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di 11gn.i. Wpf.R. t ei11UJI.etfllil.
Proprietà letteraria ri6ervata
© 1980 by Editrice Kemi ·Piazza Bolivar, 8 • 20146 Milano
llflici: Lainate· Milano· Te!. (02) 93.71.068
Swmpato dalla Tipolilogmlìa Zamagna (M1Iano) nel mese di Gennaio I9H2
A GENTILI

cm-::;q•44

AURORACONSURGENS

L'Alba del pensiero al chimico ermetico


OPERE GIA 'PUBBLICA TE

La Verita' ermetica di Esiodo e Moae'- parte prima


di A. Gentili
La Luce di Kemi- Le fonti dell'Alchimia
di A. Gentili
La Verita' ermetica di Esiodo e Moae'-parte seconda
di A. Gentili
La Steganografia dell'Abate Tritemio- Traduzione e
commento-primo volume di A. Gentili
Corpus Philoaoj)hicum toti111 magiae-restitutum a
j.EM KREM ERZ--aegyptiaco manUicripto-
volgata di Ak Z Ur
Le carte storiche della Fratellanza di Myriam-
a cura di Giammaria Kremmerz
Compendio di ermetica-Tavole di Propedeutica-
di Giammaria
La Steganografia dell'Abate Tritemio- Traduzione e
commento-secondo volume di A. Gentili
Marco Daffi e la sua opera- Tavole e commenti-
di Giammaria

OPfRf IN CORSO DI PUBBLICAZ/UNE

Vivere per saper d'essere- di G. Marcomario


Thesaurum Medicinae Dei-Rito di Hamzur-
11 Libro ermetico dei Morti- di M. Daffi
- Il volo dei Sette Ibis- Erboristeria alchimica-
di A. Gentili
Ermetismo e Yoga-- Parallelo Ira Occidente ed
Oriente- di A. Gentili
PREFAZIONE

In questo saggio, che rappresenta la traccia che conduce


alla Porta Ermetica, il Gentili dimostra che il carattere sa-
cro dell'Ermetismo risiede nella realizzazione di cio' che si
propone la teoria.
Quindi, tutta la pratica ermetica e' sacra, come lo sono
anche quei simboli, che l'Autore ci pone sotto gli occhi ad
ogni pagina.
Essi sono evocatori di funzioni, che possiamo cogliere,
per analogia, in noi stessi.
La nostra coscienza innata, attraverso il carattere simbo-
lico della realta' dei fenomeni, sopratutto queUa che viene
delineata dall'uomo, ci puo' condurre alla realta' assoluta.
Il Gentili pone in risalto che il concetto di Genesi non
e 'l'esaurimento, cristallizzato in un effetto, dell'impulso dato
dalla causa agente, ma e' un perpetuo divenire, in cui si pos·
sono cogliere sette fasi, nella successione, in senso vitale,
tra Causa ed Effetto.
Sono le stesse sette fasi, poste da Mose' nel m o Bara-
schith, sotto il simbolismo dei Patriarchi prima del Diluvio,
come ha magistralmente ed ampiamente illustrato il Gentili
ne La Verita' ermetica di Esiodo e Mosc'.
Egli ora, in quP-ste pagine, descrive come esse si ritrovi-
no, in tutta la loro potenza, nell'Uomo, nei suoi sette centri
sacri, datori di vita.
La filosofia simbolica, ben diversa dalla filosofia dia-
lettica, sterile e priva di significati intrinsech i, si basa sul
carattere prettamente simbolico della realta' fenomenica,
per arrivare direttamente alla fonte della realta' trascendente.
In questo modo, opponPndo ad una realta' intellettuale,

7
una realta' fenomenica, si rimarra' ancorati ad una positi·
vita' che, estrinsecandosi nel simbolo naturale, condurra'
il miste sul cammino dell'ermetumo.
Nel grande contesto naturale, il simbolo piu' significati-
vo e' l'uomo, che, in quanto finalita' di una Genesi perenne,
non si presenta in opposizione all'Universo, ma come media
proporzionale, tra l'universale ed il particolare, ed e' quindi,
la migliore rappresentazione del Tutto.
Su questa filosofUJ dell'Uomo, quale centro dell'Univer-
so ed espressione, neUe sue linee simboliche, dell'universo
stesso, si conclude il libro, cantico appassionato, che esalta
l'armonia del passaggio dall'UNO al DUE.
L 'uomo e' l'espressione di un essere virtuale, che si muta
in forma, attraverso una genesi; obbedendo ad una legge uni-
versale, questo essere concretizza, in senso metafuico, l'Idea
di sostanza dello Spirito.
Questo saggio puo' essere oggetto di profonda riflessione
per il matematico, il botanico, il medico, ma sopratutto per
l'ermetista sincero, che sappia cogliere l'entita' cosmica del
suo stesso essere, il cui punto di partenza e' nell'Essere,
seme di quella attivita' originale, che si trova virtualmente
mmpendiata nell'Uomo Regale, simbolo di tutto cio' che
F"

.t. A.
Capitolo I

IL SIMBOLO ERMETICO

Il mondo moderno va fiero del grado di tiapere, raggiunto


da quando l'uomo, seconco l'opinione corrente, si e' final-
mente reso autonomo da tutte quelle limitazioni, che poteva-
no impedirgli la via verso la Conoscenza.
Cosi', almeno, si dice e si crede.
Sono caduti i vincoli fideistici, che imponevano la VI·
sione del mondo, secondo una prospettiva imposta dalle re·
ligioni. Tali vincoli erano antirazionali ed antivitali per la ge·
nesi e la sopravvivenza di una scienza, libera da qualsiasi
legame.
Sono state superate le limitazioni aprioristiche del pensie-
ro classico che, come ciarpame avuto in eredita· dal passa·
to, ha tarpato le ali alla ragione.
Ora, si dice, ponendo fede 111"1 nutilri ::il~nsi e nella ragione
umana, ci si e' finalmente spinti vt·rso l"ostiervazione spassio-
nata della Natura e che la scienza non t'· piu' basata su dati
apriositici ed irrazionali.

9
Il simbolo ennellro

Ora, essa e' divenuta scienza sperimentale, basata sul-


l'osservazione dei fenomeni e, mediante l'elaborazione dei
dati ottenuti, giunge a regole piu' generali.
Per l'uomo, i sensi sono divenuti la sua unica e vera fon-
te di conoscenza, tramite i quali, egli puo' mettersi in contat-
to con tutto cio' che lo circonda.
Questa affermazione trova il pieno consenso dell'erme-
tista, che ritiene, come la scienza, essere i sensi, le uniche por-
te che, aprendosi sul mondo esteriore, permettono all'uomo
di avvicinarsi alla realta' oggettiva.
Anzi, le sensazioni posseggono un tal grado di purezza,
che nessun altro strumento al mondo puo' vantare.
Gli organi sensitivi, infatti, si sono sviluppati nell'uomo
a seguito degli stimoli provenienti dal mondo esterno, e quin-
di, sono in funzione di esso.
L'occhio non avrebbe ragione d 'essere, se la luce del so-
le non sfolgorasse sul nostro pianeta, ed il tatto non vi sareb-
be, se l'universo non fosse composto da volumi.
Quindi, i sensi non sono ne' fallaci ne' strumenti, che de-
vono essere trascesi nel processo conoscitivo, poiche' essi tro-
vano la loro ragion d'essere in Natura.
Quando la sensazione viene trasmessa al cervello, attra-
verso i canali nervosi, per la sua elaborazione in percezione,
in quel preciso istante, la sua purezza subisce una distorsio-
ne, perche' deve attraversare il filtro delle innumerevoli co-
stellazioni psichiche, che si sono formate in base ai piu' di-
versi fattori, quali la cultura generale dell'epoca, le abitudini
contratte nell'affrontare e valutare il mondo esterno, lo sta-
to d'animo, temporaneo o perenne, dell'osservatore, le no-
zioni inoculate dalla famiglia, dalla nazione, dalla razza di
appartenenza, le ideologie preferite, che oggi imperversano
molto di piu' che per il passato.

IO
Il simbolo crmctJCtl

In altre parole, potremo dire che lo sperimentatore os-


serva e giudica la realta' esterna dal colore degli occhiali che
porta, per cui la realta' esterna non e' poi cosi' oggettiva
come si crede.
n fenomeno di distorsione si verifica in qualsiasi circo-
stanza ed in qualsiasi momento, sia nel campo delle azioni
giornaliere, in relazione al comportamento individuale e so-
ciale, sia nel campo scientifico che, meno degli altri, dovreb-
be prestarsi a questa mistificazione.
La stessa sperimentazione, oggi, non trasmette il medesi-
mo messaggio ai vari osservatori, come confermano le infini-
te discussioni e disquisizioni, che agitano il campo biologi-
co, chimico, fisico.
n fisico puro, che si appoggia ai postulati galileiani ed
allo sperimentalismo propugnato nel XVII-XVIIJ secolo,
non accettera' mai le teorie quasi fantascientifiche dell'astro-
fisico.
Ad esempio, i buchi neri, appoggiati con molto calore
dall'astrofisica moderna, che interpreta tali fenomeni celesti,
come lo spostamento di materia da una stella all'altra, non
vengono accettati dal fisico puro, che irride questa teoria e
taccia di visionario chi la propugna.
I fisici, pur osservando il medesimo fenomeno, giungo-
no a conclusioni completamente diverse, se non addirittura
antitetiche, secondo il condizionamento assunto dalla loro
materia cerebrale, in conformita' agli insegnamenti ricevuti
o accettati.
n fenomeno della deviazione degli spettri stellari verso
il rosso, normalmente conosciuto come effetto Doeppler,
quando riguarda l'osservazione dei piu' lontani corpi celesti,
come le nebulose extragalattiche, viene variamente interpre-
tato.

Il
Il simbolo erme1ico

Infatti, vi e' chi parla di un'espansione dell'Universo,


per cui lo spostamento delle righe spettrali verso il rosso de-
notera' il vero effetto Doeppler, in quanto le nebulose, a
seguito di un primigenio big-bang, o esplosione primordia-
le, si allontanano le une dalle altre in una corsa vertiginosa
verso lo spazio infinito; altri, invece, postulano che tale spo-
stamento spettrale sia dovuto alla materia cosmica, tenuissi-
ma, che si interpone tra l'osservatore e l'oggetto osservato.
In un processo sperimentale, che dovrebbe presentare
la massima obbiettivita' di giudizio, ognuno si sente in do-
vere di esprimere il proprio parere, finche' un'autorita' del
campo, a cui si deve rispetto, non sempre dipendente dal suo
reale valore scientifico, stabilisce che il fenomeno, che si
sta osservando, debba essere interpretato secondo un dato
punto di vista.
Generalmente il suo.
In tal modo, la teoria che ne deriva, entra nella storia
della cultura umana, fino a quando altri fenomeni sperimen-
tali non la rovesceranno, per lasciar posto a nuove teorie, che
abbiano, comunque, sempre l'avallo di un'autorita' del
campo.
Si potrebbe obiettare che, comunque si comporti,
qualsiasi pregiudizio abbia per sfondo, qualsiasi aggancio
presenti con una concezione di base, o preconcetto, la
nostra scienza e • quanto mai prospera e prolifica di portati
scientifici di altissimo interesse.
l'Ile e' testimonianza quanto e' stato raggiunto: i risul-
tati, il sapere, in qualsiasi campo, e le mete, quanto mai
luminose e di eccezionale valore scientifico.
Ebbene. cerchiamo di osservare la realta • con occhi di-
sincantati.
Nel campo dd sapere, che si e' interamente riversato

12
Il Simbolo ermetu:u

nella tecnologia, con cui abbiamo a che fare in ogni istante


della nostra vita, la scienza ha compiuto passi da gigante.
Infatti oggi possediamo un bagaglio di aggeggi sofisti-
cati e sorprendenti, che possono alleviare le nostre fatiche,
rendendo la vita comoda e scorrevole.
Pero' nel campo della co11oscenza non si e' fatto alcun
passo in avanti.
Sapere non e' sinonimo di Conoscere.
Oggi noi siamo dei saggi senza Conoscenza, perche' co·
noscere vuoi dire scendere in comunione con i fenomeni
steui, sentirli, viverli.
Con la Conoscenza, quindi, potremo cogliere l'intima po·
tenzialita ~ che anima i diversi fenomeni e giungere alla loro
esatta collocazione nell'economia dell'Universo, in modo da
poter stringere, in un monismo scientifico, tutta la realta'
universale, che invece ci appare frazionata.
La nostra scienza non e' riuscita e non riuscir a' mai a
risolvere questo problema, perche' non e' possibile conoscere
l'essenza,che anima un fenomeno, solamente facendo la som·
ma di una grande quantita' di dati esteriori. che ruotano al·
la superficie del fenomeno stesso.
Per ogni scoperta, fatta in campo scientifico, si suona·
no trionfalmente le trombe, dicendo che la Verita' e' ormai
a portata di mano, qui, subito dietro l'angolo; la realta',
purtroppo, e' molto piu' prosaica e sconfortante!
Per ogni problema risolto, se ne presentano altri cento,
molto piu' ardui ed intricati, per cui le trionfali mete della
scienza risultano, dal punto di vista della Conoscenza, degli
abissi sempre piu' profondi e piu' bui.
Che significato ha il sezionare, bombardare, polveriz·
zare l'atomo, per trovare alla sua radice non altro che ener·
gia, cioe' materia al suo piu' elevato grado cinetico, quando

13
Il simbolo ermettCO

poi non sappiamo cosa sia, in essenza, l'energia stessa?


Cosa ci porta l'esplorazione dei deserti planetari del no-
stro sistema solare, se non mille problemi in aggiunta a quel-
li che gia' preesistono?
Tutto cio', forse, non ci allontana sempre piu' dalla cono-
scenza del nostro Universo, della sua genesi, della sua forma-
zione, del suo divenire, della sua morte?
Sul problema intrinseco della vita, che in ultima anali-
si significa esistenza, quale messaggio puo' trasmetterei
l'amino-acido nelle sue contorsioni nel DNA, quando lo
stesso enigma vitale ci rimane sempre celato, perche' la no-
stra osservazione si e' oggettivata a tal punto, che oggi ,la no-
stra coscienza e' solo capace di osservare fenomeni esterio-
ri, e quindi di superficie?
Ecco la definizione che meglio si confa • alla nostra scien-
za: scienza di superficie.
Infatti la sua ricerca ruota perennemente all'esterno dei
fenomeni, senza avere la capacita' di cogliere il valore pro-
fondo, che fa esistere il fenomeno stesso, che lo vitalizza, che
lo regge nel divenire.
Si potrebbe obiettare: ma cosa cerca, in fin dei conti,
l'ermetista?
Se accetta lo sperimentalismo, se insiste che i sensi so-
no l'unica fonte di conoscenza, se conferma che l'osservazio-
ne neutra e spassionata del mondo esteriore e' l 'unica strada
per giungere alla veri t a', in che cosa differisce dallo scien-
ziato moderno?
Per quale motivo non accetta il sistema di investigazio-
ne scientifico, che ricalca gli stessi canoni, comuni ad en-
trambi?
Lo scienziato e l 'ermetista, pur partendo dalla stessa
fonte di conoscenza: la sensazione, approdano a spiagge

14
Il s.tmholo c:rmc:hl'll

diverse.
Tanto lo scienziato che l'ermetista vengono colpiti dagli
stessi stimoli esterni, in cui pongono fede, poiche' questa e'
l'attuale struttura dell'uomo; pero', l'elaborazione delle scn·
sazioni ricevute e' sostanzialmente diversa, perche' l'erme·
tista non vede il mondo nello stesso modo, in cui l'osserva lo
scienziato moderno.
Tutto risiede in quel sorgere della percezione nella ma·
teria grigia del cervello, che e' differente tra l'ermetista e
l'uomo comune.
L'ermetista, con uno sforzo titanico, immenso, ha cerca·
lo di pulire i suoi circuiti cerebrali, sbarazzandoli da tutto
quanto la cultura vi ha immesso. Egli e' ritualmente morto,
poiche' ha distrutto la sua personalita', frutto dell'ambiente
esterno, costituita dai mille legami e dai tanti gioghi, che la
societa' impone in fatto di cultura, di abitudini, ecc.,ed ha
reso il piu' possibile terso il prisma, attraverso cui vengono
rifratte le sue sensazioni, che dara' origine ai concetti.
Questo significa scardinare la propria personalita', un an·
dare contro la corrente del pensare comune, far tacere il
proprio ego che. come quello di tutti gli altri, si e' formato
e si nutre delle convenzioni della societa' in cui si vive, delle
abitudini acquisite con il tempo, delle ideologie e dei pregiu·
dizi, imposti dalla famiglia.
Questi sforzi, se non sono ben condotti, possono portare
alla pazzia e, nei casi estremi, alla morte fisica.
Nella vasta letteratura alchimico-ermetica, il processo
di purificazione delle percezioni e' passato sotto il nome
di Nigredo, od Opera al Nero.
E' pure l' indurimento del piombo, preconizzato nel
Papiro di Leida ( 1 ), in cui l'iniziato ad un nuovo modo di
vedere la realta', ovvero l'iniziato alla Conoscenza, si rende

15
Il "imbolo rrmct1Ccl

cosciente di tutte le limitazioni,chc lo vincolano e che l'op-


primono da ogni parte.
Inizia una furiosa battaglia tra il suo lo storico profon-
do ed il suo Io personale: da un lato, il sussurro suadente del-
l'Io profondo, che lo invita a tornare puro come un bimbo,
a ritrovare quella coscienza tersa e pulita, non ancora conta-
minata; dall'altro lato, l'Io psichico, che non vuole rinuncia-
re alla sua esistenza, fatta di convenzioni.
E' la lotta tra S. Michele ed il Drago; il grosso Serpente
Astrale che circonda la terra; il grande Apopis egizio, che de-
ve essere trafitto con molti coltelli, da colui che inizia la stra-
da della redenzione conoscitiva, in modo da potersi insigni-
re del titolo di Tagliato re di serpenti. ( 2 J
Nell'uomo, la presa di coscienza dei vincoli,che lo immo-
bilizzano, costituisce quasi sempre un dramma profondo.
Tutto un mondo in cui si crede, tutto un patrimonio di
valori, a cui si presta fede e per cui si vive, a poco a pocb
cade in pezzi, lasciando entro la coscienza solo morte e ro-
vma.
La discesa all'Ade, nel regno delle Ombre, diviene un fat-
to reale, che puo' avere anche il carattere dell 'oggettivazio-
ne, nei momenti piu' drammatici; un dramma psichico indi-
viduale di enorme portata, di cui si beve l'amaro calice, goc-
cia a goccia.
Finche' il Serpente puo' tenerlo vincolato, l'Io psichico
sonnecchia sicuro, pcrche' le mille luci del caleidoscopio
terreno, ubriacando la coscienza, tengono l'uomo aggiogato al
grande Gioco dcll'lllusione cosmica, costituita dai molti lac-
ci individuali, sociali, politici, culturali.
Nel momento stesso in cui la coscienza si ribella, perche'
stanca di questa fiera ubriacante, il Drago, simile alle orri-
pilanti figuraziorù dell'Aro Duat egizio, si erge in tutta la

16
Il simbolo ermetiCO

17
Il s1mbolo rrmrt1ro

Tomba di Hamscs VI

Libro delle Porte


11 Divisione

Al centro le 5 figure umane, piu 'le quattro


a testa di sciacallo, portano lunghi coltel-
li e sono chiamati:
COLORO CHE Pl' 1'\l~CONO APOPIS

IX
Il S&mbolo crmettco

sua spaventosa potenza e, contro il malcapitato , che ha o-


sato disturbare il suo sonno millenario, lancia le sue lingue di
fuoco: le ansie, le paure, gli sg~menti, i rimorsi, le angoscie,
l'inferno dei dubbi. (3)
Molte domande si rincorrono, senza avere una risposta:
cos'e' la vita, quale il suo scopo, a cosa tende, perche' l'esi-
stenza e quale il fine di questo lungo peregrinare?
Perche' tutto questo caleidoscopio di forme, che muta-
no incessantemente; quale la potenzialita' che le vitalizza?
A quale fine tende questa intima, incessante forza, che fa
che le cose divengano, in un perpetuo movimento ciclico?
Su questo inferno di rovine e di buio esistenziale, a poco
a poco la luce compare. E' una luce salvatrice, che mostra ti-
midamente la strada verso la salvezza.
Una prima sensazione, pulita, sorge dal profondo del
cuore; l'uomo si guarda di nuovo attorno e si accorge che la
realta' esteriore non e' piu'quella che aveva sempre osservato.
L'aquila si beffa della pesantezza del suo corpo, per li-
brarsi in volo. D'altra parte sappiamo , molto bene dalla mec-
canica, che le ali non bastano all'uccello per volare.
Prima, eravamo colpiti dalla fascinazione mentale, per il
solo oggetto sensibile; questo ci portava ad una identificazio-
ne, ma ci impediva di vedere cio' che ora osserviamo con spi-
rito piu 'puro e piu' sereno.
Prima, sognavamo cd eravamo interessati al solo confor-
to della vita; eravamo schiavi di tutti gli oggetti, perche' li
consideravamo uno scopo, un fine e non, un semplice aiuto;
ora, ci accorgiamo di poterne fare a meno.
Prima, la nostra osservazione esteriore era a tal punto og-
gettivata, da osservare la crescita degli esseri attorno a noi,
previa la collocazione nel tempo, o previa l'osservazione del-
le varie parti nel loro di venire; ora, osservando il seme di un
albero, vediamo la pulen:.ialita ', insita in quel seme, che lo

19
Il simbolo ermetico

fara' divenire un albero fronzuto, portatore di altri semi, si-


mili a quelli che stiamo osservando.
E il concetto stesso di tempo perdera', per noi, il suo si-
gnificato convenzionale.
La nostra, non risulta piu' un'osservazione di superficie,
scaglionata in tante fasi successive, in cui dal seme si osser-
va crescere l'esile stelo, portatore di due timide foglioline, e
via via, nel tempo, la crescita dell'albero fronzuto, che innal-
za trionfante i suoi rami verso il cielo.
Il seme stesso, o meglio, cio' che rappresenta il seme e
che in esso e' contenuto, la sua fona ignota di crescenza, la
sua identita', sara' simile al frutto, che egli porta nel suo grem-
bo ed alla forma esteriore, che assumera' nel tempo.
Ci accorgiamo, che seme ed individuo adulto, che ritorna
di nuovo nel seme, sono la sostanza di una stessa potenziali-
la' intrinseca, ed in tal modo, inizieremo a conoscere real-
mente le cose.
Ci accorgeremo, che tutto attorno a noi e' volume, solo
cd esclusivamente volume.
Invano cercheremo le semplificazioni, imposteci da una
geometria convenzionale, che, come tale, ha portato nel so-
lo campo concettuale tutta una serie di assiomi che, per faci-
litare la comprensione e lo sviluppo di ulteriori costruzioni
geometriche, ha cerebralizzato la geometria stessa, facendo-
ci pagare un caro prezzo: ci ha allontanato da una realta'
esistente, per costruire una pseudo -realta', esclusivamente
razionale.
Ove troviamo la concezione euclidea di punto immateria-
le, quando in Natura esso non esiste, se non come volume, ri-
dottissimo fin che si vuole?
Ove sono i piarù, se non come sezioni di volumi?
Ove la retta, che in Natura non esiste'l

20
Il ~1mbolo ermetico

Ci accorgiamo che quei sotterfugi hanno cerebralizzato la


nostra personalita' e ci hanno condotto nell'irrazionale, spin-
gendoci lontano dalla vera osservazione della Natura.
Ove softo quei punti fissi, immutabili che, per convenzio-
ne, la nostra scienza si e' dovuta costruire e postulare, per po·
ter innalzare su di essi il suo vasto edificio?
In Natura tutto c'divenire, e nulla e' immobile e fisso.
Con questi brevi cenni non stiamo ponendo il problema
della scelta tra scienza ed empirismo, ma stiamo esponendo
alcune differenze tra Conoscenza e Sapere.
D Sapere, come gia' detto appartiene alla nostra epoca.
Sapere, nel caso di un medico, e' descrivere il percorso dei
vari circuiti del corpo umano; sapere, per il biologo, e' descri-
vere il comportamento dei 21 aminoacidi, che si avvolgono ad
elica _nel DNA, e come si comporta il gamete, nel processo
genetico.
Sapere, secondo il fisico, e' descrivere la profonda costitu-
zione-dell'atomo, senza averne colto il suo significato ontolo-
gico; descrivere le applicazioni di tutte le infinite gamme
d'onde energetiche, che attraversano lo spazio, senza cono-
scerP. la loro intima essenza; spingere i suoi potenti vettori
nello spazio, senza conoscere cosa voglia essere lo spazio,
che egli percorre ed attraversa.
Per Conoscenza, noi intendiamo il ritorno alla visione
funzionale dei gruppi organici e alla riscoperta delle risonan-
ze armoniche, esistenti tra i differenti momenti dell'organis-
mo vivente e della natura in generale.
La Conoscenza porta ad una visione sintetica, al di la'
di ogni cerebralismo.
Conoscenza significa cogliere il senso vitale delle cose,
mentre l'analisi cerebrale l'annulla, poiche' ci sottopone del-
le parti, isolate !t- une dalle altre,_ e questo determinismo mec-

21
Il s1mbolo cnnct1co

canicistico ci impedira' sempre di avvicinarci al segreto della


vita.
Noi possiamo osservare l' Esistenza tanto in noi quanto
fuori di noi.
Esistere vuoi dire vivere, per cui la vita diviene l 'oggetto
della Conoscenza.
Dove osserviamo , in Natura, la simbologia numerica, qua-
le ci viene sottoposta dalla nostra matematica? In nessuna
parte, poiche' in Natura potremo osservare solo dei rappor-
ti, funzioni di rapporti, e monanze armoniche.
Cio' che suggerisce l'ermetista,e' la visione spassionata
della Natura, che pian piano, da visione passa a contempla-
zione.
In questo momento contemplativo, in cui tutto il nostro
essere viene interessato, sorge un contatto tra spirito e spi-
rito, ovvero un contatto diretto tra la coscienza funzionale
e la funzione caratteristica dell'oggetto.
La civilizzazione, cioe' l'adattamento confortevole del-
la natura alla vita giornaliera, ha affossato sempre piu' questo
senso conoscitivo,per giungere fino all'attuale momento cre-
puscolare, in cui si vive solo di illusioni e di costruzioni ce-
rebrali, avendo smarrito il contatto con la vita naturale.
D ritorno alla Natura, che viene sempre predicato dal
pensiero esoterico, non vuoi essere un regredire verso uno
stadio animale-umano, bensi' la spinta a sbarazzarci di tutto
il bagaglio inutile che, non solo rende difficoltoso il nostro
cammino, ma che il piu' delle volte ci immobilizza. come
pietrificati.
La Natura sa parlare direttamente alla coscienza dell'os-
servatore, in modo spontaneo, senza passare attraverso la
mediazione artificiosa del cervello; ma deve essere osservata
nella sua globalita ', senza decomporla.
Il simbolo ermet1oo

Come ricompensa, evochera' in noi, sotto il sigillo del


Simbolo,la sua Anima.
Attraverso i volumi e le forme incatenate nella materia,
giungeremo al simbolo, che evochera' l'anima che vitalizza
le cose, la vita stessa delle cose.
Questo simbolo, ben diverso dai simboli artificiali da noi
creati, quali la parola, l'immagine, ci parlera' e noi non ten-
teremo di spiegarlo, poiche', nel momento stesso in cui vor-
remo imprigionarlo nelle parole, l'avremo ucciso.
Il simbolo non si pronuncia, non si costringe entro restri-
zioni cerebrali; esso parla per suo conto e pertanto, per sua
definizione, diventa magico, perche' la forma-idea, che cara-
terizza la materia, non si descrive, ma si prova, si vive.
In tal modo, questa esperienza sara' la prova della verita'
e la menzogna pian piano si dissolvera' nel nulla.
Contemplare, vuoi dire vivere; e vivere, significa accre-
scersi e mantenersi in ogni direzione e, quindi, evocare in
noi il senso dello spazio.
Ma contemplare, significa anche vivere e provare i volumi
e, per analogia, evocare in noi lo stato degli esseri, la forma
che caratterizza la materia.
Questo nuovo stato conoscitivo, che a buon diritto chia-
meremo ermetico, nei testi alchimici viene chiamato Opera
al Bianco, o Albédo. (4)
E' il Mattino dell'Anima, che sale e va all'Orizzonte,co-
me dice l'egizio. E' lo stato in cui la coscienza non risulta
essere il frutto di funzioni o di rapporti, ma si manifesta co-
me potenza metafisica, come punto di partenza, perche'
racchiude in se', virtualmente, tutto il vasto mondo delle
Idee, rivestite di forma.
A questo punto l'uomo sa, poiche' constatando per mez-
zo dei sensi la realta' che ora sta investigando, crede. L'uomo

23
Il s1mbolo crmc11oo

sa perche' ha la convinzione della realta' che non si puo' di-


mostrare e che si manifesta tramite il simbolo, agente magico
della Forma-Idea, che si e' cristallizzata nella materia.
La correlazione tra Sapere e Credere si sintetizza nella
Conoscenza, la Porta maggiore del Tempio, che porta l'es-
sere nell'Essere.
Nasce, in tal modo, la vera Coscienza, che diviene l'i-
dentificazione di una natura con un'altra natura, di un es-
sere specifico con le specificazioni di un altro essere, secondo
l'aurea massima ermetica, che dice Se vuoi conoscere la cma,
devi diventare la cosa stessa.
Da quanto abbiamo esposto, salta evidente agli occhi
il paradosso, secondo cui, la conoscenza ermetica, ottenuta
tramite i sensi, non vincola l'uomo alla realta' sensibile,
ma lo fa trascendere,lo eleva ad un piano superiore.
Per esempio, l'intelligenza umana, mentre ode un suono,
avra' la possibilita' di cogliere il senso deU'armonia, prescin-
dendo dallo stato fisico, oppure emotivo, o pischico, o men-
tale. Nell'Albedo, l'uomo coglie la funzione cosmica, che im-
pera ovunque e che e' alla base di ogni fenomeno, e quindi,
percepisce anche la coincidenza funzionale del fenomeno
stesso, che determina la coscienza dell'armonia, che e' di or-
dine sopraimaturale.
Nella conoscenza ermetica, cioe' quando sono stati ab-
bandonati lo spirito razionale deterministico, o lo stato di
fede, i problemi essenziali vengono avvicinati con spirito
funzionale: prescindendo dalle forme che entrano in gioco.
Infatti, alla base dei grandi movimenti della Conoscenza,
troviamo l'espressione puramente geometrica, con esclusione
di forme definite, immutabili, poiche' dal momento stesso
in cui le figure precisano la funzione, inizia la decadenza,
la caduta della Ragione nel razionale.
Il simbolo ermc11co

* * *
Il simbolo a cui accenniamo e che l'uomo deve saper co-
gliere nella contemplazione della Natura. e' la .~iniPsi delle
fon:.e, che spingono la sostanza " rPndn~i manifPsla nella
forma.
l simboli sono di due specit>: naturali t>d artificiali.
l primi si trovano nella :'llatura e costituiscono il mondo
del reale; i secondi sono creati dall'uomo.
Alcuni simboli artificiali rappresentano l'essenza dei fr-
nomeni che avvengono nell'Universo e, scelti con profondo
senso esoterico dall'uomo, fanno parte della Mitologia an·
ti ca.
Altri simboli artificiali, convenzionali, come la parola.
quelli matematici e quelli chimici, vengono usati dall'uomo
per comunicare con i suoi simili.
Ogni simbolo, al di la' di ogni interpretazione, e' stret-
tamente legato a cio' che vuoi dire, a cio' che evoca, quindi
esso e' la rappresentazione, in sunto, in sintesi, di una
l'spressione funzionale.
Allo Spirito,astratto per sua natura, occorre sempre un
,;upporto concreto, che rappresenti l'intero fenomeno in una
><intesi, situata nel tempo e nello spazio, perche' solo in tal
modo potra' fornire alla coscienza i mezzi necessari per
l'•·s1wrienza.
In un sc•t·ondo tempo. nel processo conoscitivo. il suppor-
lo ,;ara' rigettato,,. rimarra' il concetto puro.
In eampo chimico. per rappresentar!' una combinazione
Ira i vari corpi chimici o i vari composti molecolari, si ri-
corre a immagini-simboli, cioe' a una sintesi, che pero' non e'
la rappresentaziom· vera e propria della reazione chimica.
Infatti. nel simholismo chimico. in un'unica equazione,

25
Il simbolo ermetico

rappresentiamo alla nostra coscienza, globalmente e sinteti-


camente, un trasporto qualitativo e quantitativo di masse
ed un interscambio di energie.
In altre parole, il simbolo ci pone nelle condizioni di os-
servare unitariamente il fenomeno e di poter accrescere la
nostra potenza conoscitiva, perche' sintetizza un complica-
to processo materiale-energetico, che non sapremmo rappre-
sentarci altrimenti.
Quindi, il simbolo e' l'unico strumento, atto a portare la
nostra coscienza verso ulteriori dilatazioni.
In Natura, sede della Vita e Vita stessa, il simbolo assu-
me un carattere universale, poiche' ogni cosa che vive nei tre
regni naturali, uomo compreso, rappresenta la sintesi di un
processo creativo, tutt'ora in atto, in cui 5ostanza e forma
vengono colti simultaneamente.
Quindi il simbolo, come aggettivazione del pensiero, as-
sume il ruolo di sintesi psicologica, poiche' evoca funzioni
e rapporti qualitativi e quantitativi, non oggettivabili in forma
determinata.
Comunque, a differenza di quello creato dall'uomo, il
simbolo naturale non deve essere considerato una realta'
invariabile, poiche' non e' la verita', ma e' un evocatore
della re alta'·.
Pur essendo oggettivamente determinato nel tempo e
nello spazio, il simbolo ci porta alla simultaneita' del feno-
meno oggettivo, che e' al di fuori del tempo.
Esso e' il legame tra l'intelligenza razionale e la sovra-ra-
zionale; quest'ultima, infatti, non trova la sua espressione se
non nelle forme matematiche. Per cui, nella contemplazione
della Natura, sorgera' pian piano, dal piu' profondo della
nostra coscienza, il senso matematico (metafisica), che c!
fa apparire la Natura cd i ~uoi complementi, come rapporti

26
Il \lmOOio CI'TMIICO

armonici, mutuamente legati nell'infinita scala dei numeri,


intesi in senso geometrico.
Questo era il senso del discorso della Scuola Pitagorica,
che voleva tra i suoi affiliati uomini profondamente matema-
tici, capaci di cogliere, nella contemplazione della Natura,
il profondo simbolismo, che vela la realta' che sottosta' ai
fenomeni.
Ma il simbolo, come sintesi, come simultaneita', porta a
sopprimere in noi anche il senso del tempo.
Noi siamo usi collocare la realta' esteriore nel tempo e
nello spazio, perche' facciamo sempre intercorrere del tempo
tra una causa agente e l'effetto.
E' il nostro sistema conoscitivo, razionale, oggettivo,
che ci impone, filosoficamente, di proiettare nel tempo il
nesso che intercorre tra una causa agente ed il suo effetto.
Senza questa costruzione razionale, mentale, e quindi artifi·
ciosa, non sapremmo osservare la realta' oggettiva.
Ma nel processo generativo, che e' alla base della vita,
e che e' Vita o Natura, il tempo scompare, come possiamo
osservare nella realta', in cui causa ed effetto non sono sepa·
rati nel tempo.
In biologia, la congiunzione dello spermatozoo e del-
l'ovulo femminile e' istantanea, il momento della congiun·
zione vitale e' fuori del Tempo.
Come pure e' fuori del tempo, la formazione del sale
che precipita nell'unione di una base con un acido, poiche'
vediamo il sale apparire istantaneamente.
Nel momento vitale, in cui la sostanza informale prende
forma, noi osserviamo l'eterno Presente.
In quello stesso istante, causa ed effetto si identificano,
per cui, tanto la causa che l'effetto vengono a rappresentare
i due poli di un m~rlesimo fenomeno, che ha il carattere

27
Il simbolo ennet1co

intrinseco della simultaneita': cio' che non ha forma, l'in·


visibile, si trasforma in visibile; l'unione dello spermatozoo
e dell'ovulo provocano l'epifania dell'animale, che prima
non esisteva.
Nell'osservazione della Natura, noi cogliamo, come co·
scienza innata, l'eterno presente, poiche' la Natura e' atto
generativo continuo, per cui non vi e' mai stato un inizio
dal quale poi contare i tempi, ma essa e' sempre Vita e tra·
sformazione di informate in formale, in modo continuo e
costante.
D termine Baraschith della Genesi mosaica, infatti, non
significa principio, inizio dei tempi, ma principio sostanzia-
le, legge sempre presente, e cosi' lo traducemmo nel nostro
libro" La Verita' ermetica di Esiodo e Mose"'. ( 5)
/.a /,uce e' dice Mose', ed essa e' il simbolo dell'eterno
presente, che e' causa ed effetto, assoluti.
!\di'apparenza sensitiva, vi potranno essere successioni
c.li effetti, ma non vi sara' mai una successione tra causa ed
effetto.
l'odia ..emplict· cottura c.li un uovo, non possiamo coglie·
re l'attimo in cui il calure trasforma l'albume da liquido in
solido. In quel momento la luce, il calore, ha dato forma
a cio' che prima era liquido, come informate.
E' l'eterno ricordo; che ci viene presentato sotto varie
forme c simboli, dall'antica misteriosofia ermetico-alchimi·
ca del vc!'ehio Egitto, in cui il Fuoco si condensa in Aria,
in Acqua e poi in Terra.
In questo preciso momento creativo, tuttora in atto,
vi c' solo l'Eterno Presente; Passato ed Avvenire divengono
astrazioni razionali, concepite soltanto dalla riflessione
del nostro cervello, impossibilitato, per costruzione propria,
ad avvertire il momento presente.

28
Il umbolo ermc=11co

- Non volgere il capo a ritroso, non


guardare indietro nel tempo dei
tempi, a puntellare una fede; atten-
di al presente, poiche' tutto e' pre-
sente: il passato come il futuro, che
non e' se non quando e in quanto
presente ... e che sia come tu vuoi ...
essere.

(Giammaria) ( 6)

29
NOTE

1- Il Papiro di Leyùa, proveniente da Tebe, e' una raccolta di 99 ri-


cette alchimiche, scritte in greco.
Fu donato al Museo di Leyda nel 1830 dal console di Svezia e
'ìorvr.gia, il cavaliere Giovanni Anastasi .
.-\!cune ricette di questo papiro sono state tradotte in chiaro nel
capitolo VI del Libro La ltegonogrofia dell'Abate Tritemio -voi
2 -A. Gentili- Ed. Kemi.

2- La nostra egittologia, rinvenendo questo titolo nelle tombe di al-


•·uni dignitari, ha tratto l'affrettata conclusione che esso sia un
titolo onorifico .

.1- Si leggano, al proposito n Libro dei Morti egizio e il &rdo Todol


tibetano, o Libro dei Morti ove vengono mirabilmente descritte
le situazioni p•icologiche vissute dal miste.

-!- Termine alchimico che e' stato impiegato a iosa dall'alchimisrno


medioevale e dall'esoterismo delle religioni, compresa quella
cristiana, che fa comparire l'Angelo Bianco sulla tomba del Cristo
risorto .

.i- Vt·di La J'erita ermetica di Esiodo e Mosc •. vol. 1- A. Gentili-


Ed. Kemi.

6- ~tralcio di una lt-tt~ra scritta da (;iammaria all'autore.

30
Capitolo II

IL SIMBOLO ANTICO
E LA FUNZIONE UOMO

Per illustrare meglio il concetto ermetico, vorremmo fare


alcune consideraziorù sulla funzione dei simboli, osservando
il problema della conoscenza da un punto di vista filosofico-
psicologico_
Ogni pensiero, che sorge in noi, ha come substrato
un'Idea, che rimane e dimora nel campo dell'informale, e
che puo' avere la sua espressione tangibile nella parola_
La parola, quindi, e' l'atto creativo, mediante il quale
l'Idea viene portata nel campo del sensibile-
Pertanto ,la parola diviene il pensiero agente, operante,
perche' senza di essa, senza questa creazione sul piano delle
oggettivazioni, il pensiero per noi non esisterebbe_
D'altra parte, nella sua intima costituzione, il pensiero
porta il dualismo esistente in tutto l'urùverso;dualismo com-
posto dal positivo e dal negativo, contradditori e complemen-
tari fra loro, che ci fanno tradurre ogni cosa in concetti
come e' ,oppure n un e'-

31
Il '>lnJOOh.J an1100 e la runzumc uomo

Se non potessimo introdurre questa possibilita' di nega-


zione, il ragionamento non potrebbe essere, poiche' verrebbe
a mancare la scienza della logica, che fa appunto appello a
questa contradditorieta', insita nel concetto stesso.
Senza le due condizioni basilari, azione e negazione,
ogni pensiero non potrebbe essere, in quanto l'azione da'
forma e sostanza al pensiero, lo qualifica, lo specifica, mentre
la negazione pone le basi per qualsiasi ragionamento.
Nello stesso istante in cui sorge l'Idea, e prima ancora
che la si esponga verbalmente o per iscritto, si sviluppano
in noi due azioni simultanee: una di limitazione ed un 'altra
di negazione.
La negazione e' un'operazione che si sviluppa al di fuo-
ri della nostra volonta', nella coscienza funzionale, in dipen-
denza ed in conformita' alla parte vivente della nostra natura
di esseri pensanti.
In altre parole, il pensiero genera l'azione, quest'ultima
limita e delimita l'idea, dandole forma. Questo fatto pone
in risalto la negazione, che si estrinseca appunto nel momento
in cui l'essenza umana specifica il contenuto dell'idea stes-
sa, perche' la sottopone al dualismo logico, cioe' al ragio-
namento.
PerQ', all'inizio di ogni attivita' pensante e ragionante,
ci troviamo dinanzi ad una Attivita' generica, che non ha
nome e che risulta illimitata, in quanto non e' circoscritta
dal nostro essere psicologico.
Attivita', eh~: e' l'essenza stessa della funzione, ovvero
l'anima, o la forza, di cio' che deve scendere in manifesta-
zione ed a cui possiamo attribuire il carattere di una Realta'
che, non essendo ancora polarizzata, risulta essere un qual-
cosa di astratto per la nostra coscienza psicologica.
Nel momento in cui polarizziamo questa Enert.ria, dcfi-

32
11 \lmbolo an11co ~:: la fun11one uomo

nendola con le nostre categorie mentali, noi la limitiamo; in


altre parole, possiamo dire che ci accingiamo ad operare un
frazionamento dell'Unita' assoluta, o Realta', rappresentata
dall'Energia non polarizzata.
Questa limitazione, che porta l'informale nella forma,
che definisce e, quindi, circoscrive una parte del Tutto, ci
porta immediatamente al concetto di misura, perche' la no-
stra coscienza psicologica traduce questo frazionamento in
quantita', ovvero in qualcosa di determinato, di fisso.
La quantita' diventa, pertanto, sinonimo di frazionamen-
to, di arresto, di cessazione dell'Attivita' assoluta, perche'
quest'ultima viene cristallizzata nel particolare, in un qualco-
sa di inattivo, che porta con se' un senso di morte.
Questo concetto porta con se' anche l'altro corollario:
l'Attivita' assoluta e' l'Essenza che sottosta' ad ogni cosa,
e' l'Anima del tutto.
Pertanto la moltitudine, costituita dagli esseri e dalle
cose, e che e' compresa nel Tutto, non rappresenta altro che
i frazionamenti di questa Attivita'; frazionamenti da noi
chiamati definizioni funzionali.
Da queste premesse si puo' facilmente intuire che, per il
processo conoscitivo, si possono aprire due strade: la prima,
che considera l'Idea e l'oggetto definito, nella sua quantita',
volume e forma; ed una seconda che considera soltanto
l'Attivita' che informa, che sottosta' all'idea o all'oggetto.
Sono due strade ben distinte, con metodi di indagine di-
versi, che conducono logicamente a conclusioni antitetiche.
Infatti, la prima strada conduce al razionalismo, al quale
interessa la finalita' deU'azione, e che quindi definira' con
una parola dove ha portato o dove e' sfociata l'azione stes-
sa. In tal modo l'idea, di per se' libera e vitale, verra' conge-
lata nella sintesi di un vocabolo,che la circoscrive, che la li-

33
Il \lmbolo ~11co ~ la funz1onc U(lmu

mita, che la crocifigge nel sensibile.


Avremo, pertanto, l'idea immobile, non piu' vitalizzata,
morta.
La seconda strada, invece, conduce ad un pensiero vi-
tale, funzionale, perche' si considera solo la funzione dell'i-
dea, la quale, pertanto, non essendo costretta in una parola,
potra' mantenere intatta la sua vitalita'.
Quindi, l'unico modo per rappresentarla, sara' quello di
tradurla in simboli, come le immagini, i disegni, le geometrie,
i numeri, che riassumono in se' piu' funzioni.
La nostra scienza, seguendo il primo metodo, diviene
deterministica.
Infatti, lo studio della finalita' dell'azione porta a frazio-
nare, a parcellizzare tutti i fenomeni e, di conseguenza, si
contemplano cose gia' compiute, finite, morte.
Non sara' certamente sommando queste cose frazionate,
che la nostra scienza potra' giungere a conoscere l'attivita',
che fa loro da sfondo.
Il secondo metodo, essendo un insieme di funzioni,
che prescindono dalla finalita' dell'azione, permette alle Idee,
nella loro espressione vitale, e quindi esoterica, di legarsi le
une alle altre, e questo e' il pensiero ermetico.
Il primo sistema da' origine al linguaggio ed all'alfabeto,
propriamente detti, in cui le parole devono possedere un si-
gnifica t o ben preciso ed il soggetto deve essere definito da
un attributo, che non presenta alcun legame vitale con il
so~getto stesso; il secondo origina una scrittura, come quella
~c·roglifiea e~zia o quella ebraica, composta da radici sostan-
tiz·e che indicano, indifferentemente, tanto verbi, che sostan-
tivi od aggettivi.
n geroglifico cd il radicale rappresentano il simbolo di
una alli1·ita ',che non e' ancora polarizzata e che, pertanto,
Il ..,mho)o anuco e la fun11one uomo

mantiene legami viventi con altre funzioni, mentre la parola,


definita e circoscritta, non potra' mai essere legata· ad un altra
parola, in modo vivente.
Da cio' si puo' facilmente dedurre quanta importanza ab-
bia il tipo di mentalita' posseduto da colui che si accosta ai
vecchi testi iniziatici ebraici o alle figure geroglifiche egizie.
Infatti, dal condizionamento mentale dello studioso, che po·
tra' essere razionalistico, oppure funzionale, dipendera' l 'in·
terpretazione di quelle figure e di quegli scritti che, e&Sendo
stati vergati con spirito funzionale, verranno distorti e total-
mente falsati da una mente razionale.
E' quanto e' successo alla Genesi mosaica, a tutta la vasta
letteratura ed iconografia antica, perche' non ci si e' mai po·
sti nelle condizioni mentali, adatte a cogliere lo spirito con
cui furono concepite.
Infatti, lo spirito razionale ci ha regalato un 'egittologia,
ben lontana da quello spirito vitale, che ha sostenuto tutta
la cultura del vecchio Egitto, ed una Genesi, in cui la funzio-
nalita' mosaica e' stata tradita, perche' crocefissa in morti
concetti che, essendo materiali, hanno portato alloro livel-
lo le Idee di Mose '.
Per l'egizio antico, il geroglifico rappresentante I'ucceUo
non designava l'animale, come concetto limitato, non era,
cioe' l'idea compiuta e finalizzata nella forma, ma esprimeva
l'idea generica del volare; siccome volare vuoi dire staccarsi
dalla terra, andare verso il cielo, l'uccello era sinonimo di
elevazione e, in campo metafisico, di anima,di spirito.
La qualita' dell'uccello, poi, determinava a quale senso
metafisico ci si potesse accostare.
D geroglifico uccello, quindi, legava, in un tutt'uno armo-
nico, un insieme di idee vitali, perche' non dava alla frase un
senso compiuto, fisso e determinato, ma copriva una gamma

35
Il s1mbolo antiCO e la funZione u11nw

policroma di interpretazioni, a partire dal piano materiale,


per giungere a quello spirituale.
In questo processo conoscitivo, coesistevano tutti i pos·
sibili significati; nel caso uno fosse preminente, i restanti non
venivano tuttavia esclusi, ma rimanevano come sottofondo,
come eco, appunto perche' il geroglifico non poneva limita·
zioni di sorta.
Da quanto detto, risulta evidente che il geroglifico e'
alla base del metodo di ragionamento per analogia.
Lo stesso simbolo, infatti, richiama piu' funzioni vita·
li, in quanto raggruppa in se' piu' funzionalita'.
Dal lato opposto, abbiamo il ragionamento per deduzio.
ne e per induzione, proprio della scienza razionale alla quale
occorrono azioni finalizzate, compiute, da cui far discen·
dere altrettanti fatti ben definiti.
Lo spirito funzionale, in cui la funzione viene considera-
ta senza una finalita' nell'azione, ha informato tutta l'alchi·
mia greca e medioevale, che hanno preso le mosse e cercato
di perpetuare il simbolismo egizio.
Purtroppo, la trasposizione fonetica dei geroglifici egi·
zi ha fatto trascurare la profonda potenzialita' insita nel sim·
bolo grafico ed ha prodotto le prime deformazioni, che han·
no condot~o al linguaggio cifrato e, in un certo senso, astruso
dell 'alchimismo medioevale.
Per l'egizio del Vecchio e Medio Impero era naturale,
osservando il geroglifico composto pss

Oc:::::::J
-Il- X

vedervi un simbolo di ricostruzione, in generale; ricostru·


zione, su equilibri di maggiori dimensioni (rettangolo rap·
porto l a 2), partendo da una base unitaria (quadrato), dopo

36
Il \lmholo anhco c la funz1onc uomo

una scomposizione o suddivisione di essa: ( I )

--li-

Questo simbolo, per assonanza, in greco assunse la fone-


tica piss o pissa.
Con la determinazione in un vocabolo prefissato, tale
geroglifico perse la sua potenzialita' che, per essere mante-
nuta, richiedeva un nuovo simbolo convenzionale, che ri-
chiamasse quello d'origine.
Cosi' il termine pissa, a sua volta tradotto con il voca-
bolo pece dalle nostre lingue, ha portato all'assurdo di per-
petuare una fraseologia criptografica, derivante dalla deforma.
zione fonetica del simbolo primitivo.
In tal modo, l'alchimismo medioevale, con pece desi-
gno' il concetto ermetico di ricostruzione in base al separan-
do, ovvero l'operazione che separa il greve dal fine e riscostrui
sce piu' in alto; lo stesso senso, quindi, che voleva trasmetter-
ci l'immagine del geroglifico di partenza.

* * *

Il geroglifico, presentandosi in immagini, esprime tutti


gli agganci vitali e permette alla definizione funzionale di
rimanere viva; differisce sostanzialmente dalla parola, perche'
quest'ultima non si lega, in modo vitale, a nessun'altra.
Il geroglifico pss, che abbiamo visto dianzi, indica, in
senso generale, un 'operazione di ricostruzione, ottenuta in
base ad una preventiva divisione.
E', quindi, una sintesi di nozioni collegate.
Infatti, attraverso la funzione principale, richiama ed
esprime geometricamente le altre che, in questo caso, sono di

37
Il !olmbolo antico c la funz1onc uomn

ordine matematico.
l principali modi di azione, che possono discendere e di·
pendere da un certo simbolismo, sono i Principi Astratti,
chiamati Idee da Platone; Neter, dalla civilta' egizia e Dei
dalla mitologia antica.
Nella loro intima essenza, come abbiamo visto, questi
Principi Astratti, sono duali, in quanto in loro v'e' un prin-
cipio maschile, azione, a cui fa riscontro il corrispondente
principio femminile, reazione.
Questi due principi, azione e reazione, unendosi, si annui·
lano e producono, come conseguenza, la cosa, l'oggetto, ov-
vero una Quantita' che potremo chiamare Energia definita,
polarizzata.
Quindi i Principi Astratti, oltre che duali, sono anche
trini; infatti non solo, sono l'impulsione attiva, che origina
ogni essere, ma determinano anche le caratteristiche dell'es-
sere stesso, perche' in lui portano e manifestano le loro re-
sistenze.
Ecco quindi, che si trasformano in una signatura, in un
simbolo labile, passeggero, che rappresenta la funzione in-
carnata.
Attraverso la signatura, si possono cogliere le analogie
che appartengono alla linea di uno stesso Dio.
Quindi, dall'annullamento energetico tra azione e rea-
zione, si forma l'apparenza sensibile, e con l'annullamento
tra le varie apparenze, scompare ogni definizione, per cui si
giunge al simbolismo delle linee incrociate:

x
al quaternario della manifestazione.
Le due linee incrociate, o la croce, saranno la rappresen-

.3R
Il ''mbolo anuco e la funzllmc uomo

tazione solare dell'uomo incarnato, e, come dice il Corpus


Philosophicum:
-il centro mentale che si manifesta neUe quattro
forme elementari- ( 2)
Gli antichi Egili rappreS«!ntarono la potenza attiva del-
la Natura nello scettro, che il Re portava nella sinistra, e
nel flagello, retto dalla destra; il primo era la rappresenta-
zione della potenza attiva, il secondo, della potenza reat-
tiva.
L 'incrocio dello scettro e del flagello, sul petto del re
morto, indicava che le due potenze, manifestantesi nel tre,
nel dar luogo ad una forma determinata, sorretta dalla caden-
za del quattro, erano morte, crocefisse nella materia. ( Fig.J)
Quando la forma scompare, la potenza originaria ritor-
na duale, e le due forze, azione e reazione, ritornano allo-
ro stato primitivo; il Re, simbolo della Natura operante, ri-
torna a liberare lo scettro ed il flagello, impugnandoli con
mani diverse.
Questa apparenza sensibile, che si forma dall'incontro
e dal reciproco annullamento delle due forze, e che costi-
tuisce la signatura dell'essere, e' il simbolo naturale che va
osservato, e che, in quanto simbolo, deve saper trasmette:
re tutte le analogie, che discendono da quel Principio A·
stratto.
Riuscendo a contemplare lo spettacolo che ci offre la
Natura, sapremo raccogliere cio' che il simbolo ci vuole tra-
smettere, ed arriveremo, pian piano, a superare la forma e a
percepire, nel gran coro delle analogie, che sorgono dal no-
stro intimo, l 'Essenza pura, il Neter, l'Idea che sottosta'
al formale.
Osservando e contemplando lo spettacolo della Luna,
che muta gradualmente durante la fase crescente, coglieremo

39
Il sambolo anlaco c la funzaonc uomo

l'Idea di Crescenza, che sentiremo ovunque, ove questa fun-


zione si esplica; e se la nostra osservazione si sara' sufficiente-
mente affinata, neU'osservare la pianta che cresce, od un fiore
che si schiude, spieremo, nel nostro intimo, il crescere del-
la Luna, nei suoi primi due quarti. (3)
Giunti a tanto, sapremo cogliere in sede presensoriale
l'Idea stessa della Crescenza ovunque essa si trovi, mentre
il simbolo, rappresentato dagli spettacoli della Natura, cesse-
ra'la sua funzione e, caduto il supporto materiale, sorgera' il
pensiero metafisica nella sua purezza.
In questo momento i sensi, che ci hanno permesso di
avvicinarci al lato formale delle cose, ci forniranno pure la
possibilita' di trascenderlo.
Sorge, in questo frangente, come aurora consurgens,
la conoscenza ermetica.
Lo scettro ed il flagello saranno visti operanti in tutta la
loro potenza duale, e sara' in nostro potere incrociarli per
ritornare alla visione sensibile della Natura in tutti i rapporti
analogici , che sottostanno a quel Principio Attuale.
In senso mitologico, avremo contemplato un Dio e una
Dea, ed entrati nel loro tempio, avremo conversato con lo-
ro, attenendone favori. Essi ci gratificheranno della loro pro-
tezione ogniqualvolta sapremo interpretare il simbolo, non
in senso psicologico, ma trascendentale.
E mentre la Luna Crescente sveglia in noi l'Idea della
Crescenza, la Luna Calante fara' sorgere il Neter di putre·
fazione, di corruzione, di morte. (4)
Si forma, in tal modo, una nuova coscienza, che non e'
effetto di funzioni e che non dipende da rapporti, ma e' una
Potenza metafisica che, contenendo tutte le Idee, viene ad
identificarsi con quell'Essenza, con quell'Attivita', quella
Realta ', che sottosta' a tutte le cose e che unifica in se'

40
41
llal t~,..,ro <li T utankarnon

~arwr,., in oro. in miniatura, rar•pre:;en-


tante il Re con lo S('•ttro ed il flag•llo in-
cnu:iati.
Il Simbolo &n11CO c la funztonc uomu

tutto cio' che e'.


Pian piano, viene trascesa la coscienza psicologica, rifles·
sa, che inganna, che distorce; vengono infranti i pregiudizi
cerebrali, che limitano le nostre percezioni, e si fara' largo
questa nuova coscienza, frutto dell'evoluzione interiore, che
contiene virtualmente in se' ogni forma di vita e tutte le for·
me di espressione, che riempiono l'Universo.
Essa ci appare come una potenza di vita, che cerca la sua
liberazione attraverso tutte le espressioni possibili della Na·
tura.
Si realizza l'Uomo, il Purusha vedico; ritorna l'Adamo, la
sommita' e lo scopo di questo Universo, il riassunto di tut·
ti gli elementi e di tutte le fasi della genesi del mondo.
L'Uomo, non come parte del Tutto, ma il Tutto nella sua
espressione vivente, che assomma in se' l'Universo, che ve·
diamo esteriormente come una dispersione di parti, di cui
ciascuna e' vivente in modo autonomo, e sebbene indipenden·
ti, sono nel Tutto Umano.

* * *

La concezione l u1110 centro Ul'll 'L niversu puo' soddi·


~fare tanto il materia!i~ta, che segue il principio dell'evoluzio·
ne fisica, quanto lo spiritualhta, che osserva l'evoluzione del·
la coscienza.
Ogni co~a che e~isle, ogni co~a ~pecificata e determinala,
,. · uno stato di coscienza, acquisita attraverso l 'ontogenesi
umana. dall'inizio della genesi fino allo ~lato attuale, che mel·
te l'uomo in relazione di coscienza (incosciente per ora) con
l'Universo.
Se l'uomo c' l'ultimo prodotto che e' venuto alla luce,
q;li assomma in se' tutti gli stati ontologici, che hanno

43
Il ~•mbolo anuro e l• fun11one uomo

concorso alla sua formazione attuale.


Accettando il termine coscienza, nel suo senso generale
c non solo psicologico, dobbiamo ammettere che la prima co-
scienza si forma nel regno minerale, in cui due elementi si
uniscono, per affinita' chimica.
Questa simpatia-antipatia rimane come coscienza virtua-
le, che diverra' poi coscienza effettiva, attraverso le varie tap-
pe dei regni della natura.
La coscienza virtuale del minerale, diviene poi vegetati·
va nel vt>getale, in cui si formano i rudimenti degli organi t'S·
st>nziali, che ruotano attorno al processo assimilativo e ripro·
duttivo.
Gli organi. che si formano in seguito ad un progressi\'0
allargamt>nto della coscienza, si specificano ancor di piu' nel
regno animale, in cui, partendo da es..-eri che sono costitui-
ti Ila un sol organo, si arrin ad esseri. il cui sistema sensiti-
m ct'ntrale si concentra nt>ll"organo cerebrale. che raggiun-
)!t' lo stadio di t·os.-ien:a innata. nd mammifero.
Con l'uomo. poi. si ha un ribaltamento completo dt•lla
coH'it·nza.
l. 'uomo. infatti. a~~omma in se· tutte le tappe cile hanno
t·ont·or;o alla ::ua formaziont': in lui sono ria..~unti tutti gli
~!ati di t'o::t·ienza. dal piu" semplice al piu" complesso. ehe
hanno alimt•ntatola continuita· ddla funzione creatrice.
P.-r e~mpio. gli stati di l'OSl'it•nza. cht" hanno concorso
alla formazione dt•i no::tri polmoni. saranno tutti prt";;enti
in noi. pt•r ora allo stato latente. incosciente. fin dalla piu"
mdinwnlalc l'Ost·ienza chimica che. attran-rso ~fii org:arù di
n·,piraziont• Ilei \t')!t'lali. t". giunta alla comple:;.,-a cosl'ienza
,J.•U'or~.tno animak. per ;;fociare nd polmone attuale.
~ rori~int' Ili tultt• le co:;e e· mirlt'rale. il wgt'!ale. che
... ·nu tli ··~o non pun' \Ùt•re. ;ara' l'intt'rmew.trio inwspen-
Il !!.lmbolo antico e la funz1one uomu

sabile alla vita animale.


Questo filone ontogenetico e' tutto raccolto nell'uomo.
fin dal suo inizio; per cui l'Uomo, centro dell'Universo, di-
viene un tutto vivente, in cui gli atomi che formano la sua
materia, i componenti molecolari, gli organi che formano il
suo corpo, rivelano tutti gli aspetti funzionali dell'Univer-
so, e tutta la lunga storia della sua evoluzione.
L 'U orno diviene, in tal modo, il Cosmo stesso.
l principi e le funzioni della Vita, inoltre concretizzeran-
no i loro caratteri astratti nelle funzioni dcii 'economia cor-
porale, nelle funzioni psichiche del corpo emotivo, nelle
funzioni intellettuali nel corpo mentale, e l'uomo, tramite i
suoi sensi e con il sorgere del pensiero ermetico in lui, si por-
ro' in contatto con le forme residue della sua genesi comsica.
Arrivera' a comprendere, osservando l'Universo stellare,
che nel suo corpo vi e' la proiezione di questo cielo; pertanto
egli diviene un atlante di situazioni cosmiche, e potra' com-
prendere come la trasmutazione della materia sia inscritta
in lui, e come le sue reazioni vitali siano in stretta correla-
zione con le condizioni esteriori sensibili, quali l'ambiente
fenomenico, l'ambiente terrestre c quello astronomico.
Questa identificazione, che permette anche la conoscen-
za delle cause, in previsione di determinati effetti, e che co-
stituisce la scienza della mantica, gli permettera' di volgere
ovunque lo sguardo c di sentire una parte del suo essere vibra-
re ali 'unisono con cio' che sta osservando.
In tal modo, quando os.servera' le Potenze Vitali, che
stanno dietro ai fenomeni, non le osservera' come oggetti
al di fuori di lui, ma le scntira' nascere in se', come potenze.
Gli Dei non sono al suo esterno, nascosti in qualche an-
golo remoto del ciclo o dello spazio, ma sono parte integran-
te del suo essere.

45
Il \lmbolo an11co c= la funzione uomo

Il ciclo osiridiano, che comporta il ciclo deU 'uomo attua-


le, va spezzato perche' sorga la luce di Horo.
Questo significa negare l'apparenza, negare la polarita',
negare la realta' sensoriale, discendere agli inferi, aU 'Ade;
non deve essere una rinuncia volontaria e traumatica con la
realta' dei sensi, ma il loro trascendimento, il loro supera-
mento per evoluzione, propria, della coscienza; deve essere
un'estensione dell'Essere cosciente, che si sviluppa assieme
alla sua parte concreta: il corpo che gli serve da supporto.
\.vremo realizzato cio' che l'alchimista chiama Legno
di Vita, e che gli egizi avevano detto navigare con la Barca
Solare, che ci trasporta per l 'etemita ', divenuti simili al
Sole raggiante, aRa. (s)
Il vero Dio ed il vero Essere appariranno come una cosa
sola.
Non il nostro Io, questa forma provvisoria dell'Essenza.
Il nostro Essere e' la Coscienza che si cerca, e che ha per
scopo ultimo la liberazione da tutte le contingenze formali.
Vlolte tappe seguono questa genesi, ed esse sono tutte in
noi.
:\Itri Esseri, che hanno raggiunto stadi molto piu' avan-
zati del nostro, trovano in queste tappe, ancor per noi nel
regno del limbo, un punto di appoggio per rivolgersi alla
nostra coscienza, ancora vincolata dai lacci del formalismo.
E' a loro che noi possiamo rivolgerei; a loro, che sono
virtualmente in noi, possiamo fare, come l'antico egizio.
offerte di pane e di birra, perche' possano modificare il cam
mino del nostro Io.

* * *

li metodo di imt·,ti~•u.ione ermetico, come SI puo ·


Il simbolo antico c la funz1one uomo

osservare, cerca di trovare la chiave della Vita nella conoscen-


za effettiva dei Principi, che sottostanno alla manifestazione.
Facendo astrazione dall'oggetto, principio gia' determina-
to e, quindi, non piu' in grado di trasmettere la funzionalita'
che si cela dietro di esso, l'ermetista si volge verso le potenze
vitali, che po:ssono portare a degli apparentamenti tra esse, o
a delle analogie.
n verde sara' la rappresentazione della proliferazione di
ogni essere vivente, poiche' tale e' il colore che si presenta
in Natura, quando si risveglia la potenza vegetativa.
Anche se non vediamo questo colore nei processi di cre-
scenza animale, tuttavia potremo legarlo ad essi.
Nei nostri comuni modi di dire, usiamo spesso la frase
•'111 • r>erde per indicare colui che si trova ai primi passi del
cammino della vita, nel pieno rigoglio della proliferazione or-
ganica.
Talvolta i detti popolari nascondono piu' saggezza nelle
loro concise parole, di tutta quella che puo' essere contenu-
ta nelle Universita' del mondo intero.
Per questa tesi vitalista, la scienza razionale diventa un
peso inutile, perche' con i suoi cerebralismi cancella la fun-
zione del simbolo naturale.
In Natura, infatti, il gesto visibile evoca la funzione, che
e' potenza, ed il sensibile non potra' mai evocare il metafi·
sico, lasciando scorrere i fenomeni sotto i nostri occhi, senza
averci dato un apporto sostanziale.
Di questa insensibilita', dobbiamo esserne grati ai Greci
post-socratici ,che, entrati in contatto con le conoscenze egi-
zie, e ritenendo di avere a che fare con una Credenza, non
inquadrabile negli angusti sentieri della ragione, vollero n-
cercarne le cause razionali.
Cosi' facendo, inau~rarono la filosfia dialettica, repu-

47
Il \lmholo anliro e la funz1one uonm

tando che la conoscenza reale della Vita potesse essere so·


stituita da argomenti intellettuali.
Questo pensiero, seducente al punto d'aver informato di
se' tutta la civilta' occidentale, ha distrutto il pensiero ermeti·
co, plasma della civilta' egizia e medio-orientale, stritolan-
dolo e poi verizzandolo nella dialettica dei suoi filosofi.
Perdo' oggi, di fronte all'opera gigantesca del pensiero
Jella Valle del Nilo, abbiamo la poverta' dei portati della no·
,;tra egittologia, che ottiene traduzioni, o poco comprensibi-
li o di una banalita' sconcertante, dai testi scolpiti sui muri
delle tombe reali.
Se per millenni e' stato mantenuto un sistema di scrit-
tura geroglifico, quindi simbolico, invece che usare un utili-
taristico alfabeto convenzionale, quale fu il fenicio, o il gre·
~u, oppure il cuneiforme babilonese, ci fa arguire che la men-
talita' Cb'Ìzia rifiutasse il pensiero metafisico e razionale.
Per l'egizio, quindi, era preminente la conoscenza dei
segreti della vita e non una scienza che osservasse le cause og·
gcttive dei fenomeni.
Infatti l'egizio. per descrivere le Potenze della 1\atura nel
suo sistema simbolico di scrittura, non ricorse a glifi cerebra-
lizzati ed. intellettualizzati, come invece fece, abusando, un
certo alchimismo medioevale, di fronte al quale la turba de-
gli studiosi si inchina riverente, considerando quei glifi reli-
quie di Sapienza e Vcrita'. (6)
La ci villa' egizia scelse direttamente dalla Natura i simbo-
li rappresentativi delle funzioni.
l'no solo rimaneva nell'astrazione e nessuna figurazione
poteva rappresentarlo: il Principio di tutti i Principi, il Dio
:\:;soluto, l'Unico.
E per questo, l'egizio fu tace iato di politeismo.
Per tutti g;li altri l'rineipi v'erano rappresentazioni, pre:;c
Il Simbolo ilntico e la funz1one uomu

dalla Natura, come il fiume, lo scorrere delle onde, il bacino,


il lago; i personaggi umani, scelti lungo le tappe della vita,
come il bimbo ed il vecchio; gli animali di tutte le specie ed
i personaggi umani, la cui testa veniva sostituita da quella di
animali.
Secondo il concetto ermetico, l'uomo e' un'incarnazione
di funzioni cosmiche, ovvero essendo egli posto al centro del
creato, assurge a simbolo universale, al quale tutto si rappor-
ta; pertanto, nel suo aspetto attuale, serve da supporto per
le differenti funzioni vitali.
Per rappresentare queste funzioni vitali, essenziali, cosa
v'e' di piu' semplice, se non il porre su di un corpo umano
la testa degli animali, che incarnano tali funzioni, essendone
gli animali stessi la rappresentazione vivente?
l Greci dissero che il popolo egizio era il piu' pio di tut-
ti i popoli.
Vorremmo rettificare questa asserzione, dicendo che era
il popolo piu' funzionale, piu' scientifico, nel vero senso del
termine, che sia mai esistito sulla faccia della terra, e per
questo, intimamente pratico, in tutte le sue espressioni.
Se il termine positivo non fosse stato tanto deformato
dal nostro linguaggio, potremmo aggiungere che l'egizio an-
tico, nella sua funzionalita', era essenzialmente positivista,
poiche' la conoscenza della Potenzialita' della Natura insegna
a saper vivere e muoversi nel mondo, nella maniera piu'
consona e piu' semplice.
Pensare in modo ermetico, quindi, significa riscoprire
quell'antica civilta ', cercando di evitare le deviazioni, che la
cultura deterministica ci frappone ad ogni passo.
Abbiamo detto riscoprire, non far rivivere, poiche' cio'
che e' passato non ha piu' ritorno.
Pensiamo che la riscopt>rla di quella civilta' ed il suo

49
Il s1mbolo an1ico e la funz1one uomo

studio attento possono aiutare a comprendere la Conoscenza


Ermetica, che rimane tuttora nebulosa, nonostante quanto e'
stato detto, scritto e pubblicato.
La cultura ermetica non si puo' rinnovare, solamente
ponendo gli ~oni al posto degli Dei e restando, nel contempo,
con la coscienza nel flusso del viver moderno.
Bisogna sopratutto comprendere che ogni simbolo e'
un evocatore di funzioni vitali. A tale scopo, l'esame del
linguaggio e delle figurazioni egizie ci potra' condurre con
maggior facilita' verso la comprensione del simbolo natura-
le, custode della Scienza magica.
Non intendiamo riferirei all'alfabeto, rifatto dalla nostra
filologia, che ha tradotto i vecchi simboli geroglifici con se-
gni alfabetici convenzionali, accompagnati da accenti e modi-
ficazioni, costituite da punti e linee. (7)
Cosi' facendo e' stato creato un ente mentale, che ha so-
stituito l'ente funzionale, posseduto dal simbolo figurato.
Con il termine scrittura egizia vogliamo riferirei al siste-
ma geroglifico originario che, come l'ebraico, costituito aa
soli radicali sostantivi, era composto da sole consonanti,
radici potenziali che, mediante l'introduzione di vocali,
pronunciate solo oralmente, modificavano il significato,
verso un scnso,piuttosto che un altro.
Infatti lo stesso radicale sostantivo poteva essere pronun-
ciato in modi diversi, proprio perche' la vocale, come l'ani-
ma della parola, vitalizzava la radice in modo diverso.
Questo significa mantenere la lingua viva, duttile, senza
alcuna cristallizzazione, che la obblighi in forma determinata.

50
NOTE

l- Nel Capitolo ·V e VI. questi concetti geometrici vengono amplia-


ti, specie ove ai parla della costrzuione dei rettangoli dinamici a
partire dal quadrato.

2- Vedi CorpiU Philo•ophicum totiu• magiae- Kremmerz- Ed. Kemi.


pag. 23.

3- Nel Capitolo VIII, la Luna crescente e' analogica al cervello umano


che, simile a un feto in gestazione, aumenta pian piano il suo po-
tere conoscitivo.

4- In modo analogico e' Proserpio a infernale, di fronte al simbolismo


di Diana, luna crescente.

5- E' il Corpo Glorioso,di cui S. Paolo nella sua lettera agli Ebrei.
Il concetto di Legno di Vita e' stato illustrato mirabilmente nel
Compendio ermetico di Giammaria- ed. Kemi, e nel libro Marco
Doffi e lo suo opera· Tavole e Commenti ed. Kemi.

6- Non si ripeteranno mai a sufficienza queste parole, specie quando


si affrontano gli studi cabalistici che,framezzo a delle verita ', por-
tano anche tanti concetti fumosi e di scarsa utilita '.

7- Per rendere pronunciabili i geroglifici, ai introducono, oltre ai nor·


mali segni alfabetici, lettere e vocali, altri segni convenzionali di
cui non si conosce esattamente la pronuncia e che varia profonda-
mente nelle varie lingue moderne.
Inoltre, la lingua parlata egizia, doveva essere ricca di gutturali,
nasali e aspirate, oggi impossibili da pronunciarsi, poiche' il nostro
apparato vocale e' sostanzialmente mutato da allora.

51
Capitolo III

IL SIMBOLO NELLA LITURGIA

Potremo osservare il pensiero ermetico anche da un 'altra,


importantissima, angolazione: la liturgia.
Essa e' il sostegno, offerto all'ermetista nel cammino ver·
so la conoscenza.
I valori vitali, analizzati da un punto di vista razionale,
vengono necessariamente tradotti in enti oggettivabili. Infat·
ti, osservando il mondo da un punto di vista esteriore, cioe'
analizzando le forme assunte dai corpi, si compie un'analisi
esclusivamente quantitativa.
Tale, e' il comportamento della nostra scienza che, come
abbiamo detto, e' scienza di superficie, in quanto, basandosi
su postulati razionali, ruota sempre all'esterno dei fenomeni
e degli oggetti, senza riuscire a penetrarli e ad osservare le
caratteristiche funzionali.
Per il pensiero ermetico, invece, l'oggetto che colpisce
i nostri sensi, deve portare a comprendere le sue funzioni vi-
tali , ed a vedere i collegamenti che pongono queste ultime

53
Il simbolo della liturgia

in stretto rapporto con altre funzioni vitali.


Riprendendo l'esempio del polmone, vediamo che la
scienza si preoccupa di classificare il fogliame di un albero,
secondo le sue caratteristiche oggettivabili, riempiendo li-
bri di definizioni e di osservazioni scrupolose; nel pensiero
ermetico, invece, il fogliame portera' semplicemente alla
funzione respirutoria, percio' l'ermetista vedra' una stretta
analogia tra la foglia, polmone della pianta, ed il polmone u-
mano.
Analogia tanto stretta, da far si che le signature che con-
traddistinguono questi due organi, abbiano le medesime ca-
ratteristiche morfologiche. { 1)
Per la nostra coscienza innata, questa analogia sorge spon-
tanea, ed il fogliame dell'albero risveglia subito in noi la sua
funzione vitale e le analogie che ad essa si allacciano; analo-
gia con il respiro, cioe' lo scambio tra un dentro ed un
fuori.
Di una pianta, che sta perdendo le foglie per una causa
qualsiasi, diciamo che e' una pianta tisica. Pronunciando
tale frase, facciamo compartecipe la nostra coscienza psi·
cologica di quella sorta di interiorita' vitale, che stiamo
provando.
In altre parole, abbiamo ribaltato, esteriorizzato, con
un processo di ritorno, cio' che la nostra coscienza innata ci
ha suggerito.
La coscienza cerebrale, quindi, si presenta come una co-
scienza rovesciata. Potremo dire, piu' semplicemente, che e'
il riflesso della coscienza innata, che sostanzialmente e' si-
mile alla coscienza ermetica.
Pertanto, la coscienza cerebrale o psicologica, deriva dal-
la proiczìone all'esterno della coscienza innata e questo pro-
cesso di ribaltamento, fa perdere tutta la potenzialita' intrinse-

5-l
Il s1mbolo lklla hturg1c1

ca al fenomeno coscienza, la quale, non essendo piu' in gra·


do di cogliere le funzioni nella loro atti vita', si limita ad os·
servare il riflesso esteriore.
In tal modo, la nostra coscienza psicologica vivra' la ge·
n esi, ovvero le fasi che vanno dalla Causa alla Finalita' prede
stinata, cadenzandole nel tempo: dalla semina del seme e,
via via, fino aUa maturazione del frutto.
Nel pensiero funzionale, invece, il tempo non misura il
periodo che intercorre tra la virtualita' e la finalita', poiche'
la stessa forza o potenza, che e' vista nel seme, appare tale
anche nel frutto.
Quando il seme si corrompe in radice e germe, la virtua·
lita' del frutto e' insita tanto nel germe quanto nella radice.
Questa potenza, che lavora in pieno accordo con quella
cosmica, fara' poi sviluppare tronco, foglie e frutto, che noi,
cerebralmente, potremo osservare.
Per liberarci da questo ostacolo, che ci nasconde l'At·
tivi~a' vitale, dobbiamo astrarci daUe illusioni mentali, ces·
sando di ragionare meccanicamente sui fenomeni naturali,
per cercare, invece, il carattere filosofico dei valori e delle
grandezze, che ci rivela il simbolo naturale.
L'esteriorizzazione della coscienza, che si trasforma in
coscienza cerebrale, opera nello stesso modo anche per tutte
le altre specificita', creando la nozione di quantita', con la
separazione apparente degli oggetti.
In tal caso si crea il concetto di moltitudine e scompare
quello di identita ', substrato di ogni cosa.
Tuttavia, tale concetto rimane in noi aUo stato latente e,
affinche' possa risorgere e riacquistare tutta la sua integrita',
dovremo aiutarci con la Scienza Magica, che diviene pertanto
la vera filosofia deU'Unita'.
n rituale magico, la vita stessa dell'ermetista e' basata su

55
Il stmbolo della htufgta

su questa coscienza innata, sulla identita' funzionale.


Tale identita', ispirando la civilta' faraonica, la medioeva-
le romanica e la gotica, ha dato origine ai vecchi templi e al-
le cattedrali.
Da questa Unita' sostanziale, che vedremo meglio defini-
ta nel pensiero matematico, derivano e discendono un 'Atti-
vita' Positiva, coagulante, acida, che non ha supporti materia-
li, ed una Passivita', sostanza negativa, alcalina, coagulabile,
anch'essa immateriale.
Dalla mutua interazione tra l'attivita' positiva e la negati·
va, scaturiscono la prima coagulazione e precipitazione, che
non sono ancora determinate; nasce l'Unita' Ternaria chia·
mata Verbo Creatore, Amon dagli Egizi, AUM dagli Indu',
l'Amen per cui tutte le cose sono state fatte; e Verbo signi·
fica Nome, e' cioe', la definizione della specificita' deUe co-
se.
Prima della coagulazione e precipitazione non esiste Ge-
nesi, ovvero, non c'e' Tempo; inoltre la sorgente dell'energia
polarizzata, che si manifesta in modo trinitario, e' un'energia
non polarizzata e, in quanto Unica e non Temaria, sfugge
alla nostra comprensione. (2)
Vorremmo far notare come il pensiero ermetico, teste'
descritto, si differenzi in modo netto dal pensiero cristiano
del Dio Trino e Uno.
A chi obietta che non ha molta importanza fondare la
filosofia della conoscenza sull'Unico, anziche' sull'Unita'
Temaria, rispondiamo che la differenza e' sostanziale e che
la filosofia dell'Unita' Ternaria conduce alla mentalita' posi-
tiva e razionale.
Il mistero della Trinita' Cristiana afferma l'Unita' del-
l'Essere ma non quello dell'Esistenza, che e' il prodotto di
una bipolarita'.

56
Il simbolo della li1urgia

Inoltre, alla nostra coscienza razionale e' impossibile


comprendere in che modo Tre Persone possano essere spriri-
tualmente Una, perche' il concetto della moltiplicazione del-
l'Uno, e quindi della molteplicita' che ne deriva, porta ine-
vitabilmente ad una filosofia oggettiva.
Filosofia che si e' rivolta contro la stessa intenzione spi-
rituale di questa affermazione e che ha posto la Fede, dappri-
ma contro il razionale, sancendo poi, in un secondo tempo,
la deviazione di un assurdo fideistico, verso una logica razio-
nale meccanica.
Infatti, il nostro tempo e' figlio del Cristianesimo, poiche'
come dice il Kremmerz, sono le religioni che fanno le civil-
ta ·. Il Cristianesimo, inserendosi nella dialettica greca ed e-
braica, non ha fatto altro che favorire il determinismo e la
uascita della nostra cultura scientifica.
In effetti e' lecito e doveroso parlare di Trinita', il che
soddisfa anche la comprensione cerebrale, ma in tal caso bi-
sogna attribuire il nome di Demiurgo alla prima unita' di que-
sta Trinita' di elementi metafisici.
Concetto, che e' stato custodito dalla vecchia teologia
egizia.
Questo Ternario sara' il Principio Divino Creatore, che
non deve essere assolutamente confuso con l'Unita', meta-
fisica, inconoscibile, nella sua natura di Principio Divino.
Il pensiero del Jod-He'-Vau, che si ritrova di nuovo in
He ', ereditato dalla deformazione ebraica degli ultimi tempi,
ha portato al concetto di Padre, Figlio e Spirito Santo, che
si riformano in Unita', per mezzo del Verbo Creatore tema-
rio. (3}
Il pensiero del Tre in Uno e' un pensiero fisico, che con-
duce al razionalismo, poiche' si ipotizza che l'Unita' po~''
dare origine al Tre, per sommatoria di se' stessa.

57
Il ilmbolo della hlur[[l,j

La Trinita', al contrario, e' un frazionamento dell'Unita'


stessa, che da' il via all'infinita serie dei numeri. Concetto
che svilupperemo piu' avanti.
D pensiero fondato sull'Uno, visto come unica Realta'
vitale, conduce ad una filosofia vitalista, che non prende in
considerazione l'apparenza come realta', ma che accorda la
sua attenzione al centro intellettivo di cio' che i sensi ci mo·
strano.
In tal modo, il pensiero governato dall' Uno, si identifi-
ca con la Vita stessa.

• • •
Dal seme al frutto, dalla nascita alla morte, in tutti gli
esseri e le cose, scorre un medesimo Soffio di Vita.
Dal minerale all'uomo, tutto cio' che ha forma sensibi-
le e che stabilisce una quantita', e', dal punto di vista funzio-
nale, in rapporto con il tutto; come il pensiero si trasmette
senza un supporto sensibile, fisico, cosi' fro il tutto, vi e'
interazione, senza alcun legame materiale.
In questo contesto nasce, cresce e si sviluppa l'agire er-
metico, che si differenzia, per i suoi comportamenti, dall'a-
gire dell'uomo comune.
Per aiutare il risveglio della coscienza innata dell'uomo,
si ricorre a cio' che comunemente viene chiamata rituali-
la'. Essa deve essere intesa come una spinta al superamento
del sensibile e, non come un atteggiamento, o una preghie-
ra rivolta ad un Ente superiore, senza fissarne i limiti e la
fisionomia.
Nasce in tal senso , un modo di essere, che dovra' guida-
re l'ermetista in tutti i comportamenti della vita ordinaria
e nelle applicazioni in tutti i domini, siano essi pratici, intel-
Il stmbolu dcii-. htur~ta

lettuali, o spirituali.
La dottrina della Genesi, come identita' tra causa ed ef·
fetto, la ricerca delle Cause, lo scopo ed il fine di tutte le co·
se viventi, faranno da sfondo ai comportamenti che doVTa'
seguire lo studioso ermetico.
Ogni suo pensiero, le scienze che applichera', e le tecni·
che che usera', avranno come punto di appoggio il simbolo,
come significato di sintesi; il rispetto delle forme simboli·
che, doVTa' estendersi ad ogni suo atto rituale.
Tutta la sua vita, la sua condotta, minuto per minuto,
doVTa' essere un rito, nonostante i limiti impostigli dalla so·
cieta • razionale e cerebrale.
La sua direttiva do \'l'a' essere cosmica.
Cosi' operando, fara' leva sui mezzi positivi e naturali,
mentre, con distacco, potra' osservare che,attorno a lui, al·
tri impiegano la direttiva scientifica, disperatamente anco·
rata alla terra.
Potra' osservare come alcuni aspetti geologici, certe spe·
cie di piante e di animali, e persino determinate disposizion
degli uomini, siano tra loro strettamente collegate, in senso
analogico, pur appartenendo a campi sostanzialmente diversi.
Osservera' e potra' capire come, in tali casi, operino le
condizioni di un particolare Dio; giungera' alla ragione di
questa identita', che dapprima non potra' giudicare, ma poi,
con l'approfondimento interiore, aVTa' la possibilita' di co·
noscere le circostanze in cui si esplicano le analo~e.
Quindi sara' anche in grado di prendere decisioni sagge
e di agire in loro conformita'.
In ogni cosa va osservata la necessita •, la certezza di una
causa.
La nozione di identita' esclude la scissione in due esseri;
questa dualita' nell'Unita', l'incomprensibile verita' della

59
Il \lmbolo della lilurgia

Trinita', sono la base di ogni magia.


!\la questo mistero non va visto con l'occhio del ragio-
namento, perche', in tal caso, ci sfuggira' sempre. Se, invece,
lu <·onstateremo per mezzo dei fatti, osservandoli in modo
m•utrale, esso ci donera' la chiave per aprire lo scrigno della
><~·iPnza magica.

:'1/on cc ne voglia il lettore se, ripetendoci, ricordiamo che


non v'c· alcuna persona piu' pragmatica, piu' pratica di un
rrmctista.
l'er rcnderscne conto, si spii e si osservi tutto cio' che
s<"orre in lui.
Come centro del cosmo, l'uomo potra' identificare al-
cuni momenti caratteristici, che gli possono consentire di
proiettarsi verso le Potenze virtuali.
Egli, con il suo organismo, con il suo comportamento,
puo' cogliere i momenti, in cui poter identificare le reazioni
vitali, che avvengono fuori di lui. In tal modo, il suo orga-
nismo sara' simile ad un rivelatore, che gli consentira' di os-
servare determinate condizioni, che possono variare con l'am-
I.Jit·nte in cui si trova.
\la non indugi sulla conoscenza fisica, per cercare delle
•·au,•·. perche' in tal modo, la conoscenza gli sfuggira' di
mano.
:\Ua ritualita' di comportamento, si alterneranno ritua-
lita' liturgiche, ovvero atti da compiersi con una certa ripeti-
tivita' e s«~conc.lo i principi di analogia con quanto ci circon-
da.
Il rito ermetico non deve essere compiuto con intenzio-
u•· razionale c nemmeno con fede, ma rifacendosi, analogi-
t:arnente, alle funzioni che vengono evocate.
:'i dovranno compiere determinati gesti, per cui andranno
m'""" lt· mani, ma non dovra' essere un movimento mecca-

60
Il s1mbolo della ltturg1a

nico, rapportato al solo corpo.


n gesto, compiuto dall'ermetista, deve assumere le carat-
teristiche di un movimento vitale, con cui viene evocata una
genesi, un movimento del divenire, sia che tale gesto venga
compiuto per dare vita a qualcosa, come per una distru-
zione.
L'atto diverra' automaticamente ieratico, e una potenza
si animera '.
Nella mano sinistra, simbolo del Nord, vi e' la presa ae-
rea, la sede della volonta', mentre la destra, il Sud, e' la ma-
no dell'effettuazione.
n gesto delle mani non deve essere interpretato come se
si ricevesse o si desse qualcosa, perche' diventerebbe un'a-
zione finalizzata.
Il gesto, invece, deve rappresentare l'espressione vitale,
la funzione universale del dare e del ricevere, e quindi di
scambio, di passaggio, in un senso e in un altro.
Sembra essere una differenza di poca importanza, ma in
ermetismo e' capitale, poiche' la mano e' trasmettitrice e
costruttrice, nello stesso tempo. Vi e' la stessa differenza che
passa tra lo scrivere in modo convenzionale pensieri filosofi-
ci e l 'interpretare gli stessi con figure e simboli.
In una sfera in rotazione, l'asse magnetico e' la volon-
ta', mentre l'equatore e' un effetto centrifugo, elettrico.
Ogni effetto magnetico e' una volonta' che cerca di con-
trarre e che, per reazione, genera l'effetto dilatante equato-
riale.
La volonta' esoterica e' la mano sinistra, l'effetto, exote-
rico, e' la mano destra. (4)
Si osservino con attenzione tutte le figurazioni simbo-
liche che parlano in tal senso e si vedra' che, in un atto creati-
vo, la sinistra fa da polo negativo, mentre la destra materializ-

61
Il \imbvlo dc=lla hlurgaa

za, crea.
Con la destra noi scriviamo, diamo una forma a qualcosa
di informale: il nostro pensiero.
Nelle prl'ghicre l' negli scongiuri, che vengono pronuncia-
ti in lin~ua barbara o latina, si cerchi di afferrare l'insita
intelligenza dl'll'armonia e del tono.
L'armonia, essendo una scienza di rapporti e' sopranna-
turale. (5)
La percezione sensoria, che da' la possibilita' di coglie-
re l'armonia, puo' essere educata fino alla piu' grande sensi-
bilita', e questa destera' un 'intelligenza, che non si appella
piu' all'essere fisico, o emotivo, o mentale, ma, in modo so-
prannaturale, a cio' che e' identico alla stessa funzione
cosmica.
Gli effetti mentali, psichici, emotivi, fisici, seguiranno
questa identita', ma non potranno mai causarla.
Non si tratta di una quarta o ennesima dimensione geo-
metrica, ma e' un principio di identita', che entra in funzio-
ne tutte le volte che sapremo cogliere il senso armonico nel-
la pronuncia dello scongiuro.
Cosi', agiscono i Mantra indu', le cantilene vocaliche dei
Papiri magici greci ed i primi canti gregoriani medioevali.
Lo scongiuro, proclamato con voce giusta, con l'esatto
tono e fedele fonetica, e' un 'emissione di onde sonore, che ri-
chiamano analogicamente, sul loro piano, le corrispondenti
potenze funzionali. (6)
Quindi la declamazione dello scongiuro deve essere un
susseguirsi armonico, che rispecchi, nella pronuncia delle vo-
cali e delle consonanti, quel senso di armonia, che sottosta'
a tutto il creato.
In modo particolare, quel senso armonico si indirizzera'
verso determinate poll'nzc, che risvegliate, potranno far
Il 'i.imbolo della lrturg1a

risuonare nella persona, le analoghe corrispondenze.


Vi saranno quindi, vari tipi di scongiuro, che vanno dal-
l'atto del benedire a quello della maledizione; quest'ultima
non e' mai indirizzata, come comunemente si crede, verso
persone ben identificate, ma piuttosto contro determinate
potenze negative della natura, che potranno anche essere
impersonate da individui.
L'ermetista, comunque, si guardera' bene dall'indirizzare
le sue maledizioni verso persone fisiche. Se la maledizione
verra' impiegata, essa sara' indirizzata verso potenze che,
permanendo allo stato attuale, possono rappresentare un ar·
resto del livello evolutivo, raggiunto dall'uomo di oggi, e
quindi un arretramento, rispetto al suo stato biologico.

.. .. .
Gli arnesi, che verranno usati per compiere il rito, non sa·
ranno presi a caso, ma la scelta cadra' su oggetti idonei, per
la loro quali t a' pratica e la loro funzionalita' intrinseca.
Percio' il mago, usando oggetti materiali, confezionera'
Pantacli o Talismani, quali supporti per il comportamento
pratico in una richiesta, sia di ordine spirituale, sia materia·
le, come l'aiuto per il sicuro superamento di ostacoli, che si
trovano sul cammino della vita.
Tali oggetti dovranno presentare delle corrispondenze di
ordine analogico, con tutto il rito da compiere.
Pertanto la carta, sulla quale verranno tracciati i segni,
sara' analoga allo specchio ed avra' la funzione di supporto
fisico per la proiezione nel campo immaginativo, astrale,
della creazione mentale dell 'ermetista.
Dovendo essa, come lo specchio, avere il requisito della
translucidita', vcrra' usato il foglio di carta pergamena vege·

63
Il ~•mbolo della hlurgw

tale. Inoltre, affioche' la proiezione in astrale possa avere ef-


fetto sicuro, lo specchio dovra' essere ben terso e, quindi,
analogicamente, anche il foglio di carta dovra' essere nuovo e
senza tracce.
Sono importanti anche gli strumenti, usati per vergare
segni, simboli e parole, perche' , oltre a richiamare, con il
colore, la bipolarita' esistente in Natura, dovranno anche pos-
sedere, intrinsecamente, la caratteristica positiva e negativa.
Percio' i colori saranno il rosso ed il nero, ed i materiali,
impiegati per confezionare i pastelli, saranno estratti dalla
Natura stessa.
Per il rosso, rappresentante la carica elettrostatica positi-
va, verra' usato l'ossido di ferro rosso, calcinato; per il nero,
il negativo, si usera' il nero d'ossa o d'avorio.
La cera delle api, infine, sara' l'ingrediente con cui ver-
ranno impastati tali colori. ( 7)
II gesto, fatto dal mago per tracciare i simboli sulla carta,
sara' equivalente al senso di proiezione, impiegato per visua-
lizzare la sua creazione.
Dall'unione di tutti questi elementi: foglio d1 carta, co-
lori e gesto, e sotto la suprema volonta' dell'operatore, come
risultato tangibile, scaturira' il Pantaclo o Talismano, che
richiamera', attraverso il suo simbolismo, la funzione che il
mago vuoi mettere in opera.
Infatti, mediante il grafico, una determinata funzione vie-
ne oggettivata, cioe' crocefissa nella materia.
La signatura, costituita dal grafico e dal foglio di carta,
potra' essere distrutta con il fuoco. In tal modo, la funzio-
nalita' che e' stata chiamata, ritorna alla sua potenzialita'.
Si dara' via libera alla potenza, adombrata dal pantaclo, la
quale, non essendo piu' finalizzata in un ogetto- in questo
caso il foglio di carta ed i sq:ni grafici- potra' agire in modo

64
Il Simbolo della lnurg1a

autonomo e secondo la propria funzione.


Perche' usare il fuoco?
In natura, il fuoco e' l'unico mezzo che permette, in mo·
do rapido, la liberazione della virtualita', che e' stata croce-
fissa nella materia.
Con il fuoco, si ottiene un residuo, che nessun altro mez-
zo fisico puo' ulteriormente distruggere: le ceneri.
Queste, ermeticamente, sono le portatrici del genere, che
caratterizza la materia.
Da quanto sopra, diviene chiaro il modo, in cui devono
essere interpretati gli insegnamenti dei nostri maestri contem-
poranei.
Ricordiamo che, usando il fuoco, operiamo analogica-
mente al Re egizio che, rinato a nuova vita, riprende, sepa-
ratamente nella mano destra e nella sinistra, lo scettro ed il
flagello, che erano incrociati sul suo petto.
Si rifletta che, con il fuoco, come pure con la putrefa-
zione, il fisso si separa dal volatile, ossia il principio reattivo
si scinde dal suo complementare,l'attivo, liberando, in modo
analogico, la funzione, che era stata imprigionata nella
materia.
Quindi il mago crea il genio e lo cristallizza nel segno
grafico del Pantaclo; l'incenerimento di quest'ultimo, per
mezzo del fuoco, svincola la potenzialita' vitale del genio,
che ritorna ad agire liberamente.
Le due parti, costituenti l'Essere, il fisso ed il volatile,
che furono chiamate dagli Egizi con i termini Ba e Ka, SO·
no i due poli attorno a cui ruota l'esistenza. (8)
Il sale fisso e' il residuo, che porta tutte le specificita' del-
l'individuo e che custodisce tutte le sue caratteristiche per-
sonali, ivi comprese quelle acquisite durante la vita.
Se per noi una cellula vale l'altra, oppure non ha molta
Il t.lmhJio ddl.a lnurJw

importanza :~apere da cosa provenga un residuo di combu-


stione. per l'ermt'tista. invece, v'e' un'enorme differenza tra
una cenere t' l 'altra. pokhe' essa e' la vera trasmettitrice
della spt•t·ic.
Infatti, nel proces:so reincarnath·o, il centro che fissa
la psiche. si unisce al centro della ct'llula-seme; la loro unio-
ne da· origine al nuovo essere, che porta le specificita' proprie
della spt'cie e quelle personali, contenute nel sale fisso. ( 9)
La conosct"nza di questo segreto ha guidato, non solo
la strt'goneria di ogni epoca, le cui ricette prevedono l'impie·
go di ceneri di qualche animale o pianta, ma anche i piu'
alti precetti teologici, rclathi all'inumazione delle persone.
La \ia reincarnativa, tanto per gli uomini che per gli a-
nimali. passa attraverso la pianta, poiche' essa e'la prima che,
durante la sua crescenza, assorbe il sale fisso che si trova nel
terreno, a seguito dell'inumazione.
Attraverso il nutrimento, il sale fisso ritorna poi all'in·
dividuo. Quest'ultimo sara • il nuo,·o portatore del seme,
eh t· piu • tardi sara' rigeneratore.
Quindi, le cause della mutazione di un gene sono da
rieercarsi nel regno vegetale.
Il degrado del regno vt'gt'lalt•, causato dal sistematico
impieJ!O di prodotti chimici e dagli attentati ecologici, e' il
ma~ior responsabile del decadimento dell'uomo che, per
l•o•:ea olt·lla slt'ssa scienza, sta scendendo la scala bio·
''•!,'ÌO:il •
.\Ila luet· di qu01nto di'Ilo, nt'lla successione del seme ri·
~··rwratort·. non vi potra' mai es:sere un passaggio tra un re·
)!IlO t· l'altro: t·osi' il minerale non potra' passare nel regno

'•·w·tal•·. t·d il vegetale nell'animale, ma ogni specie nasce


I"IJII 111101 individualita' hen preci:<a.

E' 11Uanlo :<la t•on,;lalando l'antropologia di og:::i.


Il limbolo dell• lilurli•

67
Il '>lmbolo dtlla hlurgaa

Tomba di Ramses VI

Testo dei Sarcofaghi

Si notino i profondi simbolismi deUa f.gura


di destra, ove, ai piedi, nel circolo, vi e' un to-
poragno e alla sinistra la scritta HERI-BA
(il Ba).
Nel circolo che e' ai piedi della figura di de-
stra, vi sono tre silouette, e su quella di sini-
stra vi e' la scritta: COLUI CHE E' NEL-
J.'(IOVO. (il Ka).

68
Il simbolo della liturgia

Gli studi odierni, infatti, affossano le teorie evoluzioni-


stiche di Darwin e quella dell'evoluzione tra specie e specie,
con il passaggio di una classe in un'altra superiore.
Se la vita si trasmette mediante la distruzione di una for-
ma, ovvero con la morte, la rinascita avverra' per il ricongiun-
gimento del volatile, che ha carattere femminile, ed il fisso,
che ha carattere maschile.
Pertanto, il fisso deve ritrovare il suo volatile, per trasmet-
tergli la coscienza che ha acquisito.
La trasmissione da specie a specie e' possibile, solo agen-
do sul fisso: la cenere alchimica.
Per questo motivo, in alchimia si parla di dutruggere in
modo vitale un minerale, per renderlo vegetativo, capace di
nutrirsi e moltiplicarsi.
In campo vegetale, agendo e manipolando saggiamente
le ceneri, si possono governare, nel senso voluto, le culture
che interessano al nutrimento dell'uomo, propagando una
trasmissione delle caratteristiche della specie o addirittura
operando una trasformazione evolutiva.
L'agricoltura moderna, agendo in conformita' a quanto
sopra, risolverebbe il problema delle monoculture.
E' il metodo piu' a buon mercato ed ecologicamente
ineccepibile. Infatti, senza ·ricorrere ai diserbanti, veri e pro-
pri veleni chimici, che portano al degrado del pianeta, sara'
sufficiente bruciare i semi delle erbe, che infestano gli altri
vegetali, e spargeme le ceneri sul terreno, per ottenere l'ef-
fetto voluto. (lO)
Il pulvu es et pulvis ero del nostro monachesimo medioe-
vale ha un significato molto piu' profondo di quello che gli
si attribuisce normalmente, ed e' un concetto squisitamente
ermetico.
Con questo Ò<'tto i nostri frati hanno confessato la loro

69
appartenenza al fLione alchimico ermetico, e si sono dichia·
rati depositari dei suoi segreti.

• • •
Per chiarire a fondo il pensiero ermetico che si riferisce
alla ritualita ', vorremmo fare una precisazione, in modo da
sbarazzare il campo da ogni possibile equivoco sul comporta-
mento, che deve essere tenuto daU'ermetista.
La letteratura esoterica ammonisce continuamente,
in modo quasi ossessivo, che, per poter proseguire nel cammi·
no dell'ascesi, bisogna spezzare i legami con il mondo ester-
no e rivolgersi nella propria interiori la'.
In conseguenza di questa asserzione e' derivata tutta una
serie di tecniche, che poco hanno a che vedere con il proble-
ma palingenetico vero e proprio.
All'ermetista che, come primi requisiti, deve avere un so-
lido buon senso ed un ferreo equilibrio interiore, accompa·
gnati da sano giudizio su tutte le questioni attinenti al campo
vitale, verra' chiesto di analizzare molto bene quella frase,
per potervi scorgere la verita' nascosta.
Il Corpus llermeticum, che dovrebbe essere meglio cono-
sciuto e hen ponderato da coloro che seguono il cammino
della conoscenza, al Logos X dice:
... ~ 'YO.P "Y"Wota aV,-W Kai 6E~ otw1r71 èorL Kaì
Ka·,ap-yw 1raaw1' -ij, aw8710WP
on·•~ro:

-l'oiche' la conoscenza che si ha, e' silenzio divino


(0Er.a OIW1r1'/) e l'arresto di tutti i nostri sensi.-(11)
Piu' a\·anti, al Logos XIII, riprendendo l'argomento,
dice di nuovo:
... Ka1aP'Y1'/00P .,ou O~SJ.a ..- •o aÌo81'/0EIO' Kat iam1

70
Il ~imholo della lnur~I.J

Tj 'fEIJEOW ·i/o lJEO'll'j"DO •••


-arresta l'attivita' dei sensi del corpo, e allora si pro-
durra' la nati vita' della divinita '-
Cosa vogliono significare queste parole, rivolte da Hermes
al figlio Tat?
Che cosa si vuoi sottindere con i termini silenzio ed ar-
resto dei sensi?
Prendendo alla lettera queste due affermazioni, alcune
scuole esoteriche insegnano ai loro adepti di togliere, durante
l'esecuzione dei riti, la corrente sensoria volta verso l'ester·
no per indirizzarla aU'intemo.
Essi devono quindi forzare la mente ad essere completa·
mente vuota ed attendere che neUa loro interiorita' sorga un
qualcosa di non ben definito, ma che, neUe intenzioni, do·
vrebbe essere la nascita deUa divini t a'.
Per poter meglio mettere in pratica il sistema di rendere
silente la mente, ed avere, cosi', l'arresto dei sensi, si consi-
glia di concentrarsi e meditare su di un argomento, su di
un simbolo sacro, oppure su qualche parte del corpo, ed at-
tendere un risultato, di cui l'operatore non puo' prevederne
l'esito.
Sul processo meditativo, comunque, parleremo a lungo e
diffusamente quando affronteremo il paraUelo tra Occiden-
te ed Oriente, tra Yoga ed Ermetismo, in cui cercheremo di
chiarire il significato del termine meditazione, e quale tec-
nica essa sottintenda.
Teniamo a precisare, comunque, che la meditazione oc-
cidentalizzata, insegnata dai missionari del pensiero orien-
tale, e' ben diversa, neUa forma e neUa sostanza, da queUa
praticata da un vero Yogi.
Rimandando la discussione a quando si fara' il paralle-
lo, intere~~a ora osservare il problema da un altro punto di

71
Il simbolo della liturg1a

vista.
Applicando la tecnica del silenzio, forzando la mente a
svuotar~i di ogni cosa, quanto il tentativo riesce, nel miglio-
re dei casi puo' capitare all'operatore di addormentarsi e,
nel peggiore, di avere dei rigurgiti interiori, non voluti e non
previsti, che portano ad effetti indesiderati,
Non si puo' e non si deve consigliare a nessuno di alzare
il coperchio rlel proprio vaso, se prima non lo ha accurata-
mente ripulito di tutto quanto contiene di indesiderabile.
Siccome queste tecniche vengono propiziate, senza discri-
minazione alcuna, a persone che, all'inizio del cammino,
non hanno ancora ben afferrato il significato deUa funzione
vitale, immersi come sono, neUa cerebralizzazione corrente,
da quel vaso scoperchiato non potranno uscire altro che pro-
dotti impuri, come capito' a Pandora.
D Kremmerz, aUa domanda: Perche' non meditiamo?
propostagli da alcuni affiliati all'Accademia Pitagorica di Ba-
ri, rispondeva: Quando mai vi ho detto di fare meditazione?
Cosa si deve intendere aDora per silenzio ed arresto
dei sensi?
Sempre al Logos X del Corpus Hermcticum (12), Hermes
dice:
-la sensazione non si produce che in dipendenza di
un oggetto, mentre la conoscenza e' l'acquisto
della scienza-
Con questa frase si pone in evidenza la differenza netta
tra razionalismo e funzionalismo.
Piu' avanti soggiunge: (13)
,.... ' ") :> l ' ) l
-1ra,aa ) "'fap f'lrta~~T/ ~ao~-rwa , OP,"'fa"<f XflW:.
IJ.€"11 alr.tf ?t::' VOL o 6~: vova l't::' awSJ,an-
aSJ,4t)·, t:pa oliv xwplL t:ÌO awSJ,a rà 7€ vot:ra
Kaìrd ·vÀLKa, €tavnOia~:wa "'fap KaÌ Èvavno.._
1Eroa 6eY it 1rciv-a avvea..ivvat-

72
Il simbolo della lllurl!l•a

-Infatti ogni scienza e' incorporale, lo strumento che


usa e' il Nous, e a sua volta il Nous si seroe del cor-
po. Tutte e due gli oggetti, inteUigibili (cio' che noi
chiamiamo funzioni vitali) e materiali, entrano nel
corpo. Poiche' tutto deve risultare daU'opposizione
e dal contr(Jjto, ed e' impossibile altrimenti.-
Questo passo ricalca quanto da noi detto nel secondo Ca-
pitolo sul processo conoscitivo, di azione finalizzata: l'og·
getto (vX!Kov) e l'azione non finalizzata( il IlOTI. ov) porta·
no a comprendere come il processo conoscitivo, basato sul
silenzio, sia il trascendimento stesso dei sensi, dopo essersi
purificati deUe punizioni irrazionali della materia(J4)
Purificarsi dell'irrazionale della materia e allocuzioni a·
naloghe come il seguire la via della virtu ', che ricorrono
spesso sia in campo esoterico che religioso, significano pu·
lire i propri circuiti cerebrali, nei quali ha origine il sorgere
della percezione, per poter osservare la realta' esteriore nel·
la sua giusta luce.
Come inattivita' dei sensi va inteso il processo di rinno-
vamento di se' stessi, in cui, i sensi non devono piu' oggetti-
vare la realta' esteriore, ma osservarla in modo neutro, cosa
ben diversa dalla soppressione degli unici mezzi conoscitivi,
che madre natura ci ha donato.
Dopo aver spezzato i mille gioghi che ci legano, otterremo
in noi quel silenzio sacro, che ci permettera' di vedere e di
udire cio' che prima non potevamo ne' udire ne' vedere.
Evidentemente il non oggettivare la realta' che ci circon-
da porta, come conseguenza, a non provare piu' l'attacca-
mento alle cose esteriori. Quindi, cadono tutti i vizi che sono
connessi alla cerebralizzazione delle cose stesse, poiche',
in questo momento, non ci interessano piu' le azioni finaliz-
zate (gli oggetti), ma le virtualita' che sono dietro di essi, e

73
Il simbolo della liturgia

nasce cio' che si indica con il nome generico ed impersona·


le di virtu '.
Essa si conquista, ribaltando il proprio essere, in modo
integrale, e non seguendo determinati precetti morali, detta-
ti da mode, che mutano rapidamente con i tempi, e nemmeno
seguendo attitudini mentali, o reverenziali, oppure compien-
do azioni, non richieste da una particolare necessita' inte-
riore.
Finche' si rimane nel campo della cerebralizzazione, la
virtu' non puo' comparire; nel momento in cui si compie il
giro di boa verso il ritorno, essa diviene attitudine normale
di vita.
Questo e' quanto dice il Libro IV del Corpus Hermeti-
cum quando dichiara che:
-il nostro avo ci onoro' del dono del Nero Perfetto-
0'/rOrtE EJ~È ~ea't. ·tE>..Et'f 11É>..a.vt f.r,P,eoe (U)
Il risveglio, in noi, delle sensazioni analogiche, otfenute
mediante l'osservazione di tutto cio' che il simbolo natura-
le, sintesi nella sua essenza, cerca di trasmetterei, ci permet-
tera' di acquistare la conoscenza.
In tal modo arriveremo, come primo passo, all'identita'
tra causa ed effetto, per poi sfociare nell'universaiita' di tutte
le cose, nel pensiero filosofico unitario ermetico, come affer-
ma il Corpus Hermeticum: (16)
-7raoao fJÉ mo aw8~oEto' TWII 1rOIETWII ovna.{k
Eli oeavn:i TrVpoo' ufJaroo; tTIPOu "~ OP'YOU 7raJI-
nxTi lwat~- ...
Riunisci tutte le sensazioni di tutto il creato, del
fuoco, dell'acqua del secco dell'umido e dell'analo-
go, per essere ovunque.
NOTE

1- L 'espressione simbolica si spinge cosi' addentro nella forma, da


contraddistinguere due forme analoghe quasi con lo steBBO dise-
gno e la medesima struttura.
Gli erboristi medioevali fanno cenno, nei loro libri, a questo sta-
to di cose, legando in tal modo, pianta curativa ed organo che de-
ve essere curato, in base alla loro morfologia, molto simile.
Naturalmente la nostra cultura, nel commentare questi libri,
sorride di questo parallelo, che risente delle teorie magico-al chi-
miche deU 'epoca, che sono comunque valide e inconfutabili,
perche' l'esperienza corrobora i fatti.

2- Nel pensiero cabalistico, sopra la Trinita' di origine dell'albero


Sefuotico rappresentato da Kether-Cohmach-Binah, esiste I'Ain-
Soph, l'UNO inconoscibile.

3- Questo e' uno dei tanti concetti fumosi del cabalismo ebraico
medioevale di cui abbiamo accennato alla nota 6 del Capitolo II,
e che andrebbe completamente rivisto secondo la logica ermetica.

4- Si legga, a tal proposito, cio' che scrive il Kremmerz nel suo


Mondo 1egreto a propnsito delle polarita' esistenti nella stella a
cinque punte, rapportata a immagine deU'uomo, e delle corren-
ti di forza che si devono impiegare in determinati atti.

5- Si parlera' di essa, molto diffusamente, nel Capitolo VII.

6- Questo eoncetto sara' meglio chiarito nel Capitolo Vlll, a propo-


sito del ganglio di Mekel, che si trova vicino alle fosse nasali,
sulla via di incrocio tra il naso, la faringe, l 'orecchio interno e
le trombr di Eustachio.

7- Per il simbolismo della cera, e per il suo significato alchimico,


vedi La Stegonografia dell'Abate Tritemio vol. Il-A. Gentili-
Ed. Kemi, pag. 113 e seguenti.
Inoltre, vedi il CorpUI Philo10phicum totiu1 magiae del Krem-
merz -Ed. Kemi. pag. 119.

75
8- II Ka, nel simbolismo egizio, rappreeenta cio' che gli alchimisti
hanno chiamato come fino. Quando il fisoo viene purificato
nei suoi elementi costitutivi, esso ai trasfonna in Fiuo eterno
dando origine al Legno di Vita o Corpo Glorioso, donando, in
tal modo,l'etemita' all'eS&ere.
In questo modo.dal Quatemario fisico ai pasas al Temario per
giungere al Binario metafiaico.
L 'ascesi risulta quindi nel togliere un 'unita' a ciascun numero.

9- Si pensi quale patrimonio di salute abbia pel'I!O l'uomo quando ha


abbandonato le ceneri nella fabbricazione dei comuni aaponi
per igiene personale.
Un tempo venivano impiegate ceneri di platano, di betulla, di
olivo, di vite, in unione a sugna di maiale, purificata e tratta-
ta con allume di rocca, per i diversi temperamenti e le varie co-
stituzioni umane.
Inoltre in spagiria, dopo aver estratto per distillazione i vari olii
essenziali delle piante, esse venivano calcinate e le relative ceneri
si ponevano a diserire nelle essenze steS&e, per mezzo di ripetute
operazioni di calcinazione.

l 0- Si ricordi l'uso antico di bruciare le citta', da parte dei conqui-


statori, e lasciar poi che le ceneri si spargeS&ero al vento.

11- Hennes Trismegiste- Libro 1- Logos X paragr. 5 pag. 115 - ediz.


Belles Lettres.

12- Hennes Trismegiste- Libro 1- Logos X- paragr. 8 pag. 116 ediz.


Belles Lettres.

13- Hennes Trimegiste- Libro 1- Logos X- paragr. IO- edizioni


Belles Lettres.

14- Hennes Trismegiste- Libro Il- Logos XIII paragr. 7 - pag. 203
Belles Lettres.

15- Hermes Trismegiste- Libro IV- frammento XXIII paragr. 31


pag. 1O - Belles Lettres.

16- Hennes Trismegiste- Libro 1- Logos XI paragr. 20 pag. 115-


Bellcs Lettres.

76
Capitolo IV

IL SIMBOLO MATEMATICO

La nostra scienza riconosce ai Numeri una funzione basi-


lare e chiarificatrice, nel processo di costituzione universa-
le, ed afferma che un qualsiasi fenomeno della Natura, per
essere conosciuto, deve ridursi ad un modello matematico.
Per esempio,la trasmissione della luce, che ubbidisce a
leggi matematiche ben precise, e' stata codificata nelle equa-
zioni di Maxwell, in cui i campi elettrici sono in stretta corre-
lazione con i campi magnetici; e cosi', qualsiasi altro evento
oggettivo ubbidira' alla sua propria equazione matematica.
Da questa asserzione deriva che la scienza dei Numeri ri-
sulta essere intimamente legata alla Manifestazione, anzi,
i numeri stessi ed i loro mutui rapporti sono i simboli piu'
immediati, in grado di raggiungere la nostra coscienza inte-
riore.
In sostanza,. essi dovrebbero travalicare l'oggettivazione
del fenomeno, o dell'evento osservato, per svegliare in noi la
comprensione immediata, integrale, del fenomeno stesso.

77
Il s1mholo marcmar1co

L 'ermetista condivide pienamente questo modo di avvi-


cinarsi alla realta' esteriore, perche' si basa su dei simboli, che
raggiungono la nostra coscienza innl!ta, consentendoci di
arrivare al cuore del fenomeno, senza bisogno di intermedia-
ri, in questo caso, senza l'aiuto dei sensi.
Pertanto, la scienza dei Numeri diventa lo studio della
Manifestazione, ed i rapporti, esistenti tra i vari numeri,
costituiscono dei valori invariabili, che non si possono inter-
pretare in modo arbitrario.
Questa potenza, insita nei Numeri, ci porta a vedere in
loro la rappresentazione dei simboli funzionali, in altre paro-
le, la loro reciproca cmmessione ci rivela le funzioni, operan-
ti in Natura, nella loro espressione piu' semplice .
.Pero', anche in questo caso, l'ermetista usa una matema-
tica, diversa da quella impiegata dalla nostra scienza.
Questa affermazione sembrerebbe un paradosso, poiche'
ci hanno insegnato che la matematica non e' un 'opinione,
e che i numeri sono quelli che sono, con la loro estrema im-
personalita',
E questo e' vero.
Ma il punto di partenza si mostra sostanzialmente diverso
nei due casi.
La matematica, impiegata nel pensiero scientifico, e' na-
ta dalla metafisica greca, cioe' da una filosofia dialettica, che
esige delle figurazioni ed un arresto delle funzioni vitali,
che vengono, pcrei o', cristallizzate nel tempo.
Di conseguenza, la matematica si cerebralizza e, allonta-
nandosi dalla Rcalta' esteriore, ne perde ogni aggancio.
Avevamo gia' accennato, che la matematica, per rispec-
chiare la Re alta' che ci circonda, deve essere rappresentata
gPumetricamente. ( J)
Il simholo rnakrnatico diviene cosa morta nello stesso

7X
Il Simbolo matematico

istante, in cui non trova piu' riscontro in Natura, perche'


viene arrestato artificialmente, con un 'azione cerebrale, nel
momento vitale della sua gestazione.
Purtroppo, la mentalita' razionale non avverte minima·
mente questo arresto e, di conseguenza, abbiamo una male·
matica che e' scienza, solo in algebra, ed una geometria, che
lo e' solamente in trigonometria, perche' algebra e trigono·
metria trovano il loro riscontro in Natura.
Con l'introduzione della simbologia araba, ci si allontana
dalla descrizione simbolica dell'idea, che si realizza corpo·
ralmente nella specificita', immanente all'impulsione e alle
condizioni della realizzazione stessa.
Si acquista, e' vero, in semplicita' di concezione, ma ci
si allo n tana dalla genuina realta' delle cose, per cui si cere·
bralizza, si crea nell'ipotetico, dando vita ad una costruzione
mentale, distaccata dal Simbolo e dalla Funzione, quali e·
tementi di previsione del fenomeno e di scrittura descritti·
va.
La Realta' esterna e' formata esclusivamente da volumi,
che giustificano la nascita del tatto e la stereoscopia dei
nostri occhi; infatti le superfici sono viste come sezioni di
volumi, le linee come intersezione di due superfici derivanti
da due volumi, e un'apice, come il punto di intersezione di
tre piani, convergenti in un vertice.
Che senso ha, pertanto, parlare della retta, come la con·
giungente due punti, quando in natura non esiste niente di
simile, oppure, considerare il punto immateriale? (2)
Queste sono supposizioni; lo sono anche le figure geo·
metriche; lo stesso dicasi del cerchio, in cui non si trova l'ini·
zio e la fine.·
Arrivati a questo punto, noi ci stacchiamo dalla Realta'
funzionale, per crt·are per conto nostro, per cerebralizzare.

79
Il :..1mbolo mlllemaiJCO

Infatti, il docente di matematica inizia il suo insq.:namen-


to con le fatidiche parole Supponiamo che ...
Su queste premesse, nascono le matematiche della nostra
scienza, e qualsiasi costruzione o progresso, che si compie,
come gli ipervolumi e la geometria delle superfici curve, non
l'' altro che l'estensione del "Supponiamo che ... "

.. .. .
L'introduzione del simbolismo arabo, per la rappreSt:nta-
zione dei Numeri, ha segnato l'ultima fase del processo di
distacco dalla funzionalita' della Natura.
Con i numeri arabi, sono entrati nella numerazione
cerebrale, e divenuti indispensabili, due simboli assurdi, il
cui impiego dimostra quanto ci si e' allontanati dalla rappre-
sentazione naturale.
Essi sono lo Zero e l'Infinito: O e oo . (3)
Se oggi non vi facciamo piu'caso, e li accettiamo senza
riflettere circa la loro assurdita', e' perche' abbiamo smarri-
to il senso della filosofia del Numero, fondata sul carattere
funzionale dello stesso.
Il Numero definisce le possibilita' funzionali, le cui ap-
plicazioni creano le nostre nozioni.
Ora, lo Zero, il Nulla, che usiamo per nostra comodita',
non esiste nella realta', ne' in Natura; non esiste , quindi,
nella nostra coscienza innata e neppure in quella della Na-
tura e di ogni suo fenomeno.
Possedere una coscienza innata del Numero, conduce a
contare, e questa attivita' non e' prerogativa prettamente
umana, ma la possiamo riscontrare ovunque; come primo fe-
nomeno, l'osserveremo in Natura, nella scelta, per affirùta',
dt·Ue molecole chimidu~, oppure nella valenza degli ele-

80
Il simbolo matemali~;u

menti.
Infatti, la scissiOne della cellula, a qualsiasi genere essa
appartenga, dimostra la presenza di questa coscienza innata,
in Natura, che nell'uomo, diventa una coscienza a priori,
che si impone a quella psicologica e che classifica cio' che il
Numero le impone.
Nella coscienza innata non vi e' posto per la rappresen·
tazione del Nulla, poiche' non e' numerabile, ne' classifi·
cabile.
L'UNO e' il modo migliore e piu' appropriato per de-
scrivere l'Assoluto; il DUE e' la Potenza Moltiplicativa del
Piu', rispetto al Meno, e da lui derivano tutti gli altri nume-
ri; lo ZERO, non determinando alcun rapporto, non ha ra-
gion d'essere, e la causa della sua inesistenza e' insita nella
definizione stessa.
Coloro che in campo esoterico hanno disquisito sul si-
gnificato dello Zero, si convincano di aver scritto sull'acqua,
e se hanno portato a suffragio delle loro teorie le simbolo-
gie degli antichi, in cui poteva essere raffigurato lo Zero,
hanno commesso un errore di interpretazione, perche' in
realta' era la traccia di un circolo, indicante un processo ci-
clico-temporale c non la rappresentazione di una figura
geometrica.
Gli Egizi, popolo esclusivamente funzionale, non usa-
rono mai la ruota, non perche' non la conoscessero, ma per·
che' il cerchio non fu considerato una figura geometrica
funzionale, bensì' era la rappresentazione temporale di un
processo, il cui termine era il ritorno all'inizio.
La circonferenza, che geometricamente puo' essere la
sezione di una sfera, non fu mai presa in considerazione dal-
la geometria antica, poidw' la Sfera e' la prima rappresenta-
zione dello Spazio Primonlial.-, uun differenzialo, isulropi-

81
Il simbolo matematico

camcnte uguale in tutte le direzioni, da cui deriveranno, per


geometrizzazione o per numerazione, tutte le altre figure
matematiche. ( 4 )
Ma di questo parleremo a suo tempo.
Sara', pertanto, uno sforzo vano cercare la trigonometria
nel sapere antico; essa era sostituita dalla rappresentazione
geometrica degli angoli, i cui valori venivano espressi in
numeri razionali, ed in cui la tangente non poteva mai arri-
vare all'wsurdo valore deU'infinito, come ci insegna la nostra
trigonometria.
Ed accennando all' infinito abbiamo indicato il secondo
concetto assurdo, entrato nelle nostre matematiche.
La nozione di spazio e' caratterizzata dal concetto di e-
stensione e di volume. E' lapalissiano che l'estensione, senza
limiti, non puo' essere afferrata dalla nostra coscienza cere-
brale.
Perche' questo concetto possa essere avvertito, deve na-
scere il suo contrario, il principio di limitazione, il quale non
dipende dalla nostra Volonta', ma e' imf!lanente nel Prin-
cipio stesso dell'estensione, ed e' un Principio che costrin-
ge, che limita tutto cio' che esiste.
L'estensione, per quanto illimitata possa essere, avra'
sempre un limite relativo, e quindi sara' catalogabile come
quantita'.
Ora, considerando che l'intensita' dall'attivita' positiva
sul mezzo passivo viene espressa e definita mediante una
successione progressiva di numeri, ne discende che l'infini-
to, come simbolo, perde la sua ragion d'essere.
La simhologia numerologica attuale si e' completamente
~laccata dalla Natura ed ha fatto perdere l'importanza esote-
rica del Numero, ovvero, la rag:ione ste~~a ddla numProzione.
dw t-sistr. ndl'Univr.r~o.

82
Il simbolo ma1ema1H:o

l Numeri sono la rivelazione della conoscenza delle Po-


tenze, o Funzioni Vitali, che fanno la Genesi; quindi essi,
non solo rappresentano le notazioni che determinano delle
quantita', ma sono sopratutto l'espressione di funzioni
viventi.
Sono il linguaggio che esprime una, serie di individualita',
le quali, essendo suscettibili di simpatie ed antipatie reci-
proche, potranno contrarre unioni, generare serie.
Ma i Numeri, per impersonificare delle funzioni vi-
venti, devono essere rappresentati simbolicamente, per
mezzo di un grafismo, di una superficie.
Allora, il simbolo acquistera' tutta la sua potenza, perche'
verra' a trovarsi proiettato nella Natura, e la matematica,
nella sua rappresentazione geometrica, acquistera' la sua
vera fisionomia di rivelatrice di una funzione creatrice al-
l'origine.
Tutto il resto e' solo ed esclusivamente un gioco in-
teUettuole.
Pertanto, come disse Platone, il pensiero matematico
non puo' esistere al di fuori della geometria, e quindi il
sistema abacistico di notazione dovra' sostituire quello
algoritmico, da noi usualmente impiegato.
Nel nostro Universo, ogni cosa ha quantita', di con-
conseguenza, tutte le quantita', per quanto infinitesime pos-
sano essere, occuperanno un determinato spazio.
Purtroppo, la nostra mentalita' materialistica, che con-
duce paradossalmente a pensare per mezzo di astrazioni,
quando tenta di dare un valore al principio creatore, e' co-
stretta a ricorrere ad un ' ulteriore astrazione, iniZiando da
un supponiamo che ...
Con il ritorno al sistema abacistico, il numero verra'
nuovamente espresso in modo geometrico, ed il pensiero

83
Il simbolo matemalico

ridiverra' automaticamente logico.


Il numero tornera' nuovamente a rappresentare il valore
positivo, senza quel fermo, imposto dal sistema algoritmico,
il quale, in quanto legato ad una convenzione cerebrale, co·
me abbiamo detto, cristallizza il numero in un simbolo a.
stratto e senza vita.
Rappresentando primi nove numeri con dei tratti, e
quindi in figurazione geometrica, verra' rispettato il simbo·
lismo naturale, essendo la Natura una composizione di volu·
mi e superfici.
Con il loro segno grafico, i primi nove numeri rappresen·
leranno, come avremo modo di constatare, i Nove membri
della Tetraktis Pitagorica, che attorniano l'Unita', come le
Nove Potenze, o Numeri Trascendenti, che caratterizzano
il modo di azione.
Questa rappresentazione, che veniva usata dagli antichi
Ebrizi, passo' poi ai Pitagorici, i quali a loro volta esprimevano
le proprieta' dei numeri per mezzo di punti e, in tal modo,
descrivevano delle figure geometriche, in cui la somma e la
sottrazione, la divisione e la moltiplicazione venivano espres·
se da altrettante figure.
Con questa visione spaziale, la matematica non puo' ca·
dere nell'irrazionale e, a maggior ragione, non puo' tra·
mutarsi in un gioco della mente, poiche' la sensazione si
uni~cc ad un senso positivo, realista.

* * *

l'cr l'crmetisla, tutta la costruzione matematica, e' un


essere vivente, per cui e' spinto a considerare tutta l 'archi·
lettura cd il carattere di gestazione alla stessa stregua di un
u·getale, con il suo periodo di crescenza e vegetazione, in

84
Il s1mbolo malcmaltro

•·onlraf>posto alla rappresentazione algoritmica, che, racchiu-


•a in un simbolo rigoroso e fine a se' stesso, manca di vita.
Il numero, quindi, come Potenza agente, diviene un
quitl positivo, che risponde alle esigenze della comprensio-
11<' t·erebrale.

Esso sara' temporalmente e spazialmente limitato, cioe'


definibile per mezzo di figure geometriche. In tal modo, al-
la ~quenza normale e lineare, in cui i numeri possono essere
rapprP1Wntati, come:
o 000 oooo ooooo .0.000 00

•1 pn,;,~ono in:<erirf' anche le rispettive figurazioni geometriche


o
o o•

o
o
00
.o.
000
00
00 D
oooo
000
OOOD
ooooo
o oo ooo oooo Doo.oo oooooo

Questa serie, che fa parte dei numeri triangolari, o sacri.


mette in relazione uno stato di partenza con un punto di ar-
rivo: infatti, il raggiungimento di un determinato stadio evo-
lutivo, espresso mediante una figura formata da punti, pone
in risalto tutti gli stati precedenti, senza annullarli, poiche'
essi concorrono a fare da ponte tra la causa e l'effetto ultimo.
Questi numeri di superficie, indicano la somma crescen-
te di condizioni determinanti, man mano che compaiono
nuovi stati; in tal modo traducono la complessita' degli in-
:<iemi verso una costruzione ordinata.
Anche la costruzione dei numeri triangolari si esplica in
forma dinamica, poiche' le figure successive, progredienti,
si costruiscono, aggiungendo il gnomone ( 5 ), corrisponden·
lt· per quantita', al numero del triangolo precedente.
Cosi' il passagltio da l a 3 avviene con:

85
da tre a sei
o

e cosi' via.
mantenendo inalterata la forma geometrica del triangolo di
partenza.
Prendendo in considerazione il numero Quattro, vedremo
che la sua nozione riassume in se' tutte le funzioni, perche'
comprende l'UNO, il DUE, il TRE ed il QUATTRO: (6)

l
l
l l l
l l
in cui l'Unita' trascendente vale, come numero comprensibi-
le, positivo, DIECI (cioe' somma di l -t 2 + 3+ 4).
L'UNO, indefinibile, inconoscibile, potra' essere descrit-
to mediante la numerazione triangolare, con il numero Die-
ci, e in tal modo, saremo in grado di afferrare la profonda
simbologia delle Nove Potenze, attorno al Trono dell'Unita'.
In tal caso, il numero Quattro verra' anche scritto grafi-
camente con l'Unita' al centro:

come fecero gli antichi Egizi, che tradussero il loro pensiero


sull'Unita' trascendente con il mito dell'Enneade, passato
poi, negli esoterismi posteriori, come i Sefiroti Cabbalisti-
ci.
Esprimendo i Numeri in questo modo, otterremo delle

86
Il simbolo ftllltcftllltico

87
Il simbolo rutcmàtico

Tomba di Hamses VI

Il Libro del Giorno

La Barca Solare , contenente I'Enneade.

88
Il simbolo matc:mat•ro

costruzioni, che ci spingeranno a considerarle, non come dei


semplici valori aritmetici, ma come denominatori di Potenze
Agenti.
D successivo numero triangolare, il CINQUE, la Pentakis,
ci puo' condurre ad un altra importantissima funzione cosmi·
ca.
Se la Tetraktis, o Decade, e' l'UNO inconoscibile nella
sua forma compren3ibile, il Dieci, la Pentakis, nella sua for·
ma geometrica:

l l l
l l

rappresentera' i Dodici Luoghi attorno all'Unita' Creatrice,


al Demiurgo.
In tal modo, i valori temporali della gestazione saranno
i primi cinque numeri daU'UNO al CINQUE e la loro raffi·
gurazione triangolare rappresentera' i tempi.
La Tetraktis sara' la forma conoscibile dei Nove Principi
temporali cosmici; la Pentakis, i dodici luoghi temporali del
Cielo, l'Adamo, come gia' abbiamo affermato nel nostro
libro" La Verita' ermetica di Esiodo e Mose'".
Nel Corpus Hermeticum ( 7 ) a proposito della Decade,
come ipostasi dell'UNO, Hermes dice:
-Poiche' la Decade, o figlio, e' generatrice deU'ani-
ma. Vita e Luce sono unite, allora nasce il numero
deU'Unita', deUo Spirito.
Cosi', secondo la ragione, l'Unita' contiene la Deca-
de e la Decade l'Unita'.-
La rij!;cnerazione dell'anima avviene con la sostituzione

89
Il simbolo m•lcm&llro

della Dodecade da parte della Decade ( 8 ):


-Dimmi, ancora, come mai le• punizioni delle tene-
bre, che sono in numero di dodici, sono respinte
daUe Dieci Potenze? L'abitazione deU'anima, daUa
quale ci separammo, e' costituita dal cerchio del-
lo Zodiaco, che a sua volta, e' composto di ele-
menl~ dodici in numero ... -
ll QUATTRO sara' la rappresentazione dei principi ba-
silari, il CINQUE indichera' l'Uomo Universale, come pos·
siamo vedere in tutte le rappresentazioni antiche e medioe-
vali, che raffigurano l'uomo inscritto nella stella a cinque
punte.
Ma il Quattro e' anche il secondo numero quadrato, de-
rivan te dalla serie:
l
l l l
l l l l
l l l l l l l l
l l l l l l l l
e risulta essere la prima definizione temporale: la superficie.
II Quattro, quindi, sotto il punto di vista della serie dei
numeri quadrati sara' ancora la rappresentazione comprensi-
bile dell'Unita' Trascendentale, in cui ciascuna unita', che lo
compone, e' positiva.
L'Uno, inoltre, e' rappresentato in modo comprensi-
bile, anche dal numero OTTO, il primo numero cubico,
poiche' esso e' 2 3 .
ll Volume e' lo Spazio, che ha subito una contrazione,
che si e' coagulato in forma, per azione della forza accentra-
trice del Cosmo.
Essa fu chiamata Fuoco dall'alchimismo, e rappresentata

90
Il sunbolo matema11cu

dagli Egizi con il simbolo di:

come si puo' osservare nelle cripte di Dendera, ripreso, pari


pari, dall'alchimismo medioevale.
Il Volume rappresenta, quindi, l'Unita', situata tempo·
ralmente, in qualita' di Spazio, che, sotto l'aspetto di 5peci-
ficazione vitale, si realizza in una forma naturale: il minera-
le, il vegetale, l'animale, l'uomo.
Al di sopra e al di la' di queste forme esistera' la Sfera,
che non ha forma, isotropa in tutte le sue parti.
Essa e' la figura che contiene tutti i volumi; e' la forma
trascendente per tutti i volumi, come l'UNO e' il numero
trascendente per tutta la serie dei Numeri. (9)
Nella serie l, 2, 4, 8 possiamo osservare-le 5pecificazioni
dell'Assoluto, poiche' tali numeri divengono i nomi, rispetti-
vamente: l'uno del punto; della linea il due, che risulta
essere il primo numero divisibile; il quattro e' la 5Uperficie,
ed infine l'otto, ovvero lo SPAZIO UNO, definito in quan-
tita', delimitato.
Sotto questo aspetto, l'Otto ha assunto il carattere sacro,
che ha mantenuto nel protocristianesimo, ed e' anche la rap·
presentazione ultima di quella funzione creatrice, che stabili-
sce le proprozioni delle cose, che le distingue, che le quali-
fica.
Come i numeri quadrati divengono, per definizione, il
simbolo della potenza divina, cosi' i numeri triangolari sono
considerati sacri e costituiscono la base del vasto edificio dei
numeri poligonali e poliedrici, rappresentazione cosmica
della Natura.
Il primo numero quadrato, come nei numeri triangolari,

91
t:' I'A··hlulo fr~<:<.n(J;,t:iJ,il•:. rt:WJ: e'la potenza di se' stes~.
""l{""
a <:111 il •rwulrato di 2, che e' 4. e cosi' lia.
:-i~: "~"''n·iam<J attentamente, noteremo che i quadrati
Mi f''''~~~"fl" olll:m:re, sommanado i numeri dispari, o ma..~hi·
li, <:o~i' •:ltiarnati, poit:he' non sono divisibili.
In ratti il 4 t:' la 11om ma di l +3, il 9 di 1-t 3 t 5, per cui:
l x J l
2x 2 ·- l + :i
:t x :t
4x 4
Si paHMa, in tal modo, per somma, dal quadrato di n al
'luudruto n + l aggiungendo semplicemente il dispari di
rungo n.
CoKi' pure:, Kara' per i numeri cubici, che evocano l'i-
dc'" cldla pcd1:~ionc asKOiuta, il simbolo della perfezione
UlliYI!rHUJc:.
•:""i Hcmo il risultato simbolico di un'azione del movimen-
lu du: c:c:ru di far ritornare la materia al suo stato origina-
le•, c: clc:lla polc•nza contraente del Fuoco sulla Sostanza.
Un IJIII'Mlo conflitto, nasce la Vita, la Natura, che si
manifc·~lll lr11milt: i volumi, ed i numeri di volume, di cui i
primi Hcmo i cubici, saranno i I(Croglifici dei Numeri impri-
~o:iumcl i m• Ile• furnu·.
l'ur non 1'"-"~'llllo rc·illi c·ome forme, essi definiscono il
c·ummino pc•rc·or:ot• dalla ltc•alta' claUa sua forma primigenia
eli C;co~. m·wru :O:pazio inlt•ro c·ome sfera che in essa compri-
mc• lui h• le• ,..,,..., vc•r:ot• la t:••m•si cll'llc• forme stesse.
l nunwri nahit'i. t'ome• i •tmulrati.si ollc•ngono per somma
oli ammo•ri cli~p:ui. N'o'ullllo:
,,,,, 1.::1
.. Il .. :l + 5
:! ' :.!x
:h :h :l .. ··-l'"' .l :11· .,l :l+ 17+1•1
-· ~ + Il

'' ·•' •• - h· t-
Il s1mbolo mattma11co

Queste corrispondenze tra i quadrati e i cubi, ottenibili


per sommatoria di numeri maschili, o dispari, esprimono il
carattere di potenza, il quale viene riservato solo all'Assoluto
e non all'uomo, che per definizione aritmologica, e' il pro-
dotto di due numeri differenti.
Per cui, il quadrato ed il cubo nell'antichita' furono il
simbolo del Dio Unico, ed i numeri da loro derivati rappre-
sentarono le potenzialita' divine. (JO)
In tal modo, dinanzi al Numero cosi' espresso, che ri-
sulta essere la prima manifestazione della Coscienza e che
tutto specifica e tutto caratterizza, l'uomo, con la sua co-
scienza psicologica, potra' dare ad esso valori quantitativi,
facendo sorgere, contemporaneamente,nel suo intimo, le
possibilita' funzionali, che i numeri stessi specificano.
La nostra coscienza innata dei Numeri e' il solo mezzo,
che ci consente di metterei in comunicazione con la funzio-
ne, l 'unica cosa reale esistente.
Pertanto, con i numeri triangolari, quadrati e cubici, sa-
remo in grado di avvertire cerebralmente la Potenza Agente,
divenuta numero positivo.
Ogni fenomeno, considerato in se', e' sempre volume,
percio' le forme geometriche aritmologiche, a simmetria
massimale, come il sistema cubico, sono prese a simbolo
della perfezione.
Considerato che un solido si costruisce su di una super-
ficie, e che questa entra in relazione con il mondo, perche'
esterna, visibile, potremo dire che il numero elevato alla
potenza 2, al quadrato, diviene il mezzo, mediante il quale,
il numero intero, la causa, provoca l'oggetto sensibile, ogget-
tivo, a potenza 3.
Pertanto, vi saranno delle strette correlazioni tra i primi
9 numeri Enneadici, scritti nella sequenza:

93
Il simbolo matematico

11 l 2 3 4 5 6 7 8 9
12 l 4 9 16 25 36 49 64 81
13 l 8 27 64 125 216 343 512 729
Desideriamo sottolineare che la nostra scienza, tra
sette sistemi di cristallizzazione dei minerali, riconosce a
quello cubico la piu' alta simmetria; solamente con la scom-
parsa di qualche elemento di simmetria, dovuta alla tensione
non omogenea delle forze di crescenza in gioco, si sfocia
negli altri sistemi cristallografici.
La crescenza del cubo ci spiega perche' il numero 17 sia,
esotericamente, il simbolo di una influenza crescente, l'ac-
crescimento attorno ad un fuoco centrale.
Infatti la maglia cubica piu' semplice e' costituita da· no-
ve punti, le 8 sommita' ed il centro.
Ora, facendo crescere il cubo, secondo i suoi assi di sim-
metria, quelli che passano per il centro e le sommita', si ot-
tiene un cubo di 8 sommita' che avviluppa il cubo primitivo
di 9 punti, con un totale di 17.
Molti testi esoterici antichi, come ad esempio il Zepher
Zohar, accennando all'Assoluto, nella descrizione dell'An-
tico degli Antichi, fanno comparire dei numeri, che corri-
spondono a maglie di cristallizzazione, associanti vari cubi
tra loro.
Tali testi vanno letti sotto questa prospettiva, poiche'
l'aritmologia antica e' vista sotto la speculazione geometri-
ca, a cui costantemente si riferisce.

• • •
Prima di accennare agli altri numeri poligonali, ci sof-
fermeremo un attimo ancora sul concetto dell'Enneade,
che puo' anche essere espressa, graficamente, da nove qua-

94
Il s.&mbolo matemauco

drati, secondo:

1 4 7

2 5 8

3 6 9

E' la rappresentazione Pitagorica, di origine eguaa, in


cui la Tetraktis, o costituzione del Cosmo: viene espressa in
modo cifrato, mettendo in stretta relazione tra loro i numeri
dispari e pari, che daranno nascita, in epoca successiva,
alla terminologia alchimica di Positivo e Negativo, di Fisso
e Mobile.
Al centro del grafico cosmico vi e' il Numero CINQUE,
che matematicamente, e' la media aritmetica dei 9 numeri
componenti il quadrato:
5 = l+ 9 2+8 3+7 6+4
= =
2 2 2 2
Esotericamente, e' il numero dell'Uomo, che viene po·
sto al centro del Creato.
Le somme, eseguite in linea, per colonna e diagonale,
danno 10, valore comprensibile dell'UNO inintelligibile,
e somma dei numeri della Tetraktis:

+ 9 = 10 ( 2 cifre maschili)
2 + 8 IO ( 2 cifre femminili)
3 + 7 10 ( 2 cifre maschili)
4 + 6 IO ( 2 cifre femminili)

IO+ 30= 40

95
Il !!limbo~ ma1cma11co

L'Enneade eguaa aveva posto attorno al centro, 4 divi-


nita' maschili e 4 femminili; numericamente le due diagonali
maschili si equilibrano con le due perpendicolari, femminili.
La somma dei numeri pari, con quella dei numeri dispari,
da' QUARANTA, che e' il numero dell'animazione della Na-
tura, e nel processo della palingenesi umana, la presa di co-
scienza delle limitazioni.che vincolano la persona.
Gia' ne abbiamo discusso a lungo ne" La Luce di Kemi",
per non ripeterei qui. (11)
Nel quadrato, sostituendo i numeri con le lettere greche:

()(
l
<:5' f
~· E' '1'

'(' ~· g'

troviamo al centro del quadrato, la ETA, o E greca, di Delfo,


che era scolpita sul portale dell'oracolo, e descritta da Plu-
tarco.
In aggiunta ai numeri triangolari, quadrati, cubici, esi-
stono altre serie, come i numeri pentagonali:
o0 o
o0 oo o••oo o a
o o • o o o o
o o o o 00 o ooo
00 000 o •••

gli esagonali, come pure i numeri di volume, di cui abbiamo


gia' visto i cubici.
Cio' che interessa vedere, ora, sono i numeri rettangola-
ri, chiamati dai Pitagorici eteromechi, che si possono espri·
mere, aritmolo:;icamente, come sommatoria di numeri pari,
da cui si esclude l'Assoluto, l'UNO, come pure pet moltipli-

96
Il s1mbolo malemalico

cazione, caratteristica deUa natura umana:

eteromeco

2 2 l x 2
2 +4 6 2x 3
2-t4-t-6 12 3x 4
2 t-4 t-6 +8 20 4x 5
2-t-4+6-t-8+10 30 5x 6

Ogni numero eteromeco e' il doppio di un numero sacro,


o triangolare, e graficamente essi sono rappresentati da un
rettangolo , e le misure dei due lati non differiscono che per
un'unita', come:
3

·D
La somma di 4 rettangoli etero mechi puo' essere dispo-
sta attorno al numero UNO, l'Assoluto, per formare un qua-
drato, ben noto a tutti gli esoterismi:

:ffi:
e meglio conosciuto con i glifi:

97
Il iimbokJ matcm~~bco

Questo quadrato simboleggia il 5 elevato alla seconda po-


tenza, ottenibile anche dalla somma della Tetraktis e della
Pentakis, ovvero dei numeri triangolari 4 e 5 = 10+15 25:
2

l l l l
l l l l
l l l l
l l l l l
l l l l l
Se sul rettangolo EFDC, tracciamo la diagonale, essa ha
valore y'5. Ribaltando la diagonale y'5 sul lato DC, ottenia-
mo un nuovo quadrato.

Aif1B
EGElF
D C
che ha per lato y'5, il valore della diagonale.
Esso e' il gnomone che permette di passare dal quadrato
sopradescritto 2x2 (l +l +l -r l) al quadrato y'5 x y'5 = 5
Se sullo stesso quadrato, composto dai quattro quadrati-
m di valore l, e che, per inciso, vengono a formare la croce
inscritta nel quadrato, noi consideriamo la diagonale del ret-
tangolo BCEF, che ha valore y'5/2, e la ribaltiamo sul lato
DC, noi otteniamo un rettangolo a valore ~ o Numero
d'Oro, o proponione d'oro, che divide il lato DH secondo la

98
sezione aurea, ovvero secondo il valore:
y'S +l
2
tJ» sezione d'oro, e' il rapporto che esprime la divisione
di una retta in media ed estrema ratio, e quindi dividendola
in due parti, tale che il rapporto del segmento intero al piu'
grande, sia eguale al rapporto del piu' grande al piu' piccolo.
La proporzione aurea e' la piu' semplice di tutte le pro·
porzioni, poiche' e' l'unica che mette in gioco due lunghezze
al posto di tre, come la proprozione geometrica, di cui essa
e' un caso particolare.
Sul lato in questione essa e' FH : DF e ponendola alge·
bricamente abbiamo:

a a + b
b a
Se dividiamo il secondo termine per b noi abbiamo:

~
b a2 a
o + l
a b2 b
b
Se poniamo:
a
h
= <!>
numero d'oro, si ha l'equazione di secondo grado:

+ l
che ha come radice positiva il valore:
-v~
2

99
Il ~imbolo malemt.IICO

che abbiamo ottenuto per costruzione geometrica.


La Divina Operazione come la chiamo' Keplero, e' il
valore che adotta la Natura per riprodursi e vedremo,nel ca-
pitolo Vl,in qual modo possa essere numeruta, ovvero resa
palese in numeri geometrici.
Essa si affaccia all'inizio della Genesi, rappresentando la
Forza di divisione che si presenta al Principio.
ll Numero d'Oro, che si ricava anche dalla serie di Fibo-
nacci:

2 3 5 8 13 21 34 55 89
---=1 •618033
l l 2 3 5 8 13 21 34 55

era ben conosciuto dagli Egizi, che posero questa serie nel-
l'apologo del grano di frumento, del topo e del gatto.
La stella a cinque punte, e' la figura piu' perfetta che
esista, poiche' essa e' formata secondo la proporzione d'oro.
Infatti noi troviamo:

AC AB AG
AB AG GH
c

100
NOTE

l- Erodoto dice che la geometria era ben conosciuta dagli Egizi, ed


asserisce che sotto Sesoatris, ovvero Ramaea D (1300 a. C.) il
territorio egizio era diviso in rettangoli uguali, sui quali veniva
pagato un tributo. Quando il Nilo portava via un pezzo di terra,
e quindi cadeva il tributo, il terreno veniva ricalcolato.
Aristotele, in MetafiSica (Al-981- b - 3) assegna l'origine deUe
matematiche agli Egizi, che venivano custodite dai sacerdoti,
senza degli usi pratici particolari.

2- Gli Elementi di Euclide iniziano cosi':


Un,punto e,'1 cio' eh~ no~ ha po?ione.
l:TjpfiDII fO .-w OV IJT/POO OV0fll
La linea e 'lunghezza senza ape1!8ore.
fpapiJT/ 6a p~Koo awAarèo-
V na linea retta e' una linea che giace su se' ste888.

3- Lo Zero compare in matematica, per la prima volta, nel 876 d.C.

4- Negli Extracta l proem. 3 ed. Vachsmuth si dice che la sfera aia


il solido di inizio.
Stobeo, citando Filolao, dice: Vi sono cinque corpi pertinenti
olia sfero: il fuoco, l'acqua, la terro e l'oria nella sfera e l'invilup-
po del/Q •fera come quinto .••

5- Il gnomone e' la serie di punti o linee,che permette di p888are da


un numero all'altro.

6- Giamblico, nel suo Theolegomeno Arithmeticoe dice: l e' il


punto, 2 e' uno lineo, 3 e' un triangolo e 4 uno piramide ••• In
questi numeri 1i vede la primo progre11ione che ho come sommo
IO.

7- Hermes Trismegiste-Libro II-Logos XIII- paragr. 12 pag. 205


BeUes Lettres.

8- Hermes Trismegiste-Libro Il- Logos XIII-paragr. ll-12-pag.205


BeUes Lettres.

101
9- Giamblico, nel auo De ViiiJ Pillltlforica, oeaerva: Dicono c/ae lp-
parco foue un Pila(forico clae, euendo il primo c/ae pubblico'
e de.crine la •fera ricaooiiJ dai dodici penla(foni (il dodecaedro)
mori' in mare per la 1ua empieiiJ '.••

lO- Vedi Corpw Plailo~aplaicum loliw , . e . Kremmerz- ed. Kemi.

ll- Vedi La luce di Kemi- A. Gentili- ed. Kemi.

102
Capitolo V

IL SIMBOLO BOTANICO

Ritornando all'osservazione della Natura, ricordiamo che,


attorno a noi, vediamo esclusivamente dei volumi e, pertan-
to, la nostra matematica, per essere aderente alla Natura stes-
sa ed ai suoi fenomeni, dovra' considerare, come suo punto
di partenza, il volume, la forma.
Cosi' facendo, pero' ,si trovera' in disaccordo con l'attua-
le sistema di insegnamento; questo, infatti, astraendo dall'os-
servazione naturale, cerebralizza il processo delle sue costru-
zioni ed arriva alla nozione di volume, partendo dal basso:
dal punto, poi passa alla linea, da questa alla superficie e,
mediante la fittizia rotazione dei piani, giunge al concetto
di volume.
In tal modo, nello stadio inferiore della nostra coscienza
cerebrale, viene relegata una realta', che la nostra coscienza
innata ammette a priori: il volume, che essa vede e sente,
come unica realta' esistente.
Dal punto di vista naturale, il volume diventa il punto di

103
Il s.imbolo botanico

partenza, che ci servira' per definire la superficie, poi la li-


nea, indi il punto.
Assumendo come punto di partenza i volumi, ogrù cosa
sara' vista in rapporto ad un • altra, e solo stabilendo questi
paralleli, saremo in grado di comprendere le cose, in modo
psicologico.
Quindi, tutto si risolve in geometria applicata, ed i
rapporti proporzionali faranno, della proposizione matema-
tica, una delle leggi di Natura, applicabile a tutti i fenomeni.
Ma affioche' la matematica possa funzionare in modo
vitale, si dovra' porre, come base causale del tutto, l'Unita',
la quale viene da noi erroneamente definita come un punto,
mentre, in realta', e' una qualita', che non e' possibile descri-
vere; infatti essa, da cui tutto proviene, che circoscrive e
limita forme e volumi, risulta essere al di la' dei volumi
stessi.
Cade, quindi, il parallelo che la nostra psicologia fa in-
tercorrere tra il punto e l'UNO.
Infatti l'UNO e' il vero numero trascendente, che si col-
loca al di sopra e al di fuori dei numeri stessi. ( J )
L'Universo non e' una somma di punti, ma e' il frazio-
namento dell'UNO, poiche' tutto cio' che esiste, emana dal-
l'UNO e la realta' non e'altro che la risultante del suo frazio-
namento.
Ma se l'Unico e' indefinibile, ogni momento finito, che
noi possiamo osservare in Natura, come un animale, una
pianta, e' una unita' ad immagine dell'Unico, come finalita'
dell'UNO stesso.
Pertanto l'uomo, il fiore, l'albero, sono unita' ad immagi-
ne dell'Unico, dell'UNO, indefinibile per Natura, ma le cui
fasi di gestazione, verso le finalita', possono essere osservate
nelle varie unita', esistenti in Natura.

104
Il simbolo botanico

Da quanto sopra, discende che ogni Unita', esistente nel-


l'Universo, non dovra' essere considerata come un punto di
arrivo, definito, ma un nuovo punto di partenza, l'inizio di
un cammino a ritroso verso l'Unita'.
I Numeri, quindi, o le forme create, sono frazioni del-
l'Assoluto, e logicamente, si dovranno scrivere sotto forma
frazionaria:

l l l
+ --1--
+
l! 2! 3! 4!

Se la proposizione e' esatta, dovremmo arrivare a coglie-


re una delle leggi piu' importanti, che reggono l'Universo.
Infatti, la somma porta al numero trascendente"e"
di Eulero, l'inventore dei logaritmi, secondo il concetto del-
la scienza moderna, ovvero dei numeri che traducono il rap-
porto di una serie aritmetica e di una serie geometrica, ov-
vero, il rapporto esistente tra le cause e gli effetti.
La proposizione euleriana, che, come vedremo, fu esposta
in altra veste dai nostri antenati, ci mostra come tutte le fasi
gestative seguano la legge delle funzioni esponenziali, e per-
cio' diviene una legge del processo creativo.
Cio' e' pienamente confermato dai fatti, che giornal-
mente osserviamo.
Infatti, la legge esponenziale guida i processi biologici e
fisici, quali, per esempio, la variazione della massa di un e-
lemento radioattivo, la concentrazione di ioni idrogeno, la
variazione dell'addita', o Ph, che e'alla base di uno dei feno-
meni universali piu' importanti, poiche' direttamente connes-
so al processo creativo, ed ancora la velocita' di cicatrizzazio-
ne, e cosi' via.
Il rapporto tra la serie aritmetica e la serie geometrica

105
Il simbolo botanico

potra' essere definito anche in un altro modo: secondo l'an-


notazione di Teone di Smirne, il pitagorico del secolo I d.C.,
in cui possiamo osservare, che la serie aritmetica rappresenta
la serie logaritmica per la serie geometrica:

SA l 2 3 4 5 6 7 8 9 IO Il 12
SG 2 4 8 16 32 64 128 256 512 1024 2048 4096
Q Q Q Q Q Q
v v v v

Come fa osservare Teone, i quadrati si succedono ogni


due numeri, i cubi ogni tre; quindi, la coincidenza di un
quadrato con un cubo si determina ogni 6 numeri.
Per costruire una serie frazionaria, in modo che essa sia
la serie logaritmica per la serie geometrica, dovremo dare
l'indice l al numero 4096 e al numero l la frazione:

12
Scrivendo la serie decrescente da destra a sinistra, abbia-
mo:
l l 5 l 7 2 3 5 11 l
2 6 4 3 12 2 12 3 4 6 12

2 4 8 16 32 64 128 256 512 1024 2048 4096


i2yh 6yh 4yh Jyh 2yh 3yh2

Solo alcune frazioni hanno il ruolo di radice e sono:

l l l 2
12 6 4 3 2 3

cioe' la progressione geometrica, che inizia per 2/3.

106
Il simbolo botaniCO

Si possono fare due serie frazionarie: quella delle potenze


delle radici quadrate e quella delle cubiche, la cui funzione
geometrica e' come da figura 2
Geometricamente, diremo che vi e' un medio geometrico
tra l'Unita' e un numero quadrato, e due medi geometrici tra
l'Unita' ed un numero cubico.
Compare, in questo contesto, la forma volumetrica della
frazione 2/3; frazione della Dualita' nell'Unita', che costi-
tuisce il Ternario mistico. Sono i tre terzi mistici, in cui il
DUE vale UNO, ovvero il Tutto da cui sono derivati.
Misticamente 2/3 si riconduce all'Unita', se viene molti·
plicata per il suo inverso 3/2.
L'Unita' che ne deriva sara' una superficie, non un pun-
to, e cioe', il risultato della divisione dell'Unita', moltipli-
cata per il suo inverso, da' la nascita ad una nuova Unita',
l'unita' forma.
Da questo processo matematico, che dimostra come si
possa partire dal concetto di volume nel processo genetico,
derivano altre due leggi importanti, che regnano sovrane in
natura: la non eguaglianza delle parti che formano un tut-
to, che gli Egizi, vecchi saggi, avevano annotato con il gero-
glifico:

e la legge dell'inverso.
Desideriamo ricordare che la frazione 2/3, in notazione
geroglifica, era rappresentata con:

ovvero la bocca:

107
Il simboio botanico

attraversata dal segno S:

r
il Verbo che fa in modo che dall'UNO si possa passare al DUE.
. n simbolismo egizio, con l'annotazione del 2/3, si richia-
ma alla filosofia dell'Unita', di cui avevamo fatto cenno in
precedenza, assegnando al concetto del Ternario il ruolo di
Demiurgo, mentre l'Unita' regna immutabile a se' stessa, in-
conoscibile e trascendente.
n medesimo concetto fu ripreso dalla teologia romana,
la quale assegno'a Giove il ruolo di Arconte, di Creatore.
Per poter definire la funzione creatrice, dovremo ricor-
rere al concetto di frazionamento, in cui l'Unita' possa appa-
rire come Dualita', pur rimanendo nella natura dell'Unita';
infatti l'attivita', per moltiplicarsi, deve essere Due.

• • •
La figura 2 , che e' la dimostrazione geometrica delle due
serie frazionarie delle potenze delle radici quadrate e cubi-
che, dimostra il cammino che viene percorso nel processo
genetico, in cui lo Spazio e' ridotto a volume, a forma, sotto
la potenza coagulante della Coscienza, che rimane come Sale
spirituale, neutro ed invariabile.
L'Unita':.. forma, che deriva dal frazionamento dell'UNO-
Primo e che forma la pluralita' delle cose, viene ad essere un
contenente, divisibile per 2 e per 3, secondo l'annotazione

108
Il simbolo botanico

A
t--2 9+- 4-1---1
-140 ------+---70 --i
-70 --+·------- 1.80 -------~
350

l
r40

rl ~~~~-----~
I~l
1~ 1-+---:-1'-~---r---=~
l~~~
1---- ..f --+----:- :2. ---"""""
+2-1t~2i--l+
H.
3- 2(2 1)

Fig. 2

109
Il wmhokt bot~n1co

D quadrato ABCD ha come lato il valore


2+1. = 3.
D lato AB e' lipotenusa del triangolo AIB,
e diametro del semicerchio che ha per raggio
1/2 AB.
La perpendicolare ad AB, elevata tra l e 2,
interseca il semicerchio, che defurisce l'al-
tezza del triangolo inocritto che vale y'2.
Questa figura porta le funzioni espresae in
rapporto all'urùta', e le loro traaci.zioni sot-
to fonna di numeri intieri, che derivano dal-
la trama della radice del quadrato di 2.

IlO
Il s.ambolo bolanico

2/3 o:

e dimostra come, nell'Universo, ogni cosa sia, in principio,


di natura duplice e triplice, e che, quindi, riassuma in se' le
quattro qualita' elementari.
La figura geometrica, che esprime una legge, in senso mol·
to generale, assume un significato di sintesi matematica, ed
assurge, in se' e per se', a simbolo dell'evoluzione della forma
che attende, sotto un nuovo impulso della Coscienza, di ri·
tornare dallo Spazio· Volume allo Spazio· Spirito.
Le Unita'- forma, contrassegnate da questo simbolo, rap·
presenteranno la frontiera, il limite tra il processo di coagu-
lazione, operato dal Fuoco sulla Sostanza, e quello di rievolu-
zione, di liberazione della forma dal vincolo della Materia.
Gli Egizi posero questo simbolo quaternario sui capi-
telli cubici del tempio di Dendera, dedicato ad Hathor, la
casa di Horo, la Vergine Madre, dal cui seno deve sorgere il
Figlio Infante, ovvero la liberazione dello spazio -volume,
cristallizzato nella forma, verso lo Spazio-Spirito.
Tutte le Unita'-forma, ovvero gli esseri, che in Natura sa·
ranno contrassegnati da questo simbolo geometrico, saranno
portatori del messaggio di liberazione.
Liberazione che sara' la risultante di uno scontro tra il
Movimento, rappresentato nella Genesi mosaica da Abele
e nella Teogonia esiodea da Urano, e la potenza coagulante,
ovvero da Kaino e Saturno.
D risultato tangibile di questo antagonismo sfocia nel
fenomeno della Vita, che noi possiamo tradurre nei Numeri,
che specificano i Volumi.
Ma quando questa azione giunge al suo limite estremo, e

III
Il '\lmbolo hulamoo

la forza coagulante, materializzante, ha reso uguale a se' stes-


sa la Sostanza suDa quale agisce ,si verifica un processo di ri-
tomo verso la smaterializzazione della materia stessa.
Osservando le specie vegetali in Natura, possiamo coglie-
re la figurazione simbolica, di cui sopra, nei fiori di alcune
piante. Questi fiori, infatti, porteranno la signatura del sim-
bolismo numerico, e la loro morfologia sara' uguale al disegno
geometrico.
Se i cultori di erboristeria osservassero piu' da vicino il
simbolismo, che la pianta cerca di trasmettere, riscoprirebbe-
ro i segreti della medicina antica, che, essendo funzionale,
si presentava, nei suoi risultati, molto incisiva e pratica.
Tra gli alberi di alto fusto, che hanno il fiore simile al
disegno geometrico della serie 2/3, troviamo l'ulivo, pianta
esoterica per eccellenza, che oggidi' viene designata con il
termine generico di albero della pace.
I suoi frutti e le sue foglie vengono usati nella liturgia di
tutte le religioni, ma, negli altri casi, il loro impiego non e'
piu' molto conosciuto.
Ad esempio, l'olio estratto dai suoi frutti ed addizionato
al tanaceto, dal greco atanasia, che significa immortalita',
veniva usato dagli egizi nell'imbalsamazione dei cadaveri.
Lo stesso olio aromatizzato viene usato dal Cristianesimo
neUa estrema unzione, poco prima che la persona abbandoni 11.
sua spoglia mortale, dando cosi' un profondissimo significato
funzionale ali 'olio, perche' lega strettamente, in modo a-
nalogico, l'estrema unzione al processo rigenerativo dell'uo-
mo.
In terapia, il suo impiego viene localizzato alla linea ·
delle reni, dando energia alla spina dorsale, legando, in tal
senso, i postulati dell'agopuntura cinese all'astrologia ermeti-
ca, e in particolar modo, il segno della Bilancia all'azione di

112
Il s1mbolo lx'Jiamco

Venere; infatti, intervenendo sulla linea mediana del corpo,


l'energia chenn, appartenente alla regione del cosciente,
scintilla che mette in contatto con l'Universo, si specializza
in energia sessuale.
D simbolismo dell'ulivo, comunque, non si ferma solo ai
fiori, ma parla anche attraverso l'apparato radicale, il fusto,
i rami e le foglie.
In Oriente, sopratutto in India, troviamo la Garcinia, al-
bero dal cui tronco, per incisione, si estrae una resina, la
gomma-gotta con cui vengono fatte capsule e pillole per uso
sacro, ed in particolare, per bruciare profumi.
Le sue foglie ed i suoi fiori sono simili a quelli dell'u·
livo, ed il frutto, sezionato, e' un simbolo quatemario di alto
interesse.
Tra gli arbusti, una delle piante piu'rappresentative, del
simbolo geometrico del 2/3, e' l'Ortica dioica, che tanta im·
portanza ebbe presso la Scuola Salernitana, che di lei disse:
-Aegris dat somnum: vomitum quoque toUit et usum
compescit tussim veteram, colicisque medetur
peUi pulmonis frigus ventrisque tumore m
omnibus et morbis subvenit articulorum.
ovvero:" da' il sonno agli ammalati, toglie il vomito, guarisce
le tossi, anche vecchie, e le coliche, toglie il catarro dai poi·
moni, viene in aiuto a tutti i dolori articolari."
Altro arbusto di grande importanza e' la Celidonia, che
deve il suo nome al greco chelidon, xe>..tlìwv ' che signifi·
ca rondine: quindi pianta simile alla rondine, e per traspo·
sizione analogica, a tutto quanto viene rappresentato da
questo uccello ed, in particolare, la primavera, la stagione in
cui l'Anno nas"e ed il Sole sale all'Orizzonte.
Ricordiamo, inoltre, la Parietaria, la umile e utilissima
Piantaggine, il Caglio, ed ancora, tra le piante, il Gelso e, in

113
Il Simbolo bolamco

modo particolare, il Gelso nero.


Questa pianta e'la base dell'alimentazione del baeo da se-
ta, la cui secrezione forma il bozzolo, da cui, per dipanamen-
to, si ottiene il ben noto fll.o di seta.
In questo contesto, la seta assume un profondo significa-
to esoterico, in quanto e' la portatrice delle caratteristiche
funzionali ed analogiche, acquisite dalla pianta da cui ha ori-
gine.
Per questo motivo, i manufatti di seta vennero impiega-
ti, e lo sono tuttora, in determinàti cerimoniali misterioso-
fici, che richiedono l'uso di materiali dotati di una funzio-
nalita' ben precisa e contrassegnati da una particolare signa-
tura, perche', come abbiamo gia' detto, nella ritualita' nulla
e' lasciato al caso.
In un rituale, l'impiego della seta evoca, per legge analo-
gica, determinate Potenze, che favoriranno il rito stesso,
consentendo all'operante di raggiungere lo scopo prefissosi.
La seta, come il lino, richiama la funzionalita' del regno
vegetale, ma essa, a differenza del lino, essendo la risultante
di una elaborazione del baco, che appartiene al prodigioso
regno degli insetti, godra' di una particolare attivita' speci-
fica, di cui si dovra' tener conto, quando ci si accinge a com-
piere una determinata ritualita '.
Avicenna, consigliando l'uso della seta, quale rimedio in
medicina naturale, cosi' descrisse le sue virtu':
-aUarga, ferma, modifica, chiarifica ed illumina gli
spiriti; e la sua facolta' non si appropria ad un sol
spirito, ma e' conveniente per qualsiasi spirito, in
modo che non conforta solo gli spiriti vitali, ma an-
che gli animali.-
ln base a tale considerazione, la seta non e' preminente,
quale indumento, come invece lo e' il lino, che costitui' , e

114
Il s1mbolo botanico

costituisce,la base dei vestimenti del sacerdozio ed e' speci-


fico anche per gli accessori, che fanno parte della funzione
rituale.

• • •
L 'uomo moderno si e' avvicinato al campo delle erbe con
lo stesso spirito deterministico, che accompagna tutta la sua
cultura e, osservando, segmentando, distillando, sezionando
i vari individui vegetali, ha concluso che la loro atti vita' sa-
natrice e' dovuta a determinati principi attivi, che essi con-
tengono.
Tali principi attivi, evidentemente, appartengono ai piu'
svariati settori del campo chimico, come alcoli, superiori e
grassi, aldeidi, chetoni, alcaloidi, e cosi' via.
Essi sono estraibili dalla pianta per mezzo dei vari proces-
si di distillazione, a pressione ambiente, o sotto vuoto o in
corrente di vapore, oppure per mezzo dei solventi, in cui
questi principi attivi sono solubili.
Secondo la nostra scienza, essi sono i soli responsabili
delle qualita' terapeutiche delle varie erbe, tanto e' vero, che
per alcuni di essi, si e' pensato di procedere alla loro sinte-
si in laboratorio, per poterne avere a minor prezzo ed in
grande quantita'.
In tal modo, i principi attivi, ottenuti per via sintetica,
hanno pian piano rimpiazzato quelli naturali, immettendo
sempre nuovi medicinali, nella medicina allopatica.
A questo punto e' doveroso fare una considerazione di
base.
n prodotto, che il chimico ottiene in laboratorio, e' ben
diverso da quello creato dalla Natura, anche se la formula
bruta e' identica.

115
Il !lolmbolo OOfilnll·o

Infatti i due prodotti, sottoposti all'azione della luce po-


larizzata, presentano comportamenti diversi: quelli naturali
deviano la luce polarizzata a destra o a sinistra, dimostrando
un'attivila' ottica, completamente assente nei prodotti sin-
tetici.
Questi ultimi, infatti, messi in un polarimetro, sotto l'a-
zione di un raggio di luce emanato dal Sodio, non deviano
la luce ne' a sinistra, ne' a destra: sono racemici.
I prodotti naturali mostrano che gli anelli di Carbonio
sono stati inanellati, nel grande crogiolo della Natura, da una
1pirale di vita, che si orienta in modo diverso secondo i vari
individui, mentre il prodotto sintetico non parla, e' muto,
c' morto, poiche' non e' attraversato da nessuna spirale di
vita.
La nostra medicina pretende di curare i malanni dell'uo-
mo, con questi cadaveri.
Li introduce nel corpo dell'individuo con grande noncu-
ranza e con somma incoscienza, senza curarsi della tempesta
di reazioni secondarie, che suscita nel corpo umano, poiche'
in questa era di macchine, l'uomo e' considerato una macchi-
na al pari delle altre, e non la funzione piu' bella, che esista
al mondo.
Ma l'ermetista mette in discussione anche quegli stessi
principi ~itali, che la nostra chimica considera la base dell'a-
zione terapeutica della pianta.
Non e' una parte, che specifica la funzione curativa, ma
e' tutta la pianta, che interviene, con il suo simbolismo,
nell'azione terapeutica.
La conoscenza di una pianta richiama la visione funzio-
nale dei suoi gruppi organici e permette il parallelo con le re-
gioni fisiologiche dell'uomo, analoghe ad essi; quindi, si pos-
sono stabilire le risonanze armOniche, esistenti tra le varie

116
Il s1mboto bo1an1co

parti dell'uomo e quelle della pianta stessa.


Accostarsi ad una pianta, dal punto di vista terapeutico,
non significa conoscere l'azione dei suoi innumerevoli compo·
nenti chimici, ma significa, piuttosto, determinare,attraverso
i simboli, immagini viventi della funzionalita' della pianta
stessa, quali parti siano le piu' adatte ad armonizzare uno
stato dell'uomo, a sintonizzarlo nuovamente sulla giusta
lunghezza d'onda.
Bisogna avere la conoscenza dei ritmi dell'armonia
cosmica; ritmi, che sono condizionati dall'ordine cosmico
e dalle emanazioni astrali, che gia' conosciamo sotto il nome
di Potenze Vitali, o Dei, o Neter, secondo gli Egizi.
Sappiamo che ogni parte del corpo umano e' soggetta
ad una Potenza Vitale, energetica, e che rappresenta un aspet·
to della grande armonia universale, che troviamo in Natura,
o come qualita' energetica, o sotto la forma di essere vivente.
Se il corpo umano rappresenta la totalita' dell'opera na·
turale, e ne diviene , anzi, un simbolo specifico, fare appello
alla funzionalita' dei Neter, significa cercare un riequilibrio
del proprio corpo, ricorrendo ad una attivita' funzionale,
che si e' concretizzata in un determinato ambiente.
In questo caso significa applicare una scienza molto po-
sitiva, ed ·in un certo senso, anche razionale, perche' si ricor-
re a potenze metafisiche, ai Neter, che sono in Natura, del-
le potenze reali, che non si evocano per mezzo di formule ma-
giche, ma solo conoscendo le leggi cosmiche, che le hanno
messe in manifestazione.
Dire, per esempio, che la betulla e' diuretica, significa
!imitarne le proprieta', circoscrivendo la sua funzione, che e'
molto piu' vasta, cosmica; l'infuso delle sue foglie, non e'
solo diuretico, ma apporta all'organismo benefici ben maggio-
ri, connessi alla funzionalita' vitale, incarnata dalla betulla

117
Il simbolo bolamco

stessa.
Tutta la pianta esprime un senso di leggerezza, che nes-
sun altro vegetale di alto fusto poSBiede.
Le sue. foglie sono sinonimo di vaporosita', e vibrano al-
la carezza del piu' piccolo alito di vento; esse, a differenza
di quelle delle altre specie vegetali, non contengono sali.
La sua corteccia e' totalmente diversa da quelle degli altri
tronchi e permette un ricambio con l'esterno, quale non si
verifica altrove.
Inoltre, il suo apparato radicale, molto superficiale,
non sfrutta le profondita' del terreno, care a Satumo, mari-
corre alle prerogative dell'humus, condizionando la vegeta-
zione del sottobosco, verso la comparsa di determinate spe·
cie vegetali, quali per esempio, l'erica, la cui presenza denota
l'esistenza di betulleti, anche se ora sono scomparsi.
La betulla, percio', con il suo carattere specificatamente
venusino, potra' giovare, con la sua azione diuretica, azione
secondaria, al dimagrimento di un organismo, a cui i caratte-
ri venusini siano confacenti, ma non ad altri.
Per altre persone, sara • utile la funzionalita' generale
della betulla, e la stessa esperienza, nelle medesime condizio-
ni, potra • produrre effetti differenti, secondo l'uso delle
varie parti della pianta stessa.
La Potenza Vitale, che si esplica nelle foglie.avra' un'a·
zione diversa da quella dei semi, oppure dalla corteccia, e
tutto questo, secondo i tempi, le stagioni, e l'ambiente in
cui la pianta cresce.
Tutto cio' e' attinente alla natura organica degli esseri;
natura suscettibile di fermentare e di germinare, essendo
proiettata nel divenire.
Cosi' pure i molti infusi e decotti, che si potranno fare,
secondo le varie ore ed i vari giorni, non avranno nulla in

118
Il umOOio bolanacu

comune con i loro simili, che vengono venduti dalle nostre


farmacopee erboristiche.
Ricordiamo che molti alimenti genuini, se fatti in loca-
lita' diversa da quella di origine, perdono le loro migliori
qualita', anche se, per la loro produzione, vengono seguiti
gli stessi metodi e la medesima ricetta di formulazione.
A questo si aggiunga la forza psichico-emotiva che vi
infonde l'operatore; forza ben conosciuta in ermetismo, e
che puo' anche fungere da preghiera, o come formula di in-
canto, ovvero e' l'appello all'attivita' ricercata in un dato
ambiente, urùta alla precisione dell'effetto, che si vuole
ottenere.
Da questo punto di vista, la vera botarùca, che segue i
dettami ermetici, ovvero, che studia le funzionalita' esistenti
in natura,e' ancora tutta da scrivere.
La fitoterapia esoterica, attraverso l'armonia, che e' al·
la base della genesi, fa appello all'energia naturale cosmica,
mentre la botanica moderna, urùtamente alla medicina attua·
le, si appoggia all'Influenza creata dal cervello, quindi ad
una energia che emana da un complesso deUa vita umana.
Se non fossimo fraintesi, usando certi termirù, potremmo
asserire che la botarùca ermetica fa appello alla Magia sacra,
mentre la medicina si appoggia alla stregoneria.
Come Magia, la fitoterapia esoterica si appoggia ai frutti
della Natura, ed alla coscienza dei suoi ritmi, che comprendo-
no le influenze astrali, a cui gli individui obbediscono, ed i
ritmi astronomici.
U fare appello a sostanze viventi, sigrùfica indirizzarsi
ai Neter, agli Dei; vuoi dire ricercare i momenti favorevoli per
ottenere gli effetti desiderati.
Mentre il ricorso alla stregoneria, prodotto di una costru-
zione cerebrale, e quindi al di fuori dell'armonia della Natura,

119
in completa ignoranza dell"t·~enza della Potenza Vitale, puo'
produrre un effetto contrario. o addirittura nefasto.
Risultato, che la nostra medicina raggiunge sovente, a
causa dt>lle reazioni collaterali, scatenate dai prodotti sinte-
tici, usati nelle cure, e quando si serve degli individui na-
turali, perche • non tiene conto di raccoglierli a tempo debi-
to. nel rupetto delle influenze ambientali e cosmiche.
:\lentre rermeti~ta. saggio os..<en-atore della :'\atura, si
imiirizza ai potenti farma,·i. appre~tati da quel poderoso a-
gente di reazioni alchimiche. che e' il Sole, il medico porge
or.-cdtio alle lu:ringlùere dimostrazioni di una scienza che, e-
saltandolo nella ma impotenza di fronte alle forze della Na-
tura. lo indirizza all'impi,•go di prodotti chinùci. che, nella
ID.~f~'Ìoranza dei ca~i. non ~mo altro che le scorie della fio-
rente industria dt•i prodotti coloranti.
In tal modo. gli in:mn·e:.:i :ri ,;u,·,·edono ~li in,;uccessi,
e gli ;te:;.;;i prodotti rill>rnano ~al men·ato ~tto ,-~te diver-
;.a. ma a,·,·omp~'!tati con nu,ni ~tudi e dimostrazioni scien-
tiiidte. perdte' l'uomo. materiale d'esperienza necessario,
i cui sa,·riti,·i. in campo mt•dil-o. nl>n si potranno mai \-alu-
t.n't" awlla J,•ro pit•nt•z.za. si sotll>ponga Cl>me ca,ia al cere-
ltralimw impt•rantt•.
\dia \atura. l!"a.n.It- ,.r,•g\oJ,, akhimi,·o. in cui si compio-
n'' le rt•azi,•aù piu' prt·~tipl>:'t'. !!li .-lt•mt•nti al,·himici. che en-
trano in g\,,,.,,. s,mo rapprt'St'ntati d~..Ji indi,idui dei tre re-
!!Jli. t'Ù i primi dut•. il mirwr.llt• ,•J il wg.-t.ile. rappre;entano
!.1 b.1se Ùt'll.l ~•a mt•ra,i;:li,•sa dtimi,·a.
la m.lr;:ht·rita. J,, ~tnpt•n.l,, fi,>r't", dte Ct>slt'lla ct>n il suo
t'.lnd,•re i nt>;tri prati. e' 1111 P''rlt-nlt•~' t'fl'P''l'' in ,·ui si pro-
.lu,-..•n•• mutam.·nti alt•mit-i: il ~ili,·io dd tt•rreno \Ìene tra-
sit•rm.llt>. per ;a.l,!ili,•nt• .ii un alt>lll•' di C.~rb..>nio. in Caldo.
,·ite si at"t·umula nei pt'lali dd fi,>re.
Il ~oambolo bo1anu.:o

Ebbene, il Calcio della margherita possiede proprieta' e


qualita' ben diverse da quello che troviamo, sotto forma or-
ganica, nella corteccia delle quercie, perche' quest'ultimo, nel
la trasmutazione alctùmica, segue un altro cammino.
Tuttavia, questi due individui non sono indicati, come
medicamenti utili, per sopperire alla mancanza di Calcio
nell'uomo; a cio' servira' l'umile equueto, che favorira',
in base alla sua formazione cosmica, la trasmutazione atomi-
ca della Silice in Calcio, direttamente nel nostro corpo.
L 'equiseto fece da ponte di passaggio per la costruzione
delle complesse impalcature scheletriche degli esseri superio-
ri, quando essi comparvero sul pianeta. Quindi, la sua fun-
zione cosmica e' quella di costruttore, poiche' sfrutta l'ela-
borazione operata dal "fuoco" dell'animale e tramuta losche-
letro terrestre in scheletro animale.
La base di quest' ultimo e' il Calcio, che, in quanto piu'
reattivo del Silicio, e' piu' malleabile e, quindi, la coscienza
dell'individuo potra' plasmarlo piu' facilmente.
Questa e' la logica, che ci deve guidare nello scegliere , al
di fuori di noi, le creature animate, che riproducono le carat-
teristiche e la lunga storia ambientale e cosmica dei nostri
organi e delle nostre funzioni.
Secondo la dottrina antropocosmica, che pone l'uomo al
centro del creato, ogni specie animale e vegetale rappresenta
una tappa dell'evoluzione della Coscienza, e per cosi' dire,
e' l'organo tipo, animato, di una fase dell'evoluzione.
Pertanto l'equiseto, colto nella stagione adatta e nei mo-
menti piu' propizi, sara' il miglior coadiuvante dell'impalcatu-
ra ossea.
I suoi infusi o coabati andranno fatti sotto le condizioni
saturnine, a cui il vegetale ubbidisce, in quanto presenta la
funzione costrittiva e coagulante, analoga al suo principio

121
Il simbolo botanaco

celeste.
Ma nello stesso tempo, tutta la pianta, in condizioni ben
precise e magiche, sara' un ottimo aiuto nel prendere coscien-
za del proprio scheletro, intervenendo in modo particolare
in campo palingenetico.
L'osservazione attenta della Natura, ci permettera• di co·
gli ere la funzionalita • delle varie piante.
Ad esempio, con la sua comparsa, il nocciolo segna l'av·
vicendamento che dovra' subire un bosco; in linea generale,
esso compare quando sta per nascere una foresta.
Infatti, lo vediamo crescere lungo i viottoli od i sentie·
ri, ed ai margini dell'area che sara' sede della foresta; quindi
il nocciolo sara • l'in terme diario tra la strada ed il grandioso
individuo, che pian piano viene alla luce.
Esso incarna delle funzioni squisitamente mercuriane, che
fanno da ponte di passaggio tra una realta' concreta, in cui
l'evoluzione ha un suo carattere ben definito: la strada, ove
scorre la vita di tutti i giorni, ed un ente, in un certo senso
metafisico, che deve ancora prendere forma, ed in cui le ener·
gie cosmiche, ignorate e non percepibili dall'occhio umano,
sono all'opera per cristallizzarsi nella forma.
Ed il nocciolo, secondo la spagiria classica, e' effettiva·
mente una pianta mercuriana.
Con il suo legno, che incarna la funzionalita' vivente
dell' Intermedio, si potranno costruire le bacchette magiche,
che hanno la funzione mercuriana di fare da ponte di passag·
gio tra il formale e l'informate, tra il Cielo e la Terra; sara'
altresi' il materiale che costituisce lo strumento, impiegato
dal rabdomante per scoprire le varie correnti telluriche sot-
terranee, che in genere sono accompagnate da vene d'acqua
e da sorgenti.
Quando il bosco inizia a prendere forma ed a mettere a

122
Il simbolo bolanaco

fuoco la sua identita', al nocciolo subentra un altro interme-


diario vegetale, che prepara la venuta degli alberi ad alto fu-
sto.
La funzione del nuovo vegetale non e' piu' mercuriana,
cioe' l'anello di congiunzione tra il visibile e l'invisibile, ben-
si' e' il precursore di una realta' definita, quale il bosco, nel-
la sua totalita' e pienezza; quindi e' un abbozzo formale,
che presenta dei confini gia' precisi.
Questa pianta, questo precursore vegetale, e' ilfnusino.
Parlando secondo la lingua di Esiodo, diremo che in que-
sto momento nascono le Ninfe Meliai' NJJl'lfl.t MeXtru, ovve-
ro le Ninfe dei Frassini, coloro che furono le madri della
razza umana, ( 2 ), le fattrici della terza razza, quella del
bronzo:
143- E Giove Padre creo' una terza razza di uomini
perituri, la razza di bronzo, non uguale a quel-
la d 'argento, figlia dei frassini, terribile e po-
tente ... -
La terza razza nasce, come il bosco, dopo una seconda
razza, quella d'argento, che potremmo chiamare figlia del
nocciolo, del Mercurio.
Come l'indiamento nella materia accompagna l'uomo
sempre piu' verso la specificazione, cosi' la Natura opera
nella creazione del bosco, fissandone dapprima i confini e
le funzionalita' di base, e poi proseguendo nella realizzazio-
ne tangibile, con la definitiva comparsa degli alberi ad alto
fusto, che completano l'esteriorizzazione del disegno natu-
rale.
Il frassino deve portare con se' due forze, due funzio-
nalita' ben precise: innanzi tutto la forza divina, solare, che
si esplica nell'epifania tangibile, in tutta la sua potenza: ov-
vero la maestosita' della foresta, nel suo complesso; alla

123
Il simbolo botanico

forza solare, seguira' la funzionalita' ordinatrice, che evitera'


l'alterarsi degli equilibri, che man mano si stabiliranno tra le
varie specie vegetali.
Compariranno, quindi, neUa formazione del bosco, le
due simbologie: solare e gioviniana.
Ed il frassino, secondo la spagiria classica, e' un albero
che assomma in se' la duplice caratteristica solare e giovi-
niana.
In magia cerimoniale, le essenze del nocciolo e del fras-
sino verranno riprese analogicamente, per la funzione che es-
se svolgono in natura.
Cosi' la bacchetta deUe realizzazioni magiche sara' di noc-
ciolo, poiche' essa sara' il mezzo con cui si traducono in real-
ta' tangibile le funzionalita' dimoranti nel campo d eU 'infor-
male, ed il tavolo, su cui si ottengono le concretizzazioni,
sara' di frassino.
Ecco, quindi, due elementi, due potenze di transizione,
che compaiono nel momento evolutivo piu' adatto e che e-
plicano la loro funzione di intermediari, in due momenti
successivi.
Il primo, il nocciolo, richiama il passaggio tra l'idea e la
forma, neUe sue linee generali, il frassino e' il portatore del-
la corporeita' massiva, quali sono gli alberi di alto fusto, e
deU'ordine indiscusso, che deve regnare nell'individuo, in
questo caso il bosco.

• • •
Prima di chiudere questi brevissimi cenni di botanica al-
chimica, che tratteremo piu' esaurientemente in altra sede,
vorremmo fare alcune considerazioni, riguardante i tempi
moderni.

12-t
Il "mbolo botanico

Osservando tutto cio' che sta avvenendo in Natura, pos·


siamo renderei conto di quanto accade nell'uomo, essendo
egli il compendio della Natura stessa.
D mondo esterno e' lo specchio delle funzionalita' umane,
pertanto, se l'uomo non sa avvertire i cambiamenti che stan·
no avvenendo nella sua interiorita', gli sara' sufficiente osser·
vare il regno vegetale e, per analogia, p o tra' cogliere le deva-
stazioni, che colpiscono il corpo sociale.
Purtroppo, il quadro e' molto desolante!
Osservera' come molte Potenze Vitali si stiano allonta·
nando dalla terra, mettendo in luce la velocita' di caduta del·
l 'umanita'; velocita' che ha assunto un andamento esponenzia
le, confermando che siamo prossimi ad un ulteriore giro di
boa.
In tale senso, si era pronunciato il Corpus Hermeticum
che, nel Logos Teleios, ovvero nel Discorso Sacro, aveva gia'
preconizzato l'allontanamento degli Dei dalla Terra, alla fi.
ne dei tempi.
Questi Dei, queste Funzionalita' Viventi,che noi possiamo
osservare in Natura e che vediamo crocefisse nei vari indivi-
dui del regno vegetale, oggi effettivamente, stanno abbando-
nando il pianeta.
In campo agricolo assistiamo ad una degenerazione che,
secondo statistiche ottimistiche, e' pari al 20 per cento cir-
ca.
Grano, granoturco, patate, pomodori e via dicendo sono
preda di malattie, che ne decimano i raccolti; malattie, che
secondo la scienza attuale e la F AU, andrebbero combattute,
creando nuovi ibridi piu' resistenti.
Cosi' facendo, si otterranno dei prodotti, che piu' nulla
hanno a che fare con quelli originali, che, sempre identici
a se' stessi, hanno nutrito l'umanita' per parecchi millenni.

125
Il !iolmholo botanKO

I boschi stanno morendo, e per due motivi: per lo scem·


pio che ne fa l'uomo, e per morte naturale.
L'uomo, oggi, odia la natura, e mette in azione tutti i
mezzi per distruggerla.
Le compagnie dei gitanti domenicali, lasciate libere di
scorazzare per boschi e prati, distruggono tutto, simili alle
bibliche cavallette.
Per far posto ai nuovi insediamenti, l'uomo non esita ad
usare la ruspa per abbattere gli alberi secolari, che non ser-
vono a nulla, secondo la nùope mentalita' moderna, prostra-
ta dinanzi al feticcio di oggi: il cemento armato.
In questo contesto, la natura potra' servire da quinta, da
sfondo, da contorno, ai nuovi prodotti dell'insipienza umana,
ma mai entrera' a far parte, come utile collaboratrice, delle
funzionalita' sintetizzate nell'uomo.
Cosi' pure i monti e i mari, che l'uomo moderno consi·
dera esclusivamente da un punto di vista utilitaristico, sono
divenuti palestra per delle presunte attivita' fisiche, che pas·
sano sotto il nome di sport.
Un 'altra constatazione, ancora piu' triste e piu' dramma-
tica, dimostra che la Natura, anche se lontana dai barbari as-
salti dell'attuale civilta', sta morendo di morte naturale.
Gli Dei abbandonano la terra, come testifica l'Asclepio.
Le Funzionalita' orgarùche e viventi stanno abbandonan-
do il pianeta, e di conseguenza, si ritirano pian piano dalla
costituzione umana, che rischia, in tal modo, di perdere ogrù
aggancio con il regno celeste.
Moltissime piante di alto fusto sono preda di malattie
mortali, di fronte alle quali la nostra scienza si mostra impo-
tente. Nei nostri boschi, per esempio, l'olmo sta scomparendo,
colpito a morte.
Essendo, spagiricarncnte, una pianta gioviniana, con forte

126
Il simbolo botan1co

influenza marziana, questo fatto denota la parallela scompar-


sa, nell'uomo, del senso di giustizia e di rettitudine, nella loro
attuazione pratica.
E' la pianta che incarna i contratti, sigillati da una stretta
di mano e da una parola; oggi, pur imperando carte bollate
ed atti notarili, i contratti rappresentano solamente dei pezzi
di carta, che offrono mille scappatoie a chi non vuoi tener
fede ai propri impegni.
L'olmo e' l'albero della giustizia che opera; e' la pianta
delle aule dei tribunali, in cui oggi, purtroppo, comanda il
partitismo ed imperano la convenienza e la partigianeria.
Agonizza il Platano, essenzialmente gioviniano, e questo
denota la perdita nell'uomo di qualsiasi qualita', incarnata
dalla funzionalita' gioviniana: il senso di giustizia, la magnani-
mita'. ( 3)
Oggi, appena e' possibile, si prevarica.
Da qualche lustro , il castagno e' colpito da un non me-
glio specificato "cancro", che gli spacca la corteccia e lo
porta al rinsecchimento nel giro di pochissimi anni.
Essendo spagiricamente, una pianta gioviniana, con forti
tinte venusine, quanto le avviene e' indice del degrado che
ha colpito il corpo sociale umano, la cui giustizia, benevola,
cerca di andare incontro, si apre al piu' debole.
Oggi si odia; se si colpisce con giustizia, si generano
risentimenti.
Cio' che accade al castagno, il cui frutto e' sinonimo di
pasto assicurato e di un certo benessere, e' anche indice delle
future, crescenti, difficolta' economiche, che colpiranno la
vita dei popoli.
Questi sono i segni dei tempi, che negli ultimi anni, co-
me ebbimo a dire altrove, stanno ribaltando completamente
la nostra vita.

127
Il saml:tolo botanu;u

Quando l'incarnazione vegetale per eccellenza della fun-


zionalita' gioviniana, di cui preferiamo tacere il nome, verra'
essa pure colpita a morte, indichera' l'approssimarsi della
fine.
Con Esiodo potremo dire:
-AUora dirigendosi verso l'Olimpo, lcuciando la terra
daUe larghe strade,
nascondendo i loro bei corpi con veli bianchi
lcuciando gli uomini, monteranno verso l'Eterno
200 Coscienza e Nemesi.
Rimangono tristi sofferenze ai mortali.
Contro il male non ci sara' soccorso.

128
NOTE

l- Vedi Compendio ermetico di Giammari.a, ed. Kemi.

2- Le Opere e i Giorni di Esiodo- vel1!0 145.

3- Ricordiamo le vecchie querce dei Vespasiani, di cui parla Sveto-


nio, e i due mirti, ricordati da Plinio neUa sua Storia Naturale,
dai quali dipendevano le sorti dei patrizi e dei plebei.

129
Capitolo VI

IL SIMBOLO GEOMETRICO

Riassumendo i concetti matematici finora esposti, possia-


mo dire che la sequenza dei numeri segue la progressione di-
scendente, assegnando l'inizio non all'UNO, bensi' al DUE.
L'Unita', per se', ha durata assoluta, ed in se', contiene il
Tutto; anzi, e' il Tutto stesso, limitato come quantita', nel
volume.
Infatti, quest'ultimo e' l'Unita', collocata, temporalmen-
te, in uno spazio.
Ma questa unita', limitata nel tempo e nello spazio,
non rappresenta un punto di arrivo, bensi' un punto di par-
tenza, un essere in gestazione, che deve riacquistare la sua u-
nita' metafisica, risalendo la scala evolutiva.
I numeri che conterranno l'unita', cioe' i numeri dispa-
ri, o maschili, avranno anch'essi il senso della durata, e cia-
scuno sara' paragonabile ad una specie, che si perpetua tra-
mite gli individui, composti da unita', aventi la natura del
numero intero.

131
Il simbolo geometnco

Perche' l'UNO divenga DUE, affinche' esso divenga Co-


scienza Moltiplicativa, deve intervenire una spinta creatrice,
che frazioni l'Unita' stessa, dandole la possibilita' di molti-
plicarsi.
I sacerdoti di Heliopolis, la citta' santa egizia, la Citta'
del Sole, chiamarono questa potenza Tum:

Nel suo geroglifico, vi e' la simbologia del potere frazio-


nante, che agisce in Natura, e che non divide mai una cosa in
due parti eguali, ma secondo una proporzione, che ubbidicse
ai canoni del Numero d'Oro.
Infatti, in Natura non vediamo mai due cose perfettamen-
te uguali, ed anche le suddivisioni, che vi avvengono, non so-
no mai paritarie, bensi' seguono una legge proporzionale.
Questa asserzione trova la sua conferma nell'osservazione
naturale.
Nel corpo umano, per esempio, non vi sono parti eguali
tra loro, ma sempre in determinati rapporti armonici, che ub-
bidiscono alla legge del Numero d'Oro; infatti come la lun-
ghezza della tibia e' in rapporto con quella del femore, anche
le altre parti del corpo, lo sono tra loro, come e' gia' stato
detto, ad abundantiam, nella letteratura esoterica.
Cosi' e' anche nel campo vegetale, come possiamo vedere
dalle varie attaccature delle foglie ai rami, nei rapporti tra
rami e tronco, o nelle crescenze, a cui la pianta e' soggetta.
Il DUE e' il movimento, inteso in senso esoterico.
La nostra geometria, al contrario, lo definisce il Numero-
linea, o la Linea, perche' crea cerebralmente un qualcosa di
fittizio, di astratto, che in Natura non esiste.
Mentre la potenza creatrice cerca di ridurre, di contrarre

132
Il simbolo Jeomelnco

l'unita' in volume, il TUM egizio, dando inizio all'infinita se·


rie dei solidi geometrici, il movimento, che nasce, cerca di
opporsi a questa contrazione.
Il DUE e' il binario, ovunque esistente in Natura.
Da una parte, vi e' il fuoco che arde in ogni essere,
l'Amen, per cui tutte le cose sono state fatte, l'AUM degli
lndu ', sempre presente, tanto come funzione cosmica che in·
dividuale, all'inizio di ogni atto generativo, quando vi e'
una genesi.
Fu chiamato Solfo alchimico, il cui simbolo:

che troviamo scolpito sui muri delle cappelle sotterranee del


Tempio di Dendera, comparve, per la prima volta, presso le
Oinastie pre-faraoniche.
Dall'altra parte, vi e' il movimento, raffigurato in vari mo·
«li: nella mutevole Luna, che, con le sue fasi crescenti e de·
crescenti, rappresenta il movimento incessante, o moto per·
petuo, oppure dal callido Mercurio, di cui molto discorre
il Kremmcrz.
Il Solfo, il Fuoco, appare come una forza centripeta, U·
na forza magnetica, che scorre lungo la linea boreale-austra·
le, a cui fa riscontro l'effetto centrifugo, elettrico, che si
dispone sul piano equatoriale, e che viene rappresentato da
un cerchio, che non ha ne' fine ne' inizio, e che quindi non
e' superficie.
Ricordiamo che la vecchia civilta' egizia attribui' al cer·
chio il solo significato di ciclo temporale, di movimento
proiettato nel tempo.
Il calcolo vettoriale e' l'unica tra le discipline moderne
ad avvicinarsi ai veri processi della Natura. Infatti, descrive

133
Il Simbolo geomctnw

la contrapposizione tra funzione creatrice e movimento, as-


segnando al vettore, il primo valore, ed al moto di circuita-
zione del vettore stesso, il secondo.
Al DUE segue il TRE, il triangolo, il primo numero che
permette di tracciare una superficie.
Esso appare come limite, perche' definisce la grandezza
di una forma, pur non essendo ancora la forma stessa, cioe'
volume.
E' il ponte di passaggio tra l'Unita' volume, tra una speci-
ficazione vitale, rappresentata da un qualsiasi individuo, esi-
stente in Natura, e riducibile, simbolicamente, ad un solido
geometrico, e la genesi dell'essere stesso.
L'unita' trascendente, tramite il mistero del Ternario,
diviene attuale, si concretizza in un essere.
Essa Unita' puo' rimanere tale attraverso tutte le forme,
che sono composte da questo principio triangolare.
Per questo motivo, i numeri triangolari furono chiamati
sacri; infatti, per mezzo loro, possiamo passare dalla funzio-
ne volume a quella di superficie, ovvero acquistiamo in po-
tenza conoscitiva, avvicinandoci alla funzione stessa.
Arrivare alla Trinita' di ogni essere, significa conoscerne
la genesi.
Ma l'Unita' diviene la misura delle cose anche tramite la
Dualita ', insita nel Ternario.
l rapporti tra l'UNO, il DUE, la potenza creatrice, che si
esprime con il Numero d'Oro, ed il TRE, la superficie, ovve-
ro il Numerc> d'Oro al quadrato, furono immortalati nella
Piramide di lheope; in essa, la sezione triangolare corrispon-
de ai quadrati costruiti sui lati del triangolo e, tenuta la base
eguale a l,l'ipotenusa, o pendenza. e' il Numero d'Oro stesso.
Pertanto, la Piramide di Cheope viene a rappresentare il
Cosmo Unico, nella sua grm·si e nel suo processo creativo,

JJ-t
Il simbolo geometncu

135
Il simbolo geometrico

Museo Egizio di Torino

Dipinto su di una cassa funeraria

Nut, il Cielo, di fronte a Geb itifallico,


la potenza di gestazione.

136
Il simbolo gcomclnco

ed e', quindi, molto piu' che un semplice monumento al So-


le, od una raccolta di dati matematici e geometrici, come vuo-
le il Pochan.
Nella rappresentazione alchimica, il numero TRE venne
anche raffigurato come il Sale dei Filosofi, il cui geroglifi-
co e' un cerchio con una H in mezzo:

®
o, come dissero gli Egizi, l'unione deUe due Terre, perche' i
due tratti verticali del DUE si ritrovano nella Trinita'.
Il cerchio, che circoscrive la lettera, indica che stiamo
entrando nella dimensione temporale, ovvero siamo all'ini-
zio di una genesi, in cui l'informale sta per assumere forma.
Nel vecchio Egitto, la natura Duale fu rappresentata an·
che come Shu (il Solfo) e Tefnut (il Mercurio, l'Argento dei
Filosofi), mentre Geb e' la Terra Filosofica, o meglio, Terra
esaltata, come riportano le varie iscrizioni sparse fra i Papiri
Mitologici e sui muri delle tombe reali.
Shu e Tefnut si interpongono fra il Cielo, Nut, e Geb,
la Terra.
Nut, nella raffigurazione egtzia, rimane legata aUa
terra con le mani ed i piedi, a significare che il Cielo e' il
luogo da cui il Fuoco cade in terra; e' il luogo della gestazio-
ne di tutte le cose; e' la rappresentazione, che la Dualita' co-
stituisce il Ternario, nell'Unita'.
Con quanto abbiamo finora esposto, pensiamo di aver
portato altre delucidazioni sulla filosofia dell'Unita', di cui
abbiamo fatto cenno .nel Capitolo III, e di aver chiarito che
il concetto del Dio Trinitario, Uno e Trino, sia applicabile
solo al Demiurgo, al Dio che crea, e non all'Assoluto , al-
UNO-TUTTO.

137
(J~ni ~·,tazionl:' e" Trina: pertanto. cono;..."t're le nrie
fun:vmallla • t·il~>nli ;i;fJlifka ri:;alire al loro a;pttto trinita·

"''·
IJ''P'' il TRE 'i"'n"' il QL\TTRO. il primo numero che
J"'rrnl:'ltt: di crt:are un n,lume: il T etraedro. ;<~lido a ba..<e
trianl!''laro, .
.-\l,biarn<J ~a· 'i;to che il Quattro e" la Tctrakti~.
LTnita', tra!:<':f:'ndtmte ed immanente. ~;:urne dei nlori
p<,;iti'i tramite tjUe;,to numero. il quale e·. quindi. la rappre·
~:ntaziorw ddla IJh·inita" :;tt>:;sa. nella sua globalita".
T•:niarnt, prt:St:ntt: che !"atomo di Carbonio. artefice deUe
rn•:rniglitJ-.1: po;;i!.ilita' di 'ila organica sul nostro pianeta,
loa l•: 'luattro ,·alt:nze. di;;postc nello spazio. secondo un te·
tra<:dm:

t: similmente, il Silicio. la base dd regno minerale.


In campo alchimico, il Quaternario e' stato rappresenta·
to secondo il simbolismo:

~ Fuoco b. Aria V Acqua 'VZ Terra

Per cui si potra' comporre il diagramma riassuntivo:

13!1
Il s.imbolo aeomelncu

139
Il iimbolo aeomelnco

Museo Egizio di Torino

Dipinto su di una Cllllllll funeraria.

Shu si interpone tra Nut, il Cielo, che poggia


piedi e mani per terra, e Geb, sdraiato.

140
Il simbo,lo aeomelnco

Dice il Kremmerz ( 1 ):
-Queste quattro forze sensibili simmetriche sono co-
me quattro forze della Universale Virtu' Prima, sen-
sibile nei quattro materiali aspetti di:
terra - il greve ... resistente
acqua- il tenue ... attenuante
aria il fluidica .. semplificante
fuoco- l'eterno ... sublimante
Siccome nell'Universo, ogrù cosa si muove in forma vi-
tale, la matematica, che vuoi descrivere in modo reale l'urù-
verso stesso, deve essere conforme a questo movimento.
Lo studio dei rapporti tra le varie quantita' non interessa
chi vuole seguire la via della conoscenza, poiche' oggetto di
quest'ultima sono le funziorù vitali, ed i numeri sono i mi-
gliori simboli, che possano metterle in luce.
Scorrendo la lunga serie dei numeri, potremo constata-
re, che possono avere radici razionali, tanto quadrate che cu-
biche, solamente i numeri primi, o numeri maschili, molti-
plicati per se' stessi.
Pertanto, per avere delle radici quadrate razionali, dovre-
mo prendere in considerazione le superfici quadrate, mentre
per le cubiche, ovviamente, dei cubi.
Questa premessa ci porta a considerare, sottro un 'altra
luce, il numero QUATTRO.
Infatti, invece che un tetraedro, lo considereremo un qua·
drato, al quale assegneremo, come funzione geometrica, la
potenza di gestazione.

• • •
In questo momento, stiamo facendo una geometria figu·
rata, ma non la consideriamo come realta', bensì' assegnere·

141
Il ~unhulo gl·umcln,.,

mo, ad ogni figurazione, il carattere di una trasposu:tone


mentale, di simbolo, che faccia da supporto alla nostra co·
scienza cerebrale per permetterei di giungere alla funzione.
In tal modo, una cifro e' la trasposizione mentale di un
numero, cioe'la definizione di una funzione.
Ricordiamo ancora, inoltre, che non vogliamo assegna-
re un carattere definito, ad ogni figura geometrica, perche'
ogni arresto creerebbe il supporto per una vita astratta,
razionalmente indefinibile, cioe' un cadavere, come quelli
fomitici dalla nostra geometria accademica.
Considerando il QUATTRO dal punto di vista geometri-
co, cioe' come un quadrato, il primo, noteremo che la figura
rappresenta uno stato di gestazione e non un momento di
arresto della genesi, perche' nella sua costruzione interviene
un numero irrazionale, come vedremo fra poco.
Come dice il Kremmerz nel suo Corpus Philosophicum:
-le diverse specificazioni, che alle cose sensibili si
appropriano, non sono delle cose, ma della Virtu'
nell'atto della creazione, la quale Virtu ', siccome
e' causa, origine, fine di se' stessa roppresenta
l'espressione della sua Potesta'. Solo il Primo
Principio della Prima Virtu ', espressa nel quadrato
e' di se' stesso creatore e creatura.-
Quindi esso rappresenta la Tetraktis, o il Quaternario
nella sua pienezza, secondo quanto abbiamo esposto all'i·
nizio di questo capitolo.
Piu' avanti il Krernmerz prosegue:
-Questa Virtu' o Primo Ente e generatrice di se',
e' rappresentata nella simbolica magica da un punto
il quale e' ce11tro delle due oblique del quadroto-
Per determinare come il quadrato, simbolo del Primo
Ente, sia uno stato di ~··stazione, cioe' una figura vivente e

142
Il ~•mhnlo gcumclm.:u

non una figura finita, quale puo' essere un triangolo i cui la-
ti siano in rapporto 3-4-5, costruiamo un quadrato, con la
relativa diagonale:

/
/
/
/
/
/
/
~/

Tenuto il lato uguale a l, avremo, secondo il teorema


di Pitagora: l 2 + 12 , pertanto, il valore della diagonale
sara'y2, numero irrazionale, che avevamo anticipato.
Quindi, se il Numero d'Oro rappresenta la potenza
della scissione originale, la funzione creatrice per eccellen-
za sara' y2, con cui viene tacitamente ammesso che nell'UNO
vi e' la nozione della Dualita'. Se ogni funzione vitale dipen·
de dall'azione separatrice e coagulante, nello stesso tempo,
dell'impulso primo, essa puo' essere sempre indicata tramite
la funzioney2. (2 l
Ribaltando la diagonale sul lato AF:
8 C E

~-
/
/
/
/
/
/

A D F
143
Il simbolo acomelrico

otteniamo il rettangolo ABEF, i cui lati AB e AF sono, ri-


spettivamente, l e..j2.
Ora, osservando il rettangolo ABEF, vedremo che la dia-
gonale e' espressa da un numero irrazionale: ..j3, perche'
12 +(y'2)1 = 3.
B E G
--,
/ 1\ l
..{y . . . .
\ l
/ \
/ \ l
/
/
/
' \ ll
/
\l
/
/ ~
/
A
---
F
JH

Proseguendo nella generazione dei rettangoli dinamici, e


ribaltando la diagonale AE sul lato AF, otterremo un nuovo
rettangolo ABGH:

G
B
............ , -.l
.• l

,.
........
......
/
/
\
\
l
l
...... \ l
........
....... \

/
.......
.......
\:
.,""
........
__ _l
A VJ H L

144
Il s1mbolo geometrico

i cui lati sono: AB= l ed AH = .,j 3.


La diagonale di questo rettangolo ha il valore di 2. ln·
fatti, per il teorema di Pitagora, abbiamo: 12 -i{.,j3) 2 = 4.
ll successivo rettangolo, ottenuto con il medesimo pro·
cedimento, sara' ABIL:

I
B .-------------------;::>'f""-
............. \
-,l
_(s/ ' r
;.....- \
.......
\
\
l l
lr
\1
...... l
l::....::/-------...--------~--.,._1
L
A

i cui lati sono: AB= l ed AL=2.


La sua diagonale sara' indicata da un altro numero irra-
zionale .,j5, come dal teorema di Pitagora 1 2 +2 2 = 5. (3)
A questo punto, possiamo osservare che il rettangolo
ABIL ha il valore doppio del quadrato ABCD, di partenza.
Quindi , possiamo dire che il passaggio dal rapportol:l a
quello 1:2 passa per gli irrazionali.,j2,.,j3,.,j5.
Sulla scorta di questa osservazione, i vecchi matematici
stabilirono il principio della rico"enza delle forme.
Il rettangolo, originato dal quadrato, simbolo del divi-
no, prende il nome di rettangolo dinamico, appunto perche'
il tracciato geometrico ricorda la ricorrenza della forma e si
comporta in modo analogo al tracciato aritmetico, che poggia
sulle proporzioni e che, come abbiamo visto, e' legge geneti-
ca universale.

145
Il ~imbolo gcomctnln

Appare quindi evidente, che ogni processo genetico si


sviluppa, geometricamente, sulla base del Hinario e del Ter-
nario, sempre richiamando il principio esoterico della Trinita'
Ritornando al quadrato ABCD, la cui diagonale e' .,j2,
ci rendiamo conto che e' la faccia del cubo, la cui diagona-
le e' .,j3.
Infatti, sempre per il teorema di Pitagora:
(.,f2) 1 -t-1 1 = 3.

l
l /
l
l
1./
/1
. l
./ ;.---- - --:;t--::= .
. / ,."' . --· =--·
.~",
~'--·-·
----·
In tal modo, tramite la radice di 2 e la radice di 3, en-
trambe irrazionali per la nostra mentalita', possiamo avvici-
narci al segreto divino della Vita ed al mistero dell'Origine,
che e' poi il mistero di tutti i giorni, come possiamo osserva-
re in Natura.
L'l non puo' divenire 2, senza questa funzione mistica,
la quale riassume in se' tutti i rapporti dell'armonia del
mondo.
Ed il cubo divenne, fin dalla piu' alta antichita', il simbo-
lo della Virtu'.
Il Kremmcrz, nel Corpus Philosophicum (4) dice:

146
Il s1mbolo gcomc1nco

-Poiche' tutto procede per ordine, tanto il mondo


vùibile quanto l'invùibile, che ci mette in rapporto
con la Potesta' e Virtu' Prima, il simbolo deU'esi-
stenza nella sua pienezza e' il Cubo, o corpo di 6
facce quadrate, rappresentante la virtu' di ogni ma-
nifestazione completa, ma che, nelle sue manife-
stazioni complesse, pur conseroandosi sempre iden-
tica, non puo' essere abbracciata dalla vùione uma-
na, nella sua manifestazione ultima.!-
Quest' ultima frase e' equivalente all'assioma che il nu·
mero, per mezzo deUa relazione dei suoi irrazionali v' 2,
y'3 e y'S ci permette di postulare l'esistenza di un Essere in-
definito, che tuttavia noi possiamo osservare neUe sue limi-
tazioni momentanee, poiche', tutto cio' che e' definito deve
necessariamente procedere da un indefinito.
E cosi' il Kremmerz termina:
-dato che nessun simbolo geometrico e' del Cubo
piu' perfetto come contenente le manifestazioni
visibili ed invisibili della Virtu' creatrice, in tutte
le sue fasi e non suscettibile di essere abbracciata
in un unico dal profano-

• • •
La nozione del quadrato, come figura dinamica, porta
con se' l'altro concetto di radice, poiche' la radice quadrata
di un numero presuppone che questo numero sia innanzi-
tutto una superficie e che questa superficie sia un quadrato.
Siccome in questo momento, cio' che interessa e' il pro-
blema della conoscenza e non i rapporti dei numeri tra di
loro, nel calcolo razionale, tralasceremo le radici quadrate dei
numeri interi, o razionali, e prenderemo in considerazione

147
Il 51mbolo gcomctncu

solo le radici irrazionali, che abbiamo visto, in precedenza,


denotare uno stato di gestazione.
Osservando in Natura, notiamo come la radice di un qual·
siasi vegetale, che e' la causa del suo accrescimento, e' sempre
accompagnata dal germe.
La radice a se' stante non avrebbe ragion d 'essere, poiche'
essa, rappresentando la parte piu' importante di una pianta, e'
responsabile della sua vegetati vita'.
Ebbene, una radice senza la corrispettiva appendice, che
permettera' la sua sopravvivenza, non ha senso, quindi accan·
to ad ogni radice si trovera' il rispettivo germe, che virtual·
mente contiene la funzione, che dovra' formalizzarsi.
Cosi' pure sara' in campo matematico, il campo simbolico
delle funzioni, per eccellenza; infatti, come la radice vegetale,
unita al suo germe, ha attinenza con i processi generativi, du·
rante il corso della vita, cosi' la radice matematica sara' ac·
compagnata dal suo corrispondente germe.
Visto che sono in discussione solo problemi di genesi,
le radici matematiche, che avrarmo un precipuo interesse,
saranno quelle irrazionali. Nel passaggio dall'l al 2, dall'Uni·
ta' assoluta alla Coscienza Moltiplicativa, le radici irrazionali
che incontriamo, sono y2 e y3.
Abbiamo visto che la radice di 2 e' la diagonale del qua·
drato, il quale risulta essere la faccia di un cubo, la cui dia·
gonale e'y3.
Rimanendo, per semplicita' di esposizione, nel campo del·
le superfici, possiamo osservare che, se nel quadrato lay2 e'
il valore della diagonale, il germe sara' rappresentato dal seg·
mento, che risulta dalla differenza tra il ribaltamento della
diagonale sul lato AF, che e' uguale a y2, ed il valore 2, de·
rivante dalla duplicazione del quadrato iniziale. di lato l:

148
Il simbolo geometrico

8 c E

'' \
\
\
\

A D !'"germe~ F
l

Partendo dal quadrato, simbolo del Divino, dell'ABsolu-


to, per giungere al rettangolo, i cui lati sono in rapporto da
l a 2, rappresentanti quindi il Cielo e la Terra, il Binomio
moltiplicativo, origine del creato, dovremo passare per il va-
lore di ..j2, che rappresenta, quindi, la potenza tramite la
quale l'Unita' originale diviene unita' oggettiva.
Per essere piu' precisi, diremo che la ../2 rappresenta il
simbolo di questa potenza.
Questa prima radice originale, accompagnata dal suo
germe, dimostra come in campo geometrico valgano le stes-
se leggi, che esistono in campo matematico.
Da questo passaggio, dall'l al 2, in cui entrano in gioco
le proporzioni aritmetiche e geometriche, trae origine anche
la scala musicale, di cui parleremo diffusamente piu' avanti.
Se la radice piu' il germe, danno, per addizione, il Nume-
ro, in questo caso il 2, la radice, moltiplicata per se' stessa,
da' lo stesso numero.
Il problema, posto in questo luogo, della radice e del
germe, dimostra come tra l'l ed il 2, vi sia la serie 1;../2,2

149
Il simbolo geomemcn

che risulta essere una proporzione geometrica, e che corri-


sponde a quella legge universale, che abbiamo gia' trovato:
la legge della proporzionalita', in cui il prodotto dei medi e'
uguale al prodotto degli estremi.
Fatto in questo caso .../2 come medio, si puo' stabilire
la proporzione: 2: .../2 = .../2 : l.
Se ora stabiliamo la media aritmetica tra ...,12, il primo
impulso genetico, ed il 2, troviamo il valore.,j3.
Quindi, ogni genesi si basa sul valore primo, che segue
la proporzione geometrica secondo la potenzialita' simboleg-
giata dalla ...,12, e sul progressivo aumento, che rispetto alla
progressione geometrica segna un regresso; secondo la media
aritmetica, della ...,13.
Su questo ritmo di accrescimento lavora la Natura, nella
quale l'aumento progressivo dell'individuo avviene per germi
successivi, in ragione di ...,12 e poi di ...j3,per sommatoria di
strati successivi, come si puo' osservare nell'ingrossamento
del tronco o dei frutti delle piante, che seguono un 'alternanza
di apporti, ritmata e sincronizzata in progressione geometrica,
e alternanza di riassorbimenti, in progressione aritmetica,
fino al compimento del primo stadio.
Dopo di che l'accrescimento, giunto aUo stadio rappre-
sentato dal numero razionale, in questo caso il 2, si riporta
al valore simbolico iniziale e si rinnova, continuando il suo
ritmo di gestazione.
Infatti, quando giungiamo al rettangolo la cui diagonale
e' 2, se ribaltiamo la stessa diagonale sul lato di base, otte-
niamo un rettangolo che non ha piu' germe, poiche' esso
per definizione, iniziava con 2--y'2, in questo caso diviene
2-2 =O.
Quindi si annulla con il raddoppiamento del quadrato
iniziale, ed il germe viene ad assumere il significato di una

150
Il simbolo acomclnco

potenzialita' metafisica di accrescimento, quale in effetti e'


il germe vegetale; che si esaurisce quando raggiunge la prima
oggettivi t a'.
Perche' l'accrescimento ulteriore possa aver luogo, il trac-
ciamento della nuova diagonale ci riportera' di nuovo alla ge-
nesi con la y'S che prosegun:a• con successive radici irraziona·
li fino a che si arrivera' al susseguente numero intero: il3.
In tal modo, il numero intero razionale rappresenta il
punto di arrivo, una meta che, per essere superata, deve far
intervenire ulteriori potenze di gestazione, ovvero altri nume-
ri irrazionali, fmo a giungere al successivo punto di arrivo,
rappresentato dal numero intero successivo.
E cosi' via, nella innumerevole serie dei numeri irraziona-
li, virtualita' genetica, ed i numeri interi, tappe definite del·
l'evoluzione generativa, o attualita'.
Finora, per semplicita' ci siamo attenuti alle superfici.
In realta', l'accrescimento avviene per volumi; infatti,
nei successivi passaggi, che si eseguono mediante diagonali
progressive, nella costruzione del rettangolo dinamico, la
prima radice rappresenta la diagonale della superficie di base,
mentre la successiva e' la diagonale del solido, che si accresce.
Se in superficie si ha la successione:

~---1----~~ J
·-------------~--------·
151
Il simbolo geometrico

in volume si ottiene la corrispondente sequenza:

~~----i____,T-1----~~
che piu' si adatta alla realta', che e' esclusivamente volume,
ovvero spazio definito in quantita '.
Pertanto, l'accrescimento, o meglio, il processo genetico
progressivo e continuo, in cui la potenzialita' divina si esplica
in tutta la sua forza, si svolge per successivi accrescimenti, che
sono addizioni e non moltiplicazioni.
ll corpo umano non si sviluppa in modo regolare e conti-
nuo, ma spinte di crescita si alternano a periodi di riposo.
Nello scheletro, le ossa si allungano per la durata di sei mesi,
per poi allargarsi nei successivi sei.
Nella gamba, mentre il femore si allunga, la tibia si in-
grossa, e viceversa. Questi accrescimenti, come si puo' ben os-
servare, avvengono per addizioni, secondo i volumi di -../2 e
..j3.
Anche gli stessi periodi di crescenza si presentano alterna-
ti: nei primi due anrù, lo scheletro si allunga di circa 3/5 ri-
spetto alla nascita: verso i 6-7 anrù, si ha un secondo periodo

152
Il SJmbolo geometrico

di crescita, ed il terzo avviene verso i 12-13 anni, quando


compaiono i primi fenomeni di puberta'.
Nell'intervallo tra i vari periodi di crescenza, che comun-
que prosegue a ritmo molto piu'lento, si ha un aumento na·
turale di peso.
Per quanto detto prima, partendo dal numero l, il qua-
drato iniziale, otteniamo il 2, indi il 3, che e' il 2 +l, poi il
4, uguale a 2-t-2, e cosi' via.
Da questa considerazione, potremo dire che l'addizione
risulta una qualita' divina, mentre la moltiplicazione appartie-
ne al campo umano.
Inoltre, il processo genetico e' il risultato di una opera·
zione, che avvi~ ne secondo determinate proporzionalita ', pri-
me fra tutte quella aritmetica e geometrica, che portano al-
la proporzionalita' armonica, legge che e' alla base di tutto
il creato.
L 'accrescimento si sviluppa secondo volumi differenzia-
li armonici: piccole particelle, piccole porzioni di spazio,
si trasformano in volumi definiti, o atomi tridimensionali.
Avvenendo l'accrescimento per duplicazione progressi-
va, ovvero secondo il rapporto 1,2,4,8; e' giustificato quanto
dice Thot nel Papiro di Petamon:
-Io sono Uno che diviene Due
io sono Due che diviene Quattro
io sono Quattro che diviene Otto
io sono sempre Uno dopo questo.-

* * *
Come si puo' osservare, il pensiero ermetico scruta atten-
tamente l'interdipendenza esistente tra la forma, il volume,
e la proporzione; il legame vitale, che la giustifica, e' il germe

!53
Il s1mbolo geomcrnco

della radice, che, sviluppandosi secondo determinati ritmi,


da' un valore quantitativo, sensibile, ad una espressione che
e' funzione astratta, ma reale, quale e' il potere di gestazione
della Natura, evocando una Conoscenza, che diviene scienza
applicata in qualsiasi dominio vitale.
I nostri padri, in ossequio ai postulati della Natura, ap·
plicarono questa legge all'architettura, affioche' i templi po·
tessero parlare in termini realmente divini.
La pianta architettonica dei templi e' la prima qualita'
che ci colpisce, poiche' proviamo sentimenti diversi, secondo
la figura presa in considerazione.
Se un quadrato ci soddisfa per il suo equilibrio, un ret·
tangolo allungato ci porta ad altre impressioni; infatti, il
complesso della costruzione e' legato ai volumi, che si alzano
verso i cieli, dandoci il senso di simultaneita' tra piano e
volume, ovvero tra la nostra coscienza cerebrale, che e'
piana,e la nostra coscienza innata, che e' volume.
Il tempio, quindi, per mezzo della forma, stahilira' con
noi un rapporto vivente e parlera' ai nostri sentimenti.
I vecchi santuari hanno la pianta di rettangolo dinamico,
ed i volumi sono costituiti da parallelepipedi, che presentano,
nelle diagonali, i rapportiy'2,y'3,y'S.
La Cappelln dell'Anno Nuovo, nel tempio di Dendera,
che Pochan chiama la Cappelln del/n Resurrezione, e' a base
quadrata, come ben si conviene al soggetto rappresentato.
Infatti sul soffitto vi e' la celebre rappresentazione del·
la Dea Nut, la Natura, che partorisce il Sole, Ra, mentre i
suoi raggi fanno germinare il frumento di Osiride, simbolo di
resurrezione e, nello stesso tempo, di potenza genetica uni-
versale.
Nel tempio di Amon, a Luqsor, la sesta sala, il santuario
dcUa Barca di Amon, che vuoi ricordare la costruzione del

154
Il Simbolo geomctncn

Legno di Vita, o Corpo Glorioso, come condensazione flui-


dica dell'immagine statuta, da parte dell'alchimista, essendo
rapportata all'uomo, e' di costruzione rettangolare, con mo-
duloy'5.
II tempio di Hathor, in Dendera, e' un parallelepipedo
dal rapporto l a 2, quindi la diagonale interna e' uguale a
..j5. Questo tempio e' dedicato interamente alla palingenesi
dell'uomo.
La costruzione dei templi, eseguiti sui canoni numerici
teste' esposti, non e' stata effettuata per soddisfare delle
esigenze puramente intellettuali, cioe' per evocare solo sim-
bolicamente il lavoro della Natura nel suo processo genetico,
bensì' e' stata dettata da una reale esigenza. poiche' la geo·
metria e' vera gestazione, in quanto essa indica il movimento,
le crescenze e le alternanaze.
Se la geometria e' il simbolo della funzione, i numeri
che l'accompagnano, ci rivelano le funzioni caratteristiche
che animano ciascuna parte, poiche' ogni singola parte agi·
sce in base alle influenze celesti.
Il tempio deve rappresentare il ciclo della Vita, che e'
movimento, non in senso meccanico come siamo usi conce·
pire oggi, ma come una alternanza del divenire, di essere e
non essere, per cui il tempio e' stato concepito come il cam-
mino, compiuto dall'Unita' si avvia verso la molteplicita'; e
giunta alla forma finale, ~i volge di nuovo verso l'Unita' per
farvi ritorno.
I moduli geometrici e matematici, su cui il tempio e'
stato costruito, non sono ne' figure rigide ne' numeri ideali,
ma corrispondono a reali influenze celesti; essi sono dei ca·
nali che giocano il loro ruolo animatore, rendendo l'archi·
tettura vivente e parlante, anche se essa e' solidamente
ancorata al suolo.

!55
Il S.lmMio ttcomctnco

Chiunque entri nell'edificio, deve sentire, nel suo intimo


questa influenza occulta, che sprigiona da tutto l'edificio;
influenza dei processi generativi, che avvengono in Natura,
come la vegetazione subisce le influenze delle correnti tellu-
riche.
l moduli matematici, diversi da tempio a tempio, ci vo-
gliono proporre un ben preciso insegnamento, e la referenza
ci sara' data dai numeri, siano essi razionali oppure irraziona-
li.
Per rimanere ancorati alla legge in modo vitale, la pianta
del tempio oscillera' attorno a dei numeri essenziali, che man-
terranno la sua crescenza spaziale in modo armonico.
n fenomeno della crescenza non e' delimitabile entro
schemi fissi e rigidi; comunque, una pianta od un animale,
che si sviluppano in modo lineare, in altezza, per esempio,
avranno una contemporanea crescenza in volume, mantenen-
do l'armonia della forma,in rapporto alla parte e al tutto.
n tracciato generale del Partenone, il massimo tempio
greco, e' basato sul rettangolo di diagonale y'5, in cui sono
iscritti, a loro volta, rettangoli a diagonali cl> , funzione del
Numero d 'Oro, delimitati dai colonnati interni.
n Sancta Sanctorum e' un quadrato e cosi' in genere
in tutti i templi.
n tracciato geometrico della facciata risponde al rettan-
golo di diagonale y'5 e le mezzarie delle colonne cadono sui
lati di un rettangolo sempre ay'5.
Questi portati di alto valore morale, passati al Cristiane-
simo del primo millennio e custoditi dal monachesimo me-
dioevale, si realizzarono nelle costruzioni religiose dello sti-
le romanico e gotico.
Le abbazie e i conventi benedettini, o cistercensi, o
claunicensi, sono costruiti su di una pianta a croce, il cui

156
Il simbolo scomctrico

ramo inferiore e' realizzato per mezzo di un rettangolo a dia-


gonale y'S, e il braccio orizzontale e' pure un rettangolo a
moduloy'S.
In essi si interpone il quadrato del centro della Croce, le
cui diagonali concorrono nel punto di intersezione, ove di-
mora la mistica Unita'.
Si forma cosi' la prima croce del quadrato, simbolo di
Vita, al cui centro dimora il punto irraggiungibile, che e' pro-
iettato sui quattro punti cardinali.
Infatti la Vita e' la risultante di un incrocio continuo:
i campi di forza, elettromagnetici sono perpendicolari tra
loro, la sensibilita' nervosa si incrocia al cervelletto, i
fenomeni visivi si incrociano al chiasma ottico, e i processi
intellettivi dipendono dall'incrociarsi delle affermazioni e
delle negazioni, e cosi' tutti i fenomeni vitali.
Cosi' e' la pianta dell'abbazia gotica di Chiaravalle, pres·
so Milano, e di quella romanica di Fontenay, di cui diamo
l'assonometria:

157
Il ...mbolo grumcuu:o

D romanico S.Cataldo di Palermo e' costruito su di un


rettangolo dinamico a y'3, come pianta generale, in cui sono
inscritti 3 quadrati al centro e, su ciascun lato, 3 rettangoli
a moduloy'S:

La cattedrale di Toledo ha come pianta generale il rettan·


golo dinamico di y'3, in cui e inscritto il quadrato di base,
centro Chiesa; la navata centrale e' composta tla 7 rettangoli
dalla diagonale y'S e le navate estreme sono composte da ret·
tangoli ay'cPo Numero d'Oro:

<===i'o=:::ì""•

t-58
Il !.1mbulo gconu:tno.:"

Il gotico Duomo di Vienna e' abbastanza singolare, in


quanto la pianta generale contiene due figure vitali, un rettan-
golo dinamico ay3,che forma la prima parte della pianta del-
la chiesa, seguito da un quadrato. (Fig. 3 )
Le due colonne centrali delimitano le due figure.
Basata su questa duplice costruzione, e' pure la cattedra-
le di Reims, in cui, pero', l 'entrata e' un rettangolo a y5, men'
tre la parte centrale della chiesa ha figura quadrata.
La navata centrale della prima parte e' formata da 9 ret-
tangoli a y5, mentre le due navate laterali sono a base qua-
drata.
La cattedrale di Barcellona e' costituita su di una pianta
rettangolare a modulo y5, mentre la navata centrale e' co-
stituita da 5 rettangoli a moduloy'3. (Fig. 4)
Di modulo generale a y5, e' anche il Duomo di Milano.
Non bisogna pero' conteggiare i primi due colonnati, in quan-
to, in origine, la facciata del Duomo doveva sorgere dove
aL biamo tracciato il lato minore del rettangolo. La pianta ge-
nerale contiene, inoltre, 15 rettangoli, sempre ay'5, della na-
vata centrale, e 40 quadrati delle navate laterali ed esterne.
(Fig. s ).
Dobbiamo sempre decifrare con spirito funzionale la
scrittura architettonica del tempio e le sue trasparenze, che
si rivelano nel fenomeno musicale dei rapporti armonici,
che costituiscono tutto l'edificio.
Ci asteniamo dal dilungarci in proposito, in quanto non
vogliamo fare dell'architettura sacra, ma desideriamo sola-
mente porre in luce le funzioni spirituali di genesi e di cre-
scenza, che parlano attraverso il simbolo geometrico ed arit-
metico.

159
NOTE

l- Vedi Corpw Philo1ophicum totiw ~e - Kremmerz -pag. 17


ed. Kenù.

2- I Pitagorici conoscevano l"lrrazionalita' della radice di 2, che ve-


niva taciuta,poiche' era la diagonale del quadrato.
Teodoro il pitagorico, citato da Giamhlico, quando dimostra
l 'irrazionalita' dei numeri, inizia con la radice di 3 e tace la
radice di 2.
Platone, nel Teeteto (147 D-148 B) fa dire a Teeteto Teodoro;
ci dimo1tra alcune co1e attorno a certe radici quadrate, mi rife-
rilco ollG radice quadrato di 3 e ollG radice quadrato di 5...

3- Gli irrazionali, secondo i Greci, sono T é'tt ~Xo-yat - Si dice


che un Pitagorico sia stato annegato in mare, per la sua empie-
ta ', per aver divulgato l 'esistenza degli irrazionali, i numeri che
indicano il potere divino di gestazione.
Di contro, secondo il Commentario di Euclide, di Proclo, che
raccoglie scritti di Eudemo, vi sono i numeri proporzionali,
ovvero T Wl' lwa :\O"(Wl' -
Si pensa che Eudemo abbia mostrato per primo l'obliquita'
dell'eclittica, ed il periodo del Grande Anno, e quindi la preces-
sione degli equinozi.

4---- Vedi Corpw Philosophicum totiw ~e -Kremmerz- pag. 12


ed. Kemi.

160
..;
c
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o
E
o

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c
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'' >"

161
Fig. 4- BarceUona, Cattedrale, pianta.

162
Fig. 5 Milano, Duomo, pianta.

163
Il ~1mbolo geomctnco

Per la pianta del Duomo di Milano


si sono costruiti i rettangoli dinamici
partendo dal quadrato di base , che
contiene il supporto della cupola e
l'altare con il Sancta Sanctorum.

La pianta originale, come si puo'


oSBervare dagli archivi del Duomo
di Strasburgo, non e' uguale all'at-
tuale, ma riBulta piu' corta, come
da disegno.

164
Capitolo VII

IL SIMBOLO ARMONICO

Nell'analisi delle cause, che sono alla base del creato, dob-
biamo considerare due momenti ben distinti: una causa tra-
scendente, a cui segue una causa naturale.
In quanto causa universale, la causa trascendente puo' rap-
presentare il tutto, per la nostra psicologia; gli Egizi, molto
accorti nei profondi problemi della conoscenza, la chiamaro-
noTUM.
Come causa universale, essa crea se' stessa, ed in un certo
senso, e' una ipostasi dell'Unita', che diviene il punto fisso di
tutto cio' che nell'Universo su8siste.
Il Capitolo LXXIX del Libro dei Morti, dice di Tum:
-lo sono il dio Tum che creo' il Cielo
e chiamo' alla vita gli esseri della terra.
Ecco! lo avanzo e genero gli esseri,
partorisco gli Dei, miei Figli,
generando pure me stesso ...

Guardate, io vi reco i beni supremi:

165
Il "imbolo armomco

la Verita'e la Giustizia!
Io vi conosco e conosco il vostro Nome nascosto;
Conosco le vostre misteriose Forme
che nessun altro conosce.-
La causa naturale, che deriva da questa causa trascenden-
te, materializzata, caduta in terra, fu chiamata PTAH dagli
Egizi; Efaisto, o colui che appare, dalla filosofia greca, men-
tre i Romani le diedero il nome di Vulcano, il Fuoco sot-
terraneo, che anima ogni cosa.
In questo Solfo degli alchimisti medioevali, in questo cen-
tro calorifico, esistono gia ', allo stato latente, i due comple-
mentari, che rimangono tali sino a quando non avviene una
genesi o azione separatrice, che li fa entrare in opposizione
tra loro.
In Ptah, o Demiurgo, in colui che modella ogni cosa,
nel Grande Vasaio del Mondo, coesistono questi due contra-
ri, che furono chiamati, volta a volta: Sath, Satana, la
potenza coagulante ed Horo, Lucifero, la potenza espansiva.
Essi, nel pensiero er·metico, ritornano all'Uno, quando si
otterra' la riunificazione degli opposti.
Nella teologia Tebana, se Ptah:

e' il Principio Creatore universale maschile, Neith:

e' il Principio creatore universale femminile, il principio che


tesse la materia attorno ali 'anima umana.
Dal tempio di File, di Osiride, facendo riferimento a
Neith, lo scriha dice:

l fì(j
11 ~o~mbolo annornco

!Jo /114 ~e ~l
-Tua madre Neit:( O. d
>c=»< =
#o. ) il Sole
H
femminile, copre il tuo corpo con un lavoro di fol-
la turo, e piangono Iside e Nefti-
L 'anima viene messa nella materia, costituita dai quattro
elementi, ed a Esne, Neith era cantata:
l
>e::::Jl
O o
~

...
oc::::o ""fl•• ~

J . . '1?4e
a otb ~ c
~

i~ .--....
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0<:::>
Q --1- -.::::r-'1'
x ~ -~
C> ~ e a
.0.
1/i 111
•c
--11--

-La dea Neith, Manhit, la potente, Signora delle ter-


re del Sud, la gronde giovenca, che da' vita al Sole,

167
Il simbolo armonico

principio degli Dei e degli uomini, Madre di Ra, il


serpente (sole del mattino) creatrice di Atum (il
sole della sera) che era e non era, e cio 'cosi' e', e
dopo era. .. -
ll Capitolo CLIII del Libro dei Morti, a proposito di Set
ed Horo, termina dicendo:
-Ecco che io inizio l'wcesa ai gradi della scalinata
che il mio Padre celeste, Ra, mi aveva in prece-
denza apprestata,
Seth ed Horo rispet.tivamente ai miei lati,
stringono le mie mani...-
Al momento dell'atto generativo, questi due principi uni-
versali si mettono in contrasto l'un con l'altro, come l'alca-
li che, opponendosi all'acido, forma il sale; questo stato ri-
marra' irriducibile, in quanto non potra' ritornare ai suoi
principi originali, se non per trasformazione endogena.
Questi due inconciliabili gemelli, che esistono l'uno
in funzione dell'altro, fanno la storia della cosmologia, e li
troviamo tal quali, negli Dei, nei Neter, a carattere antrop.o-
morfo.
Pero' il passaggio dall'Uno esistenziale, al Due, puo'
essere rappresentato matematicamente, ovvero con i Numeri,
considerando la Natura come una conseguenza della rottu-
ra dell'equilibrio dell'UNO.
La Natura, a sua volta, tramite l'armonia, tendera' arista-
bilire l'equilibrio perduto; infatti gli elementi si cercheranno,
e si legheranno fra loro, per affinita '.
Possiamo osservare questa funzione, nel senso di mani·
festazione vitale, matematicamente, nel calcolo degli inversi
e delle proporzioni, che in precedenza, abbiamo visto essere
alla base dell'evòluzione dell'Universo.
La piu' semplice proporzione, che interviene per ristabili-

168
Il s1mbolo armomco

re l'equilibrio perduto, e' la funzione rappresentata dal Nu-


mero d'Oro, dal dio Tum egizio, che genera se' stesso nelle
Acque Primordiali.
Essa sara' seguita dalla proporzione aritmetica e geometri-
ca, che reggono tutta la Natura vivente. Ne scaturira' una
armonia generale che, come stato soprannaturale, impondera-
bile, come rapporto, diviene la funzione, che e' alla base
della manifestazione.

• • •
Per facilitare la comprensione di questo problema numeri-
co, piuttosto arido nella sua essenza, esponiamo brevemente
la relazione matematica, che lega la proporzione aritmetica,
geometrica ed armonica.
Si chiama media aritmetica tra due lunghezze a e c, la
lunghezza b, che risulta eguale alla semisomma di a e di c.
a + c
b = ------ oppure b -a = c- b
2
Se ne deduce, che la differenza tra le lunghezze b ed a,
e c e b e' eguale. .
La media geometrica tra due lunghezze a e c risulta es-
sere b quando:
b =yac.
E finora, con queste due proporzioni, ci siamo fermati al
Ternario.
E' da osservare, che il Numero d'Oro, che contempla solo
due numeri, o lunghezze, e' analogo al Binario, e pertanto,
rappresentando la proporzione piu' semplice, e'la forza pri-
ma che porta l'UNO a divenire DUE; e' il Tum egizio, il Fuo-
co coagulante.

169
Il s.imtdo annon~~~X~

Con la proporzione armonica, noi consideriamo quattro


numeri, quindi essa sara' di competenza del Quatemario.
Quattro numeri: a,b,c,d, sono in proporzione armonica,
quando i loro inversi stanno in proporzione aritmetica,
cioe':
l

a b c d
e se b =c sara':
l l l

a h h d
In questo caso il numero b sara' il medio armonico tra a e
c, quando l 'inverso di b e' uguale alla media aritmetica de·
gli inversi di a e c.
Detta relazione puo' essere espressa anche in un altro mo-
do:
l
2 +
h a c
da cui deriva:

+
l a c

h 2
da cui si ricava:
2 2 2 ac
h
l a +c a + c
+-
a c ac

170
Il sambolo &miOnii:U

che si seri ve anche:


a + c
b. ----- ac
2
Tenendo conto della proprieta' delle propon:ioni, in cui
il prodotto dei medi e' uguale al prodotto degli estremi, si
puo' scrivere la propon:ione:
a + c
a b c
2

a + c 2 ac
a c
2 a + c
in cui:
a + c

2
e'la media aritmetica, e:
2 ac

a + c
e'la media armonica.
Questa relazione era gia' stata proposta da Nicomaco, il
pitagorico.
Ora, sostituendo al rettangolo dai lati a e c, il quadrato di
lato ac, si otterra' la propon:ione:
a + c 2 ac
yac: yac
2 a + c
in cui figurano tutte e tre le medie: aritmetica, geometrica ed
armonica.

171
Il ~1mbolo iJnnomC(l

Se a e' eguale a 2c, la proposizione di Nicilmaco di-


viene:
3 2 a
a :-a -a
4 3 2
e per a =l:
3 2

4 3 2
che non e' altro che il tetracordo della lira di Orfeo, e che
corrisponde alle note:
do fa sol do
Questa relazione mette in rapporto tra di loro i primi
quattro numeri della Tetraktr;;. o Quaternario originale.
Questo ci dice, che se tendiamo una corda e la facciamo
vibrare, otteniamo un suono, che nel nostro caso e' il do.
Se dividiamo la lunghezza della corda ai 3/4 della sua
lunghezza, essa vibrera' piu' rapidamente di prima, in quanto
vi sara' un rapporto di vibrazione da 4 a 3.
In questo caso si ottiene il primo rapporto armonico: la
quarta.
Se riduciamo di nuovo la corda ai suoi 2/3, otterremo u-
na terza vibrazione, ed il secondo rapporto armonico, la
quinta.
Se infine dimezziamo la corda a l/2, otteniamo l'ottava.
Si vede come questi rapporti armonici leghino la Tetrak-
tys al triangolo sacro dai lati 3:4:5, e come il passaggio da
UNO a DUE comporti le prime armonie universali, in numero
di QUATTRO.
I suoni del tetracordo risuoneranno armonicamente nel-
la nostra interiorita ', in quanto sono in stretto rapporto con
il nostro equilibrio vi tale.

172
Il ~1mbolo armon1co

Noi non vi immettiamo alcun ragionamento, anche se il


punto di partenza e' fisico: la vibrazione, ed aritmetico, la
proporzione.
Avvertiamo il senso dell'armonia, perche' esso fa parte di
noi stessi ed e' radicato nella nostra interiorita', secondo la
potenza della virtualita', che si manifesta nella genesi, sul
ritmo del quaternario.
Se riprendiamo il tetracordo:
3 2
l :
4 3 2
e consideriamo gli ultimi due termini come i primi due ter·
mini di una nuova proporzione, in cui il quarto termine sia
la meta' del primo, si ha una nuova relazione:
2 l l
x
3 2 3
in cui:
4
x =
9
ed essendo questo rapporto inferiore ad l/2, ossia al di la'
del tetracordo, si prende la sua armonica inferiore, ossia:
8

9
Il nuovo tetracordo sara' allora:
sol do re sol
Operando di nuovo come sopra, prendendo come primi
termini di una nuova proporzione gli ultimi due termini e
prendendo il quarto termine meta' del primo, si ha:

173
Il simbolo •rmon1cu

8 2 4
x
9 3 9
da cui:
16
x
27
n terzo tetracordo e' allora:
re sol la re
Per la proporzione:
8 2 16 4

9 3 27 9
procedendo ancora si ha:
16 4 8
x
27 9 27
da cui:
32
x
81
di cui, prendendo l'armonica inferiore, si ha:
64

81
che rappresenta il mi della scala naturale.
Per la ulteriore proporzione:
64 16 32
x
81 27 81
si ha:

174
Il simbolo annon1co

128
x
243
equivalente al si.
E cosi' via.
Scrivendo dette proporzioni, secondo l'ordine decrescen-
te della lunghezza delle corde, si ottiene la scala:
do re mi fa sol la si do
e, in cifre:
8 64 3 2 16 128 l
l
9 81 4 3 27 243 2
E' da notare che, mentre nel tetracordo compaiono i nu-
rneri l, 2, 3, 4, nell'eptacordo troviamo le prime nove poten-
ze del due e le prime sei del tre.
l 2 4 8 16 32 64 128 256 512
l 3 9 27 81 243 729
Ora, parlando delle potenze del Due, sappiamo gia' che
ci troviamo nel campo delle superfici o, come dissero gli an-
tichi, nel campo degli Dei o delle Forze, che fanno da ponte
di passaggio tra il Divino ed il Fisico.
Questo campo, quindi, si trova tra l'Unita', da cui tutto
proviene, ed i volumi, meta della genesi.

. .. .
Gia' nel Timeo, Platone aveva descritto l'Anima del Mon-
do, composta in modo settemplice, come un sistema armo-
nico nel passaggio tra l'UNO ed il DUE, in cui l'intervallo,
dia pcuon 6ui. 71"clOWP , o l'intervallo doppio tra l'UNO ed il
DUE, era colmato dalle medie proporzionali:

175
Il '1mbolo armomcu

l
l +
3
e
l
l +
2
in modo da ottenere l'unica serie possibile:
l
l l + l + 2
3 2
che abbiamo visto essere il tetracordo.
L 'Anima del Mondo platonica ( 1 ) viene descritta come:
-Kat KVKAW 6~ KUKAW OT pf</> OjJ.aJIOII ovpavoll fl.va
l .,.. "
jJ.OI/011 fpfjJ.OII-
-un Cielo circolare, cielo unico, solitario, che puo'
bastare a se' stesso, e che fa da intermediario tra
Colui che E' e l'Altro-
ovvero e' posta tra il Mondo Divino ed il Corpo, ed e', quindi,
il Campo di Forze che li unisce.
L 'Anima del Mondo, pur essendo riscontrabile ovunque,
e' stata posta convenzionalmente nei cieli, ed i Sette Pianeti
sacri, gli Arcangeli Maggiori di tutte le misteriosofie e reli-
gioni, sono considerati il simbolo della Manifestazione stessa.
La cadenza del Settenario anima e soregge l'Universo
nella sua costituzione prima; per analogia, le sette sfere cele-
sti, che la nostra coscienza psicologica e' in grado di osserva-
re e valutare piu' facilmente di altri simboli, con il loro moto
scandiscono i cicli giornalieri, stagionali ed annuali, assieme
alle costellazioni.
La materia atomica, fonte delle nostre sensihilita' prime

H6
Il Mmbolo annon1co

si dispone secondo la funzione vivente, che si manifesta tra-


mite il numero Sette.
Gli strati elettronici, che circondano il nucleo dell'atomo,
si sovrappongono l'un l'altro in numero di sette, tanto che
la collocazione dei vari elementi, secondo la loro valenza ed
il loro peso atomico, si dispone in serie settenarie, come si
puo' osservare nella Tabella di Mendelejeff.
Il primo piccolo periodo inizia con il Litio, a valenza u-
no, per passare al Berillio, a valenza due, poi al Boro, a valen-
za tre, indi al Carbonio, nel quale la valenza raggiunge il va-
lore di quattro; indi la scala discende e troviamo l'Azoto, poi
l'Ossigeno ed infine, come ultimo elemento, il Fluoro.
Le analogie, che intercorrono e si rincorrono tra cielo e
terra, portano i valori simbolici dei significati planetari, per
cui, come dice il Kremmerz (2 ), non saranno i pianeti, che
determinano le funzioni, ma il loro simbolo specifichera' la
funzione stessa.
Pertanto Giove, ad esempio, si potra' trovare in Cielo,
ma come Neter vivente, lo troveremo ovunque: nel regno ve-
getale, impersonato e cristallizzato nel Platano o nella Quer-
cia, che fungeranno da elementi di protezione ove sorgono,
e presso l'uomo, come senso di giustizia, in campo morale,
e nelle funzioni fisiche ed endocrine del suo corpo.
In tutte queste specificazioni, scorrera' il medesimo sof-
fio di vita, che sotto il simbolo naturale, cristallizzato nelle
varie forme dei vari regni naturali e nel campo psicologico
umano, impersonera' la medesima funzione vivente, nei vari
momenti del loro divenire.
Spettera' all'ermetista riconoscere queste connessioni e
ricollegarle tra loro, per cogliere, sotto il loro simbolismo, i
vari passaggi del Neter, che si incarna.
Come il Sette, simbolo òella Manifestazione, segna, con

177
Il wmt!Oio armontCU

la sua proiezione, il mondo della materia al suo sorgere,co-


si' il mondo atomico, in cui si cristallizzano le bipolarita' u-
niversali, nel protone, positivo, e l'elettrone, negativo, mar·
chera' la materia piu' densa, che funge da scheletro al pia-
neta.
Nel mondo dei minerali, le forme di cristallizzazione se-
guono il ritmo del Sette, ed i sistemi cristallografici si identi·
ficheranno, volta a volta, nel cubico, poi nel tetragonale,
nell'esagonale, nel rornboedrico, nel rombico, nel monocli-
no, per terminare nel triclino.
Teniamo ben presente che, la suddivisione per sette, e'
stata compiuta, scegliendo gli assi di simmetria come spi·
goli reali o possibili dei cristalli della sostanza che si studia.
Nel sistema monometrico, per esempio, che ha come base
il cubo, troviamo l'Idrogeno cristallizzato, che si dispone ai
vertici del cubo stesso. E l'Idrogeno e' in Natura, il simbolo
delle Acque Madri.
D cubo a facce centrate si incontra nel rame, nell'argen-
to, nell'oro, nel platino, ed in alchimia sappiamo quale valo-
re abbiano questi metalli.
Attraverso la numerologia, come abbiamo osservato al
Capitolo IV, parlando della duplicazione del cubo e del suo
accrescimento, si potranno cogliere quali elementi vogliono
essere adombrati dietro il simbolo dei numeri stessi.
Nel diamante, per esempio, gli atomi di carbonio danno
luogo ad un cubo a facce centrate, quindi con 14 atomi, di-
sposti ai vertici ed al centro faccia, contenendo all'interno
altri 4 atomi, costituenti un tetraedro.
La stessa disposizione e' posseduta dalla blenda, o sulfuro
di Zinco, e dalla Galena, solfuro di Piombo, che vengono
spesso citati nelle ricette alchimiche.
lliel Piombo, gli atomi occupano i vertici ed il centro

178
Il s1mbolo armon1co

delle facce della cella cubica, mentre quelli di ZoHo sono a


meta' degli spigoli e al centro del cubo.
Quindi a 13 atomi di Zolfo corrispondono 14 atomi di
Piombo.
La Pirite, o solfuro di ferro, che in alchimia precede l'ap·
parizione della luce solare, si presenta come la Galena, ma
invece di un singolo atomo di Zolfo, vi sono delle doppiette.
e quindi gli atomi sono 26 anziche' 13.

Troviamo la medesima disposizione, relativamente agli


atomi di cloro, che sono singoli, nel salgemma, o clururo
sodico, e doppi nel Sodio.
E noi tutti sappiamo l'importanza, che possiede il sale
in esoterimo e nella storia delle religioni.
Quindi Sale e Pirite, presentano una certa analogia
funzionale, che li leghera • strettamente in determinate o-
perazioni.

179
Dopo lo stato cristallino della materia, passiamo al suo
stato amorfo, in cui troviamo le argille, che formano come
uno stato di transizione tra un regno e l'altro.
In questo loro morfismo esse assumono un particolare
significato, ed acquistano un loro preciso simbolismo.
Mentre nell'antico Egitto il tempio dedicato al Dio era
costruito con pietre, quindi con prodotti della Natura in cui
il simbolismo del Sette fosse ben marcato, perche' apparte·
nente allo stato cristallino, le case degli uomini, invece, com-
presa quella del Faraone, erano fatte di semplici mattoni
cotti, derivati dagli impasti di argilla.
Quando parleremo del simbolo uomo, potremo capire
i moventi che spinsero i nostri lontani padri ad usare, per il
loro rifugio, un materiale completamente diverso da quello
impiegato per onorare la Funzione Vivente, o il Dio.

180
Il \lmbolo armomc,,

Possiamo far osservare, comunque, che mentre il Dio e'


una forza della Natura, che non possiede una certa autonomia
essendo la linea del suo divenire gia' prefissata nei disegni
dell'Assoluto, in quanto e' un suo Raggio o Emanazione,
all'uomo e' stata donata la possibilita' di usare del libero ar-
bitrio, per mezzo del suo cervello.
A proposito ancora dell'argilla, possiamo asserire che es·
sa ha una storia antichissima, che si perde nella notte dei
tempi.
Infatti, come medicamento, era gia' impiegata nel vecchio
Egitto, e Dioscoride le attribuiva una forza stmordinaria.
Plinio, nella sua Historia Naturalis, ne parla in vari punti.
Ad esempio, nel Cap. XVI,l8 dice che l'argylla vina condit
Graecia e nel Cap. XXXV accenna a de terra Samia ed Em-
tria et Chia et Selinusia.
La sua funzione, ne fa un ente che non e' spiegabile
daUe nostre attuali conoscenze, come scrisse Alex Carre!, e
trova una profonda analogia con il lato palingenetico, come
nell'uso dei talismani di cui abbiamo gia' fatto cenno al-
trove( 3 ).
Come il talismano opera in campo esoterico, cosi' l'ar-
gilla e' una forza intelligente in campo fisico, che ostacola
la proliferazione dei microbi, dei batteri patogeni, dei paras-
siti, e nel contempo, favorisce la ricostruzione delle cellule;
infatti si rivela un potente dinamogeno, che ristabilisce gli
equilibri, risvegliando l'attivita' delle ghiandole deficienti.
Se la nostra scienza e' costretta ad ammettere la sua vali-
dita' in campo medico, senza aver trovato una spiegazione
cerebrale ai suoi molti misteri, l'ermetista sa, che la sua
funzionalita' e' quella che sorregge l 'effettuazione di un
talismano e, come quest'ultimo agisce in modo profondo e
favorevole sui circuiti endocrini umani, l'argilla si mostra

181
Il \lmbolo annomcu

uno dei piu' prestigiosi medicamenti naturali per il corpo, in


quanto fa parte dello scheletro della terra.

• • •
Le Sette Funzioni sono presentate al paragrafo 9 del Pri-
mo Logos del Corpus Hermeticum:
-Ora il NoiU Dio, essendo maschio e femmina, ed
euendo Vita e Luce, diede luce con la parola ad
un secondo Demiurgo, il dio del Fuoco e deU'A-
rin, che a sua volta genero' i Sette Governatori, che
avviluppano nei loro cerchi il mondo sensibile;
ed il loro governo si chiama Destino-
L 'Asclepio ( 4 ) conferma la rigidita' delle leggi di Natura,
che passano sotto il nome generico di Destino:
-septem sferae quae vocantur habent ovaw.pxao,
id est sui principes, quam fortunam dicunt aut
Ef.llapiJEVTI quibus immutantur omnia lege naturae
stabilitateque firmissima, sempiterna agitatione
varinta ... -
-Le Sette Sfere che si nominano, hanno per Usiar-
chi, cioe' come principi, cio' che si chiama Fortu-
na e l'Eimarmene, per mezzo delle quali tutte le
cose si trasformano secondo la legge delltJ natura
ad un ordine assolutamente fisso ... ~
E piu' avanti ( 5 ):
-Cio' che noi chiamiamo Eimarmene, Asclepio, e
la necessita' che presiede a tutto il corso degli av-
venimenti, attaccandosi gli uni agli altri, come in
uRa catena .. .l'Eimarmene viene In primo luogo, che
da' nascita all'inizio di tutte le cose, mentre la
Necessita', conduce per forza alloro ultimo effetto,

182
Il Simbolo annontco

tutte queste cose che hanno iniziato ad essere, gra-


zie all'azione deU'Eimarmene-
L 'Eimarmene e la Necessita', quindi, sono il cerchio, che
stringe l'uomo entro la Manifestazione.
Se l'uomo non puo' entrare ed uscire, a sua volonta:da
quella porta a cui bussa la Conoscenza, se guarda l'oggetto,
senza scoprirvi la funzione che lo sorregge, allora egli e'
perduto.
Inizia la dannazione; inizia la fatica di Sisifo.
Infatti, l'uomo incomincia a cerehralizzare; chiede con-
ferma all'esperienza, la quale gli porta solamente dei fatti
isolati, senza alcun legame vitale tra. loro.
La sua filosofia sara' fine a se' stessa e, nel contempo,
la scienza gli chiedera' un numero sempre maggiore di dati,
per cui egli si vedra' costretto a frazionare ulteriormente la
realta'.
D suo pensiero cerebrale, non essendo in grado di tra-
scendere i sensi, che lo vincolano alle cose, lo immergera'
sempre piu' in questo cerchio, che viene definito con il ter-
mine gènerico di male.
Ma quando l'innumerevole varieta' di un mondo in gesta-
zione si ridurra' al dualismo del Fuoco di origine, ed Adamo
ed Eva non saranno piu' tra loro opposti, avendo trovato
la loro unificazione nel santuario umano, allora, come dice
il Logos Primo( 6 ):
-L 'uomo si slancia verso l'alto, attraverso l'armonia
deUe sfere e alla prima zona (Luna) abbandona la
potenza di crescere e decrescere, aUa seconda (Mer-
curio), le malizie; alla terza (Venere), l'iUusione di
un desiderio fine a se' stesso, alla quarta (Sole) l'o-
stentazione del comando con i suoi vizi ambiziosi,
alla quinta (Marte) l'audacia empia e la temerita'

183
Il \1mtl0\o armonKo

presuntuosa, aUa sesta (Giove) gli appetiti iUeciti


che portano la ricchezza, aUa settima (Satumo)
la menzogna.
Allora, denudato di cio' che aveva prodotto l'armo-
nia delle sfere, egli entra nella natura ogdoadica-
Attraverso la purificazione dei sette metalli alchimici, di-
sposti qui in sequenza caldaica inversa, che avviene nelle ca·
verne della terra, o corpo, negli innumerevoli combattimenti
della Natura, si edifica pian piano il santuario lungo corri·
doi segreti, lontano da dagli occhi di indiscreti, tramite i
numeri, che le orecchie dei profani non possono intendere.
L 'uomo, non piu' costretto, libero di uscire, ricco della
conoscenza delle forme, con il battesimo del Fuoco, dive·
nuto lui stesso Luce, nasce come UOMO, l'ADAMO CELE·
STE, il Purusha indu', ed il Verbo si fa carne e la carne pro·
dama il Verbo.

184
NOTE

l- Timeo- Platone 34b - BeUes Lettres_

2- Corpus Philosophicum totius magiae -Kremmerz- ed Kemi_

3- Vedi La Steganografio. dell'Abate Tritemio voi II - A. Gentili


ed. Kemi.

4- Hennes Trismegiste -Libro II - BeUes Lettres.

5- ibidem.

6- Hennes Trismegiste- Libro I Logos I - Belles Lettres.

185
Capitolo VIII

IL SIMBOLO UOMO

Dal principio lo Spirito di Dio aleggiava sopra le Acque.


Questo Principio, che abbiamo sempre tradotto come li-
nea di principio e non come inizio dei tempi, ha il suo pie·
no valore in ogni istante, quando una vita, sia essa minerale,
vegetale o animale, compare sulla terra.
E' la Genesi perenne, che si perpetua, perche' agisce in
ogni istante della vita, non solo quando l'informate prende
forma, facendo nascere un essere definito, specificato, ma
anche nella maturazione della forma stessa, proiettata nel di-
venire, nella quale cio' che ieri era, oggi non lo e' piu'.
Riserviamo, queste parole della Creazione, all'uomo,
all'essere che piu' di ogni altro, rappresenta il compendio
di tutto il creato.
L'uomo, che e' uscito dalla Creazione originale, e' l'Uni-
verso stesso, poiche' in lui vi sono le proiezioni di tutto cio'
che e' entrato in manifestazione.
Sul suo corpo, sui suoi centri vitali nervosi, sulle funzioni

1117
Il \lmholo uomo

assimilatrici, sui suoi centri fisici, si puo' scrivere il grande


Libro della Conoscenza.
Infatti in lui, non solo e' impressa la manifestazione divi-
na, presente ovunque nell'Universo, organicamente vivente,
ma anche la Legge della Genesi, in generale, quale fu codi·
fieata nelle parole mosaiche; Legge, che comprende il mondo
minerale, vegetale, animale ed astronomico, e che, in questa
sede, vedremo da un altro punto di vista.
E' molto importante sviluppare ed approfondire questi
concetti, che fanno, del corpo umano, un monumento uni-
co al mondo, poiche' in esso i problemi biologici costituisco-
no un vero atlante delle Funzioni Viventi, che abbiamo vi·
sto vivere, singolarmente ed in modo unitario, nei vari indivi·
dui, appartenenti ai tre regni della Natura.
Tali funzioni coesistono tutte, in mutuo accordo, nel
corpo umano,e ne farmo un vero Tempio, in cui tutto e'
sintetizzato.

* • •

Per questa analisi del tempio vivente umano, possiamo os·


servare le relazioni fisiologiche tra gli organi e le rispettive
funzioni vitali, le relazioni di flusso sanguigno e linfatico, di
irrigazione e nutrizione, come il metabolismo, al quale con·
tribuiscono i vari centri.
In questa disamina, partiremo dai postulati della fisio·
logia, e dalle attuali conoscenze del corpo umano.
Per quanto ora ci interessa, possiamo osservare nel no·
stro corpo due grandi strutture.
Una mette l'organismo in comunicazione con l'esterno e
si appoggia al sistema nervoso centrale, composto di un cen-
tro, l'encefalo e tutto il complesso di fibre afferenti, che

188
Il ~1mbolo uumo

porta, sotto forma di impulsi elettrici, i comandi dal centro


alla periferia, e trasmette le sensazioni dalla periferia al centro.
La nostra fisiologia chiama questo sistema, che si innerva
nei muscoli striati, con il nome di nervoso volontario o so-
matico.
Esiste, di contro, un secondo sistema nervoso, che agisce
al di fuori della nostra volonta', e che e' interessato esclusi-
vamente al funzionamento degli organi interni.
E' il sistema che si interessa a tutto il processo Vita,
che si svolge in noi, e che cura le funzioni vegetative del
nostro corpo.
Cio' che interessa mostrare, in questo apparato, e' come
esso sia indipendente dalla nostra volonta'.
Infatti, se ci risulta semplice, con l'imperio della nostra
volonta', muovere un braccio od una gamba, ci e' , invece,
impossibile fare altrettanto per accelerare o rallentare il bat-
tito del cuore.
Questo sistema si chiama nervoso autonomo o vegetativo
o simpatico, ed e' innervato sui muscoli lisci.
Esso si preoccupa di mantenere inalterato l'ambiente cor-
porale interno, opponendosi a qualsiasi suo cambiamento.
Fa in modo che il sangue e la linfa, che bagnano ogni mi-
nimo recesso del nostro corpo, si mantengano uniformi, in
base alla regolazione della funzionalita' dei vari organi.
Nel sistema nervoso simpatico, si puo' cogliere la dupli-
cita' che esiste in Natura; infatti si divide in ortosimpatico e
parasimpatico, antagonisti tra loro.
Mentre il parasimpatico dilata, l'ortosimpatico costrin-
ge, mentre l'uno rallenta, l'altro accelera; cosi', mentre l'orto-
simpatico d\lata la muscolatura bronchiale, l'altro la costringe
e viceversa; mentre l'ortosimpatico aumenta il tono del tubo
digerente, impedendone i movimenti peristaltici, il para-

189
Il \lmbolo uomo

simpatico li accelera.
Dato che ogni organo interno possiede questa duplice in-
nervazione, il buon funzionamento dell'intero organismo
dipende dal loro equilibrio.
l gangli nervosi dell'ortosimpatico sono posti a ridosso
della colorma vertebrale, e formano, da ciascun lato, una ca-
tena che va dal coccige alla base del cranio, e mentre i gangli
cervicali innervano il cuore, la faringe e l 'arteria carotidea,
i gangli toracici irmervano l'esofago e i bronchi e danno i ner-
vi splancnici, che si portano alla cavita addominale, dopo
aver passato il diaframma.
l gangli lombari, con i gangli splancnici e con quelli che
vi sono attorno all'aorta addominale, formano il plesso so-
lare, che innerva lo stomaco, l'intestino, le reni, il fegato,
il pancreas e le gonadi.
Infine i gangli sacro-coccigei innervano, con i loro canali,
la vescica, il retto e gli organi genitali.
Ora, tutto il sistema nervoso autonomo risulta essere in
stretto rapporto con le ghiandole endocrine, che regolano
le funzioni vitali, indipendenti dalla coscienza, e che pilo-
tano le reazioni del sistema nervoso autonomo.
Pertanto, in ultima analisi, in relazione alle funzioni vi-
tali, che mantengono in vita il nostro corpo, andra' osserva-
to e studiato a fondo il sistema endocrino, produttore di
ormoni, che devono il loro nome al greco ormao , che signi-
fica mettere in movimento e quindi stimolo.
Gli ormoni sono quei prodotti che, costruiti in determi-
nati organi interni, vengono riversati nel sangue, e concorrono
a stabilire quel complesso di reazioni chimico-fisiche, che la
nostra medicina chiama metabolismo.
Gli ormoni, da qualsiasi parte provengano, non agiscono
ognuno per conto propri~, ma si armonizzano l'un l'altro,

190
Il 11mbolo unmu

verso lo scopo ultimo: il buon funzionamento dell'organismo.


Se parleremo di loro separatamente, lo faremo solo per
semplificare il sistema specifico; in realta', ognuno di essi si
integra, in completo accordo con gli altri, nel complesso di
tutte le funzioni,in modo utile ed efficiente.
Le ghiandole,che secernono ormoni, sono chiamate endo-
crine, e tra esse, quelle basilari, sono: l'epifisi o ghiandola pi-
neale; l' ipofoi, con il gruppo ipotalamico; la tiroide, con le
paratiroidi; le ghiandole surrenali ; il pancreas , limitatamen-
te alle isole di Langherhans; ed infine, le gonadi, le ovaie per
le donne,i testicoli per gli uomini.
Il ·cuore provvede al trasporto degli ormoni, in tutte le
parti del corpo, per mezzo del sangue.
Come si puo' osservare, anche in questo caso, compare
la simbologia del Settenario, si evidenziano i rapporti armoni-
ci, che presiedono alla manifestazione, e che sono tutti rac-
colti nell'uomo, il quale diviene, pertanto, un sistema plane-
tario in miniatura.
Analizzando una per una le ghiandole e le loro secrezioni,
potremo renderei conto del profondo simbolismo, insito
nel Tempio vivente dell'universo: l'uomo.

• • •
Iniziamo la nostra rassegna con la prima ghiandola endo-
crina, l' epifisi , o ghiandola pineale ( dal latino pinea = pi-
gna). Essa e' localizzata, approssimativamente, nel centro
dell'encefalo ed ha, mediante le fibre simpatiche, che proven-
gono dal ganglio cervicale superiore, l'unica connessione con
il resto del corpo.
Questo e' un fattore molto importante ai fini del metabo-
lismo cosmico, che affronteremo in un secondo momento.

191
Il 'lolmholo umnn

La sua funzione specifica e' poco conosciuta, comunque


si e' recentemente scoperto che essa e' strettamente legata al-
la luce. Infatti, la luce stimola le cellule sensoriali della reti-
na, le quali trasformano lo stimolo luminoso in stimolo ner-
voso, che raggiunge l 'epifisi, attraverso il nervo ottico ed il
ganglio cervicale.
Sotto questo stimolo, essa rallenta od aumenta la secre-
zione del suo ormone, la melatonina, la quale ha il compito
di controllare l 'attivita' delle ghiandole sessuali.
Infatti, tali ghiandole presentano una maggior attivita'
di giorno, rispetto alla notte, al buio, quando l 'epifisi libera
piu' melatonina.
Inoltre l'epifisi libera, sotto la cute, la melanina, sostan-
za che iscurisce la nostra pelle, sotto l 'azione dei raggi solari.
La pineale, comunque, non travasa nel sangue il suo or-
mone e, per questo motivo, viene chiamata trtUduttore neuro-
endocrino, poiche' e' capace di trasdurre un impulso nervo-
so in impulso endocrino.
Si comportano in modo simile alla pineale: la midollare
delle ghiandole surrenali, che secerne l'adrenalina; il sistema
ipotalamo-ipofisi posteriore, che secerne ossicitina e adiureti-
na, ed il sistema ipotalamico.

• • •
La seconda ghiandola endocrina e' l' ipofisi, con il grup-
po ipotalamico da cui, in parte, dipende.
Attorno all'ipofisi ruota, indirettamente, buona parte
del metabolismo.
Essa e' situata alla base cranica, in quella piccola cavita'
dello sfenoide, chiamato sella turcica.
L'ipofisi si divide in anteriore e posteriore.

192
Il ~1mbolo uomo

Materia cerebrale

Quest'ultima e' piu' piccola della precedente e continua


verso l'alto, formando l'infundibolo, che e' in comunicazione
diretta con l'ipotalamo.
L'ipofisi anteriore, piu' grande, ha un aspetto ghiando-
lare, poiche' deriva da un'estroflessione della cavita' orale
prirnitiv.a.

193
Il simbo.\ouomo

epifisi anteriore e posteriore

n lobo anteriore rimane in contatto con l'organismo,


tramite la circolazione sanguigna, in cui scarica i suoi sei
ormoni:
l'adrenocorticotropo o ACTH, il tireotropo o TSH, il foUi-
colodimonate o FSH, il luteostimolante o LH, il luteotropo
o LTH ed il somatotropo o STH.
I primi cinque sono detti anche ormoni ghiandolari,
poiche' stimolano, con la loro azione, le altre ghiandole en-
docrine; il sesto, il somatotropo, agisce direttamente sul-
l'organismo.
Considerati singolarmente, gli effetti di tali ormoni so-
no i seguenti:

194
Il !o1mbolo uomo

l--' adrenocorticotropo ACTH: agisce sulle ghiandole surre-


nali, provocando, da parte di esse, la formazione e la li-
berazione degli zuccheri e favorisce il metabolismo dei
grassi, e dell'aldosterone, ad attivita' sessuale, perche'
agisce sulle gonadi.

2- tireotropo TSH: agisce sulla tiroide, favorendo la for-


mazione e la liberazione dell'ormone tiroideo.
Inoltre inibisce la coagulazione del sangue.

3- foUicolostimolonte FSH: agisce sulle gonadi e, come


dice la parola stessa, agisce sulla formazione del folli-
colo ooforo, cioe' di quella vescicola, piena di estro-
geni, sita sulla superficie dell'ovaia e contenente l'o-
vulo.

4- luteostimolonte L H, molto simile ai due precedenti,


come stimolo.

5- somatotropo STH, agisce direttamente sui tessuti del-


l'organismo.
E' chiamato annone deUo crescita, perche' e' interes-
sato a tutti i tessuti, durante l'epoca dello sviluppo, ed
inoltre provvede a reintegrare il materiale organico, che
deperisce.
L'STH favorisce l'entrata degli aminoacidi nelle cellu-
le per formare le proteine e, nello stesso tempo, inibi-
sce parzialmente l'insulina, per trasformare gli zuccheri
in aminoacidi, in modo da raccogliere materiale per la
sintesi delle proteine. Agisce inoltre, a livello minerale,
favorendo la ritenzione del sodio e del potassio, meno
del calcio.

195
Il ~1mbolo uomo

All'STH sono imputabili i casi di gigantismo, consisten-


te nell'allungamento delle ossa e, quando queste sono
gia' formate e solidificate, le fa aumentare in larghezza,
portando l'acromegalia.

L'ipofisi posteriore, chiamata anche neuro-ipofisi, rappre-


senta il punto di arrivo di ormoni, provenienti direttamente
dall'ipotalamo, e che non vengono riversati nel sangue; come
quelli dell'ipofisi anteriore, ma agiscono tramite il simpatico.

nucleo ventro-mediale

!96
Il s1mholo uomo

I due ormoni piu' importanti sono l'ossicitina e l' adiu-


retina.

l - l' OHicitina ha la funzione di contrarre l'utero durante


il parto ed inoltre, stimola l 'espulsione del latte dalla
mammella.

2- l'adiuretina ADH ha il compito principale di diminuire


l'eliminazione di acqua, tramite l'urina.
Le cellule del centro sopraottico e paraventricolare del-
l'ipotalamo, sono tenuti al corrente, per via osmotica,
del contenuto di sali, nel liquido intracellulare.
Quando la concentrazione di sali aumenta (e quindi
l'acqua scarseggia) la secrezione di ADH diminuisce e
viceversa. Avvenendo il fenomeno della secrezione a li-
vello ipotalamico, un dolore fisico o un'emozione, che
fanno aumentare la nostra sudorazione, provocheranno
la ritenzione di acqua, da parte del rene, per mezzo del-
l'AD H.
Teniamo presente che assieme all'ADH, per il manteni·
mento idrico-salino del nostro corpo, intervengono al-
tri ormoni, quali il tiroideo, il somatotropo e l'aldo-
sterone delle surrenali, formando un tutt'armonico di
stupefacente funzionalita '.

• • •
Terza ghiandola e' la paratiroide, che in realta' e' forma-
ta da quattro piccolissime ghiandole, poste dietro la tiroide,
quindi si parlera' di paratiroidi.
L'ormone paratiroideo, il paratormone, ha la facolta' di
regolare il calcio e il fosoforo nel sangue, controllando, in

197
Il s1mbolo uomo

tal modo, l 'eccitabilita' dei muscoli e la resistenza delle 08811.


n calcio, che si trova nelle 01!88, da' loro la durezza suffi-
ciente, affinche' possano svolgere la funzione di sostegno; co-
munque, quando il livello del calcio nel sangue diminuisce ol-
tre un certo tasso (100 mmgr. per litro), il paratormone ne
richiama la quantita' necessaria dalle 08811, senza pregiudicar-
ne la soli dita'.
Le ossa, come tutte le altre parti del corpo umano, sono
in continua rielaborazione e, in esse, il calcio e' sotto forma
di fosfato. Per cui, liberando il calcio dalle O!lllll, si libera an-
che lo ione fosforico, che viene eliminato attraverso il rene.
Assieme alle paratiroidi vi e' la tiroide, a forma di H,
disposta sul davanti dei primi anelli tracheali.

Tiroide e paratiroidi con il


complesso tracheale

198
Il sunbolo uomo

Essa e' ricchissima di vasi sanguigni ed i suoi ormoni sono


sotto l'esclusivo controllo dell'ormone tireotropo ipofisario
STSH.
Essa secerne 4 ormoni, molto simili tra loro, che possia-
mo chiamare globalmente tiro:rina, in cui la sostanza fonda-
mentale e' lo iodio.
L 'azione della tiroxina si esercita a livello degli acidi nu-
cleici: il ribonucleico ed il desossiribonucleico, indicando,
quindi, la partenza di nuovi ordini per il metabolismo cellu-
lare, nella sintesi del DNA e RNA.
La seconda azione della tiroxina e' esercitata suDo svilup-
po corporeo, poiche' senza di essa, non solo non si cresce,
ma nemmeno ci si trasforma. Sappiamo che la mancanza di
tiroxina, oltre a portare al nanismo, porta anche al cretinismo
poiche' la corteccia cerebrale viene intaccata in modo irre-
versibile.
La terza azione della tiroxina si puo' sintetizzare nel
tono , che essa da' a tutto il corpo, portandolo ad un elevato
livello di prestazioni.
D sistema nervoso, come pure quello muscolare, vengono
mantenuti efficienti e sempre pronti.
La quarta azione dell'ormone e' indirizzata verso il cata-
bolismo, ovvero verso la scissione del glicogeno in glucosio;
quindi essa da' alle cellule i materiali da sfruttare come fonti
di energia. Catabolizza i grassi in modo cosi' evidente che, in
medicina analitica, il contenuto di colesterolo nel sangue e'
indice della funzionalita' tiroidea.

• • •
Le quarte ghiandole endocrine sono le surrenali, che so-
no disposte sopra le reni, senza avere rapporto alcuno con

199
Il wmbolo uomo

D complesso reni e ghiandole surrenali

la ghiandola 8111Tenale

200
Il s1mbolo uomo

esse.
Sezionando queste ghiandole, si osserva che esse sono
composte da una parte periferica, detta corticale, ed una cen-
trale, detta midollare. Oltre ad essere morfologicamente di-
verse, queste due parti secernono anche ormoni differenti.
La corticale produce gli ormoni denominati minerulcorti-
coidi; sono quegli ormoni, che agiscono sui minerali del corpo
in particolare, su sodi o e potassio.
Fra i piu' importanti ormoni, secreti dalla parte cortica-
le delle surrenali, abbiamo:
1- l'aldosterone, che governa il ricambio del sòdio e del
potassio.
Pur agendo su tutte le cellule del corpo, questo ormone
esercita prevalentemente la sua azione sui tubuli renali,
che altrimenti, assieme alle urine, eliminerebbero gran-
di quantita' di sodio.
Questo individuo chimico, molto idrofilo, si trova sopra-
tutto nel sangue e nei liquidi extracellulari, mentre il
potassio risiede negli intracellulari; pertanto, il loro equi-
librio impedisce di trasferire quantita' di acqua, tali da
compromettere la circolazione sanguigna.
L'aldosterone governa questi ricambi assieme ali 'ormone
antidiuretico o ADH, che abbiamo visto, in precedenza,
essere secreto dall'ipofisi.
Inoltre l'aldosterone viene liberato nel sangue dall'azio-
ne dell' ACTH, secreto dall'ipofisi,che ne controlla la
formazione.

2- Altro ormone di preminente importanza tra i 30 prodot-


ti dalla corteccia e' il cort~olo, fratello del cortisone,
che esercita prevalentemente la sua attivita' sugli zucche-
ri, o glucidi.

201
Il stmbolo uomo

n fegato, in genere, puo' fonùre, all'organismo, glucosio


per sole 5 ore; a questo punto, il cortisolo, scindendo gli
aminoacidi in zuccheri, fornisce al fegato il glucosio,
che viene trasformato in glicogeno.
L'ormone esercita, inoltre , l'importantissima azione
antiinfiammatoria, ostacolando il rossore e il gonfiore
della parte infiammata, dovuti alla'aumento di tempera-
tura e al travaso dell' euudato, simile al plasma sangui-
gno. n cortisolo viene stimolato dall'ormone ipofisario
ACTH.

3- La corteccia della surrenale seceme, inoltre, un gruppo


di ormoni steroidi, che interessano la parte sessuale.

La parte midollare della surrene seceme, a sua volta, due


ormoni: l'adrenalina e la nor-adrenalina.
L'adrenalina si puo' considerare l'ormone dello stato di
emergenza, poiche' pone l'organismo nelle condizioni miglio-
ri di affrontare qualsiasi situazione, durante uno sforzo, du-
rante una lotta.
Il cuore ed i muscoli vengono prontamente stimolati e
cosi' pure il sangue viene convogliato verso di essi in maggior
quantita '. I bronchi si aprono per aspirare piu' OI!I!Ìgeno,
mentre il glicogeno del fegato viene scisso in glucosio, in mo-
do che le cellule abbiano piu' combustibile a loro disposizio-
ne, e quindi piu' energia.
L 'individuo per cio', diviene piu' pronto, piu' vigile, piu'
attento e scattante.
L'adrenalina si presenta, quindi, come un vasodilatatore
delle arterie, che vanno ai muscoli, al cervello, al cuore, al
fegato; inoltre agisce su quest'ultimo, favorendo la formazio-
ne della fosfochinasi, che apre la strada alle reazioni chimiche,

202
Il :1o1mbolo uomo

che trasformano il glicogeno in glucosio.

• • •
Quinta ghiandola endocrina e' una porzione del pancreas;
esso, infatti, ha una parte ad azione esocrina, perche' versa
nell'intestino il succo pancreatico, ed una seconda, quella
che ora ci interessa, le isole di Langherhans, ad azione endo-
crina, liberando due ormoni: l'insulina e il glucagone.

l- n campo d'azione dell'insulina e' piuttosto vasto, spa·


ziando dal metabolismo degli zuccheri, a quello dei
grassi e a quello delle proteine.
Per gli zuccheri, l'insulina favorisce l 'uso del glicogeno,
come fonte di energia, utilizzando sia quello che vi e'
nei muscoli, sotto forma di glicogeno, sia favorendo
l'entrata dello stesso, sotto forma di glucosio, nelle cel-
lule; infatti attiva l'echinasi, l'enzima che presiede alla
fosforilazione del glucosio, in modo che questo possa
essere impiegato dalle cellule.
Attraverso il ciclo dei pentosi, l'insulina porta alla
sintesi dei grassi~n tal modo la sua azione, che si eserci-
ta a livello di membrana cellulare, accelera il trasporto
del glucosio all'interno delle cellule stesse, favorendone
l'utilizzazione, sia come produzione di energia, sia come
materiale di riserva, depositandolo sotto forma di gli-
cogeno e di grassi.
Per il metabolismo delle proteine, essa trasforma il
glucosio in amino-acidi.

2- n glucagone, che ha azione antagonista a quella dell'in-


sulina, si integra con essa a livello dei tessuti muscolare

203
Il s.imbolo uomu

e adiposo.

• • •
Ultima ghiandola endocrina sono gli organi di riprodu·
zione, maschili e femminili.
Per il maschio, la produzione di ormoni se88Uali avviene
attraverso le ghiandole surrenali e i testicoli.
I tubuli seminiferi secernono, per eccellenza, il testoste-
rone, l'androstenedione e piccole quantita' di estrogeni, ossia
ormoni sessuali femminili.
Essi sono accompagnati dai rispettivi ormoni sessuali,
se ere ti dalle ghiandole surrenali, e cioe' l'androstenedione,
l'idrossiandrostenedione e il deidroepiandrostenedione.
Gli androgeni sono determinanti per la differenziazione
dell'individuo, in sede di sviluppo; infatti agiscono in modo
massiccio sul feto, per restare, poi, in silenzio, o quiU!Ì, fino
all'epoca della puberta'; eta' in cui riprendono in pieno il
loro lavoro.
I testicoli iniziano la formazione degli spermatozoi,
sotto la guida dell'ormone follicolostimolante, o FSH, che
abbiamo visto provenire dall'ipofisi, in presenza, necessaria,
del testosterone del testicolo.
Gli androgeni sono, inoltre, determinanti per la comparsa
dei caratteri sessuali secondari, che, nell'uomo, si manife·
stano nello sviluppo muscolare e nella struttura dello schele-
tro, con l'aumento del diametro delle spalle e la diminuzione
di quello del bacino.
Gli androgeni intervengono, poi, sul metabolismo del cor:
po e, in particolare, su quello dei liquidi e dei protidi. La loro
azione si esercita, facilitando la giusta collocazione degli ami·
no-acidi, nella sint~i proteica, e pr~vocando la scissione dei

20~
Il s1mbolo uomo

grassi.
Infatti l'uomo presenta, rispetto alla donna, una riserva
minore di grassi; vediamo inoltre che, in assenza di androgeni,
l'animale castrato tende ad aumentare tale riserva.
I testicoli sono controllati dall'ipofisi che, per essi, secer·
ne l'FSH, l'ormone follicolostimolante e l'LH, illuteostimo·
lante, il quale ha un'azione preponderante sulla secrezione
di androgeni.
Gli ormoni sessuali femminili sono regolati dalle secre-
zioni della parte anteriore dell'ipofisi, e precisamente dal-
l'FSH, l'ormone follicolostimolante, che stimola la formazio-
ne di estrogeni; dall'LH, l'ormone luteizzante, che stimola la
formazione del progesterone da parte delle ovaie, e del
LTH, l'ormone lattagogo che, oltre a stimolare la secrezione
del latte dalla ghiandola mammaria, partecipa anche alla
formazione di progesterone.

• • •
Questo e' il prodigioso meccanismo della funzionalita'
ormonica, analizzata dal punto di vista della medicina mode-
na, secondo le nostre attuali conoscenze. (Fig. B)
Ora possiamo osservare gli ormoni, queste meravigliose
secrezioni, sotto un altro punto di vista: quello del simbolo,
come fecero gli Egizi, quando scolpirono la Barca di Amon,
che naviga sui flutti di Nun, su tutto cio' che vive.
Per sette volte Amon naviga sull'Abisso, portando con se',
nel tabernacolo, nel Naos, il soffio di vita; egli sale e scende
il fiume sacro, il Nilo, l 'Hapi celeste, e le sue anse terrestri,
cristallizzate a ·Iato della spina dorsale del corpo umano,
risplendendo di sette colori e rispecchiando i sette cieli,
regno degli Dei e dei Neter.

205
Il \lmbolo U< •nw

Non occorre avere una conoscenza deterministica, quale


noi oggi possediamo, per stabilire le corrispondenze funzio-
nali, che vi sono nell'uomo; il sistema endocrino puo' esaere
afferrato, in modo molto piu' funzionale e vivente, quando si
e' presa coscienza di eu o e di tutte le analogie che presenta
con la Natura.
Traguardo, che fu raggiunto dalle civilta' antiche, ed in
modo particolare dagli Egizi, che tramandarono le loro cono-
scenze agli altri popoli.
Cercheremo invano, presso di essi, cio' che noi, oggi,
chiamiamo e concepiamo come scienza; gli Egizi esercita-
rono la conoscenza in modo integrale, il che sigrùfica vivere
le Funzioni Vitali, nel modo in cui esse sono integrate nell'uo
mo e nel vasto corpo fenomenico della Natura.

La pineale, che negli animali inferiori, come i rettili, e'


considerata un terzo occhio, e' in stretta comunione con la
luce.
Essa e' il fuoco, la luce che e' caduta in Terra, sulla so-
glia del Tempio umano, la Luce che si inabissa nelle Tenebre.
E' l'Arcangelo che piomba dal Cielo, il Tum che si trasforma
in Ptah, e che gli Egizi chiamarono anche Seth, divenuto poi
Satana, l'Essere che circoscrive e coagula, affinche' la mani-
festazione possa prendere forma.
E' il Fuoco che esiste in tutte le cose, nella pietra e nel
vegetale, nell'atomo ed in qualsiasi composto, che ha assun-
to una forma e che si e' cristallizzato.
Il Tum dei Saggi Egizi si condensa in Atum, come funzio-
ne del simbolo creatore, e cade in terra, per divenire il luci-
feriano Ptah, fuoco generatore, e pertanto coagulante, co-
stringente, limitante.
E' il Saturno dei Latini, che vuole rappresentare l'Unita'

206
Fig. 6
207
Il \lmbolo uomo

La disposizione delle ghiandole endocrine

La sesta ghiandola endocrina, relativa alle


funzioni seBBuali, e' stata sdoppiata nella
sua dualita '.

208
Il simbolo uom(>

che entra nel ciclo della Genesi, nell'alternarsi del giorno e


della notte, divenendo, come dice la medicina moderna, una
funzione circadiana, ovvero che segue il ritmo alterno della
luce e delle tenebre.
Esso risiede nella parte superiore della testa, per formu-
lare il Verbo costrittore, per manifestare il mondo, sull'al-
tare del sacrificio ove esiste il crocevia, in cui si incontrano
le acque spirituali e l'ardore divino, attivo.
Come si puo' osservare da queste scarne descrizioni, e-
merge la figura del Saturno astrologico, quale la tradizione
ci ha trasmesso, il Sale della Conoscenza e, nello stesso tem-
po, il supporto del Male, che rimane all'ingresso del Tempio,
come l'Arcangelo, che e'a guardia del Paradiso perduto, con
la spada fiammeggiante.

Nel complesso ipofisi-ipotalamo, l'Uno, o meglio, l'ipo-


stasi dell'Uno che si manifesta, si trasforma in Due, nel prin-
cipio della moltiplicazione.
A questo livello, l'alternanza, in piu' e in meno, appare
come una compensazione; alternanza della crescenza, in lun-
ghezza e volume, tanto nelle membra superiori, come in
quelle inferiori e nel busto.
L'apparenza fenomenica si manifesta tramite gli incroci,
e la Croce, rappresentata da due linee incrociate, indica i
due cammini e la duplice orientazione.
E' il simbolismo dell'ormone somatotropo, l'ormone
della crescenza, la cristallizzazione della funzione divenire,
che si esplica nel termine Vita.
E Vita significa Croe e.
La forza magnetica e' incrociata con la forza elettrica nei
campi di forza urùversale, l 'intelligenza umana e' il risultato
dell'incrocio tra una affermazione ed una negazione,la sensi-

209
Il simbolo uomo

bilita' nervosa e' anch'e55a frutto di un incrocio, come nei


nervi ottici, negli olfattivi, ed in quello che esiste nel mesen·
cefalo.
In tal modo, la Vita si esplica con la Croce, in cui la testa
e' incrociata con il corpo, gli organi della testa con quelli
del corpo, ed i centri vitali dell'encefalo con le membra.
Ma il complesso ipofisi-ipotalamo, oltre ad essere la boc-
ca con la quale il Verbo viene pronunciato, e' il Comandante
di tutte le altre ghiandole endocrine: nulla puo' essere com-
piuto, nel complesso fenomeno Vita, senza il suo benepla·
cito.
Compare, in tutta la sua magnificenza e possanza, il Re
degli Dei, dei Neter, delle Funzioni Vitali, il Padre che fa
nascere e morire: Giove, l'egizio Min itifallico, simbolo di
potenza creatrice .
. Quando Giove siede sul suo trono ed esercita la sua auto·
rita', tutto il complesso endocrino Jotterraneo esplica la sua
funzione vitale in piena armonia.
In questo momento la preghiera diventa un carme, un
incanto, e la casa si apre per ricevere il suo Maestro.
ll Re degli Dei dona, allora, con grande munificenza, e·
saltando quella funzione, che modernamente chiamiamo
metabolismo.
Metabolismo significa decomporre il composto e, dal
tutto, separare cio' che e' puro, ricomponendolo, subliman·
dolo ed esaltandone la qualita'; significa trasformare il pane
ed il vino in vita eterna, perche' la linfa sublimi in sangue, il
sangue in energia nervosa, l'energia nervosa in conoscenza,
semenza,pensiero e fermento universale.
Questo e' il senso del Giove Pontefice, costruttore di
ponti tra l'umano ed il divino, che il simbolismo astrologico
antico identificava nella person~J del Grande Sacerdote, o

210
Il \lmhtJIO u•u11••

Ierofante, ad indicare il senso del divino, del sacro, insito nel-


la Vita, nel processo del metabolismo umano, cosi' tanto stu-
diato nei nostri tempi e per nulla capito.

Nel gruppo tiroide-paratiroidi balza evidente la figura del


potente Marte, dall'azione finalizzata, come e' rappresentata
dal suo segno astrologico, indice di un fuoco con uno 1copo
ben precuo.
Esso tonifica, ovvero da' forza a tutto il corpo e, nel
suo processo catabolico, cioe' nella scissione del glicogeno in
glucosio, procura nuove fonti di energia a tutto il complesso
cellulare, rendendo palese, in tal modo, il suo fine.
Di carattere prettamente mascolino, quando si presenta
dissonante nella donna, caso invero molto frequente, porta
alla classica figura d eli 'ipertiroidea, i cui sintomi possono es-
sere riconosciuti anche da un profano. E' la donna che parla
con molta rapidita', ansiosa di esprimersi il piu' rapidamente
possibile, e che, sotto l 'incalzare dei pensieri, che af(ollano
la sua mente, interrompe frequentemente il discorso, per ini-
ziame un altro.
La qualita' marziana, invece di procedere con ordine e
con determinazione, si perde nel vuoto, senza colpire un ber-
saglio ben preciso; da qui le ansie,provocate dalle preoccupa-
zioni della vita di tutti i giorni, e la continua irrequietezza,
che fanno di una persona, un essere agitato.

• • •
Sotto la t~rna astrologica Saturno-Giove-Marte, si trova
l'organo del Cuore, che non e' una ghiandola endocrina, ma
la cui importanza e' basilare.
Nei suoi intimi recessi, si fondono, misteriosamente,

211
Il \1mbolo uomo

tutte le funzioni endocrine, che ivi trovano la loro finalita'


ultima.
Senza il sangue, il sistema endocrino non avrebbe ragion
d'essere.
Nel suo stretto simbolismo funzionale, il Cuore e' il Fuo·
co, l'ignis centrum terrae, dissimile dal Fuoco Satunùo, cala·
to nella Tenebra e divenuto coagulante, costringente.
ll Cuore e' il simbolo della funzionalita' del Fuoco che
si espande, in contrapposto al Fuoco materializzante e,
quindi, in antagonismo con SatUmo, come vuole la tradizio·
ne astrologica.
Se Seth, Satumo , e' il Fuoco caduto nella materia, e'
Caino che offre in olocausto al Supremo il mare delle mani-
fe5tazioni ( 1 ), che ha portato a compimento, il Cuore, in ve·
ce, e' Horo, l'antagonista di Seth, il Fuoco che ritorna al Cie-
lo, il mosaico Abele, l'esiodeo Urano.
In questo dualismo, che non ha mai voluto rappresentare
il Bene ed il Male, termini troppo relativi, si deve osservare
l'eterno conflitto, esistente in ogni creatura: la potenza di
Horo, luce immutabile; e la potenza di Seth.
Quest'ultimo, essendo luce che si cristallizza nella mate-
ria, ed in modo particolare, nella stia parte piu' densa, nello
scheletro, coagula attorno a se' gli atavismi e le abitudini,
che trattengono la forma nell'ambito terrestre.
Queste due potenze, che navigano assieme sul Vascello
misterioso, che porta l'uomo verso il suo divenire, dall'orien-
te verso l'Occidente, verso l'Amenti, sono anche immagini
del Cielo.
Esse sono Due, sempre Due, ma che si cercano e si avvi·
cinano, per poter offrire all'Essere,che abbiamo in noi, quel-
l'intermediario, amico dei Du~, il Cervello, la casa di Horo,
o HAT·HOR, che le possa unire, affinche' il Due ritonù Uno,

212
Jl,•mt...•louomo

l'Unita'.
Nel processo genetico, queste due potenze si scindono e
diventano antagoniste, si che l'una deve uccidere l'altra, co-
me Caino uccise Abele, affinche' la Vita si manifesti, dando
un senso compiuto al termine Qualita '.
Nel processo palingenetico, invece, il dramma Seth-Horo
svanisce, perche' si forma quel legame, chiamato Settenario,
che unisce questi due poli contrastanti, separati dalla diversa
armonia, che essi creano in base al loro divenire e alla loro
affmita'.
In questo senso, la Luce, divenuta Tenebre, si riconosce-
ra' di nuovo Luce splendente, e l'uomo trovera', con il batte-
simo del Fuoco, la sua realizzazione nel Cuore.
In questo caso, Seth ed Horo si terranno per mano e,
secondo il Capitolo CLIII del Libro dei Morti egizio:
-Ecco che io inizio l'a&ce&a dei Gradi della Scalinata
che il Padre mio cele&te, Ra, mi aveva appredata.
Seth ed Horo, rnpettivamente ai miei lati,
dringono le mie due mani... -
Apparira', in tal modo, quel Fuoco Arcano, origine e fine
del tutto, che in se' lega tutte le realta'.
Se la Legge delle Proporzioni ha scisso gli elementi e li
ha sottoposti ai nostri occhi con la cadenza del Quattro e
del Sette, nelle sette note del sistro egizio, facendo del Fuo-
co Due, l'Unita' che si moltiplica, con il dramma dualisti-
co Seth-Horo, nel Tempio Vivente, nell'Uomo, si riforme-
ra' l'Uno, la punta della piramide, che e' nel Cielo e che e'
il Fuoco del Mondo.
Sorger-a' allora l' Intelligenza del Cuore e con Arnene-
mope potremo dire: (2)

2D
Il 'lmholo uumo

i~ Q~ ~ ~ ~L'~ ~dl
41 ~~~@ (~:~ -r \ ~
-Cosi' il cuore degli uomini e' il ruuo del Dio ( il
becco del Dio Thoth), in perpetuo porta rispetto
e non dimenticare-
Ma Intelligenza del Cuore, significa Conoscenza della Ra-
gione Vitale che, come Conoscenza del Fenomeno universa-
le, assume il carattere di una Apocaliue, di una Rivelazione.
E,per mezzo della Rivelazione, la base della te~~i vitalista
rimane mistica e rende inutile ogni scienza razionale.
Poiche' solo il Cuore diventa il centro di ogni compren-
sione:( 3)

4~~ 'f~~.:~~4~~ ~
4~~~
-Da' le tue orecchie per intendere cio' che si dice,
da' il tuo cuore per comprendere-
Infatti, separare e scindere, significa scendere sempre piu'
nella materia; significa allontanarsi dalla sorgente, che anima
il tutto; ma, non separare, e' sinonimo di Amore, ovvero Luce
di Horo, Intelligenza del Cuore, comprendere per mezzo del
Cuore.
E questo e' l'Uomo Regale.

21-t
Il ~•mholo uomo

• • •
Le surrenali, con i loro ormoni mineralcorticoidi, denun-
ciano immediatamente la loro funzione di rapporto, in quan-
to il ricambio del sodio e del potassio, che oamoticamente
passano le membrane cellulari, portano a spostare quantita'
di acqua, tali da non compromettere seriamente la circolazio-
ne sanguigna, tenuto conto che il sodio e' l'elemento piu'
abbondante nel sangue.
Questa funzione di interscambio e' propria del simbo-
lismo Venusino, per cui le surrenali sono sotto l'egida di Ve-
nere.
Come il confratello Marte provvede a fornire energia al
corpo, catabolizzando il glicogeno in glucosio, e questo rien-
tra nel suo compito astrologico, Venere esercita, con l'ormo-
ne cortisolico, l'azione contraria, ossia sequestra le proteine
dai muscoli, dalle ossa e dal tessuto connettivo, per trasfor-
marle in glicogeno.
Con l'adrenalina, invece, essa aiuta Marte a fornire
energia al corpo, nei momenti di pericolo; da qui, si intra-
vede l'altro aspetto del carattere venusino, consistente nel
dare senza riserve, in completo abbandono, senza nulla
chiedere.
Quindi, se Giove e' la Grande Fortuna, Venere e' la
Piccola Fortuna; infatti essa portera', nei momenti di biso-
gno, il suo aiuto all'uomo.
Come Dea dell'Amore, essa provvedera' a secernere or-
moni corticali, che si uniranno a quelli delle gonadi.

Il pancreas, con le isole di Langherhans, che secemono


insulina, mostra la sua funzione di intermediario, per eccel-
lenza, nella regolazione e nell'utilizzazione del glucosio,

215
Il \Jmholu uomo

il combustibile umano.
L'insulina, infatti, aiuta il processo di trasporto del glu-
cosio dali 'esterno ali' interno delle cellule, quindi, esaa fa da
ponte tra un dentro ed un fuori, caratteristica della funzio-
nalita' mercuriana.
ll pancreas si identifica nel Mercurio astrologico, in co-
stante movimento, ed in veste di attivatore, per mantenere
il processo vitale ai suoi livelli, incorporando in se' stesso la
simbologia del Fosforo, che esso rappresenta spagiricamente,
nel processo della fosforillui, in cui il glucosio si combina
con i fosfati, per essere utilizzato come fonte di energia.

Da ultimo gli ormoni sessuali rispecchiano la funzione


lunare in tutta la sua potenza, come fattrice e regolatrice di
ogni crescenza e decrescenza.
Nessun essere puo' nascere senza l 'Influsso lunare, che
tutto regola e tutto dirige, poiche', come dice Agrippa, in
questo mondo sublunare nessuna cosa si deve intraprendere,
ossia nessuna cosa puo' nascere, se la Luna non e' favorevole.

• • •
Da quanto esposto, possiamo ora sostituire la silouette
del corpo umano, esposta prima, con un'altra, in cui le ghian-
dole endocrine sono state sostituite dai rispettivi simboli
planetari (Fig. 7 )
Possiamo osservare come la sequenza planetaria sia iden·
tica alla SEQUENZA PLANETARIA CALDAICA, ricorda·
ta nei nostri libri, a proposito della Genesi mosaica, quando
abbiamo menzionato i Patriarchi prima del Diluvio ( 4 ), e
tenuta in considerazione dal m·agismo operativo, nella se;
quenza delle Ore Planetarie del giorno e della notte, come

216
o
9
Q

Fig. 7

217
Il ~Lmbolo uomll

Alle ghiandole endocrine sono state sosti-


tuite le Funzioni Planetarie, secondo la vi-
sione degli antichi.

21R
Il \lmholo u~1mu

come esposto nei commenti sulla Steganografw dell'Abate


Trite mio ( 5 ).
Dal che si puo' dedurre questo importantissimo assioma:
GLI ANTICHI, NELLA LORO RAPPRESENTAZIONE PLA·
NET ARIA, NON SI SONO MAI RIFERITI AL CIELO A-
STRONOMICO, MA HANNO PRESO IN CONSIDERAZIO·
NE SOLTANTO, ED ESCLUSIVAMENTE, L'UOMO, CO.
ME SIMBOLO E CHIAVE DI OGNI MISURA PER TUTTO
CIO' CHE ESISTE, COME MASSIMO TEMPIO VIVENTE,
UOMO REGALE; SIMBOLO DELLA COSCIENZA COSMI·
CA.
Ed un'altra considerazione balza, immediata ed evidente,
dinanzi ai nostri occhi: l'insipienza della nostra cultura, che,
avendo perso ogni aggancio con le Funzionalita' Viventi,
non ha saputo cogliere, nella rappresentazione planetaria
dataci dagli antich~ la Funzionalita' totale, sintetizzata
nell'Uomo, ma ha voluto riferire la sequenza planetaria ad
una reale situazione astronomica quale gli antichi non si sono
mai, neppur lontanamente, sognati di esporre.
Da questo grossolano errore di valutazione, sono nate
tutte le amenita' propinated dalla cultura moderna, sul·
la concezione astronomica dei nostri lontani progenitori;
concezione codificata nelle pubblicazioni, riguardanti la sto·
ria del pensiero scientifico, avallata dai mass media ed esposta
nei vari Musei della Scienza, corredata da inutili, quanto ri·
dicoli, disegni e diagrammi, come si puo' osservare al Museo
della Scienza e della Tecnica a Milano, presso cui e' esposta
la puerile concezione, che avevano gli Egizi del nostro si·
stema solare.
Lasciando che questa disinformazione moderna istruisca
il popolo, ci rivolgiamo alla nuova medicina d'avanguardia,
affinche' voglia rifondare, o meglio, riscoprire, la vecchia

219
Il \lmholn uomn

medicina egizia,
Con essa, si potra' portare la salute al corpo umano, sia
ricorrendo a quelle funzionalita', esistenti nel regno vegeta-
le e minerale, che sono analoghe a quelle umane, sia usando
una terapia che curi l'anima, le cui disfunzioni, come gia'
timidamente ammesso dall'attuale medicina, possono porta-
re a scompensi nel sistema simpatico ed endocrino dell'uomo.
Campo immensamente affascinante, che la moderna psi-
somatica, appoggiandosi ai postulati teste' descritti, potreb-
be facilmente dissodare e rendere. fertile, trovando, per cia-
scuna malattia che colpisce l'uomo, la sua causa simbolica,
racchiusa nella funzionalita' del simbolo planetario.
Per l'ermetista, che ha raggiunto un perfetto equilibrio
ormonale, dipendente da una vita equilibrata, da un retto
pensare e sentire della psiche, interessera' l'ulteriore passo,
relativo alla purificazione dei Sette MetaUi, in modo che nei
tenebrosi recessi delle Caverne endocrine, come dice il
vecchio aedo egizio, possa instaurarsi un nuovo metabo-
lismo, che lo porti verso una nuova umanita', facendogli
scoprire la Miniera di tutti i metaUi, il Cuore, nel suo stato
di maggior purezza. . ·
Dopo aver superato la prova, avra' appreso ad essere,ad
esistere, invece di pensare, e la' ricevera' il battesimo del
Fuoco, che non potra' piu' nuocergli, essendo, egli stesso,
divenuto Fuoco.

* * *

Il sistema endocrino sostiene il processo vitale dell 'uo-


mo,anche se questi fosse privato dei due lobi cerebrali.
Verrebbero a mancare la sensibilita' e la motilita', pero'
il corpo vivrebbe egualmente. ·

220
Il ">lmholu uumo

Quindi, la funzione della vita e' rivolta alla creazione di


un organo che rappresenti il centro, entro cui si possa svilup-
pare il principio della conoscenza delle forme.
I sensi, infatti, stabiliscono una relazione tra gli oggetti
e la loro conoscenza; conoscenza che abbiamo innata in noi
stessi.
Nessun essere , nessuna cosa, puo' esistere separata
dagli altri, ne' in modo vitale, ne' in modo funzionale, ma la
coscienza cerebrale, che sappiamo essere una forma riflessa,
ci porta alla separazione fittizia, che ha inizio quando possia-
mo fare dei paragoni.
Quindi la parte superiore dell'encefalo, che risulta essere
al di fuori dell'uomo, e che rappresenta l'ultima sublimazio-
ne della sostanza fisica, bianca, neutra, diviene la rappresen-
tazione del satellite dell'uomo, il quale puo' giudicare per
proprio conto ,anche contro la volonta' divina, che e' volon-
ta' della Manifestazione; pertanto, l'uomo puo' agire in con-
seguenza della propria volonta 'autonoma.
Gli arti dell'uomo rappresentano, quindi, gli organi
per mezzo dei quali l'uomo manifesta materialmente la pro-
pria volonta', muovendosi, agendo, lavorando, indipendente-
mente dalle sue funzioni vitali.
Il sentimento della realta' oggettiva, in base al quale
sentiamo, desideriamo, agiamo, non proviene da una sempli-
ce azione cerebrale verso l'esterno, ma si esplica come fun-
zione incrociata di un riflesso che, attraverso i sensi, rag-
giunge l'intelletto.
La materia cerebrale, pertanto, assume il carattere di un
mezzo neutro che, mediante i sensi, riflette le impressioni;
quindi ben si addice al cervello il carattere lunare.
Gli Egizi, da profondi conoscitori della fisiologia vita-
le, rappresentarono il viso umano, visto di fronte, l' her

221
con le sue 5ette aperture b b w md d :

ed il cervello, come un cre5cente lunare:

Noi dobbiamo far crescere questo crescente lunare, fino


al suo punto massimo, fino alla condizione di Luna Piena,
e, come la Luna, esso potra' riflettere, in modo totale, la
radiazione solare.
n cervello umano, secondo la tradizione antica egizia, e'
un feto in gestazione; esso e' contornato dal liquido cefalo·
rachidiano, ricordo e simbolo delle Acque Madri, che funge
da liquido amniotico.
n sangue vi affluisce non solo per nutrirlo, ma anche
per spiritualizzarlo, per alimentare il flusso nervoso e p re·
parare la nuova semenza per il grande Ritorno, in cui la fun-
zione cerebrale, la Luna Piena, cedera' il passo alla radiazio-
ne diretta del Sole; cessa, in tal modo, l'Intelligenza cere-
brale, e le subentra l' lnteUigenza del Cuore.
Ma prima che quest' ultima possa sorgere, e' necessario
che I'ermetista compia le sue purificazioni sul Calvario, nel
suo cranio, predisponendo lo specchio terso e lucido, in mo·
do che esso possa riflettere, senza discriminazione alcuna,
i raggi del Sole.
Allora dalla materia cerebrale, da Hathor, sorgera' il
Figlio Horo, il Cuore, che fungera' da centralita', a cui tutto
riferire.
In questo caso, come dice il Kremmerz nel suo Mondo
segreto, nel crescente lunare, superiore, positivo:

A
o
"::=1
si ha la chiave di Iside, o l'Immacolata Concezione; nel
passivo, si ha la formula della corruzione della purita', o
Proserpina.
-Si adscendero in coelum, tu illu es
si ducendero in infernum ades
Cio' equivale a dire che, nella ritualita' magica, le opera·
zioni di purificazione verrarmo eseguite in Luna Nuova, ov·
vero in assenza di Luna.
Essa dovra' rinascere pura ed immacolata, per giungere
sino alla sua maggior forza, all'epifania della Luna Piena.
Da queste considerazioni, deriva un altro simbolismo,
adottato da tutta l'antichita' e dal protocristianesimo, che
raffigurarono l'UOMO REGALE, colui che vede e sente at-
traverso l'Intelligenza del Cuore , senza la sommita' cranica.
In tal senso va considerato l'uso dei nastri, dei diademi
e delle corone, che circondano la testa all'altezza della
fronte. Questi simboli, infatti, volevano indicare il comples-
so uomo, l'uomo composto dai Sette Raggi divini, sede del·
la Vita, non piu' soggetto all'influenza lunare, al suo satelli·
te, il cervello, perche' questo e' divenuto strumento docile e
perfettamente terso, atto a riflettere i raggi del Sole, della
centralita' corporea.
Tali sono le raffigurazioni dei santi cristiani del primo
millennio, le cui icone rappresentavano l'asceta con il cranio
in mano, oppure con la testa piatta, la cui sezione era di poco

223
Il \lmbolo uomu

su peri ore alla posizione dell 'ipotalamo e dell 'ipofl8i.


Troviamo la medesima concezione anche nei piani urba·
nistici delle vecchie citta'.
Esse dovevano saggiamente riprodurre un Cielo, ovvero
uno stato del divenire dell'uomo; percio', nella loro costru·
zione, i monumenti, i templi e le chiese dovevano essere i
punti di riferimento in perfetta corrispondenza con i corpi
celesti, o con alcune parti significative del corpo umano,
in modo d'ottenere un tutto omogeneo e simbolico; infatti
alcune chiese venivano poste extra moenia, al di fuori del·
le mura, come S.Paolo a Roma, o S. Vittore a Milano, in
funzione di satelliti della citta', come il cervello lo e' nell 'uo·
mo.
L'uomo, cosi' raffigurato, assunse nell'antichita' un dop·
pio significato: uno, dell'Uomo Primo, l'Adamo, il Purusha,
soggetto al volere divino, che si muove ed agisce solo in ra·
gione del Pensiero dell'Assoluto, ed il secondo indicava l'uo·
mo che si realizza, il Cristo, che viene crocefisso sulla Croce
dei 4 Elementi, sul Calvario, o cranio, o testa.
Fra questi si muove ed agisce l'uomo comune, chiuso nel·
la dannazione del suo pensiero, che osserva, discute, seziona
e discrimina, sentendosi separato da tutti e dal Tutto; egli
vive nell'illusione del suo separatismo, in un cerchio senza
fine, cacciato dal Paradiso a causa del suo Pensiero.
Egli perpetua le fatiche di Sisifo e Tantalo, poiche',
osservando l 'Universo, si sente a lui estraneo.
Per far ritorno nel Tempio, non dobbiamo piu' porre
questioni, interrogando la Scienza e la Filosofia, poiche'
esse, con la loro dialettica, ci inganneranno.
Le domande saranno sempre senza risposta, ma allor·
quando il nostro essere si sentira' in comunione con tutto
cio' che esiste, allora potremo dice di essere la pietra, perche'

n-l
Il ,.mholo uomo

saremo la pietra stessa, di essere albero, perche' ci sentiremo


l'albero stesso, e fmche' non sentiremo che colui che e' da-
vanti a noi, siamo noi stessi, invano cercheremo di varcare la
soglia.
Il potere di identificazione e' nell'uomo, perche' il mondo
stesso e' l'Uomo e non puo' essere altro che l'Uomo.
La Coscienza di cio' e' il Tempio, e' nell'Uomo.

* * *
Prima di chiudere il discorso sull'Antropocosmo, ci per-
metteremo di fare un ulteriore accenno sulla simbologia
del corpo umano, ed in particolare, su quella parte che giu-
stifica la pratica di una certa ritualita', comune a tutti gli
esotcrismi, sia occidentali che orientali.
Ci riferiamo alla parte interna del naso, che gli Egizi
chiamarono il santuario o shtyt:

e che risulta essere in comunicazione con i nervi olfattivi,


le trombe di Eustachio, ed indirettamente, con l'orecchio
interno ed i seni frontali.
Da quanto descritto, appare evidente che vogliamo ri-
ferirei alla funzionalita' dell'impiego di determinate voca-
li e consonanti e del senso dell'odorato.
ll ganglio di Mekel, che si trova nel santuario e che
fa parte del sistema gangliare del simpatico, a livello testa,
e' sulla strada che congiunge l'orecchio interno, la carotide,
ovvero la gola, e la ca vita' nasale.
Nella pronuncia di determinate consonanti, si stabili-
sce una relazione complessa tra le vibrazioni dcii 'orecchio
l-Seno frontale
2-Paasaggio delle ramificazioni olfattive
3-Interno fo""' nuali
4-Seno sfenoidale
5 -Ganglio di Mekel. Rieeve una bnnchia del mucellare BUperiore, tlhre puuim-
patiche che vengono dal nervo vidiano e fibre !limpatiche dalla carotide
6-Tromba di Eu.otachio

interno ed il sistema vago, che ne viene colpito.


La lettera M, per esempio, che si dovrebbe pronunciare
correttamente con le labbra chiuse,risuona a lungo sul ganglio
di Mekel, sollevando una serie di reazioni elettrico-nervose,
che scuotono e vitalizzano il simpatico.
Questa funzione, in Oriente, e' devoluta alla pronuncia
della parola OM, la sillaba sacra dell'induismo e dello Yoga;
la sua pronuncia corretta interessa, dapprima la carotide,
con la vocale O, e poi, direttamente il ganglio, con la lettera
M, se questa viene fatta risuonare a lungo, a labbra chiuse.
Questa sillaba ha un effetto di shock sulla parte superio-
re del corpo, e puo' svegliare certe sensibilita' nella persona,
che la pronuncia con la dovuta attenzione.
L'Occidente ricorre alla stessa tecnica orientale, con la
corretta pronuncia della parola A:\IE:'\1, in cui la vocale ini-
ziale dovrebbe essere gutturale e la E,tra la 1\f e la N,quasi
muta.
La pronuncia delle parole 01\1, Al\IE:"-1, cd AMlN per
l'araho, non differisce molto e provoca la medesima, com-
plessa, reazione vihratoria nell'orecchio interno.
Cosi' agivano in passato parecchie consonanti delle lin-
guc semitiche e di quella egizia; esse, infatti, avevano molte
piu' gutturali e molte piu' nasali, rispetto alle attuali, che di-
vengono, pertanto, inutili per pronunciare determinati scon-
giuri.
Da qui l'importanza ddla giusta intonazione della vo-
ce e dell'uso delle lingue barbare, o antiche, nella recitazio-
ne di determinati mantra o litanie, che, ripetute a lungo,
possono svegliare stati particolari, interessanti il sistema ner-
voso autonomo.
Nello stesso modo, agiscono i canti brrcgoriani originali,
un tempo molto piu' nasali e gutturali.
La funzione dell'odorato, invece, si pone come interme-
diaria nel complesso binomio ipofisi-ipotalamo, il Santo
dei Santi, da cui dipendono le facolta' dell'intelligenza e
l'attivita' sessuale, che sono in strettissima connessione
fra loro.
Sappiamo che la nostra vita di relazione, di rapporti
con gli altri e con il mondo che c' fuori di noi, c' svolta
dalla parte doppia del cervello.
I due lobi emisferici sono separati da una lama, che, con
il tempo, si ossifica; essa e' il prolungamento della dura ma-
dre ed ha la forma di una falce.
E' la falce di 1\laat, la dca della giustizia egizia, che divide
m modo reale e simbolico, il cervello, in cui vengono annota-
te le azioni e le n·azioni, cd in cui risiedono le facolta' del
ragionamento.
n cervello, abbialllD visto in precedenza, e' n· simbolo
della caduta dell'Intelligenza nella Natura, e le due polariz-
zazioni divengono il principio della sessualita' e dell'intelli-
genza del mondo creato.
Da qui, la conferma della stretta relazione tra la facol-
ta' intellettiva e l'attivita' sessuale, che richiamano le tecni-
che di risveglio per la casa di Horo.
n senso dell'odorato, all'inizio della polarizzazione, ha
giocato un ruolo intellettivo di enorme importanza, tanto
vero che, nell'animale, esso sostiene tuttora, il ruolo di di-
scernimento.
E' il senso che separa, che polarizza.
E' collocato dinanzi alla parte anteriore del cervello,
nel quale risiedono le facolta' psichiche e, sopratutto quelle
morali. Quindi, pur essendo regredito alla specifica funzione
di senso, nell'uomo, l'odorato rimane ancora come facolta'
di discernimento, e pertanto, non solo e' la sede del giudizio,
ma anche quella della distribuzione della sorgente vitale
alle ghiandole endocrine.
Infatti, tramite il naso, respiriamo; ed il respiro e' il piu'
importante contatto con l'esterno.
Quindi, se con l'odorato otteniamo una prima discrimi-
nazione tra Noi e l'Altro, nello stesso tempo, aspirando
energia vitale, eerdùamo la riunificazione tra Noi e cio'
che e' fuori di Noi.
Infatti il respiro tende a riunire il mezzo, ovvero l'ipo-
fisi, Giove, con cio' che agisce in questo mezzo, l'epifisi,
Sa turno.
Giove, il Re degli Dei, non potrebbe essere tale e non
creerebbe, ne' disporrebbe del mondo e di tutte le cose, se
Saturno non gli avcs~c creato l'ambiente nel quale poter

22R
agire.
Gli Egizi, con la testa dell'Avvoltoio, o Nekhebit, l'a-
nimale che secerne dal naso un liquido mucillaginoso di
digestione, vollero indicare il simbolismo unificante del giu-
dizio, ovvero il mezzo, Giove, ed il fuoco, Satumo, che in
questo mezzo agisce.
Nel sistema geroglifico egizio, infatti, la radice sn pone
in stretta relazione tra loro il numero due, snw:

il termine sn , il naso:

la parola aspirare con snn:

c l'incenso da bruciare sntr:

Lo stesso significato fu dato al simbolismo del Cobra,


l'animale dalla lingua biforcuta, figura della dualizzazione,
che veniva posta sulla fronte dell'iniziato e del re egizio.
Nel sistema iniziatico orientale, la funzionalita' dell'a-
spirazione, nel suo processo riunificante, e' stata portata alle
sue estreme conseguenze.
Infatti, nel sistema Yoga, il controllo del respiro, piu'
che sul plesso solare, deve agire sul sistema ipofisi-epifisi,
portando alla smaterializzazione stessa dell'atto fisico re-
spiratorio, facendogli superare la soglia della cerebralizzazio-
ne.
In Occidente, anche gli Egizi intesero la funzionalita'
ritmico-respiratoria atta al raggiungimento di una funzione
vitale ( 6 ), ma evitarono di usare la tecnica orientale, poiche',
in effetti, risulta molto piu' difficile di quanto si possa sup-
porre, trascendere l'atto mentale del respiro.
Si puo' correre il rischio, come avviene, nella maggioran-
za dei casi, a coloro che praticano la respirazione Yoga,
di non staccarsi mentalmente dall'atto fisico e, cerebralizzan-
dolo ancor di piu', ottengono l'effetto opposto alla riunifi-
cazione: una dualizzazione piu' spinta, anche se avviene in
un campo mentale superiore.
Per ottenere lo scopo della sintesi, o almeno aiutarla,
la Natura offre mezzi molto piu' semplici, come tutto cio'
che e' naturale, i profumi del suo corpo.
ll prodigioso campo dei profumi, che oggigiorno colpi-
sce la nostra scnsiLilita', in modo molto superficiale, solle-
citando piu' che altro la nostra vanita', esaltata dai mass
media, in modo propagandistico ed economico, fu, ed e' tut-
tora, la tecnica maggio.rmente impiegata, affinche' assieme
ali 'aria, ali 'energia vitale, possa entrare nel corpo umano
anche quella misteriosa essenza delle funzionalita' viventi,
che vi sono in Natura.
Assieme al simbolo naturale, racchiuso nella forma ed
espressione del Neter incarnato, il profumo, che emana da
un individuo, e' il segno distintivo del Neter, del Dio stesso.
In una stessa specie vegetale, che presenti caratteri
morfologici diversi, dovuti piu' che altro alle reazioni ambien-
tali, alle condizioni del terreno, alle situazioni climatiche,
il profumo e' sempre lo stesso; potra' variare di intensita'
sara' frammisto ad un sottofondo erbaceo, ma terra' sempre

~.ì.O
impressa in se', la signatura, caratteristica della Funzione in
questione.
Nel vecchio Egitto, i profumi, gli unguenti profumati,
le resine contenute nelle varie specie vegetali, ebbero un
grandissimo ruolo nella simbologia ieratica, e furono chia·
mate le secrezioni degli Dei, come secrezione degli Dei, in
senso egizio, possiamo chiamare la produzione ormonale
delle nostre ghiandole endocrine.
Per la rappresentazione simbolica delle varie funzionali-
la', il simbolismo ieratico egizio scelse nella Natura gli esseri
vegetali cd animali.
Tale scelta teneva conto, non solo del simbolismo in sen-
so generale, ma anche del tipo di secrezione odorosa, emana-
ta dai diversi individui.
Da questo corollario nacque l'alchimia spagirica, che sep-
pe fondere in un'unica, le varie secrezioni, naturali ed uma-
ne.
Pertanto, il senso dell'odorato, che e' l'informatore cere-
brale originario nell'organismo vivente a sistema nervoso
centrale, con le sue due appendici, che si sdoppiano, raffigu-
ra un organo, la cui immagine si confonde con il simbolismo
faraonico del tessuto, in cui la trama fa riscontro all'ordito.
Da qui' il simbolismo della dca egizia Neith, raffigurata
da un geroglifico, in cui vi sono due curve incrociate, o me-
glio, due archi, capaci di lanciare due freccie, che si incro-
ciano, come l'ordito e la trama:

Nel Vecchio Impero, le donne della famiglia reale erano


chiamate profetesse di Neith:

DI
Essa, coronata con la corona rossa, vuole anche, e sopra-
tutto, significare il Ritorno, che e' guidato dalle facolta' del
discernimento e dal senso morale, racchiusi nel lobi frontali
attuali.
In tal modo, scrive il copista di Dendera:

-Tu sei la Dea Neith, che combatte per suo figlio e


protegge la luce che cresce nella sua figura-
Simbolismo ripreso dai Greci con la Dea Atena, che e-
sce dalla fronte di Giove e che, nella sua rappresentazione
mitologica, racchiude cio' che abbiamo finora esposto a
proposito del santuario delle fosse nasali, e dell'azione sul
tcrnario ipofisi·ipotalamo-epifisi.
Questo e' l'insegnamento, che ci da' il Tempio per ec-
cellenza, l'UOMO, che non si deve tradurre in linguaggio,
anche se abbiamo avuto la presunzione di farlo.
Dovrebbe cssf'rc, essenzialmente, una lettura simbolica.
1\0TE

l- Vedi "La Verita' ermetica di Esiodo e ~lose"'. Vol. Il pag. 159


Ed. Kemi.

2- :\menernope- cap. XXIV 3 4- Griffith- Journal of Egyptian


Archeology- parte III e IV, pag, 221.

:!- Amcnemope- III 8 l\ 2.

4- Vedi" La Verita' ermetica di Esiodo e Mose"'. Voi Il cap Xl


pag. 223- ed. Kemi.

5- Vedi" La Steganografia dell'Abate Tritemio" Vol. II- ed. Kemi

6- Hiportato nel " Libro delle Porte egizie"- Sl'conda Divisione.

233
INDICE

pag. 7 Prefazione
9 Capitolo l Il simbolo ermetico
31 Capitolo Il Il simbolo antico e la funzione
uomo
53 Capitolo 111 n simbolo nella liturgia
77 Capitolo IV n simbolo matematico
103 Capitolo V n simbolo botanico
131 Capitolo VI n simbolo geometrico
165 Capitolo VII n simbolo armonico
187 Capitolo VIli Il simbolo uomo
INDICE DELLE
FIGURE

pag. 41 Figura l Tutankamon


109 Figura 2 Costruzione geometrica del 2/3
161 Figura 3 Pianta del Duomo di Vienna
162 Figura 4 Pianta Cattedrale di Barcellona
163 Figura 5 Pianta del Duomo di Milano
207 Figura 6 Disposizione ghiandole endocrine
217 Figura 7 Disposizione planetaria
INDICE DELLE
TAVOLE

pag. 17 Tavola I n Libro delle Porte egizio


67 Tavola Il n Testo dei Sarcofaghi
87 Tavola III n Libro del Giorno egizio
135 Tavola IV Nut e Geb
139 Tavola V Nut e Shu

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