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Lo SCOPO della Vita


di Eckhart Tolle

Incontro tenuto a S. Rafael, California, nel marzo 2008.

Sommario
Lo SCOPO della Vita............................................................................................................. 1
La bellezza di essere vivi..................................................................................................................... 2
Passato e futuro...................................................................................................................................... 4
Una dimensione senza tempo............................................................................................................ 6
Realizzare lo Scopo Primario............................................................................................................ 9
Nel presente emerge qualcosa di nuovo....................................................................................12
Cambiamento della coscienza umana........................................................................................14
Consapevolezza.................................................................................................................................... 17
Tutto è Sacro.......................................................................................................................................... 20
Creatività................................................................................................................................................. 22
L’Eterno Soggetto........................................................................................................................... 25
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La bellezza di essere vivi


Ora vi faccio una domanda: In questo momento state ancora respirando?

Mentre controllate se state respirando, la vostra attenzione si allontana dal


pensiero e comincia a spostarsi verso il corpo.

State certamente respirando, altrimenti avreste già perso i sensi.

Il respirare è soprattutto inconsapevole, perciò un passo molto semplice per


smettere di essere intrappolati nel costante rumore mentale che chiamiamo
pensare, per smettere di essere intrappolati lì e trascinati via da qualunque
pensiero appaia, è uscirne spostando volontariamente la vostra attenzione.

E non lo fate perché la Vita vi ha inferto un duro colpo, questo è infatti un altro
modo per uscire dalla mente, ma ne uscite semplicemente con un

“Vediamo, sto ancora respirando?”

In quel momento l’attenzione si sposta via dal pensiero. Si crea un piccolo


intervallo perché, nel momento in cui controllate se state respirando, non state
più pensando. Se invece in quel momento state pensando, allora non saprete se
state ancora respirando oppure no.

Quindi accade solamente quando smettete di pensare e potrebbe trattarsi di un


secondo o due. Già migliaia di anni fa qualcuno lo aveva scoperto e ne aveva fatto
una meditazione, meditazione della respirazione consapevole.

Quando fate un passo fuori dal rumore del pensiero, quella è meditazione ed è
anche il manifestarsi di un diverso stato di coscienza.

Ora facciamolo di nuovo.

In questo momento state ancora respirando?

Nel momento in cui spostate la vostra attenzione verso il corpo, dovreste


avvertirete una certa vitalità. In qualche modo sapete di essere vivi.

Questo è un altro modo di spostare l’attenzione dal flusso dei pensieri:


rivolgere l’attenzione al proprio corpo, percepire la vita che pulsa in voi ogni
istante. Nel momento in cui percepite la vitalità del vostro corpo, ecco che siete
PRESENTI.
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Quando siete PRESENTI, entrate in uno stato di quiete, percepite in voi
un profondo senso di pace.

Non è successo nulla di speciale. Magari state praticando un qualche tipo di


attività fisica che richiede la vostra attenzione totale per cui non rimane molto
spazio per l’attività della mente. State per esempio scalando una montagna. Un
pensiero qualunque e potreste perdere la presa e cadere dalla parete. E mentre
scalate quella montagna, improvvisamente provate un forte senso di vitalità e di
presenza, ed è una bella sensazione.

È la bellezza dell’essere vivi.

Anche uno shock può avere lo stesso effetto… Magari all’improvviso vi appare
davanti qualcosa e non sapete esattamente cosa sia. Qualcosa di completamente
nuovo. Un animale, mentre state camminando nella foresta. E improvvisamente
c’è un momento di semplice presenza.

Siete Presenti

In questo stato la mente può ancora funzionare ma non è così importante. Un


pensiero può arrivare e, se il pensiero arriva, è più probabile che sia un pensiero
originale, che ha preso vita. Non un vecchio pensiero ripetitivo che avete già
pensato, un pensiero che avete già avuto migliaia di volte.

Nello stato di presenza


è probabile che arrivi un pensiero originale.


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Passato e futuro
La maggior parte dei pensieri della vostra mente, della mente di chiunque,
perché non c’è nulla di personale, la maggior parte dei pensieri che pensate, li
avete già pensati: sono vecchi pensieri.

In assenza di presenza, c’è solamente quel ripetitivo


brusio mentale.

Parte di quel brusio mentale è la storia di me. È la storia problematica; che


spera non sarà più problematica in un certo momento nel futuro. Senza rendersi
conto che ciò che chiama futuro non esiste realmente se non come un altro
pensiero. Per questo, quando il futuro, che è un pensiero, arriva, può solo
apparire nello spazio della vostra consapevole presenza.

La luce della Consapevolezza può solo apparire


come l’adesso.

Quando il futuro, che è un pensiero, arriva, può solo apparire nello spazio della
vostra consapevole presenza. Il futuro arriva sempre e solo nel presente.

Il futuro è solo un pensiero e questo vale anche per il passato.

Perché al di là dei pensieri nella vostra mente che dicono: “Questo è accaduto a
me. Io ho fatto questo, Lui mi ha fatto questo, Lei mi ha fatto questo o le ho fatto
questo. O l’ho fatto a loro e poi loro hanno fatto quest’altro. E poi…”

Tutto questo non è accaduto nel passato, quando è accaduto. Ammesso che sia
mai accaduto. Perché voi sapete come lavora la mente: gradualmente
reinterpreta il passato, quindi può darsi che quelle cose che vedete come
realmente accadute, non lo siano. O magari sono accadute, ma quando sono
accadute, era l’adesso.

Adesso è l’unico spazio dove le cose possono accadere.

Non possiamo pienamente comprendere attraverso il pensiero analitico, e non


ne abbiamo neppure bisogno, come ci accada di avere l’impressione che esistano
futuro e passato. Ma possiamo rendercene conto, senza trasformarlo in una
filosofia, in un modo molto più semplice, osservando e riconoscendo che

tutto ciò che esiste, esiste adesso.


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Il tempo come passato o futuro può solo manifestarsi come un
pensiero.

Se voi foste un ispettore di polizia e foste alla ricerca di un criminale chiamato


Tempo, di un criminale davvero pericoloso, perché se ne va sempre in giro
uccidendo persone e distruggendo ogni cosa. Dapprima le inganna, facendo loro
credere che il tempo le sta portando dove vogliono andare, per poi, dopo averle
ingannate, ucciderle.

Non possiamo sperimentare il tempo;


possiamo sperimentare sempre e solo l’adesso.

Le persone credono di sperimentare il tempo. Ma non sperimentate il tempo,


sperimentate sempre e solamente l’adesso.

Quindi, se non sperimentate il passato e non sperimentate il futuro, non potete


sperimentare il tempo. E il criminale non può essere catturato perché il criminale
è un fantasma. Eppure i corpi muoiono. Ma allora, chi li uccide se il Tempo non
esiste? Ma non approfondiamo troppo tutto questo.

Non possiamo negare, però, che in questa realtà superficiale sembra esistere
una cosa quale il tempo.

In verità usiamo il tempo per colmare un vuoto


che non comprendiamo.

Diciamo “Sì, è il tempo. È il tempo che fa questo.”


Sembra che esista. Sembra che voi non ve ne possiate liberare. Sembra che vi
trascini via. E vi andate deteriorando sempre di più finché alla fine vi dissolvete.

D’accordo, questa sembra essere la situazione, almeno per quanto riguarda il


mondo delle forme. Le forme hanno vita breve. E la vera essenza della mente
pensante è che di solito sta pensando al futuro o al passato e che è il passato a
condizionare i suoi processi di pensiero: ciò che pensate è condizionato dal
vostro passato.

La mente pensante è fortemente condizionata dal passato e


costantemente proiettata nel futuro.


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Una dimensione senza tempo


La domanda è se ci sia in voi o in me, un’altra dimensione nella quale il tempo,
che alla fine è una cosa illusoria, non si manifesti più.

Vi è una dimensione in voi


nella quale non esista più il tempo?

Non come qualcosa in cui credere, come una credenza che conforti, ma
piuttosto come qualcosa che possa realmente essere sperimentato?

Questo mi porta allo scopo della nostra vita che, mi dicono, sia il titolo di
questo incontro.

Lo Scopo della Vita

Ammesso che esista una cosa del genere, lo scopo della vita è duplice:

Vi sono uno scopo primario e uno secondario.

Lo scopo primario non implica il tempo,

e questa è veramente una cosa strana. Di solito, infatti, nel momento in cui
parlate di scopo, pensate immediatamente “Sì, è nel futuro”. Di solito non potete
pensare ad uno scopo senza chiamare in causa l’idea di un futuro, perché sembra
che lo scopo sia là e che io sia qui.

Lo scopo è dove volete arrivare, e il fatto che voi lo raggiungiate o meno


determina il vostro successo o il vostro fallimento. Perciò, quello che vi sto
suggerendo è che vi rendiate conto che esiste un altro tipo di scopo che è lo scopo
primario.

Lo scopo secondario coinvolge il tempo, e ce ne occuperemo più tardi.

Del proposito primario, invece, non ce ne possiamo occupare più tardi, perché
il proposito primario significa rendersi conto che lo scopo della vita è privo di
tempo. La prima cosa, la prima piccola indicazione che potremmo usare, è quella
di dirvi quale sia questo scopo.

Lo scopo della vita è privo di tempo.

Lo scopo primario (in questo momento) è stare seduti qui, su questa sedia.
Il mio scopo primario è quello di stare seduto qui e parlare.
Il vostro scopo primario è di sedere lì e ascoltare.
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In realtà, l’ascoltare e il parlare non sono poi così diversi perché potrei dire che
anch’io sto ascoltando le parole che escono da questa bocca.
Quindi, in definitiva, sono la stessa cosa.

Il vostro scopo primario (adesso) è di sedere qui, di essere seduti qui.

L’universo (intero) ha cospirato per mettervi qui.

La totalità di tutte le molecole e di tutti gli atomi che stanno fluttuando in giro
nell’universo (alcuni di questi si uniscono temporaneamente manifestando ciò
che appare come una persona) si uniscono insieme e gli atomi e le molecole del
vostro corpo a un certo punto sono nelle stelle. Forgiati nella fornace delle stelle
e in uno strano modo tutto si unisce. E la totalità della vita a un certo punto,
improvvisamente vi mette qui.

Ogni cosa è connessa con tutto il resto,


e tutto è senza tempo.

È solo quando noi guardiamo questo dalla nostra limitata prospettiva che
sembra che tutte queste cose siano accadute nel passato e ci abbiano, alla fine,
portato qui. Ma, in effetti, tutto sta accadendo in un presente senza tempo e
qualsiasi cosa esista in questo istante, esiste perché non può essere altrimenti.

La totalità ha manifestato la forma in questo momento: io sto seduto su questa


sedia e il mio scopo è questo. Questo è il mio scopo primario.

Ora, la mente dice che questa frase non ha un senso concreto perché voi siete
già qui, quindi come può questo essere il vostro scopo?

Lo scopo primario è quello di essere qui pienamente.

È allinearvi internamente con questo istante e comprendere che dovunque voi


siate, è dove si suppone che dobbiate essere e che qualunque cosa stiate facendo
nell’adesso, quello è ciò che si suppone stiate facendo.

Il vero senso della vita è l’esplorazione dell’eterno presente.


(Alan Watts)

Questo non significa che voi non possiate fare qualcos’altro. In questo istante io
sto facendo questo e si suppone che io lo faccia in questo istante. (l’oratore
afferra un bicchiere d’acqua dal tavolo)
Ora sto bevendo un bicchiere d’acqua e questo è il mio scopo in questo stesso
momento. (sorseggia un bicchiere d’acqua)

Ora il mio scopo è rimettere il bicchiere sul tavolo. (lo posa lentamente)
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In che modo questo è diverso?

Se io so che questo è il mio scopo, in che modo questo può essere diverso dal
modo in cui lo faccio normalmente?

Quando penso a qualcos’altro mentre lo faccio?

Il modo normale di bere un bicchiere d’acqua è voler essere già lì. (l’oratore
indica il bicchiere sul tavolo)

Mentre sollevate il bicchiere, voi già volete essere qui. (con una mano lo afferra
e con l’altra indica le labbra)

(ora sorseggia l’acqua) E mentre sorseggiate l’acqua, desiderate che l’acqua sia
già nel vostro stomaco.

E mentre il bicchiere sta viaggiando di nuovo verso il tavolo, voi vorreste che
fosse già lì persino mentre è ancora qui. (ha ancora il bicchiere in mano)

Questo è solo un piccolissimo esempio di come la gente trascorre la propria vita.


Senza voler stare veramente in quello che sta facendo perché ogni fare è un
mezzo per raggiungere uno scopo. Per questo, non realizza affatto il proprio
scopo primario. Perde di vista l’intera faccenda.

Se ogni azione che intraprendete - o quasi tutte le vostre azioni, o il 95


percento, o il 99 percento, o comunque sia, - se qualunque cosa stiate facendo è
realmente un mezzo per un fine, allora dov’è il fine?
Nel futuro.
E dove è il futuro? È il pensiero nella vostra testa.

Il destino degli umani è quello di vivere proiettati nel futuro


e di perdere il presente: la sola realtà.


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Realizzare lo Scopo Primario


Quindi, questo è il destino degli umani, questo è il destino dell’umanità in
questo momento, anche se qualcuno sta cominciando a venirne fuori: vivere in
un modo estremamente frustrante. Infatti, genera costante insoddisfazione,
ansia, paura, stress e ogni genere di cose.

Perché non state realizzando il vostro scopo primario,


che è quello di essere allineati con l’adesso.

L’unica cosa che è sempre.

Essere allineati interiormente con l’adesso, anziché sminuire ogni cosa stiate
facendo nell’adesso o chiunque voi siate nell’adesso. Non essere mai pienamente
dove siete, perché i vostri pensieri vi stanno portando da qualche altra parte.

Non state mai pienamente nel fare quello che state facendo,

così che il fare diventa un mezzo per un fine. Questo è il destino degli umani
che sono intrappolati nella mente.

Siete intrappolati nel pensare.

Perché vivete sempre in funzione di ciò che verrà dopo, e ciò che verrà dopo è
solo un pensiero.

Il vostro scopo invece è quello di vivere allineati con quello che c’è,

così che nulla di quello che fate sia un mezzo per un fine ma sia un fine in sé.

Questo è lo scopo primario.

Lo scopo secondario, invece, è un mezzo per un fine e, come tale, non è


importante.

(Ora l’oratore afferra ancora il bicchiere d’acqua e lo avvicina alla bocca)

Il bicchiere sta viaggiando, e va bene, è un bel momento. Ma il momento


successivo non sarà migliore di questo. Quando l’acqua bagna le mie labbra è
bello, è bello. (beve)
Ed è meraviglioso tenere in mano questo bicchiere. Lo scintillio dell’acqua, il
vedere la vita che ha dentro. Sicuramente, se siete nella mente pensante non
vedrete tutto questo.
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“È un bicchier d’acqua, di cosa stai parlando?”

Se siete intrappolati nella mente pensante, abitate un universo concettuale che


è morto, perché date un nome ad ogni cosa e avete concetti su ogni cosa e…

“Questo è un bicchier d’acqua. Non c’è nulla di miracoloso in questo.”

No, perché non l’avete mai realmente guardato. Non ne avete mai realmente
fatto esperienza. Né mentre nuotate, né mentre fate la doccia, e nemmeno
mentre bevete.

Non avete mai realmente fatto una vera esperienza dell’acqua


perché la mente, il pensare,
continuava a interferire creando un illusorio universo concettuale.

La maggior parte delle persone sono completamente intrappolate lì. E quindi


non sperimentano la vita che c’è nell’universo che hanno intorno. Si potrebbe
dire che non sono presenti, che non sono dove sono, e che non sono totalmente
in quello che stanno facendo. Perché ogni fare è un mezzo per qualche fine, e il
fine è nella dimensione illusoria chiamata futuro, che non arriva mai.

Sto descrivendo la dimensione umana. È dolorosa. Sofferenza la chiamava il


Buddha. È sofferenza. Crea una sofferenza continua; sia una sofferenza meno
intensa come l’insoddisfazione, l’irritazione, sia una sofferenza che ha una forma
più intensa.

Lo scopo primario, quindi,


è quello di essere qui pienamente,

e di stare completamente in quello che fate, in modo che non venga sminuito.
In modo che la preziosità del momento presente non venga ridotta a un mezzo
per un fine.

Qui avete già lo scopo primario della vostra vita.

Questo è il vero fondamento della vostra VITA, anche se troppo spesso ve ne


dimenticate. Adesso, almeno adesso, lo sapete. Non vi ho detto nulla di nuovo
perché quando ascoltate queste parole dite:

“Oh, ma certo, lo sapevo!”

È così ovvio, è così ovvio che non avete bisogno di esserne persuasi, lo
sapevate.
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“Certamente lo sapevo, ma allora perché non l’ho vissuto?”

Domanda sbagliata. La domanda è: “Lo sto vivendo adesso? Sì!”

Questa è la continua pratica del presente, stare nel momento presente. Molte
volte, probabilmente, voi perdete l’adesso, perdete di vista il vostro scopo
primario e ricadete in una sorta di disfunzione che il mondo chiama
comportamento normale, esistenza normale.

E potete guardare film, TV, video, qualsiasi cosa, tutte manifestano la stessa
normale disfunzione. Questo è ciò su cui tutto è basato.


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Nel presente emerge qualcosa di nuovo


Di tanto in tanto intravvedete brevemente qualcosa qui e là. Sempre bellissimo
da vedere. Brevi intervalli di sensatezza che si affacciano nell’insensatezza della
normale esistenza. Quindi, per esempio, lo scopo primario non ha nulla a che
vedere con quanti anni avete.

Lo scopo secondario è legato a quello che fate come cosiddetti individui ed è


secondario. Quindi non ce ne occuperemo ora, come ho già detto prima, ma tra
un po’.

Lo scopo primario. Potreste avere 95 anni, potreste anche avere da vivere un


solo giorno di vita, una sola ora, lo scopo primario varrebbe anche se aveste un
solo minuto o pochi secondi ancora da vivere. Potreste realizzare totalmente lo
scopo primario ed entrare nella presenza.

La presenza è l’emergere di qualcosa di nuovo.

Senza tempo è una definizione migliore.

Affiora in voi, una dimensione di consapevolezza senza tempo.

E non posso spiegarvi cosa sia la presenza, posso solo darvi qualche piccola e
breve indicazione. Vi ho suggerito di controllare se stavate respirando oppure no.
“Ah, c’è presenza!”

Mentre ne parlo ora, vi sono due dimensioni relative a questo momento qui: le
parole e la presenza. La Presenza non ha nulla a che vedere con le parole o con il
pensare. Non ha forma. Non potete dire: “Ah, eccola qui!” Non potreste mai
trasformare la Presenza in un oggetto, un oggetto mentale, perché

la Presenza è l’eterno soggetto.

La Presenza è l’eterno IO SONO.

Presenza.

Nel Nuovo Testamento, Gesù la chiamò il Regno dei Cieli. E dice letteralmente
che il Regno dei Cieli non si manifesta con segni che si possano percepire.

Non potete dire: “Ah! Ora l’ho trovata! Eccola qui! Ahh!”

Sono riluttante a usare qualsiasi parola per descriverla, ma ne userò qualcuna.


Sono solamente indicazioni. È la Consapevolezza stessa prima che la consapevo-
lezza diventi forma, come un pensiero, una emozione, una percezione dei sensi.
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La presenza è la quiete al di sotto di tutti i vostri pensieri.

Che è sempre stata lì, sarà sempre lì, perché è al di fuori del tempo.

Al di sotto di tutto il pensare, esiste un vasto regno di consapevolezza che


toccate quando la mente tace per un attimo e si crea uno spazio tra due pensieri
nel quale siete consapevoli ma non state pensando. Se in quello spazio guardate
un bicchiere d’acqua e lo vedete senza dargli un nome, (ora prende in mano il
bicchiere) potete sentire la vita che contiene perché potete sentire la vostra stessa
vitalità.

La vita che c’è in voi e quella che c’è in questo bicchiere d’acqua
sono una e la stessa.

Allora il senso di separazione scompare, scompare quello che provate quando


siete intrappolati nel continuo etichettare che fa la mente. “Qui c’è il bicchiere
d’acqua ed ecco qui ci sono io, il mio nome, la mia storia e tutto questo”.

Allora guardate un fiore e non lo chiamate, non gli date un nome. Non avete
bisogno di chiamarlo in alcun modo. Per vedere realmente il fiore, la mente deve
essere quieta. Allora lo guardate di più attraverso questa quiete che attraverso il
brusio mentale.

Quindi è la quiete, e non la persona che voi pensate di essere, che sta
guardando il fiore. E che comprende, alla fine, che il fiore è pervaso dalla stessa
quiete da cui siete pervasi anche voi. Quindi c’è un riconoscersi. E qualsiasi cosa
percepiate è pervasa dalla stessa immaterialità senza forma che la mente non può
comprendere, che nessun scienziato ha mai trovato.

Non hanno nemmeno cominciato a cercare. Quindi questo è un nuovo modo di


stare nel mondo, quello in cui non siete più una entità basata sul tempo chiamata
persona e sostenuta da una continua attività mentale.


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Cambiamento della coscienza umana


Qualcuno potrebbe dire:

“Non posso smettere di pensare perché altrimenti non saprò più chi sono. Se smetto di
raccontare a me stesso la mia storia e di raccontarla agli altri, in modo da poter avere
qualche conferma che la mia storia sia reale, se smetto di recitare il monologo, se il
monologo che tiene in piedi la mia identità finisce, allora io chi sono? Così continuo a
parlare.”

Oppure, “Ho letto un altro libro la scorsa settimana, diceva il contrario di quello che ha
detto lui, quindi ne devo venire a capo. Dice che il tempo non esiste ma io non sono
assolutamente d’accordo. È solo un mucchio di spazzatura.”

A ogni cosa, nel momento stesso in cui appare, viene messa una etichetta. La
piccola mente commenta su chiunque incontriate e ha immediatamente qualcosa
da dire sull’altra persona.

E di solito, quello che ha da dire, ha a che vedere con me e con la mia storia in
cui l’altra persona può o non può adattarsi alla mia storia o come può rendere la
mia storia più interessante, o come può minacciare la mia storia.

“Oh, lui non mi piace per niente.”

Ed è evidente che non c’è nessun incontro:

non incontrate mai l’altro.

Anche se state pensando di incontrare qualcuno, state incontrando le vostre


strutture mentali e le vostre forme mentali.

E molti si sposano così, senza essersi mai realmente incontrati.

Naturalmente, la situazione diventa presto insoddisfacente perché scoprite che


l’altro non si adatta proprio così bene alla vostra storia come avevate pensato.

Invece di adattarsi al vostro senso del sé, costruito dalla mente, lo minaccia.
E arriva l’ora di trovare un avvocato divorzista.

È stato un grande errore. Ma ora cerchiamo qualcun altro! Un nuovo modo di


vivere, nel quale quel piccolo uomo o quella piccola donna nella vostra testa non
dirigano più la vostra vita.

Non c’è nulla di sbagliato in questo piccolo uomo o in questa piccola donna
(ora indica la sua testa), tranne quando sono loro, lui o lei, a guidare la vostra
vita. Perché questo creerà un disastro. Hanno buone intenzioni, non ne dubito,
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ma è proprio da qui che viene la frase: “La strada per l’inferno è lastricata di
buone intenzioni”.

E questo accade quando l’ego dice: “Voglio proteggere me stesso e ho bisogno


di quanto c’è di meglio”. Certo, intenzioni meravigliose! Ma creano sempre
disastri.

L’ego umano provoca distruzione.

L’ego umano provoca distruzione, non solo nella vita personale ma in quella
collettiva. Quella stessa distruzione di cui potete leggere in un qualunque libro di
storia.

L’altro giorno ho comprato un libro di storia, l’ho visto in una libreria.


Sembrava interessante così ho letto qualche pagina qui e là di un professore che
insegna storia ad Harvard.
Davvero ben scritto. Si intitola “La guerra del mondo”.

L’autore enfatizza un po’ di più il lato umano della storia, rispetto a quello
concettuale dei politici che stringono alleanze e tutto quel non senso.

La sofferenza umana è così grande ed è incredibile ciò che gli umani si fanno: è
la storia del ventesimo secolo. La sofferenza è talmente incredibile, voglio dire,
sapevo già quanto fosse pazza la storia, ne ho parlato molto, ma lì l’ho vista di
nuovo ed è ancora più folle di quanto credessi. Non ci sono parole.

Questo è ciò che uno stato di coscienza disfunzionale genera.

Potrebbe anche sembrare relativamente innocuo nella vita personale, ma


produce insoddisfazione, conflitto e disagio.

Non essere mai realmente a proprio agio a lungo.

Se vi innamoraste di qualcuno potreste sentirvi a vostro agio, ma quel senso di


benessere non durerebbe poi molto a lungo.

Se non avviene un cambiamento nella coscienza umana, il mondo


diventerà ancora più pazzo e caotico.

Se non avviene un cambiamento nella coscienza umana, la pazzia continuerà e


fhhh. (ora emette un fischio) Nell’arco di un altro centinaio di anni, se non si
verifica un cambiamento nella coscienza collettiva, non credo che il pianeta
potrebbe sopravvivere.

Ma un cambiamento collettivo non può avvenire fino a quando non avviene un


cambiamento nell’individuo. Sono gli individui che compongono la collettività.
Questo è il motivo per cui siamo qui.
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Un cambiamento collettivo può avvenire solo attraverso un


cambiamento individuale.

Stiamo vedendo, stiamo guardando la pazzia e come funziona, e questo è già il


primo passo verso la liberazione. Perché è chi è in voi che può vedere la verità di
questo.

Chi o cosa in voi riconosce la pazzia come pazzia, la follia come follia?

Quel chi o quella cosa potrebbero persino riderne perché è così folle.
Piangerne o riderne o entrambe le cose!

Chi, che cosa in voi vede la vostra propria mente, il suo costante
chiacchiericcio, il suo costante monologo?

Quanta negatività, visto che i pensieri negativi durano di gran lunga di più dei
pensieri positivi?

Voi potrete dire: “Oh che bel fiore” ma non penserete a lungo a quel fiore.
Invece, un pensiero negativo sopravvivrà per mezzora, per un’ora, per due ore
nella vostra mente.
Il pensiero di un bel fiore che di nuovo non è, quel fiore che non avete
realmente visto, è una cosa superficiale, quel pensiero rimane forse per dieci
secondi.

“Oh è un bel fiore, ma ora lasciami pensare a quello che lui mi ha fatto ieri e a che
cosa ha detto e a cosa gli farò io domani.”

Ciò che emerge è una dimensione dalla quale siete capaci di osservare quello
che sta facendo la mente.


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Consapevolezza
Il cambiamento è passare dall’essere un’entità basata sul pensiero all’essere
un’entità basata sulla consapevolezza. Non voglio nemmeno dire entità perché
voi siete molto più vasti quando SIETE, allora realizzate che CHI SIETE non ha
nulla a che vedere con i pensieri che stanno attraversando la vostra mente.

È più vasto e più profondo

Lo toccate quando c’è un momento di pausa tra due pensieri, ma non lo potete
mai definire attraverso il pensiero.

È per questo che qualche volta, in alcune pratiche di meditazione o in qualche


insegnamento spirituale, usate la domanda: “Chi sono io?”, come un piccolo mantra o
una piccola indicazione. Chi sono io?

Se cercate una risposta, sarà ancora un pensiero, ancora parole: Chi sono io?
Può realmente funzionare se siete vigili e non cercate di rispondere alla
domanda. E qualunque sia la risposta che trovate dopo che vi siete domandati
“Chi sono io?”, non è la risposta.

Chi sono io?

La risposta è nello spazio di vigile, silenziosa presenza


dopo la domanda.

Tutto qui. Non potete afferrarlo. È l’essenza dell’identità, di quello che sentite.
Ognuno pensa di essere qualcosa di molto prezioso… “Io sono prezioso” E quel
senso di essere prezioso, quello non siete disposti a perderlo.

Anche persone la cui vita è relativamente poco piacevole, anch’esse non


vogliono perdere il loro senso dell’io.

Ma il senso dell’io di solito diventa tutt’uno con una storia nella mente.
“Io sono questo. Io sono quello.”

Quello che stiamo facendo qui è cercare di portare il senso dell’esistere o


dell’io, o della consapevolezza stessa fuori dalle sue identificazioni con la forma,
che fondamentalmente sono forme di pensiero.

Il normale stato umano è uno stato simile a un sogno.

Quindi, la consapevolezza ha sognato il sogno della forma. Questo è il motivo


per cui, dal punto di vista di un essere risvegliato, il normale stato umano è uno
stato simile a un sogno. E se scoprite in voi stessi, se intravedete, e in molti di voi
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è molto più di un barlume, che cosa sia essere presenti e poi di nuovo ricadere
nel pensare, la differenza nella qualità è grande, e potete quindi notare come
siano le due dimensioni in voi stessi.

Essere presenti significa Risvegliarsi.

Molti di voi vanno avanti e indietro tra le due condizioni (Stato di sogno e
Consapevolezza): siete presenti e poi accade qualcosa e voi tornate indietro
nel… mmmh… (rumore mentale)

Nello stato di Presenza non ci sono problemi.

E poi qualcosa accade e notate la vostra sofferenza: “Oh, ho dimenticato lo


scopo primario della mia vita che è l’adesso. (alza il dito in alto per indicare la
presenza) Va bene, ahhh, grazie a Dio, avevo pensato che ci fossero un sacco di
problemi e invece non c’è realmente nessun problema.”

Questa è una meravigliosa comprensione.

Non ci sono problemi.

E allora, la vecchia macchina nella testa: “Cosa vuol dire che non ci sono
problemi? Sarà meglio che cominci a pensare ai tuoi problemi. Non risolverai i
tuoi problemi semplicemente stando seduto lì”.

Una sorprendente comprensione è che nel momento presente c’è solo quel che
c’è, ma non ci sono problemi.

Nel momento presente c’è solo quel che c’è.

E se la vostra attenzione rimane ferma nell’adesso, smettete di abitare un


mondo di problemi. Potete ancora essere confrontati da sfide, ma vi arrivano
nello spazio dell’adesso. Non un problema per il fatto che dovete prendere una
qualche iniziativa. Se arriva una sfida, c’è una situazione. E voi osservate, e
questo è essenziale qui.

Quando c’è qualcosa o c’è un cosiddetto problema anziché pensare reagendo


immediatamente, osservate la situazione. La situazione può manifestarsi
attraverso una persona, una persona difficile - il mondo ne è pieno – una persona
o una situazione difficile e all’improvviso qualcosa non scatta.

“Non dovrebbe succedere” dice la mente, ma è così. Quindi state osservando


quell’«è così» e state portando questo stato di consapevolezza alla situazione o
persona verso la quale state semplicemente dirigendo l’attenzione. La persona
potrebbe venire da voi e dirvi “Hai fatto questo o quest’altro, sei sempre…”.
“Non mi dimenticherò mai cosa hai fatto 10 anni fa.” Oppure “ Tre anni fa hai
detto questo e da allora non ho mai smesso di pensarci.”
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E voi osservate. Ora con osservare mi riferisco a qualcosa di più del vedere o
dell’aspetto visivo ma potrebbe esserne parte. Ciò che realmente intendo è che c’è
attenzione: uno spazio di attenzione. Voi date a quella situazione o a quella
persona lo spazio della consapevolezza di una qualità penetrante ma non
aggressiva e che ha una certa intensità. Forse questa è un’espressione migliore.

C’è un’intensità di consapevolezza con la quale andate incontro alla situazione e


la osservate e in questo modo c’è un osservatore pieno di spazio. C’è una
presenza vigile. E poi riconoscete che c’è qualcosa che dovete fare, e lo fate.
Arriva come un movimento armonioso, organico, non come una forza reattiva.
La forza reattiva, quando la persona difficile arriva e dice: “Cosa mi hai fatto”
direbbe:
“Cosa intendi con cosa ti ho fatto? Ti ricordi cosa hai fatto tu?” O griderebbe
qualcosa in risposta, qualsiasi cosa. Questo è il modo normale.

Solo nello Stato di Presenza giunge l’INASPETTATO.

Adesso invece arriva la non-reazione. Ora, se questa persona vi vuole colpire


fisicamente, certamente agirete. Non rimarrete necessariamente lì, anche se
potreste. Nessuno può prevedere che cosa può venir fuori dalla presenza. Non ci
sono regole. Non è detto che quando una persona sgradevole vi viene incontro,
dovete farvi da parte oppure che non dovete muovervi e dovete lasciare che vi
colpisca. No, non vi sono regole.

Il PRESENTE è la presenza di DIO.


20

Tutto è Sacro
Quando siete Consapevoli, quando siete PRESENTI nell’Adesso, emerge dentro
di voi qualcosa di inaspettato.

In una mente silenziosa, vi è un’intelligenza infinitamente più grande


della mente pensante.

Qualunque azione spontanea sorga dalla presenza, in questa situazione,


qualunque sia la situazione, vi è una intelligenza in azione che è molto più grande
dell’intelligenza della mente pensante. Allora, in quello spazio di presenza, che è
lo stesso spazio che c’è quando guardate il fiore, incontrate situazioni o persone
che vi mettono alla prova. Ora, un fiore non è una sfida. È un po’ più facile essere
presenti con quello. Tutto virtualmente invita alla presenza.

Il fiore dice: “Prego, sono qui, guardami.” Perché è solo attraverso la vostra
percezione consapevole che il fiore, che non è alla fine separato da chi siete o da
cosa siete… vi è un essere Uno. È attraverso la vostra percezione che il fiore
riconosce se stesso. Il fiore è così innocente che non conosce nemmeno la propria
bellezza. Ma la sola consapevolezza dalla quale il fiore proviene, la sola
consapevolezza dalla quale questo corpo proviene, in quella unica
consapevolezza il fiore riconosce istantaneamente la propria bellezza.

È attraverso la vostra percezione che il fiore riconosce se stesso.

Questo è quello che accade quando camminate nella natura e siete presenti e
non state imponendo etichette mentali a ciò che percepite. Allora realizzate che
tutto e sacro. Il fiore è sacro, l’albero è sacro, lo stelo d’erba è sacro.

Allora realizzate che tutto è sacro.

Ma non dite a voi stessi che è sacro. D’accordo, ogni tanto i pensieri possono
affiorare, ma voi percepite la sacralità della foresta… del deserto… del cielo.

Tanto, tanto tempo fa gli esseri umani che appartenevano alle civiltà più
antiche riconoscevano ancora la sacralità dell’universo che li circondava. In
seguito si è manifestata una concettualizzazione che ha continuato a ripetersi.
Ogni cosa è diventata sempre meno viva perché trasformata in concetto.

Ogni cosa intorno a voi diventa sempre più morta e la sacralità dell’universo,
incluse la vostra propria vitalità e sacralità, vanno perdute. O meglio, non vanno
perdute, rimangono oscurate. Non le vedete più. Ed è qui che siamo,
collettivamente, come specie.

Finché la maggior parte degli uomini vivono nel sogno creato dalla loro mente:
21
Abbiamo un mondo senza vita perché
tra noi e l’universo c’è un velo, una densità della mente che
solo adesso comincia a dissolversi.

Ed è questa la liberazione:
l’emergere di una nuova consapevolezza.

La forza dello stato di consapevolezza non è necessariamente un evento


spettacolare con tamburi e trombe, è invece una cosa molto quieta. E in questa
quiete c’è un grande potere, un potere vasto. C’è il potere della vita stessa, c’è la
vera intelligenza della vita: l’intelligenza incondizionata.

In questa quiete c’è un grande potere,


il potere della vita stessa.

E più la abbracciate interiormente, più abbracciate lo spazio piuttosto che la


forma, perché è di questo che si tratta, della quiete interiore tra due pensieri, che
è la dimensione senza forma della consapevolezza stessa, più traete il senso della
vita da lì, piuttosto che dalla forma.

Onorate ancora la forma, il che significa ovviamente che, di tanto in tanto,


dovrete pensare. E questo va bene, ma il pensare viene potenziato e diventa
realmente uno strumento meraviglioso, quando non è più quel ripetitivo rumore
mentale in gran parte negativo, condizionato, inutile… Un peso, un fardello.

Il pensare viene potenziato e diventa realmente


uno strumento meraviglioso.

Quanto più entrate in contatto con lo spazio, con la quiete, la vigile quiete,
tanto più i processi mentali e il pensiero condizionato vengono gradualmente
erosi. È come il karma, che è tutto il condizionamento inconscio che ereditate e
che scambiate per chi siete e che vi costringe a riviverlo ancora e ancora. A
ripensarlo ancora e ancora.


22

Creatività
Il pensiero creativo nasce quando siamo presenti, solo allora la mente può
realizzare il suo legittimo scopo nella vita pratica (lo scopo secondario). Può così
essere al servizio della creatività che viene solo dall’incondizionato. La mente
allora può intervenire e dare una forma, dare una forma o darne un’altra. È bello!
È bellissimo! Potete così manifestare, anche attraverso la mente, potete
manifestare delle cose.

Quando onorate il vostro scopo primario (siete presenti),


anche lo scopo secondario si realizza.

E la mente può così essere al servizio della creatività.

Ultimamente si è parlato molto di questo. Del manifestare le cose nella vita


esteriore non più attraverso lo sforzo, lo stress o la negatività.

Se dopo dieci anni di fatica, di stress e di negatività finalmente diventate


milionari. Finalmente ce l’avete fatta! Ma questo non ha senso: siete stati infelici
per dieci anni e continuerete ad essere infelici anche con i vostri milioni. Tanto
più che, durante il percorso fatto per guadagnarli, avete reso infelici molte
persone.

E questo viene chiamato successo!

“Ora sanno chi sono e io so chi sono!”

Non in quel modo e non in un modo che è generato dal continuo bisogno
dell’ego che dice: “Non mi sento realizzato. Qui c’è qualcosa che manca. Non ho
raggiunto il completamento di me stesso. Penso di avere bisogno di una casa più
grande perché grazie a una casa più grande posso realizzare me stesso.”

Così, con uno sforzo maggiore e tanto stress, gestendo gli affari con perizia ed
eliminando la concorrenza, entrate in possesso di una casa più grande. Così,
avete la casa più grande e per un po’ sentite che “Sì, ora sto cominciando a sapere
chi sono”. Ma dopo un paio di settimane o di mesi che siete seduti nella casa più
grande cominciate… “Mi manca qualcosa e questo non mi fa più sentire
realizzato. Ho bisogno… Sì! Cercherò una moglie trofeo!”

Così vi rivolgete a un’agenzia matrimoniale qualunque sia e il resto lo


conosciamo già, non c’è bisogno di approfondirlo. La continua ricerca, il cercare
“Ora voglio questo; e voglio quello e poi quello”.

Non è quello. E così vivete questa realtà superficiale. Questo è il mondo della
forma. Potete godere del mondo delle forme per quello che è senza aspettarvi da
esso qualcosa che non può darvi. In questo modo potete gioire delle cose e potete
23
anche manifestare delle cose, ma non più dal senso di necessità dell’ego che dice
“Ho bisogno di questo per essere felice.” Perché il mondo delle forme non può
fare questo.

“Ho bisogno di questo in modo da provare un senso di completamento e di


successo per essere arrivato.” In realtà, quello che le persone vogliono è essere se
stesse pienamente. Non lo sanno. Vogliono il senso dell’essere vive, dell’essere se
stesse pienamente. Ma lo vogliono attraverso questo, quello o quell’altro. Senza
rendersi conto che non c’è niente che glielo possa dare perché lo hanno già.

Potete gioire delle cose


e potete anche manifestare delle cose.

(ma cercate prima il Regno dei Cieli e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù.)

L’unico modo per sapere che l’avete già; e non solamente che lo avete, ma che
lo siete, che voi siete già quello che state cercando, e non lo sapete perché
continuate a cercarlo altrove. Lo potete sapere solamente nell’adesso,
allineandovi con l’adesso e con il potere che c’è lì, dentro di voi.

Lì c’è il potere e lì c’è l’IO SONO.

Nel vuoto, nella non forma, nella consapevolezza, nella quiete, o comunque lo
vogliate chiamare. Lì c’è il potere e lì c’è l’IO SONO che si è spogliato di tutto, di
questo e di quello. La pura esperienza del conoscere se stessi come l’essere, come
Essere, come la Vita stessa.

Io sono la vita stessa, io non ho una vita.

La gente pensa di avere una vita. D’accordo, qualcuno dice non ho una vita ma
intende qualcosa di diverso. “Io non ho una vita”, oppure dicono “Fatti una vita!
Va bene, ci proverò…”
Ci sono quindi due modi di dire che non ho una vita. Uno è il modo deluso. Dite
“Non ho una vita” ma intendete dire “La mia storia di vita non è soddisfacente e
qualunque cosa faccia non mi sembra di essere soddisfatto”.

Ma c’è un altro significato per “io non ho una vita”.

Voi e la vita non siete due, ma uno.

Dite “io non ho una vita” quando comprendete che voi e la vita non siete due,
ma uno. Che non c’è un voi e la vita, e che non potete perdere la vostra vita.
Come sarebbe possibile? Perché questo implicherebbe che c’è la vita e c’è un me.
Allora la perdo e cosa rimane? Il me! Perciò, quando dite “non ho una vita”,
significa realmente che mi sono reso conto che io e la vita non siamo due.
24
Io sono Vita, sono uno con la Vita. Sono una manifestazione temporanea, in
questa forma, dell’unica Vita. Così come il fiore è una manifestazione
temporanea dell’unica Vita, dell’Unica Consapevolezza, dell’Unico Spirito.

Non uso questa parola molto spesso perché ha in sé troppa storia.

L’Unica Vita che appare temporaneamente in questa forma e l’Unico Io sono la


stessa cosa. L’Unica Vita, l’unica dalla quale tanti provengono e alla quale tanti
ritornano, l’Unico Io che sta seduto qui apparendo in quelle che potrebbero
sembrare forme differenti. L’Uno, che conosce se stesso come tale, che riconosce
che io non ho una vita perché io sono la vita, io sono l’universo che sta
sperimentando temporaneamente se stesso in questa forma e con questa storia di
vita.

Questo è un piccolo guizzo nella vita dell’universo, ogni singola vita è come un
piccolissimo battito di… (con la bocca pronuncia un brevissimo sibilo) Ecco la
vostra intera storia di vita! Dalla prospettiva dell’universo, tutte le cose delle
quali mi preoccupo tanto e tutte le cose importanti… un lampo! (con la bocca
emette brevissimi sibili) e miliardi di altri lampi!

L’universo sta sperimentando se stesso nella forma.


(manifestarsi attraverso le 10.000 cose)

Lo vuole, vuole sperimentarlo in miliardi di forme ma è tutto un’unica totalità


di esperienza! E voi siete una cellula di quella totalità.

Ma vuole anche qualcos’altro.

L’universo non vuole sperimentare solamente il movimento rivolto verso


l’esterno, vuole anche conoscere se stesso. Chi o che cosa è al di là della forma.

Ma vuole anche conoscere se stesso.

C’è il movimento verso l’esterno, la consapevolezza diventa questo, quello e


quell’altro, miliardi di forme, ma la consapevolezza vuole anche conoscere se
stessa. Vuole perdersi in miliardi di forme per soffrire e quindi conoscere se
stessa, conoscere la sua natura essenziale come pace eterna senza limiti, senza
tempo, senza forma. E questo è il motivo per cui siamo qui.

In primo luogo, il nostro essere insieme non riguarda il movimento verso


l’esterno, nella forma, perché questo ha continuato ad accadere per migliaia di
anni ormai.

Ma voi non siete la forma, avete solamente pensato di esserlo. Voi avete
pensato di esservi identificati con ogni pensiero, di esservi identificati con il
corpo che ha vita breve, con la mia storia, tutte cose che hanno una vita breve.
25

L’Eterno Soggetto
Chi sono io? Non sono questo, non sono quello. Chi sono non può essere
definito da una forma, da una parola, ma lo potete conoscere direttamente.

Potete conoscere voi stessi


come l’eterno soggetto senza tempo di tutte le esperienze.

Non toccato da nessun evento o accadimento. L’eterno IO SONO che è alla base
di tutte le manifestazioni. Così potete guardare le manifestazioni e riconoscere
voi stessi: l’UNO in ogni manifestazione.

Potete riconoscere l’essenza di chi siete nel fiore e amarlo perché amate voi
stessi. Riconoscere voi stessi è amore perché c’è solo l’Io e quindi riconoscete
anche un altro essere umano, riconoscete l’essenza dell’altro, non la storia, non
qualsiasi cosa la mente sta dicendo su chi è l’altro. Niente di tutto questo.

Voi riconoscete l’essere, non attraverso parole ma attraverso la quiete. E in quel


momento riconoscete voi stessi nell’altro e il senso di separazione, che era stato
generato da un pensare eccessivo, scompare, e c’è amore. Quindi l’amore è il
riconoscere l’Uno, riconoscere voi stessi, e questa è anche la trasformazione del
sogno.

L’amore è il riconoscere l’Uno, riconoscere noi stessi.

Quindi, per un po’ il sogno diventa molto piacevole perché, all’interno del
sogno della forma nella quale continuate a muovervi, in questo corpo, dentro il
sogno della forma, sorge e risplende qualcos’altro. È il riconoscimento di ciò che
sta alla base di ogni forma: l’IO SONO.

Così, il mondo delle forme perde la sua densità e la sua pesantezza

e voi sperimentate il mondo, la vostra vita, la vostra cosiddetta vita, che poi non
è vostra, la sperimentate in un modo diverso. C’è in essa una certa leggerezza,
light in entrambi i significati di questa parola inglese: un’assenza di peso ma
anche la luce della consapevolezza che risplende attraverso il mondo della forma
che voi riconoscete. La trasformazione del mondo avviene quindi quando il
vostro stato di consapevolezza subisce una trasformazione e ve n’è il
riconoscimento.

L’universo che abitate rispecchia il vostro stato di coscienza


predominante.

E questo si riflette nell’universo intorno a voi, perché sono realmente un


tutt’uno. L’universo che abitate rispecchia il vostro stato di coscienza predomi-
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nante. E quando vi risvegliate a ciò che siete al di là della forma, in quel
momento l’universo, nel quale ancora vi muovete come forma, il sogno, riflette
quel riconoscimento.

Questo significa che il mondo smette di essere


un luogo minaccioso.

Fino a che voi non riconoscete voi stessi e siete completamente identificati con
questa forma, psicologica e fisica, tutte le altre forme sono fondamentalmente
minacciose e questa è stata la storia dell’umanità. Il lottare senza posa contro
altre forme perché ogni altra forma è una minaccia, sia personale o collettiva.

Quando ci si riunisce, allora c’è un noi e c’è un loro. In questo modo acquisite il
concetto dell’altro come estraneo. Un altro essere umano è quindi così estraneo,
concettualizzato attraverso la testa, e reso così diverso da potergli infliggere ogni
forma di violenza senza sentirla, senza averne nemmeno la percezione.

Perché, con la concettualizzazione mentale, vi siete resi totalmente insensibili


alla vitalità dell’altro, così come con la concettualizzazione mentale vi siete resi
insensibili alla vostra stessa vitalità. Ma questo scompare con la Presenza, e così
sperimentate la trasformazione del mondo. C’è più armonia. Non vi aspettate più
che il mondo vi dia quello che non può darvi, cioè voi stessi. Cioè la pace, il
riconoscere l’essenza, la felicità.

Non amo questa parola, sembra troppo superficiale: è più profondo di questo.
Non vi aspettate che le forme di questo mondo, persone o situazioni, debbano
farvi felici e non temete che non lo facciano, che possano rendervi infelici.
Quindi, paura e aspettative se ne vanno. Ed è una buona cosa.

Non vi aspettate più che il mondo vi dia quello che non può darvi,
cioè voi stessi.

Così potete sperimentare il mondo della forma e goderne, includendo gli altri
esseri umani, l’interazione con gli altri esseri umani perché state sempre
incontrando voi stessi. Non è meraviglioso? E apparite sempre diversi, in qualche
altra forma.

Io appaio sotto tante forme: è così bello!

Ogni tanto mi piace andare a sedermi al bar. Sto seduto e bevo una tazza di
caffè e mi limito a guardare tutta la gente che entra e beve il suo latte o qualsiasi
altra cosa. Oppure siedo lì e guardo solamente. Guardo me stesso apparire in così
tante forme e non c’è pensiero. E cosa c’è da pensare?

Qualsiasi cosa la mente possa dire a proposito di quegli esseri è, alla fin fine,
un’illusione. È solamente un giudicare la forma. E questo non è l’Essere. Quindi
stare lì, da Starbucks, come spazio di consapevolezza, vi è uno spazio di
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consapevolezza e lì sto guardando me stesso mentre bevo il caffè o qualsiasi cosa
essi bevano.

È bello, e ogni essere è bello,


e non importa il loro aspetto esteriore.

Quando siete in contatto con la bellezza dell’essere, con la vitalità dell’essere in


voi stessi, potete in ogni momento guardare attraverso la forma e percepire la
bellezza e la vitalità del cosiddetto altro, che non è un altro.

In questo modo, la vostra vita migliorerà incredibilmente.

Perché non create più un folle mondo di conflitto con gli altri, poiché non ci
sono altri. E allora gli altri vi amano perché riconoscono che c’è qualcosa.

Attraverso di voi, riconoscono loro stessi.

Eppure la loro mente può interpretarlo in modo sbagliato e dire: “Oh, sei così
speciale!” La mente potrebbe anche attaccarsi a voi. “Ti voglio sposare”. Ma
questa è la mente.

La gente si sente attratta


quando si sente riconosciuta nella propria essenza.

È la cosa più bella che potete dare a un altro, che non è un altro.

Quando gli umani sentono che incontrandoli li riconoscete nella loro essenza
senza giudicarli, ed è possibile che lo sentano, a meno che la densità nella loro
mente sia così forte da non sentire più nulla, cosa possibile… e questo va bene,
allora essi non vengono giudicati, così voi sentite…

La maggior parte degli esseri umani sente che l’unica situazione in cui si
possono relazionare con gli altri esseri senza venire giudicati è con i bambini
piccoli prima che comincino a parlare, cioè a pensare. È questa la ragione per la
quale molti sorridono guardando i neonati. Perché il neonato vi restituisce lo
sguardo e non c’è giudizio.

Il neonato, ovviamente, non ha ancora raggiunto lo stadio del pensiero. Non


stiamo tornando indietro allo stadio del neonato. Noi stiamo facendo un passo
fuori dallo stato pensante, ma il neonato è già fermo in quello stato di non
giudizio e quando voi lo guardate, vi guarderà e voi improvvisamente vi sentirete
bene dentro.

Probabilmente tutti noi lo abbiamo sperimentato. Guardate un neonato, il


neonato vi guarda, c’è una luce che risplende attraverso i suoi occhi, e voi
guardate il neonato negli occhi e… (vi incontrate) e sapete… che il neonato non vi
sta giudicando… (in voi, il neonato vede se stesso)
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È lo stesso con i cani. Voi arrivate e il cane vi viene incontro scodinzolando. È


così bello! Non ha opinioni. E immediatamente lo amate per questo, per il fatto
che non vi giudica. Poiché il cane ha in sé tanto amore… è sufficiente che voi lo
guardiate e la coda comincia a muoversi… e, in un certo senso, vi riconosce.

La gioia, la gioia della vita è proprio incredibile!

Gli uomini, probabilmente, l’avevano anche loro 10.000, 20.000 anni fa, prima
che lo stadio del pensiero incominciasse.

La gioia, ogni istante dell’essere vivo, la giocosità!

Per questo, stare con gli animali è così liberatorio.

Ovviamente, non torneremo indietro allo stadio dei cani, quello è bello per il
cane. Non è per noi. Noi stiamo facendo un passo oltre, stiamo elevandoci al di
sopra del pensiero.

Questa è la Presenza!

Certamente esistono alcune somiglianze tra lo stato dell’essere andati oltre il


pensiero e quello del non essere ancora arrivati al pensiero. Ci sono alcune
similitudini e ogni essere che non sia ancora arrivato al pensiero è anche più
connesso al tutto e più sostenuto dal tutto di quanto non lo sia un umano
pensante. Nella mitologia si trova il carattere del folle, e in molte antiche
mitologie si trova questo carattere del folle: un sempliciotto.

Eppure, al folle l’intelligenza dell’universo assegna compiti che gli umani, che
potrebbero essere considerati più intelligenti o più evoluti, non potrebbero
portare a termine. Lo trovate, per esempio, nel Signore degli Anelli, una favola
mitologica più recente, in cui l’hobbit è una persona molto semplice. Tutti gli
altri intorno all’hobbit sono più intelligenti, eppure lui solo può farlo, può
adempiere a quel compito.

L’universo si serve del folle per portare a termine tutti questi importanti
compiti perché il folle è più allineato con la totalità. Ed è lo stesso nel film
Forrest Gump. Vi è di nuovo costui, che appare come un sempliciotto, e
l’universo lo sostiene sempre. E non c’è ego. Non c’è mai la pretesa che ci sia
stato un io a farlo, di essere stato io a ottenerlo.

Il folle non ha ancora raggiunto lo stadio dell’ego. Gli umani normali sono pieni
di ego, pieni di mente, pieni di me e così vengono bloccati.

Per la coscienza universale è difficile utilizzarli. E in questo modo arrivate dove


stiamo andando: al di là del pensiero, dove di nuovo avete l’essere connessi e
dove l’universo vi appoggia.
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Sperimentate la vita non più come qualcosa che vi si oppone ma come


qualcosa che vi aiuta.

Le cose accadono e non dovete più fare tanto. Questa è la cosa sorprendente. Il
fatto che, semplicemente, le cose accadono.

Il movimento… e seguite il movimento.

Si può solamente guardare con stupore a ciò che sta succedendo. “Cosa sta
succedendo? Wow. Sono io che sto facendo questo? No, non sono certamente io a
farlo, sono solamente un’apertura per questo”.

Siamo un’apertura attraverso la quale l’ESSERE può manifestarsi.

Così come voi siete una apertura attraverso la quale la Consapevolezza può
passare. Questo è quello che la vita vuole da voi. Naturalmente voi non siete
separati ma quando si utilizza un linguaggio ci separiamo sempre.

La Vita vuole che la Coscienza manifesti in questo mondo la luce.

Nel nuovo testamento Gesù dice: Voi siete la luce del mondo.

Siete la consapevolezza che illumina il mondo.

Questo è conoscere voi stessi come Quello, e questa è la libertà, la liberazione, il


risveglio. Questa è la fine della sofferenza e della pazzia, e sta avvenendo proprio
qui, attraverso questa forma. È qualcosa della quale essere riconoscenti.

Grazie…

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