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Saturday 4 April y

Cristologia

La regalità di Dio cura le ferite dell’uomo, fa sperimentare una botta che


salva e allo stesso tempo rivela chi è Dio.

Ma chi è il Dio di Gesù?

È il Dio di Israele, il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe… ma nel mistero di


Gesù Dio assieme una fisionomia particolare. Dio viene chiamato con il
suo nome, pronuncia il nome di Dio. La singolarità rispetto alla
manifestazione di Dio avventura in Israele ed è la stessa che traspare
dalla preghiera è qualificata da una singolarità che emerge dal fatto che
Gesù nomina a Dio (non gira in torno al termine).

Nella scrittura canonica evangelica Gesù si rivolge a Dio con il termine


Abbà una sola volta. Questa è una situazione drammatica e questo ci dice
che il rapporto con Dio è grande (Abbà —> parola uscita dalla bocca di
Gesù come è riportata). Questo Abba anche se ripotato solo una volta si
trova sotto ogni “o Pater”/“Pater” di tutti i testi greci. Che questo sia un
comportamento caratteristico di Gesù è confermato. Questo termine
deriva dal lessico famigliare, Abbà non è solo uso del bambino, ma è
anche usato per l’adulto quando incontra suo padre o una persona
anziana.

Questo termine è per rivelare chi era Dio per Gesù. È il termine più
adeguato perché custodisce l’esperienza più profonda che Gesù ha di Dio.

DI questa relazione morivamo conferma nel passo di Mt 11,25-27


troviamo scritto che Dio è per Gesù il Padre. Gesù vede in Dio colui che è
congiunto a Lui in un legame da Padre a Figlio.

Gesù non definisce altrimenti Dio che per mezzo della relazione di
paternità che lo unisce a lui.

È la relazione vicendevole tra Padre e Figlio, ciò che definisce nel modo
più adeguato tanto l’identità di Dio, quanto l’identità di Gesù.

Sul fondamento di questa esperienza Gesù ha definito Dio, ma che tipo di


esperienza è? È una esperienza antropologica. Sul fondamento di questa
personale esperienza di Dio nel definisce il profilo ricorrendo ad una
esperienza antropologica universale, alla paternità e maternità.

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Questa esperienza può essere ambivalente, infatti si può avere un padre
buono ma anche un padre cattivo. Nonostante questo Gesù decide questo
legame per definire il rapporto con lui.

Il papà di Gesù è Giuseppe, questo papa ha dato la possibilità a Gesù di


chiamare Dio Padre. Questo ci può far dire che paternità e maternità sono
mere adottive. L’atto umano della paternità e maternità è antropologico
più che biologico, è l’atto per cui vuoi la figlia che hai generato
(Racalacati). La fecondità è sempre l’atto voluto del generare alla vita
l’altro. Anche dove non si genera in modo biologico possiamo essere padri
e madri (es. Teresa di Calcutta è chiamata madre e non ha mi generato
figli). La paternità adottiva non è meno paternità (Gesù è stato adottato
da Giuseppe, perché il suo vero padre è Dio). La qualità dell’uomo e figlio
Gesù di Nazareth la qualità di quell’uomo deve essere dipesa dalla qualità
di quel padre che noi non sappiamo nulla.

La dove l’esperienza antropologica della paternità o maternità Gesù non


ingera che si può essere padri cattivi, ma non è a quello che lui si riferisce.
Solo la dove pur essendo padri cattivi si danno cose buone ai figli.

Dio è buono ma può anche reagire male. Questo lato è misterioso, le


prove, le disgrazie… Dio non è un terrorista, Dio non è ne la fonte delle
disgrazie. Dio non manda le disgrazie, non mette alla prova, Dio è
incondizionatamente o agatos (buono). Questo è il Dio di Gesù, ed è
questa esperienza che apre ai discepoli l’esperienza di Dio.

Testi suggeriti Sequeri, Senza volgersi indietro, vita e pensiero.

Sequeri, Il timore di Dio, vita e pensiero.

- Excursus -

La Bibbia va compresa come Dio nell’esperienza che ne hanno fatto gli


uomini. La scrittura è la parola di Dio attestata dagli uomini, che hanno
fatto esperienza di Lui e hanno interpretato quello che accadeva a loro
interpretato parole e atteggiamenti. Nella scrittura abbiamo un crescendo
che per l’AT viene visto nel messaggio proteico.

Nella parola di Gesù non mancano dei tratti che sono materni (Lc 15,20,
1,78). Nella parabole del figliol prodigo quando il figlio torna a casa il
padre si commuove nelle viscere (splscnozizo). Questo verbo compare
solo in questo caso. In greco come l’ebraico, l’indicazione della locazione

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dei sentimenti e delle emozioni sta nelle viscere. Poiché quali sentimenti
sono molli e tipicamente femminili, il verbo esattamente indica questo.
Queste viscere però sono le viscere della madre. Davanti al figlio il padre
prova una commozione che lo prende fino alle viscere. In sintonia in Luca
usa questo verbo altre due volte, per esprimere quando Gesù vede la
vedova di Nain e anche nella parabole del buona samaritano.

Come collegare la paternità e la maternità di Dio? Come un Dio che è


Abbà come leggere paternità e regalità di Dio?

Evidentemente non vanno esclusi, la regalità non sembra avere a che fare
con la paternità i Dio. Nei due testi che abbiamo citato (Mt 11,25)
possiamo trovare scritto “ti benedico padre, signore del cielo e della
terra”; il secondo testo “quando pregate dite: Padre nostro sia santificato
il tuo nome, venga il tuo regno” (Lc 11,1-4).

Il messaggio profetico di Ez 36,22-36 può essere preso come sfondo. Dio


santificherà il suo nome mostrando la sua santità.

v. 24-26 “Vi prenderò dalle genti, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò


sul vostro suolo. Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi
purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli; vi darò un
cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il
cuore di pietra e vi darò un cuore di carne.”

Tramite queste esperienza di Dio che ha fatto il profeta Dio si manifesta.


Che cosa farà Dio?

v. 27-28 “Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei
statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi. Abiterete nella
terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro
Dio.”

Gesù si deve essere nutrito tanto di profeti. Quando Gesù insegna ai sui
discepoli insegna ad innovare Dio come padre e gli chiede di santificare il
suo nome, qual è il nome con il quale lo hanno appena chiamato? Padre.
Che egli si manifesti per il Padre che egli è. Che egli si manifesti per il
Padre che è. (Abbà che dona pane, che sia santificato…).

Il tratto escatologico del Padre nostro, (venga il tuo regno) è che tutti
possano fare quanto prima la sua esperienza. Tutti possano sperimentarti
per quel Abbà per cui sei, il quale regna in un certo modo. Tutti possano e
posso in modo definitivo, come accadrà alla fine dei temi, quando Dio sarà
tutto in tutti.

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La reagita accade facendosi sperimentare nelle parole/azioni di Gesù.
Dove accade? In precise concrete situazioni di vita, la fame, la malattia, la
gioia, il lavoro, dove Gesù chiama e intera Pietro? Mentre lavora. Ovunque
c’è una gente che vive. In quale modalità dell’incontro.

Su questo vogliamo soffermaci.

Come avviene l’incontro?

Abbiamo che la regalità di Dio viene esercita mediante la parola e azione


di Gesù che precede abilitando e sollecitando una risposta libera. Questa
risposta simulatamente da alla realtà di Dio di potersi affermare. Colui che
risponde non viene ne obbligato nel sostituito, viene interpellato nella sua
semplicità. La risposta da la possibilità di Dio di accadere.

L’incredulità blocca.

La fede nella testimonianza evangelica ha una duplice declinazione. La


fede è fede che salva, è la forma elementare della fede. La chiamiamo
casi perché è Gesù che la salva. La fede ha una parte attiva essenziale.

La fede che salva è fede di tutti, dei personaggi minori.

La fede testimoniale che deve essere fede che salva, è in particolare


quella dei discepoli e si qualifica in questo modo per due elementi: la
sequela e la missione. Questa fede come risposta positiva ha un arpista
positiva, la fiducia esistenziale (esperienza di una coscienza umana
universalmente credente).

Si inizia ad essere credenti? Da subito. La fiducia davanti alla vita è data


dal padre e dalla madre. Nell’incontro con Gesù viene declinata come fede
che salva.

Questa fede esistenziale con l’incontro con Gesù diviene fede che salva. È
la fede di Zaccheo, della sirofenicia, della emoroissa…

Questa fede che salva, fede è?

È fede in Dio che sta operando mediante Gesù. Cui si attribuisce l’opera di
Gesù. Questa fede in Dio a cui si attribuisce l’ora di Gesù, ma in nome e il
potere dello spirito di Dio. Questa fede in Dio alimenta fiducia in Gesù
come mediatore della signoria di Dio e non si satana.

Questa è il geme della fede pasquale.

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