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Parole dalla quiete


Eckhart Tolle

Sommario
Parole dalla quiete ............................................................................................. 1
1) Il Silenzio e la Quiete ............................................................................. 2
2) Al di là della mente pensante ................................................................. 4
3) Il sé egoico.............................................................................................. 9
4) L’Adesso ................................................................................................ 13
5) Chi siete voi veramente ......................................................................... 16
6) L’Accettazione e l’Arrendersi. .............................................................. 20
7) La Natura ............................................................................................. 24
8) Le relazioni........................................................................................... 27
9) La Morte & l’Eterno ............................................................................. 32
10 La Sofferenza & la Fine della Sofferenza .............................................. 37
10 Fine ....................................................................................................... 41
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1) Il Silenzio e la Quiete

Quando perdete il contatto con la quiete, perdete il contatto con voi stessi.
Quando perdete il contatto con voi stessi, vi perdete nel mondo.

Il vostro più profondo senso del sé, di chi siete voi, è inseparabile dalla quiete.
Questo è l’Io Sono, che è più profondo del nome e della forma.

La quiete è la vostra natura essenziale. Che cosa è la quiete? È lo spazio


interiore o la Consapevolezza nella quale le parole di questa pagina sono
percepite e diventano pensieri. Senza quella Consapevolezza non vi sarebbe
percezione, non vi sarebbero pensieri, non vi sarebbe il mondo.

Voi siete quella Consapevolezza, camuffata da persona.

L’equivalente del rumore esterno è il rumore interiore del pensare.


L’equivalente del silenzio esterno è la quiete interiore.

Ogni volta che vi è silenzio intorno a voi – ascoltatelo. Questo significa


solamente notarlo. Prestargli attenzione. Ascoltare il silenzio risveglia in voi la
dimensione della quiete, perché è solamente attraverso la quiete che potete
essere consapevoli del silenzio.

Osservate che nel momento nel quale notate il silenzio intorno a voi, non state
pensando. Siete consapevoli, ma non state pensando.

Quando diventate consapevoli del silenzio, immediatamente vi è quello stato


di quieta vigilanza interiore. Siete presenti. Avete fatto un passo fuori da
migliaia di anni di condizionamento umano collettivo.

Guardate un albero, un fiore, una pianta. Lasciate che la vostra


consapevolezza riposi in loro. Come sono quieti, come sono profondamente
radicati nell’Essere. Lasciate che la natura vi insegni la quiete.
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Quando guardate un albero e ne percepite la quiete, diventate quieti anche


voi. Siete in connessione ad un livello molto profondo. Sentite l’unione con tutto
quello che percepite grazie alla quiete. Sentire l’unione di voi stessi con tutte le
cose è autentico amore.

Il silenzio è d’aiuto ma non ne avete bisogno per trovare la quiete. Anche


quando c’è rumore, potete essere consapevoli della quiete al di sotto del rumore,
dello spazio dal quale il rumore emerge. Quello è lo spazio interiore della pura
consapevolezza, della coscienza stessa.

Potete diventare consapevoli della consapevolezza come sottofondo di tutte le


percezioni dei vostri sensi, di tutto il vostro pensare. Diventare consapevoli della
consapevolezza è il sorgere della quiete interiore.

Qualsiasi rumore fastidioso può essere d’aiuto tanto quanto il silenzio. Come?
Lasciando cadere la vostra resistenza interiore al rumore, lasciandolo essere
come è. Questa accettazione porta anche voi nel regno della pace interiore, che è
la quiete.

Ogni volta che accettate profondamente questo momento come è – e non


importa la forma che prende – siete quieti, siete in pace.

Prestate attenzione all’intervallo, l’intervallo fra due pensieri, il breve spazio


silenzioso fra le parole in una conversazione, fra le note di un piano o di un
flauto, oppure l’intervallo fra il respiro che entra e il respiro che esce.

Quando prestate attenzione a questi intervalli, la consapevolezza di qualcosa


diventa solo consapevolezza. La dimensione senza forma della pura coscienza
sorge da dentro e sostituisce l’identificazione con la forma.

La vera intelligenza opera silenziosamente. La quiete è il luogo nel quale


trovate la creatività e le soluzioni ai problemi.

La quiete è solamente l’assenza di rumore e di contenuto? No, è intelligenza


in se stessa, la coscienza che sta al di sotto, dalla quale nasce ogni forma. E come
può quella essere separata da chi siete voi! La forma che voi pensate di essere è
nata ed è sostenuta proprio da quella.
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È l’essenza di tutte le galassie e di tutti i fili d’erba, di tutti i fiori, gli alberi, gli
uccelli, e di tutte le altre forme.

La quiete è la sola cosa in questo mondo che non ha forma. Ma allora non è
realmente una cosa, e non è di questo mondo.

Quando guardate nello stato di quiete un albero o un essere umano, chi sta
guardando? Qualcosa di più profondo della persona. La coscienza sta
guardando la sua creazione.

Nella Bibbia si dice che Dio creò il mondo e vide che aveva fatto un buon
lavoro. Questo è quello che vedete quando guardate dallo stato di quiete, senza
pensiero.

Avete bisogno di una maggiore conoscenza? Una maggiore informazione, dei


computer più veloci, delle analisi più scientifiche o più intellettuali salveranno il
mondo? Non è la saggezza quello che l’umanità ha più bisogno in questo
momento?

Ma cosa è la saggezza e dove si può trovare? La saggezza viene con l’abilità di


essere nella quiete. Osservate ed ascoltate solamente. Non è necessario niente
altro. L’essere nella quiete, l’osservare e l’ascoltare, attiva in voi l’intelligenza
non concettuale. Lasciate che la quiete diriga le vostre parole e le vostre azioni.

2) Al di là della mente pensante

La condizione degli esseri umani: perduti nel pensiero.


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La maggior parte delle persone passa tutta la vita imprigionata nei confini dei
propri pensieri. Non vanno mai oltre lo stretto, mentale, senso personalizzato
del sé, condizionato dal passato.

In voi, come in ogni altro essere umano, vi è una dimensione di coscienza


molto più profonda del pensiero. È la vera essenza di chi siete voi. Potremmo
chiamarla PRESENZA, CONSAPEVOLEZZA, COSCIENZA INCONDIZIONATA.
Negli antichi insegnamenti, è il Cristo interiore o la vostra natura di Buddha.

Trovare quella dimensione libera voi e il mondo dalla sofferenza che infliggete
a voi stessi ed agli altri, quando tutto ciò che conoscete è il piccolo me costruito
dalla mente che dirige la vostra vita. Amore, gioia, espansione creativa, pace
interiore permanente, possono entrare nella vostra vita solamente grazie a
quella dimensione Incondizionata di coscienza.

Se potete riconoscere, anche solo ogni tanto, i pensieri che attraversano la


vostra mente come semplici pensieri, se potete osservare i vostri schemi reattivi
mentali ed emozionali mentre avvengono, allora quella dimensione sta già
emergendo in voi come CONSAPEVOLEZZA, nella quale pensieri ed emozioni
accadono. È lo spazio interiore senza tempo nel quale si svolge il contenuto della
vostra vita.

Come è facile per le persone essere intrappolate nelle loro prigioni


concettuali!

La mente umana, nel suo desiderio di conoscere, capire e controllare, scambia


le sue opinioni ed i suoi punti di vista per verità. Dice: questo è così. Dovete
essere più grandi del pensiero, per comprendere che, ogni volta che interpretate
la vostra vita o la vita o il comportamento di qualcun altro, ogni volta che
giudicate una qualsiasi situazione, non è altro che un punto di vista, una delle
molte possibili prospettive. Non è più che un insieme di pensieri. La realtà
invece è un unicum, nel quale tutte le cose sono intessute insieme e dove nulla
esiste in sé e per sé. Il pensiero frammenta la realtà – la fa a pezzi e bocconi
concettuali.

La mente pensante è uno strumento utile e potente, ma è anche molto


limitante quando si impadronisce completamente della nostra vita, quando non
comprendete che è solamente un piccolo aspetto della coscienza che siete.

La saggezza non è un prodotto del pensiero. Il sapere che è la saggezza sorge


grazie al semplice atto di dare a qualcuno la vostra completa attenzione.
L’attenzione è intelligenza primordiale, coscienza in se stessa. Dissolve le
barriere create dal pensiero concettuale, e con questo arriva il riconoscimento
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che nulla esiste in sé e per sé. Unisce colui che percepisce con ciò che è
percepito, in un campo di consapevolezza unificato. È il guaritore della
separazione.

Ogni qualvolta siete immersi nel pensare compulsivo, state evitando quello
che è. Non volete essere dove siete. Qui. Ora.

I dogmi, religiosi, politici, scientifici, vengono dall’erronea credenza che il


pensiero possa incapsulare la realtà o la verità. I dogmi sono prigioni concettuali
collettive. E la cosa strana è che le persone amano le celle delle loro prigioni,
perché danno loro un senso di sicurezza ed un falso senso di io so.

Nulla ha inflitto all’umanità più sofferenze dei suoi dogmi. Ed è vero che ogni
dogma prima o poi si sgretola, perché alla fine la realtà ne svela la falsità; però, a
meno che non ne vediamo l’illusione di base per quello che è, sarà rimpiazzata
da altri dogmi.

Cosa è questa illusione di base? L’identificazione con il pensiero.

Il risveglio spirituale è il risveglio dal sogno del pensiero.

Il Reame della Coscienza è molto più vasto di quello che il pensiero possa
afferrare. Quando non credete più a ciò che pensate, avete fatto un passo fuori
dal pensare e vedete chiaramente che colui che pensa non è chi siete voi.

La mente esiste nello stato di non abbastanza e per questo è sempre avida di
avere di più. Quando siete identificati con la mente, vi annoiate e siete più
facilmente irrequieti. Noia vuol dire che la mente è affamata di stimoli, più cibo
per i pensieri, ed i suoi appetiti non sono stati soddisfatti.

Quando vi sentite annoiati, potete soddisfare l’appetito della mente


prendendo una rivista o facendo una telefonata, accendendo la televisione,
navigando in rete, andando a fare spese o, - questo non è affatto raro –
trasferendo il senso mentale di mancanza e le sue necessità di avere di più al
corpo, ingerendo più cibo per soddisfarlo velocemente.
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Oppure potete rimanere annoiati e irrequieti e osservare come vi sentite ad


essere annoiati e irrequieti. Mentre portate consapevolezza alla sensazione,
all’improvviso vi si crea intorno, per così dire, un certo spazio e una certa quiete.
Piccolo all’inizio, ma mentre il senso dello spazio interiore cresce, comincerà a
diminuire l’intensità e la sensazione di noia. Perfino la noia può insegnarvi chi
siete e chi non siete.

Scoprite che una persona annoiata non è chi siete. La noia è solamente un
movimento di energia condizionata dentro di voi. E non siete neppure delle
persone arrabbiate, tristi o spaventate. La noia, la rabbia, la tristezza o la paura
non sono vostre, non sono personali. Sono condizioni della mente umana.
Vanno e vengono.

Nulla che vada e venga è voi.

Sono annoiato. Chi è che sa questo?

Sono arrabbiato, triste, spaventato. Chi è che sa tutto questo?

Voi siete il sapere, non la condizione che sa.

Ogni tipo di pregiudizio implica che siete identificati con la mente pensante.
Significa che non vedete più l’altro essere umano, ma solamente i vostri concetti
su quell’essere umano. Ridurre la vitalità di un altro essere umano ad un
concetto è già una forma di violenza.

Il pensare che non è radicato nella consapevolezza diviene fine a se stesso e


disfunzionale. L’intelligenza, sprovvista di saggezza, è estremamente pericolosa
e distruttiva. Questo è lo stato corrente della maggior parte dell’umanità.

L’amplificazione del pensiero, come la scienza e la tecnologia, anche se


intrinsecamente non è né buona né cattiva, è diventata anch’essa distruttiva,
perché molto spesso il pensiero da cui proviene non ha radici nella
consapevolezza.

Trascendere il pensiero è il prossimo passo dell’evoluzione umana. Questo,


ora è il nostro compito più urgente. Non significa non pensare più, ma
semplicemente non essere identificati completamente con il pensiero, posseduti
dal pensiero.
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Sentite l’energia all’interno del vostro corpo e immediatamente il rumore mentale


diminuisce o cessa. Sentitela nelle mani, nei piedi, nell’addome, nel torace. Sentite la
vita che siete, la vita che anima il vostro corpo.

Il corpo diventa allora, per così dire, un portale verso un senso più profondo
di vitalità, che sta al di sotto del flusso delle emozioni e del pensare.

Vi è in voi una vitalità, che potete sentire con tutto il vostro Essere, non
solamente nella testa. Ogni cellula è viva, in quella presenza nella quale non
avete bisogno di pensare. Tuttavia, in quello stato, se per qualche scopo pratico
è richiesto il pensiero, questo c’è. La mente può ancora operare e opera
meravigliosamente quando l’intelligenza più grande, che siete voi, usa la mente
e si esprime attraverso di essa.

Potete non esservi resi conto che quei brevi periodi nei quali siete coscienti
senza pensare stanno già succedendo naturalmente e spontaneamente nella
vostra vita. Mentre siete impegnati in qualche attività manuale o mentre state
attraversando la stanza o mentre state aspettando al banco dell’aeroporto, e
siete così completamente presenti che lo statico ed usale stato mentale del
pensiero cede e viene sostituito dalla Presenza Consapevole. O potete ritrovarvi
a guardare il cielo o ad ascoltare qualcuno senza commento interiore mentale.
La vostra percezione acquista la chiarezza del cristallo, non offuscata dal
pensiero.

Per la mente tutto questo non è significativo, perché la mente ha cose più
importanti a cui pensare. Non è neppure degno di essere ricordato, e questo è il
motivo per il quale può esservi sfuggito che sta già accadendo.

La verità è che questa è la cosa più significativa che vi possa accadere. È


l’inizio di un cambiamento: dal pensare alla Presenza Consapevole.

Cominciate a sentirvi a vostro agio nello stato del non sapere. Questo vi porta
al di là della mente: perché la mente, che sta sempre cercando di concludere e di
interpretare, ha paura di non sapere. Cosicché, quando vi sentite a vostro agio
nel non sapere, siete già andati al di là della mente. E da questo stato scaturisce
da una conoscenza più profonda che non è quella concettuale.

Le creazioni artistiche, gli sport, la danza, l’insegnamento, il counseling (la


consulenza) – la maestria in un campo qualunque di attività, implica che la
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mente pensante non sia più coinvolta o, perlomeno, che resti in secondo piano.
Cominciano ad operare essenzialmente un potere ed un’intelligenza più grandi
di voi, ma che in essenza siete voi. Il processo di prendere decisioni non esiste
più; l’azione giusta avviene spontaneamente e non siete più voi a farla. La
maestria della vita è l’opposto del controllo. Vi siete allineati con una coscienza
più grande. Questa agisce, parla, fa il lavoro.

Un momento di pericolo può interrompere temporaneamente il flusso del


pensiero e darvi il senso di cosa significhi essere presenti, vigili, consapevoli.

La Verità include, avvolge e abbraccia tutto, molto di più di quanto la mente


possa mai comprendere. Nessun pensiero può incapsulare la Verità. Tutt’al più
può indicarla. Per esempio può dire: “Tutte le cose sono fondamentalmente
una”. Quella è una indicazione, non una spiegazione. Comprendere queste
parole vuol dire sentire profondamente dentro di voi la verità che stanno
indicando.

3) Il sé egoico

La mente sta incessantemente cercando non solo cibo per il pensiero, ma


anche cibo per la sua identità: per il suo senso del sé. Questo è il modo nel quale
l’ego si forma e ricrea continuamente se stesso.

Quando pensate o parlate di voi, quando dite «Io», vi riferite normalmente a


me e alla mia storia. Questo è l’Io del vostro piacere e dispiacere, delle vostre
paure e dei vostri desideri, l’Io che non è mai soddisfatto a lungo. È un senso di
chi siete, creato dalla mente, condizionato dal passato, e che cerca di trovare il
suo completamento nel futuro.

Potete vedere come questo Io sia fugace, una formazione temporanea, come le
forme delle onde sulla superficie dell’acqua?

Chi è colui che lo vede? Chi è colui che è consapevole della fugacità della
vostra forma fisica e psicologica? È l’Io Sono. Questo è l’Io più profondo che non
ha nulla a che vedere con il passato e con il futuro.
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Cosa ne sarà di tutto quello spaventarsi e desiderare associati alla situazione


problematica della vita, che ogni giorno richiede la maggior parte della vostra
attenzione? Un trattino, lungo cinque o dieci centimetri, fra la data della nascita
e quella della morte sulla vostra pietra tombale.

Per il sé egoico questo è un pensiero deprimente. Per voi è liberatorio.

Quando ogni pensiero assorbe completamente la vostra attenzione, significa


che vi identificate con la voce nella vostra testa. Il pensiero allora è coinvolto con
il senso del sé. Questo è l’ego, un me fatto dalla mente. Questo sé costruito
mentalmente si sente incompleto e precario. Ecco perché lo spaventarsi ed il
desiderare sono le sue emozioni predominanti e sono le forze che lo motivano.

Quando riconoscete che c’è una voce nella vostra testa che finge di essere voi,
e che non smette mai di parlare, allora state risvegliandovi dalla vostra
identificazione inconscia con il flusso del pensiero. Quando notate quella voce,
vi rendete conto che chi siete non è quella voce – colui che pensa – ma colui che
ne è consapevole.

Conoscere voi stessi come consapevolezza al di là di quella voce, è libertà.

Il sé egoico è sempre coinvolto con il cercare. Sta sempre cercando di più di


questo o di quello, da aggiungere a se stesso per diventare più completo. Questo
spiega la preoccupazione compulsiva dell’ego per il futuro.

Ogni volta che diventate consapevoli di star vivendo per il momento


successivo, avete già fatto un passo fuori dallo schema mentale egoico, e nello
stesso tempo vedete apparire la possibilità di dare piena attenzione a questo
momento.

Quando date piena attenzione a questo momento, entra nella vostra vita una
intelligenza molto più grande di quella della mente egoica.

Quando vivete attraverso l’ego, riducete sempre il momento presente ad un


mezzo per un fine. Vivete per il futuro e, quando raggiungete i vostri scopi,
questi non vi soddisfano, o perlomeno non per molto.

Quando date più attenzione al fare piuttosto che al futuro risultato che volete
raggiungere con quel fare, spezzate il vecchio condizionamento egoico. Ed allora
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il vostro fare diviene non solamente molto più efficace ma anche molto più
soddisfacente e gioioso.

Quasi ogni ego ha perlomeno un elemento di quello che possiamo chiamare:


identità di vittima. Alcune persone hanno di sé un’immagine di vittima così
forte che diviene il centro del loro ego. Risentimento e lamentela formano una
parte essenziale del loro senso del sé.

Anche se le vostre lamentele sono totalmente giustificate, avete costruito per


voi stessi una identità che è proprio come una prigione, le cui sbarre sono fatte
di forme di pensiero. Guardate ciò che state facendo a voi stessi, o meglio ciò che
la vostra mente vi sta facendo. Sentite l’attaccamento emozionale che avete alla
vostra storia di vittima e diventate consapevoli della compulsione1 che avete a
pensarci o a parlarne. Siate lì come la Presenza che testimonia il vostro stato
interiore. Non dovete fare niente. Con la Consapevolezza vengono la
trasformazione e la libertà.

Lamentarsi e reagire sono schemi favoriti dalla mente grazie ai quali l’ego
rafforza se stesso. Per molte persone, gran parte dell’attività mentale-
emozionale consiste nel lamentarsi e reagire contro questo o quello. Così
facendo, rendete gli altri o la situazione sbagliati e voi stessi giusti. Grazie al
fatto che vi sentite giusti vi sentite superiori, e grazie al fatto che vi sentite
superiori rafforzate il vostro senso del sé. In realtà state ovviamente rafforzando
solo l’illusione dell’ego.

Potete osservare in voi questi schemi e riconoscere la voce che si lamenta


nella vostra testa per quello che è?

L’egoico senso del sé ha bisogno di conflitto perché il suo senso d’identità


separata si rafforza con il lottare contro questo o quello e nel dimostrare che
questo sono io e che quello non sono io.

Non è raro che nelle tribù, nelle nazioni e nelle religioni, un rafforzato senso
di identità collettiva derivi proprio dall’avere nemici. Chi sarebbe il credente
senza il miscredente?

11 Impulso alla ripetizione involontaria di un comportamento irrazionale che affonda le sue radici
nell'inconscio.
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Nell’aver a che fare con la gente, potete notare nei loro confronti sottili
sentimenti di superiorità o d’inferiorità? State guardando l’ego, che vive di
confronti.

L’invidia è un derivato dell’ego, il quale si sente sminuito se accade qualcosa


di buono a qualcun altro, o se qualcuno ha di più, sa di più, o può fare più di voi.
L’identità dell’ego dipende dal confronto e si nutre del di più. Si afferrerà a
qualunque cosa . Se tutto fallisce, potrà rinforzare il suo fittizio senso del sé,
guardandovi come qualcuno che la vita tratta più ingiustamente o che è più
malato di qualcun altro.

Quali sono le storie o le fiction dalle quali derivate il vostro senso del sé?

Profondamente consolidata nella struttura del sé egoico vi è la necessità di


opporsi, di resistere e di escludere per mantenere il senso di separatezza dalla
quale dipende il prolungarsi della sua sopravvivenza. Così vi è l’io contro l’altro,
noi contro loro.

L’ego ha bisogno di essere in conflitto con qualcosa o con qualcuno. Questo


spiega perché state cercando la pace, la gioia e l’amore ma non potete poi
tollerarli per molto. Dite di volere la felicità ma siete dipendenti dall’infelicità.

Alla fine, la vostra infelicità non è originata dalle situazioni della vita ma dal
condizionamento della vostra mente.

Vi trascinate dietro sentimenti di colpa per qualcosa che avete fatto – oppure
omesso di fare - nel passato? Questo perlomeno è certo: a quel tempo avete
agito secondo il vostro livello di consapevolezza o piuttosto d’inconsapevolezza.
Se foste stati più consapevoli, più coscienti, avreste agito in modo differente.

La colpa è un altro tentativo dell’ego di creare un’identità, un senso del sé.


Per l’ego non importa che il sé sia positivo o negativo. Ciò che avete fatto o avete
mancato di fare è stata una manifestazione di inconsapevolezza,
inconsapevolezza umana. E comunque l’ego lo personalizza e dice: “l’ho fatto io”
e così portate avanti un’immagine mentale di un voi stessi cattivo.

Nei secoli gli esseri umani si sono inflitti l’un l’altro innumerevoli atti di
violenza, crudeli e dolorosi e continuano a farlo. Sono tutti da condannare, sono
tutti colpevoli? Oppure questi atti sono semplici espressioni di
inconsapevolezza, uno stadio evolutivo dal quale ora stiamo uscendo?
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Le parole di Gesù “Perdona loro perché non sanno quello che fanno” si
applicano anche a voi.

Se vi prefiggete degli obiettivi eroici con il fine di liberarvi, per migliorare voi
stessi o il vostro senso d’importanza, anche quando li raggiungerete, non vi
soddisferanno.

Prefiggetevi degli obiettivi, ma sapendo che arrivarvi non è così importante.


Quando qualcosa viene su dallo stato di presenza, significa che questo momento
non è un mezzo per un fine: il fare è già soddisfacente in se stesso in ogni
singolo momento. Non state più riducendo l’adesso ad un mezzo per un fine,
quella è la coscienza egoica.

“Nessun sé. Nessun problema”, disse il Maestro buddista quando gli veniva
chiesto di spiegare il senso profondo del Buddismo.

4) L’Adesso

Ad un livello superficiale potrebbe sembrare che il momento presente sia solo


uno dei tanti momenti. Ogni giorno della nostra vita sembra consistere in
migliaia di momenti nei quali succedono cose diverse. Eppure, se osservate più
in profondità, non vi è forse solo e sempre un unico momento? Forse che la vita
non è sempre questo momento?

Proprio questo momento – l’Adesso – è l’unica cosa alla quale non potete
sfuggire, il solo fattore costante della vostra vita. Accada quel che accada, non
importa quanto la vostra vita cambi, una cosa è certa: è sempre Adesso.

Visto che non vi è fuga dall’Adesso, perché non dargli il benvenuto, e farci
amicizia?

Quando fate amicizia con il momento presente, non importa dove siate, vi
sentirete a casa. Quando non vi sentite a casa nell’Adesso, non importa dove
andiate, porterete con voi il disagio.
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Il Momento Presente è come è. Potete lasciarlo essere?

La divisione della vita in passato, presente e futuro è fatta dalla mente ed è,


alla fine, illusoria. Passato e futuro sono forme pensate, astrazioni mentali. Il
passato può solo essere ricordato Adesso. Ciò che ricordate è un evento che è
avvenuto nell’Adesso e lo ricordate Adesso. Il futuro, quando arriva, è l’Adesso.
Così, la sola cosa che è reale, la sola cosa che è sempre, è l’Adesso.

Mantenere l’attenzione nell’Adesso non è negare ciò di cui avete bisogno nella
vita. È riconoscere ciò che è primario. Poi, potete facilmente darvi da fare con
ciò che è secondario. Non è dire: «Non avrò più a che fare con niente perché vi
è solo l’Adesso». No. Ma è scoprire prima ciò che è primario, e fare dell’Adesso il
vostro amico, non il vostro nemico. Riconoscetelo, onoratelo. Quando l’Adesso è
il fondamento, il centro primario della vostra vita, allora questa si svolge
facilmente.

Mettere via i piatti, progettare una strategia d’affari, pianificare un viaggio;


cosa è più importante: il fare oppure il risultato che volete ottenere con quel
fare? Questo momento o qualche altro futuro momento?

Trattate questo momento come se fosse un ostacolo da superare? Sentite che


avete un momento futuro più importante da raggiungere?

Quasi tutti vivono così per la maggior parte del tempo. E siccome il futuro non
arriva mai, salvo che come presente, questa è una maniera di vivere
disfunzionale. Genera una corrente sotterranea e costante di disagio, di tensione
e di scontentezza. Non onora la vita, che è adesso e mai non adesso.

Sentite la vitalità nel vostro corpo. Questa vi ancora nell’Adesso.

In effetti non state prendendo responsabilità per la Vita fino a che non
prendete responsabilità per questo momento. Adesso. Questo è perché l’Adesso
è il solo luogo nel quale si può trovare la vita.
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Prendere responsabilità per questo momento, vuol dire non opporsi


interiormente alla qualità dell’Adesso, non discutere con ciò che è. Significa
essere allineati con la Vita.

L’Adesso è come è perché non può essere altrimenti. I fisici ora confermano
ciò che i buddhisti hanno sempre saputo: che non esistono eventi o cose isolate.
Al di sotto dell’apparenza superficiale, tutte le cose sono interconnesse tra loro,
sono parte di una totalità del cosmo che ha manifestato la forma che prende
questo momento.

Quando dite «sì» a ciò che è, allora vi allineate al potere e all’intelligenza della
Vita stessa. Solamente allora potete diventare un mezzo per un cambiamento
positivo nel mondo.

Una pratica spirituale, semplice ma radicale, è quella di accettare qualunque


cosa affiori nell’Adesso, sia all’interno che all’esterno.

Quando la vostra attenzione si muove verso l’Adesso, vi è uno stato di


vigilanza. È come se vi foste risvegliati da un sogno, il sogno del pensiero, il
sogno del passato e del futuro. Così chiaro, così semplice. Non vi è spazio per
creare problemi. Solamente questo momento. Così come è.

Nel momento in cui entrate nell’Adesso con la vostra attenzione, vi rendete


conto che la Vita è sacra. Quando siete presenti vi è una sacralità in ogni cosa
che percepite. Più vivete nell’adesso, più sentite la semplice eppure profonda
gioia dell’Essere e la sacralità di tutta la Vita.

Molta gente confonde l’Adesso con ciò che accade nell’Adesso, ma non si
tratta di questo. L’Adesso è più profondo di ciò che vi accade. È lo spazio nel
quale accade.
Quindi, non confondete il contenuto di questo momento con l’Adesso.
L’Adesso è più profondo di qualsiasi contenuto che emerge da questo.

Quando fate un passo nell’Adesso, fate un passo fuori dal contenuto della
vostra mente e l’incessante flusso del pensiero rallenta. I pensieri non assorbono
più tutta la vostra attenzione, non vi assorbono totalmente. Fra i pensieri si
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intervallano la spaziosità e la quiete. Cominciate a rendervi conto di quanto più


vasti e più profondi dei vostri pensieri voi siate.

Pensieri, emozioni, percezioni dei sensi e qualunque cosa stiate


sperimentando, compongono il contenuto della vostra vita. «La mia vita» è ciò
da cui traete il senso del sé e «la mia vita» ne è il contenuto o perlomeno così
credete.

Perdete continuamente di vista il fatto più ovvio; il vostro più profondo senso
dell’«Io sono» non ha nulla a che fare con ciò che accade nella vostra vita, niente
a che vedere con il contenuto. Quel senso di Io sono è una sola cosa con
l’Adesso. E rimane sempre lo stesso. Nell’infanzia e nella vecchiaia, in salute e in
malattia, nel successo o nel fallimento, l’Io sono – lo spazio dell’Adesso –
rimane immutato al suo livello più profondo. Generalmente viene confuso con il
contenuto e per questo fate l’esperienza dell’Io sono o dell’Adesso, solo
sporadicamente ed indirettamente, attraverso il contenuto della vostra vita. In
altre parole, il vostro senso dell’Essere viene oscurato dalle circostanze, dal
flusso del pensiero, e dalle molte cose di questo mondo. L’Adesso viene oscurato
dal tempo.

E così dimenticate le vostre radici nell’Essere, la vostra realtà divina, e


perdete voi stessi nel mondo. Quando gli esseri umani dimenticano chi sono,
allora appaiono confusione, rabbia, depressione, violenza e conflitto.

Eppure come è facile ricordare la Verità e ritornare a casa.

Io non sono i miei pensieri, le mie emozioni, le percezione dei miei sensi e le
mie esperienze. Io non sono il contenuto della mia vita. Io sono la Vita. Io sono
lo spazio nel quale tutte le cose avvengono. Io sono la Consapevolezza. Io
sono l’Adesso. Io sono.

5) Chi siete voi veramente

L’Adesso, al livello più profondo, è inseparabile da chi siete voi.


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Molte cose nella vostra vita hanno importanza, ma solo una ha un’importanza
assoluta.

Se avete successo o se fallite ha importanza agli occhi del mondo. Ha


importanza se siete in buona salute oppure no, se avete avuto una buona
educazione oppure no. Ha importanza se siete ricchi o poveri – certamente
questo fa una bella differenza nella vostra vita. Sì, tutte queste sono cose
importanti, relativamente parlando, ma non hanno un’importanza assoluta.

Vi è qualcosa che è più importante di tutte quelle cose ed è trovare l’essenza di


chi siete voi, al di là dell’entità breve e temporanea, di quel senso del sé
personalizzato di breve durata.

È possibile trovare la pace, non risistemando le circostanze della vostra vita,


ma comprendendo chi siete voi al livello più profondo.

La reincarnazione non vi aiuta se nella vostra prossima incarnazione ancora


non sapete chi siete.

Tutta la miseria del pianeta ha origine dal senso personalizzato del «me» o
del «noi». Questo nasconde l’essenza di chi siete voi. Quando non siete
consapevoli di quell’essenza interiore, finite per creare sempre e solo miseria. È
proprio così semplice. Quando non sapete chi siete, al posto del vostro
bellissimo essere divino, create un sostituto fatto dalla mente e vi attaccate a
quel sé timoroso e bisognoso.

Dopo di che la protezione e il rafforzamento di quel falso senso del sé diventa


la vostra forza motivante principale.

Florena

Molte espressioni di uso comune, e qualche volta la struttura stessa del


linguaggio, rivelano il fatto che le persone non sanno chi sono. Si dice: «Egli ha
perso la vita» o «la mia vita», come se la vita fosse qualcosa che potete
possedere o perdere. La verità è che non avete una vita, voi siete vita. L’unica
Vita, l’unica consapevolezza che pervade l’intero universo e prende
temporaneamente forma per sperimentare se stessa come pietra o come filo
d’erba, come animale o come persona, come stella o come galassia.
18

Potete sentire profondamente dentro di voi che questo lo sapete già? Potete
sentire che siete già Questo?

Per fare la maggior parte di cose nella vita avete bisogno del tempo: per
imparare una nuova specializzazione, per costruire una casa, per diventare un
esperto, per fare una tazza di tè… Però, per la cosa più essenziale della vita, il
tempo è inutile, per la sola cosa che ha reale importanza: l’auto-realizzazione,
che significa sapere chi siete al di là del sé superficiale – al di là del vostro nome,
della vostra forma fisica, del vostro passato, della vostra storia.

Non potete trovare voi stessi nel passato o nel futuro. Il solo luogo dove
potete trovare voi stessi è nell’Adesso.

I ricercatori spirituali cercano l’auto-realizzazione o l’illuminazione nel


futuro. Essere un ricercatore implica che avete bisogno del futuro. SE questo è
quello che credete, diventa vero per voi: avete bisogno di tempo fino a che
comprenderete che non avete bisogno di tempo per essere chi siete.

Quando guardate un albero siete consapevoli dell’albero. Quando avete un


pensiero o una sensazione, siete consapevoli di quel pensiero o di quella
sensazione. Quando avete un’esperienza piacevole o dolorosa, siete consapevoli
di quell’esperienza.

Queste sembrano affermazioni vere e ovvie, tuttavia, se le guardate molto da


vicino, troverete che in un modo molto sottile la loro stessa struttura contiene
una fondamentale illusione, un’illusione che è inevitabile quando usate il
linguaggio. Pensiero e linguaggio creano un’apparente dualità e una persona
separata dove non c’è. La verità è: voi non siete qualcuno che è consapevole
dell’albero, del pensiero, della sensazione o dell’esperienza. Voi siete la
Consapevolezza o la coscienza in cui e grazie alla quale queste cose accadono.

Nel corso della vostra vita, potete essere consapevoli di voi stessi come
Consapevolezza nella quale si svolge l’intero contenuto della vostra vita?

Dite: «Io voglio conoscere me stesso». Voi siete quell’«Io». Voi siete la
Conoscenza. Siete la coscienza attraverso la quale ogni cosa è conosciuta. E
quella non può conoscere se stessa: è se stessa.
19

Non c’è niente da sapere al di là di questo, e tuttavia tutta la conoscenza nasce


da questo. L’«Io» non può fare di se stesso un oggetto di conoscenza, di
coscienza.

Quindi non potete diventare un oggetto per voi stessi. Quella è la vera ragione
da cui sorge l’illusione dell’identità egoica – perché mentalmente fate di voi
stessi un oggetto. «Questo sono io», dite. E quindi cominciate ad avere una
relazione con voi stessi, e a raccontare agli altri ed a voi stessi la vostra storia.

Attraverso la conoscenza di voi stessi come consapevolezza nella quale


avviene l’esistenza fenomenica, divenite liberi dalla dipendenza dei fenomeni e
liberi dal cercare voi stessi in situazioni, luoghi e condizioni. In altre parole: cosa
avviene o non avviene non è più così importante. Le cose perdono la loro
pesantezza, la loro serietà. Un senso di gioco entra nella vostra vita.
Riconoscete questo mondo come una danza cosmica, la danza della forma – né
più né meno.

Quando sapete chi siete veramente, vi è un senso costante e vivo di pace.


Potete chiamarlo gioia perché questo è ciò che è la gioia: viva pace vibrante. È
la gioia di conoscere se stessi come vera essenza della vita prima che la vita
prendesse forma. Questa è la gioia dell’essere – dell’essere che voi siete
veramente.

Proprio come l’acqua che può essere solida, liquida o gassosa, la coscienza
può essere vista come materia fisica «congelata», come mente e pensieri
«liquidi», o ancora senza forma come pura coscienza.

Pura coscienza è Vita prima del suo manifestarsi, e quella Vita guarda al
mondo delle forme attraverso i «vostri» occhi perché voi siete la coscienza.
Quando conoscete voi stessi come Quella, allora vi riconoscete in ogni cosa.
È uno stato di completa chiarezza di percezione. Non siete più un’entità con un
passato pesante che diventa uno schermo di concetti attraverso il quale ogni
esperienza viene interpretata.

Quando percepite senza interpretazioni, allora potete sentire che cosa è chi
sta percependo. Quello che al massimo possiamo dire in parole, è che vi è un
campo di vigile quiete in cui avviene la percezione.

Attraverso di «voi»
la coscienza senza forma è diventata consapevole di se stessa.
20

La maggior parte delle persone vive una vita dominata dal desiderio e dalla
paura.

Il desiderio è il bisogno di aggiungere qualcosa a voi stessi per poter essere


voi stessi più pienamente. Tutte le paure sono la paura di perdere qualcosa e
quindi di sentirsi sminuiti e di essere di meno.

Questi due movimenti oscurano il fatto che all’Essere non si può dare né
togliere. L’Essere nella sua pienezza è già dentro di voi, Adesso.

6) L’Accettazione e l’Arrendersi.

Ogni volta che vi è possibile, date un’occhiata dentro di voi per vedere se state
inconsciamente creando un conflitto fra l’interno e l’esterno, tra le circostanze
esteriori di quel momento – dove siete, con chi siete o cosa state facendo – ed i
vostri pensieri e quello che sentite. Potete percepire com’è doloroso essere in
opposizione interiore con quello che è?

Nel momento in cui riconoscete questo, comprendete anche che, ora, siete
liberi di rinunciare a questo futile conflitto, a questo interiore stato di guerra.

Se doveste verbalizzare la vostra realtà interiore di quel momento, quanto


spesso direste ogni giorno «Non voglio essere dove sono?» Come vi sentite,
quando non volete essere dove siete – in un ingorgo stradale, al posto di lavoro,
nella sala d’attesa in aeroporto, in compagnia delle persone con cui siete?

Naturalmente è vero che ci sono dei luoghi che è bene lasciare – e qualche
volta può essere la cosa più appropriata da fare. In molti casi, tuttavia,
andarsene non è possibile. In questo caso il «non voglio essere qui» non è solo
inutile ma è anche dannoso. Rende infelici voi e gli altri.

È stato detto: dovunque andiate, siate lì. In altre parole: siete qui. Sempre. È
così duro accettarlo?

Avete veramente bisogno di etichettare mentalmente tutte le percezioni dei


sensi e tutte le esperienze che fate? Avete veramente bisogno di avere un
rapporto reattivo - mi piace/non mi piace – con la vita, in cui siete quasi
21

costantemente in conflitto con situazioni o persone? Oppure si tratta solo di


un’abitudine mentale profondamente radicata che può essere spezzata? Non
facendo nulla, solo permettendo a questo momento di essere così com’è.

Il «no» abituale e reattivo rinforza l’ego. Il «sì» lo indebolisce. La vostra


forma-identità, l’ego, non può sopravvivere all’arrendersi.

«Ho così tanto da fare.» Sì, ma qual è la qualità del vostro fare? Quando
guidate per andare al lavoro, quando parlate con i clienti, quando lavorate al
computer, quando andate in giro per commissioni, quando avete a che fare con
le innumerevoli cose di cui si compone la vita quotidiana, quanto siete totali in
quello che fate? Il vostro fare ha la qualità dell’arrendersi oppure no? Questo è
quello che determina il successo nella vita e non quanto sforzo ci mettete. Lo
sforzo implica stress e tensione ed ha bisogno di raggiungere un punto nel
futuro o di raggiungere un certo risultato. Siete in grado di individuare anche il
più piccolo elemento dentro di voi del non voler fare quello che state facendo?

Questo è negare la vita e in questo modo non è possibile che ne scaturisca


qualcosa che sia veramente di successo.

Se potete individuare tutto ciò dentro di voi, potete anche lasciarlo cadere ed
essere totali in ciò che fate?

«Fate una cosa alla volta» ecco come un maestro zen definì l’essenza dello
Zen.

Fare una cosa alla volta significa essere totali in quello che fate, significa dare
la vostra attenzione completamente a quello che fate. Questa è un’azione
nell’Arrendersi – un’azione di potere.

L’accettazione di quello che è vi porta ad un livello più profondo nel quale sia
il vostro stato interiore sia il vostro senso del sé non dipendono più dai giudizi
mentali di «buono» o di «cattivo».

Quando dite «sì» alla vita nel suo «essere così com’è», potete sentire in voi un
senso di spaziosità che è profondamente in pace.

Ad un livello superficiale potete ancora essere contenti quando c’è il sole e


non così contenti quando piove; potete essere felici di vincere un milione di euro
22

e infelici di perdere tutto quello che possedete. Tuttavia né felicità né infelicità


vanno più così tanto in profondità. Sono increspature sulla superficie del vostro
Essere. La pace di fondo dentro di voi rimane indisturbata, incurante della
natura delle circostanze esterne.

Il «sì» a ciò che è, rivela una dimensione di profondità dentro di voi, che non
dipende dalle situazioni esterne né da quelle interiori del continuo fluttuare dei
pensieri e delle emozioni.

Quando capirete la natura transitoria di tutte le esperienze, e capite che il


mondo non vi può dare nulla che abbia un valore duraturo, l’arrendersi diventa
molto più facile. Continuate comunque lo stesso a incontrare persone, ad essere
coinvolti in esperienze e attività, ma senza i «voglio» e le paure del sé egoico.

Questo per dire che non richiedete più che una situazione, una persona, un
luogo o un evento debbano soddisfarvi o farvi felici. Lasciate essere la loro
natura transitoria e imperfetta.

E il miracolo è che, quando smettete di fare delle richieste impossibili,


qualsiasi situazione, persona, luogo, o evento diventa non solo soddisfacente ma
anche più armonioso e pieno di pace.

Quando accettate completamente questo momento, quando smettete di


litigare con quello che è, la compulsione a pensare si allenta ed è sostituita da
una quiete vigile. Siete pienamente coscienti e tuttavia la mente non sta
etichettando questo momento in nessun modo. Questo stato di non resistenza
interiore vi apre alla coscienza incondizionata, che è infinitamente più grande
della mente umana. Questa vasta esperienza può allora esprimersi attraverso di
voi ed assistervi, da ambo le parti, dall’interno e dall’esterno. Ecco perché,
lasciando andare la resistenza interiore, spesso constatate che le circostanze
volgono al meglio.

Vi sto dicendo: «Gioite di questo momento? Siete felici?» No.

Permettete «la qualità essenziale» di questo momento. Questo è abbastanza.

L’arrendersi è arrendersi a questo momento, non ad una storia attraverso la


quale voi interpretate questo momento e quindi provate a rassegnarvi a questa
interpretazione.
23

Per esempio, potete avere un’infermità per cui non potete più camminare. La
condizione è quella che è.

Forse la vostra mente sta ora creando una storia che dice: «Questo è dove mi
ha portato la vita. Sono finito su una sedia a rotelle. La vita mi ha trattato
duramente e ingiustamente. Non me lo merito».

Potete accettare l’essere così com’è di questo momento e non confonderlo con
una storia che la mente ci ha costruito sopra?

L’arrendersi arriva quando non chiedete più: «Perché questo sta accadendo
proprio a me?»

Perfino dentro quella che sembra la situazione più inaccettabile e dolorosa, è


nascosto un bene più profondo ed all’interno di ogni disastro è contenuto il
seme della grazia.

Nel corso della storia, vi sono stati donne e uomini che, di fronte a perdite
gravissime, malattie, prigionia o morte imminente, hanno accettato quello che
sembrava inaccettabile e a quel punto hanno trovato «la pace che va al di là di
ogni comprensione».

L’accettazione dell’inaccettabile è la più grande sorgente di grazia del mondo.

Vi sono situazioni nelle quali tutte le risposte e le spiegazioni vengono meno.


La vita sembra non avere più alcun senso. Oppure vi accade che qualcuno in
preda all’angoscia viene da voi a chiedere aiuto e voi non sapete cosa fare o dire.

Quando accettate completamente di non sapere, rinunciate a lottare per


trovare delle risposte che vengono dalla mente pensante limitata, ed è allora
che una più grande intelligenza può operare attraverso di voi. E perfino il
pensiero può trarne beneficio, perché l’intelligenza più vasta può fluire in esso
e ispirarlo.

Qualche volta l’arrendersi significa rinunciare a tentare di capire e sentirsi a


proprio agio nel non sapere.

Conoscete delle persone che sembrano avere come funzione principale quella
di rendere se stessi e gli altri infelici, di seminare infelicità? Perdonateli, perché
24

anche loro fanno parte del risveglio dell’umanità. Il ruolo che essi giocano
rappresenta un’intensificazione dell’incubo della coscienza egoica, lo stato del
non arrendersi. In questo non vi è nulla di personale. Non è chi essi sono.

7) La Natura

Noi dipendiamo dalla Natura e non solamente per la nostra sopravvivenza


fisica. Abbiamo bisogno della Natura perché ci mostri la via di casa, la via per
uscire dalla prigione della mente. Ci siamo persi nel fare, nel pensare, nel
ricordare, nell’anticipare – persi in un labirinto di complessità ed in un mondo
di problemi.

Abbiamo dimenticato ciò che le rocce, le piante e gli animali ancora sanno.
Abbiamo dimenticato come essere – come essere in uno stato di quiete, come
essere noi stessi, come essere dove è la vita. Qui e Ora.

Ogni volta che mettete l’attenzione su qualcosa di naturale, qualcosa che si è


manifestato nell’esistenza senza l’intervento dell’uomo, uscite dalla prigione del
pensiero concettuale e partecipate in parte allo stato di connessione con l’Essere
nel quale tutto quello che è naturale esiste ancora.

Mettere l’attenzione su una pietra, su un albero o su un animale non significa


pensare a quello, significa semplicemente percepirlo, mantenerlo nella vostra
consapevolezza.

Allora qualcosa della sua essenza si trasmette a voi. Potete sentire la sua
quiete e, così facendo, la stessa quiete sorge dentro di voi. Ora sentite come
riposa profondamente nell’Essere – in completa unione con quello che è e dove
è. Con questa comprensione, anche voi avete accesso ad un luogo di profonda
calma dentro di voi.

Quando camminate o vi fermate nella Natura, onorate quel regno essendo lì


totalmente. Siate quieti. Guardate. Ascoltate. Osservate come ogni animale e
ogni pianta è completamente se stesso. Diversamente dagli esseri umani, le
piante e gli animali non si sono divisi in due. Essi non vivono attraverso
immagini mentali di sé e in questo modo non hanno bisogno di preoccuparsi
tentando di proteggere e di rinforzare quelle immagini. Il cerbiatto è se stesso.
La giunchiglia è se stessa.
25

Ogni cosa in natura, non solo è in totale unione con se stessa, ma anche con la
totalità. Essa non si è separata dalla struttura del tutto, reclamando un’esistenza
separata: «me» ed il resto dell’universo.

La contemplazione della Natura vi può liberare da quel «me», da quel gran


piantagrane.

Focalizzate la consapevolezza sui tanti suoni sottili della natura – il fruscio


delle foglie nel vento, le gocce di pioggia che cadono, il ronzio di un insetto, la
prima canzone di un uccello all’alba. Immergetevi completamente nell’ascolto.
Al di là del suono vi è qualcosa di più grande: una sacralità che non può essere
compresa dal pensiero.

Non avete creato il vostro corpo e nemmeno siete in grado di controllarne le


funzioni. Un’intelligenza più grande della mente umana è al lavoro. È la stessa
intelligenza che in natura sostiene tutto. Il modo per giungere il più vicino
possibile a questa intelligenza è l’essere consapevoli del vostro campo
energetico interiore, sentendone la vitalità, la presenza animatrice nel corpo.

La giocosità e la gioia di un cane, il suo amore incondizionato e la sua


prontezza a celebrare la vita in ogni momento, spesso è in netto contrasto con lo
stato interiore del padrone del cane – depresso, ansioso, appesantito dai
problemi, perso nei pensieri, mai presente nel solo luogo e nel solo tempo che
c’è: Qui e Ora. Uno si chiede: come fa il cane, vivendo con questa persona, a
rimanere così sano, così gioioso?

Quando percepite la natura solo attraverso la mente, attraverso il pensiero,


non ne potete sentire la vitalità, l’essenza. Vedete solo la forma e siete
inconsapevoli della vita dentro la forma, il mistero sacro. Il pensiero riduce la
natura a una merce usata per il profitto o per la conoscenza o per qualche altro
scopo utilitario. L’antica foresta diventa legname da costruzione, l’uccello
diventa un progetto di ricerca, la montagna qualcosa in cui far esplodere delle
mine o da essere conquistata.

Quando percepite la natura, lasciate che ci siano spazi di non pensiero, di non
mente. Quando vi avvicinate alla natura in questo modo, la natura vi risponderà
e parteciperà all’evoluzione della coscienza umana e planetaria.

Osservate come è presente un fiore, come si arrende alla vita.


26

La pianta che avete in casa, l’avete mai guardata veramente? Avete permesso
che questo essere familiare e tuttavia misterioso chiamato pianta, vi insegni i
suoi segreti? Avete mai notato come è profondamente in pace? Come è
circondata da un campo di quiete? Nel momento in cui diventate consapevoli
dell’emanazione di pace e di quiete di una pianta, quella pianta diventa la vostra
maestra.

Guardate un animale, un fiore, un albero e vedete come riposa nell’Essere. È


se stesso. Ha un’enorme dignità, innocenza e santità. Comunque, affinché
possiate vedere questo, avete bisogno di andare al di là dell’abitudine mentale di
dare dei nomi e delle etichette. Nel momento in cui andate al di là dell’etichetta
mentale, sentite quella dimensione ineffabile della natura che non può essere
compresa dal pensiero o percepita attraverso i sensi. Vi è un’armonia, una
sacralità che permea non solo tutta la natura, ma è anche dentro di voi.

L’aria che respirate è natura,


come lo è il processo del respirare in se stesso.

Portate l’attenzione al respiro e rendetevi conto che non siete voi a farlo. È il
respiro della natura. Se doveste ricordarvi di respirare, morireste in poco tempo
e se provaste a smettere di respirare, la natura provvederebbe.

Per riconnettervi con la natura nel modo più intimo e potente, diventate
consapevoli del respiro e imparate a mantenere lì la vostra attenzione. Questa
è una profonda e potente pratica di guarigione. Porta ad uno spostamento della
coscienza dal mondo concettuale del pensiero al regno interiore della coscienza
incondizionata.

Avete bisogno che la natura vi sia maestra per aiutarvi a riconnettervi con
l’Essere. Ma non solo voi avete bisogno della natura, anche la natura ha bisogno
di voi.

Non siete separati dalla natura. Siamo tutti parte dell’unica Vita che
manifesta se stessa in innumerevoli forme dell’universo, forme che sono tutte
completamente interconnesse. Quando riconoscete la sacralità, la bellezza,
l’incredibile quiete e dignità in cui esiste un fiore o un albero, aggiungete
qualcosa al fiore o all’albero. Attraverso il vostro riconoscimento, la vostra
27

consapevolezza, anche la natura giunge a conoscere se stessa. Giunge a


conoscere la propria bellezza e sacralità attraverso di voi!

Un grande spazio di silenzio sostiene tutta la natura nel suo abbraccio.


Sostiene anche voi.

Solamente quando siete quieti dentro, avete accesso al regno della quiete nel
quale abitano rocce, piante ed animali. Solamente quando la vostra mente
rumorosa allenta la presa, potete connettervi con la natura ad un livello
profondo e andare al di là del senso di separazione creato da un eccessivo
pensare.

Il pensare è uno stadio dell’evoluzione della vita. La natura esiste nella quiete
innocente che c’è prima del sorgere del pensiero. L’albero, il fiore, l’uccello, la
roccia sono inconsapevoli della loro propria bellezza e sacralità. Quando gli
esseri umani diventano quieti, vanno al di là del pensiero. Nella quiete al di là
del pensiero, si aggiunge una dimensione di conoscenza, di consapevolezza.

La natura vi può portare alla quiete. Questo è il suo regalo per voi. Quando
percepite e siete insieme alla natura, nel corpo della quiete, questo campo si
permea della vostra consapevolezza. Questo è il vostro dono alla natura.

Attraverso di voi la natura diventa consapevole di se stessa.


La natura vi ha atteso, per così dire,
per milioni di anni.

Florena

8) Le relazioni

Come facciamo in fretta a formarci un’opinione sulle persone, a tirare delle


conclusioni su di loro. Per la mente egoica è una grande soddisfazione
etichettare un altro essere umano, dargli un’identità concettuale, pronunciare
un giudizio virtuoso su di lui.

Ogni essere umano è stato condizionato a pensare e a comportarsi in un certo


modo – è stato condizionato sia da un punto di vista genetico, sia dalle proprie
esperienze infantili che dall’ambiente culturale.
28

Questo non è quella persona, ma quello che sembra essere. Quando


pronunciate dei giudizi su qualcuno, confondete questi schemi mentali
condizionati con chi è quella persona. Fare ciò è uno schema profondamente
condizionato e inconscio. Date ad una persona un’identità concettuale e questa
falsa identità diventa una prigione non solo per l’altra persona, ma anche per voi
stessi.

Lasciar andare il giudizio non significa non vedere quello che l’altro fa.
Significa che voi riconoscete il suo comportamento come una forma di
condizionamento, lo vedete e lo accettate in quanto tale. Non costruite da quello
un’identità per quella persona.

Questo libera sia voi che l’altro dall’identificazione con il condizionamento,


con la forma, con la mente. L’ego non dirige più le vostre relazioni.

Fino a che è l’ego a dirigere la vostra vita la maggior parte dei vostri pensieri,
emozioni ed azioni provengono dal desiderio e dalla paura. Nelle relazioni o
volete qualcosa dall’altra persona oppure ne avete paura.

Quello che volete dall’altro può essere piacere o guadagno materiale,


riconoscimento, lodi o attenzione oppure un rafforzamento del senso del sé
attraverso il confronto e lo stabilire che siete, avete o conoscete più dell’altro.
Quello di cui avete paura è che succeda l’opposto e che sia l’altro che in qualche
modo diminuisca il vostro senso del sé.

Quando fate del Momento Presente il punto focale della vostra attenzione –
invece di usarlo come un mezzo per un fine – andate al di là dell’ego e al di là
della compulsione inconscia di usare le persone come mezzo per un fine,
intendendo per fine la valorizzazione di se stessi alle spalle degli altri. Quando
date la vostra completa attenzione a qualsiasi persona con la quale state
interagendo, togliete passato e futuro dalla relazione fatta eccezione per le cose
pratiche. Quando siete totalmente presenti con qualsiasi persona incontrate,
allora lasciate andare l’identità concettuale che avevate fatta per loro, la vostra
interpretazione di chi essi sono e di cosa hanno fatto nel passato – e siete così in
grado di interagire senza il movimento egoico di desiderio e di paura.
L’attenzione, che è vigile quiete, è la chiave.

Com’è meraviglioso nelle vostre relazioni andare oltre il volere e l’aver paura!

L’amore non vuole nulla né ha paura di nulla.


29

Se il suo passato fosse stato il vostro passato, il suo dolore il vostro dolore, il
suo livello di coscienza il vostro livello di coscienza, avreste pensato e agito
esattamente come fa lei. Con questa comprensione arrivano il perdono, la
compassione, la pace.

All’ego non piace sentire questo perché, se non può più essere reattivo e
sentirsi nel giusto, perderà forza.

Quando ricevete chiunque arrivi nello spazio dell’Adesso come fosse un nobile
ospite, quando permettete ad ogni persona di essere come è, questa comincia a
cambiare.

Per conoscere gli altri esseri umani nella loro essenza, non avete realmente
bisogno di sapere niente su di loro – il loro passato, da dove vengono, la loro
storia. Confondiamo il conoscere qualcosa su di loro con una più profonda
conoscenza che non è concettuale. Conoscere su e conoscere sono due modalità
completamente diverse. Una ha a che fare con la forma, l’altra con ciò che non
ha forma. Una opera attraverso il pensiero, l’altra attraverso la quiete.

Il conoscere su è utile per le cose pratiche. Su questo piano non possiamo


farne a meno. Ma quando questa è la modalità predominante nelle relazioni,
diventa molto limitante, perfino distruttiva. Pensieri e concetti creano una
barriera artificiale, una separazione tra gli esseri umani. Le vostre interazioni, in
questo caso, non sono radicate nell’Essere, ma sono basate sulla mente. Senza le
barriere concettuali, l’amore è naturalmente presente in tutte le interazioni
umane.

La maggior parte delle relazioni umane sono limitate allo scambio di parole, il
regno del pensiero. È essenziale portare un po’ di quiete, specialmente nelle
vostre relazioni intime.
Nessuna relazione può prosperare senza il senso di spaziosità che viene con la
quiete. Meditate o passate del tempo insieme in Silenzio nella Natura. Quando
fate una passeggiata oppure state seduti in automobile o a casa, sentitevi a
vostro agio, insieme, in uno stato di quiete. La Quiete non può e non ha bisogno
di essere creata. Siate solo ricettivi alla quiete che è già lì, ma che è di solito
oscurata dal rumore mentale.

Se manca il vasto spazio della Quiete, la relazione sarà dominata dalla mente
e può essere sopraffatta da problemi e conflitti. Se la quiete è presente può
contenere qualsiasi cosa.
30

Un vero ascolto è un’altra via per portare la quiete nella relazione. Quando
ascoltate veramente qualcuno, la dimensione della quiete sorge e diventa una
parte essenziale della relazione. Un vero ascoltare è però un talento raro. Di
solito la maggior parte dell’attenzione di una persona è impegnata nei suoi
pensieri. Nel migliore dei casi la persona sta valutando le vostre parole o si sta
preparando per la prossima cosa da dire. O addirittura può darsi che non stia
ascoltando per niente, persa nei propri pensieri.

Il vero ascolto va molto al di là della percezione uditiva. È il sorgere di una


attenzione vigile, di uno spazio di presenza in cui le parole vengono ricevute. Le
parole ora diventano secondarie. Esse possono essere significative o possono
non avere alcun senso. Molto più importante di cosa ascoltate è l’atto di
ascoltare in se stesso, lo spazio della presenza consapevole che viene su quando
ascoltate. Quello spazio è un campo unificato di Consapevolezza in cui
incontrate l’altra persona senza le barriere di separazione create dal pensiero
concettuale. Ed ora l’altra persona non è più l’altra. In quello spazio, siete uniti
insieme come una sola Consapevolezza, una sola coscienza.

Sperimentate frequenti e ripetitivi stati di dramma nelle vostre relazioni


intime? Vi accade che dissensi relativamente insignificanti inneschino spesso
violente discussioni e dolore emozionale?
Alle radici di tali esperienze vi è lo schema egoico di base: il bisogno di aver
ragione e, naturalmente, di far sentire sbagliato qualcun altro; e questo sarebbe
come dire, identificarsi con posizioni mentali. Vi è inoltre il bisogno dell’ego di
essere periodicamente in conflitto con qualcosa o con qualcuno per poter
rinforzare il suo senso di separazione tra me e l’altro. Senza questo l’ego non
può sopravvivere.

C’è inoltre il dolore emozionale accumulato dal passato che voi ed ogni altro
essere umano vi portate dentro, derivante sia dal vostro passato personale, sia
dal dolore collettivo dell’umanità che va molto, molto indietro nel tempo.
Questo Corpo di Dolore è un campo energetico dentro di voi che
sporadicamente prende il sopravvento perché ha bisogno di sperimentare
ancora dell’altro dolore emozionale per nutrirsi e riempirsi. Proverà a
controllare il vostro pensiero ed a renderlo profondamente negativo.
Ama i vostri pensieri negativi, poiché risuona della loro frequenza e può così
trarne nutrimento. Provocherà inoltre reazioni emozionali negative nelle
persone a voi più vicine, specialmente nel vostro partner per potersi garantire il
dramma e il dolore emozionale e potersene nutrire.
31

Come potete liberarvi da questa identificazione, profondamente radicata e


inconscia, con il dolore che crea così tanta miseria nella vostra vita?

Col diventare consapevoli. Comprendete che non è chi siete voi e riconoscete
l’identificazione per ciò che è: dolore passato. Siate testimoni quando accade nel
vostro partner o in voi stessi. Quando la vostra identificazione inconscia si è
spezzata, quando siete in grado di osservarla in voi stessi, non la nutrite più e
perderà così gradualmente la sua carica energetica.

Le iterazioni umane possono essere un inferno.


Oppure possono essere una grande pratica spirituale.

Quando volgete lo sguardo verso altri esseri umani e sentite un grande amore
verso di loro, oppure quando contemplate la bellezza della natura e qualcosa
risuona profondamente dentro di voi, chiudete gli occhi per un momento e
sentite l’essenza di quell’amore o di quella bellezza dentro di voi, inseparabile da
chi siete voi, dalla vostra vera natura. La forma esteriore è una temporanea
riflessione di ciò che siete dentro, nella vostra essenza. Ecco perché amore e
bellezza non possono mai lasciarvi, anche se le forme esterne lo faranno.

Qual è la vostra relazione con il mondo degli oggetti, con le innumerevoli cose
che vi circondano e con le quali avete a che fare ogni giorno? La sedia su cui
sedete, la penna, la macchina, la tazza? Sono solo un mezzo per un fine, oppure
occasionalmente vi rendete conto della loro esistenza, del loro essere, anche se
per poco, e le notate e date loro la vostra attenzione?

Quando vi attaccate agli oggetti e li usate per rafforzare il vostro valore ai


vostri stessi occhi o agli occhi degli altri, la preoccupazione per le cose può
facilmente avere il sopravvento su tutta la vostra vita.
Quando c’è un’identificazione di sé con le cose, non le apprezzate per quello
che sono perché in esse state cercando voi stessi.

Quando apprezzate un oggetto per quello che è, quando riconoscete il suo


essere senza proiezioni mentali, non potete non essere grati per la sua esistenza.
Potete addirittura sentire che non è veramente inanimato, che appare solamente
così ai vostri sensi. I fisici confermano che a livello molecolare vi è davvero un
campo di energia pulsante.

Attraverso l’apprezzamento altruistico del regno delle cose, il mondo intorno a


voi diverrà vivo, in modi che non potete nemmeno immaginare e comprendere
con la mente.
32

Ogni volta che incontrate qualcuno, non importa quanto breve sia l’incontro,
riconoscete il suo essere, dandogli la vostra completa attenzione? O lo riducete
ad un mezzo per un fine, ad una mera funzione o ad un ruolo?
Qual è la qualità della vostra relazione con la cassiera del supermercato, con il
guardiano del campeggio, con il meccanico, con il cliente?

Un momento di attenzione è sufficiente. Come li guardate o li ascoltate, c’è


una quiete vigile, forse solo due o tre secondi, forse di più. Questo è abbastanza
perché possa emergere qualcosa di più reale dei ruoli che giochiamo di solito e
con cui siamo identificati. Tutti i ruoli sono parte della coscienza condizionata
che è la mente umana. Quello che emerge attraverso l’atto di attenzione è
l’Incondizionato, chi siete voi nella vostra essenza, al di là del vostro nome e
della forma che avete. Non agite più come da copione, diventate reali. Quando
quella dimensione emerge dalla vostra interiorità, attira anche la stessa
dimensione dall’interiorità dell’altra persona.

Alla fin fine, naturalmente, non c’è nessun altro e voi state sempre
incontrando voi stessi.

9) La Morte & l’Eterno

Quando camminate in un bosco selvaggio, che non ha subito alcuna


manomissione da parte dell’uomo, vedrete tutto intorno a voi non solo una vita
rigogliosa ma incontrerete anche, ad ogni passo, alberi caduti, tronchi in
putrefazione, foglie marce e materia in decomposizione. Da qualsiasi parte
guardate, troverete la morte al pari della vita.

Guardando attentamente comunque, scoprirete che, sia il tronco in


decomposizione, sia le foglie marce, non solo sono fonte di nuova vita, ma sono
essi stessi pieni di vita. Vi sono al lavoro microrganismi e molecole che si stanno
trasformando, cosicché la morte non si trova da nessuna parte. Vi sono solo
metamorfosi di forme di vita. Cosa potete apprendere da questo?

La morte non è l’opposto della vita. La vita non ha opposti. L’opposto della
morte è la nascita. La vita è eterna.
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Saggi e poeti nel corso dei secoli hanno riconosciuto la qualità di sogno
dell’esistenza umana, che sembra così solida e reale e invece è così effimera che
si può dissolvere in qualsiasi momento.

Al momento della vostra morte, in realtà la storia della vostra vita può
davvero apparirvi come un sogno che è giunto alla fine. Tuttavia anche in un
sogno deve esserci un’essenza che è reale. Ci deve essere una coscienza nella
quale il sogno accade; altrimenti non ci sarebbe.

Questa coscienza è creata dal corpo oppure è questa coscienza che crea il
sogno del corpo, il sogno di qualcuno?

Perché la maggior parte delle persone che hanno avuto un’esperienza di pre-
morte hanno perso la paura della morte? Riflettete su questo.

Naturalmente sapete che siete destinati a morire, ma questo rimane un


concetto puramente mentale finché non incontrate «personalmente» la morte
per la prima volta: attraverso una malattia grave oppure un incidente che
avviene a voi o a qualcuno che vi è vicino, oppure attraverso la dipartita di una
persona amata. E la morte entra nella vostra vita come consapevolezza della
vostra propria mortalità.

La maggior parte delle persone si allontana impaurita, ma se non vi tirate


indietro e affrontate il fatto che il vostro corpo è un fenomeno passeggero che si
può dissolvere in ogni momento, vi è un qualche grado di disidentificazione,
anche piccolo, dalla forma fisica e psicologica dal «me». Quando vedete ed
accettate la natura impermalente di tutte le forme di vita, uno strano senso di
pace cala su di voi.

Grazie al guardare in faccia la morte la vostra coscienza si libera, almeno in


parte, dall’identificazione con la forma. Ecco perché, in qualche tradizione
buddhista, i monaci visitano regolarmente l’obitorio per sedere e meditare
accanto al corpo dei morti.

Nelle culture occidentali vi è tuttora una negazione molto diffusa della morte.
Perfino le persone anziane tentano di non parlarne e di non pensarci, ed i corpi
dei morti sono celati in luoghi appartati. Una cultura che nega la morte
inevitabilmente diventa superficiale e poco profonda, ed ha a che fare solamente
con la forma esteriore delle cose.
Quando si nega la morte, la vita perde la sua profondità. La possibilità di
conoscere chi siamo noi al di là del nome e della forma, la dimensione della
trascendenza, scompare dalle nostre vite perché la morte è l’apertura a quella
dimensione.
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Le persone tendono ad essere a disagio con ciò che finisce, perché ogni fine è
una piccola morte. Ecco perché in molte lingue la parola usata per accomiatarsi
significa «ci rivedremo». Arrivederci.

Ogni volta che un’esperienza giunge alla fine – una riunione di amici, una
vacanza, i vostri figli che vanno via di casa – voi morite di una piccola morte.
Una forma, come quell’esperienza che è apparsa alla vostra coscienza, si
dissolve. Spesso, questo lascia dietro di sé un sentimento di vuoto che la
maggior parte delle persone fa di tutto per non sentire, per non affrontare.

Se potete imparare ad accettare e perfino a dare il benvenuto alle cose della


vostra vita che finiscono, potete scoprire che il sentimento di vuoto, con cui
inizialmente vi sentivate a disagio, si trasforma in un senso di spaziosità
interiore che è profondamente in pace.

Imparando in questo modo a morire quotidianamente, aprite voi stessi alla


Vita.

La maggior parte delle persone sente che la propria identità, il loro senso del
sé, è qualcosa di incredibilmente prezioso che non vogliono perdere. Ecco
perché hanno così tanta paura della morte.

Sembra inimmaginabile e spaventoso che l’«Io» possa cessare di esistere. Ma


voi confondete questo prezioso «Io» con il vostro nome, con la forma e con la
storia che vi è associata. Quell’«Io» non è altro che una formazione temporanea
nel campo della coscienza. Fintanto che quella forma-identità è tutto ciò che
conoscete, non siete invece consapevoli che la preziosità è la vostra propria e più
intima essenza, il vostro più intimo senso dell’Io sono, che è la coscienza in sé
stessa. È l’Eterno in voi, e questa è la sola cosa che non potete perdere.

Ogni volta che vivete una profonda perdita, di qualsiasi cosa si tratti – di
quello che possedete, di una relazione intima, della vostra reputazione, del
lavoro o di funzioni fisiche – qualcosa dentro di voi muore. Vi sentite diminuiti
nel vostro senso di chi siete. Vi può anche essere un certo disorientamento.
«Senza questo … chi sono io?»

Quando una forma con cui inconsciamente vi siete identificati come parte di
voi stessi, vi lascia o si dissolve, può essere estremamente doloroso. Lascia un
buco, per così dire, nel tessuto della vostra coscienza.

Quando questo accade, non negate o ignorate il dolore o la tristezza che


sentite. Accettate che sia lì. State attenti alla vostra mente, che tenderà a
costruire attorno a questa perdita una storia in cui a voi è assegnato il ruolo di
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vittima. Paura, rabbia, risentimento o autocommiserazione sono le emozioni


che accompagnano quel ruolo. Allora diventate consapevoli di quello che c’è
dietro, sia a queste emozioni, sia alla storia costruita dalla mente: c’è quel buco,
quello spazio vuoto. Potete guardare in faccia ed accettare questo strano senso
di vuoto? Se lo fate, potete scoprire che non è più un luogo pauroso. Potete
essere sorpresi scoprendo la pace che emana da quel luogo.

Ogni volta che accade la morte, ogni volta che una forma di vita si dissolve,
Dio, il senza forma e il non manifestato, splende dall’apertura lasciata dalla
forma che si è dissolta. Ecco perché la cosa più sacra della vita è la morte. Ecco
perché la pace di Dio può giungere a voi attraverso la contemplazione e
l’accettazione della morte.

Come è di breve durata ogni esperienza umana, come sono transitorie le


nostre vite! Esiste qualcosa che non sia soggetto a nascita e morte, qualcosa che
sia eterno?

Fate questa considerazione: se vi fosse solo un colore, diciamo il blu, ed il


mondo intero e tutto quanto in esso fosse blu, non ci sarebbe alcun colore blu.
Vi è bisogno di qualcosa che non sia blu, affinché il blu possa essere
riconosciuto, altrimenti non potrebbe «risaltare», non esisterebbe.

Allo stesso modo, non c’è forse bisogno di qualcosa che non sia transitorio e
impermalente per poter riconoscere la transitorietà di tutte le cose? In altre
parole: se tutte le cose, incluso voi stessi, fossero impermanenti, potreste mai
accorgervene? Il fatto che voi ne siate consapevoli e possiate essere testimoni
della natura di breve durata di tutte le forme, inclusa la vostra, non significa che
vi è qualcosa in voi non soggetto a decadimento?

Quando avete vent’anni siete consapevoli di avere un corpo che sentite forte e
vigoroso; sessant’anni più tardi, siete consapevoli di come il vostro corpo sia
debole e vecchio. Pensate anche che siete cambiati da quando avevate vent’anni,
ma la consapevolezza che sa che il vostro corpo è giovane o vecchio o che pensa
che è cambiato, non ha subito cambiamenti. Questa consapevolezza è l’eterno
che è in voi, la coscienza in se stessa. Essa è l’Unica Vita senza forma. Potete
perderla? No, perché voi siete Quello.

Alcune persone entrano in uno spazio di profonda pace e diventano quasi


luminose proprio prima di morire, come se qualcosa risplendesse attraverso la
forma che si sta dissolvendo.

Qualche volta accade che persone molto malate o anziane, diventino, per così
dire, quasi trasparenti nelle ultime settimane, mesi o perfino negli ultimi anni
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della loro vita. Da come vi guardano, potete vedere una luce che risplende
attraverso i loro occhi. Non vi è più alcuna sofferenza psicologica. Si sono arrese
ed in questo modo la persona, il «me» costruito dalla mente si è già dissolto.
Sono «morte prima di morire» ed hanno trovato la profonda pace interiore che
è la realizzazione della loro immortalità.

In ogni incidente, in ogni disastro vi è una potenziale dimensione di salvezza,


di redenzione, di cui di solito siamo inconsapevoli.

Lo shock tremendo, totalmente inaspettato di una morte imminente, può


avere l’effetto di forzare completamente la vostra consapevolezza e lasciar
andare l’identificazione con la forma. E quindi, negli ultimi momenti prima
della morte fisica e mentre morite, sperimentate voi stessi come Coscienza
libera dalla forma. Improvvisamente non c’è più paura, solo pace ed un sapere
che «tutto va bene» e che la morte è solo una forma che si sta dissolvendo. La
morte alla fine viene riconosciuta come illusoria, altrettanto illusoria della
forma che avete identificato come voi stessi.

La morte non è un’anomalia, non è la cosa più spaventosa fra tutti gli eventi,
come vi ha fatto credere la cultura moderna, ma la cosa più naturale al mondo,
inseparabile ed altrettanto naturale della sua polarità, la nascita. Ricordatevi di
questo quando sedete accanto ad un morente.

È un grande privilegio ed un atto sacro essere presenti alla morte di una


persona come testimone ed accompagnatore. Quando sedete al capezzale di un
morente, non negate nessun aspetto di quella esperienza. Non negate quello che
sta avvenendo e non negate quello che sentite. Il riconoscimento del fatto che
non vi è nulla che potete fare può farvi sentire impotenti, tristi o arrabbiati.
Accettate quello che sentite. Quindi fate un passo ulteriore: accettate che non vi
è nulla che potete fare ed accettatelo completamente. Non avete voi il controllo.
Arrendetevi profondamente ad ogni aspetto di quella esperienza, sia ai vostri
sentimenti, sia ad ogni dolore o disagio che la persona morente sta
sperimentando. Il vostro stato arreso di coscienza e la quiete che vi si
accompagna, saranno di grande appoggio alla persona morente e faciliteranno
la sua transizione. Se saranno necessarie parole, proverranno dalla quiete
dentro di voi. Ma saranno secondarie.

Con la quiete giunge la benedizione: la pace.


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10 La Sofferenza & la Fine della Sofferenza

L’interconnessione fra tutte le cose: i buddhisti lo hanno sempre saputo ed


ora i fisici lo confermano. Nulla di quello che avviene è un evento isolato; è così
solo in apparenza. Più noi lo giudichiamo e lo etichettiamo e più lo isoliamo.
Attraverso il nostro pensiero si frammenta l’unicità della vita. Tuttavia, è la
totalità della vita che ha fatto accadere quell’evento. È parte della rete di
interconnessione che è il cosmo.

Questo significa: Qualsiasi cosa sia non potrebbe essere altrimenti.

Nella maggior parte dei casi, non possiamo nemmeno iniziare a comprendere
quale ruolo possa avere, nella totalità del cosmo, un evento che sembra
insensato. Ma il riconoscerne l’inevitabilità, nella vastità dell’intero, può essere
l’inizio di una accettazione interiore di ciò che è e quindi di un riallineamento
con la totalità della vita.

La vera libertà è la fine della sofferenza, è vivere in modo tale come se


qualsiasi cosa sentiate o sperimentiate in questo momento l’aveste scelta
completamente.

Questo allineamento interiore con l’Adesso è la fine della sofferenza.

La sofferenza è realmente necessaria? Sì e no.

Se voi non aveste sofferto come avete sofferto, non vi sarebbe in voi alcuna
profondità come esseri umani, non avreste umiltà né compassione. Adesso, non
stareste leggendo questo libro. La sofferenza incrina e rompe il guscio dell’ego e
così raggiunge un punto nel quale ha ottenuto il suo scopo. La sofferenza è
necessaria fino a che comprendete che non è necessaria.
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L’infelicità ha bisogno di un «me» costruito dalla mente, di un’identità


concettuale. Ha bisogno di tempo, passato e futuro. Quando rimuovete il tempo
dall’infelicità, cosa rimane? Rimane la «qualità essenziale» di questo momento.

Può essere una sensazione di pesantezza, di agitazione, di rabbia o perfino di


nausea. Tutto ciò non è infelicità e non è un problema personale. Non vi è nulla
di personale nel dolore umano. È semplicemente un’intensa pressione o
un’intensa energia che sentite da qualche parte, nel corpo. Dandogli attenzione
la sensazione non si trasforma in pensiero, il che riattiverebbe il «me» infelice.

Osservate cosa succede quando semplicemente permettete ad una sensazione


di essere.

Molta sofferenza, molta infelicità sorgono quando prendete per vero ogni
pensiero che vi passa per la testa. Le situazioni non vi rendono infelici. Sono i
vostri pensieri a rendervi infelici. Le vostre interpretazioni, le storie che vi
raccontate, ecco cosa vi rende infelici.

«I pensieri che ho in questo momento mi rendono infelice.» Questa


comprensione rompe la vostra identificazione inconscia con quei pensieri.

Che tempo orribile!

Lui non ha neanche avuto la decenza di richiamarmi!

Lei mi ha piantato.

Piccole storie che raccontiamo a noi stessi ed agli altri, spesso in forma di
lamentela. Queste storie sono inconsciamente architettate per rinforzare, con
l’«aver ragione» e con il far sentire qualcosa o qualcuno «sbagliato», il nostro
senso del sé, sempre insufficiente. L’«avere ragione» ci mette in una posizione
di immaginaria superiorità ed in questo modo rafforza il nostro falso senso del
sé, l’ego. Per di più, crea un qualche tipo di nemico: sì, l’ego ha bisogno di
nemici per definire i suoi confini e perfino il clima può avere questa funzione.

Attraverso l’abituale giudizio mentale e la contrazione emozionale, avete una


relazione reattiva e personalizzata con le persone e con gli eventi della vostra
vita. Queste sono tutte forme di sofferenza creata da voi stessi, ma non sono
riconosciute come tali perché l’ego ne trae soddisfazione. L’ego rafforza se stesso
attraverso la reattività e il conflitto.

Come sarebbe semplice la vita senza queste storie.


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Sta piovendo.

Lui non ha chiamato.

Io ero lì. Lei non c’era.

Quando state soffrendo, quando siete infelici, vivete totalmente in quello che
è l’Adesso. L’infelicità o i problemi non possono sopravvivere nell’Adesso.

La sofferenza inizia quando mentalmente date un nome o etichettate in


qualche modo una situazione come indesiderabile o cattiva. Vi risentite per una
situazione e spesso questo risentimento la personalizza e vi porta in un «me»
reattivo.

Dare un nome ed etichettare sono abitudini, ma quest’abitudine può essere


spezzata. Incominciate a metterlo in pratica con piccole cose, «senza definirle».
Se perdete l’aereo, fate cadere una tazza che si rompe, o scivolate e cadete nel
fango … potete evitare di definire l’esperienza come brutta o dolorosa? Potete
immediatamente accettare l’«essere così com’è» di quel momento?

Definire qualcosa come cattiva, causa in voi una contrazione emozionale.


Quando siete in grado di lasciarla essere, senza darle un nome, vi è
improvvisamente disponibile un potere enorme.

La contrazione vi taglia fuori da quel potere, il potere della vita stessa.

Essi mangiarono il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male.

Andate al di là del bene e del male, evitando di etichettare mentalmente


qualsiasi cosa come buona o cattiva. Quando andate al di là dell’abitudine di
definire, il potere dell’universo si muove attraverso di voi. Quando siete in una
relazione non reattiva con le esperienze, quello che prima avevate chiamato
«cattivo» spesso si trasforma rapidamente, se non immediatamente, attraverso
il potere della vita stessa.

Osservate cosa accade quando non definite un’esperienza come «cattiva» ed


invece permettete un’accettazione interiore, un «sì» interiore, e così la lasciate
essere così com’è.
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Qualunque sia la vostra situazione di vita, come vi sentireste accettandola


completamente così com’è – proprio Adesso?

Vi sono forme sottili e forme non così sottili di sofferenza «normali» a tal
punto che di solito non vengono riconosciute come sofferenza. Possono perfino
essere percepite dall’ego come soddisfacenti: irritazione, impazienza, rabbia,
risentimento, lamentele, oppure l’avercela contro qualcosa o contro qualcuno.

Potete imparare a riconoscere tutte queste forme di sofferenza quando


accadono e sapere che: «Sto creando in questo momento della sofferenza per me
stesso».

Se avete l’abitudine di creare sofferenza per voi stessi, probabilmente create


sofferenza anche per gli altri. Questi schemi inconsci tendono a dissolversi
quando semplicemente li rendete consci e quando ne diventate consapevoli nel
momento in cui accadono.

Non potete essere consapevoli e allo stesso tempo creare sofferenza per voi
stessi.

Questo è il miracolo: dietro ogni condizione, persona o situazione che appare


«cattiva» o carica di «male» giace racchiuso un bene più profondo. Questo
bene più profondo vi si rivela – sia dentro che fuori – attraverso l’accettazione
interiore di quello che è.

«Non resistere al male» è una delle più alte verità dell’umanità.

Un dialogo:

Accetta ciò che è.


Non posso assolutamente farlo. Sono agitata e arrabbiata per questa cosa.
Allora accetta ciò che è.
Accettare che sono agitata e arrabbiata? Accettare che non posso accettare?
Sì, porta l’accettazione nella non accettazione. Porta l’arrendersi nel non
arrendersi. Poi osserva cosa accade.

Il dolore fisico cronico è uno degli insegnanti più severi che possiate avere. Il
suo insegnamento è: «La resistenza è futile».

Niente può essere più normale che il non voler soffrire. Tuttavia, se lasciate
perdere questo non volere e permettete invece al dolore di esserci, potete notare
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una sottile separazione interiore dal dolore, per così dire, uno spazio tra voi e il
dolore. Questo significa soffrire consapevolmente e di buon grado. Quando
soffrite consapevolmente, il dolore fisico può bruciare rapidamente in voi l’ego,
poiché l’ego consiste per la maggior parte di resistenza. La stessa cosa vale per le
infermità fisiche più gravi.

Non avete bisogno di essere cristiani per comprendere la profonda verità


universale che è contenuta in forma simbolica dalla croce.

La croce è uno strumento di tortura. Rappresenta la sofferenza più estrema, la


limitazione e l’impotenza più grande che un essere umano possa incontrare. Poi,
improvvisamente, questo essere umano si arrende, soffre di buon grado,
consapevolmente, pronunciando queste parole: «Non la mia volontà, ma sia
fatta la tua volontà». In quel momento la croce , lo strumento di tortura, rivela
la sua faccia nascosta: è anche un simbolo sacro, un simbolo per il divino.

Quello che sembra negare alla vita l’esistenza di ogni dimensione


trascendentale, attraverso l’arrendersi, diventa un’apertura a quella dimensione.

10 Fine

Sommario
Parole dalla quiete ............................................................................................. 1
1) Il Silenzio e la Quiete ............................................................................. 2
2) Al di là della mente pensante ................................................................. 4
3) Il sé egoico.............................................................................................. 9
4) L’Adesso ................................................................................................ 13
5) Chi siete voi veramente ......................................................................... 16
6) L’Accettazione e l’Arrendersi. .............................................................. 20
7) La Natura ............................................................................................. 24
8) Le relazioni........................................................................................... 27
9) La Morte & l’Eterno ............................................................................. 32
10 La Sofferenza & la Fine della Sofferenza .............................................. 37
10 Fine ....................................................................................................... 41

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