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IL MITO DI PROSERPINA E PLUTONE

IL RATTO DI PROSERPINA:

Un giorno Plutone scorse Proserpina mentre raccoglieva fiori sul lago di Pergusa. Quando la
vide se ne innamorò , era consapevole che se fosse andato a chiederla in sposa a Cerere, sua
madre, avrebbe rifiutato la sua proposta e decise così di rapirla, col consenso di Zeus.
Salì quindi sul suo carro nero e con le redini fra i denti, si sporse dal carro ed afferrò
Proserpina per i capelli. Mentre Proserpina gridava supplicando di essere lasciata andare,
Plutone  continuava a galoppare verso l’Oltretomba. Quando giunsero al fiume Acheronte,
che divide il regno dei vivi dal regno dei morti, Proserpina gridò   al punto che anche il fiume
s’impietosì, e cercò di far cadere Plutone afferrandolo per le gambe. Ma Plutone scalciò con
forza e si liberò e Proserpina, disperata, si tolse la cintura di fiori  che aveva in grembo e la
lanciò nel fiume, affinché le acque potessero portare alla madre il suo messaggio. Proserpina e
Plutone giunsero nel regno dei morti e mentre quest’ultimo cercava di consolarla dicendole
che sarebbe diventata regina, sulla terra era sceso il tramonto. La madre, preoccupata per la
scomparsa della figlia, decise di non nutrirsi per nove giorni e nove notti, il decimo giorno
Cerere si sedette stanca e disperata lungo la riva di un fiume fino a che scorse, accanto a lei,
una piccola cintura di fiori.
La verità le fu raccontata da Elios, il dio Sole, che rivelò a Cerere lo svolgimento dei fatti 
avvenuti con il consenso di Giove. Per il dolore, Cerere non si curò più della terra e quindi 
cessò la fertilità dei campi  e vennero i tempi della carestia e della morte, prese questa
decisione per punire gli umani, esseri tanto cari alle divinità per le offerte e i sacrifici che
venivano da essi svolti in onore degli stessi dei. Cerere decide poi di abbandonare l’Olimpo e
recarsi ad Eleusi, dove presentandosi come nutrice, le viene affidato il figlio minore del re,
Demofonte. Lei lo accudisce con amore ma poi prova a renderlo immortale tramite dei riti,
purtroppo però un giorno venne scoperta dalla madre, la regina, che la costrinse a rifiutare
l’affidamento del bambino che stava crescendo come suo secondo figlio, al posto di quella
perduta in precedenza causa il rapimento; questo fatto la demoralizzò e così, delusa pure dai
mortali, si rifugiò del tempio a lei dedicato sul monte Callicoro.
Giove,  vedendo la fame sterminare intere popolazioni, mandò   i suoi messaggeri a Cerere, la
quale rispondeva che sarebbe tornata alle cure della terra solo se Proserpina fosse tornata.
Giove decise allora d’inviare immediatamente Mercurio ad avvisare la figlia affinché  non
toccasse cibo, ma Mercurio, per quanto veloce, arrivò troppo tardi. Plutone infatti aveva fatto
preparare un banchetto appetitoso  ed anche se  Proserpina era troppo infelice per mangiare,
a forza d’insistere, cedette per la fame davanti a rossi e succosi chicchi di melograno (simbolo
d’amore), che Plutone, furbamente, le aveva messo nella mano. All’arrivo di Mercurio,
purtroppo, la fanciulla aveva assaggiato già sei chicchi di melograno. La fanciulla scoppiò in
lacrime quando venne a conoscenza della legge divina per cui, colui che mangia anche un solo
boccone mentre si trova nel regno dei morti, non può più ritornare sulla terra. Proserpina
gridò allora tutta la sua rabbia ed il suo odio a Plutone per l’inganno subìto e Plutone, che ne
era innamorato ed avrebbe voluto essere amato a sua volta, impallidì, confessandole di averla
rapita perché si sentiva trascinato da un sentimento d’amore.
Allora Giove, mosso dalla compassione, decise che Proserpina, avendo mangiato sei chicchi di
melograno, avrebbe vissuto nel regno dei morti insieme a Plutone per sei  mesi all’anno ed i
rimanenti sei mesi avrebbe  vissuto sulla terra insieme alla madre Cerere.

A questa notizia la madre Cerere scoppio in lacrime quando vide la figlia e ricominciò a
mangiare e ,piano piano, la carestia cessò . Alla vista di Proserpina, Cerere era così felice da far
germogliare tutte le piante e fiori della terra, ricreando la fertilità . Causa del peccato
commesso Prosperina fu costretta a ritornare dal marito Plutone per sei mesi.
I mesi che trascorreva negli inferi la terra era arida e senz’anima, nei mesi in cui la figlia è con
la madre, tutte le piante della terra germogliano rigogliose.

Curiosità su Prosperina:
Proserpina o Persefone, in mitologia romana, era la figlia di Zeus e Cerere, chiamata anche
Demetra.

Persefone è dunque una divinità ambivalente, sdoppiata tra il mondo del sole, della campagna,
dei lavori agricoli e quello delle tenebre, dell’oltretomba, della vita dopo la morte.
Già nell’antichità il mito del suo rapimento veniva interpretato simbolicamente come
l’alternarsi della stagione estiva con quella invernale: nei quattro mesi invernali Persefone
dimora sotto terra, e insieme a lei dorme il mondo della natura; ma quando la dea risale alla
luce del sole, nella stagione della primavera e dell’estate, i germogli ritornano e il grano
matura.
Nei misteri eleusini, ovvero riti religiosi misterici che si celebravano ogni anno nel santuario
di Demetra nell'antica città greca di Eleusi dove si metteva in scena il ritrovamento di
Persefone da parte di Demetra: una grande e solenne processione, partita da Atene, giungeva
in piena notte al santuario e alla grotta sacra dove si diceva vi fosse un accesso al mondo dei
morti. Qui potevano finalmente compiere una cerimonia che è rimasta segreta fino a oggi, e
che era probabilmente legata all’idea della fecondità e anche dell’immortalità dell’anima.

Curiosità su Plutone:
Plutone è uno degli altri nomi di Ade, il sovrano del regno dell’oltretomba, fratello di Zeus
(Giove). Plutone custodisce i tesori del sottosuolo e accoglie le anime dei defunti. Sua sposa è
Persefone (Proserpina per i Romani), la figlia di Demetra (Cerere) che il dio ha rapito e che
trattiene con sé dalla fine dell’autunno all’inizio della primavera
Il sovrano del regno dell’aldilà
Quando Crono spodesta il padre Urano nel dominio del mondo, teme che un suo figlio possa
fare altrettanto con lui. Decide allora di divorare i figli che la sua sposa partorisce: Posidone e
Ade (Plutone). Solo Zeus (Giove), l’ultimo nato, riesce a salvarsi dalla terribile sorte grazie a
un inganno della madre e, una volta cresciuto, rovescia il potere del padre e gli fa vomitare i
figli che aveva divorato. Dopo altre lotte cosmiche che coinvolgono prima i Titani e poi i
Giganti, Zeus instaura finalmente un ordine divino stabile e spartisce con gli altri due fratelli il
dominio del cosmo. A lui tocca il cielo, a Posidone il mare e ad Ade il regno del sottosuolo.
À des, in greco, significa appunto «l’invisibile»: il dio è sovrano dell’oltretomba, da cui nessuno
è mai tornato indietro; il regno dei morti. Plutone è uno dei con cui viene invocato Ade,
insieme a ‘Zeus dell’aldilà ’. Plù tos, in greco, significa «ricchezza»: Plutone è allora il dio che
custodisce tutte le immense ricchezze nascoste nel seno della Terra.

Curiosità su Cerere
Cerere è il nome appartenente alla mitologia romana e alla religione latina, usato per indicare
la dea Demetra greca; ella era la dea della fertilità dei campi e ciò che essa crea (i frutti,
raccolti e altri doni relativi alla fertilità ), della natura e dell’agricoltura (grazie a questo dono
che poi regalò all’umanità , si crearono diverse civiltà basate sul lavoro agricolo); era infatti
chiamata “Dea Madre ” o “Dea della terra”. I suoi genitori erano Crono e Rea, mentre la sua
figlia più nota era Proserpina, quest’ultima nacque grazie all’unione di Cerere con il fratello
Giove. Nelle statue romane di solito era rappresentata con una corona di spighe sul capo,
simboleggianti il suo rapporto con la terra, e con una cesta piena di grano e frutta nelle mani,
anch’essi a simboleggiare il suo dono della fertilità dei campi. Nel 496 a.C. alla dea venne
dedicato un tempio sull’Aventino, e successivamente anche la festa delle Cerealie, celebrata il
19 aprile, dove si ricordava il mito di Cerere e Proserpina; il suo culto fu celebrato da
sacerdotesse provenienti dalla Sicilia e da Velia (città federata dell’isola).

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