nello stagno
Il pensiero è un’illusione, la mente mente e la sofferenza della mente è peggiore di quella del corpo. Ma è possibile far
tacere la mente, sospendere il dialogo interiore? Certo! Siamo costantemente sottoposti al gioco nevrotico della
nostra testa e quindi siamo costantemente soggetti a sbalzi d’umore. In quanto esseri umani proviamo emozioni, ma un
conto è lasciarsi travolgere dalla nostra emotività, e un altro conto è comprenderla. La sofferenza senza la sua
comprensione è un’assoluta perdita di tempo, di energia, di noi stessi! Ma la sofferenza è utile se ci sprona al
cambiamento intenzionale, quindi al miglioramento.
Avere disciplina mentale ci permette di controllare il pensiero, quindi gestire al meglio le emozioni che per forza di
cose viviamo. Ma un’emozione, come un pensiero, non è altro che una forma di energia, osservabile, misurabile…
malleabile!
Evitare di immedesimarsi nel prodotto della nostra mente non è facile ma con il giusto allenamento (o dovrei
dire Allena-MENTE) tutto è possibile, non trovi?
Voglio condividere con te una storia che gli iscritti alla newsletter conoscono già. Ci sarà utile per intraprendere il
percorso che nelle righe seguenti inizieremo.
PARABOLA INDIANA
Mentre girava per il bazar e guardava gli oggetti in vendita in un negozio, un pellegrino disse alla propria mente: “O
mente, di te si dicono meraviglie. Mostrami uno dei tuoi miracoli!”. Di lì a poco un uomo che vendeva miele intinse un
dito nel miele e lo strisciò sul muro.
Immediatamente dozzine di mosche cominciarono a ronzare vicino al muro per mangiare il miele. In pochi minuti se ne
radunò un numero impressionante. Una lucertola vide le mosche e s’avventurò allo scoperto per mangiarle.
La vide un gatto, che le balzò addosso e se la pappò in un boccone. Un cane, vedendo il gatto, lo inseguì e lo uccise.
Ma era il gatto del negoziante, e questi, preso dalla rabbia, percosse il cane con un bastone. Il cane apparteneva a un
cliente, che si infuriò e cominciò a litigare col negoziante finché non vennero alle mani. I negozianti vicini corsero a
dar man forte al negoziante mentre altri passanti si schierarono col cliente.
Ne venne fuori una rissa che coinvolse tutto il bazar. Mentre accorrevano le guardie, richiamate dal clamore e dal
parapiglia, la mente disse al pellegrino: “Ecco fatto!”
UN LAVORO FRENETICO
La mente umana genera 60000 pensieri durante il giorno. È un continuo andirivieni di impulsi elettrici. Appena un
pensiero scompare ecco che un altro prende il suo posto. Quest’attività senza sosta è comune ad ogni essere umano, ad
ogni cervello. L’unica differenza che esiste tra le persone è l’atteggiamento che si sceglie di adottare rispetto a questo
potente organo e alle sue capacità.
Il problema non è quanti pensieri generi la nostra mente. Lei compie il suo lavoro e a quanto pare lo svolge
ottimamente. Il vero limite è che la mente genera sempre gli stessi pensieri! Giorno dopo giorno, se non interveniamo
consciamente, essa ci riproporrà sempre la stessa tipologia di pensiero, quindi la stessa tipologia di emozioni.
Sostanzialmente: siamo drogati, dipendenti dalle nostre stesse emozioni, dai nostri pensieri!
Questo dialogo interiore è ciò che possiamo osservare quindi è chiaro, che se possiamo osservarlo, noi non siamo i
nostri pensieri, noi siamo l’osservatore.
I pensieri che la nostra mente genera sono basati sul nostro inventario personale di convinzioni che nel tempo abbiamo
scelto di adottare o che abbiamo fatto nostre in seguito a mirati indottrinamenti. Sono convinzioni riguardanti il lavoro,
la famiglia, la morte, Dio e qualsiasi altro aspetto più o meno importante della nostra realtà. Ad ogni modo, la nostra
vita procede in avanti in base alle convinzioni che abbiamo fatto nostre le quali determinano il nostro atteggiamento di
fronte agli eventi che accadono.
La mente continua quindi a generare pensieri in maniera casuale, pensieri che trovano origine dalle nostre convinzioni,
per dare loro forza, per bandire dubbi e avvalorare ciò che affermano.
SOSPENDERE IL DIALOGO INTERIORE
Vuoi provare l’esperienza di pace interiore? Se vuoi sospendere il tuo pensare, inizia con il sospendere il
tuo parlare! Piuttosto che cercare di avere ragione, ascolta, comprendi, comprendiTI.
Pace interiore non vuol dire assenza di conflitto. Finché ci relazioniamo con il mondo è più che normale scontrarsi
con le idee altrui ma questo non vuol dire che dobbiamo perdere la nostra serenità. E ti dirò di più: maggiore sarà la tua
consapevolezza riguardo la presenza della tua divina individualità, e maggiori saranno le opportunità che avrai per
rafforzarla, quindi i momenti che metteranno a dura prova la tua serenità non scompariranno ma saranno sempre
presenti per farti continuare nel cammino verso te stesso.
È come quando ti si rompe il computer. Se non ne capisci niente con molta probabilità lo porterai in assistenza o lo
cambierai. Ma se cominci a interessarti su cosa c’è dentro, a capire il compito che svolge ogni suo singolo pezzo, lo
smonterai e rimonterai, sostituirai i componenti, farai le tue prove per risolvere il problema o per migliorare quello che
si può migliorare. Questo atteggiamento di andare a fondo nelle cose è ben diverso dall’atteggiamento di chi si arrende.
E questo atteggiamento, una volta che inizi ad adottarlo, ti spingerà sempre più avanti, qualsiasi sia l’entità dei problemi
che potranno presentarsi. L’unico tuo scopo ora sei TU!
La pace interiore una volta raggiunta non è conquistata, non è un trofeo da conservare e proteggere. Questo stato
d’essere si raggiunge con il continuo addestramento. Se un giorno dovessi smettere di identificarmi nel ruolo di
osservatore e cominciassi nuovamente a dare retta a tutto ciò che potrebbe provocarmi, avrei perso la mia serenità.
La pace interiore si raggiunge con la continua ricerca ed esperienza della presenza divina che è in noi, e quando la si
raggiunge si smette di credere e si inizia a conoscere.
Riassumendo:
CERTEZZA DIVINA ⇒
CONVINZIONI CHE RAFFORZANO LA CONOSCENZA =
PACE INTERIORE/NON DIALOGO
Più proverai l’esperienza di pace interiore, più sospenderai il dialogo interno. Più diventerai sereno, più riconoscerai la
presenza di Dio in te (o come preferisci chiamare l’energia che ti anima).
Smettete di parlare, smettete di pensare, e non ci sarà niente che non possiate comprendere. Guardate
dentro di voi e in lampo vincerete l’apparenza e il vuoto.
(Seng T’San)
I pensieri vanno e vengono e tu puoi scegliere se osservarli o farti coinvolgere, questo è il tuo potere, un potere in grado
di risvegliare la tua divina ed eterna presenza. L’esercizio di visualizzazione che segue è propedeutico al
raggiungimento di quel luogo che possiamo definire non più dialogo. La tua mente è come uno stagno di montagna…
Sulla superficie dello stagno accade di tutto: atterrano papere, le foglie dell’albero vi si adagiano, c’è anche qualche
bottiglia di plastica che galleggia ahimè. E poi il vento muove delle onde, increspa l’acqua e l’inverno gela ogni cosa.
Ma ci sono anche momenti sporadici di calma assoluta, dove l’acqua è limpida e si può intravedere il fondale.
Sulla superficie della tua mente, insomma, c’è un continuo chiacchiericcio. Pensieri riguardanti il lavoro, la famiglia, lo
screzio con il vicino, la cameriera simpatica, la bolletta scaduta, l’auto da cambiare, la prossima vacanza, e chi più ne ha
più ne metta! Tutto ciò che accade nella tua vita diventa evento per la superficie del tuo stagno, della tua mente. Ma
proviamo a scendere più giù…
Tutto ciò che accade in superficie ha un impatto molto debole subito sotto di essa. Nonostante da qui tu possa ancora
osservare cosa sta accadendo là fuori, dal punto in cui ti trovi riesci benissimo a distaccartene. Non hai raggiunto un
totale silenzio ma di sicuro hai abbandonato la continua chiacchiera della tua mente. Ora riesci a osservarla e ne sei
separato. Inizi a pensare consapevolmente, il tipo di pensiero cambia, è attivo. Non sei più preda di quei pensieri che
continuano a entrare e a uscire. Ma un pensiero, al quale sei ancora attaccato, persiste: è il pensiero dell’analisi.
Osservi ciò che accade in superficie e lo cataloghi, lo definisci. A questo livello il pensiero è calcolatore, valuta, giudica
tutti gli altri pensieri. Scendiamo ancora…
La chiacchiera è quasi cessata, riesci a non sentirla più e anche il pensiero d’analisi si è calmato. Forse è stanco di
continuare a catalogare tutto ciò che avviene in superficie.
A questo livello comprendi la connessione che esiste tra te e tutto ciò che ti circonda. Piuttosto che analizzare tendi a
semplificare, piuttosto che giudicare inizi ad accettare per comprendere. Tutto fluisce secondo regole a te ignote ma
delle quali ti puoi fidare. Smetti di voler controllare la vita e inizi ad accordarti a essa.
A questo livello puoi sperimentare la gioia di esserci, la gratitudine per esserci. Ogni attaccamento materiale perde
importanza e riscopri il valore della tua spiritualità. Hai imparato a gestire la tua mente, complimenti!
Ti sei lasciato andare e fluttui verso il fondo dello stagno. Ciò che accade in superficie e subito sotto di essa non ti
interessa più. Hai raggiunto una consapevolezza più profonda, sei più sereno e riesci a percepire la presenza divina
fluire in te e negli altri. Ti arrendi al fatto che non devi comprendere tutto, devi solo vivere e lasciare che arrivi
l’illuminazione.
Il dialogo interiore è cessato completamente, la mente si è arresa. Qualsiasi pensiero può essere ora bloccato sul nascere
e sei in grado di generare silenzio, quindi sperimentare beatitudine. La presenza del divino è tangibile e il tuo cuore che
pulsa ti dà prova di ciò. La natura che ti circonda ti dà prova di ciò.
Sei libero dal giudizio verso te stesso e verso gli altri, libero dall’egocentrismo. Non devi dimostrare niente, non devi
fare niente. Lo scontento materiale scompare e sopraggiunge l’insoddisfazione divina. I desideri cambiano natura. Non
sono più le cose che desideravi prima a stimolarti, bensì è la gioia che hai riscoperto facendo silenzio dentro te.
La tua quiete personale ti conferma di essere sulla strada giusta e non hai più bisogno di approvazioni esterne. La quiete
interiore che stai provando è l’unica conferma di come stai sperimentando una parte più elevata di te stesso. Più ti
abituerai a questa quiete, più vorrai provarla. Una volta raggiunto questo livello sarà inevitabile continuare a volerci
tornare. E più ci tornerai e più sarà immediata la tua capacità di sperimentare pace e trascendere tutto ciò che è in
superficie.
E ora sprofondiamo…
La mente ormai è relegata al ruolo per cui è stata creata e non riesce più a prendere il sopravvento su di te. Ora sei
pronto per iniziare a manifestare la realtà che il tuo cuore riesce già a vivere. Hai compreso che non otterrai mai ciò che
vuoi, ma otterrai sempre e solo ciò che sei. Ciò che senti già tuo è ciò che avrai e solamente a questo livello puoi
trascendere il pensiero per ascoltare ciò che il tuo cuore ha da dirti, esso conosce tutte le cose (cit. Paulo Coelho)
Sul fondo dello stagno comprendi di non essere distaccato dall’energia che anima l’universo, piuttosto di essere una sua
estensione e in quanto tale, in grado di creare e manifestare realtà.
E forse questo esempio ti chiarirà meglio quello che scoprirai qua sul fondo dello stagno: se metti in fila tante note
musicali non otterrai nessuna melodia. Ciò che crea la melodia è lo spazio che esiste tra una nota e l’altra. Questo vuoto
è il collante che lega le note e dà loro un senso, che crea la musica. Questo vuoto è Amore che dà vita alla melodia.
La stessa cosa avviene nella tua mente. Tra un pensiero e l’altro c’è del vuoto e in questo vuoto ci sei tu, c’è Dio,c’è
Amore. Qui puoi creare la tua melodia, qui puoi dare vita alla tua musica… e il mondo non aspetta altro che ascoltarla!
Questa discesa sul fondo dello stagno, questa visualizzazione, puoi definirla preghiera, meditazione, riflessione. Non
importa come tu voglia chiamare questo esercizio. Ciò che conta è farlo e provare su di sé gli effetti benefici. Far tacere
la mente, trascendere il pensiero, o pregare se preferisci, è una pratica essenziale per riscoprire il divino che risiede in
ognuno di noi.
La preghiera è in grado di plasmare la nostra mente inconscia, quella parte di noi che silenziosa guida la nostra vita. Ma
la preghiera non è ciò che comunemente si pensa, non è una richiesta che facciamo a Dio, piuttosto è meditare su Dio. È
la contemplazione di quel’energia che ci anima, che ci appartiene, che ci identifica come sua estensione.
Ermete Trismegisto, colui che trascrisse le sette leggi universali, rivelò quanto segue:
Quando sospendiamo il dialogo interiore, quando preghiamo, entriamo in contatto con Dio, con il centro che è ovunque,
quindi è in noi e allo stesso tempo negli altri. La preghiera, la contemplazione che stiamo facendo su Dio, è
simultaneamente presente ovunque, noi siamo presenti ovunque. Essa ci libera e libera i nostri sogni, donandoci forza
intuitiva per permettere la manifestazione di ciò che a livello emotivo siamo già in grado di sperimentare.