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LE METAMORFOSI DELL’ANIMA
E GLI STADI DELLA VIA SPIRITUALE
Considerazioni intorno a
Al-Sayr wa-l-Sulûk ilâ Maliki-l-Mulûk
dello shaykh Qâsim ibn Salâh al-Dîn al-Khânî di Aleppo
(1619-1697)

DEMETRIO GIORDANI*

Il trattato al centro di questo studio fa parte di quel genere di opere che


riescono a racchiudere alcuni dei principali argomenti dottrinali del sufi-
smo in un sistema sintetico e accessibile anche ai meno esperti. L’opera ha
per oggetto una «scienza dell’anima» complessa, che abbraccia anche il
dominio della metafisica e non si limita a definire le virtù nobili e le qua-
lità riprovevoli dell’animo umano, ma descrive le trasformazioni che
l’anima dell’aspirante (murîd) subisce durante il percorso della Via di rea-
lizzazione spirituale (sulûk), dallo stadio più grossolano e torbido fino ai
più alti gradi di sottigliezza e perfezione. Il linguaggio del trattato affonda
le radici in quello tradizionale del sufismo, utilizzato nei grandi trattati

* Ricercatore, insegna Storia dell’Islâm presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Uni-


versità di Modena e Reggio Emilia. Tra le sue pubblicazioni più recenti la traduzione
del Mabda’ wa Ma’âd, di Saykh Ahmad Sirhindî (L’inizio e il ritorno, Milano 2003).
Ha poi curato la traduzione di alcuni trattati di Abû ‘Abd al-Rahman al-Sulamî
(Introduzione al Sufismo, Torino 2002; La scala di luce, Torino 2006).
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degli autori classici; tuttavia lo scritto del nostro autore ha la particolarità di battere la mia anima e i suoi nemici col digiuno e la veglia per circa
essere più esplicito e meno enigmatico di tante opere di contenuto simile, sette anni. Durante circa due di questi sette anni mi limitai a prender
vuoi perché è stato redatto con un intento didattico e in un epoca relativa- cibo ogni sessanta ore e vuotavo in gola un pugno di farina di cui
facevo una minestra (harîra) che addolcivo con un cucchiaio di
mente moderna (inizi XVII secolo), vuoi perché gli autori moderni rispet- miele. Il pugno di farina di cui sopra pesava all’incirca quindici
to agli antichi hanno maggiore necessità di farsi capire. Sta di fatto che dal dirham.2 Durante il resto dei giorni in quei sette anni il mio cibo fu
trattato emerge in modo chiaro la figura di un esperto educatore, profondo davvero scarso, e tutto questo in base all’indicazione dei miei mae-
conoscitore delle fonti tradizionali, interprete perfetto della scienza tradi- stri, che Iddio sia soddisfatto di loro (…).
zionale dell’essere umano. Quando giunsi alla fine dei circa sette anni del mio combattimento
spirituale ed entrammo nella luna del mese di Shawwâl dell’anno
1066, Iddio l’Altissimo gettò nel mio cuore l’amore per la ricerca
L’OPERA E IL SUO AUTORE della scienza esteriore e studiai sotto la guida dei dotti maestri all’in-
circa per due anni. Iddio mi mostrò della scienza quel che mi
mostrò, abbandonai allora lo studio, intrapresi l’insegnamento e
L’autore del trattato non è molto noto; alcune note autobiografiche istruii degli studenti. Molti di loro ridevano e si prendevano gioco di
riportate dallo storico siriano Al-Murâdî nel Silk al-Durar ci dicono che lo me dicendo: “Sono dieci anni che ci impegniamo nella scienza e
Shaykh Qâsim ibn Salâh al-Dîn al-Khânî era un sufi e un dotto giurisperi- ancora non siamo pronti”. Uno di quelli che venne a sedersi alla mia
to di scuola giuridica hanafita. Nacque ad Aleppo nel 1028 dell’egira e lezione sfottendomi non si alzò da quell’assemblea – lo giuro – se
qui compì i primi studi; nel 1050 si recò a Baghdâd e vi restò per due non dopo aver mutato la sua disapprovazione nella ferma convinzio-
ne nei principi dottrinali. Il giorno seguente tornò a sedersi dinanzi a
anni; poi tornò ad Aleppo e da qui andò a Bassora per poi recarsi a Mecca me per apprendere, e disse che quello che era accaduto era stato dav-
e Medina per il Pellegrinaggio. In seguito si diresse a Istanbul (Islâmbûl) vero un avvenimento straordinario».3
e vi rimase per un anno e sette mesi, quindi fece definitivamente ritorno
ad Aleppo, dove insegnò per il resto dei suoi giorni nella madrasa al- Lo storico Al-Murâdî riporta anche un breve elenco delle opere com-
Halawiyya e divenne muftî delle scuole giuridiche degli Imâm Abû poste dallo Shaykh Al-Khânî in cui figura una Risâla fi-l-Mantiq, che
Hanîfa e Al-Shâfi’î. compare nei repertori bibliografici più importanti, laddove vengono attri-
Racconta lo Shaykh: buite allo Shaykh altre dieci opere.4 Ma il trattato che è concordemente
«I miei viaggi si protrassero per circa dieci anni; durante questo ritenuto l’opera più importante dello Shaykh Qâsim al-Khânî è Al-Sayr
periodo ero impegnato nel dare e nel prendere, nel comprare e nel wa-l-Sulûk ilâ Malik al-Mulûk.5
vendere. Dopo che feci ritorno ad Aleppo sentii il desiderio di isolar-
mi dalla gente, perciò abbandonai il vendere e il comprare e iniziai a
percorrere la via della mortificazione e della povertà spirituale.
2 All’incirca 50 grammi.
Cambiai abiti, compagnia e “respiri” (anfâs)1 e mi sforzai di com-
3 MUHAMMAD KHALÎL IBN ‘ALÎ AL-MURÂDÎ, Silk al-durar fî a’yân al-qarn al-thânî
‘ashar, Bûlâq 1301 (1883-84), IV, pp. 9-10.
4 Cf. KHAYR AL-DÎN AL-ZIRIKLÎ, Al-A’lâm V: 177, Hâjjî Khalîfa: Kashf al-Zunûn 5: 833,
MUHAMMAD RIDÂ KAHHÂLA, Mu’jam al-mu’allifîn VIII: 104.
5 C’è da segnalare che questo trattato è stato attribuito da Osman Yahyâ a Muhyî al-Dîn
1 Il termine anfâs è il plurale di nafas, alito, respiro, simile alla parola nafs, anima, il cui plu- Ibn ‘Arabî; cf. Histoire et Classification de l’Oeuvre de Ibn ‘Arabî, Institut Français de
rale però è nufûs o anfus. Forse si tratta di un gioco di parole che allude al cambiamento Damas, Damasco 1964, vol. I, p. 452. Alcune parti del trattato sono state recentemente
delle «anime» (su cui vedi infra) che si opera tramite le tecniche di respirazione associate tradotte dal prof. ANGELO SCARABEL, Il sufismo. Storia e dottrina. Roma 2007, pp. 137,
al dhikr, la «memorazione» dei Nomi divini, rito fondamentale della pratica sufi. 159-160.
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Vi è incertezza nel identificare la confraternita dello Shaykh, poiché il fu un uomo dalla vita avventurosa; durante il suo soggiorno a Parigi aveva
trattato non ne fa mai menzione, e nemmeno gli autori dei repertori arabi si condotto vita da bohémien, ed era stato incarcerato per aver dato ospitalità
esprimono chiaramente in proposito. Marijan Molé ci fornisce un indizio in casa sua ad un anarchico ricercato. In prigione si dedicò allo studio del-
in un suo articolo,6 dove esamina il contenuto di due raccolte (majmû’a) di l’arabo, dell’ebraico e del malese e sviluppò un intenso interesse per il
manoscritti naqshbandî, e segnala, in particolare, la raccolta conservata mondo orientale. Ritornato in libertà, viaggiò lungamente e visitò l’Egitto,
alla Bodleian Library di Oxford che contiene una copia manoscritta di l’India e Ceylon e si convertì poi all’Islâm con il nome di ‘Abd al-Hâdî
Al-Sayr wa-l-Sulûk. La raccolta, composta intorno al 1224 dell’egira, pro- Agueli-’Aqîlî.
viene, secondo Molé: «dagli ambienti naqshbandî del Kurdistan occiden- Nel 1901, attraverso gli ambienti anarchici di Parigi, Agueli entrò in
tale, non ancora toccati dalla riforma khâlidî».7 Da segnalare che nel contatto con un medico italiano, il dott. Enrico Insabato, che era appena
colofone in coda al trattato viene associato al nome dello Shaykh anche il tornato da un lungo viaggio in Egitto; insieme idearono un progetto tra i
titolo onorifico di «Polo dominicale» (Al-Qutb al-rabbânî). Ma anche in più singolari dell’epoca. Trasferitisi entrambi al Cairo, nel 1904 diedero
questo caso non c’è nulla che possa definitivamente attribuire al Nostro vita alla rivista bilingue: Il Convito – An-Nâdî, di cui Insabato divenne sia
un’affiliazione naqshbandî. proprietario che direttore. Nell’intenzione dei fondatori, la rivista italo-
Il secondo indizio ce lo fornisce Carl Brockelmann nella Geschichte araba doveva diventare la tribuna ufficiale delle relazioni culturali tra
der Arabichen Literatur8 dove annota accanto al nome dello Shaykh anche l’Italia e il mondo arabo; ad essa avrebbero dovuto collaborare anche per-
la nisba Al-Qâdirî. Brockelmann parla ampiamente del trattato citando sonalità insigni dell’ambiente culturale musulmano.9
per esteso una fonte italiana, la rivista italo-egiziana Il Convito – An-Nâdî, Il progetto ebbe un discreto successo, la tiratura della rivista raggiunse
che ne aveva ospitato una traduzione parziale. La rivista rappresenta di anche le cinquemila copie ed ebbe diffusione in molte parti del mondo
per sé un interessante caso storico-letterario, che merita una leggera islamico, soprattutto attraverso i canali che Agueli riuscì ad attivare all’in-
digressione. terno degli ambienti tradizionali del sufismo. Egli nel frattempo era stato
Il Convito – An-Nâdî nacque all’inizio del Novecento dalla collabora- iniziato al tasawwuf dallo shaykh shâdhilî ‘Abd al-Rahmân ‘Illaysh al-
zione di due personaggi, Enrico Insabato, agente del Governo italiano in Kabîr, che fu anche il principale collaboratore della rivista.
Egitto, e Ivan Gustav Agueli (1869-1917), un pittore svedese che in quel Il contributo di Agueli era soprattutto finalizzato alla traduzione di scritti
paese è attualmente considerato uno dei padri dell’arte moderna. Agueli di Muhyî al-Dîn Ibn ‘Arabî e di altri autori rappresentativi del tasawwuf;
forse fu proprio in base al consiglio di ‘Abd al-Rahmân ‘Illaysh, che
Agueli iniziò la traduzione di Al-Sayr wa-l-Sulûk. A partire dal numero
MARIJAN MOLÉ, «Quelques traités naqshbandis» in: Farhang Irân Zamîn, Teheran 1338
del primo Maggio del 1907, e per altri quattro numeri, la rivista pubblicò
6
(h. sh.), pp. 273 e ss.
7 Ibid., p. 280. Mawlânâ Khâlid Baghdâdî (m. 1827) fu un’importante personalità della il testo arabo dei primi tre capitoli del trattato a fianco di un’ottima tradu-
Naqshbandiyya che ebbe il ruolo di diffondere nell’Occidente ottomano la riforma dot- zione italiana, che Agueli intitolò «Il progredire verso il Re dei Re».10
trinale di Shâh Ahmad Sirhindî. Per quanto riguarda la sua figura e la Naqshbandiyya-
Khâlidiyya si veda: ALBERT HOURANI: «Shaykh Khâlid and the Naqshbandi order», in
Islamic Philosophy and the Classical Tradition, a cura di S. M. Stern, A. Hourani 19 Vedere sull’argomento ANGELO SCARABEL, «Una rivista italo-araba di inizio secolo:
e V. Brown, Oxford 1972, pp. 89-103; HAMID ALGAR, «I Khâlidi-Naqshbandî della Il Convito – An-Nâdî», in Oriente Moderno, 1978, pp. 52-67.
Turchia ottomana e le loro pratiche devozionali», in: ‘Ayn al-Hayât. Quaderno di Studi 10 Il Convito-An-Nâdî, Il Cairo 1907: anno IV, serie II, n°1, pp. 11 e ss.; n°2, pp. 53 e ss.;
della Tarîqa Naqshbandiyya, n. 4, 1998, pp. 5-33. n° 3-4, pp. 79 e ss.; n° 5-6, pp. 143 e ss. La collezione dell’opera è conservata nella
8 KARL BROCKELMANN, G. A. L. II, 344; G. A. S. II, 472.
biblioteca dell’Istituto per l’Africa e l’Oriente di Roma.
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In quello stesso anno, però, la rivista terminò le pubblicazioni e la tradu- L’ANIMA E I SUOI GRADI
zione dell’opera rimase incompleta.11
Il testo arabo del trattato è stato recentemente pubblicato da una nota Nel capitolo introduttivo dell’opera, lo Shaykh Al-Khânî spiega il
casa editrice libanese.12 In questa edizione l’opera risulta composta di significato di alcuni dei principali termini tecnici (istilâhât) del linguaggio
dieci capitoli, più la premessa (tamhîd) e l’introduzione (muqaddima) del- dei sufi, quasi sempre ripresi dal Kitâb al-Ta’rîfât, il famoso glossario di
l’autore. Questo è l’indice: Muhammad al-Sharîf al-Jurjânî, teologo e sufi persiano, morto nel 1413 d.
Capitolo primo: «Sul biasimo di questo basso mondo e dei suoi godi- C.. A proposito del termine anima (nafs) lo Shaykh scrive:
menti, e sulla definizione chiara della sua vera natura». «L’Anima passionale (al-nafs al-shahwâniyya) è il vapore sottile
Capitolo secondo: «Sull’incitamento a intraprendere il cammino in che arreca la vita, i sensi, il movimento volontario. È quello che i
questa via e definizione dei suoi meriti» saggi filosofi chiamano “lo Spirito animale” (al-rûh al-hayawânî). È
Capitolo terzo: «Sulla chiara esposizione dei veli (che si stendono) tra una sostanza che dà luce al corpo; se si irradia all’esterno e all’inter-
no del corpo causa la veglia, se si irradia all’interno e non all’esterno
Iddio e il servo». determina il sonno; se invece la sua irradiazione cessa del tutto ne
Capitolo quarto: «Sulla definizione dell’anima che incita al male». consegue la morte. Gloria all’Artefice, il Saggio.
Capitolo quinto: «Sulla definizione dell’anima che biasima». L’Anima razionale (al-nafs al-nâtiqa) è una sostanza priva in sé di
Capitolo sesto: «Sulla definizione dell’anima ispirata». qualsiasi realtà materiale, si associa però a tale realtà (materiale)
Capitolo settimo: «Sulla definizione dell’anima pacificata». nelle sue azioni, cosicché viene chiamata “che induce al male” (al-
ammâra), “che biasima” (al-lawwâma), “ispirata” (al-mulhima),
Capitolo ottavo: «Sulla definizione dell’anima soddisfatta». “pacificata” (al-mutma’inna), “soddisfatta” (al-râdiya), “gradita”
Capitolo nono: «Sulla definizione dell’anima gradita». (al-mardiyya), “perfetta” (al-kâmila). Ogni volta che assume una
Capitolo decimo: «Sulla definizione dell’anima perfetta». caratteristica particolare viene designata in base a questa caratteriz-
Conclusione: «Sulla definizione delle qualità della guida spirituale, dei zazione e prende uno di quei nomi. (…)
suoi comportamenti e dei suoi stati». Menzioneremo le caratteristiche di ciascuna anima in un capitolo
apposito, in cui elencheremo i segni peculiari, gli attributi, gli stati
spirituali, il mondo attinente, i meriti e i difetti e gli avvenimenti
straordinari che accadono al viandante durante l’acquisizione delle
caratteristiche di ciascuna di esse; e inoltre le invocazioni che riguar-
dano in particolare ognuna delle (sette) anime, e ti spiegheremo altro
ancora in dettaglio a suo tempo, se Iddio vorrà».13
11 La rivista riapparve brevemente nel 1910 riportando in un paio di numeri parti del Quel che appare chiaro è la settuplice distinzione dei gradi dell’anima
testo arabo del trattato senza la traduzione italiana. razionale che è una caratteristica dei trattati più recenti, a fronte della clas-
sica distinzione limitata a soli tre gradi, ovvero: l’anima «che induce al
12 QÂSIM IBN SALÂH AL-DÎN AL-KHÂNÎ, Al-Sayr wa-l-Sulûk ilâ Maliki-l-Mulûk, Beirut, Dâr
al-Kutub al-’Ilmiyya, 2002. Introduzione e note di Ibrâhîm Shams al-Dîn. Non è possibi-
le risalire al manoscritto o ai manoscritti originali che sono alla base di questa edizione,
male», quella «che biasima» e l’anima «pacificata», con alcune eccezioni
perché il curatore non ne dà notizia. Secondo quanto riportano Brockelmann e Kahhâla i che includono l’anima cosiddetta «ispirata» tra quella «che biasima» e
manoscritti del trattato sono numerosi e sparsi un po’ ovunque nelle biblioteche del
mondo islamico: uno di questi è conservato alla Biblioteca Vaticana (Vat. ar. 1253).
Alcuni di questi esemplari però, come la copia litografata conservata alla British 13 QÂSIM IBN SALÂH AL-DÎN AL-KHÂNÎ, Al-Sayr wa-l-Sulûk ilâ Maliki-l-Mulûk, Beirut 2002,
Library, sono delle versioni abbreviate del trattato. pp. 62-63.
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l’anima «pacificata».14 A questo proposito lo shaykh fa alcune dichiarazio- Per far comprendere meglio come l’anima possa avere una realtà inte-
ni che diradano qualche ombra in più sull’enigma della sua affiliazione: riore, che a sua volta ne ha una interiore, e così via fino ai sette gradi qui
«Allorché avrai conosciuto la differenza tra le anime saprai che non descritti, l’autore fa l’esempio del trono, che in realtà è fatto di legno, che
c’è differenza in questo senso tra coloro che affermano che le stazio-
ni attraverso le quali progredisce il viandante sono sette, come i sume la dottrina di ‘Amr ibn ‘Uthmân al Makkî (m. 903 d. C.) basata su quattro livelli
Khalwatiyya, e gli altri che affermano che esse sono tre».15 di interiorizzazione della preghiera, designati come il corpo (tan), il cuore (del), lo spi-
rito (jân) e il segreto (sirr) (cf. The Kashf al-Mahjûb, trad. R. A. NICHOLSON, Lahore
Nello schema del trattato ognuno di questi sette gradi dell’anima razio- 1976, p. 309). Lo stesso schema tetradico viene descritto anche da Al-Sulamî (m. 1021
nale è associato ad una latîfa che localizza ognuno dei gradi nella realtà d. C.) nella Risâla al-Malâmatiyya (cf. I custodi del segreto, trad. a cura di G. Sassi,
microcosmica corporea. Nella terminologia sufi il termine latîfa indica Milano 1997, pp. 34-35, 39). Un esempio ancor più chiaro di tale schema è nel trattato
una componente immateriale della persona, un «organo sottile» che può attribuito ad Al-Hakîm al-Tirmidhî (m. 908 d. C.) sulla differenza tra il «petto», il
«cuore», il «il cuore interiore» e l’«intelletto» (Al-farq bayna al sadr wa-l-qalb wa-l-
essere risvegliato da un maestro iniziatore e reso perfetto attraverso la pra-
fu’âd wa-l-lubb, trad. ingl. «A treatise on the heart» a cura di Nicholas Heer, in: Three
tica spirituale, la cui funzione è quella di mediare tra il mondo materiale e Early Sufi Text, Louisville 2003, pp. 11-74). L’originale schema tetradico dei primi
quello trascendente. Su questo argomento, lo Shaykh Al-Khânî appare sufi inizia a diventare una scala eptadica a partire da un’opera di Rûzbehân Baqlî di
estremamente reticente, mantiene estrema riservatezza e rimanda il senso Shîrâz (m. 1209 d. C.) in cui il petto (sadr) racchiude in sé gli altri sei centri sottili
delle sue parole ai «pochi intenditor». Dice infatti: (qalb, ‘aql, fu’âd, rûh sirr, sirr al-sirr) e ad ognuno di questi centri sottili è associata
una funzione cognitiva: sadr/sharh, qalb/wahy, ‘aql/’ilm, fu’âd/rû’ya, rûh/al-waqt,
«Sappi che quella sostanza chiamata “anima razionale” possiede sirr/ma’rifa, sirr al-sirr/al-tawhîd. (Cf. «Kitâb al-Ighâna», in PAUL BALLANFAT,
molti nomi; essa può essere chiamata “cuore” (qalb), oppure “la Quatre Traités Inédits de Rûzbehân Baqlî de Shîrâz, Institut Français de Recherche en
realtà sottile umana” (al-latîfa al-insâniyya), oppure “la realtà essen- Iran, Teheran 1998, p. 100). La serie eptadica di centri sottili si ripropone nelle opere
ziale dell’uomo” (haqîqa al-insân). È per quella sostanza che dei sufi kubrawî del XIII e XIV secolo, e in particolar modo in quella di ‘Alâ’ al-
l’uomo percepisce, conosce ed è in grado di eseguire i precetti della Dawla Semnânî (m. 1336 d. C.) su cui si veda: HENRY CORBIN, L’uomo di luce nel sufi-
legge religiosa, ed è a causa di essa che egli sarà chiamato a rispon- smo iraniano, Roma 1988, En Islâm iranien, vol. III, p. 275 e ss., Parigi 1972. Su
dere. Questa sostanza possiede una realtà esteriore e composita, ed è Semnânî vedere anche JAMAL J. ELIAS, The Throne Carrier of God, the Life and
l’anima passionale di cui s’è parlato altrove, e una parte interiore che Thought of ‘Alâ’ ad-Dawla as-Simnânî, N. Y. 1995, e inoltre HERMAN LANDOLT,
è lo “Spirito” (al-rûh); essa possiede altresì un interiore dell’interio- «Deux opuscules de Semnânî sur le moi théophanique» in Recherches en spiritualité
re che è il “Segreto” (al-sirr), che a sua volta ha una realtà interiore iranienne, Teheran 2005, pp. 211-245. Come il sistema kubrawî, anche il sistema naq-
che è “il Segreto del Segreto” (sirr al-sirr), la cui realtà interiore è shbandî è basato su una scala di sette organi sottili, con una leggera differenza nella
chiamata “il Nascosto” (al-khafî) che a sua volta ha una realtà inte- denominazione e nella dislocazione nel corpo umano, su cui si può vedere ALBERTO
riore che è chiamata “il più Nascosto” (al-akhfâ)».16 V ENTURA , «L’invocazione del cuore», in Yâd Nâma, in memoria di Alessandro
Bausani, Roma 1991; AHMAD SIRHINDÎ, L’inizio e il ritorno (Mabda’ o Ma’âd) a cura
di Demetrio Giordani, Milano 2003, pp. 52-55; ARTHUR BUEHLER, Sufi Heirs of the
14 Vedere a questo proposito ABÛ HÂMID AL-GHAZÂLÎ, Ihyâ’ ‘ulûm al-dîn, Beirut s. d., Prophet. The Indian Naqshbandiyya and the Rise of the Mediating Sufi Shaykh,
vol. III, p. 5, trad. italiana: Le Meraviglie del cuore (Kitâb ‘ajâ’ib al-qalb), a cura di University of South Carolina 1998, pp. 98 e ss. Sulla dottrina dei centri sottili di un
Ines Peta, Torino 2006, pp. 26 e seguenti; NAJM AL-DÎN DÂYA RÂZ, The Path of God’s importante sufi naqshbandî indiano si può vedere MARCIA HERMANSEN: «Shâh Walî
Bondsmen from Origin to Return; traduzione introduzione e note a cura di Hamid Allâh’s Theory of the Subtle Spiritual Centers (latâ’if): a Sufi Model of Personhood
Algar, North Haledon 1980, pp. 333-393. and Self-Tranformation» in Studies in Islâm, July 1982. Per uno sguardo sulla dottrina
15 AL-KHÂNÎ, Al-Sayr wa-l-Sulûk, cit. p. 159.
16 Ibid., p. 63. La psicologia sufi è una materia varia e complessa; se ne possono notare i dei sette centri sottili presso la Chishtiyya indiana si può vedere CARL W. ERNST E
BRUCE LAWRENCE, Sufi Martyrs of Love. The Chisti Order in South Asia and Beyond,
primi elementi già nell’opera di ‘Alî ibn ‘Uthmân al-Hujwîrî (m. 1072 d. C.), che rias- New York 2002, pp. 130-133.
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originariamente è composto dalla pianta, che a sua volta è composta dai LE SETTE TAPPE DEL PELLEGRINAGGIO INTERIORE
quattro elementi (al-’anâsir al-arba’), che a loro volta sono formati dalla
Materia Prima (al-hayûlâ al-awwal) e così via.17 Si narra in un hadîth nabawî:
A proposito della corrispondenza tra le latâ’if umane e le realtà metafi- «A Dio appartengono settanta veli di luce e tenebra, se essi fossero
siche che sono le loro origini l’autore spiega che all’origine di tutto c’è lo lacerati gli splendori del Suo Volto annienterebbero tutto quel che
Spirito supremo (al-rûh al-a’zam), che nel macrocosmo (al-’âlam al- percepisce la vista delle Sue creature».20
kabîr) possiede nomi e luoghi di manifestazione (mazâhir) differenti,
Dice a questo proposito lo Shaykh Al-Khânî:
quali: l’Intelletto primo (al-’aql al-awwal), il Calamo supremo (al-qalam
al-a’lâ), la Realtà muhammadica (al-haqîqa al-muhammadiyya), lo «Il cammino su questa via si compie attraverso la lacerazione di quei
Spirito muhammadico, (al-rûh al-muhammadî), la Luce (al-nûr), l’Anima settanta veli e ciò dipende dalle sette stazioni menzionate; in ciascu-
na di esse l’anima è avvolta da dieci veli, il primo di essi è più spes-
universale (al-nafs al-kulliyya). Nel microcosmo umano (al-’âlam al- so del secondo, il secondo più spesso del terzo e così via fino al
saghîr) lo Spirito supremo possiede altrettanti nomi e luoghi di manifesta- decimo, il nono velo è più spesso del decimo. Allo stesso modo il
zione, ed essi sono: al-akhfâ, al-khafî, sirr al-sirr, al-sirr, al-rûh, al-qalb, velo di ciascuna anima è più spesso del velo dell’anima che la segue
al-nafs al-nâtiqa, al-latîfa al-insâniyya.18 nell’ordine, (dalla prima) fino alla settima; ogni volta che il viaggia-
L’anima razionale, in sintesi, possiede al proprio interno delle potenzia- tore raggiunge una delle sette stazioni, s’immagina di essere giunto
fino ad Allâh».21
lità gerarchicamente ordinate, delle realtà «sottili» (latâ’if) che gradual-
mente affiorano alla coscienza grazie all’esercizio spirituale e alla continua All’inizio l’anima è nel grado di massima opacità e tenebrosità, condi-
menzione di un Nome divino (dhikr). Se l’anima rimane allo stadio inerte zioni proprie della natura animale: è per questo, dice lo Shaykh citando un
di quella «che incita al male» (al-ammâra) non registrerà alcun progresso, tipico esempio ghazaliano, che se un uomo segue il richiamo della cupidi-
e si fermerà al grado più esteriore e grossolano del suo sviluppo; ma se gia e della lussuria, vede se stesso in sogno prostrarsi di fronte a un maiale
grazie all’impegno nell’osservanza della Legge supererà la propria condi- o a un somaro, e se invece cede alla rabbia, vede se stesso prostrato di
zione e giungerà interiormente al livello di sottigliezza interiore di qalb, fronte a un cane.22
entrerà nella condizione dell’anima «che biasima» e otterrà le conoscenze
proprie di quel grado di sottigliezza. Se procederà oltre questa condizione e
giungerà ancora più interiormente al grado sottile di rûh arriverà ad essere
«ispirata», se proseguirà nel suo cammino fino a raggiungere il grado di
della sua opera, cf. AL-SANÛSÎ, Al-masâ’il al-’ashar, Il Cairo 1927, p. 132. Uno schema
sirr, diventerà «pacificata», se entrerà nel grado di sirr al-sirr sarà «soddi- analogo che riproduce assieme ai gradi di ciascuna anima, le fasi del cammino, i gradi
sfatta» e sarà «gradita» solo se entrerà nella sfera di khafî. Se avrà raggiun- metafisici corrispondenti, i centri sottili corporei, gli stati spirituali e in più le luci caratte-
to la sottigliezza di akhfâ, sarà giunta infine alla perfezione.19 ristiche di ciascun grado, nello stesso ordine e con definizioni del tutto simili a quelle
elencate da Al-Khânî, è riportato nel popolare trattato della Qâdiriyya, Al-fuyûdât al-
rabbâniyya, compilato da Ismâ’îl Muhammad ibn Sa’îd, Il Cairo 1353 h., p. 35. Si veda
17 Cf. Al-sayr wa-l-sulûk, cit., p. 63. anche SPENCER TRIMINGHAM, The Sufi Orders in Islam, Oxford 1973, pp. 152-153.
20 Riportato da Muslim nel Sahîh: Al-Imân, 293; IBN MÂJAH nel Sunan: Al-Muqaddima,
18 Ibid., p. 94.
19 Lo stesso modello di suddivisione eptadica dei gradi dell’anima è riprodotto dettagliata- bâb 13; Ahmad ibn Hanbal nel Musnad, IV: 401-405.
21 Al-sayr wa-l-sulûk, cit., p. 27.
mente anche da Muhammad ibn ‘Alî al-Sanûsî (m. 1859) in un suo trattato; a tal proposi-
22 Cf. ibid., p. 96.
to egli chiama in causa spesso lo Shaykh al Khânî, dimostrando una conoscenza profonda
128 D. GIORDANI Le metamorfosi dell’anima e gli stadi della via spirituale 129

Non è affatto raro nella letteratura sufi associare un modello zoomorfo gicamente parlando, al «mondo della manifestazione» (âlam al-shahâda),
agli aspetti più subdoli e bestiali dell’anima inferiore; Hujwîrî, ad esempio, la sua condizione preferenziale è l’essere incline alle passioni, il suo
riporta nella sua opera più famosa le parole di Muhammad ‘Uliyyân campo d’azione è la legge rivelata (al-sharî’a). I suoi attributi includono:
Nasavî, uno dei più importanti compagni di Junayd, che disse: l’ignoranza, l’avarizia, l’avidità, l’arroganza, l’ira, la concupiscenza,
«Durante il periodo iniziale della vita spirituale, quando divenni ben l’ingordigia, l’invidia, la distrazione, la cattiveria del carattere, il dedicarsi
consapevole della malvagità dell’anima ed ero al corrente dei luoghi a fondo a cose che non la riguardano, il prendersi gioco, l’odio, il far del
in cui essa metteva le sue trappole, sentivo continuamente il suo male per mezzo della mano o della lingua.25
odio nel cuore. Un giorno qualcosa di simile ad una piccola volpe Dice lo Shaykh Al-Khânî che è proprio questa l’anima malvagia a cui
uscì fuori dalla mia gola, e Dio – sia esaltato – mi diede conoscenza alludeva Yûsuf dopo che Zulaykha aveva tentato di sedurlo nella casa del
facendomi sapere che quella era la mia anima inferiore. La scaraven-
tai sotto i piedi ma ogni volta che le davo un calcio lei diventava suo signore e padrone: «Ma non voglio chiamarmi del tutto innocente, ché
sempre più grande. Dissi: “Com’è possibile! Ogni cosa perisce per l’anima passionale spinge al male, a meno che il mio Signore non abbia
le ferite e la sofferenza, perché tu invece diventi più grande?”. pietà, e certo il mio Signore è indulgente clemente» (Corano: XII: 53).
Rispose: “Perché io sono creata come il contrario di ogni cosa; quel Sempre riguardo all’aspetto infido dell’anima lo Shaykh Al-Khânî scrive:
che per altri è piacere, per me è dolore, quel che per altri è dolore,
per me è piacere”».23 «Il Profeta disse: “Il peggiore dei tuoi nemici è l’anima che sta tra i
tuoi fianchi”. Disse inoltre: “Siamo tornati dal jihâd minore al jihâd
Sharâfuddîn Manerî, uno dei santi indiani più famosi del XIV secolo maggiore”. Ha chiamato minore il jihâd contro gli infedeli e ha chia-
riporta in una delle sue lettere: mato maggiore il jihâd contro l’anima, poiché essa è posta sotto il
dominio tenebroso della natura (zulma al-tabî’a) e non riesce quindi
«Shaykh Abû-l-’Abbâs (Shaqânî) racconta: “Una volta entrai a casa a discernere tra il vero e il falso, né distingue il bene dal male, ed è
mia e vidi un cane giallo; quando cercai di cacciarlo via s’infilò solo per il suo tramite che Satana il maledetto riesce ad avere acces-
sotto la mia pelle e scomparve”. Shaykh Abû-l-Qâsim Gurgânî disse so all’essere umano».26
che durante il periodo iniziale della sua vita spirituale aveva visto la
sua anima inferiore nella forma di un serpente. Un altro darwîsh Per trovare la via d’uscita da questa «prigione della natura» (sijn al-
vide la sua anima inferiore sotto forma di un topo”».24 tabî’a) e per ripulire lo specchio del cuore dalla «ruggine» di tutte le qua-
lità infime di cui s’è parlato, è necessario – dice lo Shaykh – ricordarsi
Secondo il nostro Shaykh, l’ambito corporeo in cui opera l’anima «che
incessantemente di Dio tramite la formula dell’attestazione di fede, ovve-
incita al male» (al-nafs al-ammâra bi-l-sû’) è il petto (sadr, pl. sudûr), in
ro «Non c’è altra divinità fuorché Iddio» (Lâ ilâha illâ Allâh).
piena concordanza con il versetto del Corano che parla dell’azione di
Satana «che sussurra nei petti (sudûr) degli uomini» (Corano CXIV: 5). «Nell’affermare “Non c’è altra divinità” (Lâ ilâha), cancellerai dal
La fase del cammino dell’aspirante, corrispondente a questo grado dell’a- cuore tutti gli oggetti di devozione all’infuori di Dio; (poi) dovrai
pronunciare “fuorché Iddio” (illâ Allâh) con forza e intensità, come
nima, è quella «verso Iddio» (sayruhâ ilâ Allâh). Essa appartiene, ontolo- se colpissi la parte sinistra del petto».27

23 ‘ALÎ IBN ‘UTHMÂN HUJWÎRÎ, Kashf al-Mahjûb, Teheran 1383 (h. sh.), p. 309.
24 SHARÂFUDDÎN AHMAD IBN YAHYÂ MANERÎ, The Hundred Letters, traduzione, introdu- 25 Cf. Al-sayr wa-l-sulûk, cit., p. 105.
zione e note di Paul Jackson, New York 1980, p. 332. Vedere anche HUJWÎRÎ: Kashf al- 26 Ibid., p. 106.
Mahjûb, cit., p. 310. 27 Ibid., p. 110.
130 D. GIORDANI Le metamorfosi dell’anima e gli stadi della via spirituale 131

La seconda stazione è quella che viene denominata dell’«anima che “le buone azioni dei Puri sono cattive azioni per i Ravvicinati”, poi-
biasima» (al nafs al-lawwâma) e prende il nome dal versetto che recita: ché questi ultimi non si fermano a questa seconda stazione, ma da
«Giuro per l’anima biasimatrice» (Corano LXXV: 2). In questa stazione il questa ascendono alle altre, finché non giungono fino alla settima
(…) Non si trattengono in questa stazione a causa del grande perico-
viandante procede lungo il suo cammino «per Dio» (sayruhâ li-Llâh). lo e della fatica costante che essa richiede».28
Il luogo d’origine dell’«anima che biasima» è il mondo intermedio (‘âlam
al-barzakh), la sua residenza è nel cuore (qalb), la sua condizione spiri- In questa seconda stazione il viandante è occupato nella recitazione del
tuale è l’amore (al-mahabba) e il suo campo d’azione la via iniziatica Nome divino Allâh, che designa l’Essenza divina, in piedi, seduto, disteso,
(tarîqa). I suoi attributi includono: il biasimo, la riflessione, la vanagloria, notte e giorno. Volto verso la qibla dovrà invocare Iddio a occhi chiusi, con
il criticare gli altri, l’ipocrisia celata e l’amore per la fama e l’autorità. forza e ad alta voce, alzando il volto verso l’alto, poi «battendolo» sul
Lo Shaykh spiega che in questa stazione l’anima del viandante potreb- petto, senza voltarlo né a destra né a sinistra com’era nel caso precedente.29
be ancora conservare alcune qualità perverse caratteristiche dell’«anima La terza stazione è quella che viene denominata dell’«anima ispirata»
che istiga al male»; però adesso riesce a vedere il vero e a distinguerlo dal (al-nafs al-mulhima). La fase del suo cammino è quella «su Dio» (say-
falso, ma non riesce a liberarsi completamente delle qualità biasimevoli, ruhâ ‘alâ Allâh), poiché il viandante dello spirito, in questa stazione, posa
malgrado l’adesione ai precetti della legge rivelata e gli sforzi devoti, le il suo sguardo solo su Allâh, giacché ha estinto dalla sua contemplazione
azioni buone, come le veglie, i digiuni, l’elemosina ecc.. Queste azioni tutto ciò che è estraneo a Lui. Il suo mondo è il mondo degli Spiriti (‘âlam
vengono contaminate dalla vanagloria e dall’ipocrisia nascosta, poiché al-arwâh), l’ambito in cui essa risiede nell’uomo è lo Spirito (al-rûh), il
anche se colui che le compie agisce solo per Dio, celando al mondo le sue suo stato spirituale è l’Amore appassionato (al-’ishq), il suo campo
azioni devote per non mostrarle agli occhi della gente, tuttavia egli amerà d’azione è la gnosi (al-ma’rifa). Le sue qualità principali sono la genero-
essere lodato ed elogiato per questo. Anche se detesta questa sua tendenza sità, la temperanza, la scienza, l’umiltà, la pazienza, il vedere come Iddio
non è capace di sradicarla totalmente dal suo cuore; se poi la sradicasse l’Altissimo «tiene per il ciuffo» tutto quel che cammina sulla terra. Queste
totalmente diverrebbe sincero e sicuro, e questo è assai pericoloso: il e altre sono le qualità dell’anima che viene chiamata «ispirata» poiché nel
Profeta infatti disse che «gli uomini sinceri corrono un grande pericolo», Corano sta scritto: «Per l’anima e chi la plasmò, e pietà e empietà le
poiché chi è sincero ama far sapere alla gente che è sincero, e questa, al ispirò» (Corano XCI: 7-8). In questa stazione l’anima è in grado di rice-
contrario dell’agire per essere visti dagli altri, è quell’ipocrisia nascosta, vere, senza intermediari, sia la visita degli angeli che dei demoni; proprio
che secondo lo Shaykh non è altro che una forma di idolatria (shirk). a causa di ciò – spiega lo Shaykh – il viandante ha bisogno di una guida
«Sappi allora che se possiedi tali attributi sei nella seconda stazione che lo tragga dall’oscurità del dubbio alle luci delle teofanie (tajalliyyât).
e la tua anima è chiamata “biasimatrice”. Essa è una stazione in cui «In questa stazione la condizione spirituale del viandante è debole,
nessuno è fuori pericolo, anche se è sincero nella sua condotta, come egli è incapace di distinguere tra Maestà e Bellezza (divine) e neppu-
ti è stato appena spiegato. È la seconda stazione del viaggio spiritua- re tra quel che gli ispira un angelo e quel che gli sussurra un demo-
le dei Ravvicinati (al-muqarrabîn), di coloro che cercano ne, poiché non s’è affrancato completamente dalla sua natura (infe-
l’estinzione (fanâ’) per se stessi e la permanenza (baqâ’) presso il riore) né sono decadute per lui tutte le esigenze inerenti alla condi-
loro Signore. Ad essi viene ordinato di morire prima del loro tempo, zione umana».30
perché il loro signore ha detto: “Morite prima di morire” ed essi si
affrettano verso la morte della propria anima. Quanto ai Puri
(abrâr), che sono “Quelli della destra”, questa è per loro l’ultima
28 Ibid., p. 118.
stazione e la più alta delle dimore spirituali; per questo si dice che
29 Cf. ibid., p. 122.
30 Ibid., p. 138.
132 D. GIORDANI Le metamorfosi dell’anima e gli stadi della via spirituale 133

Il Nome divino che il viandante deve recitare in questa stazione è Hû, Il Nome divino che il viandante recita in questa stazione è Al-Haqq (Il
possibilmente accompagnato, all’inizio, dall’invocazione Yâ. Per fuggire Vero) pronunciato con o senza l’invocazione Yâ (yâ Haqq!).
dai pericoli di questa stazione – spiega lo Shaykh – questo Nome dovrà La quinta delle tappe è quella in cui l’anima è chiamata «soddisfatta»
essere recitato in ogni momento, in piedi, seduti o distesi, notte e giorno. (râdiya). La fase del suo cammino è quella «in Dio» (fî-Llâh), il suo
I gradi dell’anima dal quarto al sesto traggono il loro nome dal passo mondo originario è il Lâhût, il mondo dei Nomi e degli Attributi divini, la
coranico che recita: «E tu o anima rasserenata, ritorna al tuo Signore, sod- sua dimora corporea è il «Segreto del Segreto» (sirr al-sirr), la sua condi-
disfatta e gradita, ed entra tra i Miei servi, entra nel Mio Paradiso» zione spirituale è l’estinzione (al-fanâ’).
(Corano LXXXIX: 27-30). A mano a mano che l’autore si addentra nella «Gli attributi principali di quest’anima sono: la rinuncia a tutto quel-
trattazione delle tappe più elevate del cammino, le sue parole divengono lo che non è Iddio l’Altissimo, la sincerità, lo scrupolo devoto, la
sempre più misurate, il tono sempre più apologetico, sempre meno sono i soddisfazione per tutto quello che avviene nell’universo senza che il
dettagli concessi alla spiegazione, sempre più le allusioni celate dietro il cuore abbia un solo fremito, senza che esso si sforzi di respingere
linguaggio degli iniziati. quel che gli è sgradito, né di obiettare nulla, perché l’anima è assor-
bita nella contemplazione della Bellezza assoluta».32
La quarta delle tappe è appunto quella dell’«anima rasserenata» (mut-
ma’inna). La fase del suo cammino è quella «insieme a Dio» (sayruhâ ma’ Il Nome divino che il viandante recita in questa stazione è Al-Hayy
Allâh), il suo mondo originario è quello della Realtà Muhammadiana (Colui che vive). Accanto a questo vi è la recitazione di altri nomi «sussi-
(al-haqîqa al-muhammadiyya), il suo luogo di residenza corporeo è il segre- diari» come Al-Wahhâb (il Munifico), Al-Fattâh (Colui che apre), Al-
to (al-sirr), la sua condizione spirituale è la serenità sincera, il suo campo Wâhid (l’Unico) Al-Ahad (l’Uno), Al-Samad (l’Immutabile).
d’azione alcuni segreti della Legge rivelata. Le sue qualità sono la liberalità, La sesta tappa è quelle dell’anima «gradita» (mardiyya). La fase del
l’affidamento fiducioso, la magnanimità, la servitù devota, la riconoscenza, suo cammino è quella «da Dio» (‘an Allâh), il suo è il mondo della mani-
la soddisfazione per il decreto divino e la pazienza per la prova. festazione (‘âlam al-shahâda), il suo luogo di manifestazione corporea è
Questa è la stazione dell’assestamento (tamkîn), e della «visione della «il nascosto» (al-khafî), il suo stato spirituale lo stupore (al-hayra), il suo
certezza» (‘ayn al-yaqîn), mentre la stazione precedente era la stazione campo d’azione di nuovo la Legge rivelata (al-sharî’a).
dell’instabilità e della «volubilità» (talwîn). La particolarità di questa stazione sta nel fatto che il viandante si volge di
«In questa stazione il viandante è delizia degli occhi per chi guarda e nuovo verso il mondo sensibile dopo la «ridiscesa» dal grado dell’estinzione
per l’udito di chi ascolta, se parla a lungo le sue parole non tediano, nella Realtà divina; in questa condizione egli avrà l’incarico di guidare le
poiché la sua lingua interpreta ciò che Iddio l’Altissimo gli ha sug- creature «dall’oscurità della loro natura e delle loro anime verso la luce dei
gerito nel cuore sulla realtà interiore delle cose e sui segreti della loro spiriti» e di «riunire attraverso l’amore il Creatore e la creatura». Il vian-
Legge rivelata. Non pronuncia parole che non siano in accordo con
quel che ha detto Iddio e quel che ha detto il Suo inviato, le pronun- dante ha raggiunto quindi la condizione elevata di luogotenente (khalîfa)
cia senza averle lette in un libro e senza averle prima udite da qual- di Dio sulla terra, e se all’inizio della via, nel grado dell’«anima che esor-
cuno, perché ha ascoltato oltre l’organo sensibile quel che Iddio gli ta al male», il suo compito era il rispetto dei precetti della Legge, giunto
ha ispirato nel segreto del cuore: “Io sono il tuo segreto, o amato, e in questo grado egli ha conseguito la fiducia divina e la conoscenza dei
tu sei il Mio segreto (Anâ sirruka ayyuhâ al-habîb wa anta sirrî)” e fondamenti interiori della Legge, il suo compito è quello di guidare gli
si è rasserenato quel che in esso tumultuava».31
uomini verso il Vero.

31 Ibid., pp. 155-156.


32 Ibid., p. 160.
134 D. GIORDANI

Scrive Al-Khânî:
«In questa stazione l’anima è chiamata “gradita” perché il Vero,
esaltato sia, è soddisfatto di lei, il suo cammino è quello “da Dio”
poiché essa ha ricevuto da Lui le conoscenze di cui aveva necessità.
Sappi che agli inizi di questa stazione rifulgono i primi segni della
Vicereggenza maggiore (al-khilâfa al-kubrâ) di cui il viandante sarà
infine investito; essa è l’investitura di “Io sono l’udito con cui egli
ode, la vista con cui egli vede, la mano con cui afferra, il piede con il
quale egli cammina” 33».

Il Nome divino specifico di questa stazione è Al-Qayyûm (il Sussistente


di per Sé).34
La settima è la stazione dell’anima perfetta (kâmila), il suo itinerario spi-
rituale è «per Dio» (bi-Llâh). Il suo mondo la molteplicità nell’Unità e
l’Unità nella molteplicità. Il luogo di residenza corporeo è «il più nascosto»
(al-akhfâ), la relazione tra esso e «il nascosto» (al-khafî) è come quella che
sussiste tre lo spirito e il corpo. Il suo stato spirituale è la Permanenza in Dio
(al-baqâ’). Le sue qualità sono tutte le buone qualità dell’anima menzionate
precedentemente. Il nome con il quale il santo è impegnato nella recitazione
è Al-Qahhâr (il Soggiogatore). Colui che detiene questa stazione non ha
altro desiderio se non la soddisfazione di Dio. Egli è il santo perfetto.

33 Riferimento a un Hadîth qudsî la cui parte finale dice: «Non cessa il Mio servo di
avvicinarMisi con opere supererogatorie finché lo amo, e se Io lo amo sono l’udito con
cui egli ode, la vista con cui egli vede, la mano con cui afferra, il piede con il quale egli
cammina». Contenuto in AL-NAWAWÎ, Al-Arba’în al-nawawiyya, n. 38. Sulla nozione
di Califfato cosmico vedere PAOLO URIZZI, «Regalità e Califfato» in Perennia Verba,
Rimini 1999 n. 3, 2000 n. 4, 2001 n. 5, 2002-2003 n. 6-7. Sulla nozione di «Realizza-
zione discendente» si veda ALBERTO VENTURA, Profezia e santità secondo shaykh
Ahmad Sirhindî, Cagliari 1990, pp. 47 e seguenti.
34 Al-sayr wa-l-sulûk, cit., p. 160.

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