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Il Copritore interno

Carissimi fratelli, ho avuto occasione di rileggere un articolo di Officinae della Gran


Loggia d’Italia di Piazza del Gesù redatto nel 1999 da un fratello spagnolo il cui titolo era
“Il custode copritore del Tempio”. In tale articolo ha esaminato il concetto del custodire, del
tegolare e dell’apparizione nei rituali della figura del copritore interno ed esterno di una
Loggia.
Quello che ha generato in me la lettura dell’articolo, è stato, non tanto la descrizione di un
ruolo, ma il senso profondo della sacralità e di conseguenza l’applicazione del senso del
sacro nella visione dei ruoli-simbolo che governano e costituiscono una Loggia.
Nella visione del sacro non esistono funzioni o ruoli soggetti al giudizio di valore
caratteristico del mondo profano. Non esiste la carica prestigiosa e la più umile. Non
esistono compiti più importanti e compiti meno importanti.
Esistono solo compiti e tutti di uguale peso e dignità nonché uguale valore simbolico.
Esistono compiti che ai fratelli sono stati affidati e che vanno assolti tutti con il medesimo
impegno e compenetrazione altrimenti senza la consapevolezza del loro significato
simbolico e sacrale andranno eseguiti con senso profano: il copritore esterno verrebbe
facilmente assimilato al portierato.
Tutti i compiti, quindi, vanno assolti con la medesima serietà e con il medesimo senso di
responsabilità. I ruoli in loggia non hanno valori di status simbolo, non sono carismatici,
non danno potere per compensare le proprie debolezze e sentirsi superiori agli altri, non
vanno perseguiti per la scalata sociale o per acquisire dignità. Sono talmente convinto di ciò
che inizio sempre il mio dire con lo stesso semplice incipit “Carissimi fratelli”.
Tutto dipende dalla serietà e soprattutto dall'umiltà con cui si accettano e si assolvono i
compiti affidati rimanendo sempre nella visione che l'esercizio del ruolo è svolto in ambito
sacrale e di servizio al corretto funzionamento dell’Officina intesa come forno alchemico
per estrarre dalla Materia lo Spirito sottile universale.
Ma cosa è il sacro? Sono forse le parole altisonanti di un testo o lo spazio di un tempio a
rendere sacri parole luoghi? O è soltanto l'uomo di buona volontà che trasforma in sacro non
solo le parole e i luoghi ma tutto ciò che lo circonda se il suo cuore, il suo intelletto ed il suo
spirito assumono interiormente e consapevolmente l’adeguato e corretto atteggiamento di
trasposizione fisica?
In altre parole ciascun fratello che lavora nel tempio deve essere “rapito” dal profondo senso
del rituale; deve compenetrarsi; deve avvertire di far parte di un'unica catena cosmico
esoterica iniziatica perdendo la dimensione spazio temporale che lo lega al mondo profano o
ai luoghi della sala dei passi perduti.
Il nostro Tempio massonico è sacro fintantoché il nostro cuore e la nostra mente
percepiranno valori talmente elevati da suscitare venerazione e da condizionare il rapporto
con la realtà. Si è in una speciale tensione tutta rivolta all'azione e alla progettualità di
perfezionamento.
Altrimenti il Tempio è luogo di riunione profana con comportamenti profani e a cui si vuole
dare senso del sacro per il sol fatto di avere un pavimento a scacchi, due colonne all'ingresso
e degli scranni da cui pontificare e recitare parole altisonanti presi da un libro
convenzionalmente denominato rituale.
Nel contesto sacrale appena premesso, mi accingo ad esaminare la figura del copritore
interno come ruolo simbolo.
Il copritore interno, recita all’articolo 45 il Regolamento, ha l’incarico di vigilare la porta
del tempio affinché nessuno possa disturbare i lavori e quindi, per l’autorità consona al
ruolo, può essere ricoperto solo da un fratello maestro.
A tale proposito era consuetudine che fosse un’ex venerabile ad assolvere tale funzione
dimostrando che il fratello, che aveva guidato l’Officina ad Oriente, era il più titolato a
difenderla ad Occidente perché ciò che è in alto è come ciò che è in basso quando si
appartiene ad un’unica anima sacra.
In tale evidenza si rimarca l’importanza che ai ruoli, che costituiscono l’Officina, è stato
attribuito un preciso simbolo che non va soggetto a paragoni. Nel puro senso sacrale, quindi,
a nulla deve valere la considerazione che gli incarichi e la febbre dello “sciarpame”, dei
collari e dei grembiulini sia la giusta via da percorrere.
Con questo non voglio emettere nessun giudizio di valore di stampo profano né voglio
accusare qualcuno direttamente o indirettamente. Ogni carica è simbolo e ogni simbolo ha
un valore sacro senza graduatoria.
Credo che il compito possa essere adatto ad un ex maestro venerabile o quanto meno ad un
maestro di esperienza perché il vero senso della funzione della carica del copritore interno
risiede nell’essere il primo ostacolo all’intenzione del profano che volesse violare il segreto
del tempio; è il primo filtro che garantisce la sicurezza dei lavori in Loggia al coperto
dall’intrusione profana o dalla partecipazione di un presunto fratello non qualificato (o di
altra officina non presentato o vestito non consono….); ed ancora rappresenta colui che
vigila sullo spartiacque fra il mondo profano e quello iniziatico a tutela della rigida
sicurezza che un’apprendista dovrebbe avere intorno a sé.
Prima di descrivere il ruolo voglio definire la sua missione.
“La missione del copritore interno è allora molto più sottile poichè si tratta di assicurarsi
che la condizione e l’attitudine di chi penetra nel Tempio sia proprio quella per poter
realizzare lavori. Il copritore guardiano della soglia spazio mentale che separa e nel
contempo mette in comunicazione due mondi, due ambienti, due scenari, tra loro distinti
e così vasti da provocare, anche inconsciamente, una riduzione del valore intrinseco di
quella linea magica e sacra, infinitamente sottile, che possiede la virtù di produrre il
sussulto, la transizione, il cambio tra l'uno e l'altro stato, e provocare un’emozione
indeterminata, una presa di coscienza del fallimento delle nostre concezioni di comodo,
un sentimento di angoscia vitale” (Jois Luis Cobas).
Queste ultime affermazioni hanno fatto nascere in me una rivisitazione riflessiva sul sacro e
sul teatro del sacro dove ogni figura simbolo è l’elemento imprescindibile per connotare la
Tradizione Muratoria sia esso maestro venerabile primo sorvegliante secondo sorvegliante
copritore interno.
Quest’ultimo è, senza ombra di dubbio, il cultore della riservatezza intesa non nel senso di
segretezza dei lavori ma di attiva preclusione dall’intromissione di intelletti profani che
vedrebbero nello svolgimento dei nostri lavori un senso comico pregiudizievole perché
incomprensibile. Sarebbe come dare le perle ai porci. E con ciò senza dare senso profano ai
due concetti ma rappresentando che il valore dell’uno non può essere compreso dalla mente
dell’altro se niente li accomuna.
La posizione del copritore interno ad occidente, senza seggio, rivolto ad Oriente, vale a
dimostrare al suo venerabile che sta assicurando che i fratelli stiano bene al coperto affinché
i lavori dei fratelli si svolgano unicamente tra liberi muratori. E’ con il Maestro Venerabile,
a cui si lega circolarmente, che delimita lo spazio sacro dell’Officina.
Il Copritore Interno, nello svolgimento di quanto previsto dal rituale, è chiamato a parlare in
tre occasioni che rispecchiano pienamente la sua funzione di garante appena descritta:
 Assicurarsi che il tempio sia debitamente coperto, termine questo che deriva dal tegolare
ovvero da coloro che coprivano con il tetto un luogo;
 Avverte, nelle cerimonie d'iniziazione, che si batte da profano alla porta del tempio;
 Garantire che colui che ha bussato da profano è l’iniziando, che per maggior garanzia è
accompagnato dal fratello esperto.
Generalizzando il contenuto di quanto sin qui detto, potremmo affermare che il Copritore
interno è ciascuno di noi nei confronti di sé stesso perché a se stesso ed ai fratelli, che si
fidano di lui, dice “Il Tempio è debitamente coperto”.
Il Copritore ha nella mano sinistra sempre una spada in pugno in quanto è armato a
simbolica difesa dei fratelli. Tant’è che, quando abbandona il suo posto, deve
immediatamente essere sostituito; né per comodità può deporre accanto a sé la propria spada
in quanto tradirebbe colpevolmente la sua funzione.
Se è chiamato a scolpire una tavola deve immediatamente essere sostituito e quando, invece,
interviene nella conversazione, com’è suo diritto, continua ad impugnare la spada senza
abbandonare il suo posto alla porta del Tempio.
Il simbolo astrologico posto alle sue spalle è la Bilancia ed insieme al Segretario (Acquario)
e all’Oratore (Gemelli) costituisce il triangolo d’Aria. Al collo ha come gioiello, appeso al
collare di dignitario, tre chiavi incrociate.
Sono convinto e concludo il mio dire, che la valenza della figura simbolo del Copritore sta
in quel circolo che da Oriente si connette ad Occidente allo scopo di consentire che nel
forno alchemico, rappresentato dallo spazio sacro, avvenga il passaggio dalla fase del
nigredo al rubedo ovvero raggiungere la realizzazione, l’individuazione del sé, la gioia e
l’amore universale.
Ho detto.
Il felice fratello Maurizio Alessandro Sorrentino della R.L. La Fenice n.990 all’Or. Di Catanzaro.

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