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INDICE
INTRODUZIONE
CAPITOLO I
DUTIES
DELL’UNIONE EUROPEA
TESTS
CAPITOLO II
GESTIONE E PREVENZIONE
INSOLVENCY
CODE COMM.)
CAPITOLO III
DELLA INSOLVENZA)
IPERTROFIA NOMOTETICA
PUNTO DI PARTENZA
6°COMMA, CC.)
SEXIES L. FALL.
GESTIONE CONSERVATIVA.
MISURE
INSOLVENZA
6
CONCLUSIONI
7
INTRODUZIONE
insolvenza.
a) tecnologico: si pensi alla Artificial Intelligence, che pone non pochi problemi
in merito alla collocazione delle risorse umane nel mondo del lavoro e alla
1
U. TOMBARI, Principi e problemi di “diritto societario della crisi”, in Riv. soc., 2013, pp.
1139 e ss., sostiene il bisogno di riconfigurare e di rafforzare il rapporto tra “diritto della crisi” e
“diritto societario”. R. RORDORF, in Contributo, in A.A.V.V., Le proposte per una riforma della
legge fallimentare; un dibattito dedicato a Franco Bonelli, a cura di M. ARATO, G.
DOMENICHINI, Milano, 2017, pp. 173 e ss., “avverte la necessità del coordinamento tra due diversi
plessi normativi”.
8
distinzione tra impresa ‘in bonis’ -cui era ed è tuttora applicata la disciplina del
concorsuali, Atti del Convegno, edizioni Giuffrè, 2006, pp. 174 e ss.
9
tra i due settori. In virtù della nuova definizione concernente lo stato di ‘crisi’,
basi per un ripensamento del sistema e per una inevitabile riforma organica del
conseguente perdita (in caso di nefasto esito dell’impresa) del solo capitale
l’impresa sia nella sua acme performativa, sia nella sua fase crepuscolare e di
3
Ivi, pp. 173-175
10
differenti e, in talune ipotesi, addirittura divergenti (si pensi alla distinzione tra
Nel capitolo I sarà individuato il concetto di impresa nelle sue diverse declinazioni; di
qui analizzeremo uno degli elementi fondamentali delle imprese che utilizzano lo
del I Capitolo si focalizzerà sui cd. ‘moral hazard’ e ‘perverse incentives’, ossia le
di strumenti privatistici o statali ai fini della tutela degli interessi degli stakeholders.
‘capitale sociale’, rimedio ex ante, tenendo conto dei recenti orientamenti della
dottrina nazionale ed europea, per poi introdurre le tecniche contabili dei ‘solvency
Con la delineazione di una nuova fase della vita delle imprese, per gli operatori del
settore nota come ‘Twilight Zone’, rilevante sarà l’individuazione degli interessi
cambiamento degli oneri in capo agli amministratori nella suddetta fase. Tali doveri
11
tipici del sistema di common Law: duty of care, duty of loyalty e della Business
verificare se, dal passaggio dalla fase di solvenza alla fase di insolvenza, si possa
amministratori. La parte finale del Capitolo I sarà dedicata alla recente opzione
politico-legislativa dell’Unione Europea, che segna una netta cesura tra la vecchia
Il capitolo II della tesi verte sulle tecniche di tutela a favore dei creditori (principal)
francese e renano, nella patologia dei rapporti tra principal-agent. Il Capitolo III,
dall’ordinamento italiano, il quale, nonostante possa essere annoverato nel genus del
dipendono dal tessuto economico e sociale incentrato sulle piccole e medie imprese
(in genere a conduzione familiare, che non sono in grado di impiegare proficuamente
gli strumenti predisposti per le ‘big firm’). Infine verrà esaminata la compatibilità
della Business Judgment Rule con la Twilight Zone, in modo da comprendere meglio
se durante la fase di declino di una impresa, le scelte sulla gestione siano sindacabili
della impresa, in netta antitesi con le precedenti modalità operative, epifania di una
beni o servizi. Superata la sua concezione meramente liberista, la quale indica come
ricavi4. Una definizione largamente apprezzata è presente nel sistema di common law:
qui la firm viene considerata come una covenants’ network, ciascuno avente un
verso la fine degli anni ’305. Sebbene le diverse definizioni possano presentare dei
fortemente competitivo è possibile che i ricavi non coprano i costi, onde evitare che il
positivamente da coloro i quali apportano capitale di rischio- consci del fatto che la
singolari, sintetizzabili con una efficace espressione inglese: “Limited liability does
not eliminate the basic risk, it merely shifts it”8. Si parla, in tale caso, di
per i creditori, che sono esclusi dalla possibilità di nomina degli amministratori;
inoltre le perdite subite saranno loro imputate. Per rendere meno gravosa la posizione
dei suddetti ‘attori’, in una situazione di fine-vita della impresa, possiamo considerare
i soci quali residual claimants: costoro possono ottenere la soddisfazione della loro
pretesa solo secondariamente a quella dei creditori (a loro volta suddivisi in vari
dunque, vige la ‘Absolute Priority Rule’9, ossia la regola che consente le ripartizioni
in favore dei soci solo a seguito della soddisfazione dei creditori e a condizione che vi
potere di nomina dell’organo di gestione, che, tra i diversi profili, sarà propenso a
shareholder e stakeholder: la prima, indica l’insieme dei soci che apportano capitale
sostenitori della ‘stakeholder Theory’, i quali identificano quali target non solo gli
9
A. LUCIANO, La gestione della s.pa. nella crisi pre-concorsuale, Milano, 2016, pp. 2 e ss.
16
interessi dei soci, ma anche quelli dei lavoratori, delle comunità locali e di tutti i
soddisfazione della loro pretesa ‘fissa’, i secondi con l’obiettivo della soddisfazione
avverrà ad opera dei creditori, mentre il potere di controllo rimane ai soci; tale
situazione genera una vera e propria scissione tra potere, riconosciuto ai soci, e
considerati quali finanziatori della società. Al ruolo proprietario, assunto dai creditori,
implicherà una separazione tra titolarità della società, lasciata nelle mani degli
interests11.
10
A. KEAY, The shifting of the Directors’ duties in the vicinity of Insolvency, in Int. Ins. Rev.,
2015, V.24, pp. 144 e ss.
11
Come si analizzerà in seguito, i creditori saranno poco avvezzi a perseguire progetti ad alto
rischio, preferendo piuttosto ridurre i margini sul rischio.
17
eventuale vendita delle proprie partecipazioni; i creditori, invece, hanno interesse alla
minor tempo possibile e con maggiori ‘benefici’ (ad es., riduzione dei costi inerenti
alla procedura). Considerato che i creditori, titolari di una pretesa fissa, formalmente
sostanza saranno proclivi verso la redditività dell’impresa: una firm ‘sana’, infatti, è
Dunque è possibile parlare di coincidenza solo tendenziale 12: più elevato sarà il
radicalmente, dal momento che le pretese dei soci sul patrimonio sociale si riducono
12
F. BRIZZI, in Doveri degli amministratori nel diritto societario della crisi e tutela dei
creditori nel diritto societario della crisi, Torino, 2015, pp. 19 e ss. L’allineamento deli interessi
sarà tendenziale in quanto “l’ontologica diversità degli interessi in discorso è destinata ad emergere
nelle ipotesi in cui sopraggiungano condizioni di criticità della situazione patrimoniale e
finanziaria”.
18
pregiudicare gli interessi in gioco. Dal punto di vista della compagine societaria, gli
delle operazioni con alti margini di successo, ma dal difficile esito positivo
situazione di crisi, inoltre, può acuire i conflitti tra creditori garantiti e non garantiti:
eventuali conflitti tra creditori preteriti e attuali - soprattutto se gli apporti di finanza
determineranno l’interesse dei primi a inibire il concorso dei secondi sul patrimonio
13
Trattasi di operazioni altamente remuneratorie nel breve periodo, a discapito delle
possibilità materiali di esito positivo. Sul punto A. KEAY, Op. cit., pp. 144 e ss.
14
L’opposto dell’overinvestment, tendente a realizzare investimenti poco remunerativi, ma
con alto probabilità di successo. Sul punto, A. KEAY, Op. cit., pp. 144 e ss.
19
essere chiaramente inclusi nella categoria dei perverse incentives o moral hazard.
responsabilità limitata a danno dei titolari del patrimonio sociale. Nello specifico, per
controparte, di una posizione che essa non è in grado di esercitare”15; si tratta di una
saranno favorevoli ai primi, in genere più vicini alle realtà aziendali e più inclini ad
noto con la locuzione di moral hazard, opera ex post, ossia a rapporto già instaurato18.
costituito dalla concessione di una linea di credito a favore di una società di capitali.
mediante operazioni con i soci), idonee, nel breve termine, a perseguire gli obiettivi
determina un difficile contemperamento tra interessi dei soci e dei creditori; sarà
delle diverse finalità, salvo tutelare esclusivamente gli interessi creditori in caso di
eventuale insolvenza.
DUTIES
19
Nelle fattispecie in cui vi è un generale disinteresse per la società, specie nelle società ad
azionariato diffuso, può accadere che vengano poste in essere delle pratiche che favoriscano i
creditori e la garanzia patrimoniale: parliamo della carenza di investimenti (underinvestment) o
addirittura dell’inerzia che provoca la fine della società, lasciata agonizzante. Sul punto A. Luciano,
Ivi, pp. 8 e ss.
22
Come già accennato nei precedenti paragrafi, allorquando la società si trovi in una
situazione finanziaria e patrimoniale ottimale, essa può tutelare efficacemente tutti gli
dello scopo di lucro dei soci, sia soddisfacendo alla pretesa creditoria (grazie
disintegrazione del patrimonio sociale posto a garanzia delle pretese creditore. Risulta
tra le due categorie di attori. Le procedure concorsuali sono concepite per adattare le
(quella societaria per la tutela dei soci, quella concorsuale per la tutela dei creditori) -
‘crisi d’impresa’, ossia quella zona liminale o condizione limbica, in cui l’ente viene
ipotesi, il fenomeno dello shifting duties, ossia il trasferimento dei doveri in capo agli
amministratori, non più indirizzati a beneficio dei soci, ma a favore dei creditori. La
occasione del quale la Corte Suprema del Delaware constatò che “when the
the agent of the residual risk bearers, but owes its duty to the corporate enterprise”22.
opzioni politico legislative differenti. Generalmente il momento patologico deve essere gestito e
trattato con misure che permettano il ritorno all’equilibrio, con conseguente avanzamento di tutte
quelle misure che possono essere considerate pre-insolventi. La concezione fisiologica pone
l’accento sul momento della prevenzione, arretrando il raggio di azione delle misure in un momento
in cui è prospettabile una futura crisi d’impresa.
21
UNCITRAL Legislative Guide on Insolvency Law, Directors obligation in the period of
approaching insolvency, Working group V, 43rd session, New York, 2013
22
Nella fattispecie, la banca Credit Lyonnais deteneva il potere di veto sulla vendita di
determinati assets societari di una società, trovandosi in una posizione di sostanziale controllo.
Esercitò tale veto, constatando come il prezzo di vendita degli asset era troppo basso, potendo
24
‘terzi’, poiché “saying that directors’ fiduciary duties shift to creditors when the
company is insolvent, is not substantially different from saying that they owe a duty
pretesa ‘fissa’. Sotto il secondo profilo, dunque, costoro saranno poco incentivati alla
se non addirittura favorendole. Da ciò si desume che le suddette teorie, avendo natura
finendo per tutelare l’uno o l’altro gruppo. Sembra, dunque, inevitabile ricercare
diritto concorsuale. In tale prospettiva si dovrà configurare una serie di doveri che gli
essere in grado di mettere a repentaglio la società. Si rimanda, per una analitica descrizione dei
termini della controversia, a F. RAFFAELE, I fiduciary duties degli amministratori nei confronti dei
creditori nella fase della pre-insolvenza. L’epilogo di una storia controversa, in
https://www.Luiss.it.
23
Il conflitto giace nella contrapposizione tra shareholder maximitation value e
maximitation corporation value. In particolare, i doveri degli amministratori dovranno seguire un
percorso tale per cui la soddisfazione di un gruppo non debba pregiudicare gli interessi dell’altro.
25
privata, o se sia necessario allestire una cornice normativa ad hoc24. Numerose sono
le argomentazioni militanti per una disciplina ‘contrattuale’ del rapporto tra società e
dalla autonomia privata per munire di egida la propria pretesa. 25 Esempi di tutela
garanzie sul patrimonio societario o sulla corporate governance. Una prassi tipica del
24
M. MIOLA, Capitale sociale e tecniche di tutela dei creditori, in Le società per azioni oggi,
a cura di Carcano, Balzarini, Ventoruzzo, Milano, 2007, pp. 368 e ss., sottolinea come la tutela dei
creditori investa numerosi settori, dal diritto dei contratti a quello societario, per cui il relativo
sistema può essere considerato come un ‘sistema trasversale’
25
Generalmente si ritiene che i creditori siano legati alla società attraverso un vincolo
contrattuale che regola diritti ed obblighi, in aggiunta alle regole generali in materia di obbligazioni
e di contratti.
26
conduzione della impresa. Tali tecniche contrattuali, tuttavia, hanno come principali
dei crediti, soprattutto quelli riferibili ai cd. ‘creditori involontari’ - scaturiti dalla
decadenza del beneficio del termine in caso di inadempimento del debitore. Pertanto,
esclusa qualsiasi evidenza scientifica sulla efficacia assoluta degli strumenti self help
giuridico che integri, agendo in sinergia, gli strumenti privatistici, così da arricchire
l’insufficienza della tutela privatistica, la tutela legale offerta dai doveri degli
amministratori, potrebbe essere orientata non solo verso gli erogatori del capitale di
rischio, ma anche verso i creditori sociali, specialmente nella fase crepuscolare della
impresa.
26
Da non dimenticare come tali strumenti privatistici, diversamente dalle rules, non offrono
una tutela generale ed astratta, rimanendosi pertanto confinati nei limiti delle stipulazioni. Su tale
affermazione M. MIOLA, Ibidem, pp. 368 e ss.
27
DELL’UNIONE EUROPEA
giustapposizione tra rule e standard, esprimenti due dei diversi rimedi ex ante ed ex
invece, obbediscono alla ratio di valutare la condotta attuata, svolgendo una funzione
mentre gli standards vengono applicati nei paesi di common Law. Tra i più
aggiornamenti – delinea una visione garantistica del capitale sociale, che scorge
nell’istituto il primario strumento positivo idoneo a tutelare i creditori dagli abusi del
viene inteso come ‘patrimonio’ aggredibile dai terzi mediante gli strumenti
proposta esegetica risulta essere poco convincente, poiché l’esercizio delle attività
contrasta con la ratio della indisponibilità del patrimonio netto pari all’ammontare del
creditori sociali, esse si focalizzano su strategie diverse rispetto alle teorie garantista e
l’istituto può essere costituire un affidabile parametro per i creditori sociali e per i
(in genere, la disclosure mira ad evitare conflitti di agency tra creditori e soci,
articoli 2423 e seguenti del Codice civile. Summenzionato dispositivo prevede che il
bilancio sia redatto con chiarezza e che contenga dati veritieri 34; in particolare,
32
Secondo A. PACIELLO, in La funzione normativa del capitale nominale, in Riv. dir. soc,
2010 pp. 10 e ss., “il capitale sociale svolge una funzione diretta a definire le posizioni dei soci”.
33
M.S. SPOLIDORO Capitale sociale, in Enc. dir., IV Aggiornamento, Milano, 2000, pp.
220 e ss.
34
La Cassazione, con provvedimento numero 8204 del 2004, ha indicato quale “funzione del
bilancio quella di fornire ai soci ed al mercato in genere tutte le informazioni che il legislatore ha
ritenuto al riguardo di prescrivere”.
30
l’articolo 2250 comma 2° del Codice civile, dispone l’obbligo di indicare il capitale
perdite di capitale (articoli 2446, comma secondo, e 2433, comma terzo, del Codice
passaggio alla gestione conservativa, nonché sul blocco delle distribuzioni in una
35
Che l’informazione sia utile nella misura in cui accompagnata da incisivi poteri è pure
confermato dalla prassi contrattuale sui covenants contrattuali che disciplinano, limitandole, le
distribuzioni e altri rapporti patrimoniali: la violazione più o meno colpevole degli stessi determina
solitamente la decadenza del beneficio del termine (acceleration clauses) o l’escussione di garanzie
(security interests). Contro tale obiezione, A. MUNARI, Op. cit., pp. 66 e ss. il quale conferma la
funzione informativa del capitale sociale.
36
“Si allude alla funzione di segnare l’allarme dell’approssimarsi di una crisi, a favore dei
creditori e del mercato”. Così M.MIOLA, La tutela dei creditori ed il capitale sociale. Realtà e
prospettive, in Riv. soc., 2012, 294 e ss. Contra G.FERRI jr, Struttura finanziaria dell’impresa e
funzioni del capitale sociale, in Riv. not., 2008, pp. 753 e ss.
31
Come noto, la Seconda Direttiva Societaria del 1976 - modificata dalla Direttiva
2012/30/UE - confermò, quale strumento di tutela dei terzi, l’istituto del capitale
utilizzate negli Stati Uniti (i cd. solvency Tests), che permettono di valutare la
capacità della società di far fronte ai propri adempimenti finanziari. Se, dunque, in
esame. Vennero introdotte nuove figure societarie (essenzialmente nel quadro delle
Corte di Giustizia giunse ad una importante svolta: partendo dalla nozione di ‘libertà
37
Una esplicita avversione verso l’istituto del capitale sociale si riscontra negli scritti di R.
MACEY e L. ENRIQUES, in Creditors versus Capital formation. The case against the European Legal
Capital Rule, in Riv. soc., 2002, pp. 78 e ss., in cui è disposto che “Legal Capital Rules are not
justifiable on efficiency ground and the best way to reform this area would be to repeal the Legal
Capital Rules altogether, eliminating the second Directive”.
38
La libertà di stabilimento primaria consiste nella possibilità di esercitare un’attività
economica o professionale interamente in un Paese diverso da quello di origine, mentre il diritto di
stabilimento secondario conferisce la possibilità al titolare, che continua ad esercitare l’attività
economica indipendente nel proprio Paese di origine, di aprire o istituire in un Paese diverso
agenzie, succursali, filiali o sedi secondarie, iniziando a svolgere una parte dell’attività anche sul
territorio di un altro Stato.
32
straniere, aprendo la strada alla competizione tra Stati membri sulla legislazione più
trasversale, la funzione del capitale sociale. Lo stesso dicasi per il caso Inspire Art del
capitale minimo uguale a quello richiesto alle società nazionali 40. La svolta normativa
avvenne nel 2002, attraverso la nomina dell’ High Level Group of Company Law
concept of legal capital is not effective in attaining the objectives that are assigned to
it”. Pur riconoscendo il ruolo del capitale sociale venne sottolineata la presunta
competitività europea in caso di mantenimento del regime del capitale rispetto alle
responsabilità limitata a capitale ridotto (i c.d. light vehicles). In Italia, mediante il d.l.
n. 1 del 24 gennaio 2012, convertito dalla l. 24 marzo 2012, n. 27, sono stati
introdotti due sottotipi di società e responsabilità limitata: la s.r.l. semplificata (per gli
under 35) e la s.r.l. a capitale ridotto (per gli over 35), caratterizzate
271 del 1° agosto 2003, venne abolito l’obbligo di capitale minimo dapprima per le
43
34
TESTS
essere ricomprese sia nei rimedi ex ante, sia nei rimedi ex post. Particolare
amministratori sulla futura solvibilità della società. Per inciso giova ricordare come
da tempo è stata invocata la inadeguatezza dei bilanci ad essere una fonte attendibile
35
della distribuzione del patrimonio sociale, in grado di garantire la tutela dei creditori
e la remunerazione dei soci. Nato dall’ American Bar Association, più precisamente
dal Revised Model Business Corporation Act degli anni Ottanta, tale dispositivo
guadagnò la ribalta con la querelle sull’istituto del capitale sociale, inviso a molti per
via della sua scarsa efficacia pratica – ad onta de ridotti costi di governance che
avrebbe comportato in caso di impiego. Nei paesi di Common Law sono invalsi tre
se vi sia l’adeguatezza numerica del capitale a garanzia dei creditori. Tali strumenti
sempre operanti ex post.45 Occorre considerare come negli Stati Uniti, paese
44
“L’accertamento del livello di liquidità della società viene ritenuto idoneo a realizzare un
risultato equivalente al principio di conservazione del capitale sociale, finendo per essere alternativo
a tali regole”. Così secondo M. MIOLA, in Capitale sociale e tecniche di tutela dei creditori, in Le
società per azioni oggi, Milano, 2007, pp.441 e ss.
45
M. MIOLA, Ivi, pp. 387 e ss., il liquidity Test debba essere accompagnato da un Balance
Sheet Test, per via dell’ampia discrezione che caratterizza i doveri previsionali degli amministratori.
36
summenzionati test, dichiarazioni conformi alle loro aspettative (“I say what do you
want to hear”); d’altra parte, non è infrequente che i risultati ufficiali dissimulano
organismi di controllo.46 Coloro che sono favorevoli alla adozione di questi sistemi,
operi solamente a declino già avviato, palesando dunque un deficit in termini di tutela
dei creditori. D’altro canto, se è vero che il capitale e i solvency Tests appartengono a
partendo dai rimedi legali ex ante, (come il capitale sociale, il sistema del netto), fino
46
G. COLANGELO, in C’era una volta in America. Gli insegnamenti presunti e i fallimenti
reali dell’affare Enron, in Mercato, concorrenza e regole, 2002, pp. 457 e ss., individua il collasso
di Enron come un fallimento isolato e non strutturale, illustrando cioè, che nonostante la relativa
incertezza delle prognosi future attraverso i suddetti test, è comunque importante valutare la
performance della società nel lungo termine, in modo tale da scongiurare futuri casi Enron.
37
crisi.
Si rimanda a F. BRIZZI, Ivi, 2015, pp.92 e ss., secondo cui anziché parlare di alternatività di
47
rimedi, è auspicabile una reciproca integrazione, “valutando la compatibilità del regime del capitale
sociale con le tecniche di tutela che facciano leva sulla dimensione finanziaria della società”.
38
capitale legale che limita la distribuzione del patrimonio netto attivo dei soci,
“Ricapitalizza, liquida o trasforma”, di cui agli articoli 2447 e 2482-ter del Codice
civile: essa prevede che, nell’ipotesi di riduzione del capitale sociale al di sotto del
Per quando concerne il perimetro degli standards, esso viene collocato in una
dimensione successiva alle rules, con funzione meramente riparatoria del pregiudizio
subito. Nel diritto societario italiano è il caso degli obblighi che vertono in capo agli
amministratori; cito ad esempio l’articolo 2394 del Codice civile, in cui al secondo
comma è disposto che: “L’azione (di responsabilità) verso i creditori sociali può
dei loro crediti”. È chiaro che in tale fattispecie, l’azione viene proposta a seguito di
tuttavia non si riscontra unanimità dottrinale nel ritenere che si tratti di uno dei rimedi
o di un rimedio ex ante. In effetti, molto verte intorno alla formulazione della regola
48
Agendo dunque in funzione meramente riparatoria, mirano a sopperire alle scarse
possibilità di soddisfacimento con l’attivo residuo. Sul punto M. MIOLA, Capitale sociale e tecniche
di tutela dei creditori, in Le società per azioni oggi, Milano, 2007, pp. 374 e ss.
39
parlerà, invece, di rule qualora sia disposto una determinata condotta da seguire
tutela dei creditori. Nulla osta, ad esempio, che “in caso di riduzione del capitale al di
sotto del minimo legale, l’attività venga sospesa, a meno che gli amministratori, sotto
ragionevolezza della prognosi sulla solvibilità”. Infine, una rigida classificazione dei
doveri degli amministratori tra rimedi ex ante ed ex post risulta inadatta a descrivere
una fenomenologia tanto vasta quanto ricca peculiarità, specialmente nel caso in cui
49
Si tratta di un dubbio meramente classificatorio, poiché ai fini della tutela dei creditori,
rileva se la garanzia patrimoniale sia diminuita o meno. Si rimanda a M. MIOLA, Op. cit., pp 374 e
ss.
40
Le conclusioni cui siamo giunti in merito alle possibili tutele offerte al principal,
parte dei titolari delle partecipazioni azionarie sulla società avviene applicando le
Per quanto riguarda la struttura, gli ordinamenti giuridici più importanti consentono
50
Da ricordare gli All Principles of Corporate Governance, ossia un sistema di
comportamenti che gli amministratori devono seguire nell’ordinamento giuridico americano. Si
tenga presente che la disciplina societaria è ad appannaggio esclusivo degli Stai federali, pertanto si
è tentato di dare una organicità alla disciplina, prevedendo la possibilità di aderire a tali Fiduciary
duties. Sul punto F, GHEZZI, “I doveri degli amministratori nei “Principles of Corporate
Governance”, in Riv. soc., 1996.
51
Il diritto societario generalmente distingue le società aperte, caratterizzate da azioni
liberamente trasferibili, e società chiuse, le cui partecipazioni azionarie sono possedute da un
numero ristretto di persone o sono soggette a limitazione. Il campo di indagine si riferirà ad
entrambe le forme giuridiche. In A.A.V.V., Diritto societario comparato, a cura di L. Enriques,
Bologna, 2006, p. 44, nota 1.
52
Tale struttura di governo è idonea a risolvere anche i conflitti tra azionisti di maggioranza
e di minoranza ed i conflitti tra società e creditori. Così A.A.V.V., Op. cit., p. 45
53
Sono da considerare organi amministrativi monocamerali a tutti gli effetti; anche il sistema
dualistico, è da considerarsi monocamerale, nel senso che i due livelli sono organizzati in modo
gerarchico, con il consiglio di sorveglianza (eletto dagli azionisti della società), sovraordinato,
41
revoca degli amministratori, alla scadenza dei loro mandati; inoltre, hanno facoltà di
practises; i consigli con pochi membri funzionano meglio rispetto a collegi pletorici.
tra gli amministratori (indipendenti, esecutivi). Passando alla strategia dei diritti
essere definito come il sistema che concede meno diritti decisionali (un’opzione che
su tali argomenti, qualora ciò sia richiesto dall’assemblea stessa 55. Nelle società
rispetto al consiglio di gestione. Sul punto A.A.V.V., Op. cit., p.45, nota 2
54
Nonostante possa essere considerato come un ordinamento ‘debitor-friendly’, il diritto
societario statunitense concede pochi diritti decisionali agli azionisti. Così A.A.V.V., Op. cit., p. 60.
55
In Francia e nel Regno Unito, una modificazione statutaria può essere messa all’ordine del
giorno dall’assemblea dei soci e può essere approvata anche con l’opposizione del c.d.a. Sul punto
A.A.V.V., Op. cit., p. 61.
42
chiuse, la regola di default della GmbH consiste nel conferire ai soci una competenza
generale a gestire la società tramite il voto56. Negli Stati Uniti, in Francia ed in Italia è
‘indipendenti’, che non condividano gli interessi degli esecutivi; così, in Germania è
società aperte57. Con l’obiettivo di incentivare la creazione di valore per gli azionisti,
remunerazioni a beneficio dei managers per i risultati positivi conseguiti dalla società
56
Con il caso Holzmüller, la Corte Suprema Federale tedesca (Bundesgerichtshof) tedesco giunse ad
estendere la competenze dell’assemblea oltre al mero elenco legislativo, includendo operazioni cui
siano poste in essere nell’interesse dei soci. (BGH, 25 febbraio 1982, in Die Aktiengesellschaft,
1982, 158) “Esistono decisioni fondamentali, che pur essendo formalmente coperte sia dal potere di
rappresentanza degli amministratori, come pure dalla competenza degli stessi e dalla lettera dello
statuto, tuttavia incidono così profondamente sui diritti di partecipazione degli azionisti, sulla
proprietà delle loro quote e sugli interessi patrimoniali, che l'organo digestione non può
ragionevolmente pensare di realizzarle sotto la propria esclusiva responsabilità, senza la
partecipazione dell'assemblea”. Così G.B. PORTALE, Contributo, in Il nuovo diritto societario.
Liber amicorum G.F. Campobasso, II, Torino, 2006, p.15.
redditività del gruppo. Infine, il solo standard che può essere considerato come
minimo di qualità nel momento di assunzione delle decisioni da parte dei manager.
azionisti e manager sia più intenso negli ordinamenti dove la base azionaria risulti
‘polverizzata’, fatto che rende difficile, per gli azionisti, la determinazione delle
politiche societarie, rispetto a realtà con azioni nelle mani di pochi. Le strategie
nomina, consiste nel riservare agli azionisti di minoranza una partecipazione in seno
58
I casi in cui è stata riconosciuta la responsabilità degli amministratori per scelte
amministrative errate, sono inerenti a macro-errori o circostanze ben specifiche.
59
Risulta utile constatare come nessun ordinamento giuridico richieda l’approvazione della
minoranza per ogni decisione sociale, tranne nei casi in cui vi siano minoranze azionarie qualificate
a cui dare un diritto di veto, per evitare che una maggioranza stentata superi una quasi maggioranza.
44
secondo strumento a disposizione, consiste nel ridurre i diritti di voto degli azionisti
regola one share-one vote, che impedisce l’emissione di azioni a voto plurimo,
evitando di accrescere il potere nelle mani della maggioranza. Dal lato della strategia
dei diritti decisionali si può constatare come i più importanti ordinamenti giuridici
utilizzino questo strumento solo per situazioni limite (ad esempio, quando sia da
Portogallo, Belgio, Italia e Regno Unito). Triplice è la modalità con cui ricevono
tutela gli interessi della categoria ‘non-soci’: in primo luogo, gli amministratori-
diritti di voto in consiglio. In secondo luogo, anche quando gli amministratori scelti
decisioni con la sola maggioranza di una parte. Infine, le rappresentanze della ‘forza-
decisionale.63 I costi della nomina degli amministratori con funzione di tutela degli
modello del diritto olandese. Da ultimo, gli amministratori di società hanno qualche
dovere verso i non-soci – come risulta nella maggioranza degli ordinamenti giuridici
(si pensi al wrongful trading di diritto inglese) - ma pochi di questi duties implicano
63
A ciò si aggiunga la possibilità di aggravamento degli agency costs tra manager ed
azionisti, in special modo se i primi riescono ad avvicinarsi ai secondi per contrapporsi ai
rappresentanti dei soci o viceversa. Accanto alla strategia dei diritti di nomina, è necessario tenere
in considerazione la strategia del trusteeship, nella forma dello structuurregime dei Paesi Bassi.
46
societaria.64 Considerando, ora, le ragioni per cui la titolarità dei doveri spetti agli
riduce i costi del processo decisionale. Ciò vale principalmente per le società con
azionariato diffuso, dove l’estesa polverizzazione della base azionaria rende più
decisioni sociali (ne è esempio, in Italia, l’articolo 2393 del Codice civile,
società ad azionariato ristretto l’organo deputato alla gestione sarà più proclive a
64
Solo indirettamente i creditori saranno i destinatari di tali doveri, in quanto una sana,
informata e diligente gestione, non potrà che giovare anche i creditori, con il conseguente aumento
degli attivi patrimoniali e della liquidità risultanti dal bilancio.
47
maggioranza degli azionisti avrà un numero più alto di amministratori scelti. In tale
dei secondi (ad esempio, l’obbligo di previa approvazione dell’organo decisionale per
insolvenza, qualora l’attivo da liquidare sia carente o del tutto assente, a causa di
65
In tali circostanze, sorgerà un conflitto all’interno del gruppo creditorio, ad esempio tra
creditori garantiti e non, tra creditori volontari e non. Ad esempio, i creditori con diritto di
prelazione mirano ad una liquidazione celere anche a scapito del massimo realizzo, i creditori
chirografari mirano invece al massimo realizzo. Ciò crea problemi nella gestione delle procedure
concorsuali. In merito si veda L. STANGHELLINI, La crisi d’impresa tra diritto ed economia,
Bologna, 2007, pp. 52 e ss.
48
Diverso è il discorso nel momento in cui la società “non sia in grado di adempiere
del conflitto di agency si posizionerà tra gli azionisti ed i creditori; i primi saranno
secondi mireranno alla soddisfazione immediata delle loro pretese (per evitare di
gestione improntata alla realizzazione del profitto69. I creditori della società, divenuti
residual claimants (in senso economico) ed ultimi erogatori del capitale di rischio,
passaggio dal diritto societario al diritto delle procedure, ai fini della tutela dello
stakeholder interest.
prosecuzione dell’attività, poiché solo mediante l’ulteriore gestione dell’impresa essi possono
realizzare (in forme che vedremo nel corso del lavoro) il suo valore, recuperando (nel rispetto delle
cause legittime di prelazione) almeno parte del loro credito. La cessazione dell’impresa, dunque,
non è una soluzione che necessariamente risponde all’interesse dei creditori”
69
A. JORIO, Intervento, in Il nuovo diritto della crisi d’impresa. Atti del Convegno, Torino,
2008, Milano a cura di A. Jorio, sottolinea come” la conservazione dell’unità aziendale durante la
procedura può a volte costituire uno strumento per il più proficuo realizzo dell’attivo”.
50
dalle regole poste in essere dallo Stato di costituzione. Ad una prima lettura, tale
percorso unificatore appaia tutt’altro che scontato, non sono mancate istanze di
70
Si pensi a cinquanta Stati con le proprie regole di corporate governance. L’unità e la
coerenza sono potenzialmente pregiudicati.
51
Law Institute, con l’obiettivo di “provide fair, unbiased statements of the law for use
by courts and practitioners”. Due sono le ricostruzioni alla base dei doveri fiduciari:
shareholder interest, presuppongono che i doveri debbano essere orientati alla tutela
lasciando agli equilibri di mercato la soluzione degli agency costs. Di più ampio
respiro risulta la teoria della scuola pluralista, secondo cui i meccanismi di mercato
all’opposto, i doveri degli amministratori, non essendo preordinati alla tutela degli
stakeholder, devono quanto meno non pregiudicare le istanze ‘veicolate’ dai non-
soci. Dalla Section 2.01 si desume la scelta di orientare i doveri fiduciari nell’ultima
direzione descritta. Viene infatti disposto che “The conduct of the Corporation may
secondo.
“Smith v. Van Gorkom”, dove venne disposto che “the rule is a presumption that in
basis, in good faith and in the honest belief that the action taken was in the best
interests of the company. Thus, the party attacking a board decision as uninformed
must rebut the presumption that its business judgment was an informed one”72.
71
La condotta sarà valutata in termini di “Diligence”, valutando se l’azione degli
amministratori abbia alle spalle la ragionevolezza dell’iter decisionale, valutando la qualità delle
informazioni assunte e valutando se la decisione finale sia idonea al perseguimento degli obiettivi
sociali. Tale valutazione è parte della Business Judgment Rule”. Sul punto, A-J KENT, The business
judgment rule today. An american perspective, in AMATUCCI CARLO, Responsabilità degli
amministratori di società e ruolo del giudice. Un’analisi comparatistica della b.j.r.
72
Nel caso Smith v. Van Gorkom 488 A.2d 858 (Del. 1985), la Corte Suprema del Delaware,
andando in controtendenza, si pronunciò in favore della responsabilità degli amministratori per
mancata acquisizione delle informazioni necessarie in una operazione di leverage buy-out,
realizzando una operazione di fusione ad un prezzo inferiore rispetto a quello potenziale di mercato.
Da quanto si evince dalla giurisprudenza del Delaware.
53
una serie di doveri specifici: the duty to monitor, to inquiry, the duty to have a
“on the reliability of the information aknowledged”. Tale dovere venne ribadito nella
sentenza Francis v. United Jersey Bank, dove la Corte Suprema del New Jersey statuì
che “Directors are under a continuing obbligation to keep them informed about the
activities of the corporation and the don’t need a day-to-day activities, but rather a
73
Sotto tale profili, la distinzione fra outside ed inside directors è particolarmente rilevante:
“insiders are ivolved more closely with the corporation’s affairs anf generally have better access to
information. By contrast, an outside director is expected to acta s a check on possible wrong doing
on the part of corporate insiders” Cosi F. GHEZZI, Op. cit., pp. 492, nota 62.
54
fattispecie senza previa disamina della regola della Business Judgment Rule. Si tratta
conformità dell’operato degli amministratori.74 Dottrina nata negli Stati Uniti, i più
Suprema del Delaware, nel caso Aronson v. Lewis, dichiarò che la B.J.R. “è una
presunzione secondo cui gli amministratori hanno agito su base informata, in buona
fede e nell’interesse societario.” Se, dunque, gli amministratori hanno assunto una
Ciò posto, occorre ricordare che la Business Judgment Rule non si applica a
requisiti distinti: in primo luogo, essa trova applicazione solo se la decisione sia stata
assunta, in secondo luogo essa si applica solo se gli amministratori non abbiano un
applica solo quando non sia stata violata alcuna norma posta a disciplina dell’aspetto
decisione appaia del tutto irrazionale). Ad esempio, nelle ipotesi di mancanza di good
77
Sarà dunque una valutazione che avverrà attraverso il parametro della diligenza, il quale si
comporterà come criterio valutativo della condotta degli amministratori e non come dovere ipso
iure.
78
F. BRIZZI, Doveri degli amministratori nel diritto societario della crisi e tutela dei
creditori nel diritto societario della crisi, Torino, 2015, pp. 359 e ss., in cui valuta come non
sindacabile dall’Autorità giudiziaria la scelta di gestione nel merito, ma sindacabili gli elementi che
hanno portato ad assumere una determinata decisione.
56
faith nell’agire dell’organo amministrativo, la B.J.R. non potrà essere applicata per
mancanza di cura degli interessi societari. La decisione, infine, non deve comportare
sprechi sociali, non deve essere illegale e/o fraudolenta, deve esserci la mancanza di
tradotto nel dovere di “correttezza o lealtà”, alligna nel concetto di Trust80, peculiare
del common Law; esso consiste nel “dovere per gli amministratori, funzionari ed
prezzo deve essere “fair”, ossia uguale a quello potenzialmente applicato nei contratti
con un terzo. In secondo luogo, l’amministratore deve porre in essere una “voluntary
and full disclosure”, con lo scopo di rendere note tutte le circostanze rilevanti ai fini
trattative in modo leale. Nel caso in cui il dovere di collaborazione non venga
79
La condotta deve costituire un “flagrantly bad exercise of business judgment whn
measured against what a a reasonably prudent businessperson woul have done”. L’azione dovrà
dunque essere illogica, priva di buon senso affinché non venga applica la B.J.R. (nella fattispecie la
regola si comporta come uno standard di responsabilità).
80
Con la Legge numero 364 del 1989, l’istituto entra definitivamente nel nostro ordinamento
giuridico. Il Trust è un istituto anglosassone, che permette al Settlor permette di sottoporre uno o
più beni nell’interesse del Trustee, per il perseguimento di determinate finalità. Risulta chiaro come
il dovere di fedeltà verso il Settlor debba pervadere il comportamento del Trustee nell’espletare le
sue funzioni e perseguire gli obiettivi prefissati. Risulta chiaro il parallelismo tra Settlor-Azionisti e
Amministratori-Trust.
57
annullato oppure l’amministratore dovrà risarcire per una cifra equivalente al prezzo
che, secondo la Corte, sarebbe stato applicato in condizioni di normalità. Non bisogna
dimenticare che dal passaggio dalla illiceità ipso iure alla valutazione in sede
emanata dalla Corte Suprema del Delaware nel 1939, nel caso Guth v. Loft Inc., in
cui venne stabilito che “Corporate officers and directors are not permitted to use
their posititon of trust and confidence to further their private interests”81. Più
società a stipulare contratti iniqui, non utilizzare informazioni riservate (a carico degli
avesse avuto conoscenza, evitare che le società vicine agli amministratori beneficino
of review, utilizzati per verificare la violazione del duty of loyalty, risultano essere
dell’impresa, è necessario definire i confini dell’arco temporale in cui la firm non può
essere considerata perfettamente solvente, né può essere indicata come sul punto di
l’emanazione del decreto legislativo numero 14 del 2019, venne per la prima volta
si fissarono una serie di criteri utili alla sua delimitazione. Ex definitione si tratta di
84
Ciò presuppone la “reversibilità della difficoltà societaria”, attraverso il celere utilizzo di
quegli strumenti che sono in grado di ripristinare la piena solvibilità dell’impresa. Gli
amministratori dovranno attivarsi, ai sensi dell’articolo 3 del Codice della crisi d’impresa e della
insolvenza, “senza indugio”, per far fronte alla crisi d’impresa.
85
Il dovere si manifesta attraverso l’obbligo di prevedere una eventuale situazione di crisi,
unitamente all’obbligo di convocare tempestivamente l’assemblea, per informarla sulle opzioni
59
(ad esempio variazioni delle voci in bilancio che possano compromettere la continuità
gestione della crisi. Una volta compresa l’eziologia che ha fatto perdere alla firm
parte del going concern, gli amministratori dovranno evitare comportamenti inermi 86,
impegnandosi alla ricerca della migliore soluzione da opporre alla crisi. Per mercato
diritto societario agli strumenti di risoluzione della crisi: si tratta di una situazione
dovranno individuare lo strumento più adatto ai fini del ripristino della continuità
aziendale potendo avvalersi, come nel caso del nostro ordinamento giuridico, dei
percorribili. Così A. VICARI, I doveri degli organi sociali e dei revisori in situazioni di crisi
d’impresa, in Giur. comm., 2013, p. 134.
86
Il dovere di attivarsi per far fronte alla situazione di crisi è un dovere generalmente
riconosciuto in dottrina. Ad esempio M. MIOLA, in Riflessioni sui doveri degli amministratori in
prossimità della insolvenza, in Studi in onore di Umberto Belviso, Bari, 2011, pp.609 e ss., indica il
“dovere di predisporre tutte le misure per porvi rimedio tempestivamente”, prevenendo l’aggravarsi
della situazione.
87
La concezione privatistica della crisi d’impresa sarà destinata a soppiantare la concezione
pubblicistica, tipica delle opzioni politico-legislative del novecento, in modo da offrire opportunità
di recupero più rapide ed efficienti. Accanto al mercato della crisi d’impresa, si ha anche il mercato
delle imprese in crisi. Sul punto A. J ORIO ET ALIIS, Il nuovo diritto della crisi d’impresa. Atti del
Convegno, Milano, 2009, p. 250.
60
scopo lucrativo previa una fase di ‘incubazione’, dove gli amministratori sono tenuti
Molti autori l’esigenza di avvicinare due settori prima facie antinomici (id est, il
su momenti diversi della vita di una impresa: lo stadio in cui essa è idonea a
perseguire scopi di lucro e la fase in cui è necessario tutelare gli interessi dei
essere inseriti in un sistema border line, autonomo ed intermedio rispetto agli altri
solvency Tests che, bilanci alla mano, permettono di realizzare una prognosi
848 del 2015, che pone le basi per la creazione del diritto della crisi d’impresa,
inevitabile la ‘normativizzazione’ del diritto societario della crisi 90, come sostiene
89
L'introduzione di questa norma consiste nel preferire forme di risoluzione preventiva della
crisi dell'impresa, sospendendo gli obblighi di ricapitalizzazione della società.
90
Dalla età della decodificazione si passa alla età della ricodificazione, perseguendo gli
obiettivi di razionalità e sistematicità della disciplina. Così R. RORDORF, Intervento, in A.A.V.V.
Crisi d’impresa e riforma delle procedure concorsuali tra diritto italiano ed europeo, Milano,
2016, p. 175.
62
GESTIONE E PREVENZIONE
criterio di tipo monistico – il cd. one-tier system -, che prevede una gestione e un
della base azionaria. La nostra indagine si focalizzerà sul conflitto di agency che
fase prevalgano gli interessi degli azionisti o quelli dei creditori, poiché entrambe le
91
Termine utilizzato da F. CHIAPPETTA, nel Diritto del governo societario: la corporate
governance delle società quotate, Padova, 2007, pp. 9 e ss., con cui intende indicare un sistema
‘aperto’ in cui la compagine azionaria e la titolarità della società appartiene a tanti piccoli
investitori, in antitesi con gli insider system, composto da compagini azionarie ristrette.
92
Gli amministratori esecutivi saranno competenti a gestire l’attività d’impresa, gli
amministratori indipendenti e i non esecutivi svolgeranno compiti di audit, verificando la
correttezza dell’operato della componente esecutiva del board societario. Così F. BONELLI, in Gli
amministratori di s.p.a. dopo la riforma del 2003, Torino, 2013.
64
portando l’impresa in una fase recessiva; d’altra parte, comportamenti ‘timidi’ e poco
nuocendo agli azionisti. Rebus sic stantibus occorre valutare che direzione debbano
seguire i doveri degli amministratori; inoltre, non va dimenticato che tali tecniche di
tutela esibiscono delle sfumature tali, fatto che non agevola la comprensione delle
che i fiduciary duties degli amministratori - nel caso di Solvent Corporation – siano a
argomenta che l’egida garantita dai doveri non possa estendersi nei loro confronti.
Siffatta tutela potrà attuarsi in virtù di altri strumenti tra cui spicca l’autonomia
privata. Laddove, invece, la società versi in stato di insolvenza le istanze dei creditori
93
Nel caso Simons v. Cogan 549 A.2d 300, 304, la Corte Suprema del Delaware stabilì che la
società in bonis non ha alcun dovere nei confronti dei creditori, “in assenza di un esistente diritto di
proprietà o di un apprezzabile interesse per cui si rende necessaria la tutela da parte dei duties”.
65
fondamentale il principio enunciato dalla Corte Suprema del Delaware sul caso
sentenza identificò quale scaturigine degli officia non già l’avvenuta insolvenza ma la
board director owes its duties to the corporate enterprise”. Si delinea, così, una
funzione oscillante tra prevenzione e gestione delle situazioni recessive. Secondo tale
management’s duties verso i creditori, il caso Credit Lyonnais pone l’accento sulla
good faith, sul duty of care e sulle decisioni assunte secondo i parametri della
Seguendo tale approccio, è possibile inferire che i doveri degli amministratori siano
preordinati alla tutela dello shareholder interest, tanto per le società in bonis, quanto
business judgment in the best interest of the corporation for the benefit of its
shareholder owners”98. Risulta chiaro che, tutelando gli interessi degli azionisti,
indirettamente verrà tutelato anche l’interesse dei creditori alla soddisfazione della
loro fix claimant; in questa soluzione risulta assente qualsiasi margine di manovra
sono tenuti ad esercitare i loro doveri fiduciari secondo buona fede e correttezza;
dovranno assumere scelte gestionali solo dopo aver acquisito tutte le informazioni
97
Utilizzando la regola della Business Judgment Rule. Sul punto F. BRIZZI, Op. cit., pp. 122
e ss.
98
L’estratto del caso Gheewalla conferma quanto scritto in precedenza: la tutela dei creditori
non può essere tale da limitare il margine di rischio necessario ai fini della conduzione di una
impresa, specie se si tratti di decisione assunta secondo le accortezze del caso.
99
Si pensi alla ‘At risk doctrine’, secondo cui man mano che la società si avvicini alla
insolvenza, gli amministratori sono legittimati ad adottare scelte d’investimento rischiose, potendo
arrecare anche noncumento alle ragioni creditorie, poiché divenuti nuovi residual claimants. Sul
punto F. RAFFAELE, Ivi, pp.12 e ss.
67
strumento latu sensu informativo-preventivo: esso si traduce nel dovere, in capo agli
confronta col Chapter Eleven, il cui target è il risanamento della firm e il ritorno al
sottostanti alla regola - sarebbero esenti da responsabilità per mala gestio. Tali
critiche hanno trovato terreno fertile nelle Corti statunitensi che hanno statuito
100
Come vedremo nel proseguo della trattazione, la deepening insolvency è una
responsabilità simile a quella britannica, denominata wrongful trading. L’unica differenza risiede
nella legittimazione passiva, rendendo possibile azionare tale responsabilità anche nei confronti di
soggetti diversi dai Directors e ne quantum del risarcimento eventualmente imposto.
68
tutela dovute all’assenza di misure ex ante (idonee a garantire livelli minimi di tutela
101
Favorevole ad una combinazione tra tutele ex ante e tutele ex post è M. MIOLA, Capitale
sociale e tecniche di tutela dei creditori, in Le società per azioni oggi, Milano, 2007, pp. 452 e ss.,
sostenendo inoltre che la pervasività e la forza dei rimedi ex ante è inversamente proporzionata alla
debolezza dei rimedi ex post e viceversa. Ad esempio, quanto più vengano aumentati i limiti del
capitale sociale, tanto più sarà ridimensionata la tutela risarcitoria a favore dei creditori ed in danno
agli amministratori.
102
M.MIOLA, Op. cit., pp. 417 e ss., come vedremo nel proseguo della trattazione, l’A.
colloca il Wrongful Trading nell’istituto dei solvency Tests, sottolineando la necessità delle analisi
prognostiche sugli andamenti societari.
69
a garantire anche gli interessi creditizi, agendo come deterrente verso operazioni
reversibili. Tale ricostruzione se, prima facie, appare ‘soddisfacente’ – sotto il profilo
di una riduzione dei perverse incentives - solleva alcune perplessità che occorre
‘impattano’ sui creditori già durante le ‘avvisaglie’ della crisi oppure siano riferibili
ad una situazione societaria più complicata. In secondo luogo, risulta poco chiaro se
“il dovere di prendere in considerazione gli interessi dei creditori” si atteggi quale
longa manus della stakeholder Theory, oppure quale shareholder primacy Theory.
amministratori103, che coincide col verificarsi di tre condizioni: “the company has
gone into insolvent liquidation”, “at some time before the commencement of the
winding up of the company, that person knew or ought to have concluded that there
was no reasonable prospect that the company would avoid going into insolvent
liquidation”104, and “that person was a director of the company at that time”. Qualora
negletto di attivare una procedura concorsuale a tutela dei creditori (in condizioni di
del going concern. La seconda violazione imputabile agli amministratori consiste nel
103
Per quanto riguarda la quantificazione del risarcimento dei danni a seguito di
accertamento di responsabilità per wrongful trading, viene utilizzato il criterio “dell’increase in net
deficiency”, dovendosi raffrontare la situazione patrimoniale alla data di inizio della liquidazione,
con la data della ipotetica liquidazione della attività, nel caso in cui gli amministratori avessero
agito ragionevolmente.
104
I Company voluntary agreements, a differenza dell’administration, utilizza, quale
presupposto per la sua applicazione, la situazione di crisi reversibile, ponendosi nell’ottica di
salvaguardare il valore aziendale e la continuità dell’impresa. Sul punto M. MIOLA, La tutela dei
creditori, in Riv. soc., 2012, pp 276 e ss.
105
È importante sottolineare come il dovere di tutela dei creditori, in tale fattispecie, nasce
con “la probabile manifestazione della insolvenza, non ad insolvenza manifestata, come
nell’ordinamento tedesco. Sul punto F. BRIZZI, Responsabilità gestorie in prossimità dello stato di
insolvenza e tutela dei creditori, in Riv. dir. comm, 2008, pp. 1040 e ss.
106
Contribuire alla reintegrazione del patrimonio, non risarcire il danno . Si ricordi inoltre che
il legittimato attivo è il liquidator, ossia “an insolvency practitioner whose functions on either a
compulsory or voluntary liquidation are to collect in the company’s assets, realise them and
distribute them to the company’s creditors and, if there is a surplus, to the persons entitled to it.”
71
patrimoniale, onde evitare un loro ulteriore pregiudizio. Una delle maggiori critiche
avanzate nei confronti di tale rimedio rileva come tale noxa emerga esclusivamente
recessive il cui ritorno al going concern risulti ancora possibile.107 In secondo luogo,
parte della dottrina ritiene ‘indeterminata’ la ‘finestra temporale’ entro cui valutare la
giudiziaria.
107
In caso si irreversibilità della situazione, le possibili opzioni saranno le seguenti: attivare
una procedura di liquidazione, attivare la procedura di administration, atta a riorganizzare
l’impresa, qualora sia possibile, oppure continuare l’attività d’impresa, salvo poi incorrere in
eventuale responsabilità per wrongful trading.
72
che lo situano in chiara antitesi con gli ordinamenti di common Law108. Tale modello
gestione spettano a organi differenti. È palese che in tali assetti societari frequenti
Non si devierà dal tema in esame considerando come i creditori ricevano tutela in
stakeholder oriented.
l’ordinamento renano indica, attraverso una precisa rules, l’obbligo per gli
amministratori di ricorrere, non oltre tre settimane dal verificarsi della situazione di
differenza rispetto alla responsabilità per wrongful trading: nel sistema di diritto
110
Antragspflicht bei juristischen Personen und Gesellschaften ohne Rechtspersönlichkeit.
“Wird eine juristische Person zahlungsunfähig oder überschuldet, haben die Mitglieder des
Vertretungsorgans oder die Abwickler ohne schuldhaftes Zögern, spätestens aber drei Wochen
nach Eintritt der Zahlungsunfähigkeit oder Überschuldung, einen Eröffnungsantrag zu stellen.”
Con il § 15a, InsO, tale disciplina viene generalizzata, poiché in precedenza la disposizione era
applicabile esclusivamente alle s.r.l. tedesche (§64 GmbHG). Sul punto A. LUCIANO, La gestione
delle s.p.a nella crisi pre-concorsuale, Milano, 2016, pp. 44 e ss., nota 148.
74
inglese, il rimedio si attiva ad insolvenza non ancora avvenuta, mentre nel sistema
renano è necessario che vi siano i presupposti ai fini della apertura di una procedura
attraverso il dovere di gestione della crisi d’impresa con l’utilizzo delle misure più
idonee. Nel caso in cui la richiesta di apertura della liquidazione non sia stata
proposta nei termini previsti, gli amministratori saranno responsabili del pregiudizio
meno gravi. Per rendere più flessibile il sistema, allineandosi con gli orientamenti
funzione preventiva, a tutela dei creditori, viene svolta dalla responsabilità degli
amministratori per versamenti compiuti nelle tre settimane successive alla emersione
“Mit
111
Freiheitsstrafe bis zu drei Jahren oder mit Geldstrafe wird bestraft, wer entgegen
Absatz 1 Satz 1, auch in Verbindung mit Satz 2 oder Absatz 2 oder Absatz 3, einen
Eröffnungsantrag:
1. nicht oder nicht rechtzeitig stellt oder
2. nicht richtig stellt.”
75
dei presupposti oggettivi del fallimento (Zahlungverbot), salvo che essi siano
della suddetta responsabilità non sia l’apertura della liquidazione, ma l’avverarsi dei
avvenuta, operano su due piani differenti tra loro. Il primo implica il mancato rispetto
danno. Il secondo opera sulla falsariga del mancato rispetto del dovere di gestione
creditorie. Sembra infine potersi desumere che i doveri degli amministratori durante
la fase di solvenza, siano gli stessi anche durante la fase di emersione della crisi e di
insolvenza avvenuta.115
115
Anche nell’ordinamento spagnolo è prescritto il dovere di attivare la liquidazione
giudiziale entro il termine di due mesi dalla manifestazione dello stato di insolvenza, accompagnato
da una certa rigidità verso la mancata attivazione della procedura, nei confronti degli
amministratori. Nella fattispecie, in caso di inadempimento di tale dovere e lo stato di insolvenza o
il suo peggioramento nasce d tale inadempimento, gli amministratori potranno essere obbligati a
soddisfare i creditori del concurso non soddisfatti. Sul punto A. SARCINA, J.A. GARCIA CRUCES
ET ALIIS, Il trattamento giuridico delle crisi d’impresa. Profili di diritto concorsuale italiano e
spagnolo, Bari, 2008, pp. 27 e ss.
77
sottolineare come nelle ipotesi di mera ‘negligence du dirigeant’, l’azione non potrà
societario.117 Tale azione viene esercitata nelle more della liquidation judiciaire ed è
116
"Lorsque la liquidation judiciaire d'une personne morale fait apparaître une insuffisance
d'actif, le tribunal peut, en cas de faute de gestion ayant contribué à cette insuffisance d'actif,
décider que le montant de cette insuffisance d'actif sera supporté, en tout ou en partie, par tous les
dirigeants de droit ou de fait, ou par certains d'entre eux, ayant contribué à la faute de gestion. En
cas de pluralité de dirigeants, le tribunal peut, par décision motivée, les déclarer solidairement
responsables. Toutefois, en cas de simple négligence du dirigeant de droit ou de fait dans la gestion
de la société, sa responsabilité au titre de l'insuffisance d'actif ne peut être engagée.”
117
Tale azione ha sostituito l’action en comblement du passif di cui all’articolo L. 652-1
Code de Commerce, la quale era finalizzata ad essere applicata verso le condotte degli
amministratori poste in essere nel corso della vita della società, che abbiano pregiudicato il
patrimonio della società nel corso di tutta la vita della società, non solo nel momento di insolvenza.
Sul punto M. MIOLA, Capitale sociale e tecniche di tutela dei creditori, pp. 429 e ss.
78
come non fosse possibile desumere alcun dovere in capo agli amministratori 118, per
via del suo carattere meramente risarcitorio. Tuttavia, ad una diversa analisi
degli interessi dei creditori nella conduzione della società, specie se manchino
disposizioni ad hoc in grado di tutelare gli interessi dei suddetti. Il rafforzamento dei
obiettivo di garantire, seppur indirettamente, la tutela dei creditori, per via della
118
M.MIOLA, Ibidem.
119
Sono le cosiddette procedure di allerta, introdotte anche nel nostro ordinamento giuridico,
su esempio di quello francese. Sul punto L. BENEDETTI, Le procedure di allerta. Mieux vaut
prevenir que guerir.
79
dalla giurisprudenza del common Law, volontaria in quanto più sfumati sono i
creditori.
120
È possibile individuare un iter logico che parta dai squilibri del patrimonio sociale, misure
di risanamento o scioglimento della società, infine apertura della procedura concorsuale. Sul punto
M. MIOLA, Op. cit., pp. 308 e ss.
80
giuridico italiano garantisca la tutela dei creditori durante i primi sintomi di crisi e in
giuridico sia possibile rinvenire quegli elementi ravvisati nelle esperienze giuridiche
trattate. Esso si caratterizza per essere più affine agli insider system ma nonostante
una base azionaria ristretta (rispetto alle basi azionarie nordamericane), grandi
dimenticare che sono due fenomeni diversi. Nulla toglie, ad esempio, che in un mercato altamente
81
Sarà necessario comprendere che tipo di tutele l’ordinamento giuridico italiano offra,
Le spinte riformiste inerenti all’attività di impresa sono state recepite dal nostro
legislativo numero 14 del 12 gennaio 2019, meglio conosciuto come “Codice della
crisi d’impresa e della insolvenza”. Si tratta, a tutti gli effetti, di una riforma
concorrenziale vi siano società partecipate dallo Stato o da enti locali, senza che ciò comporti una
presunzione assoluta di pregiudizio alla concorrenza. In Italia le prime liberalizzazioni avvennero
nei primi anni duemila, su spinta del processo di armonizzazione del sistema interno con quello
europeo e non può dirsi ancora concluso. Sul punto M. CLARICH, Manuale di diritto
amministrativo, Bologna, 2013, pp. 102 e ss.
82
vecchio e nuovo sistema delle procedure. Con la emanazione del regio decreto
numero 267 del 1942, oltre alla assenza di possibili scenari di soluzioni privatistiche
della insolvenza, seppur allo stato embrionale, contenuti nel Codice di commercio del
caratterizzata dallo svilimento del ruolo del ceto creditorio e dalla enfatizzazione
della posizione del Tribunale e del giudice delegato.123 Ciò non dovrebbe sorprendere,
se si pensi alle svolte autoritarie e repressive delle politiche nazionali del primo
pretese creditorie. Una marginale alternativa al fallimento era prevista dalla rara
per cause a lui non imputabili. Le finalità della legge fallimentare erano dunque
dei principi del contraddittorio, del diritto alla difesa e del giusto processo, il seppur
122
Da molti i Codici dell’Ottocento vengono considerati alquanto attuali, poiché
caratterizzati da spinte liberalistiche, a tutela dei creditori e dei debitori, valorizzando le loro
posizioni all’interno delle procedure. Così M. FABIANI, in Diritto fallimentare, un profilo
organico, Bologna, 2011, p. 23.
123
Ciò non dovrebbe sorprendere, se si pensi alle svolte autoritarie e repressive delle
politiche nazionali del primo Novecento. Sul punto M. FABIANI, Ibidem, p. 23.
83
appena tracciata, si innesta il nuovo Codice della crisi d’impresa e della insolvenza,
non tanto per i suoi istituti, ma per i suoi contenuti riformisti. La sostituzione del
per l’intera economia, ma bensì un soggetto da reintegrare nel tessuto sociale, dopo
aver estinto la sua posizione debitoria. L’istituto in esame, perdendo quella centralità
soluzioni negoziali. Con tale espressione, si indica la scelta di uno strumento ad hoc
tra diverse opzioni percorribili, in base al grado di difficoltà in cui versa la società, in
modo tale da giungere ad una rapida definizione della difficoltà in cui versa
l’impresa. Frutto dei lavori della ‘Commissione Rordorf’, il nuovo Codice, ad una
lettura iniziale, sembra rispondere ai tre macro-obiettivi indicati nella legge delega
presenti nel nostro sistema, giungendo a concludere sulla necessità del passaggio da
124
Nella legge delega numero 155 del 2017, all’articolo 2, lettera a, indica come obiettivo la
sostituzione del termine fallimento e i suoi derivati con l’espressione liquidazione giudiziale,
riprendendo quanto fu già previsto dalla Commissione Trevisanato.
84
una fase di gestione delle situazioni di crisi e di insolvenza, ad una fase di generale
prevenzione.
IPERTROFICA LEGISLAZIONE
presieduta da Sandro Trevisanato. Istituita con decreto del 2001 essa lavorò alla stesura
di un disegno di legge delega per la riforma del diritto fallimentare.125 Sebbene assenti
gli strumenti di prevenzione della crisi d’impresa il documento prevedeva una modifica
nuovo modo di atteggiarsi delle procedure concorsuali126. Nel decreto legge 35 del 2005,
125
I lavori partorirono due progetti, uno di maggioranza ed uno di minoranza, producendo un
vero e proprio empasse politico, superato attraverso la nomina di una nuova Commissione in forma
ristretta, col compito di redigere una legge ordinaria. Sul punto M. FABIANI, Ivi, p. 35.
126
In aperta ostilità con la legislazione d’urgenza, si legga M. FABIANI, in L’ipertrofica
legislazione concorsuale fra nostalgie ed incerte contaminazioni ideologiche, Crisi d’impresa e
fallimento, 2015.
85
negoziale della crisi, amplificando i poteri del creditore (una simile impostazione era
presente nel Codice di commercio del 1865). Tale progressione normativa, tuttavia, non
PUNTO DI PARTENZA
ristrutturandosi in una fase precoce degli squilibri, in modo tale da garantire gli
autorevole dottrina, sull’assunto che la twilight zone possa essere disciplinata con gli
Scetticismi che non convincono, specie se si tenga presente che al secondo comma
127
Obiezioni che tra l’altro non tengono conto dell’obiettivo di scongiurare le ipotesi di crisi,
tipico dell’istituto di allerta, affidando la gestione della crisi a strumenti che permettano il ritorno
all’equilibrio societario.
87
momento esatto in cui l’impresa si trovi nella possibilità di incorrere in una crisi 128.
migliore di quanto non lo sia. Anche il sistema francese, nel disegno di legge sulle
Strettamente collegata alla nuova nozione di crisi, è l’articolo tre del nuovo Codice,
dove dispone dei doveri in capo agli amministratori già espunti a livello interpretativo
disposizione che prevede il dovere di attivare le misure di allerta in capo alle società
francese. Tale potere può essere esercitato quando il presidente del tribunale di
francese, risulta essere anticipato rispetto alla previsione italiana di cui all’articolo 21,
alcune differenze tra gli ordinamenti, è possibile comunque constatare come il leit
motiv, delle nuove opzioni polittico legislative sia quello di prevenire, piuttosto che
Nel marzo del corrente anno sono entrate in vigore alcune modifiche al Codice
civile ‘inaugurate’ dal decreto legislativo numero 14 del 12 gennaio del 2019 129,
tempestiva della crisi e della perdita della continuità aziendale” 130. Sotto un profilo
(l’imprenditore quale dominus delle attività) – invalsa nel XX secolo e avente natura
129
Al contrario, il nuovo Codice della crisi d’impresa e della insolvenza entrerà in vigore a
partire dal quindici agosto del 2020.
130
Articolo 2086 secondo comma del Codice civile (il primo comma resta invariato):
“L’imprenditore, che operi in forma societaria o collettiva, ha il dovere di istituire un assetto
organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa,
anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita della
continuità aziendale, nonché di attivarsi senza indugio per l’adozione e l’attuazione di uno degli
strumenti previsti dall’ordinamento per il superamento della crisi e il recupero della continuità
aziendale”.
131
Il vecchio articolo 2086 del Codice civile così recitava: “L’imprenditore è il capo della
impresa e da lui dipendono gerarchicamente i suoi collaboratori”.
90
requisito non riguarda più, in via esclusiva, le società per azioni 132 ma è divenuto un
decreto attuativo della legge delega numero 155 del 2017 era previsto l’obbligo per
14 del 2019; nel documento venne precisato che il secondo comma dell’articolo 2086
del Codice civile avrebbe obbligato “gli imprenditori diversi da quello individuale”,
capovolgendo, dunque, le iniziali previsioni. Così, in base all’articolo tre del Codice
della impresa di rilevare la crisi e di risolverla celermente; essa non concerne, invece,
132
L’articolo di cui all’articolo 2381, quinto e sesto comma del Codice civile, risulta essere
una disposizione esclusivamente settoriale, escludendo dunque qualsiasi portata generale.
133
Lo schema di proposta di decreto attuativo così recitava: “L’imprenditore, che operi in
forma individuale, societaria o in qualunque altra veste (…)”.
134
Secondo M. SPIOTTA, in Continuità aziendale e doveri degli organi sociali, 2017, pp. 29
e ss., la scelta sugli adeguati assetti organizzativi, significa concedere agli amministratori una
“discrezionalità tecnica o limitata”, poiché saranno comunque vincolati, nella scelta latu sensu
organizzativa, al perseguimento dell’adeguatezza.
91
6°CO, CC.)
135
Così P. MONTALENTI, Diritto dell’impresa in crisi, diritto societario concorsuale, diritto
societario della crisi: appunti, in Giur. comm., 2018, p. 78.
92
dell’articolo 2381, sesto comma del Codice civile136. Il contenuto di questo specifico
obbligo informativo risulta essere alquanto ampio; infatti, si ritiene che possa essere
società e in merito ai flussi finanziari societari 140. Del resto, costanti valutazioni
136
L’articolo 2381, sesto comma de Codice civile così recita: “Gli amministratori sono tenuti
ad agire in modo informato; ciascun amministratore può chiedere agli organi delegati che in
consiglio siano fornite informazioni relative alla gestione della società”.
137
Un simile requisito è rinvenibile nel Duty to monitor, espressione del più ampio Duty of
care, il quale pone l’accento non sulla quantità di informazioni ottenute, ma sulla qualità delle
stesse. Sul punto F. GHEZZI, I fiduciary duties degli amministratori nei Principles of Corporate
Governance, in Riv. soc., 1996.
138
Ad esempio, attraverso un adeguato flusso informativo ed un adeguato monitoraggio, sarà
possibile rispettare gli obblighi relativi alla capitalizzazione o alla liquidazione, a seguito di perdita
del capitale sociale al di sotto del minimo legale, come si vedrà nel proseguo della trattazione.
139
Nelle imprese di notevoli dimensioni, risulteranno fondamentali i piani industriali, i piani
finanziari ed i piani strategici, i quali consentiranno di acquisire un costante flusso informativo,
garantendo dunque il rispetto degli adeguati assetti amministrativi, organizzativi, contabili. Sul
punto F. BRIZZI, Doveri degli amministratori, Torino ,2015, pp. 208 e ss.
140
Come sottolinea P. MONTALENTI, in I doveri degli amministratori, degli organi di
controllo e della società di revisione nella fase di emersione della crisi, in Diritto societario e crisi
d’impresa, 2014, p. 35, l’accento viene posto sulla informazione e sulla trasparenza della
93
comma); d) ciò che concerne la valutazione del bilancio societario, una palese
esercizio del potere gestionale.142 Ne deriva che, quando più esatta, continua e
informazione.
141
Trib. Milano, con sentenza del 2011 dispone che “Restano a capo degli amministratori
l’obbligo di corretta tenuta delle scritture contabili, di corretta redazione dei bilanci, di agire
informato”.
142
Il dovere conoscitivo preliminare, che si estrinseca nel dovere di monitoraggio costante
dell’andamento societario, è rinvenibile, come verificato nei precedenti paragrafi, anche negli
ordinamenti anglo-americani, quale logico presupposto del wrongful trading e della deeping
insolvency, così come nell’esperienza tedesca, dove il continuo monitoraggio è funzionale alla
conoscenza della insolvenza. Lo stesso dicasi per l’Action pour l’insuffisiance d’actif francese.
143
Ai sensi dell’articolo 2381 del Codice civile, se presenti deleghe gestorie, gli aspetti
puramente esecutivi del dovere di corretta informazione societaria spettano alla componente
delegata, mentre la valutazione della gestione, delle informazioni e dell’andamento spetta al
consiglio di amministrazione.
94
preventivo) di monitorare la continuità aziendale della società. 144 Nello specifico, gli
Codice civile e nei Principi IAS145. Non solo: l’accertamento della continuità
aziendale deve proiettarsi nei dodici mesi successivi alla redazione del bilancio,
dell’impresa. Inoltre, ai sensi dell’articolo 2428 del Codice civile, gli amministratori
Suddetti officia, tutelanti gli interessi societari e, indirettamente, quelli creditizi, sono
144
Un ruolo fondamentale nel valutare la continuità aziendale è svolto dai liquidity tests, a
seguito dei quali seguirà l’accertamento della solvibilità e la corresponsione o meno di dividendi.
Così M. MIOLA, in Riflessioni sui doveri degli amministratori in prossimità della insolvenza, in
Studi in onore di Umberto Belviso, Bari, 2011, p. 623
145
“Nella fase di preparazione del bilancio, la direzione aziendale deve effettuare una
valutazione sulla capacità dell’entità di continuare ad operare come entità in funzionamento”. Così
IAS 1, numero 23.
146
Accanto agli obblighi degli amministratori, si affiancano gli obblighi dei revisori legali, i
quali dovranno “valutare l’appropriato utilizzo da parte della direzione del presupposto della
continuità aziendale nella redazione del bilancio, e nel considerare se vi siano delle incertezze
significative sulla continuità aziendale dell’impresa tali da doverne dare informativa in bilancio”.
Così S. FORTUNATO, in Intervento, A.A.V.V., Le soluzioni concordate delle crisi d’impresa. Atti
del Convegno, a cura di A. Jorio, Milano, 2011, p.177.
95
valutare l’adeguatezza dei flussi finanziari futuri a ripagare l’operazione. 147 In sede
147
Significativa risulta la disciplina ai sensi dell’articolo 2501-bis del Codice civile, la quale
richiede l’indicazione delle risorse finanziarie per soddisfare le obbligazioni nascenti dalla
operazione straordinaria.
148
Da non dimenticare la non assoluta coincidenza tra mancanza di continuità aziendale e
insolvenza; in alcuni casi, la mancanza di going concern può tradursi in “minaccia di insolvenza”.
Sul punto A. MAZZONI, La responsabilità gestoria per scorretto esercizio dell’impresa priva della
prospettiva di continuità aziendale, in A.A.V.V. Amministrazione e controllo nel diritto delle
società. Liber amicorum Antonio Piras, 2010, p. 833.
149
È importante sottolineare come ancora una volta, secondo autorevole dottrina, in una
situazione di continuità aziendale i doveri fiduciari non saranno diretti ai creditori sociali, ciò viene
confermato dall’articolo 2394 del Codice civile il quale, come vedremo successivamente, dispone
l’azione di responsabilità in favore dei creditori solo in caso di pregiudizio al patrimonio sociale,
inidoneo a soddisfare i creditori. Sul punto A. ZOPPINI, in Emersione della crisi e interesse sociale
(spunti dalla teoria dell’emerging insolvency), in Osservatorio di diritto civile e commerciale, p.
35.
96
nel perseguimento dello scopo sociale. Tale vincolo, si è constatato, tutelerà, sia
all’articolo 2394 del Codice civile inerisce esclusivamente alle società per azioni;
essendi dell’azione non sia la tutela delle singole pretese creditorie ma la garanzia
150
L’articolo 2394 del Codice civile dispone che: “Gli amministratori rispondono verso i
creditori sociali per l'inosservanza degli obblighi inerenti alla conservazione dell'integrità del
patrimonio sociale. L'azione può essere proposta dai creditori quando il patrimonio sociale risulta
insufficiente al soddisfacimento dei loro crediti. La rinunzia all'azione da parte della società non
impedisce l'esercizio dell'azione da parte dei creditori sociali. La transazione può essere impugnata
dai creditori sociali soltanto con l'azione revocatoria quando ne ricorrono gli estremi”.
151
Ampio è il dibattito sulla natura contrattuale o extracontrattuale dell’azione, così come
sulla sua natura autonoma o surrogatoria rispetto all’azione sociale. Se parte della dottrina, da un
lato, propende per la natura contrattuale dell’azione, da cui discende la necessità di provare la
violazione dell’obbligo (imposto ex lege), il danno prodotto ed il nesso causale tra condotta ed
evento, i fautori della tesi della natura extracontrattuale basano le loro motivazioni del principio
neminem laedere, ex articolo 2043 del Codice civile. Per quanto attiene invece alla natura autonoma
o surrogatoria, i primi sostengono che in caso di rinuncia all’azione della società, non viene travolta
l’azione dei creditori sociali, Inoltre il curatore esercita entrambe le azioni ex articoli 2393 e 2394
del Codice, ponendo l’accento sull’autonomia delle stesse, così come la collocazione diversa delle
prescrizioni delle due azioni. Tra i diversi Autori che hanno trattato la materia, si veda M. FABIANI,
Fondamento e azione per la responsabilità degli amministratori di s.p.a. verso i creditori sociali
nella crisi dell’impresa, in Riv. soc., 2015.
152
Tale ricostruzione rispecchia il principio del neminem laedere, implicante la natura
extracontrattuale dell’azione. Se si fosse asserita la violazione di uno specifico obbligo previsto ex
98
dei creditori153. Poiché in situazioni di piena solvenza della società gli interessi
fattibilità di atti gestori atti a conseguire l’oggetto sociale. Così essi si atteggiano
depressione del patrimonio sociale e del suo valore. 155 Come precedentemente
dalla riforma del diritto societario del 2003 - non è contemplato nella disciplina
interessi dei soci e dei creditori coincidano157. Una seconda soluzione indica come
14, 1° comma, lettera a della legge delega numero 155 del 2017. Essa sancisce
addirittura, a gestirle. Il cardine resta il dovere di evitare atti gestori dannosi per il
157
La differenza di disciplina in materia di responsabilità a tutela dei creditori tra s.p.a. e
s.r.l., sta nella considerazione secondo cui nelle s.r.l., i rapporti tra le parti avvengono in un’ottica di
vicinanza comune, laddove invece nelle s.p.a., il rapporto tra board e creditori si realizza attraverso
l’analisi del patrimonio sociale. Sul punto F. BRIZZI, Doveri degli amministratori nel diritto
societario della crisi e tutela dei creditori nel diritto societario della crisi, p. 178.
158
M.MOZZARELLI, Responsabilità degli amministratori e tutela dei creditori nella s.r.l.,
Torino, 2007, pp.17 e ss., auspica un correttivo alla insufficienza della Binnenveranwortung,
attraverso la esplicita previsione dell’azione di responsabilità in favore dei creditori, oltre ai costosi
rimedi self help.
159
Il Tribunale di Milano, con sentenza del 2004, ha sancito che “in sede di azione sociale di
responsabilità incombe sull’attore la prova articolata su tre elementi: inadempimento
dell’amministratore di uno o più obblighi, nesso causale tra condotta e danno, danno (danno
emergente e lucro cessante), commisurandolo al pregiudizio che la società non avrebbe subito se un
determinato comportamento illegittimo non fosse stato compiuto.”
100
L. FALL.
Come prospettato nei precedenti paragrafi, una efficace tutela (indiretta) dei
aziendali con il parametro della continuità aziendale. Nel momento in cui viene meno
vengono in rilievo gli articoli 2446 e 2447 del Codice civile 160 (per le s.r.l. gli articoli
160
Articolo 2446 del Codice civile: “Quando risulta che il capitale è diminuito di oltre un
terzo in conseguenza di perdite, gli amministratori o il consiglio di gestione, e nel caso di loro
inerzia il collegio sindacale ovvero il consiglio di sorveglianza, devono senza indugio convocare
l'assemblea per gli opportuni provvedimenti. All'assemblea deve essere sottoposta una relazione
sulla situazione patrimoniale della società, con le osservazioni del collegio sindacale o del comitato
per il controllo sulla gestione. La relazione e le osservazioni devono restare depositate in copia nella
sede della società durante gli otto giorni che precedono l'assemblea, perché i soci possano prenderne
visione. Nell'assemblea gli amministratori devono dare conto dei fatti di rilievo avvenuti dopo la
redazione della relazione. Se entro l'esercizio successivo la perdita non risulta diminuita a meno di
un terzo, l'assemblea ordinaria o il consiglio di sorveglianza che approva il bilancio di tale esercizio
deve ridurre il capitale in proporzione delle perdite accertate. In mancanza gli amministratori e i
sindaci o il consiglio di sorveglianza devono chiedere al tribunale che venga disposta la riduzione
del capitale in ragione delle perdite risultanti dal bilancio. Il tribunale provvede, sentito il pubblico
ministero, con decreto soggetto a reclamo, che deve essere iscritto nel registro delle imprese a cura
degli amministratori (…)”
Articolo 2447 del Codice civile: “Se, per la perdita di oltre un terzo del capitale, questo si
riduce al disotto del minimo stabilito dall'articolo, gli amministratori o il consiglio di gestione e, in
caso di loro inerzia, il consiglio di sorveglianza devono senza indugio convocare l'assemblea per
deliberare la riduzione del capitale ed il contemporaneo aumento del medesimo ad una cifra non
inferiore al detto minimo, o la trasformazione della società”.
101
2482-bis e 2482-ter del Codice civile), prevedendo l’obbligo per gli amministratori di
depositando inoltre una relazione sulla situazione patrimoniale della società. 161 Tale
L’articolo 2447 del Codice civile non pone molti dubbi nel ritenere che in caso di
perdite tali da ridurre il capitale al di sotto del minimo legale, due saranno le
crisi, poiché da un lato, tali strumenti sono idonei ad evitare l’aggravarsi della
la perdita della continuità aziendale, con il decreto legge del 22 giugno del 2012,
numero 83, è stata introdotta la possibilità di posticipare gli obblighi inerenti alla
fallimentare, disposizione borderline tra diritto delle società e diritto delle procedure,
161
Il deposito della situazione patrimoniale delle società indica chiaramente che la
disposizione in discussione opera in un momento in cui la crisi possa essere considerata “grave”,
operando dunque su un terreno contiguo alla insolvenza.
162
Non si dimentichi che ai sensi dell’articolo 2484, 1°comma, numero 4 del Codice civile,
la riduzione del capital al di sotto del minimo legale è causa di scioglimento della società.
163
Attraverso il concordato con continuità aziendale, di cui all’articolo 186-bis legge
fallimentare, ora articolo 84 del Codice della crisi d’impresa e della insolvenza.
102
viene introdotto un vulnus al sistema del capitale sociale quale “condicio sine qua
il laissez faire concesso agli amministratori sia controbilanciato da una serie di doveri
capitale al di sotto del minimo legale, due saranno gli obiettivi da perseguire: in
primo luogo, bisognerà evitare che la crisi si trasformi in insolvenza vera e propria, in
164
Attraverso la legge delega numero 155 del 2017, all’articolo 14 1° comma, lettera d, ha
esteso la possibilità di sospensione degli obblighi a seguito di perdita del capitale sociale al di sotto
del minimo legale, in caso di attivazione delle misure protettive previste nell’ambito delle procedure
di allerta e di composizione assistita della crisi, in aggiunta agli accordi di ristrutturazione dei debiti
e del concordato preventivo.
165
Sostenitore della teoria del vulnus all’istituto del capitale sociale è A. ROSSI, in La
governance dell’impresa in fase di ristrutturazione, in Fall., 2015.
166
Diverse sono le opinioni in merito ai doveri degli amministratori nell’attuazione della fase
di ristrutturazione; una prima tesi sostiene che attraverso l’articolo 182-sexies legge fallimentare, si
ritorni all’obiettivo di perseguire il lucro. Tale ricostruzione, tuttavia, sconta il paradosso che
consiste nel riattivare un meccanismo che ha contribuito alla crisi. Una seconda tesi sostiene che
l’obbligo di gestione conservativa pervada anche la fase di ristrutturazione, attraverso la garanzia
del “miglior soddisfacimento dei creditori”, ma che purtroppo non tiene conto delle finalità di
recupero della continuità aziendale. Come sostiene A. ROSSI, Ivi, in Fall., 2015, una posizione
intermedia si avrebbe attraverso la ‘gestione sostitutiva’, ossia in una gestione non innovativa, ma
che permetta il ritorno all’equilibrio originario, non pregiudicando i creditori.
103
da tutelare gli interessi della società ed indirettamente gli interessi dei creditori.
trasforma o liquida”, consona più alla tutela dei creditori che a quella di interessi
eterogenei. Qualora si verifichi una riduzione del capitale sociale al di sotto del
minimo legale, le opzioni individuate dal legislatore del 1942 risultano essere poco
sospensione degli obblighi sottesi alla regola in esame. Nella fattispecie, ripristinando
167
In modo da evitare crisi d’imprese a catena, tali da deprimere un intero settore economico.
Così A. MAZZONI, in La responsabilità gestoria per scorretto esercizio dell’impresa priva della
prospettiva della continuità aziendale, in A.A.V.V., Amministrazione e controllo nel diritto delle
società. Liber amicorum Antonio Piras, 2010, pp. 831 e ss.
104
crisi, rimane ferma l’applicazione dell’articolo 2486 del Codice civile, imponente agli
alla continuità aziendale: gli strumenti negoziali avranno raggiunto i risultati sperati;
ex articolo 2484, 1° comma, numero 4, (scil., per riduzione del capitale al di sotto del
minimo legale) occorre tutelare i creditori onde scongiurare evitare che lo sbilancio
patrimoniale traligni anche in squilibrio, disavanzo finanziario 171. Ora, nel nostro
implicante l’inadeguatezza dei flussi di cassa per ‘coprire’ le obbligazioni. Per tali
cui all’articolo 2486 del Codice civile - in caso di riduzione al di sotto del minimo
legale del capitale sociale onde garantire “l’integrità ed il valore del patrimonio
171
Già attraverso la disciplina dello scioglimento della società, viene svolta una efficiente
tutela preventiva dei creditori, in modo tale da evitare che, in caso di riduzione del capitale al di
sotto del limite legale, non venga prodotto lo sbilancio societario ed in caso di scioglimento per
impossibilità di conseguimento dell’oggetto sociale, non venga realizzata l’ipotesi di illiquidità.
Così F. BRIZZI, Doveri degli amministratori nel diritto societario della crisi e tutela dei creditori
nel diritto societario della crisi, Torino, 2015 p. 291.
172
Oltre a tale obbligo, gli amministratori dovranno porre in essere gli adempimenti
pubblicitari necessari, ai sensi dell’articolo 2485 del Codice civile.
106
distruzione degli assets societari. Tale disciplina, introdotta con la riforma del 2003,
173
Ai sensi dell’articolo 2486 del Codice civile, “Al verificarsi di una causa di scioglimento e
fino al momento della consegna di cui all'articolo 2487 bis, gli amministratori conservano il potere
di gestire la società, ai soli fini della conservazione dell'integrità e del valore del patrimonio sociale
(…)”
174
Sul punto, approfonditamente, F. BRIZZI, Responsabilità gestorie in prossimità dello
stato di insolvenza e le quantificazioni del danno risarcibile, in Riv. dir. comm., 2008. La vecchia
disciplina, al contrario, prevedeva il divieto di effettuare e di intraprendere nuove operazioni.
L’Autore risulta dunque favorevole ad una concezione dinamica del dovere di conservazione
dell’integrità patrimoniale.
175
La mera prosecuzione dell’attività amministrativa in presenza di una causa di
scioglimento della società, non può essere di per sé considerata quale causa di aggravamento del
dissesto finanziario della società poi fallita, poiché le condotte compiute dagli amministratori
potrebbero, in base ad un giudizio ex ante, essere del tutto neutre, se non addirittura positive per
evitare alla società perdite ancora più gravi. Così il Tribunale di Ivrea, 2006.
176
Nella legge delega numero 155 del 2017, l’articolo 14, 1 °comma, numero c, ha indicato
come causa di scioglimento delle società di capitali l’accesso alla procedura di liquidazione
giudiziale, pertanto la gestione degli amministratori dovrà essere improntata alla conservazione del
valore dell’impresa, in favore dei creditori sociali, eventualmente autorizzando operazioni che la
consentano.
107
degli interessi dei soci; infatti, solo nelle ipotesi di insolvenza prevalgono gli interessi
dei creditori179. D’altro canto, qualora il risanamento aziendale abbia felice esito,
177
F. BRIZZI, in Proposte concorrenti nel concordato preventivo e governance della
impresa in crisi, in Giur. comm., 2017, p 343 I, parla della doverosità degli amministratori di
realizzare le prospettive di risanamento, quale espressione del principio di corretta amministrazione.
178
A. NIGRO, D. VATTERMOLI, in Disciplina delle crisi dell’impresa societaria, doveri
degli amministratori e strumenti di pianificazione. L’esperienza italiana, in Crisi d’impresa ed
insolvenza, 2018, indicano come potenziali strumenti di soluzione negoziale della crisi, in base al
grado di difficoltà dell’impresa, il piano attestato di risanamento (accordi negoziali stragiudiziari,
non soggetto ad omologazione), gli accordi di ristrutturazione dei debiti (accordi negoziali
stragiudiziari che necessitano di omologazione), infine il concordato preventivo.
179
In una pronuncia della Cassazione del 2008, numero 4728, si parlava di “spossessamento
attenuato”, in riferimento al concordato preventivo, indicando dunque la necessità di un equo
contemperamento di interessi sociali e dei creditori.
180
È la ricostruzione di E. BARCELLONA, in Concordato con continuità aziendale: quale il
quid dell’istituto?, bozza, 2014, pp. 5 e ss.
108
Codice civile, effettuando una gestione che miri a garantire il valore dell’impresa181.
C.C.I.)
Qualora gli strumenti negoziali di soluzione della crisi d’impresa siano ‘falliti’,
imponga agli amministratori di attivare una procedura liquidatoria 182 onde evitare un
nocumento ai creditori sociali. Al riguardo, nel nuovo Codice della crisi d’impresa e
rapida definizione della procedura, anche al fine di non pregiudicare i diritti dei
181
Si tenga presente che, come affermato da F. BRIZZI, in Proposte concorrenti nel
concordato preventivo e governance dell’impresa in crisi, Giur. comm., 2017, pp.363 e 364, nelle
more delle fasi inerenti alle trattative, gli amministratori avranno il dovere di garantire una gestione
conservativa, ulteriore rispetto all’articolo 2486 del Codice civile, mentre nelle fasi successive alle
trattative, la gestione sarà improntata alla riorganizzazione o alla liquidazione, in base all’accordo
raggiunto.
182
Dovere che spetta agli amministratori, senza necessità di approvazione da parte
dell’assemblea degli azionisti, in base all’articolo 2380-bis del Codice civile.
109
realizzare il massimo valore dei beni societari nell’interesse dei creditori. In secondo
luogo, l’articolo 37 del Codice della crisi d’impresa indica come legittimato attivo
dell’articolo 323 del C.C.I., 1°comma, lettera d, si evince che il debitore realizza la
giudiziale o con altra colpa grave”. Attraverso il combinato disposto delle norme in
recente riforma del diritto delle procedure - occorre esaminare gli articoli 2394 e
2486 del Codice civile. In altri termini, si parte dal presupposto di evitare l’acuirsi
erosione del patrimonio societario; b) attivarsi per la soluzione del dissesto onde
o la liquidazione giudiziale.186
MISURE
agli amministratori quando si apre una procedura liquidatoria prevista dal diritto
Risulta palese come gli interessi dei creditori – costituenti, in principio, un limite alla
(attraverso lo strumento della liquidazione), imponendo una gestione che valorizzi gli
sia ‘invocabile’ nelle opzioni degli amministratori circa l’applicabilità di uno degli
INSOLVENZA
a quello delle procedure concorsuali - permette una discreta tutela degli interessi
strumento più idoneo a garantire la risoluzione della crisi, siano sottoposti al criterio
indifferente alla scelta tra uno o l’altro rimedio. Successivamente, bisognerà valutare
188
Per una rapida ricostruzione storica dell’istituto, si rimanda a D. SEMEGHINI, Il dibattito
statunitense sulla Business Judgment Rule. Spunti per una rivisitazione del tema, in Riv. dir. soc.,
2013, pp. 206 e ss. In particolare, si ricordi come nell’ordinamento giuridico americano, stretta è la
correlazione tra B.J.R. e il duty of care in capo agli amministratori di società.
113
conduzione della società non tralignerà in condotte pavide o inerti 189. Costoro,
dunque, potranno sbagliare in merito alle scelte gestionali, purché si tratti di errori
non macroscopici, parametrati mediante il criterio della diligenza 190. Solo dopo la
valutazione della condotta tramite il criterio della diligenza, si potrà inferire se una
scelta sia insindacabile o meno, purché non risulti palesemente irrazionale. In tal
189
Concetto che venne espresso dalla giurisprudenza della Cassazione del 1970, numero 558,
per cui “il giudice investito dell’azione di responsabilità sociale contro gli amministratori non può
contestare gli addebiti che rientrino nella categoria degli atti di gestione, sulla base di criteri
discrezionali di opportunità e convenienza, poiché in tal modo sostituirebbe ex post il proprio
apprezzamento soggettivo a quello espresso o attuato dall’organo all’uopo legittimato”.
190
Se nell’ordinamento giuridico statunitense viene generalmente utilizzata la B.J.R. quale
strumento di eventuale esenzione della responsabilità da parte degli amministratori,
nell’ordinamento giuridico italiano è possibile pervenire alle medesime conseguenze attraverso
‘strade differenti’. Si parla a tal punto del criterio della diligenza, dell’adeguatezza degli assetti
societari, della ragionevolezza e della diligenza dell’iter decisionale e della decisione finale. Vasta è
la letteratura sul tema, tra i tanti Autori, si rimanda a C. ANGELICI, in Diligentia quam in suibus e
business judgment rule, in Riv Dir. Comm., 2006, I, pp. 675 e ss.
191
La Corte di Cassazione, con sentenza del 2009, numero 18231, dispone che “resta
valutabile la diligenza mostrata nell’apprezzare preventivamente i margini di rischio connessi
all’operazione da intraprendere, così da non esporre l’impresa a perdite, altrimenti prevenibili.”. Lo
stesso secondo la Cassazione numero 3409 del 2013.
192
Ciò avverrà attraverso la costante realizzazione del duty to monitor, il quale permetterà di
assumere tutte quelle informazione idonee ai fini della emanazione di una decisione corretta. Così
F. GHEZZI, I fiduciary duties degli amministratori nei Principles of Corporate Governance, in Riv.
soc., 1996, p. 492.
114
amministratori sulla scelta dello strumento più idoneo alla risoluzione della crisi, non
diversamente verrà addebitata agli amministratori la noxa del danno cagionato alla
società o ai creditori. Lo stesso vale nell’ipotesi in cui siano state acquisite tutte le
non applicazione della B.J.R. Più in generale, parte della dottrina ritiene che la
persegua l’interesse sociale; tale posizione, tuttavia, non considera che la nozione di
gli interessi degli amministratori e degli azionisti (di minoranza) non collimano 193. Un
altro approccio teorico la teoria ritiene che una scelta - basata su informazioni
predisporre una struttura idonea a collazionare i dati indispensabili alla decisione 194.
193
Sul punto C. ANGELICI, in Interesse sociale e Business Judgment Rule, in Riv. dir.
Comm., 2012, I, pp. 532 e ss., in cui indica l’interesse sociale come una ‘variabile’ di difficile
identificazione, poiché plasmabile di contenuti diversi in base al contesto economico-giuridico in
cui si trovi.
194
Così M. IRRERA, in Gli obblighi degli amministratori di società per azioni tra vecchie e
nuove clausole generali, in Riv. dir. soc., 2011, pp. 358 e ss.
115
amministrativa può essere ricostruita nei seguenti termini: in primis occorre una
conto di due fattori: il livello e la gravità della crisi. In caso di iniziale incertezza,
inadatti alla sua risoluzione. Costituirà, pertanto, motivo di responsabilità in capo agli
195
A. MAZZONI, in La responsabilità gestoria per scorretto esercizio dell’impresa priva
della prospettiva di continuità aziendale, in A.a.V.v., Amministrazione e controllo nel diritto delle
società. Liber amicorum Antonio Piras, 2010 p. 831, indica come esempio di honest Business
Judgment Rule le decisioni assunte nella prospettiva della continuità aziendale, salvo l’ipotesi di
irreversibilità della situazione societaria, dove non resterà altro da fare che gestire la società in
ottica di soddisfacimento dei creditori, esentando gli amministratori da responsabilità se tale
obiettivo sarà perseguito.
116
In caso di esito negativo, non resterà che scegliere la liquidazione giudiziale. 199 A
196
Sarà chiaramente sottoposta ad accertamento, da parte dell’Autorità giudiziaria, anche la
decisione degli amministratori se risanare, ricapitalizzare o liquidare la società, a seguito della
valutazione di tutte le informazioni necessari ai fini della suddetta scelta. Così A. MAZZONI, Ivi,
pp. 830 e ss.
197
Il concordato liquidatorio, ai sensi dell’articolo 240 del nuovo Codice, presuppone
l’apertura della liquidazione giudiziale, pertanto il raffronto si concentrerà tra concordato
preventivo e procedura liquidatoria giudiziale.
198
Da non dimenticare la giurisprudenza di merito del 2013, ad opera del Tribunale di
Milano, secondi cui “Contrarre debiti superiori al capitale non costituisce attività vietata né
negligente, poiché i debiti sono funzionali all’attività produttiva e trovano riscontro nei ricavi in
vista dei quali sono contratti.”
199
Come sostiene autorevole dottrina, il concordato preventivo ha il compito di prevenire
l’utilizzo della liquidazione giudiziale, avvalorando dunque il raggiungimento di un agreement tra
la classe dei creditori e il debitore. Sul punto F. BRIZZI, Doveri degli amministratori nel diritto
societario della crisi e tutela dei creditori nel diritto societario della crisi, Torino, 2015, p.426.
117
potranno essere ritenuti responsabili per erronea decisione poiché, impiegando gli
situazione si complica nel caso in cui sia stata depositata immediata istanza di
concordato. In tale ipotesi, gli amministratori potranno essere ritenuti responsabili per
CONCLUSIONI
degli strumenti a difesa degli interessi degli stakeholder, come sovente è stato
solvibilità, l’obiettivo sarà valorizzare gli interessi della società, nelle condizioni
200
Questa la ricostruzione prospettata da F. BRIZZI, Ivi, p.428.
118
irreversibile sotto il profilo del going concern. Sarà compito del ‘diritto societario
situazioni di crisi d’impresa, gli interessi dei creditori potranno essere considerati
tale piano sono - e risulteranno utili - gli strumenti predisposti dagli ordinamenti di
common Law e di civil Law – segnatamente, l’istituto del capitale sociale e i solvency
Tests – in grado di agevolare l’emersione dello stato recessivo della firm. In questa
- previo ossequio dei doveri in capo agli amministratori, e grazie ad una gestione
opzioni liquidatorie.
119
120
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137
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