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Vediamo ora cosa legava i due grandi uomini, il motivo della costruzione del Tempio e le
vicissitudini che hanno portato l’architetto alla corte del Re di Israele.
La storia narra che Salomone era stato incaricato dal padre, insieme ad una squadra formata da
soldati scelti, di custodire e proteggere nel suo peregrinare (che simboleggia il cammino dell’Uomo
alla ricerca di Dio) il bene più prezioso dei tabernacoli, l’Arca dell’Alleanza.
Il Re Davide in punto di morte trasmise al figlio il suo testamento:
"Ti lascio il mio regno, Salomone, quello che dio mi ha affidato e di cui mi sono mostrato indegno.
La morte e la corda che e stata tagliata dalla sua mano, il picchetto strappato, la tenda trascinata via
dal vento del deserto. La mia anima è pronta ad attraversare il cielo per comparire davanti al mio
giudice. Ho combattuto e ho vinto. Che quest’epoca sia finita per sempre. Tu che porti il nome di
Salomone, “a lui la pace”, perseguila su questa terra. Fa che sia il legame tra Israele e il cielo. La
mia corona è macchiata di sangue. Teste tagliate giacciono ai piedi del mio trono, è per questo che
non ho potuto costruire la casa del Signore. Assolvi tu questo compito, figlio mio. Cerca
incessantemente la saggezza, quella che fu creata prima delle origini, prima che nascessero il mare e
i fiumi, prima che s’innalzassero le montagne, che ci fosse una differenza tra il giorno e la notte,
prima che la luce uscisse dal caos e che i cieli fossero saldamente stabiliti. E’ con la saggezza che
Dio misura l’universo, con essa creò la Terra, grazie ad essa tracciò i sentieri percorsi dagli astri,
senza di essa non costruirai nulla.”.
L’Egitto era ormai in decadenza in quell’epoca, dunque il faraone vide di buon occhio la possibilità
di stringere un’alleanza con il confinante Israele. Siamon diede in sposa sua figlia Nagsara a
Salomone e scelse il miglior maestro della “Casa della Vita”, luogo dove si formavano i costruttori
egiziani per inviarlo in Israele. Non tutti erano d’accordo quindi si decise di non ufficializzare la
cosa e di non far sapere che il maestro inviato fosse egiziano.
La scelta ricadde su Horemheb, adepto di circa trent’anni, con una fronte larga ed una muscolatura
possente. Era stato apprendista a dodici anni, aveva passato la sua adolescenza nei cantieri di
Karnak ed era diventato maestro d’opera tre anni prima, approfondendo l’arte studiando i trattati di
Imhotep, il più grande degli architetti egiziani.
Il faraone, che aveva lasciato libera scelta a Horemheb, gli ordinò di scendere nelle sale sotterranee
all’edificio e di prendere gli oggetti rituali che vi erano stati depositati molti secoli addietro.
Prima di partire per Gerusalemme il faraone lo abbracciò e gli disse:
“d’ora in avanti tu ti chiamerai Hiram, provieni da Tiro, non sei egiziano e dovrai credere nell’unico
Dio, quello degli ebrei.”
Hiram pur di dare continuità all’opera dei costruttori, acconsenti e parti per il lungo viaggio verso
Gerusalemme.
Dopo numerose peripezie, Hiram giunse al cospetto del grande Re Salomone, che gli disse:
- Benvenuto nel mio paese Maestro Hiram.
Hiram non rispose ed allora il Re lo incalzo:
- Siete di poche parole.
Hiram rispose:
- Io amo il silenzio Signore, il mio regno e quello della pietra e del legno.
Salomone chiese, da dove vieni?
- Da Tiro. il Re, per cui lavoravo, mi ha detto che cercavi un architetto.
Salomone era impressionato dallo sguardo di fuoco di quell’uomo possente con la capigliatura nera,
le sopracciglia spesse ed il naso diritto che conferivano al suo viso un’espressione di severità
Salomone chiese ancora a Hiram:
- Qual è la tua scienza?
Hiram rispose:
- l’arte del disegno.
- a che ti serve?
- a tagliare le pietre, a metterle insieme e sollevarle in modo che siano sistemate senza bisogno di
rifiniture, e che l’edificio resista nel tempo..
- Accetteresti di rivelarmi quest’arte?
- No, Signore. O m’ingaggi dandomi pieni poteri sul mio cantiere, o me ne vado.
- non e un linguaggio diplomatico Maestro Hiram.
- Non lo sono e non ho intenzione di diventarlo.
I1 rapporto che s’instaurò tra i due grandi uomini non fu sempre pacifico, ma fu improntato
comunque al massimo rispetto reciproco.
Salomone era spinto alla costruzione del tempio da motivi politico-religiosi, per unire le tribù di
Israele, il tempio sarebbe stato molto utile allo scopo.
Hiram invece era concentrato nella costruzione del tempio in quanto il Tempio stesso era
l’espressione più elevata della spiritualità dell’uomo, e nel Tempio avrebbe trovato la prosecuzione
di quell’opera infinita che e il perfezionamento dell’essere umano.
Le risorse di Salomone, seppure ingenti, furono ritenute insufficienti dal Maestro Hiram il
quale si offrì di intercedere presso la Regina di Saba, nel cui regno si producevano grandi quantità
di oro, per favorire uno scambio commerciale che avrebbe portato risorse e oro in Israele.
Salomone, venuto a conoscenza della facilita con cui Hiram aveva ottenuto i favori dalla Regina di
Saba, rimase stupito e interrogo in tal senso l’architetto:
- Chi sei realmente, Maestro Hiram?
- Un artigiano diventato esperto del suo mestiere.
- Come posso crederti, dopo quel che e successo? Come è possibile che un semplice operaio sia
riuscito ad ottenere una missiva della Regina di Saba, che annuncia il prossimo invio di un carico di
oro rosso?
- Grazie all’amicizia, Maestà. La nostra confraternita è più potente di quanto immagini. La regina
vuole uno splendido palazzo e un tempio dal disegno perfetto. Per questo colma di onori il suo
architetto che per me e come un fratello. Ha prestato attenzione alla mia richiesta ed è intervenuto
presso la sovrana di cui e anche primo ministro.
Il soggiorno di Hiram in Israele fu comunque un continuo viaggiare, anche in terre lontane, per la
ricerca dei materiali pin idonei alla costruzione del Tempio.
A Saba, sulla cima di una delle numerose montagne aurifere Hiram fu iniziato all’arte del disegno.
Un giorno Hiram scavò per terra con l’aiuto di una pietra appuntita. Gesti lenti, precisi, efficaci. La
coppa con lo scettro d’oro uscirono dal terreno friabile dove Hiram aveva preso la precauzione di
nasconderli prima di stabilirsi a Gerusalemme.
Come confessare a Salomone che questi simboli erano stati offerti secoli prima al faraone Cheope
dalla prima regina di Saba, all’epoca della costruzione della grande piramide?
La sovrana di Saba, che venerava il sole come il faraone, aveva deciso di dare il suo contributo alla
costruzione di quella meraviglia dell’universo, pertanto aveva deposto nella camera bassa della
grande piramide 1o scettro di Saba e, sotto la sfinge, una coppa contenente la rugiada del primo
mattino del mondo. Erano questi gli oggetti che il faraone Siamon aveva affidato a Hiram, prima
che partisse dall’Egitto Erano gli oggetti che l’architetto doveva porre nelle fondamenta del tempio
di Salomone, affinché questo si fondasse sull’antica saggezza.
compito schiacciante.
Hiram comunque rimaneva nell’ombra, non si concede-
va riposo né disttazione. Il lavoro lo assorbiva. Doveva anco-
ra formare dei bravi oprerai, con la speranza di farne degli ar-
tigiani scelti di cui presto avrebbe avuto bisogno. lmpossibi-
le, in ISRAELE, contare sugli apprendisti pazientemente ad-
destrati dai geometri dei rempli d’Egitto.
Hiram andava alla ricetca di caratteri forti, equilibrari, ri-
cettivi che in pochi mesi avrebbero dovuto applicate una scien-
za che gli adepti di solito imparavano in diversi anni.
Era l°aspetto piii inquietante di questa folle impresa: accor-
dare fiducia al genio nascente di aleuni, costituire una contra-
ternita di praticanti sul luogo stesso del loro apprendistato.
Karchitetto fini di compilare una lista che comprendeva una
cinquantina di nomi: quelli degli apprendisti che avrebbero
iniziato la conoscenza delle leggi necessarie alla creazione del
tempio, all’uso degli arnesi e alla posa della pietra.
La stava rileggendo quando senti qualcuno che tentava di
forzare l’accesso nel laboratorio di Disegno.
Era il suo servo ebreo che, lanciandosi in una lunga supplica,
chiese al maestro di entrare a far parte della confraternita.
Hiram allora gli disse:
- Se vuoi entrare nel cantiere, dovrai sottoporti ad una ptova.
- La mia vita .... . sara minacciata?
— E° pericoloso ammise Hiram
- Ma io sono il tuo servo, mi aiuterai?
- Le regole del cantiere me lo proibiscono.
- Questa prova .... e indispensabile?
- lndispensabile, rispose Hiram
Hiram bendo gli occhi del servo, e lo introdusse nella sala
delle prove dove vi era un°asse sottile di legno appoggiata su
due blocchi cubici, accatastati uno sull°altro.
Tra mille difficolta e forti paure il servo supero la prova.
Tu sarai i miei occhi e le mie orecchie disse Hiram, cir-
colerai dappertutto, osserverai, ascolterai. Non devi sentir-
ti una spia.
Per ordine di Hiram, il suo servo contatto uno per uno gli