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LA ROSACROCE D’ORO ALL’ORIGINE DEI

SEGRETI ALCHEMICI DELLA MASSONERIA


EGIZIA

di Emanuele Maffia
La relazione fra Rosacroce d’Oro e Massoneria Egizia fra XVII e XVIII secolo è
un fatto che si desume abbastanza chiaramente da quelle che potremmo
definire “prove indiziarie”, tuttavia essendo diverse e piuttosto rilevanti
sembrano sufficienti ad avvalorare questa tesi.
Il collegamento fra le radici della Massoneria Egizia, e del Mizraim nello
specifico, con la Rosacroce d’Oro avviene per mezzo di due figure il Marchese
Santinelli e Federico Gualdi, tuttavia anche il medico Giuseppe Francesco
Borri contribuisce a farci trovare qualche indizio.
Giuseppe Francesco Borri, in due lettere [1] scrisse la trasposizione in Italia e
in Italiano del romanzo esoterico e rosacruciano “Il Conte di Gabali” del
Marchese Mountfoucon De Villard. Il Principe Raimondo di Sangro, iniziatore
del Barone Theodor Tschoudy, fece pubblicare a sue spese, dalle proprie
stamperie, il Conte di Gabali. Borri sembrerebbe legato al circolo di Villa
Palombara, supportato da Cristina di Svezia e del quale faceva parte anche il
Marchese Francesco Maria Santinelli appartenente, come il Palombara, alla
Rosacroce d’Oro. Il Romanzo dei M.de Villard è un testo esoterico del mondo
rosacruciano e questa sua diffusione, nonché l’adattamento alla terra d’Italia
fatto dal Borri, entro gli ambienti della Rosacroce d’Oro, forse suggerisce che
in tale ambiente trovi anche la sua vera origine. Il fatto che il Principe
Raimondo di Sangro abbia pensato di stampare e diffondere il Conte di Gabali
[2] potrebbe solo essere un modo per dichiararsi apertamente agli altri fratelli
rosacruciani sparsi su terreno italico.
Il Barone Theodor Tschoudy, che fu discepolo di Raimondo Di Sangro, diede
alle stampe il Catechismo della Stella Fiammeggiante, una lunga istruzione
fatta da domande e risposte, avente come tema l’ermetismo alchemico. Alla
domanda 167, Tschoudy riporta l’intera “Ode Alchemica” (Lux Obnubilata) del
Santinelli [3].
Santinelli era forse l’allievo più edotto di Gualdi, tanto da far supporre a chi
conoscesse le sue opere che lui stesso fosse Federico Gualdi.
Santinelli per ragioni personali, legate alla donna della quale si era
innamorato, risiedette a Napoli per un po’ di tempo ed è presumibile che vi
abbia operato anche in qualità di membro attivo della Rosacroce d’Oro.
A Napoli è conservato un manoscritto attribuito ad un non noto Andreas
Segura, che oltre a diversi procedimenti alchemici, contiene anche gli Statuti
dell’Aurea Rosacroce. Questo manoscritto è datato 1689 e racconta che la
Confraternita sarebbe nata fra il 1542/43 e nel Regno di Napoli.
In effetti il poligrafo Girolamo Ruscelli, che pubblicò anche con lo pseudonimo
di “Alessio Piemontese”, assieme ad un Principe locale, Fermando San
Severino di Salerno, fondò la sua Accademia di stampo alchemico, della quale
molto probabilmente faceva parte anche Bernardo Tasso, padre del più noto
Torquato Tasso. Ancora fra la fine della seconda metà del XIX secolo e l’inizio
del XX, Franz Hartmann, allora segretario della Sig.ra Blavatsky, rilevò
l’esistenza a Napoli di un nucleo di Rosacroce d’Oro [4].
Torniamo fra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo e vediamo che
Tschoudy fondò un rito massonico fortemente ermetico ed alchemico, “Les
Philosophes Inconnus”. Se i primi tre gradi sono una preparazione simbolica,
gli “Alti Gradi” avvicinano sempre più ad una pratica alchemica che si svolge
su due fronti, quello interiore (Spirito, Anima e Corpo Santificato) e quello
esteriore di storte e fornelli.
Nella raccolta dal titolo “Rituel des grades Alchimiques du Baron Tschoudy”
[5] (Rituali dei gradi alchemici del Barone Tschoudy) vengono presentati
dodici scritti che alcuni interpretano come dodici gradi e altri come undici
gradi più una istruzione di laboratorio molto pratica. In realtà si tratta di nove
soli gradi, ove all’ottavo, Vero Massone, vengono conferite le istruzioni
pratiche per fare la Grande Opera. Al quinto grado, Cavaliere dell’iride, non si
parla di Loggia ma di Laboratorio, forse per suggerire che a questo punto
l’Iniziato abbia già sufficienti istruzioni per tentare alcune esperienze pratiche
sia sul piano interiore che ai fornelli.
Al sesto grado, Cavaliere d’Occidente sono presentati diverse serie di sette
elementi (i sette sigilli, le sette trombe, le sette stelle etc…) con il loro
significato interiore ed esteriore. Si tratta di una necessaria preparazione alla
comprensione di quanto verrà presentato nella terza parte del grado di
Cavaliere Rosa Croce, ove nelle istruzioni vengono dati i nomi dei geni legati ai
sette pianeti e ai sette metalli. Nella Prima Quarantena [6], riservata ai Maestri
Egizi del Rito di Cagliostro, lo scopo è realizzare dei sigilli che hanno la
funzione di evocare le forze macrocosmiche per le quali sono stati composti.
Tali forze macrocosmiche sono rappresentate dai sette Arcangeli Planetari e
dai Dodici Patriarchi, chiare immagini dell’influsso dei sette pianeti o, se
vogliamo usare una terminologia più contemporanea e Teosofica, dei “sette
raggi”, e dell’influenza dello zodiaco, tutti temi affrontati nella terza parte del
grado di cavaliere Rosa-Croce del rito del Barone Tschoudy. Questo lavoro con
i sigilli, parrebbe simile a quello operato nella cosiddetta Magia Eonica
relativamente all’evocazione dei Geni, tuttavia potrebbe essere una pratica ben
lontana da tale Magia. Si sappia che nella Rosacroce d’Oro Tedesca erano
utilizzati sigilli e nomi, in caratteri vari, al fine di evocare l’intervento di quelle
forze che erano rappresentate, al tempo, come Angeli, Arcangeli, Geni etc… ma
che altro non sono che raffigurazioni di forze e leggi cosmiche e
macrocosmiche. Di questo ne dà un bell’esempio il Trattato delle Sette
Seconde Cause [7], attribuito all’Abate Giovanni Tritemio, nel quale presenta
la storia del mondo vista con gli occhi dell’ermetista che sa quale sia l’influsso
cosmico dominante in un certo periodo e illustra, con i fatti, quali siano le sue
caratteristiche, che poi si ripeteranno, nella loro essenza, quando tale influsso
sarà nuovamente dominante in futuro. La suddivisione in periodi usata da
Tritemio faceva parte delle nozioni cosmogoniche del mondo rosacruciano
tedesco, come ben mostrano la Fama Fraternitatis Rosae Crucis e la Confessio.
Come già indicato, all’ottavo grado venivano fornite Le istruzioni per fare la
Grande Opera. Gli aspetti chiave di queste istruzioni di laboratorio erano
presentate al Vero Massone in forma velata, mediante immagini simboliche,
tuttavia grazie alle istruzioni ricevute nei precedenti gradi ed alla meditazione
su di esse, oltre che allo studio ed alla ricerca personali, tali veli potevano
cadere. Queste istruzioni si ritrovano in forma non velata in una Composizione
della Medicina Universale [8], attribuita a Federico Gualdi. Nella ricetta è
spiegato come ottenere la Medicina universale sia sotto forma liquida sia
solida, in grani. Queste due forma di conservazione della medicina sono
riportate anche negli Statuti dell’Aurea Rosacroce [9] del manoscritto di
Segura. Di questa Medicina, nel testo attribuito a Gualdi, è detto che agisce
mediante la sudorazione. La stessa funzione hanno i grani di Prima Materia
nel procedimento per il ringiovanimento dell’iniziato descritto da Cagliostro
nella sua Seconda Quarantena [10], e del Lapis Medicinalis Macrocosmi e
Microcosmi indicato per l’analogo processo la cui descrizione occupa uno dei
capitoli (in alcune traduzioni l’Undicesimo Libretto) del Thesaurus
Thesaurorum a Ftarernitate Rosae et Aureae Crucis Testamentum [11].
Nella Versione di Cagliostro oltre ai grani di Prima Materia all’inizio vengono
usate anche delle gocce bianche di cui non è detta la natura. Mettendo in
relazione le due versioni si potrebbe ipotizzare che i grani di Prima Materia
siano in realtà la Medicina Universale condensata in grani, mentre le gocce
bianche potrebbero avere a che fare con il Lapis preparato dal proprio sangue
e questo ci porta ad un procedimento descritto in tre testi Il Libro delle
Meraviglie [12], dell’Abate Tritemio, Il Thesaurus Thesaurorum ed una
raccolta di Aforismi del Dott. Bacstrom [13]. Tuttavia tali gocce potrebbero
essere anche una sostanza nitrosa non troppo aggressiva. Sigmund Bacstrom
che fu ricevuto Rosacroce dal Conte Du Chazal alle Mauricius nel XVIII secolo.
A. E. Waite ipotizzò che la Societas Rosicruciana del Conte Du Chazal fosse un
ramo della Rosacroce d’Oro Tedesca [14]. Potrebbe anche ipotizzarsi che il
Lapis Medicinalis Macrocosmi sia la stessa cosa dei grani di Prima Materia di
cui parla Cagliostro ovvero la Medicina Universale di Gualdi congelata in
grani.
Parrebbe quindi piuttosto evidente che Cagliostro, Raimondo di Sangro e
Theodor Tschoudy siano stati a contatto con l’ambiente rosicruciano della
Rosacroce d’Oro di Federico Gualdi e che nel Regno di Napoli fosse ancora
viva l’influenza culturale ed esoterica che l’Aurea Rosacroce, seppur composta
da poche persone, era stata in grado di diffondere. Tale influenza, forse più per
affinità elettive che per una catena iniziatica diretta, portò gli ambienti
iniziatici partenopei ad entrare in contatto con il ramo tedesco dell’Aurea
Rosacroce che al tempo era governato da Federico Gualdi e fra i suoi adepti di
maggior pregio annoverava il Marchese Francesco Maria Santinelli.
L’odierna Massoneria Egizia deriva principalmente dal Rito di Misraim dei
Fratelli Bedarride, dal successivo Rito di Memphis di Etienné Marconis e
dall’unificazione di questi due riti, dove in alcuni casi il rito dominante è il
Memphis ed in altri il Misraim. Il Rito di Mizraim (che non coincide con il
Misraim dei Bedarride) fu fondato, invece, da Raimondo di Sangro e fu poi
messo in sonno dal Principe Caetani nel 1929, successivamente fu risvegliato
ed è attivo ai nostri giorni. Il rito fondato da Di Sangro comprendeva anche la
cosiddetta “Scala di Napoli” ovvero i gradi dall’87° al 90° che presentano le
quattro fasi dell’Opera Alchemica. In questo panorama massonico Egizio,
Cagliostro oltre al proprio Rito Egizio, fondò a Venezia, forse nel 1788, un
capitolo autonomo del Mizraim, che ricordiamo fu creato a Napoli da De
Sangro e Tschoudy, da allora denominato Mizraim di Venezia. Questa
germinazione veneziana del Mizraim di Napoli, diversamente da quanto fece il
ceppo originale, con il tempo andò confondendosi con il Misraim francese dei
Fratelli Bedarride. Nella scala del Rito di Mizraim di Venezia (1788),
presentata da Joseph Castelli, non figurano i gradi di Cavaliere della Fenice,
Cavaliere degli Argonauti e le Istruzioni per fare la Grande Opera date al grado
di Vero Massone, mentre vi sono gli altri gradi alchemici costituiti da
Tschoudy anche se il contenuto spesso differisce da quello stabilito dal Barone.
Forse queste differenze sono date proprio dalla commistione dell’Originale
Mizraim fondato a Venezia da Cagliostro con il Misraim dei Bedarride.
Secondo alcune descrizioni l’Opera Alchemica si divide in Piccola e Grande,
dove la piccola inizia con la preparazione dei Sali, della Prima Materia e quindi
della fase denominata Solve, della quale fa parte anche la Nigredo, e termina
con l’Albedo che è la prima operazione della fase chiamata Coagula. Dalla Fase
di Solve devono ottenersi lo Zolfo, il Mercurio ed il Sale e grazie a questi
prepararsi la pietra bianca che, se moltiplicata, può servire a preparare una
medicina efficace, oppure la si può usare per procedere oltre e passare alla fase
di Coagula. Fra l’Albedo e la Rubedo, si verificano “I Sette Regimi”. Al termine
della Rubedo si avrà una pietra che poi andrà moltiplicata perché cresca il suo
potere trasmutatorio e la sua efficacia come Medicina Universale.
Elio Occhipinti nel suo testo ”I filosofi del Fuoco” [15], a proposito della Via
Secca spiega che l’Alchimista, mediante l’uso del fuoco e dei procedimenti
dell’Arte, libera dalla materia delle forze archetipiche che agiscono, di
conseguenza, sull’Alchimista stesso per una sua trasmutazione interiore. La
stessa cosa accade anche nella Via Umida, nella quale uno dei fuochi è proprio
quello fornito dal calore delle mani fra le quali l’alchimista deve tenere il
pallone. I Rosacroce d’Oro fra ‘700 e ‘800 utilizzavano anche altri modi per
evocare le forze archetipiche della Natura (I Sette Raggi, le Dodici forze
Zodiacali, le Settantadue forze che reggono i limiti del cerchio zodiacale etc…),
basati su operazioni che potremmo definire cabalistiche. Questo lavoro andava
di pari passo con quello alchemico, uno coadiuvava l’altro, avendo entrambi lo
scopo di costruire il Corpo di Gloria (unico veicolo sottile capace di donare
l’immortalità all’Adepto). I famosi Arcana Arcanorum, della Scala di Napoli,
potrebbero ben aver avuto origine proprio da questa forma di lavoro
rosicruciano, dove Alchimia e Cabalà fornivano forze e processi per lavorare
sui piani sottili ma anche sul corpo denso, mediante l’impiego delle medicine
derivate dalla pietra bianca e da quella rossa. Tali medicine erano necessarie a
ristabilire il corpo fisico e ad alimentare la struttura eterica del Corpo di Gloria
sino al raggiungimento della sua piena maturità ed autonomia. Per tali motivi
pare lecito supporre, che il primo nucleo degli Arcana Arcanorum contenesse
sia operazioni di tipo alchemico di laboratorio, per Via Secca e/o Umida, sia
operazioni cabalistiche come quelle del Rito Egizio di Cagliostro o come quelle
legate ai Quarantadue e ai Settantadue nomi di Dio (pratiche diffusesi in
Europa già a partire dal XIII secolo grazie all’operato di Abraham Abulafia).
Questa ipotesi sembrerebbe contrastare con chi fa risalire gli Arcana
Arcanorum sino all’antico Egitto, tuttavia la tradizione egizia, con il suo
ermetismo, giunse sino a noi mediante i greci e i romani, intessendosi nella
cultura del mondo greco-romano, assimilando le figure di tale pantheon in
luogo delle divinità egizie e prendendo forme più coerenti con la cultura
greco-romana stessa. L’Alchimia della Rosa-Croce d’Oro fu da sempre di
stampo ermetico, nascendo proprio su tali basi. Non è certo se tale fosse anche
l’approccio della precedente Aurea Rosacroce, tuttavia l’accostamento fra
Alchimia ed Ermetismo è precedente alla sua stessa nascita (si vedano, per
esempio, Le Dodici Chiavi della Filosofia di Basilio Valentino), inoltre a
proposito di influenza egizia, vediamo in quegli stessi anni la pubblicazione, a
Venezia, dell’Hypnerotomachia Poliphili [16] di Francesco Colonna. Per
averne una idea più chiara del connubio fra Alchimia e Cabalà nel mondo della
Gold Und Rosenkreutz (Rosa-Croce d’Oro), attorno alla nascita del Mizraim di
Napoli, basti leggere testi come l’Ode Alchemica del Santinelli, la Bugia del
Marchese Palombara o la Philosophia Hermetica di Federico Gualdi.
L’accostamento fra Alchimia e Cabalà compare anche nelle Nozze Chimiche di
Christian Rosenkreutz, pubblicate nel 1616 e facenti parte della corrente
rosacroce da cui furono emanate la Fama Fraternitatis Rosae Crucis e la
Confessio. In definitiva, proprio per via di questo connubio, i Misteri di quella
tradizione che dall’Antico Egitto giunse in occidente, passando per il mondo
greco-romano, potrebbero essere confluiti nel nucleo iniziatico della Gold Und
Rosenkreutz, alla quale, nella nostra penisola, aderirono personaggi come il
medico milanese Giuseppe Francesco Borri, il Marchese Francesco Maria
Santinelli ed il Marchese Massimiliano Palombara. Proprio Francesco Maria
Santinelli sembrerebbe essere l’anello di congiunzione fra la Rosa-Croce d’Oro
di Gualdi e il Mizraim di Napoli del Di Sangro, attraverso il medico Fulvio
Gherli che fu maestro e iniziatore di Raimondo di Sangro e fu a sua volta
iniziato dal Marchese Francesco Maria Santinelli.
Concludiamo questa esposizione sottolineando l’importante apporto che la
Rosa-Croce d’Oro ha dato alla nascita di alcuni fra i più importanti Ordini
Esoterici Europei e fra questi gli ordini di Rito Egizio che tanto hanno
affascinato ed affascinano gli esoteristi da quasi tre secoli.

[1] Le due lettere sugli esseri elementali, che ricalcano la struttura del Conte di
Gabali, sono inserite nel testo “La Chiave del Gabinetto del Dott. Borri”
pubblicato a Colonia nel 1681. Si tratta di un testo che intende ridicolizzare
l’operato del medico milanese e quindi raccoglie sue lettere e scritti volendoli
presentare al pubblico per irriderlo.
[2] Il fiume segreto. Testimonianze della tradizione ermetica a Napoli, Höbel
Sigfrido , anno 2004, Stamperia del Valentino (collana Sotto il cappello).
[3] L’Etoille Flamboyante, Tome Socond, Francfort, 1766. Il Capitolo
“Catéchisme ou istruction pour le grade d’Adepte ou Apprentif Philosophe
Sublime & inconnu“, per l’Ode vedere pag da 303 a 313.
[4] Franz Hartmann raccontò questa sue esperienza in un breve scritto dal
titolo “Fra Gli Adepti”, questo racconto si trova pubblicato anche in lingua
italiana in diverse opere. Inoltre, in seguito, scrisse un romanzo esoterico dal
titolo “Un’Avventura fra i Rosacroce” tradotto e pubblicatao dalla Athanor,
Roma, in più edizioni successive.
[5] Èditions de La Hutte, 2009
[6] Rituel de la Franc-Maconneie Egyptienne, Èditions Télètes, Paris 2003
[7] Di questo trattato vi sono diverse traduzioni e redazioni trovabili in rete.
[8] La Critica della Morte e L’Apologia della Vita e Le ricette dell’Arte, Colonia
1694, pag. 49
[9] Osservationi Inviolabili da osservarsi dalli fratelli dell’Aurea Croce, o’ vero
dell’Aurea Rosa precedenti la Solita professione, Biblioteca Nazionale di
Napoli, Ms.XII.E.30 cc.226r-243v: <<15. Item che ogni fratto il lapis possa
cercarlo al’altro, e devono ò per comodità di moltiplicarlo o per salute, et
incontinente ce la doni, già che cosi conviene alla fratellanza. 16. item
espressam.te si prohibisce, che nessuno lo mostri à persona vivente o in
polvere ò in oglio mà semper lo nieghi à tutti>>
[10] Rituel de la Franc-Maconneie Egyptienne, Èditions Télètes, Paris 2003,
pag.140
[11] Edizione in Tedesco e Latino, digitalizzata dalla TECHNISCHE
UNIVERSITAT DARMSTADT, RIF: HS-3262, pag 152-154. In Italiano ne fu
fatta una versione, basata su due manoscritti contenuti in due diverse
biblioteche, dalle Edizioni Agape Prometeo di Milano.
[12] La Lepre Edizioni, 2012
[13] Aphorism and Process of the Rosy-Cross, 1797 (Ferguson collection)
[14] A.E. Waite “The Brotherhood of the Rosy Cross”, pag 554: <<It seems a
tolerable hypothesis therefore that the Societas Rosece Crucis , as represented
by one of its “ worthy members ” then located at Mauritius, was another
development of the Golden and Rosy Cross.>>
[15] Mimesis Edizioni, 2009
[16] Edizione: in casa de figlivoli di Aldo, 1545

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