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Conosco un ottimo storico dellarte...

Per Enrico Castelnuovo Scritti di allievi e amici pisani


a cura di Maria Monica Donato Massimo Ferretti

EDIZIONI DELLA NORMALE

2012 Scuola Normale Superiore Pisa isbn 978-88-7642-435-9

Indice

Premessa Maria Monica Donato, Massimo Ferretti 1953-2012 Paola Barocchi Un periegeta greco a Roma. Pausania e i theoremata nel centro dellImpero Francesco de Angelis Un trionfo per due. La matrice di Olbia: un unicum iconografico fuori contesto Maria Letizia Gualandi, Antonio Pinelli Il volto di Cristo e il dilemma dellartista: un esempio di IX secolo Francesca DellAcqua Rappresentare il Giudizio a Roma al tempo della Riforma Gregoriana: il caso di San Benedetto in Piscinula Eleonora Mazzocchi Sul bestiario del reliquiario di san Matteo: Montecassino, Roma e la Riforma tra Occidente cristiano e Oriente islamico Stefano Riccioni Un frustolo disegnato. Lucca, Biblioteca Statale, ms. 370, c. 102 Alessio Monciatti I Leoni custodes Gigetta Dalli Regoli Il Medioevo lucchese rivisitato a Villa Guinigi Maria Teresa Filieri Da Limoges a Lucca: modelli iconografici per loreficeria sacra Antonella Capitanio Iconografia per Sacrum Imperium. Rilievi nella facciata del Duomo di San Donnino Yoshie Kojima Un volto per due dame, tra Poitiers e labbazia di Charroux Chiara Piccinini Le casse-reliquiario di san Giovanni Battista per il Duomo di Genova: strutture narrative e percezione pubblica Anna Rosa Calderoni Masetti

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Luoghi e immagini nelle Storie degli Anacoreti di Pisa Alessandra Malquori Un frammento della chiesa della Spina nel Museo Bardini Roberto Paolo Novello Nino Pisano e la scultura lignea francese Max Seidel Spigolature Mariagiulia Burresi La pala daltare di Maubuisson: note sulliconografia Michele Tomasi LOffiziolo bolognese della Biblioteca Abbaziale di Kremsmnster Roberta Bosi Una maniera latina nel Levante tardomedievale? Michele Bacci

97 105 111 117 125 131 141

Un tema di origine altomedievale nella pittura gotica: nota su tre cicli pittorici del Tirolo Fabrizio Crivello 149 Intorno a un trittico in muratura di Pietro di Miniato Elisa Camporeale 155 Alla ricerca della Fontana di giovinezza. Il programma iconografico degli affreschi della sala baronale del castello della Manta: riflessioni e nuove proposte Romano Silva 163 La fontana del melograno di Issogne: due sogni e qualche indizio Paola Elena Boccalatte 173 Fouquetiana Maria Beltramini, Marco Collareta 181 Lofficina e il padiglione fiorito. Appunti sulla pratica artistica ferrarese nel Quattrocento Carmelo Occhipinti 189 Dalla cartella Geografia della scultura lignea nel Quattrocento Massimo Ferretti 197 Due false attribuzioni a Giovanni Bastianini falsario, ovvero due busti di Gregorio di Lorenzo, ex Maestro delle Madonne di marmo Francesco Caglioti 207 Lepitaffio del Vecchietta Roberto Bartalini 219 Se pensa levare lo Arno a Pisa. A proposito della Mappa del Pian di Pisa di Leonardo Emilio Tolaini 223

Sulle tentazioni iconoclaste ebraiche in Italia fra tardo Medioevo e prima et moderna Michele Luzzati 227 Formiche assetate, tartarughe in viaggio, architetture incrollabili. Sulla lunga fortuna di un topos epigrafico Fulvio Cervini 239 Il doppio ritratto della maga Alcina Lina Bolzoni 245 Ariosto, schede di censori Adriano Prosperi 255 Intorno alla cappella Guidiccioni in Santo Spirito in Sassia Barbara Agosti 259 Le pinceau et la plume. Pirro Ligorio, Benedetto Egio et la Aegiana libraria: propos du dessin du Baptistre du Latran Ginette Vagenheim 267 Come dice loppositione: Aurelio Lombardi, Pellegrino Tibaldi e Leone Leoni nel presbiterio del Duomo di Milano (1561-1569) Walter Cupperi 271 Giovanni Battista Adriani e la stesura della seconda edizione delle Vite: il manoscritto inedito della Lettera a messer Giorgio Vasari Eliana Carrara 281 Anticomoderno: significati ed usi del termine nella letteratura artistica tra Cinque e Settecento Fabrizio Federici 291 Tre medaglie per Joachim von Sandrart Lucia Simonato 297 Citt e santi patroni nellet della Controriforma Lucia Nuti 307 Inediti sul Porto Pisano a San Piero a Grado con schemi delliconografia portuale Fulvia Donati 315 Un torso di un Fauno, non inferiore al torso di Belvedere. Note sulla ricezione critica del Fauno Barberini nel Seicento Lucia Faedo 323 La scoperta di Giunta Pisano Antonio Milone 331 LAntiquit explique e i Monumens de la monarchie franaise di Bernard de Montfaucon: modelli per una storia illustrata del Medioevo francese Elena Vaiani 337 Intreccio e dramma, provvidenza e misericordia nella storiografia lanziana Massimiliano Rossi 347

Rapporti tra Galleria degli Uffizi e Accademia di Belle Arti nel periodo leopoldino (1784-1790) Miriam Fileti Mazza 353 Un quadro disperso di Pietro Benvenuti e le razzie francesi a Firenze dellautunno 1800 Ettore Spalletti 359 Voyage en Suisse, Belgique, Hollande et Paris (1846). Un diario di Costanza dAzeglio Cristina Maritano 365 Appunti di Giovanni Morelli per un catalogo della Pinacoteca di Brera Dario Trento 373 Il Buonarroti. Cronaca ed erudizione artistica a Roma nel secondo Ottocento Marco Mozzo 381 Fotografia e giapponismo: ancora sullAlzaia di Signorini Vincenzo Farinella 389 LExposition des Primitifs flamands de Bruges (1902), une uvre patriotique? Claire Challat 399 Firenze 1911: la mostra del ritratto italiano e le radici iconografiche dellidentit nazionale Tommaso Casini 407 Un paesaggio moderno a Torino: il Torrente in inverno (1910) di Giuseppe Bozzalla Flavio Fergonzi 415 Les promenades pripatticiennes: appunti su e di Filippo De Pisis al Louvre Maria Mimita Lamberti 423 Aby Warburg, il Djeuner sur lherbe di Manet. La funzione di modello delle divinit pagane elementari in rapporto alla evoluzione del moderno sentimento della natura Maurizio Ghelardi (a cura di) 431 Maestri in tourne. Aby Warburg ed Ernst Robert Curtius a Roma, il 19 gennaio 1929 Silvia De Laude 445 Il XIII congresso internazionale di storia dellarte (1933) e la geografia artistica. Le origini di un metodo e le sue inflessioni ideologiche Michela Passini 453 Musei e multimedialit: cenni per una frammentaria archeologia Donata Levi 461

Giovanni Battista Adriani e la stesura della seconda edizione delle Vite: il manoscritto inedito della Lettera a messer Giorgio Vasari

Passai lintero anno 1928, meno lestate, a Londra. Di qui, Luigi Villari, sfruttando il nome di suo padre parecchi credevano che fosse lui lautore del Savonarola e dei Primi due secoli della storia di Firenze inondava lInghilterra con libri, conferenze, lettere ai giornali, in cui raccontava tutte le frottole che gli venivano in testa sulle vergogne dellItalia prefascista e sui miracoli mussoliniani che avevano fatto di quella sozzura un capolavoro di ordine, decenza, universale felicit, un paese di Samurai. Al suo libro The Awakening of Italy, io avevo opposto il mio The Fascist Dictatorship in Italy, uscito negli Stati Uniti nella primavera del 1927. Ma non ero soddisfatto: durante il 1928 lo rifeci da cima in fondo, e lo ripubblicai a Londra. Di questo volume feci preparare alcune copie con copertine di libri osceni, e le mandai in Italia. Essendo libri osceni, ero sicuro che la censura fascista li avrebbe lasciati passare. Una copia la mandai a Benedetto Croce ed arriv. G. Salvemini, Londra 1928 e America 1929, in Id., Memorie di un fuoruscito, Milano 1960, pp. 105-114, in part. 105

In una delle tavole pi famose che formano il soffitto del Salone dei Cinquecento, realizzato in occasione delle nozze del principe Francesco con Giovanna dAustria, avvenute nel dicembre 1565, Vasari celebra il Trionfo della guerra di Siena. La profonda campitura dellopera mostra sullo sfondo Firenze che accoglie il ritorno delle truppe vittoriose sulleterna rivale cittadina, e pone in primo piano i protagonisti e fedeli esecutori delle volont di Cosimo: da un lato i leaders militari (dal marchese di Marignano, a Chiappino Vitelli e a Federico da Montaguto) e dallaltro coloro che ebbero lincarico di tramandare ai posteri la vicenda, ossia Vasari e la sua pi stretta cerchia di collaboratori (fig. 1). Nei Ragionamenti, editi solo nel 1588, ma che il pittore aretino scrisse nello stesso periodo della realizzazione dei lavori, presente la meticolosa descrizione della scena: Quel grassotto, che il primo [scil. a sinistra] don Vincenzio Borghini, priore deglInnocenti; quellaltro [scil. a destra, in basso] con quella barba un poco pi lunga M. Giovambatista Adriani, i quali mi sono stati di grandissimo aiuto in questopera con linvenzione loro1. Fra i due lo stesso Vasari, che ratificava anche visivamente il ruolo giocato dai due colti letterati

nellelaborazione del complesso programma decorativo destinato al palazzo magnatizio. Lallestimento delle fastose nozze ducali non fu, per, lunica occasione di collaborazione fra i tre esponenti di spicco della corte medicea, anzi. Proprio la stesura della seconda redazione delle Vite divenne momento privilegiato di confronto e di fruttuoso scambio di idee. Vasari ne era ben consapevole, e riconobbe tal fatto in modo lampante nel caso dellAdriani. La lettera sugli artisti dellantichit fu, infatti, stampata distintamente con il nome del suo redattore, un onore non accordato al pi giovane e non ancora affermato Giovanni Battista Cini, autore della Descrizione dellapparato fatto in Firenze per le nozze dellIllustrissimo ed Eccellentissimo Don Francesco de Medici, Principe di Firenze e di Siena, e della Serenissima Regina Giovanna dAustria, del 1565, inclusa nelledizione del 1568 (alle pp. 881979) senza far alcuna menzione del suo estensore: solo nel 1912 Antonio Lorenzoni riusc a dimostrare che lo scritto non era del Vasari, dopo che Milanesi laveva considerato opera di anonimo2. Ma qual era la ragione pressante della presenza di tale testo nel corpus delle Vite, tanto da costringere i Giunti, nella fretta della stampa, ad inserire

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1. Giorgio Vasari (e Giovanni Stradano), Trionfo della guerra di Siena, olio su tavola, 1563-1565. Firenze, Palazzo Vecchio, Salone dei Cinquecento.

la Lettera, licenziata dallAdriani con la data dell8 settembre 1567, solo ad inizio del secondo volume della Terza parte delle biografie vasariane? Infatti, soltanto con ledizione Milanesi, essa sarebbe stata ricollocata l dove oggi la troviamo, e l dove essa era destinata, ossia immediatamente a ridosso della missiva del Vasari indirizzata Agli artefici del disegno, e subito dopo le Teoriche3. Il testo dellAdriani4 andava a colmare lo spazio, temporale e storico-critico, lasciato vuoto dal Vasari nella sua trattazione che aveva avuto origine dal Medioevo per concludersi con gli artisti a lui coevi. Discettando dellarte degli antichi, la fonte principale di Adriani , ovviamente, Plinio, ma lo

scrittore latino sta alla base, per molti versi, dellintero impianto delle Vite vasariane, o almeno dalla meditazione sul testo pliniano che si mossa la ricerca documentaria del Vasari sugli artefici operosi nel passato prossimo pi remoto (fino ai secoli medievali) e su quelli suoi contemporanei. Accanto al notissimo passo delle Vite in cui il pittore aretino rammenta la genesi delle biografie come frutto delle riflessioni nate alla corte del cardinale Alessandro Farnese5, si deve, dunque, citare la lettera Agli artefici del disegno, pocanzi menzionata:
[...] ho potuto correggere quanto accrescere ancora tante cose che molte Vite si possono dire essere quasi rifatte

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di nuovo, come alcuna veramente delli antichi pure, che non ci era, di nuovo aggiunta. [...] E per pi contento di molti amici fuor dellarte ma a larte affezzionatissimi, ho ridotto in un compendio la maggior parte dellopere di quelli che ancor son vivi e degni desser sempre per le lor virt nominati, perch quel rispetto che altra volta mi ritenne, a chi ben pensa, non ci ha luogo, non mi si proponendo se non cose eccellenti e degne di lode; e potr forse essere questo uno sprone che ciascuno sguiti doperare eccellentemente e davanzarsi sempre di bene in meglio, di sorte che chi scriver il rimanente di questa istoria potr farlo con pi grandezza e maest, avendo occasione di contare quelle pi rare e pi perfette opere che di mano in mano, dal desiderio di eternit incominciate e dallo studio di s divini ingegni finite, vedr per inanzi il mondo uscire delle vostre mani; et i giovani che vengono dietro studiando, incitati dalla gloria quanto lutile non avessi tanta forza , saccenderanno per aventura dallesempio a divenire eccellenti. E perch questa opera venga del tutto perfetta n sabbia a cercare fuora cosa alcuna, ci ho aggiunto gran parte delle opere de pi celebrati artefici antichi, cos greci come daltre nazioni, la m e m o r i a d e q u a l i d a P l i n i o e d a altri scrittori stata fino a tempi nostri c o n s e r v a t a , che senza la penna loro sarebbono, come molte altre, sepolte in sempiterna oblivione. E ci potr forse anche questa considerazione generalmente accrescer lanimo a virtuosamente operare e, vedendo la nobilt e grandezza dellarte nostra e quanto sia stata sempre da tutte le nazioni e particolarmente dai pi nobili ingegni e signori pi potenti e pregiata e premiata, spingerci et infiammarci tutti a lasciare il mondo adorno dopere spessissime per numero e per eccellenzia rarissime; onde abbellito da noi, ci tenga in quel grado che egli ha tenuto quei sempre maravigliosi e celebratissimi spiriti6.

di pittori, scultori, architetti; che altrimenti poco importa a noi saper la vita di Baccio dAgnolo o del Puntormo. E lo scriver le vite, solo di principi et huomini che habbino esercitato cose da principi et non di persone basse, ma solo qui havete per fine larte et lopere di lor mano. Et per insistete in questo pi che potete et usateci diligentia, et ogni minutia ci sta bene8.

Le parole di Borghini al Vasari seguono di pochi giorni unaltra pressante serie di raccomandazioni espresse dal dotto benedettino nella missiva dell11 agosto: [...] vi ricordo che mettiate a ordine le cose de vivi, massime de principali, acci questa opera sia finita et perfetta da ogni parte, et che sia una historia universale di tutte le pitture et sculture di Italia etc., et che questo il fine dello scriver vostro9. La campitura storica delle Vite giuntine doveva superare il puro elemento biografico (ch agli artisti non spetta lonore di un tale genere narrativo nella rigida scala gerarchica delluomo di chiesa), e non poteva frantumarsi in una scandita sequela di maestri e botteghe, di discepoli e di seguaci, ma aveva lobbligo di svilupparsi in una trattazione generale delloperato artistico: appunto una historia universale dellarte. Ad una simile convinzione Borghini era giunto, senza dubbio, grazie a una paziente lettura e a un continuo lavoro sulle fonti letterarie di carattere storico-artistico in suo possesso. Ne fa fede un altro passo della lettera gi citata del 14 agosto 1564:
Hora vi bisogner rigare pi diritto, che io ho studiato Plinio et la letione del Varchi et quelle belle lettere del Tasso sopra la pittura, tal che io ci son mezzo dottorato et sapr veder meglio et giudicare pi minutamente le virt et difetti de larte, s che voi non harete a far pi con ciechi: per state in cervello. Ma fuor di baie, io ho letto ben tanto et tanto discorso sopra questa arte, che forse har trovato qualcosa da non vi dispiacere; et quando io non vo dormire, io fo scrivere a ser Marco, che meco, et gi sono a pi di 130 faccie dun libro in quarto, s che mettetevi a ordine dhaver che leggere et che masticare10.

La Giuntina aveva, insomma, lintento non solo di fornire precise attestazioni sullarte degli antichi, ma soprattutto di comunicare che essa non era morta con Michelangelo, anzi7. Tracciare la mera successione degli artisti, vissuti e viventi, non era per il compito della nuova edizione delle Vite, assecondando in tal modo il parere autorevole di Vincenzio Borghini, che nellimportante lettera del 14 agosto 1564 cos aveva scritto al Vasari:
IL FINE di questa vostra fatica non di scrivere la vita de pittori, n di chi furono figl[i]uoli, n quello che e feciono dationi ordinarie, ma solo per le OPERE loro

Come ha dimostrato Paola Barocchi, il libro in quarto di 130 faccie altro non che la cosiddetta Selva di notizie, oggi conservata nella Biblioteca del Kunsthistorisches Institut di Firenze, una raccolta di appunti borghiniani sulle arti, dallantichit allet presente11. Il valore normativo del testo la-

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2. Giovan Battista Adriani, Lettera a messer Giorgio Vasari. Isola Bella, Archivio Borromeo, ms. AD, LM, Adriani, G.B., c. 1r.

285 Il manoscritto inedito della Lettera a messer Giorgio Vasari

3. Giovan Battista Adriani, Lettera a Piero Vettori. Londra, British Library, ms. Add. 10268, c. 62r.

4. Giovan Battista Adriani, Lettera a Vincenzio Borghini. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, ms. Magl. XXV 551, c. 160r.

5. Giovan Battista Adriani, Lettera a messer Giorgio Vasari. Isola Bella, Archivio Borromeo, ms. AD, LM, Adriani, G.B., c. 23r.

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tino permette di comprendere le amplificazioni della Giuntina: si tratta di una storia delle arti, che si occupa delle tecniche e dei materiali, dei prodotti artistici prima ancora che degli artefici, dove il giudizio storico deve avere la meglio, o per dir pi chiaramente, sostanziare quello estetico. Era su queste basi e sul riconoscimento di tali capacit che muoveva lapprezzamento del Borghini nei confronti di Vasari, pronunciato di l a qualche tempo dopo luscita della seconda edizione delle Vite:
Et con gran giuditio messer Giorgio scrisse et not le virt delli antichi pintori, n dispregi di considerare, n dispregia anchora di riguardar spesso lopere loro, non per imitarle, ch meglio fanno molti de sua garzoni etc., ma perch quelle parti buone che coloro trovarono gli danno piacer et maraviglia et insegnamento anchora di aggiugnere al trovato, et al primo principio accrescer perfettione etc.12.

Diventa chiarissima, allora, limportanza della Lettera dellAdriani, capace di colmare la parte mancante dellhistoria universale di cui sopra. Eppure la critica non ha avuto un atteggiamento benevolo nei confronti di questo scritto, che si articola in quaranta pagine fitte di rimandi dotti, dove le citazioni sono rare, ma tutta la scrittura ad essere imbevuta di notizie tratte da varie fonti (non solo Plinio, quindi)13. Basti menzionare il giudizio tagliente di Karl Frey, che nel 1911 cos sentenziava: Adrianis Elaborat hat keinen selbstndigen Wert, e continuava definendolo unvollstndig, unsystematisch [...] sogar flchtig14. Tali definizioni sono frutto molto probabilmente, come ha fatto notare Paola Barocchi, della scarsa esegesi che ha accompagnato la Lettera15, conosciuta finora soltanto grazie al testo stampato nelle Vite. Nel corso, per, di una pi vasta indagine sul Vasari16, sono riuscita a recuperare una copia che ritengo autografa dellopera dellAdriani, con significativi interventi e correzioni sempre di mano dellautore (fig. 2). Me ne convince il confronto con il ductus scrittorio di lettere firmate dellerudito fiorentino, sia giovanili, come nel caso di una missiva a Piero Vettori del 17 gennaio 1543 (fig. 3)17, sia senili, qual quella del 7 settembre 1574 destinata a Vincenzio Borghini (fig. 4)18. Linedito testimone manoscritto oggi suddiviso in due lacerti costituiti rispettivamente da 18 e da

20 carte, che portano in alto, a destra, una numerazione a penna seriore e continua da 1 a 40, con ununica lacuna che si registra fra la c. 18v (bianca come il suo recto) e la c. 21r19. Il testo, che presenta la stessa forma epistolare dello stampato20, scorre senza discontinuit o grandi pentimenti fino a c. 17v, quando sinterrompe bruscamente dopo pochi righi, allaltezza della narrazione che ha come soggetto le razzie di opere darte compiute dai Romani nei territori conquistati, lasciando il resto del foglio bianco21. A c. 21r la stesura ricomincia con lelenco delle opere di un pittore greco22, il cui nome non ci tramandato per la lacuna gi descritta, e il testo segue difilato fino a c. 23r, quando un paio di righe nettamente depennate ci preannunciano un deciso intervento dellautore, segnalato anche da un vistoso richiamo sul margine sinistro (fig. 5)23. La narrazione, infatti, prosegue da dove si era interrotta a c. 17v, con una parziale riscrittura, per giungere, escluse le formule di commiato e di saluto attestate nella Giuntina, fino alla conclusione del testo trdito a stampa24. Ogni esercizio di lettura e di esegesi della Lettera dovr in futuro, sicuramente, partire da tale manoscritto, che testimonia in modo tangibile la collaborazione dello storico fiorentino con il Vasari: documentare la fase redazionale, i pentimenti, le integrazioni e le varianti apportate dallAdriani al suo testo, credo possa costituire anche un utile esercizio di metodo per avvicinarsi con rispetto al grande cantiere delle Vite, e per affrontare senza pregiudizi e preconcetti lo straordinario lavoro del Vasari, impegnato in prima persona come scrittore25 a redigere uno dei capolavori della letteratura italiana rinascimentale. Si avverte, insomma, con sempre maggior urgenza la necessit di uno studio consacrato alla lingua del biografo aretino, dopo le aperture promosse da Nencioni26, e raccolte solo in parte dalla storiografia pi recente27, anche se di certo non mancano e anzi ne emergono di nuovi testimoni autografi della vasta produzione scrittoria vasariana28. Eliana Carrara

Un ringraziamento sincero allarchitetto Alessandro Pisoni, conservatore dellArchivio Borromeo dellIsola Bella.

287 Il manoscritto inedito della Lettera a messer Giorgio Vasari

Citeremo i testi cinquecenteschi secondo i seguenti criteri: stata distinta u da v; si reso j con i; sono introdotti accenti, apostrofi e segni dinterpunzione secondo luso odierno, cos come la divisione delle parole e luso delle maiuscole; sono state sciolte tutte le abbreviazioni senza darne conto; solo quando la lettura della parte soluta non certa verranno impiegate le parentesi tonde ad indicare lavvenuto scioglimento. Fra parentesi quadre, infine, sar posto ogni nostro intervento di emendazione o integrazione. 1 G. Vasari, Le Vite de pi eccellenti pittori scultori ed architettori, a cura di G. Milanesi, 9 voll., Firenze 1878-1885 (dora in poi Vasari-Milanesi, seguito dal numero del volume), VIII, p. 219; E. Allegri, A. Cecchi, Palazzo Vecchio e i Medici. Guida storica, Firenze 1980, p. 241; E. Carrara, Qui non si mangiato altro che pane et messer Giorgio. Un probabile ritratto giovanile di Vincenzio Borghini di mano del Vasari, Iconographica, 5, 2006, pp. 106-117, in part. 110 e fig. 13. Per la genesi del ciclo decorativo del soffitto nel Salone dei Cinquecento cfr. da ultima V. Conticelli, Giorgio Vasari al servizio del duca (1554-1574): breve profilo, in Vasari, gli Uffizi e il duca, catalogo della mostra (Firenze 2011), a cura di C. Conforti, F. Funis, F. de Luca, Firenze 2011, pp. 31-39: in part. 37-38. Sulla stesura e le motivazioni del testo vasariano cfr. P. Tinagli Baxter, Rileggendo i Ragionamenti, in Giorgio Vasari tra decorazione ambientale e storiografia artistica, atti del convegno di studi (Arezzo 1981), a cura di G.C. Garfagnini, Firenze 1985, pp. 83-93; F. Conte, Cronache vasariane per il xxi secolo: rotte di inchiesta, Torino 2010, pp. 33-42. 2 Vasari-Milanesi, VIII, pp. 517-617; A. Lorenzoni, Carteggio artistico inedito di D. Vinc. Borghini, Firenze 1912, pp. 154-163. Sul coinvolgimento del Cini (1528-1586) nellopera vasariana cfr. da ultimo C.M. Simonetti, La vita delle Vite vasariane. Profilo storico di due edizioni, Firenze 2005, p. 98. 3 Vasari-Milanesi, I, pp. 15-90; G. Vasari, Le Vite de pi eccellenti pittori, scultori e architettori nelle redazioni del 1550 e 1568, a cura di R. Bettarini, P. Barocchi, 6 voll., Firenze 19661987 (dora in poi Vasari, seguito dal numero del volume), I, pp. 177-227. Sulle vicende storiografiche del testo dellAdriani e sulla sua collocazione nelle diverse edizioni delle Vite basti il rimando a Vasari, I (Commento), pp. 232-235. 4 Sul contenuto dellopera mi permetto di rinviare, oltre che a P. Barocchi, Indice analitico del commento alla lettera dellAdriani, in Vasari, I (Commento), pp. 386-415, a E. Carrara, Plinio e larte degli Antichi e dei Moderni. Ricezione e fortuna dei libri XXXIV-XXXVI della Naturalis Historia nella Firenze del XVI secolo (dallAnonimo Magliabechiano a Vasari), in Pline la Renaissance. Transmission, rception et relecture dun encyclopdiste antique, atti del convegno (Besanon 2009), a cura di A. Perifano, in corso di stampa. Sulla figura del

letterato fiorentino (1511-1579) si veda S. Albonico, Giovan Battista Adriani. Nota introduttiva, in Storici e politici del Cinquecento, I. Storici e politici fiorentini del Cinquecento, a cura di A. Baiocchi. Testi a cura di S. Albonico, Milano-Napoli 1994, pp. 907-917. 5 Cfr. Vasari, VI, p. 389-390: [...] messomi gi a ricercare miei ricordi e scritti, fatti intorno a ci infin da giovanetto per un certo mio passatempo e per una affezione che io aveva a la memoria de nostri artefici, ogni notizia de quali mi era carissima, misi insieme tutto che intorno a ci mi parve a proposito, e lo portai al Giovio; il quale, poi che molto ebbe lodata quella fatica, mi disse: Giorgio mio, voglio che prendiate voi questa fatica di distendere il tutto in quel modo che ottimamente veggio saprete fare, perci che a me non d il cuore, non conoscendo le m a n i e r e , n sapendo molti particolari che potrete sapere voi: sanzach, quando pure io facessi, farei il pi pi un t r a t t a t e t t o s i m i l e a q u e l l o d i P l i n i o . Fate quel chio vi dico, Vasari, perch veggio che per riuscirvi bellissimo, che saggio dato me ne avete in questa narrazione (spaziatura dei caratteri mia). Sul brano cfr. P. Rubin, Giorgio Vasari. Art and History, New Haven-London 1995, p. 147 nota 155; E. Carrara, Giorgio Vasari, Giovanni Battista Adriani e la stesura della seconda edizione delle Vite: ragioni e nuove evidenze della loro collaborazione, Opera Nomina Historiae, in corso di pubblicazione. 6 Cfr. Vasari, I, pp. 175-176 (spaziatura dei caratteri mia). Cfr. anche M. Pozzi, E. Mattioda, Giorgio Vasari storico e critico, Firenze 2006, pp. 8-9. 7 Cfr. P. Barocchi, Storiografia e collezionismo dal Vasari al Lanzi, in Storia dellarte italiana, Parte prima, II, Lartista e il pubblico, Torino 1979, pp. 5-81, in part. 20-25; Ead., Michelangelo tra le due redazioni delle Vite vasariane, in Ead., Studi vasariani, Torino 1984, pp. 35-52; Ead., Lantibiografia del secondo Vasari, ibid., pp. 157-170. 8 Der literarische Nachlass Giorgio Vasaris mit kritischem Apparate versehen von Karl Frey. Herausgegeben und zu Ende gefhrt von Herman-Walther Frey, 3 voll., Mnchen et al. 1923-1940 (dora in poi Frey, Nachlass, seguito dal numero del volume), II, lettera CDLIX, pp. 100-103, in part. 102. Cfr. Rubin 1995, p. 192. 9 Frey, Nachlass, II, lettera CDLVIII, pp. 97-100, in part. 98. Cfr. Barocchi 1979, pp. 14-15; Rubin 1995, p. 192. 10 Frey, Nachlass, II, lettera CDLIX, pp. 100-103, in part. 101. 11 P. Barocchi, Una Selva di notizie di Vincenzio Borghini, in Un augurio a Raffaele Mattioli, Firenze 1970, pp. 87-172; poi anche Ead., Scritti darte del Cinquecento, 3 voll., MilanoNapoli 1971-1977, I, pp. 611-673; B. Varchi, V. Borghini, Pittura e Scultura nel Cinquecento, a cura di P. Barocchi, Livor-

288 Eliana Carrara

no 1998, pp. 85-142; E. Carrara, Vasari e Borghini sul ritratto. Gli appunti pliniani della Selva di notizie (ms. K 783.16 del Kunsthistorisches Institut di Firenze), Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, 44, 2000, pp. 243-291. 12 Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, ms. II X 116, c. 11r e v; cfr. R.J. Williams, Vincenzo Borghini and Vasaris Lives, Ph. D. diss., Princeton University, Faculty of Arts, 1988 (microfilm Ann Arbor 1993), p. 290; E. Carrara, Antichi e moderni in alcune note di Vincenzio Borghini, Studi di grammatica italiana, 17, 1998, pp. 117-126, in part. 122. Sulle difficolt di datazione del manoscritto in questione si veda la veloce scheda di E. Mattioda, M. Pozzi, in Vincenzio Borghini. Filologia e invenzione nella Firenze di Cosimo I, catalogo della mostra (Firenze 2002), a cura di G. Belloni, R. Drusi, Firenze 2002, pp. 338-341 (5.17.3). 13 Cfr. supra, nota 4. 14 Le vite de pi eccellenti pittori, scultori e architettori scritte da M. Giorgio Vasari pittore et architetto aretino, hrsg. von K. Frey, Mnchen 1911, p. 224 nota 1; cfr. Vasari, I (Commento), p. 234. Pozzi e Mattioda definiscono il testo dellAdriani come ampia ma fredda lettera: cfr. Pozzi, Mattioda 2006, p. 37. 15 Vasari, I (Commento), p. 286. 16 E. Carrara, Giorgio Vasari, in Autografi dei letterati italiani. Il Cinquecento, I, a cura di M. Motolese, P. Procaccioli, E. Russo, Roma 2009, pp. 359-372. Colgo loccasione per ringraziare ancora, e di tutto cuore, Emilio Russo e Antonio Ciaralli per laiuto fornito nel corso della stesura del lavoro. 17 Londra, British Library, ms. Add. 10268, c. 62r; cfr. D. Giannotti, Lettere a Piero Vettori. Pubblicate sopra gli originali del British Museum da R. Ridolfi e C. Roth, Firenze 1932, p. 170. Per quanto mi consta, il documento inedito. 18 Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, ms. Magl. XXV 551, c. 160r-v: la lettera, inedita, segnalata in Vincenzio Borghini 2002, pp. 25-30, in part. 27 (scheda 2.4. a cura di E. Carrara). 19 Conservati nellArchivio Borromeo, Isola Bella, ms. AD, LM, Adriani, G.B. (dora in poi Adriani, ABIB, seguito dal numero della carta). I fogli presentano le seguenti misure: mm 300 x 215. 20 Adriani, ABIB, c. 1r: Io ho dubitato alcuna volta meco medesimo, messer Giorgio carissimo, se quello di che voi et il molto reverendo don Vincenzio Borghini mi havete pi volte ricerco si deveva mettere in opera o no, cio il raccorre et brevemente raccontare coloro che nella pittura et nella scultura, et in arti simiglianti alli antichi tempi furono celebrati, de quali il numero grandissimo, et a che tempo essi feciono fiorire larti loro, e delle opere di quelli le pi onorate e le pi famose, cosa che in s ha del piacevole assai, ma che pi si converrebbe

a coloro che in cotali arti fussero [corretto su fusseno] esercitati o come pratichi ne potessino pi propriamente parlare [pi ... parlare in interlinea su dare miglior giudizio di me depennato]. Cfr. Vasari, I, p. 179. 21 Adriani, ABIB, c. 17v: [...] figure di bronzo e di marmo, delle quali a Roma ne fu portato dal mondo, et in Roma fatto s gran numero [s gran numero inserito in interlinea], che si credeva che vi fossero pi statue che huomini; dellarte delle quali e de maestri pi [pi inserito in interlinea] nobili desse tempo homai, come habbiamo fatto delle pitture e de pittori, che alcune cose ne diciamo, quello che intanto troviamo scritto da altro, che volendo ogni cosa raccontare sarebbe cosa troppo lunga, e pi di noia che di diletto. Cfr. Vasari, I, p. 204 (righi 22-27). 22 Adriani, ABIB, c. 21r: [un] che si soffiava il naso, et il medesimo dipinse Oreste che uccideva la madre et Egisto adultero, et in pi tavole la guerra troiana, la quale era in Roma, nella loggia di Filippo, et una Cassandra nel tempio della Concordia. Cfr. Vasari, I, p. 201 (righi 29-32). Nel testo a stampa ricorre il nome Teodoro, come nella Selva borghiniana (a p. 67), mentre le edizioni moderne attestano Theorus: cfr. Pline lAncien, Histoire Naturelle. Livre XXXV, a cura di J.-M. Croisille, Paris 1985, cap. 144; Carrara 2000, p. 256 e nota 135. 23 Adriani, ABIB, c. 23r: E come questo advenne nelle cose dipinte, cos e molto pi nelle [segue depennato: figure di bro] statue di bronzo e di marmo, delle quali a Roma ne fu portato daltronde, et ve ne fu [ve ... fu in interl. su quivi depenn.] fatto s gran numero, che si teneva per certo [per certo in interl.] che vi fusse pi statue che huomini; delle arte delle quali e de maestri pi nobili desse tempo homai che, come habbiamo fatto de pittori e delle pitture, cos anco alcune cose ne diciamo [seguono le righe depennate], e quanto pare che si convenga al nostro proponimento. Cfr. Vasari, I, p. 204 (righi 21-27). Cfr. supra, nota 21. 24 Adriani, ABIB, c. 40r-v: Havevano le greche statue et le romane differenza infra di loro assai chiara, che le greche per lo pi erano secondo lusanza delle palestre igniude, dove i giovani alla lotta et ad [ad in interl.] altri giuochi si esercitavano igniudi, che in quelli ponevano il sommo honore. Le romane si facevano coperte o darmadura [corr. in interl. su arme] o di toga, habito [segue depennato: propriam] spezialmente romano, il quale honore, come noi dicemo poco fa [c. 40v] dava primieramente il comune; poi, cominciando lambitione a crescere, fu dato anco da privati e da comuni forestieri a questo e quel cittadino, o per benefizio ricevuto da lui o per haverlo amico, e massimamente lo facevano i minori amici ai pi potenti, di maniera che in brieve spazio le piazze, i templi [i templi in interl. su le chiese depennato] e le loggie ne fu-

289 Il manoscritto inedito della Lettera a messer Giorgio Vasari

rono tutte ripiene. Cfr. Vasari, I, pp. 225-226 (righi 39-40 e 1-10). Il passo di Plinio che sottende al testo dellAdriani corre nel libro XXXIV, capp. 17-18. 25 Di fronte alla tesi di un Vasari non-autore (o autore pro forma) delle Vite non posso che condividere in pieno le riserve espresse da Pozzi, Mattioda 2006, p. 22 nota 45, e Conte 2010, pp. 11-15, ribadendo cos quanto ho gi asserito in un mio articolo in corso di stampa nelle Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, 54, 2010-2012, pp. 155-184. 26 G. Nencioni, Premesse allanalisi stilistica del Vasari, Lingua nostra, 15/2, 1954, pp. 33-40. E cfr. anche, e pi

indietro ancora nel tempo, la Parte seconda. Esame stilistico dellopera vasariana del sempre utile U. Scoti-Bertinelli, Giorgio Vasari scrittore, Pisa 1905, pp. 155-223. Si veda inoltre P. Barocchi, Storiografia artistica: lessico tecnico e lessico letterario, in Ead. 1984, pp. 135-156, in part. 135-142. 27 M. Dardano, La progressione tematica nella prosa del Vasari, in Storia della lingua e storia dellarte in Italia. Dissimmetrie e intersezioni, atti del III convegno ASLI (Roma 2002), a cura di V. Casale, P. DAchille, Firenze 2004, pp. 331-347. 28 E. Carrara, Alcune lettere inedite di Giorgio Vasari, LEllisse, 5, 2010, pp. 61-75.

Finito di stampare nel mese di gennaio 2012 in Pisa dalle Edizioni ETS
Piazza Carrara, 16-19, I-56126 Pisa info@edizioniets.com www.edizioniets.com

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