manca, è la volontà;
purché si voglia, si riesce >.
Queste idee dei teosofi cinesi si ritrovano
negli scritti degl’indiani e anche in quelli di
qualche Europeo,

*»•
« Più la volontà è grande, scrive Boheme,
più l’essere è grande, più è potentemente ispirato».
«La volontà e la libertà sono una stessa
cosa (1) ».
« La Volontà che va risolutamente avanti,
è la fede ; essa modella la sua forma in spirito,
e sottomette a sè tutto ; per suo mezzo un’anima
riceve il potere d’influire su un’altra, e di pene
trarla nelle sue più intime essenze. Quand’essa
agisce con Dio, può rovesciare le montagne, spez
zare le roccie, confondere i complotti degli empi,
soffiare su di essi il disordine e lo spavento ;
può operare tutti i prodigi, comandare i cieli, il
mare, incatenare la morte stessa ; tutto le é sot
tomesso. Niente esiste a cui essa non possa co
mandare in nome dell’ Eterno. L’ anima che
esegue queste grandi cose non fa che imitare i
profeti e i santi, Mosè ,Gesù e gli apostoli. Tutti
gli eletti hanno tale potenza. Niente può nuocere
a colui in cui v’è Dio (2)».
I rapporti del mondo visibile col modo in
visibile erano stati applicati a tutti quegli esseri
spirituali ed i magi avevano dato ad essi nomi
attraverso cui pretendevano evocarli.
II loro aiuto non serviva che ad una cosa:

(1) Fabre d’Olivet, èrsdorés pag. 254. La Volonti.


V
(2) Jacob Boheme, Question 6.
IU J

concentrare intorno all’adepto una più grande


quantità di Forza Universale, di Movimento, at
traverso cui egli poteva produrre risultati pro
porzionati all’intensità delle sue facoltà psichiche.
« Il cervello umano è un generatore inèsau-
ribile di forza cosmica della qualità più raffinata,
che ricava dalle energie inferiori della natura
bruta ; l'adepto completo ha fatto di sè stesso
un centro sfolgorante di virtualità, da cui nasce
ranno correlazioni su correlazioni attraverso le
epoche a venire. Tale è la chiave del potere mi
sterioso che egli possiede di proietare e di ma
terializzare nel mondo visibile le forme che la
sua immaginazione ha costruite nell’invisibile con
la materia cosmica inerte. L’adepto non crea nulla
di nuovo : non fa che usare, manipolandoli, i
materiali che la natura ha immagazzinati intorno
a lui, la materia prima che, durante le eternità,
ha traversato, tutte le forme. Non ha che a sce
gliere quella di cui ha bisogno e richiamarla ad
esistenza obbiettiva. Questo non sembrerebbe ad
uno dei vostri Sapienti biologi il sogno d’un
pazzo ?» (1).
I rapporti dell’ invisibile col visibile erano
stati portati dagli antichi al limite estremo, tanto
che si poteva seguire la catena per la quale un

(1) Kout-Houni (Loc. cit.) p. 167,


- 104 -

oggetto qualunque ritornava all’intelligenza, a cui


doveva la sua forma. Da ciò l’uso di certi oggetti,
di certi caratteri per fissare la volontà nelle
operazioni magiche.
Questi oggetti non servivano che come punto
d ’appoggio sul quale si applicava la volontà
dell’adepto per agire come una potente calamita
sulla forza universale. Un adepto non può pro
durre un effetto contro natura cioè un miracolo.
Mme Blawatsky nel suo libro Isis devoilè
parla ampiamente della Magia e dei poteri dello
adepto. Dopo aver spiegato come l’uomo è
tri-uno, essendo composto dal corpo fisico, da
quello astrale, vitalizzante o anima, corpi che
sono tonalizzati ed illuminati dal terzo principio,
lo Spirito immortale. Quando l’anima dell’uomo
può fondersi con lo Spirito, diventa un’ entità
immortale. La Blawatsky dice poi che l’adepto
deve essere capace di liberare, durante la vita,
l’anima dal corpo, ciò che significa l’estrazione
volontaria e cosciente dell’uomo che sta dentro
(forma astrale, anima) dall’uomo esteriore (corpo
fisico). Questa fase d’abilità magica è chiamata :
"uscita in corpo astrale,, e, mentre nei.medium
avviene involontariamente e incoscientemente,
nell’adepto, nel mago deve avvenire per la vo
lontà e per l’arte di trasporre la coscienza nella
forma astrale, restando assolutamente in istato di
veglia, anzi in istato di «risveglio».
- 105 —

Per dire le cose in poche parole, scrive la


Blawàtsky la MAGIA è la SAGGEZZA SPIRI
TUALE, la Natura è l’alleata materiale del Mago.
Un principio vitale comune riempie tutto e questo
principio subisce il dominio della volontà umana,
spinta alla perfezione. L’adepto può stimolare i
movimenti delle forze naturali nelle piante e
negli animali ad un grado soprannaturale. Queste
azioni, lungi daU’ostacolare il corso della natura,
agiscono al contrario come stimolanti fornendo
le condizioni d’un’azione vitale più intensa ».
Questo notevole passo getta una gran luce
sul segreto delle pratiche della magia ed è cu-,
rioso di ricercare l’origine di queste teorie. Così
ricorreremo ancora a Fabre d’Olivet.
« Come Pitagora designava Dio col numero
1 e la materia col 2, egli esprimeva l’Universo,
col 12 che risulta dalla riunione degli altri due.
Questo numero si forma per la moltiplicazione
di 3 per 4, vale a dire che il filosofo concepiva
il mondo universale come composto di tre mondi
particolari, i quali, concatenandosi l’un l’altro,
per mezzo di quattro modificazione elementari si
sviluppavano in dodici sfere concentriche.
« L’essere ineffabile che riempiva queste sfere,
senza esservi implicato, era Dio. Pitagora Gli
dava per anima la verità e per corpo la luce. Le
intelligenze che popolavano i tre mondi erano in
&

— 106 —

primo luogo gli Dei Immortali, poi gli Eroi glo


rificati, ed infine i Demoni terrestri.
« Gli Dei immortali, emanazioni dirette del
l’Essere increato e manifestazioni delle sue facoltà
infinite, erano così chiamati, poiché non potevano
mai cadere in dimenticanza del loro Padre o
errare nelle tenebre dell’ignoranza e dell’empietà ;
invece le anime degli uomini che producevano,
secondo il loro grado di purezza, gli Eroi glo
rificati ed i Demoni terrestri, potevano qualche
volta morire alla vita divina per il loro volon
tario allontanamento da Dio ; poiché la morte,
dell’essenza intellettuale non era, secondo Pita
gora seguito in ciò da Platone, che l’ignoranza
e l’empietà.
«Secondo il sistema delle emanazioni, l’Unità
assoluta in Dio era concepita come l’anima spi
rituale dell’Universo, il principio dell’Esistenza,
la luce delle luci ; si credeva che questa Unità
creatrice, inaccessibile allo stesso intendimento,
producesse per emanazione una diffusione d
luce che, procedendo dal centro alla circonferenza,
andasse perdendo insensibilmente la sua luminosi
tà e la sua purezza, a misura che s ’allontanava
dalla sua sorgente fino ai confini delle tenebre,
con le quali finiva per confondersi ; sicché i suoi
raggi divergenti, divenendo sempre meno spiri
tuali, e d’altronde respinti dalle tenebre, si con-
—»107 -

densavano, fondendosi con esse e, prendendo una


forma materiale, costituivano tutte le specie degli
esseri che il Mondo racchiude,
« Così s’ammetteva fra l’Essere Supremo e
l’uomo una catena ininterrotta d’esseri intermediari,
le cui perfezioni decrescevano in proporzione del
loro allontanamento dal Principio creatore.
* « Tutti i filosofi e tutti i settarii, che ammi
rano questa gerarchia spirituale, considerarono,
sotto rapporti speciali, gli esseri differenti, di cui
essa era composta. I magi dei Persi, che vi ve
devano dei geni più o meno perfetti, li chiama
vano con nomi relativi alla loro perfezione ed
in seguito si servivano di questi nomi stessi
per evocarli. Da ciò proviene la Magia dei
Persiani, che gli Ebrei, ricevutala per tradizione
durante la loro prigionia a Babilonia, chiamarono
Kabbala. Questa magia si fuse con Pastrologia
dei Caldei, che consideravano gli astri come es
seri animati appartenenti alla catena universale
delle emanazioni divine; essa si legò in Egitto
con i misteri della Natura e si rinchiuse nei
santuari, dove i preti l’insegnavano sotto il velo
di simboli e di geroglifici. Pitagora, concependo
questa gerarchia spirituale, come una progres
sione geometrica, considerò gli esseri che la com
ponevano in rapporti armonici e stabilì, per ana
logia, le leggi dell’Universo su quelle della mu-
•4

— 1Ó8 —
J.

Sica. Chiamò armonia il movimento delle sfere


celesti e si servì dei numeri per esprimere le
facoltà dei differenti esseri, le loro relazioni e le
loro influenze. Terocle menziona un libro sacro,
attribuito al filosofo, nel quale egli chiamava la
Divinità il Nùmero dei Numeri.
« Fiatone che considerò, qualche secolo dopo,
questi stessi esseri, come idee e tipi, Untava di
penetrarne la natura ed a sottometterseli per
mezzo della dialettica e per la forza del pensiero.
« Sinesio che fuse la dottrina di Pitagora
con quella di Platone, chiamava a volte Dio il
Numero dei Numeri, altre volte l’Idea delle Idee.,
Gli Gnostici davano agli esseri intermediari il
nome d’ Eoni, che significa in egiziano un Prin
cipio di Volontà, sviluppantesi per mezzo d’una
facoltà plastica, nome che in greco è riferito ad
una durata infinita (1)».
Se il lettore volesse sincerarsi fino a qu 1
punto questi rapporti erano spinti dagli antichi
maestri d’occultismo non ha che riferirsi ad una
delle « tavole » magiche di Agrippa, quella del
Quaternario, che si trova nella Filosofia Occulta (2).
11 lettore potrà vedere il modo con cui i

(1) Fabre d’Olivet, Vers dorés de Pythagore.


(2) Agrippa LaFilosofia Occulta, vendibile presso la
Società Editrice Partenopea, V. S. Bartolomeo 47, Napoli.
— 109 —

fatti, le leggi e i principi sono disposti nelle


tavole analogiche. Si vedrà, per esempio, perchè,
per comandare agli spiriti dell’ARIA, è necessaria
una piuma d’AQUILA, secondo i rapporti ana
logici che esistono fra l’elemento e l’uccello. Tutte
queste pratiche non servono, lo ripeto, che per
fissare la volontà.
Un’ altra questione che vorrei affrontare,
prima d’andare innanzi, è quella della predizione
degli avvenimenti futuri.
La scienza divinatoria per eccellenza é l’Astro-
logia. Se si ricordano i dati della dottrina di
Pitagora, concernenti la Libertà e la Necessità,
sarà facile scorgere le ragioni teoriche che gui
davano i ricercatori nei loro studi. Poiché tutto
è analogico nella Natura, le leggi che guidano i
Mondi nella loro corsa debbono ugualmente gui
dare l’Umanità, cervello della Terra e gli uomini,
cellule dell’umanità. Tuttavia l’imperio della vo
lontà è così grande che, come si è visto poco
fa, può giungere fino a dominare la Necessità;
da cui questa formula, base dell’Astrologia :

Astra inclinanty non necessitant

La Necessità per l’uomo deriva dalle sue


azioni anteriori, da ciò che gli Indù chiamano il
suo Karma. Questa idea è anche quella di Pita-

v
gora nonché di tutti i santuari dell’antichità :
ecco ia generazione di questo Karma.
« Nirvana, è detto ne\V Iside, significa la cer
tezza dell’immortalità individuale in SPIRITO,
non in ANIMA ; questa, essendo una emanazione
finita, le sue parti, composte di sensazioni umane,
di passioni e d’aspirazioni verso qualche forma
oggettiva d’esistenza, debbono necessariamente
disintegrarsi prima che lo spirito immortale,
racchiuso nell’Io, sia liberato del tutto e, per
conseguenza, assicurato contro ogni trasmigra
zione nuova. E come potrebbe l’uomo raggiun
gere questo stato, se 1’ Upadarta, quel desi
derio di vivere e di vivere ancora, non sarà
scomparso dall’Essere ?
« E’ l’ Upadana, o desiderio intenso, che
produce la Volontà, che sviluppa la Forza ed
è quest’ultima che produce la Materia, vale a
dire un oggetto avente una forma. Cosi l’Io
disincarnato, non fosse che per quel desiderio
che non muore, fornisce inconsciamente delle
condizioni alle sue proprie generazioni succes
sive, sotto forme diverse ; queste ultime dipen
dono dal suo stato mentale e dal suo Karma,
vale a dire dalle buone o cattive azioni della
sua precedente esistenza (Blawatsky).
E’ quindi l’insieme dei meriti e demeriti che
costituisce per l’uomo la sua Necessità. Sono
pochi coloro i quali sanno portare la loro vo
lontà ad un sviluppo tale che influisca su
questo destino ; così le inclinazioni degli astri
« necessitano » per la maggior parte degli uomini.
« L’avvenire si compone del passato ; vale
a dire la via che percorre l’uomo nel tempo e
che modifica per mezzo della libera potenza della
sua volontà, egli l’ha già percorsa e modificata ;
come la Terra, per servirmi d’un’immagine sen
sibile, descrivendo la sua orbita annuale intorno
al sole, secondo il sistema moderno, percorre
gli stessi spazi, e vede spiegarsi intorno ad essa
quasi gii stessi aspetti, cosicché, seguendo di
nuova una strada che si è tracciata, l’uomo
potrebbe, non solamente riconoscervi l’orma dei
suoi passi, ma prevedere anticipatamente ciò che
vi incontrerà, se la sua memoria ne conservasse
l’immagine e se quest’immagine non fosse can
cellata per cause intime inerenti alla sua natura
e per le leggi provvidenziali che la reggono.
«Il principio per il quale si diceva che
l’avvenire non è che un ritorno del passato non
era sufficiente per riconoscerne la trama ; era
necessario un secondo principio, che era quello
per il quale si stabiliva che la Natura è dovun
que simile e, per conseguenza, che la sua azione
essendo uniforme nella più piccola sfera come
nella più grande, nella più alta come nella più
■**
- 112 -

bassa, si poteva da ciò inferire dall’una all’altra


e pronunziarsi per analogia.
«Questo principio scaturiva dagli antichi
dogmi sull’animazione dell’Universo sia in gene
rale che in particolare : dogma consacrato in
tutte le nazioni e secondo cui si insegnava che
non soltanto il Gran Tutto, ma i mondi innume
revoli, che ne rappresentano quasi le membra, i
Cieli e il Cielo dei Cieli, gli Astri e tutti gli
Esseri che li popolano, fino alle piante ed ai
metalli, sono penetrati dalla stessa anima e
mossi dallo stesso Spirito. Stanley attribuisce
questo dogma ai Caldei, Kircher agli Egiziani
ed il saggio Rabbin Maimonide lo fa risalire
fino ai Sabbei (1) ».
Se vogliamo sapere l’origine di questi dati
sull’astrologia, vedremo che, come tutte le grandi
scienze coltivate dell’antichità, essa era diffusa,
su tutta la superfice terreste, come lo prova
P autore che non posso tralasciare di citare :

Lascia agire i pazzi e senza scopo nè causa,


Tu devi, nel presente, contemplar l’avvenire

« Vale a dire, devi considerare quali saranno i


risultati di tale o tale azione, e pensare che essi,

(1) Fabre d’Olivet Vers dorés pag. 273 .


113 —

dipendendo dalla tua volontà, prima ancora di


nascere, diverranno il dominio della necessità
nel momento in cui l’azione sarà eseguita, e
crescendo nei passato una volta che saranno
nati, concorreranno a formare la trama d’un
nuovo avvenire.
« Prego il lettore, curioso in questa specie
d'avvicinamenti, di riflettere un momento sul
l’idea di Pitagora. Egli vi troverà la vera fonte
delle scienze astrologiche degli antichi » e non
bisogna ignorare che esse un tempo/estendevano
il loro impero su tutta la terra.
« Ora basterebbe togliersi per un momento
soltanto la benda dei pregiudizi per accorgersi
che una scienza cosi universale, intimamente
connessa a tutto ciò che gli uomini ammettevano
di più santo, non poteva essere il prodotto della
follia e dell’ignoranza (1)»*
Quando, in seguito alle persecuzioni del
potere arbitrale, gli iniziati si videro costretti a
salvare i principii della loro scienza, essi com
posero, secondo gli astri, un misterioso libro,
riassunto a chiave di tutta l’antica scienza e
l’affidarono ai profani senza rivelarne la chiave.
Oli alchimisti compresero il senso misterioso del

(1) Fabre d’Olivet, \e r s dorès de


8 — Trattato Elem.di Scienza Occulta
libro e molti loro trattati o — fra gli altri, le dodici
chiavi di Basilio Valentino — sono basati sulla
sua interpretazione. Guglielmo Postel ne ritrovò
il significato e lo chiamò la (1);
1 Rosa-Croce possedettero ugualmente quest’in
terpretazione e le iniziazioni più alte non ne
hanno perduto il secreto come lo provano le
opere del teosofo Claudio de Saint-Martin, scritte
su quei dati.
Ho voluto scorrere rapidamente le scienze
per le quali sono indispensabili le tavole ana
logiche, sperando che il lettore non me ne vorrà
per questo.
1 racconti simbolici rappresentano il senso
positivo delle verità precedentemente enunziate,
le tavole corrispondono al senso comparativo
ed all’analisi di queste verità; studieremo in se
guito i segni che corrispondono alla sintesi. Per
ora dobbiamo chiarire lo studio delle tavole.
Per costruire una tavola analogica prima si
determina la cifra (1. 2. 3. 4 ecc.), di cui la
tavola é lo sviluppo. Così la tavola magica qui
di seguito è costruita sulla cifra 4. Bisognerà
tracciare dunque tante colonne per quanti sono

(1) Clef eschosen cachèes, Amsterdam. Tradotto in ita


d
liano e vendibile presso la Società Editrice Partenopea
in Napoli, Via S. Bartolomeo, 47.
- U 5; —

i -principi! studiati, vale a dire tante colonne per


quante la cifra ne rappresenta d’unità.
Prendiamo per esempio quattro fatti qual
siasi e determiniamo la loro posizione secondo
il numero Tre.

Osiride Iside Horus


Padre Madre Figlio
Sole Luna Mercurio
Luce Ombra Penombra
Fuoco Acqua Aria

Vediamo così in questa tavola un’esposizione,


ma noi non sappiamo di che cosa questi fatti
siano lo sviluppo. Così è necessario aggiungere
una colonna supplementare a quelle precedenti,
nella quale scriveremo ciò che qui manca.

1. Colonna supplomon. Colonna Negativa Neutra


Positiva
Dio secondo gli Egiziani Osiride Iside Horus
La Famiglia Padre Madre Figlio
1 tre Astri Sole Luna Mercurio
La Chiarezza Luce Ombra Penombr.
Gli elementi Fuoco Acqua Aria
— 116 -

Tutti questi fatti, per quanto numerosi pos


sano essere, si dispongono secondo la gerarchia
dei Tre M ondi; così bisogna aggiungere una
colonna ancora, per cui le colonne supplementari
diventano due.
Ecco la tavola definitiva :

1. Colonna Colonna Colonna 1 N eutra 1 2. Colonna


Supplem entare Positiva Negativa! Supptomen.
Dio secondo gli O siride Iside 1Horus 1Mondo
Egiziani Archetipo
La Fam iglia Padre M adre ' Figlio | Mondo
(M orale
1 tre astri Sole Luna IM ercurio
La C hiarezza Luce O m bra iPenom br. lM ondo
(M ateriale
Gli elem enti Fuoco Acqua [Aria

Basterà riferirsi alla tavola d’Agrippa, posta


in fondo al libro, per vedere l’uso di questa
colonna dei Tre Mondi.
La lettura e la pratica delle tavole analo
giche sono in gran parte basate sulla lettura
delle tavole num eriche antiche, fra le altre della
tavola di Pitagora. Q uesta lettura si fa second o
il triangolo rettangolo com e segu e :
117 —

1. 2. 3. 4.
2. 4. 6. 8.
3. 6. 9. 12.
4. 8. 12. 16.

Sia da ricercarsi quale numero risulti dalla


moltiplicazione di 3 per 4. Il risultato si troverà
all’angolo retto d’un triangolo rettangolo di cui
gli altri due angoli saranno formati dagli ele
menti della moltiplicazione, come segue :

1 2 3 4

Si scorge subito che il risultato, 12, si trova


all’angolo retto del triangolo.
Basta applicare questi dati ad una tavola
analogica per formare delle frasi strane per chi
non ne ha la chiave.
&

— 118 -

Iside

Fuoco Acqua Aria

Fra le frasi che così possono formarsi, ecco


qualche esempio :
P frase : Osiride è il Padre d’Horus
2“ frase : Osiride è la Luce d ’Horus
3“ frase : OsiJide è il Fuoco d’Horus
E’ inutileinsistere sulle combinazioni mol
teplici che possono risultare in tal modo. Si
può, per esempio, girare l’angolo retto del trian
golo, farlo coincidere con la parola Horus per
leggere così la frase.
Osiride Horus

Penombra
Homs è la Penombra d ’Osiride, frase oscu
rissima per chi ne ignora la chiave.
Abbiamo dato all’inizio del capitolo le di
verse applicazioni di questo metodo, sicché é
inutile insistervi.
Abbiamo così alcuni dati concernenti due
delle più grandi scienze del santuario, la Magia
e l’Astrologia. Continuiamo la nostra strada per
vedere se non saremo parimenti fortunati nello
studio dei più segreti metodi che la Scienza
occulta usava per spiegare i Pentacoli o figure
simboliche.
Ca p it o l o VI.

L’Espressione sintetica delle Idee.


I Pantacoli

L’iniziato può rivolgersi a tutti, esprimendo le


sue idee per mezzo di racconti simbolici cor
rispondenti ai FATTI ed al senso positivo.
Molti comprendono, se non il senso, per lo
meno le parole che compongono le tavole ana
logiche corrispondenti alle LEGGI e al senso
comparativo.
La comprensione totale dell’ultima lingua che
l’iniziato usa è riservata soltanto agli adepti.
Muniti degli elementi che possediamo, pos
siamo ora affrontare la spiegazione parziale di
questo metodo sintetico, l’ultimo ed il piu elevato
delle Scienze Occulte. Esso consiste nel riassu- *
mere esattamente, in un solo segno, i fatti, le
leggi, ed i principii corrispondenti all’idea che
si vuole trasmettere.
- lè i

Questo segno, vero riflesso dei segni natu


rali, si chiama un pantacolo.
La comprensione e l’uso dei pantacoli cor
risponde ai PRINCIPII ed al senso superlativo
nella gerarchia ternaria.
Dobbiamo sapere due cose in merito a
queste misteriose figure : la loro costruzione, poi
e sopratutto la loro spiegazione.
Abbiamo già mostrato la riduzione della
Tavola Smeraldina in segni geometrici, costruendo
così un vero pantacolo. Tuttavia per maggior
chiarezza, ne costruiremo un altro.
Il secreto il più nascosto, il più occulto del
Santuario era, lo sappiamo, la dimostrazione
dell’esistenza d’un agente universale designato
con una grande quantità di nomi, nonché della
pratica dei poteri acquisiti attraverso il suo
studio.
Come bisognerà fare per designare questa
forza con un segno ?
Studiamo allora le sue proprietà.
Prima di tutto questa forza unica è dotata,
come il suo Creatore, di due qualità polarizzabili ;
é attiva e passiva, attrattiva e repulsiva, di
volta in volta positiva e negativa, centrifuga e
Centripeta.
Vi sono pertanto diversi modi per rap
presentare l’attivo ; possiamo farlo con la cifra

¥
•4

— 122 —

1 ed allora il passivo sarà specificato col 2,


ciò che ci permette di determinare col numero
12 l’attivo-passivo.
E’ il procedimento pitagorico.
Possiamo anche designarlo con la linea
verticale, cosicché il passivo sarà specificato con
la linea orizzontale ed allora sarà la Croce
un’altra immagine delfattivo-passivo.
E’ il procedimento degli Gnostici e dei
Rosa-Croce.
Queste due designazioni, però, pur signifi
cando attivo - passivo, non fanno menzione del
positivo e del negativo, dell’attrazione e della
repulsione.
Per attuare il nostro scopo, cercheremo una
rappresentazione nel dominio delle torme, nella
Natura stessa, dove il positivo sarà rappresentato
dal « pieno » ed il negativo dal suo contrario,
dal « vuoto ». E’ da questo modo di concepire
l’attivo che provengono tutte le immagini falliche
dell’antichità.
Un pieno e un vuoto questi sono gli ele
menti con i quali si esprimono le prime qualità
della forza universale.
Ma questa forza è dotata anche d’un movi
mento perpetuo, ad un punto tale che Louis
Lucas l’ha designata proprio con questo nome.
L’idea del movimento ciclico risponde in geo*
— 123 —

metria qualitativa al cerchio e al numero dieci

Un pieno, un vuoto, un ecco il


punto di partenza del nostro pantacolo.
Il pieno sarà rappresentato dalla coda d’un
serpente, il vuoto dalla testa ed il cerchio dal
corpo.
Il serpente sarà chiuso in cerchio su sè
stesso in modo tale che la testa (vuoto, attrattivo,
passivo) cercherà continuamente di divorarsi la
coda (pieno, repulsivo, attivo), che fugge in un
eterno movimento.
Ecco la rappresentaztone della forza. Come
ne esprimeremo allora le leggi ?
Queste, lo sappiamo, sono armoniche e
perciò equilibrate. Sono rappresentate nel mondo
dall’Oriente, positivo della Luce, che è equili
brato dall’Occidente, negativo della Luce o posi
tivo dell’Ombra ; dal Mezzodì, positivo del Calore,
che è equilibrato dal Nord, negativo del Calore
o positivo dal Freddo. Due Forze : Luce e Calore,
opponentesi Luna all’altra in positivo e negativo
per costituire un quaternario : ecco l’immagine
delle leggi del Movimento designate dalle sue
Forze equilibrate. La loro rappresentazione sarà
la Croce :

Aggiungeremo dunque fra la bocca e la


coda de! serpente o intorno ad esso l’immagine
della Legge che regge il movimento : il quaternario.
Conosciamo la forza universale e la rap-v
presentazione sua e quella delle sue Leggi.
Come ne esprimeremo il cammino ?
Sappiamo che questa forza evolve ed involve
perpetuamente correnti vitali che si materializ
zano, poi si spiritualizzano, che escono ed entrano
costantemente nell’unità. Una di queste correnti,
quella che va dall’unità alla molteplicità, é dun
que passiva, discedente ; l’altra, che va dalla
molteplicità all’Unità, è attiva, ascendente.
Molti mezzi sono dunque a nostra disposi
zione per rappresentare il cammino della forza
universale.
La potremo designare con due triangoli, uno
nero discedente, l’altro bianco ascendente. La
potremo designare con due colonne, l’una bianca,
- 125

l’altra nera (procedimento seguito nella Mas


soneria, colonne IAKIN e BOHAS) o con le
posizioni date alle braccia d’un personaggio, uno
levato in alto per rappresentare la corrente
ascendente, l’altro abbassato verso la terra per
designare la corrente discendente.
Riuniamo tutti questi elementi e vedremo
apparire la figura che costituisce la 21. chiave
del Tarocco, immagine dell’Assoluto.
Il serpente rappresenta la forza universale,
i quattro animali simbolici la legge delle forze
equilibrate, emanate da questa forza, le due
colonne al centro del serpente, il cammino del
movimento, e la giovinetta, la produzione che
ne risulta, la vita.
oopo§opo(considerato solo, senza il suo
sviluppo, esprime dunque uno dei principii più
generali che esistono. Sarà i’immagine :
Nel Mondo Divino Dell’azione del Padre sul
Figlio.
Nel Mondo Intellet
tuale : Dell’azione della Libertà
sulla Necessità.
Nel Mondo Materiale
o Fisico Dell’azione della Forza
sulla Resistenza.
Questafigura é suscettibile ancora d’una
straordinaria quantità d’applicazioni. In una pa-
126 -

rota, è un pantacolo, un’immagine dell’assoluto.


Spiegazione dei Pantacoli. — Queste figure
che sembrano a prima vista cosi misteriose
divengono tuttavia, nella maggior parte dei casi,
relativamente facili a spiegare. Ecco quali sono
le regole più generali che si possono assegnare ad
una tale spiegazione :
/. Scomporre la figura nei suoi elementi.
II.Vedere la situazione che occupano questi
elementi nella figura, gli uni in rapporto agli altri.
III. Cercare la scienza alla quale si ricollega
più da vicino il pantacolo.

I.

SCOMPOSIZIONE DELLA FIGURA


NEI SUOI ELEMENTI

Ogni pantacolo, per quanto complicato possa


apparire, può essere scomposto in un certo nu
mero d’elementi riferentisi alla geometria quali’
tativa.
Passeremo ora in rivista un certo numero
d’elementi grazie ai quali il lavoro sarà gran
demente facilitato e abbreviato.
Ma' soprattutto ci tengo a dare un metodo
che si può usare ogni qualvolta la determina
zione degli elementi sarà difficile.
- 127 —
Bisognerà contarli. Si troveranno allora que
sti elementi disposti per tre. per sette o per
dodici.
Se sono disposti per tre l’idea che racch iu
dono è quella d’A ttivo-Passivo-N eutro e delle
sue conseguenze.
Se sono disposti per sette, si riferiscono sia
ai sette pianeti, sia ai colori dell’opera erm etica
e la 3* considerazione (scienza alla quale si ri
porta la figura) chiarisce allora la descrizione.
Finalmente, se sono disposti per dodici, essi
esprim ono qualsiasi m ovim ento zodiacale, p ar
ticolarm ente quello del Sole.
Evitate queste difficoltà, vediam o q u alcu n o
dei principali elem enti.
La croce esprim e l’opposizione delle forze a
due a due per dare nascita alla Q u in tessen za. È
l’im magine dell’azione d ell’A ttivo sul P a s s iv o ,
dello Spirito sul M ateria.

Naturalmente la testa dom ina il corpo, lo


Spirito domina la materia ; quando gli stregoni
vogliono esprimere le loro idee in un p antacolo,
essi formulano le loro im precazioni, d istru ggen d o
l’armonia della figura ; cioè m ettono la croce con
-4

- 128 -

la testa in giù e cosi esprimono le idee seguenti:

La Materia domina lo Spirito ;


Il Male è superiore al Bene ;
Le Tenebre sono preferibili alla Luce ;
L'uomo deve lasciarsi guidare unicamente dai
suoi più bassi istinti e agire nel peggior modo
per distruggere la propria intelligenza.
Sappiamo che la croce esprime queste idee
perchè essa è formata da una verticale (immagine
dell’attivo) e da una linea orizzontale (immagine
del passivo) con tutte le analogie implicate in
questi termini.
Il quadrato esprime l’opposizione delle forze
attive e passive per costituire un equilibrio;
perciò è particolarmente l’immagine della «forma».

Il triangolo esprime diverse idee, secondo le


posizioni che prende il suo vertice.
129 -

In se stesso il triangolo è formato da due


linee opposte, immagini del 2 e dell’antagonismo,
che si perderebbero nell’Infinito senza mai incon
trarsi, se una terza linea non venisse ad unificarle
entrambe e con ciò a ricondurle all’unità, costi
tuendo così la prima figura chiusa.

Il triangolo con il vertice in alto rappresenta


ciò che sale dal basso in alto.

è particolarmente il simbolo dei Fuoco e del


Calore.
« E’ il mistero gerarchico della Luce e la
Materia radicale del Fuoco elementare ; è il
principio formale del Sole, della Luna, delle Stelle
e di tutta la Vita naturale.
«Questa luce primitiva porta in alto tutti i
fenomeni per virtù propria, poiché, essendo pu
rificata dall’Unità della Luce increata, essa si
slancia sempre verso l’Unità da cui ricava il
suo ardore» (1).

(1) L ’Ombre Idèale de la S universe!le.


I — Trattato Elementare di Scienza Occulta

¥
- 130 -

Il triangolo con il vertice in giù rappresenta


ciò che discende dall’alto in basso.

E* particolarmente il simbolico dell’Acqua,


dell’Umido.
« E’ l’Acqua sopraceleste o la Materia meta
fisica del Mondo uscita dallo Spirito prototipo ;
la Madre di tutto, che dal Binario produce il
Quaternario.
« Ogni suo movimento tende in basso ed è
così che essa individualizza le Materie particolari
ed i corpi di tutte le cose, dando loro l’esi
stenza (1) »•
L'unione dei due triangoli rappresenta la
combinazione del Caldo e dell’Umido, del Sole
e della Luna, il principio di tutta la creazione,
la circolazione della VITA dal Cielo alla Terra
e dalla Terra al Cielo, l’evoluzione degl’indù.

Questa figura, chiamata SIGILLO di SALO-

(1) L’ombre idéale de la universe!le.


— 131 —

MONE, rappresenta l’universo ed i suoi due


T ernari: DIO e la NATURA: è l’immagine del
Macrocosmo.
Essa spiega le parole d’Ermete nella Tavola
Smeraldina :
« Sale dalla Terra al Cielo e poi discende
in terra e riceve la forza delle cose superiori e
inferiori ».
Essa rappresenta anche le virtù diffuse nei
cicli generatori del versetto occulto del Pater di
S. Giovanni, che i preti ortodossi recitano ancora.
« E’ la perfezione dell’Universo nell’opera
mistica dei sei giorni dove si assegna al Mondo
l’alto ed il basso, l’Oriente e l’Occidente, il
Mezzodì e il Settentrione.

« Così questo geroglifico del Mondo ne sco


pre le sette luci nel mistero dei sette giorni della
Creazione, poiché il Centro del Senario la il
Settenario sul quale scivola e si riposa la Natura
e che Dio ha scelto per santificare il suo Nome
adorabile. Dico dunque che la LUCE del Mondo
esce dal Settenario poiché si sale da lui alla
Decade, che è l’Orizzonte deH’Eternità donde
scaturiscono la gioia e la virtù di tutte le cose»
(L’ombre ideale).
- 132 -

Il lettore deve essere capace, dopo le pre


cedenti indicazioni, di comprendere questi pas
saggi d’uno scritto del più puro misticismo.

II.

s it u a z io n e degl i el emen t i

Determinare gli elementi che compongono


un pantacolo, è già un grande risultato, ma non
bisogna limitare il lavoro d’investigazione a
questo metodo.
La posizione che occupano questi elementi
proietta una viva luce sui punti più oscuri e
questa posizione è relativamente facile a deter
minarsi col metodo delle opposizioni.
Questo metodo consiste nell’applicare ad un
elemento restato oscuro il significato opposto
dell’elemento messo di contro ad esso, al fine di
poterne ottenere la comprensione.
Sìa esempio il seguente :

P...
L.\ Dv

Ecco tre lettere formanti la divisa di Caglio


stro. Sono giunto, supponiamo, a ritrovare il si-
gnificato della prima, che significa : Libertà : ho
visto la mia supposizione confermata dal trian
golo a vertice superiore, rappresentato dai tre
punti, e posto accanto alla lettera. Voglio ora
conoscére il significato dell’altra lettera, D.
Secondo il metodo delle opposizioni, so che
questa lettera, opposta alla prima, avrà un senso
reciproco al primo significato, Libertà, e dovrà
trovarsi perciò racchiuso nell’idea di Necessità.
Ma il triangolo con il vertice inferiore V m’in
dica subito che questa necessità è passiva nelle
sue manifestazioni e l’idea di Dovere dovrà
prendere il posto della lettera D ; la reazione di
L su D dà il Potere.
Questo esempio semplicissimo permette di
intendere i dati del metodo delle opposizioni,
che è di grandissima utilità nella spiegazione
delle figure misteriose. Questo metodo è sempre
usato sia per designare gli opposti con colori
diversi, come per le due colonne, I e B della
Massoneria, l’una rossa e l’altra azzurra, sia per
designarli con forme diverse, come la bocca e
la coda del serpente, immagini dell’attivo e del
passivo, o simboli di venerazione posti sulle
colonne massoniche, sia ancora attribuendo ad
essi differenti direzioni come nel Sigillo di -
lomone (i due triangoli a vertici opposti) o nella
croce opposizione delle Linee.
Colori
Forme opposti
Direzioni
Tali sono i tre modi con i quali si desi
gnano gli antagonisti nei pantacoli.
Ritroviamo questa applicazione nei diversi
modi di rappresentare il Quaternario, immagine
dell’Assoluto.
Letteralmente il Quaternario è designato con
quattro lettere ebraiche :
La prima, iod, rappresenta l’attivo.
La seconda, hè,è l’immagine del passivo.
La terza, vau,rappresenta il vincolo che le
lega.
La quarta, infine, hè, è la seconda ripetu
e indica la perpetuità delle produzioni d’Osiride
- Iside.
Gli iniziati, disponevano queste lettere in
fòggia di croce :
iod

hè-------------

vau
In questo caso, la direzione indica il signifi-
cato degli elementi, poiché gli elementi attivi
( iode vau) sono sulla stessa linea verticale e
su quella orizzontale i passivi.
Si può ugualmente designare questo quater
nario con differenti forme.
Il Bastone, immagine dell’attivo rappresen
terà la lettera iod.
La Coppa, che è profonda, che può conte
nere, immagine del passivo, rap
presenterà la prima lettera hè.
La Spada, immagine dell’alleanza fra attivo
e passivo.
o
La Croce, rappresenterà la lettera vau.
Il isco,rappresenterà due coppe sovrap
D
poste e poi 2 volte 2, indicante la
ripetizione della lettera hé.

Bastone o Fiori Tali sono gli elementi, im


Coppa o Cuori magini dell’Assoluto, che
Spada o Picche costituiscono le carte da
Disco o Quadri gioco

Oli elementi sono dipinti in due modi op


posti ( rossie, neri) per mostrare che il quaternario è
formato dall’opposizione, a due a due, delle due
forze primordiali, una attiva : rossa ; l’altra pas
siva.* nera.
- 136 -

Ecco il riassunto geometrico di questo modo


di considerare il quaternario :

Bastone
+

Ne J r o
Coppa -f----------------------------- Disco
* CO
CO
O

Spada

Considerate la 21. Chiave del Libro d’Ermete


e vedrete tutto ciò nei quattro animali simbolici.
Riassumendo : il secondo metodo di spiega
zione consiste ad opporre l’alto della figura al
basso, la destra alla sinistra per ricavare i chia
rimenti necessari.
E’ raro che il significato d ’una figura, per quanto
sia misterioso, non si manifesti infine, usando il
primo metodo (separazione degli elementi) in
sieme con l’ultimo descritto.
Tutte queste considerazioni sulla spiega
zione delle figure sembreranno forse futilissime
ai lettori : ma essi debbono considerare che la
scienza antica risiede quasi per intero nei pan-
ta co li ed a llo ra in d u b b ia m e n te c i s c u se r a n n o la
m o n o to n ia di q u e sti s v ilu p p i.
N o n tr o v ia m o n o i fo r se l’a p p lic a z io n e di
q u e sti dati n el m o d o d i sc r iv e r e le tre lin g u e
p rim itive: il c in e s e , l’e b r a ic o , il s a n s c r it o ?
Il c in e s e s i s c r iv e d a ll’a lto in b a s s o , v a le a
d ire v e r tic a lm e n te , e d a d e str a a sin istr a .
L’eb ra ico o r iz z o n ta lm e n te e da d e str a a sin istr a .
11 s a n s c r ito o r iz z o n ta lm e n te e d a s in is tr a a
d e str a .
S e c o n d o S a in t-Y v e s d 'A Iv e y d r e , la d irezio n e
d e lla scrittu ra in d ic h e r e b b e l’o r ig in e d e ll’istru
z io n e d ei p o p o li. S e a p p lic h ia m o ciò a lle scrittu re
p r e c e d e n ti tr o v erem o c h e :
T u tti i p o p o li ch e s c r iv o n o co m e il c in e s e ,
v a le a d ire d a l C ie lo a lla T erra (1 ), h a n n o
u n ’o r ig in e v ic in is s im a a lla p rim itiv a (i c in e si
s o n o i s o li c h e p o s s ie d o n o an co ra una scrittu ra
id eografica).
T u tti i p o p o li ch e s c r iv o n o c o m e g li E b rei,
d a ll’O rien te a ll’O c c id e n te , h a n n o r icev u to la cono*
sc e n z a da fo n te o r ie n ta le . Infine, tutti i p o p o li
ch e s c r iv o n o co m e il s a n s c r ito , da O c c id e n te ad
O rien te, h a n n o a v u to il lo ro sa p e r e dai prim i

(1) Moreaude Dammartin, nel suo Traiti sur l’Origine des


Caractéres alphabètiques, dimostra che i caratteri cinesi
sono ricavati dalla configurazione dei segni celesti.
■Né

— 138 -

sa n tu ari m etro p o lita n i d ’O c c id e n te , s p e c ia lm e n te


d ai D ru id i (1).
S e c o n d o q u a n to a b b ia m o s p ie g a to s i p o tr e b
b e c o n sid e r a r e il c in e s e co m e una ra d ice p ri
m itiv a c h e , p artita d al c ie lo , a v r e b b e d a to co m e
r a m p o llo l’eb r a ic o o il s a n s c r ito , s e c o n d o la si
c o n s id e r i a ttiv a o p a s s iv a , o r ie n ta le o d o c c id e n ta le .
P o s s ia m o r ia ssu m e r e q u a n to p ro ced e n elle
d is p o s iz io n i s e g u e n ti :

o
SANSCRITO I EBRAICO

III.

S C IE N Z A A LLA Q U A L E SI R IFE R ISC E


IL P A N T A C O L O

E ’ sta to un g r a n d e r isu lta to q u e llo d ’a v e r e


s c o m p o s ta u n a figu ra nei s u o i e le m e n ti, di a v er
tr o v a to il s ig n ific a to di e s s i co l m eto d o d e lle
o p p o s iz io n i ; m a non è q u e s to il lim ite d ei la v o r o
d e ll’in v e stig a to r e .
S u p p o n ia m o ch e e g li s ia g iu n to a r ife r ir e .

(1) Facciamo tutte le nostre riserve su questa spie


gazione certamente arbitraria (N. d. T.),
ai s e tte p ia n eti se tte e le m e n ti di u n ’a n a lisi d if
fic ile , avrà eg li il m o tiv o di riten ersi so d d is fa tto ?
Il s e n s o g e n e r a le d el P a n ta c o lo p u ò ch ia rirsi
s o lta n to c o s i : se si tratta d ’A str o lo g ia , il s e n s o
p o s itiv o a ttrib u ito ai p ia n eti s a ia su ffic ie n te ; s e
si tratta d ’A lch im ia s o lta n to il s e n s o co m p a r a tiv o
sarà u tile ed i p ia n eti d e sig n e r a n n o i co lo ri
d e ll’o p era ; in fin e, se s i tratta di M a g ia , i p ia
neti si riferiran n o ai nom i d e lle in te llig e n z e da
cui s o n o g o v e r n a ti.
Si v e d e c o s ì q u a l’è l’im p ortan za d e lla d eter
m in a zio n e d el s e n s o d el p a n ta c o lo e q u e sta d e te r
m in a zio n e n on si p u ò o tten ere ch e co m b in a n d o
i d u e prim i m eto d i : S c o m p o sizio n e in ,
O p p o sizio n e d e g li elem en ti.
Infine, d ic ia m o ch e q u e sta s p e c ific a z io n e
d el s ig n ific a to d e lle figu re m is te r io se non e s is te
q u a si mai n e lle figu re a n tic h e ch e e s s e d e s i
g n a n o a n a lo g ic a m e n te i tre sig n ific a ti corrispon^
d en ti ai tre m o n d i.
A p p lic h ia m o ora i dati p reced en ti a lla s p ie
g a z io n e d e lle figu re s im b o lic h e ch e p iù fa c il
m en te p o s s ia m o in co n tra re n e llo stu d io d ella
S c ie n z a O ccu lta .
Mi asterrò s p e s s o d a ll’a n a lizza re le s p ie g a
z io n i, ch e il letto re potrà ritrovare fa cilm en te
u sa n d o i m etod i p reced en ti.
Ì4Ò -

LA S F IN G E

Le r e lig io n i s i su cced on o s u lla T erra , le


g e n e r a z io n i p a s s a n o e gli u ltim i v en u ti c r e d o n o
p o ter, n el lo ro o r g o g lio , d isp r e z z a r e le c o n o s c e n z e
d e ll’a n tich ità . A l di so p r a di tu tte le se tte , di
tu tte le d is p u te , di tutte le q u e s tio n i s i erg e la
sfin g e im m o b ile c h e r isp o n d e co n un in q u ieta n te:
C h i s o n o i o ? à g li ig n o ra n ti ch e b e ste m m ia n o la
S c ie n z a .
I tem p li p o sso n o essere d istru tti, i libri
p o s s o n o sp a r ire sen za che le a lte con oscen ze
a c q u isite d a g li a n tich i p o s s a n o e s s e r e d im e n tic a te .
La sfin g e resta e b a sta .
S im b o lo d e ll’U nità e s s a r ia ssu m e in s è s te s s a .
le p iù d isp a r a te form e.
S im b o lo d e lla V erità , e s s a m ostra la r a g io n e
di tutti gli errori nei s u o i s te s s i co n tra sti.
S im b o lo d e ll’A s s o lu to , m a n ife sta il Q u a ter
n ario m is te r io so .
La m ia s o la r e lig io n e è v era , e sc la m a il cri
stia n o fa n a tico .
La v o str a è l’o p era d ’un im p o s to r e , s o lo la
m ia v ie n e da D io , r isp o n d e l’E b reo .
T u tti i v o stri libri sa n ti s o n o c o p ie d ella
n ostra R iv e la z io n e , a g g iu n g e l’in d ù .
T u tte le r e lig io n i son o m enzogne, n ie n te
e s is t e al di fu ori d e lla M a teria , i p rin cip ii di
- 141 —

tutti i cu lti provengono d a lla c o n te m p la z io n e


d e g li a stri, s o lo la S c ie n z a é v era , s o s tie n e lo
s c ie n z ia to m o d ern o .
E la sfin g e si e r g e al di so p r a di tutte le
d isp u te , im m o b ile , s in te s i d e lF U n ità di tutti i
cu lti e di tutte le s c ie n z e .
E s sa m ostra al cr istia n o l’A n g e lo , l’A q u ila ,
il L eon e ed il T o r o ch e a c c o m p a g n a n o g li E v a n
g e lis ti ; l’E b reo vi r ic o n o sc e il s o g n o d ’E zech iete;
l’Indù, i se g r e ti d ’A d d a N ari e lo sc ie n z ia to
ritrova s o tto q u e sti s im b o li le le g g i d e lle q u a ttro
forze elem en ta ri, M a g n e tism o , E lettricità , C a lo re,
L u ce.
In d e c iso su l s u o p ro g red ire n ella v ita , il
futuro in iz ia to in terro g a la S fin g e e la S fin g e parla:
G u a rd a m i, d ic e , h o una te sta u m ana n ella
q u a le v ’è la S c ie n z a , co m e l’in d ic a n o g li o rn a
m enti ch e la d eco ra n o .
La S c ie n z a c o n d u c e il m io ca m m in o n ella
V ita, m a, da s o la , è un d e b o le a iu to . H o artigli
da L eo n e n e lle m ie q u attro m em bra : s o n o arm ata
p er l’a z io n e , mi fa c c io largo a d estra e a sin istr a ,
d a v a n ti e d ietr o e n ie n te r e s is te a q u e sti m iei
a rtigli gu id a ti d a lla m ia testa ; n ie n te r e siste
a ll’A u d a cia g u id a ta d a lla S c ie n z a .
M a le m ie za m p e s o n o cosi s o lid e p erch è
p o ste su fianchi di T o r o . Q u a n d o h o c o m in c ia to

**■
- 142 -

u n 'a z io n e , io la p r o s e g u o la b o r io sa m e n te con la
p a zien za d el b u e ch e traccia il s o lc o .
N ei m om en ti di d e b o le z z a , q u a n d o Io s c o r a
m en to sta per in v a d erm i, a llo rch é la m ia testa
non si s e n te fo rte a b b a sta n za per so r r e g g e r e e
d irig ere il m io e s s e r e , a g ito le m ie ali d ’A q u ila .
M i in n a lz o a llo ra nel d o m in io d e ll’in tu izio n e,
le g g o n el c u o r e d el M o n d o i se g r e ti d ella V ita
U n iv e r s a le , p oi ritorno per rip ren d ere la m ia
o p era s ile n z io s a m e n te .
La m ia te s ta ti racco m an d a di S a p ere.
I m iei a r tig li ti ra cco m a n d a n o $ O s a te .
I m iei fia n c h i — di V olere.
Le m ie a li — di T acere.
S e g u i i m iei c o n s ig li e la v ita ti sem b rerà
g iu sta e b e lla .

TESTA
ALI
FIA N C H I
Z A M PE ZA M PE

In q u e sto s im b o lo d ella sfin g e si m ostra n o


d u e gran d i o p p o siz io n i :
D a v a n ti : La T e sta (la S c ie n za ) si o p p o n e
a lle Z a m p e (l'a u d a c ia ).
D ietro : I F ia n c h i (il L a vo ro ) s ’o p p o n g o n o
p a rim en ti a lle Z a m p e ( l'A u d a c ia )
- 143 -

Fra i d u e : E s iste r In tu izio n e ( a li) c h e li


r e g o la .
L’A u d a c ia n e lla s u a a z io n e a g irà effic a c e
m en te (z a m p e di d a v a n ti)
s e la S c ie n z a la d o m in a a b b a sta n z a p er
g u id a rla (te sta ).
L’A u d a cia n e g li stu d i sarà co ro n a ta d al
s u c c e s s o (z a m p e di d ie tr o )
s e e s s a s i la sc ia d irig ere dal L a v o ro e d a lla
P e r se v e r a n z a (fian ch i d el T o r o ).
F in a lm e n te g li a c c e s s i n e ll’A zio n e o n e llo
S tu d io d e b b o n o e s s e r e tem p erati d a ll’u so d e ll’im
m a g in a z io n e (le ali d ’A q u ila ).
A p p are c o s ì u n ’altra o p p o s iz io n e , è q u e lla
d e ll’A lto e d el B a s s o , a rm on izza ti dal C en tro.

ALTO — T e s ta A li
CENTRO — F ia n ch i d el T o ro
BA SSO — Z am p e di d a v a n ti — Z am p e di d ietro
+
In alto ha s e d e la S c ie n z a e l’Im m a g in a zio n e,
in b a s s o la p ratica, pratica n ella S cien za (za m p e
di d a v a n ti), pratica n e ll’Im m a g in a zio n e (z a m p e
di d ietro ).
La T e o r ia d e v e se m p r e d o m in a re e d irig ere
la p ratica, co lu i ch e v u o le sco p r ir e le V erità
n ella N atu ra so lta n to co n l’e sp e r ie n z a m a teria le
è s im ile ad un u o m o ch e v o le s s e fare a m en o
d e lla testa per m ettere in a z io n e le su e m em b ra.
N o n v ’è T eoria s e n z a P r a tic a .
N o n v ’é P r a tic a s e n z a T eo ria .
— 144 -

N o n v ’é T e o ria (
sen za L a v o ro
N o n v ’è P r a tic a (
E d e c c o an co ra ciò ch e ci rilev a la sfin g e .
R ia ssu m ia m o tu tto in una figura s e c o n d o le
in d ic a z io n i c h e a b b ia m o sc o p e r te :
D a v a n ti ( T e s ta u m ana A ttiv o +
+ ( Z a m p e di d a v a n ti = P a s s iv o —
D ie tr o ( A li d ’A q u ila = A ttiv o -f-
— ( Z a m p e di d ietro — P a s s iv o —
C en tro ( Fra le d u e , u n e n d o le
— N eu tro oo
oo ( si v e d o n o i fian ch i di T o r o
D e s ig n e r e m o il d a v a n ti d e lla S fin g e a ttiv o
co n u n a lin e a v e r tic a le .
Il d ie tr o p a s s iv o co n u n a lin e a o rizzo n ta le
ed otterrem o la s e g u e n te figura :

T e s ta u m ana

A li d ’A q u ila -------- F I A N C H I ----------Z am p e di d ietro


i
Z am p e di d a v a n ti
ò in r ia ss u n to

+ 00
- 145 —

Q u e s fu ltim a figu ra ci in d ic a le le g g i d e lle


fo rze elem en ta ri em a n a te d a lla F orza u n iv e r s a le :

Nord — Freddo, negativo del Caldo

Occidente Sole o Oriente


Ombra-Negativo —— Vita Universale —— Positivo
delia Luce del nostro Mondo delia Luce

Mezzodì — Positivo del Caldo

LE PIR A M ID I

La S fin g e n on é il s o lo m o n u m en to s im b o
lic o ch e ci ha tr a s m e s s o L E gitto.
Le traccie d e g li a n tich i centri in izia t e! s u s
s is to n o an co ra n e lle P ira m id i.
« D i fro n te al C airo, l’a ltip ia n o di G iz e h ,
ch e si s ta c c a a sp e r o n e d a lla ca ten a lib ic a , p orta
a n co ra s u lla riv a sin is tr a d el N ilo tre m o n u m en ti,
ch e h a n n o sfid a to l’a zio n e del tem p o e d e g li
u o m in i : le P ira m id i.
« Q u e ste tre m a s s e , a b a se q u a d ra ta , un
p o c o in e g u a li in g ra n d ezza , fo rm a n o co n la loro
s itu a z io n e r isp e ttiv a un tr ia n g o lo di cu i una
fa ccia gu ard a il N o rd , u n ’altra l’O c c id e n te , la
tèrza l’O rien te. La p iu g ra n d e, situ a ta a ll’a n g o lo
- (46 -

d e l N o rd e v e r s o il D e lta , s im b o liz z a la F orza


d e lla N a tu r a ; la s e c o n d a , e le v a ta a S u d -O v e s t,
a d ista n z a d i un tiro di freccia d a lla prim a, è il
s im b o lo d e l M o v im e n to ; e l’u ltim a , c o str u ita a
S u d -E s t, a d ista n z a di un tiro di sa sso d a lla
seco n d a , s im b o liz z a il T em po. A m ezzo d i da
q u e s t ’u ltim a , ad una m ed io c re d ista n z a , su una
lin e a c h e si p r o lu n g a d a ll’O rien te a ll’O c c fd e n te ,
si e le v a n o tre altre p ira m id i, ch e form an o m a ss e
m en o im p o n e n ti ed in v ic in a n z a d e lle q u a li vi
s o n o m o lte p ie tr e c o lo s s a li, c h e si p o s s o n o c o n
s id e r a r e c o m e le r o v in e di u n a se ttim a p ira m id e.
D o b b ia m o in fa tti s o p p o r r e c h e g li E g iz ia n i ab
b ia n o v o lu to r a p p r e se n ta r e co n s e tte o b e lis c h i ò
c o n o id i fia m m ifo rm i, i s e tte m ondi p la n e ta r i, i
cu i g e n i r e g g o n o il n o str o U n iv e r s o e di cu i
E rm ete fu il r iv e la to r e (C h ristia n , H is t, de la
M a g ie ).
O g n i p ira m id e è c o str u ita su una b a se q u a
d rata, s im b o liz z a n te co n la m a teria, la form a, il
s e g n o , l'a d a tta z io n e .
*
L’e le v a z io n e di o g n i s in g o lo la to è tern ario
e s im b o liz z a l'id e a , la teo ria .
C h e s ig n ific a q u e s ta su p r e m a z ia d el T er n a r io
s u l Q u a te r n a r io ?
147 -

Il T e r n a r io d o m in a il Q u a te r n a r io , v a le a d ir e ;

L 'Idea d o m in a il S e g n o
L o S p ir ito — la M ateria
La T e o r ia — la P ra tica

L’in sie m e d e lla P ir a m id e è fo rm a lo d a l 4 e


d a l 3 , v a le a d ire d a l 7 , s im b o lo d e ll’u n io n e fra
l’Idea ed il S e g n o , fra lo S p ir ito e la M ateria,
fra la T eo ria e la P r a tica , v a le a d ire è la
R e a liz z a z io n e .
In a lto la P ir a m id e ci m o stra un p u n to
m a tem a tico (il s u o v e r tic e ), d a d o v e s i d ip a r to n o
q u a ttro id e e (q u a ttro tr ia n g o li). Q u e ste q u a ttro
id e e si b a sa n o s u u n a form a u n ic a (la b a se ) e
c o s i m o stra n o la lo ro s o lid a r ie tà .
R itro v ia m o n e llo s tu d io di q u e s te p iram id i
il p en ta g ra m m a m is te r io so .

IL P E N T A G R A M M A

Il p en ta g ra m m a o S te lla a c in q u e p u n te ,
la S te lla fia m m e g g ia n te d ei M a s s o n i, è a n c h e un
p e n ta c o lo ed u n o d ei p iù c o m p le ti c h e si pos
s a n o im m a g in a re.
I s u o i s ig n ific a ti s o n o m o lte p lic i, m a e s s i s i

¥
r ife r isc o n o tu tti a ll’id ea p rim o rd ia le d e ll’u n io n e
d e l q u a te rn a rio e d e ll’U n ità ,

Q u e sta figu ra d e s ig n a so p r a ttu tto l’u o m o , ed


è c o s i c h e n o i la stu d ir e m o .
La p u n ta su p e r io r e r a p p resen ta ta la testa ,
le a ltre q u a ttro p u n te le m em bra d e ll’u o m o . S i
p u ò a n c h e c o n sid e r a r e q u e sto p a n ta c o lo co m e
im m à g in e d ei c in q u e s e n s i ; m a q u e s to sig n ifi
c a to estr e m a m e n te p o s itiv o n on d e v e farci s o f
ferm are' tro p p o .
S e n z a v o le r q u i s p ie g a r e c o m p le ta m e n te i
se g r e ti d e lla figura, p o s s ia m o m ostrare co m e s ia
fa c ile l’in te r p r e ta z io n e ch e p u ò g u id a rci a lla
c o m p r e n sio n e d e lla s u a a z io n e . In effetti, i M a g i
si s e r v o n o , p er a g ire s u g li sp ir iti, d el P e n ta
gram m a p o s to co n la testa in a lto , m en tre g li
s tr e g o n i u sa n o il P e n ta g ra m m a con la te sta
in giù»
Il P en ta g ra m m a co n la te sta in a lto in d ic a
l’u o m o la cu i v o lo n tà (te sta ) ne g u id a le p a s s io n i
(le m em b ra).
L’id e a , e s s e n d o ra p p resen ta ta d a i 3 e la
m ateria (d ia d e ) d a l 2 , si p u ò , s c o m p o n e n d o il
P e n ta g ra m m a , m ostrare la d o m in a z io n e d e llo
s p ir ito s u lla M ateria.

A_
V

IX
Il P en ta g ra m m a co n la te sta in g iù ra p
p resen ta l’u o m o su cu i le P a s s io n i d o m in a n o
su lla vo lo n tà ; è l’u o m o p a s s iv o , l’u om o ch e
la sc ia s o g g io g a r e la s u a v o lo n tà dai ca ttiv i s p i
riti, è il M ed iu m .
In q u e sta s itu a z io n e il P e n ta g ra m m a in d ica
la m a teria lizza zio n e d e llo s p ir ito , l’u o m o c h e
c o n s e n te a m ettere la te sta in g iù e le gam be
- 150
II P e n ta g ra m m a p u ò d u n q u e ra p p resen ta re
il B e n e o il M a le s e c o n d o la d ir e z io n e c h e
a s s u m e ed è p erciò c h e è l’im m a g in e d e ll’U o m o ,
d e l M ic r o c o s m o , c a p a c e di fare il B ene o il
M a le s e c o n d o la su a V o lo n tà .

IL T R IA N G O L O R E T T A N G O L O

E s is te un p a n ta c o lo r ic o n o sc iu to d a lla p iù
alta a n tich ità in C in a : é il tr ia n g o lo r e tta n g o lo ,
i cu i la ti h a n n o una lu n g h e z z a s p e c ia le : r isp e t
tiv a m e n te 3 , 4 e 5.
I num eri h a n n o un sig n ific a to m is te r io so c h e
si p u ò c o s i in terp reta re.
3, l’Id ea , u n ita a 4 , la fo rm a , fa e q u ilib r io
a 5 , il P en ta g ra m m a o l’u o m o ; o in u n ’altra
in te r p r e ta z io n e :
L’E s s e n z a a s s o lu ta , 2, p iù l’U o m o 4, fa
e q u ilib r io al M a le 5. S i v e d e ch e q u e s t’u ltim a
in ter p r eta zio n e non d ifferisce d alla prim a ch e
p er l ’a p p lic a z io n e d e g li s te s s i p rin cip ii ad un
m o n d o in fer io r e, c o m e lo m ostra la d is p o s iz io n e
s e g u e n te :

Idea - E sse n z a
F orm a * U o m o
U o m o ' M a le
151

Lo stu d io d el P e n ta g ra m m a è su fficie n te d el
resto a s p ie g a r e q u e s te a p p a ren ti c o n tr a d d iz io n i.
D ia m o a tito lo di cu r io sità il te sto d el lib ro
c in e s e T ch en -p ey, b a sa to su i dati e s p o s ti.
C om e si p u ò v e d e r e q u e sto libro è b a sa to
s u lle 2 2 ch ia v i d el lib r o d ’E rm ete.

I 2 2 P U N T I D E L LIBRO C IN E S E T C H E N -P E Y

1. — A n tica m en te T c h e o n - K o n g in terro g ò
C h a n g -K a o e g li d is s e : H o se n tito dire ch e
s ie te a b ile ,n e i n u m e r i; si d ice ch e P a o -h i d e tte
le r e g o le per m isu rare il C ie lo .
2 — N on si p u ò sa lir e al C ielo , non si p u ò
co l p ie d e ed il p o llic e m isu rare la terra ; vi
p reg o di dirm i i fo n d a m en ti di q u e sti num eri.
3. — C h a n g o K ao d is s e :
4. — Lo Y u -en (ro to n d o ) v ie n e da Fang
(q u a d ra to ) 4 = 10.
5. — F a n g v ie n e da Ku.
6. — Ku v ie n e d a lla m o ltip lic a z io n e di 6
per 9. ch e fa 8 1 .

Kou
4

S e si sep a ra il Ku in d u e , si o ttie n e il K eou

¥
largo di tre e un K ou lu n g o di q u a ttro . U n a
lin e a K in g u n is c e i d u e lati K e o u , K ou fa d e g li
a n g o li, K in g è il cin q u e .
8 . — E c c o la m età d el F a n g .
9 . — F a n g o il P ia tto fa i num eri 3, 4 , 5.
10. — D u e Ku fa n n o un lu n g o F a n g di 2 5 ,
é il T siK u to ta le d ei Ku (5 X 5 = 25).
11. — E ’ p er la con oscen za d e lle fo n d a -
m en ta di q u e sti c a lc o li ch e Y u m ise l’Im pero in
b u on o r d in e .
12. — T c h e o u -K o n g d ic e : E c c o c iò c h e è
g ra n d e d a v v e r o , m i a u g u ro di p o ter s a p e r e co m e
è p o s s ib ile se r v ir si d el K u. C h a n g -K a o r is p o s e :
Il Ku a p p ia n a to e u n ito è per liv e lla r e il liv e llo .
13. — Y en -K u è per v e d e r e l’alto o l’a lte z z a .'
14. — F o u -K u è p er m isu ra re il p ro fo n d o .
15. — Il G o-K u c per c o n o s c e r e il lo n ta n o .
16. — Lo K u an -K u è p er il ro to n d o .
17. — H o-K u è per il F a n g .
18. — A l F a n g è di co m p eten za la T erra .
A l Y u -en è d i c o m p e te n z a il C ie lo , il C ie lo è
Y u n -en , la T er ra é F an g.
19* — Il c a lc o lo di F a n g è T ie n . D a l F a n g
v ie n e Y u -en .
20. — La figura Ly è p er r a p p r e se n ta r e ,
d e s c r iv e r e , o s s e r v a r e .il c ie lo . S i d e s ig n a la terra
c o n un c o lo r e b ru n o e n ero . S i d e s ig n a il c ie lo
c o n un c o lo r e m is c h ia to d i g ia llo e d ’in ca rn a to ,
- 153 —

I num eri ed il c a lc o lo per il c ie lo s o n o n ella


figura L y. li c ie lo è co m e un in v o lu c r o e q u e s ta
figura o stru m en to s e r v e a c o n o s c e r e la vera
s itu a z io n e d el c ie lo e d e lla terra.
2 1 . — C o lu i ch e c o n o s c e la terra si ch ia m a
s a g g io e a b ile. C o lu i ch e c o n o s c e il c ie lo si
ch ia m a m olto s a g g io e se n z a p a ss io n i. La c o n o
s c e n z a c o s ì la terra ; a ttra v erso la c o n o s c e n z a
d e lla terra s ’arriva a lla c o n o sc e n z a d el c ie lo e
si è c o s ì m o lto s a g g i e se n z a p a s s io n i, si è
K in g. I lati K eon e Ku h an n o i loro num eri ;
la c o n o s c e n z a di e s s i p r o v a q u e lla di o g n i c o s a .
2 2 . — T c h e o n -K o n g d ice : N o n v ’è n ien te
di m e g lio .
- iS 4 - .

C O N C L U S IO N E

S ia m o fin a lm en te p e r v e n u ti alla fine d el


n o stro s tu d io . A lcu n i te sti a u ten tici d ’au tori a n
tichi ci h a n n o riv e la to una sc ie n z a ricca q u a si
q u a n to la n o stra , sp e r im e n ta lm e n te e so p r a tu tto
teo rica m en te ; c u r io si di p en etra re a n co ra più
in n a n z i, a b b ia m o s e g u ito q u e sta s c ie n z a fin o nei
san tu ari d e ll’in iz ia z io n e e g iz ia n a , ritro v a n d o il
gran s e g r e to ch e r a cch iu d ev a : r e s is te n z a e la
p ra tica d ’un a g e n te u n iv e r sa le , u n ico n ella su a
e s s e n z a , tr ip lic e n e lle s u e m a n ife sta z io n i.
C o n o s c e n d o g li elem en ti d e lla teo ria , a b b ia
m o v o lu to sa p ere co m e e s s a a g iv a .
E ’ allora ch e la s c ie n z a a n tica ci è a p p a rsa
c o m p le ta , m u nita d ei s u o i m etod i s p e c ia li, b a sa ta
s u ll’u so d e ll’a n a lo g ia , e dei s u o i d iv e r si m ezzi
di d iffu sio n e . Il prete e g iz ia n o ci ha r iv e la to co n
q u a le arte la sto ria s im b o lic a tra sm ettev a a lle
g e n e r a z io n i i p iù gran d i s e g r e ti d e ll’E rm etism o ;
le ta v o le d e lle c o r r isp o n d e n z e ci h a n n o d a to le
ch ia v i d ella M a g ia teo rica ed in fin e, i p a n ta c o li
e la loro s p ie g a z io n e hanno fa tto cad ere d in
nanzi a n oi il terzo v e lo , cjietro cu i p o te v a
n a sc o n d e r si il s e g r e to d el sa n tu a rio .
1 prim i tre c a p ito li ci hanno r iv e la ta la
te o r ia , i q u attro ultim i l’a d a tta zio n e, in fine l’u
n io n e d el 3 e d el 4 ci ha m ostrata la rea liz-
- 155 —

z a z io n e p o s s ib ile d ella sc ie n z a a n tica nel se tte n a r io .


C red iam o di a v e r sa p u to d im o stra re s u f-
ficien tem en te le ra g io n i ch e ci h an n o c o n d o tti a
p ro clam a re r e s is t e n z a d ’una S c ie n z a rea le al di
fuori di q u e lla d el d o m in io d e lle s c ie n z e con
tem p o ra n ee.
E cc o ora q u a le è la situ a z io n e c h e q u e ste
d u e S c ie n z e o c c u p a n o l’una di fron te a ll'a ltra .
G ià sa p p ia m o c h e . e s s e non form an o in realtà
ch e g li a sp e tti o p p o sti d ’una so la e s te s s a
S cien za ; una di e s s e , la S c ie n z a o ccu lta , s ’o c c u p a
so p r a ttu tto d el g e n e r a le e d ella sin te si ; l’altra,
la S c ie n z a c o n te m p o n e a , s ’o c c u p a p rin cip a lm en te
d el p artico la re e d e ll’a n a lisi. Q u e ste c o n s id e
razion i b a ste r e b b e r o d a s o le per m ostrare c h ia
ram ente la p o s iz io n e r isp e ttiv a di q u e sti d u e
a sp e tti d ella V erità.
O g n i v o lta ch e la sc ie n z a sp e rim en ta le ha
v o lu to con i s u o i m etod i sta b ilir e una s in te s i,
e s s a n on ha o tten u to ch e risu ltati vera m en te
r id ic o li, s e si c o n s id e r a il la v o ro s v o lto . E ssa
h a a llo ra a b b a n d o n a to lo s tu d io d el g e n e r a le ai
s o g n a to r i, c o n te n ta n d o si d ella c o n o sc e n z a del
m o n d o s e n s ib ile . T u tta v ia l’a sse n z a di leg a m e
fra tutti i ram i d el s a p e r e s i fa o g n i g io r n o
se n tir e v ie p p iù ; la s u g g e s tio n e a d ista n za , le
m a n ife sta z io n i di una forza an cora s c o n o sc iu ta
h a n n o c o n d o tto p er forza la S c ie n z a d elia M ateria
— 156 —
n el d o m in io d e llo S p ir ito . G li ultim i s c e ttic i,
tem en d o d ’e s s e r e c o str e tti a c o n v in c e r s i, non
v o g lio n o più sa p e r n e d e i fen o m en i in e s p lic a b ili
e c r e d o n o c o s ì c h e s i p o s s a im p e d ir e a lla V erità
di p r o d u r si.
Ora io n on tem o di afferm are c h e , m a lg ra d o
tutti g li sforzi c h e si p o s s a n o in tra p ren d ere per
ed ifica re n u o v e in v e s tig a z io n i, m a lg ra d o i n om i
c o n cu i si r ie sc a a d eco ra re le s c o p e r te , si
finirà p er en trare nel d o m in io d e ll’a n tica S c ie n z a
O ccu lta .
P e r c iò v o rrei far ca p ire a tutti l’e le v a ta
id ea co n ten u ta n e lla fra se di L o u is L u ca s, ch e
d o v r e b b e ser v ir e d ’e p ig r a fe a q u e s to lib ro :
* C o n cilia re la p ro fo n d ità d e lle v ed u te teorich e .
a n tich e con la e s a tte z z a e la p o te n z a d e lla s o e ri-
m e n ta z io n e m o d ern a .
L’a v v e n ir e é la s t e s s a sp e ra n za .
Qu a l c h e a d a t t a z io n e del t e r n a r io

I RAPPORTI,
3
MONDI riduzione all’unità

Dio secondo i cristiani


Mondo
Dio secondo gli Egiziani
Intellettuale
Dio secondo gl’indù

Sillogismo
Causalità
Persone del verbo
Mondo Moltiplicazione
Divisione
Divino
Spazio
Tempo
Musica
Divisione degli Astri

Uòmo
Famiglia
Regni della Natura
Mondo Regno vegetale
Colori semplici
Fisico Chimica
0 Forze in generale
Magnetismo
Minore Elettricità
Calore
Luce
Materia
A LLE C O N O S C E N Z E C O N T E M P O R A N E E

Positivo Attivo Negativo-Passivo Neutro, parteci


+ pante dei due
00

Padre Figlio Spirito Santo


Osiride Iside Horus
Brahma Shiva Vishnou

Maggiore Minore Conclusione


Causa Mezzo Effetto
Quella cheparla A chi si parla Di chi si parla
Moltiplicatore Moltiplicando Prodotto
Divisore Dividendo Quoziente
Lunghezza Larghezza Profondità
Presente Passato Avvenire
Terzo Quinto
Sole Pianeta Satellite

Testa Ventre Petto


Volontà Corpo Vita
Padre Madre Figlio
Regno Animale Regno Minerale Regno Vegetale
Dicotiledoni Acotiledoni Monocotiledoni
Rosso Azzurro Giallo
Acido Base Sale
Movimento Ripòso Equilibrio
Attrazione Repulsione Equilibrio
Positivo Negativo Neutro
Caldo Freddo Temperato
Luce Ombra Penombra
Gassoso Solido Liquido

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