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L MESSAGGIO NASCOSTO DEL PADRENOSTRO

Mi sembra strano il fatto che sia stato proprio Gesù a proporre la


preghiera del “padre Nostro” come fondamento d’insegnamento per la
comunicazione tra il fedele e Dio. Anzitutto perché è una formula e Gesù
rompe questi schemi nella sua metodologia, la preghiera è spontaneità,
dialogo di cuore, non filastrocche di mente, non risposte meccaniche da
pappagalli. La prova di questo fatto, che apre l’ipotesi di una possibile
interpolazione da parte degli evangelisti o, ancor di più, di
un’interpretazione sbagliata che fecero sulle parole di Gesù, sta nelle
incongruenze che andremo ad analizzare in questa pagina. 
   D'altra parte, nonostante tutto, il messaggio davvero esoterico, cioè
nascosto, che celano le 7 frasi che compongono il Paternoster è
davvero prezioso, non dico che fu inventata una tale preghiera, anzi
penso che Gesù ne abbia proprio parlato, ma in modo informale di ció
che fosse fondante e fondamentale, non chiedere, ma sentire di aver
bisogno nei confronti del creato e del creatore, ma sopratutto in se
stessi per poi iniziare a cercarlo in noi piuttosto che a chiederlo in
maniera passiva e miracolosa nella preghiera.  Adesso però analizziamo
una ad una le 7 frasi. Ma prima chiediamoci, perchè 7?

LE 7 RICHIESTE DEL PADRENOSTRO

Il numero 7 ci è ben noto per la sua simbologia di perfezione


nell'incontro tra il divino 3+4 umano. 
7 giorni creativi, 7 giorni della settimana, 7 i chackras, 7 note musicali, 7
colori dell'arcobaleno, 7 peccati capitali, 7 chiese apocalittiche, 7 le età
del'uomo. 

La preghiera del padrenostro è intrecciata proprio in 7 richieste:

1. Padre nostro, che sei nei cieli


2. Sia santificato il Tuo nome
3. Venga il Tuo Regno
4. Sia fatta la Tua volontà, come in cielo, così in terra
5. Dacci oggi il nostro pane quotidiano
6. Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori
7. E non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male.

Adesso cerchiamo di intrecciarle partendo dal centro, dal numero 4 per


poi capire il nocciolo della questione. 

SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ


Il centro della preghiera (fatta di 7 richieste) è la quarta che, guardate la
coincidenza, corrisponde al Chakra del cuore, come mai? perchè si
parla di fare la volontà, tutto parte da qui, dal VOLERE fare, non dal
pensare, è azione non chiacchiere. Ma siccome è un azione di AMORE,
ci sono alcune richieste o suppliche fatte al passivo e quindi in
contraddizione con l’atto d’amore che prega, che dovrebbe essere
attivo, perciò tutte quelle richieste precedute da “ che sia fatta…
santificato sia…” sono ambigue (mal tradotte), e cioè non sono dette col
CUORE, non sorgono ancora dalla consapevolezza. La Volontà è la
scala che permette di raggiungere la gloria dell’Opera. Senza Volontà
niente è possibile. Nella frase: “sia fatta la tua volontà” noi consegniamo
a Dio l'onere di fare lui la nostra opera piuttosto che chiedere a lui di
illuminarci come fare noi la sua volontà. Questa espressione è
impersonale o, al limite, chiediamo a Dio che sia Lui a fare in noi passivi
la sua volontà: La Grazia (o potere divino) non instaura un rapporto di
totale ed assoluta dipendenza da Dio, ma ci rende responsabili delle
nostre azioni in conformità con la volontà di Dio, se io passivo devo fare
per forza la sua volontà vien meno sia la libertà che l'amore. La frase,
quindi, dovrebbe essere tradotta in questo modo: “Padre… voglio fare la
tua volontà…”. Si inizia quindi con il DISTACCO dal padre, con il voler
fare da ADULTI la NOSTRA volontà, aderendo al suo disegno ma
perchè noi l'abbiamo deciso e voluto e cioè capito. Da questo momento
la Volontà di Dio non è più un DOVERE ma un PIACERE, altrimenti non
scopriremo che alla fine il Padre siamo noi e rischiamo di rimanere degli
eterni bambini adorando un Padre inesistente, un ombra, la cui volontà
dispotica e politica non ci convince fino infondo, ma ci aderiamo per
PAURA e dovere mai per AMORE o piacere e restiamo un'esistenza
passiva, direi vegetale come tante fedi di altrettanti credenti oggidì o
come tanti popoli che seguono la volontà dei loro governanti: schiavi
quindi di un Padrone e mai figli liberi di un Padre. 
COME IN CIELO, COSI IN TERRA 
Dopo la richiesta del programma da fare (la volontà Divina) si aprono
due vie, in realtà sono speculari, parallele, una va in su e l'altra in giù.
Sono le nostre due dimensioni o polarità che formano tutta la materia ed
l'universo. In Alchimia, il Fuoco (la risalita) e l’Acqua (la caduta) sono
simboleggiati da due triangoli, il primo con la base in basso e il vertice
verso l’alto, mentre il secondo con il vertice rivolto verso il basso. Nella
sovrapposizione dei due, che conosciamo come la Stella di Davide, è
racchiuso tutto il mistero del settenario e della nostra esistenza. Ma non
solo, la stessa sovrapposizione è anche simbolo dell’unione dei due
Corpi, il Sale e lo Zolfo (ossia quello fisico e quello animico o spirituale),
e del maschile e del femminile, che danno vita al nuovo Adamo,
l’Androgino Celeste, il Corpo di Gloria, la Resurrezione del Cristo, il Yin
e il Yang, la pienezza. Chi davvero inizia a vivere la preghiera del
Padrenostro ha una veduta di 360 gradi, non esclude nulla (materia-
spirito, uomo-donna, passato-futuro, bene-male, Yin-Yang), la visione
che ha di sè interiormente si apre verso l'esterno e conosce Dio nella
misura in cui scopre se stesso (in cielo come in terra). Come diceva
Jung: "Nessun albero può crescere fino al paradiso se le sue radici non
scendono fino all'inferno". Ricordiamo che il punto di partenza è sempre
il chakra del cuore, da lì parte l'albero della conoscenza del bene e del
male, in su (tronco, rami e foglie) e in giù (radici). Questo non è altro che
il più antico principio ermetico della corrispondenza. Quindi tu vedi le
persone e la realtà fuori in corrispondenza come tu sei di dentro (come
in cielo così in terra), tratti gli altri come ti senti da te trattato, ami come
sei stato amato, comprendi e capisci in base a quanto conosci te
stesso. 

DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO


Le 3 richieste che vanno giù sono di una dimensione terreste (il pane
come cibo, il perdono come azione morale e la lotta con la tentazione e
il male come ascesi) mentre le 3 che vanno su sono della nostra
dimensione spirituale e parlano della divinità (e parleranno del Padre nei
cieli... dello Spirito che santifica e del figlio che fonda il regno).
Proseguiamo quindi affondando le radici, in giù: troviamo la richiesta del
pane, della terra, del sostentamento. Triste se un figlio deve chiedere da
mangiare al proprio padre, perchè un vero genitore, come diceva lo
stesso Gesù, ben sa di cosa ha bisogno la sua creatura senza bisogno
che glielo chieda. Perchè dunque chiedere al padre sostentamento?
non ci fa sentire un po indigenti? Il pane ha diversi significati in questa
preghiera: Il pane è simbolo del lavoro (anche alchemico), della fatica,
dell’affannarsi in questa vita per la sopravvivenza terrena, ed è dunque
prezioso. Per questo motivo, gli Ebrei facevano in modo che sull'altare
del tempio di Gerusalemme non mancasse mai, quale offerta a Dio, la
disponibilità al darsi. Darsi da fare, capire il bisogno interiore, molte
persone muoiono di fame interiore e non lo sanno, la fame di Dio, di
senso, è indispensabile. Se vedete la quinta richiesta (messa in giù
dopo il 4 chakra del cuore) coincide con lo stomaco (il chakra
dell'ombelico) non per caso si parla adesso del pane; dunque, fame
anche di passioni, di curiosità, di conoscenza. Il pane quindi si
trasforma, come il corpo del cristo, in fame di sapienza, un cibo magico,
in grado di fornire l’aiuto che ci serve per la trasmutazione. E' quindi più
che una richiesta un rendersi consapevoli della propria necessità, della
fame interiore. Infatti c'è un grandissimo errore di traduzione, perchè in
latino e in greco non è affatto «pane quotidiano». È PANEM
SUPERSUBSTANTIALEM, in greco ARTON EPIOUSION – cioè un
«nutrimento supremo», un cibo più grande di qualsiasi sostanza. Non
solo di pane vive l'uomo - disse Gesù, ma è pur vero che se mi mangio
la Bibbia non per questo mi passa la fame materiale  ;-) equilibrio
sempre in tutto. Ecco perchè adesso si deve andare in cerca di questo
pane materiale e spirituale, dove? nel Regno ed è proprio questa la
prossima petizione: venga il tuo Regno!!! 

VENGA IL TUO REGNO


Iniziamo con la prima richiesta che va al in sù, la terza, questa parla del
Figlio, colui che fonda il Regno, quindi il Cristo, ma attenzione: dice che
il regno viene, non siamo noi che andiamo, non è il cielo che ci aspetta
dopo la morte come molti lo hanno inteso, ma è un dominio interiore,
quindi, si contrapone anche al senso di regnare politico e sociale, come
lo si vede nel vangelo, Gesù fuggiva quando lo volevano proclamare
Re, diceva che il suo regno non era di questo mondo; chiunque usi il
pensiero di Gesù per scopi politici sociali è fuori posto, è un ingannatore
e manipolatore ideologico. Dunque il regno è interiore per cui fa
riferimento alla padronanza di sè su se stessi. Coincide con il Chakra
terzo della gola perchè due sono le padronanze che dobbiamo avere:
padronanza sul cibo e padronanza nel parlare o della lingua; sul cibo
perchè un regno corporale non si fonda sulle gozzoviglie, il mangiare in
eccesso, il vivere per il ventre, ma cibo solo come nutrimento e
sostentamento non come vizio; in fine la parola perchè nella lingua c'è
sempre il superfluo negli uomini, il vanto, la menzogna, le false
adulazioni. Siccome questi chakra sono concatenati, fate caso che
anche le richieste di questa preghiera non si possono raggiungere le
une senza le altre: se non hai la volontà giusta per compiere la volontà o
legge divina, non puoi di conseguenza avere la forza di fondare il tuo
regno interiore, senza regno non c'è il pane quotidiano. Dunque prima
svegli il volere di seguire la legge della natura, poi ti nutri di questo cibo
divino e di conseguenza hai la forza di fondare il tuo regno interiore,
dove governa la Luce (quello che hai generato cioè  il Cristo, il Figlio, il
Verbo quindi la Ragione di ogni cosa). Una volta fondato un regno ci
vuole una legge di convivenza e comunione tra gli abitanti di questo
regno e qui torniamo in basso, in quella preghiera che ha a che fare con
la convivenza del prossimo, la sesta: il perdono reciproco.

LA LEGGE DEL TAGLIONE O KARMA: RIMETTI A NOI I NOSTRI


DEBITI COSI COME NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI.
La seguente petizione è cruciale, una vera e propria ghigliottina alla
coscienza, è una legge scritta nel cuore umano a prescindere dalla
religione, è il karma, le azioni che hanno sempre una conseguenza a
causa ed effetto, quindi sarai trattato come tratti gli altri e riceverai quello
che doni, si raccoglie quello che si semina e via dicendo. Ma... c'è
sempre un eccezione che conferma la regola, sia in negativo che in
positivo: c'è chi raccoglie quello che seminano gli altri, c'è chi riceve
sempre e non dona mai, alcuni individui cattivi sembra che il karma non
li toccasse perché a loro sembra che la vita sorrida e colmi loro di beni.
Questa eccezione negativa però avrà un riscontro a livelli interiori che
nessuno di noi può vedere, fuggono alla legge del karma sul piano
materiale ma dovranno pagare il doppio a livello psichico e spirituale
(non vi meravigliate se persone ricche sono disperate e si suicidano, se
dei Divi o Star dello spettacolo baciati dalla fama e la fortuna si sentano
soli da morire); il modo positivo invece di fuggire al karma è il perdono e
la misericordia. Nel Pater Noster la richiesta è emblematica: "Padre
perdonami così come io perdono gli altri, quindi trattami come io tratto
gli altri, occhio per occhio e dente per dente, applica su di me quella
legge barbarica che Gesù ha abolito con l'amore, non avere nessuna
pietà", ecco è questo ciò che noi chiediamo a Dio con quella petizione:
misurami con il mio metro, secondo la mia altezza o bassezza. Non
esiste perdono alcuno per se stessi quando sei tu che per primo ti devi
perdonare, non è Dio che impone la punizione, sei te stesso che scegli
la tua punizione, non esiste un giustiziere divino seduto su un trono
dietro qualche galassia celeste, è la tua coscienza che ti porterà il conto.
Quindi se inizi con il perdono verso te stesso saprai essere docile e
misericordioso con gli altri, ma per farlo devi riconoscere i tuoi di errori,
comprendere i tuoi traumi, risanare le tue compensazioni, tutto parte da
te. Il Chakra che corrisponde a questa petizione non è casuale anche se
sembra non aver nulla a che vedere con il perdono: è la radici dei
genitali, cioè la vita sessuale ed intima. Perchè? Perchè così come nel
sesso c'è l'inizio della vita nostra corporale, è nell'amore che c'è inizio
della nostra vita spirituale. Saper amarsi, perdonarsi, comprendersi è la
gestazione iniziale fondante imprescindibile ed assolutamente
indispensabile per iniziare la via della consapevolezza ed illuminazione.
Poco se ne parla di far l'amore con se stessi, si scade soltanto nella
pratica infantile della masturbazione, quando in realtà è la conoscenza
di se stessi attraverso i propri limiti. C'è quindi un modo di fermare il
karma, amati per primo se lo fai senza ego riuscirai ad amare e di
conseguenza perdonare gli altri, perchè il perdono è il frutto dell'amore. 
SANTIFICATO SIA IL TUO NOME
Ecco un altra petizione al passivo e, come abbiamo detto in
precedenza, sono azioni subdoli, non corrette, scaricabarili, si chiede
che sia fatta una cosa o si esprime il desiderio che così sia, quando in
realtà nella preghiera si devono esprimere azioni voleri quindi promesse
da compiere noi, quindi questa frase potrebbe essere un desiderio
passivo di chi la espressa, ma ciò è insufficiente con l’impegno richiesto
che è implicito per chi prega. La traduzione corretta sarebbe: "Io voglio
santificare il tuo nome". Ma il problema è proprio quello: in
questa semplice frasi sorgono due grossi inconvenienti: cosa vuol dire
santificare? e in fine qual è il nome di Dio?.
Il Nome è l’essenza segreta delle cose, l’idea formatrice. Conoscere il
Numen equivale a conoscere tutto di una cosa o di una persona e,
dunque, dominarla. Il Nome e l’essenza dell’Oro sono nascosti in Dio e
per lo stesso motivo, non è possibile pronunciare il suo nome. Tantoché
gli Ebrei avevano cercato di avvicinarsi un po’ di più alla verità con il
sacro tetragrammaton composto dalle quattro lettere dell’alfabeto
ebraico Jod-He-Vau-He: J-H-V-H (Jahveh). E nello Jod videro il principio
maschile, Adamo, mentre nel He-Vau-He quello femminile, Eva, che si
congiunge al primo per dare vita all'intero creato. In poche parole il
nome di Dio è composto da ogni creatura, ogni singola cosa esistente è
una lettera, tutto insieme compone il nome divino. Dunque vedere Dio in
ogni cosa, ecco soltanto allora lo si può santificare, cioè vedere la luce
la forza la sacralità nascosta in ogni cosa, questo vuol dire santificare il
nome di Dio, vederlo in un mendicante, nel sorriso di un bambino, nel
colore di un fiore. In ultima istanza la traduzione finale di questa
petizione sarebbe: "io rendo sacro ogni cosa che conosco" ecco cosa
vuol dire santificato sia il tuo nome, vedere Dio in ogni cosa e vedere
ogni cosa con gli occhi di Dio. Questa è collegata al chakra del terzo
occhio perchè chi ha l'occhio spirituale aperto vedo la santità o divinità
che si nasconde in ogni cosa. 

NON MI FAI MANCARE MAI LA TENTAZIONE


Nel vangelo si dice che fu lo spirito di Dio a condurre Gesù nel deserto
per essere messo alla prova sotto ogni forma di tentazione (Mt 4,1). Sì,
è Dio che ci induce in tentazione, è una frase sconvolgente, terribile,
molti cercano traduzioni più accettabili, meno crudeli, ma la verità è un
altra. Che Padre metterebbe il figlio alla prova? E' da meschini fare
trabocchetti a chi si ama se ne abbiamo poi in lui la fiducia, o no? “Non
c’indurre in tentazione” è una frase ambigua, si sottintende la volontà di
Dio come partecipe nell’azione del male in quanto prova, mentre l’amore
non prova nessuno tanto meno col male, poiché già l’amore di per sé è
una prova viva e costante. Ma senza la tentazione noi non potremmo
mai conoscere i nostri limiti, la tentazione d'altra parte ci rivela la verità,
quello che infondo desideriamo e nascondiamo, quindi è necessaria.
Dio non ti tenta ma ti porta dove tu potresti essere tentato, ti induce nel
luogo dove potresti cadere ma non è lui che ti fa cadere, sei tu se cedi
alla tentazione. Dio ti porta al luogo del male ma non ti spinge dentro (in
latino indurre è condurre dentro). La moderna traduzione “non ci
abbandonare nella tentazione” è più gloriosa, perché più conforme con i
sentimenti umani e quelli divini, ma non è una traduzione sincera. Nella
tentazione il primo a scordarsi di Dio è proprio l’uomo, quando l’uomo ha
abboccato il male, crede spesso di essere abbandonato da Dio, per cui
la supplica di non voler rimanere abbandonato in tale stato è più corretta
ed evangelica. Ma resta il fatto che noi siamo per natura spinti ai limiti
del dovuto ed ai confini del proibito, è insito in noi questa spinta quindi è
divina la tentazione, il problema è averla vista come un male quando in
realtà ci mette di fronte al nostro male quindi è in sè un bene. Il male
sarebbe restare tentati, quindi codardi, pusillanimi, non sinceri, ecco
cosa significa non essere indotti, cioè restare per sempre tentati, non
decisi, non chiari, questo è il male, ma affrontare la tentazione sia che la
si vinca o meno è un bene assoluto e divino. Il Chakra corrispettivo è il
più basso, quello che ci collega alla terra e alla vita, l'osso sacro, perchè
è il Chakra della sicurezza, il saper stare in piedi nella natura e ciò
avviene proprio quando sai affrontare tutte le tentazioni di questo
deserto dell'esistenza, non è un caso che nella genesi simbolicamente
si dice che il serpente si ergeva in piedi, è un simbolo psichico, è pronto
ad attaccare e difendersi da ogni pericolo, per cui in realtà il serpente
non è la tentazione ma l'arma per vincere le tentazioni. 

PADRE NOSTRO CHE SEI NEI CIELI


La prima invocazione azzera l'Ego umano e lo immerge in un oceano
divino, perchè usando il possessivo "nostro" ci rende a tutti fratelli: Noi,
che invochiamo il Padre come nostro, e non come mio. Ma non per
usare un plurale maiestatis, bensì perché il plurale estingue quel
singolare che ognuno di noi conosce fin troppo bene: l’Ego. L’Ego si
annulla in un qualcosa di più vasto, il noi (caratteristica questa della
nigredo). Resta un inconveniente: il Padre è solo nei cieli? sembra
quindi che noi terrestri o siamo in esilio o non siamo della sua stessa
natura. Padre viene dal Pater che trae origini del sanscrito pitar Pietra
fondante, pilastro, cioè la pietra o pilastro celeste, l'oro puro per gli
alchimisti, lo zolfo originario, mentre noi siamo sale e piombo, quindi
terra. Da notare che questa frase corrisponde al settimo chakra quello
celeste quindi come vedete se il precedente ci radicava alla terra questo
ci impulsa verso il cielo, ci indica che la divinità nostra sta nell'anima, da
cercare nella nostra dimensione interiore, è lì dove si trova il Padre (la
ragione di tutto, la veritas), mentre la Madre è la Terra, la nostra natura.
Il cerchio si chiude tra Padre in alto e madre in basso (primo e settimo
chakra). Da ciò possiamo comprendere che il cielo dove si trova il padre
si riferisce ai nostri cieli interiori, mentali, emotivi, è la dimensione
trascendentale interiore della psiche umana.

AMEN .... parola che significa "così sia!", ma ha anche la stessa radice
del mantra OM, monosillabo sacro di origine sanscrita che nella filosofia
indiana significa l'“Assoluto”. 

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